Genetica: stato dell’arte e prospettive - apicoltori.so.it · Con un passo un po’ più...
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Assistenza Tecnica
Anno di attuazione 2017 / 2018
Seminari & Convegni
di aggiornamento tecnico e professionale
per le aziende
Genetica: stato dell’arte e prospettive
Morbegno -- Sabato 03 febbraio 2018
Associazione Produttori Apistici della provincia di Sondrio
Via Carlo Besta 1
23100 Sondrio
[email protected] - www.apicoltori.so.it
Assistenza Tecnica
Anno di attuazione 2017 / 2018
Seminari & Convegni
di aggiornamento tecnico e professionale
per le aziende
Genetica: stato dell’arte e prospettive
Morbegno -- Sabato 03 febbraio 2018
Associazione Produttori Apistici della provincia di Sondrio
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A P AS - A s s o c ia z io n e P r o d u t t o r i
Apistici della provincia di Sondrio
C o n v e g n o
Genet ica:
s tato del l ’a r te e prospet t ive
S a ba to 3 f e b br a i o 2 0 1 8 o r e 14 : 3 0
A u l a M a g n a S c u o l e d i v i a A m b r o s e t t i
M o r b e g n o
APAS Associazione Produttori Apistici Sondrio tel 0342 21 33 51 - Cell 344 38 06 584
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I RELATORI
Elio Bonfanti Fondatore e responsabile di una delle
maggiori aziende apistiche della Lom-
bardia, da anni impegnato nella selezio-
ne di regine, lavora essenzialmente con
forte attenzione “all’igienicità”. E’ stato
diverse volte invitato come docente nei
nostri corsi, non solo per l’alto profilo tec-
nico, ma anche per le sue ottime capa-
cità didattiche e comunicative.
Giulio Pagnacco Docente universitario presso la Facoltà di
Veterinaria dell’Università agli Studi di Mi-
lano. Negli ultimi anni sta seguendo dei
progetti di selezione genetica in campo
apistico. Il prof. Pagnacco, al momento,
per competenza e passione è probabil-
mente la massima autorità scientifica ita-
liana in campo di genetica apistica.
Lorenzo Sesso Veterinario, Tecnico apistico e Presiden-
te dell’Associazione Produttori Apistici di
Varese. Produce regine essenzialmente
per la sua azienda apistica ed opera
con ceppi selezionati per attitudini diver-
se. Ha appreso la tecnica di inseminazio-
ne artificiale da uno dei massimi esperti
mondiali ed attualmente la pratica per
se e per amici che intendono realizzare
“madri” selezionate
Marco Moretti Apicoltore professionista della nostra pro-
vincia, opera essenzialmente con ceppi
che reputata particolarmente adatti
all’ambiente alpino. Produce regine sele-
zionate (“madri”) principalmente per la
propria azienda con le quali alimenta
un’interessante produzione di celle reali.
Ha avviato, in collaborazione con altri
apicoltori, un progetto innovativo di sele-
zione in aree di fecondazione adatte allo
scopo.
Paolo Tognela Giovane apicoltore che con intelligenza,
tenacia e passione ha realizzato in pochi
anni un’azienda apistica di prim’ordine,
molto professionale. Con l’amico Marco
Moretti ha sviluppato una metodologia
per la produzione di regine selezionate
che vengono poi reimpiegate in azienda
o vendute. Tiene inoltre a disposizione di
amici e conoscenti le celle reali di ceppi
particolarmente interessanti.
A P AC L A s s o c ia z i o n e P r o d u t t o r i
Apistici provincie di Como e Lecco
PROGRAMMA: 14:30 Saluto delle autorità ai parteci-
panti
14:40 Silvia del Palo
introduzione
14:45 Elio Bonfanti
inquadramento della problema-
tica e presentazione del proget-
to Beenomix
15:15 prof. Giulio Pagnacco
Prospettive ed obiettivi della ri-
cerca
15:45 dott. Lorenzo Sesso
Esperienza di selezione in azien-
da e inseminazione artificiale
16:05 Marco Moretti
Esperienza di selezione in azien-
da
16:25 Paolo Tognela
Esperienza di selezione in azien-
Il mondo diventa sempre più piccolo e le barrie-
re geografiche che fino a poco tempo fa sono
state le principali cause dell’evoluzione di spe-
cie differenti, sono ormai spesso superate facil-
mente, grazie all’intenso flusso di scambi dell’uo-
mo.
Animali e vegetali che si sono adattati in mi-
gliaia di anni ai diversi ambienti si trovano ora a
contatto con predatori e patogeni provenienti
da zone lontane, nemici nuovi che si presentano
con un ritmo incalzante. La selezione naturale e
ambienti ricchi di biodiversità permettevano in
genere alle specie di evolversi e di adattarsi a
nuovi nemici.
In campo apistico, è l’uomo che oggi deve in-
tervenire; deve in qualche modo riparare ai
danni che provoca all’ambiente con la sua atti-
vità, con la sua presenza. Tale salvaguardia
passa attraverso interventi di varia natura tra i
quali, sicuramente, quelli di aiuto e potenzia-
mento della selezione genetica per incrementa-
re il fenomeno di adattamento all’ambiente già
presente in natura. Così la selezione, da sempre
praticata dall’uomo su tutte le specie allevate,
o coltivate, trova nuove motivazioni e slancio. In
apicoltura, da secoli si effettua la selezione
massale. Con un passo un po’ più raffinato di
selezione si sono realizzati degli ibridi per aumen-
tare la produttività, mentre altri hanno cercata
di selezionare api resistenti ad alcune patologie
e così via.
Alcuni incroci sono risultati infausti come quello
dell’ape africanizzata e ribattezzata “Ape assas-
sina” per la sua aggressività; eppure la genetica
si presenta come una strada maestra per aiuta-
re le api a sopravvivere ad un mondo dove pa-
tologie, predatori e parassiti in pochi anni si sono
moltiplicati a dismisura e dove il solo intervento
chimico non può essere più considerato come
l’unica opzione valida.
In Austria ed in Germania si è costruita una forte
alleanza fra il mondo della ricerca e gli apicolto-
ri, per selezionare le “api migliori” e per attribuire
il massimo punteggio a quelle con comporta-
menti di igienicità che presentano i migliori ca-
ratteri di resistenza alle patologie.
I buoni risultati ottenuti in questi paesi del Centro
Europa sono dovuti anche alla capacità di lavo-
rare in modo collaborativo, condividendo i cep-
pi genetici più promettenti, verificandoli e valu-
tandoli in modo congiunto. Un modo corale e
coeso che ha dato buoni frutti.
L’Italia è stata per molti anni un’importante
esportatrice di regine grazie alla “Ligustica”, una
razza particolarmente pregiata perché molto
prolifica e produttiva ed anche relativamente
poco aggressiva. Corriamo ora il rischio di per-
dere questo patrimonio genetico e divenire terra
di conquista di razze e di selezioni effettuate
all’estero in condizioni e situazioni molto dissimili
dalle nostre, così come è avvenuto per la zoo-
tecnia o in frutticoltura. E’ quindi auspicabile che
si avvii un programma di ricerca per il migliora-
mento della razza ligustica e nel contempo si
studino delle iniziative di salvaguardia dei ceppi
autoctoni al fine di mantenere e disporre di un
patrimonio da cui attingere.
A P A S - A s s o c i a z i o n e P r o d u t t o r i Apistici della provincia di Sondrio
C o n v e g n o G e n e t i c a : s t a t o d e l l ’ a r t e e
p r o s p e t t i v e
Sabato 3 febbra io 2018 ore 14:30
A u l a M a g n a d e l l e S c u o l e d i v i a A m b r o s e t t i - M -
Interven di Elio Bonfan , Giulio Pagnacco, Lorenzo Sesso, Marco More , Paolo Tognela,
moderatore Silvia De Palo
A P A c l - A s s o c i a z i o n e P r o d u t t o r i Apistici della provincie di como e lecco
Sabato 3 febbraio 2018 ore 14:30 Morbegno – Aula Magna delle Scuole di Via Ambrosetti - Morbegno
CONVEGNO: Genetica: stato dell’arte e prospettive Relazioni di:
Elio Bonfanti: il progetto “Beenomix”
Giulio Pagnacco: “Prospettive ed obiettivi della ricerca”
Lorenzo Sesso: esperienza di selezione in azienda e inseminazione artificiale
Marco Moretti: esperienza di selezione in azienda
Paolo Tognela: esperienza di selezione in azienda
Nota: L’apicoltura italiana era famosa nel mondo soprattutto per l’ape mellifera ligustica, una razza
considerata fra le più produttive e docili. Da grandi esportatori di api regine, stiamo diventando pe-
rò terra di conquista di altre realtà che hanno continuato a lavorare sulla genetica delle api, crean-
do ibridi come la Buckfast, o migliorando la propria razza. Uno degli aspetti più interessanti è come
questi risultati siano stati ottenuti e si ottengano solo “facendo sistema” fra le aziende, creando una
forte sinergia con il mondo della ricerca scientifica. E’ quindi importante capire qual è, ad oggi, lo
stato dell’arte e quali sono gli obiettivi che vengono perseguiti da chi sta cercando di dare una pro-
spettiva all’allevamento apistico italiano. È importante conoscere ed approfondire queste tematiche
per evitare che il mondo apistico venga interamente colonizzato da produttori stranieri e da altre
razze, come è successo nella zootecnia maggiore. Il convegno verrà aperto dalla relazione di Elio
Bonfanti, imprenditore apistico che è sempre stato molto sensibile a questa problematica tanto da
promuovere e coordinare il progetto “Beenomix”. A seguire il prof Giulio Pagnacco, dell’Università
degli Studi di Milano, ci condurrà a capire quali sono i meccanismi della genetica e le strategie che si
intendono attuare per lavorare sulla selezione. Successivamente ci saranno gli interventi di Lorenzo
Sesso, Marco Moretti e Paolo Tognela che esporranno le loro prove ed esperienze realizzate sul
campo volte a superare la selezione massale e ottenere risultati pratici di buon livello. Il dott. Loren-
zo Sesso ha acquisito anche una notevole esperienza nel campo dell’inseminazione artificiale e for-
nirà quindi preziose informazioni al riguardo.
Apacl
Associazione Produ ori Apis ci della provincia di Sondrio Via Carlo Besta 1 23100 Sondrio—0342 21 33 51 [email protected] ‐ www.apicoltori.so.it
Miglioramento gene co ‐ Giampaolo Palmieri ‐
Introduzione L’Apis mellifera ligus ca, de a anche ape italiana, nel passato si è a estata come la “razza” più pregiata di ape da miele, grazie alla sua mansuetudine, ma sopra u o, grazie alla sua elevata produ vità. Il massimo fulgore di questa so ospecie di Apis mellifera in Italia è stato intorno agli anni '60 e '70 per merito di alcuni selezionatori come Giulio Piana che avevano organizzato si di fecondazione all'Isola d'Elba. Lo sviluppo dell'apicoltura italiana si è poi però fermata, cullata dal successo del primato raggiunto in quegli anni, disperdendo l'impegno della selezione effe uata fino ad allora. Un'a vità questa che in realtà in altri luoghi con nuava a progredire divenendo sempre più complessa, tanto da risultare ormai di buona qualità solo se realizzata in buona sinergia fra diversi sogge sia priva che is tuzionali. E così l'a vità di selezione della ligus ca è stata portata avan in altre nazioni come Australia, Nuova Zelanda, Sta Uni ecc. Alcuni incroci, come la buckfast che partono dalla ligus ca come base, sono divenu famosi, mentre alcune so ospecie, come la carnica, hanno avuto un o mo successo grazie ad un’intelligente ed efficace piano di selezione, oltre che per una buona promozione dei risulta consegui .
La riproduzione delle regine Ma facciamo un passo indietro ed andiamo a rivedere come avviene la fecondazione delle regine. Sono processi talmente no che spesso si rischia di lasciarsi sfuggire il lato meraviglioso; i maschi possono copulare con la regina solo in volo, togliendo così la possibilità a quelli presen nell'alveare di accoppiarsi con una regina vergine, troppo affine ad essi gene camente. Ma il colpo veramente magistrale della natura è stato quello di dotare la regina di una spermateca in grado di conservare milioni di spermatozoi e mantenerli vivi e a vi per mol anni. Le regine pur arrivando a deporre in un giorno tante uova quasi quanto è il loro peso, grazie alla spermateca non sono costre e a ripetere periodicamente i voli di fecondazione. Non si devono più esporre ai rischi del mondo esterno, ma sopra u o concentrano la raccolta dello sperma maschile solo nella fase giovanile quando, non avendo ancora maturato gli ovari, sono molto più leggere e agili nel volo e quindi possono selezionare meglio i fuchi più for e prestan facendosi inseguire in
Associazione Produ ori Apis ci della provincia di Sondrio Via Carlo Besta 1 23100 Sondrio—0342 21 33 51 [email protected] ‐ www.apicoltori.so.it
volo. L'accoppiarsi con mol maschi perme e inoltre alla regina di deporre uova femminili con patrimonio gene co un po' differente. Questo vuol dire che, come succede nella società umana, nell'alveare sussistono sensibilità e capacità diverse e questo è un elemento di forza della famiglia. Le api, ad esempio, saranno s molate a riscaldare la covata a temperatura diverse e così qualcuna inizierà prima a scaldare e altre dopo, alcune saranno più rea ve ed aggressive di fronte ad una minaccia ecc. Ogni ape femmina dell'alveare ha infa un patrimonio gene co diploide, metà di derivazione dalla madre comune, ma metà di derivazione da padri, che sono diversi; questa cara eris ca rende la popolazione di una famiglia, composta da individui simili, ma non di uguali.
La selezione massale Gli apicoltori da lungo tempo selezionano le regine scegliendo le migliori in base a cara eris che prefissate e cercano poi di ricavare da queste, delle figlie che abbiano le medesime a tudini. Un procedimento che però, a volte, rimane frustrato perché tu e le uova femminili, sia di operaia che di regina, sono fecondate da sperma proveniente da fuchi diversi e quindi il patrimonio gene co delle regine selezionate va a combinarsi con quello di un maschio che può anche non avere le cara eris che gradite. I selezionatori scelsero quindi isole, o comunque luoghi sperdu , dove la presenza dei maschi fosse limitata ai figli delle madri prescelte.
Importanza dei maschi A mano a mano ci si è resi sempre più conto dell'importanza della selezione anche per via maschile poiché i fuchi, hanno un patrimonio gene co aploide (cioè con un solo “set cromosomico”) che deriva interamente dalla madre. I maschi infa nascono da uova non fecondate. I cara eri gene ci seleziona in una regina sono quindi più facilmente trasmissibili per linea maschile e si ha un risultato più stabile ed omogeneo; sono nate così le stazioni di fecondazioni dove il pedigree maschile era ed è ben codificato.
Un’organizzazione L’Austria e i paesi di lingua tedesca hanno mostrato che si è ormai superato il tempo della selezione affidata all'intuizione e alla sensibilità del singolo allevatore; ora è necessaria una capacità organizza va d'alto livello, corale e collabora va. Si reputa indispensabile avere l'assistenza di un centro di ricerca che fornisca gli strumen e gli studi di supporto. E’ anche indispensabile lo scambio di regine fra colleghi affinché un determinato ceppo gene co venga testato e valutato in condizioni differen . E’ necessario un sistema informa co che registri, cataloghi, incroci e divulghi le informazioni rela ve ai pedigree ed infine stazioni di fecondazione rigorosamente controllate.
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L'Italia La nostra nazione purtroppo sta segnando un forte ritardo in questo campo: mancano i piani di selezione gene ca dell’ape ligus ca, razza che era il nostro vanto. Quel po' che si realizza è solo per volontà dei singoli e anche il generoso tenta vo dell'Associazione Allevatori di Api Regine sembra sia ormai solo un'occasione mancata. Eppure abbiamo so o gli occhi il bru o esempio della zootecnia: l'Italia possedeva una varietà di razze di pregio in campo bovino, un patrimonio che probabilmente non aveva eguali al mondo. Negli ul mi decenni siamo sta colonizza dal Nord Europa e, privi di una strategia, corriamo anche il rischio di non conservare neppure il patrimonio gene co di quelle razze stupende che erano state selezionate nei secoli per ada arsi a specifici territori e alle peculiarità delle diverse realtà agricole italiane.
Che fare Per essere costru vi concentriamo le riflessioni solo al nostro ambito. Anche prendendo a riferimento solo gli ul mi cinque anni dobbiamo constatare che nella nostra provincia sono giunte migliaia di regine delle razze più disparate: ligus che, carniche ibridi buckfast ecc. Possiamo dissen re da questa Babele di varietà, ma non c'è nessuna norma che ponga dei divie in tale senso e quindi nessuna autorità che possa agire in questo ambito. Qualcuno ha mantenuto i propri ceppi gene ci, ma è difficile poter pensare ancora ad un eco po locale e comunque individuarne cara eris che specifiche sembra ora piu osto arduo. Anche se ciò fosse possibile, la realizzazione di un Piano di selezione gene ca
trascenderebbe sicuramente le nostre capacità organizza ve ed economiche. Potrebbe però essere interessante aprire un confronto fra gli apicoltori associa per avere un quadro delle diverse esperienze e vedere, al di là delle sugges oni, di cogliere le diverse valutazioni, l’orientamento ed elaborare una strategia colle va che superi questo immobilismo determinata anche dal fa o che gli apicoltori parlano di razze e della
gene ca dei propri alveari con la lucidità e la pacatezza di un ultras di un fan club calcis co. ☺
Un ringraziamento alla do .ssa Silvia De Palo per la collaborazione.
36 RIVISTA NAZIONALE DI APICOLTURA | FEBBRAIO 2017 | APINSIEME AMBIENTE SOCIALE
H o deciso! Mi compro una
Madre! Chissà quante
volte un apicoltore avrà
pensato questa frase o
addirittura la avrà pronunziata ad
alta voce, magari nel silenzio del pro-
prio apiario. I motivi possono essere
vari: le famiglie che diventano sem-
pre più aggressive, tanto da non po-
ter aprire una cassa senza venire let-
teralmente assaliti da un'orda di ope-
raie furibonde, oppure a causa
dell’ennesima peripezia in “free clim-
bing” su un albero, per recuperare
uno sciame.
Dopo che magari abbiamo meticolo-
samente tolto celle di sciamatura
ogni 4 giorni. Per settimane!
Oppure ancora dopo che le famiglie
hanno letteralmente intasato i nidi,
bloccando quasi la deposizione senza
portare una goccia di miele a melario.
E sì che le avevamo strette bene be-
ne. Orbene, qualunque sia la causa
che ha fatto maturare la nostra deci-
sione, è giunto il momento di agire.
E qui cominciano i problemi, perché
oltre alla difficoltà di reperire chi ci
fornisca un riproduttore, subito ini-
ziano ad affollare la nostra mente
dubbi e questioni, magari anche in-
dotti dai prezzi di vendita, in verità
non proprio popolari. E ancora: Indi-
pendentemente dalla razza, quando
una regina può essere considerata
una “Madre”?
Quali sono i vantaggi concreti che
l'acquisto di un riproduttore mi può
garantire? E se il vicino continua a
mettere gli ibridi (sempre loro!) rovi-
nerà comunque il mio apiario?
Tutte domande lecite, che peraltro mi
vengono fatte, insieme a tante altre,
piuttosto frequentemente e a cui
cercherò, seppur succintamente, di
dare una risposta.
Iniziamo con un assunto difficilmente
confutabile: l'elevazione di un’ape regi-
na allo status di Madre (Riproduttore,
Fattrice, F0, possiamo chiamarla in
molti modi) è un mero atto di volontà
del selezionatore.
In altre parole, io decido da quale regi-
na preleverò le larve.
Corollario a questo assunto è che
ogni selezionatore deve determinare
i criteri per mezzo dei quali maturerà
la propria convinzione. Parte fonda-
mentale del processo è, credo sia
pacifico, l’individuazione delle carat-
teristiche che ricerco (produttività,
ripresa primaverile, disaffezione alla
sciamatura, ecc. ecc). Queste sono
enunciate e trattate in ogni dove,
quindi non mi soffermerò più di tan-
to. Sottolineo solo che il numero di
caratteristiche selezionate è, pratica-
mente sempre, inversamente propor-
zionale alla “intensità” di espressione
HO DECISO! MI COMPRO UNA MADRE!
Fabrizio Fiorito
Un apicoltore ci racconta la sua esperienza con le regine. Tutti i dubbi che arri-
vano al momento di acquistare una madre. Tutto dipende dal selezionatore: se
sa il fatto suo e se si tratta di lavoro effettuato con controllo della paternità, ci si
porta a casa della buona genetica. Buona lettura
APICOLTORI IN PRIMO PIANO
Regina inseminata strumentalmente. Si ricerca produzione pappa reale
APINSIEME AMBIENTE SOCIALE| FEBBRAIO 2017 | RIVISTA NAZIONALE DI APICOLTURA 37
di ciascun carattere.
In altre parole, se punto esclusiva-
mente sulla mansuetudine, potrò
sperare di ottenere risultati maggiori
su quel carattere rispetto a quanto
potrei ottenere se, insieme a esso, ne
selezionassi altri 10.
Quindi una volta determinati i carat-
teri su cui intendiamo concentrarci,
occorre una strategia di miglioramen-
to genetico.
È dal combinato disposto dei caratte-
ri ricercati e della metodologia di mi-
glioramento adottata che maturerà la
nostra determinazione, con conse-
guente elevazione a rango di F0 di
una piuttosto che di altre regine.
Queste strategie, per quel che con-
cerne l'apicoltura, si distinguono fon-
damentalmente in due blocchi secon-
da che manchi o sia presente il cd
“controllo di paternità”.
Alla prima categoria (quella senza
controllo di paternità) appartiene la
cosiddetta selezione massale. In
pratica, una volta determinati i carat-
teri su cui ci si intende concentrare,
vengono riprodotte (e quindi elevate
al rango di F0) le regine le cui colonie
li manifestano meglio.
È il sistema di selezione che ancora
va per la maggiore in Italia. Se il lavo-
ro è effettuato su razza presuppone
che l'areale di riproduzione non sia
interessato da fenomeni di contami-
nazione genetica, pena il decadimen-
to dello standard.
Si lavora unicamente sul fenotipo
femminile, non essendo conoscibile,
se non in via meramente probabilisti-
ca, l'apporto delle colonie che hanno
prodotto i fuchi.
Alla seconda categoria invece appar-
tengono la selezione per linea, per
combinazione e per incrocio1.
Tralasciando l'ultima tipologia di ac-
coppiamento (che comunque viene
utilizzata anche nella cd “selezione
per combinazione”) e più che una
strategia selettiva potrebbe conside-
rarsi un’opzione di accoppiamento, in
questa sede ci si soffermerà, seppur
brevemente, sulle prime due.
Al di là delle inevitabili divisioni che
animano i pochi selezionatori italiani
che si occupano di questi argomenti,
e che comunque sono il sale di ogni
miglioramento e di avanzamento
anche nella classificazione sistemati-
ca, possiamo, con una prima analisi
grossolana, affermare che la selezio-
ne per linea è maggiormente usata
nella selezione per razza pura (razza
in senso zoologico); mentre la sele-
zione per combinazione è, per forza
di cose, maggiormente utilizzata nelle
APICOLTORI IN PRIMO PIANO p
ub
blic
ità
38 RIVISTA NAZIONALE DI APICOLTURA | FEBBRAIO 2017 | APINSIEME AMBIENTE SOCIALE
creazione di tipologie di api che tra-
scendono i parametri di razza.
E cioè gli ormai famigerati ibridi. Con
un’avvertenza: se è vero che l'incrocio
la fa da leone nel processo selettivo
per combinazione è altrettanto pacifi-
co che un incrocio non determina la
creazione di una tipologia stabile di
api. In altre parole non bisogna con-
fondere un “ibrido” F1 o F2 o F3 (dove
la F maiuscola sta a indicare che l'ap-
porto paterno è conosciuto) nel quale
si ricerca l'eterosi nella sua massima
espressione, con la creazione di una
tipologia ibrida di api che di contro
ha come scopo la combinazione e la
“stabilizzazione” di determinati carat-
teri. Chi usa queste metodologie
cerca di ottenere caratteri manifesti
in determinate api attraverso stru-
menti che sono l'incrocio (inbreeding),
l'esincrocio (outcrossing o outbree-
ding), il retro incrocio
(backcrossing) oppure l'incrocio di
linea (linebreeding).
E chissà quanto altro. Le modalità e
l'utilizzo concreto e combinato di
queste tecniche sono a esclusivo ap-
pannaggio del selezionatore e rara-
mente escono dagli ambiti aziendali.
I risultati possono essere linee o tipo-
logie di api assolutamente stabili e
collaudate oppure “più aperte” e dun-
que più vitali2.
Ulteriore necessaria precisazione è
che il termine “linea” può essere
correttamente usato solo nel caso
ci sia controllo di paternità (e quin-
di con la selezione massale non si
possono avere linee) e che una linea
di api è composta da una popola-
zione “chiusa” di api e non solo da
una regina. Ne consegue che in nes-
sun caso, comprando una F0, si com-
prerà una linea di api.
Semplicemente si acquista una regi-
na che avrà un apporto materno o
paterno (o entrambi) di una determi-
nata tipologia di api.
Queste, molto sinteticamente e in
linea generale, le nozioni inerenti ai
APICOLTORI IN PRIMO PIANO
APINSIEME AMBIENTE SOCIALE| FEBBRAIO 2017 | RIVISTA NAZIONALE DI APICOLTURA 39
più conosciuti e praticati sistemi di
selezione e miglioramento genetico.
Ora vediamo di combinare quanto
detto sopra nella determinazione
delle caratteristiche delle nostre F0.
Anzitutto tutte le tecniche sopra
esposte mirano a un comune risulta-
to: quello di avere una regina con
determinate qualità e capace di avere
discendenze regali simili a lei.
Ecco, in poche parole, il succo del
discorso.
Ma con una differenza: mentre tra i
selezionatori in massale è opinione
accettata che l'areale di riproduzione
debba comunque essere omogeneo
e che, sostanzialmente e nella prima
fase delle loro vite, non esistano
differenze tra regine riproduttrici e
regine deputate alla produzione di
miele (solo le migliori diventeranno
F0), tra i selezionatori per linea e per
combinazione si è ormai affermata
l’idea di una netta divisione tra le F0 e
le regine da miele.
Il discrimen tra una e l'altra categoria
sta nell'accoppiamento: non control-
lato (f1) o mirato (di solito) ad aumen-
tare l'eterosi (F1) per le regine da
miele, studiato per potenziare o con-
servare le qualità di linea per le F0.
Ovviamente, il controllo di paternità
(di solito fecondazione in stazione
isolata) anche per le regine da miele
(le F1) determinerà un maggiore po-
tenziale delle stesse (e di conseguen-
za un maggior valore economico),
rispetto alle regine accoppiate in
semplice stazione a saturazione di
fuchi (le cd. f1).
L'assunto di cui sopra comporta un
ulteriore importante corollario: che la
selezione per popolazioni chiuse, se
fatta in un certo modo, renda secon-
dario il controllo di accoppiamento
per la produzione di regine da miele.
E cioè che una buona fattrice riesca,
in discendenza di prima generazione,
a trasmettere in buona parte i carat-
teri che manifesta. E questa caratteri-
stica, in zone molto ibridate e con
grandi concentrazioni di apiari, è di
importanza vitale perché consente di
evitare le problematiche che sempre
più frequentemente emergono quan-
do per troppo tempo gli accoppia-
menti vengono lasciati al caso. Ciò
considerato, un’ulteriore domanda
sorge spontanea: come si fa a verifi-
care in f1 la trasmissione dei caratteri
selezionati? Semplice.
APICOLTORI IN PRIMO PIANO
pu
bb
licit
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Nuclei in invernamento, si testano consumo scorte e ripresa
40 RIVISTA NAZIONALE DI APICOLTURA | FEBBRAIO 2017 | APINSIEME AMBIENTE SOCIALE
Creando delle batterie di regine so-
relle, figlie della F0 che vogliamo te-
stare e valutando quante di queste
manifestano i caratteri della madre.
Nulla di trascendentale. Dunque un
lavoro non troppo complicato, ma
che porta con sé energie e soprattut-
to tempo. E va necessariamente a
ripercuotersi sul prezzo di vendita se
viene svolto dal selezionatore. Quin-
di in definitiva e quanto detto sopra
considerato, si può tentare una picco-
la casistica delle riproduttrici acqui-
stabili:
1) F0 selezionata in massale. Non
ho notizia di compravendita di questa
tipologia di api, dunque non saprei
dare ulteriori informazioni; non tratto
più questa tipologia di ape e se la
dovessi mai acquistare la utilizzerei
come ancestrale per lavoro di linea o
per combinazione. Quindi come
“materiale grezzo”. Ma questa è mia
mera convinzione che in nulla più
inficiare questo sistema.
2) F0 frutto dell'incrocio fra due
tipologie (più o meno stabili) di api.
Sono le classiche regine che si com-
prano all'estero e che cominciano a
trovarsi pure in Italia con prezzi che
variano dai 100 ai 250 euro. Si garan-
tisce mediante attestato il solo accop-
piamento, nonché le tipologie di api
adoperate. Non è certo che l'outcros-
sing fra due “linee” di api debba ne-
cessariamente manifestarsi in una
buona ape e che i caratteri si tra-
smettano anche se di solito succede.
3) F0 frutto di un accoppiamento
mirato all'interno della linea o del-
la medesima tipologia di ape. Qui le
probabilità che le caratteristiche di
linea si manifestino sia nella fattrice
che in f1 salgono tanto più quanto
più è consolidata la linea stessa. So-
no api che difficilmente vengono ce-
dute e le trattative sono spesso con-
dotte su cifre molto alte (non raro
assistere a compravendite il cui prez-
zo si aggira intorno ai 600/800 euro.
Ma si arriva anche a 1500).
4) F0 di linea con test parentali. Qui
la trasmissione dei caratteri è già
stata accertata dal selezionatore.
Ovviamente i test parentali possono
essere fatti anche sulle tipologie di F0
di cui ai numeri 2 e 1. Anche se di
solito per queste categorie (la 2 so-
prattutto) questa operazione viene
demandata all'acquirente. Questo, in
breve, il panorama delle regine ripro-
duttrici secondo la mia esperien-
za. L'acquisto di una regina di tal
fatta risolverà i miei problemi?
La risposta è: dipende. Quel che è
certo è che, se il selezionatore sa il
fatto suo e trattasi di lavoro effettua-
to con controllo della paternità, ci si
porta a casa della buona genetica.
Fabrizio Fiorito
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APICOLTORI IN PRIMO PIANO
32 RIVISTA NAZIONALE DI APICOLTURA | GENNAIO 2018 | APINSIEME AMBIENTE SOCIALE
S arebbe indispensabile a tutti
conoscere la storia dell’api-
coltura in Italia, sapere ciò
che è accaduto dai primi del
novecento ad oggi per capire cosa ne
è stato della nostra amata ligustica, è
stata il nostro vanto. Non a caso, fino
a non molto tempo fa era l’ape da
reddito per elezione.
E sì, perché quando si parla di api e,
in particolar modo di ligustica, non si
sa per quale arcano motivo la mag-
gioranza si rifaccia a un’immagine
bucolica di quel che fu.
In questi ultimi tempi c’è un certo
fermento intorno alla discussione
della selezione e della conservazione
della ligustica. Selezione e conserva-
zione: questo la dice lunga sulla con-
fusione che si è generata. Se da un
certo punto di vista, l’ape (se la inten-
diamo semplicemente come essere
appartenente al regno animale) è da
considerarsi in via d’estinzione per-
ché vittima dell’uso indiscriminato di
fitofarmaci impiegati in agricoltura,
inquinamento, patogeni e predatori;
dall’altro non lo può essere: finché ci
saranno apicoltori il rischio di estin-
zione può considerarsi inesistente.
Se il problema fosse la conservazione
della presenza dell’insetto basterebbe
immettere colonie nel territorio, per
ottenere il ripopolamento. Il fatto è
che la nostra ape, ma in generale un
po’ tutte le sottospecie, hanno il pro-
blema della conservazione della pro-
pria razza, dovuto a un sempre mag-
giore inquinamento genetico. In Ita-
lia, un programma di conservazione
per l’ape siciliana è stato realizzato
negli anni ottanta (!) su alcune isole
dell’arcipelago delle Eolie. In questo
tipo di attività è essenziale chiudere il
territorio a razze non autoctone e
assicurarsi che non ci sia alcuna pos-
sibilità di contaminazione con altre
I GORNI DELLE REGINE ITALIANE
In Italia siamo capaci di fare selezione? Quali sono le competenze e le cono-
scenze acquisite? Cosa c’è ancora da fare? Queste sono le domande che si è po-
sta l’associazione AIAAR (Associazione Italiani Allevatori Api Regine), nelle
giornate autoformative del 22 e 23 novembre 2017, che si sono svolte a Rimini
Valentina Larcinese
SPECIALE REGINE
Gli attori coinvolti
APINSIEME AMBIENTE SOCIALE| GENNAIO 2018 | RIVISTA NAZIONALE DI APICOLTURA 33
razze: le isole, pertanto, sono l’am-
biente ideale per raggiungere questo
genere di obiettivo. Fatta questa con-
siderazione, quindi, non siamo da-
vanti a un problema di conservazione
in senso stretto, bensì a quello del
mantenimento della razza. Se in pas-
sato fossimo stati in grado di conser-
vare la razza ligustica, oggi il lavoro di
selezione sarebbe molto più sempli-
ce. L’introduzione di altre razze e di
ibridi si deve, fondamentalmente, alle
necessità di coloro che dall’apicoltura
traggono il loro sostentamento, che
non hanno trovato disponibilità di
un’ape selezionata e funzionale alle
proprie esigenze.
La selezione, in Italia, è pressoché
ferma agli anni ‘40, complice anche
qualche errata scelta “politica” di talu-
ne associazioni, responsabili di aver
fatto calare il sipario su un aspetto
così importante della nostra apicoltu-
ra e addirittura operando in maniera
che si perdessero anche tempo e
denaro: due preziosissime risorse.
Ma allora siamo totalmente fermi o
qualcosa si sta muovendo? E se si è in
movimento, a che punto siamo con la
selezione?
Ecco le domande che si è posta l’as-
sociazione AIAAR (Associazione Italia-
ni Allevatori Api Regine, http://
www.aiaar.it/ ) nelle giornate autofor-
mative del 22 e 23 novembre 2017,
che si sono svolte a Rimini.
C’è da rilevare che l’Associazione sta
vivendo una nuova primavera e si è
fatta carico, senza non poche difficol-
tà, di mettere a disposizione degli
associati le giuste conoscenze per
fare selezione avvalendosi di criteri
scientifici e recuperare, ove possibile,
il tempo perso; pertanto l’Associazio-
ne, ricorrendo anche al supporto
tecnico del dottor Raffaele Dall’Olio,
ha avviato il progetto Italians Queen
(http://www.aiaar.it/italian-queens/)
che, ormai, si avvia alla sua seconda
stagione.
La strada è davvero ardua, soprattut-
to perché l’Associazione non può far
affidamento su fondi strutturati e
consistenti da parte dello Stato o del-
la Comunità Europea e, per centrare
l’obiettivo, si vede costretta a fare
leva sulla volontà e la caparbietà dei
singoli. Il contributo dello Stato in
termini economici e di strutture mes-
se a disposizione è fondamentale.
SPECIALE REGINE
OBIETTIVI STATUARI DELL’AIAAR
1. Promuovere ogni iniziativa rivolta a salvaguardare, valorizzare e dif-
fondere l’ape ligustica e l’ape siciliana nella loro integrità genetica, a
promuoverne e realizzarne il miglioramento selettivo e la sanità, an-
che mediante l’istituzione di zone di produzione sottoposte a controlli
sanitari e genetici.
2. Favorire la diffusione fra i Soci di informazioni riguardanti nuove tec-
nologie, nuove modalità gestionali della produzione e di difesa sani-
taria degli allevamenti apistici, ed in genere ogni informazione di ag-
giornamento riguardante l’attività di allevatori di api regine.
3. Rappresentare e tutelare gli interessi degli Associati nei rapporti con
le istituzioni ed amministrazioni, con le organizzazioni economiche,
politiche, sindacali e sociali nazionali, comunitarie ed internazionali,
in generale di fronte a chiunque dimostri interesse per l’attività
dell’Associazione, sia Enti privati sia pubblici.
4. Svolgere attività di elaborazione e proposta di indicazioni e contenuti
tendenti a migliorare la normativa in materia di allevamento di api
regine anche svolgendo compiti consultivi nei riguardi dei Ministeri e
delle Regioni e Province Autonome, Enti vari ed organi interessati e/o
collaborando con analoghe iniziative poste in essere da organizzazio-
ni di categoria, enti pubblici o privati.
5. Promuovere, sollecitare e coordinare l’attività di ricerca scientifica
riguardante l’allevamento delle api regine e l’apicoltura in generale.
6. Promuovere e incoraggiare in Italia e all’estero, studi, ricerche e
scambi di esperienze in materia di selezione genetica dell’ape, di
conduzione e organizzazione del lavoro negli allevamenti e di tecni-
che della produzione.
7. Svolgere ogni altra attività ritenuta utile nell’interesse della categoria
degli allevatori di api regine.
ORGANIGRAMMA
Lo scorso 23 dicembre 2017 è stato rinnovato il Consiglio direttivo
dell’AIAAR. Eccone la composizione.
Presidente
Daniele Greco [email protected]
Consiglieri
Luca Bonizzoni, Manuele Cantoni, Annalisa Casali, Alessio Casa-
retto, Marco Valentini, Marco Veneroni
34 RIVISTA NAZIONALE DI APICOLTURA | GENNAIO 2018 | APINSIEME AMBIENTE SOCIALE
Ne sono esempio la dottoressa Pilar
de la Rua Tarìn, dell’università di Mur-
cia, che ha condotto degli studi sulla
conservazione dell’ape mellifera
nell’arcipelago delle Canarie e la dot-
toressa Malgorzata Bienkowska che
si occupa di selezione, presso il Di-
partimento di Apicoltura dell’Istituto
Polacco di Orticoltura di Skierniewice.
Bisogna tenere bene a mente che
selezionatori di api regine non si di-
venta in un battito di ciglia. Innanzi-
tutto è indispensabile del buon mate-
riale da cui partire. Ovvero, occorre
essere in grado di rispondere a due
interrogativi: le mie api sono davvero
ligustiche? In quanta parte lo sono?
Sembrerà strano, ma rispondere non
è complicato: per la validazione
dell’appartenenza delle api alla razza
ligustica (e non solo), basta effettuare
le analisi del Dna (Acido desossiribo-
nucleico. Il patrimonio genetico di
moltissimi organismi viventi, essere
umano compreso) mitocondriale e le
analisi morfometriche. Allo stato at-
tuale, un’analisi è complementare
all’altra per cui è necessario effettuar-
le entrambe e l’Associazione si è mos-
sa per stabilire delle convenzioni in
favore dei propri soci.
Le analisi morfometriche sono lo
strumento classico per la determina-
zione della razza e si considerano
nella sua definizione più ampia la
valutazione di ben 36 caratteri.
La metodologia fu concepita da Rutt-
ner negli anni ‘80 e ha permesso la
classificazione (specie e sottospecie)
dell’ape mellifera attraverso il cam-
pionamento di 2.000 esemplari.
I dati della ricerca di Ruttener hanno,
inoltre, alimentato la base dati di
beebreed (www.beebreed.eu) che,
attualmente, raccoglie i dati per la
mellifera, la carnica, la sicula e la ligu-
stica.
SPECIALE REGINE
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Nella foto accanto: Pilar de la Rua a sx e
Maria Josè Rodriguez a dx.
Nella foto in basso: Malgorzata Bienkowska
APINSIEME AMBIENTE SOCIALE| GENNAIO 2018 | RIVISTA NAZIONALE DI APICOLTURA 35
Ovviamente, la maggior parte dei dati
riguarda l’ape mellifera. Nella pratica
comune, però, il set di caratteri verifi-
cati attraverso le analisi morfometri-
che è molto meno numeroso: sono
sufficienti quelli dell’ala.
Il Crea-API, come illustrato da Manue-
le Carpana e Cecilia Costa, al momen-
to effettua l’analisi morfometrica uti-
lizzando il parametro dell’ala, associa-
to a quello della colorazione del terzo
tergite; ma per validare il risultato è
necessario ricorrere anche all’analisi
del Dna mitocondriale. Perché si ri-
corre a questo tipo di indagine? Tutte
le cellule degli esseri viventi sono
costituite da un gran numero, si parla
di migliaia, di strutture piuttosto sem-
plici dette organelli e tra questi i mi-
tocondri hanno alcune caratteristiche
davvero interessanti: il Dna che con-
tengono è trasmesso solo per linea
materna ed è molto più semplice di
quello che si trova all’interno del nu-
cleo della cellula.
La trasmissione, unicamente, attra-
verso la linea materna permette di
determinare l’ascendenza della spe-
cie: in sostanza mette in condizione
di conoscere a quale linea evolutiva
appartiene l’ape che si sta analizzan-
do. Le linee evolutive sono 5 e hanno
origini abbastanza precise:
A Africa
Y Etiopia
M Europa occidentale
C Europa orientale
O Medio Oriente
In Europa è presente la linea C a cui
appartiene l’ape siciliana; la linea M
prevalentemente della mellifera, ma
anche della ligustica, e la linea C a cui
appartengono la ligustica e la carnica.
È da rilevare che esistono altri metodi
di indagini genetiche, ma il loro costo
e l’affidabilità rendono la mitocon-
driale un’analisi molto più che soddi-
sfacente. Una volta stabilita l’apparte-
nenza alla razza bisogna costruire il
pedigree, ossia conoscere l’ascenden-
za, che è cosa assai complessa visto
la natura dell’accoppiamento delle
regine. Il progetto Beenomix, guidato
dal professore Giulio Pagnacco dell’U-
niversità di Milano, annovera tra gli
obiettivi il riconoscimento razziale, il
rilascio di un prototipo di valutazione
genetica e il riconoscimento delle
strutture di parentele (il pedigree).
Per il loro raggiungimento è stato
sequenziato il Dna di 120 operaie
prelevate in diverse località italiane
con lo scopo di trovare dei marcatori.
Si tratta di frammenti di Dna, detti
SNP, che consentono di identificare
differenze tra il patrimonio materno
e quello paterno; siccome queste
differenze sono in numero consisten-
te occorre essere in grado di rilevare
soltanto le anomalie puntiformi e
veramente significative. Per chiudere
un pedigree necessitano informazioni
sulla madre e sul padre. Per la moda-
lità di accoppiamento delle api risali-
re all’informazione della paternità
potrebbe sembrare abbastanza arti-
colato. Tuttavia, il fatto che i fuchi
siano aploidi (cellule di un organismo
vivente nelle quali è presente un uni-
co set cromosomico, ovvero un solo
cromosoma per ogni tipo), e che
quindi portino il solo patrimonio ge-
netico della madre, consente di chiu-
dere il pedigree con le informazioni
della nonna, invece che del padre.
SPECIALE REGINE
Cecilia Costa
Giulio Pagnacco
Manuele Carpana
36 RIVISTA NAZIONALE DI APICOLTURA | GENNAIO 2018 | APINSIEME AMBIENTE SOCIALE
Nella fase di selezione, pertanto, è
fondamentale selezionare le madri
che daranno il contributo alla linea
paterna e, dunque, l’attenzione alla
qualità dei fuchi è di importanza
estrema per progredire nella selezio-
ne. Affinché ci siano i tempi giusti per
la fecondazione, che la maturazione
sessuale del fuco e della regina siano
coincidenti, è necessario che l’alleva-
mento dei fuchi parta con circa 40
giorni di anticipo, rispetto a quello
delle api regine. Negli accoppiamenti
naturali non sussiste il problema di
stabilire l’età del fuco: si presenta nel
momento in cui si prelevano dai favi i
fuchi per l’inseminazione strumenta-
le. In tal caso, i fuchi chiari vengono
scartati perché sicuramente giovani,
per gli altri si procede con l’estrofles-
sione manuale dell’endofallo e alla
verifica della colorazione tendente
all’arancio.
Fuchi troppo giovani o troppo vecchi
inficiano la fecondazione strumenta-
le: i primi perché lo sperma contiene
troppo muco e i secondi perché han-
no lo sperma troppo denso.
Nel caso di accoppiamenti naturali
bisogna allestire delle stazioni di fe-
condazione isolate e assicurarsi, per
quanto possibile, di saturare l’am-
biente solo con i propri fuchi selezio-
nati. L’orografia del territorio può
facilitare il raggiungimento dell’obiet-
tivo: un territorio montuoso si presta
più facilmente a essere isolato, seb-
bene le esperienze riportate racconti-
no che la realtà è sempre in grado di
stupire e inoltre è fondamentale co-
noscere le apicolture presenti sul
territorio. A mio avviso, le informazio-
ni riportate in DBA, quali le disloca-
zioni degli apiari, potrebbero agevo-
lare la realizzazione di stazioni di fe-
condazioni controllate, individuando
delle aree vergini (cioè senza apiari)
oppure, una volta noti gli apiari limi-
trofi, si può pensare di procedere con
il fornire delle regine agli apicoltori.
Ovviamente, qui si travalica il confine
della fantascienza (ci sono apiari fan-
tasma e la presenza di apiari non
stanziali rientra nella sfera dell’alea-
torio), ma d’altro canto le informazio-
ni in DBA dovrebbero essere usate
anche per rendere la vita degli apicol-
tori un “filino” più semplice.
Alle volte, anche la collaborazione
con gli enti locali consente di creare
delle aree franche per le stazioni di
fecondazione e ciò risulta particolar-
mente utile nelle zone di pianura e
che presentano pochi ostacoli natu-
rali. Una volta stabilito che il materia-
le in possesso è in regola sotto il pro-
filo della razza, che si fa? Innanzitutto,
è d’obbligo stabilire dei criteri di sele-
zione. In Polonia, ma non solo, i crite-
ri fondamentali di selezione sono:
La buona capacità di invernamento
La buona ripresa primaverile
La bassa tendenza alla sciamatura
La docilità
La produttività
Questi criteri sono accompagnati
anche da considerazioni in merito al
comportamento igienico e alla resi-
stenza alla varroa. L’abilità del sele-
zionatore sta nel decidere quale di
questi parametri debbano essere
preponderanti rispetto agli altri, dan-
SPECIALE REGINE
SCONTO
10%
APINSIEME AMBIENTE SOCIALE| GENNAIO 2018 | RIVISTA NAZIONALE DI APICOLTURA 37
do delle valutazioni a indici opportuni
che consentiranno di stabilire, nel
tempo, il progresso genetico. Ci sono
degli strumenti matematici che con-
sentono di stabilire una misura, in
termini numerici, della selezione os-
sia la variazione annuale rispetto alla
media: sostanzialmente da indicazio-
ne di quanta strada si è percorsa in
una determinata direzione. Sempre
in Polonia, le regine e alcune f1 che,
dopo essere state valutate per un
anno, rispondono ai parametri di
selezione vengono iscritte in un libro
genealogico che ne certifica la quali-
tà. Il fatto di appartenere al libro ge-
nealogico crea un interessante mer-
cato in cui le regine vergini hanno un
costo che oscilla tra i 5 e i 7 €; le regi-
ne fecondate naturalmente tra i 15 e i
45 €; quelle fecondate artificialmente,
non collaudate, tra i 12 e i 20€ e quel-
le fecondate artificialmente e collau-
date hanno un prezzo compreso tra i
50 e i 70 €.. Sono cifre davvero inte-
ressanti, specialmente se confrontate
con i costi della vita polacchi: è evi-
dente che la selezione ben fatta crea
un circolo virtuoso per le tasche degli
apicoltori, oltre che un’ape di qualità.
L’essere state collaudate sta a indica-
re che la fecondazione è andata a
buon fine. In Polonia si ricorre quasi
totalmente alla fecondazione stru-
mentale, sia per l’andamento climati-
co della stagione produttiva sia per
l’alta densità di apicoltura, che ha
introdotto ibridi e razze non autocto-
ne sul territorio che non consente di
ottenere linee pure. Una volta stabili-
to che il materiale di partenza è vali-
do e che si hanno buone stazioni di
fecondazione, la selezione può parti-
re tendendo bene a mente che fare
selezione implica anche cambiare la
metodologia del modo di lavorare,
adeguarsi a dei protocolli e recepire
delle linee guida.
Il selezionatore è colui che cerca di
ottenere un’ape che risponda a carat-
teristiche che egli stesso sceglie per-
ché la selezione è cosa ben diversa
dalla clonazione.
Il valutatore, che talvolta può coinci-
dere con il selezionatore, ha il compi-
to di determinare le performance di
ciò che è stato selezionato.
Nel progetto Italian Queens ogni valu-
tatore riceve 8 regine della stessa
linea da valutare.
Sulla spinta dell’entusiasmo dei par-
tecipanti del primo corso di valutato-
ri, si è tenuto questa estate, il proget-
to di Italians Queens ha realizzato due
centri di valutazione.
Se il prodotto passa il vaglio dei valu-
tatori allora viene dato ai moltiplica-
tori e il ciclo della selezione può con-
siderarsi chiuso.
La vera ricchezza di queste giornate
sono state le esperienze di campo
riportate dagli allevatori che hanno
aderito al progetto Italians Queen,
giornate in cui hanno raccontato del-
le difficoltà oggettive insite nel passa-
re dalla teoria alla pratica: contributi
preziosi perché grazie agli errori e ai
fallimenti l’esperienza è cresciuta ed
è stata condivisa con quanti percor-
rono e hanno intenzione di percorre-
re la strada della selezione.
Tuttavia per poter lavorare in manie-
ra ottimale è bene che ci siano am-
bienti in cui le api possano vivere e
non soltanto sopravvivere, dove l’im-
patto dell’agricoltura industriale sia
sostenibile e pertanto non dannoso
per le api. Si deve essere anche in
grado di valutare l’impatto dell’intro-
duzione di piante, di animali, di pato-
geni e l’influenza dovuta ai cambia-
menti climatici ed infine si devono
avere a disposizione delle persone
altamente formate, sia in ambito ac-
cademico che sul campo.
Valentina Larcinese
SPECIALE REGINE
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