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Ghisi Grütter 29. Disegno e immagine Gli Oscar dei “luoghi” Edward Hopper, Tony’s House, acquerello su carta del 1926. 3 marzo 2017 Codice ISSN 2420-8442

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Ghisi Grütter

29. Disegno e immagine Gli Oscar dei “luoghi”

Edward Hopper, Tony’s House, acquerello su carta del 1926.

3 marzo 2017 Codice ISSN 2420-8442

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Alla vigilia dell’annuale premiazione all’89mo Academy AwardsOscar, sono stata a vedere i tre film maggiormente quotati perricevere gli ambiti premi: il tanto celebrato La La Land diDamien Chazelle (ha ottenuto sei statuette su quattordici nomi-nations), il più discreto – e sicuramente meno allegro -Manchester-by-the-Sea di Kenneth Lonergan (ne ha ottenutedue su sei) e il drammatico Moonlight (ne ha ricevute tre su sei)di Barry Jenkins, storia di un ragazzo nero e gay cresciuto nelghetto di Miami.1

Nonostante mi siano piaciuti tutti e tre, non mi sembra che nes-suno meriti un Oscar. È probabile che quest’anno la qualitàdella produzione cinematografica sia un po’ calata rispetto aglianni scorsi dove c’erano due o tre film, ogni anno, a meritarse-lo. A mio avviso, il migliore dei tre è Manchester-by-the-Sea, maio parlo, comunque, dalla parte del pubblico essendo un’appas-sionata di cinema, non certo un’esperta.Ho letto recentemente un articolo di Curzio Maltese che riscon-trava nelle 14 nominations di La La Land un segnale del declinodell’impero americano. Così scrive: «Il record che accosta il filmpiù sopravvalutato del decennio a Eva contro Eva e al Titanic sipuò spiegare soltanto con l’immensa nostalgia di Hollywoodper lo splendore perduto, la stessa nostalgia di grandezza chein maniera assai più allucinata e preoccupante ha spinto milio-ni di elettori a eleggere con lo slogan “faremo di nuovo gran-de l’America” il Romolo Augustolo dell’impero americano,l’ineffabile Donald Duck Trump».2

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GLI OSCAR DEI “LUOGHI”

di Ghisi Grütter

Sopra Ryan Gosling e Emma Stone

danzano nel Griffith Park in La LaLand, sotto Casey Affleck nel porto

di Manchester-by-the-Sea.

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Questa, in effetti, è l’America. Qualche anno fa ci siamo stupitidel fatto che gli elettori avessero votato compatti BarackObama, primo candidato nero in un paese storicamente razzi-sta. Ed è anche strano come quest’ultimo anno registri un Nobeldella letteratura incredibilmente dato a Bob Dylan (a propositol’ha ritirato poi?), la morte di un altro grande come LeonardCohen, che anche se canadese, fa sempre parte del continentenord americano e l’elezione presidenziale, anch’essa incredibil-mente, del tycoon Donald Trump. Anche se la maggior partedegli attori famosi statunitensi e della stampa ufficiale fosseschierata apertamente contro, o forse proprio per questo.Alcuni registi stranieri come Asgahr Farhadi, il regista de IlCliente premiato come miglior film straniero, non erano pre-senti alla serata degli Oscar per protesta contro i provvedimen-ti discriminatori di Trump. Lo stesso Chazelle così dice in un’intervista: «…Fred e Gingerrecitavano e ballavano sulla Grande Depressione, i musicals diJacques Demi erano legati agli effetti della guerra d’Algeria in

Francia, così come i fanta-scientifici alla Guerra Fredda,e così via. Io con i miei filmvoglio riflettere su cosa signi-fica essere umani oggi, altempo di Donald Trump, masenza dirlo apertamente, solometaforicamente, con la musi-ca e con la danza» e poiaggiunge nella stessa intervi-sta: «Anche Woody Allen hadiretto un film musicale Tuttidicono I love you, un’altrafonte di ispirazione per La La

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Fotogramma tratto da Tutti dicono Ilove you di Woody Allen del 1999.

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Land. Ma mi lasci tornare indietro: quando suonavo, avevo for-mato una band con Justin Hurwitz, l’autore delle musiche deimiei film…Al college iniziammo ad accarezzare l’idea di fare unmusical insieme, proprio come Demi e Lagrande [Les parapluiesde Cherbourg ndr]».3

Tornando ai nostri film potrei affermare che tutti e tre sonofilm urbani (in due dei film bastano i titoli per denotarlo) anchese le realtà rappresentate sono diametralmente opposte perubicazione, per clima, per cultura, insomma per tutto.Los Angeles, da tutti considerata la vera protagonista di La LaLand, è trasposta in un mondo fantastico e trasformata in unacittadina di provincia percorribile a piedi. Basti pensare all’ini-zio, quando portano via l’auto alla protagonista perché avevaparcheggiato in divieto di sosta, fa due passi in discesa e si ritro-va nel locale dove sbarca illunario lui strimpellando ilpiano. E così molti luoghi, tea-tro delle loro schermaglieamorose, sono “a scalaumana” compresa la vecchiafunicolare costruita nel 1901,un po’ demodé. Per fortunaall’inizio e alla fine Chazelle siricorda di mostrarci l’ingorgodella highway per rammen-tarci che la “City of stars” (di1300 kmq di estensione e 4milioni di abitanti) è tuttaun’autostrada percorribilequasi esclusivamente con ilmezzo privato. La descrizionedel “luogo” è comunque

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Fotogramma del film La la land, di

Damien Chazelle del 2016.

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seduttiva, fa desiderare a tutti di andare a vivere lì. Al contra-rio, Mancester-by-the-Sea, nel nord della costa orientale, èdescritto come un “postaccio” cupo, tutto grigio e inospitale,dove nessuno degli spettatori avrebbe il desiderio di andare.Eppure nel Massachusetts vive l’alta borghesia statunitense,tanto per fare un esempio, tutta la famiglia Kennedy venivaproprio da lì. La terza città rappresentata in questi film premia-ti dagli Oscar, è Miami, direi meglio l’altra Miami. Il registaBarry Jenkins mostra poco della città, solo i luoghi degradati eabbandonati di Liberty City o di Overtown dove si spacciadroga, mostra la scuola e le ampie strade che costeggiano ilmare. Viene da chiedersi, vedendo questa Florida, come mai siail sogno di molti americani (come non ricordare Sozzo/DustinHoffman in Midnight Cowboy di Schlesinger del 1969?!).La città, comunque, è sempre stata un referente importante siaper la letteratura sia per il cinema. Inoltre, è considerata meta-fora spaziale del rapporto tra individuo e società, per l’alter-nanza degli spazi pubblici e privati, per la distribuzione territo-riale delle classi sociali e per proporre luoghi-simbolo all’identi-ficazione collettiva. Wim Wenders, un regista che amo molto,sostiene che sono proprio i “luoghi” a ispirargli le storie. Cosìaffermava in un’intervista: «Se non sentissi affinità con unluogo, sia esso una città o un paesaggio, non potrei mai foto-grafarlo né prendere in considerazione l'idea di girarvi la scenadi un film…i luoghi sono importanti quanto le persone: a voltepersino più importanti».4 I "luoghi" osservati da Wim Wenders,quando non dichiaratamente urbani come Lisbon-story, Alicenelle città, Il cielo sopra Berlino, Paris, Texas, e così via, sonospesso reliquie del presente o rovine del nostro tempo come idrive-in abbandonati che non custodiscono memoria né porta-no tradizione, talvolta non hanno ancora accumulato tempo, osono rovine fin dalla nascita, come i desolati interni vicini alle

Sopra: Colorado street bridge a

Pasadena, L. A.

sotto: fotogrammi del film La laland, di Damien Chazelle, 2016: The

Lighthouse e Hermosa Beach Pier

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highways. Non sempre i luo-ghi da lui rappresentati sonoriconoscibili. Infatti, il suogusto per le zone abbandona-te, per le periferie, per la città“altra”, per lo squallore delmiddle of nowhere e per ciòche è chiamato il “non-luogo”, rende spesso non indi-viduabili i posti in cui i suoifilm vengono girati.Ma vediamo di analizzare indettaglio ognuno dei tre film.

La La Land 5

Questo è un film decisamente“carino”. Si è scritto talmentetanto su questo film - e anco-ra si scriverà - che è difficiledire qualcosa che non sia giàstato detto, scritto o letto.I grandi billboards sottolinea-no il paesaggio urbano dellaLos Angeles attuale. Alcunescene, specialmente quelle ini-ziali, fanno pensare ai musi-cals anni ’50 o ’60, un po’come aveva fatto Grease - bril-lantina di Randal Kleiser del1978 che però lo aveva retro-datato. Molto belle sono lageniale scena iniziale di ballo

Fotogrammi del film La la land, di Damien Chazelle del 2016.

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nell’ingorgo lungo la highway losangeliana, e quella dell’uscitaserale delle quattro amiche con i vestiti a palloncino di tanticolori vivacissimi (c’è persino il phon fucsia!). Le locations sonoa Hollywood, dove la protagonista fa la cameriera nel café degli

studios, più volteall’Osservatorio Griffith e alGriffith Park, nel distretto diBunher Hill dove c’è la funico-lare, al Lighthouse sul mare aHermosa Beach di Pasadena e,sul finale, anche nel villone diBeverly Hills.Sebastian Wilder e Mia Dolan(Ryan Gosling ed EmmaStone) si sono entrambi tra-sferiti da poco a Los Angelesin cerca di fortuna e si amano.Squattrinati e un po’ sfigatihanno entrambi un sogno nelcassetto: lui suona il piano,adora il jazz e vorrebbe aprireun locale tutto suo mentre lei,avendo avuto una zia attrice,vorrebbe tanto sfondare nellarecitazione o teatrale o cine-matografica.Naturalmente quando il suc-cesso arriverà, a turno, li vedràsempre più distanti fisicamen-te e il loro rapporto andrà incrisi. Cinque anni dopo si rin-contreranno ma le loro vite

Due fotogrammi tratti da Les para-pluies de Cherbourg di Jacques

Demy del 1964, Anne Vernon, con

Catherine Deneuve e Nino

Castelnuovo.

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sono ormai irreparabilmente lontane, ma è probabile che illoro amore sia rimasto intatto.Molte sono le citazioni o glispunti ripresi da Chazelle. Ladelicatezza della storia ricor-da più Jacques Demy ne Lesparapluies de Cherbourg del1964 che i musicals americani,anche nell’uso dei protagoni-sti attori e non cantanti néballerini. Infatti, nel film diDemy gli interpreti erano unagiovanissima CatherineDeneuve e Nino Castelnuovo.Anche la suddivisione dellescene in stagioni è un’idea giàadottata da Demy. RyanGoesling ed Emma Stonefanno comunque del loromeglio: poca voce lei, pocasnodabilità lui. Nei loro ballimanca completamente l’erosche legava le storiche coppiedi danzatori, anche se, vistiinsieme, sono molto carini.Alcune scene fanno pensare aifilm di Un americano a Parigidi Vincente Minnelli del 1951,mentre il ballo nel GriffithPark è un esplicito omaggio alsuo The Band Wagon del 1953,danzato da Cyd Charisse e

Sopra The Band Wagon, di Vincente

Minnelli del 1951, sotto La La Land.

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Fred Astaire. Meno riuscita, a mio avviso, è la scenaall’Osservatorio, riferimento a Gioventù bruciata del 1955 diNicholas Ray con Natalie Wood e James Dean.Nonostante tutti i riferimenti ai film musicali – dimenticavo dicitare naturalmente l’immancabile West Side Story di RobertWise del 1962 – il film fa riflettere su una certa solitudine metro-politana, sulla tristezza e sulla banalità della vita, sui successieffimeri, sui sogni e sulle delusioni. Non c’è nessun gran sogno

americano ma piccoli sognisoggettivi in un mondo checambia e che consuma i verivalori. Così afferma Sebastian(una sorta di alter ego dellostesso Chazelle): «Veneranotutto, ma non danno impor-tanza a niente» in una LosAngeles dove nessuno più amail vero jazz né tantomeno lorispetta e dove uno storico“Jazz club” è diventato unlocale “Samba e tapas”. Ciò che invece non ho riscon-trato è l’analogia con NewYork, New York di MartinScorsese del 1977 con LizaMinnelli e Robert De Niro. Èvero che anche lì una coppia(Francine cantante e Jimmysuonatore di sax) si dividedopo il successo di lei, ma ilcarattere dei due è assoluta-mente diverso da Mia e

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The Band Wagon, di Vincente

Minnelli del 1951, con Cyd Carisse e

Fred Astaire.

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Sebastian. La personalità di Francine è prorompente a confron-to di quella un po’ esilina di Mia e tanto Jimmy è narcisista, ego-centrico e viziato quanto Sebastian è attento e dolce. Ho letto da qualche parte cheRyan Gosling è stato cresciutodalla madre - che l’ha ritiratodalla scuola perché preso ingiro per il suo deficit dell’at-tenzione - e dalla sorella mag-giore e questa è forse la ragio-ne per cui ha quest’aspettodelicato, quasi un po’ femmi-nile, che ispira tenerezza epiace alle donne. Bella è la sequenza finale delsogno ad occhi aperti di Miasu “come sarebbe potuta esse-re” la loro storia, presentatain una sorta di sintetico carto-ne pieno di riferimenti pittori-ci. Molto bravo il compositoreJustin Hurwitz, in particolare,per le due canzoni ricorrenti:“Audition” e “City of Stars”. Ilfilm è comunque molto piace-vole, anche se forse la candida-tura ai 14 Oscar mi è sembrata,francamente, piuttosto esagera-ta. La La land, oltre alle sei sta-tuette e sette Golden Globes,aveva già vinto una Coppa Volpia Venezia data Emma Stone.

Sopra La La Land di Damien

Chazelle, sotto Manchester-by-the-Sea, di Kenneth Lonergan .

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Manchester-by-the-Sea6

Il film di Kenneth Lonergan tratta principalmente della sferadel “maschile”. Essendo rilevante l’immagine dell’uomo forte,

“nordico” e quasi primitivo,nel film è descritta la modalitàdello star male maschile attra-verso l’assenza di dialogo econ la conseguente chiusuranei confronti degli altri. Il“maschio” non dimostra il suodolore, non piange, non silamenta, ma palesa la suadisperazione attraverso la vio-lenza. Da un lato, l’incapacitàdi elaborare il lutto e i sensi dicolpa lo portano alla violenzaautodiretta (tentare il suicidioe/o annientarsi in una vitasolitaria e anonima) dall’altro,l’espressione dell’impotenza edella frustrazione lo spingonoalla violenza eterodiretta.La vicenda è ambientata delnord-est del Massachusetts,dove freddo, neve, tempeste emareggiate sono pane quoti-diano. Lee e Joe Chandlersono fratelli e vivono appuntoa Manchester-by-the-Sea, unacittà portuale di 5.000 abitan-ti, ma per una serie di vicendedolorose Lee si trasferisce a

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Sopra Manchester-by-the-Sea, sotto

Edward Hopper, Prospect Street,Gloucester, acquerello su carta del

1928.

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Boston dove si mette a fare unlavoro di handyman - l’equiva-lente più o meno del nostroportiere tuttofare. Vive, inquesto periodo, in un alloggiomonocamera a Quincy, a suddi Boston, ed è scorbutico contutti gli abitanti degli isolatiche ha in carica. Il fratello Joeè malato di cuore e muoreall’improvviso, quindi Leedeve tornare a Manchester-by-the-Sea per occuparsi delfunerale e del nipote sedicen-ne Patrick, perché il fratellol’ha nominato nel testamentosuo tutore legale. Tornatonella città natale Lee sarà per-seguitato dai fantasmi delpassato che gli faranno crolla-re quelle difese, peraltro fra-gili, che si era costruito a fati-ca in altri luoghi. Molta partedel film si incentra sul rappor-to in crescendo zio-nipote, incui il primo, all’inizio, non sisente in grado di affrontare eil secondo sembra accettaremale. Qualche momento diironia tra i due spezza qua e làla cappa oppressiva del dolo-re, del lutto e dei rimorsi.

Sopra Manchester-by-the-Sea, sotto Edward Hopper, Adam’s house,acquerello e carboncino su carta, del 1928.

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Questa è in breve la “non-storia” narrata con intensità emotivanel film che, attraverso il montaggio di diverse sequenze tem-

porali, svela le motivazioniper cui Lee ha lasciato quelluogo e spiega le ragioni percui non può restarci.Le locations, tutte lungo lacosta orientale delMassachusetts, ricordanomolto quelle adiacenti dipinteda Edward Hopper (Essex,Gloucester) negli anni ’10 e’20 del Novecento. Non a casogran parte del film è statagirata proprio a Cap Ann sullapunta estrema di Gloucester.Le inquadrature del film ripor-tano alla mente i suoi quadri,in particolare gli acquerelli, illoro stesso senso di sospensio-ne e di perdita di punti di rife-rimento. In questi scenari gliinquieti personaggi – quandoci sono - sembrano essereperennemente stranieri, dipassaggio, alla ricerca dellapropria identità e se, nonsono fermi ad aspettare uncambiamento in atteggiamen-to riflessivo, sono in viaggioalla ricerca di qualcosa chemodifichi le loro esistenze.

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Sopra Manchester-by-the-Sea, sotto

Edward Hopper, The Lighthouse atTwo Lights, olio su tela del 1929.

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Anche Hopper, come Lonergan, è interessato alla vita anonimadelle città e dei paesaggi suburbani. Nei suoi quadri evoca stra-de vuote che sono rappresentate con un linguaggio impersona-le. Essendo nato in una piccola località nello Stato di New York,Hopper conosce bene le citta-dine con le strade secondarie,cosicché il suo soggetto prefe-rito diviene quel certo tipod’ambiente urbano.7

Le tonalità di grigio e l’assen-za delle ombre - quindi dellaprofondità di campo - conferi-scono all’ambiente una fortebidimensionalità. Ma la tridi-mensionalità, per alcuni psi-coanalisti, connota la fantasiae la sua assenza è un sintomodi sofferenza psichiatrica e difissità psicologica.Per contro, le donne del film(come nella vita reale, delresto) cercano di cambiarevita, hanno coraggio, riprova-no a vivere, si curano: Elise, lamoglie etilista del fratello,sembrerebbe ritrovare se stes-sa smettendo di bere e, attra-verso un percorso religioso,riscopre una certa serenità el’affetto di un nuovo compa-gno. Randy, l’ex moglie di Lee,si è ricostruita una famiglia e

Manchester-by-the-Sea, di Kenneth

Lonergan del 2016:

Casey Afflect con Kyle Chandler,

suo fratello maggiore nel film.

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aspetta di nuovo un figlio dal compagno, apparentemente piùaffidabile di Lee.

Casey Affleck è molto bravo(non a caso ci ha vinto l’Oscar)esprime il suo dolore inmaniera minimalista e forsequella parte è cucita propriosu di lui: piccolo ma roccioso,taciturno e muscoloso, sembraessere border-line con l’auti-smo. Lucas Hedges, che inter-preta il nipote, è stato giusta-mente candidato all’Oscarcome attore non protagoni-sta: da adolescente viziato epiuttosto antipatico, manmano si scioglie fino a mostra-re l’affetto e una sorta di pro-tezione nei confronti dello ziodagli occhi chiari e immensa-mente tristi.Manchester-by-the-Sea è ilterzo lungometraggio dellosceneggiatore newyorkeseKenneth Lonergan. Bella è lascelta della musica barocca(Albinoni, Haendel ecc.) ebella anche la fotografia chemostra il porto e le sue isole, ilfaro, le case unifamiliari dilegno Shingle Style - tipicohabitat della middle-class sta-

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Manchester-by-the-Sea, di Kenneth

Lonergan: Lucas Hedges, sotto

Casey Afflect con MichelleWilliams.

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tunitense - e i “luoghi urbani” americani come la chiesa, la sta-zione di polizia e il play-ground della scuola.

Moonlight 8

Il film di Barry Jenkins raccon-ta la Miami povera e degrada-ta attraverso una storiaumana e commovente, trattadall’opera teatrale InMoonlight Black Boys LookBlue di Tarell Alvin McCraney,anche se il regista, che ne èanche lo sceneggiatore, è riu-scito a non fare sentire troppola matrice teatrale. Il film èstrutturato in tre parti corri-spondenti a tre età di Chiron:bambino, adolescente e adul-to. A dieci anni Chiron erachiamato da tutti Little, (inter-pretato dal delizioso Alex R.Hibbert), era un bimbo timi-do, molto chiuso e sofferente.La madre (una molto bravaNaomi Harris) si drogava e lotrascurava, mentre a scuolaera vittima di bullismo. Ungiorno mentre scappava daicompagni di scuola incontraJuan (Mahershala Ali), unospacciatore del quartiere, maanche una sorta di “gigante

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Moonlight di Barry Jenkins,

Alex R. Hibbert è Little con

Mahershala Ali.

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buono” che diventerà il suo padrino, gli insegnerà a nuotaree ad affrontare la vita: «a casa mia non ti devi mai sedere con

le spalle alla porta, può sem-pre entrare qualcuno all’im-provviso…» gli dice di frontealla sua bellissima compagnaTeresa (interpretata daJanelle Monàe).Nel secondo capitolo Chiron,sempre timido e taciturno(interpretato dal bravissimoAshton Sanders), conoscerà lasessualità con il suo amico ecompagno di scuola Kevin(Jarrel Jerome) e reagirà vio-lentemente alle terribiliangherie orchestrate dai soliticompagni di scuola omofobifinendo, però, in riformatorio.La terza parte da Miami si spo-sta ad Atlanta, Georgia, adistanza di quasi dieci anni,mostra Black (altro sopranno-me di Chiron interpretato daTrevante Rhodes) adulto,apparentemente forte e soli-do, diventato anche lui unospacciatore indisturbato diuna vasta zona urbana.Quest’ultima parte, a mioavviso è stata caricata un po’troppo. L’esplosione della

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Moonlight di Barry Jenkins,

Ashton Sanders è Chiron adolescente.

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muscolosità e l’eccessiva preparazione atletica del protagonista– da fragile e mingherlino quale era da bambino e adolescente– e tutta la sua maschera daduro (denti d’oro, catena epistola) rispetto al suo essererepresso nella sua omosessua-lità e nei sentimenti in gene-rale, rendono questo omac-cione un po’ goffo. Per con-tro, sono molto belli i dialoghidei due amici imbarazzati chesi rincontrano dopo così tantianni (Chiron si fa nove ore diguida per rivederlo) anche sehanno fatto scelte diverse edentrambi sono cambiati, ricor-dano con affetto il passatocomune. Barry Jenkins ci mostra unaMiami povera e degradata, unambiente (il ghetto?) dovenon c’è neanche un bianco(afroamericani, meticci, suda-mericani scuri, ecc.), ma solopersone disperate che o sonodrogati o sono spacciatori. Moonlight è un film generosoe intenso che tocca vari aspet-ti della fragilità maschile, delmutamento e della faticosaricostruzione della propriaidentità (nel corpo e nell’ani-

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Moonlight di Barry Jenkins,

André Holland con Trevante

Rhodes .

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ma), e mette in evidenza la dicotomia tra l’essere e l’apparire.Anche se è molto ben interpretato da tutti gli attori, non è riu-scito a entusiasmarmi del tutto come film.

Il regista, appartenente almovimento di cinema indi-pendente Mublecore, haaspettato otto anni prima didirigere il suo secondo filmdopo Medicine forMelancholy del 2008.Presentato al festival di Roma2016, Moonlight aveva giàvinto il Golden Globe per ilmigliore film drammatico econ Mahershala Ali lo ScreenActors Guild Award e adesso itre Oscar: miglior film, miglio-re attore non protagonista, emigliore sceneggiatura nonoriginale.

NOTE

1 Gli Oscar di La La Land sono 6: per la migliore attrice protago-nista a Emma Stone, la migliore regia a Damien Chazelle,migliore canzone a Justin Hurwit e la migliore colonna sonorasempre a Justin Hurwitz, miglior fotografia Linus Sandgren,

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Moonlight di Barry Jenkins,

Trevante Rhodes con André

Holland.

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miglior scenografia Sandy e Davis Wasco. Quelli di Manchester-by-the-Sea sono 2: migliore attore Casey Affleck e migliore sce-neggiatura Kenneth Lonergan. Quelli di Moonlight sono 3: ilmiglior film, miglior attore non protagonista Mahershala Alì emigliore sceneggiatura non originale a Barry Jenkins e TarellMcCrane.

2 Nella rubrica Contromano del Venerdì della Repubblica, N.1508 del 10 febbraio 2017, p. 6.

3 Damiel Chazelle, Mr. Musical intervista di Silvia Bisio, in “Ddella Repubblica”, Anno 22 N. 1026, 11 febbraio 2017, p. 44.

4 Leonetta Bentivoglio, Viaggio tra immagini, parole e città,Conversazione con Wim Wenders, agosto 1991 in Wim Wenders,Una volta, Edizioni Socrates, Roma 1993.

5 La La Land, regia di Damien Chazelle. Con Ryan Gosling,Emma Stone, John Legend, Rosemarie DeWitt, del 2016.Musiche di Justin Hurwitz, Fotografia Linus Sandgren, sceno-grafia David Wasco.

6 Manchester-by-the-Sea Regia di Kenneth Lonergan. ConCasey Affleck, Lucas Hedges, Michelle Williams, Kyle Chandler,del 2016. Fotografia di Jody Lee Lipes. Musiche di Lesley Barber.

7 Cfr. Ghisi Grütter, Wenders e la rappresentazione dei “luo-ghi”, in “Disegnare, idee, immagini”, n.36 del 2008, pp. 38/47.

8 Moonlight, regia di Barry Jenkins. Con Alex R. Hibbert, AshtonSanders, Trevante Rhodes, Janelle Monàe, Jarrel Jerome,Naomie Harris, André Holland, Mahershala Ali, del 2016.

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