GHIACCIAIO DELLA TRIBOLAZIONE · Punta Martina 4020 m foto Valerio ... un intaglio e si risale la...

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GHIACCIAIO DELLA TRIBOLAZIONE Valerio Bertoglio Ente Parco Nazionale Gran Paradiso, Comitato Glaciologico Italiano Il Ghiacciaio della Tribolazione è il più esteso del gruppo del Gran Paradiso. Collocato per buona parte, fra 3100 e 3500 m sopra un vasto ripiano gradinato, si affaccia e defluisce per tre rami principali nell’alta Valnontey. L’ho percorso per la prima volta, per salire in vetta al Gran Paradiso attraverso il colle dell’Ape e la finestra del Roc, nel 1980 con Giuseppina Vergnano, che dal 2007 ne segue le misurazioni. Nel 1986 ho sceso con gli sci la parete Est del Gran Paradiso, appartenente al recinto montuoso, un pendio di 600 metri a 45° che costituisce i primi passi per arrivare allo sci ripido. Unica difficoltà, dopo la paura delle prime curve in cui l’inclinazione sfiora i 50°, è stato il salto della crepaccia terminale, allora abbastanza aperta. Giunto sul ripiano del Ghiacciaio della Tribolazione l’ho attraversato, sono salito in vetta alla punta Ceresole, disceso sul versante Noaschetta e risalito al colle del Gran Paradiso, disceso in Valsavarenche al Rifugio Vittorio Emanuele II dove mi attendeva il compagno Mauro Bunino che al mattino presto mi aveva accompagnato in vetta. Punta Martina 4020 m foto Valerio Bertoglio

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Page 1: GHIACCIAIO DELLA TRIBOLAZIONE · Punta Martina 4020 m foto Valerio ... un intaglio e si risale la parete opposta verso la via normale al Gran ... Al piede della parete che sostiene

GHIACCIAIO DELLA TRIBOLAZIONE Valerio Bertoglio Ente Parco Nazionale Gran Paradiso, Comitato Glaciologico Italiano

Il Ghiacciaio della Tribolazione è il più esteso del gruppo del Gran Paradiso. Collocato per buona parte, fra 3100 e 3500 m sopra un vasto ripiano gradinato, si affaccia e defluisce per tre rami principali nell’alta Valnontey. L’ho percorso per la prima volta, per salire in vetta al Gran Paradiso attraverso il colle dell’Ape e la finestra del Roc, nel 1980 con Giuseppina Vergnano, che dal 2007 ne segue le misurazioni. Nel 1986 ho sceso con gli sci la parete Est del Gran Paradiso, appartenente al recinto montuoso, un pendio di 600 metri a 45° che costituisce i primi passi per arrivare allo sci ripido. Unica difficoltà, dopo la paura delle prime curve in cui l’inclinazione sfiora i 50°, è stato il salto della crepaccia terminale, allora abbastanza aperta. Giunto sul ripiano del Ghiacciaio della Tribolazione l’ho attraversato, sono salito in vetta alla punta Ceresole, disceso sul versante Noaschetta e risalito al colle del Gran Paradiso, disceso in Valsavarenche al Rifugio Vittorio Emanuele II dove mi attendeva il compagno Mauro Bunino che al mattino presto mi aveva accompagnato in vetta.

Punta Martina 4020 m foto Valerio Bertoglio

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Nel recinto montuoso del Ghiacciaio della Tribolazione, il 30 agosto 1985, ho tracciato con Enrico Rosso una via nuova su un monolite gneissico, che ho battezzato Punta Martina e quotato 4020 m. Questa splendida struttura, alta 150 m, è collocata tra la cima del Roc e del Gran Paradiso e scende sulla parte alta del Ghiacciaio della Tribolazione. La via classificata TD+ (tecnicamente difficile) è raggiungibile dalla valle di Cogne o dalla Valsavarenche e si sviluppa in una serie di diedri e fessure sino in cima. Con una corda doppia dalla cuspide del monolite si giunge ad un intaglio e si risale la parete opposta verso la via normale al Gran Paradiso lungo la quale si rientra al Rifugio Vittorio Emanuele II o al Bivacco Pol passando per la finestra del Roc.

Alla sommità dello sperone roccioso, compreso tra il ramo meridionale e quello centrale del ghiacciaio proprio all’inizio di una vera cascata di seracchi, la famosa “seraccata” per antonomasia della Tribolazione, è stato collocato dalla Giovane Montagna di Torino, nel 1946, il Bivacco Carlo Pol. Si tratta di una struttura a semibotte che può ospitare quattro persone posto a quota 3180 m. Per migliorare l’accessibilità alpinistica alla vetta del Gran Paradiso, è stato posto a poca distanza il Bivacco Ettore Grappein, inaugurato il 26 agosto 1989, struttura a casetta con nove posti letto. Nel Ghiacciaio della Tribolazione come nel Ghiacciaio di Grand Croux si individuano tre rami o correnti: ma mentre per il Ghiacciaio di Grand Croux i bacini collettori sono disgiunti e si fondono le lingue ablatrici, qui al contrario dai bacini alimentatori largamente congiunti si staccano le falde dissipatrici del tutto distinte. Il ramo destro o meridionale, da certi punti di vista potrebbe costituire un ghiacciaio a sé od anche unificarsi con il Ghiacciaio di Grand Croux. Dal crinale fra la Testa di Valnontey e la Punta Ceresole, incavato e rivolto a Nord, si affaccia sulla destra alla parete che scoscende sul Ghiacciaio di Grand Croux. Sulla sinistra lo

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delimita un risalto roccioso che in alto, a partire dalla Punta Ceresole, è rivestito da una falda di ghiaccio transfluente dal ramo centrale. Una serie di seracchi intaglia il bacino di raccolta, sotto la crepaccia terminale, sul lato destro e sinistro, poi la superficie perennemente innevata si fa unita e meno inclinata finché bruscamente dall’orlo della parete il ghiacciaio si rovescia in una falda bidigitata. La lingua di destra è completamente staccata dal Ghiacciaio di Grand Croux, mentre la lingua sinistra precipita con una vera cascata di seracchi e confluisce nel Ghiacciaio di Grand Croux e lo alimenta. Fino al 2001 era collegata con il Ghiacciaio di Grand Croux, ma nell’estate 2002 si è staccata. Un ghiacciaio comincia a muoversi quando, grazie al suo spessore e alla pendenza del letto, le tensioni che si creano superano la resistenza del ghiaccio alla deformazione, in questo caso quasi-plastica. Dove il letto roccioso è più ripido, aumenta la velocità del ghiacciaio che si assottiglia e forma crepacci. Si tratta di flusso distensivo, che si verifica solitamente in corrispondenza di ripidi salti del fondo roccioso. La velocità in questo caso raggiunge i valori massimi, anche dieci volte superiore a quella del ghiacciaio e si forma una vera e propria cascata di ghiaccio: la seraccata. Il nome dovrebbe derivare dal savoiardo “serac”, un formaggio bianco, la cui crosta forma un reticolo di fratture. Alla base della seraccata o ovunque ci sia una diminuzione dell’inclinazione del substrato, la situazione s’inverte: la velocità diminuisce, si formano piani di sovrascorrimento e viene a crearsi la zona di flusso compressivo. Il ramo centrale del ghiacciaio della Tribolazione raccoglie la sua alimentazione di nevi dalla parte più elevata ed estesa del recinto montuoso, fra la Punta Ceresole ed il Colle del Piccolo Paradiso. Due correnti convergono verso 3400 m, l’una proveniente dal ripiano ad Est della Cresta Gastaldi, l’altra dal settore inclinato che, alla base del Gran Paradiso, scende tra la Cresta Gastaldi e lo spigolo Est del Piccolo Paradiso. Sotto i 3200 m il ramo centrale, seraccato e crepacciato, defluisce in una larga lingua ablatrice contenuta dalla parete che sostiene il ramo destro e da uno sperone roccioso che la divide dalla parte terminale del ramo settentrionale. In questa larga lingua ablatrice sono presenti quasi tutti i tipi di crepacci: trasversali, longitudinali, terminali e radiali. I crepacci trasversali, lunghi più di 100 m e profondi oltre 20 m sono presenti nella parte alta del ramo centrale. I crepacci longitudinali, che comprendono i crepacci radiali, tipici delle parti terminali della lingua, si rinvengono dove l’alveo del ghiacciaio si apre a valle del restringimento a quota 2900 m. I crepacci di sponda si aprono nelle aree marginali per le tensioni esistenti tra il ghiaccio più esterno e il centro del ghiacciaio, dove la velocità è maggiore. Delle pluridigitazioni storiche è rimasta nel 1998 solo la centrale, che foggiata ad unghione, scende sino alla quota minima del Ghiacciaio della Tribolazione a 2605 metri. Tale unghione di ghiaccio incuneato tra due pareti rocciose è verticale, imponente, alto al 14 settembre 1998 circa 20 metri. È di fronte ad esso che nel 1993 ho posto con Mammoliti Mochet Andrea il segnale BV1. Il torrente subglaciale che esce dalla base dell’unghione ha una notevole portata e tende ad occupare tutta la parte alta del canalone. Al piede della parete che sostiene il ramo centrale è presente

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un settore di ghiaccio morto a quota 2330 metri, un tempo una falda di rimpasto dove giungeva la digitazione centrale. Nel 1998 la zona è quasi interamente coperta da detriti e presenta una grotta glaciale alta 3 m, larga 9 m, profonda 10 m da cui esce un torrente ipoglaciale. Tale zona di ghiaccio morto è alimentata da valanghe nel periodo inverno-primaverile e da frane che si staccano dalla parete sovrastante accidentata da faglie con rigetto. Il ramo sinistro o settentrionale del ghiacciaio ha per bacino di raccolta la depressione sotto la cresta fra il Piccolo Paradiso e la Becca di Montandeyné e defluisce contro la verticale parete di testata della Costa di Dzasset, ondulato da ripetute rotture di pendio che ne accidentano la superficie. Non è possibile delineare con approssimazione il confine tra questo ramo e il ramo centrale, in quanto essi, fondendosi per la lunghezza di quasi 2 km, ripetutamente transfluiscono l’uno nell’altro. Il margine sinistro, sotto la Costa di Dzasset s’ingracilisce verso la fronte, per l’intensa ablazione esercitatavi dal riverbero della parete e dalla morena superficiale. La lingua terminale del ramo sinistro è foggiata a triplice digitazione: quella destra, la più imponente, nel 1998 si è rotta laddove la pendenza aumenta ed è rimasta allo scoperto una fascia rocciosa alta circa 15 m. La parte sottostante è quindi completamente staccata dal ghiacciaio e va ad alimentare un copioso torrente emissario in cui confluisce anche il torrente alimentato dal Ghiacciaio del Dzasset. Di fronte ad essa, ho posto, nel 1993, con Mammoliti Mochet Andrea il segnale BV. La digitazione centrale è troncata, mentre quella dell’estrema sinistra termina ad unghia. In prossimità della digitazione di destra ben evidenti sono le rocce montonate. Si tratta di dossi rocciosi di varie dimensioni arrotondati sul lato a monte scabri su quello a valle. Sono il risultato delle concomitanti azioni di abrasione (a monte) e sradicamento (a valle), processo definito in termini tecnici quarrying o plucking (Carton e Pelfini, 1988). Si possono notare sulle loro superfici i segni tipici dell’abrasione, rappresentati da scannellature e solchi incisi dai detriti in movimento incorporati nel ghiaccio durante l’azione di esarazione. Tali solchi sono impressi nella roccia secondo la direzione del flusso della colata. Le oscillazioni del ghiacciaio, in rapporto alla particolare conformazione delle sue fronti determinate dalle accidentalità della loro sede, rispecchiano negli ultimi anni l’andamento del regime climatico. Gli spostamenti alle estremità delle digitazioni sono anche influenzati dalle condizioni d’equilibrio delle masse di ghiaccio che vengono, quando la coesione è superata dalle forze sollecitanti, meccanicamente troncate. I rami glaciali dal 2000 hanno continuato a ridursi con crolli significativi sino al 2014; Valerio Bertoglio e Piero Borre hanno seguito in modo continuativo le misurazioni. Nel 2014 il ramo destro continua nell’arretramento e non presenta digitazioni, che ha perso per crolli che vanno ad alimentare il sottostante Ghiacciaio di Grand Croux. Il ramo centrale presenta due grandi digitazioni a seraccata: una in destra frontale e una centrale sulla quale è evidente una grande spaccatura a mezzaluna che la predispone al distacco. Numerosi crolli di seracchi lungo tutto il ramo con accumuli di ghiaccio nella zona sottostante hanno impedito la misurazione. Il ramo sinistro misurato continua nell’arretramento conservando spessore.

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