Ghirelli L’oro falso della BasilicataAnno VI n. 60 € 0,50 Domenica 22 aprile 2012 Scuola di...

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Dalla Scuola di giornalismo dell’Università di Salerno stanno per uscire venticin- que tra ragazze e ragazzi che approdano alla professione dopo due anni di duro, fati- coso, entusiasmante tiroci- nio. Personalmente ho avuto il piacere di un incontro, purtroppo breve ed isolato ma egualmente significati- vo, con questi giovani e dalla loro attenzione, dalle loro domande, vorrei dire dalla loro “joie de vivre”, ho capito che essi hanno già imparato a condividere quel gusto inconfondibile che il nostro mestiere dà a chi lo pratica, non per calcolo, né per desi- derio di carriera, né per arricchirsi. Ma dal piacere di confondere le nostre pulsio- ni vitali ed intellettuali con la realtà. Redazione - Via Ponte Don Melillo, 84084 Fisciano - Salerno Direttore Sergio Zavoli Anno VI n. 60 € 0,50 Domenica 22 aprile 2012 Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno tel. 089.969445 - fax 089.969618 - www.ilgiornalista.unisa.it email: [email protected] Sped. Abb. Post. - 70% - CNS/CBPA Sud/Salerno FULVIO TESSITORE Pagina 3 Il libro DI NAPOLI e MENNUNI Pagina 7 Medicina Morta in Cina: un anno dopo restano i misteri SIMONE SPISSO Pagina 15 La tragedia di Sissy La Chiesa vista da un Papa e un Cardinale L’oro falso della Basilicata Il paradosso: grandi giacimenti petroliferi, buoni benzina, carenza di sviluppo e lavoro L’inquinamento e i pochi guadagni non fermano le trivellazioni Nonostante la scoperta dei più grandi giacimenti di petrolio di tutta l’Europa continentale la Basilicata non è riuscita a creare le basi per uno sviluppo eco- nomico duraturo. Basse royalties e investimenti infruttuosi sono le cause principali di questa situa- zione paradossale. Le asso- ciazioni ambientaliste pro- testano per i danni arreca- ti al territorio e alla popo- lazione. In aumento i casi di tumore e le infiltrazioni di petrolio nelle falde acquifere. Mozzarella: all’estero preferiscono soltanto quella Dop DE LUCIA e DI CICCO Pagina 9 Boom di vendite Nel mondo la cartolina America’s Cup Napoli con il vento in poppa ESPOSITO e SAVINO Pagine 12 e 13 MARINA CAVALIERE Pagina 10 Chi di cappio ferisce, di scopa perisce. Pochi però avrebbero pensato di vedere migliaia di camicie verdi inferocite agitare simboli irriverenti e un po' minac- ciosi contro i loro stessi dirigenti. Attenzione, solo quelli cattivi però, i cerchisti. Non il grande capo, che passa tutt'al più per ingenuo, offre alla folla inferocita il nome del figlio e salva così fac- cia e dignità. Per ora. Matteo Marcelli IL PUGNO LA VIGNETTA di Dado Fatturato miliardario Sant’Agata de’ Goti Napoli è legata dal ‘700 alla cultura del Dragone ma oggi l’insegnamento del cinese è diventato un fenomeno da portare nelle scuole. Per questo l’istituto Confucio dell’Orientale ha organizza- to istituito un corso di perfe- zionamento per laureati. Nella provincia DE VITA e SOLIMENO Pagina 11 CARMEN GALZERANO Pagina 6 FEDERICA MASSARI Pagina 17 Suore di clausura: viaggio nel silenzio Abbigliamento, alimenti e giochi i più falsificati La contraffazione non conosce crisi ASSUNTA LUTRICUSO Pagina 14 Con “Carpooling” Pasquino e De Luca presentano il progetto trasporti Costi ridotti e nuove amicizie ELENA CHIARA LIGUORI Pagina 16 Castellammare, la Reggia dimenticata Ospiterà un museo e un istituto di restauro Pagina 8 FUSCO e SERRONE Giornalista tra storia e futuro Scuole private: record a Caserta La Facoltà vive: incerto il futuro delle specializzazioni continua a pagina 5 Nutrirsi con la lingua del sorriso Il cinese diventerà il più studiato tra i popoli Ghirelli ANTONIO GHIRELLI Lo scorso primo aprile è morto Antonio Ghirelli, componente del Comi- tato tecnico-scientifico della nostra Scuola di Giornalismo. Aveva 90 anni. Giornalista e scritto- re: una lunga e brillante carriera segnata anche dalla passione per lo sport. Nel ricordarlo con immen- so affetto, pubblichiamo l’ultimo suo editoriale. Quisisana rinascita possibile

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Dalla Scuola di giornalismodell’Università di Salernostanno per uscire venticin-que tra ragazze e ragazzi cheapprodano alla professionedopo due anni di duro, fati-coso, entusiasmante tiroci-nio. Personalmente ho avutoil piacere di un incontro,purtroppo breve ed isolatoma egualmente significati-vo, con questi giovani e dallaloro attenzione, dalle lorodomande, vorrei dire dallaloro “joie de vivre”, ho capitoche essi hanno già imparatoa condividere quel gustoinconfondibile che il nostromestiere dà a chi lo pratica,non per calcolo, né per desi-derio di carriera, né perarricchirsi. Ma dal piacere diconfondere le nostre pulsio-ni vitali ed intellettuali conla realtà.

Redazione - Via Ponte Don Melillo, 84084 Fisciano - Salerno

Direttore Sergio Zavoli

Anno VI n. 60 € 0,50 Domenica 22 aprile 2012

Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno

tel. 089.969445 - fax 089.969618 - www.ilgiornalista.unisa.itemail: [email protected]

Sped. Abb. Post. - 70% - CNS/CBPA Sud/Salerno

FULVIO TESSITOREPagina 3

Il libro

DI NAPOLI e MENNUNIPagina 7

Medicina

Morta in Cina:un anno doporestano i misteri

SIMONE SPISSOPagina 15

La tragedia di Sissy

La Chiesa vistada un Papae un Cardinale

L’oro falso della BasilicataIl paradosso: grandi giacimenti petroliferi, buoni benzina, carenza di sviluppo e lavoro

L’inquinamento e i pochi guadagni non fermano le trivellazioniNonostante la scoperta deipiù grandi giacimenti dipetrolio di tutta l’Europacontinentale la Basilicatanon è riuscita a creare lebasi per uno sviluppo eco-nomico duraturo. Basseroyalties e investimentiinfruttuosi sono le causeprincipali di questa situa-zione paradossale. Le asso-ciazioni ambientaliste pro-testano per i danni arreca-ti al territorio e alla popo-lazione. In aumento i casidi tumore e le infiltrazionidi petrolio nelle faldeacquifere.

Mozzarella:all’estero

preferisconosoltanto

quella DopDE LUCIA e DI CICCO

Pagina 9

Boom di vendite

Nel mondo la cartolina America’s Cup

Napoli con il vento in poppaESPOSITO e SAVINO

Pagine 12 e 13

MARINA CAVALIEREPagina 10

Chi di cappio ferisce, di scopaperisce. Pochi però avrebberopensato di vedere migliaia dicamicie verdi inferocite agitaresimboli irriverenti e un po' minac-ciosi contro i loro stessi dirigenti.Attenzione, solo quelli cattiviperò, i cerchisti. Non il grandecapo, che passa tutt'al più peringenuo, offre alla folla inferocitail nome del figlio e salva così fac-cia e dignità. Per ora.

Matteo Marcelli

IL PUGNOLA VIGNETTA di Dado

Fatturato miliardario

Sant’Agata de’ GotiNapoli è legata dal ‘700 allacultura del Dragone ma oggil’insegnamento del cinese èdiventato un fenomeno daportare nelle scuole. Perquesto l’istituto Confuciodell’Orientale ha organizza-to istituito un corso di perfe-zionamento per laureati.

Nella provincia

DE VITA e SOLIMENOPagina 11

CARMEN GALZERANOPagina 6

FEDERICA MASSARIPagina 17

Suoredi clausura:

viaggionel silenzio

Abbigliamento, alimenti e giochii più falsificati

La contraffazionenon conosce crisi

ASSUNTA LUTRICUSOPagina 14

Con “Carpooling”

Pasquino e De Lucapresentano il progetto trasporti

Costi ridottie nuove amicizie

ELENA CHIARA LIGUORIPagina 16

Castellammare, la Reggia dimenticata

Ospiterà un museoe un istitutodi restauro

Pagina 8FUSCO e SERRONE

Giornalista tra storiae futuro

Scuoleprivate:record

a Caserta

La Facoltà vive:incerto il futurodelle specializzazioni

continua a pagina 5

Nutrirsi con la lingua del sorrisoIl cinese diventerà il più studiato tra i popoli

Ghirelli

ANTONIO GHIRELLI

Lo scorso primo aprile èmorto Antonio Ghirelli,componente del Comi-tato tecnico-scientificodella nostra Scuola diGiornalismo. Aveva 90anni. Giornalista e scritto-re: una lunga e brillantecarriera segnata anchedalla passione per lo sport.Nel ricordarlo con immen-so affetto, pubblichiamol’ultimo suo editoriale.

Quisisanarinascita possibile

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2 News CAMPUSDomenica 22 aprile 2012

unisa news

Mafia, le dame “in nera”Presentato lo studio nel numero 67 di “Meridiana”

MARIO PIO CIRILLO

Un’analisi dell’intero spettro dellacriminalità organizzata italiana,dal punto di vista delle donne chel’hanno rappresentata, con parti-colare attenzione ai processi diemancipazione femminile all’in-terno delle compagini malavitosedel nostro Paese. Questo il tema portante dell’in-contro “Donne di Mafia”, svoltosilo scorso 2 aprile all’Università diSalerno, nell’Aula 9 della Facoltàdi Lingue, con la partecipazionedi docenti dell’area umanistica edi numerosi studenti. All’evento,organizzato dall’Osservatorio per

la diffusione degli Studi di generee la cultura delle PariOpportunità (Ogepo) in collabo-razione con il Dipartimento diStudi Umanistici (Dipsum) e laSocietà italiana delle Storiche(Sis), sono intervenuti MariaRosaria Pelizzari, docente diStoria sociale e contempora-nea,Carmine Pinto, che insegnaStoria Contemporanea nel-l’Ateneo di Salerno e MarcellaMarmo, dell’Università FedericoII di Napoli che da anni si occupadi tematiche relative alla storiadella criminalità e dell’ordinepubblico tra ‘800 e ‘900, con uno

All’Università di Salerno il convegno sulle donne del crimine organizzato

brese e della pugliese SacraCorona Unita».Il volume si compone di ottosaggi, affrontati da differentiautori, che hanno utilizzato meto-di di analisi storica e antropologi-ca, nell’ottica degli studi di gene-re. Il caso specifico analizzatodalla Marmo è quello di PupettaMaresca, figura nota della camor-ra degli anni ’50, moglie del bossPasquale Simonetti, detto “Pa-scalone ‘e Nola”. «Il primo scenario che emerge daquesto numero di Meridiana – haspiegato il professore Pinto – èuna storia della partecipazionedelle donne all’esperienza dellamafia, a cavallo tra la storiografiaclassica e gli aspetti simbolici,relativamente a quelle donne cheriassumono il concetto di frontie-ra, di confine, espresso nelleautentiche comunicazioni tra lamalavita organizzata e la società»Donne di potere, con un toccorosa che spesso scivola verso ilnero delle cronache più sanguino-se. La loro visibilità, da un’ineditaprospettiva di studio, è associataai fenomeni del pentitismo e del-l’emancipazione femminile chene hanno mutato la condizionestorica e sociale nel corso dell’ul-timo decennio. «Essenzialmentele donne di mafia hanno un ruolodi potere – ha detto la professo-ressa Marmo – ma, nonostante iprocessi di emancipazione fem-

minile, non godono di una condi-zione di uguaglianza rispetto allacomponente maschile della cri-minalità organizzata. Esse svilup-pano, infatti, una sorta di dipen-denza nei confronti dei “maschidi mafia”, che le relega tendenzial-mente in uno stato di segregazio-ne al quale reagiscono in manieradifferenziata, a seconda dell’ap-partenenza ai diversi gruppi incui si struttura la criminalità nelnostro Paese».

Dalia, ricordo di un maestroUn’aula dell’Ateneo dedicata al “professore gentiluomo”

Giornata-evento alla facoltà di Giurisprudenza per il docente scomparso nel 2008

sguardo analitico particolare allacamorra campana. “Sono ben lieta – ha detto la pro-fessoressa Pelizzari, che ha intro-dotto il convegno – di dare il ben-venuto nella nostra Universitàalla professoressa MarcellaMarmo. L’incontro di oggi prendespunto dal numero 67 della rivi-sta “Meridiana”, dedicato alledonne di mafia, curato dalla stes-sa Marcella Marmo insieme conGabriella Gribaudi, nel quale siparla dei nuovi filoni di studio digenere e di ricerca sui casi dellamafia siciliana, della camorracampana, della ‘Ndrangheta cala-

SIMONE SPISSO

Un grande maestro, un grande uomo. È così chel’Università di Salerno ha voluto ricordare unodei suoi più illustri docenti, Andrea AntonioDalia, scomparso nel 2008. Al “professore gentiluomo”, come era sopranno-minato da colleghi e studenti, la facoltà diGiurisprudenza e il dipartimento di Diritto pub-blico e teoria e storia delle istituzioni hannodedicato una giornata-evento nel Campus diFisciano. L’incontro, ospitato nell’aula Dalia del-l’ateneo, è stato un’occasione preziosa non soloper celebrare il ricordo del noto giurista, maanche per segnare l’attualità del suo insegna-mento in ordine a studi e ricerche di straordina-ria modernità. Dalia è stato infatti un punto di riferimentocostante per l’Università di Salerno, negli anni incui questa era impegnata a trovare una sua col-locazione di prestigio nel panorama accademi-co. «La religione delle emozioni si fonde colricordo», ha osservato in apertura del dibattitoEnzo Maria Marenghi, preside della facoltà diGiurisprudenza. «Dalia aveva il coraggio dellaverità, per lui la vita era “res severa”. Non avevanemici, ma era un uomo che non si nascondevamai, e per questo scomodo. Dalia - ha conclusoMarenghi - mi ha insegnato che bisogna sempreassumersi la responsabilità delle proprie scelte». Una vita dedita all’attività forense, come magi-strato prima e avvocato poi. Ordinario di Procedura Penale dal ’78 nell’ate-neo salernitano, Dalia viene descritto comeun personaggio dotato di grande umanità, nelracconto di chi si considera privilegiato per illegame con il maestro. Il sorriso sornione, la

capacità di mettersi in discussione e accoglierecon umiltà le proposte suggerite dagli studen-ti, ma anche le doti di talent scout e la capacitàdi trasmettere passione e dedizione. Dalia eraaccompagnato costantemente da un’aura diautorevolezza, che non gli impediva però diessere semplice. «L’arroganza non gli è mai appartenuta. La suaricchezza interiore era superiore alla sua scien-za», ha sottolineato Lucio De Giovanni, presidedella facoltà di Giurisprudenza dell’Università diNapoli Federico II. Affettuoso è anche il ricordodell’amico Matteo Casale, presidente della Corted’Appello di Salerno. Per lui, il maestro Dalia erasemplicemente Nino. «La sua vera passione era

l’insegnamento. Ciò che desiderava più di tutto èdonare ai giovani studenti il proprio patrimoniodi conoscenze e di vita. Dalia fu un pioniere incampo giuridico: tra le sue intuizioni bisognaannoverare quella per la ricerca del giusto pro-cesso, davvero profetica, se si considera che pre-cede di vent’anni la riforma costituzionale». Tra i lavori più importanti di Dalia, che ha inse-gnato anche nelle università di Napoli e di RomaTor Vergata, si ricorda la riforma del codice diprocedura penale del 2004. «Una riforma con cui ci misuriamo ancoraoggi», ha osservato il professor Luigi Kalb, ordi-nario di Procedura Penale. «La sua prima, gran-de eredità è porre al centro l’individuo. A noiallievi diceva sempre: “Ricordatevi che, qualsiasi

cosa farete, vi rivolge-rete sempre a una per-sona”». Per il professorAngelo Pane-bianco,Dalia è stato «un gigan-te della cattedra e delforo, un preside che hacontribuito a stabiliz-zare la facoltà. Era l’uo-mo dell’unità, contra-rio a visioni se-parati-ste». Interlocutore sen-sibile e attento sul ter-reno di frontiera fragenesi della norma ecambiamento sociale,Dalia ha lasciato dietrodi sé un grande vuototra colleghi e studenti,che ancora oggi affol-lano l’aula uno diGiurisprudenza a luidedicata.

RedazioneValentina Bello, Marina Ca-valiere, Mario Pio Cirillo,Valentina De Lucia, Ema-nuela De Vita, MariarosariaDi Cicco, Maria Di Napoli,Pietro Esposito, Alessio Fu-sco, Carmen Galzerano,Francesco Giordano, ElenaChiara Liguori, Assunta Lu-tricuso, Matteo Marcelli, Fe-derica Massari, Giorgia Men-nuni, Davide Savino, Fran-cesco Serrone, Imma Solime-no, Simone Spisso

Marco Pellegrini

DirettoreSergio Zavoli

Direttore ResponsabileGiuseppe BlasiCoordinamento

Mimmo Liguoro

UNIVERSITADEGLI STUDIDI SALERNO

Le FirmeGiulio Anselmi, Antonio Ca-prarica, Ferruccio De Bortoli,Tullio De Mauro, Aldo Fa-livena, Antonio Ghirelli,Gianni Letta, Arrigo Levi,Pierluigi Magnaschi, RenatoMannheimer, Ezio Mauro,Raffaele Nigro, Mario Pen-dinelli, Arrigo Petacco VanniRonsisvalle, Mario Trufelli,Walter Veltroni

‘Prof. Raimondo Pasquino

Rettore dell'UniversitàProf. Annibale Elia

Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche, Sociali

e della ComunicazioneProf. Emilio D'AgostinoPresidente del Comitato

Tecnico-Scientificodella Scuola di Giornalismo

Prof. Luca CerchiaiPreside della Facoltà di Lettere e Filosofia

Arti Grafiche Boccia di Salerno

telefono: 089. 303311

Distribuzione alle edicole

Agenzia DI CANTO S.p.a. di Vito Di Canto

Località Pezzagrande Zona ind. Eboli

tel.0828. 340927

fax: 0828. 340924

Autorizzazione del Tribunale di Salernoe del R.O.C. n.14756 del 26.01.2007

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3TERZA PAGINA Domenica 22 aprile 2012

Il cortile dei gentiliLa Chiesa di Benedetto XVI e del Cardinale Giordano

Francesco Antonio Grana èun giovane giornalista, fer-vente di fede, che cerca di

approfondire criticamente la suafede, perché sa che, diversamente,non la si accoglie ma si cede allaforma peggiore di miscredenza,quella degli strumentalizzatoridella fede religiosa quali sono gliatei devoti o, e non sembri unparadosso, gli "indifferenti" allafede, ogni forma di fede, non soloquella religiosa.Il cammino che Grana ha sceltoper la sua verifica è il commentodelle encicliche e degli scritti dot-trinali di Benedetto XVI, che egliaccoglie con convinta adesione,affascinato dalla cultura del Papatedesco.

Non lo seguirò su questastrada, che ci porterebbelontano e ci mostrerebbe

lontani. Mi soffermerò, piuttosto,pur brevemente, sull'ultimo scrit-to del cardinale Giordano cheGrana, a lui legato da devotoaffetto filiale, pubblica in questovolumetto e mi chiede di intro-durre. Lo faccio perché Granaconosce i miei antichi legami diamicizia, di affetto, di stima per ilcardinale Giordano, che me liricambiava con molta generosità.Una generosità tanto maggioreperché fatta di un vero, profondorispetto reciproco, che superava iconfini della religiosità diGiordano e della mia fede laica,per ritrovarsi in una comuneattenzione e preoccupazione perla "persona", "parola cristiana",come diceva Paul York vonWartenburg, che io spesso ricor-davo al cardinale, incuriosito daquesta superba definizione delpensatore protestante, tanto dacercarne, insieme a me, il verosignificato. Come ho sostenutomotivatamente altre volte,

altrove, il cardinale Giordano,avvertiva, con forza, la inobliabiledimensione e condizione storicadell'uomo e della Chiesa, anchese, com'era ovvio, la sua era unasottile forma di ontologia dellastoria, assai diversa dal mio radi-cale storicismo. E, tuttavia, il nos-tro colloquio, durato vent'anni,non ne è mai stato turbato nellareciproca ricerca di ciò che sig-nifica storia, storicizzazione del-l'uomo e della sua fede. Ne èriprova - tra altre che potreiricordare - l'attenzione che il car-dinale Giordano dedicò al mioultimo libro, La religione dellostoricismo, che lesse e volle dis-cutere con me, ripromettendosidi partecipare attivamente alseminario che, come gli dissi, sisarebbe svolto, come è stato, nel-l'ultimo maggio, nell'Universitànapoletana. Purtroppo la morte,imprevista e repentina, gli haimpedito siffatta partecipazione,che avrebbe illustrato il significa-to della definizione che egli dettedi me ("religiosamente laico"),quando mi volle relatore all'inau-gurazione dell'a.a. 1994/95 dellaFacoltà Teologica dell'ItaliaMeridionale, insieme all'alloracardinale Ratzinger.

In qualche misura i termini delnostro dialogo sono presentitutti nell'inedito di Giordano.

Dalla mia prospettiva (quella cheil cardinale ben conosceva e beneinterpretava) qualche tono di"anti-modernità" regge il discorsosulla secolarizzazione cheGiordano legge identificandolacon l'indifferentismo etico innome della scolastica definizionedi relativismo da Benedetto XVIassunta a centro della sua predi-cazione quale il male da abbatterea opera della nuova evangeliz-zazione, senza temere il ritorno

della teologia politica, superatada Giovanni XXIII. Io sono con-vinto che l'indifferentismo etico èaltra cosa dal principio di relativ-ità etica. Quest'ultimo reggeun'etica non intesa quale un apri-ori dello spirito, retto dalla reli-gione, a sua volta da intenderecome un "modo" apriori. Al con-trario è un'etica aposteriori, unacostruzione (Aufbau) dell'uomoche sa di vivere in un mondo plu-rale, perfino conflittuale che èforza e non caduta o, tutt'al più, ilrischio del moderno, il quale hascoperto e preso atto che ilmondo è relativo e la conoscenzadi esso è assoluta, cioè il precisoopposto del relativismo volgar-mente inteso, secondo cui ilmondo è assoluto e la conoscenzaè relativa.

Si tratta, perciò di un'assun-zione di responsabilità, diforte e non debole respons-

abilità, richiesta dall'etica dell'agequod agis. Dio non sa che farsenedegli uomini senza libertà, laforma più alta di responsabilità,anche quella di sbagliare. A volerrestare sul terreno dell'evangeliz-zazione papale, questa respons-abilità etica era riconosciuta dalladistinzione di Giovanni XXIII(non a caso inascoltato e margin-alizzato, al di là di retorici appelli)tra l'errore e l'errante, che conser-vava piena la sua responsabilitàperché piena era la sua libertà,anche nel rapporto con Dio. Inaltre parole la distinzione giovan-nea era una grande riaffer-mazione e ricerca del "Vangelo diGesù" e non del "Vangelo suGesù". In qualche misura sta quiil centro vero dell'inedito del car-dinale Giordano, in quel suosevero e appassionato interrogarsisulla "credibilità" della Chiesa diRoma quale condizione per

capire i percorsi e i pericoli delmoderno così accolto e non nega-to, con vana speranza di vincerlo,al di là del contingente potere,argomentato dalla vecchia enuova teologia politica. Mi sem-bra un modo per fare i conti conla storia (anche quella della suaChiesa), perfino con le brutturedella storia, forse vincibili met-tendosi in gioco, senza presup-porre d'essere nel vero e nel certo,indiscutibili e indiscussi, e solo daspiegare agli altri, con benevo-lente condiscendenza ammonito-ria. So bene che in tal modoentro in un terreno che puòessere di scontro, ma anche didialogo, come lo fu col cardinaleGiordano, purché sia, come fu,dialogo governato dal rispetto enon dalla tolleranza. L'una,quest'ultima, una forma di con-cessione benevola, l'altro forma disolidarietà, che sa capire il sensodella "persona parola cristiana".Ossia l'alterità costitutiva, essen-ziale dell'individuo, che è un "io"in quanto è un "tu" rispetto a unaltro "io-tu", persona anchedinanzi al supremamente Altro,dove, il rispetto dà il senso dellapropria specificità e singolaritàalla persona non solipsistica, ilvalore della diversità, condizionedella responsabilità.

Non è questa la sede percontinuare, in assenza del-l'antico interlocutore. Qui

devo solo compiacermi per ilgeneroso entusiasmo diFrancesco Antonio Grana e com-plimentarmi con lui per la fedeltàche sa concepire per BenedettoXVI e per la gratitudine che saconservare verso il cardinaleGiordano, due grandi uomini diChiesa.

*Ex Rettore dell’Università Federico II di Napoli

Quattro premi nazionali perquattro colleghe della nostraScuola di Giornalismo dell’Uni-versità di Salerno. Marina Cavaliere, Elena ChiaraLiguori e Giorgia Mennuni so-no state selezionate per parteci-pare alla Spring School “In-tegrazione e Comunicazione”,che è stata promossa dal minis-tero del Lavoro e delle Politichesociali. La Spring School si terràdal 20 al 22 aprile all’Hotel VillaVecchia di Monte Porzio Ca-tone in provincia di Roma. Lepraticanti hanno partecipatoalla selezio-ne presentan-do i servizivideo “Il Pae-se degli invis-ibili”, un re-portage sulleattività del-l’associazionec a s e r t a n aJerry EssanMasslo a curadi MarinaCavaliere edElena Chiara Liguori, e “LaSperanza abita qui” di GiorgiaMennuni, in cui si parla delcentro di accoglienza salerni-tano dei Padri Saveriani a fa-vore dei senza fissa dimora.Imma Solimeno, praticantedella Scuola di Salerno, havinto, invece, il primo premiodel concorso “Lorenzo Perrone,informare è prevenire”. Grazie al servizio “PrevenzioneInvitata speciale”, a giudiziou n a n i m edella Com-missione, lesarà conferitoil premio indenaro di mil-le euro e unatarga ricordo. Al centrodell’inchiestavincitrice gliinceneritori,anche quellidi nuova gen-erazione, che potrebbero libe-rare sostanze altamente tossi-che per la salute dell’uomo.Menzione speciale e targaricordo anche a Marina Ca-valiere ed Elena Chiara Li-guori, autrici dello specialevideo “Rifiuti, la minacciaocculta”, un’inchiesta chenasce con l’intento di stabilirese e quali legami ci sono tra losmaltimento illegale dei rifiutie le conseguenza sulla salutein alcune aree della Campania.Il premio e le targhe sarannoconsegnati il 16 maggio alCircolo della Stampa diMilano.«Accolgo la notizia congrande orgoglio e soddis-fazione» è stato il commentodel Magnifico Rettore del-l’Università di Salerno, Rai-mondo Pasquino.

Quattropremi

nazionali

Scuola di Giornalismo

FULVIO TESSITORE*

La consegna a Milanoal Circolo della Stampae a Monte Porzio Catone

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4 Domenica 22 aprile 2012

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5L’ARTICOLO Domenica 22 aprile 2012

«I giovani, pur aprendosi senza remore al nuovo, sappiano mantenersi da parteriservandosi un posto da osservatore degli avvenimenti anziché da protagonista»

La realtà che ci circonda, che muta, che dob-biamo cercare di capire e di spiegare anzitut-to a noi stessi per poterne far partecipe il let-tore, ascoltatore o lo spettatore (a secondadella scelta del “medium” che abbiamo adisposizione). Ho sempre pensato, personal-mente, da almeno 76 anni (visto che decisi difare il giornalista, anzi – non ridete! – ildirettore di giornale a 10 anni) che la profes-sione del cronista come quella del medico odel sacerdote non conosce il cosiddetto“giorno di corta”, grande conquista del sinda-calismo democratico per tutto il resto del-l’immensa e benemerita massa di lavoratorima del tutto incongrua per questi tre mestie-ri che sono da ingegneri di anime o di corpiper cui non tollerano distrazioni o evasioni.Aggiungo, per completare questa spontaneaconfessione, che specialmente nel momentoin cui mi è capitato di affiancare al giornali-smo politico quello sportivo, mi sono sem-pre meravigliato che mi assegnassero unatessera gratuita per assistere a spettacoli cosìattraenti e che, per giunta, mi compensasse-ro, non dico sontuosamente per non esage-rare, dico decorosamente. La verità è, scher-zi a parte, che registro questo esito conclusi-vo del biennio sostenuto dai 25 studenti delnostro Corso con una certa commozioneperché è come se dalla banchina di un portosalutassi una splendida barca che inizia unacrociera lunga quanto la vita e appassionan-te come un amore. Non è certo la prepara-zione di questi giovani che mi preoccupa,perché ho constatato di persona la serietà ela complessità della Scuola di giornalismocreata e governata da Biagio Agnes e dai pro-fessori Annibale Elia ed Emilio D’Agostino; èil momento storico, economico e tecnologi-co nel quale comincia la loro navigazione chesuscita al tempo stesso la mia apprensione ela sensazione che proprio la bontà di questamagistrale articolazione del Dipartimentosalernitano di Scienze della Comunicazionesi ponga come la migliore garanzia possibileper il futuro dei nostri allievi. Sto parlando,naturalmente, dell’avvento di quella cheabbiamo imparato a definire come societàinformatica post- fordista o della globalizza-zione giacchè è davvero, contemporanea-mente, tutte queste cose e proprio per que-sto presenta una carica di mistero e di avven-tura , un sapore di novità epocale che posso-

no anche sgomentare chi ha paura di unamutazione così profonda. Essa tocca in effet-ti non solo le nostre comunicazioni, i nostrimodi di spostarci e di produrre, ma tutti irapporti di spazio e di tempo che ci sembra-vano definitivamente sistemati dopo inven-zioni strepitose come la stampa, il motore ascoppio, la radio, la televisione, l’energianucleare. E tocca, naturalmente, anche ilgiornalismo. E’ ormai lontanissimo il tempoin cui la gazzetta, ossia il giornale scritto estampato, dopo essere stato per secoli l’uni-co autentico strumento di cultura popolare edi lotta politica, si è vista aggredita dallaradio e poi dalla televisione. Oggi siamo assai

La società del giornalistaGhirelli: «Il cronista, come il medico e il sacerdote, non conosce il cosiddetto giorno di corta»

oltre, siamo a internet e agli SMS, siamoall’informazione battente in tempo reale esenza alcuna considerazione della distanzanello spazio. Oggi si impone quasi per ognitestata importante il raddoppio del giornale“on line” per il quale si attrezza unaRedazione particolare e, naturalmente, sielabora una tecnica particolarissima. Mi ècapitato proprio nella lezione alla Scuolasalernitana (e non è stata una grande scoper-ta) di ricordare ai ragazzi che il culto ameri-cano della notizia, che nella prima parte delNovecento costituì la religione rivelata dellanostra professione, è ormai quasi interamen-te tramontato almeno per il giornale scritto estampato, distribuito nelle edicole o agliangoli della strada, accompagnato più direcente da “gadget” di ogni genere, dal libroalla gigantografia del campione, dal Dvd allaregistrazione di Chopin. La notizia puòancora interessare i “media” televisivi,radiofonici o informatici, ma per il giornali-sta che scrive ha assunto ormai soltanto lafunzione di uno stimolo per l’articolo, il ser-vizio, il commento, l’inchiesta. È un segnaledi partenza ma per arrivare al lettore, perinteressarlo e possibilmente avvincerlo, sirichiede uno sviluppo molto diverso, fatto diriflessione, di ricerca, di approfondimentoproblematico e culturale, un impegno serio eprofondo per scoprire prima, poi per spiega-re al lettore la genesi, il significato, i pericoli,le speranze che l’avvenimento contiene. Per

difendersi, insomma, dalla concorrenzasempre più assillante degli altri“media” (checomunque sono sempre operati da colleghi,in qualche modo specializzati) , il giornalistadella stampa scritta ha bisogno di una prepa-razione culturale assai più vasta e d’insiemeprofonda di quella che si richiedeva al sem-plice cronista del Novecento. A condizione,però, che non utilizzi questa preparazioneper isolarsi dalla realtà e dalla massa dei let-tori, dei cittadini che la vivono, ma se neserva al contrario per stimolare il lettore aduna partecipazione più piena:per renderemeglio l’idea sarà forse il caso di citare dueesempi di grande giornalismo contempora-neo, quello di Stella e di Saviano sulla “casta”dei cattivi politici e sulla camorra, che auto-maticamente si sono tradotti in uno strepito-so successo anche in libreria, in teatro e alcinema. D’altro canto, le ragazze e i ragazziche concludono il nostro corso biennalehanno avuto modo, grazie alla ineguagliabileregia di Biagio Agnes, di misurarsi già – conun esercizio molto concreto – nella fatica delquindicinale che, non a caso, si intitola ilGiornalista e che, sempre non incidental-mente, è apparso legato alla realtà, special-mente quella della nostra regione. E, data laloro giovane età, hanno trovato naturalecogliere tutte le novità e tutte le contraddi-zioni della società post-fordista. Per chi faquesto mestiere, almeno secondo me, è unafortuna trovarsi al bivio di una mutazionecosì radicale, in cui sembrano tramontateaddirittura le tradizioni e le ideologie: ilmondo reale, insomma, si presenta come unimmenso universo sconosciuto, insidioso,affascinante, mille volte più nuovo e impre-vedibile di quanto furono la terra americanaper Colombo e la Cina per i Gesuiti. Per la sua parte, il giornalista del futuro puòoffrire un contributo straordinario alla cono-scenza e alla gestione di una realtà che vuolescrollarsi di dosso tutte le eredità, anche lepiù gloriose, nel campo delle idee, del lavoro,della scienza, della fede, del sesso, dell’arte,dell’organizzazione sociale. A patto che ilgiornalista, il giovane giornalista, pur apren-dosi senza remore al nuovo, sappia mante-nersi sempre un poco da parte, riservandosiun posto da osservatore piuttosto che daprotagonista, per conservare quel margine didistacco e di disinteresse personale chesanno serbare per l’appunto, come diceva-mo, il buon prete e il grande medico.Augurissimi!

ANTONIO GHIRELLI

continua dalla prima pagina

Antonio Ghirelli con Sergio Zavoli

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6 PRIMO PIANODomenica 22 aprile 2012

In Italia tre scuole su quattrosono pubbliche. In provincia diCaserta la proporzione è quasiribaltata: ogni tre istituti, duesono privati. Ma dietro a questosuccesso c'è spesso un segretoinconfessabile: buste paga inordine ma in realtà stipendi alnero di poche centinaia di euro. Eagli insegnanti sta bene un po'per paura e un po' perché è l'uni-co modo per accumulare punteg-gio per i concorsi. Il viaggio alla scoperta di questomondo sommerso parte daCapua. Il primo incontro è conGiovanna, un’ex insegnante diuna scuola paritaria che dopotanti anni di lavoro semigratuitoè riuscita a liberarsi dal ricattodel punteggio diventando un'in-segnante di ruolo in una scuolapubblica. Ma parlando del passa-to affiora ancora sul suo volto ilrancore e la rabbia per gli anni didocenza nell’istituto privato. «Iprimi anni insegnavo solo italia-no e latino», ci dice Giovanna,che oggi ha poco più di 30 anni.«Poi ho cominciato a fare lezioneanche di storia e geografia.Lavoravo fino a 30 ore alla setti-mana e a fine mese l'istituto mipagava solo 200 euro. Questocalvario è durato ben sei anni». Tre anni fa finalmente Giovannaha ricevuto la chiamata per laprima supplenza in una scuolapubblica. «Avevo accumulato unbuon punteggio e ho deciso dilasciare l'istituto privato. Dopovarie supplenze sono diventata diruolo. Il giorno che ho ricevuto ilprimo stipendio regolare è statoindimenticabile».Ora di pranzo: il traffico perandare a Santa Maria Capua aVetere è caotico, ma scorrevole.In un ristorante ci aspetta

Viaggio nella provincia che detiene il primato nazionale degli istituti paritariBuste paga in ordine ma compensi a nero di poche centinaia di euro al mese

rità. Qui i prezzi variano da due-mila a tremila euro l'anno».Di nuovo in macchina, destina-zione: Aversa. Lì ci aspettaOrnella. La sua storia è uguale atutte le altre. «Sono quattro anniche lavoro in quella scuola, nonvedo l'ora di andarmene e con ilpunteggio accumulato fare unconcorso nella scuola pubblica»,ci spiega. «Alla fine del mese ti danno ilfoglio stipendio legale, ma inrealtà la tua paga non supera i 250euro al mese, non hai orari néferie e, se ti va male, ti paghi anchei contributi. L'unico mio obiettivoè incassare i dodici punti alla finedell’anno che, assieme agli altriaccumulati negli anni, mi permet-teranno di fare un concorso nellascuola pubblica».

Caserta, private in cattedra

In Italia le scuole privatesono 13670, pari al 24 % deltotale. Tra queste 1900 sonopubbliche, più di undicimi-la private. Le scuole non statali ricevonooggi denaro pubblico sottoforma di sussidi diretti;finanziamenti di progetti perelevare la qualità; contributialle famiglie di 300 euro mas-simi, chiamati "buoni scuola"e disponibili solo per la scuo-la dell'obbligo.

Andrea, sessant’anni, sguardopreoccupato. «Mi raccomando,non fatemi passare guai», ci dicesubito. Il signor Andrea non è uninsegnante, fa parte del personaleATA di una scuola paritaria che tiporta dalla materna al liceo.«Da noi c'è il tempo pieno alleelementari - racconta Andrea - esi applica il modulo delle tre mae-stre. La retta per la scuola prima-ria non è esosa: 400 euro al mese,più l'iscrizione e la mensa. Ledomande di iscrizione sono incontinuo aumento. Poi abbiamo ilrecupero degli anni scolastici.Molti degli studenti delle supe-riori vengono addirittura da altreregioni. L’allievo ha bisogno delcertificato di residenza: deve sog-giornare nel comune dove sta lascuola – spiega – ma non è diffi-cile, abbiamo ottimi rapporti siacon il Comune che con laProvincia. Lo studente in realtà èpresente solo alcuni giorni a setti-mana, segue i corsi, recupera glianni e alla fine arriva alla matu-

In ItaliaBuoni i risultati alla fine delcorso di studi: il 96% deglistudenti del quinto anno discuole paritarie viene am-messo all'esame di Stato, con-tro il 93% degli iscritti allescuole pubbliche.Record in Campania di diplo-mati con lode: secondo Lascuola in cifre, nel 2010 erano504 contro i 373 nel Lazio.Terza classificata l’EmiliaRomagna, con 364 diplomaticon lode.

In Campania

Sembrava impossibile par-lare con il direttore di unadelle 400 scuole paritariedella provincia di Casertatante le volte che il telefonoha squillato invano. E inve-ce… «Istituto Serena di A-versa, desidera?». A ri-spondere al telefono èdirettamente la titolare, lasignora Bonetti. «La nostraè una scuola materna edelementare. Abbiamo piùdi cento bambini iscritti».Il personale? «Quindicimaestre. Abbiamo ancheinsegnanti di informatica einglese». I controlli del-l’Ufficio scolastico regiona-le sono regolari? «Certo, gliispettori vengono più voltedurante l’anno». A quantoammonta la retta mensile?«Mi dispiace questi sonodati sensibili, io non possodirli a lei». Ma i vostribilanci sono pubblici?Silenzio. «Mi scusi, homolte cose da fare, arrive-derci».Suor Maria Aurelia, mae-stra e segretaria dell’istitu-to Antonio Aveta di SantaMaria Capua Vetere inve-ce non ha nessun problemaa parlare di costi: «I nostribilanci sono pubblici, come

«I controllici piacciono»impone la legge. La rettamensile è di centodieci euroal mese più la mensa che èaffidata ad un servizio dicatering esterno». Quantisono gli iscritti? «Settanta-cinque bambini per la scuo-la materna e centosessantaper quella primaria». Quan-ti sono i docenti? «11 per lascuola primaria e 5 perquella dell’infanzia». Il per-sonale è in regola, cioè hacontratti uguali a quelli delservizio pubblico? «As-solutamente sì». Ci sonocontrolli periodici da partedell'Ufficio scolastico re-gionale? «Certo, sono previ-sti dalla legge sulla parità eavvengono con regolarità,come i controlli della Asl,del Comune e dei Nas. Maqui è tutto regolare, tuttofunziona alla perfezione.

Altrimenti ci avrebberochiuso. Quest’anno la Aslè venuta già tre volte eancora non è finito l’an-no. Siamo contenti checiò accada perché certifi-ca il livello di qualitàdella scuola».

Solo due dirigenti parlano «Come tanti giovani inse-gnanti meridionali percominciare a lavorare hodovuto fare una scelta», cidice subito Maria, venti-settenne che lavora in unistituto paritario del ca-sertano. «O emigravo alNord con la speranza diottenere qualche supplen-za nella scuola pubblicaoppure dovevo accettaredi restare a casa e lavoraregratis per qualche istitutoprivato. Grazie alla racco-mandazione di un mioparente sono stata presen-tata al preside di una scuo-la privata della zona e hocominciato a insegnare. Èstato tutto chiaro fin dalprimo giorno: a fine meseavrei dovuto dichiarare diaver ricevuto il compensoordinario firmando labusta paga, ma mi sareb-bero stati concessi solo300 euro».La finta retribuzione ga-rantisce il pagamento deicontributi previdenziali,necessari per l'attribuzio-ne dei 12 punti annuali ingraduatoria.Da sei anni Maria fa ditutto, anche la spesa per ladirettrice oltre a badare ai

bambini e pulire le classi. «La cosa più avvilente suc-cede a fine mese: bisognaentrare nella stanza delpreside e fingere di volerlosalutare. Lui capisce e timette in mano duecentoeuro. Tutti gli insegnantisono costretti a fare questasceneggiata. Poi ogni tantoti chiamano e ti fanno fir-mare in blocco le bustepaga. È una cosa umiliante,ma purtroppo quando haibisogno di lavorare e gua-dagnare sei disposta a faremille compromessi».«Io amo insegnare e per menon è un peso passare inte-re giornate con i bambini.Certo se fossi pagata il giu-sto sarei più felice».Lavorare gratuitamentenelle scuole private puòapparire uno scandalo ma

in Campania è la regola.«Nell'istituto dove inse-gno ci sono decine di gio-vani colleghe che si trova-no nella mia stessa condi-zione. Una volta arrivò unispettore e a noi giovani cifecero uscire in strada.».

Insegnante tuttofare

Maria, maestrache fa la spesa

Pagina a cura diCARMEN GALZERANO

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7PRIMO PIANO Domenica 22 aprile 2012

L’Università di Salerno ha dovuto attendereil 2012 per vedere i suoi primi laureati inmedicina. È quasi paradossale se si pensache la prima e più importante istituzionemedica d’Europa ebbe sede proprio nellapiccola città, perla d’oro della Campania. LaScuola medica salernitana.La leggenda che racconta come è nata laScuola è curiosa. Tutto è cominciato neglianni bui del Medioevo (XI secolo) quandoun pellegrino greco di nome Pontus sifermò nella città di Salerno dove trovò rifu-gio sotto gli archi dell’acquedotto dell’Arce.Poi scoppiò un temporale e un altro vian-dante, il latino Salernus, si riparò nellostesso posto. Era ferito e si stava medican-do: Pontus, curioso, si avvicinò per osser-vare le tecniche di Salernus. Altri due vian-danti, l’ebreo Helinus e l’arabo Abdela, simisero sotto lo stesso acquedotto perosservare anche loro la medicazione dellaferita e alla fine si scoprì che tutti e quattrosi occupavano di medicina. Un greco, unlatino, un ebreo e un arabo crearono quin-di un sodalizio e diedero vita a una scuoladove le loro conoscenze potessero essereapprese e diffuse.La Scuola è considerata la madre delle uni-

Sembrava un sogno e invece oggila facoltà di Medicina dell’Univer-sità di Salerno è una grande realtà.Una struttura che però ha dovutosuperare tanti ostacoli e che anco-ra oggi incontra ostilità di naturapolitica, come ha ricordato EnzoTodaro, presidente del Panathlondi Salerno e promotore di un in-contro con il Rettore del Campusdi Fisciano, Raimondo Pasquino,per spiegare i problemi che ruota-no attorno alla neo-facoltà.Todaro nella sua rapida presenta-zione ha anticipato come «i dueministeri, della ricerca e dello svi-luppo economico, non abbianoancora effettuato la presa d’attodella facoltà di Medicina» e halasciato intendere che forse«qualcuno ha intenzione di sot-trarre una presenza molto positi-va alla città di Salerno, nota per lasua antichissima tradizione inmateria» (si pensi alla ScuolaMedica salernitana).Fisciano non rischia di perdere lafacoltà, ma fatica a mettere inmoto il settore clinico previstodopo i sei anni del corso di laureain medicina; non può, quindi, almomento organizzare le cosiddet-te scuole di specializzazione. Etutto per questioni di ordine am-ministrativo. Qual è allora il pro-blema? «Manca – ha spiegato ilRettore – l’ok dei ministeri dellasanità e dello sviluppo che consen-ta di trasformare un’azienda ospe-daliera, quale quella di SanGiovanni di Dio e Ruggi d’Ara-gona, in un’azienda ospedalierauniversitaria avente caratteristicheparticolari. Una su tutte: la nomi-na del direttore generale. In talcaso spetterebbe al Rettore in-dicare al presidente della Regioneuna terna di papabili; la sceltadovrebbe esser fatta con l’accordodi entrambe le istituzioni». Ma ripercorriamo nelle parole diPasquino la vicenda storico-buro-cratica che ha connotato la facoltàdi Medicina di Salerno, per com-prendere dove si è bloccata lamacchina politica. «Con l’accordodi programma del 18 ottobre 2005e con il successivo decreto, cheistituiva la facoltà, del 27 ottobre ènata a Fisciano, per la precisione aBaronissi, il corso di laurea rivoltoai medici del futuro». La strutturaneonata di anno in anno saràvalutata positivamente dai nucleidi controllo nazionali.«Da subito - ha continuato Pa-squino - abbiamo firmato un pro-tocollo d’intesa con l’azienda o-spedaliera San Giovanni di Dio eRuggi d’Arogana e con le Asl 1 e 2di Salerno per poter svolgere laparte clinica in tali ospedali. Nonabbiamo mai parlato di un nuovopoliclinico, né immaginato che lanostra regione potesse permet-tersi il lusso di sostenere unanuova sede. Dopo l’accordo con l’ospedale e leAsl abbiamo avviato quello che lalegge, la 517 del 99, prevedeva, os-sia l’integrazione tra l’università el’ospedale; abbiamo, quindi, mes-so su un protocollo con la Regioneche necessita ora dell’approva-zione (la presa d’atto) del ministe-ro della salute e dell’economia,come contemplato dalla norma».Ora sembrerebbe dal racconto del

Manca l’ok del Governo: i laureati in medicina del Campus non avranno le specializzazioni

I futuri dottori senza repartiPasquino: «Bisogna trasformare l’ospedale San Leonardo in azienda universitaria»

Aumentanogli studenti

e i professoriA luglio la facoltà di medicinadi Salerno “incoronerà” i pri-mi laureati del corso di laureanato nel 2005 e diventatopresto uno dei corsi “buoni” enoti del nostro Paese. I ra-gazzi del Campus di Fisciano,infatti, sono stati esaminatida un progress test organiz-zato dai presidi delle facoltàdi medicina italiane e secon-do le ultime notizie si sonoclassificati al di sopra dellamedia nazionale.La facoltà è partita con soli 65studenti «perché il primoanno – ha detto il Rettore –abbiamo incontrato la resi-stenza da parte degli altri a-tenei», ma oggi conta 190studenti divisi in 2 classi.Erano previsti, inoltre, 60docenti, oggi ve ne sono dipiù e provengono da molteuniversità italiane, innanzi-tutto da Napoli 1 e 2, e daalcune università estere.«Non appena avremmo mes-so insieme il dipartimento dimedicina – ha aggiunto Pa-squino – il numero dei pro-fessori crescerà e arriverà a90 per supportare l’inizio del-le professioni sanitarie pre-visto per l’anno prossimo».

I numeri della Facoltà

La storia ha inizio nel Medioevo“Se ti mancano i medici, siano per te medici l’animo lieto, la quiete e la dieta”

La prima scuola in Europa per la cura della salute è nata a Salerno sotto l’acquedotto Arce

Pagina a cura diMARIA DI NAPOLI

GIORGIA MENNUNI

versità moderne non solo per il suo innova-tivo impulso di trasmettere le conoscenzema anche per il suo metodo strutturale diinsegnamento: il “curriculum studiorum”era formato da 3 anni di logica, 5 di medi-cina (comprese chirurgia e anatomia) e 1anno di pratica con un medico anziano. Glistudenti poi si esercitavano anche con leautopsie dei corpi umani. Oltre all’insegna-mento della medicina, era previsto anchelo studio di altre discipline come teologia,filosofia e legge. Inoltre la Scuola dava

grande risalto alle donne che, non soloerano ammesse come studentesse, mapotevano anche insegnare e operare(mulieres salernitanae).Non sorprende affatto che, accanto allaScuola, fosse nato anche un organismopadre dell’attuale ordine dei medici: ilCollegio. Era un corpo accademico indi-pendente dalla struttura principale di inse-gnamento che difendeva gli interessi degliiscritti e infangava l’opera poco professio-nale di coloro che si predicavano medici manon lo erano. Gli studenti che avevano ter-minato la Scuola, per entrare nel Collegiomedico, dovevano superare un difficileesame. Ottenevano così il privilegio dotto-rale: potevano esercitare la medicina e allostesso tempo insegnare. Un albo professio-nale ante tempora.Nel Regimen Sanitatis Salernitanum, untrattato didattico-didascalico redatto dallaScuola medica salernitana, si legge: “Se timancano i medici, siano per te medici que-ste tre cose: l'animo lieto, la quiete e lamoderata dieta”. Ottimi consigli, validiancora oggi. Peccato che da oggil’Università di Salerno non ne avrà piùbisogno.

Rettore che l’ok dei Ministeri tardaad arrivare poiché la Regione nonha rispettato le indicazioni fornitedai ministri nella compilazione delprogetto; nello specifico sono stateinserite postille che riguardano l’a-spetto strutturale dell’azienda o-spedaliera non rientrante nell’ori-ginario piano universitario. Il Rettore ha espresso però fiducianel futuro, auspicando l’aperturadelle specializzazioni nel 2013,poiché ha detto «il presidente del-la Regione Caldoro ha già chiestoai Ministeri di non considerare lerichieste di tipo strutturale presen-ti nel progetto e di chiarire il piùpresto possibile se l’azienda ospe-daliera può considerarsi un’azien-da universitaria e se può, quindi,operare secondo la legge 517».Si attendono i nuovi sviluppi ri-guardo un progetto che potrebbesuccessivamente portare finanzia-menti all’ospedale San Giovanni edeterminare solo in seguito unmiglioramento dell’edificio.

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8 Domenica 22 aprile 2012 PRIMO PIANO

Petrolio, per alcuni una benedi-zione, per altri un onere del qualene farebbero volentieri a meno.Da un lato la principale fonte dienergia non rinnovabile ed attual-mente insostituibile del pianetapermette, a chi la estrae, di otte-nere immensi guadagni, dall’altro,tuttavia, crea gravi problemi alivello ambientale. Un caso che fadiscutere è quello della Basilicata,regione dalla quale proviene quasil’80% di tutto il petrolio estratto inItalia. In un Paese costretto dasempre ad importare enormiquantità di “oro nero” a prezzi dacapogiro la scoperta, nel primoNovecento, di giacimenti petroli-feri (secondo gli esperti quellidella Val D’Agri sarebbero i piùgrandi d’Europa), in una delle areemeno sviluppate tra l’altro, sem-brava essere una vera e propriamanna dal cielo. Benché il petrolio made in Lu-cania permetta di soddisfareappena il 6% dell’attuale fabbiso-gno energetico nazionale (l’obiet-tivo, con l’apertura di nuovi pozzi,è raggiungere il 10%), avrebbedovuto costituire una preziosaboccata d’ossigeno per le cassestatali e per le tasche degli italiani,costretti a pagare una serie diaccise sui carburanti, tra cui alcu-ne istituite per finanziare eventicome la guerra d’Etiopia del ’36 ola crisi di Suez del ’56. In realtà,nella sostanza dei fatti, è cambia-to poco o nulla. Il prezzo della benzina non solonon è sceso ma continua adaumentare. E, soprattutto, la Ba-silicata non gode appieno di queibenefici cui godono altre aree delpianeta che hanno una produzio-ne simile o addirittura minore. Ilperché? Colpa di una percentualedi royalties (la quota che le com-pagnie petrolifere versano per losfruttamento dei giacimenti) chesi attesta appena al 10% (nei prin-cipali Paesi produttori è del 50%,

La Basilicata nonostante estragga l’80 per cento dell’oro nero del Paese rimane un territorio povero e i giovani preferiscono cercare fortuna altrove

A sinistra e sotto

l’impianto Enidi Viggianodove viene

lavoratoil petrolio

estratto

se non di più). Colpa di un utiliz-zo dei fondi (circa seicento milio-ni di euro nell’ultimo decennio),in alcuni casi poco chiaro, o diprogetti che non hanno sortito glieffetti sperati in termini di ricadu-te occupazionali e indotto econo-mico (il saldo migratorio è ancoranegativo). Certo, a partire dalloscorso luglio, ogni cittadino luca-no munito di patente avrà annual-mente a disposizione un buonobenzina di 100 euro ma, nono-stante ciò, permane in molti l’im-pressione di un notevole squili-brio nella distribuzione della ric-chezza tra le compagnie petrolife-re e le amministrazioni locali. A queste perplessità si aggiungo-no le proteste degli ambientalistiche denunciano un aumento del-l’inquinamento da polveri sottiliche ha portato ad una media didecessi per tumore ai polmonipraticamente doppia rispetto aquella nazionale. Nel mirino degliecologisti sono finite non solo lecompagnie ma anche le stesseautorità che non avrebbero effet-tuato i necessari accertamenti, amaggior ragione in un’area che faparte del Parco nazionale dell'Ap-pennino Lucano e che, quindi, èsottoposta a particolari vincoliambientali. Non solo, sono stateriscontrate diverse infiltrazioni dipetrolio nelle falde acquifere conovvie ricadute sulle coltivazioniagricole. A marzo s’è verificatauna perdita da una delle condotteche trasportano il petrolio daViggiano (Potenza) alla raffineriadi Taranto.Un incidente, a detta dei tecnici,di piccola entità ma che ha contri-buito a sollevare molti dubbi sullasicurezza degli impianti.

Attualmente in Basilicata sono attivi 39 impianti

per una produzione giornalierache si aggira sui 90mila barili

Con l’apertura di nuovi pozziverrà raggiunta quota 120mila

Nella foto in basso,un caso di inquinamento

delle falde acquifere.La fuoriuscita di liquami oleosi

provoca gravi danni all’ambiente

La Basilicata ha trovato il petrolio, ma laricchezza economica tarda ad arrivare. LaRegione, secondo il rapporto dell’econo-mia del Mezzogiorno della Svimez, conti-nua a essere terreno di emigrazione. I gio-vani infatti preferiscono lasciare la pro-pria terra in cerca di fortuna altrove. Sepetrolio è sinonimo di ricchezza allora quiqualcosa non quadra. Secondo Vito deFilippo, presidente della Regione, il pro-blema è tutto italiano: «Nel nostro Paese,infatti, le royalties sono attualmente del10% a questo va aggiunto il prelievo fisca-le che prevede una tassazione sui redditidella società attraverso l’IRES, l’impostaIRAP al 3,9% e la Robin tax, e una ulterio-

re addizionale IRES introdotta nel 2009che porta a far calcolare il prelievo com-plessivo tra il 63,9% e il 68%. In piùoccorre aggiungere i dividendi che lostato incassa per le partecipazioni azio-narie ad ENI». Insomma in parole sem-plici: se la Basilicata rimane povera lacolpa è dello Stato che con il prelievofiscale lascia pochi fondi disponibili peril territorio lucano. «Questa non è la soli-ta scusa -continua De Filippo – laBasilicata ha fatto delle scelte ben preci-se, la nostra terra non sarebbe potutasopravvivere senza le royalties del petro-lio. Solo grazie a quei soldi possiamooggi vantare di piccoli primati, come iconti in regola della sanità, la crescitadelle nostre Università e la possibilità dioffrire i servizi agli anziani, ai bambini,alle persone portatrici di handicap, alletossicodipendenze. La battaglia peròcontinua e in attesa dell’approvazionedell’articolo 16 del decreto liberalizza-zioni che porterebbe maggiori beneficieconomici alla Basilicata la Regionemette le mani avanti: «Vogliamo risposteconcrete dal Governo e non solo, – diceDe Filippo – anche le grandi aziende cheoperano come Eni e Total devono fare laloro parte e portare ricchezza occupazio-nale nel territorio, dobbiamo e possiamofarcela».

Regione

«Vogliamo risposte

concrete»

Petrolio, la scommessa perduta

«È inutile sorprendersi se il petrolio nonha dato gli effetti sperati. Questo model-lo di sviluppo non è compatibile con ilterritorio lucano. In più la mancanza dioccupazione è dovuta al fatto di unabassa competenza dei cittadini che nonsono stati preparati adeguatamente arispondere al fabbisogno delle aziende».Per Ennio Di Lorenzo di Legambientel’investimento del petrolio non è statouna completa disfatta, ma sicuramentenon è stato neanche la svolta tanto atte-sa per la Basilicata. «Se parliamo diimpiego delle royalties - dice Di Lorenzo– la Regione ha saputo sfruttarle almeglio e impiegarle al massimo sul terri-

torio, sono quindi un’opportunità, manon una sicurezza. Se, invece, parliamodi impatto ambientale le cose stanno unpo’ diversamente. Il monitoraggio delleaziende non è mai stato veramente ade-guato e noi combattiamo da anni lanostra battaglia.A distanza di 11 anni dalla stipula del-l'accordo tra Governo aziende eRegione si attende ancora l'affidamentooperativo del sistema di monitoraggiononostante l'urgenza dettata dai pochi edisorganici dati oggi disponibili. Ilnumero ancora troppo esiguo di centra-line impedisce di avere a disposizionedei dati in maniera costante per tuttol'arco dell'anno. Oltre all'assenza di un archivio storicodei dati utile per monitorare negli annil'andamento delle emissioni inquinantiin atmosfera, non è ancora stata attiva-ta una forma di monitoraggio sanitario.Bisogna limitare al massimo le emissio-ne dannose per il territorio che rischia-no di devastare i settori sicuri che daanni sono le fondamenta dellaBasilicata: l’agricoltura e il turismo.Investire in questi due settori portereb-be addirittura più introiti e più crescitadi quella che fino ad oggi il petrolio èriuscito a dare alla Regione”.

Legambiente

«Megliocoltivarela terra»

Pagina a cura diALESSIO FUSCO

FRANCESCO SERRONE

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9Domenica 22 aprile 2012PRIMO PIANO

Pagina a cura diVALENTINA DE LUCIA

MARIAROSARIA DI CICCO

Consorzio di Tutela della Mozzarella di bufala campanaO è così o non è. È questo il nuovoslogan adottato dal Consorzio diTutela della Mozzarella di BufalaCampana, a sottolineare l’unicitàdi un prodotto conosciuto e ap-prezzato in tutto il mondo. Unrilancio del sistema informativo dimarketing fortemente voluto daAntonio Lucisano, direttore gene-rale del Consorzio, in quantonecessario a supportare un com-parto che oggi, dopo le difficoltàaffrontate negli anni scorsi, sta rag-giungendo risultati commercialiestremamente positivi, tanto inItalia che sui principali mercatiesteri. Tra il 2010 e il 2011, infatti,il fatturato delle aziende di settoreè aumentato di quasi 4,6 punti per-centuali, con una notevole crescitaanche dei quantitativi prodotti.Progressi dovuti soprattutto all’im-patto sui mercati internazionali, inparticolare in Francia, Germania,Stati Uniti, Gran Bretagna,Svizzera e Giappone. Sono 300mila i capi bufalini allevati in circa2mila aziende agricole alla basedella produzione casearia che ognianno genera un fatturato di circa300 milioni di euro alla produzione

e 500 milioni al consumo.«Il crollo attraversato dal settore –spiega Lucisano – è stato in partedovuto anche all’insipienza delnostro ente, che non ha saputomettere in pratica azioni efficaciper rendere riconoscibile la qua-lità. Ma quello che il nostroConsorzio deve fare è soprattuttoprevenire la crisi».Con la crisi e la necessità di fareeconomia anche sul cibo, le frodia tavola sono diventate quelle piùtemute, con sei cittadini su dieciche le considerano più gravi di

quelle fiscali e degli scandalifinanziari, secondo i risultati disondaggio Coldiretti e Swg(l’Istituto di ricerca fondato daRoberto Weber, ndr). Da qui l’im-portanza dell’intensificarsi deicontrolli antisofisticazioni, ne-cessari anche per far fronte –come ha fatto notare Coldiretti –al ritardo accumulato nell’appli-cazione della legge nazionale sul-l’obbligo di indicare in etichettal’origine di tutti i prodotti ali-mentari. «Il nostro obiettivo –continua il dg Lucisano - è anche

quello di correggere le compo-nenti psicologiche del consuma-tore, portato spesso a credereerroneamente che il prodottoconfezionato non sia artigianale:invece è proprio l’incarto, chedeve riportare tipologia, ingre-dienti e azienda produttrice, chegarantisce la qualità».Un luogo comune che però – fanotare Lucisano – è dipeso anchedal Consorzio, che non ha saputodiffondere in modo adeguato lacultura del prodotto, ma anche dauna latente mancanza di spirito di

cooperazione nel territorio: ragio-ne per cui, secondo Lucisano, imarchi collettivi al Sud hannopoco successo. Ecco perché la rin-novata strategia del Consorzio, cheopera su delega del Ministero dellePolitiche Agricole, è quella didistinguere il quarto marchio alivello nazionale per produzioneed il terzo tra i formaggi Dop italia-ni e diffondere la cultura del con-sumo slow, per valorizzare l’iden-tità storico-culturale del territoriodi un prodotto versatile per l’altaristorazione. Un’alleanza vincentesoprattutto se abbinata al mondodello spettacolo, che riposiziona ilprodotto in termini di riconoscibi-lità. Proprio lo scorso anno ilConsorzio omaggiò Lady Gagacon un enorme quantitativo dimozzarelle di bufala Dop. L’artistadi origine italiana non è la sola esti-matrice: come lei anche i calciatoriCavani, Messi, Boateng e tanti altripersonaggi dello star system.

Restyling del marchio con la nuova dirigenza

Con il regolamento numero 1107 del 12giugno 1996 la mozzarella di bufala cam-pana è stata iscritta nell’albo comunita-rio dei prodotti a denominazione di ori-gine protetta. Tale iscrizione stabiliscetutte le caratteristiche organolettiche emerceologiche derivate prevalentementedalle condizioni ambientali e dai metoditradizionali di lavorazione esistenti nellaspecifica area di produzione delimitata.Il latte di bufala è infatti più ricco di pro-teine, grassi e calcio totale, ed è comple-tamente privo di carotenoidi, il che con-ferisce al prodotto finito il tipico e unicocolore bianco porcellanato. La mozzarella di bufala campana, comestabilisce la modifica del disciplinare diproduzione, del 4 febbraio 2008, è pro-dotta esclusivamente con latte di bufala

intero frescoe crudo, e-ventualmentetermizzato opastorizzato,provenienteda bufale dirazza medi-terranea ita-liana allevatenel rispetto diapposite pre-scrizioni delMinistero. Il formaggio prodotto, per poter essereimmesso nel mercato, deve recare sullaconfezione il contrassegno rilasciatodall’Ente consortile, titolare della tutela evigilanza, su mandato dell’Organismo dicontrollo. Il contrassegno reca il numero attribui-to dall’Ente e gli estremi del regolamen-to comunitario con cui è stata registra-ta la denominazione stessa, a garanziadella rispondenza alle specifiche pre-scrizioni normative. Il logo della dop è rappresentato in altoda un sole rosso a raggiera, al centrodalla testa di una bufala in colore nero,in basso dalla scritta bianca “mozzarel-la di bufala” su uno sfondo verde, e inbasso dalla scritta “campana”, sempresul verde.

Perché Dop

Diffidatedelle

imitazioniIl disciplinare della dop “mozzarella dibufala campana” stabilisce che tale deno-minazione di origine sia riconosciutaesclusivamente al formaggio prodotto inalcune determinate aree geografiche. Della Campania sono incluse la provinciadi Benevento, con i comuni di Limatola,Dugenta e Amorosi, l’intero territoriodella provincia di Caserta, i comuni diAcerra, Giugliano in Campania, Poz-zuoli, Qualiano, Arzano, Cardito, Frat-tamaggiore, Frattaminore e Mugnano perla provincia di Napoli, e l’intero territoriodella provincia di Salerno. Sono inclusianche alcuni comuni del Lazio, dellaPuglia e del Molise, dove rientra la solaprovincia di Isernia con il comune diVenafro. Alcune di queste regioni rac-

c h i u d o n opaesaggi e o-pere d’artec o n s i d e r a t iveri e propritesori dalmondo inte-ro. Di recentel'Unesco haiscritto nelleliste del patri-monio cultu-rale dell'uma-nità la dieta mediterranea come stile divita e modello nutrizionale. La dietamediterranea si basa prevalentementesul consumo di alimenti di origine vege-tale alternati, nelle giuste quantità, adalimenti di origine animale, soprattuttolatte e formaggi e, proprio la mozzarel-la, ne è parte integrante. Questo lattici-no, infatti, è facilmente digeribile per-ché ha un ridotto contenuto di lattosio edi colesterolo, è un’ottima fonte di pro-teine ad elevato valore biologico e forni-sce un moderato apporto di grassi. Concirca 250 Kcal per ogni 100g di prodot-to mangiato, la mozzarella di bufalacampana è molto più dietetica di moltialtri derivati lattiero caseari ed è ottimaper la crescita dei giovani e il recuperodegli sportivi.

Proprietà nutrizionali

Un mustper chi

è a dieta

Il 2010 è stato un anno da record per lamozzarella di bufala campana dop. Le stime realizzate dal Consorzio per laTutela confermano che il 2010 si è chiusocon una crescita della produzione di oltreil 6% ed un incremento del fatturato allaproduzione del 12,5%. Questo successo èconfermato da artisti che, più volte,hanno dichiarato di provare una vera epropria passione per questo latticino che,secondo un’indagine, è anche il preferitodai più piccoli, terzo solo a parmigiano eformaggini. Lo scorso anno, durante lasua partecipazione al Festival di Sanremo,nel camerino dell’Ariston, l’attore Robert

De Niro ha trovatouna gustosa forni-tura di mozzarelledi bufala. Dopo ledichiarazioni deln u t r i z i o n i s t aGiorgio Calabrese,«la mozzarella dibufala campanaaiuta a prevenire iltumore al seno», il25 maggio 2011, alpranzo tra il presidente Usa Obama e ilpremier britannico Cameron, nel giardinodi Downing Street, le due first lady,Michelle e Samantha, hanno servito unaricca scelta di contorni accompagnati damozzarella di bufala. E anche il ministroRenato Brunetta, per la cena del suomatrimonio, fissata per il 10 luglio 2011 aRavello, ha espressamente richiesto unmenù a base di mozzarella e prodotti tipi-ci. Chissà che non siamo proprio noi cam-pani ad averla apprezzata tardi…

PASSIONE OLTRE CONFINE

Sempre più vipapprezzano la regina bianca

L’eccellenzache batte la crisi

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10 Domenica 22 aprile 2012 PRIMO PIANO

Pagina a cura diMARINA CAVALIERE

Giro d’affari della contraffazioneSecondo le stime, entro il 2015 si raggiungerà una cifra superiore ai 1700 miliardi di dollari

In tempi di crisi il lavoro si inven-ta, anche se questo a volte signifi-ca fare affari in maniera illegale.Lo sa bene chi per vivere, maanche chi ha il solo scopo di ali-mentare la malavita, si è dedicatoa un commercio che negli anni hapreso sempre più piede fino a farregistrare fatturati miliardari:quello della contraffazione. Econsiderando i numeri, il mercatodella falsificazione è tra quelli chenon conosce crisi: un commercioglobale che, secondo le ultimestime dell’Organisation for econo-mic cooperation and development(OECD), fa girare una cifra dicirca 250 miliardi di dollari, piùalta del prodotto interno lordo dialmeno 150 Paesi. Ma non è tutto: se si consideranoanche il valore del commerciointernazionale, della produzionee del consumo interni di ogni sin-golo Paese e della pirateria digita-

le, questa cifra raggiungerà entroil 2015 un valore superiore ai1.700 miliardi di dollari. Secondo gli esperti, siamo difronte a dati destinati a crescereperché la contraffazione haassunto negli anni aspetti semprepiù diversi, sia per quanto riguar-da i prodotti falsificati che i cana-li di distribuzione: se prima aessere riprodotti erano prevalen-temente beni di lusso, oggi sulmercato si trovano anche giocat-toli, medicinali, cibo, bevande,ricambi di macchine e moltoaltro. E se prima questa merceveniva distribuita soprattutto neimercatini dell’usato, nei negozicompiacenti o dai venditori am-bulanti, oggi si ricorre anche a

Internet e al commercio elettro-nico. E ovviamente c’è chi lo fameglio di altri e in questo ilnostro Paese non si smentisce:anche se l’Estremo Oriente è indi-cato come la fonte principaledelle contraffazioni (circa il 70%della produzione mondiale pro-viene dal Sud-Est), in Europal’Italia è il primo Paese perdimensione dell’industria delfalso, con un volume d’affariquantificato tra i quattro e i settemiliardi di euro. Il settore in cui sicopia di più è quello della moda(circa il 60%), il resto riguardagiocattoli, prodotti enogastrono-mici, orologeria, componentisti-ca, audiovisivo e software.E le conseguenze non si fanno

certo attendere: secondo le stime,questo commercio illegale è statola causa di 40 mila posti di lavoroin meno negli ultimi 10 anni e laperdita per il bilancio dello Statodi oltre 5 miliardi. Il Sud, con laCampania al primo posto, è laprincipale piattaforma logisticaper lo smistamento dei prodotticontraffatti. Le aree maggiormen-te interessate dalla produzione dimerci falsificate sono quelle del-l’hinterland napoletano, con par-ticolare riferimento ai “quartierispagnoli” ed alle zone di Ottavia-no, S. Giuseppe Vesuviano eTerzigno. Nel 2011, nella solaprovincia di Napoli, sono statisequestrati oltre 5 milioni di pezzicontraffatti e nei primi mesi del

2012 si è già superata la soglia dei2 milioni di articoli; nell`ultimobiennio sono state 2.900 le perso-ne denunciate per reati in materiadi contraffazione sul territorioregionale di cui 1.600 solo in pro-vincia di Napoli. Un fenomeno, quello della con-traffazione, non certo facile dastudiare, così vasto e controversoda rendere difficile a volte indivi-duarne le pesanti conseguenze. Ciha provato Rita Fatiguso, giorna-lista del Il Sole 24 ore, che nel suolibro “Le navi delle false griffe”,definisce la portata della contraf-fazione come «un campionario distorie che, talvolta, se non fosserotragicamente vere, sembrerebbe-ro inverosimili».

strumenti per le imprese e i cittadini. Inquesto percorso non manca la sensibi-lizzazione e il supporto all’utenza suirischi connessi al fenomeno con stru-menti ad hoc per seguire il cittadino el’impresa quali, per esempio, il call-cen-ter, principale filo diretto tra le impresee i consumatori con la direzione genera-le; l’utilizzo di Iperico, banca dati sullacontraffazione. Protocolli d’intesa mirati a mettere incampo soluzioni tecnologiche a favoredella tracciabilità e rintracciabilità deiprodotti e il monitoraggio continuodegli espedienti di falsificazione.

Sostenere la lottaalla contraffazionee promuovere latutela e la cono-scenza del sistemadi Proprietà In-dustriale:con que-sti due obiettivinasce il 1 gennaio2009 la Direzionegenerale per lalotta alla contraf-

fazione. Nel Paese del made in Italy èuna contraddizione che il mercato delfalso sia quello più redditizio, andandoa incidere negativamente sull’economiaitaliana e sulle marche che hanno fattola storia del nostro Paese. Per sostenerela lotta alla contraffazione, la direzionegenerale mira a definire le linee guida inmateria di politiche anticontraffazione,creare una rete di relazioni nel mondoimprenditoriale e istituzionale e oppor-re al fenomeno un insieme adeguato di

COME COMBATTERE IL FALSOObiettivi e stepper la tuteladei marchi italiani

«So di non rispettare la legge e ogni gior-no convivo con la paura di essere arresta-to, ma con questo lavoro faccio mangiarela mia famiglia». A parlare è Antonio, 51anni, nato e cresciuto a Ponticelli, quartie-re difficile di Napoli. Ha sempre vissuto dilavoretti: operaio, venditore ambulante,carpentiere senza mai riuscire a ottenere ilcosiddetto posto fisso. La crisi, poi, ha peggiorato la situazionema «io a casa avevo comunque mia mogliee i miei tre figli a cui dovevo dare da man-giare e non potevo permettermi il lusso distare fermo - racconta Antonio - così, ungiorno, un amico mi chiese se volevo ven-dere nei mercatini della città oggetti con-traffatti: borse, cinture, scarpe e accessori

vari delle migliori marche italiane». Cosìè iniziata l’avventura di Antonio nelmondo del mercato del falso, che aNapoli trova la sua capitale in Italia. Da lìa poco, di soldi ne iniziano a entrareparecchi a casa sua, almeno quanti nebastavano per vivere tranquillamente.«Gli affari sono andati sempre miglio-rando: dai mercatini sono arrivato a ven-dere ai negozi e alle boutique e intanto,come si dice a Napoli, imparavo ilmestiere e lo mettevo da parte. Quandoho capito che potevo muovermi anche dasolo, mi sono messo in proprio e ho crea-to il mio piccolo impero». Sono circa dieci anni che Antonio sidedica a tempo pieno a questa attività eoggi fa tutto da solo: dalla produzionealla vendita, grazie a una rete di contattiche gli ha permesso di diventare unpunto di riferimento nel panorama napo-letano. «Questo è un mercato che nonconosce crisi: avere un prodotto di unagrande marca praticamente uguale all’o-riginale fa gola a tutti e, bene o male, hosempre portato i soldi a casa». E il peri-colo? «Con quello faccio i conti tutti igiorni: se ho fatto tutto questo è statosolo per la mia famiglia, per far crescerebene i miei figli e garantirgli una vitamigliore della mia».

I produttori

«Un lavorocon cuivivere»

Ma chi sono quelli che comprano nelmercato del falso? Rispondono a deter-minate caratteristiche? Quali bisogniintendono soddisfare? Tracciare un pro-filo è impossibile, anche perché almenouna volta tutti lo abbiamo fatto. Ma gli studi parlano chiaro: esistonodelle distinzioni che permettono anchedi tracciare identikit diversi per acqui-renti differenti. Innanzitutto esistonodue canali di vendita della merce: unmercato primario ed un mercato secon-dario. Nel primo i falsi sono venduti aconsumatori ignari, che quindi vengonoingannati, mentre sul mercato seconda-rio l’acquisto del bene contraffatto è

assolutamente consapevole. La qualitàinferiore del bene viene accettata soloperchè si paga un prezzo minore. Capirele diverse implicazioni che convivononell’uno o nell’altro mercato è moltoimportante per comprendere i meccani-smi di impatto della contraffazione sul-l’economia. Per questo, gli studi pro-pongono una segmentazione dei consu-matori in tre categorie, ad ognuna dellequali sono associati comportamentidiversi in relazione alla merce contraf-fatta: i fidelizzati, che non acquistereb-bero mai un prodotto che non sia origi-nale. Sono quelli per cui il brand ha unforte valore emozionale e sono spintiall’acquisto dalla necessità di possederequalcosa di esclusivo e unico, cui spessoè associato un certo status symbol; idesiderosi, persone che avrebbero volu-to comprare, ma per motivi economicinon l’hanno mai fatto. Sono spinti acomprare prodotti per il loro design manon sono disposti a pagare il prezzo del-l’esclusività; gli indifferenti, persone cheacquistano prodotti originali ma che,per un certo prezzo più basso, sonodisposti a sostituirli con dei falsi. Nonhanno preferenze specifiche e sonoinfluenzati tanto dal brand quanto daldesign dei prodotti.

Gli acquirenti

Per tuttic’è un

identikit

L’Italia, in Europa, è tra le Nazioni più attivela Campania al primo posto nel mercato nero

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11Domenica 22 aprile 2012PRIMO PIANO

Pagina a cura diEMANUELA DE VITAIMMA SOLIMENO

Le vie del silenzio sono infiniteLa meditazione insegna a entrare in contatto con la propria dimensione spirituale

Capita talvolta che quando la serati metti nel letto, il frastuono dellagiornata continua ad echeggiarenella testa. Sirene di ambulanze, ilclacson di automobilisti sull’orlodi una crisi di nervi, le macchinedella fabbrica dove lavori. E poi siaffollano i pensieri, le preoccupa-zioni, le bollette, il mutuo dapagare e un lavoro da portare atermine, sempre che un lavoroancora ce l’hai. La nostra epoca potrebbe esseredefinita l’era del rumore, nonsolo misurata in decibel, maanche in ansia, stress, parcelledegli psicoterapeuti. C’è un momento in cui ognuno dinoi sente il bisogno di fermarsi,fare silenzio, ascoltare e ascoltarsi.C’è chi di questo pace ne ha fattouna parte fondamentale della pro-pria quotidianità, e chi invece siritaglia qualche ora durante lagiornata per rimettersi in contatto

con sé stesso.Da pochi decenni sono molto eser-citate nel mondo occidentale, mahanno una storia millenaria, lepratiche meditative della correnteHare Krishna dell’induismo.«Meditare – spiega Alberto, napo-letano di origine impiantato inToscana – significa fissare lamente. Si tratta, a mio avviso, diun’attività necessaria per esserelibero dalle ansietà della vita.L’obiettivo – continua – è elevarsial di sopra della piattaforma mate-riale e collocarsi a un livello piùalto, spirituale, che è quello liberodall’ansietà».La pratica consiste nelnominare i nomi di Dio concen-trandosi ad ascoltare la vibrazione

sonora: nel mondo, per moltemigliaia di anni, le persone hannoattribuito a Dio nomi differenti,come per esempio Krishna, Rama,Allah, Buddha, Jehovah. C’è poi chi, abbracciando la fede,ha scelto di rinunciare al mondoper coltivare la propria spiritualità.Nell’antichità la vita eremiticaera molto più diffusa, c’eranoaddirittura i monaci stiliti chevivevano su di una colonna, pre-gando e digiunando. Nel terzo millennio ci sonoancora dei luoghi dove, comeracconta suor Annamaria, ma-dre superiora del convento dellemonache redentoriste di San-t’Agata de’ Goti, «il silenzio è

importante perché è la dimen-sione in cui si ascolta Dio, si a-scolta sé stessi e la natura». Madre Annamaria racconta chequello di non parlare, chiudere icellulari o gli i-pod è uno deiprimi esercizi che suggerisce allegiovani che vivono qualche gior-no da loro in ritiro.«Io dico alle ragazze che vengonoqui - conclude - provate ad ascol-tare il silenzio e notate quello che vidice. Scoprirete qualcosa di nuovo,il battito del vostro cuore e vi met-terete così in contatto con la vostradimensione interiore, l’altra, quellasuperiore». Quella della vita diclausura è sicuramente una sceltaradicale, ma non è costrizione.

Come testimoniano le sorelle diSant’Agata con le loro attività, lacontemplazione non è fuga néegoismo, ma può essere anzi, aper-tura verso l’umanità, e pur essendouna realtà nascosta non è menoreale ed essenziale.Ovviamente, non c’è bisogno dichiudersi in un convento o di anda-re sette anni in Tibet per ritrovare séstessi. Non esiste una formula dellafelicità, e l’equilibrio e la serenitàsono così legati alla sfera personaleche per ognuno di noi esiste unastrada. La pace sul volto di Albertomentre con enfasi ci spiega ilMantra o il canto degli uccelli nel-l’oasi di Sant’Agata de’ Goti sembra-no però essere la dimostrazione cheuna cura al frastuono è possibile.

Dalle pratiche induiste di Hare Krishnaalla vita monastica, in cerca di se stessi

momenti di condivisione. Hanno persi-no allestito una foresteria per ospitare ledonne che sentono il bisogno di ritirarsiper qualche giorno e intraprendere uncammino interiore.Le suore hanno aperto anche una fine-stra virtuale sul mondo: su consigliodella Pastorale giovanile diocesanahanno creato un profilo su Facebook percomunicare gli incontri mensili e prova-re a entrare in contatto con i ragazzi.La giornata delle sei abitanti del mona-stero comincia all’alba, quando si riuni-scono al coro per recitare insieme le lodimattutine. Dopo la messa e la colazione

ogni sorella, come inogni piccola comunità,ha il suo compito: dallacucina alla segreteria,all’assistenza di una reli-giosa ultraottantenne. C’è anche una monacache ha la passione delricamo e da quando ilconvento ha aperto leporte, tiene dei corsi perle ragazze di Sant’Agata. Il pomeriggio è la partedelle giornata che ognisorella può dedicare alpersonale incontro conil Signore, alla medita-zione, alla preghiera,magari passeggiandoper il chiostro, tra came-lie e alberi da frutto.Il silenzio e il raccogli-

mento sono infatti una componente fon-damentale nella quotidianità delle mona-che: «L’aver scelto di allargare un po’ lemaglie della clausura – precisa madreAnnamaria – non ha sminuito il carismadella nostra scelta. Altri Ordini monasticisono più rigidi ma già nell’insegnamentodella nostra fondatrice Suor Maria CelesteCrostarosa, Gesù ha lasciato il cielo perdiventare uno di noi. Non perdiamo indignità lasciando la grata alle spalle, neacquistiamo in umanità».

Sant’Agata de’ Goti è un borgo moltovivo. Camminando per i vicoli del centrostorico si incontrano anziani che chiac-chierano degli eventi del paese ma ancheturisti che sono lì per fotografare unalocalità dove il tempo sembra essersi fer-mato. Le strade in ciottoli conduconoalla piazza centrale, il fulcro della vitacittadina ma anche il luogo dove tresecoli fa fu costruito il convento di clau-sura delle suore redentoriste, voluto dalfondatore dell’Ordine, Sant’ AlfonsoMaria de’ Liguori.In legno massiccio è il portone che lemonache hanno deciso di chiudersi allespalle. L’unico contattocon l’esterno avvenivaattraverso una ruota,risalente all’epoca dellafondazione. Un mona-stero che fino a pochianni fa era destinatoalla chiusura. Le pochesuore che ci vivevanoerano molto anziane eavevano bisogno di assi-stenza. Il destino diquesto luogo di silenziosembrava scritto: moltiprivati avevano messogli occhi sul convento,così grande e così ricco,da poter essere destina-to ad altri usi. Oggi laparola d’ordine è “estro-versione” che significaaccoglienza: le redento-riste non possono uscire, ma da tre annihanno scelto di togliere le grate che leseparavano dalla comunità di fedeli. «Ho pensato di far rivivere questa crea-tura da troppo tempo in letargo. Appenaarrivata ho cercato di cancellare via l’ab-bandono in cui versava la struttura, ope-rando delle modifiche. Una delle primecose è stato ridare vita al giardino per poifarlo visitare alle persone» racconta suorAnnamaria, la madre superiora.Organizzano incontri di preghiera, lec-tio divinae ogni settimana, e tanti altri

Convento di clausura a S. Agata de’ Goti

«Nell’aprire le porte,

ne acquistiamoin umanità»

Madre Annamaria è entrata in convento a 18anni. La mamma credeva che la sua fosseuna passione passeggera e che l’avrebbeabbandonata di lì a poco. «Sono sempre statauna ragazza vivace - racconta - mia sorellaera molto più assennata e determinata di me:decisi di seguirla nel convento di Scala, doveaveva scelto di ritirarsi dopo una delusioneamorosa». Suor Annamaria era una ragazzacome tante: andava in discoteca, usciva congli amici e si divertiva. Cresciuta in unambiente di credenti, viveva la religionecome un fatto naturale, ma poi, racconta:«Ho incontrato Cristo come una personaviva e ho sentito che questa sarebbe stata lamia strada. Ricordo mia sorella che facevaquesto esempio: “Quando andiamo al mare,non possiamo raggiungere il sole ma lui ci

riscalda e ci faabbronzare. Ionon posso toc-care Gesù maposso ab-bronzarmi didivino”».Due sorelle,due destini co-muni: Dru-siana, la mag-giore, e Anna-maria scelserola clausura. «Nei primi tempi, fu molto dif-ficile mettere un freno alla mia irruenza eabbracciare i precetti di obbedienza e sot-tomissione. Mia sorella fu il diaframma chemi rese più facile la vita in monastero. Lasua scomparsa, a soli 29 anni, fu per meuna dura prova da superare». Da tre anni,madre Annamaria è la superiora del con-vento di Sant’Agata de’ Goti e la sua vitascorre tra le mille incombenze e il rappor-to con le consorelle e con la comunità difedeli. «Oggi c’è una mentalità efficientista- spiega suor Annamaria - . Ha valore solociò che serve a qualcosa. Con la fede, cam-bia il paradigma. Abbiamo donato lenostre vite a Dio, senza chiedere tornacon-to. Una donna sceglie di partorire solo peramore. Io ho scelto di diventare unamamma spirituale».

Suor Annamaria

Sister actarriva

nel Sannio

Un’oasi di serenitànel cuore del paese

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12 SPECIALEDomenica 22 aprile 2012

Riscatto, ecco cosa significano leregate della America’s Cup WorldSeries per Napoli e i napoletani.Quando si apprese la notizia che sisarebbero disputate alcune garedel circuito legato alla CoppaAmerica, tutti avevano pensatoche era arrivato il momento dimettersi alle spalle gli episodi piùbrutti e tristi che hanno segnatonegativamente la storia della nos-tra città. Certo è difficile dimenti-care l’emergenza rifiuti, i disagi neiquartieri di periferia, la camorra,gli scippi ai turisti, la politica mar-cia e tutte quelle disfunzioniillogiche che si verificano solo nelcaos di questa strana, spaventosa,ma meravigliosa città.In questo temporale di vita napo-letana, la Coppa America è statoun raggio di sole che ha spazzatovia le nuvole nere, infatti, da quan-do è diventato certo che le regatesi sarebbero disputate, i napoletanihanno sentito che questa era l’oc-casione giusta per dimostrare almondo che l’immagine di Napolinon era quella dei rifiuti nellestrade, ma quella di una città chefinalmente era riuscita a liberarsidai tentacoli della vecchia politica.La nuova amministrazione comu-nale, guidata dal sindaco Luigi deMagistris si è impegnata moltoper portare in città questo evento,grazie anche all’aiuto e all’impeg-no dei rappresentanti delle altreistituzioni: Stefano Caldoro, presi-dente della Regione Campania,Luigi Cesaro, presidente dellaProvincia di Napoli, oltre al sup-porto e all’esperienza di PaoloGraziano, presidente dell’Unionedegli Industriali di Napoli, quelloche sembrava impossibile è diven-tato realtà.In genere i sogni per realizzarsihanno bisogno di tempo, quellodella Coppa America a Napoli nonne aveva. Inizialmente la kermessesi doveva svolgere nelle acque diBagnoli, sfruttando l’area dell’exItalsider per costruire il villaggiodei velisti ed ospitare gli hangarper le barche, le attrezzature e glistand, ma la colmata sulla spiag-gia, costruita per il vecchio im-pianto siderurgico, è ancora alta-mente inquinata, quindi peri-colosa per la salute dell’uomo, eradunque impossibile far disputare lìle regate. Questa situazione rischi-ava di far saltare tutto, era la metàdi dicembre 2011. L’accordo congli americani, per far disputare legare agli inizi di aprile 2012 c’era,ma mancava la location. Poi lasvolta, si decide di svolgere leWorld Series a via Caracciolo,nella cornice più emblematicadella città. L’idea soddisfa tutti,anche gli americani che a gennaio2012 effettuano l’ultimo soprallu-ogo e danno l’ok definitivo perl’inizio dei lavori.Il progetto è ambizioso e c’è entu-siasmo. La città cambierà volto,ma sono tutti convinti che ciò sianecessario per risollevare l’im-magine di Napoli. In tempi brevi sidovrà procedere alla costruzionedel villaggio nella Villa Comunale,predisporre l’area tecnica aRotonda Diaz, montare le gru perle barche, ampliare la scoglieraantistante Rotonda Diaz per per-mettere il riparo dei catamaraniAc45, ma proprio quest’ultimo

La competizione velica più antica del mondo sbarca a Napoli, il sogno diventa realtà

La folla invadeil lungomare di via Caraccioloper assistere alle regate

Tu vuo’ fà l’America’s CupA sinistra

un momento della garadi Luna Rossa Swordfish

sullo sfondo il Castel dell’Ovo

Sottoi catamarani Ac45 si danno battaglia

sulla linea d’arrivo

dettaglio, la scogliera, ha rischiatodi far saltare le regate. A metà febbraio, i lavori nonerano ancora partiti, perché laSoprintendenza ai Beni Culturalidi Napoli, guidata da StefanoGizzi, poneva all’attenzione che ilprogetto violava un vincolo postoproprio sulla scogliera che vieta ilsuo ampliamento. Bisogna ri-mandare il parere al ministero deiBeni Culturali, a fine febbraio ilMinistero scioglie la riserva: ilvincolo è superabile, perché lascogliera è temporanea e verràrimossa alle fine delle gare. Con ilparere positivo del Ministero nonc’è più alcun ostacolo, i lavoripossono partire.Agli inizi di marzo, comincia lacorsa contro il tempo, per conseg-nare l’area dove si svolgeranno lecompetizioni. La data di scadenzaè alla fine del mese, la macchinaorganizzativa, anche se partita inritardo riesce nell’impresa, grazieanche all’istituzione di una megaZtl e la chiusura al traffico di viaCaracciolo. La soluzione di de-viare il flusso delle auto, per con-sentire i lavori, fa storcere un po’ ilnaso alla cittadinanza che, neiprimi giorni dell’entrata in vigoredel dispositivo, si trova in estremadifficoltà per raggiungere i luoghidi lavoro.Arriva aprile, è tutto pronto,arrivano i primi hangar, le barchee si respira finalmente l’area delriscatto. Si vedono gli Ac45 in radadi fronte via Caracciolo, la seraprima del via, il mare è calmo e icatamarani sono illuminati dallaluce dei fari posizionati a terra,sullo sfondo c’è il Vesuvio e le lucidella città, con la luna che sbucada una nuvola a completare un’im-magine mozzafiato di Napoli,quella che finalmente i napoletanie tutto il mondo volevano vedere.L’inaugurazione a piazza Plebisci-to è una festa meravigliosa, anchese bagnata dalla pioggia.Sul palco ci sono le autorità, ivelisti più forti del mondo e “TheOld Mug”, il trofeo sportivo piùantico del mondo e per cui si com-pete in mare dal 1851, finalmenteun sogno che si realizza.Le regate finiranno, ma qualcosarimarrà ai napoletani che a decinedi migliaia le hanno seguite, da viaCaracciolo, Posillipo e Vomero.Rimane soprattutto lo splendidocolpo d’occhi dato dal lungomaresenza auto, invaso dai pedoni, cheha spinto l’Amministrazione co-munale a rendere definitivo il dis-positivo Ztl, adottato per i lavori ele gare, restituendo ai cittadini unpezzo importante della città, pri-ma invaso dal traffico.Quello che però rimarrà di più ainapoletani è la consapevolezza diaver finalmente voltato pagina,aver cominciato a risalire la china.Ci sono appuntamenti importanticome il Forum Internazionale del-le Culture nel 2013: un’altra sfidasignificativa, che possiamo vincerecome abbiamo fatto con la CoppaAmerica, coscienti del fatto che lastrada intrapresa è quella giusta.

I napoletani sulle scogliere come allo stadioRegate viste da decine di migliaia di spettatori

A prendere parte alleregate, sono stati setteteam:-“Artemis Racing”, per il “The Royal Swedish YachtClub” uno dei più vecchi al mondo. Skipper: TerryHutchinson. La particolarità: a capo del progetto c’èil leggendario Paul Cayard.-“China Team”, per il: “Mei Fan Yacht Club”. Skipper:Fred Le Peutrec. La particolarità: seconda parteci-pazione per un team cinese, il progetto è stato realiz-zato in Cina.-“Emirates Team New Zealand”, per il “Royal NewZealand Yacht Squadron”. Skipper: Dean Barker. Laparticolarità: partecipano dal 1987. Hanno vinto iltrofeo due volte: nel 1995 (strappandolo agli ameri-cani), nel 2000 (a Aukland contro l’italiana LunaRossa).-“Energy Team”, per lo “Yacht Club de France”.

Skipper: Yann Guichard.La particolarità: l’e-

quipaggio ha dimistichezza con i multi scafi.-“Luna Rossa Challenge 2013”, per il “Circolo dellaVela Sicilia”. Skipper: Massimiliano Sirena. La parti-colarità: prima apparizione per Luna Rossa, che aNapoli, è arrivata con due barche: “Swordfish”, timo-nata da Paul Campell James e “Piranha”, condotta daChris Draper.-“Oracle Racing Team Usa”, per il “Golden GateYacht Club”. Skipper: James Spithill, ultimo vincitoredel trofeo. La particolarità: essendo il Defender nonprenderanno parte alla Luis Vuitton Cup, anche lorosono a Napoli con due barche.“Team Korea”, per il “Sail Korea Yacht Club”. Skipper:Natahn Outteridge. La particolarità: nessun membrodell’equipaggio è coreano.

I team in gara

L’evento è la stradache può portare

alla crescita turisticaed economica

di tutta la regione

Pagine a cura diDAVIDE SAVINOPIETRO ESPOSITO

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13SPECIALE Domenica 22 aprile 2012

La città riscopre le sue meraviglie: parla la gente

«Wonderful».Vale più dimille parole ilcommento diJohn, giovaneamericano delRhode Island.La vela è unasua grandepassione, grande tifoso di Oracle,il team americano che detiene iltrofeo, e di James Spithill, lo skip-per neozelandese che ha portatola squadra alla vittoria. «Mi tro-vo a Napoli in vacanza - dice -sapevo dell’evento e ho fatto inmodo di far conciliare le mie ferie.Mi piace questo sport, anche aluglio queste regate saranno vici-ne». Già, perché l’ultima fasedelle World Series 2012 si svolgeràproprio nel Rhode Island, aNewport. Non resta che sperareche Napoli rimanga “wonderful”.

L’AMERICANO

«Wonderful, what else?»

Zaino in spallaper la classicavacanza on theroad. Monicaviene dallaSpagna, unodei suoi sogniera quello divisitare Napolie l’ha realizzato. «È ancora piùbella di quanto mi aspettassi - dice-. e quest’evento l’ha resa lucente.Certo, alcune zone come la stazio-ne non mi sono piaciute molto, maquesto scenario è davvero incante-vole». Ha visto la città per la primavolta senza auto e il mare sembraancora più vicino, senza quella”autostrada” che divide i palazzi ela riva. «L’impressione che hoavuto - continua - è splendida.Non ho visto spazzatura, fortuna-tamente non ho dato credito a chimi sconsigliava di venire».

LA SPAGNOLA

«Panoramasplendido»

«C'è stato unflusso di turi-sti maggiore emolti napole-tani sono ri-masti qui aNapoli perassistere all’e-vento, cometestimoniato dalla grandissimaaffluenza di Pasquetta, quindil’America’s Cup ha giovato a chiorganizza gite, escursioni. Adogni modo è stata una vetrina el’aria internazionale fa semprebene». Il punto di vista delleagenzie di viaggio viene offerto daFederica Di Franco, titolare di“Partenze in Corso”, al corsoUmberto I a Napoli. «Ha fruttato- continua - solo alle agenzie e aitour operator inseriti nelle istitu-zioni. Si poteva utilizzare l’eventoper allargare la visita alla città»

L’AGENZIA

«Una vetrinainternazionale»

«Va bene l’A-merica’s Cup,ha fatto un’ot-tima pubbli-cità, ma c’èqualcosa dar i v e d e r e » .Carla Calce èuna cittadinanapoletana, una madre che nonha mai risparmiato l’impegnocivico. «Anche la Ztl - dice anco-ra - non può esistere se non c’èun’adeguata rete di trasporti pub-blici in grado di garantire lamobilità a tutti». Questo dellazona a traffico limitato è un argo-mento sulla bocca di molti, lacittà si è praticamente divisa trafavorevoli e contrari, visti i pro-blemi dei trasporti. «Vorrei che lestesse energie messe in campo -conclude - siano impiegate ancheper altre zone della città».

LA MAMMA

«Trasportida rivedere»

«L'arrivo del-l 'A m e r i c a ' sCup - diceLucia Barile,s t u d e n t e s s a24enne - hariversato tra lestrade un tur-binio di perso-ne. Napoli è così non finisce maidi stupire, di dare il meglio di sèproprio quando hai smesso dicrederci». La Coppa America èentrata nel cuore di napoletani enon, ogni giorno ormai da duesettimane il lungomare di ViaCaracciolo chiusa al traffico perl'evento, accoglie migliaia di per-sone unite dal comune desideriodi Vivere la città. «La Sirena chea lungo ha riposato - conclude -esprime come non mai la sua bel-lezza, manifestata con il silenziorotto dalle onde del mare».

LA STUDENTESSA

«È tornatala bellezza»

I lavori eseguiti per poter disputarele regate nello specchio d’acqua delGolfo di Napoli hanno portato auna piccola rivoluzione: la chiusu-ra, probabilmente permanente, divia Caracciolo. Tutti quelli chefanno jogging, hanno ora a disposi-zione uno spazio più ampio e sicu-ro, vista l’assenza di auto o altri vei-coli. «È davvero fantastico - com-menta Stefania Casale, assiduasportiva -. Possiamo stare qui intutta tranquillità e ci sentiamoanche più sicuri con questi nuoviriflettori che hanno installato».Quelli di cui parla Stefania, sonoalcuni nuovi lampioni con farisistemati per una visuale più sugge-stiva del viale e dello specchio d’ac-qua. Novità che ancora non si sa seresterà anche dopo le World Series,i napoletani sperano proprio di sì.

«Uno spazioriconquistato»

«È migliorata la qualità di questiposti, adesso vediamo il mare nonsentiamo più i clacson delle auto inseconda fila». Elisa Del Vecchiogestisce il Vanilla Cafè, uno dei bar,affianco ai tanti ristoranti, delLungomare. «La gente comincia adabituarsi - rivela -, man mano ven-gono anche di sera, momento incui abbiamo perso molti clienti. Incompenso, però, a pranzo c’è statoun vero boom». Per lei la chiusuradel tratto di strada è stato un espe-rimento positivo, magari da ripete-re in futuro. «Potrebbe andarebene - dice - per l’estate, sarebbemolto più piacevole farsi una pas-seggiata qui e poter godere del ma-re e del panorama meraviglioso chepossiamo vantare. Vedremo comeandrà, a me questa ventata dinovità è piaciuta molto».

«Finalmente vedo il mare»

«Diciamo che all’inizio è statadura, ma adesso pare che ci stiamoabituando». La Ztl per i residentidi Chiaia è stata un bel cambia-mento, ma a sentire la signoraAnna le cose sembrano migliorare.«Per me va anche meglio - dice -perché ho sempre preso i mezzipubblici e ora c’è meno traffico».Seduta su un’autobus della nuovalinea Chiaia Tender Bus, istituitaproprio questo periodo, la signorasembra godere delle strade menotrafficate. «Quasi tutte le mattine -dice - mi reco a piazza del Mu-nicipio, fino a poco tempo fa cimettevo il doppio del tempo, orac’è anche una linea in più. Vorreiche rimanesse sempre così».Sorriso sul volto e scarpe nuoveper affrontare le sue passeggiate.

«Io una fandella Ztl»

«La prima settimana siamo statifermi, poi la combinazione traPasqua e l’America’s Cup ha por-tato tantissima gente. Pasquetta èstata un successo pari alla prima“notte bianca”». A parlare è Mi-chele Silvestri, titolare con Fran-cesco Palermo del ristorante “An-tica Latteria” in vico II Alabar-dieri. Un posto che trovandosiall’interno di Chiaia è un puntodi riferimento per molti graziealla sua cucina. Dopo Pasquettac’è stato un calo - continua -, sisono visti piccoli gruppi di turisticome in altri periodi dell’anno.Noi ristoratori non sappiamocosa succederà ora dopo le regate,temiamo la Ztl perché molticlienti vengono in auto e potreb-bero scoraggiarsi. Non possiamopuntare solo sui giovani».

LA BARISTA

LA PODISTA

IL RISTORATORE

«Un successoa Pasquetta»

LA RESIDENTE

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14 Domenica 22 aprile 2012 SOCIETÀ

Sarebbe bello non doversi sveglia-re all’alba, prepararsi in fretta pernon fare tardi e aspettare alla fer-mata il solito autobus. E per di più,tutto questo ripetuto ogni giorno.Sarebbe il massimo avere qualcu-no che ti viene a prendere fin sottocasa, e che divide con te anche isoldi della benzina e magari l’ansiaper un esame. Niente più alzatac-ce, niente più corse sotto la piog-gia, niente più viaggio tipo sardi-na, uno addosso all’altro, dentropullman soffocanti e soprattuttoniente più controllori. Ebbene, aFisciano si può! Non è uno scherzo! Stiamo par-lando di “Carpooling”, un pro-getto creato ed organizzato da“Salerno mobilità”, che permet-terà a tutti gli studenti diSalerno e provincia che devonorecarsi al Campus di dividere ilviaggio e le spese con altriragazzi. Il risultato? Ridurre icosti e fare nuove amicizie.A presentare la geniale idea,mercoledì 4 aprile, nel bar dipiazza del Sapere, il RettoreRaimondo Pasquino, il sindacodi Salerno Vincenzo De Luca eMassimiliano Giordano, presi-dente di “Salerno mobilità”.La cerimonia inaugurale, allaquale erano presenti studenti egiornalisti, è stata trasmessa indiretta da “unisound webradio”,che ha registrato ogni singolointervento, consentendo, poi, achi lo volesse, di riascoltare l’in-tera conferenza sul sito uni-sound. L’idea di “Carpooling”parte da Mario Raiola, elaborato-re del progetto “Mercurio”, e dalsuo staff, qualche anno fa, maall’epoca l’Università non era

Il sindaco De Luca alla presentazione di “Carpooling”: gli studenti dividono la macchina per arrivare al Campus

province campane», queste leparole del Rettore Pasquino. Eproprio il sindaco di Salerno èsembrato il più fiero sostenitore diCarpooling perché «è una dellenumerose iniziative che contribui-scono a fare di Salerno una cittàeuropea». È infatti il Nordeuropala regione dov’è nata e si è diffusaquesta pratica di viaggiare insie-me. Ma anche negli Stati Uniti glistudenti dei più importanti collegedividono la macchina per recarsiall’Università.Il sistema, poi, è semplicissimo.Basta iscriversi al sito internetdell’università, inserendo i propridati anagrafici e il proprio nume-ro di cellulare per essere contatta-tati. Una volta verificate le cre-denziali di ogni persona e divisogli studenti tra quelli che mettonoa disposizione la macchina equelli che invece sono a piedi,uno stradario interattivo provve-de a creare dei percorsi per met-tere insieme i ragazzi che abitanovicino. Il sistema rintracceràautomaticamente le persone checondividono le stesse esigenze eprovvederà ad avvisare tutti viasms. I passeggeri dovranno versa-re un picccolo contributo allespese di viaggio di un euro diret-tamente all’autista. In più, gliutenti possono segnalare even-tuali comportamenti scorretti deipropri compagni di viaggio, chese perpetrati comportano l’esclu-sione dal sistema.Proprio nel momento più criticodel trasporto pubblico, con larecentissima chiusura della Cstp,con tutte le conseguenze negativeche porta con sé, inizia la nuovaavventura di “Carpooling”. E allorabuon viaggio a tutti!

Viaggiare insieme conviene

ancora pronta per una cosatanto ambiziosa. Oggi, finanzia-ti dal ministero delle Politichegiovanili, hanno ottenuto i fondiper metter in atto il progetto cheè patrocinato dalla Provincia edal Comune di Salerno. Il siste-ma non pretende di sostituirsi altrasporto pubblico, anche per-ché non ne sarebbe in grado, masolo di accompagnarlo.«Grazie alla collaborazione delsindaco De Luca riusciremo consuccesso a far decollare l’iniziati-va che conferisce ulteriore presti-gio al nostro Campus. Ma nonfinisce qui, perché abbiamo l’in-tenzione di allargare il servizioanche agli studenti delle altre

Raimondo Pasquino: «Vogliamo allargare l’iniziativa a tutte le province campane»

Facoltà di Medicina:eleganti mini alloggi

Lo storico edificio dal Comune all’Ateneo

Palazzo Barra, a Lancusi, ospiterà docenti e giovani universitariL’antico Palazzo Barra, aLancusi, storico insedia-mento della ottocentescafabbrica d’armi Reale ma-nifattura dei Piastrinai, èora la sede dei nuovi allog-gi per gli studenti di Me-dicina dell’Università diSalerno. L’inaugurazione èavvenuta il 6 aprile in piaz-za Regina Margherita, allapresenza del Rettore Rai-mondo Pasquino, del sin-daco di Fisciano TommasoAmabile e del presidenteAdisu Antonio Piccolo.Proprio quest’ultimo hadichiarato: «Data la vici-nanza con la facoltà diMedicina, le residenze sa-ranno destinate preferibil-mente a studenti e docentidi quella facoltà, mentrealcuni locali sono statiassegnati a studenti stra-nieri per favorire lo scam-bio culturale. I costi sonodi natura sociale, circa200-250 euro mensili, in-clusi tutti i servizi e leutenze». Sempre AntonioPiccolo ha firmato unaconvenzione per sottopor-re a visita medica gli stu-denti stranieri.L’edificio, prima di pro-prietà del Comune, è statoaffidato all’Ateneo, che nonha alterato le sue caratteri-

Raimondo Pasquinoinaugura le nuove residenze

per la Facoltà di Medicina:alla sua destra

Antonio Piccoloe alla sua sinistra

Tommaso Amabile

stiche originarie, che nefanno un monumento stori-co. I mini alloggi che ospite-ranno ventiquattro studenti,tra cui due portatori di han-dicap, sono dotati di cucinae bagno e si vanno ad

aggiungere ai 234 posti delleresidenze universitarie delCampus e alle 82 unità dellacasa dello studente in loca-lità Sava di Baronissi. Ora siaspetta solo il completa-mento del secondo lotto di

residenze universitarie con240 posti letto, mentre ilComune si è impegnato arealizzare altri 240 posti aDonica.Nel mirino dell’Universitàc’era anche il convento di

San Michele, nel centro sto-rico di Salerno. «Era unsogno, quello di ampliareancora di più il numero deiposti letto anche nel capo-luogo. La trattativa con ilComune di Salerno è andata

avanti per dieci anni, dal2000 al 2010, ma i costi ele-vati per la manutenzione egli scarsi collegamenti, ag-giunti alla mancanza di par-cheggio, hanno fatto tra-montare il progetto. Nean-che l’idea del ristorante sera-le e delle sale d’intratteni-mente è decollata», ha dettoil Rettore Pasquino. La gior-nata d’inaugurazione è ser-vita anche per parlare delprogetto “People Mover”,che prevedeva il collega-mento dal campus di Fi-sciano a quello di Baronissi.Progetto che non è stato maiconcretizzato dall’assessoreregionale ai Trasporti SergioVetrella. È polemico il tonodel Rettore quando velata-mente accusa Sergio Vetrelladi incompetenza, per avereabbandonato un progettoche avrebbe sicuramentemigliorato il territorio. «Cipenserà ora il gruppo del Pdin Provincia a inserire“People Mover” nelle operedi importanza strategica delPiano territoriale di coordi-namento provinciale», hacommentato Pasquino.

Pagina a cura diASSUNTA LUTRICUSO

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15SOCIETÀ Domenica 22 aprile 2012

Due occhi che brillano di entu-siasmo, e un sorriso che trasmet-te allegria. È il ritratto di una gio-vane vita spezzata nella lontanaCina, quello di Assunta Liguori:per tutti, semplicemente Sissy.Solare, spontanea e appassionatadi viaggi. «Il mondo era sempretroppo piccolo per lei, che piùvedeva e più voleva vedere». Cosìla descrive il parroco diCasandrino, il piccolo comunedell'entroterra napoletano dalquale proveniva. Giovane studentessa di lingueall'Università l'Orientale, Sissyaveva un sogno nel cassetto: intra-prendere la carriera diplomatica.Solo tre esami la separavano dallatesi. Il 20 luglio del 2011 era parti-ta insieme con l'amico GiovanniPan per Shanghai, dopo aver vintouna borsa di studio per approfon-dire la conoscenza della linguacinese alla "Sisu - InternationalStudies University".La ragazza avrebbe dovuto tra-scorrere 45 giorni nell'EstremoOriente: il destino gliene ha con-cesso solo uno. Il 23 luglio, su unviadotto nei pressi di Wenzhou, iltreno ad alta velocità sul qualeviaggiava si è schiantato a 350 chi-lometri orari contro un altro con-voglio che era fermo da oltre 20minuti sullo stesso binario.«Avaria provocata da un fulmi-ne», si sono giustificati i funzio-nari delle ferrovie. In seguitoallo schianto il treno ad altavelocità è deragliato, e quattrocarrozze sono precipitate nelfiume sottostante. Ad oggi, resta un mistero il nume-ro delle vittime: secondo le auto-rità di Pechino 43, ma secondo laRete sono almeno 400. Sissy è l'u-nica europea morta nel disastroferroviario: eppure, la notizia del

Assunta Liguori morì un anno fa in un disastro ferroviario a Wenzhou I genitori accusano: «Una congiura del silenzio impedisce la scoperta della verità»

In Cina, invece, il Governo hasubito tentato di nascondere agliocchi dell'opinione pubblica mon-diale la notizia dell'immane trage-dia. Due ore dopo lo schianto, deitreni ad alta velocità non eranorimaste neanche le lamiere dafotografare: rimosse in tutta frettaper ordine dei burocrati diPechino. Tutto pur di non inqui-nare l'immagine di iperefficienzadel Dragone. Ma dietro la scomparsa di Sissy sinascondono tanti misteri, ancoratutti da chiarire. Non a caso, cin-que mesi dopo, l'ex ministro delleFerrovie cinesi e altre 53 personesono state incriminate con l'accu-sa di aver intascato tangenti pervelocizzare il progetto della TavHangzhou-Wenzhou, costruita atempo di record, e senza il rispet-to delle norme di sicurezza.Anche la dinamica di uno dei piùdiscussi e gravi incidenti ferrovia-ri della storia cinese non è maistata oggetto di indagini ap-profondite. Ai parenti delle vitti-me è stato imposto il veto su que-sta oscura vicenda, di cui nessunoparla, temendo per la propria vita.Ai genitori di Sissy, subito dopo ilriconoscimento della salma, i fun-zionari orientali avevano offertouna valigetta con 915 mila yuan,circa 100 mila euro, a patto chenulla sarebbe dovuto uscire dallemura dell'obitorio. Una propostache Pasquale Liguori ha respintocon orgoglio e decisione. Oggi combatte la sua battaglia perla verità. Per Sissy che cercava lavita, e ha trovato invece la morte.

Sissy, il “giallo” cinesesuo decesso in Italia è passata insecondo piano. Agli occhi deigiornalisti, ha avuto il torto dimorire lo stesso giorno delle stra-gi compiute in Norvegia dal terro-rista Anders Breivik. Anche le autorità del nostro Paesehanno abbandonato i genitori diSissy al loro dolore, a cominciaredalla più alte cariche dello Stato.Solo il 19 settembre, a 58 giornidalla sciagura, il Presidente dellaRepubblica Giorgio Napolitanoha trasmesso un messaggio dicordoglio alla famiglia della ragaz-za, tramite l'ambasciatore StefanoStefanini. Quando la salma diAssunta è stata rimpatriata il 4agosto, con un volo cargo diretto aZurigo e da qui rispedita a Romacome un pacco postale, nessunesponente del Governo italiano laattendeva all'aeroporto. Pasqualee Giuseppina Liguori hannodovuto spendere 27 mila euro perriportarsi a casa la loro figlia edarle sepoltura nel cimitero diNapoli.

L’ultima volta che ha potu-to vederla era dentro unabara. Dal coperchio diplexiglas si scorgeva appe-na il volto. «Mia moglie eio siamo riusciti a dire sol-tanto: “È lei”». PasqualeLiguori, 50 anni, è un agen-te di commercio. Va in giroper la Campania a venderebomboniere. Insieme conla moglie Pina Mannaporta al collo un ciondolo,con la foto smaltata diSissy. È l’unico ricordo chehanno della giovane figliamorta nel disastro ferro-viario in Cina dello scorsoluglio. «Fui informato del-l’accaduto a distanza di 12ore: il nonno di Giovanni, ilragazzo che era con miafiglia, ha saputo dell’inci-dente e lo ha detto allafamiglia in Italia». Poi, letelefonate alla Farnesina:«Nessuno sapeva niente.Solo alle 7 del giorno dopoè arrivata la comunicazio-ne: “All’80 per cento è lei”».Pasquale ne è sicuro: non siè trattato di una fatalità. «Èun omicidio di Stato di cuinessuno vuole parlare.Anche il nostro Governotace: l’unico che mi è stato

vicino è il sindaco di Napoli,De Magistris. Si è impegna-to a far ristrutturare il teatrointitolato a mia figlia allaSanità, per tenere in vita lasua memoria». Pasquale haanche donato al primo cit-tadino una scarpetta daballo di Sissy, che stava perdiplomarsi in danza classicae moderna. «L’altra è custo-dita in una teca, gliela darò aristrutturazione avvenuta.Mia figlia amava questoquartiere. Se avrò il risarci-mento dallo Stato cinese,una parte la metterò per ilteatro, affinché possanocrescere le attività destinateai ragazzi. L’altra metà è permia figlia Federica, che ha19 anni e voglio far studia-re». Attraverso l’associazio-ne “Sissy continua a sorri-dere”, Pasquale lotta per la

giustizia. «Il 19 maggio,per il primo compleannodi mia figlia da quando nonc’è più, faremo una fiacco-lata. Vorrei creare ancheun giornalino e un info-point. La verità non dev’es-sere taciuta».

Il dolore del padre Un teatro nel quartiere diTotò, nato nel ricordo diSissy Liguori. È il frutto diun’iniziativa portata avanticon tenacia dai giovanidell’Accademia della Sa-nità, diretta dall’attore eregista Vincenzo Pirozzi. Ilprogetto scaturisce dallacollaborazione tra l’asso-ciazione culturale “Sott’oponte”, presieduta da Pi-rozzi, e l’associazione “Sissycontinua a sorridere”, fon-data da Pasquale Liguori, ilpapà della giovane studen-tessa vittima di un inciden-te ferroviario in Cina. «Ilnostro obiettivo - spiegaPirozzi - è quello di dar vitaad un centro di cultura e diarte, un’occasione per ilriscatto e la speranza».Nella chiesa dell’Imma-colata e San Vincenzo, cheda 5 anni non è più adibitaal culto dei fedeli, i giova-nissimi allievi si incontranoogni giorno. L’Accademiaconta circa 110 iscritti: trale attività portate avanti,corsi di teatro e cinemato-grafia, una scuola di danzae un centro per il recuperoscolastico. Una vera fucinadell’arte, dunque, ma anche

un luogo di ritrovo per itanti minori a rischio.«Siamo qui da dieci anni,nonostante le difficoltà dinatura economica, dopo checi è venuto a mancare ilsostegno del Banco diNapoli per l’Infanzia. Spero- aggiunge Pirozzi - che inostri ragazzi abbiano lapossibilità, grazie alle istitu-zioni, di portare il lorotalento anche al di fuori delquartiere». Il 24 febbraioscorso, per l’inaugurazionedel teatro, il sindaco diNapoli Luigi De Magistrisha assistito alla messa inscena di “Romeo cuGiulietta”. Una rivisitazionein dialetto della celebreopera shakespeariana, dovei Montecchi e i Capuletisono due famiglie camorri-ste al centro di una sangui-

nosa faida, in cui l’amoretra i due giovani alla finetrionferà. Lo spettacolo èstato dedicato a Sissy, e perl’occasione il primo cittadi-no ha garantito il suosostegno alle iniziativefuture dell’Accademia.

Il teatro al rione Sanità

«Una speranza per i ragazzi»

Pagina a cura diSIMONE SPISSO

«Un delittodi Stato»

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16 TERRITORIODomenica 22 aprile 2012

“La storia siamo noi, nessuno sisenta escluso” canta De Gregori,per ricordare a chiunque soffris-se di memoria corta che i segnidel passaggio dell’uomo in uncerto senso ci appartengono,proprio perché facciamo partedella Storia che rappresentano edi cui sono pregni.Tale consapevolezza sembra trop-pe volte smarrita, nelle istituzionicome nella gente comune. I crollinegli scavi di Pompei, la messaall’asta della Reggia di Carditello oil generale disinteresse per laReggia di Quisisana a Castellam-mare sono solo alcuni degli esem-pi di una grave superficialità nelconsiderare e valorizzare i veritesori del nostro territorio. In par-ticolare per quanto riguarda la exresidenza borbonica, parlare didisinteresse è un eufemismo. La Reggia di Quisisana nella sualunga storia ha spesso conosciutofortune alterne, passando da pe-riodi di fasto e splendore a fasi didecadenza e di fatiscenza. Negliultimi anni l’attenzione verso lastruttura sembrava essersi riacce-sa, ma dopo un lungo restauro,cominciato nel 2002 e terminatolo scorso anno, la Reggia non haancora trovato una funzione verae propria che permettesse di esse-re pienamente utilizzata.Ad un anno dalla fine dei lavori direstauro la Reggia non è ancoraaperta al pubblico, mentre è visita-bile il parco. Ma alle associazioniculturali della città questo nonbasta e chiedono che Quisisana siadisponibile per tutta la cittadinan-za. «Ci sono state solo alcunemanifestazioni, tra cui una fieraper abiti da sposa, ma sono statieventi sporadici – raccontaGianpaolo Valitutti, presidentedell’associazione Idea Città – nonsiamo contrari per principio all’u-tilizzo della Reggia da parte deiprivati, ma non vogliamo che que-sti siano l’unica via di accesso allastruttura». A permettere i lavori di restauro diQuisisana sono stati i circa 19milioni di fondi stanziati dal Cipea seguito della firma di un proto-collo d’intesa tra Regione Cam-pania e il ministero per i Beni e leAttività Culturali. Al centro del-l’intesa tra le istituzioni c’era l’ac-cordo per avviare all’interno dellaReggia una sede distaccata del-l’Istituto superiore per la conser-vazione e il restauro, oltre che lariapertura del museo archeologicodi Stabiae e dell’Antiquarium sta-biano, che conta circa 8000 reper-ti e affreschi provenienti dalle villeromane ed è chiuso per inagibilitàdal 1997. Anche il grave disinteresse verso ireperti romani allarma le associa-zioni culturali. «Non è possibileaccantonare reperti e affreschirisalenti all’VIII secolo a. C. indegli scatoloni – lamenta il prof.Giuseppe Di Massa, presidente delCentro di Cultura e Storia deiMonti Lattari – si tratta di pezzipregiati, che sono stati apprezzatiin numerose mostre in tutto ilmondo, ma non possono essere adisposizione dei cittadini diCastellammare».

Quisisana, dimora estiva dei Borbone a Castellammare di Stabia, tenta di rinascerePolemiche tra ritardi e fondi bloccati, le associazioni: «No a una nuova Carditello»

Terminatii lavori,

la strutturaospiteràl’Istituto

di restauro e un museo

La preoccupazione delle associa-zioni culturali è che, in una con-giuntura economica di crisi, i teso-ri culturali della città venganodimenticati, anche per questaragione l’associazione Idea Cittàha recentemente scritto anche alministro dei Beni Culturali Orna-ghi, vista la sua recente visita allaReggia di Carditello e la sua atten-zione verso il territorio: «Abbiamoapprezzato l’interesse del ministro

per il territorio e per questa ragio-ne l’abbiamo invitato a visitareQuisisana».L’amministrazione comunale diCastellammare, però, fa sapereche l’attenzione verso Quisisanaè altissima: «Il progetto che pre-vedeva l’avvio della Scuola direstauro all’interno della Reggia èancora in itinere – spiega l’asses-sore alla Cultura del Comune diCastellammare di Stabia AntonioCoppola – la realizzazione èstata ritardata sia dal ritardo diconsegna dell’immobile dopo ilrestauro, sia per il blocco deifondi regionali». Il Comune sem-bra quindi del tutto intenzionatoa realizzare pienamente il proto-collo, istituendo nella Reggia,oltre alla sede dell’ISCR, anche lafacoltà di Turismo per i beni cul-turali dell’Università Suor OrsolaBenincasa e un master in Eno-gastronomia. «Ci teniamo molto alla realizza-zione del progetto e speriamo dipoter cominciare già per il prossi-

mo anno accademico – concludel’assessore Coppola – inoltreabbiamo in cantiere tutta una seriedi iniziative, come il QuisisanaJazz Festival o anche il Festival dicanto lirico Città di Ercolano amaggio, che vedrà la Reggia prota-gonista di alcune serate».

La Reggia vista dall’alto

«Il progettoè ancora in itinere,abbiamo

incontrato numerosedifficoltà»

La Reggia tra crisi e nuova vita

A sinistra,l’entrata della Reggia

di QuisisanaIn basso,

il parco

Una storialunga

nove secoliAffacciata sul mare dalle collineche circondano Castellammaredi Stabia, le prime testimonian-ze della Reggia risalgono al1200; quando Carlo II d’Angiòguarì da una grave malattia nelladimora stabiese e pronunciò lafrase “Qui si sana”, battezzandoinvolontariamente la località.Durante la dinastia degli Angiòla struttura venne notevolmenteampliata, ma a partire dal 1483cominciò la prima grande fasedi decadenza della Reggia. Laproprietà passò tra diversi nota-bili fino al 1541, quandoCastellammare divenne feudodella famiglia Farnese: inutiliz-zata e non curata, Quisisanacadde in rovina.Della Reggia e delle sue fortunesi perde traccia fino ai Borbone:dalla crisi in cui era caduto, ilpalazzo conobbe sotto Ferdi-nando IV il suo massimo perio-do di splendore. Tra le sue centostanze e il parco, dove vennerocostruite quattro fontane ediverse statue, Quisisana arrivòa 49.000 metri quadrati di strut-tura abitabile.L’Unità d’Italia vede passare laproprietà prima in mano aiSavoia, poi al Demanio delloStato, al Comune di Castellam-mare e infine ai privati: nel 1898all’interno della Reggia venneaperto un albergo, che risultòchiuso già nel 1902. Dopo averospitato per un breve periodo ilCollegio dell’Annunziata diNapoli, nelle due Guerre Mon-diali la Reggia venne adibita aospedale militare, poi di nuovoad albergo fino a metà degli anniSessanta, quando venne defini-tivamente chiuso. Comincia così un nuovo perio-do di fatiscenza della Reggia:completamente abbandonata,segnata da diversi crolli dopo ilterremoto del 1980 e spessoteatro di numerosi atti vandalici,Quisisana ha vissuto una lungadecadenza, a cui si è deciso dimettere fine con i lavori direstauro, iniziati nel maggio2002 e terminati nel 2009. Sulfuturo della struttura sono stateavanzate numerose ipotesi ediverse iniziative: una delleultime vede la struttura comepossibile location dei matri-moni.L’amministrazione comunale haanche reso note le tariffe perpoter avere come cornice dellapropria unione la Reggia: 500euro nei giorni feriali e 750 euronei giorni festivi o in quelli feri-ali in orario extralavorativo. Inattesa che si trovi uso più adattoper l’ex dimora estiva deiBorbone, Quisisana potrebbeproprio fare al caso di aspirantiprincipi e principesse.Pagina a cura di

ELENA CHIARA LIGUORI

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17Domenica 22 aprile 2012TERRITORIO

Il Dragone rosso, l’Elefante e ilCristo Redentore avanzano apassi da gigante. Cina, India eBrasile sbandierando ognuna ilproprio simbolo stanno conquis-tando il mondo a dispetto deglialtri Paesi ormai sommersi dallacrisi. Il celeste impero che nondorme mai, dove si lavora in con-tinuazione, fabbricando di tuttoed esportandolo in qualsiasi partedel pianeta. Ci siamo abituati finda piccoli a leggere su ogni tipo diaggeggio la scritta “Made inChina”. E’ il momento di appro-fondire gli aspetti di un popolopieno di contraddizioni ma riccodi una storia lunga millenni. Ilprimo passo da compiere è avvi-cinarsi alla sua lingua, fatta daideogrammi con radici nella piùprofonda cultura del Paese. Napoli ha una lunga tradizione distudi sinologici grazie al missio-nario Matteo Ripa e con il consen-so di Papa Clemente VI, nel 1732nasceva il “Collegio dei Cinesi”nucleo del successivo “RegioIstituto Orientale”, poi “IstitutoUniversitario Orientale” trasfor-matosi infine nell’attuale “Univer-sità degli studi di Napoli Orientale”.Ripa intorno al 1720 dalla corteimperiale porta in Italia diecimandarini. Questi funzionari con-vertiti al cattolicesimo inizianol’opera di evangelizzazione.Esiste ancora la cosiddetta “salitadei cinesi” nella chiesa di “SantaMaria dei cinesi” dove ritroviamoun ritratto del Sarnelli raffigu-rante una Madonna con i man-darini che pregano ai suoi piedi.

Terzo corso di perfezionamento in didattica del cinese promosso dall’Orientale

A scuola con il Mandarino

Nel tempo, il cinese è stato inseg-nato all’Orientale.Oggi per proseguire quella cheevidentemente è una saldatradizione viene istituito da ques-ta Università il “Corso di per-fezionamento in didattica dellalingua cinese”. Tenuto sia da

sinologi, docenti dell’Orientale,che da professori madrelinguache si occupano di trasmettere lelinee guida per l’insegnamento.Al suo terzo anno di attività, conla novità che i quattordici creditiformativi rilasciati quest’anno

saranno abilitanti ai concorsistatali. Gli studenti che hannopartecipato alle due trancheprecedenti del corso sono oggiimpiegati in via sperimentale inalcune scuole di Napoli e dellaCampania.Il corso avrà luogo all’IstitutoConfucio, ospitato dall’UniversitàOrientale nella sede di Via Ma-rina. Come in tutta Italia anche aNapoli il Confucio, fondato nel2007, viene aperto per volontà delGoverno e del ministero dellaPubblica istruzione cinese. Nelmondo se ne contano circa quat-trocento. La ragione della quasicapillare diffusione è l’aver bencapito di essere una potenza e ungrosso partner economico.Al Confucio di Napoli sono tantele altre attività che prendono vita.Dal cinese elementare per chinon si è mai affacciato alla lingua,ai corsi di secondo livello, al chi-nese business per chi ha bisognodi un ponte linguistico settoriale.Vengono inoltre affiancati corsidi calligrafia, arte millenariaespressa da questa civiltà, corsi diTajiiquan, conosciuto oggi inOccidente soprattutto come gin-nastica ma che nasce come artemarziale da combattimento.Nonché corsi di cucina cinese,con chef specializzati nelle tec-niche del taglio degli alimenti edei diversi tipi di cottura.Un fenomeno, quello ideografico,che parte dall’altra parte delmondo e coinvolge la parte delnostro cervello che siamo menoavvezzi a stimolare.

Napoli ha una lunga tradizione di studi sinologici che risale al ’700Docenti di madrelingua trasmettono le linee guida per l’insegnamento

Ideogrammi:cresce

la vogliaIl cinese è la madrelingua di 1miliardo e 342 mila individui ealtri 190 milioni lo parlano per-fettamente come seconda lin-gua. Il cinese, in Italia, ha attec-chito da pochi anni nei pro-grammi scolastici prima delnord Italia, poi al centro, ancoracombattuto il suo avvio versosud. Da Milano in giù quindi sicomincia a sentire il bisogno dicreare un ponte linguisticoessenziale che rafforzi e con-tribuisca a stringere legami conla potenza asiatica. La lingua cinese è stata inseritanel curriculum solo il 15 giugno2009, quando la riforma dellescuole superiori è divenutalegge. E solo per i licei linguisti-ci. Per gli istituti tecnici e pro-fessionali rimane il vincolo diinsegnare "lingue europee".«L’insegnamento della linguacinese nella scuola italiana èsempre più diffuso nel nostrosistema scolastico, nel Nord delPaese prima di tutto, ma impor-tanti sperimentazioni sono inatto anche nel Lazio e nellaCampania», spiega FedericoMasini, prorettore alla didatticadell’Università Sapienza di Ro-ma. E aggiunge: «nei licei lin-guistici, il cinese rappresenta laterza lingua curriculare, ma inalcuni rari casi, come accade alConvitto Nazionale di Roma, èdiventato addirittura prima lin-gua straniera. Non solo. Que-st’anno, per la seconda volta,nel liceo Pigafetta di Vicenza, glistudenti sono chiamati a por-tare proprio la lingua cinesecome materia d’esame allamaturità».È trascorso un anno circa daqueste parole. Si sono avviati oriavviati, in alcuni casi, corsi diperfezionamento per l’insegna-mento del cinese tenuti dalleUniversità. «In Italia di sinologice ne sono un buon numero -testimonia un laureato all’O-rientale di Napoli - e la strettaburocratica rende ispido unpercorso così naturale comequello dell’apprendimento diuna lingua straniera. Tuttoquesto pone dei limiti anche adun’apertura che porterebbe gio-vamento a noi come persone ecome cittadini. L’inserimento apieno titolo del cinese nei pro-grammi scolastici con una gius-ta ed equa reperibilità del per-sonale docente - conclude -potrebbe impiegare me e tantimiei colleghi sinologi, facendofruttare proprio nel nostroPaese le nostre conoscenze».

In Italia

«SARANNO APERTE

LE AULE CONFUCIO»

Intervista alla professoressa Palermo

La professoressa Anna MariaMerlino Palermo fa parte delcomitato tecnico-scientificodell’Istituto Confucio di Napoli.Lei è stata docente di lingua eletteratura cinese per tanti anniall’Università “L’Orientale”:come si è evoluto l’insegnamen-to del cinese?Io sono stata pioniera negli anni’60 in quello che già si chiamava“Istituto universitario Orientale”,frequentando il corso di laurea inLingue e civiltà orientali. Quandomi sono iscritta eravamo quattrostudenti e al quarto anno erorimasta sola. Oggi gli studenti chesi avvicinano a questa lingua sonocirca 400.Come si è evoluto l’insegnamen-to del cinese negli anni?Negli anni Sessanta l’insegnamen-to era indirizzato all’antichistica.Nella mia esperienza il cinese erainsegnato come lingua non viva.La mia maestra, non tentava pro-prio di farci parlare cinese, per leiera un universo lontano. Infatti

quando sono andata in Cina per laprima volta al principio degli anniSettanta, quando ero già docenteuniversitario, io e i miei colleghi cisiamo resi conto che il cinese checi avevano insegnato(dai testi diHarward) non era la lingua parla-ta poiché nessuno ci capiva. Ab-biamo poi scoperto che il nostroera il cinese degli anni Trenta,quella lingua degli americani fug-giti fuori dalla Cina a causa dellarivoluzione. Dalla mia generazio-ne in poi, la tradizione di sinologiasi è spostata sul contemporaneo.Da me ai miei colleghi ora inse-gniamo il “pu tong hua” ossia lalingua parlata. Il mandarino. Dallaletteratura, alla storia, all’archeo-logia senza però trascurare gliaspetti anche classici.

Al “Confucio” è stato istituito ilcorso di perfezionamento dididattica del cinese, quali saran-no gli sbocchi occupazionali sulterritorio campano?All’inizio i miei studenti si lamen-tavano del fatto che dopo la laureaper lavorare era necessario spo-starsi in Cina, oggi l’Italia però èmatura. Ora sono le scuole, dalleelementari ai licei (è questo ècompito del Confucio), ad aprirele cosiddette aule Confucio.Proprio perché c’è quest’esigenza,abbiamo deciso di fare questicorsi di perfezionamento per stu-denti, anche lavoratori, perché ilcorso si terrà solo di sabato. Lanostra battaglia è fare avere un’a-bilitazione per venire iscritti nelleliste regionali.

Studenti e laureati

in aumento

Pagina a cura di FEDERICA MASSARI

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18 TERRITORIODomenica 22 aprile 2012

Secondo il primo cittadino il progetto di svilup-po economico e identificativo di Salerno, dovràfare da apripista ad altre iniziative che possanofar diventare il logo firmato Vignelli sinonimodi qualità ed eccellenza a livello internazionale.«ll consiglio comunale si occuperà del regola-mento per l’utilizzo del brand - ha dichiarato ilsindaco nel corso della conferenza a Palazzo diCittà - e siamo intenzionati a non prevedereesclusive ma dei vincoli relativi alla qualità delleproduzioni. Vedendo la “S” il consumatoredovrà subito capire di essere di fronte ad unsimbolo dell’eccellenza salernitana ed italiana,del resto, soltanto puntando sulla qualità pos-siamo auspicare a battere la concorrenza stra-niera, asiatica in particolare. Se dovessimoseguire una politica dei prezzi bassi non sarem-mo competitivi». Ma non è solo il settore moda nei piani diriqualificazione del Comune ma anche quellodella ceramica ed agroalimentare. «Stiamo portando avanti un progetto con laCentrale del latte di Salerno – ha spiegato ilsindaco - la “S” dovrà identificare una linea diprodotti dalla qualità indiscutibile, il logo verràstampato sul tetrapak e sulle confezioni di pro-dotti agroalimentari rigorosamente lavorati in

Pochi mesi prima della sua morte,il poeta Alfonso Gatto scriveva perla sua terra: Salerno rima d’eterno.Oggi, questi versi diventano lo slo-gan ufficiale del logo creato daldesigner, Massimo Vignelli peridentificare a livello internazionalela città di Salerno. E così, la “S” continua la sua ascesa,diviene moda, toccando l’Americae il Giappone. La settimana scorsa,infatti, a Palazzo di Città, è statoufficializzato il sodalizio commer-ciale tra lo stilista salernitanoAlberto Mucciolo e il sindacoVincenzo De Luca, per far sì che ilmarchio e le bellezze di Salerno sidiffondano oltre i confini d’Italia.La collezione firmata Mucciolo,spazia dalle camicie alle cravatte, aifoulard in seta di alto artigianato,con la “S” cucita nel tessuto. «Una moda giovane ma ancheclassica nei toni del bianco e blu»,spiega lo stilista che tra qualchesettimana, presenterà la linea neinegozi di Manhattan e Rio deJaneiro. Ma dietro la mente diquesto grande produttore di moda,come lui stesso ama definirsi, c’èanche la creatività della sua com-pagna, Mariangela Salzano, che harealizzato i disegni di abiti e acces-sori. «Trent’anni fa iniziai con ilmio marchio - racconta Mucciolo -creato nel portone di un palazzo aLargo San Petrillo. Ora invece,parte una seconda sfida. Inizial-mente, i capi verranno propostinegli alberghi a cinque stelle dellaCostiera Amalfitana, nei corner inGiappone e Brasile, e naturalmentea Salerno, nel nuovo punto venditain corso Vittorio Emanuele. Puntosu questa collezione - conclude -perché sono convinto possa esser-ci un mercato promettente».Inoltre, la collezione con la “S”interesserà target differenti.Una linea più sportiva dedicata airagazzi e una più formale e sofisti-cata per uomini e donne in carri-era. «Si privilegeranno le materieprime - spiega lo stilista - in parti-colare le sete lavorate a Como,sede della produzione, sono statescelte per le doppie fantasie deifoulard, così come per le cravatteblu. Ci sono poi le t-shirt, camicie,borse, sandali e costumi realizzatiper la prima collezione primavera-estate». Entusiasta del progetto,anche il sindaco Vincenzo DeLuca, primo testimonial della lineaAlberto Mucciolo. Durante la conferenza, infatti, in-dossava una cravatta blu ricamatacon tante piccole “S” «Ho colto conpiacere quest’iniziativa - spiega ilsindaco - simbolo di una città incontrotendenza, che non si ar-rende, ma piuttosto invia al restod’Italia messaggi positivi per ilfuturo. Oggi abbiamo la necessitàdi inventare il lavoro. Abbiamocosti di produzione elevati rispettoagli altri Paesi, quindi l’unica possi-bilità per conquistare fette di mer-cato è di puntare sull’originalità eall’eccellenza dei prodotti». In unPaese dove regna sovrana la crisi,Salerno non sembra essere luogodi depressione, ma capace di rifon-dare voglia di futuro.

Il logo di Vignelli si fa moda con una linea realizzata dallo stilista Alberto Mucciolo

Lo stile con la “S” maiuscolaLa collezione negli hotel in Costiera e nei corner di New York e Rio de Janeiro

Le cravatteal centro

del mondoQualche anno fa, alla festa orga-nizzata per i 20 anni di attivitàdello stilista Alberto Mucciolo,era presente anche uno deidecani del giornalismo italiano,Antonio Ghirelli, scomparso loscorso 1 aprile. In quell’occasione si discutevadelle tendenze di stile che carat-terizzano l'uso della cravatta algiorno d'oggi. «La cravatta per l'uomo cor-risponde all' esteriorizzazione diun mondo interiore chepredilige il gusto del bello, cheafferma, attraverso la moda,anche l'idea di libertà che cias-cuno si porta dentro». Così Ghirelli elogiava le crea-zioni firmate Mucciolo. Oggi, ilbrand vanta numerosi puntivendita in Italia e all’estero: daRoma, Salerno, Cava de’ Tirreni,Arezzo, Lanciano e Milano, aicorner di Rio de Janeiro, NewYork, Madrid e Parigi. «La cravatta che si indossa almattino - diceva Ghirelli - è larappresentazione, con i suoicolori più o meno accesi, con isuoi toni diversamente caldi osmorzati, dello stato d' animodi ciascuno di noi, del modocon cui ci si appresta a viverela giornata».

L’eleganza di Ghirelli

Il rinascimento di SalernoDe Luca:«Con un brand simbolo d’eccellenza si può battere la concorrenza»

Il sindaco firma un progetto con Msc e Centrale del Latte: anche il tetrapak è griffato

A sinistra la linea con la “S”

In bassoil sindaco De Luca

e lo stilista Alberto Mucciolo

provincia». Approfittando della presentazionedella collezione di Alberto Mucciolo, alla qualeha preso parte anche il giornalista sportivodella Rai, Franco Lauro, nonché amico dello sti-lista, Vincenzo De Luca ha voluto lanciare unmessaggio di speranza per i giovani e l’econo-mia salernitana, commentando i dati positividell’Istat sull’occupazione.«Se in Campania crescono i disoccupati edormai il tasso di occupazione è il peggiore alivello nazionale, Salerno ha mostrato un datoin controtendenza (10.000 posti di lavoro inpiù, tra il 2010 ed il 2011 in tutta la provincia),in particolare nel capoluogo – commenta ilprimo cittadino. Si tratta di un segnale impor-tante, in contrasto con la depressione che sirespira altrove. Il progetto legato alla “S” puntaa far invertire la rotta e contribuire a superare lacrisi». «La prossima settimana dovremmo pre-sentare una nuova iniziativa messa a punto conla Msc - continua il sindaco - la compagnia pro-porrà altre crociere con tappa nella nostra città,dalla quale si potrà imbarcare e sbarcare.Inoltre, metteremo a punto un nuovo piano diinvestimenti in opere pubbliche ed interventinei quartieri. Nonostante i tagli ai trasferimen-ti ed i fondi sempre più limitati, puntiamo ad

aprire nuovi cantieri già dalla fine del mese.Anche le vecchie opere saranno completate,nello specifico piazza della Libertà». «Se all’estero possono lavorare di notte perchénon farlo anche a Salerno - conclude ironico DeLuca - per ultimare i lavori della piazza stiamopensando ad un terzo turno di lavoro notturno,approfittando anche del clima estivo, in vistadell’inaugurazione prevista per settembre.Insomma, cosa c’è di più piacevole che lavorareal chiaro di luna?».

Pagina a cura di VALENTINA BELLO

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19Domenica 22 aprile 2012SPETTACOLI

Un percorso in salita si inerpicalungo la collina che sovrasta ilgolfo di Salerno e guarda almare. Alla fine c’è il CastelloArechi, scelto come locationper guidare gli spettatori che,per un’ora, si trasformano inanime beate e attraversano inove cieli del Paradiso di Dante.La meta a cui giungono, pere-grini di un viaggio fatto di luce,è la visione dell’ “Amor chemove il sole e l’altre stelle”. Dopo il successo dell’Inferno,messo in scena per sei anni con-secutivi nelle grotte di Pertosa,la compagnia teatrale TappetoVolante si cimenta nella rappre-sentazione dell’ultima canticadel Sommo Poeta. Sono sei gli attori che, nelle vestidell’Alighieri, accompagnano ilpubblico nell’incontro con i per-sonaggi più significativi. NelParadiso Dante può finalmentericongiungersi con la sua musa,Beatrice che lo guiderà nell’ultimaparte del suo viaggio ultraterreno.Ella sarà il tramite che gli permet-terà di dialogare con le animebeate e raggiungere l’Empireo,per poter godere, anche solo perun istante, della visione di Dio.Un canto d’amore per la donnaamata nella sua Firenze e mortaprematuramente. Beatrice, inter-pretata dall’attrice FrancescaCiardiello, è infatti il primo per-sonaggio che si incontra lungo ilpercorso. Poi, si inizia a salireverso la sommità del Castello: l’a-scesa è scandita da alcune tappeche corrispondono ai nove cieli incui si struttura la Cantica. Sotto un albero che affaccia sulgolfo di Salerno, incendiato daltramonto, ad aspettare c’èPiccarda Donati, costretta dalfratello a uscire dalla clausura,

Al Castello salernitano si incontrano i personaggi della terza cantica di DanteUno spettacolo itinerante che proietta lo spettatore in un’atmosfera celestiale

per sposare un nobile. La leggen-da racconta che morì di pesteprima di consumare le nozze.Nel cielo di Mercurio, l’imperato-re Giustiniano, affacciandosi daun ponte interno alla fortezza,spiega come l'Impero romano siastato voluto da Dio per esserestrumento della Redenzione edeplora la decadenza, causatadalle lotte tra Guelfi e Ghibellini,di cui è vittima lo stesso poeta. Un omaggio alla città che ospitala pièce è il momento dedicato aCarlo Martello, principe diSalerno, interpretato da GiosianoFelago: un giullare canta i versiche un poeta moderno, FabrizioDe Andrè, insieme con l’attorePaolo Villaggio, ha scritto ispiran-dosi al personaggio. La musica è parte fondamentaledello spettacolo: toccante l’esecu-zione dell’Ave Maria accompa-gnata dal suono di un violoncello. Dopo un faticoso cammino, incima al Castello Arechi, la scenafinale: protagonista assoluta laVergine Maria che dall’alto di unascala riceve l’omaggio di SanBernardo e delle vergini. Queste,danzando, cingono il poeta e loconducono al cospetto della lucedivina. Nell’atmosfera resa sur-reale dal sapiente gioco di luci edalle musiche, in un momentocorale molto suggestivo, lo spet-tatore entra quasi in empatiacon il Sommo Poeta e vienecatapultato in una storia che dapiù settecento anni non smettedi regalare emozioni.

La porta del Paradiso è all’Arechi

«Erano anni che stavopensando di mettere inscena il Paradiso alCastello Arechi, questoposto è illuogo idealeper poterrappresen-tare la terzacantica diDante. I-deale anchemetaforica-mente , per-ché è strut-turato in sa-lita: ci si af-fanna, ci si purifica pergiungere all’Empireo». Aparlare è Domenico MariaCorrado, regista dellospettacolo.La più importante delleopere del poeta fiorentino,ben si presta alla messa inscena perché, spiega Cor-rado «già di per sé unospettacolo, una sceneggia-

tura, un testo teatrale. LaDivina Commedia è infat-ti ricca di dialoghi, so-prattutto nel Paradiso».

«Il difficile -continua ilregista - èstato indivi-duare le par-ti più signifi-cative e col-locorle lun-go un itine-rario cheprevedessela visita delCastello.

Domenico Corrado, hacurato anche la regiadell’Inferno, scegliendocome palcoscenico leGrotte di Pertosa: «Se lì lospettatore scendeva finoal cospetto di Lucifero es-sendo traghettato anchefisicamente lungo il fiumeStige, qui l’elemento ca-ratterizzante è l’ascesa».

«Abbiamo sceltoil luogo ideale»

«Sono sei anni che inter-preto il personaggio diDante, prima nell’Infernoalle Grotte di Pertosa e oraqui al Ca-stello Are-chi con laterza canti-ca della Di-vina Com-media –racconta Ci-ro GiordanoZ a n g a r o ,attore dellacompagniat e a t r a l eTappeto Volante – e ora-mai ce l’ho dentro. Perme non inizia la giornatase non recito qualcheverso, mi vesto e facciocolazione declamandoNel mezzo del cammin dinostra vita».Recitare in versi e dare ilvolto e la voce a uno deipiù grandi poeti italiani è

«Ogni mattinarecito dei versi»

Recitare in versi, ma nonversi qualsiasi, bensì quellidel Sommo Poeta, è la sfidadegli attori della compagniaTappeto Vo-lante. A par-tire dall’inter-pretazione diCarlo Mar-tello, princi-pe di Salerno,che Dante in-contra nelcielo di Vene-re. «Un ruolodi grande re-sponsabilità– spiega l’attore GiosianoFelago – ed è difficile indos-sare i panni di un personag-gio di così grande spessore.Per riuscire a restituire lagrandezza dei versi bisognaprovare a entrare in unadimensione quasi aulica». Francesca Ciardiello è Bea-trice: «Sono onorata che ilregista abbia scelto me per

interpretare la musa delpoeta. Il mio è un ruoloimportante, perché Dantescrive il Paradiso per lei.

Metaforica-mente pren-derò il postodi Virgilio, laguida delpoeta all’In-ferno e ac-compagneròi vari Dante egli spettatorinel loro viag-gio attraver-so la purifi-

cazione». Per Antonio An-nunziata, che per sei anniha traghettato, nelle vestidel nocchiero infernaleCaronte, il pubblico nelleGrotte di Pertosa «c’è statauna sorta di promozionesul campo e da diavolosono diventato beato. conil ruolo di San Benedettoda Norcia».

Lungo la salitasanti e beati

A destra, un momento della rappresentazione.In basso, il Castello Arechi

IL REGISTA IL PROTAGONISTA GLI ALTRI ATTORI

per Zangaro «un’emozio-ne fortissima. Cimentarsicon un personaggio cosìautorevole, la cui lezione

è così attua-le anche do-po 700 anni,con uno deipadri dellanostra lin-gua è unacosa meravi-gliosa».Z a n g a r oscherza sulsuo ruolo einvita spet-

tatori potenziali animebeate a prendere parteallo spettacolo: «All’A-rechi di Salerno c’è ilParadiso di Dante, perpurificarvi dei vostripeccati. Noi vi preparia-mo qui, per poi ascende-re, speriamo il più tardipossibile, al cospetto delvero Dio».

Pagina a cura diEMANUELA DE VITA

IMMA SOLIMENO

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20 Domenica 22 aprile 2012

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21Domenica 22 aprile 2012SPORT

FRANCESCO GIORDANO

Feste sugli spalti con bandiere estriscioni che coloravano lo sta-dio, sfottò da ambo le parti, acer-rima rivalità sportiva per un derbypugliese che rievocava antichebattaglie vissute e con una squa-dra, il Lecce, che cercava la salvez-za contro un Bari già retrocesso.Verso la fine della partita l’attac-cante dei giallorossi, Jeda, tira alvolo. La palla andrebbe fuori, ma,Masiello con un “auto-gollonzo”la metteva dentro la sua porta echiudeva la partita sul 2 a 0. Dopoaver negato più volte, durante gliinterrogatori, la combine delderby Bari-Lecce del 15 maggio2011, Andrea Masiello ha finitocon l'ammettere al pm di averfatto l'autogol che permise ai gial-lorossi di vincere la partita e direstare in A. Per la combineavrebbe intascato 50mila euromentre i suoi amici-scommettito-ri, Gianni Carella e FabioGiacobbe, anche loro arrestati inesecuzione di una misura restritti-va del gip del Tribunale di Bari,avrebbero ricevuto durante unincontro in un hotel di Lecce180mila euro da un faccendiereprobabilmente vicino al Lecce chei carabinieri stanno per identifica-re. A distanza di un anno ecco loscandalo che travolge il calcio eche lo riporta indietro di 30 anni,quando all’inizio degli anni ’80, ilciclone calcio-scommesse scosseil campionato coinvolgendo anchegrandi campioni (Paolo Rossi inprimis). Questo filone, però, hafondamenta forti e intrecci ramifi-cati e i pm stanno valutando altricalciatori e situazioni dopo gliarresti di Doni, Signori, Masiello etanti altri. Intanto, si fa strada l'i-

Con le parole di Andrea Masiello il football viene colpito da una nuova “Calciopoli”

Lazio, consentendole, con questavittoria, di ottenere la promozionein Europa League. E se anche que-sta partita fosse stata venduta? Ese il Lecce avesse comprato laprima e venduta la seconda? Tantedomande, che per ora sono senzarisposta. Ma se dovesse esseredimostrata una risposta affermati-va, indicherebbe quanto sia statofalsato lo scorso campionato. Intanto si continua a indagare suquesto sistema alla “Lupin”. E inquesta “scommessopoli” parteci-pavano miriadi di persone: avvo-cati, stimati dottori, dirigenti ecalciatori. Gli “zingari” cercavanoi giocatori che potevano essereutili per la “combine” e li aggan-ciavano tramite telefonate e con-cordavano il risultato con ade-guate somme di denaro. Dopo diche scommettevano sui siti asiati-ci cospicue somme di danaro sulrisultato di quella partita incas-sando la vincita. Non si capiscecome giocatori che guadagnanocifre elevate possano “vendersil’anima” per comprare altro dana-ro, rinnegando le cose che hannoamato di più nella propria adole-scenza: il sudore, la gioia di un golsalvato o fatto, dannarsi per rin-correre un pallone andando ariposare tranquilli con la propriacoscienza e ripetendosi: ho datotutto in campo non posso rim-proverarmi niente. Questi demo-ni con la faccia d’angelo stannofacendo svanire nel nulla la magiadel calcio. Ingenui siamo tutti noia credere in un mondo ove “il diodanaro” ha pervaso tutta lasocietà e ha lasciato i sognatorivivere in questa brutta vita. C’è dascommetterci!

Altro che “Scommettiamo che”

A destra,Andrea Masiellodopo l’autorete con il LecceIn basso,quando indossava la maglia dell’Atalanta

dea che con questa partita c'entri-no poco le scommesse e gli "zin-gari". Al di là dell'importanzasimbolica e del clamore suscitatodall'idea che un calciatore possavendersi proprio il derby, quellagara ha anche una fondamentalerilevanza sul piano investigativo.Fu proprio con quei tre punticomprati dal più acerrimo rivaleche il Lecce riuscì a conquistarela salvezza, falsificando dunquel'intera lotta per rimanere in serieA. Lotta che vide alla fine soc-combere una squadra di primopiano come la Sampdoria.Ma la domenica successiva, ulti-ma di campionato, un Leccestraordinariamente molle edemotivato perse a Roma con la

Il difensore, ex Bari, è solo l’ultimo della lista ad aver sabotato alcune partite di calcio

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22 Domenica 22 aprile 2012 RUBRICHE

La pace è capacità di ascoltare e la felicità deve costare poco altrimenti non è di buona qualità

Siate amabili"Oggi, in un mondo animato da relazionicaratterizzate dal tutti contro tutti, que-st'espressione non solo è densa e ricca maparticolarmente attuale". L'invito "Siateamabili", che padre Enzo Fortunato -straordinario ideatore della manifestazio-ne internazionale “Scala incontra NewYork”- trae dalle Fonti francescane, diven-ta un viatico per la vita quotidiana nellibro che con questo titolo il direttoredella sala stampa del Sacro Convento diAssisi pubblica con le Edizioni Messag-gero Padova (pp. 144, euro 11,00)."Non mostratevi così rigidi con gli uomi-ni, né vogliate disprezzare a questo modole loro attestazioni di onore, ma siateamabili con loro", diceva Francesco se-condo quanto riporta il Sacrum Com-mercium, mentre nella prima Regola sichiedeva ai frati di accogliere benevol-mente e di ricevere con bontà chiunque sifosse avvicinato a loro, "amico o avversa-rio, ladro o brigante". Una "regola" chepadre Enzo trasferisce nel mondo di oggiin una serie di riflessioni e meditazioniche hanno molto a che fare con la vita diogni giorno.Le sue raccomandazioni vanno da "la paceè anche capacità di ascoltare" a "la felicitàdeve anche costare poco, altrimenti non è

Il libro contieneuna serie di “regole”che l’autore trasferiscenel mondo di oggicon riflessioni legatealla vita di ogni giorno

Padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa di Assisi e ideatore di''Scala incontra New York'',esorta ciascuno a essere protagonista di un "episodio di vita" che "abbassi le barriere e costruisca ponti".

L’autore

Gay poco graditi alla lingua italiana

Che l’Italia non sia un paese molto disponibi-le e favorevole alle esigenze – più che com-prensibili – dei cittadini omosessuali non èuna novità. Ma che anche la lingua nostranasia un po’ reticente e poco aperta alle diversitàdei gusti sessuali, forse non è così noto.Pensiamo alla parola “omosessuale”. Tuttisanno che con il termine si intende “un com-portamento o un’attrazione sentimentale e/osessuale tra individui dello stesso sesso”.Quindi, a rigor di logica, l’etimologia dellaparola “omosessuale” dovrebbe rimandareapertamente al concetto che si evince dalsignificato comprensibile a tutti. Invece, se siriflette sull’etimologia di “omo” (homo- ingreco vuol dire “uguale”), si arriva a capireche il significato – stando ai rimandi alla lin-gue classiche – è “persone dello stesso sesso”,mentre dovrebbe essere “persone dello stessosesso che si amano”. Nell’etimologia mancaquindi un qualcosa. Un piccolo dettaglio. Èvero che gli omosessuali sono persone dellostesso sesso, ma il loro carattere identificativoè che sono individui che tra loro hanno “com-portamenti sentimentali e/o sessuali”. Questoconcetto è tralasciato dalla etimologia. Unacensura ante tempora? Chissà.

“Si prega di venire mangiati”Orrore degli orrori

Capita a tutti, prima o poi, di ricevere perposta un invito o una partecipazione con suscritto alla fine “…si prega di venire già man-giati”. È un espressione tanto comune nellalingua parlata quanto scorretta se invece si fariferimento alle regole dell’italiano scritto.C’è da dire però che, in questo caso, granparte della colpa è del latino perché i nostriavi facevano largo uso della tripletta cenatus,pransus e potus (participi passati di “cenare”,“pranzare” e “bere”): ma lo facevano solo conla clausola di usarli col significato attivo. Enon passivo. Come invece nell’espressioneincriminata “si prega di venire già mangiati”.Piccola finezza che invece noi ci siamo persiper strada.

di buona qualità". Da "apprendere da chiha sofferto" a "finché abbiamo tempo ope-riamo il bene". Da "l'amore non va invacanza" a "guardare sempre verso ilbene". Un fitto ma agevole breviario in cuila finalità primaria è "dialogare", "incon-trarsi, manifestare "la ricchezza dell'affet-to", sempre nello spirito del "miracolo"francescano. E chiedendosi in quali luoghile espressioni del santo di Assisi sono vis-sute oggi con la stessa "densità" con cuiFrancesco le pronunciò, padre Enzo fa

anche un esempio, da lui scoperto attra-verso un reportage di Tg1 Dialogo: quellodi Angelica Calò Livné, spiega, "che daanni porta avanti una scuola dove ci sonoragazzi del Marocco, Senegal, musulmani,copti, indù, palestinesi e israeliti... Laparola d'ordine è: stupite tutti, incontrate-vi". Il portavoce del Sacro Convento, sullabase di esempi come questo, esorta cia-scuno a essere protagonista di un proprio"episodio di vita" che "abbassi le barriere ecostruisca ponti"."Vere e proprie schegge di umanità, dispiritualità, di sapienza", definisce quelledi padre Enzo Fortunato il cardinaleGianfranco Ravasi, presidente del Pon-tificio Consiglio della Cultura nella pre-fazione al libro, collegandole ai "tresguardi che ciascuno di noi può rivolge-re all'esterno": innanzitutto "verso l'alto,indirizzando i suoi occhi a Dio"; poi"scendendo verso il basso ove si incon-trano le realtà terrestri, dagli animali aivegetali, dai fiori ai frutti, dagli eventi cli-matici ai prodotti delle nostre mani";infine, afferma ancora Ravasi, "lo sguar-do punta davanti a noi, cioè al nostrosimile, al fratello e alla sorella", così "dafissare gli occhi negli occhi e intrecciarele parole in un dialogo".

a cura diGIORGIA MENNUNI

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Lega, il crepuscolo del potereLa gestione del partito passa al triumvirato Maroni-Calderoli-Dal Lago

L’ammonimento dell’ex ministro degli Interni: «Chi sbaglia sarà cacciato»La decapitazione della Lega, con lacaduta del suo leader storico, e losgretolamento del familismo, cheda anni caratterizzava il partitosecessionista, hanno gravato sullaresistenza di un Paese, già messo adura prova dall’aggressiva e perdu-rante crisi economica. Il triumvi-rato Maroni – Carderoli – DalLago, che si appresta a prendere leredini, seppur in maniera provvi-soria, del partito nato sull’impron-ta personalistica di UmbertoBossi, si trova ora davanti a un dif-ficile compito. Riaffermare, perquanto possibile, la valenza delsimbolo leghista (e del gruppopolitico che lo rappresenta), ormaisporcato dall’appropriazione spre-giudicata dei rimborsi elettorali, ecercare una via per impedirne ildisfacimento. Un tracollo, quelloche ha travolto la Lega, scanditodalle rivelazioni prodotte dalleindagini e dalle dimissioni conse-cutive dei Bossi, padre e figlio,quest’ultimo uscito spontanea-mente dalla carica di consigliereregionale della Lombardia.L’indagine che ha portato alloscandalo è partita dalle intercetta-zioni telefoniche, risalenti al mesedi febbraio, tra l’ex tesoriere dellaLega Francesco Belsito e l’impiega-ta amministrativa leghista NadiaDagrada, sulle elargizioni econo-miche fatte alla famiglia Bossi e allavicepresidente del Senato RosyMauro. Soldi, destinati al partito,che sono invece finiti nelle taschedei Bossi, in particolare in quelle diRenzo, il “Trota”, fido rampollo del-lafamiglia, per coprire spese perso-nali, multe, conti dei dottori e costidi mantenimento agli studi. Il tuttocomprovato da documenti conser-vati nella cartellina segreta custo-dita da Belsito e recante la scritta“The Family”, ora al vaglio delleindagini. Schiacciante anche laprova resa dal video consegnato alsettimanale “Oggi” da AlessandroMarmello, ex autista di Renzo, incui si vede il “Trota” intascare iquattrini che gli porge lo stessoMarmello. L’inchiesta, che ha colpito e affon-dato il cuore del gruppo dirigenteleghista si articola su tre lineedirettrici: quella dei pubblici mini-steri di Milano, impegnati ad eser-citare i controlli sulle spese dellafamiglia Bossi, quella che proseguea Reggio Calabria, dove gli inqui-renti indagano sul ruolo giocatonella vicenda dalla ‘ndrangheta, equella relativa a Napoli, incentratasugli appalti ottenuti da StefanoBonet, presunto referente degliinvestimenti di Belsito all’estero, inTanzania, Cipro e Norvegia.Una vicenda che ha creato unavalanga di tensioni. Tanto da aizza-re anche le correnti interne alCarroccio, che, dopo i fischi alSenatur accompagnati dal suonodelle ramazze durante il radunodella Lega a Bergamo, inneggiava-no Roberto Maroni come nuova,possibile guida del partito.«Sono i giorni della rabbia per l’u-miliazione che abbiamo subito –

ha tuonato l’ex ministro del-l’Interno alla fiera di Bergamo -.Ma chi ha preso i soldi li dovràrestituire fino all’ultimo centesimo,chi sbaglia sarà cacciato». L’oc-casione particolare richiedevaall’acclamato “barbaro sognante”l’obbligo morale di enunciare leregole della nuova Lega: «Primo, isoldi devono arrivare alla sezione.Secondo, meritocrazia. Terza re-gola, largo ai giovani. Quarto: fuorichi viola lo statuto e il codicemorale della Lega». Ma le dichia-razioni propizie di Maroni, stride-vano con quelle del leader storicodella Lega che, corrucciato, chie-deva scusa ai militanti, parlando dicomplotto contro il suo partito etirando in ballo moglie e figli:«Sono io che li ho rovinati, dovevomandarli via, a studiare fuori,come ha fatto Berlusconi. Mi pian-ge il cuore per loro, queste sonocose che segnano la vita di unapersona».Si allarga, intanto, il numero deigruppi politici, tra cui Idv, TerzoPolo e gli stessi esponenti dellaLega, che chiedono le dimissionidella Mauro che, dopo le lacrimenel salotto di “Porta a Porta” algrido «Non mi dimetto», ha diser-

tato l’Aula di Palazzo Madama, incui aveva annunciato di volersidifendere dalla gragnuola di accuseche le sono piovute addosso da piùparti. Gli effetti del crollo dellaLega, oltre a distruggere l’imma-gine del partito agli occhi dell’opi-nione pubblica hanno innescatoanche il progetto di una legge,proposta da Pdl, Pd e Terzo polo,

che dovrebbe incrementare ilcontrollo sul finanziamento deipartiti pubblici. Un provvedi-mento che ha tutto il sapore del“voler chiudere la stalla dopo chesono fuggiti i buoi”.

Una vita secolare, contrasse-gnata da un imperituro cari-sma. Ahmed Ben Bella, primopresidente dell’Algeria indi-pendente, è morto ad Algeriall’età di 96 anni nella sua abi-tazione, nel cuore della capita-le algerina. Insigne esponentedell’ala più radicale del movi-mento di Liberazione Nazio-nale algerino, Ben Bella harappresentato una personalitàscomoda per le autorità del-l’Algeria moderna.Nel corso della seconda guer-ra mondiale fu arruolato co-me sottufficiale nelle truppealgerine al fianco degli alleatinella battaglia di MonteCassino. La sua vita è stataanche contrassegnata dal car-cere, nel 1955, quando fuarrestato dai francesi. Ne uscìalla fine della guerra contro laFrancia coloniale, in seguitoagli accordi di Èvian che, nel1962, sancirono l’indipenden-za dell’Algeria. Ben Bella scompare a 50 anniesatti da quel solenne mo-mento, mancando la celebra-zione dell’anniversario, previ-sta per il prossimo 5 giugno,del riscatto e dell’indipenden-za che, da sempre, bramavaper il suo popolo.

Santorum lascia, scettro a RomneyLa decisione dopo il peggioramento delle condizioni della figlia Isabella

Morto

Ben Bella

Rick Santorum, ex senatore della Pennsylvaniae candidato conservatore alle prossime elezioniamericane, frena la sua corsa alla “Casa Bianca”.Lo ha annunciato egli stesso a Gettysburgh, sitodi ormai noto valore storico e teatro di unadelle principali battaglie della guerra civileamericana. «La corsa presidenziale è finita perme» ha detto Santorum, che in questi giorni èallarmato per le condizioni della figlia minoreIsabella, 3 anni, affetta da una rara malattiagenetica che in nove casi su dieci risulta letaleentro il primo anno di vita. Nel suo intervento, tenuto al fianco dellamoglie Karen e di quattro dei loro sette figli, ilcandidato repubblicano ha palesato la suaintenzione di lasciare la candidatura spiegandole ragioni della sua scelta. «Ho deciso insiemecon la mia famiglia, seduti intorno al tavolodella cucina, di correre per la Casa Bianca esempre intorno al tavolo abbiamo deciso disospendere la campagna» ha dichiarato l’ex

senatore, rassicurando la platea sulle condizio-ne di sua figlia, tornata a casa, che «sta facendograndi progressi perché è una vera combatten-te». Santorum sospende la corsa ma non mollala presa. Egli, infatti, ha deciso di lasciare for-malmente la candidatura, il cui momento cru-ciale sarebbe coinciso con il voto del 24 aprilein Pennsylvania, ma ha fatto anche sapere dinon essere intenzionato a mollare l’impegnoper favorire la sconfitta del presidente america-no Barack Obama.La decisione di Santorum lascia il campo libe-ro ai restanti contendenti, primo fra gli altri,secondo le stime dei sondaggi, Mitt Romney, exgovernatore del Massachusetts e figlio diGeorge Romney, governatore del Michigan. Ilmormone Romney aveva annunciato nell’apri-le 2011 la possibilità di una sua possibile candi-datura alle primarie repubblicane per l’elezionedello sfidante di Barack Obama alle successivepresidenziali. Egli cercò di crearsi un vantaggiospronando l’elettorato repubblicano a privile-giare candidati che già avevano corso per lanomination presidenziale. Ma la difficoltà ini-ziale nel conquistare il cuore dei repubblicanigli derivò probabilmente dalla riforma dellalegge sanitaria, da egli stesso approvata duran-te il periodo a guida dello Stato, forse tropposimile a quella dello stesso Obama.Romney, cavalcando l’onda delle preferenze,come attestano le statistiche stilate dai media,dovrà concorrere con il liberale Ron Paul e l’exspeaker della Camera negli anni Novanta,Newt Gingrich. Affermatosi come l’anti-Obama, Romney

aveva ritirato gli spot elettorali controSantorum in segno di rispetto delle sue delica-te vicende familiari. Il favorito ha, poi, espressouna identità di vedute con l’ex senatore dellaPennsylvania, sulle scelte opposte a quelleintraprese da Obama. Secondo il suo consiglie-re Charles Black, Romney si sta preparando aun’offensiva in grande stile per conquistare icuori dell’elettorato evangelico, che fino ad oraha sostenuto in modo deciso la candidatura diRick Santorum. Il 4 aprile scorso Romney ha messo a segnotre vittorie su Santorum, in Maryland, nelDistretto di Columbia e nel Wisconsin stac-cando nettamente il rivale politico che, afine marzo, aveva ottenuto invece il primatoin Lousiana.

Le dimissioni del fondatore del Carroccio dopo le indagini sui fondi sottratti

L’ex senatore della Pennsylvania frena la sua corsa alle elezioni presidenziali

Leader algerino

Pagina a cura diMARIO PIO CIRILLO

L’omino degli hot dog di Atlanta sarà diven-tato verde quando lo è venuto a sapere.Roba da far invidia anche a “No Logo”, laBibbia del movimento antiglobalizzazione.La Sicilia si permette il lusso di deprezzarelo zio Sam, abbassando il costo della CocaCola. Il motivo? Semplice, nell’isola fa piùcaldo e le temperature influiscono sul con-sumo pro-capite. “V’accatt’i dollari” echeg-giava decenni fa per le strade di Bagheria.Ora verranno da “Lamerica a urlare”:“V’accatt’i Coca Cola”. Pietro Esposito

L’ANGOLO

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