Georg Simmel (1858-1918) - La metropoli e la vita dello ...

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Georg Simmel (1858-1918) - La metropoli e la vita dello spirito (1903) 1899, Berlino

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Georg Simmel (1858-1918) - La metropoli e la vita dello spirito (1903)

1899, Berlino

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Ciò che Simmel ha in comune con Weber

Dal punto di vista spaziale, la città europea:

Ha densità, estensione, eterogenità

Oltre che:

Morfologia compatta. Longevità (30% insediamenti di origine romana). Punti di rotazione del mercato

e reti di trasporto. La tipologia di città: monocefala, policefala e crescente numero di città medie.

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Ciò che Simmel ha in comune con Weber

Dal punto di vista sociale:

Ruoli acquisiti e non ascritti. Obiettivi individuali contro obiettivi collettivi

Suddivisione sociale per luoghi, strutture, funzioni e ruoli (divisione sociale del lavoro)

Borghesia è il nuovo ceto e orienta la mobilità sociale (verticale # orizzontale)

Sfera economica domina sulla sfera politica

Stato e istituzioni della Modernità # Famiglia e comunità della Tradizione

Città diventa quintessenza della modernità in antitesi al mondo rurale, emblema della Tradizione

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Ciò che Simmel ha in comune con Marx

La discrasia tra cultura oggettiva e cultura soggettiva.

Che in Marx trova estrinsecazione all’interno della riflessione del rapporto tra classi dove il concetto

dominante è alienazione e reificazione. In Simmel assume toni individuali e si esprime nella tensione

tra cultura oggettiva e soggettiva.

Raffaelli, 1881

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La metropoli è il luogo spiritualmente tipico della modernità

(Il mini-saggio del 1903: La metropoli e la vita dello spirito)

1903, Berlino

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In Simmel

Parlare della vita nella metropoli significa parlare direttamente della società moderna. Nel mini

saggio «La metropoli e la vita dello spirito» si ritrovano alcuni temi dell'analisi della modernità che

vengono declinati in modo esplicito in relazione all'urbanizzazione, mentre in altri suoi testi la

connessione è implicita.

Da ricordare che in molta letteratura contemporanea a S. il riferimento alla condizione urbana

resta implicito.

Simmel preferisce usare concetti come «corrispondenze», «reciprocità e sociazione»

«spiritualmente tipico», al posto dei corrispettivi weberiani «cause e effetti», «società» e «ideal-

tipo».

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1890, circa

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La Berlino del periodo in cui Simmel scrive il mini-saggio

Uno sviluppo demografico consistente: da 420.000 abitanti nel 1848 a due milioni nel 1897.

Berlino, nuova capitale del Reich unificato dal 1871, e in quell’anno conta già 800.000 abitanti.

Problema di congestione, densità edilizia al centro, scarsa regolamentazione: debolezza delle

amministrazioni comunali contro il potere economico di industriali e speculatori immobiliari; scarsa

collaborazione tra pianificatori, architetti e tecnici; l’urbanistica come un affare nella giurisdizione

municipale.

Si parla di una città con edifici da caserma, criticando l’urbanista Hobrecht

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La rivoluzione europea nel sistema dei trasporti

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In Berlino, dal 1877: sistema ferroviario, tramviario. Ha già cinque stazioni:

Potsdamer Platz, Anhalter Bahnhof, Nordbahnhof, Hamburger Bahnhof, Ostbahnhof.

Anhalter Bahnof

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Del periodo che Simmel osserva: l’Europa ebbe una serie di innovazioni tecnologiche (industrie,

trasporti, comunicazione, arti, oggetti del quotidiano) a cui oggi noi contemporanei siamo ormai

abituati, ma che per il loro principio di funzionamento (elettricità per esempio) rappresentarono un

evento percettivo traumatico per l’uomo moderno di allora. Come sottolinea Stephen Kern nel testo

ivi mostrato.

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f. trascendenza e temporalità

e. cultura oggettiva e soggettiva

d. organizzazione spazio-temporale

c. principio di calcolabilità, economia monetaria, astrazione concettuale

b. cerchie sociali e impersonalità

a. il blasé e le forme del sentire

La corrispondenza tra forme spaziali e contenuti sociali

a-priori spaziali

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a. Il blasé e le forme del sentire

Figura emblematica della vita metropolitana all’interno di un tessuto complesso di interrelazioni

«Il tono particolare della vita spirituale nella grande città moderna è dato dalla varietà di relazioni e

dal ritmo accelerato rispetto ai centri tradizionali più piccoli. Alla diversità e al sovraccarico di stimoli

l'individuo reagisce sviluppando capacità analitiche, selezionando le esperienze e proteggendosi da

coinvolgimenti emotivi profondi. Con lo sviluppo dell'economia monetaria di cui da sempre è stata

sede emblematica la città, si diffondono orientamenti di calcolo, di riduzione della qualità a quantità,

di esclusione di quanto non possa essere abbracciato da operazioni logiche. Le forme di

adattamento della vita di relazione compongono una gamma che va dal riserbo alla superficialità,

dalla diffidenza all'avversione».

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L’individuo metropolitano nella modernità

In Simmel i temi dell'individuazione sono in tensione continua con l'indebolimento dei gruppi primari.

Egli affronta i temi della segmentazione sociale e i (latenti) conflitti che derivano dall’ accresciuto

processo di differenziazione nelle relazioni sociali.

Per quanto riguarda la figura del blasé, la tensione esistente fra affermazione di una propria

personalità e sviluppo di una cultura oggettivata che «cresce al di là e al fuori di ogni vita personale»

spinge in modo contraddittorio verso un processo di individuazione che per essere riconosciuto può

arrivare ai confini dell'eccesso e della ricerca di preziosità.

Questa tensione attraversa anche la sua partecipazione alle differenziate cerchie sociali e persino la

sua ricerca di opportunità economiche in nuove nicchie urbane dapprima inesplorate.

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S. sottolinea la resistenza del soggetto a venir livellato e dissolto all'interno di un meccanismo

tecnico-sociale che caratterizza la modernità

Se si interrogano i prodotti della vita specificamente moderna o se si interroga il corpo della cultura

metropolitana - scrive Simmel – «la risposta dovrà cercare di scoprire l'equazione fra i contenuti

individuali e sovra-individuali della vita a cui queste formazioni sociali danno luogo: in altre parole,

dovrà indagare i movimenti con cui la personalità si adegua alle forze ad essa esterne». Ovvero alla

società complessa.

Severini, 1911

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In quale condizioni sociali si forma l’individuo della metropoli

«La base psicologica su cui si erge il nocciolo delle individualità metropolitane è

l'intensificazione della vita nervosa, che è prodotta dal rapido e ininterrotto avvicendarsi di

impressioni esteriori e interiori».

L'uomo è un essere che distingue, il che significa che la sua coscienza viene stimolata

dalla differenza fra l'impressione del momento e quella che precede. Le impressioni che

perdurano, che si differenziano poco o che si succedono e si alternano con una regolarità

abitudinaria, consumano meno coscienza che non l'accumularsi veloce di immagini

cangianti; esse consumano meno coscienza del contrasto brusco che si avverte entro ciò

che si abbraccia in uno sguardo, o ancora del carattere inatteso di impressioni che si

impongono all'attenzione.

La vita quotidiana della metropoli crea proprio queste condizioni psicologiche: per esempio,

ad ogni attraversamento rapido della strada, nel ritmo e varietà della vita professionale o

sociale.

Nelle fondamenta sensorie della vita psichica e nella quantità di coscienza che la vita

metropolitana richiede «agli esseri che distinguono», S. accentua anche il profondo

contrasto tra metropoli da un lato e la città di provincia o la vita di campagna dall’altro,

soprattutto per l’andamento più lento, più abitudinario e inalterato delle immagini sensoriali

e spirituali che le vite in questi centri comportano.

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Lo straniero, ad esempio

Lo straniero - non il viandante che viene e va - è membro del gruppo, ma in una posizione

particolare.

Questa è la figura che maggiormente - tra le tante colorate da S. - si avvicina al blasé.

«Presente ma non radicato, egli esprime insieme vicinanza e lontananza, indifferenza e impegno. È

meno vincolato e più libero nel suo giudizio, e con questa figura si hanno rapporti più astratti dal

momento che si spartiscono solo qualità più generali. Ne deriva una costellazione di possibilità

ambivalenti, che implicano rischi, pregiudizi e pericolosità, ma anche possibilità di commisurare le

situazioni a richiami maggiormente obiettivi».

La figura dello straniero (e dell'estraneità) assume il significato di archetipo della condizione moderna

dell'uomo della metropoli.

Caillebotte, 1880

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Il ruolo dell’intelletto

Sottolinea il carattere intellettualistico della vita psichica metropolitana, nel suo contrasto

con quella della città di provincia, che è basata per lo più sulla sentimentalità e sulle

relazioni affettive. Queste ultime si radicano nella quieta ripetizione di abitudini ininterrotte.

Invece, l’intelletto è la più adattabile delle nostre forze interiori: per venire a patti con i

cambiamenti e i contrasti sociali non richiede quei drammi interiori che la sentimentalità, a

causa della sua natura conservatrice, richiederebbe.

Il tipo metropolitano - che è circondato da mille modificazioni individuali - ha questo organo

di difesa contro lo sradicamento da cui lo minacciano i flussi e le discrepanze del suo

ambiente esteriore.

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Invece che con l'insieme dei sentimenti, egli reagisce essenzialmente con l'intelletto il cui

potenziamento di coscienza (potenziamento prodotto dalle medesime cause) diviene, per contrasto,

il presupposto psichico. Con ciò la reazione ai fenomeni viene spostata in quell'organo della psiche

che è il meno sensibile ed il più lontano dagli strati profondi della personalità.

«Questo intellettualismo, che rappresenta pure una difesa della vita soggettiva contro la violenza

variegatamente implicita della metropoli, si ramifica e si interseca con molti altri aspetti e processi».

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«L'essenza dell'essere blasé consiste nell'attutimento della sensibilità rispetto alle differenze fra le

cose».

Questa incapacità di reagire a nuovi stimoli con l'energia che competerebbe loro è il tratto essenziale

del blasé.

A questa caratteristica del blasé se ne unisce una seconda (derivante dall'economia monetaria, che

vedremo nel punto c).

«L'essenza dell'essere blasé consiste nell'attutimento della sensibilità rispetto alle differenze fra le

cose». Non nel senso che queste non siano percepite ma nel senso che il significato e il valore delle

differenze, e con ciò il significato e il valore delle cose stesse, sono avvertiti come irrilevanti. Al blasé

tutto appare di un colore uniforme, grigio, opaco, incapace di suscitare preferenze. Ma questo stato

d'animo è il fedele riflesso soggettivo dell'economia monetaria, quando questa è riuscita a penetrare

fino in fondo.

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Come il denaro pesa la varietà delle cose in modo uniforme ed esprime le differenze qualitative in

termini quantitativi (il denaro con la sua assenza di colori e la sua indifferenza si erge a equivalente

universale di tutti i valori), l’intelletto del blasé diviene un terribile livellatore, svuota la particolarità

delle cose, il loro valore individuale, la loro non paragonabilità. Le cose galleggiano con lo stesso

peso specifico, si situano sullo stesso piano, differenziandosi unicamente per la superficie che ne

ricoprono.

Questa scoloritura delle cose - che è prodotta dalla loro equivalenza col denaro – spesso non è

percettibile; ma ad esempio, «si percepisce e coglie nel rapporto che ha il ricco con gli oggetti che

può comperare o, ancora, nel carattere complessivo che attribuisce agli oggetti che lo circondano».

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Nell'essere blasé culmina, per così dire, l'effetto di quella concentrazione di uomini e cose che eccita

l'individuo alle massime prestazioni nervose.

Con l'incremento puramente quantitativo di queste stimolazioni questo effetto si capovolge nel suo

contrario: ovvero in quel singolare fenomeno di adattamento del blasé per cui i nervi scoprono la loro

ultima possibilità di adeguarsi ai contenuti e alle forme della vita metropolitana attraverso il divieto di

reagire.

Una possibilità in cui l'autoconservazione del singolo si dà al prezzo di svalutare l'intero mondo

oggettivo, il che infine fa sprofondare inevitabilmente la stessa personalità in un sentimento di

analoga svalutazione.

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Riserbo e indifferenza

Tuttavia - afferma - che ognuno declina individualmente questa nuova forma di esistenza.Questa spesso si risolve in «riservatezza» secondo Simmel, il quale scrive: «Da un punto di vista formale,si potrebbe definire l'atteggiamento spirituale con cui gli abitanti della metropoli si rapportano gli uni con glialtri come riservatezza».Questo perché: se al continuo contatto esteriore con una infinità di persone dovesse corrispondere lastessa quantità di reazioni interiori che si verifica in una città di provincia (dimensione empatica), ilmetropolitano ne verrebbe disintegrato.

Se dovessimo reagire in modo empatico agli stimoli della vita intensificata nella metropoli finiremmo pertrovarci in una condizione psichica insostenibile.

Il versante interiore di questo riserbo esteriore è colorato spesso di indifferenza.

Altre volte questa reciproca estraneità può capovolgersi in avversione o aggressione - soprattutto se ladistanza spaziale tra individui viene attutita.

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«Questa riservatezza, con la sua sfumatura di celata avversione, è una forma o un

rivestimento di una più generale essenza spirituale della metropoli».

Questa concede infatti all'individuo un genere e un grado di libertà personale di cui non

esiste l'uguale in nessuna altra situazione; e con ciò Simmel torna a sottolineare una delle

grandi tendenze di sviluppo della vita in società in quanto tale: l’impersonalità, formula quasi

universale della modernità nel tradurre le relazioni sociali.

Esempio. Lo stadio originario delle formazioni sociali è di una cerchia relativamente piccola,

con una forte chiusura verso le cerchie vicine, estranee o in qualche modo antagoniste - ma

con una coesione così stretta al suo interno da permettere al singolo un raggio d'azione

limitato, sia per lo sviluppo delle sue qualità particolari sia per movimenti liberi e responsabili.

E’ così che iniziano gruppi politici e familiari, partiti, associazioni religiose:

l'autoconservazione di unioni molto giovani richiede dei limiti severi e un'unità fortemente

concentrata, e pertanto non può concedere all'individuo nessuna libertà e nessuna

particolarità di sviluppo, tanto interiore che esteriore.

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Proseguendo con l’esempio

Partendo da questo punto di vista l’ «evoluzione» sociale dei gruppi si muove dentro «cerchie

sociali» che vanno contemporaneamente in due direzioni differenti e tuttavia complementari.

«Nella misura in cui il gruppo cresce - nel numero, nello spazio, per importanza e contenuti di vita - la

sua unità interna immediata si allenta, la nettezza dei suoi confini originari viene mitigata da

connessioni con altri gruppi. Contemporaneamente l'individuo guadagna una libertà di movimento

che va ben oltre i vincoli posti dapprima dalla gelosia del gruppo: sviluppa una peculiarità grazie alla

crescente divisione sociale del lavoro all'interno del gruppo ingrandito. Secondo questo schema si

sono sviluppati lo Stato, le corporazioni, i partiti politici e altri gruppi di diversa natura istituzionale».

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Pusterla, 1887

Cucine economiche di Porta Nuova

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Vi è dunque corrispondenza tra forme più ampie e universali della vita e quelle più individuali

Come nel feudalesimo l'uomo «libero» era colui che era soggetto al diritto del paese e non-libero era

chi attingeva il proprio diritto solo dalla cerchia ristretta di relazioni feudali, che escludeva i diritti più

ampi. Così nella metropoli di Simmel, in un senso sublimato e raffinato, l'uomo metropolitano è «libero»

in confronto alle piccinerie e ai pregiudizi che limitano l'orizzonte di chi vive nella città di provincia.

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Libertà e solitudine sono altri aspetti compresenti

Per Simmel, i problemi più profondi della vita moderna scaturiscono dalla pretesa dell'individuo di

preservare l'indipendenza e la particolarità del suo essere di fronte alle forze preponderanti della

società che invece lo livella. L’eredità storica, la cultura del suo tempo, il peso della tecnologia

esprimono questa conflittualità all’interno dell’individuo moderno. Soprattutto nella metropoli è visibile

il rapporto dicotomico tra la cultura oggettiva (il regno delle cose) e la cultura soggettiva (ciò che il

singolo ha dentro): un rapporto conflittuale dove il primo, per forza maggiore, prevale sull’altra.

Si rammenti che i prima citati comportamenti «riserbo e indifferenza» - presupposti delle cerchie più

ampie - sono l'altra faccia di questa libertà.

Manet, 1878

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L’eccentricità del tipo metropolitano

«Dove l'aumento quantitativo del valore e dell'energia ha toccato il limite, si ricorre alla

particolarizzazione qualitativa per poter attirare su di sé in qualche modo, grazie alla stimolazione del

senso delle differenze, l'attenzione del proprio ambiente. Le eccentricità più arbitrarie, le stravaganze

tipicamente metropolitane della ricercatezza - il cui senso non sta più nei contenuti di tali condotte,

bensì solo nell'apparire diversi, nel distinguersi e nel farsi notare – sono espressione evidente».

Al tempo stesso agisce un altro elemento impercettibile, i cui effetti finiscono però per sommarsi e

diventare ben visibili: la brevità e la rarità degli incontri che, in confronto alle relazioni quotidiane della

piccola città, sono concessi a ciascuno. La tentazione di presentarsi in modo arguto e caratteristico,

è più forte laddove dove la frequenza e la durata degli incontri è breve.

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b. cerchie sociali e impersonalità

Il diciottesimo secolo aveva trovato l'individuo avvolto in relazioni politiche e agrarie, corporative e

religiose, che avevano perduto ogni significato. Nella modernità non accetta infatti di essere collocato

nelle restrizioni e ineguaglianze della Tradizioni, vincoli non più tollerabili.

Nel diciannovesimo secolo si è sviluppato un altro presupposto formale: l'ideale per cui gli individui,

liberati dai legami storici, si debbono anche distinguere tra loro.

«La vita della piccola città, nell'antichità come nel Medio Evo, imponeva al singolo tali limiti di

movimento e di relazione all'esterno, e di indipendenza e differenziazione all'interno, che l'uomo

moderno vi avrebbe l'impressione di soffocare. E ancora oggi l'abitante della metropoli che si

trasferisca in una città di provincia avverte qualcosa di analogo, almeno per quanto riguarda la

qualità dei limiti». Quanto più piccola è la cerchia che forma il nostro ambiente, e limitate sono le

relazioni che ne oltrepassano i confini, tanto più ansiosamente questa cerchia sorveglia le

prestazioni, la condotta e le convinzioni dell'individuo affinché nulla di troppo peculiare -

quantitativamente e qualitativamente - faccia saltare il quadro d'insieme.

«Da questo punto di vista, la polis antica sembra aver avuto esattamente il carattere della città di

provincia. Il fatto che la sua esistenza fosse permanentemente minacciata da nemici vicini e lontani

generava quella coesione ferrea nelle relazioni politiche e militari, quella sorveglianza del cittadino da

parte del cittadino, quella gelosia della comunità nei confronti del singolo, per cui la vita autonoma di

quest'ultimo era così piena di vincoli che questi poteva rivalersi, tutt'al più, solo con l'esercizio di un

potere dispotico all'interno della propria casa».

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Più ampio, denso e eterogeneo è lo spazio in cui ci muoviamo e maggiormente le cerchiesociali sono caratterizzate dal principio di impersonalità che regolamenta le distanze tra icomponenti della cerchia sociale.

In una cerchia più stretta l'inevitabile conoscenza delle individualità produce una inevitabilecolorazione affettiva del comportamento, che va al di là del mero inquadramento oggettivo dellarelazione in termini di prestazione e controprestazione.

Se le relazioni affettive tra le persone si basano sulla loro individualità, quelle intellettuali operanocome se gli uomini fossero dei numeri, come se fossero elementi di per sé indifferenti, cheinteressano solo per il loro rendimento oggettivamente calcolabile.

«Ad esempio, è con la calcolabilità che l'abitante della metropoli si rapporta con i suoi fornitori o con isuoi clienti, e spesso anche con le persone che appartengono al suo ambiente sociale e con cuideve intrattenere qualche relazione più prossima».

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c. principio di calcolabilità, economia monetaria, astrazione concettuale

«Le metropoli sono sempre state la sede dell'economia monetaria, poiché in esse la molteplicità e la

concentrazione dello scambio economico procurano al mezzo di scambio in se stesso un'importanza

che la scarsità del traffico rurale non avrebbe mai potuto generare».

Ma economia monetaria e dominio dell'intelletto si corrispondono profondamente. Sono accomunati

dall'atteggiamento di neutralità oggettiva con cui trattano uomini e cose.

Il tipo metropolitano tende ad essere indifferente a ciò che è propriamente individuale, perché da una

attitudine individualizzata verso il mondo circostante conseguirebbero relazioni e reazioni che non si

potrebbero esaurire con l'intelletto logico.

Esattamente per come accade nel principio del denaro dove l'individualità negli scambi non vi entra.

Il denaro infatti ha a che fare solo con ciò che è comune ad ogni cosa (il valore di scambio), che

riduce le qualità e le specificità al livello di quantità. Il danaro è l’equivalente universale che media le

relazioni tra individui e cerchie sociali.

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Aggiunge

Il principio economico, basato sul calcolo intellettuale, non deve temere nessuna distrazione che

provenga dall'imponderabilità delle relazioni personali.

In Simmel questo implica una corrispondenza stretta tra formazione individuale e economia

monetaria che domina nelle metropoli. Talmente stretta che è difficile discernere se sia la

disposizione intellettualistica dell'animo a spingere verso l'economia monetaria, oppure se sia

quest'ultima a determinare la prima.

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«Come alle scienze sperimentali sta la prova del numero e la codifica delle leggi naturali tramite

formule, così alla vita metropolitana corrisponde l'esatta componente di calcolabilità economica

nell’insieme di attività che la pervadono: la giornata di tante persone con le attività del bilanciare,

calcolare, definire numericamente, ridurre valori qualitativi a valori quantitativi».

Il carattere calcolatore del denaro ha dunque introdotto nelle relazioni dentro le cerchie socialifondamenti di precisione nel bilanciamento di uguaglianze e disuguaglianze (impegni, contrattiinvestimenti) che passa anche attraverso la puntualità e l’ esattezza temporale.

Questo principio di calcolabilità che è fondamentale per la vita economica matura dentro una societàcomplessa. Man mano che questa aumenta la propria differenziazione socio-tecnica, necessitiamo diconcetti sempre più astratti per comprenderla. Se nelle società semplici le modalità di comprensionedel mondo sociale passano attraverso categorie più immediatamente figurabili o accessibili con segnie simboli tangibili, in quelle moderne necessitiamo di concetti più astratti per coglierla (esempio: ilpassaggio dal simbolo al numero, o dalla figura al concetto).

Qui Simmel connette il discorso dell’economia monetaria con la sua calcolabiltà all’organizzazionetemporale della metropoli ( ad esempio, visualizzata nella diffusione generalizzata degli orologi datasca).

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d. organizzazione spazio-temporale

«Se tutti gli orologi di Berlino si mettessero di colpo a funzionare male andando avanti o indietroanche solo di un'ora, tutta la vita economica e sociale sarebbe compromessa»

Con la concentrazione di tante persone dagli interessi differenziati, le relazioni e le attività di tutti siintrecciano in un organismo talmente ramificato che senza la più precisa puntualità negli accordieconomici, nelle prestazioni lavorative e in altri incontri il tutto sprofonderebbe in un caosinestricabile.

La puntualità, la calcolabilità e l'esattezza che le complicazioni e la vastità della vita metropolitanaimpongono non stanno solo nella più stretta relazione con il suo carattere economico-monetario eintellettualistico, ma colorano anche i contenuti della vita quotidiana favorendo l'esclusione di tuttiquei tratti ed impulsi irrazionali, istintivi.

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Lo stesso vige per l’organizzazione spaziale

« A questo poi si aggiungerebbe - cosa irrilevante solo in apparenza - l'ampiezza delle distanze, che

farebbe di ogni attesa e di ogni appuntamento mancato una perdita di tempo irreparabile. Di fatto, la

tecnica della vita metropolitana non sarebbe neppure immaginabile se tutte le attività e le interazioni non

fossero integrate in modo estremamente puntuale in uno schema temporale rigido e sovra-individuale».

La sedentarizzazione del cittadino, la sua reperibilità tramite la precisione del sistema stradale, la

specializzazione funzionale dei luoghi in senso fisico consentono di modulare la sincronizzazione delle

attività sociali in uno spazio tangibile seguendo «un astratto universale», che è il tempo quantitativo.

Tempo misurabile anche tramite l’orologio da tasca. Proprio come accade con l’altro «equivalente

universale» già citato, la moneta, altra quantità tenuta sul palmo della mano.

L’organizzazione spazio-temporale della città non è, dunque, esente da questa prefigurazione calcolabile.

Conferisce forma alla vita metropolitana, anzi premette il coordinamento delle attività metropolitane.

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e. cultura oggettiva e cultura soggettiva

«Lo sviluppo della cultura moderna si caratterizza per la preponderanza di ciò che si può chiamare lo

spirito oggettivo sullo spirito soggettivo; in altre parole, nel linguaggio come nel diritto, nella tecnica

della produzione come nell'arte, nella scienza come negli oggetti di uso domestico, è incorporata una

quantità di spirito (oggettivo) a cui lo sviluppo spirituale dei singoli soggetti può tener dietro solo in

modo incompleto, e con un distacco sempre crescente».

Se consideriamo l'immensa quantità di cultura incorporata negli ultimi cent'anni in cose e

conoscenze, in istituzioni e in comodità, e la paragoniamo con il progresso culturale degli individui

nel medesimo lasso di tempo - anche solo nei ceti più elevati - fra i due processi si mostra una

terrificante differenza di crescita. E addirittura, per certi versi, «un regresso della cultura degli

individui in termini di spiritualità, delicatezza, idealismo».

Delaunay, 1910

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«L'individuo è sempre meno all'altezza dello sviluppo lussureggiante della cultura oggettiva. Forse

meno nella coscienza che nei fatti, o nei confusi sentimenti che ne derivano; l'individuo è ridotto ad

una quantité nègligeable, ad un granello di sabbia di fronte a un'organizzazione immensa di cose e

di forze che gli sottraggono tutti i progressi, le spiritualità e i valori, trasferiti via via dalla loro forma

soggettiva a quella di una vita puramente oggettiva».

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L’atrofia della cultura individuale dovuta all'ipertrofia di quella oggettiva

Le metropoli sono i palcoscenici di questa cultura che eccede e sovrasta ogni elemento

personale. Qui, nelle costruzioni e nei luoghi di insegnamento, nel miracoli e nel comfort di

una tecnica che annulla le distanze, nelle formazioni della vita comunitaria e nelle

istituzioni visibili dello Stato, si manifesta una pienezza dello spirito cristallizzato e fattosi

impersonale così soverchiante che - per così dire - la personalità del singolo non può

reggere il confronto.

Da una parte la vita le viene resa infinitamente facile, poiché le si offrono da ogni parte

stimoli, interessi, modi di riempire il tempo e la coscienza, che «la prendono quasi in una

corrente dove i movimenti autonomi non sembrano neppure più necessari».

Dall'altra, però, la vita è costituita sempre di più di contenuti e rappresentazioni

impersonali, che tendono a eliminare le colorazioni e le idiosincrasie più intimamente

singolari; così l'elemento più personale, per salvarsi, deve dar prova di una singolarità e

una particolarità estreme: deve esagerare per farsi sentire, anche da sé stesso.

Kirchner, 1912

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Il Cosmopolitismo

«Come un uomo non si esaurisce nei confini del suo corpo o dello spazio che occupaimmediatamente con le sue attività, ma solo nella somma degli effetti che si dipanano a partire da luinel tempo e nello spazio - così anche una città esiste solo nell'insieme degli effetti che vanno oltre lasua immediatezza».

La città è una cerchia che per la sua grandezza è capace di accogliere una grande e variegataquantità di prestazioni, mentre contemporaneamente la concentrazione degli individui e la loroconcorrenza per gli acquirenti costringe ciascuno a specializzarsi in modo tale da non rischiare diessere sostituito da altri.

Mano a mano che si espande, la città offre sempre di più le condizioni fondamentali della divisionedel lavoro. Non solo in merito alle attività economiche ma anche a quelle culturali.

La città è il regno delle «cose più colte».

Caillebotte, 1876

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f. trascendenza e temporalità

La funzione delle metropoli è di fornire uno spazio per il contrasto e per i tentativi di conciliazione di

queste due tendenze: cultura oggettiva e cultura soggettiva. Questa tensione continua consente

però di far maturare una posizione unica nello sviluppo della realtà spirituale del singolo.

«Si rivela come una di quelle grandi formazioni storiche in cui le correnti contrapposte che

abbracciano l'insieme della vita si uniscono e si dispiegano con pari dignità». Come accade nel

cosmopolitismo, prima accennato.

L’ambivalenza e la compresenza di queste forze opposte consente il dispiegarsi della coscienza in

forme trascendenti e non immanenti. L’esperienza della vita metropolitana consente di unire ciò

che è spazialmente distante e separato attraverso un processo di astrazione i cui fili della

continuità temporale sono offerti anche attraverso le forme più evolute del sentire.

Severini, 1913

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L’insieme di questi punti, ora elencati, è anche permeato dalla sua impostazione filosofica dove Kant

e Leibniz hanno un ruolo non minoritario - impostazione che si amalgama con i suoi pregressi studi

in fisica.

Il problema dello spazio e del tempo, sia in termini di organizzazione che come aspetti della vita

interiore, è ricorrente in Simmel.

Nella prossima slide, concluderemo l’esposizione su questo saggio soffermandoci sui suoi noti

cinque a-priori-spaziali, fondamenta della vita metropolitana che osserva.

Essi sono strettamente legati a quanto scritto nella slide precedente: maggiormente la società è

complessa (cerchie sociali ampie) e maggiormente la distanza tra luoghi lontani è risolta attraverso le

forme più evolute del sentire (ad esempio, per Simmel la fiducia e la gratitudine sono polari alle

«passioni tristi, come discrediti e irriconoscenze»). Queste forme evolute conferiscono continuità

(quindi temporalità), collegamento tra parti delle cerchie e senso sociale a quanto resterebbe

altrimenti «territorialmente sparso, frammentato». La facoltà primaria dell’individuo di Simmel sta in

questa sua «capacità di collegare».

L’ «ambivalenza della complessità» si rivolve in maturazione delle «forme del sentire» a cui il

principio di trascendenza prima citato fa da riferimento.

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A-priori spaziali

Esclusività

Fissazione

Liminalita’

Vicinanza e Lontananza

Movimento

Boccioni, 1911