Geologia della Sicilia - Geology of...

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1. - INTRODUZIONE La presente Memoria si propone lo scopo di fa- cilitare la lettura e l’interpretazione della Carta Geologica della Sicilia alla scala 1:250.000 e di chia- rire i criteri utilizzati per l’impostazione della rela- tiva legenda. In Sicilia i progetti di cartografia geologica ufficiale sono rimasti incompiuti, sia negli anni ’60, sia oggi che il Progetto CARG ha provveduto ad una copertura parziale del territorio regionale; pertanto l’Isola non gode di una carto- grafia geologica omogenea, mentre la prima atten- zione degli organi di governo dovrebbe essere la conoscenza approfondita del territorio. Tuttavia la carta geologica allegata, in considerazione della scala, potrà essere utilizzata per studi a carattere regionale e per definire i criteri indirizzati alla ge- stione del territorio. Essa si è avvalsa della sintesi delle carte geologiche non ufficiali prodotte da ri- cercatori delle università e degli enti di ricerca, ag- giornate sulla base di quelle realizzate dal Progetto CARG e integrate con rilievi speditivi per le aree ancora scoperte. La Memoria raggruppa una notevole mole di informazioni, derivanti da decenni di attività sul terreno e dall’analisi della cospicua letteratura geo- logica. Data l’estrema varietà e complessità dei ca- ratteri geologici dell’Isola, essa non può essere considerata esauriente, ma costituisce un prodotto, da cui risalire per opportuni approfondimenti. Si auspica che tale documento possa fornire un orien- tamento nella scelta e nella pianificazione di inter- venti mirati alla prevenzione e alla mitigazione dei rischi geologici (sismici, idrogeologici, vulcanici), alla protezione e conservazione del patrimonio na- turale ed ambientale e al reperimento di risorse energetiche (idrocarburi, campi geotermici). Affinché la descrizione dei caratteri geologici non rimanga confinata all’interno dei canali scien- tifici, essa viene completata da un’analisi dell’appli- cazione al territorio delle conoscenze geologiche acquisite, ma per la sua mole ciò andrebbe espresso in un ulteriore volume. Pertanto, in questo capitolo verranno riportate soltanto delle considerazioni, da utilizzare per un orientamento nelle scelte di programmazione territoriale. Poiché alla base di ogni intervento è indispensabile una corretta inter- pretazione geologica, si riportano qui di seguito al- cuni esempi, in cui una precisa diagnosi dei caratteri geologici avrebbe guidato più adeguata- mente nella scelta degli interventi. 2. - SISMICITà E PERICOLOSITà SISMICA Per la definizione del rischio sismico è fonda- mentale la corretta valutazione della pericolosità si- smica e ciò assume un aspetto rilevante nella gestione di un territorio, come quello siciliano, nel quale la vulnerabilità dei centri storici è dappertutto elevata. A ciò si aggiungono i fenomeni sismoin- dotti e in particolare gli effetti del sito, che dipen- dono strettamente dalle condizioni del terreno di fondazione degli edifici. Numerosi sono i casi di- rettamente osservati, nei quali l’amplificazione degli effetti di un evento sismico deriva non soltanto dalle caratteristiche strutturali, ma anche dai carat- teri litologici, idrogeologici e dalla morfologia. Un esempio ci viene fornito dall’abitato di Au- gusta, nel quale il terremoto del 13 dicembre 1990 ha prodotto maggiori danni nelle case popolari edi- ficate su materiali di colmamento di parte delle vecchie saline. Lo stesso evento nell’abitato di Len- tini ha prodotto maggiori danni negli edifici co- struiti sulle argille pleistoceniche; la distribuzione dei danni nel paese di Melilli invece coincideva con quella delle vulcanoclastiti mioceniche. Il compor- tamento del terreno di fondazione nel caso di un evento sismico dovrebbe pertanto costituire un aspetto fondamentale nell’applicazione dei criteri Geologia della Sicilia - Geology of Sicily VI - Applicazione dei dati geologici alla gestione del territorio - Application of geological data to land management LENTINI F., CARBONE S.

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1. - INTRODuzIONE

La presente Memoria si propone lo scopo di fa-cilitare la lettura e l’interpretazione della CartaGeologica della Sicilia alla scala 1:250.000 e di chia-rire i criteri utilizzati per l’impostazione della rela-tiva legenda. In Sicilia i progetti di cartografiageologica ufficiale sono rimasti incompiuti, sianegli anni ’60, sia oggi che il Progetto CARG haprovveduto ad una copertura parziale del territorioregionale; pertanto l’Isola non gode di una carto-grafia geologica omogenea, mentre la prima atten-zione degli organi di governo dovrebbe essere laconoscenza approfondita del territorio. Tuttavia lacarta geologica allegata, in considerazione dellascala, potrà essere utilizzata per studi a carattereregionale e per definire i criteri indirizzati alla ge-stione del territorio. Essa si è avvalsa della sintesidelle carte geologiche non ufficiali prodotte da ri-cercatori delle università e degli enti di ricerca, ag-giornate sulla base di quelle realizzate dal ProgettoCARG e integrate con rilievi speditivi per le areeancora scoperte.

La Memoria raggruppa una notevole mole diinformazioni, derivanti da decenni di attività sulterreno e dall’analisi della cospicua letteratura geo-logica. Data l’estrema varietà e complessità dei ca-ratteri geologici dell’Isola, essa non può essereconsiderata esauriente, ma costituisce un prodotto,da cui risalire per opportuni approfondimenti. Siauspica che tale documento possa fornire un orien-tamento nella scelta e nella pianificazione di inter-venti mirati alla prevenzione e alla mitigazione deirischi geologici (sismici, idrogeologici, vulcanici),alla protezione e conservazione del patrimonio na-turale ed ambientale e al reperimento di risorseenergetiche (idrocarburi, campi geotermici).

Affinché la descrizione dei caratteri geologicinon rimanga confinata all’interno dei canali scien-tifici, essa viene completata da un’analisi dell’appli-

cazione al territorio delle conoscenze geologicheacquisite, ma per la sua mole ciò andrebbe espressoin un ulteriore volume. Pertanto, in questo capitoloverranno riportate soltanto delle considerazioni,da utilizzare per un orientamento nelle scelte diprogrammazione territoriale. Poiché alla base diogni intervento è indispensabile una corretta inter-pretazione geologica, si riportano qui di seguito al-cuni esempi, in cui una precisa diagnosi deicaratteri geologici avrebbe guidato più adeguata-mente nella scelta degli interventi.

2. - SISMICITà E PERICOLOSITà SISMICA

Per la definizione del rischio sismico è fonda-mentale la corretta valutazione della pericolosità si-smica e ciò assume un aspetto rilevante nellagestione di un territorio, come quello siciliano, nelquale la vulnerabilità dei centri storici è dappertuttoelevata. A ciò si aggiungono i fenomeni sismoin-dotti e in particolare gli effetti del sito, che dipen-dono strettamente dalle condizioni del terreno difondazione degli edifici. Numerosi sono i casi di-rettamente osservati, nei quali l’amplificazione deglieffetti di un evento sismico deriva non soltantodalle caratteristiche strutturali, ma anche dai carat-teri litologici, idrogeologici e dalla morfologia.

un esempio ci viene fornito dall’abitato di Au-gusta, nel quale il terremoto del 13 dicembre 1990ha prodotto maggiori danni nelle case popolari edi-ficate su materiali di colmamento di parte dellevecchie saline. Lo stesso evento nell’abitato di Len-tini ha prodotto maggiori danni negli edifici co-struiti sulle argille pleistoceniche; la distribuzionedei danni nel paese di Melilli invece coincideva conquella delle vulcanoclastiti mioceniche. Il compor-tamento del terreno di fondazione nel caso di unevento sismico dovrebbe pertanto costituire unaspetto fondamentale nell’applicazione dei criteri

Geologia della Sicilia - Geology of SicilyVI - Applicazione dei dati geologici alla gestione del territorio- Application of geological data to land management

LENTINI F., CARBONE S.

di prevenzione nel redigere i piani regolatori, nonsempre confortati da adeguati studi, e nella zona-zione sismica dei centri abitati.

Per quanto riguarda le ricerche sismologiche,pur in presenza di studi approfonditi che hannoraggiunto risultati soddisfacenti, si rileva che inmolti casi viene a mancare un approccio multidi-sciplinare, che potrebbe fornire una diagnosi piùattendibile della pericolosità sismica; spesso vienea mancare un’azione comune e coordinata tra geo-logi strutturali e sismologi.

un significativo esempio è quello del terremotodel 1908, che ha colpito lo Stretto di Messina. Dal1977 la comunità scientifica si è sforzata di indivi-duare la struttura responsabile di quel catastroficoevento: la sintesi è espressa nella figura 520, nellaquale sono rappresentate una decina di strutturesismogenetiche, alle quali nel frattempo se ne pos-sono aggiungere altre proposte da ulteriori studi(v. FINETTI, 2008; ALOISI et alii, 2012). Dalla figura520 emerge che non vi è accordo tra gli studiosi:ammettendo che la struttura responsabile del-l’evento sia tra queste, le altre nove proposte nonhanno centrato l’obiettivo! Molte di queste analisi

prescindono da una verifica sul terreno delle strut-ture presenti in quest’area; in particolare non ven-gono presi in considerazione importanti sistemicome quello di Scilla, che traccia nettamente gli ele-menti morfostrutturali della parte settentrionaledello Stretto, né tanto meno la faglia N-S di FaroSuperiore individuabile attraverso gli anomali tassidi sollevamento (v. Titolo I, Sottopar. 1.5.1.; v.anche fig. 96).

Quest’area, comunque, rappresenta una dellezone a più alta pericolosità sismica, in quanto col-pita in passato da vari terremoti con magnitudo tra6.4 e 7.3 e si ritiene che proprio nel caso delloStretto di Messina, la complessità geologico-strut-turale imporrebbe uno studio multidisciplinare,che metta insieme accurati rilevamenti di superfi-cie, corredati da analisi stratigrafiche e sedimento-logiche, rilievi delle aree sommerse, analisimorfostrutturali e sismologiche.

A scala regionale sono state individuate da MELETTIet alii (2000) ampie zone sismogenetiche caratteriz-zate da sismicità omogenea, i cui terremoti sonostati avvertiti o hanno danneggiato la Sicilia.

Per la definizione della storia sismica dei siti si-ciliani sono utilizzabili i dati reperibili dal databaseGNDT (MONAChESI & STuCChI, 1997) ed il Ca-talogo dei Forti Terremoti Italiani (BOSChI et alii,2000). Tra gli eventi disastrosi, che hanno investitola Sicilia orientale, si ricordano quelli del 1169, del1693, del 1818 e del 1908.

Nella Sicilia nord-orientale, caratterizzata dal Si-stema Sud-Tirrenico, l’area di Patti è stata colpitada eventi con M 5,5/5,7, di cui i più gravi sonostati quelli del 15.04.1978 e del 28.05.1980. La si-smicità è chiaramente associata al sistema trascor-rente destro di Tindari, già descritto nel Titolo V,Paragr. 3.2, e più in generale alla Faglia di Vulcano,che separa un settore in collisione ad ovest da unocalabro-peloritano in subduzione attiva. Altrestrutture sono connesse ai terremoti di Naso, pro-babilmente relative alle faglie antitetiche del Si-stema Sud-Tirrenico, ed altre ancora, orientateE-O, potrebbero essere legate al collasso peritirre-nico. Più ad ovest al confine con la Provincia di Pa-lermo la zona di Pollina è interessata da eventi, chevari autori (MONACO et alii, 1996; NERI et alii, 2005)legano a regimi compressivi.

Sempre in Provincia di Messina, nei M. Ne-brodi, il territorio di Mistretta è ripetutamente sog-getto a eventi sismici. Alla fine del 2013un’ulteriore scossa di M 2.2 ha interessato ancheCastel di Lucio e l’ipocentro sembra confinatonelle strutture compressive sottostanti alla CatenaAppenninico-Maghrebide. Anche in questo caso siimporrebbe una valutazione dei rapporti fra il roof-thrust e il Sistema a Thrust Esterno, da integrare coni dati sismologici.

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Fig. 520 – La figura mostra l’ampia varietà di ipotetiche faglie sismogeneticheproposte in letteratura da vari autori per il terremoto dello Stretto di Messinadel 1908. I rettangolini sulle faglie normali indicano il blocco ribassato (da

FINETTI, 2008).- Map showing a large variety of hypothetical seismogenetic faults proposed for the MessinaStraits 1908 earthquake. Fault lines toothing indicates down block of normal faults

(after FINETTI, 2008).

In Sicilia orientale la sismicità, oltre che nell’areaetnea caratterizzata da eventi superficiali di bassamagnitudo, è distribuita lungo la costa ionica coneventi che hanno raggiunto M 7. Particolare atten-zione prestano i sismologi al terremoto del 1693,che, preceduto da un foreshock , provocò distruzioniin tutta la Sicilia orientale. Anche qui non vi è ac-cordo unanime nel collocare l’ipocentro in corri-spondenza della Scarpata Ibleo-Maltese, sospettatadi essere responsabile dei maggiori terremoti.

Le zone interne all’avampaese Ibleo sono carat-terizzate invece da terremoti di modesta magni-tudo. CARBONE et alii (1982a) sottolineano ledifferenze dei caratteri sismotettonici dell’areaiblea, proponendo una relazione con il diverso as-setto strutturale del Plateau rispetto alla ScarpataIbleo-Maltese. Nel primo caso infatti le faglie nor-mali sembrano l’effetto superficiale dell’inarca-mento dell’avampaese e non raggiungerebberoprofondità elevate (ad eccezione del sistema tra-scorrente di Scicli); nel secondo il sistema di faglie,che determinano il collasso del margine ionico, at-traverserebbero l’intera crosta e i terremoti ad essolegati esprimerebbero un’elevata magnitudo.

Per quanto riguarda la Sicilia occidentale l’ana-lisi dei cataloghi storici indica eventi sismici super-ficiali (profondità minore di 30 km) e magnitudominore o uguale a 4. Assume però notevole rile-vanza il terremoto di M 6.1, che nel Gennaio 1968colpì vasti territori delle province di Agrigento,Trapani e Palermo (v. LuzIO & D’ALESSANDRO, inDI STEFANO et alii, 2013). A quel tempo tale zonanon era considerata critica dal punto di vista si-smico e pertanto le popolazioni e lo Stato risulta-rono impreparati sia per gli interventi e la logisticanella fase di emergenza, che per la ricostruzioneche è stata parziale e in maggior parte inadeguata.Tra i 14 comuni maggiormente colpiti, i paesi diGibellina, Salaparuta e Poggioreale (fig. 521), ap-partenenti all’area epicentrale, subirono la quasi to-

tale distruzione. Sulla struttura responsabile delterremoto FINETTI et alii (2005a) indicano una fa-glia trascorrente sinistra orientata NNE-SSO, os-servata nella linea CROP M23A (Belice Flower) (v.fig. 13); altra ipotesi è che si sia attivato il sistemaa thrust profondo (PSTB) lungo una direzione dimassima compressione orientata NO-SE.

Nella Sicilia nord-occidentale la sismicità è col-legabile ad un’area tettonicamente attiva dell’offshoretrapanese; di essa si è accennato nel Titolo V, Sot-topar. 3.2.1. Le sequenze sismiche sono caratteriz-zate da bassa e media magnitudo e i meccanismifocali sono indicativi di thrust attivi sudvergenti. Gliipocentri sarebbero localizzati a non più di una de-cina di km di profondità. CATALANO et alii (2011a)riportano uno schema della sismicità relativo aglieventi del 1998 e ritengono che i meccanismi focalicompressivi e/o traspressivi degli eventi verificatisinel 1998, 2002 e 2010 siano geodinamicamente si-gnificativi.

Gli esempi riportati indicano l’esistenza di areeinvestite da tettonica attiva. Le esperienze trattedalla sismicità storica insegnano, tuttavia, che zonenon ritenute sismicamente critiche hanno espressoviolenti terremoti (Valle del Belice, Friuli, EmiliaRomagna). Ciò suggerirebbe di estendere la poli-tica di prevenzione a tutto il territorio regionale.

3. - ELEMENTI DI GEOMORFOLOGIA AP-PLICATA E DINAMICA GEOMORFOLO-GICA

La notevole diversità dei paesaggi dell’Isola èstrettamente connessa alla varietà dei caratteri geo-logici: dalle aree costiere sub pianeggianti e dalledistese collinari e/o montane della parte centro-meridionale si passa alle zone montuose, asprenella dorsale peloritana per la presenza di roccemetamorfiche, fortemente articolate nei rilievi delleMadonie, dei Monti di Palermo e del Trapanese,dove il controllo strutturale è notevole, e dolce-mente e variamente acclivi lungo la dorsale nebro-dica, fino all’andamento tabulare del Plateau Ibleo.Su quasi tutta l’Isola domina l’inconfondibile sa-goma del M. Etna.

La diversità dipende, oltre che dalla litologia,anche dalle condizioni geologico-strutturali, ma ciòche colpisce è la natura giovane della maggior partedei paesaggi e pertanto lo stretto collegamento conla tettonica attiva. La dinamica geologica influisceinfatti fortemente su quella geomorfologica, e ciòdeve essere tenuto in debita considerazione nellapianificazione e nell’utilizzo del territorio.

L’effetto dei processi morfologici, che produ-cono improvvise modificazioni territoriali e inte-ragiscono negativamente su insediamenti abitativi,

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Fig. 521 – Le rovine del vecchio paese di Poggioreale, distrutto dal terremotodel gennaio 1968.

- The ruins of the old village of Poggioreale, destroyed by the earthquake of January 1968.

infrastrutture e attività produttive, viene indicatocome dissesto idrogeologico; tale termine impropriotradisce una visione unilaterale dell’essere umano,che non realizza che si tratta di un “degrado” na-turale. Fenomeni naturali sono infatti le frane, iprocessi erosivi sui versanti e quelli fluviali, comeerosioni di sponda, esondazioni, alluvioni. In veritànon si tiene conto che l’appropriarsi del territoriospesso interferisce od accelera i processi naturali.Non è insolito constatare l’occupazione degli alveio delle aree golenali (fig. 522) per acquisire zoneda destinare alle coltivazioni oppure all’edificazionee alla cementificazione.

In qualche centro abitato della provincia diMessina, come Barcellona P.G. e lo stesso capo-luogo, alcune strade sono state realizzate, co-prendo aste fluviali che attraversano gli abitati conil rischio di esondazioni in seguito ad abbondantiprecipitazioni.

La protezione dei centri abitati dai fenomeni dialluvionamento, che spesso determinano gravidanni e perdita di vite umane non ha trovato solu-zioni organiche ed efficaci. Anche in presenza diterreni altamente permeabili, l’antropizzazione e laconseguente cementificazione comportano il con-vogliamento di notevoli volumi di acqua piovanalungo i reticoli viari che funzionano come collettori.Tra i moltissimi casi si citano qui gli eventi del 2003e del 2012 che hanno colpito la zona industriale diCatania con estesi allagamenti del Villaggio S. Agatanei pressi dell’area aeroportuale. Per questa zona,come per tutte le altre sottoposte a rischio idraulico,vanno eseguiti studi a carattere geologico, sedimen-tologico, geomorfologico e idraulico.

La maggior parte dei fenomeni esogeni rientranei processi di dinamica geomorfologica, in questocaso il movimento del corpo in frana avvienelungo superfici di scollamento, che tendono ad af-fiorare; il trasferimento dei volumi avviene quindilungo superfici più o meno acclivi. In altri casi, in-

vece, le superfici immergono in sottosuolo e nonsi osservano fronti di frana; pertanto si può esclu-dere un trasferimento dei volumi in senso suboriz-zontale. Tali fenomeni ricadono nel campo dellatettonica. In essi le superfici di scollamento si im-mergono in profondità e possono essere ricon-dotte a piani di faglia, più o meno subverticali.L’osservazione di tali elementi è fondamentale peruna corretta diagnosi del fenomeno e per indivi-duare il tipo di intervento di consolidamento.

Al riguardo si riporta un esempio di un dissestoosservato nei pressi di Motta S. Anastasia, paesinoad ovest di Catania. La “frana” si è prodotta nelleargille azzurre pleistoceniche e presenta un coro-namento a monte, che lambisce la periferia del cen-tro urbano, ma al piede non si osserva una lingua:non vi è cioè un trasferimento della massa lungoun’eventuale superficie di scivolamento. Inoltre iconfini del dissesto sono costituiti da due rette or-togonali, che suggeriscono un controllo strutturale(fig. 523), probabilmente un regime distensivo, cheben spiegherebbe lo sprofondamento del volumedi materiale argilloso, collocando il fenomeno nelcampo della tettonica attiva. Purtroppo l’inter-vento di consolidamento è consistito nella messain opera di enormi pozzi drenanti in argille, di dub-bia efficacia.

Altro esempio è quello del quartiere Tre Montidell’area urbana di Messina, dove un gravissimo dis-sesto ha irrimediabilmente danneggiato alcune pa-lazzine. Anche in questo caso le osservazioni sulterreno hanno escluso un trasferimento della massaargilloso-sabbiosa del Miocene superiore e hannoaccertato la presenza in zona di faglie attive orien-tate NE-SO, parallele cioè alla dorsale peloritana.

L’instabilità spesso viene innescata dalla riatti-vazione di contatti tettonici e, specialmente dovele falde di ricoprimento sono costituite da forma-zioni rocciose fratturate e permeabili in sovrappo-sizione su terreni argillosi impermeabili, si creanole condizioni per eventi franosi che coinvolgononotevoli volumi di materiale. Innumerevoli sonoquesti casi nelle aree nebrodiche: ad esempio sulversante meridionale della dorsale M. Pomiere-M.Pelato, a C. Catalano (a NE di Capizzi), dove si ècreata una tipica frana di colamento nelle argillevaricolori sicilidi che presentano in genere un’ele-vata predisposizione al dissesto (fig. 524a). Tali fe-nomeni sono in molti casi incontrollabili edifficilmente si possono attuare interventi di con-solidamento, come avviene poco ad ovest di Mi-stretta, dove un fenomeno franoso, in corrispon-denza delle oligoceniche argille varicolori superiorie delle Tufiti di Tusa in ricoprimento sopra il flyschnumidico dell’unità di Nicosia (fig. 524b), si è tra-scinato a valle i collegamenti viari.

ulteriori esempi degli stretti rapporti tra strutture

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Fig. 522 – Esempio di edificazione su aree golenali delle fiumare del versante tirrenico.

- Example of building on flood plains of rivers of the Tyrrhenian coast.

e dissesti si hanno a S. Teodoro e nella zona attornoall’abitato di San Fratello. Nel primo la situazionestrutturale è estremamente complessa, perché lasuccessione dell’unità di Nicosia (argille varicolorisuperiori e flysch numidico), rovesciata e ridotta inscaglie nord-vergenti, è troncata da thrust sud-ver-genti di “Argille Scagliose Superiori” e arenarie delflysch di M. Soro. Le retrovergenze sono databili al

passaggio Miocene-Pliocene e per conseguenza ithrust alla sommità sono plio-pleistocenici (v. Foglio612 Randazzo, CARBONE, 2012; ISPRA, 2012c). ASan Fratello si ha ancora il contatto di ricoprimentocalabride sulle unità Maghrebidi. In quest’area af-fiora un klippe calabride sovrapposto alle Argille Sca-gliose Superiori, a loro volta in ricoprimento sulflysch di M. Soro (CARBONE et alii, 1998) (fig. 525).

379GEOLOGIA DELLA SICILIA - APPLICAzIONE DEI DATI GEOLOGICI ALLA GESTIONE DEL TERRITORIO

Fig. 523 – Carta geologica della zona di Motta S. Anastasia, al margine NO della Piana di Catania. L’area è coperta da argille azzurre (FAG) passanti a sabbie (GII) e con-glomerati (TIR). un dicco vulcanico attraversa i sedimenti pleistocenici. La “frana” appare controllata da strutture tettoniche (da Foglio Paternò, SERV. GEOL. D’IT., 2010a).- Geological map of Motta S. Anastasia area, at NW boundary of the Catania Plain. This area is covered by blue clay (FAG), grading up to sands (GII) and conglomerates (TIR).

A volcanic dyke intrudes on the Pleistocene sediments. The ”landslide” appears controlled by tectonic structures (after Paternò Sheet, SERV. GEOL. D’IT., 2010a).

Si tratta di una situazione compromessa con unaserie di concause che innescano ripetuti fenomenidi dissesto (fig. 526), che già in passato hanno co-stretto alla delocalizzazione verso l’area costiera,dove è sorto il paese di Acquedolci. Le frane si ori-ginano nelle Argille Scagliose Superiori, che sonodistribuite al foothwall del ricoprimento calabride eche presentano ovunque un’elevata predisposi-zione al dissesto.

Questo, come gli altri sopra citati sono esempidell’influenza delle caratteristiche strutturali, cheinsieme alle condizioni idrogeologiche e climatiche,determinano gravi e ripetuti fenomeni di instabilitàdei versanti, che difficilmente possono essere con-solidati e recuperati. Talvolta è inevitabile attuarescelte coraggiose, che prevedono l’abbandono alnaturale degrado di porzioni di territorio, il cui re-cupero ha costi insostenibili e inefficaci, altrimentiprima o poi saranno gli stessi abitanti a dover ab-bandonare le proprie abitazioni, come è avvenutoa Raiù, piccola borgata ubicata sul torrente omo-nimo, affluente in sinistra del T. Fantina (fig. 527).Il fondovalle è colmato da materiale alluvionale tra-sportato da improvvise piene e proveniente dallafrana visibile ai piedi delle calcareniti di Floresta,che formano i Monti Ritagli di Lecca (figg. 528a,529) (LENTINI, 2000; cf. fogli 613 Taormina e 612Randazzo: SERV. GEOL. D’IT., 2010b, 2012c). Perlunghi tratti il materiale si trova al disopra degli ar-gini artificiali, sicuramente in seguito a notevoliesondazioni (fig. 528 b).

Altra discutibile scelta è stato il tentativo di rea-lizzare un collegamento viario diretto fra gli abitatidi Randazzo e S. Domenica Vittoria lungo il ver-sante in sinistra della valle dell’Alcantara, dove sierano ripetutamente verificate varie forme di dis-

sesto (BASILE et alii, 1996; FERRARA & PAPPALARDO,2000), che avevano interrotto la SS 116. Tutta l’areainfatti è caratterizzata da sistemi di thrust sud-ver-genti che invertono l’originaria successione tettono-stratigrafica, cioè: flysch di M. Soro (Cretacico)poggiante sulla f.ne delle “Argille Scagliose Supe-riori” (Cretacico) a loro volta su argille varicoloridell’Oligocene (fig. 530). Tali contatti sono recentie subiscono riattivazioni, che sono alla base dell’in-stabilità del versante, anche se a ciò contribuisconole condizioni litologiche, di permeabilità, lo stato difratturazione e le caratteristiche climatiche. Nonestraneo sembra anche l’assetto idrologico con il F.Alcàntara che scorre tra una sponda, destra, tagliatasu colate basaltiche e il versante, in sinistra, soggettoall’erosione fluviale con spostamento dell’asse dideflusso (BRANCA & FERRARA, 2001).

In alcuni casi l’influenza dell’attività tettonicanon è determinante, mentre lo sono la litologia,l’assetto morfologico, la deforestazione e gli eventimeteorologici. Ci si riferisce per esempio al paesedi Giampilieri (Messina), colpito nell’ottobre 2009da un violento nubifragio, che ha prodotto colatedi fango e detriti, causando anche un elevato nu-mero di vittime. L’abitato risulta ubicato in un fon-dovalle (fig. 531), i cui versanti sono acclivi ecostituiti da metamorfiti estremamente alterate, co-perte cioè da spesse coltri di materiale eluviale, chesi sono mobilizzate in seguito alle precipitazioniparticolarmente abbondanti. In questo caso non cisi trova di fronte ad un unico dissesto, ma ad unaserie di colamenti che tendono a confluire nel fon-dovalle dove è situato l’intero paese.

Le frane di crollo sono frequenti in corrispon-denza di pareti rocciose subverticali calcareo-do-lomitiche, rocce metamorfiche d’alto grado,

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Fig. 524 – Frana di colamento nelle argille varicolori superiori (AVS) dell’Oligocene sul versante meridionale della dorsale M. Pomiere-M. Pelato, a C. Catalano(a NE di Capizzi) (a). Frana complessa di C.da Muricello ad ovest di Mistretta al contatto tra AVS e le Tufiti di Tusa (b).

- Landflow in the Oligocene Argille Varicolori Superiori (AVS) on the southern slope of the M. Pomiere-M. Pelato ridge, near C. Catalano (NE Capizzi) (a). Complex landslide inC.da Muricello west of Mistretta at the contact between AVS and the Tufiti di Tusa (b).

381GEOLOGIA DELLA SICILIA - APPLICAzIONE DEI DATI GEOLOGICI ALLA GESTIONE DEL TERRITORIO

Fig. 525 – Carta Geologica dell’area di S. Fratello tratta da CARBONE et alii, 1998. Dal basso verso l’alto affiora il substrato numidico (OM); su di esso poggia ilflysch di M. Soro (Car), ricoperto tettonicamente dalle “Argille Scagliose Superiori” (Cc). Seguono in alto le coltri calabridi, costituite dall’unità di Longi-Taormina (scaglia uTs, flysch di Frazzanò utf) e dall’unità di S. Marco d’Alunzio (epimetamorfiti m3, calcari e dolomie uS). I rapporti strutturali tra le unità

Calabro-Peloritane e le Cc sono, qui come altrove, la causa principale dell’elevata instabilità potenziale.- Geological map of S. Fratello area (from CARBONE et alii, 1998). From bottom to top crops out the numidian substratum (OM), on which rests the M. Soro Flysch (Car), tectonically underlyingthe Argille Scagliose Superiori (Cc). Follow up the Calabride nappes, consisting of the Longi-Taormina Unit (Scaglia UTs, Frazzanò Flysch UTf) and the S.Marco d’Alunzio Unit (epimetamorphitesm3, limestones and dolomites US). The structural relationships between the Calabride-Peloritani Units and the Cc are here, as elsewhere, the main cause of the high potential instability.

Fig. 526 – Effetti del movimento franoso nei dintorni e all’interno dell’abitato di San Fratello. - Effects of the landslide in the surroundings of and within the San Fratello village.

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Fig. 527 – Borgo medievale rurale di Raiù ubicato sull’omoninìmo torrente, sull’alta valle del T. Fantina, e attualmente disabitato.- Medieval rural Raiù village situated along the homonimus torrent, in the upper valley of the T. Fantina, and currently uninhabited.

Fig. 528 - Lungo il T. Raiù, affluente di sinistra del T. Fantina, i depositi alluvionali sono caratterizzati da materiale non selezionato, costituito da grossi blocchisubspigolosi immersi in limi sabbiosi (a). In alcuni tratti il deposito ha superato gli argini artificiali a seguito di esondazioni (b).

- Along the T. Raiù, left tributary of the T. Fantina, alluvial deposits are characterized by no-selected material, consisting of large sub-angular blocks, sandy silt matrix supported (a).In some places the deposit oversteps the artificial riverbanks as a result of overflooding (b).

Fig. 529 – Frana complessa sul versante nord-orientale di Monti Ritagli diLecca (Foglio “Taormina”, SERV. GEOL. D’IT., 2010b). Il dissesto si sviluppa

lungo il T. Raiù a nord-ovest di Fondachelli-Fantina.- Complex landslide on the north-eastern of Monti Ritagli di Lecca (Sheet “Taormina”,SERV. GEOL. D’IT., 2010b). The instability develops along the T. Raiù to the north-

west of Fondachelli-Fantina village.

arenarie e calcareniti, specialmente laddove sovrap-poste a livelli più erodibili ed esposte a cedimentoal piede. Tali masse, interessate da fratture beantidi decompressione, ovvero suddivise in blocchi perla presenza di fratture subverticali o subparallelealla parete, possono aumentare l’instabilità poten-ziale con rischi di crollo di singoli blocchi e/o dimateriale detritico. Questi fenomeni sono diffusisu tutto il territorio regionale. Si possono citare

varie località interessate come quelle della Provin-cia di Messina (zona di Taormina, Forza d’Agrò,Alcara Li Fusi) (fig. 532) delle province di Palermo(Rocca di Cefalù, Monte Pellegrino, M. Catalfano)e di Trapani (M. San Giuliano di Erice). Il piccoloborgo di Màcari sul versante ovest della penisoladi Capo S. Vito è stato investito da enormi blocchicalcarei, che hanno sventrato alcune case, fortuna-tamente in quel momento disabitate.

383GEOLOGIA DELLA SICILIA - APPLICAzIONE DEI DATI GEOLOGICI ALLA GESTIONE DEL TERRITORIO

Fig. 530 – Carta Geologica dell’alta valle del F. Alcantara (da SERV. GEOL. D’IT., 2012c). L’area tra Randazzo e S. Domenica Vittoria è caratterizzata da unità Sicilidi,costituite da una successione tettono-stratigrafica i cui termini sono invertiti per effetto di sistemi di thrust sud-vergenti. Sul versante in sinistra della valle affiorano,dal basso verso l’alto, le oligoceniche argille varicolori superiori (ALV) con lembi del Flysch di Troina-Tusa (FTu), le “Argille Scagliose Superiori” del Cretacico(ASF) e il flysch di M. Soro, facies arenitica (SORb) del Cretacico. I contatti di ricoprimento principali si distinguono dai thrust perché questi ultimi hanno i triangolinipiù piccoli. Faglie trascorrenti destre orientate NO-SE (Sistema Sud-Tirrenico) attraversano l’area. Il versante destro della valle è occupato dalle vulcaniti etnee.- Geological map of the high valley of F. Alcantara (SERV. GEOL. D’IT., 2012c). The area between Randazzo and S. Domenica Vittoria is characterized by Sicilide Unit, constitutedby a tectono-stratigraphic succession, whose terms are inverted due to the south-verging thrust systems. On the left side of the valley outcrop, from the bottom to the top, the Oligocene ArgilleVaricolori Superiori (ALV) with levels of the Troina-Tusa Flysch (FTU), the Cretaceous Argille Scagliose Superiori (ASF) and the M. Soro Flysch, arenaceous lithofacies (SORb).The overthrust contacts are distinguished from thrust because the latter have smaller triangles. NW-SE right transcurrent faults (System-South Tyrrhenian) cross the area. The right side

of the valley is occupied by Etna volcanics.

Nella città di Enna la stabilità dei bordi dei pia-stroni calcarenitici poggianti sulle Marne di Enna (v.fig. 424) è minacciata da fenomeni di crollo. Lo stessoavviene nei rilievi collinari dei Templi di Agrigento,poggianti sulle calcareniti quaternarie (v. fig. 436).

4. - ELEMENTI DI IDROGEOLOGIA

Anche per quanto concerne gli aspetti idrogeo-logici si riportano qui di seguito alcune considera-zioni di carattere generale.

La Sicilia, contrariamente a quanto ritenuto,possiede un certo numero di acquiferi di notevoleinteresse. Tra questi vi sono l’edificio vulcanicoetneo, le Madonie e i Monti di Palermo, i rilievi del

Trapanese, i Monti Sicani e l’altipiano Ibleo. Ac-quiferi minori sono rappresentati dalle aree allu-vionali lungo i corsi d’acqua, e dalle fasce costiere,mentre nelle metamorfiti e nelle coperture sedi-mentarie della dorsale peloritana la circolazionedelle acque sotterranee risulta discontinua a causadell’irregolarità dell’assetto litologico e strutturale.Ciò vale anche per la dorsale nebrodica, dove gliacquiferi sono condizionati dalla litologia e dallastruttura delle potenti successioni argilloso-arena-cee dei vari flysch. L’indagine idrogeologica, con-dotta da FERRARA (1973) nell’area del FoglioMistretta e successivamente dallo stesso Autore (v.CARBONE & GRASSO, 2012) nelle Madonie orien-tali, evidenziava che il differente grado di permea-bilità delle alternanze argilloso-arenacee comportala suddivisione in diversi livelli di acquiferi di mo-desta entità ed estensione, con conseguente circo-lazione sotterranea estremamente frazionata.

Anche le coperture calcarenitiche e sabbioseplio-quaternarie, laddove siano ampie e potentipossono suscitare un discreto interesse per losfruttamento idrico.

L’edificio vulcanico dell’Etna ha un’elevata po-tenzialità idrica. Numerose sorgenti, talora con por-tate consistenti marcano il contatto tra le vulcaniti ei terreni sedimentari del substrato. La permeabilitàè in relazione con la litologia; i corpi vulcanici pre-sentano discontinuità che consistono: in fessura-zioni dovute ai processi di raffreddamento ovveroa stress tettonici, in bollosità per degassazione e incaverne di svuotamento generate da deflusso mag-matico sotto una crosta lavica già consolidata. Si puòaggiungere il contributo della porosità dovuta allapresenza di bolle, vacuoli e intervalli scoriacei al tettodei banchi lavici, come anche di ammassi detriticiaccumulatisi durante il deflusso lavico.

La permeabilità dell’edificio vulcanico puòquindi considerarsi elevata e le ricche falde acquifere,originatesi dalle copiose precipitazioni piovane e ne-vose, defluiscono verso il substrato sedimentario elungo le depressioni costituite da paleovalli e con-dizionate dalle strutture tettoniche. L’elevata per-meabilità può tuttavia favorire la penetrazione diinquinanti, specie nelle zone pedemontane, dove ladensità di centri abitati, talora privi di reti fognarieefficienti, e la diffusione di discariche di RSu si con-figurano come fonti di potenziale inquinamento. Perun approfondimento del tema in aree vulcaniche sirimanda a FERRARA (1990, 1994).

Nella Sicilia nord-occidentale in una fascia daTrapani a Cefalù BARTOLOMEI et alii (1983) ricono-scono delle idrostrutture, all’interno delle quali de-limitano i bacini sotterranei più importanti e ledirezioni di flusso. Nel Trapanese essi distinguonole unità idrogeologiche di Erice, di M. Inici e di M.Sparagio. Nei Monti di Palermo sono state distinte

384F. LENTINI - S. CARBONE

Fig. 531 - Il paese di Giampilieri (Provincia di Messina) è ubicato all’internodella valle omonima, in cui confluiscono coltri fangose e detriti specialmentein presenza di precipitazioni meteoriche particolarmente intense e prolungate.- The Giampilieri village (Province of Messina) is located within the homonymous valley,into which muddy flows and debris converge especially in the presence of particularly

intense and prolonged rains.

Fig. 532 - Versante meridionale della dorsale di Forza d’Agrò (provincia diMessina). Il costone subverticale di calcari giurassici, interessato da fitti

sistemi di fratture, incombe su un complesso alberghiero ed altri edifici.- Southern slope of the Forza d’Agro ridge (province of Messina). The subvertical Ju-rassic limestone, affected by dense systems of fractures, hanging over a hotel complex

and other buildings.

cinque unità: M. Castellaccio, M. Palmeto-Cozzodi Lupo, M. Sagana-M. Gradara, Belmonte Mez-zano e M. kumeta. Nei Monti di Trabia le idro-strutture sono rappresentate dall’unità Imerese eda quelle presenti nelle Madonie, dove l’unità di M.Castellaro è data dall’unità Imerese e quella diPizzo Carbonara dalle piattaforme carbonatichepanormidi. Infine gli autori descrivono gli acquiferidelle aree di pianura (Partinico, Carini, Palermo eBuonfornello).

Le Madonie con i loro potenti corpi carbona-tici, caratterizzati da permeabilità elevata per fes-surazione e carsismo, costituiscono uno dei piùimportanti acquiferi della Sicilia. Nell’unità Ime-rese l’intervallo calcareo-dolomitico (f.ni Scillato eFanusi) presenta permeabilità elevata per fessura-zione, mentre quello silico-calcareo-marnoso (f.neCrisanti) possiede permeabilità variabile. Il de-flusso dell’idrostruttura di M. dei Cervi è direttoin parte verso l’area di Termini Imerese e Colle-sano, in parte in direzione SO verso la sorgente diScillato (portata media 500 l/s), mentre quello pro-veniente dall’unità Panormide, peraltro sostenutain basso dalle argille di Portella Colla e confinata anord dalle argille di Portella di Mandarini e dalflysch numidico, presenta due direzioni: una versola Rocca di Cefalù e l’altra verso il bacino idrogra-fico del F. Pollina. In corrispondenza della Roccadi Cefalù vi sono manifestazioni sorgentizie di no-tevole portata, localizzate non solo nello stessocentro abitato, ma anche lungo l’intero perimetrocostiero fino al porto di levante, dove si haun’emergenza di varie centinaia di l/s che si riversanell’area portuale (fig. 533). Questa zona è stata og-getto di studi per definire le opportune modalitàdi captazione (COLTRO & FERRARA, 1980). I rile-vamenti condotti per la Carta Geologica delle Ma-donie (GRASSO et alii, 1978) reinterpretarono iblocchi isolati dello schema geologico di OGNIBEN(1960) come elementi affioranti per faglia, ma col-legati in sottosuolo tra loro e con la Rocca di Ce-falù. Pertanto è evidente che l’alimentazione haorigine dai massicci carbonatici delle Madonie, conle quali la Rocca di Cefalù è in collegamento idro-strutturale: ciò rappresenta un caso in cui è il datoidrogeologico che conferma l’interpretazione deirapporti di sovrapposizione tettonica.

ulteriori manifestazioni sorgentizie si osser-vano sul versante meridionale connesse all’idro-struttura di M. Quacella.

Emerge chiaramente lo stretto legame tra le ca-ratteristiche geologico-strutturali e la distribuzionee il comportamento idrodinamico degli acquiferi.

Pubblicazioni più recenti distinguono nel Tra-panese tre grandi unità idrostrutturali: unità M. Ra-malloro-M. Inici, M. Monaco-M. Sparagio e unitàPrepanormidi, quest’ultime di limitato interesse

idrogeologico (CuSIMANO et alii, 2002); mentre neiMonti di Trabia e Termini Imerese CONTINO et alii(2004) individuano quattro idrostrutture sovrap-poste di un certo interesse.

Anche i Monti Sicani possiedono acquiferi diun discreto interesse: si tratta di sistemi a thrust, incui i corpi carbonatici mesozoici sono spesso con-finati dai Trubi e da terreni argillosi plio-pleistoce-nici. Sono presenti pertanto varie sorgenti, moltedelle quali sono utilizzate per uso idropotabile.

Altri importanti acquiferi sono presenti nell’areaiblea: l’assetto tabulare e i caratteri stratigrafici con-sentono di individuare e caratterizzare le falde. Glistudi idrogeologici in quest’area si fondano su unacorretta analisi di facies e dei caratteri strutturali. Ipotenti corpi carbonatici permeabili per carsismoe per fratturazione contengono delle intercalazionidi vulcaniti; tra queste quelle cretaciche possiedonoun discreto grado di alterazione, che tende ad ab-bassare la permeabilità e costituiscono pertanto unlivello di base dei sovrastanti calcari miocenici. In-teressante è notare come nella successione dellaformazione Monti Climiti l’intervallo superiore(membro dei calcari di Siracusa) presenta una per-meabilità molto elevata per carsismo, favorito dallalitofacies a rodoliti; al passaggio al sottostantemembro di Melilli si creano sorgenti per limite dipermeabilità indefinito.

385GEOLOGIA DELLA SICILIA - APPLICAzIONE DEI DATI GEOLOGICI ALLA GESTIONE DEL TERRITORIO

Fig. 533 – Sorgente della Rocca di Cefalù al Porto di Levante.- Spring of the Rocca di Cefalù flowing into the Porto di Levante.

I sistemi di faglie sono stati ben individuati epertanto anche le relative idrostrutture, tra le qualisi ricordano qui i Graben di Augusta, di S. Cusu-mano, di Floridia e la depressione di Pachino sulversante ionico, e quella di Vittoria sul versantesud-occidentale.

Per quanto concerne la vulnerabilità degli ac-quiferi l’attenzione viene rivolta alla presenza degliinsediamenti industriali di Priolo e all’eccessivo edirrazionale sfruttamento che favorisce l’intrusionedi acqua marina. Numerosi sono i pozzi, spessoper uso idropotabile, che registrano fenomeni diinsalinamento. In questi casi solo una definizionedei rapporti stratigrafici e strutturali tra i corpi car-bonatici, le vulcaniti e soprattutto le argille pleisto-ceniche può orientare sugli interventi da adottare.Per approfondimenti si rimanda ad AuRELI et alii(1989) e FERRARA in CARBONE (2011).

Le piane alluvionali possiedono una permeabi-lità per porosità e possono rappresentare degli ac-quiferi di un certo interesse. La Piana di Catania,nella quale confluiscono i fiumi Simeto, Dittaino eGornalunga, rappresenta un sistema complesso, incui i corpi idrici, separati o interconnessi, vengonoalimentati dalle acque piovane e dai deflussi super-ficiali e sotterranei dei principali corsi d’acqua.Nella parte settentrionale della Piana si ha una di-screta produttività e molti pozzi garantiscono l’ap-provvigionamento idrico della zona industriale; lefalde contenute nei depositi alluvionali sono con-finate dal substrato prevalentemente argilloso. Leindagini atte a migliorare lo sfruttamento vanno in-dirizzate all’identificazione di ispessimenti della co-pertura e di eventuali paleoalvei.

Altra piana alluvionale è quella della zona diBarcellona P.G., che assieme alle varie fasce pre-senti lungo le coste ioniche e tirreniche del mes-sinese, contiene acquiferi di un certo interesse. Lapermeabilità, elevata per porosità, è tuttavia va-riabile in funzione della granulometria. Permea-bilità mediamente elevata presentano le ghiaie esabbie di Messina, con una superficie piezome-trica solitamente poco elevata rispetto al livellomarino.

un ulteriore esempio è quello della Piana diPartinico e dei dintorni di Palermo, nei quali sonopresenti acquiferi multifalda oppure dove la faldaospitata è irregolarmente suddivisa in una serie dicorpi idrici sovrapposti.

Lo sfruttamento delle risorse idriche nelle fascealluvionali è spesso irrazionale ed eccessivo ri-spetto alle disponibilità. Alta si presenta la vulne-rabilità in relazione all’elevata permeabilità e allalimitata soggiacenza delle falde nel fondovalle enella fascia costiera. Per di più queste aree sono in-vase da discariche abusive di materiale di ogni ge-nere e rifiuti pericolosi.

5. - RISORSE ENERGETIChE E RICERCA DIFONTI ALTERNATIVE

Dalla scoperta negli anni ’50 del giacimento pe-trolifero di Ragusa la Sicilia è stata oggetto di ri-cerca di idrocarburi. Oltre ai campi petroliferipresenti nell’Avampaese Ibleo e nell’AvanfossaGela-Catania sia a terra, che nell’offshore , si hannogli impianti di sfruttamento di Gagliano Castelfer-rato, Fiumetto e Bronte; qui il gas è contenuto neilivelli quarzarenitici del flysch numidico “esterno”,cioè quello profondo, non affiorante, dell’unitàGagliano. La copertura è data dalle unità Sicilidi edal flysch numidico “alloctono”.

LENTINI et alii (1996b), evidenziano le analogietra le caratteristiche geologico-strutturali della Si-cilia e dell’Appennino meridionale, dove impor-tanti giacimenti petroliferi sono stati scoperti nelsottostante Sistema a Thrust Apulo. Gli autori sug-geriscono come target petrolifero lo stesso sistema,che in Sicilia si trova prevalentemente sepolto sottoil roof thrust system della Catena Appenninico-Ma-ghrebide. Al riguardo un’attenta lettura della CartaGeologica a scala 1:250.000 può fornire spunti perla ricerca di idrocarburi.

Tra le fonti di energia rinnovabile la geotermiasi impone alle altre tecnologie (fotovoltaico, eo-lico), per il bassissimo impatto ambientale e per lacostanza e continuità della produzione geotermoe-lettrica.

La ricerca di nuove fonti energetiche non legateai giacimenti fossili, pongono la Sicilia al centrodell’interesse nello sfruttamento dell’energia geo-termica a media ed alta entalpia. Sistemi geotermicidi ultima generazione; quali tecnologie binarie perla produzione di energia elettrica, si adattano allecondizioni geotermiche già conosciute nelle areedelle isole Eolie, Pantelleria e Sciacca.

ulteriore ed importante area vocata allo sfrutta-mento è localizzabile nell’area sud-etnea e nellaPiana di Catania, sino al bordo del Plateau Ibleo. Èapplicabile in queste aree l’impiego delle alte tem-perature indotte nelle rocce carbonatiche dalla pre-senza del complesso vulcanico etneo. Tecnologiequali EGS (Exchange Geothermal System) consentonol’utilizzo della risorsa anche in assenza di fluidi caldi.

Ringraziamenti

Si ringraziano per i proficui suggerimenti riguardo la geologia delvulcanico delle Isole Eolie FEDERICO LuCChI e per le isole di Pan-telleria e Linosa GIOVANNI ORSI e GIANNI LANzAFAME.Si desidera inoltre ringraziare i Drr. GIuSEPPE L. CANTARELLA, FABIOC. MANuELLA, ALBERTO PISTORIO, FERDINANDO REITANO perl’elaborazione digitale delle iconografie (figure e foto), e GAETANO A.COCO per l’informatizzazione e l’elaborazione di carte geologiche, fi-gure e tabelle, contenute nella presente Memoria.

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