Ghirigori

16
cent’anni di buoni frutti Ghirigori Racconti e ricordi nel segno della Difesa centopagine 1

description

Il libro di racconti della Difesa del popolo, Natale 2009

Transcript of Ghirigori

Page 1: Ghirigori

cent’anni di buoni frutti

Diciotto racconti, con un riferimento obbligato: la Difesa del

popolo, il settimanale della diocesi di Padova che, nato il 5 gennaio

1908, festeggia i cent’anni di vita.

Scorrendo i diversi racconti, il riferimento si scoprirà interpretato

nel modo più vario, con libertà e indubbia capacità creativa e

anche, qua e là, con esile levità. Sono giornalisti, in genere giovani,

quelli che scrivono: il racconto che hanno inventato è l’omaggio

che essi offrono al loro settimanale, il libro che ne risulta è

l’omaggio che il settimanale fa ai suoi collaboratori.

Al lettore curioso la scoperta di esplorazioni coraggiose, frammenti

di autobiografie, squarci di vita autentica. Come la Difesa racconta

e interpreta, da cent’anni.

GhirigoriRacconti e ricordi

nel segno della Difesa

centopagine 1

GHIRIGORI cop 3-12-2007 10:16 Pagina 2

Page 2: Ghirigori

a tutti i collaboratori che,

con noi e prima di noi,

per cent’anni

di settimana in settimana

hanno scritto la Difesa del popolo

ddiirreettttoorree,, rreeddaazziioonnee,, eeddiittoorree

Euganea Editoriale Comunicazioni srlvia Roma 8235122 Padovatelefono 049-657493telefax 049-8786435dicembre 2007

StampaVillaggio Grafica srl Noventa Padovana

collaboratori libro 3-12-2007 10:21 Pagina 2

Page 3: Ghirigori

a tutti i collaboratori che,

con noi e prima di noi,

per cent’anni

di settimana in settimana

hanno scritto la Difesa del popolo

ddiirreettttoorree,, rreeddaazziioonnee,, eeddiittoorree

Euganea Editoriale Comunicazioni srlvia Roma 8235122 Padovatelefono 049-657493telefax 049-8786435dicembre 2007

StampaVillaggio Grafica srl Noventa Padovana

collaboratori libro 3-12-2007 10:21 Pagina 2

Page 4: Ghirigori

Presentazione

Una scommessa. Una sfida a se stessi, o al buon senso. Oforse un divertimento da prendere con “leggerezza”, come siconviene ai tempi di vacanza.

Un libro di racconti non nasce mai con le pretese di direverità apodittiche o rivelazioni straordinarie sul mondo, sullavita, sull’eternità: nei casi felici l’autore, se è bravo (o di più,un artista), riesce a comunicare emozioni e sensazioni – forsequalche riflessione – che ha maturato nella sua esperienza divita.

Racconti scritti da giornalisti possono avere il vantaggiodella facilità e scorrevolezza di lettura, data l’abitudine ascrivere, e magari però risultare architettati senza la periziatipica di chi ha l’abitudine di scrivere narrativa anziché rapi-di pezzi di cronaca, interviste, inchieste.

Racconti ispirati – pur esilmente – a un tema obbligatopossono apparire imprigionati dentro una camicia di forzache impedisce il dispiegarsi dell’immaginazione o potrebberoanche rivelare le inaspettate virtualità dell’osservare la realtà,passata e attuale, da un punto di vista particolare, con un oc-chio allenato, con l’abitudine a fare collegamenti, raffronti,ricostruzioni.

Il riferimento obbligato di questi diciotto racconti è la Dife-sa del popolo, il settimanale della diocesi di Padova che arri-va a compiere cent’anni praticamente quando questo libro èin uscita. Scorrendo i diversi racconti, si vedrà che il riferi-mento è stato interpretato nel modo più vario, con libertàcreativa e fors’anche, qua e là, con esile levità. «Ghirigori» liabbiamo chiamati, certamente con autoironia affettuosa, in-tendendo indicare il risultato “a sorpresa” di un intreccio dilinee diverse che non hanno una direzione prefissata oun’unitarietà da raggiungere a tutti i costi, ma alla fine la-sciano sensazioni positive, appagano chi le ha tratteggiate.

5

collaboratori libro 3-12-2007 10:21 Pagina 4

Page 5: Ghirigori

Presentazione

Una scommessa. Una sfida a se stessi, o al buon senso. Oforse un divertimento da prendere con “leggerezza”, come siconviene ai tempi di vacanza.

Un libro di racconti non nasce mai con le pretese di direverità apodittiche o rivelazioni straordinarie sul mondo, sullavita, sull’eternità: nei casi felici l’autore, se è bravo (o di più,un artista), riesce a comunicare emozioni e sensazioni – forsequalche riflessione – che ha maturato nella sua esperienza divita.

Racconti scritti da giornalisti possono avere il vantaggiodella facilità e scorrevolezza di lettura, data l’abitudine ascrivere, e magari però risultare architettati senza la periziatipica di chi ha l’abitudine di scrivere narrativa anziché rapi-di pezzi di cronaca, interviste, inchieste.

Racconti ispirati – pur esilmente – a un tema obbligatopossono apparire imprigionati dentro una camicia di forzache impedisce il dispiegarsi dell’immaginazione o potrebberoanche rivelare le inaspettate virtualità dell’osservare la realtà,passata e attuale, da un punto di vista particolare, con un oc-chio allenato, con l’abitudine a fare collegamenti, raffronti,ricostruzioni.

Il riferimento obbligato di questi diciotto racconti è la Dife-sa del popolo, il settimanale della diocesi di Padova che arri-va a compiere cent’anni praticamente quando questo libro èin uscita. Scorrendo i diversi racconti, si vedrà che il riferi-mento è stato interpretato nel modo più vario, con libertàcreativa e fors’anche, qua e là, con esile levità. «Ghirigori» liabbiamo chiamati, certamente con autoironia affettuosa, in-tendendo indicare il risultato “a sorpresa” di un intreccio dilinee diverse che non hanno una direzione prefissata oun’unitarietà da raggiungere a tutti i costi, ma alla fine la-sciano sensazioni positive, appagano chi le ha tratteggiate.

5

collaboratori libro 3-12-2007 10:21 Pagina 4

Page 6: Ghirigori

Ramiro Cinzia Agostini

E ra il mio regalo di Natale, il più sorprendente dei regalidi Natale che ricordassi. E mi sforzai di apparire quantomai naturale e sincera mentre ringraziavo.

Un’adozione a distanza: mi aveva regalato un bambino su-damericano da mantenere.

In fin dei conti me lo meritavo: quante volte lo avevostancato con l’assillo di fare qualcosa per cambiare l’anda-mento politico-economico-sociale globale, con tutti i miei di-scorsi sull’80 per cento delle ricchezze del pianeta concentra-te nelle mani del 20 per cento della popolazione riccadell’Occidente, e che non si poteva continuare come lui a farfinta che tanto non si può invertire la rotta e dunque godia-moci il nostro ben-di-Dio, ma dov’è finita la tua coscienzadell’interdipendenza universale?

La sua risposta era arrivata in quella fotografia guarnita dinastro azzurro e in un nome riportato a penna sul retro: Ra-miro.

Lo guardai in silenzio, prendendo tempo. Avrei voluto dir-gli che sognavo mi regalasse l’anello per quel Natale. E pen-sare che mi pareva anche di essere stata chiara. Glielo avevobuttato lì in un paio di occasioni, con una nonchalance stu-diata nei minimi dettagli, non tralasciando il particolare checon il diamante no perché, per quanto esteticamente mi atti-rasse, non era di mio gradimento psicologico-emotivo, contutto lo sfruttamento e lo spargimento di sangue che stannodietro l’estrazione e il commercio. Ne avevo visto uno pococostoso proprio di recente, naturalmente nella gioielleria me-no global del centro, che avrebbe fatto proprio al caso no-stro. O mio, per essere esatti.

«Non è bellissimo? Tutto la sua nuova mamma» non mancòdi aggiungere indicandomi la foto. Mi morsi il labbro per nonrispondergli quando finalmente la guardai: a parte il sorriso

Sono giornalisti, in genere giovani, quelli che scrivono: ilracconto che hanno inventato è l’omaggio che essi offrono alloro settimanale, il libro che ne risulta è l’omaggio che il setti-manale fa ai suoi collaboratori, ai diciotto che “osano” sfida-re la critica e agli altri – molti di più – che non hanno trovatoil tempo, che si sono arresi dopo l’iniziale sì, che non ritrova-no in se stessi le corde giuste per tentare l’avventura narrati-va.

Caro lettore, noi speriamo che la scommessa ti sembri riu-scita, che la partita – pur “in trasferta” – risulti vinta. In ognicaso, ti diamo appuntamento ogni settimana alle pagine dellaDifesa del popolo: lì giochiamo in casa. Da cent’anni, pertanti altri ancora.

Cesar e Contarinidirettore

la Difesa del popolo

A evitare classificazioni e discussioni superflue, i raccontisono stati pubblicati secondo il criterio più semplice: l’ordinealfabetico dei cognomi degli autori.

76

collaboratori libro 3-12-2007 10:21 Pagina 6

Page 7: Ghirigori

Ramiro Cinzia Agostini

E ra il mio regalo di Natale, il più sorprendente dei regalidi Natale che ricordassi. E mi sforzai di apparire quantomai naturale e sincera mentre ringraziavo.

Un’adozione a distanza: mi aveva regalato un bambino su-damericano da mantenere.

In fin dei conti me lo meritavo: quante volte lo avevostancato con l’assillo di fare qualcosa per cambiare l’anda-mento politico-economico-sociale globale, con tutti i miei di-scorsi sull’80 per cento delle ricchezze del pianeta concentra-te nelle mani del 20 per cento della popolazione riccadell’Occidente, e che non si poteva continuare come lui a farfinta che tanto non si può invertire la rotta e dunque godia-moci il nostro ben-di-Dio, ma dov’è finita la tua coscienzadell’interdipendenza universale?

La sua risposta era arrivata in quella fotografia guarnita dinastro azzurro e in un nome riportato a penna sul retro: Ra-miro.

Lo guardai in silenzio, prendendo tempo. Avrei voluto dir-gli che sognavo mi regalasse l’anello per quel Natale. E pen-sare che mi pareva anche di essere stata chiara. Glielo avevobuttato lì in un paio di occasioni, con una nonchalance stu-diata nei minimi dettagli, non tralasciando il particolare checon il diamante no perché, per quanto esteticamente mi atti-rasse, non era di mio gradimento psicologico-emotivo, contutto lo sfruttamento e lo spargimento di sangue che stannodietro l’estrazione e il commercio. Ne avevo visto uno pococostoso proprio di recente, naturalmente nella gioielleria me-no global del centro, che avrebbe fatto proprio al caso no-stro. O mio, per essere esatti.

«Non è bellissimo? Tutto la sua nuova mamma» non mancòdi aggiungere indicandomi la foto. Mi morsi il labbro per nonrispondergli quando finalmente la guardai: a parte il sorriso

Sono giornalisti, in genere giovani, quelli che scrivono: ilracconto che hanno inventato è l’omaggio che essi offrono alloro settimanale, il libro che ne risulta è l’omaggio che il setti-manale fa ai suoi collaboratori, ai diciotto che “osano” sfida-re la critica e agli altri – molti di più – che non hanno trovatoil tempo, che si sono arresi dopo l’iniziale sì, che non ritrova-no in se stessi le corde giuste per tentare l’avventura narrati-va.

Caro lettore, noi speriamo che la scommessa ti sembri riu-scita, che la partita – pur “in trasferta” – risulti vinta. In ognicaso, ti diamo appuntamento ogni settimana alle pagine dellaDifesa del popolo: lì giochiamo in casa. Da cent’anni, pertanti altri ancora.

Cesar e Contarinidirettore

la Difesa del popolo

A evitare classificazioni e discussioni superflue, i raccontisono stati pubblicati secondo il criterio più semplice: l’ordinealfabetico dei cognomi degli autori.

76

collaboratori libro 3-12-2007 10:21 Pagina 6

Page 8: Ghirigori

po’ zitello, come lei. Ridiamo di cuore.

Viaggia la polvereviaggia il ventoviaggia l’acqua sorgente

È qualche giorno che mi ronza in testa un’idea: creare unmezzo per informare i fedeli, soprattutto quelli che abitanopiù lontano, delle iniziative della diocesi e della loro parroc-chia. Per iniziare penso a una roba semplice, una specie dinotiziario con le cose utili, come gli orari delle messe e delcatechismo; lo si potrebbe mandare via mail e ai telefonini.Però ci vorrebbe anche altro: notizie, articoli di commento,recensioni, che forniscano ai lettori il punto di vista cristianosu alcuni argomenti. Il popolo va guidato, difeso da questogigantesco rumore di fondo in cui oggi si perdono tutte levoci.

Un nome ce l’avrei già: la difesa del popolo. Bello, è il no-me del giornale che la diocesi faceva uscire nel ’900 e nel2000; ho sempre sfogliato con interesse le annate presentinell’archivio diocesano: tante notizie buffe, o che sono dive-nute curiose col passare del tempo; la lunghezza dei vestitidelle donne, i comunisti... è passato davvero tanto tempo.

Viaggiano i viandanti,viaggiano i perdenti, più adatti ai mutamenti,viaggia Sua Santità

Stanco morto. Oggi ho dato l’estrema unzione a un pove-retto che si era sentito male in un centro commerciale, oltreTencarola. L’hanno portato in direzione e lui ha detto che eracattolico, e allora hanno chiamato; in quella zona non hannopreti, in curia non c’era nessuno, e quindi sono andato io.Non c’è niente di più nobile che assistere una personanell’agonia; ne esco sempre turbato eppure con un senso dipace. La morte.

La gente pensa che io debba essere per forza sicuro dellafede di fronte alla morte... se non c’è resurrezione, allora èvana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede,scrive san Paolo.

Si chiamava Giovanni, ed era molto giovane; meno di

Il bicentenario Daniele Mont D’Arpizio

Hey GirlsHey BoysSuperstar djsHere we go!

C aro diario, è passata l’una di notte quando ti detto que-ste parole, la musica si spande nella mia stanza. Hoqualche momento per stare con me stesso, l’unico della

giornata. Niente girare come una trottola da una parte all’altradella città, niente documenti da leggere e da firmare, nientetelefonate. Ho fatto una doccia, ho lasciato il disagio degliabiti che ti si gualciscono addosso e che in un attimo si riem-piono di smog, di sudore.

Niente persone da dover ascoltare. Eh, a questo sono arri-vato; tutti pensano che sei prete, vescovo per giunta, e allorahai una specie di obbligo di ascoltarli. Ogni cosa che hannoper la mente, soprattutto le più stupide e inopportune, a co-minciare da tutto quanto concerne la sessualità: mariti che miparlano delle loro mogli, di quanto sono fortunato a nonaverne; mogli che scendono nei dettagli dei rapporti coi loromariti, e poi studiano le mie reazioni.

Loro raccontano, e poi credono di sentirsi a posto. E tucosa gli puoi dire? Appena inizi a parlare i loro occhi si fannoinespressivi come quelli dei pesci; qualunque cosa dici perloro ricade comunque sotto la categoria “predicozzo”. Il lorosogno sarebbe di lasciarti lì, con i loro timori e le loro ango-sce, una volta che te li hanno scaricati addosso.

E i miei timori? E le mie angosce? A volte abbozzo, altreprovo a confonderli: rispondo a tono, persino una parolaccia,qualsiasi cosa per provare a scuoterli dal torpore.

Manco di pietà, probabilmente; ma non è facile. Ho ses-santacinque anni; a volte dice la Betti che sto diventando un

3736

collaboratori libro 3-12-2007 10:21 Pagina 36

Page 9: Ghirigori

po’ zitello, come lei. Ridiamo di cuore.

Viaggia la polvereviaggia il ventoviaggia l’acqua sorgente

È qualche giorno che mi ronza in testa un’idea: creare unmezzo per informare i fedeli, soprattutto quelli che abitanopiù lontano, delle iniziative della diocesi e della loro parroc-chia. Per iniziare penso a una roba semplice, una specie dinotiziario con le cose utili, come gli orari delle messe e delcatechismo; lo si potrebbe mandare via mail e ai telefonini.Però ci vorrebbe anche altro: notizie, articoli di commento,recensioni, che forniscano ai lettori il punto di vista cristianosu alcuni argomenti. Il popolo va guidato, difeso da questogigantesco rumore di fondo in cui oggi si perdono tutte levoci.

Un nome ce l’avrei già: la difesa del popolo. Bello, è il no-me del giornale che la diocesi faceva uscire nel ’900 e nel2000; ho sempre sfogliato con interesse le annate presentinell’archivio diocesano: tante notizie buffe, o che sono dive-nute curiose col passare del tempo; la lunghezza dei vestitidelle donne, i comunisti... è passato davvero tanto tempo.

Viaggiano i viandanti,viaggiano i perdenti, più adatti ai mutamenti,viaggia Sua Santità

Stanco morto. Oggi ho dato l’estrema unzione a un pove-retto che si era sentito male in un centro commerciale, oltreTencarola. L’hanno portato in direzione e lui ha detto che eracattolico, e allora hanno chiamato; in quella zona non hannopreti, in curia non c’era nessuno, e quindi sono andato io.Non c’è niente di più nobile che assistere una personanell’agonia; ne esco sempre turbato eppure con un senso dipace. La morte.

La gente pensa che io debba essere per forza sicuro dellafede di fronte alla morte... se non c’è resurrezione, allora èvana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede,scrive san Paolo.

Si chiamava Giovanni, ed era molto giovane; meno di

Il bicentenario Daniele Mont D’Arpizio

Hey GirlsHey BoysSuperstar djsHere we go!

C aro diario, è passata l’una di notte quando ti detto que-ste parole, la musica si spande nella mia stanza. Hoqualche momento per stare con me stesso, l’unico della

giornata. Niente girare come una trottola da una parte all’altradella città, niente documenti da leggere e da firmare, nientetelefonate. Ho fatto una doccia, ho lasciato il disagio degliabiti che ti si gualciscono addosso e che in un attimo si riem-piono di smog, di sudore.

Niente persone da dover ascoltare. Eh, a questo sono arri-vato; tutti pensano che sei prete, vescovo per giunta, e allorahai una specie di obbligo di ascoltarli. Ogni cosa che hannoper la mente, soprattutto le più stupide e inopportune, a co-minciare da tutto quanto concerne la sessualità: mariti che miparlano delle loro mogli, di quanto sono fortunato a nonaverne; mogli che scendono nei dettagli dei rapporti coi loromariti, e poi studiano le mie reazioni.

Loro raccontano, e poi credono di sentirsi a posto. E tucosa gli puoi dire? Appena inizi a parlare i loro occhi si fannoinespressivi come quelli dei pesci; qualunque cosa dici perloro ricade comunque sotto la categoria “predicozzo”. Il lorosogno sarebbe di lasciarti lì, con i loro timori e le loro ango-sce, una volta che te li hanno scaricati addosso.

E i miei timori? E le mie angosce? A volte abbozzo, altreprovo a confonderli: rispondo a tono, persino una parolaccia,qualsiasi cosa per provare a scuoterli dal torpore.

Manco di pietà, probabilmente; ma non è facile. Ho ses-santacinque anni; a volte dice la Betti che sto diventando un

3736

collaboratori libro 3-12-2007 10:21 Pagina 36

Page 10: Ghirigori

Parlare con le manie ascoltare con gli occhi

Barbara Montolli

S to passeggiando per il centro di Padova, a pochi passidal duomo, e passo distrattamente davanti a una mostrafotografica: “Cent’anni di foto. Vita e volti di popolo”.

Mia figlia, due anni, non me lo perdona, e urla risentita “po-to!”. Ha qualche difficoltà con la lettera effe, ma nessuna aspiegarsi. In questo periodo cerca incessantemente di capirecosa è uguale e cosa diverso, e passa molto tempo a studiarele immagini. E sia. Mentre lei descrive le foto in bianco e ne-ro (nonna, cavallo, sposa, tanti bimbi...) io mi metto a leggereintroduzione e didascalie: è un concorso indetto dalla Difesadel popolo per celebrare il suo centenario. Mi lascio catturaredalle immagini, lo sguardo scivola spesso sulle mani. Affuso-late e gentili, perfino leggiadre, o rovinate, forti e nodose.Questa mania di fissare le mani me la porto dentro da un an-no, da quel fatidico incontro con il mondo dei sordi. All’ini-zio più che altro si è trattato di uno scontro, ma cominciamocon ordine.

La convocazioneÈ settembre, e sussulto a ogni squillo del telefono. No,

niente storie intriganti, amori segreti o altro, sono semplice-mente un’insegnante in attesa di lavoro. Le gioie del precaria-to mi hanno portato a cambiare dieci scuole negli ultimi treanni, spaziando dal più esclusivo liceo classico del centroall’istituto tecnico in periferia. Amo il mio lavoro, ma odioquesta permanente incertezza sul futuro. Finalmente la telefo-nata arriva: c’è una cattedra completa, fino alla fine dell’annoscolastico, e per giunta vicino a casa. Non mi sembra vero, einfatti c’è un “ma”: si tratta di una scuola speciale per sordi.Sanno che non sono specializzata, ma la graduatoria degli in-segnanti di sostegno è esaurita. Non so che fare. La segretariaè molto rassicurante: sono ragazzi in gamba, sanno parlare

trent’anni, tutto sporco, penso siano state nuove droghe. Hochiesto di portarci il corpo, per poterlo seppellire.

Stasera sono rientrato tardi, e alla fine ero troppo stancoper prepararmi qualcosa. A volte la Betti riesce a lasciarmi unpiatto da mangiare: una cotoletta o un pezzo di pasta al for-no da riscaldare. Avanzi. Stanotte però ho mangiato una melae un po’ di mortadella mentre dettavo una lettera al compu-ter; scrivo al sindaco e al ministro, per la questione delle ag-gressioni nelle chiese. Ormai succede tutti i giorni: la gente èterrorizzata, non viene neanche più a messa. È la terza letterache scrivo; alla prima mi hanno delle assicurazioni formali,per la seconda non mi hanno neppure risposto.

Guardo per un attimo quel piccolo capitello che mi sonoportato in studio. Sembra ispirato allo stile dell’Antelami, cosìa occhio si direbbe del millequattrocento. Raffigura un vesco-vo; nell’ingenuità della raffigurazione il successore degli apo-stoli appare orgoglioso della sua dignità: anello, mitria e pa-storale; il suo sguardo sicuro che ora si perde nel vuoto deisecoli. Successore degli apostoli.

Una volta eravamo signori di città, tenevamo corti, erige-vamo mura e cattedrali. Avevamo prigioni, tribunali, guidava-mo eserciti... avevamo amanti e servitori. Forse è per questoche il vescovo preferisco farlo adesso. I tempi cambiano. Og-gi siamo tutti chiamati alla via del santo curato d’Ars. Pescato-ri e pubblicani, poi un incontro, un annuncio.

La successione apostolica... alle volte mi chiedo: cosa di-rebbero gli apostoli, i miei predecessori su questa cattedra semi vedessero? Cosa direbbe il Signore Gesù? In verità essi mivedono; un giorno dovrò rendere conto anche del mio mini-stero. Che Dio abbia pietà della mia anima. Sacerdos in aeter-num.

...Cadono di vertigine

Daniele Mont d’Arpizio è nato a Roma nel 1976. Vive e la-vora tra Padova, Pescara, la Romania e la Spagna; collaboracon la Difesa del popolo dal 2003.

3938

collaboratori libro 3-12-2007 10:21 Pagina 38

Page 11: Ghirigori

Parlare con le manie ascoltare con gli occhi

Barbara Montolli

S to passeggiando per il centro di Padova, a pochi passidal duomo, e passo distrattamente davanti a una mostrafotografica: “Cent’anni di foto. Vita e volti di popolo”.

Mia figlia, due anni, non me lo perdona, e urla risentita “po-to!”. Ha qualche difficoltà con la lettera effe, ma nessuna aspiegarsi. In questo periodo cerca incessantemente di capirecosa è uguale e cosa diverso, e passa molto tempo a studiarele immagini. E sia. Mentre lei descrive le foto in bianco e ne-ro (nonna, cavallo, sposa, tanti bimbi...) io mi metto a leggereintroduzione e didascalie: è un concorso indetto dalla Difesadel popolo per celebrare il suo centenario. Mi lascio catturaredalle immagini, lo sguardo scivola spesso sulle mani. Affuso-late e gentili, perfino leggiadre, o rovinate, forti e nodose.Questa mania di fissare le mani me la porto dentro da un an-no, da quel fatidico incontro con il mondo dei sordi. All’ini-zio più che altro si è trattato di uno scontro, ma cominciamocon ordine.

La convocazioneÈ settembre, e sussulto a ogni squillo del telefono. No,

niente storie intriganti, amori segreti o altro, sono semplice-mente un’insegnante in attesa di lavoro. Le gioie del precaria-to mi hanno portato a cambiare dieci scuole negli ultimi treanni, spaziando dal più esclusivo liceo classico del centroall’istituto tecnico in periferia. Amo il mio lavoro, ma odioquesta permanente incertezza sul futuro. Finalmente la telefo-nata arriva: c’è una cattedra completa, fino alla fine dell’annoscolastico, e per giunta vicino a casa. Non mi sembra vero, einfatti c’è un “ma”: si tratta di una scuola speciale per sordi.Sanno che non sono specializzata, ma la graduatoria degli in-segnanti di sostegno è esaurita. Non so che fare. La segretariaè molto rassicurante: sono ragazzi in gamba, sanno parlare

trent’anni, tutto sporco, penso siano state nuove droghe. Hochiesto di portarci il corpo, per poterlo seppellire.

Stasera sono rientrato tardi, e alla fine ero troppo stancoper prepararmi qualcosa. A volte la Betti riesce a lasciarmi unpiatto da mangiare: una cotoletta o un pezzo di pasta al for-no da riscaldare. Avanzi. Stanotte però ho mangiato una melae un po’ di mortadella mentre dettavo una lettera al compu-ter; scrivo al sindaco e al ministro, per la questione delle ag-gressioni nelle chiese. Ormai succede tutti i giorni: la gente èterrorizzata, non viene neanche più a messa. È la terza letterache scrivo; alla prima mi hanno delle assicurazioni formali,per la seconda non mi hanno neppure risposto.

Guardo per un attimo quel piccolo capitello che mi sonoportato in studio. Sembra ispirato allo stile dell’Antelami, cosìa occhio si direbbe del millequattrocento. Raffigura un vesco-vo; nell’ingenuità della raffigurazione il successore degli apo-stoli appare orgoglioso della sua dignità: anello, mitria e pa-storale; il suo sguardo sicuro che ora si perde nel vuoto deisecoli. Successore degli apostoli.

Una volta eravamo signori di città, tenevamo corti, erige-vamo mura e cattedrali. Avevamo prigioni, tribunali, guidava-mo eserciti... avevamo amanti e servitori. Forse è per questoche il vescovo preferisco farlo adesso. I tempi cambiano. Og-gi siamo tutti chiamati alla via del santo curato d’Ars. Pescato-ri e pubblicani, poi un incontro, un annuncio.

La successione apostolica... alle volte mi chiedo: cosa di-rebbero gli apostoli, i miei predecessori su questa cattedra semi vedessero? Cosa direbbe il Signore Gesù? In verità essi mivedono; un giorno dovrò rendere conto anche del mio mini-stero. Che Dio abbia pietà della mia anima. Sacerdos in aeter-num.

...Cadono di vertigine

Daniele Mont d’Arpizio è nato a Roma nel 1976. Vive e la-vora tra Padova, Pescara, la Romania e la Spagna; collaboracon la Difesa del popolo dal 2003.

3938

collaboratori libro 3-12-2007 10:21 Pagina 38

Page 12: Ghirigori

Indice

Presentazione pag. 5

Cinzia AgostiniRamiro pag. 7

Cristina BellemoAlluvione 1966 pag. 12

Nicoletta CanazzaDue parole sulla panchina pag. 17

Massimiliano ColucciLa buona notizia pag. 22

Alessandra FassonNunzio e l’immagine del tempo pag. 27

Silvia MalèIl mistero del collaboratore scomparso pag. 33

Daniele Mont D’ArpizioIl bicentenario pag. 36

Barbara MontolliParlare con le mani e ascoltare con gli occhi pag. 39

Andrea MoschinLa rosa della prima intervista pag. 44

Mattia RossettoUn giornale per don Restituto pag. 48

93

collaboratori libro 3-12-2007 10:21 Pagina 92

Page 13: Ghirigori

Indice

Presentazione pag. 5

Cinzia AgostiniRamiro pag. 7

Cristina BellemoAlluvione 1966 pag. 12

Nicoletta CanazzaDue parole sulla panchina pag. 17

Massimiliano ColucciLa buona notizia pag. 22

Alessandra FassonNunzio e l’immagine del tempo pag. 27

Silvia MalèIl mistero del collaboratore scomparso pag. 33

Daniele Mont D’ArpizioIl bicentenario pag. 36

Barbara MontolliParlare con le mani e ascoltare con gli occhi pag. 39

Andrea MoschinLa rosa della prima intervista pag. 44

Mattia RossettoUn giornale per don Restituto pag. 48

93

collaboratori libro 3-12-2007 10:21 Pagina 92

Page 14: Ghirigori

Michele SantiDon Maurilio e le sorprese... del concilio pag. 54

Sabrina SartoriI poveri sono alberi bonsai pag. 62Ovvero come relegare la povertà in un museo

Michela TemporinIl diploma pag. 68

Sofia TisatoLa visione serena e ordinata del mondo pag. 70

Germana UrbaniIl fiume di carta pag. 75

Roberta VoltanAppunti pag. 80

Marco ZaninelloPartire d’ottobre pag. 84

Giovanni ZanniniUna promessa pericolosa pag. 89

94

collaboratori libro 3-12-2007 10:21 Pagina 94

Page 15: Ghirigori

Michele SantiDon Maurilio e le sorprese... del concilio pag. 54

Sabrina SartoriI poveri sono alberi bonsai pag. 62Ovvero come relegare la povertà in un museo

Michela TemporinIl diploma pag. 68

Sofia TisatoLa visione serena e ordinata del mondo pag. 70

Germana UrbaniIl fiume di carta pag. 75

Roberta VoltanAppunti pag. 80

Marco ZaninelloPartire d’ottobre pag. 84

Giovanni ZanniniUna promessa pericolosa pag. 89

94

collaboratori libro 3-12-2007 10:21 Pagina 94

Page 16: Ghirigori

cent’anni di buoni frutti

Diciotto racconti, con un riferimento obbligato: la Difesa del

popolo, il settimanale della diocesi di Padova che, nato il 5 gennaio

1908, festeggia i cent’anni di vita.

Scorrendo i diversi racconti, il riferimento si scoprirà interpretato

nel modo più vario, con libertà e indubbia capacità creativa e

anche, qua e là, con esile levità. Sono giornalisti, in genere giovani,

quelli che scrivono: il racconto che hanno inventato è l’omaggio

che essi offrono al loro settimanale, il libro che ne risulta è

l’omaggio che il settimanale fa ai suoi collaboratori.

Al lettore curioso la scoperta di esplorazioni coraggiose, frammenti

di autobiografie, squarci di vita autentica. Come la Difesa racconta

e interpreta, da cent’anni.

GhirigoriRacconti e ricordi

nel segno della Difesa

centopagine 1

GHIRIGORI cop 3-12-2007 10:16 Pagina 2