Gestione Colore

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Nozioni di base sulla gestione del colore RGB Miscelazione additiva RGB è il nome di un modello di colori le cui speciche sono state descritte nel 1931 dalla CIE ( Commission internationale de l'éclairage ). Tale modello di colori è di tipo additivo e si basa sui tre colori Rosso (Red), Verde (Green) e Blu (Blue), da cui appunto il nome RGB, da non confondere con i tre colori primari: Rosso, Blu e Giallo. Questo modello viene usato nel digitale per trasmettere immagini a colori. Un'immagine può infatti essere scomposta, attraverso ltri o altre tecniche, in questi colori base che, miscelati tra loro, danno quasi tutto lo spettro dei colori visibili, con l'eccezione delle porpore. Più specicamente i 3 colori principali corrispondo a forme d'onda (radiazioni luminose) di periodossato. A una lunghezza d'onda di 700 nm corrisponde il rosso, a 546.1 nm il verde, a 435.8 nm il blu. L'RGB è un modello additivo: unendo i tre colori con la loro intensità massima si ottiene il bianco (tutta la luce viene ri essa). La combinazione delle coppie di colori dà il cìano, il magenta  e il giallo. Tricromia additiva RGB di un'immagine reale CMYK Quadricromia CMYK CMYK è l'acronimo per Cyan, Magenta, Yellow, BlacK; è un modello di colore detto anche di quadricromia. La scelta della lettera K per il nero, anziché la lettera B iniziale nella traduzione inglese, è stata fatta per evitare confusioni con l'iniziale del coloreBlue ed è dovuta al fat to che, nella stampa, si usa un procedimento di separazione dei colori per produrre tante diverse immagini quanti sono gli inchiostri usati. Nella quadricromia CMYK l'immagine corrispondente al nero è quella che contiene più dettagli e la lastra di stampa corrispondente è quindi normalmente considerata la lastra chiave, in inglese key plate. Da qui l'uso di K, con riferimento a t ale lastra, per indicare il nero. I colori ottenibili con la quadricromia (sintesi sottrattiva) sono un sottoinsieme della gamma visibile, quindi non tutti i colori che vediamo possono essere realizzati con la quadricromia, così come non tutti i colori realizzati con l'insieme RGB (RED GREEN BLUE) cioè quelli che vediamo sui nostri monitor ( sintesi additiva) hanno un corrispondente nell'insieme CMYK. CMYK Sono i colori dei quattro inchiostri usati in tipogra a e nelle stampanti a colori. Quando sono sovrapposti nelle diverse percentuali, i primi tre possono dare origine quasi a qualunque altro colore. Il 100% di tutte e tre le componenti (CMYK 100,100,100,0) non genera solitamente il nero, bensì il bistro, colore simile a una tonalità di marrone molto scura, tuttavia alcune stampanti inkjet fotogra che (es.: Hp Photosmart) lavorano esclusivamente in tricromia (Cyan, Magenta, Giallo) anche per l'ottenimento del nero. Perciò nei processi distampa si è aggiunto l'inchiostro di un quarto colore per avere il nero pieno (CMYK 0,0,0,100) risparmiando sulle componenti degli altri tre inchiostri Pantone Pantone Inc. è una compagnia americana con sede a Carlstadt , New Jersey nota per aver ideato l'omonima scala di colori spesso usata nell'industria gra ca. La Pantone fu fondata nel 1962 da Lawrence Herbert , attuale AD, amministratore e presidente della compagnia. Nata come fornitrice di carte colorate per l'industria cosmetica, già nel 1963 ha prodotto la prima scala colore. Attualmente la Pantone produce la famosa scala, dei dispositivi per il riconoscimento dei colori e per la composizione degli stessi attraverso la miscelazione dei colori primari. La scala Pantone [modica] Un esempio di scala Pantone. La Scala Pantone  si presenta come un insieme di fogli di circa 15x5 cm sovrapposti rilegati in un solo angolo con un occhiello. In questo modo le pagine possono essere fatte ruotare no a trovare il colore desiderato. Ogni "pagina" presenta dei quadrati colorati identi cati da un numero stampati al vivo  (cioè il colore arriva no al bordo del

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Nozioni di base sulla gestione del colore

RGB

Miscelazione additiva

RGB è il nome di un modello di colori le cui specifiche sono state descritte nel 1931 dalla CIE (Commission internationale de l'éclairage ). Tale modello di colori è di tipo

additivo e si basa sui tre colori Rosso (Red), Verde (Green) e Blu (Blue), da cui appunto il nome RGB, da non confondere con i tre colori primari: Rosso, Blu e Giallo. Questo

modello viene usato nel digitale per trasmettere immagini a colori.

Un'immagine può infatti essere scomposta, attraverso filtri o altre tecniche, in questi colori base che, miscelati tra loro, danno quasi tutto lo spettro dei colori visibili, con

l'eccezione delle porpore.

Più specificamente i 3 colori principali corrispondo a forme d'onda (radiazioni luminose) di periodo fissato. A una lunghezza d'onda di 700 nm corrisponde il rosso, a 546.1

nm il verde, a 435.8 nm il blu.

L'RGB è un modello additivo: unendo i tre colori con la loro intensità massima si ottiene il bianco (tutta la luce viene riflessa). La combinazione delle coppie di colori dà il

cìano, il magenta e il giallo.

Tricromia additiva RGB di un'immagine reale

CMYK

Quadricromia CMYK

CMYK è l'acronimo per Cyan, Magenta, Yellow, BlacK; è un modello di colore detto anche di quadricromia. La scelta della lettera K per il nero, anziché la lettera B iniziale

nella traduzione inglese, è stata fatta per evitare confusioni con l'iniziale del colore Blue ed è dovuta al fatto che, nella stampa, si usa un procedimento di separazione dei

colori per produrre tante diverse immagini quanti sono gli inchiostri usati. Nella quadricromia CMYK l'immagine corrispondente al nero è quella che contiene più dettagli e la

lastra di stampa corrispondente è quindi normalmente considerata la lastra chiave, in inglese key plate. Da qui l'uso di K, con riferimento a tale lastra, per indicare il nero.

I colori ottenibili con la quadricromia (sintesi sottrattiva) sono un sottoinsieme della gamma visibile, quindi non tutti i colori che vediamo possono essere realizzati con la

quadricromia, così come non tutti i colori realizzati con l'insieme RGB (RED GREEN BLUE) cioè quelli che vediamo sui nostri monitor (sintesi additiva) hanno un

corrispondente nell'insieme CMYK.

CMYK Sono i colori dei quattro inchiostri usati in tipografia e nelle stampanti a colori.

Quando sono sovrapposti nelle diverse percentuali, i primi tre possono dare origine quasi a qualunque altro colore. Il 100% di tutte e tre le componenti (CMYK

100,100,100,0) non genera solitamente il nero, bensì il bistro, colore simile a una tonalità di marrone molto scura, tuttavia alcune stampanti inkjet fotografiche (es.: Hp

Photosmart) lavorano esclusivamente in tricromia (Cyan, Magenta, Giallo) anche per l'ottenimento del nero. Perciò nei processi di stampa si è aggiunto l'inchiostro di un

quarto colore per avere il nero pieno (CMYK 0,0,0,100) risparmiando sulle componenti degli altri tre inchiostri

PantonePantone Inc. è una compagnia americana con sede a Carlstadt, New Jersey nota per aver ideato l'omonima scala di colori spesso usata nell'industria grafica.

La Pantone fu fondata nel 1962 da Lawrence Herbert, attuale AD, amministratore e presidente della compagnia. Nata come fornitrice di carte colorate per l'industria

cosmetica, già nel 1963 ha prodotto la prima scala colore. Attualmente la Pantone produce la famosa scala, dei dispositivi per il riconoscimento dei colori e per la

composizione degli stessi attraverso la miscelazione dei colori primari.

La scala Pantone [modifica]

Un esempio di scala Pantone.

La Scala Pantone si presenta come un insieme di fogli di circa 15x5 cm sovrapposti rilegati in un solo angolo con un occhiello. In questo modo le pagine possono essere

fatte ruotare fino a trovare il colore desiderato. Ogni "pagina" presenta dei quadrati colorati identificati da un numero stampati al vivo (cioè il colore arriva fino al bordo del

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foglio in modo da poter essere sovrapposto per un confronto diretto). Ad esempio una pagina può contenere 4 o 5 quadrati gialli con delle lievi variazioni di luminosità.

Esistono anche versioni della guida formate da pagine rilegate ad anelli come un quaderno di formato A5.

In teoria l'idea di base è che una persona può scegliere un determinato colore dalla guida e utilizzare il numero corrispondente per specificare come stamparlo. Ad esempio

un cliente può chiedere ad uno stampatore "Stampa questa area con colore Pantone 123" e il tipografo glielo potrà realizzare a prescindere dagli inchiostri, del tipo di

impaginazione o dalla macchina utilizzata per stamparlo. La scala è nata infatti per poter essere il più possibile astratta rispetto al modo in cui si arriva al colore. Su 2

monitor diversi un identico colore RGB può apparire diverso, mischiando 2 inchiostri apparentemente identici il colore risultante può differire, ma una volta stampato il colore

dovrà essere identico a quello riportato sul libro.

Ogni anno viene prodotta una guida nuova anche perché col tempo le guide vecchie si deteriorano e i colori sbiadiscono. Tuttavia da una edizione all'altra possono esserci

variazioni di colore del medesimo codice e ciò comporta alcuni problemi. Per questo le guide andrebbero aggiornate periodicamente.

Un tipico e famoso utilizzo della scala Pantone è legato alle bandiere nazionali. Il tricolore italiano ad esempio è formato da verde prato brillante (17-6153TC), bianco latte

(11-0601TC) e rosso pomodoro (18-1662TC).

I toni cromatici dei colori della bandiera della Repubblica Italiana, indicati dall'art. 12 della Costituzione, sono definiti dalla circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri

del 2 giugno 2004, UCE 3.3.1/14545/1, con i codici Pantone tessile, su tessuto stamina (fiocco) di poliestere, e dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 14 aprile

2006 "Disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra le cariche pubbliche". (GU 174 del 28 luglio 2006).

Anche per la bandiera scozzese si è scelta questa scala di colore.

La Scala Pantone è proprietà intellettuale della Pantone Inc. e l'utilizzo gratuito non è permesso. Per questo motivo non viene utilizzata in programmi gratuiti come GIMP o

in software a basso costo.

Corrispondenza del colore

Troppo spesso accade che una fotografia digitale visualizzata sul nostro monitor presenta notevoli differenze dalla scena reale, o dalla i mmagine stampata sucarta. Che cosa non ha funzionato? I motivi possono essere più di uno, ma per prima cosa occorre controllare le impostazioni del monitor.

Elementi di Colour Managment

I colori visualizzati sullo schermo sono rappresentati da tre numeri che indicano le proporzioni tra il rosso, il verde ed il blu (sistema RGB). Questi tre colori, opportunamentemiscelati, corrispondono a quel particolare colore che noi vediamo sullo schermo. Con questa tecnica si cerca di imitare il funzionamento del nostro sistema visivo.

Misurare i colori e di rappresentarli con dei valori assoluti. Questi valori assoluti sono numeri e non sono dipendenti dai vari dispositivi (schermi o stampanti) usati perricostruire i colori.

Tuttavia, i colori resi dal monitor del nostro computer corrispondono allo standard? Il più delle volte, no. Chi lavora con due monitor diversi, spesso constata che i colori dellastessa immagine hanno diverse sfumature. Stampare i colori su carta è ancora più problematico, perché dobbiamo riprodurre i colori usando inchiostri pigmentati, nessunodei quali (di solito) corrisponde agli standard, tanto meno quelli economici..

Con l'espressione Colour Management ci si riferisce alle tecniche usate per tentare di avvicinare tutti i colori riprodotti dai diversi dispositivi ad uno standard unico eduniversale. Si cerca cioè di far corrispondere i colori catturati dalla mia e dalla vostra fotocamera, ai colori resi dal mio e dal vostro monitor, dalla mia e dalla vostrastampante, in modo da farli corrispondere (per quanto possibile) ai colori della scena ripresa.

Due tecnologie di CMS

ICC e PCM sono i due sistemi aperti di gestione del colore oggi disponibili sui personal computer.

ICC è la tecnologia standardizzata e proposta dall' International Color Consortium (ICC)

in Mac OS e Mac OS X la parte che si occupa della gestione del colore secondo le specifiche ICC è ColorSync (ora alla versione 4);

in Windows 98, 2000 e XP è invece ICM (Image Color Management, ora alla versione 2);

PCM è la tecnologia contenuta nelle ultime versioni di PostScript, il cui nome per esteso è PostScript Color Management, ed è implementata nei rip PostScript:

nei rip PostScript Level 2 ci possono essere (se il costruttore li ha implementati) alcuni elementi di questa tecnologia; nei rip PostScript Level 3 ci può essere (se il costruttore l'ha implementata) la tecnologia completa.

Ognuna di queste due tecnologie usa la propria idea di profilo, di intento di rendering, di motore di colore. Le due tecnologie tuttavia non sono in conflitto tra loro ma sicomplementano e integrano a vicenda.

Infatti la gestione del colore basata sulle specifiche ICC è fatta on-host (cioè su un computer, all'interno di una applicazione, prima della stampa o al massimoall'interno del driver di stampa) mentre la gestione del colore PostScript viene fatta in-rip (cioè esclusivamente in fase di stampa, all'interno di un rip PostScript).

"profilo ICC" un codice numerico necessario per indurre un monitor a riprodurre colori standard. Calibrare il monitor aiuta ad ottenere più spesso i colori giusti, anche se inpratica le cose sono un filino più complicate.

In campo professionale infatti, per ottenere una corretta calibratura ci si deve munire del necessario software e di hardware capace di "leggere" i colori generati dal softwaree riprodotti dal monitor. In tal modo si genera il profilo ICC da utilizzare per correggere le deviazioni cromatiche del monitor stesso. Tale procedura deve essere ripetutaalmeno una volta al mese per mantenere la risposta del monitor entro un range di deviazione accettabile

Il software genera dei coloricampione. Un sensore posto sulloschermo del monitor "legge" icolori riprodotti. Il softwareconfronta i due valori e intervienecon le opportune correzioni sulsettaggio del monitor.

Solo in questo modo si può esserecerti di avere colori standard.

Per i non specialisti (noi) la prova più semplice e molto empirica, consiste nell'attento confronto fra i colori visualizzati sul nostro monitor e quelli riprodotti dalla nostrastampante, a condizione che si usino:

1. una stampante fotografica di buona qualità2. inchiostri originali forniti dal costruttore della stampante

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3. carta fotografica lucidaSe queste tre condizioni sono rispettate e le differenze di colore sono ben visibili, sarà opportuno affidarci ad una persona competente per far eseguire la calibratura delmonitor. Diversamente si corre il rischio di manipolare le immagini in fotoediting per farle apparire correttamente sul nostro monitor, ma vederle poi diverse se vengonoriprodotte su un altro monitor o stampate su carta.

Calibrare luminosità e contrasto

Quando è il momento di stampare le immagini noi facciamo il possibile per produrre esattamente le stampe come le vogliamo. Se vogliamo mettere in rete le nostreimmagini scopriremo presto che trasferire su internet questa ricercadella perfezione non è facile. Le immagini sono più piccole e meno dettagliate, ma la variabile più importante è il monitor che deve riprodurle, o meglio, come tale monitor ècalibrato. Non sono molti quelli che regolano la luminosità ed il contrasto con cadenza regolare, come sarebbe auspicabile. Con l'aiuto delle immagini seguenti cercheremo didare una mano a questi pigroni.

Calibrare il monitor per una corretta visualizzazione delle immaginiLa prima immagine mostra una serie di grigi che va dal nero puro a sinistra, al bianco puro a destra. La banda scura superiore è costituita da quadri neri e grigio scuroalternati. Se la banda sembra tutta nera (osservare molto attentamente) vuol dire che la luminosità è troppo scarsa. In tal caso bisogna aumentarla fino a quando si riesce apercepire appena la differenza tra i quadri. Eseguire la regolazione solo se il monitor è acceso da almeno 20 minuti.

In un monitor calibrato tutte le sfumature di grigio devono essere visibili.

Monitor troppo scuro

Monitor troppo chiaro

Per una buona visione: - Regolare il contrasto del monitor al massimo.- Ridurre la luce ambientale e cercare di evitare il riflessi sul monitor.- Impostare il monitor su "milioni di colori" (24/32 bit).

il w eb necessita della gestione del colore?

Dal momento in cui il web non è stato ristretto al solo mondo accademico è diventato unostrumento commerciale, e da questo punto di vista ancora molti sono i modi per migliorarlo.Un campo in cui c’è molto spazio per migliorare le prestazioni del web è quello della gestionedel colore. A chi interessa? Soprattutto a coloro che vendono online prodotti che vengonoacquistati principalmente (o unicamente) per i loro colore, come indumenti, rossetti, coloranti.Se i colori non possono essere riprodotti con precisione, il web non può essere usato comecanale di vendita.

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Ecco alcuni siti (tutti americani) per i quali la corretta rappresentazione del colore dei propriprodotti è importante.

Bloomingdale’s è una catena di negozi americani con una catalogo online anche di capi diabbigliamento.

Venus è una compagnia di vendita per corrispondenza di costumi da bagno e accessori. Il sitoweb consente di vedere il tessuto di un capo in dettaglio ingrandito.

Logics è una società che produce e vende cosmetici, tra cui tinture per capelli

National Blinds, Wallpaper and Rugs vende online carte da parati, veneziane e tappeti.

Gestione del colore

Il risultato che si vuole raggiungere è molto semplice: fare in modo che le immaginivisualizzate mediante un browser appaiano uguali qualunque sia la piattaforma, il browser e ilmonitor sul quale vengono visualizzate.

In termini di profili, questo risultato si ottiene con una conversione da profilo di origine(riferito all’immagine) al profilo di destinazione (profilo del monitor). Ma in pratica i problemiche si devono risolvere per la gestione del colore online sono diversi e complessi.

Profilo specificato in un tag HTML

Invece di incorporare il profilo nell'immagine che viene spedita dal server al browser èpossibile fare riferimento al profilo in un tag HTML. In tal caso, naturalmente, il profilodeve essere presente sulla macchina dove risiede il browser (eventualmente può esserescaricato un volta per tutte).Alcune di queste proposte sono state fatte dalla Apple.Profilo ICC come tag HTML

L'indicazione del profilo può essere inserita nel tag dell'immagine IMG

<IMG src="myfile.jpeg" iccprofile="source.icc">

oppure nel tag BODY

<BODY iccprofile="source.icc">

anche mediante indicazioni di stile

BODY {iccprofile: url("source.icc");}

Profilo I CC nel tag di stile

Microsoft ha proposto l’indicazione del profilo ICC come stile. In questo caso il profilo, senon è sRGB, deve essere presente nella macchina del browser.

<html>

<body>

<img src=test.gif><br>

<img style="filter: ColorInfo(ColorSpace=sRGB, Intent=0)" src=test.gif><br>

<img style="filter: ColorInfo(ColorSpace=sRGB, Intent=1)" src=test.gif><br>

<img style="filter: ColorInfo(ColorSpace=sRGB, Intent=2)" src=test.gif><br>

<img style="filter:

ColorInfo(ColorSpace=C:\WINDOWS\SYSTEM\COLOR\other-color-profile.icm,

Intent=0)" src=test.gif><br></body>

</html>

Supporto del browser

Una volta che siamo riusciti a far arrivare l'immagine al browser del visitatore, il passosuccessivo spetta al browser. Il browser in teoria dovrebbe (a) considerare il profiloincorporato nell'immagine, (b) se non c'è assumerne uno di default e (c) convertirel'immagine nel profilo di destinazione, che è quello del monitor.

Se una immagine non ha un profilo assegnato il browser può assumere che sia sRGB(come specificano le regole del World Wide Consortium).

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Spazio colore sRGB contro AdobeRGB

Il tema della questione è lo spazio colore da impostare nel menu della macchina fotografica eil dilemma cade tra sRGB o AdobeRGB.

sRGB (sRGB IEC61966-2.1)Lo spazio colore sRGB è stato introdotto nel 1995 da HP e Microsoft perché approssimamolto bene la gamma cromatica (il gamut) delle più comuni periferiche digitali (monitor,stampanti ecc.). E' basato sulle caratteristiche di un monitor in un ambiente mediamenteilluminato. Per questo motivo in seguito divenne anche lo standard per la visualizzazione delleimmagini nel web. Lo spazio colore sRGB include però solo il 35% dei colori visibili.

E' da dicembre 1998 lo standard IEC 61966-2-1. Utilizza i primari ITU-R BT.709/2 (ex CCIR709) della televisione ad alta definizione HDTV.

AdobeRGB (Adobe RGB 1998)Lo spazio colore Adobe RGB venne progettato da Adobe Systems, Inc. per cercare diallargare la gamma dei colori a disposizione per le stampanti CMYK Lo spazio coloreAdobeRGB copre fino al 50% dei colori visibili e in particolare le tonalità azzurre e verdi.

La seconda immagine qui a fiancomostra la comparazione tra lo spazioAdobeRGB (in nero) e quello sRGB (in

bianco) prendendo come riferimentouna luminosità media.

AdobeRGB si estende maggiormenteverso il verde e l’azzurro rispetto alsRBG e come quest’ultimo sia in effetti

un sottoinsieme del AdobeRGB.Lo spazio AdobeRGB si allargaulteriormente verso il verde scuro e ilblu al calare della luminosità (primaimmagine) e anche verso il giallo e ilrosso all’aumentare della luminosità

(ultima immagine).

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Prendiamo ancora come immagine di riferimento questa:

 Apparentemente editare la suddetta lavorando in Adobe RGB o scegliendo (comeimpostazioni di colore di Photoshop) l'sRGB sembra essere uguale; forse pochissimi, conocchi e monitor migliori di altri, potrebbero cogliere tutta la profondità di colore differentenei due spazi. Attenzione però, vedere l'informazione di una foto per editarla al meglio nonha nulla a che vedere con la grandezza del file o con la sua qualità! Quindi dove sta ilproblema? Il problema sta nel fatto che quando editiamo una foto possiamoinavvertitamente sopprimere dell'informazione abbassando la qualità dei successiviprocessi (stampa della foto o pubblicazione sul web).

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Usare lo spazio di colore Adobe RGB permette di non cadere in questo frequente errore.Infatti l'esempio che segue dimostra che c'é più informazione visibile nell'Adobe RGB chenell'sRGB. Prendiamo l'immagine di prima e visualizziamo solo il canale blu, cosaotteniamo:

con Adobe RGB:

mentre con sRGB:

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È facile rendersi conto di quanta informazione in più ci sia nella prima immagine. Questodimostra che l'sRGB é solo un sottospazio dell'Adobe RGB! Quindi lavorare conquest'ultimo consente di "vedere" più informazione nella nostra foto. Molte macchine

fotografiche permettono di sceglie tra questi due spazi di colore (ne esiste anche un terzochiamato ProPhoto RGB, ma rarissimo ancora).

 Attenzione però! Quando pubblicate sul web, lo spazio di colore più comunementeimpiegato dai browser é l'sRGB e le vostre foto verranno in qualche modocambiate/alterate! Per adesso (anche se i browser si stanno evolvendo... lentamente) émeglio caricare le foto in sRGB. Per completezza aggiungo (a questo post) un esempiocreato da Jul, su un PC con Explorer 7:

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Inoltre sempre su Mac, un altro esempio sulla stessa immagine in Adobe RGB vista da PSCS3, Safari e Mozilla:

Safari sembra comportarsi meglio, rispettando la fedeltà dei colori.

Purtroppo lo spazio di colore é un problema aperto in fotografia digitale, ma lavorare in Adobe RGB, permette un controllo effettivo sulla foto, evitando involontarie predite diqualità di quest'ultima.

Cosa scegliere?A questo punto sembrerebbe facile rispondere: Adobe RGB. Ma non è la risposta esatta.La risposta la troviamo in un’altra domanda: “Su che supporto verrà visualizzata l’immaginealla fine?”.

Web, oppure stampata con una stampante a getto d’inchiostro o presso un fotolaboratorio

sono situazioni completamente differenti.Come abbiamo detto prima il web e la maggioranza delle stampanti ad uso privato utilizzanospazi colori sRGB o simili quindi il massimo risultato di ottiene chiaramente partendo da unaimmagine con colori che appartengono tutti a questo spazio. Solo nel caso di una stampaprofessionale in cui la macchina da stampa supporti il profilo AdobeRGB e si sono utilizzatetonalità esterne allo spazio sRGB allora vale la pena di orientarsi su questo spazio colore.

È vero anche che già diversi browser e monitor recenti supportano il profilo AdobeRGB e contutta probabilità si andrà in futuro verso un progressivo adeguamento a questo spazio coloreda parte di tutte le tecnologie digitali. Io poi sono convinto di una cosa ossia che in casi comequesti l’unica risposta esatta possiamo ottenerla dalla pratica e quindi migliorando per

tentativi il flusso del nostro lavoro fino alla stampa e magari provando che risultati siottengono, partendo da spazi colore diversi, stampando da vostro fotolaboratorio di fiducia.

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Concludendo il corretto flusso di lavoro dunque è il seguente:

•  Le immagini vanno "create" , elaborate e archiviate nello spazio

di lavoro che ha il gamut più ampio possibile (il migliore per oraè ProPhoto) e a 16 bit per canale.

•  Quando le visualizziamo a monitor, Photoshop converte conintento relativo verso il nostro monitor, per cui vediamo i coloriin modo corretto (quelli non riproducibili saranno clippati)

•  Quando stampiamo dobbiamo convertire verso il profilo dellastampante scegliendo l'intento di rendering più adatto. I coloriverranno riprodotti correttamente (quelli non stampabili

saranno clippati)