Gent dal convent
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“Gent dal Convent”Il Convento dei Gesuiti raccontato per immagini
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Prefazione
E’ chiuso e disabitato da tanto tempo che passandoci davanti rimane inosservato; eppure è lungo cento metri e alto quattro piani. E’ quello che semplicemente chiamiamo “il Convento” e occupa quasi per intero il lato destro del viale che porta alla stazione.E’ lì dal 1570 e ha visto e ospitato generazioni e generazioni di novellaresi.Fu fortemente voluto da Camillo I Gonzaga e da Barbara Borromeo, sua moglie, per accogliere i gesuiti, religiosi di grande cultura. Era non solo convento per i padri, ma collegio, scuola per chi, laico o religioso, doveva ricevere una istruzione superiore.L’istituto è stato il più antico e il più longevo della provincia di Reggio ed uno dei più importanti e rinomati dell’Alta Italia. I gesuiti davano, oltre all’istruzione, assistenza morale e materiale alle popolazioni di Novellara e della Bassa. Nell’assistenza era compresa anche quella sanitaria, infatti fin dalla sua fondazione il convento aveva una spezieria che, per volontà dei Gonzaga, erogava medicinali anche all’esterno.Qui studiarono ed insegnarono personaggi della levatura di Daniello Bartoli, AntonioValentini, Saverio Bettinelli, Boscovich, Baruffaldi. Lo stesso Luigi Gonzaga, che poi sarebbe diventato santo, aveva chiesto al proprio padre di informarsi per poter venire a studiare qui. Il complesso era stato progettato dal nostro Lelio Orsi, mentre l’Amaini, e Livio Modigliani avevano decorato vari ambienti e il Bagnatore aveva dipinto la magnifica pala dell’Ascensione. Quando l’ordine religioso fu soppresso nel 1773, nel convento rimase in funzione solo la far-macia che era stata acquistatadal padre speziale Luigi Mazzarini che la gestì come privato.Attorno ai primi anni dell’Ottocento il conte Antonio Greppi, milanese, acquistò all’asta gli immo-bili, l’area e diversi fondi del patrimonio ex gesuitico. Fece demolire vari edifici di servizio che si affacciavano sui cortili e sul grande orto, per ricavarne materiali da costruzione e la chiesa, che si trovava all’estremità ovest, per i marmi che adornavano la Cappella del Paradiso, dove erano sepolti i Gonzaga.Dopo la metà dell’Ottocento divenne proprietà di Giovanni Righi di Fabbrico e, per successivi passaggi ereditari, della Maria Righi in Bossone. Nel 1923 il Comune, per risolvere la crisi degli alloggi, fece un accordo con la Righi “per ridurre ad abitazione l’ex convento dei Gesuiti ”, disa-bitato e in stato di abbandono, e dare in affitto ogni vano al prezzo di 150 lire annuali “a quelle persone che verranno indicate dal Comune”. I lavori terminarono nel ’25. Le vicende successive della proprietà, fino ai giorni nostri, sono note.
Qui finisce la parte storica e da questo punto comincia il racconto della gente che ha vissuto nel convento.Ho un ricordo speciale del mio primo incontro con la vita del convento. Di fuori c’ero passato
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spesso, c’erano sempre persone che entravano e uscivano, o che erano sedute sulle panche con la schiena appoggiata al muro, altre che facevano una partita a carte, usando come tavolo una cassa da uva, sotto i tigli, fra i quali peraltro c’erano delle aiuole, dei vasi improvvisati in secchi vecchi e latte da conserva con dentro fiori, rosmarino e salvia, altre ancora impegnate in qualche attività come Gasparini che intrecciava le reti da pesca, Lisandrett, “ al pularol”, che sistemava i polli nella cesta sulla bici, o affacciate alle finestre a parlare con chi stava ad altre finestre o con chi era in strada. Immancabile tra queste la Dealma. Alle finestre c’erano stesi gli indumenti ad asciugare, appesi i cestelli con dentro la verdura o le uova o altro e, specialmente d’inverno, qualche animale spellato ad infrollirsi; e tanti bambini, di tutte le età, che si rincorre-vano, giocavano alla settimana, a sollevati da terra, ai quattro cantoni, al Giro d’Italia con i tappi a corona delle aranciate sulla pista disegnata per terra col gesso. Un giorno mia nonna Egle mi mandò in convento a cercare “l’Alfa ed la Colomba” per una com-missione. Avevo dieci, dodici anni. Sarei proprio dovuto entrare. Confesso che ero intimorito e anche un po’ spaventato da quello che si diceva dei ragazzi più grandi che formavano una banda temibile come quella della Cantarana. A uno degli ingressi chiesi indicazioni auna donna seduta lì vicino che faceva la treccia (la conoscevo perché l’avevo vista a prendere le paglie dalla nonna Mora); cominciai a salire delle scale, intanto fui investito da quegli odori che si dicono “di varia umanità” : di erbazzone, no, “ed scarpasot frit”, di minestrone, di lardo soffritto, di lisciva la “smòja”, di latrina, di vernice, di sudore, di fumo di stufa, di vino. Anche qui gente che si muoveva lungo i corridoi, entrava e usciva dalle stanze, voci, grida, pianti di neonati, canti e una radio accesa ad alto volume; una cesta con dentro dei piccioni vivi, bottiglie e fiaschi negli angoli …. e bambini, bambini dappertutto; e proprio uno di loro, Abbo un mio coetaneo che mi aveva riconosciuto, mi venne in aiuto per trovare la porta giusta in mezzo alle tante che c’erano, non per niente il convento era anche soprannominato “la cà di sent uss”. Bussai. Mi venne ad aprire l’Alfa in persona, una donna alta, ben messa, con una bella faccia gioviale che mi guardò e mi disse: “ Tè, te se al fjol ed Nanni al farmacista”. Risposi di sì. Era cliente della farmacia e l’avevo vista là alcune volte scherzare e ridere con mio padre scambiando con lui battute “grasse”. Le riferii quello che mi aveva detto la nonna poi mi avviai verso l’uscita contento di essere riuscito nello scopo, ma anche portandomi dietro una strana sensazione che solo parecchi anni dopo, ripensandoci, capii essere il sapore della vita.Quella vita è illustrata in queste pagine, ma credo che solo chi l’ha vissuta direttamente possa apprezzarne appieno tutta l’intensità.
Gian Paolo BarilliOttobre 2002
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Anni’40 - La famiglia Razzini Anno 1963 - Giovanni Riccò e Tommasina Raz-zini davanti al Convento
Anni ‘45/’50 - Donne “mondine” ritratte in una foto di gruppo davanti al Convento prima della partenza per la risaia. Si riconoscona da sinistra: Bizzoccoli Amelia (in ombra) Gasparini Dealma,
Pizzetti Maria, Maria Caréta, Maria Turci, Aldina Pratissoli, Emma Benevelli, Oriele Carretti, Iride Storchi, Salvina Ferrari, Lea Rovatti, Damice Fornaciari e seduta Gemma Patroncini.
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Anni ‘45/’50 - Da sinistra: Patroncini, Forghieri, Bartoli, Patroncini Bruno, Fornasari e Patroncini Gemma
Anno 1968 - Nella Bassoli tiene in spalla Melissa Benevelli
Anno 1955 - Dealma Gasparini e Tommasina Razzini
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Anni 1970 - La famiglia Razzini al completo. Da sinistra: Claudia, Giancarlo, Dante con il nipotino Massimo, Tommasina, Sergio, Orlandina, Luciano, Livio e Loris
Anno 1969/70 - Tommasina Razzini e Orlandina Martinelli al banco del bar Bocciodromo
in Convento
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Anni ‘30 - Ines Piazza e Guerrino Rossi Anno 1941 - Mafalda, Gino e Laura Rossi
Anni ‘50 - Gino RossiAnni ‘30 - Mafalda Rossi
nei giardini di Piazza Unita D’Italia
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Anno 1943 - Marisa, Elio, Gianni e Antonio Ferrari. Sullo sfondo il Convento
Anni ‘40 - Marisa Ferrari
Anno 1955 - Alfa Ferrari, Alma Davolio e Imel-de Tosi, davanti al Convento
Settembre 1953 - Cosetta Bonazzi, Tommasina Razzini, Marisa Ferrari, Pierina Rabacchi e Afro Tagliavini, seduti
nei giardini di Piazza Unità d’Italia
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Gennaio 1957 - Giannina Benevelli, Marisa Ferrari, Cosetta Bonazzi e Rina Corghi al “Dancing Pineta” ;per la serata di Miss Cinema
Anno 1956 - Rina Corghi, Cosetta Bonazzi, Marisa Ferrari e la piccola Daniela Bianchi
Gennaio 1956 - Marisa Ferrari con amici al “Dancing Pineta”
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Anno 1950 - La famiglia Rabacchi
Anno 1945 - Graziano Paterlini
Anno 1951 - Franco Rabacchi con l’amico Bruno nei giardini
Anni ‘51/’52 - Pierina Rabacchi con Ivan e Graziano Paterlini
Anno 1931 - Pierina Rabacchi con la sorella Rosanna
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Anni 1950 - Corrado, Clinio e Isa Corradini Anni 1950 - I coniugi Corradini
Anni 1955/’60 - La famiglia Corradini al completo
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Anno 1944/’45 - Cornelio Pedraz-zoli
Anno 1944/’45 - Santina Tassoni
Anno 1955 - Vandina Pedrazzoli
Anni ‘30 - Ligabue Paolina Pedraz-zoli
Anno 1951 - Walter Padrazzoli
31 dicembre 1953 - William, Ettore e Walter Pedrazzoli
Anno 1954/’55 - Efrem Giuliani e William Pedrazzoli
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Anni ‘40 - Riccò Gianfranco e Giu-seppe alla prima Comunione
Anni ‘30 - Riccò Giovanni, Bellelli Ines, Riccarda, Gianfranco e Giuseppe
Anni ‘60 - Riccò Giovanni e Ines Bellelli con la piccola Susy
Anno 1957 - Da sinistra: Riccò Giovanni, Gianfranco, Giuseppe, Rubes e Bellelli Ines
Anno 1948 - Riccò Giovanni all’interno del proprio negozio posto in Con-vento, viale Roma, il giorno dell’inaugurazione.
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Copia della pianta del Convento dei Gesuiti
di Novellara
L’originale, datato 1570, (disegno di Lelio Orsi) é conservato nell’Archivio
Storico Gonzaga di Novellara
1) Chiesa2) Campanile3) Camere del portiere4) Camere del portiere5) Portineria6) Stanze riservate al Conte7) Stufa per fare il pane8) Forno9) Farineria10) Deposito legna11) Dispensa del refettorio12) Stanza per il bucato13) Refettorio14) Lavamano15) Cucina16) Dispensa17) Cantina18) Cantina19) Stanza dei tinazzi20) Stanza per legna21) Stalla22) Dormitorio per le galline23) Alloggio forestieri24) Sagrestia25) Corridoio26) Loggia aperta26/a) Loggia ferrata27) Cortile interno per la chiesa28) Cortile della portineria29) Cortile per carri30) Orto per galline31) Chiostro32) Pergola33) Giardino per Novizi
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Collegio Gesuitico di Novellara. La casa di probazione nel periodo immediatamente successivo la fondazione, alla fine del sec. XVI (archivio di Stato di Modena, Gesuiti soppressi).
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Collegio Gesuitico di Novel-lara.
Disegno prospettico per la pergola dell’orto della Casa
di probazione. (archivio di Stato di Modena,
Gesuiti soppressi).
Collegio gesuitico di Novellara.L’entrata principale della Casa
di probazione in un disegno delSeicento (Archivio di Stato diModena, Gesuiti soppressi).
A sinistra. La scritta sulquadro é in lingua latina:
“Camillo I conte di Novellara,Bagnolo ecc. morì il giorno 21aprile 1591 all’età di anni 70”.A destra. Barbara Borromeo,
moglie di Camillo I.
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Collegio Gesuitico di Novellara.Pilastrini di marmo
e cancello del giardino (archivio di Stato di Modena,
Gesuiti soppressi).
Novellara, collegio Gesuitico: il “Cortil Nobile” - (archivio di Stato di Modena, Gesuiti soppressi).
(Le foto di pag. 17-18-19 sono tratte dalla rivista “Reggio Storia” ottobre dicembre 2000)
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Anno 1955 - Da sinistra: Magnani Carolina, Lusetti Mirco, Iotti Maria e Bonazzi Virginia
Gennaio 1957 - Da sinistra: Giannina Benevelli, Marisa Ferrari, Coset-ta Bonazzi e Rina Corghi alla serata di Miss Cinema in Pineta
Anno 1960 - Lalli Tosi e Cosetta Bonazzi
Anno 1958 - Cosetta Bonazzi, Marisa Ferrari, Laura Tosi e Dealma Gasparini davanti al Convento
Anno 1957 - Carla Taglini e Cosetta Bonazzi con un gruppo di amiche al Veglione di carnevale in Pineta
Anno 1960 - Bellini Daniela, Lugli Nives, Tosi Laura, Corghi Nello, Bonazzi Cosetta, Tosi Riccarda e Carretti Loredana alla festa del Primo
Maggio in Pineta
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Anno 1952 - Rina Corghi, Novella Davoli e Maria Tasselli
Anno 1953 - Da sin: Ghetti Rosalia, Erminio Corghi (Nigher) e Imelde Tosi
Anno 1961 - Ferruccio Corghi e Osmana Benevelli
Anno 1948 - La famiglia Corghi. Ferruccio, Ines e Nello
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Anni 1960 - Laura Tosi e Dealma Gasparini
Arnoldo Tirelli, Dealma Gasparini Otella Iotti e Ada Viani in gita
Marzo 1957 - Dealma Gasparini e Tommasina Razzini con il mitico “ago magico” davanti al Convento
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Marzo 1963 - Un gruppo di amici in Pineta. Si riconoscono Gianni Ferrari, Adolfo Carretti, Carlo Gasparini e Emiliano Bonori
Anno 1963 - Dancing Pineta: si riconoscono da sinistra Carlo Gasparini, Gianni Mazzi (Morcia)
Gianni Ferrari (Rana) e Gianni Davolio (Pollo)
Anno 1964 - Franco Cuccolini, Gianni Mazzi e Carlo Gasparini
Anno 1961 - Da sinistra: Adolfo Carretti, Carlo Gaspa-rini, Gianni Ferrari e Primo Tosi in Pineta
Anno 1962 - Da sinistra: Adolfo Carretti, Nives Lugli, Carlo Gasparini, Enrica,
Laura Tosi e Giuseppe Consolini (Crik)
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Anno 1940 - Eles e Rosa Tosi nel piazzale della stazione
Anno 1955 - Piero Carretti, Primo Tosi , Meuccio Gasparini, Renzo Storchi, Gianni Bronzini
e Loredana Carretti
Anno 1955 - Dancing Pineta - Veglia Rossa - si riconoscono: Primo, Laura e Imelde Tosi, Otella Iotti, Virginia Bonazzi e Rina Corghi
Anno 1939 Eles Incerti Tosi e
Lucia Bartoli
Anno 1948La famiglia TosiArcide e Otella
con i figliPrimo e Laura
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Agosto 1955 - Primo Tosi, Piero Carretti, Meuccio Gasparini e Giuseppe Corradini
Capodanno 1955 - Primo Tosi e Gastone Bassoli in Pineta
Anno 1944 - Imelde Tosi seduta su un camion in sosta davanti al Convento
Anno 1938 - I coniugi Arcide Tosi e Orlella Iotti
Anno 1960 - Tosi Laura, Tosi Efrem, Maurizio Lusetti, Mirco
Lusetti e Daniela Bianchi
Anno 1960 - Iotti Ideo davanti al portone della sua abitazione in
Convento
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Anno 1969 - Sabrina Verardi in braccio alla nonna Imelde Tosi
Anno 1938 - Eles Incerti in una curiosa immagine
Aprile 1961 - Riccarda, Laura e Imelde Tosi
Febbraio 1956 - Arcide Tosi, Otella Iotti, Primo e Laura Tosi in Pineta al Veglione di Carnevale
Agosto 1955 - Piero Carretti, Primo Tosi, Gastone Bassoli, Gian-carlo Razzini, Meuccio Gasparini e Livio Razzini prima
di un bagno in un canale d’irrigazione a Novellara
Anno 1938 - Lucia Gasparini, Eles Incerti, Aldina Mazzi e Diva al balcone del Convento
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Anno 1946 - Da sinistra: Paride Giuliani (Machinin), Rosa Tosi, Mafalda Rossi e Aldo Bartoli (Barbuti)
Anno 1953 - Dealma Gasparini, Giannina Mazzoli con il suo ago magi-co e Marisa Ferrari
Giuliani Anania (detto Petroni)
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(1)
(2)
(3)
(1) Anni ‘60Carla Taglini e Carla Bronzini
(2) Anno 1938Giannina, Franco e Ivanna Taglini
(3) Anno 1958Ivanna Taglini e Marta Carpi
ai giardini
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Anni ‘40 - Carlo Carretti ai giardini con la figlia Carmela
Gennaio 1954 - Da sinistra: Giuliano Iotti, Luciano Barbieri Conti, Arnaldo Lusetti e Gastone Bassoli in Pineta
Febbraio 1944 - Barbieri Conti Giuseppe e Aldina Furghieri con i figli Luciano Marisa e Graziano
Anni ‘30 - Carlo Carretti e Settima Bocedi con la figlia Carmela