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5SPECCHIOECONOMICO

econdo una celebrebattuta, gli austriacihanno due grandi

pregi, aver fatto diventareaustriaco Beethoven e tede-sco Hitler. Il fatto che lasuddetta battuta provengadallo stesso Paese che haVienna per capitale deponea favore del sense of hu-mour di un popolo che, ul-timamente, sembra averloperduto, almeno nella suaespressione politico-eletto-rale. Ma il fatto che il ditta-tore della Germania, e nonsolo, dal 1933 al 1945 fosseaustriaco, dovrebbe far pensare.

Faceva pensare perfino la buona-nima di Benito Mussolini, che dopol’annessione all’Italia dell’Alto Adi-ge alla fine della prima guerra mon-diale, con il conseguente spostamen-to al Brennero del confine tra Austriae Italia, non smise mai di italianizza-re il territorio assegnato dalla Confe-renza di pace di Parigi del 1919. Eanche quando l’alleanza con Hitler sifece più stringente, egli si guardò be-ne dal recedere da tale politica e menche meno dal rinunciare a quel confi-ne. Chi prima dello scoppio della se-conda guerra mondiale era bambinoo ragazzo ricorda bene che il Brenne-ro veniva visto dagli italiani come unbaluardo di sicurezza e ciò che si tro-vava al di là come fonte di oscure maconcrete paure.

Poi sono arrivati i tempi di paceculminati nella simbolica cerimoniadurante la quale, nel 1998, l’alloraministro dell’Interno italiano Gior-gio Napolitano rimosse insieme alcollega austriaco Karl Schlögl le bar-riere del Brennero per dare inizio uf-ficiale alla cosiddetta era Schengen,ossia alla realizzazione del sogno diviaggiare senza confini attraverso ilvecchio continente. Ma oggi lo stessoNapolitano ripete: «Non è immagi-nabile che si torni indietro da quellastorica decisione». Eppure la volontàdel Governo di Vienna sembra anda-re in tale direzione, dopo l’annunciodel 12 aprile scorso dell’apertura dicantieri per la costruzione di un cen-tro di identificazione di migranti.

A quel primo annuncio è seguitoquello della costruzione di un «mu-ro», poi diventato una «rete metalli-ca lunga fino a 370 metri che com-prenderà l’autostrada e la strada sta-tale» (Repubblica del 27 aprile). In-somma una barriera volta a limitarel’afflusso di migranti provenientidall’Italia, ma non solo di questi.Qualcuno ha provato a contare leperdite economiche che deriverebbe-

ro dal ripristino dei controlli allafrontiera: secondo Conftrasporto,l’associazione di trasporto e logisticadi Confcommercio, il danno sarebbedi oltre 170 milioni di euro all’annoper il solo autotrasporto (un camionfermo costa a un’azienda 60 euro al-l’ora). Mentre il presidente della Fe-deralberghi Alto Adige ManfredPinzger avverte: «Nel 2015 il turismoaltoatesino ha registrato 30 milionidi pernottamenti, l’ultimo inverno siè chiuso con un +5 per cento e le pre-visioni per l’estate fino a qualche set-timana fa erano ottime. Siamo preoc-cupati», conclude.

Più che comprensibili dunque leproteste del Governo di Roma, ac-compagnate dalle reprimende deivertici dell’Unione Europea, dagliammonimenti del Papa. Ma al tem-po stesso, poiché la politica è politi-ca, subito è scattato il lavoro della di-plomazia. Così l’odierno occupantedella poltrona che fu di Napolitano(al Viminale), il ministro AngelinoAlfano, dopo essersi incontrato conl’omologo austriaco Wolfgang So-botka, dichiara: «Rafforzeremo ilcontrollo dei flussi verso il Brennero,ma abbiamo ribadito il no al control-lo austriaco in territorio italiano. Ilministro Sobotka ci ha detto che nes-sun muro sarà edificato. Dimostrere-mo che quelli dell’Austria sono soldisprecati e che l’Italia non si fa spa-ventare da un gabbiotto».

Ribadito che «il blocco farebbe unenorme danno al turismo di entram-

bi i Paesi, all’import-exporte al transito per ragioni dilavoro», il ministro dell’In-terno italiano conclude:«Non prevediamo il rischiodi grandi afflussi di mi-granti alla barriera delBrennero. Questo sulla ba-se non di una teoria astrat-ta, ma dei numeri: ad oggisono 2.722 i migranti danoi fermati in Italia prove-nienti dall’Austria, e que-sto numero è superiore aquello di chi ha compiuto iltragitto inverso».Dunque, secondo il Gover-

no di Roma, il problema non è ilBrennero ma Vienna, se continuerànel proprio proposito. Da parte suail baby-ministro degli Esteri austria-co (30 anni ancora da compiere) Se-bastian Kurz, intervistato dal Mes-saggero il 20 aprile, snocciola altrecifre: «L’anno scorso abbiamo accol-to 90 mila profughi, pari all’1 percento dell’intera popolazione delPaese che ammonta a meno di 9 mi-lioni di abitanti». E conclude: «Nonpossiamo continuare con questo rit-mo, e per questo l’Austria ha dovutoreagire».

Se i numeri di Alfano e quelli diKurz non sono opinioni (ma qualchedubbio è legittimo), attraverso qualialtri passaggi sono arrivati gli oltre87 mila profughi non transitati per ilBrennero? Tarvisio? Carnia? Alta Pu-steria? Passo Resia? E che cosa pensaVienna di fare, di mettere un muro (oun suo equivalente) ad ogni possibi-le varco? Il Governo italiano sul con-trollo del fenomeno migrazioni qual-che proposta l’ha avanzata, mentrein Austria al primo turno delle presi-denziali ha trionfato il candidato piùanti-migranti di tutti, Norbert Hofer,e il Parlamento ha approvato unalegge che consente al Governo di di-chiarare lo stato d’emergenza se ilnumero dei migranti dovesse im-provvisamente aumentare, e di re-spingere la maggioranza dei richie-denti asilo direttamente al confine,anche se provenienti da Paesi inguerra come la Siria.

Per l’Italia è stato importante riba-dire che, a quasi cent’anni dall’istitu-zione del confine del Brennero, gliaustriaci non torneranno a «sorve-gliare» alcunché. E se, dalla loro par-te, costruiranno imbuti e aree di con-trollo e smistamento, per un Brenne-ro che si chiude, o che si stringe, altrivarchi sicuramente si apriranno, alconfine con l’Italia e non solo. Crede-re di fermare la storia è peggio di unerrore, è un’illusione. ■

SSDIECI,

CENTO,MILLE

BRENNERId i V I C T O R C I U F FA

05 maggio 2-05-2016 12:39 Pagina 1

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✦ Giancarlo Armati✦ Ernesto Auci ✦ Giorgio Benvenuto✦ Ettore Bernabei✦ Giorgio Bernini✦ Pier Luigi Bersani✦ Leonzio Borea✦ Luca Borgomeo✦ Luciano Caglioti✦ Umberto Cairo ✦ Gildo Campesato ✦ Fausto Capalbo ✦ Sergio M. Carbone✦ Salvatore Cardinale✦ Nazzareno Cardinali✦ Elio Catania✦ Marcello Clarich✦ Claudio Claudiani✦ Cesare Cursi✦ Massimo D’Alema ✦ Sergio D’Antoni✦ Dario De Marchi✦ Cesare De Piccoli✦ Maurizio de Tilla✦ Antonio Di Pietro✦ Massimiliano Dona✦ Piero Fassino✦ Cosimo Maria Ferri ✦ Silvio Garattini ✦ Lucio Ghia ✦ Pier F. Guarguaglini✦ Pietro Larizza✦ Luigi Locatelli✦ Alessandro Luciano

✦ Antonio Marini✦ Antonio Martusciello✦ Antonio Marzano✦ Giulio Mazzocchi✦ Luigi Mazzella ✦ Alberto Mazzuca ✦ Vittorio Mele✦ Andrea Monorchio✦ Mario Morcone✦ Nerio Nesi✦ Michele Nones✦ Ubaldo Pacella✦ Giancarlo Pagliarini ✦ Claudio Petruccioli✦ Nicoletta Picchio✦ Fabio Picciolini✦ Serena Purarelli✦ Pierfilippo Roggero ✦ Stefano Saletti✦ Carlo Salvatori✦ Enrico Santoro✦ Angelo Sanza✦ Enzo Savarese✦ Luigi Scimìa✦ Fabrizio Svalduz✦ Luigi Tivelli✦ Tiziano Treu✦ Lanfranco Turci✦ Adolfo Urso✦ Domenico B.Valentini✦ Mario Valducci✦ Francesco Verderami✦ Gustavo Visentini✦ Vincenzo Vita

H A N N O S C R I T T O P E RS P E C C H I O E C O N O M I C O

6 SPECCHIOECONOMICO

ANNA MARIA CIUFFAAmministratore unico

Direttore editoriale

Direzione e redazione,amministrazione e pubblicità:Roma: Via Rasella 139, 00187Tel. (06) 482.11.50 - 482.11.52Telefax (06) 420.83.415e-mail: [email protected]://www.specchioeconomico.comhttp://www.victorciuffa.com

VICTOR CIUFFAEditoreDirettore responsabile

Direttore Marketing Giosetta Ciuffa

Direttore R.E. e ComunicazionePaola Nardella

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Vice DirettoreRomina Ciuffa

L’ITALIAALLO SPECCHIOdi Victor Ciuffa

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RAFFAELE CANTONE: CORRUZIONE, LA PUBBLICAAMMINISTRAZIONE SAPPIA AUTOCONTROLLARSIintervista al presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione

ROBERTO SELCI: SUPERARE LA CRISICON LE NOSTRE MACCHINE PER IL LEGNOintervista al presidente del Gruppo Biesse

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PER CRESCERE IL PAESE DEVE PUNTARE DI PIÙ SUI SETTORI TURISMO E LOGISTICAdi Bartolomeo Giachino

24ECCO IL BILANCIO DELLA LOGISTICAITALIANA DAL DOPOGUERRA SINO AD OGGIdi Nereo Marcucci, presidente di Confetra

ALBERTO BRANDANI: ECCO COME PORTARE L’ITALIA OLTRE LA MORSA DELLA CRISIintervista al presidente di Federtrasporti

COSIMO FERRI: COME RIFORMEREMO I CODICI PENALE E DI PROCEDURA PENALEintervista al sottosegretario di Stato alla Giustizia

Il Governo punta molto sulla legge di riforma del Codice penale e di procedura penale con la quale si vuole garantire al cittadino un sistema giudiziario rapido, certo ed efficace, in grado di tutelare la legalità

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GRAZIE A ITALTEL SI RINNOVA LA RETEDI COMUNICAZIONE DI COSTA CROCIEREnuove Reti di Telecomunicazioni e Servizi ITA seguito di un progetto assegnato a Italtel, la compagniadi navigazione si avvantaggia di una connessione su reteIP che permette una riduzione delle spese e assicura unamigliore fruizione dei più moderni strumenti tecnologici

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PATRIMONIO CULTURALE: UN’INDUSTRIAIN CUI L’ITALIA PUÒ ESSERE PROTAGONISTAdi Domenico CasalinoCompresi che con Franceschini avremmo potuto avviareun progetto che la Consip studiava da anni: creare strumenti di gestione del patrimonio culturale migliorandoil modello di approvvigionamento e delle concessioni

«STUPOR MUNDI, L’ORIGINE» RESTITUISCECONTEMPORANEITÀ A FEDERICO IIal Palazzo Reale di Palermo fino al 15 giugnoIl progetto, ideato da Filippo di Sambuy, è ispirato ai simboli chiave legati alla figura di Federico II quale fondatore di quella integrazione fra le culture a cuiancora oggi possiamo rivolgerci come a un modello

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Mensile di economia,politica e attualità

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Abbonamento: annuo 60 euro Copie arretrate: 12 euro

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Spedizione: abbonamento postale 45%Comma 20 lettera B art. 2 - Legge n. 662del 23/12/96 - Filiale di Roma

Tipografia: Futura GraficaVia Anicio Paolino 2100178 Roma

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FABRIZIO RUSSO: LA GALLERIA CHE ACCENDE I RIFLETTORI SULL’ARTEintervista al proprietario della Galleria Russo

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LOGHI (COMUNI) E LUOGHI (NON COMUNI):IL MICROUNIVERSO DEL DESIGN SVEDESEa cura di Federico Geremei

RIOMA: CON ICBIE EUROPA ONLUS LA DIFFERENZATRA COLPO DI STATO E IMPEACHMENT reportage di Romina Ciuffa

GIUBILEO DEGLI ARTISTI:OCCHI PUNTATI SU GRAZIA PALOMBAl’artista che dipinge nudi con gli occhi del fanciullo

70AFFARI & CULTURA.MOSTRE, PRESENTAZIONI, AVVENIMENTIpiccolo viaggio tra opere d’arte in tutta Italia

MAURO GIACOBBE: LA SCELTA DELLESCELTE PER ACQUISTARE SU INTERNETintervista all’amministratore delegato di Facile.it

Facile.it opera sotto la vigilanza dell’Ivass e della Banca d’Italia, pertanto è affidabile, sicuro e gratuito. Confrontai preventivi e le offerte in modo imparziale e senza costiaggiuntivi garantendo la sicurezza a tutti gli utenti

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Il mercato italiano non ha più il peso di una volta, ma mi auguro che sul Novecento si accendano i riflettori.Se avessi la possibilità di portare a Londra gli artisti giovani, farei certamente di più di quanto l’Italia fa oggi

GIUSTIZIA: FUNZIONA A PELLE DI LEOPARDO E I PROCESSI SONO LUMACAdi Maurizio De Tilla, presidente dell’ANAI

TUTTI I REFUSI NELL’EPOCADEL CORRETTORE AUTOMATICOl’opinione del Corrierista

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VICTORIA DENY JEWELRY: DA FUGADEI CERVELLI A FUGA DEI GIOIELLIintervista alla designer Valeria D’Andrea

NUOVE SPINTE DEFLATTIVECHE PARTONO DAL GOVERNOdi Lucio Ghia

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UN AUDITORIUM «SPAZIALE»:È IL FESTIVAL DELLE SCIENZE 2016dal 20 al 22 maggio una serie di conferenze sulla relatività

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Il Ministero della Giustizia ha stilato una lista nera di 35circondari (ma sono molti di più) che superano la sogliacritica in quanto è notevole il contenzioso arretrato ultratriennale che finisce per pesare sul bilancio dello Stato

31GIUSEPPE DI VITTORIO: IL SINDACATO DEVERITROVARE UNITÀ, AUTONOMIA, IDEE INNOVATIVEdi Giorgio Benvenuto

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07 Som maggio.qxp 2-05-2016 15:37 Pagina 5

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RAFFAELE CANTONE: CORRUZIONE,LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONESAPPIA ANCHE AUTOCONTROLLARSI

comunque in ogni settore della pub-blica amministrazione che potenzial-mente possa sviluppare fenomenicorruttivi, evitando nel contempo diaggravare i procedimenti con ricadu-te negative sui cittadini e sulle im-prese, orientando i comportamenti ele attività degli impiegati pubblicicon interventi in sede consultiva e diregolazione.

La chiave dell’attività della nuovaAnac, nella visione attualmenteespressa, è quella di vigilare per pre-venire la corruzione creando una retedi collaborazione nell’ambito delleamministrazioni pubbliche e al con-tempo aumentare l’efficienza nell’u-

tilizzo delle risorse, riducendo i con-trolli formali, che comportano tral’altro appesantimenti procedurali edi fatto aumentano i costi della pub-blica amministrazione senza crearevalore per i cittadini e per le imprese.

Raffaele Cantone ne è presidente edescrive la corruzione.

Domanda. La corruzione è raccon-tata come un fenomeno tutt’altro chein diminuzione che ha superato il li-vello di guardia, per intensità e per-vasività, investendo ormai tutti i set-tori della società. È solo allarmismo odrammatica realtà?

Risposta. Non credo la corruzionesia aumentata particolarmente ri-

8 SPECCHIOECONOMICO

a cura diANNA MARIA CIUFFA

decreto legge n. 90 del 2014 con-vertito in legge n. 114 dello stes-so anno, sopprimendo l’Auto-rità per la vigilanza sui contratti

pubblici e trasferendo le relativecompetenze all’Autorità nazionaleanticorruzione, ha ridisegnato lamissione istituzionale dell’Anac.Questa può essere individuata nellaprevenzione della corruzione nel-l’ambito delle amministrazioni pub-bliche, nelle società partecipate econtrollate anche mediante l’attua-zione della trasparenza in tutti gliaspetti gestionali, nonché mediantel’attività di vigilanza nell’ambito deicontratti pubblici, degli incarichi e

Raffaele Cantone,presidente dell’Anac,

Autorità nazionale anticorruzione

IIII LLLL

L’Autorità nazionale anticorruzione opera nell’ambito delle amministrazioni pubbliche,nelle società partecipate econtrollate anche mediantel’attuazione della trasparenzain tutti gli aspetti gestionali,nonché mediante l’attività divigilanza nell’ambito deicontratti pubblici, degli incarichi e comunque in ogni settore della P.A. che potenzialmente possa sviluppare fenomeni corruttivi, evitando di aggravare i procedimenti con ricadute negative sui cittadini e sulle imprese

RAFFAELE CANTONE: CORRUZIONE,LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONESAPPIA ANCHE AUTOCONTROLLARSI

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spetto all’ultimo periodo, credo inve-ce che tale percezione sia dovuta allamaggiore attenzione rispetto al feno-meno e alla sua maggiore emersione,fatto che non è assolutamente negati-vo, anzi, è positivo perché stanno an-che uscendo gli aspetti purulenti del-la nostra società che si rappresentanonella corruzione. Né credo che si trat-ti di allarmismo o che inquadri unadrammatica realtà. Penso stiano ve-nendo al pettine una serie di nodiche nel tempo erano stati tenuti na-scosti, poiché si era fatto finta che lacorruzione quasi non esistesse e siera considerato significativo il solfatto che non vi fossero indagini giu-diziarie rilevanti, e che queste aves-sero fatto sparire il fenomeno corrut-tivo, per me come un fiume carsicoche scorre sempre e spesso sotterra.

D. Il potere dell’Autorità è statoampliato in modo significativo gra-zie al nuovo codice degli appalti: daoggi sarete non solo un organismo divigilanza ma anche di regolazionedell’intero sistema degli appalti.Quali sono le linee guida e le novitàdel nuovo assetto?

R. In parte eravamo già l’Autoritàregolatrice del sistema degli appalti,in quanto l’Autorità di vigilanza deicontratti pubblici, assorbita nel 2014dall’Anac, aveva da sempre svoltol’attività di regolazione. Oggi questaattività di regolazione è indicata especificata nel codice degli appalti, emolte attività di regolazione diventa-no veri e propri atti vincolanti, inqualche caso persino in sostituzionedegli strumenti normativi quali sonoi regolamenti. Le novità delle lineeguida e la scelta di adottarle - seppu-re abbiano fatto storcere il naso aqualche purista che ha difficoltà nel-l’individuare in quale delle categoriedelle fonti le linee guida vengano in-serite - sta nella loro duttilità, cioènella capacità di essere velocementemodificate senza dover fare l’interoprocedimento legislativo.

D. Qual’è la differenza tra lineeguida e norme giuridiche?

R. La differenza sta anche nella lo-ro struttura: la linea guida ha, perpropria natura, un carattere esplicati-vo, quindi tendenzialmente dovreb-be essere molto più comprensibileagli operatori non dovendosi presta-re essa stessa a meccanismi di inter-pretazione. Costituisce uno strumen-to molto più duttile e più usufruibilesul piano della comprensibilità.

D. In che modo funzionerebbe unsistema basato su linee guida in temadi corruzione?

R. Stiamo parlando di un sistemache dovrebbe consentire di stabilirebene come si applicano le norme delcodice degli appalti. Il codice De Lisead esempio, un codice tecnicamente

come fine ultimo quello di evitare lacorruzione limitando la discreziona-lità, non solo non ha evitato la corru-zione ma ha creato un sacco di pro-blemi agli appalti. Oggi invece que-sto sistema scommette su una mag-giore discrezionalità temperata dagliinterventi regolatori di un’Autoritàindipendente.

D. Lei ha indicato «incarichi e no-mine» nella Sanità come la secondaarea a rischio di corruzione dopo gliappalti: perché le varie cariche sonoscelte dalla politica con criteri politicie non manageriali?

R. Il tema degli incarichi e delle no-mine nella Sanità è uno dei maggioripunti critici per una serie di ragioniche sono in parte anche dovute all’at-tribuzione dell’intero sistema sanita-rio alla competenza delle Regioni ealla gestione delle Asl con una logicasempre più politica; non si è quasimai provato a scegliere in relazione ameriti o a capacità dimostrate ma inrelazione all’appartenenza politica.Questo meccanismo dell’apparte-nenza politica poi è sceso giù per i ra-mi, cioè si nominava il manager ap-partenente alla politica e lui a suavolta nominava primari, assistenti edaltri incaricati facenti parte del me-desimo gruppo, con un meccanismoche aveva finito per premiare la fe-deltà anziché la capacità e la merito-crazia. Questo non si può generaliz-zare però è un dato.

D. Che significa premiare la fe-deltà?

R. Significa rendere il soggettoscarsamente indipendente, perché sesi occupa una posizione e si deve ri-spondere ringraziando qualcuno peril posto occupato, quando verrà chie-sto di fare qualcosa non si potrà diredi no, anche se si tratta di un’azione

ben scritto, aveva avuto l’effetto diessere «iperegolamentatorio», cioèc’era un eccesso di regolazione; inol-tre era un codice di difficilissima let-tura che aveva creato un contenziosoenorme, un aumento eccessivo dellequestioni soprattutto di tipo formale;la maggior parte delle gare che sonostate annullate non sono state annul-late per problemi di irregolarità so-stanziali, bensì perché era stata sba-gliata la commissione di gara o per-ché non erano stati compilati i verba-li di aggiudicazione. Quella iperego-lamentazione ha creato un «iperfor-malismo» che, paradossalmente,avrebbe dovuto rappresentare un ec-cesso di regole ed ha finito per rap-presentare essa stessa un meccani-smo che ha favorito la corruzione,giacché un sistema così farraginosofaceva sì che qualcuno, per poter ag-girare le regole, usava altri meccani-smi. Attraverso questa regolamenta-zione - di tipo secondario, che si vaad aggiungere alla primaria poiché ilcodice è legge - intendiamo creare unsistema più duttile che si possa an-che prestare immediatamente a in-terventi di modifica qualora dal pun-to di vista pratico si creino problemi.Credo sia un esperimento utile, seb-bene ovviamente presenti delle diffi-coltà, ma comunque un esperimentoda provare, perché noi abbiamo sem-pre avuto grande diffidenza nei con-fronti della discrezionalità della Pub-blica Amministrazione, e il codice DeLise nasce da questa idea. Tutto deveessere regolamentato perché la Pub-blica Amministrazione è pericolosa.

D. Che conseguenze ha generato ilCodice De Lise?

R. Non ha impedito la corruzionené ha consentito di fare appalti, e pa-radossalmente, nonostante avesse

9SPECCHIOECONOMICO

«L’iperegolamentazione ha creato un iperformalismoche avrebbe dovuto rappresentare un eccesso di regole ed hafinito per rappresentare essa stessa un meccanismo che hafavorito la corruzione, giacché un sistema così farraginoso fa-ceva sì che qualcuno, per poter aggirare le regole, usava altrimeccanismi. Invece, attraverso l’impiego di linee guida - rego-lamentazione secondaria che si va ad aggiungere alla prima-ria in quanto avente norma di legge - intendiamo creare un si-stema più duttile che si possa anche prestare immediata-mente a interventi di modifica qualora dal punto di vista prati-co si creino problemi. Ma tutto deve essere regolamentatoperché la Pubblica Amministrazione è pericolosa. Oggi invecescommettiamo su una maggiore discrezionalità temperatadagli interventi regolatori di un’Autorità indipendente»

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illegittima o illegale. Questo sistemadi lottizzazione incide su quello chesecondo me è il presupposto fonda-mentale perché una Pubblica Ammi-nistrazione funzioni: l’imparzialitàdei funzionari.

D. E come si può ovviare a questo?R. Prima di tutto provando a crea-

re dei sistemi di nomine trasparenti;in parte si è già provato, sebbene conrisultati non del tutto validi, con lacreazione degli albi, reintroducendo imeccanismi di selezione e di concor-so e, soprattutto, reintroducendo iconcorsi nei quadri medici. È veroche anche i concorsi a volte sono in-quinati, ma è anche vero che in essi sidevono rispettare dei requisiti, comead esempio quello delle pubblicazio-ni. Quanti reparti sono gestiti lunga-mente da soggetti che hanno incari-chi di tipo fiduciario in attesa di con-corsi che non si faranno mai? Questagestione di incarichi fiduciari a ter-mine non finisce per essere essa stes-sa un sistema di condizionamento dichi svolge quel ruolo fondamentale?Credo che tornare a meccanismi diselezione pubblica sicuramenteavrebbe un effetto positivo, ma nonsi può considerarlo come una pana-cea.

D. Che cosa propone per rendere ilcontrasto alla corruzione più efficacesul piano preventivo e repressivo?Cos’è lo strumento rivoluzionarioche vorrebbe inserire in tale ambito«dell’agente provocatore»?

R. Sul piano della prevenzione ne-gli ultimi due anni sono stati messi incampo strumenti rilevanti e innova-tivi, che però hanno bisogno di tem-po per essere digeriti, a partire dallescelte fatte in tema di una maggioretrasparenza del sistema che dovreb-be ulteriormente essere miglioratoanche dall’introduzione del Foia, il«Freedom of Information Act», attoper la libertà di informazione. Talimosse vanno nella giusta direzioneperché il vero antidoto alla corruzio-ne è certamente la trasparenza, lostesso valga per i piani della preven-zione della corruzione, piani in cui èla stessa Pubblica Amministrazioneche dice come si può evitare la corru-zione. Questa sarebbe la chiave divolta: chi meglio di chi lavora nellaPubblica Amministrazione sa qualisono le aree di rischio?

D. Chi controlla i controllori?R. Il limite di questi strumenti è

che essi sono stati calati dall’alto inuna logica di adempimento, non so-no stati vissuti come un fatto utilema sono stati vissuti spesso dallepubbliche amministrazioni comel’ennesimo adempimento burocrati-co. Su questo bisognerà lavorarerafforzando una serie di strumenti emigliorandoli su una serie di aspetti,

«Iltema degli incarichie delle nomine nella Sanitàè uno dei maggiori punticritici per una serie di ragioni che sono in partedovute all’attribuzione del sistema sanitario allacompetenza delle Regionie alla gestione delle Aslcon una logica sempre piùpolitica; non si è quasimai provato a scegliere in relazione a meriti o a capacità dimostrate ma piuttosto in relazioneall’appartenenza politica»

criminali per assumere informazioni.Questo non avrebbe di per sé alcuneffetto di provocare ma darebbe lapossibilità di conoscere dall’internol’organizzazione criminale.

D. Com’è possibile affrontare undibattito imparziale e obiettivo in se-de parlamentare su questi temiquando il conflitto risiede proprionei parlamentari, artefici di ogni sor-ta di peripezia tecnico-giuridica peraggirare tali norme?

R. C’è un problema che riguardaancora la classe politica; per esempiosi è chiesto a tutte le amministrazionidi emanare codici etici sebbene noisappiamo che questi ultimi non sonola panacea, ma di essi l’amministra-zione si deve dotare. Nel Parlamentoancora non c’è un codice etico, la Ca-mera è riuscita a votarlo ma con unasituazione per certi versi più sempli-ficata e non cambiando il regolamen-to bensì facendolo approvare dallagiunta, quindi con un potere d’im-patto minore. Questo è un segnaleambiguo da un organo che, sebbeneimmune, dovrebbe dotarsi prima ditutti di un codice etico, se poi lo ri-chiede al Comune.

D. Cosa pensa dell’immunità par-lamentare?.

R. L’immunità è stata voluta da unlegislatore che non era di certo lassi-sta, ed aveva un senso se rappresen-tava una guarentigia, non ha avutopiù un senso quando è diventata unostrumento d’impunità. I codici eticisono la dimostrazione che si ha diffi-coltà a far valere delle regole all’in-terno del Parlamento, dove spesso siannidano conflitti d’interesse edemergono in modo molto più diffi-coltoso di quanto possano emergereinvece in un’amministrazione di mi-nor livello. Senza precedenti, in que-sta legislazione sono state adottateuna serie di norme che riguardano ilcontrasto alla corruzione, molti am-biti sono stati oggetto di interventilegislativi che erano attesi da tempo,è stata modificata la norma sul votodi scambio politico mafioso, l’artico-lo 416-ter del codice penale era unavergogna perché era una normainapplicabile; da tempo si attendevala modifica dell’antiriciclaggio, è sta-ta ripristinata una misura seria perquanto riguarda il falso in bilancio, siè intervenuti sulle pene forse conuna logica non del tutto coerenteperò che ha inciso sui meccanismidella prescrizione, e non dimenti-chiamo che anche l’aumento dei po-teri dell’Anac è un segnale di cam-biamento anche per noi. Credo cheper una serie di ragioni questo Parla-mento abbia messo in campo un’atti-vità legislativa che, malgrado i pro-blemi astratti, è oggettivamente di-scontinua con il passato.

ma credo che questa strada sia quellacorretta. Ma c’è un limite nella legi-slazione preventiva: la maggior partedi questi istituti non si applica allapolitica, per esempio noi non abbia-mo ancora una normativa realmentevalida che riguardi i meccanismi peri conflitti d’interessi della politica, ele modalità di trasparenza effettivadei finanziamenti alla politica so-prattutto in un sistema che adesso vaverso l’abolizione dei finanziamentipubblici. Non sono previste, peresempio, regole applicabili ai parla-mentari o ai consiglieri regionali ocomunali, e c’è bisogno di completa-re la normativa in relazione alla poli-tica e rafforzare altri strumenti pre-ventivi, soprattutto lavorando sullatrasparenza che dovrà riguardare an-che gli apparati decisori veri, che so-no i partiti politici o le fondazioniche fanno capo alla politica.

D. E sul punto della repressione?R. Non sono d’accordo con l’idea

dell’agente provocatore perché ècontrario alla nostra natura. L’agenteprovocatore nel diritto anglosassoneè quello che fa l’analisi d’integritàandando ad offrire la tangente, equesto non mi piace perché offrire latangente significa stimolare il com-portamento; non abbiamo bisogno diagenti provocatori né tale ipotesirientra nella nostra idea, sebbenecorrettamente esistano detta figurain alcuni campi, come nel caso delladroga, ma lì c’è già un illecito a mon-te, mentre nell’agente provocatorenel campo della corruzione ci sareb-be un soggetto che finge di corrom-pere per un fatto che fino a quel mo-mento non esisteva. Diversamentecredo che sarebbe invece utile usaregli agenti sotto copertura, da infiltra-re all’interno delle organizzazioni

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D. La corruzione può essere elimi-nata?

R. Assolutamente no; non credoche esistano Paesi senza corruzione,ma credo che esistano Paesi in cui iltasso di corruzione sia portato a li-velli molto bassi.

D. L’Italia che posizione occupa inclassifica rispetto agli altri Paesi eu-ropei?

R. Credo sia fondamentalmentevera la classifica della corruzionepercepita, fermo restando che le gra-duatorie sono basate su criteri scien-tificamente non del tutto corretti,perché la corruzione percepita non èla corruzione reale. Ai soggetti a cuisi pongono le due domande se han-no «avvertito la corruzione nel Pae-se» e se hanno «subito casi di corru-zione», alla prima domanda rispon-dono di sì, alla seconda rispondonodi no, quindi c’è una discrasia. Av-vertire l’esistenza di vivere in unoStato corrotto non è però una cosatranquillizzante. Credo che effettiva-mente l’Italia si ponga al di sotto diuna serie di Paesi, ma da noi il tassodi percezione della corruzione è an-che derivato dal fatto che i fenomeniemergono, con un effetto amplifica-tore e positivo che è proprio dell’atti-vità di stampa che in qualche modoaumenta la percezione dell’esistenzadella corruzione; negli altri Paesi c’èla tendenza a mettere in sordina lenotizie legate a fatti di corruzione,per questo motivo tali classifiche allafine lasciano qualche perplessità.Credo sia giusto pensare che l’Italiaoccupi una posizione di retroguardiama non credo realmente che essa oc-cupi la penultima posizione in Euro-pa, anche perché la capacità che ha lanostra magistratura di colpire anchei livelli più alti di corruzione non hanessun pari con altri Paesi europei.

D. Anche la corruzione «uccide»,in modo latente, forse più vasto? Uc-cide l’economia, la concorrenza, gliinvestimenti, non crede?

R. Per troppo tempo la corruzioneè stata sottovalutata perché ne è statosottovalutato l’impatto sul sistemacomplessivo. C’è stato qualcuno chein passato ha persino detto che la cor-ruzione è uno strumento che fluidifi-ca i traffici e che ha addirittura effettibenefici, ma se andiamo a guardaregli effetti indiretti essa ha un effettodisastroso analogo a quello delle ma-fie. Quindi è vero che la corruzioneuccide l’economia, la concorrenza egli investimenti, ma per troppo tem-po si è fatta fatica a farlo capire, lacorruzione è stato uno strumento pe-santemente sottovalutato che ha inci-so sulla capacità di reazione del Pae-se. Con Tangentopoli non si è fattauna valutazione vera e propria sullacorruzione ma ha costituito una gran-

D. In questi anni di inchieste dellamagistratura qual è lo scandalo chel’ha colpita di più?

R. Ce ne sono tanti, ma quello chemi ha colpito di più è stato quellodella clinica di Santa Rita nella qualefacevano le operazioni per avere irimborsi e dove hanno fatto moriredelle persone per operazioni inutili.Qui il fenomeno arriva al paradossoperché il livello di illegalità arriva adessere totale disumanità.

D. Alla fine del suo mandato credeche l’Italia riuscirà a scalare qualcheposizione in classifica?

R. Non ho un obiettivo preciso, mal’importante è lasciare una traccia inquello che facciamo. Qualche piccolasoddisfazione ce la siamo tolta per-ché ci sono delle cose che restano,Expo è un dato, non sono chiacchie-re, ma tante altre cose che abbiamofatto sono meno visibili. Se si riusciràa far partire la gara delle ecoballe cheriguarda anche la mia terra nellaquale stiamo svolgendo un controllomolto forte, questa è una soddisfa-zione che dal punto di vista persona-le vale più delle 10 posizioni da sca-lare, ma è un’idea personale. Invecedal punto di vista istituzionale mipiacerebbe lasciare, dopo questaesperienza, un’idea istituzionale diprevenzione all’anticorruzione, chepossa svolgere un ruolo preventivo eche sia accettata in una logica nonemergenziale.

D. Perché ha rifiutato di fare il sin-daco di Roma?

R. Non ci ho mai pensato, ancheperché Roma non è la mia città: è sta-to molto più difficile, 5 anni fa, rifiu-tare di fare il sindaco di Napoli, che èla mia città. ■

de operazione che ha distrutto unaclasse politica indecente; ma nessunosi è posto le domande vere sull’effettodella corruzione.Tangentopoli ha col-pito i vertici lasciando tutta la fasciaintermedia, che è proprio dove spes-so si annida la corruzione.

D. Lei è contrario alle lobby?R. No, la lobby deriva dai Paesi an-

glosassoni dove c’è già un’esperien-za, e tra l’altro è una parola intradu-cibile in italiano, sono termini chevengono da un’altra cultura che noifacciamo anche fatica a capire. Lalobby è solo uno strumento che ha lacapacità pubblicitaria di un qualcosa,di un’idea o di un prodotto. Non è insé un cattiva parola, lo diventa inuna giungla e cioè quando tutto nonè trasparente, non quando c’è dell’at-tività svolta alla luce del sole per tu-telare degli interessi. Quella del lob-bista è un’attività nobile, siamo noiche l’abbiamo fatta diventare una pa-rola oscura.

D. Lei insiste sulla necessità dicombattere la corruzione partendodal basso stimolando la reattività ci-vica. È questo lo scopo che si pone il«Cantone scrittore»?

R. Non ho mai pensato di svolgereun ruolo pedagogico con la scrittura,uno strumento che, soprattutto con ilmio primo libro nel quale ho raccon-tato l’esperienza di pubblico ministe-ro, ha cambiato le sorti della mia vita.Non l’ho scritto per gli altri, l’ho scrit-to per me, per rispondere a una seriedi domande fatte a me stesso. Il van-taggio del libro sta nel fatto di riusci-re a spiegare più sfaccettature, io noncredo né al bianco né al nero, ma ilgrigio non si può descrivere con unaparola.

11SPECCHIOECONOMICO

La Metro C di Roma con i suoi cantieri infiniti continua a infestare il paesaggio del centro storico romano: da linea giubilare a Via Crucis

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iesse» è il settore di affari delgruppo omonimo, specializzatonella produzione di macchineper la lavorazione del legno. Dal

1969 progetta, produce e commercializ-za una gamma completa di tecnologie esoluzioni destinate al settore della lavo-razione del legno, rivolgendosi sia alcomparto dell’artigianato che alla gran-de industria del mobile, del serramentoe dei componenti in legno per l’edilizia.Da qualche anno è presente nel settoredelle macchine per la lavorazione dellaplastica con soluzioni studiate ad hocper un mercato in crescita. Promuove,cura e sviluppa rapporti diretti e costrut-tivi con il cliente per conoscerne le esi-genze, migliorare i prodotti e i servizipost-vendita attraverso due aree dedica-

12 SPECCHIOECONOMICO

Successi nel dna dellafamiglia Selci: dal 1969 il Gruppo Biesse producemacchine per la lavorazionedel legno, e non solo, anchevetro e pietra, di invenzionepropria. Il fondatore, Giancarlo, partì negli anni 70quasi per caso con una piccolaattività nel settore dellameccanica per conto terzicon il fratello, e dagli anni 80 si è dedicato interamente allaBiesse. Oggi, con lui, sonoil figlio Roberto, presidente,e sua moglie. Ma il 49per cento delle azioni Biesse è sul mercato

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RROOBBEERRTTOO SSEELLCCII:: GGRRUUPPPPOO BBIIEESSSSEE,,SSUUPPEERRAARREE LLAA CCRRIISSII LLAAVVOORRAANNDDOO IILLLLEEGGNNOO CCOONN LLEE NNOOSSTTRREE MMAACCCCHHIINNEEil pers naggio

del mese

Roberto Selci,presidente del Gruppo Biesse

««BBte: Biesse Service e Biesse Parts. Si av-vale di una rete globale e di una squadraaltamente specializzata offrendo ovun-que nel mondo servizi di assistenza e ri-cambi per macchina e componentisticaon-site e on-line 24/7. Fa il punto Ro-berto Selci, presidente del Gruppo Bies-se, figlio del fondatore Giancarlo.

Domanda. Il Gruppo Biesse ha alleproprie spalle una storia di quasi 50 annidi successi nella produzione di macchi-ne per la lavorazione del legno: quali so-no i punti di forza del vostro modello

imprenditoriale italiano?Risposta. Penso che sia il dna della

mia famiglia, una famiglia molto com-petitiva, soprattutto mio padre Giancarloche è il fondatore: partito negli anni Set-tanta, quasi per caso, con una piccola at-tività nel settore della meccanica perconto terzi con il fratello, verso gli anniOttanta si è poi dedicato al 100 per cen-to all’azienda Biesse per la produzionedi macchine per il legno. L’azienda è peril 51 per cento della famiglia e il restan-te 49 è sul mercato, siamo quotati in

a cura di ANNA MARIACIUFFA

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Borsa sul segmento Star. D. Da dove viene l’acronimo Biesse?R. La B da Berardi, la S da Selci. Nel

corso degli anni l’azienda è rimasta tuttain mano a mio padre che ha spostato lasua attività giornaliera dalla lavorazionedi meccanica per terzi all’impresa permacchine per il legno.

D. Quando è entrato in azienda?R. Nel 1988 sono entrato nella parte

commerciale, e in quegli anni c’è statala fase di sviluppo maggiore dell’azien-da con il completamento della gammadei prodotti nel settore legno e la nascitadella Intermac che produce macchineanaloghe a quelle per il legno, ma per la-vorare il vetro.

D. Lavorate anche il vetro?R. Tutto quello che si trova in una ca-

sa in fatto di arredamento, dal legno, alvetro e alla pietra, può essere fatto dallenostre macchine. Per la lavorazione delvetro abbiamo inventato una macchinaed è presente un centro di lavoro che re-

ca risultati incredibili e di grande valen-za, superiore agli altri proprio perché diquesto centro siamo stati gli inventori.

D. Ha fatto tutto suo padre?R. Quando si parla di macchine e di

progettazione c’è sempre mio padre;della parte distributiva e delle filiali in-vece mi occupo io. Questi sono stati glianni in cui c’è stato maggior sviluppo,sono nate nuove aziende per completarela gamma dei prodotti, di conseguenzasono nate le filiali. È la distribuzione adaver salvato il gruppo in un momento incui l’Italia ha avuto un calo drastico sulpunto della domanda: esportiamo in tut-to il mondo per circa il 60-65 per centocon la nostra rete distributiva e siamomolto vicini ai clienti, avendo il vantag-gio di servirli nel migliore dei modi an-che sviluppando il prodotto e fornendoil service ed i ricambi, con un’attenzio-ne differente rispetto a una rete distribu-tiva fatta di distributori il cui obiettivo èguadagnare. Il nostro obiettivo è, inve-ce, quello di essere vicini al cliente, eciò ha portato nel conto economico2014-2015 un’esportazione dell’88 percento di cui il 68 per cento è fatto attra-verso le filiali.

D. Quante filiali avete?

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R. In parte è cresciuto, ma non è quel-lo il problema. Il problema per noi inCina è la rete distributiva e le aziendelocali: siamo arrivati in ritardo non per-ché non volessimo entrare in quel mer-cato, ma per una questione di opportu-nità che non sono arrivate al momentogiusto: avevamo infatti iniziato versogli anni 2000, momento in cui nel con-tempo cominciavamo la costituzione diuna società che non è andata a buon fi-ne, che poi abbiamo ricomprato nel2011-2012.

D. Non solo produzione, ma ancheprogettazione e commercializzazione diuna gamma completa di soluzioni desti-nate al settore della lavorazione del le-gno: quali sono le principali tecnologiee i processi produttivi distintivi delGruppo?

R. Progettiamo al 95 per cento tuttointernamente, sia meccanica che softwa-re, come anche tutte le linee; siamo nelsettore macchine e quindi nei processiproduttivi dei mobilieri e serramentisti,

per i quali facciamo anche macchinespecifiche per porte e serramenti in le-gno massiccio, che è diverso da mobile,vetro e marmo. Negli ultimi due annistiamo puntando molto nel settore dellaplastica e dei metalli non ferrosi comealluminio e carbonio, con macchinemolto simili a quelle per il legno chepresentano differenze minime, per cui sitratta solo di trovare i canali giusti e iclienti. Questo è molto importante per-ché ci toglie quell’alone e macchia chenella Borsa ci definisce come ciclici inquanto troppo legati al cosiddetto «hou-sing»; differenziando l’offerta ci avvici-niamo invece ad un settore anticiclico.

D. Chi compra queste macchine?R. Le compagnie aeree come la

Boeing e chi produce aerei, giacché lacarcassa interna dell’aereo è fatta tuttadi alluminio e chi produce aerei è solita-mente «anticiclico». Noi progettiamoferro e software producendo da noi l’in-telligenza artificiale delle nostre mac-chine. Abbiamo anche un altro «gioiellodi famiglia», ossia un’azienda che pro-duce componenti strategici per le nostremacchine oltre a venderli ai nostri con-correnti.

D. Oltre alla «Division Wood» che si

«Abbiamo tenuto fortee sofferto molto ma non disfacendoci, soprattuttonelle reti commerciali, degliuomini migliori. Siamo ripartiti investendo subito nelle risorse umane per la vendita e il post-vendita: i numeri ci stanno dando ragione. La locomotiva è partita dagli Usa, dove l’anno scorso abbiamoavuto 98 milioni di dollari di fatturato, prodotti con l’anticipazione dei tempi di ripresa nelle reti distributivecon il 90 per cento all’estero e il 10 in Italia»

SPECCHIOECONOMICO

R. Siamo in tutti i Paesi industrializ-zati, come Nord America, Australia, Ci-na, India: in questi due ultimi Paesi ab-biamo due siti produttivi; altre filiali so-no Medio Oriente, dove abbiamo ancheacquisito il nostro rivenditore in Tur-chia, mercato oggi strategico soprattuttoper la connessione e la vicinanza con l’I-ran; e fino ad arrivare in Europa, Paesicome Spagna, Francia, Germania, Rus-sia, mentre nel Nord Italia gestiamo noistessi la nostra rete distributiva.

D. Come mai avete scelto come sitiproduttivi l’India e la Cina? Per il costodel lavoro?

R. Più che per il costo del lavoro, perlo sbocco sul mercato. Molto probabil-mente in India siamo partiti prima perdelle opportunità che abbiamo avuto,per la facilità della lingua e, come per lamaggior parte degli imprenditori, nellasperanza che il mercato interno sfocias-se in un mercato di un miliardo e due-cento milioni; purtroppo l’India comemercato interno è sempre nella «wi-shing list» ed ha problemi connessi alsistema delle caste. Diciamo che in In-dia siamo arrivati in anticipo, e in Cinatardi.

D. È cresciuto il costo del lavoro in Cina?

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occupa della produzione di macchinariper lo sviluppo della lavorazione del le-gno, quali altre «unit business» ci sonoall’interno del Gruppo?

R. Oltre a quelle già accennate per le-gno, pietra e vetro, sotto quest’ultimaabbiamo anche una divisione Utensili.

D. Abbinato al processo della forma-zione del personale c’è quello della Ri-cerca & Sviluppo: in che modo e quantoinveste il Gruppo in questi due fonda-mentali settori?

R. Quasi tutto; dico solo che da metà2014 a oggi nel Gruppo sono stati inseri-ti circa 60 ingegneri, di cui la maggiorparte pesaresi o dell’interno, più tutti ivari periti. Il nostro mestiere è svilupparee produrre macchine e software, quindila nostra Ricerca & Sviluppo consta ditutto il capitale umano e l’esperienza dei«product manager», i quali devono darele indicazioni giuste su cosa sviluppare.

D. Qual è l’andamento del Gruppo intermini di mercato domestico ed estero?

R. 88 per cento estero, 12 per centodomestico. Prima della crisi tale valoreera assestato su una media di circa il 22per cento, mentre dal 2009 in poi l’Italiaè stato uno dei Paesi che ha più sofferto,una volta venuta fuori la triste realtà chetutti i nostri clienti hanno investito nelmercato domestico, e tra essi si è salvatosoprattutto chi a volumi alti ha esportatomolto all’estero.

D. La vocazione internazionale delGruppo Biesse sarà confermata al centrodelle strategie di sviluppo anche per iprossimi anni? Oggi il Gruppo a quantepersone offre lavoro in tutto il mondo?

R. Siamo circa 3.200 persone, di cui1.800 in Italia, 1.400 tra Cina, India enelle altre filiali a livello globale.

D. Sono tutti cinesi e indiani?R. Ci sono anche italiani, ma sono una

piccolissima parte. D. In che modo la crisi economica ha

influito sul Gruppo? R. Il 2009 per noi è stato un anno

drammatico ma nel 2015 abbiamo rag-giunto il massimo del successo.

D. Per quale motivo?R. Nel 2009 noi siamo scesi del 40 per

cento e siamo passati da 460 milioni a280 milioni di euro, ma circa il 40 percento è stato perso anche dai nostri con-correnti.

D. Per quali motivi questo settore nel2009 è andato così male e invece nel2015 così bene?

R. Nel 2009 c’è stata la morte annun-ciata con lo scandalo dei «subprime»,ma noi siamo andati bene nel 2006-2007-2008, anche se nel 2008 la crisi hainiziato a farsi sentire. In quel momentosi è verificato il crollo di tutto il settoreimmobiliare, ma sapevamo che il mer-cato era «dopato», ossia le banche dava-no i soldi a chiunque senza garanzie, e inodi sono poi venuti al pettine. Invece iPaesi anglosassoni hanno la flessibilitàdel lavoro, la scelta tra licenziamento o

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salvataggio dell’azienda con la possibi-lità, poi, di ripartire; l’Europa ha, diver-samente, una flessibilità pari allo zero, elavora con la cassa integrazione, che èla cosa più mostruosa. Per questi motiviin Europa la ripresa è avvenuta dopo.Abbiamo tenuto forte e sofferto moltoanche perdendo soldi però non disfa-cendoci degli uomini migliori soprattut-to nelle reti commerciali, e al momentogiusto siamo ripartiti investendo subitonelle risorse umane per la vendita e ilpost-vendita: i numeri oggi ci stannodando ragione. La locomotiva è partitadall’America, dove l’anno scorso abbia-mo avuto 98 milioni di dollari di fattu-rato, successo prodotto attraverso l’an-ticipazione dei tempi di ripresa nelle re-ti distributive con il 90 per cento all’e-stero e il 10 in Italia.

D. In che modo il Gruppo Biesse pro-muove, cura e sviluppa rapporti diretti ecostruttivi con il cliente per conoscernele esigenze, migliorare i prodotti e i ser-vizi post-vendita?

R. Su questo stiamo lavorando moltoe, nell’ambito tecnico-commerciale,facciamo uso della figura dei «productmanager», i quali continuamente dialo-gano con i clienti e vanno nelle aziende,garantendo così un contatto diretto.

D. Oltre alla prima sede produttivaaperta nel 2008 a Bangalore, in India,quali sono stati e quali saranno i nuovitasselli firmati Biesse?

R. Penso che un Gruppo come il no-stro debba produrre anche negli StatiUniti, e contro i concorrenti americanidobbiamo analizzare attentamente lesupply chain, che ci consentono di pro-durre dove abbiamo mercati di sbocco:

non possiamo più permetterci di mettereun container su un camion che arrivi alporto con 40 giorni di nave.

D. L’ufficio studi dell’associazioneAcimall, che riunisce il mondo dei co-struttori di macchine, impianti e attrez-zature per la lavorazione del legno, haindicato come il 2015 si sia conclusocon segnali decisamente positivi. Cosaprevede lei per il futuro del settore?

R. Se non avviene una catastrofe co-me il 2009 - e oggi nessuno può dirlo -penso che ogni azienda possa segnarsi ilproprio futuro, sono necessarie scelteimprenditoriali oculate, questo vuol direessere imprenditore: rischiare in modoponderato. Siamo noi, con il nostro ma-nagement, a determinare il destino diun’azienda.

D. Siete i leader nel settore?R. Noi siamo i secondi, leader è la te-

desca Homag.D. Siete stati presenti lo scorso feb-

braio alla fiera internazionale In-diaWood 2016: quale sarà la vostraprossima tappa?

R. Siamo stati presenti nelle fiere ditutto il mondo, solo nel settore del legnoin 54, quindi nelle «open house», abbia-mo organizzato eventi ed ogni settimanaper noi rappresenta una tappa. Lo scorsoottobre abbiamo tenuto il nostro BiesseInside, tre giorni in cui portiamo a Pesa-ro da tutto il mondo 2.500 persone;qualche settimana fa a Pesaro abbiamotenuto l’Intermac Inside con circa 400aziende.

D. Dove vuole arrivare?R. Al bilione, ma sicuramente dobbia-

mo vedere il piano industriale con le va-rie opportunità. ■

Il consiglio di amministrazione del Gruppo Biesse

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16 SPECCHIOECONOMICO

intervista al sottosegretario di stato alla giustizia

COSIMO MARIA FERRI:COME RIFORMEREMO I CODICI

PENALE E DI PROCEDURA PENALE

Governo punta molto sulla legge, in corso di approvazione, diriforma del Codice penale e di procedura penale, con la quale sivuole garantire al cittadino un sistema giudiziario rapido, certo edefficace, in grado di tutelare la legalità, contrastare i fenomeni cri-minosi e rispondere alle esigenze di buon funzionamento del si-stema processuale. Con questo provvedimento, afferma il sottose-

gretario di Stato alla Giustizia Cosimo Maria Ferri, «intendiamo introdurre unampio spettro di modifiche finalizzate alla ragionevole durata del processosenza pregiudizio per le garanzie difensive, alcuni inasprimenti di pena perreati contro il patrimonio quali il furto in abitazione, il furto aggravato e la ra-pina ed attuare un contrasto ancora più deciso al reato di scambio elettoralepolitico-mafioso. Il dibattito in Commissione Giustizia al Senato sta prose-guendo serrato in vista dell’unificazione del testo originario con il disegno dilegge di modifica al Codice penale in materia di prescrizione del reato in mo-do da completare il quadro riformatore con una revisione organica della di-sciplina di quest’altro delicato settore. Si intende raggiungere un punto diequilibrio idoneo a conciliare l’esercizio della pretesa punitiva dello Stato an-che per i reati di difficile accertamento, come la corruzione, con il diritto del-l’imputato a che il processo si concluda in tempi ragionevoli».

Domanda. Quali sono gli obiettivi del disegno di legge approvato dallaCamera ed attualmente in discussione al Senato?

Risposta. Il disegno si muove su tre direttrici diverse: rendere più effica-ce il contrasto dei fenomeni di alcuni reati che generano un forte allarme so-ciale; migliorare l’efficienza del processo nel rispetto delle garanzie difensi-ve; riorganizzare importanti settori del sistema penale, tra cui sottolineol’ordinamento penitenziario del quale l’impianto normativo va adeguato al-le esigenze educative dei detenuti, nell’ottica della risocializzazione, dellaresponsabilizzazione e della promozione della persona. Si tratta di obiettivimolto impegnativi che, ad oggi, costituiscono una vera e propria necessità: icittadini chiedono sempre più sicurezza, efficienza, tutela dei propri diritti.

D. Cosa ci dice a proposito della riforma delle intercettazioni, che sembra

IL «Ildibattito in CommissioneGiustizia al Senato sullariforma del Codice pena-

le e del Codice di procedura pe-nale sta proseguendo serrato invista dell’unificazione del testooriginario con il disegno di leggedi modifica al Codice penale inmateria di prescrizione del rea-to, in modo da completare il qua-dro riformatore con la revisioneorganica della disciplina di que-st’altro delicato settore. Si in-tende raggiungere un punto diequilibrio idoneo a conciliare l’e-sercizio della pretesa punitivadello Stato anche per i reati didifficile accertamento, come lacorruzione, con il diritto dell’im-putato a che il processo si con-cluda in tempi ragionevoli»

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catalizzare il dibattito pubblico sul dise-gno di legge di riforma?

R. Le intercettazioni sono uno stru-mento indispensabile per il fruttuososvolgimento delle indagini che quotidia-namente conducono ad importanti risul-tati nel contrasto alla criminalità orga-nizzata: per questo, il disegno di leggedi riforma del processo penale prevedeun principio di delega teso a semplificar-ne l’impiego nei procedimenti per i piùgravi reati dei pubblici ufficiali contro laPubblica Amministrazione. Occorre, altempo stesso, introdurre disposizioni di-rette a garantire la riservatezza delle co-municazioni e conversazioni intercettatenel rispetto del diritto riconosciuto a tuttii cittadini dall’articolo 15 della Costitu-zione. È pertanto necessario bilanciare leesigenze dell’amministrazione della giu-stizia con gli altri interessi coinvolti. Ledirettive date dai procuratori della Re-pubblica di alcuni dei più importanti uf-fici requirenti costituiscono un’ottimabase di partenza per trovare, in relazionealle varie fasi del procedimento, un seriopunto di equilibrio tra le necessità inve-stigative, la libertà di informazione suifatti penalmente rilevanti e la tutela deidiritti dei soggetti estranei alla vicendaprocessuale.

D. Per quanto riguarda il rafforzamen-to delle misure di contrasto alle attivitàcriminali quali reati sono oggetto di at-tenzione nel disegno di legge?

R. Il progetto di legge si concentra sualcuni reati particolarmente sentiti a li-vello sociale quali il furto in abitazione,il furto e la rapina semplice e aggravata;anche il voto di scambio è oggetto di in-tervento. Mi lasci dire una parola in piùsu quest’ultimo reato. È opportuno ricor-dare che già nel corso di questa legislatu-ra la legge n. 62 del 2014 ha modificatoil delitto di scambio elettorale politico-mafioso intervenendo sia sul versantedella condotta incriminata (accettazionedella promessa di procurare voti median-te le modalità di cui al terzo comma del-l’art. 416 bis cp) sia su quello della penaedittale, riducendola. Progressivamenteci si è resi conto della necessità di am-pliare il perimetro applicativo della nor-ma essendo emersa l’esigenza di intensi-ficare la risposta sanzionatoria. Per taleragione, con questo disegno di legge siprevede un innalzamento delle pene perun reato tanto insidioso, passando dallaconformazione attuale che prevede la re-clusione da 4 a 10 anni, alla soglia benpiù elevata da 6 a 12 anni.

D. Che tipo di intervento è stato previ-sto nel progetto di riforma per rafforzareil contrasto ai reati che destano maggioreallarme sociale?

R. Si è agito sull’aggravamento deltrattamento sanzionatorio a scopo deter-rente ed anche per fornire al giudice, nel

17SPECCHIOECONOMICO

Il «Palazzaccio», a Roma,sede della Corte di Cassazione

suo libero convincimento, un elementoin più per rendere la pena maggiormenteadeguata alla gravità del caso singolo.Sono state così elevate sensibilmente lepene minime per alcuni reati. Nello spe-cifico, per il furto in abitazione il mini-mo edittale aumenta da 1 a 3 anni; per leipotesi aggravate il minimo della penaaumenta da 1 a 2 anni. Parimenti, per larapina semplice il minimo edittale è statoaumentato da 3 a 4 anni; per la rapina ag-gravata della pena minima si prevedel’aumento da 4 anni e sei mesi a 5 anni.

D. Quali interventi sono stati predi-sposti per migliorare l’efficienza del pro-cesso penale?

R. Si è intervenuti in molti settori e inparticolare si è previsto, nei reati proce-dibili a querela, la possibilità di ripara-zione del danno da parte dell’imputatocui segue l’estinzione del reato; si sonoinoltre modificate le disposizioni che re-golano il giudizio abbreviato, la proposi-zione del ricorso in Cassazione e i termi-ni entro cui il pubblico ministero può de-cidere se avviare l’azione penale o ri-chiedere l’archiviazione.

D. In che modo si è intervenuti sull’at-tività del pubblico ministero in sede diavvio dell’azione penale?

R. Il disegno di legge prevede che ilPM è tenuto a esercitare l’azione penaleo a richiedere l’archiviazione entro il ter-mine di tre mesi dalla scadenza del ter-mine massimo di durata delle indagini.Se a seguito della scadenza dei tre mesi ilpubblico ministero non ha esercitato l’a-zione, ovvero richiesto l’archiviazione, il

procuratore generale presso la Corte diAppello dovrà disporre l’avocazione del-le indagini. Non si tratta, però, di un cri-terio astratto poiché il suddetto terminepuò essere prorogato per non più di 3mesi ed è di 12 mesi per i reati più gravitra cui quelli di criminalità organizzata edi terrorismo.

D. Il disegno di legge prevede novitàanche per quanto concerne la tutela dellapersona offesa dal reato?

R. Sì, il disegno di legge ha previstoche, senza pregiudizio per il segreto in-vestigativo, decorsi sei mesi dalla data dipresentazione della denuncia o dellaquerela, la persona offesa dal reato puòchiedere di essere informata sullo statodel procedimento. Appare evidente comel’intento principale sia stato quello di co-niugare la tutela del segreto investigativocon la imprescindibile esigenza di unainformazione piena, completa e tempe-stiva, per la persona offesa dal reato. Ciòsi pone in sintonia con la particolare at-tenzione che si sta riservando all’ade-guamento dell’ordinamento processualeitaliano alla tutela delle vittime dei reati:a tale proposito, con il decreto legislati-vo n. 212 del 2015 è stata data attuazionealla direttiva 2012/29/UE, in materia didiritti, assistenza e protezione delle vitti-me di reato.

D. Il progetto di legge prevede la ripa-razione da parte dell’imputato del dannocausato dal reato: come funzionerà que-sto strumento?

R. In primo luogo mi lasci ribadire cheil meccanismo della riparazione opera

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luogo a procedere che viene attribuitaalla competenza della Corte di Appello enon più alla Corte di Cassazione, e l’in-troduzione del concordato sui motivi diappello.

D. In che cosa consiste il concordatosui motivi di appello?

R. Il disegno di legge reintroduce nelcodice di procedura penale il cosiddettoconcordato sui motivi in appello. Si trat-ta di una disposizione pensata per abbre-viare i tempi processuali che consente al-le parti di concludere un accordo sull’ac-coglimento, anche parziale, dei motivid’appello, da sottoporre al giudice. Sel’accordo comporta una rideterminazio-ne della pena, essa dovrà essere concor-data tra il pubblico ministero e l’imputa-to e sottoposta al giudice. Si tratta di unmeccanismo evidentemente teso allasemplificazione del rito ed ispirato aduna logica collaborativa.

D. Quali sono le novità del Ddl in rela-zione all’ordinamento penitenziario?

R. Il progetto in esame al Senato pre-vede che il Governo sia delegato adadottare, nel termine di un anno dalla da-ta di entrata in vigore della legge, unaserie di decreti legislativi per la riformadella disciplina dell’ordinamento peni-tenziario. Il Governo dovrà approvarenorme che riorganizzino complessiva-mente la materia con particolare riferi-mento alle procedure dinanzi al giudicedi sorveglianza e all’accesso alle misurealternative al carcere, al fine di facilitareil ricorso alle stesse, fatti salvi i casi di

solo per i reati perseguibili a querelasoggetta a remissione, ovvero quelli che,nella maggior parte dei casi, destano mi-nore allarme sociale. Il disegno di leggein esame prevede che il giudice possa di-chiarare estinto il reato, sentite le parti ela persona offesa, se l’imputato ha ripa-rato interamente il danno con le restitu-zioni o il risarcimento, provvedendo adeliminare, dunque, tutte le conseguenzedella condotta illecita. Si tratta di un pas-saggio importante nel quadro della giu-stizia riparativa, che al di là della repres-sione è volta a consentire il superamentodella lacerazione sociale prodotta dal cri-mine. La riparazione deve realizzarsi neltermine massimo della dichiarazione diapertura del dibattimento di primo gra-do: in questo modo si prevengono com-portamenti dilatori che possano entrarein contrasto con il principio della ragio-nevole durata del processo.

D. Nel disegno di legge vi sono degliinterventi sulle norme che regolano ilgiudizio abbreviato: in cosa consistono?

R. In esso gli interventi sul giudizioabbreviato sono stati diversi ed articola-ti, tutti legati da un unico filo condutto-re: deflazionare il dibattimento e rende-re più rapida la celebrazione del pro-cesso penale. In vista di tale obiettivo,ad esempio, è stato previsto uno scontodi pena più consistente - pari alla metà -se il giudizio abbreviato è richiesto inrelazione ad un processo per contrav-venzione mentre è rimasta ferma la mi-sura dello sconto di pena già previstoper i delitti.

D. Quali interventi sono previsti sullenorme che disciplinano il ricorso in Cor-te di Cassazione?

R. Gli interventi sulle norme per il ri-corso in Corte di Cassazione sono miratia ridurre il numero dei ricorsi in alcuneipotesi in cui questo strumento non ap-pare necessario. Mi lasci sottolineareche le disposizioni in parola, che purhanno l’effetto di deflazionare il conten-zioso e di recuperare tendenzialmente ilruolo nomofilattico della Suprema Cor-te, rispettano pienamente i diritti degliimputati e sono in maggior parte rivoltia favorire il rapido svolgimento del pro-cesso. In particolare, il disegno di leggeprevede che se il giudice di appello pro-nuncia sentenza di conferma di quella diproscioglimento emessa in primo grado,il ricorso per cassazione può essere pro-posto solo per violazione di legge.Questa disposizione è il frutto del rece-pimento della proposta sui limiti al ri-corso per Cassazione in caso di «dop-pia conforme», che fu formulata dallaCommissione per la riforma del proces-so penale presieduta dal presidente Can-zio. Ulteriori interventi volti a renderepiù rapido il processo penale riguardanol’impugnazione della sentenza di non

18 SPECCHIOECONOMICO

condanne per reati di eccezionale gravitàe pericolosità e in particolare per le con-danne per i delitti di mafia e terrorismoanche internazionale. La delega poneparticolare attenzione anche alla riorga-nizzazione dei trattamenti rieducativivolti al reinserimento sociale dei con-dannati con un riferimento specifico aiminori detenuti. Sarà data attuazione, insede di decretazione delegata, alla nuovaconcezione della pena come delineatadagli Stati Generali dell’Esecuzione pe-nale che si sono appena conclusi allapresenza del Presidente della Repubbli-ca. Si è trattato di percorso di studio e ri-flessione condiviso da accademici,esperti, magistrati e rappresentanti dellasocietà civile, articolato in 18 tavoli te-matici dai quali è emersa una nuova ideadi carcere che abbandona la concezionetradizionale che lo separa dalla realtà cir-costante e che da organizzazione sostan-zialmente «chiusa» si trasforma in orga-nizzazione «aperta» e in relazione con lerealtà territoriali circostanti. Un carcereche non è più luogo chiave di esecuzionedella pena ma destinato a diventare «car-cere fuori dal carcere» in vista dell’in-clusione sociale dei detenuti e del lororeinserimento nel circuito lavorativo meimposto dalla funzione costituzionalerieducativa della pena. Un carcere nelquale vanno garantiti i diritti al manteni-mento dei rapporti col mondo esterno, allavoro, alla libertà religiosa. Tema que-st’ultimo di attuale interesse per preveni-re il rischio di radicalizzazione dei dete-nuti di fede islamica.

D. Cosa si prevede, in particolare, inrelazione all’ordinamento penitenziariominorile?

R. Come già detto, la legge delegacontiene specifici principi e criteri diret-tivi per l’adeguamento delle norme del-l’ordinamento penitenziario alle esigen-ze rieducative dei detenuti minori di età,con riferimento tanto alle autorità giuri-sdizionali coinvolte, quanto all’organiz-zazione degli istituti per i minorenni,passando per la revisione delle misurealternative alla detenzione e dei beneficipenitenziari, con particolare attenzioneall’istruzione ed ai contatti con la societàesterna, in funzione del reinserimentosociale e nel mondo del lavoro.

D. Quali sono i tempi previsti per at-tuare questi importanti interventi?

R. Governo e Parlamento sono ferma-mente intenzionati a procedere con lamassima celerità per approvare questoprogetto organico di riforma che rientranel disegno generale di modernizzazionedel sistema giustizia che si sta portandoavanti anche per il processo civile. Vo-gliamo dare risposte concrete ai cittadinied è compito della politica recepire e ri-spondere, con concretezza ed efficacia, aqueste richieste. (AMC) ■

«ildisegno di leggein esame prevedeche nei casi di

procedibilità a querelasoggetta a remissione ilgiudice possa dichiarareestinto il reato, sentite leparti e la persona offesa,se l’imputato ha riparatointeramente il danno conle restituzioni o il risarci-mento, provvedendo adeliminare, dunque, tutte leconseguenze della condot-ta illecita. Si tratta di unpassaggio importante nelquadro della giustizia ripa-rativa, che al di là della re-pressione è volta a con-sentire il superamentodella lacerazione socialeprodotta dal crimine»

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19 SPECCHIOECONOMICO

«Fortunatamente, la crisi sembra aver al-lentato la morsa. Nel 2015 la nostra eco-nomia è tornata a crescere e con essa itrasporti che notoriamente crescono piùdel Pil quando l’economia tira e vicever-sa quando arretra. I dati 2015 testimonia-no che il settore, nel suo insieme, è final-mente uscito dal periodo di crisi

Alberto Brandani: manager di lungo corso, haamministrato per oltre vent’anni il Monte Pa-schi di Siena; presidente di assicurazioni,banche estere ed aziende quotate in borsa,già nel Consiglio di amministrazione dell’Anase poi delle Ferrovie dello Stato Italiane, è ora

impegnato come presidente di Federtrasporto, che rac-coglie le associazioni di operatori e gestori di infrastrut-tura del settore trasporti, logistica e turismo aderenti allaConfindustria. Costituita nel 1993, la Federazione è natadall’esigenza di superare la tradizionale separazione subase modale della regolazione e dei mercati del traspor-to, a favore di una concezione di sistema, multimodale eintegrato, coerente con gli indirizzi nazionali ed europei.La missione primaria è infatti «favorire e promuovere pro-cessi di crescita e sviluppo del settore rappresentato - conparticolare attenzione all’impiego delle nuove tecnologieed all’integrazione dei diversi sistemi modali - quale fat-tore di interesse primario per la competitività complessi-va del sistema economico-produttivo nazionale».

Domanda. L’elezione del Presidente di Confindustriasi è conclusa sul filo di lana. Lei che l’ha vissuta in primapersona ci racconti come è andata.

Risposta. È stata una grande prova di democrazia.Hanno partecipato alle votazioni ben 192 delegati su198, tre di questi erano in missione in Qatar, uno assenteper motivi di salute: il messaggio che emerge, inun’epoca in cui si parla di crisi della partecipazione, èinvece diametralmente opposto, rigore, coinvolgimentoe trasparenza altro che primarie on-line o pasticciate. Èstato un confronto combattuto ed incerto fino all’ultimocon i due candidati, Vincenzo Boccia e Alberto Vacchi,che hanno dato prova di grande «fairplay» che, al «foto-finish», ha visto prevalere il primo per una manciata divoti: 100 a 91.

D. Un commento sulla futura presidenza?R. Il neo presidente Boccia ha davanti a sé un duplice

compito: ricucire, per quanto possibile, le differenzeemerse dalla votazione in Consiglio generale, e definireindirizzi strategici e misure concrete per catalizzare il pro-

OCCHIO AI TRASPORTI

fondo processo di ammodernamento del sistema di rap-presentanza che Confindustria ha deciso di avviare negliultimi due anni con la riforma Pesenti. Sul primo puntosegnalo da un lato la disponibilità del candidato scon-fitto, Alberto Vacchi, a ricomporre, almeno per qualcheverso, la divisione, e dall’altro la storia associativa di Vin-cenzo Boccia che ha fatto del dialogo e della concerta-zione la cifra della sua esperienza in Confindustria.Credo che vi sia la consapevolezza di una sostanzialeconvergenza degli indirizzi. Si delinea, d’altro canto, lanecessità di riarticolare le competenze con un gruppo dilavoro molto più snello dei precedenti.

D. E sul piano dei contenuti?R. Boccia ha mostrato equilibrio e cultura d’impresa.

Nel suo programma, come ho già avuto modo di scri-vere, tratta questioni di grande importanza per il sistemaeconomico nazionale. Viene affrontata la tematica dellaproduttività industriale e del rapporto costo dellavoro/unità di prodotto approfondendo, in questa cor-nice, il tema dei contratti di lavoro.

D. Parlando di contratti di lavoro, immagino voglia af-frontare il tema del decentramento della contrattazionesalariale al fine di favorire un maggiore allineamento trasalari e produttività?

R. È una raccomandazione di politica economica piùvolte avanzata dalle istituzioni internazionali, lo ha ricor-dato anche Mario Draghi in occasione del discorso diapertura del Forum europeo sulle banche centrali delloscorso anno. Le relazioni industriali devono diventare unimportante fattore di competitività dell’economia italianaper trasformare in realtà la retorica sull’importanza dellaproduttività. Il contratto nazionale deve raccogliere regolegenerali che valgono per tutti, in particolare per chi non hagli integrativi, mentre i contratti aziendali di secondo livelloservono a coniugare modalità organizzative innovative, in-vestimenti e situazioni premiali per i lavoratori. Resta sullosfondo la consapevolezza che si tratta di un obiettivo am-bizioso in ragione tanto degli elementi di complessità con-naturati al fenomeno, quanto delle molteplici determinantiesogene al sistema di relazioni industriali.

ALBERTO BRANDANI: FEDERTRASPORTOVEDE L’ITALIAOLTRE LA MORSADELLA CRISI

Alberto Brandani,presidente di Federtrasporto

a cura di Ubaldo Pacella

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D. Il programma è impegnativo ed affronta anche altritemi: quali?

R. Propone un’organica riflessione di politica econo-mica diretta a ridurre il deficit competitivo ad esempio conle aziende tedesche. A parità di condizioni per ogni 100euro di tasse che paga l’impresa tedesca la nostra nepaga 120, quindi, questione produttiva e questione fi-scale. Ma non solo. Va drasticamente ridotto il gap infra-strutturale italiano.

D. Nello specifico?R. Il manifatturiero è vitale per le sorti economiche di

una nazione, ma se non c’è un sistema trasportistico chelo sostiene e lo colloca in condizioni di mercato a rimet-terci non è solo l’industria, ma tutto il Paese. Occorre per-ciò un concetto moderno di politica industriale checomprenda il manifatturiero, i trasporti e le infrastruttureintese nella loro duplice accezione: materiali e immateriali.Vorrei soffermarmi proprio sulla digitalizzazione del Paese,decisamente troppo carente, che incide in modo accen-tuato sul sistema produttivo. Il differenziale con l’ Europasecondo alcune stime può essere valutato in circa 25 mi-liardi di euro.

D. Lei è presidente di Federtrasporto, una federazioneche raccoglie le associazioni di operatori e gestori di infra-struttura del settore trasporti, logistica e turismo aderentia Confindustria. Ci fornisce qualche dato sull’andamentodei trasporti in Italia?

R. Fortunatamente, la crisi sembra avere allentato lamorsa. Nel 2015, la nostra economia è tornata a cre-scere e con essa i trasporti che notoriamente cresconopiù del Pil quando l’economia tira e viceversa quandoarretra. I dati dell’Indagine congiunturale sul settore deitrasporti che Federtrasporto porta avanti da oltre ventianni, ne danno conferma. La ripresa nel trasporto dellemerci è contenuta, ma risulta più decisa nel trasportopasseggeri. Con riferimento a quest’ultimo, i dati raccoltiper il 2015 testimoniano che il settore, nel suo insieme,è finalmente uscito dal periodo di crisi. La crescita è ge-neralizzata e segna un aumento del 5 per cento per iltrasporto aereo, del 4 per cento per quello autostradale,del 3 per cento per i traffici crocieristici. Per il compartoferroviario, sulla media e lunga percorrenza, le aziendedel Gruppo Fsi hanno aumentato i traffici del 2 percento, che arriva al 4 per cento considerando la sola do-manda dei servizi a mercato. Nel settore dei trasporti ap-paiono riconoscibili dinamiche evolutive che si snodanosu scala globale. Due esempi per tutti: il recente rad-doppio del Canale di Suez, che ha accresciuto la capa-cità di transito a 97 navi al giorno, e la prossima aperturadella galleria del San Gottardo, che consentirà un signi-

ficativo incremento dei volumi di traffico. Contempora-neamente il gap di competitività della logistica nazio-nale determina un extra-costo sul fatturato industrialesuperiore alla media europea dell’11 per cento. A tuttociò si risponde investendo in politiche infrastrutturali, in-vestimenti in grandi opere pubbliche e con la coerenzae la sincronizzazione degli interventi che sono il verovalore aggiunto da ricercare quando si ragiona di go-vernance. Ce lo chiede l’Europa ma soprattutto con-viene all’Italia.

D. Dunque come valuta le azioni del Governo per i tra-sporti?

R. Mi capita spesso di definire la stagione di governoche stiamo vivendo «ad alto potenziale di cambiamento»per il settore dei trasporti nel suo complesso. Diverse ini-ziative istituzionali, già avviate o semplicemente annun-ciate, sembrano possedere elementi di interesse per inostri associati, ma è evidente che un giudizio finale sudi esse potrà essere formulato solo quando sarà chiaroil loro quadro di attuazione complessivo.

D. Qualche esempio?R. Partiamo dalle possibilità di sviluppo insite nelle

azioni prioritarie del Piano strategico nazionale della por-tualità e della logistica che, al momento della sua pre-sentazione, apriva la strada ad un possibile percorso diriforma della legge quadro n. 84 del 1994 delle esistentiAutorità portuali. Ma lo schema di decreto legislativo inmateria di riorganizzazione della disciplina concernentele Autorità portuali, presentato a fine gennaio, sembratradire la filosofia originaria del Piano per il rilancio delsettore. Mi spiego meglio: esso definisce una gover-nance del sistema mare che di fatto esclude i rappresen-tanti delle imprese che operano nei porti dai nuovi«comitati di Gestione» - per intenderci i vecchi «comitatiportuali» - assegnando a questi una mera funzione con-sultiva nell’ambito del «Tavolo del Partenariato della Ri-sorsa Mare». Va da sé che un simile assetto è contrarioa qualsiasi obiettivo di sviluppo e rilancio del settore por-tuale e logistico. Continuando, abbiamo peraltro rinve-nuto diversi elementi di interesse nei lavori avviati dallaSegreteria tecnica di missione del Ministero delle Infra-strutture e dei Trasporti in merito alla formulazione di lineedi indirizzo strategico per il rilancio del trasporto ferrovia-rio delle merci e dell’intermodalità terrestre. Abbiamo ri-

OCCHIO AI TRASPORTI20 SPECCHIO

ECONOMICO

Vincenzo Boccia,presidente

designato dellaConfindustria

dal 2016

Lavori nellagalleria del

San Gottardo

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Jean-Claude Juncker, presidentedella Commissione europea

dal 1º novembre 2014

tenuto opportuno richiamare la neces-sità di una politica di riequilibrio modalea tutto tondo, che dia coerenza ai di-versi Piani di settore approvati o in viadi definizione. Sul tema delle infrastrut-ture di sistema, invece, vorrei richia-mare l’attenzione sull’utilità di ultimare,ad esempio, le opere previste dallalegge obiettivo che siano state realiz-zate per oltre il 50 per cento e quellecon apporto di capitali privati che rap-presentano uno sgravio per lo Stato. Ri-tengo che il «project financing» nelnostro Paese non abbia funzionato peril modo in cui è stato pensato e realiz-zato, ciò non vuol dire che potrebbe di-mostrarsi utile se concepito in modoinnovativo. Il terzo valico sulla direttricedal Nord Europa a Genova è decisivoper lo sviluppo del triangolo Lombardia,Piemonte e Liguria. Molte sono, inoltre,le ricadute sul sistema dei trasportidalle scelte internazionali, basti pensareall’allargamento di Suez che porterà nelMediterraneo molte più navi, se Genovanon si attrezza non riuscirà ad intercet-tare volumi crescenti di traffico a favoredi altri porti anche del nord Europa.

D. Cosa può dirci dei costi derivantidall’assenza di buone leggi, dalla rego-lazione sovrabbondante e dalla propen-sione tutta italiana a recepire normecomunitarie ed internazionali in modopenalizzante per il nostro Paese appe-santendo i requisiti tecnici e gli stan-dard funzionali in esse previste?

R. Tali costi, appesantendo i requisititecnici e gli standard funzionali in essepreviste, sono ancora troppo elevati. Inestrema sintesi, la mancata adegua-tezza del quadro regolatorio contribui-sce a far levitare i costi di realizzazionedelle infrastrutture, quelli delle impreseed i prezzi per l’utenza finale, am-pliando il gap che caratterizza l’Italia ri-spetto ai suoi principali concorrenti. Atitolo di esempio, desidero richiamareun caso ancora aperto legato al recepi-mento di una norma prodotta nell’am-bito dell’Organizzazione marittimainternazionale, che introduce dal 1° lu-glio 2016 l’obbligo di pesatura dei con-tainer quale condizione per il lorocaricamento sulle navi desinate al-l’esportazione. Oltre a registrare ritardinazionali in fase di recepimento, cheespongono i nostri scali ad un elevatorischio di congestione, l’Italia è sem-brata orientata, almeno da quantoemerso negli ultimi mesi, ad applicarela norma utilizzando modalità di pesa-tura dei container decisamente penaliz-zanti rispetto a quanto sta accadendonegli altri Paesi.

D. È notizia di questi giorni che il Go-verno austriaco intende rendere più ri-gorosi i controlli al valico del Brenneroper impedire l’ingresso nel Paese di mi-granti provenienti dal Sud e non solo,sempre più spesso si sente parlare di

una sospensione generale degli ac-cordi di Schengen. Come valuta gli im-patti di una simile eventualità sullamobilità di merci e persone?

R. Parliamo innanzitutto di un grandefallimento politico e sociale che lastessa Commissione europea ritienepossa mettere in pericolo le conquistedel mercato interno ed il suo completa-mento, esercitando un impatto dirom-pente sulla crescita economica dellaintera Unione. Sul piano economico,nonostante sia difficile fare una stimaprecisa, ritengo che i flussi delle per-sone e l’interscambio commerciale su-birebbero inevitabili rallentamenti, maquello che più impressiona sono i nu-meri. Immagini soltanto che, secondoil Parlamento europeo, sono oltre 3,5milioni le persone che ogni giorno, avario titolo, attraversano una frontiera«Schengen», di cui 1,7 milioni sono la-voratori transfrontalieri. La quantifica-zione dei costi è complessa soprattuttoper le persone, ma è intuibile che sianoenormi. Più facile farlo per i trafficimerci. Solo per avere un’idea, pren-dendo a riferimento il trasporto stra-dale lo stesso Jean-Claude Juncker harecentemente ricordato al Parlamentoeuropeo che un’ora di ritardo equivalea un costo medio stimabile in 55 europer veicolo. Se si considera, come hafatto l’Istituto per gli Studi di Politica In-ternazionale, che ogni anno i veicoliche attraversano una frontiera Schen-gen sono circa 60 milioni, e se ipotiz-ziamo che ciascun veicolo perda inmedia mezz’ora per code e maggioricontrolli alla frontiera, il conto è prestofatto: le perdite superano 1,5 miliardi dieuro. Ovviamente la stima è parziale eper difetto. Altri studi, altrettanto auto-revoli, riportano stime complessive chevanno dai 5 ai 18 miliardi di eurol’anno. Si tratta di valutazioni suscetti-bili di significative variazioni, da inter-pretare con grande cautela. Resta ilfatto che una eventuale decisione di ri-mettere i controlli al Brennero potrà in-cidere sulla nostra economia in modoassai oneroso.

D. Lei é una delle personalità che haamministrato il Monte dei Paschi diSiena e che lo ha reso grande, comegiudica la situazione che sta vivendo laBanca Mps?

R. Ritengo che l’amministratore dele-gato Viola abbia fatto un grande lavorosistemando sia in termini giuridici cheeconomici la vicenda del Monte dei Pa-schi. Si tratta di impegnarsi a fondo an-cora sulla rete che è sempre stato ilmotore diesel della banca senese. Nonci dimentichiamo che il marchio Montedei Paschi ha uno straordinario appealin tutto il mondo, non solo nella comu-nità economica finanziaria, maggiore diquello che oggi traspare in una sta-gione tormentata. ■

«Parliamo di un grandefallimento politico e sociale che la stessa Commissione europea ritiene possa mettere inpericolo le conquiste del mercato interno e il suo completamento,esercitando un impatto dirompente sulla crescitaeconomica della interaUnione. Sul piano economico, nonostantesia difficile fare una stimaprecisa, i flussi delle persone e l’interscambiocommerciale subirebberoinevitabili rallentamenti,ma quello che più impressiona sono i numeri. Per il Parlamentoeuropeo, sono oltre 3,5 mi-lioni le persone che ognigiorno, a vario titolo, attra-versano una frontieraSchengen, di cui 1,7 milioni sono lavoratoritransfrontalieri»

21SPECCHIOECONOMICO

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di Bartolomeo (Mino) Giachinogià sottosegretario ai Trasporti

Nella foto: Mino Giachino

Ilproblema principale del Paese, come hanno capito ipoveretti che arrivano con i barconi e ci consideranocome terra di passaggio, è la bassa crescita degli ul-timi 15 anni. Le ricette seguite dagli ultimi tre Gover-ni non eletti hanno dato risultati modesti tanto che ilmodesto tasso di crescita in atto è dovuto più alle ma-

novre di Mario Draghi che ad altro. Il Paese ha bisogno di cre-scere in modo sostenuto sia per diminuire il peso del debitopubblico, di oltre dieci punti più alto dell’epoca Berlusconi, siaper creare nuove occasioni di lavoro.

Due settori su cui il Paese può puntare sono il turismo e lalogistica, due settori ad alta intensità di lavoro, due settori cuila crescita della economia globale darà una spinta costanteal punto da farli diventare motori di crescita su cui ogni Pae-se occidentale e no sta puntando. È importante capire peròperché il Paese è cresciuto poco in questi 15 anni. La delo-calizzazione produttiva degli anni 90, le privatizzazioni fattesolo per fare cassa, la ristrutturazione industriale indotta dal-la competizione delle economie emergenti, gli effetti della cri-si aggravati poi dalla linea franco tedesca della Austerity, chel’Italia volle accollarsi anche al costo di mandare a casa l’ul-timo Governo regolarmente eletto, hanno ridotto del 25 per cen-

OCCHIO AI TRASPORTIMINO GIACHINO: PERCRESCERE IL PAESEDEVE PUNTAREDI PIÙ SUI SETTORITURISMO E LOGISTICA

22 SPECCHIOECONOMICO

Una forte esperienza di promozione uma-na e di solidarietà educa il pellegrino al-l’ecumenismo e alla pace. L’icona stori-ca di questa esperienza è Ulisse. «Occor-re rilanciare il tema delle ragioni dello svi-luppo e delle scelte necessarie o conse-guenti altrimenti il problema del lavoroesploderà come neanche nel 69. Eccoperché il tema delle infrastrutture, dei tra-sporti e della logistica sono per noi de-cisivi tanto quanto il tema della innova-zione tecnologica e della riforma dellamacchina burocratica»

Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea.Sotto: il Ministero dei Trasporti a Roma

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Mino Giachino con Silvio Berlusconi.Sotto: Mario Monti

to la capacità produttiva manifatturiera,aumentando fortemente la disoccupazione,hanno aumentato la povertà e hanno por-tato per la prima volta nel dopoguerra all’im-poverimento del ceto medio.

È questo il motivo della mancata ripresadei consumi e di qui si comprende che 80euro dati ai lavoratori occupati dovevano es-sere utilizzati per rilanciare l’economia. IlPaese non cresce più perché ha perso trop-po manifatturiero e perché la parte deboleo povera è aumentata così tanto da tene-re bassa la domanda di consumi interni. Sedopo le tante riforme annunciate da Mon-ti, Enrico Letta e Matteo Renzi siamo agliultimi posti per tasso di crescita vuol dire checi vuole altro, cioè occorre puntare su nuo-vi motori di crescita economica.

L’Italia, che per il suo grande patrimonioartistico e culturale dovrebbe essere al pri-mo posto tra le destinazioni turistiche deicittadini di tutto il mondo, a causa della ca-renza di infrastrutture di avanguardia(porti, aeroporti, reti ferroviarie ad alta ve-locità), è invece solo quinta. Così nella lo-gistica delle merci a causa delle nostreinefficienze portuali e a causa delle caren-ze di infrastrutture perdiamo traffico a fa-vore dei porti del Nord Europa. La globa-lizzazione, che darà un lavoro e un reddi-to a chi non lo ha mai avuto, e l’e-commer-ce genereranno due domande in costan-te aumento, il turismo e la logistica. Turi-smo e logistica utilizzano entrambi le in-frastrutture (porti, aeroporti, strade, auto-strade e reti ferroviarie).

Chi sarà meglio connesso avrà più tu-rismo e più logistica, due settori «labourintensive». Il boom economico degli anni50/70 fu dovuto ai bassi salari ma anchealla nuova rete autostradale e ai trafori au-tostradali alpini decisi dalle amministrazio-ni locali di quegli anni molto illuminate(San Bernardo inaugurato nel 1964, Mon-te Bianco nel 1965, Brennero ed altri). Laperdita di un quarto del manifatturiero, lepolitiche di flessibilità del lavoro e quelledella Austerity ci hanno impoverito comemai nel dopoguerra.

Occorre rilanciare il tema delle ragionidello sviluppo e delle scelte necessarie oconseguenti altrimenti il problema del la-voro esploderà come neanche nel 69.Ecco perché il tema delle infrastrutture, deitrasporti e della logistica sono per noi de-cisivi tanto quanto il tema della innovazio-ne tecnologica e della riforma della mac-china burocratica.

Ed ecco perché sostenere ad esempioil tema del rinnovamento dei nostri porti apartire da quello più importante, Genova,che senza una nuova Diga foranea rischiadi perdere i traffici trasportati dalle meganavi e le occasioni che ci offrirà il raddop-pio del Canale di Suez, contemporanea-mente con la inaugurazione del Tunnelsvizzero del Gottardo rischia di vedere at-tratta dai porti più efficienti e meglio col-legati del Nord Europa la nostra logistica.

(segue nota ulteriore di Mino Giachino)

CConcordo con la relazione diConfetra che rivendica ilruolo strategico per lo svi-luppo del Paese della logi-stica. Non posso però di-menticare che Confetra

aveva approvato sia la Legge Obiettivo cheil Piano Nazionale della logistica del 2006che quello del 2012-2020 cui avevano la-vorato due Governi Berlusconi. Purtroppoil Governo Monti non solo sciolse la Con-sulta dei trasporti e della logistica di cuiConfetra faceva parte e alla quale Confe-tra partecipò sempre con tanti voti favo-revoli ma mise nel cassetto il Piano dellalogistica cui avevo lavorato io, con gli ope-ratori e con i prof.ri Gros-Pietro, Boitani,Bologna, Rocco Giordano, Dallari, Incalzae il compianto professor Riguzzi. La rela-zione sottolinea ancora una volta il contri-buto che alla crescita potrà dare la logisti-ca se si rinnoveranno le infrastrutture por-tuali, aeroportuali e i trafori alpini.

È la linea che portò i Governi Berlusco-ni, non altri, a ottenere dall’Europa che ben4 corridoi ferroviari del futuro (un vero eproprio asset di sviluppo) passassero nelnostro Paese con ben tre grandi snodi aNovara, Verona e Padova. Apprezzo mol-to la ripresa sia delle autostrade del mareche del ferrobonus, due misure ideate daiGoverni Berlusconi e che sbloccai io quan-do ero al Governo. Constatiamo però chesalvo il cargo aereo i volumi trasportatisono ancora inferiori non solo al 2007 maal 2011.

Mi auguro con tutto il cuore, da italianoe da padre di tre figli, che il Piano Delrio ab-bia successo anche perché dopo 4 anni diGoverni non eletti la crescita è bassissimaed è dovuta in gran parte a Draghi e al calodel prezzo del petrolio. Sono lieto che il Pia-no Delrio, come il ministro ha detto in Se-nato, abbia ripreso anche i lavori del Pia-no cui avevo lavorato e che fu messo nelcassetto da Monti. Il mio Piano però affron-tava il mutamento del paradigma della ven-dita del trasporto da franco fabbrica a fran-co destino, norma che aiuterebbe più di tan-te altre cose la logistica italiana a riappro-priarsi di funzioni e di lavoro rispetto allalogistica estera. La maggiore crescita ar-riverà dal potenziamento dei porti e dallarealizzazione dei trafori alpini.

Per cogliere le opportunità offerte dal-l’ampliamento del Canale di Suez e dal gi-gantismo navale occorre che vadano avan-ti i contenuti concordati dalle tre regionidel Nord Ovest e dal ministro Delrio a No-vara, a partire dalla nuova Diga foranea diGenova utilizzando i fondi Fesr e i fondi delPiano Junker. Cavour valorizzò per primoil porto di Genova e prefigurava il ruolo deitrafori per contendere i traffici al porto diMarsiglia. 150 anni dopo a causa deitanti ritardi e dei tanti No, l’Italia è l’unicoPaese che perde traffico a favore dei por-ti del Nord Europa e a Marsiglia ha sedeil terzo operatore mondiale del trasportocontainers. ■

«Mi auguro, da italiano e da padre di tre figli, cheil Piano Delrio abbia successo, anche perchédopo 4 anni di Governinon eletti la crescita è bassissima ed è dovuta in gran parte a Draghi e al calo del prezzo del petrolio. Sono lieto cheil Piano Delrio abbia ripreso anche i lavori del Piano cui avevo lavorato, messo nel cassetto da Monti. Il mioPiano però affrontava il mutamento del paradigma della venditadel trasporto da franco fabbrica a franco destino, norma che aiuterebbe più di tante altre cose la logistica italiana a riappropriarsi di funzioni e di lavoro rispetto alla logistica estera»

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La 70esima Assemblea annuale dellaConfetra, la Confederazione GeneraleItaliana dei Trasporti e della Logistica, in-dica le nuove sfide che imporranno un ri-pensamento del modello di businessdel settore. Gli operatori chiedono alla po-litica un piano industriale della logistica

In occasione della celebrazione del suo 70esimo anniver-sario la Confetra tira un bilancio della logistica italianadal dopoguerra ad oggi e analizza le prospettive dei pros-simi anni. I dati indicano che il settore dal 1946 ad oggiè passato da 1 milione a 165 milioni di tonnellate attra-verso le Alpi e da 15 milioni a 500 milioni di tonnellate

movimentate nei porti, ma da una comparazione con i com-petitors europei in realtà il settore ha perso terreno ed occa-sioni. «Diamo atto al Governo–afferma Nereo Marcucci, pre-sidente di Confetra–di aver avviato l’ammodernamento del mo-dello di governance dei porti ed il rilancio del cargo ferrovia-rio insieme allo sviluppo dell’intermodalità e alle semplifica-zioni dello sportello unico, ma è sempre più necessario un veroe proprio piano industriale finalizzato a riposizionarci tra i Pae-si leader della logistica europea».

Nella relazione, Marcucci descrive: quando è nata Confe-tra, nel 1946, l’economia italiana risentiva dei forti postumi del-la guerra, della visione autarchica che l’aveva preceduta e del-la cristallizzata struttura sociale: il traffico delle merci era so-stanzialmente interno. Attraverso le Alpi, dove non c’erano an-cora i passi e i trafori autostradali, transitavano intorno a 1 mi-lione di tonnellate di merci, i nostri porti ne movimentavano15 milioni, il cargo aereo era sostanzialmente inesistente. Suferrovia viaggiavano meno di 25 milioni di tonnellate di mer-ci. In quegli anni la trazione animale era ancora molto impor-tante; i treni erano al 70 per cento a vapore e gli aeroplani era-no ad elica. Erano le necessità di una economia prevalente-mente agricola. Nel 2007, anno in cui in Italia si è raggiuntoil massimo traffico commerciale, sono transitati attraverso leAlpi 165 milioni di tonnellate tra strada e ferrovia, i nostri por-ti hanno movimentato più di 500 milioni di tonnellate e il car-go aereo ne ha raggiunte quasi 1 milione, pari in valore al 30per cento del commercio estero italiano.

Le aziende associate hanno saputo adattare la loro intelligen-za logistica ad ogni cambiamento tecnologico, normativo, di mer-cato, e cogliere le opportunità offerte dai processi di liberaliz-zazione portuale ed aeroportuale ed anche di quella ferrovia-ria, contribuendo alla crescita fino a raggiungere il picco di vo-lumi di traffico del 2007. Da allora ad oggi abbiamo perso ter-reno: mentre i volumi del traffico stradale e marittimo sono oggi

OCCHIO AI TRASPORTI

intorno all’87 per cento di quelli di nove anni fa, il cargo ferro-viario è arretrato di oltre il 40 per cento. Solo il cargo aereo èriuscito a recuperare e superare i valori del 2007. «Se le no-stre difficoltà fossero dovute solo alla contrazione della doman-da interna non compensata dalla crescita dell’export dovrem-mo farcene una ragione. Purtroppo non è così», spiega Mar-cucci. Nel corso dell’Assemblea è stato sottolineato come sen-sibilità politica e approccio della Pubblica Amministrazione deb-bano essere sempre più «business friendly», mentre oggi adem-pimenti e pressione fiscale sono percepiti come intollerabili datutti gli imprenditori italiani, a fronte dell’esigenza di liberare ri-sorse per investimenti, consumi, crescita e occupazione.

«Il nostro settore–conclude Nereo Marcucci–vede all’orizzon-te trasformazioni legate all’affermarsi di nuove tecnologie digi-tali e di nuove soluzioni vettoriali come la rotta artica, le meganavi da 30 mila Teus, il collegamento ferroviario da Shanghaia Madrid che modificheranno profondamente strategie e ruo-li del logistico così come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi eche richiederanno grandi capacità di visioni innovative e fortiinvestimenti: questa è la nuova frontiera dei servizi alla merceche le imprese di logistica sono chiamate a raggiungere».

I’andamento del traffico italiano delle merci per il secon-do anno consecutivo è caratterizzato, per quanto con-cerne sia i volumi trasportati che il fatturato, da segnipositivi per tutte le modalità, tranne che per il tranship-ment che arretra di quasi il 10 per cento. Lo rileva la Notacongiunturale del 2015, elaborata dal Centro Studi Con-

fetra, intervistando un panel di imprese tra le più rappresenta-tive dei vari settori. Continuano ad eccellere il cargo aereo (+5,1per cento) ed il settore dei courier (+8) trainati dalla inarresta-bile espansione del commercio elettronico. Buono l’anda-mento dell’autotrasporto, sia nazionale (+3) che internaziona-le (+2,7), confermato sia dal traffico autostradale cresciuto del3,3 per cento, sia dai transiti nei valichi alpini aumentati del 2,5per cento. In ripresa anche il cargo ferroviario con un +2,6 percento. Positive infine le spedizioni internazionali marittime (+3,4),stradali (+3,1) ed aeree (+2).

La modesta crescita del Pil (+0,7) e le incertezze politiche in-ternazionali pesano peraltro sulle aspettative degli operatori,che permangono buone per un terzo degli intervistati, ma rico-minciano a crescere fino all’8 per cento quelle con il segno ne-gativo. Rimane preoccupante l’andamento delle varie moda-lità rispetto ai valori massimi del 2007, fatti uguale a 100: soloil cargo aereo ha raggiunto e superato quei valori, mentre gom-ma e mare si aggirano ancora intorno all’87 per cento e la fer-rovia al 60 per cento. ■

i dati del settore dei trasporti nel 2015

CONFETRA: ECCOIL BILANCIO DELLALOGISTICA ITALIANADAL DOPOGUERRASINO AD OGGI

nella foto: Nereo Marcucci,presidente di Confetra

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Nel mondo del lavo-ro attuale, l’inno-vazione si fonda

su due soggetti: l’individuo el’organizzazione. Le nuovetecnologie devono essere, daun lato, facili da usare e ric-che di prestazioni, dall’altro,profittevoli e semplici da ge-stire. Questa duplicità puòessere raggiunta solo grazie

ad una visione completa ecoerente del comportamentodelle persone e delle necessi-tà di business. Reti di Teleco-municazioni e Servizi IT sonoasset strategici per incre-mentare il valore competiti-vo, ma la loro crescente com-plessità rende necessariecompetenze e capacità sem-pre più specialistiche chepossono più efficacementeessere reperite all’esterno.Alla luce del complicato sce-nario competitivo in cui si tro-vano oggi ad operare, le Im-prese hanno la necessità dipreservare la propria profit-tabilità focalizzandosi sulleattività core e impegnandosiper ridurre e rendere più fles-sibili i costi.

L’innovazione tecnologica ènecessaria per supportarequesto percorso evolutivo. Larazionalizzazione dei costi sipuò ottenere facendo evolve-re le comunicazioni voce, vi-deo e dati su una rete IP (chesi basa sull’Internet Proto-col), e sfruttando la transizio-ne del collegamento alla retepubblica da TDM (tradiziona-le) a SIP trunk (attraversol’interconnessione alla reteIP), riducendo così i costi diinterconnessione. Se si inte-grano i devices mobili con lapiattaforma aziendale, si in-crementa la produttività sin-gola e dei team e i processi

aziendali possono esseresemplificati consentendo co-sì potenziali risparmi legati auna maggiore efficienza edefficacia dell’attività dellepersone. La comunicazionevideo e le conferenze multi-mediali possono aiutare a ri-durre le spese di viaggio, adaccelerare il processo deci-sionale, a rafforzare la coe-sione tra team e a migliorarela gestione delle informazioni.

Grazie alla sua esperienza,Italtel può indirizzare opera-tori e imprese verso le stra-tegie più efficaci in ambitoTLC e IT. Partendo da un as-sessment, necessario perchiarire la situazione in cam-po e interpretare con preci-sione le esigenze di business,Italtel supporta i suoi clientinella scelta degli strumentipiù appropriati, tra i diversidisponibili sul mercato, e nelprogetto di soluzioni comple-te e coerenti. Italtel è in gra-do di implementare l’inter-connessione tra reti differen-ti e l’evoluzione dei sistemi dicomunicazione senza soluzio-ne di continuità con la retecentrale.

Oggi infatti che le comuni-cazioni rivestono nelle azien-de un’importanza fondamen-tale per lo svolgimento dellequotidiane attività lavorative,il tema acquisisce importan-za strategica in particolare

GRAZIE AD ITALTEL SI RINNOVA TUTTA LA RETE DI COMUNICAZIONE DI COSTA CROCIERE

Con un progettoassegnato a Italtel,la compagnia dinavigazione CostaCrociere ottieneuna connessionesu rete IP con cuiriduce le spese dicomunicazione e assicura unamigliore fruizionedei più modernistrumenti di collaboration e produttività individuale, comevideocall,videoconference,presence, instantmessanging,nonché rubrica centralizzata e messaggistica

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per le società che operano inun contesto internazionale.La globalizzazione richiedecambiamenti radicali nel mon-do del lavoro. Per consentireun aumento della competitivi-tà, la natura dell’Impresa de-ve evolvere verso una maggio-re flessibilità organizzativa elogistica.

In questo scenario CostaCrociere, la nota compagniadi navigazione italiana leadernel settore in Europa con se-de principale a Genova ed uffi-ci in diversi Paesi in Europa,Stati Uniti, Sud America eAsia - ha saputo sfruttare almeglio le nuove potenzialitàdell’ICT.

Costa Crociere era dotatadi una infrastruttura voce ba-sata su un insieme eteroge-neo di centralini locali diretta-mente collegati alla rete tele-fonica tradizionale. Questi,sebbene garantissero i servi-zi telefonici di base, non per-mettevano l’integrazione tra ivari sistemi presenti nelle se-di e originavano alti costi siain termini di tariffe dei gestoritelefonici sia in termini di ma-nutenzione e gestione. Inol-tre, da alcuni anni, a seguitodell’acquisizione da parte diCosta Crociere di altre realtànell’ambito della navigazione,era sempre più necessariounificare ed integrare i siste-mi voce presenti nei diversicontesti.

Per queste ragioni, oltre ov-viamente a una forte spintaall’innovazione, Costa Crocie-re ha deciso di avviare una mi-grazione verso un modernoed integrato sistema di comu-nicazione, basato sul proto-collo IP, che fosse in grado dierogare nuovi servizi di comu-nicazione. Costa Crociere haaffidato ad Italtel la realizza-zione del progetto di migra-zione «chiavi in mano». Lo sto-rico player con headquarterin Italia e sedi in Europa e La-tam, ha messo in eserciziodue cluster di call manager inridondanza geografica, inte-grati con sistemi legacy (tra-dizionali/proprietari) di Co-sta Crociere, e ha consentitodi uniformare ed unificare icentralini delle varie sedi efornire agli utenti nuovi servi-zi di comunicazione.

Partendo dalla progetta-zione della nuova infrastrut-tura di comunicazione vocebasata su protocollo IP(VoIP), in meno di sei mesiItaltel ha migrato dalla tec-nologia tradizionale in TDMla rete di comunicazione checollega le sedi di Costa Cro-ciere di Genova e Parigi, el’attività prosegue ora conBarcellona e Madrid. Graziealla nuova infrastruttura, idipendenti di questi uffici di-spongono di nuovi strumentidi collaboration e produttivi-tà individuale, come video-call, videoconference, in-stant messanging e presen-ce, rubrica centralizzata emessaggistica. È previstaper la fine del 2016 una se-conda fase di implementa-zione del progetto che colle-gherà le altri sedi di Costasia in Europa che nel restodel mondo (Shanghai, Miami,San Paolo, Buenos Aires).

Al termine del progetto, Co-sta Crociere avrà ottenutouna semplificazione ed unaomogeneizzazione dell’infra-struttura con miglioramentodi gestione e di esercizio dellapiattaforma. Inoltre gli utentidi Costa Crociere hanno ora adisposizione nuovi strumentidi collaboration e produttivitàindividuale che li aiuterannonelle loro attività quotidiane.

La nuova rete telefonica èstata implementata utiliz-zando le migliori tecnologiepresenti sul mercato in gra-do di sfruttare i vantaggi of-ferti dall’architettura VoIP. Ilpartner tecnologico di riferi-mento per la soluzione è Ci-sco. In particolare sono statiadottati i prodotti Cisco del-la famiglia Cisco UnifiedCommunications.

Durante la realizzazione diquesto progetto, Italtel hafornito una assistenza tecni-ca continua. La nuova piatta-forma è stata integrata inVoIP con il Call Center esi-stente, garantendo quindiuna gestione centralizzata ditutti gli instradamenti telefo-nici, sia per gli uffici che peril Contact Center, presentenella sede centrale di Geno-va, ed un accesso comuneverso la rete PSTN.

Attraverso il personalespecializzato dedicato, Italtelinoltre ha garantito il pro-prio supporto con attività diformazione concordate con ilcliente. In termini di evoluzio-ne futura, la soluzione messain campo garantisce la mas-sima scalabilità, espandibili-tà e flessibilità, e il futurocollegamento di tutti i cen-tralini presenti a bordo del-l’intera flotta della compa-gnia di navigazione. ■

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Una delle tre piscine di Costa Deliziosa. La nave ha 1.130 cabine e ospita 340 opere d’arte originali

tra cui la «Sfera» di Arnaldo Pomodoro

SPECCHIOECONOMICO

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vano veti reciproci facendo scomparirenel nulla le pur pregevoli iniziative chel’uno o l’altro avviava.

Così, con gli studi elaborati dal 2009 inpoi e che avevo presentato ai suoi quattropredecessori, andai dal ministro France-schini per mettere a disposizione delloStato (il Ministero dei Beni culturali) ciòche un altro pezzo dello Stato (la Consip,società del Ministero dell’Economia cheha il compito di centrale acquisti nazio-nale) aveva fino ad allora studiato permigliorare il processo degli approvvigio-namenti in un settore strategico per ilPaese e critico per il contesto in cui eraarenato. Il programma è stato aggiornatoed affinato con i suoi collaboratori - altis-sime professionalità - ed è poi partito do-po che insieme lo presentammo in unaconferenza stampa al Ministero dei beniculturali in febbraio 2015. Sono state av-viate poi le prime gare, ora in corso, e tut-te le altre iniziative mirate che connetto-no il patrimonio culturale con altri settorieconomici come il turismo, i trasporti, laristorazione, il multimediale, ecc.

Ma quanto vale oggi questo «settoreindustriale», e quanto potrebbe valere? Ilsolo settore dei musei, siti archeologici,biblioteche e luoghi della cultura «fattu-ra» oggi, dalle statistiche disponibili, me-no di 500 milioni di euro annui (il primoGruppo del settore ne fattura meno di 80)a fronte degli oltre 5 miliardi di euro difatturato nel Regno Unito che non ha unpatrimonio culturale di livello compara-bile a quello italiano. Alcune stime preli-minari indicano in almeno 2 miliardi e500 milioni di euro annui il ricavo mini-mo che il Paese può ottenere da una piùavanzata gestione e valorizzazione delpatrimonio culturale, portando questaoperazione (le concessioni durano 9 an-ni) ad un valore di oltre 22 miliardi di eu-ro, equivalente dunque ad una manovrafinanziaria di solo sviluppo e nessun ta-glio di spesa.

Affermava nel 2011 Pier Carlo Padoanquando era nell’Ocse che solo un avanza-to sistema degli approvvigionamentipubblici può essere uno strumento di po-litica industriale di un Paese, stimolandoinnovazione, sviluppo e occupazione.Ecco dunque come finanziare la tutela ela valorizzazione del patrimonio cultura-le italiano che i bilanci pubblici ormainon possono più sostenere adeguatamen-te: sviluppando quell’industria in cui ilnostro Paese può e deve essere un prota-gonista globale. ■

di Domenico Casalino,esperto di appalti e tecnologie,amministratore delegatodi Techno Sky

L’Italia, proprio lei, non ha laprima industria del mondo nelsettore culturale. Come mai, e

soprattutto, come costruirla? Il patrimo-nio culturale è stato, negli ultimi 40 anni,oggetto di battaglie ideologiche, ineffi-cienze gestionali, furti e frodi, nonché ditagli lineari sui bilanci pubblici. Eppure,osserviamo le straordinarie iniziative rea-lizzate da preparatissimi ed appassionatimanager pubblici: il restauro di opere daparte dei prestigiosi centri di eccellenzacome l’Opificio delle pietre dure di Fi-renze; la ristrutturazione di musei comequello di Reggio Calabria, che espone ibronzi di Riace; il restauro di siti archeo-logici come Pompei; le straordinarie ope-razioni del Comando dei Carabinieri perla tutela del patrimonio culturale.

Le nostre competenze professionali siapplicano in Italia al modello di «museodiffuso», ovvero tanti siti di notevole inte-resse e distribuiti sul territorio, opposto almodello di pochi e grandi musei naziona-li propri di altri Paesi come la Francia conil Louvre o il Regno Unito con il BritishMuseum. I nostri molti luoghi della cultu-ra sono difficili da mantenere e costosi dagestire: le dinamiche di progressiva ridu-zione degli stanziamenti pubblici hannoridotto gli interventi sulle opere, metten-do a rischio la concreta possibilità difruirne; mancano i fondi per preservare,gestire e far fruire il nostro patrimonio.

L’intervento dei privati nella gestionepuò migliorare l’obiettivo pubblico di ga-rantire la conservazione e la fruizione delpatrimonio culturale? La legge Roncheydel 1993 rispose di sì, prevedendo mo-delli di concessione in cui un’impresaconcessionaria si prende carico di alcunicompiti di gestione, ad esempio di unmuseo, in cambio di quote dei ricavi del-la vendita dei biglietti dello stesso museoe delle ulteriori mostre ivi organizzate.Un modello largamente diffuso in moltiPaesi, ma aggiudicati i primi contratti inItalia - giunti oggi alla sesta proroga -non si riuscì ad aggiornare il modello

concessorio per la complessità degli appal-ti pubblici e del lacerante dibattito sullamercificazione del patrimonio culturale.

Quanto al primo tema - gli appalti pub-blici - una gara è quella fase che intercor-re tra un’idea e la sua concreta attuazio-ne, e quando manca interviene spesso lamagistratura in un procedimento com-plesso che richiede in media 18 mesi,nonché specializzazioni e competenzeamministrative spesso mancanti negli uf-fici pubblici che bandiscono le gare, cosìda prestare il fianco a ricorsi, anche pre-testuosi, che portano all’annullamentodei bandi. Quanto al secondo tema - lamercificazione - si sono scontrate due te-si, che contrapponevano le opportunitàdella valorizzazione alle esigenze dellatutela. Occorre riconoscere che il patri-monio culturale non è né petrolio daestrarre né un monumento intoccabile,bensì uno dei settori dell’economia nazio-nale che da troppo tempo langue. È possi-bile tutelare il patrimonio culturale valo-rizzandolo e valorizzarlo tutelandolo.

Ero amministratore delegato dellaConsip quando a febbraio 2014 DarioFranceschini fu nominato ministro deiBeni culturali. Compresi che con luiavremmo potuto avviare un progetto chela Consip studiava da anni: creare stru-menti di gestione più avanzata del patri-monio culturale, migliorando il modellodi approvvigionamento e delle conces-sioni. La profonda riforma del settore datal ministro avviata è un grande passo inavanti che consolida la nostra identità na-zionale, e solo con quella riforma potevasuperarsi il «triangolo delle Bermudadella diffidenza», che ne ha tarpato perdecenni le potenzialità: imprese, sovrin-tendenti, direttori centrali del Ministeroche, diffidando gli uni degli altri, pone-

SPECCHIOECONOMICO28

«Ero amministratore delegatodella Consip quando a febbraio2014 Dario Franceschini funominato ministro dei Beniculturali. Compresi che con luiavremmo potuto avviare unprogetto che la Consip studia-va da anni: creare strumenti digestione più avanzata delpatrimonio culturale, miglio-rando il modello di approvvigio-namento e delle concessioni»

PATRIMONIO CULTURALE:UN’INDUSTRIA IN CUI L’ITALIAPUÒ ESSERE PROTAGONISTA

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evento «Stupor Mundi, l’ori-gine», organizzato dall’As-sociazione Mesime, patroci-

nato dall’Assessorato dei Beni cultu-rali e dell’identità siciliana, dal Mu-seo Riso e dalla Fondazione FedericoII, è stato realizzato grazie al fonda-mentale sostegno della FondazioneTerzo Pilastro-Italia e Mediterraneo.Il progetto, ideato da Filippo di Sam-buy con la collaborazione di Aldo Ta-ranto e di Giovanna dalla Chiesa, cu-ratrice della mostra, è ispirato ai sim-boli chiave legati alla figura di Fede-rico II, quale fondatore di quella inte-grazione fra le culture greca, latina,araba, ebraica, e persino di una lin-gua unificante, la romanza, a cui an-cora oggi possiamo rivolgerci, comea un modello, per l’appunto all’origi-ne di un primo disegno di integra-zione nazionale.

In occasione delle prossime mani-festazioni legate alla proclamazionedei siti arabo-normanni come patri-monio Unesco, le due istituzioni diPalazzo Reale e Museo Riso hannoaccolto con entusiasmo l’idea di col-laborare alla realizzazione della mo-stra che presenta, oltre a tre grandiinstallazioni pavimentali, una seriedi progetti preparatori, una sculturalignea e il ritratto di Federico II, per-mettendo al pubblico di ripercorrereuna parte del tradizionale itinerariocon una lettura contemporanea gra-zie ai lavori di Filippo di Sambuy. Leopere saranno visibili all’interno diPalazzo Reale, nel cortile Maqueda,nella Cappella dell’Incoronazioneche rievoca i fasti dell’Imperatore al-l’interno della navata, nella Cripta enella Loggia dell’Incoronazione,spazi «out» del Museo e a completa-mento del percorso, nella grande ve-trina esterna di Palazzo BelmonteRiso.

Con il convegno «L’Origine», tenu-tosi in occasione dell’inaugurazione,si è analizzata la contemporaneitàdel messaggio di Federico II. L’avvo-cato Emmanuele Francesco MariaEmanuele, presidente della Fonda-

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Il progetto, ideato da Filippo di Sambuy, è ispirato ai simboli chiave legati alla figura diFederico II quale fondatore di quella integrazione fra le culture greca, latina, araba, ebrai-ca e persino di una lingua unificante, la romanza, a cui ancora oggi possiamo rivolgerci,come a un modello, per l’appunto all’origine di un primo disegno di integrazione nazionale

LL’’ zione Terzo Pilastro, così afferma:«La figura di Federico II incarna, conla sua personalità affascinante e po-liedrica, il modello ideale di uomo edi dominus: egli fu, infatti, fine giuri-sta, attento legislatore, architetto, let-terato, poeta, mecenate, cattolico macritico sull’invasività del potere tem-porale della Chiesa, lungimirante fi-lantropo dalle idee progressiste. Nona caso, era conosciuto con l’appellati-vo ‘stupor mundi’, stupore del mon-do, che dà il titolo a questa importan-te mostra. Un progetto, concepito daFilippo di Sambuy, che restituisce al-la città di Palermo e alla Sicilia quelruolo centrale che ne fece l’epicentrodell’incontro e dell’osmosi di culturenel XII secolo, così come auspico pos-sa accadere ancora oggi, grazie al re-cupero di una dimensione politicamediterranea che sappia fare effetti-vamente da ponte tra Europa, Asia eAfrica, senza trascurare la vocazioneuniversale».

A questo intervento e a quello deicuratori si sono affiancati quelli deidirettori delle istituzioni coinvolte,dell’Assessore alla Cultura della cittàdi Palermo, e di critici e studiosi del-la figura di Federico II, fra i qualiFerdinando Maurigi e Francesco Ver-gara. Presente al convegno anche l’e-ditore Umberto Allemandi che, insie-me alla direttrice del Museo Riso, Va-leria Patrizia Li Vigni, ha presentatoal pubblico il prezioso volume cele-brativo del progetto, edito dalla sto-rica casa editrice.

Dichiara la direttrice: «Siamo parti-colarmente lieti di collaborare allarealizzazione di questa mostra diffu-sa che vede operare in sinergia laFondazione Terzo Pilastro-Italia eMediterraneo, l’Assemblea regionalee il Museo regionale di Arte Moder-na e Contemporanea di Palazzo Bel-monte Riso e che coinvolge in unanuova rete territoriale la Cappelladell’Incoronazione, spazio all’ester-no del Museo, vero gioiello da inseri-re nell’itinerario arabo-normanno direcente promosso dall’Unesco». ■

Filippo di Sambuy, due delle operea Palazzo dei Normanni

PALAZZO REALE DI PALERMO: LA MOSTRA«STUPOR MUNDI, L’ORIGINE» RESTITUISCECONTEMPORANEITÀ A RE FEDERICO II

PALAZZO REALE DI PALERMO: LA MOSTRA«STUPOR MUNDI, L’ORIGINE» RESTITUISCECONTEMPORANEITÀ A RE FEDERICO II

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SPECCHIOECONOMICO

vocazione di un prestigioso dirigen-te sindacale, trovare dei momenti diattenta e serena riflessione e in que-sto modo si può far fare un ulteriorepasso avanti al già ricco confrontoche c’è sempre stato nel movimentosindacale sui problemi dell’autono-mia e dell’unità.

Di Vittorio è entrato nel mito, ol-tre che nella storia, del movimentocontadino e operaio del nostro pae-se e il mito è qualcosa di profonda-mente diverso da quella sorta d’il-lusione storica che facilita la sem-plificazione, se non il travisamento,che spesso rende quasi inaccessibilile biografie di uomini la cui gran-dezza è indiscussa. Il mito, in que-sto caso, è rievocazione dell’umano,della semplicità e della straordina-rietà di un dirigente che è vissutosul crinale di una contraddizioneoggettiva del movimento operaio econtadino della sua epoca e dellasua stessa organizzazione, la Cgilunitaria, una contraddizione fraunità di autonomia, tra socialismo elibertà, una contraddizione che de-finirei una e duplice. Il mito non èdunque, e nessuno di noi può pen-sare che sia, chiusura nel ghetto do-rato della aproblematicità storica,cioè, in ultima analisi, dell’archivia-zione.

Ci sono stati nuovi contributi sto-riografici, nuovi studi ed indagini,dai quali la figura di Di Vittorioesce ancor più rafforzata nella suacomplessità. E proprio questi studidimostrano quanto fosse ingiusto eriduttivo e probabilmente antistori-co il giudizio di Palmiro Togliatti,quando, con una delle sue taglientisentenze, lo definì più che un uomopolitico, un sentimentale, un pas-sionale.

Non credo che si possa generaliz-zare ed assolutizzare il senso diquesto giudizio di Togliatti, ma so-

iuseppe Di Vittorioera un sindacalista

che si occupava deilavoratori: non si ser-

viva del sindacato. Loserviva. Così come Sandro Pertiniera al servizio del suo partito. Sin-dacalista forgiato in quella terribilesituazione nella quale vivevano ibraccianti nell’Italia di allora. «Il so-le è diventato rosso e il padrone fala faccia scura», così al tramonto ibraccianti descrivevano la fine dellagiornata di lavoro e il rammaricodel padrone per non poterli sfrutta-re più a lungo. Ignazio Silone inFontamara così descrive quel mon-do: «Io so bene che il nome di cafo-ne nel linguaggio del mio Paese, siadella campagna che della città, è oratermine di offesa e di dileggio; maio l’adopero in questo libro nellacertezza che quando nel mio paeseil dolore non sarà più vergogna, es-so diventerà nome di rispetto, e for-se anche di onore».

E ancora Ignazio Silone per rac-contare la realtà contadina di alloraricorda la classifica che fa MicheleZampa, anziano cafone, parlandodelle condizioni del lavoro nel Fuci-no: «In capo a tutti c’è Dio, padronedel cielo. Questo ognuno lo sa. Poiviene il principe Torlonia, padronedella terra. Poi vengono le guardiedel principe. Poi vengono i cani del-le guardie del principe. Poi nulla.Poi ancora nulla. Poi ancora nulla.Poi vengono i cafoni».

In questo contesto Giuseppe DiVittorio organizzò i contadini; ri-cercò sempre uno sbocco ai conflitti;era contrario alle sommosse, alleproteste velleitarie, all’inconclu-denza dei rivoluzionari e dei massi-malisti. Era un negoziatore, abile,tenace, preparato. Era un sindacali-sta riformista. Come Bruno Buozzi.Era un autodidatta. Sapeva che peressere veramente liberi bisogna co-noscere, occorre sapere.

Ricordare la figura e il pensiero diun grande dirigente sindacale comeDi Vittorio non può e non deve es-sere un semplice atto rievocativo.Può e deve essere qualcosa di più.Si deve incentrare sui temi dell’u-nità e dell’autonomia, un binomioormai fondamentale della vita delsindacato nel nostro paese. Quandola connessione fra questi due termi-ni viene meno o si allenta, in pro-porzione inversa si moltiplicano ledifficoltà all’interno del movimentoe più faticosa ed incerta diviene l’i-niziativa e la capacità propositiva edi lotta del sindacato.

Senza pretendere di sciogliere inquesta sede nodi così rilevanti e co-sì presenti e condizionanti nella sto-ria del sindacato, si può, nella rie-

SINDACALISMO

DI GIORGIO BENVENUTO PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE

BRUNO BUOZZI

GGGG

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Giuseppe Di Vittorio non si serviva del sindacato:

lo serviva. Sindacalista forgiato in quella terribile

situazione nella quale vivevano i braccianti nell’Italia di allora

GIUSEPPEDI VITTORIO:IL SINDACATO

DEVE RITROVAREUNITÀ, AUTONOMIA,

IDEE INNOVATIVE

Giuseppe Di Vittorio

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no al tempo stesso convinto che, sevogliamo davvero scongiurare ilpericolo dell’illusione storica, nonpossiamo sottovalutarlo. Quel tipodi giudizio era infatti dirimente nel-la valutazione di Togliatti e tradivaun suo modo di intendere il rappor-to tra ruolo del dirigente politico eruolo del dirigente sindacale. Ed èun giudizio con il quale non possia-mo non fare i conti, se di autonomiae unità vogliamo davvero discutere.Non è secondario certamente che lapassionalità di Di Vittorio, così fra-ternamente rimproveratagli dal Se-gretario del Partito Comunista, va-da proprio a toccare, con una pron-tezza ed una tempestività che oggici appaiono eccezionali, nodi fonda-mentali del confronto politico al-l’interno della sinistra, allora al cen-tro di un serrato dibattito.

Proprio dal rapporto vitale con ilavoratori, più che da calibrature diuna esasperata e quindi astratta ra-zionalità politica, Di Vittorio trasse,negli anni immediatamente prece-denti alla sua morte (e sono annidecisivi del movimento comunistainternazionale) alcuni fondamentaliintuizioni politiche, allora coraggio-se, oggi decisive. Alla loro determi-nazione, alla loro accelerazione,contribuì, e non lo possiamo dimen-ticare, la vivace dialettica che carat-terizzò la vita della Cgil in queglianni e di cui una componente fon-damentale, insieme a quella comu-nista, era costituita dalla presenza edal ruolo dei socialisti; e tutto il di-battito sui legami con la Fsm e l’in-tuizione del Piano del lavoro, chepoi venne abbandonata e che videallora la Cgil non riprendere fino infondo quella geniale proposizionedi Di Vittorio all’epoca della pro-grammazione, un’occasione cheforse fu perduta, anche se non vasottovalutata, negli anni del primocentrosinistra, la decisione di aste-nersi dei parlamentari sindacalistidella Cgil.

Giorgio Napolitano ricorda cheGiuseppe Di Vittorio, dopo la divi-sione sindacale, continuò a credere,sempre, nell’esigenza e nella pro-spettiva dell’unità sindacale. E acercare di ritessere il filo del dialogopolitico tra tutte le forze democrati-che. Napolitano a tale propositosottolinea che la Conferenza nazio-nale tenutasi a Roma dal 18 al 20febbraio 1950, in piena guerra fred-da, si svolse in un momento di dia-logo davvero impensabile senzal’apporto trascinante di Di Vittorio.Accanto ai comunisti e ai socialistidella Cgil, nel Teatro delle Arti, siritrovarono i Ministri Pietro Cam-pilli e Ugo La Malfa, Amintore Fan-fani e Giorgio La Pira e uomini tra i

nei rapporti tra partito e sindacato,quella dialettica interna della Cgil,tra le correnti socialista e comuni-sta, contribuì a farla emergere e DiVittorio si dimostrò leader capacedi cogliere e di interpretare l’avan-zamento di posizioni politiche eculturali che da esso scaturiva.

Di quel famoso e drammatico1956 noi attendiamo ancora oggi unulteriore approfondimento delle ri-percussioni che si ebbero nel sinda-cato per il travaglio dei partiti poli-tici di fronte ai fatti di Ungheria. Diquelle ripercussioni oggi abbiamoancora una ricostruzione sommaria,per lo più fondata sui fatti ufficiali,ma soprattutto abbiamo una certacondizione di sospensione di giudi-zio alla quale ha indotto la famosaprecisazione che Di Vittorio fece inun discorso a Livorno all’indomanidella approvazione del documentodella Cgil sui fatti di Ungheria, chedifferenziò nettamente il giudiziocritico della Cgil da quello «com-prensivo» del Partito Comunista.

La condanna storica e definitivadi metodi antidemocratici di gover-no e di direzione politica che in queldocumento veniva sancita vennefortemente attenuata dall’afferma-zione di Di Vittorio secondo cui es-sa, in qualche punto, non corrispon-deva alle sue convinzioni.

Non sappiamo se quella precisa-zione fu voluta con convinzione daDi Vittorio o se essa fu invece la

più rappresentativi dell’università,del mondo della ricerca, del mondofinanziario, della pubblica ammini-strazione.

«La ricaduta politica–ricorda Na-politano–fu ben visibile nelle deci-sioni prese poi dal Governo, speciecon l’avvio della politica di inter-vento straordinario nel Mezzogior-no, con l’istituzione della Cassa delMezzogiorno, rispetto alla quale,come si sa, l’atteggiamento di DiVittorio si distinse da quello di net-ta opposizione del Pci. E quella di-stinzione si sarebbe mantenuta e ri-petuta alcuni anni dopo, quandonel novembre del 1953, al Conve-gno della Cassa del Mezzogiorno, siannunciò con la relazione del pro-fessor Saraceno il passaggio a unapolitica di industrializzazione. Ilconsenso espresso in quel convegnoda Di Vittorio gli procurò rinnovatecritiche in sede di partito: quellache a dirigenti e giovani turchi delPci di quel tempo apparve come in-genuità o avventatezza politica, erain effetti volontà di apertura, sceltadi movimento, contro indubbi ri-schi di schematismo e rigidità e inrisposta a esigenze prioritarie di ca-rattere sociale e sindacale, compre-sa l’esigenza della ricerca di possi-bili convergenze unitarie fra le or-ganizzazioni dei lavoratori».

Ma questa dialettica che caratte-rizzò la vita della Cgil fu molto im-portante perché, se ambiguità vi era

Ignazio Silone

Bruno Buozzi

Amintore Fanfani

Palmiro Togliatti

Nella foto in basso: Davide Giacalone, MatteoCelere, Gaspare Lupo, Ignazio Giacalone,Ugo La Malfa, Vito Ferro, Aristide Gunnella

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conseguenza di quella specie diprocesso, secondo la testimonianzaresa da Antonio Giolitti a GiorgioBocca, al quale Di Vittorio fu sotto-posto nel suo partito per quel docu-mento della Cgil. Possiamo e dob-biamo considerare quella precisa-zione il frutto di un compromesso,il risultato di un confronto dialetti-co fra partito e sindacato. Ma nelpercorrere quelle vicende l’impres-sione netta è che in Di Vittorio, nel-l’uomo e nel dirigente, non vi eraambiguità. Il rapporto di forza tra lacomponente socialista e quella co-munista (del resto differente quellasocialista sulla valutazione dell’in-tervento sovietico in Ungheria) nonerano tali nella Cgil, da poter co-stringere un uomo come Di Vittorioa subire una presa di posizione chein qualche punto (quale se nonquello della condanna?) non corri-spondeva a quelle che egli definì,parlando a dei comunisti, «le nostreposizioni».

Cosa poteva indurlo ad accettareuna simile presa di posizione se nonl’intima convinzione che essa fossegiusta e inconfutabile? Quale più si-gnificativa prova di razionalità e di-rei di realismo politico può dare undirigente di fronte ad una questionedi questo genere? È impressionanteper la sua nitidezza la distinzioneche Di Vittorio, evidentemente suquesto punto in disaccordo con lalinea del suo partito, seppe fare trail suo essere militante di un partitopolitico ed il suo essere dirigentesindacale. Questa, pur con le suecontraddizioni e le sue ambiguità,resta una delle pagine chiave delmovimento sindacale.

Il clima di quegli anni purtropponon consentì alle altre Confedera-zioni di cogliere il senso del trava-glio in atto nella Cgil e di valoriz-zarne le implicazioni politiche posi-tive. Fu al contrario commesso daesse esattamente l’errore contrario,quello di non distinguere tra le po-sizioni della Cgil e quelle del Parti-to Comunista. Non a caso proprioDi Vittorio arrivò a sostenere al con-gresso del Partito Comunista diquell’anno, l’esigenza che il Pci po-nesse in soffitta la teoria leninistadella cinghia di trasmissione. Ma illeader della Cgil avrà poi pochi me-si di vita, troppo pochi, per poterportare avanti le sue posizioni anti-cipatrici.

È difficile oggi valutare in tutta lasua pienezza il contributo che DiVittorio portò ad una concezione diuna unità sindacale che avesse pro-prio nell’autonomia uno dei suoifondamenti imprescindibili.

La sua opera coincide, almeno neldopoguerra, con la fase in cui più

forte e pressante, e per tutti i sinda-cati, è il condizionamento dei parti-ti; era molto più difficile essere au-tonomi nell’immediato dopoguerra;la guerra fredda, le incompatibilitàche non esistevano tra incarichi sin-dacali e incarichi politici fanno ca-pire come anche il nostro giudiziostorico deve tener conto di quellamutata situazione, della drammati-cità della crisi e della ricostruzione.

E, d’altra parte, quella situazioneera connaturata ad un processo sto-rico che era avvenuto negli anni delfascismo e di cui già nel ‘24 Di Vit-torio mostra di averne piena co-scienza. Nel ‘24 egli aveva modo didire che di fronte all’infuriare dellareazione fascista i sindacati in gene-rale erano caduti senza offrire unaopposizione efficace.

Siamo appena nel ’24 e il giudiziosulla possibilità per gli stessi partitidi sopravvivere in mancanza di li-bertà è destinato a diventare sem-pre più pessimista. Tuttavia Di Vit-torio coglie con semplicità un fattoindiscutibile, che avrà la sua verifi-ca nel dopoguerra; se con l’avventodel fascismo i sindacalisti si trovanosenza sindacati, con il ritorno dellademocrazia sono i sindacati a tro-varsi senza sindacalisti.

Il sindacato mutua in realtà i suoigruppi dirigenti dai partiti politici equesto rappresenterà il fragile pie-distallo sul quale si edifica il gigan-te d’argilla dell’unità sindacale del1944. Non appena, con la rotturadella coalizione antifascista, un ve-ro e proprio trauma investe il siste-ma politico, l’unità sindacale va apezzi.

Su questo drammatico periododella vita del nostro paese si è dettoe si è scritto molto; tutti i termini nesono chiari, ma uno più di tutti: l’u-nità sindacale non si costruisce sul-le mediazioni politiche, quale chesia e appaia essere la loro natura.

Molte cose fanno pensare che Di

Vittorio ebbe chiara questa convin-zione e con lui altri dirigenti dellasua e di altre confederazioni chevissero il dramma della scissione edella spaccatura.

Le lotte di quegli anni e degli an-ni successivi, fino agli anni ’60, di-mostrano che man mano che il mo-vimento sindacale autonomo rico-struisce il suo rapporto con i lavora-tori - a partire dalle loro condizionie dalle loro esigenze - di più crescelo spirito unitario e la stessa possi-bilità di realizzare più avanzate so-luzioni di aggregazione organizza-tiva. Questo non significa che il sin-dacato deve rinunciare a portareuna forte carica di politicità nellasua azione.

Giuseppe Di Vittorio in tutta lasua vita di sindacalista ha semprerifiutato disegni pansindacalisti equelli trade-unionisti. La politicitàche in lui possiamo ritrovare cometratto peculiare è, al contrario, lalinfa vitale del movimento sindaca-le, perché essa è costruita su un rap-porto diretto e specifico che il movi-mento sindacale ha saputo svilup-pare tra le sue strutture dirigenti e ilavoratori. La capacità del sindaca-to di darsi una linea confederale equindi di essere unitario ed autono-mo – anche nella rappresentazionedei bisogni più complessivi dei la-voratori, comprese le tematiche del-la politicità appunto - per Di Vitto-rio dipendeva essenzialmente daquesto rapporto e dalla sua vitalità.

Non c’è dubbio che la crisi econo-mica, con la sua incidenza paraliz-zante sul sistema politico, attaccaproprio su questo versante la po-tenzialità unitaria del movimentosindacale. Il rischio, sempre cre-scente, di una divaricazione tra oc-cupati e disoccupati, tra integrazio-ne ed emarginazione, pende, comeuna terribile spada di Damocle, sulmovimento sindacale e sulla stessademocrazia nel nostro Paese. ■

«La ricaduta politica fu ben visibile nelle decisioni prese dalGoverno, specie con l’avvio della politica di intervento straordinarionel Mezzogiorno, con l’istituzione della Cassadel Mezzogiorno, rispettoalla quale, come si sa, l’atteggiamento di Di Vittorio si distinse dallaopposizione del Pci» Giorgio

Napolitano

Dice Giorgio Napolitano:

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alcuni uffici giudiziari lagiustizia funziona piutto-sto male. Ad esempio, lasituazione del Tribunale di

Piacenza è la peggiore in Emilia Ro-magna. Servono magistrati e perso-nale amministrativo. Appare necessa-rio che istituzioni e politici si muova-no altrimenti si rischia il blocco con laconseguenza che i cittadini avrannomeno giustizia o una giustizia piùlunga, e sarà più difficile lavorare pergiudici, avvocati e impiegati. Il pro-blema è che, accanto alla mancanza dimagistrati, c’è un «sotto organico»fortissimo in tutte le sedi dell’EmiliaRomagna. Un altro problema è l’au-mento delle nuove cause sia nel civilesia nel penale, in numero superiore aquelle che si possono smaltire.

A Venezia la giustizia rischia la pa-ralisi. Il presidente del Tribunale, Ar-turo Toppan, se ne è andato in pen-sione, non senza «vantare» il lavorosvolto e la diminuzione delle pen-denze giudiziarie. Nella realtà la si-tuazione non è tanto rosea. Per i ma-gistrati c’è una scopertura del 30 percento. Forti carenze anche per quelche riguarda il personale amministra-tivo. La giustizia veneziana rischia,quindi, la paralisi. Di recente il mini-stro Orlando si è impegnato ad inter-venire con efficacia. Speriamo bene.

A Santa Maria Capua Vetere il 9 lu-glio 2015 si è tenuta la sessantottesi-ma udienza relativa a un procedi-mento datato 1979, che non è statal’ultima, perché si è conclusa con ildeposito e l’esame della consulenzatecnica e con un ulteriore rinvio.

Il Ministero della Giustizia ha stila-to una lista nera di 35 circondari (masono molti di più) che superano lasoglia critica (già circoscritta) inquanto è notevole il contenzioso ar-retrato «ultra triennale» che finisceper pesare sul bilancio dello Statoper i danni ex legge Pinto. Alcuni Tri-bunali hanno addirittura pendenzeche risalgono agli anni 50. La denun-cia dello stato comatoso della giusti-zia scaturisce per l’appunto dalla ri-cognizione del Ministero. Purtroppoi rimedi fino ad oggi adottati si sonorivelati del tutto inefficaci.

Anche la giustizia minore è nelcaos. Si susseguono episodi clamoro-si di inefficienza e di declino giudi-ziario. A Torre Annunziata un giudi-ce ha fissato in una udienza ben 197cause. Si è rischiata una rissa in aula,come si è potuto vedere su un video.Nelle immagini, si intravedono deci-ne tra avvocati, testimoni e parti incausa che attendono il proprio turno,in una sala affollatissima, tra impre-cazioni e commenti di sdegno per lasituazione assurda che si è andata acreare. In totale, dopo aver svolto i

primi 40 procedimenti, sono staterinviate a data da destinarsi le ulte-riori 157 cause.

In altra sede, la Camera forense ne-ritina ha manifestato la propriapreoccupazione per lo stato di ab-bandono in cui operano gli uffici delGiudice di pace di Nardò, privi distrutture organizzative e di persona-le che possano consentire lo svolgi-mento delle udienze e una pur mini-ma attività di cancelleria. Se il decre-to legislativo numero 156 del 2012 haconsentito che gli uffici dei giudici dipace soppressi potessero essere man-tenuti nelle loro sedi assumendosi glienti locali interessati gli oneri di fun-zionamento e di erogazione del ser-vizio, ivi incluso il fabbisogno di per-sonale amministrativo che deve pro-venire dagli stessi enti locali, questafacoltà deve essere esercitata nell’in-teresse dei cittadini, garantendoquindi efficienza e dignità nell’esple-tamento del servizio.

E oggi così non è. Le udienze spes-so non possono essere tenute per ca-renza di personale; l’attività di can-celleria è assolutamente inadeguataal carico di lavoro, e spesso non ga-rantisce gli adempimenti più imme-diati (comunicazioni di rinvii, reperi-mento di documenti e di fascicoli, ri-spetto dei termini). Conseguente-mente anche i rapporti tra operatorinon appaiono improntati a cordialitàe spirito di collaborazione.

L’andamento della giustizia non èmigliore in Calabria. Qui i magistratidi prima nomina si fanno le ossa (Vi-bo Valentia, Lamezia, etc.) e subitodopo scappano. Nessuno vuole ri-manere in Calabria, dove il lavoro èduro e difficile anche per la massicciapresenza sul territorio della crimina-lità organizzata. Il che ci deve far ri-flettere sull’avvenuta soppressionedel Tribunale di Rossano.

Sempre più uffici giudiziari mani-festano inconvenienti di non poco ri-lievo. Le cause del declino giudizia-rio sono molteplici. I rinvii intermi-nabili dei processi vanno stroncati. Sicontrappongono due atteggiamenti.Da un canto abbiamo il modello delgiudice che ha la meglio su tutti gliimpegni, giocando persino di antici-po, dall’altro abbiamo il modello del

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IInn

SPECCHIOECONOMICO

GGIIUUSSTTIIZZIIAA

E quando a tordi e quando a grilli...

A Santa Maria Capua Vetere il 9 luglio 2015 si è

tenuta la sessantottesimaudienza relativa a un procedimento datato1979, che non è stata l’ultima, perché si è

conclusa con il deposito el’esame della consulenza

tecnica e, ovviamente, con un ulteriore rinvio...

GGIIUUSSTTIIZZIIAA ««AANNIIMMAALLEE»»:: FFUUNNZZIIOONNAAAA PPEELLLLEE DDII LLEEOOPPAARRDDOO EEMMEETTTTEE IINN AATTTTOO PPRROOCCEESSSSII LLUUMMAACCAA

DI MAURIZIO DE TILLAP R E S I D E N T E D E L L ’A S S O C I A Z I O N E

N A Z I O N A L E AV VO C AT I I TA L I A N I

Nella foto, il Tribunale del Comune di Rossano, soppresso con decreto

legislativo n.155 del 2012, quindiaccorpato al Tribunale di Castrovillari

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giudice che ama il rinvio che puòprocurare anche la paralisi e talvoltadisastri irreversibili. Nella giustiziala prassi del rinvio per non decidereè una delle principali ragioni deldeclino che è sotto gli occhi di tutti.La decisione è sempre molto impe-gnativa e significa lavorare con in-tensità. Chi non intende lavorarepreferisce non decidere, non impe-gnarsi, adottare la logica del rinvioall’infinito. Chi non decide, lo faanche per evitare ogni responsabi-lità. In questo quadro appare anoma-lo che sia stato allontanato un giudi-ce che voleva fare più udienze.

Non è infatti frequente che un giu-dice chieda di fare più udienze diquelle assegnate. È accaduto in unTribunale della Toscana, ma - come siè letto sui giornali - il maggiore lavo-ro è stato demotivato. Il giudice so-lerte ha, quindi, chiesto il trasferi-mento in altro ufficio giudiziario.L’episodio testimonia quanto sia dif-ficile lavorare negli uffici giudiziari equanto sia poco meritocratica l’atti-vità del giudice che è diventato unvero e proprio burocrate spesso vin-colato al calendario delle udienze.Invece che promuovere iniziative perconsentire una maggiore produtti-vità della giustizia, in alcuni casi siscoraggia qualsiasi iniziativa di mi-gliore rendimento.

Un’ulteriore ragione della crisi del-la giustizia è la insufficienza delle ri-sorse, degli strumenti e del persona-le. Invece che incrementare i fondistanziati, vengono spesso calmierategran parte delle spese, ivi compresigli indennizzi per i danni dai proces-si lumaca. Un’ulteriore sforbiciata ri-guarda le risorse per il processo tele-matico. Risparmi anche per i giudicidi pace, giudici onorari aggregati,giudici onorari di tribunale e viceprocuratori onorari.

Continuando così, è certo che lagiustizia finirà per essere ulterior-mente affossata. Da considerare cheil processo telematico ha procuratodei vantaggi. Ma esistono ancora for-ti problemi di sicurezza. È accaduto aRoma: un giudice di pace ha ricevu-to una e-mail con un allegato. C’eraun virus che ha rischiato di infettareun software importante. Spento ilsistema, tutti gli uffici si sono para-lizzati. L’inconveniente si è ripetutoanche in altri uffici giudiziari. Il si-stema informatico della giustizia ita-liana non è, infatti, sicuro. L’Avvoca-tura ha da tempo denunciato al Mi-nistero della Giustizia le carenze delsistema. Nonostante le assicurazioni,non si è ancora provveduto alla pun-tuale messa a punto della sicurezza.

Sotto altro versante, non poche so-no le diversità di veduta tra avvocati

SPECCHIOECONOMICO 35

Arturo Toppan,presidente del Tribunale di Venezia

Il Ministero della Giustizia ha stilato una lista nera di 35 cir-condari (ma sono molti di più) che superano la soglia critica(già circoscritta) in quanto è notevole il contenzioso arretrato«ultra triennale» che finisce per pesare sul bilancio dello Statoper i danni ex legge Pinto. Alcuni Tribunali hanno addiritturapendenze degli anni 50. La denuncia dello stato comatoso del-la giustizia scaturisce dalla ricognizione del Ministero, i rimediadottati si sono rivelati del tutto inefficaci. Anche la giustiziaminore è nel caos. Si susseguono episodi clamorosi di ineffi-cienza e di declino giudiziario. A Torre Annunziata un giudice hafissato in una udienza ben 197 cause. Si è rischiata una rissain aula, come si è potuto vedere su un video in cui si intravedo-no decine tra avvocati, testimoni e parti che attendono il pro-prio turno, in una sala affollatissima, tra imprecazioni e sdegno

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando

e magistrati sulle «copie di cortesia».È da registrare che con una articolatanota il magistrato referente perl’informatica per il Distretto di Romaha osservato che la previsione del de-posito telematico facoltativo degli at-ti introduttivi comporta inconve-nienti che non sono facilmente supe-rabili, tra l’altro, per la nomina delgiudice relatore e la fissazione dell’u-dienza di discussione. Anche in talcaso viene, quindi, consigliato il de-posito di una copia cartacea dell’attodepositato telematicamente.

La richiesta è stata ribadita dal-l’Anm che ha denunciato le ricadutesui magistrati di compiti e funzionidelle cancellerie, con conseguenteaggravio di responsabilità del giudi-ce e rallentamento dei tempi di stu-dio delle cause. Secondo l’Associa-zione nazionale dei magistrati il pro-cesso telematico dovrebbe essere ac-compagnato da un obbligatorio pro-cesso cartaceo. Si passerebbe, quindi,dall’esclusivo processo telematico odall’alternativa (o/o) processo carta-ceo o processo telematico al doppioregime obbligatorio (e/e).

Da sottolineare che il costo e l’a-dempimento di tali incombenze faesclusivamente carico agli avvocatiche stanno per perdere la pazienza. Il

Ministero continua a sfornare rimediche spesso si rivelano insufficienti.Con la pubblicazione sulla GazzettaUfficiale n. 225 del 2 novembre 2015del decreto del Ministero della Giu-stizia del 1 ottobre è iniziata l’opera-zione di costituzione dell’Ufficio delprocesso (non del giudice). Il provve-dimento stabilisce i criteri organizza-tivi mettendo nella titolarità e dispo-nibilità dei presidenti della Corte diAppello e del Tribunale l’articolazio-ne delle strutture organizzative, te-nuto conto del numero oggettivo digiudici ausiliari e di giudici onorari,del personale di cancelleria, dei pra-ticanti che svolgono lo «stage».

Il presidente della Corte o del Tri-bunale assegna la struttura ad uno opiù giudici togati, tenuto conto in viaprioritaria del numero delle soprav-venienze e delle pendenze e anche,per il settore civile, della natura deiprocedimenti e del programma digestione per lo smaltimento dell’ar-retrato. È altresì prevista la predispo-sizione di un sistema informatico perla rilevazione dei dati dell’ufficio delprocesso. Il programma c’è, ma nonfunziona ancora (se non a pelle dileopardo) né ci sono ancora i soggettipreparati e attrezzati per l’ufficio delprocesso. Senza alcuna preventiva

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36 SPECCHIOECONOMICO

formazione il nuovo istituto «struttu-rale» non potrà funzionare.

Altro rimedio proposto ed attuatodal Ministero è dato dalla riduzionedegli atti difensivi. L’Anai ha sempremanifestato la propria contrarietà al-la limitazione delle pagine degli attidifensivi. L’imposta sinteticità con-trasta apertamente con il diritto didifesa e tende ad esonerare i giudicida un’attenta e circostanziata letturadegli atti e dei documenti, specie nel-le cause complesse. Il problema nonè quindi restringere l’esposizionedelle ragioni della domanda o i moti-vi dell’appello o delle memorie di-fensive, quanto la corretta e ap-profondita valutazione delle ragionie dei torti delle parti contendenti.

Le colpe sono sempre degli avvo-cati che compilano atti troppo lunghie impugnano le sentenze dei giudici.

Piercamillo Davigo ha affermatoche «da noi tutti fanno appello». AlleCorti di impugnazione (appello ecassazione) si riversa un numero diprocessi che non ha equivalenti in al-tri Paesi. Ma qual è la ragione princi-pale delle molteplici ed intollerabiliimpugnative? Non certamente la liti-giosità dei cittadini alimentata dagliavvocati. Il fenomeno è dovuto prin-cipalmente all’erroneità delle senten-ze che dipende del fatto che - almenoper quanto riguarda gli appelli - igiudici di primo grado sono oberatidi un numero di processi (più di mil-le-1.500 cadauno) che finiscono persmaltire con affanno ed approssima-zione.

Si è scritto su «Il Corriere della Se-ra-Sette» che vanno presi con le mol-le i bilanci dei Tribunali. Le principa-li ragioni storiche sono due. La pri-ma è che per molti anni tutti hannodato i numeri perché nessuno aveva inumeri veri e nessuno li poteva ave-re perché quel tipo di sistema statisti-co era strutturalmente incapace difornirli. La seconda ragione è che incerti uffici giudiziari è esistito per an-ni un «doping» dei numeri «gonfia-ti» per far apparire maggiori i flussidi lavoro sulla cui base Ministero eCsm poi parametravano periodica-mente l’aumento o il taglio del perso-nale e delle risorse.

Ben poco sappiamo, in concreto,circa i sospetti espressi dal giornale.Ma ciò che l’avvocatura conosce be-ne è che, nonostante l’effluvio di di-chiarazioni ottimistiche, i processidurano sempre più a lungo e si sus-seguono forti disfunzioni organizza-tive. Dopo l’abolizione maldestra diinnumerevoli tribunali efficienti efunzionanti, una Commissione mini-steriale sta studiando come abolirealcune Corti di appello e sopprimereulteriori Tribunali. L’Anai ha più vol-

te espresso la propria contrarietà atali ulteriori smantellamenti. Per farguarire i mali della giustizia non ènecessario abolire presidi giudiziarisul territorio, ma basta far funziona-re bene gli uffici esistenti, con risorse,informatizzazione, personale e diri-genti-manager. È sotto gli occhi ditutti il fallimento della revisione del-la geografia giudiziaria che ha porta-to alla soppressione in tutta Italia dimolte centinaia di uffici giudiziarifra tribunali, procure della Repubbli-ca, sezione distaccate e giudici di pa-ce. Ora si intende ulteriormente ag-gravare la situazione della giustizia,sopprimendo alcune sedi di Corte diAppello e di Tribunale.

Giuseppe Bonsegna, già esponentedell’Oua e oggi all’Anai, ha denun-ciato il disegno scriteriato della poli-tica affermando, a ragione, che dopola soppressione degli uffici giudiziariil servizio giustizia non è affatto mi-gliorato e i costi complessivamenteconsiderati non sono affatto diminui-ti, né per lo Stato né per i cittadini. Diqui la necessaria mobilitazione del-l’Avvocatura che dovrà scendere incampo da subito e senza alcuna esi-tazione per il ripristino di alcuni Tri-bunali e per contrastare l’insano pro-getto di abolizione di sedi giudiziarieche funzionano. Gli avvocati devonopromuovere forti iniziative a difesadei cittadini che vedono ulterior-mente allontanarsi la giustizia dalterritorio.

Ad Oristano vi è stata una fortemanifestazione dell’avvocatura gui-data da Donatella Pau, presidentedel Consiglio dell’Ordine di Orista-

no. Il timore è la chiusura del Tribu-nale di Oristano e della sezione di-staccata della Corte d’Appello di Sas-sari. Questo, in sintesi, il discorsodella Pau: «Bisogna intervenire a li-vello europeo, perché questi tagliservono al Governo per farsi bello inEuropa, ma le linee guida dell’Unio-ne Europea in materia di Giustiziavanno in senso contrario a quanto stafacendo la Commissione Vietti».

L’Anai è pienamente d’accordocon il Foro di Oristano e si è semprebattuta contro la revisione selvaggiadella geografia giudiziaria, che hadato luogo a pretestuose ed arbitra-rie soppressioni di uffici giudiziari econseguente declino della giustizianei territori privati di presidi di lega-lità. In conclusione, sorprende la in-tenzione ministeriale di sopprimerealtri uffici giudiziari, quando il«massacro» precedente dei tribunalie dei giudici di pace ha finito per ag-gravare lo stato precario e fatiscentedella giustizia. ■

Si contrappongono due atteggiamenti: da un canto il mo-dello del giudice che ha la meglio su tutti gli impegni, giocandopersino di anticipo, dall’altro il modello del giudice che ama ilrinvio che può procurare anche la paralisi e disastri irreversibili

Donatella Pau, presidentedel Consiglio dell’Ordine di Oristano

Piercamillo Davigo,magistrato e consigliere

della II Sezione Penalee delle Sezioni unite

penali presso la Corte di Cassazione.

Dall’aprile 2016 è presidente

dell’Associazione nazionale magistrati

«da noitutti fanno

appello»

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ue iniziative realizzate negli ulti-mi mesi vanno segnalate perché

hanno messo a fuoco quanto, daqualche tempo, e senza grande cla-more mediatico, il Governo attraver-

so il Ministero della Giustizia ed ilMinistero dell’Economia e delleFinanze, sta mettendo a punto per rende-re efficiente il processo civile. Il primo èstato organizzato dall’Osservatorio sulleAdr (Alternative Dispute Solutions) il 15marzo, nella suggestiva sala delRefettorio di Palazzo San Macuto inRoma. Il secondo, il 5 aprile, nellaumbertina Sala Verde nel Palazzo delMinistero della Giustizia, alla presenzadel ministro Andrea Orlando.

Com’è noto 4 milioni e 479 mila causecivili attendono di essere definite, ovve-ro sono «pendenti» innanzi ai nostriTribunali, alle Corti d’Appello ed inCassazione. Nelle classifiche internazio-nali del Doing Business (BancaMondiale) quanto all’indicatore «enfor-cing contracts», ovvero relativo ai tempied ai costi necessari ad ottenere rispostegiudiziarie in caso di inadempimentocontrattuale, siamo al 111esimo posto. Èda notare che negli ultimi tre anni abbia-mo guadagnato, grazie alle riformeattuate, 49 posizioni, nel 2013 eravamoal 160esimo posto, ma è evidente chemalgrado i miglioramenti registrati ilnostro attuale ranking sia incompatibilecon il nostro essere tra le prime 10 eco-nomie avanzate nel mondo.

La buona notizia che il ministroOrlando ha dato agli intervenuti alla pre-sentazione del 5 aprile scorso, sullo statodelle nuove riforme contenute nel decre-to legge n. 132 del 2014, nel decretolegge n. 83 del 2015 e nelle normeall’esame del Parlamento (Atti Camera3671) è relativa alla progressiva riduzio-ne dell’arretrato nel settore civile. Infattii procedimenti civili pendenti sono dimi-nuiti dal 2009 del 15 per cento, pari acirca 800 mila procedimenti, da quasi 6milioni di fine 2009 siamo passati a 4,5milioni del dicembre 2015.

Il tasso di riduzione più marcatoriguarda il contenzioso pendente innanziai Tribunali che dai 2 milioni e 596 milaprocedimenti del 2009 è stato ridotto ai 2milioni e 6 mila attuali. Certo il dato diben 4 milioni e mezzo delle cause tut-t’ora pendenti, malgrado le riforme effet-tuate, è allarmante. Tanto più che i costidi questo disservizio sono notevoli per lacollettività; il capitolo di bilancio 1400evidenzia una spesa di oltre 4 miliardi dieuro all’anno. Ci siamo già intrattenutisu queste colonne sulle varie cause delcosiddetto «debito giudiziario» italiano,quindi non mi ripeterò.

In questo incontro, il ministro, conmolta precisione e personale coinvolgi-mento, ha altresì illustrato ai colleghiavvocati invitati - i quali, come chi scri-ve, frequentando quotidianamente i luo-ghi della Giustizia, sono diretti misurato-

ri delle inefficienze giudiziarie - i risul-tati attesi dall’approvazione del disegnodi legge delega presentato a firma deiministri Orlando e Padoan l’11 marzo2015 ora all’esame (con il numero 2953alla Camera dei Deputati, da questaapprovato in prima lettura il 10 marzo2016, e trasmesso l’11 marzo 2016all’esame del Senato con il numero2284).

Le proposte innovative ivi contenute,tese a risolvere molti ed antichi malidella giustizia, traggono origine dallostudio effettuato dalla CommissioneBerruti, dal nome del magistratoGiuseppe Maria Berruti, presidente diSezione della Corte di Cassazione, checon la sua esperienza ha disegnato per-corsi diversi per il nostro processo civi-

le, definendo approdi più specialisticiper le varie cause nelle diverse Sezionidei Tribunali. In particolare le materieassegnate al Tribunale delle impresevengono decisamente ampliate. Sonoinfatti devolute alla competenza delleSezioni specializzate in materia d’impre-sa le controversie in tema di marchi, bre-vetti, concorrenza sleale, diritto d’autore(opere cinematografiche, teatrali, lettera-rie, musicali, fotografiche), ed anche inmateria di violazioni della concorrenza,di contratti di appalto, di forniture dibeni e servizi di rilevante valore econo-mico etc. Tale attribuzione di competen-ze riguarda non solo le «cause», maanche i «procedimenti» di volontariagiurisdizione e di carattere cautelarerelativi alla materia societaria, con alcu-ne limitazioni per le società di persone.

Viene anche prevista una specialesezione per i problemi della famiglia.

È previsto il riassetto del settore relati-vo alle esecuzioni mobiliari che come ènoto dopo l’epilogo del giudizio ordina-rio, ottenuta la sentenza esecutiva, rap-presenta per il creditore oggi una vera epropria corsa ad ostacoli purtroppo anco-ra esistenti nonostante gli interventi legi-slativi precedentemente effettuati.L’assegnazione delle vendite ai notai o lanomina dei custodi, infatti, non hannoprovocato le accelerazioni proceduraliauspicate, mentre hanno comportato unaggravio di costi per i creditori.

Tra nuove norme chiamate a regolareil processo esecutivo, va salutata confavore la modifica dei compensi dei con-sulenti tecnici nominati dal giudice, nonpiù determinati sulla base del valore deibeni da loro stessi individuati e regolar-mente smentiti poi dal mercato, soprat-tutto in un periodo asfittico come l’attua-le, con conseguenti perdite di tempo e dicosti legati alla necessità di effettuarevari esperimenti d’asta prima che il mer-cato stabilisca il prezzo di vendita.Ebbene ora la nuova normativa prevedeun «anticipo» a carico della procedura equindi dei creditori, e la definizione delcorrispettivo dovuto al consulente tecni-co di ufficio basato sull’effettivo prezzorealizzato dalla vendita all’asta.

Un plauso convinto meritano gli inter-venti a favore dell’avvio e dell’imple-mentazione del processo telematico.

I depositi telematici da parte di avvo-cati e professionisti ausiliari del giudicedi atti giudiziari nel periodo marzo 2015al febbraio 2016 ammontano a 6 milionie 796.930, dei quali 427.351 sono statiricorsi per decreti ingiuntivi; 5 milioni e474.968 sono stati i provvedimenti e/ogli atti processuali e 894.611 gli attiintroduttivi di nuovi giudizi. Anche lenotifiche a mezzo pec degli atti giudizia-ri costituiscono una positiva e preziosarealizzazione in termini di tempi e dicosti per gli addetti ai lavori.

Ma la riforma più profonda tra quelleannunciate dal ministro riguarda l’intero

di LUCIO GHIA

GIUSTIZIA

NUOVE SPINTEDEFLATTIVE

CHE PARTONODAL GOVERNO

DDDD38 SPECCHIO

ECONOMICO

DDue iniziative negli ultimi mesi da segnalareperché hanno messo afuoco quanto, da qualchetempo, e senza grandeclamore mediatico, ilGoverno attraverso ilMinistero della Giustizia eil Ministero dell’Economiae delle Finanze, sta mettendo a punto per rendere efficiente il processo civile: eccole

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39SPECCHIOECONOMICO

Germania, Turchia, Austria si distinguo-no per la più bassa litigiosità, ed infineva rimarcato che il contenzioso è quasiinesistente in Danimarca, Svezia,Norvegia e Finlandia.

Nell’analisi delle spinte deflattive delricorso ai giudizi ordinari va sottolineatol’avvento delle mediazioni, conciliazionied arbitrati (Adr, i metodi alternativi dirisoluzione delle controversie, dall’acro-nimo inglese di Alternative DisputeResolution) introdotte nel nostro ordina-mento dal 2010. L’analisi dell’attualestato dell’arte è stato approfonditamenteeffettuato nella manifestazione del 15marzo organizzato, con pieno successo,innanzi una platea di 150 partecipanti traprofessionisti ed addetti ai lavori dagliinfaticabili motori dell’Osservatoriosulle Adr Francesca Tempesta eGiammario Battaglia. Certamente, allaluce dell’esperienza effettuata nell’ulti-mo lustro, è necessario innervare ladisciplina esistente con interventi nor-mativi che rendano le Adr efficaci stru-menti deflattivi rispetto alle nuove causee quindi all’arretrato civile.

La buona notizia che ci ha fornitol’onorevole Gennaro Migliore, sottose-gretario alla Giustizia, intervenuto allamanifestazione del 15 marzo scorso,riguarda le 200 mila mediazioni avviatenel 2015. Cioè dopo un primo periodo dinon obbligatorietà delle mediazioni, illoro crescente numero nell’anno in corsodimostra che la cultura del negoziato,della ricerca guidata verso una soluzioneimprontata al principio americano del«win-win», si sta facendo strada e stasuperando le difficoltà della tradizionaleimpostazione unidirezionale.

L’utente incomincia sempre più adomandarsi perché deve attendere più diun lustro per ricevere da un giudice toga-to una decisione che scendendo dall’alto,può anche disattendere completamentele sue ragioni, quando, invece, può per-sonalmente contribuire ad una decisionenegoziata e quindi individuare una solu-zione alla lite che faccia «vincere» tutti:le parti, i loro avvocati, ed il mediatore eche costi molto di meno in tempi e spesedi giustizia? Avanti, quindi, nel portarela tutela dei nostri diritti non solo inTribunale, ma prima innanzi ai concilia-tori, mediatori ed arbitri. ■

processo civile, improntato oggi ad unasostanziale semplificazione. Non piùscritti difensivi alluvionali ma regolatidal principio di «sinteticità degli atti»;poche udienze tre/quattro al massimo,con intervalli brevi; fine dei termini dila-tori in un quadro di recupero di efficien-za della nostra giustizia, che nel suoassetto futuro ne esce rivoluzionata.Anche i gradi di giudizio in Corted’Appello ed in Corte di Cassazione ven-gono ridisegnati coerentemente con iprincipi che dovranno governarli.

Se il futuro della giustizia civile appa-re più luminoso, il contesto che caratte-rizza la situazione attuale è soffocatoperò dai 4 milioni e mezzo dei processipendenti. Per far decollare il processo cheavanza, è necessario separare il «vec-chio» dal «nuovo», occupandosi delladefinizione dell’arretrato con coraggioseed immediate iniziative per non condan-nare una buona riforma all’insuccessodeterminato dalla coesistenza gestionaledi un pesantissimo arretrato.

La gravità del problema mi autorizza acitare Winston Churchill ed il suo afori-sma: «Un pessimista vede la difficoltà inogni opportunità, un ottimista vede l’op-portunità in ogni difficoltà». D’altrondein tempi di cambiamenti così profondi ènecessario, di fronte ad una crisi dellagiustizia così grave, operare scelte altret-tanto profonde, prendere decisioni chepossano rappresentare, coerentementecon il significato del termine greco «kri-sis», scelte «di rottura» rispetto al passa-to. Considerando che il «trend salvifico»rappresentato dalle diminuzioni deinuovi giudizi, continui e consenta digestire e definire nei prossimi cinqueanni non solo i giudizi nuovi, ma un 30per cento dell’arretrato esistente, a finelustro avremo pur sempre 3 milioni diprocessi pendenti.

Ecco emergere l’opportunità dacogliere. Stanno andando in pensione inquesti mesi circa 600 magistrati che finoa ieri hanno fatto il proprio «mestiere» digiudici, definendo giudizi e scrivendosentenze. Il Paese ha a disposizione unpatrimonio di esperienza e conoscenzagiuridica e professionale che sembradestinato a disperdersi. Anche in questaoccasione lo Stato sembra orientato anon mettere a frutto le possibilità note-

Pier Carlo Padoan,ministro dell’Economia

Giuseppe Maria Berruti,presidente di Sezionedella Corte di Cassazione

Winston Churchill

Andrea Orlando,ministro della Giustizia

voli che l’investimento fatto su questigiudici potrebbe dare. Ritengo che moltidi costoro sarebbero lieti di poter conti-nuare a svolgere il lavoro fatto fino aieri, cioè emettere sentenze, deciderecause. Chiamiamoli pure i «caschi bludell’arretrato» o come altro volete, certoè che siamo di fronte ad una enormerisorsa per il Paese, in un momento topi-co per ridare alla giustizia l’efficienzache merita e al cittadino la tutela realedei propri diritti. Se indiscutibile apparela necessità e l’utilità di realizzare laseparazione dell’arretrato dalle nuovecause, va affrontato il «come» farlo.Bisognerà certamente separare i giudizicognitori, a istruttoria conclusa, da quel-li in attesa degli scritti difensionali fina-li e della decisione ed assegnare soloquesti ultimi ai «caschi blu dell’arretra-to». Considerando pure che solo i dueterzi dei magistrati non pensionati accet-teranno un tale mandato e che ognuno diloro possa decidere più o meno, 70 giu-dizi all’anno, avremo circa 100 mila sen-tenze in più.

Naturalmente, se una tale ipotesifosse assecondata e resa possibile legi-slativamente ai «caschi blu giudiziari»,potrebbero facilmente essere aggregati«avvocati» che, raggiunta l’età pensio-nabile, potrebbero continuare ad occu-parsi del loro «mestiere» in condizionidi minor «pressione», minori esborsieconomici, propri della gestione deiloro studi professionali senza stressquotidiani e giungere facilmente al rad-doppio del numero delle sentenze pro-dotte. Anche i costi propri della remune-razione di queste attività appaiono com-pensati dagli introiti per lo Stato, conse-guenti alla registrazioni delle nuovesentenze emesse.

Questo apporto potrebbe rivelarsi pre-zioso tanto più in un periodo nel quale ilnumero delle nuove cause tende a dimi-nuire. I dati 2012 del Rapporto Cepejdimostrano che in Italia il numero dellecause per ogni 100 mila abitanti è alli-neato al tasso di litigiosità europeo. Lamedia di 2.600 cause circa per ogni 100mila abitanti pone l’Italia di poco innan-zi alla Francia (con 2.575) ed in posizio-ne assai virtuosa rispetto a Belgio(6.800), Russia (4.500), Spagna (3.800)ed anche Svizzera e Polonia; mentre

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40 SPECCHIOECONOMICO

La fuga dei cervelli nostrana ha prodotto l’allontanamento delMade in Italy dall’Italiastessa. La designer Valeria D’Andrea, giàapprodata da Milano aNew York dove ha avutola chance di disegnare occhiali per RobertRedford, apre ad Ibiza il negozio per il suo marchio Victoria DenyJewelry. E, ancorauna volta, meno una

Domanda. Qual’è la sua storia, chel’ha condotta fino ad Ibiza?

Risposta. Nasco e cresco sul LagoMaggiore, studio da geometra con-vinta o quasi che avrei fatto Architet-tura, poi mi faccio convincere a cam-biare strada, avendo appreso che so-no troppi gli architetti laureati perpoter pensare ad una carriera reddi-tizia. Così mi trasferisco a Milano emi iscrivo all’Istituto europeo di de-sign, che a quell’epoca proponeva uncorso quadriennale in Design delgioiello. Allora mi sfogo a disegnarea mano libera e seguo ottimi semina-ri anche dedicati agli altri diparti-menti, come Arte e Fotografia, con igrandi esperti e professionisti notidel settore, come il fotografo Gio-vanni Gastel e la critica d’arte con-

temporanea Mariuccia Casadio, laquale riesce perfino a dare un sen-so alle tele di Lucio Fontana, quellecon il taglio...

D. Dopo la vita accademica, co-me hai cominciato la tua carrierada designer?

R. Comincio con una piccolaazienda di Milano, un negozio eshowroom in via della Spiga nelquale siamo io e il mio capo. Facciodi tutto, dal disegno alla prototipia,seguo la produzione e vengo a con-tatto con il mondo artigiano mila-nese, piccoli laboratori di due-trepersone che ancora oggi in partesopravvivono, usano tecniche tra-dizionali di gioielleria: metodo acera persa e microfusione, ognipezzo è preso e lavorato a mano.

dalla fuga dei cervelli alla fugadei gioielli: l’Italia sta pagandocara questa sua predisposizio-

ne all’insalubrità laburistica. Pren-diamo, ad esempio, Valeria D’An-drea, lombarda, designer, che ha stu-diato a Milano e, una volta laureata-si, dopo aver provato - nella città del-la moda - a crearsi una carriera, hascelto New York per maturare lavo-rando (ossia: con un lauto stipendio,il contratto ed il visto, dalla cui espe-rienza ha tratto anche la Green Cardamericana, e non un posto da stagi-sta senza stipendio), ha riprovato apassare per l’Italia (Padova, quindiMilano e Lago Maggiore) per poi «ri-fugiarsi» ad Ibiza (Eivissa, in catala-no) dove, in poco meno di 5 mesi hamesso su il negozio del suo marchio,Victoria Deny Jewelry. Nella passeg-giata principale del porto, in Carrerdel Bisbe Torres, zona pedonale conla vista mare, sono ora esposti i suoigioielli Deny. Finalmente. Una vera epropria fuga dall’Italia per una desi-gner dall’alto livello artistico, creati-vo, qualitativo, che l’Italia non aiuta,anzi, ostacola come fa con tutti queigiovani adulti di larghi curriculumche costituiscono solo un costo trop-po elevato. Meglio stagisti? Per que-sto non sono solo i cervelli a fuggire,bensì anche le menti: si fugge con lamente molto prima che con il corpo.

Gioielli di qualità e classe, l’elegan-za italiana unita alle esperienze all’e-stero, una grande dose di creatività edi umiltà, ed ora un marchio proprioal porto di una delle isole più notenel mondo. Il mare entra da semprenelle creazioni Victoria Deny: Deny,il nome della bisavola, e Victoria,«perché mi piaceva, e perché comin-cia con la v, proprio come me».

VICTORIA DENY JEWELRY: DA FUGADEI CERVELLI A FUGA DEI GIOIELLI

I N T E R V I S T A A V A L E R I A D ’ A N D R E A

d i R O M I N A C I U F F A

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Seguo anche la parte dedicata allacomunicazione, la produzione delmateriale fotografico, anche seguen-do i miei studi che mi hanno fattocomprendere quanto la fotografia misia sempre piaciuta: un modo effica-ce e «poetico» per descrivere la filo-sofia dei pezzi. Poi si gira per fiere edeventi, veniamo pubblicati su Vogue,siamo alla fine degli anni 90 e cicreiamo un mercato di nicchia negliStati Uniti, che apprezzano i piccolidesigner e la manifattura italiana.Milano in quegli anni vive ancorasulla scia del fermento degli anni 80:Versace, Moschino, Armani. Milanl’ò un gran Milan, insomma.

D. Come è arrivata a New York? R. Un bel giorno vado a Nyc a tro-

vare i miei cugini e porto dietro ilmio book. Comincio a girare per gliuffici lasciando il mio curriculum evengo assunta in un lampo, propriograzie alla mia esperienza milanese,che loro apprezzano a differenza del-le case di moda italiane che non dan-no seguito, seppur io avessi anticipa-to il loro fabbisogno di buttarsi pro-gressivamente sull’accessorio.

D. In che modo l’esperienza ameri-cana ha accresciuto il suo patrimonioartistico interiore?

R. L’America mi ha dato tanteemozioni: sono venuta a contatto conmille mondi diversi, aziende di ognilivello, «family owned» e non, finoalla bigiotteria mass-market e high-end. Sono sempre gli americani adoffrirmi un posto per disegnare lacollezione di occhiali per il lancio diun paio di marchi americani tra cuiDavid Yurman, colosso della gioielle-ria americana. Mi fanno sempre com-plimenti per il mio approccio anti-convenzionale e professionale altempo stesso, anche i grandi capi de-signer, lo stesso David Yurman. Seb-bene non sia facile lavorare con que-ste personalità, di contro gli america-ni insegnano l’etica, il rispetto perl’opinione altrui, il vero lavoro digruppo, danno la possibilità diesporre la propria opinione e presen-tare il proprio lavoro, mettendoti sot-to lo «spotlight» e facendoti crescerea 360 gradi.

D. L’Italia lo considera un Paese daMade in Italy fruttuoso, o no?

R. L’Italia ha grandi risorse mani-fatturiere e l’incapacità di sfruttareappieno il proprio potenziale, masiamo fatti cosi, è carattere. Ed anchese la nostra moda è ancora apprezza-ta in tutto il mondo, rimaniamo avolte ancorati ad una realtà provin-ciale. Comunque di certo, non graziealla nostra politica che affossa, abbia-mo a tutt’oggi eccellenze come ilgruppo Otb - Only the Brave di Ren-zo Rosso, abbiamo Ferragamo, Guccie Pomellato, sebbene oramai anche

Valeria D’Andrea

designer

creatrice del marchio

Victoria Deny Jewelry

questi marchi sono inglobati in gran-di poli del lusso con indirizzo oltre-frontiera. Per non parlare dei polidell’occhialeria, come Nasari in Italiama sempre con sedi in tutto il mon-do. I nostri politici sembrano non ac-corgersi neanche di quanto siamo va-lidi e, tanto più lo siamo, tanto piùfuggiamo altrove. Non se ne parlaabbastanza, e invece noi produciamoproduciamo produciamo...

D. Milano, città della moda, facilitail lavoro di designer?

R. In questo momento per i giova-ni designer, Milano o non Milano,non è facile: pagati poco o niente, econ aziende che assumono poco. Ve-ro è che questi dati possono cambia-re, ma altrettanto vero che Londra eNew York, con le loro scuole di mo-da, sfornano talenti e li promuovonofino a farli diventare veri e proprimarchi emergenti. Oltre a ciò da noiil sistema intero, includendovi laman forte del sistema di tassazione,non facilita la nascita di nuove realtà.E la gente se ne va altrove, con le pro-prie capacità. L’Italia ci educa, e nelmomento in cui può trarre guadagnodall’investimento didattico, ci man-da via quasi per direttissima.

D. Quali sono i progetti principalidi vita che sta portando avanti?

R. Ho sempre desiderato vivere almare e fare quello che faccio. Progres-sivamente nel tempo ho cominciato adire che mi sarei traferita su un’isola,ho cercato molto, anche inconscia-mente, e quell’occasione è arrivatadavvero ad Ibiza, isola nella quale misono sentita perfettamente a mioagio, che mi ha dato quella sensazio-ne che avrei davvero potuto provarea realizzare il sogno di aprire il primonegozio per il mio marchio di gioiel-leria Victoria Deny. Ad Ibiza c’è fer-mento, e ancora quell’aria del nuovoche sta prendendo il sopravvento sulvecchio, ma senza omologarsi ai mar-chi noti del lusso. Voglio vivere fa-cendo quello che mi piace senzapreoccuparmi troppo del futuro o delpresente come avviene in Italia: iltempo vola, e ad Ibiza è come se inqualche modo esso sia un po’ piu len-to, con una dimensione umana digente più semplice che ama il sole el’aria aperta, che si sveglia un po’ piùcontenta la mattina. Non parlo degliimprenditori, ma di tutti, anche sequi tanti italiani hanno trovato la pos-sibilità di fare bene il loro lavoro: pos-sibilità totalmente assente in Italia.

D. Cosa ispira le sue creazioni? C’èNew York, c’è la Spagna, c’è l’Italia?In che termini? E da quale altra loca-

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Nella strada principale del porto di Ibiza, Carrerdel Bisbe Torres, nella zona pedonale vista mare, nasce il primo negozio del marchio Victoria Deny di una designer dall’alto livello artistico, creativo, qualitativo, che l’Italia non aiuta, anzi, ostacola.Gioielli ispirati dal mare

americani hanno metodo, sanno da-re vita al marchio a tutto tondo: Jen-nifer Fisher, Dezso Sara, Me&Ro, cene sono troppi. Inoltre Manhattan haquei meravigliosi «deparment store»che propongono anche gli emergentie una sezione dedicata solo al gioiel-lo. Ora la Rinascente va dietro a que-sta modalità con circa 15 anni di ri-tardo.

D. Robert Redford ha indossato unpaio di occhiali da lei disegnati: inquale occasione e come sono giuntisino a lui?

R. Un giorno nel mio ufficio diManhattan feci scorrere la rassegnastampa del lancio della linea di oc-chiali Cole Haan, storico marchioamericano, disegnati da me e pro-dotti in Veneto. Un bellissimo paiodi occhiali «aviator», eleganti masexy, con lenti fumè e aste in verapelle. E me li trovo li, indosso a unafoto rubata a Robert Redford mentreparla per strada con Bono Vox, leg-gendaria voce degli U2, in occasionedel famoso «Sundance Festival» fon-dato da lui. Uno dei miei idoli che

indossa i miei occhiali, momentoche mi ha riempito di orgoglio e fe-licità: per una volta tutto quantoquadrava.

D. Crede che la gioielleria sia unsettore in crescita o in decadimen-to, con riferimento alla crisi?

R. La gioielleria «branded», os-sia di marchio, è in crescita, è l’i-dentità del marchio che conta e favendere, prende l’attenzione delcliente e lo porta sino al gioiellopersonalizzabile. Le grandi casesopravvivono perche sono «gran-di»; ma gli anni 60 e le feste da mil-le e una notte sono solo un ricordo,almeno nel mondo occidentale.

D. Crede nel Made in Italy? R. Credo che sappiamo «fare»

molto bene le cose, ma che do-vremmo purtroppo avere una vi-sione piu globale, piu manageriale,altrimenti finiamo per fare da ter-zisti, e ciò va bene finché le azien-de piccole e medie che produconopossono sopravvivere. Possiamo edobbiamo fare di più per promuo-verci indipendentemente. ■

lità trae influenza nel suo design?R. Sicuramente c’è New York e il

suo fermento, la sua gente così diver-sa e sempre sorprendente. Ma ci so-no anche le mie origini, la calma delLago Maggiore; quindi il nostro belmare, le lunghe camminate in spiag-gia, l’orizzonte sgombro. La naturache ha queste forme incredibili e per-fette, di conchiglie, fiori, foglie. LaSpagna per ora è la mia base: anni fane ero già stata attratta visitandoBarcellona, poi il destino mi ha por-tato altrove. So che bisogna semprecercare, le cose non vengono da tesemplicemente perché tira il vento, ènecessario saper cogliere i segnali oper lo meno dar retta alle propriesensazioni e lasciar andare la pauradi non farcela. Mi dico sempre: tantocos’ho da perdere?

D. A chi è rivolta la sua produzio-ne? Qual è il target principale?

R. La collezione è rivolta a chi amaqualcosa di diverso, non griffato maprezioso; a chi apprezza la qualità eciò che è insieme facile da indossare. IPaesi anglosassoni sono di certo untarget che metto a fuoco, inclusa l’A-merica, ma è difficile inserirsi nelmercato che oggi vive grandi stravol-gimenti e un clima generale di satura-zione, quindi c’è riluttanza a proporreil nuovo. I miei amici hanno comin-ciato a comprare le mie cose nono-stante io sia una pessima venditrice, equindi mi sono detta: ci dev’esserequalcun altro, oltre loro, che si appas-sionerà alle mie creazioni, per forza.

D. Quali sono i principali marchinoti di riferimento della sua attivitàproduttiva? Marchi noti?

R. Sicuramente tutto quello che èstato fatto negli 70 e 80, da Pomellatoa Bulgari: l’oro e i grandi volumi.Ma, specificamente, per la mia colle-zione che ho portato qui ad Ibiza miispiro anche alla miriade di marchiemergenti americani e a qualchemarchio italiano, se lo scopro. Ma gli

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lbert Einstein aveva ragione.Anche questa volta. Cento annidopo la pubblicazione della suapiù celebre e celebrata teoria(quella sulla relatività generale,risalente al 1915), è arrivata la

conferma sperimentale dell’esistenzadelle onde gravitazionali, «increspatu-re» dello spaziotempo che lo scienziatoaveva ipotizzato proprio come conse-guenza della relatività. Una scopertache se da un lato rilancia l’entusiasmoattorno alla ricerca scientifica comepercorso ideale per una maggiore com-prensione dell’universo e per l’avanza-mento dell’umanità, dall’altro confermala grandezza assoluta di Einstein, figurache ancora oggi incarna nell’immagina-rio collettivo il modello di scienziatoper antonomasia: geniale, eclettico, cu-rioso, carismatico, anticonformista.

A questo gigante del Novecento è de-dicata l’undicesima edizione del Festi-val delle Scienze, prodotto dalla Fonda-zione Musica per Roma in collaborazio-ne con «Codice. Idee per la Cultura», inprogramma all’Auditorium Parco dellaMusica di Roma dal 20 al 22 maggio2016. Tema chiave sarà la relatività, filoconduttore di un viaggio che non si li-miterà a ricordare l’importanza storicadella teoria einsteniana, ma che siestenderà all’intreccio con le scienzeumane (psicologia, sociologia, filoso-fia), fino a raggiungere i settori più in-novativi della ricerca contemporanea(fisica quantistica, Big Data).

Quali saranno le nuove frontiere dellascienza? Dopo le onde gravitazionali,riusciremo a individuare e studiare an-che le particelle della materia oscura?Fino a dove ci spingeremo nella nostraesplorazione dell’universo? Quali nuo-ve strade e processi cognitivi si apriran-no nell’intreccio tra scienza, filosofia estudio del comportamento umano? Equali orizzonti si schiuderanno grazieall’inarrestabile avanzata delle innova-zione tecnologiche, tra supercomputer ereti digitali? Sono solo alcune delle do-mande a cui proverà a rispondere l’un-dicesima edizione del Festival attraver-so lectio, dialoghi, conferenze, proie-zioni ed exhibit.

Rafael Núñez, presenterà al pubblico«un’altra relatività» dello spaziotempo,legata alle differenze con cui lo spazio eil tempo vengono percepiti dall’uomo, aseconda del contesto culturale e delle co-munità linguistiche. Sulla figura di Ein-stein sarà incentrata la lectio del fisicoMario Rasetti, presidente della Fonda-zione Isi. Dal passato e dal presente sivolerà nel futuro con Seth Lloyd, tra imassimi esperti mondiali nella scienzadella complessità, professore di ingegne-ria al Mit e di fisica dei computer quanti-stici al Santa Fè Institute.

Il filosofo della scienza Ned Marko-sian condurrà il pubblico in un appassio-nante viaggio alla scoperta del tempo,quindi si partirà per un’esplorazione del-l’universo con l’astrofisico Giovanni Bi-gnami, mentre Giovanni Amelino Came-lia, professore di fisica all’Università LaSapienza, si interrogherà sul fatto se siapossibile realizzare una «Teoria del Tut-to» in grado di spiegare e collegare tutti ifenomeni fisici. Si tornerà poi a guardarele stelle con Nicolò D’Amico, presidentedell’Inaf, per riflettere su quello stessouniverso da cui sono emerse le onde gra-vitazionali e, dopo le riflessioni di ScottHughes e David Kaiser, se ne parlerà inun dialogo a due voci tra Fulvio Ricci(Virgo-Ego) e Bangalore Sathyaprakash(Cardiff University), introdotti da MarcoCattaneo, che si soffermeranno sulla na-tura degli inferometri, strumenti utilizza-ti a rivelare la presenza delle onde.

Al rapporto tra le teorie dell’universodi Einstein e i risultati delle esplorazionispaziali sarà dedicata la lectio di RobertoBattiston, presidente dell’Agenzia spa-ziale italiana. Quale sarà la prossimafrontiera? Dove arriveremo? Esiste un li-mite di fronte al quale dovremo fermar-ci? Dopo tante domande, l’appuntamen-to conclusivo del Festival prenderà spun-to da una certezza: l’impegno che AlbertEinstein dedicò alla difesa della pace nelmondo e a favore di un disarmo nuclea-re. Il ruolo etico della scienza e la suapossibilità di contribuire a uno svilupposostenibile del pianeta saranno i temidella lectio del fisico Eliezer Rabinovici(Cern/Sesame) che chiuderà il Festival il22 maggio. Le stelle ci attendono. ■

LE CONFERENZE

Venerdì 20 maggio il Festival si aprecon la cerimonia di inaugurazione,alla presenza del presidente della

Fondazione Musica per Roma AurelioRegina e dell’amministratore delegatoJosé R. Dosal, del co-direttore scientificodel Festival Vittorio Bo, del presidentedell’Istituto nazionale di Fisica nucleareFernando Ferroni e del presidente dell’A-genzia spaziale italiana Roberto Batti-ston. Protagonista della prima lectio il co-smologo João Magueijo introdotto daGiovanni Amelino Camelia: portoghese,professore di fisica teorica all’ImperialCollege di Londra, noto per la teoria del-la velocità variabile della luce e autore diuna biografia sulla vita di Ettore Majora-na. Magueijo spiegherà al pubblico cosaci attende «al di là di Einstein».

Cresce l’attesa di conoscere i primi ri-sultati dello Xenon1T, la gigantesca nuo-va macchina costruita all’interno dei La-boratori nazionali dell’Istituto di Fisicanucleare - nella pancia del Gran Sasso -entrata in funzione a fine 2015 nell’ambi-to dello Xenon Dark Matter Experimentche ha coinvolto 126 scienziati di 10 na-zionalità diverse, 21 istituti di ricerca perscovare le Wimp («weakly interactivemassive particles»), le particelle di cuipensiamo sia composta la materia oscura.La fondatrice del progetto Elena Aprile,professoressa di fisica alla Columbia Uni-versity di New York, parlerà di questo.

A settembre del 2015 sono state rileva-te sperimentalmente onde gravitazionalida una collaborazione tra un progettostatunitense (Ligo) e uno italiano (Ego-Virgo), confermando le previsioni diEinstein e aprendo scenari nello studiodell’universo e delle leggi che lo regola-no. Di questa straordinaria scoperta siparlerà anche al Festival delle Scienze.Quindi una serie di incontri in cui si en-trerà in contatto con molteplici aree e di-scipline della ricerca scientifica, tecnolo-gica e umanistica. Il filosofo della scien-za Vincenzo Barone racconterà come leleggi della fisica abbiano permesso dimettere ordine nel funzionamento delmondo, e lo psicologo e scienziato co-gnitivo della University of California,

M U S I C A M A E S T R A

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Dal 20 al 22 maggio la Fondazione Musica per Roma èproiettata verso le stelle con grandi incontri scientifici

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a cura di ROMINA CIUFFA

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MAURO GIACOBBE: FACILE.IT, LA SCELTA DELLE SCELTE PER ACQUISTARE SU INTERNET

MAURO GIACOBBE: FACILE.IT, LA SCELTA DELLE SCELTE PER ACQUISTARE SU INTERNET

consumatori vengono aiutati a sce-gliere i fornitori di servizi in base al-la tariffa più conveniente. Facile.itha compiuto ora 5 anni di attività,diventando un sito comparativo trai più consultati. L’amministratoredelegato, Mauro Giacobbe, descriveil sito con un occhio al futuro.

Domanda. Come sono stati questiprimi 5 anni?

Risposta. Siamo molto contenti.Eravamo poco più di una start up,oggi siamo un’azienda consolidata

con 190 dipendenti; abbiamo supera-to 45 milioni di euro di ricavi dagliiniziali 13 milioni: l’azienda ha piùche triplicato il fatturato. I primi annila crescita è stata guidata dal con-fronto delle assicurazioni auto, inve-ce da un anno e mezzo è alto anche ilpeso dei prodotti non assicurativi.Fermo restando che siamo un motoredi comparazione, ci aspettiamo nelfuturo un peso maggiore dal settorenon assicurativo: l’anno scorso è sta-to circa il 15 per cento dei volumi e

ell’aprile del 2011 viene creatoFacile.it, portale di compara-zione di polizze RC auto e mo-to, mutui e prestiti personali.Tariffe per luce, gas e ADSL

vengono inserite l’anno successivo.Nel 2013 Facile.it è la prima aziendain Europa a introdurre l’acquisto dipolizze tramite smartphone; ad ot-tobre del 2015 arriva il record di po-lizze assicurative stipulate in unmese tramite il portale: oltre 50 mi-la. Ogni mese 1 milione e 500 mila

NNNN

a cura di GIOSETTA CIUFFA

Mauro Giacobbe,amministratore delegato

di Facile.it

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quest’anno sarà sicuramente del 20per cento perché quel settore ha untasso di crescita molto alto.

D. Quale è la categoria che nel fu-turo potrebbe dare ottimi risultati?

R. Le due categorie principali sullequali stiamo lavorando sono ADSL eprestiti, per una serie di motivi: ilprimo è che sono i prodotti più massmarket, con milioni di nuove sotto-scrizioni ogni anno quindi, in sinte-si, perché il mercato è molto grande.Il secondo motivo è che, soprattuttonell’ADSL, c’è una naturale sovrap-posizione con i nostri utenti: essen-do Facile.it un sito web, chi ci utiliz-za è quasi sempre un cliente ADSL eviene quindi naturale confrontarequesto genere di offerta; terzo moti-vo è che sul mercato ci sono moltepromozioni che però scadono, e ciòcostituisce un incentivo naturale aconsultare il sito in maniera regolareanno dopo anno.

D. Qual è il comportamento tipodegli utenti?

R. Sono interessanti le visualizza-zioni del sito tramite desktop e tra-mite mobile: queste ultime sono il 40per cento oggi, ma in costante cresci-ta, e alla fine del 2016 probabilmentela metà del traffico avverrà via cellu-lare. Altro comportamento tipico è,dopo aver richiesto un preventivovia mobile, fare un secondo collega-mento via desktop per controllaremeglio e con più calma i moduli dacompilare o per mancanza di tutti idati necessari. Notiamo anche che cisono utenti che, dopo aver fatto unpreventivo sul ramo assicurazioni -ancora il principale servizio utilizza-

D. È possibile prenotare una tariffavia mobile e confermarla dal desk-top?

R. Nella ricerca di polizze assicura-tive, che presentano moduli più lun-ghi, non è possibile congelare una ri-cerca. È però una cosa su cui stiamolavorando. Per accedere invece allapagina delle offerte degli altri verti-cali i campi da compilare sono moltopochi, in genere tra 5 e 9, quindi è re-lativamente semplice fornire dal cel-lulare i dati necessari. Va detto peròche per quanto riguarda il confrontoassicurativo, nel momento in cui siclicca su un prezzo per selezionarlo,viene prenotato ed è valido per 60giorni quindi l’utente ha il diritto dicomprare a quel prezzo per un meseanche se nel frattempo la compagniacambia le tariffe. Per gli altri prodottiquesta funzione non esiste, ma è al-trettanto vero che alcuni di essi, co-me l’ADSL, hanno spesso offertetemporanee e last minute, anche sel’utente più esperto saprà che moltecondizioni sono cicliche. Un serviziorilevante connesso alla scelta dellatariffa è la possibilità di richiedereuna consulenza telefonica per com-pilare i moduli e l’incidenza di chiusa questa funzionalità da mobile èmolto più alta dell’incidenza di colo-ro che lo fanno da desktop: le infor-mazioni sono tante, lo schermo deldevice è piccolo. Il tablet per noi èun’altra categoria, però abbiamo no-tato che gli utenti da tablet sono rela-tivamente pochi, circa il 5 per cento,e hanno un comportamento moltopiù simile agli utenti desktop cheagli utenti mobile.

D. Quali possono essere i servizifuturi?

R. Non abbiamo programmi di ri-lascio a breve, però ci sono due cate-gorie merceologiche cui ci stiamo in-teressando: i prodotti assicurativinon auto - come polizze casa e sani-tarie - e hotel e pacchetti vacanze,molto analizzati da siti di compara-zione all’estero. È ancora prematuro,ma tra qualche anno sapremo lavo-rarci; per ora non è una priorità.

D. Quanto è importante l’innova-zione?

R. Il nostro cuore è proprio la tec-nologia sia per il funzionamento delsito sia per il recupero dei dati di tut-ti i provider; pertanto sul lato inno-vazione ci sarà un’attenzione ancorapiù forte che su tutto il mondo mobi-le, incluse le app, che già abbiamoper iOs e Android. È sicuramenteun’area da potenziare perché più an-dremo avanti meno le persone use-ranno il computer preferendo termi-nali più piccoli, quindi la sfida saràfar sì che il servizio sia semplice, in-tuitivo e fruibile anche da devicemolto piccoli. Abbiamo un team di

«L’età media deinostri utenti è 37 anni,per il 70 per cento uomini residenti inprevalenza nei centri urbani medio-grandi. Oltre alle grandi città èimportante il peso dei capoluoghi di provincia.Chi abita nei centri urbani più piccoli consulta spesso il sitoper confrontare i preventivi, ma è ancorameno pronto a comprareonline rispetto a chi vivenei grandi centri»

to - consultano altri canali; più dellametà di chi usa gli altri verticali è giàutente del ramo assicurazione e haallargato l’utilizzo anche ad altriprodotti.

D. Qual’è l’età media degli utenti?R. Circa 37 anni, per il 70 per cento

uomini residenti prevalentementenei centri urbani medio-grandi. Oltrealle grandi città è importante il pesodei capoluoghi di provincia. Chi abi-ta nei centri urbani più piccoli con-sulta spesso il sito per confrontare ipreventivi, ma è ancora meno prontoa comprare online rispetto a chi vivenei grandi centri.

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tecnologia che raccoglie quasi 40 pro-grammatori: tutta la Ricerca&Svilup-po in tecnologia viene fatta interna-mente, senza acquistare tecnologiaesterna né servizi software.

D. Alla nascita la start up è tuttaitaliana?

R. Sì, l’azienda era nata da impren-ditori italiani operanti nel mondo delweb. Ci sono stati anche altri investi-tori poi fuoriusciti nel settembre 2014quando il fondo Oakley Capital In-vestments Limited ha acquisito il 60per cento di Facile.it spa.

D. L’ingresso del fondo cosa hacambiato per voi? Prevedete ancheuno sviluppo estero in seguito a ciò?

R. Al momento come focus abbia-mo l’Italia, poiché nel mercato deicomparatori ogni Paese ha il proprioe oltre a essere diverso dagli altri,non è facile espandersi all’estero. Perquanto riguarda l’ingresso di Oakleyè stato molto positivo nell’impattosull’azienda per due motivi: ci dàmolta più stabilità di risorse permet-tendoci di pianificare meglio la cre-scita futura in termini di risorse uma-ne, di budget per le assunzioni, di in-vestimenti di marketing; inoltre ilfondo ha un’esperienza consolidatasia di aziende web che di comparato-ri, perché in passato aveva già inve-stito in siti simili in altri Paesi euro-pei e ciò ci ha portato comunque unbagaglio di conoscenza aggiuntivache ha consentito un’accelerazionenel nostro percorso.

D. L’Ivass, in una relazione sui siticomparatori, evidenziava delle criti-cità. Voi avete optato per una mag-giore chiarezza e trasparenza nellamaniera di operare adeguandovi. Inche modo?

R. I comparatori sono molto usatiin Italia ed era giusto che il legisla-tore analizzasse uno strumento mol-to utilizzato, proprio in un’ottica dirispetto per il consumatore. Avevapertanto indicato alcuni accorgi-menti per migliorare il livello di tra-sparenza dei siti sulle informazionida raccogliere e soprattutto per pre-sentare meglio alcune informazionidi prodotto. Ovviamente ci siamoadeguati perché tra l’altro la traspa-renza paga in questo settore: miglio-rare la qualità del servizio all’uten-te, sia come numero di fornitori con-frontati sia come migliore esposizio-ne delle informazioni, rende l’utentein grado di comprendere megliosentendosi più tranquillo e usu-fruendo del servizio si abitua a usar-lo nel tempo.

D. Cosa pensate delle truffe onlineai danni dei consumatori, sia nellavendita di prodotti fasulli, sia nel pa-gamento?

R. Non mi riferisco solo a Facile.itma a tutti i comparatori: il rischio di

comparatore confronta soltanto ilprodotto base e standard.

D. Essendo un servizio gratuito,dov’è il vostro guadagno? Vi mante-nete dalla commissione riconosciutadalla vendita del prodotto?

R. Esattamente: riceviamo unacommissione dal fornitore che noncomporta un aggravio di costo per ilconsumatore, anche perché portiamoclienti aggiuntivi che il fornitore nonraggiungerebbe.

D. Qual è il vostro obiettivo nellastrategia di marketing e comunica-zione?

R. L’obiettivo estremamente im-portante è l’educazione del consu-matore, nel senso che i prodotti chenoi confrontiamo oggi vengono di-stribuiti tipicamente da reti fisiche etante volte esse hanno un’offerta li-mitata con i nuovi prodotti e quindi,oltre alle attività di marketing e co-municazione per portare utenti sulsito, c’è l’esigenza di spiegare almaggior numero di persone che esi-stono altri modi per comprare quelprodotto e altri canali distributivi, eche esiste un’ampiezza di offerta chea volte il consumatore non percepi-sce: a noi interessa questo tipo diinformazione da dare all’utente e alconsumatore.

D. Il consumatore da questo puntodi vista è educato?

R. L’interesse nell’essere informatoè sempre crescente e si hanno buonebasi per farlo ma a mio avviso c’è an-cora da lavorare, soprattutto su alcu-ni prodotti per i quali l’educazionedovrebbe essere più incisiva. ■

frodi è estremamente basso perché amonte ci sono una serie di palettistringenti in merito al funzionamen-to del prodotto e alle caratteristichedei fornitori, oltre alle indispensabiliautorizzazioni di Ivass e Banca d’Ita-lia per operare. È assolutamente rarala frode in questo ambito.

D. C’è chi però abbina polizze nonrichieste a quelle che invece si acqui-stano. Cosa può dirci a riguardo?

R. Uno degli interventi dell’Ivass,un anno e mezzo fa, verteva propriosul fatto che il confronto andrebbecompiuto su un prodotto minimo di-sponibile, da lì in poi spetta al consu-matore aggiungere altre coperture: il

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50 SPECCHIOECONOMICO

måland è una regione della Svezia grande come il FriuliVenezia Giulia ed il Veneto messi insieme. Trentamila chi-lometri quadrati in cui la locomotiva dell’industria nazio-nale sbuffa e sfreccia tra pini, faggi e betulle, laboratori e

magazzini, laghi e loghi. Epica forse retorica ma non azzardataché da queste parti le crisi economiche le anticipano e le schiva-no, quando ce la fanno le cavalcano. Tra qualche basso e parec-chi alti. Non è però come il nordest nostrano, questo sudovestsvedese sposta il baricentro del Paese verso latitudini variabili -Copenhagen è più vicina di Stoccolma - integrandosi nell’ecosi-stema geografico locale e in quello, più ampio, economico.

Qual è il vostro segreto? «Competiamo se dobbiamo, colla-boriamo quando possiamo»: Anders Wisth («project leader» delcluster del mobile) taglia corto, compiaciuto e convinto. È unmantra che tutti qui ripetono, dagli amministratori delegati del-le aziende a tanti zeri (ce ne sono parecchie), ai collaboratoriesterni e part time, passando per analisti indipendenti e clienti.«Abbiamo un nome per questa nostra filosofia di produrre».Gnosjöandan? «Esatto, lo spirito della Gnosjö»: una zona dellaregione ad alta densità di imprese e di profitto, da lì si innerva lalinfa di questa specie di Ruhr scandinava.

Secondo alcuni la sua matrice ha componenti precise: l’indi-genza dei decenni più bui dei due secoli scorsi, le condizioniclimatiche severe ma non ostili, un suolo generoso di alberi mapoco redditizio per le sementi ed il senso di comunità tenuto in-sieme dal collante religioso. Tutto questo avrebbe forgiato unamentalità concreta, collaborativa e ricca d’ingegno. Come al-trove, certo. Ma qui funziona più e meglio, perché? «Poichéquando capisci che devi contare su te stesso ma puoi coinvolge-re altri, più esperti e migliori di te a fare quello che sanno fare,hai una gamma di opzioni di intervento molto ampia» - chiosa.«E qui le opportunità sappiamo coglierle». Vale per le piccole emedie imprese, ma le grandi? Iniziamo dunque con i due colos-si «storici» dello Småland: Ikea e Husqvarna.

Il gigante gialloblu è stato fondato settantatré anni fa, il suoideatore e presidente-sempre-in-carica Ingvar Kamprad ha ap-

pena compiuto novant’anni. Il lettore faccia i conti, scoprendocosì che il marchio globale più noto del settore l’ha creato unteenager. Epopea da romanzo e bilanci da record si alimentanoda mezzo secolo ed il raggio d’azione si espande su buona par-te delle terre emerse sopra l’equatore. In Italia presidia quindiciregioni con ventuno punti vendita, l’ultimo anno ha registratoquasi cinquanta milioni di visitatori ed un fatturato di oltre unmiliardo e mezzo di euro. Tutto è nato e resta controllato lì, traforeste, binari e capannoni. Del resto se le prime due lettere so-no le iniziali del magnate, le altre due omaggiano Elmtaryd eAgunnaryd, toponimi locali.

Chi vuole avvicinarsi alla galassia Ikea non ha solo cataloghie megastore a disposizione: può mettersi in viaggio perÄlmhult, dormire all’Ikea hotel (al numero 1 di Ikeagatan, ov-viamente) e visitare l’Ikea museum. Il primo esiste da parec-chio, è stato pensato come un motel statunitense (vintage e av-veniristico allo stesso tempo) ed è oggi in piena fase di ristruttu-razione ed ampliamento. Il secondo a fine giugno apre i batten-ti nel primo capannone dove la saga di mr Ingvar ha preso lemosse. Settemila metri quadrati di amarcord documentale, ap-profondimenti e aneddoti. E molto altro.

Non si guarda solo al passato, si punta a sublimare il «designdemocratico» (sic) e i suoi quattro pilastri (prezzo, stile, soste-nibilità, funzionalità) sperimentando e aprendosi alle nuove sfi-de. Quella dell’integrazione tra i dipartimenti non è cosa da po-co, la galassia si fa sempre più coordinata e densa di talenti eprocessi. E l’apertura verso l’esterno lo è forse ancora di più.Inevitabile ma non per questo scontata: «Condividiamo sempredi più e in fasi sempre più a monte del processo», ci raccontaPer Krokstäde, diversi anni passati in dipartimenti diversi e og-gi responsabile di Vitality, la linea a vocazione più artistica del-l’azienda. «Non ha senso proteggerci in maniera ottusa e chiu-derci a riccio, la trasparenza è un valore, con le dovute cautele.Ma c’è più da guadagnare che da rischiare». Segno dei tempi,anche Ikea aggiusta la rotta, tra prototipi in bella vista nello spa-zio comune di IoS (Ikea of Sweden), anteprime su Instagram e

LOGHI (COMUNI)E LUOGHI (NON COMUNI):IL MICROUNIVERSODEL DESIGN SVEDESEIL MANTRA DELLO SMÅLAND: «COMPETIAMO SE DOBBIAMO, COLLABORIAMO QUANDO POSSIAMO»

SSdi Federico Geremei

Nella foto il centro d’arte Vandalorum

50-51 Geremei corr 29-04-2016 12:57 Pagina 12

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architettonici espositivi ispirati ai granailocali, il progetto è però stato rivisto. Og-gi qui si fa anche ricerca sui rapporti tral’arte applicata ed il design, arricchendoil ricco parterre di sovrapposizioni e col-laborazioni tra designer ed operai, fucinedi talenti e fornaci.

Lasciamo per un po’ gli showroom, itorni, le stampanti 3D. Mettiamoli sullosfondo e parliamo di hotel. Per tre moti-vi: Primo, se si fa un giro da quelle partiqualche segnalazione può rivelarsi pre-ziosa. Secondo, rappresentano due dellerealtà ricettive della regione emblemati-che di altri elementi utili a comprendereil mondo-Småland del business informa-le, attento e professionale. E sono indi-pendenti: non hanno ceduto alle allettan-ti opportunità che l’ingresso in un gruppoalberghiero consente e preferendo restarepadroni delle proprie imprese. E poi, ter-zo ma non ultimo, restano in linea conquesta esplorazione: il Vox (a Jönköping)e PM och Vänner (Växjö) sono scrigni didesign in forma di albergo che valgonoun soggiorno in sé.

51SPECCHIOECONOMICO

Un terzo nome, già che ci siamo (e ri-manendo in tema) si aggiunge alla lista:il Kosta Boda Art hotel è farcito di artein vetro, guarnito con interventi d’arti fi-gurative e si trova nel centro del centrodel Glasriket. Significa «Regno del Ve-tro», nello Småland si produce dalla pri-ma metà del Settecento. Molto da quel-l’era è cambiato ma non s’è mai smesso.Ha conosciuto il boom degli anni Cin-quanta e Sessanta, gli stalli del decenniosuccessivo ed il nuovo continuo rilancioda allora, con un’impennata dal 2012.Oggi l’arco di realtà produttive è parti-colarmente dinamico. Ci sono i grandiKosta Boda e Orrefors (il primo ha com-prato il secondo di recente, il marchio èdunque uno), gli incatalogabili, talentuo-si e geniali maestri riconosciuti di Tran-sjö Hytta, qualche attore medio (Må-lerås, tra le tante). E poi c’è la Glass Fac-tory. È la realtà più innovativa e moder-na, sperimenta tecniche e conserva lamemoria delle varie epoche del vetrodando vita ad una specie di accademiadei mestieri 2.0. Ambisce, con buoneprobabilità di successo, ad un piccoloRinascimento made in Sweden - lontanodall’Arno (e dalla Laguna).

Il viavai di camion e vagoni, taxi & cosposta tronchi e pallet, uomini d’affari edesigner con un laptop come valigia. In-cessante ma non frenetico, tratteggia unaffresco in movimento che si sovrappo-ne al quadro della natura. E pare com-piersi l’impresa di una densità di attivitàproduttive che copre tutto l’arco dall’a-telier artigianale all’impresa oversizesenza compromettere l’integrità dell’am-biente su cui insiste, capillare ma non in-vasiva. Non più, merito forse di proto-colli di salvaguardia rivisti continua-mente al rialzo e integrati nell’ecosiste-ma imprenditoriale.

I mobili non saranno un souvenir sem-plice da portare a casa, il cristallo in vali-gia crea troppi pensieri. Meglio allorapartire dalla bellezza di un disegno e diuna mappa per conoscere i luoghi, scri-gni di sapienza e cultura. Del fare, certo.Ma dell’ospitare, soprattutto. ■

nuove forme di coinvolgimento.Husqvarna ha oltre tre secoli di storia:

i primi centocinquant’anni al servizio deifanti della corona, il secondo secolo emezzo l’ha trascorso spaziando tra stufe,macchine da cucire, motociclette (com-presa la parentesi con la nostrana Cagi-va) e motoslitte, tagliaerba e seghe elet-triche. Il museo dell’azienda - ad Husk-varna, con la V e a pochi chilometri daJönköping - è un campionario storico eindustriale notevole. Compendia tantodel tantissimo che ha prodotto e permettedi farsi un’idea del tessuto produttivodello Småland. Le sue trame più spesseintrecciano parecchie fibre, concentria-moci su tre in particolare: mobili, designdi interni, vetro. Il comparto dell’indu-stria dei mobili svedese è l’unico in tuttoil panorama europeo che negli ultimi an-ni ha conosciuto trend costantemente colpiù davanti.

Il modello dei consorzi di piccole im-prese (non l’unico ma quello più diffuso)continua a garantire gli standard elevatidi qualità che ne hanno decretato il suc-cesso. Questi si basano però - soprattuttoda queste parti e coi modelli virtuosimessi in piedi in decenni di affinamentireciproci tra manifatture iperspecializza-te - su investimenti in ricerca ed innova-zione significativi. E strategie di lungoperiodo. Le seconde non mancano, per iprimi bisogna alzare di continuo l’asti-cella della competitività di medio perio-do e gli incassi del breve. L’export inquesto quadro a tre velocità continua adessere cruciale e il comparto è il piùorientato alla vendita all’estero della me-dia europea: è al terzo posto per i mobilida ufficio e al quinto per quelli da cuci-na. Dove vende di più? Tre quarti del-l’export va ai vicini scandinavi (con laNorvegia in testa) ed in Germania (a suavolta leader a cui fornire componenti daassemblare).

Le cifre relative (quote di mercato etassi di crescita) reggono, quelle assolutesono ancora più interessanti, se messe inrelazione all’entità di un contesto geo-grafico e demografico particolare. Cheorbita intorno a due poli. Un breve giro aLammhult e dal finestrino scorrono le in-segne di Svensson, Lammhults, Norrga-vel. La bella cittadina di Värnamo è unhub di design, sposta di continuo la lineatra artistico e artigianale (e ne ridefinisceil senso), sublimandola spesso nell’indu-striale «d’autore». Due nomi su tutti:Bruno Mathsson e Sven Lundh. Per ilprimo dei due maestri - entrambi visio-nari ma coi piedi per terra e l’ossessionedi forme geniali ed utili - la visita obbli-gata è quella al Bruno Mathsson Center.L’impronta e la filosofia del secondo èportata avanti dalla sua famiglia, l’azien-da Källemo. Per il resto c’è il Vandalo-rum: è un centro d’arte alle porte dellacittà, si occupa di esporre e raccontare,stupire ed informare. L’aveva ideatoRenzo Piano, immaginando dei moduli

«Småland è una regione della Svezia grande come il FriuliVenezia Giulia e il Venetomessi insieme. Trentamilachilometri quadrati in cuila locomotiva dell’industrianazionale sbuffa e sfrecciatra pini, faggi e betulle, laboratori e magazzini, laghi e loghi. Epica forseretorica ma non azzardatache da queste parti le crisieconomiche le anticipanoe le schivano»

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Kasja e Matias di «Rugs of Sweden»

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dico soprattutto per coloro che più han-no avuto a cuore le sorti del Partito deilavoratori, il PT, assistendo a prese diposizione di personaggi che a non tuttipiacciono».

Seguono gli interventi di Gislaine Ma-rins, Alfredo Copetti Neto e Fabio Mar-celli, come seguiti da Rioma.

Mauriello spiega: «Vorremmo farciun’idea della reale situazione brasiliana.L’Icbie Europa, onlus che opera nell’edi-ficio occupato dello Spin Time, ha pen-sato di organizzare un incontro specificoinsieme a Rioma Brasil e Meta Brasil,per confrontarci sul Brasile che in qual-che modo tanto amiamo. Effettivamentela situazione brasiliana, oltre a mutarevelocemente, pone una serie di interro-gativi, e ognuno dei nostri relatori li af-fronterà in maniera differente. In Brasileil confronto è a dir poco aspro e lo si ca-pisce anche dalla prospettiva italiana. Si-curamente alcune delle cose che accado-no in Brasile preoccupano noi dell’Icbie,ci spaventa vedere che vi è qualcuno cheinvoca apertamente il ritorno della ditta-tura o che evoca persone che ebbero unruolo nefasto e losco durante la dittatura,questo ci dispiace. Preoccupa che in unaparte della società brasiliana ci sia disap-punto per il processo di inclusione cheha visto gli ex svantaggiati o poveri esse-re i protagonisti di questi ultimi anni.Non ci piacciono i fenomeni di malco-stume e le ruberie che imperversano, e lo

C I R C U I T O D I V U L G A T I V O D I C U L T U R A B R A S I L I A N A A C U R A D I R O M I N A C I U F F A

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BRASILE: CHE SUCCEDE? CON ICBIE EUROPAONLUS LA DIFFERENZA TRA COLPO DI STATOED IMPEACHMENT È SPIEGATA MEGLIO

52 SPECCHIOECONOMICO

L’incontro «In Brasile che succede»,tenutosi a Roma nelle sale delloSpin Time Lab di Via Statilia, ha

messo in luce alcuni punti brasiliani dicui oggi si parla ma che molti stentano acomprendere: dal colpo di Stato all’im-peachment del presidente Dilma Rous-seff. Cosa sta davvero accadendo? Lospiega l’Icbie Europa Onlus presiedutadall’avvocato Paolo Mauriello, figlia del-l’Icbie Salvador, insieme a Rioma Brasile all’associazione Meta Brasil costituitain Roma; relatori il professor Alfredo Co-petti Neto dell’Università Statale del Pa-ranà, Fabio Marcelli dell’Associazionedei Giuristi Democratici, Gislaine Ma-rins di RAiZ-Movimento Cidadanista.

L’Icbie brasiliana è stata pensata nonsolo come luogo di istruzione formale,ma come punto di scambio interculturalenonché sede operativa di riferimento sulterritorio per la popolazione locale (so-prattutto giovani). Lo scambio è intesoanche come dialogo culturale tra Italia,Europa, Sud e Nord America e luogod’incontro tra persone provenienti daestrazioni sociali diverse, disposte a met-tere al servizio della comunitá Icbie lapropria professionalità e abilità artisticaper contribuire allo sviluppo culturale,della formazione e dei mestieri, aumen-tando in tal modo le speranze e le pro-spettive future per una occupazione eun’inclusione sociale dei propri studenti,in un momento di grande crescita econo-mica del Brasile. A Roma, essa opera co-me Icbie Europa.

In alto: Gislaine Marins di RAiZ-Movimento Cidadanista, Alfredo Copetti Neto dell’UniversitàStatale del Paranà, Fabio Marcelli, dirigente dell’Associazione dei Giuristi Democratici,l’avvocato Paolo Mauriello, presidente dell’Icbie Europa Onlus. Sotto, questi ultimi tre

«Aprescindere dalla posizione cheun brasiliano possa avere riguar-do a tutta questa vicenda, sicura-

mente è una situazione di sofferenza pernoi». Gislaine Marins è membro diRAiZ, una nuova formazione politica eun nuovo movimento della sinistra brasi-liana. Cita il discorso di Dilma Rousseffin cui la presidentessa presenta il docu-mento della Commissione sulla veritàsui crimini della dittatura militare sele-zionando tre affermazioni di Dilma: 1 -«Sono sicura che i lavori della Commis-sione sono il risultato dello sforzo dellaricerca della verità, del rispetto della ve-

REPORTAGE(foto, testi e video) di ROMINA CIUFFA

Paolo Mauriello, presidentedell’Icbie Europa Onlus

Gislaine Marins, membro diRAiZ-Movimento Cidadanista

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IL BRASILE A PORTATA DI RIOMANOCIRCUITO DIVULGATIVO DI CULTURA BRASILIANA A CURA DI ROMINA CIUFFA

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rità storica e dello stimolo alla riconci-liazione del Paese con se stesso tramitela verità e la conoscenza. 2 - «Ora la ve-rità permette che si possa dire, capire esapere tutto, la verità significa l’opportu-nità di promuovere il nostro incontro conla storia del popolo». 3 - «Meritano laverità coloro che continuano a soffrirecome se morissero di nuovo e sempreogni giorno». Nell’affermare ciò Dilmasi è trattenuta dal piangere. La dittatura èuna cosa indegna, non accettabile in unPaese civile.

Una breve cronistoria. Due giorni dopole elezioni la Camera boccia il decretobolivariano che istituisce i consigli popo-lari. Il 2 novembre 2014 i manifestanti aSan Paolo chiedono l’impeachment diDilma con l’intervento militare per desti-tuirla a cui partecipano 2.500 persone. Il18 dicembre 2014 il Partito socialdemo-cratico (PSDB) chiede al tribunale eletto-rale di revocare la vittoria di Dilma per-ché è accusata di fare campagna con isoldi della corruzione. Il 4 gennaio 2015il Partito democratico brasiliano (PDB)ritira il sostegno incondizionato a Dilmain Senato. Il 15 marzo 2015 il Brasile vi-ve giorni di proteste massive contro Dil-ma, circa 1,4 milioni di manifestanti; so-no passati solo 4 mesi dalle 2.500 perso-ne che chiedevano l’impeachment di Dil-ma e hanno messo in moto questa mac-china. Il 13 giugno 2015 Dilma concedeun’intervista ad un noto talk show delPaese, la stampa l’accusa di fare campa-gna elettorale mascherata. Il 28 settem-bre 2015 il presidente della Camera bra-siliana Eduardo Cunha, del Partito delMovimento democratico brasiliano(PMDB) afferma che saranno discusse lerichieste di impeachment di Dilma e ilpresidente della Camera può o rifiutare oaccettare le richieste e dichiara che l’ana-lisi è parte della valutazione decisionaleche si sta effettuando.

Il 7 dicembre 2015 Dilma è accusatadi mentire e sabotare il PDB, anche se dagennaio il PDB ha abbandonato il soste-gno a lei. Il 16 marzo 2016 le intercetta-zioni complicano la situazione di Dilmae Lula e la diffusione di una telefonataaggrava la crisi politica. Il 29 marzo2016 il giudice Moro ammette dinnanzial Tribunale superiore federale di averesbagliato nelle intercettazioni di Lula eDilma. Il 30 marzo 2016 il PDB rompecon Dilma, e questa è la terza volta, ilGoverno promette un impasto e vuole ilvicepresidente come golpista. L’8 aprile2016 Cunha minaccia di accettare nuoverichieste di impeachment contro Dilma ela misura verrebbe presa se il Tribunalesuperiore federale accettasse il processocontro il medesimo, presidente dalla Ca-mera dei Deputati e terzo nella linea suc-cessoria ovvero eventuale vicepresidentein caso di allontanamento definito dellapresidente Rousseff.

«Quindi–sottolinea Marins–da uomoche valuta la situazione, si passa a un uo-mo che mette in atto un ricatto: se fai ilprocesso di impeachment contro me, ioaccetto nuove richieste di impeachmentcontro Dilma. Una denuncia presentataal Tribunale superiore federale affermache il presidente della Camera ha com-messo reato di corruzione; vorrei sottoli-neare che contro Dilma non c’è nessunadenuncia di reato».

Nella seconda parte del suo interventoGislaine Martins presenta i protagonistidella notte del 17 aprile, cioè del discor-so di Dilma, i quali, ogni volta che si av-vicinavano al microfono, dicevano «Vo-to per Dio, la famiglia e gli amici». Ilpartito di Dio, in Brasile chiamato «par-tito della Bibbia», non è un vero è pro-prio partito bensì uno schieramento tra-sversale perché racchiude più partiti. Sitratta del BBB, acronimo per la Bancadado Boi, Bíblia e Bala (bue per latifondi-sti, Bibbia per Bíblia e proiettile della pi-stola per bola). Questi parlamentari sonofavorevoli al porto d’armi e la maggiorparte di essi ritiene che la povertà e lacriminalità siano legate alla mancanza diuguali opportunità per tutti. «In questocaso–spiega la Martins–le uguali oppor-tunità sono una specie di meritocrazia,cioè non sono politiche di inclusione, mapolitiche molto individualistiche in cuiviene valutata la persona povera che, la-vorando, riesce ad uscire dalla povertà,come se questo fosse una cosa semplice.Purtroppo la società umana non dà sem-pre queste opportunità. Sono contro lapena di morte, sono proibizionisti rispet-to alle droghe e difendono il controllosociale dell’omosessualità, per essi lepersone non devono parlare troppo altri-menti potrebbero influenzare coloro che

sono potenzialmente omosessuali. Cre-dono che Dio migliori le persone, so-stengono che gli adolescenti debbanoessere puniti come gli adulti e sono so-stenitori dell’abbassamento dell’età pe-nale per i giovani. Sono inoltre favore-voli al libero mercato senza mediazionidello Stato, difendono la riduzione dellapresenza di quest’ultimo nell’istruzionee nella sanità in cambio dell’abbassa-mento delle tasse, e per la riduzione del-lo Stato in genere nella vita dei cittadininonché per gli aiuti di Stato per le azien-de in difficoltà dato che sono il principa-le vettore dello sviluppo economico.Questi sono quelli che votano Dio, ades-so vediamo quelli che votano per la fa-miglia. Cunha vota per la famiglia, masua figlia e sua moglie sono sotto inchie-sta; chi fa campagna elettorale dona il ri-cavato a se stesso. Essendo sotto proces-so, Eduardo Cunha potrebbe assumere lapresidenza?»

Martins passa dalla discussione politi-ca alla discussione tecnica: «Uno deiprincipali problemi è che in Brasile controppa leggerezza si compie una separa-zione tra tecnicismi e politica, come se iprimi non fossero profondamente legatialla seconda». Quindi conclude il suo in-tervento con un riflessione sul ruolo deimezzi di informazione in questa crisipolitica: «Se è vero che abbiamo urgen-temente bisogno di una riforma politicache impedisca il finanziamento privatodelle campagne elettorali e che riempiail vuoto degli elettori, giacché oggi i de-putati entrano nella Camera per quota dipartito e non per numero di voti ricevuti- è altrettanto vero che abbiamo bisognodi rivedere il binomio politica-informa-zione: non vogliamo in alcun modo cen-surare la libertà di opinione ma dobbia-

«uno dei principali problemi è che in Brasile con troppaleggerezza si compie una separazione tra tecnicismi e politi-ca, come se i primi non fossero profondamente legati allaseconda. Abbiamo urgentemente bisogno di una riforma po-litica che impedisca il finanziamento privato delle campagneelettorali e che riempia il vuoto degli elettori, e abbiamo bi-sogno di rivedere il binomio politica-informazione»

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tutto sul brasile

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di impeachment nei suoi confronti (29settembre1992). Collor de Mello fu de-stituito il 29 dicembre 1992, e il Senatolo dichiarò incompatibile con gli ufficipubblici per otto anni.

«Studio diritto da 15 anni e non ho vi-sto nessun libro, dopo l’impeachment diCollor, in grado di raccontarci giuridica-mente i problemi correlati, di delineareprospettive utili, e di insegnarci una pro-cedura veramente solida, e questo è unproblema serissimo. Stiamo affrontandoil medesimo problema di 24 anni fa eabbiamo lasciato la decisione alla CorteSuprema». Secondo Copetti, questa èuna situazione in cui deve ragionare nonsoltanto la comunità internazionale, maanche i giuristi brasiliani. Il terzo pro-blema cui fa riferimento il professore ri-guarda la questione politica: «Noi ab-biamo un Parlamento estremamente cor-rotto e fascista. Nelle ultime elezioni so-no stati eletti i parlamentari più conser-vatori fin dall’epoca del regime militare,i rappresentanti del BBB non hanno nes-suna capacità politica di rappresentareun popolo democratico e soprattuttoun’istituzione democratica come il Par-lamento brasiliano. Se prendiamo il pro-cedimento d’impeachment di DilmaRousseff e se scaviamo a fondo, andia-mo a sapere che il presidente della Ca-mera dei deputati, Eduardo Cunha, è ac-cusato di corruzione del pubblico mini-stero federale e l’accusa è stata accettatadalla Suprema Corte perché il partito deilavoratori non l’ha appoggiato alla Ca-mera dei deputati».

Bisogna anche dire–sottolinea–chepurtroppo il Parlamento è il riflesso dellasocietà brasiliana. Si prendano ad esem-pio le «pedalades», ossia la possibilità diavere o non avere crimini di responsabi-lità sull’attitudine della presidente. Sì ono? «Giuridicamente ci sono argomentiper tutte e due; sì perché Dilma non harispettato la legge finanziaria annuale, hafatto dei decreti e poi ha promulgatoun’altra legge diversa dalla prima alte-rando l’avanzo primario, e questo è onon è un crimine di responsabilità?».

La legge dell’impeachment che regola

ma fragile «perché non dà le garanzie diuna Costituzione utilmente rigida in unasituazione come questa. Alla fine lascia-mo al Parlamento la decisione se c’è onon c’è un crimine di responsabilità delpresidente, ossia: ammettiamo la proce-dura d’impeachment dalla Camera deideputati che poi la invia al Senato chepuò decidere se mantenere o no la posi-zione della Camera e poi il Senato emet-te il giudizio materiale del crimine con lapresenza del presidente della SupremaCorte. Da questa situazione vediamo co-me lo strumento di impeachment sia fra-gile, ma–aggiunge il professore para-naense–questo è l’unico strumento cheabbiamo. Il secondo problema è che ilBrasile ha già avuto un impeachment nel1992, il primo presidente eletto dopotanti anni di potere militare». Fa riferi-mento a Fernando Collor de Mello, pri-mo presidente eletto a suffragio direttodopo 25 anni di dittatura: prese invanodiverse iniziative per migliorare la situa-zione economica del Brasile, ma le accu-se di corruzione, evasione fiscale edesportazione di valuta mosse contro dilui e del suo Governo spinsero la Came-ra dei deputati ad aprire un procedimento

mo creare anticorpi alla manipolazionedei dati, alle false notizie, ai dossier, allemistificazioni, all’egemonia di alcunegrandi famiglie nelle concessioni televi-sive; abolire senza indugio l’apologia al-la tortura e ai crimini compiuti dallo Sta-to; niente di tutto ciò ha a che fare con lalibertà di opinione. Non possiamo piùaccettare ad ogni stagione politica l’in-venzione di casi scandalistici montatiper influenzare gli elettori sommergen-doli di informazioni per convincerli oper confonderli a seconda del caso, convoluta ambiguità e vaghezza e false noti-zie costruite ad hoc. Secondo voi, dopotutto ciò, dobbiamo essere ottimisti?».

Sì. Risponde: «Dobbiamo esserlo perper amore verso il Brasile e verso il no-stro popolo. Il Brasile è la più grande de-mocrazia ed economia del Sud America,la seconda economia delle Americhe do-po quella degli Usa, una delle 10 econo-mie del mondo, se crollasse trascinerebbeanche altri Paesi in una crisi economica:a chi conviene rovesciare la nostra demo-crazia? Purtroppo una risposta è certa:serve ai corrotti che vogliono sfuggire algiudizio delle istituzioni e del popolobrasiliano. Aiutateci a salvare la nostrademocrazia, che è un bene di tutti».

«Vorrei mettere in evidenza la situa-zione da un punto di vista giuridi-co», esordisce il professor Alfredo

Copetti Neto dell’Università Statale delParanà. «È un colpo di Stato l’impeach-ment di questi giorni brasiliani? Io ri-spondo sì e no: sì perché le formule usatedal sistema giuridico per mettere in evi-denza una situazione che è molto difficileda essere provata come crimine, in realtàci fa pensare se questo sia veramente le-gittimo; e no perché il nostro sistema po-litico-giuridico permette evidentementela procedura dell’impeachment».

Naturalmente ci sono vari problemi,aggiunge Copetti: il primo, che è un pro-blema interno del Governo brasiliano,l’impeachment fatto secondo la Costitu-zione brasiliana, è secondo lui un siste-

C I R C U I T O D I V U L G A T I V O D I C U L T U R A B R A S I L I A N A A C U R A D I R O M I N A C I U F F A

«èun colpo di Statol’impeachment di questigiorni brasiliani? Sì e no: sì perché le formule usatedal sistema giuridico permettere in evidenza una situazione difficilmente provabile come crimine cifa pensare se questo sia veramente legittimo; e noperché il nostro sistemapolitico-giuridico permetteche si avvii la procedura dell’impeachment»

Alfredo Copetti Neto, professoredell’Università Statale del Paranà

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IL BRASILE A PORTATA DI RIOMANOCIRCUITO DIVULGATIVO DI CULTURA BRASILIANA A CURA DI ROMINA CIUFFA

55SPECCHIOECONOMICO

il processo è del 1950; nel 2000 ha avutoun’alterazione dove si stabilisce, in unaforma non molto precisa, in cosa constail crimine di responsabilità fiscale; nel2001 questa legge è stata revocata con lalegge sulla responsabilità fiscale che vie-ta di fare le «pedalades», ossia stabilirerapporti economici-finanziari con le ban-che pubbliche, per poi alterare la legge:essa dice solo tale pratica è vietata, manon dice nulla sul crimine. «Ovviamentei Paesi democratici devono rispettare latassatività della legge penale, fattore pri-mario e garantista di tutte le repubblichedemocratiche del dopoguerra», prose-gue. «In Brasile vogliono replicare il fe-nomeno italiano di Mani Pulite; io, chestudio diritto da tanti anni non ho mai vi-sto in Brasile una riforma promossa dalsistema giudiziario, c’è un vincolo che sistabilisce tra il potere giudiziario brasi-liano e il potere golpista, e la popolazio-ne purtroppo non capisce ciò che sta ac-cadendo nel Paese: se questo processoverrà approvato dal Senato si ritorneràindietro di 30 anni. Molti giuristi brasi-liani, tra cui io, stanno difendendo le isti-tuzioni democratiche che si stanno inde-bolendo sempre di più e stiamo lascian-do l’ultimo soffio di vita costituzionale,repubblicana e democratica, alla Supre-ma Corte, che vuole che i militari ritorni-no al Governo. Questo è un duro colpoper coloro che credono nella Costituzio-ne e nell’uguaglianza. Senza una riformapolitica in Brasile ci saranno altri impea-chment. Dobbiamo lottare e resistere peril bene del Brasile».

«Si chiedeva Copetti se questo puòessere ritenuto o meno un colpo diStato», riafferma Fabio Marcelli,

dirigente dell’Associazione dei Giuristidemocratici a livello nazionale, europeoe internazionale. «Penso che possa edebba essere definito un colpo di Stato,anche al di là delle disquisizioni giuridi-che che si possono dare sul termine. Ilcolpo di Stato è un termine di natura es-senzialmente politica ed è innegabileche quello che sta succedendo in Brasileè un tentativo di colpo di Stato. Peraltronon è la prima volta che ciò avviene inAmerica Latina, poiché la storia ne è co-stellata, ma qui assistiamo da qualcheanno a una nuova generazione di colpidi Stato, che possiamo definire ‘soft’ eche passano attraverso i Parlamenti eprocedure di impeachment più o menoformalizzate. Ne sono un esempio i casiin Honduras e in Paraguay, nei quali idue presidenti, eletti a suffragio univer-sale, ottenendo un grande successo sta-vano portando avanti delle politiche chesul piano interno e internazionale anda-vano ad urtare degli interessi fondamen-tali ad alcuni».

Prosegue: «Gli Stati Uniti non si sonorassegnati a perdere il ruolo di potenzadominante dell’emisfero, al di là del-l’immagine che il presidente BarackObama ha voluto dare recandosi a Cubae pronunciando parole di conciliazioneed apertura. Ma gli Stati Uniti non sonoObama, ci sono apparati militari e diplo-matici che hanno una politica definita suquesta base: bisogna affossare i Governiprogressisti dell’America Latina».

Secondo il giurista democratico, ilprincipale di questi Governi progressistiè proprio il Brasile, centro dell’AmericaLatina: «Colpendo il Brasile si colpisceal cuore il rinnovamento progressistache si avvale di personaggi quali Cunhae Temer per fare un colpo di Stato ‘soft’in Brasile. Tempo fa ho conosciuto l’expresidente del Paraguay, Fernando Lugo,vittima di questa strategia soft; mi ha ri-cevuto proprio nel suo ufficio in Senato,perché essendo stato un colpo di Statomorbido non è stato né ammazzato nétradotto in carcere, ma ha mantenuto unposticino nella politica essendo statocacciato da presidente. E mi ha detto diessere stato detronizzato nel momento in

cui ha posto il problema della riformaagraria, fondamentale e di primaria im-portanza in tutti i Paesi latino-americanidove il latifondismo è importantissimoanche per la composizione della classedominante».

«Finché le vacche sono grasse–prose-gue Marcelli–ci sono soldi da spendere,e possono essere dati dei soldi ai menoabbienti. Uno dei risultati positivi del PTè stato il fatto che la quota della popola-zione in miseria in Brasile si è dimezza-ta: sono 36 milioni le persone che sonouscite dalla miseria. Con la crisi econo-mica non ci sono più soldi da spendere, enon è un caso che l’accusa nei confrontidi Dilma sia quella di aver truccato i da-ti fiscali. Mi colpisce il fatto che questisoldi Dilma li aveva spostati appunto perfinanziare i programmi sociali, e ciò ren-de evidente il fastidio della destra che sidomanda perché si continua a dare dena-ro ai poveri. Questa posizione porta a di-sastri sociali, perché venendo meno dettiprogrammi, nel giro di pochi anni le per-sone povere aumenteranno vertiginosa-mente. Non voglio dire che questo Go-verno non abbia delle responsabilità,perché molte cose si potevano fare e nonsono state fatte e il PT ha dovuto faremolti compromessi».

E ancora: «Un’osservazione interes-sante è che noi, come sinistra italiana,siamo sempre stati antipresidenzialisti,invece in America Latina c’è il parados-so che il sistema presidenziale più o me-no d’imitazione statunitense porta a vo-tare presidenti progressisti mentre il Par-lamento è pieno di persone poco racco-mandabili e di poteri forti. Il tema dellariforma politica è stato posto da Dilmadopo la sua rielezione nel 2014 ed è pro-prio da quello che è partita la controffen-siva. Bisogna far sì che i partiti sianodavvero uno strumento di partecipazionedemocratica e popolare e non gruppi chefanno i propri comodi a spese dello Statoe del pubblico. Se ne può uscire con unamobilitazione popolare che in Brasile stacominciando a venire fuori: questo gol-pe non può essere accettato passivamen-te, le piazze devono esser messe a soste-gno della democrazia». ■ «Penso che possa e

debba essere definito uncolpo di Stato, anche al di làdelle disquisizioni giuridicheche si possono dare sul termine: si tratta di un colpo di Stato ‘soft’, che passa attraverso Parlamenti e procedure di impeachment più o meno formalizzate»

Fabio Marcelli, dirigentedei Giuristi democratici

Michel Temer

Eduardo Cunha

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vestitori come Cina, Brasile, Turchia,e di una fascia di Paesi che hanno bi-sogno di coniugare l’esigenza di do-tazioni militari e civili con budget li-mitati e tempi di consegna ridotti. Inquesto senso l’offerta da parte del si-stema industriale italiano rappresen-ta una buona opportunità. «La Mari-na Militare, dove c’è la possibilità difar crescere la cultura della maritti-mità, è presente. Tre i temi principaliche la Forza Armata svilupperà du-rante il Sea Future 2016: nuove tecno-logie, reffitting, dual use», ha dichia-rato l’ammiraglio Roberto Camerini,Comandante Marittimo Nord dellaMarina Militare.

56 SPECCHIOECONOMICO

RETROSPECCHIO

È stata presentata a Roma la Seafu-ture & Maritime Technologies 2016,evento italiano, di rilevanza interna-zionale, che avrà luogo nella base na-vale di La Spezia dal 24 al 27 maggio.La manifestazione si afferma comepiattaforma di business e confrontotecnico-scientifico tra i big player del-l’economia del mare, la Marina Mili-tare e le piccole e medie imprese po-nendosi come obiettivo quello di atti-vare tutte le relazioni ed interconnes-sioni tra imprese che hanno il marecome core business: cantieri, ship-ping, nautica, porti, Marine Militariestere, tecnologie del mare, ambientee pesca. La presenza delle Marine Mi-litari estere è un fattore determinanteper la conoscenza diretta delle tecno-logie e delle soluzioni proposte dalsistema impresa Italia. I nuovi merca-ti, in particolare nel comparto Difesa,hanno visto l’affermarsi di grandi in-

Fastweb lanciail nuovo piano in fibra ottica

Garanzia Giovani eMicrosoft a sostegnodelle startup italiane

Fastweb annuncia il potenziamen-to della propria rete in fibra fino a200 megabit al secondo e la propriaestensione al 50 per cento della popo-lazione, cioè 13 milioni di famiglie eimprese in oltre 500 città, entro il2020. Il nuovo piano andrà ad am-pliare il precedente piano quadrien-nale, che a fine 2016 avrà raggiuntocon la rete in fibra ottica di Fastweb7,5 milioni di famiglie ovvero il 30per cento della popolazione italiana.Il piano avanzerà con due filoni di at-tività in parallelo: da una parte sa-ranno realizzati i lavori per collegarein fibra nuove città di medie dimen-sioni direttamente in tecnologia eVd-sl che eroga velocità fino a 200 mega-bit al secondo; contemporaneamentesarà realizzato l’upgrade a tecnolo-gia eVdsl nelle città di dimensionimedio-grandi già raggiunte dalla fi-bra ottica del piano Fastweb 2014-2016. Il piano di estensione e upgra-de, nella propria interezza, prevedeinvestimenti per 500 milioni di euro

cumulati nel periodo 2017-2020 chesaranno interamente autofinanziati.«Il piano che abbiamo annunciato èestremamente importante per l’Ita-lia. Come prima cosa, porta 200 me-gabit al secondo agli italiani parten-do dalla provincia e dai centri mino-ri. La mia speranza è che qualunquegiovane di queste cittadine che desi-deri fare una professione digitale siain grado di esercitarla senza essereobbligato a trasferirsi in una grandecittà; noi abbiamo sempre detto no aun’Italia a due velocità. Inoltre il no-stro piano contribuisce agli obiettividell’Agenda Digitale del Governo»,ha dichiarato Alberto Calcagno, am-ministratore delegato di Fastweb.

Seafuture&MaritimeTechnologies 2016:il mare a 360 gradi

Stone Italiana,il made in Italyche vince a Londra

Alberto Calcagno

L’ammiraglio Roberto Camerini

Stone Italiana, una delle aziendepiù all’avanguardia nella produzio-ne di raffinati materiali per l’ediliziae l’arredo, è stata scelta dai big mon-diali della finanza immobiliare per laristrutturazione del vecchio com-plesso della BBC a Londra; nell’im-mobile verranno realizzati 950 ap-partamenti il cui prezzo stimato va-rierà tra i 600 mila euro e gli 8 milionidi euro e Stone Italiana è stata sceltaper la fornitura di 683 bagni precon-fezionati. Si tratta di una commessadi 11 milioni di sterline che consolidala presenza del made in Italy nelmercato dell’edilizia londinese dovel’azienda è già nota agli operatori delsettore per una precedente commes-sa. Stone Italiana ha realizzato un fat-turato 2015 di 33 milioni di euro;grande attenzione riserva all’innova-zione dei materiali su cui investe 1,5milioni di euro all’anno.

Il ministro del Lavoro e delle Politi-che sociali, Giuliano Poletti, e l’ammi-nistratore delegato di Microsoft Italia,Carlo Purassanta, hanno annunciatol’avvio di un accordo di collaborazio-ne volto al sostegno dell’imprendito-rialità giovanile. «BizSpark per Garan-zia Giovani» è un progetto nato peraiutare i giovani a realizzare progettiimprenditoriali mettendo a loro dispo-sizione gratuitamente dotazioni tecno-logiche, consulenza tecnica, commer-ciale e manageriale, opportunità di vi-sibilità sul mercato e networking coninvestitori. Le startup che intendonoaderire al progetto devono essereaziende non quotate in attività dameno di 3 anni, impegnate nello svi-luppo di un prodotto o serviziosoftware che costituirà una parte si-gnificativa delle attività ed avere unfatturato annuo inferiore a 1 milionedi dollari. Ad oggi, Microsoft Italia hasupportato oltre 3 mila nuove impre-se nell’ambito del programma Biz-Spark, lanciato nel 2008.

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Free Zone evidenziando gli incentivie i benefici per le varie società. Dal-l’incontro è emerso che a suscitarel’interesse delle imprese che cercanodi espandere i propri orizzonti com-merciali sono la vasta gamma di in-centivi fiscali, strutture all’avanguar-dia così come il supporto ammini-strativo offerto da Ajman Free Zone.Fondata nel 1988, la Free Zone è unazona di libero scambio in Ajman, unodei sette Emirati Arabi Uniti e si tro-va sulla penisola arabica che si affac-cia sul Golfo Persico; ospita oltre 14mila compagnie internazionali e con-ta una media di 100 nuove compa-gnie dopo ogni settimana.

57SPECCHIOECONOMICO

RETROSPECCHIO

Benefici fiscali, energia a basso co-sto e zero dazi doganali sono solo al-cuni dei vantaggi che imprenditori,investitori e consulenti italiani hannopotuto conoscere all’Ajman Free Zo-ne Investor Summit tenutosi lo scor-so aprile a Milano. A presentare leopportunità di business nell’AjmanFree Zone sono stati Al-EissaSheebani, direttore esecutivoAFZ filiale di Dubai, Tarki-ghan Faibee Ndzelen, busi-ness development executive,Mahmoud Zein, business con-sultant e Marina Zanel, tradedesk advisor insieme a Gu-glielmo Maisto, docente di di-rittointernazionale e fiscalecomparato nell’UniversitàCattolica di Piacenza. Il teamha incontrato imprenditori diaziende italiane per presenta-re le modalità in cui le impresepossono investire nell’Ajman

Al PoliclinicoGemelli è arrivatoun super laboratorio

Musica per Roma,al via il progettoAuditorium Family

È arrivato al Policlinico Universita-rio A. Gemelli un laboratorio di ana-lisi automatizzato lungo 36 metri chesmaltirà il 75 per cento di tutte leanalisi del sangue eseguite nell’ospe-dale, esclusi solo gli esami complessi,quali ad esempio i test genetici. Sichiama Aptio1 Automation di Sie-mens Healthcare e lavora h24 contutte le provette dei diversi ambula-tori e reparti che finiscono tutte nella«pancia» di questo super analizzato-re, muovendosi rapide per il Policli-nico attraverso un sistema di postapneumatica e una tracciatura a provadi errore; il tutto, a regime, garantiràrisparmi per circa 1,3 milioni di eurol’anno. Aptio1 è stato presentato loscorso aprile nel secondo Forum OnWorkflow and Clinical Excellence,una conferenza internazionale orga-nizzata da Siemens Healthcare in col-laborazione con la Fondazione Poli-clinico Universitario A. Gemelli. «IlPoliclinico ha avviato una profondariorganizzazione di tutto il processo

connesso all’attività laboratoristicache rappresenta uno dei canali piùimportanti dell’attività assistenzialeche quotidianamente si svolge nellanostra struttura al servizio dei pa-zienti. Un’attività consistente checomplessivamente supera il numerodi circa 6 milioni di prestazioni al-l’anno. Tale processo in via di realiz-zazione, con l’obiettivo di renderepiù efficiente e sicura l’attività labo-ratoristica, essenziale nella filieradella vita ospedaliera, comporta unnotevole cambiamento nella filosofiadi lavoro di medici e tecnici coinvol-ti, favorendone una maggiore inte-grazione tra tutte le componenti evalorizzando ancora di più il lavorodi squadra», ha dichiarato EnricoZampedri, direttore generale del Po-liclinico Universitario A. Gemelli.

Ajman Free Zone,il mercato italianopronto a investire

BNL d’Italia 2016,Levissima saràl’acqua ufficiale

Tarkighan Faibee Ndzelen, Eissa Al-Sheebani e Mahmoud Zein

Enrico Zampedri

L’acqua minerale Levissima saràprotagonista sui campi del Foro Itali-co come acqua ufficiale degli Inter-nazionali BNL d’Italia, la più impor-tante competizione italiana di tennische dal 2 al 15 maggio vedrà sfidarsia Roma i maggiori campioni mon-diali. «Siamo particolarmente fieri diessere presenti come acqua ufficialead un evento sportivo che è un veroe proprio motivo d’orgoglio per l’I-talia. Inoltre sarà l’occasione per fe-steggiare gli 80 anni di Levissima»,ha dichiarato Stefano Marini, busi-ness unit director del Gruppo San-pellegrino. Emblema della passionedi Levissima per lo sport è il nuovoformato che presenterà proprio inoccasione degli Internazionali BNLd’Italia: #La75. Un comodo tappo«sport», una bottiglia in pet dallaforma ergonomica perfetta per chidesidera portarla con sé in allena-mento o durante i match.

Auditorium Family è la novità del-la primavera all’interno del program-ma «Stagioni delle arti» al Parco dellaMusica di Roma. Il nuovo format del-la Fondazione Musica per Roma è de-dicato ai bambini e alle famiglie conspettacoli, letture, visite guidate, gio-co e divertimento. In futuro verrannoproposti anche «kids corner» con atti-vità ludiche, esperienze con l’ortobiologico e corsi di pattinaggio. Nelcorso della primavera, intanto, verràpraticato il jazz per suscitare l’inte-resse dei ragazzi verso la musica;verrà usata la stessa struttura del-l’Auditorium per raccontare la storiae le magie dell’arte e dell’architettu-ra; verranno organizzati giochi perimparare a cantare; verrà messa incampo l’animazione per suscitare l’a-more per la lettura e verranno ma-neggiati strumenti musicali. «Per im-maginare il Parco della Musica sem-pre di più a misura di famiglia», hadichiarato Josè R. Dosal, amministra-tore delegato della Fondazione.

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ducia esistente con diversi ambitidella struttura Nato e delle ForzeArmate italiane, oltre che a costruireun complesso e delicato dialogocompetitivo con un selezionato nu-mero di fornitori italiani ed esteri ingrado di cooperare con noi al fine diconsentirci di apportare soluzionivincenti al nostro progetto», ha di-chiarato Stefano Pileri, amministra-tore delegato di Italtel. Un incaricodi prestigio per il nostro Paese cheha posto Italtel al centro di un’arti-colata rete di rapporti nazionali edinternazionali.

58 SPECCHIOECONOMICO

RETROSPECCHIO

Italtel, azienda leader nelle reti enei servizi di nuova generazione enella comunicazione, si è aggiudica-ta la gara internazionale indetta dal-la Nato relativa alla realizzazione emessa in esercizio di due data centertrasportabili. L’importanza di que-sta aggiudicazione, la cui fornitura èdestinata ad essere impiegata nei di-versi teatri operativi nei quali sianodi volta in volta dispiegate le forzedell’Alleanza, è resa ancora più evi-dente dalla numerosità e comples-sità delle forniture previste, colloca-te nella categoria CIS (Communica-tion and Information System) e ge-stione dati (Comando e Controllo) edestinate a supportare le operazionidella Nato in ambito internazionale.«Questo risultato corona un lavorocostante, svolto nell’arco degli ulti-mi due anni, che ci ha visti impe-gnati a rafforzare il rapporto di fi-

Finmeccanica, 28 Eurofighter Typhoon al Kuwait

Turbine Rolls-Roycescelte dalla MarinaMilitare italiana

Il ministero della Difesa delKuwait e Finmeccanica, responsabilenell’ambito del consorzio Eurofigh-ter della campagna commercialeKuwait, hanno firmato un contrattoper la fornitura di 28 velivoli Eurofi-ghter Typhoon che saranno realizzatiin Italia. La firma è avvenuta allapresenza del ministro della DifesaRoberta Pinotti e del suo omologokuwaitiano, Khaled Al Jarrah Al Sa-bah. Il contratto firmato da Finmec-canica comprende inoltre forniturenei settori della logistica, del suppor-to operativo e dell’addestramento diequipaggi di volo e personale di ter-ra che saranno svolte in collaborazio-ne con l’Aeronautica Militare Italia-na. Gli Eurofighter, nella configura-zione più avanzata, saranno equi-paggiati con l’innovativo E-Scan Ra-dar (radar a scansione elettronica)sviluppato dal consorzio europeoEuroRadar, guidato da Finmeccani-ca. Il contratto con il Kuwait si inseri-sce in un’ampia e consolidata part-

nership tra i ministeri della Difesaitaliano e del paese del Golfo in gra-do di rafforzare ulteriormente la col-laborazione fra le due nazioni e glialtri paesi europei membri del con-sorzio. «Si tratta del più grande tra-guardo commerciale mai raggiuntoda Finmeccanica. È un grande suc-cesso industriale con risvolti moltosignificativi non solo per la nostraazienda e gli altri partner del consor-zio Eurofighter, ma anche per l’inte-ro sistema paese grazie ai benefici intermini di know-how e occupazionequalificata per tutta la filiera dellepiccole e medie imprese italiane atti-ve nel settore della sicurezza e dife-sa», ha dichiarato Mauro Moretti,amministratore delegato e direttoregenerale di Finmeccanica.

Italtel, realizzatidue data center per la Nato

Mail Boxes Etc.,risultati positivie fatturato in ascesa

Mauro Moretti

Stefano Pileri

Il Gruppo Mail Boxes Etc., retemondiale di centri in franchising spe-cializzati nei servizi postali, di comu-nicazione e di supporto alle attivitàdi aziende e privati, nel 2015 ha regi-strato risultati in crescita sia a livelloglobale, che nazionale. La rete MailBoxes Etc. nel 2015 ha sviluppato unfatturato di 410 milioni di euro; inve-ce la rete MBE Italia nel 2015 ha regi-strato un fatturato di 159 milioni dieuro. I dati del primo trimestre 2016stanno confermando la positività deltrend, lasciando prevedere un buonconsolidamento dei risultati. «Il 2015per MBE Italia è stato un ottimo an-no. Crediamo che le ragioni vadanoidentificate da un lato nella crescitadell’export dell’economia italiana edall’altro dalla specializzazione edalla qualità del servizio dei centriMBE», ha dichiarato Paolo Comino-ne, region manager MBE.

Rolls-Royce è stata scelta per forni-re due turbine a gas MT30 che equi-paggeranno la nuova unità anfibiadella Marina Militare; la nave saràcostruita da Fincantieri nell’ambitodel programma di investimento fina-lizzato al rinnovamento della flotta.«Il nostro equipaggiamento forniràla soluzione ottimale per la Marina econ entusiasmo le diamo il benvenu-to come più recente cliente della no-stra turbina a gas», ha dichiaratoGiuseppe Ciongoli, presidente diRolls-Royce Italia. La tecnologia del-la turbina MT30 è derivata da quelladei motori aeronautici e si basa suun’esperienza operativa di oltre 45milioni di ore di operatività. È la piùpotente turbina a gas disponibile nelmercato e ha la più alta densità dipotenza, fattore chiave nella propul-sione navale, in cui è essenziale for-nire alte prestazioni in uno spaziocontenuto. L’MT30 è stata scelta co-me motore dai maggiori programminavali internazionali.

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ra e agevole durante le operazioni dipagamento e incrementare il fattura-to. Fabrizio Tittarelli, chief techno-logy officer di CA Technologies Ita-lia, ha dichiarato: «Gli esperti chehanno collaborato a questa ricercaconcordano che l’adesione alla diret-tiva PSD2, unita a uno spirito di col-laborazione tra le parti coinvolte,sarà la chiave per tramutare un ob-bligo di legge in un’occasione di gua-dagno. Convinti che la PSD2 sortiràun effetto trasformativo, intravedo-no delle opportunità per lo sviluppodi nuove linee di attività, modellioperativi e offerte in modo da am-pliare le possibilità di scelta da partedella clientela».

59RETROSPECCHIO

Secondo uno studio condotto daFinextra Research per conto di CATechnologies, le istituzioni europeeappartenenti al settore dei servizi fi-nanziari percepirebbero la nuova di-rettiva dell’Unione Europea sui pa-gamenti elettronici (Payment Servi-ces Directive 2 - PSD2) come oppor-tunità di crescita del business e nonsolo come obbligo di legge. La ricer-ca «Preparing for PSD2: exploringthe business and technology implica-tions of the new payment services di-rective», curata da Finextra, ha rive-lato che i fornitori di servizi di paga-mento come banche tradizionali, im-prese fintech, operatori di telecomu-nicazioni ed eventuali soggetti terziprestatori, vedrebbero la PSD2 nonsolo come obbligo normativo ma an-che come volano per sviluppare pro-dotti e servizi finanziari innovativi,offrire una customer experience sicu-

Thales Alenia Space Italia, allascoperta di Marte

Pedon, innovatorenella categorianutrizione e salute

Il sogno tutto europeo di giungeresul pianeta rosso sta per diventarerealtà; è iniziata la prima tappa del-l’avventura marziana, un viaggio al-la scoperta di Marte con l’obiettivo distudiarne l’atmosfera e dimostrare lafattibilità di diverse tecnologie fon-damentali e critiche per l’ingresso inatmosfera, discesa e atterraggio sulpianeta. Seguirà, nel 2018, la secondamissione che preleverà campioni diterreno a una profondità di due me-tri e ne analizzerà le proprietà chimi-che, fisiche e biologiche. «Non è sem-plice descrivere l’emozione per ilsuccesso di questo storico lancio allascoperta di tracce di vita su Marte.Ancora una volta tecnologia, knowhow ed esperienza di Thales AleniaSpace ci rendono protagonisti dell’e-splorazione spaziale. Oggi celebria-mo solo la prima cruciale tappa diuno straordinario programma inter-nazionale ma siamo già consapevolie pronti ad affrontare i prossimi mesisicuri di poter andare ancora avanti

sulla strada delle missioni di esplo-razione dell’universo, anche grazieal lavoro costante dei nostri ingegne-ri e tecnici specializzati, impegnatiogni giorno a portare avanti sfide co-me queste», ha dichiarato DonatoAmoroso, amministratore delegatodi Thales Alenia Space Italia. Al pro-gramma ExoMars contribuisce ancheFinmeccanica con la divisione Siste-mi Avionici e Spaziali attraverso lafornitura di generatori e unità mon-tate sul modulo EDM, con i sensoridi assetto stellari per il TGO e con ilcuore optronico dello strumento diosservazione Cassis. Thales AleniaSpace Italia, prime contractor delprogramma ExoMars, è responsabiledella progettazione di entrambe lemissioni 2016 e 2018. (Alf. Pao.)

CA Technologies, la direttiva UE unmodo per crescere

Esercito, non solodifesa, ma anchetutela ambientale

Fabrizio Tittarelli

Donato Amoroso

SPECCHIOECONOMICO

All’MDD Expo, una delle più im-portanti manifestazioni internazio-nali dei marchi di distributori tenuta-si a Parigi, Pedon ha raggiunto un al-tro significativo risultato ricevendo ilpremio per l’innovazione di prodottoconferito alla pasta di legumi a mar-chio «More than pasta». La giuria hariconosciuto il prodotto come novitàassoluta nella categoria nutrizione esalute premiando così l’intuizione diPedon di proporre i legumi, alimentidal grande valore nutrizionale mache sono tendenzialmente poco sceltidai consumatori a causa dei lunghitempi di preparazione, in una formapiù fruibile e accessibile. A ritirare ilpremio Paolo Pedon, direttore exportdell’azienda, che ha dichiarato: «I le-gumi sono alimenti dalle straordina-rie proprietà nutrizionali ma il loroconsumo è molto inferiore alle lineeguida dei nutrizionisti. Siamo orgo-gliosi di questo riconoscimento otte-nuto nell’anno internazionale dei le-gumi proclamato dalla Fao».

É stato siglato nella sede dello sta-to maggiore dell’Esercito a Roma unaccordo in materia di tutela ambien-tale fra l’Esercito italiano e l’istitutosuperiore per la protezione e la ricer-ca ambientale. L’accordo, firmato dalsottocapo di Stato maggiore dell’E-sercito, generale C.A. Giovan Batti-sta Borrini e dal presidente dell’Ispraprof. Bernardo De Bernardinis è didurata quinquennale e prevede unavasta area di collaborazione tra laforza armata e l’istituto di ricerca re-lativamente al monitoraggio, sorve-glianza e protezione ambientale. Lafirma del documento rappresenta unulteriore tassello verso una specificaattenzione per l’ambiente da partedell’Esercito Italiano che ha ravvisa-to nella collaborazione con l’Ispral’opportunità di rafforzamento delleproprie competenze in materia di tu-tela ambientale.

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delle difficoltà che occorre fronteg-giare se si vuole penetrare nel mondoe nel mercato dell’arte: per un lungoperiodo sceglie dunque di accantona-re i pennelli. In un momento di gran-de sofferenza, l’artista torna alla pit-tura, quasi come fosse panacea. Ma èsolo l’inizio: con il fluire di emozionie intuizioni, se ne entusiasma consempre maggiore trasporto. È affasci-nata dalla complessità della natura,dalle sue infinite sfaccettature, dallastratificazione poetica dei suoi mes-saggi. Il carattere inquieto, spintodalla curiosità, dal nuovo, dal cam-biamento, trova nella pittura l’ele-mento giusto nel quale muoversi,sentire e percepire qualcosa che si tra-sforma e evolve continuamente. I co-lori, le espressioni, i sentimenti trasla-

60 SPECCHIOECONOMICO

RETROSPECCHIO

Per lungo tempo il lavoro di Patri-zia Balzamo è stato improntato sull’e-secuzione di ritratti; in seguito la suapoetica si è evoluta verso un’indagi-ne più approfondita dettata dall’esi-genza di porre l’attenzione sui filtriche gli esseri umani interpongononella loro percezione di sé stessi e nelrapporto tra il sé e il mondo. Nellesue tele, dunque, la visione dell’ester-no è velata da tende o si osserva at-traverso reti, veneziane, cancelli, gra-te che simboleggiano difese, arretra-menti, barriere, impossibilità o forsescorci diversi che permettono neces-sarie distanze dalle cose o dall’altroda noi. Nelle mostre più recenti tornaal suo amore originario per il volto eper la figura, talvolta celata da striscedi colore, dove l’attenzione si concen-tra sugli occhi e sugli sguardi. Patri-zia Balzamo comincia giovanissima adipingere; da subito si rende conto

Captain Train, l’appche cambia il mododi viaggiare in treno

Antonelli Firenze,il made in Italyarriva fino in Corea

Captain Train, piattaforma per laprenotazione e l’acquisto di bigliettiferroviari in Italia e in Europa, si èpresentata lo scorso aprile a Milanodurante un evento dedicato allastampa per raccontare gli sviluppinel mercato italiano. AttualmenteCaptain Train si posiziona come uni-ca piattaforma per l’acquisto di bi-glietti al miglior prezzo che permettedi confrontare le tariffe delle compa-gnie ferroviarie di 19 Paesi europei edi acquistare biglietti, anche combi-nati, in un solo passaggio. Il mercatodei trasporti è in continuo cambia-mento e gli italiani preferiscono viag-giare in treno sia per la comodità diarrivare direttamente nel centro cittàche per risparmiare sul costo delviaggio. Con questi presupposti Cap-tain Train si pone come obiettivo diaumentare le vendite dei biglietti fer-roviari on line modificando le abitu-dini di acquisto dei consumatori e fa-cendo in modo che sempre più italia-ni preferiscano spostarsi in treno.

Tutto ciò è reso possibile da una del-le principali peculiarità di CaptainTrain che consiste nell’accompagna-re il viaggiatore attraverso un’inter-faccia intuitiva che integra tutti i di-spositivi favorendo l’accesso al pro-prio account ovunque ci si trovi.«Captain Train è una piattaformaunica nel suo genere, soprattutto seconsideriamo che al momento è lasola in Italia che permette di con-frontare le soluzioni e le tariffe diTrenitalia e Italo. Considerata la ri-sposta positiva che abbiamo avutodal mercato italiano, riteniamo chel’Italia rappresenti il secondo canalesu cui puntare dopo la Francia», hadichiarato Benedetto Levi, countrymanager Italia. La società è guidatada Jean-Daniel Guyot, fondatore epresidente, e da Daniel Beutler, di-rettore generale.

Patrizia Balzamo, in mostra i suoi«istanti» di vita

«Attraverso», olio su tela, 2011

Jean-Daniel Guyot e Benedetto Levi

Antonelli Firenze, azienda di mo-da total look donna operativa nellafascia dell’accessible luxury, prose-gue la propria espansione all’esteroe firma un accordo quinquennalecon il gruppo coreano Parco Interna-tional per l’apertura, entro il 2020, disette shop monomarca. «Sono orgo-glioso di portare le nostre collezioniin un mercato che apprezza la qua-lità del made in Italy. L’accordo rap-presenta per noi la prima tappa diun progetto di sviluppo del marchionell’area orientale che vedrà, a bre-ve, anche l’ingresso in Giappone at-traverso la collaborazione con unnuovo partner. Abbiamo chiuso il2015 con un fatturato di 9,2 milionidi euro registrando una crescita del18 per cento sull’anno precedente,dovuta all’aumento della quota ex-port che ci ha visto crescere in Ger-mania, Svizzera, Belgio, Scandina-via, Spagna e Francia», ha dichiaratoMarco Berni, direttore marketing efinanziario dell’azienda fiorentina.

ti nello sguardo sono esempi dellagioia o della tristezza del momento. Isoggetti che la colpiscono sono i visi,le espressioni, gli sguardi, il vissutodel soggetto in un particolare istante.Il qui ed ora dell’esistere. Tutto ciò laporta a dedicarsi alla ritrattistica, unostile che le permette di sviluppare unprofondo senso di riflessione e intro-spezione, rilevabile negli atteggia-menti dei soggetti; osservare i suoi ri-tratti è come passeggiare in una stra-da affollata: alle armonie dei dipintisembra si aggiungano i brusii dellevoci, i pensieri dei soggetti, renden-doli comunicativi ed empatici, quasicome fossero vecchi amici che si af-facciano dalle tele. Nella mostra visi-bile fino al 7 maggio presso l’InstitutFrançais-Centre Saint-Louis in ViaLargo Toniolo 22 a Roma, l’artista«descrive» attimi di una giornata, os-servando ciò che le appare per caso ono: un fil rouge di sguardi, unosguardo pensieroso, lo sguardo di unbambino, gli sguardi di preoccupa-zione per un consulto, lo sguardo suciò che sta accadendo vicino o dietrodi noi, ma anche il «non sguardo» checomunica molto sul momento che sista vivendo... sono tutti momenti divita, anzi sono «istanti», come la pa-rola che dà il titolo all’esposizione.

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Attualmente è presente una linea diimbottigliamento per la produzionedelle due acque minerali al momentocommercializzate: l’effervescente na-turale Toka e l’oligominerale Solaria.Con quest’ultima acquisizione Nor-da dispone di 8 stabilimenti nel terri-torio nazionale. «Siamo molto soddi-sfatti della positiva conclusione del-l’operazione perché è un tassello im-portante nel processo di espansioneche ci vede tra i protagonisti più di-namici del settore, tanto da poter es-sere un Gruppo che oggi presidia ilterritorio nazionale da Nord a Sud»,ha dichiarato Carlo Pessina, ammini-stratore delegato di Norda e presi-dente di Monticchio Gaudianello.

61SPECCHIOECONOMICO

RETROSPECCHIO

Il Gruppo Norda ha acquisito lostabilimento lucano di acque minera-li di Monticchio Bagni, le concessioniminerarie e l’utilizzo dei marchiToka, Solaria e Felicia. Per Norda l’o-perazione rientra nelle strategieespansive caratterizzate dall’acquisi-zione di Gaudianello nel 2010 e San-gemini nel 2014. Infatti un ruolo si-gnificativo nell’operazione è stata laradicata presenza di uno stabilimen-to (Gaudianello) a soli pochi chilome-tri da quello di Monticchio; questa vi-cinanza permetterà a Norda di otti-mizzare le sinergie tra i due siti, daun punto di vista logistico, produtti-vo e commerciale, presidiandone ul-teriormente il territorio e facilitandola visibilità e la crescita di Toka nelmercato delle acque minerali. Il sitoproduttivo di Toka si estende suun’area di 39 mila metri quadrati edispone di un impianto fotovoltaico.

Microsoft SurfacePro 4, ecco la cover in Alcantara

VIA Technologies, l’elimina codedelle Poste Italiane

In occasione della design week mi-lanese, Microsoft ha presentato la Si-gnature Edition Type Cover, il nuovoaccessorio per il tablet-portatile Sur-face Pro 4 che unisce design e tecno-logia. La storia della nascita della co-ver Signature Edition affonda le radi-ci nel design di alta qualità e nell’ec-cellenza; quando Rachel Bell, color &materials designer Microsoft, ha in-trapreso lo sviluppo della SignatureEdition Type Cover, voleva trovareun tessuto che potesse rendere straor-dinaria l’esperienza del consumatorecon una qualità tale da migliorare conl’età. Grazie al suo passato da sarta,Rachel ha trovato il materiale perfet-to, che unisce il lusso italiano, l’esteti-ca da design minimalistico, l’elevataqualità al tatto e una grande durata.Parliamo di Alcantara, un tessutomélange in due toni di grigio, realiz-zato a mano in Italia. «Sin dal nostroprimo prodotto, Surface è stato ilpunto d’incontro tra design realizza-to con materiali di prima qualità, pre-

stazioni e funzionalità. La nostra co-stante spinta verso il design e la qua-lità artigiana ha dato vita alla Signa-ture Edition Type Cover, l’ultimo ac-cessorio premium per la linea di di-spositivi Surface Pro. Ogni cover contasti è unica, creata singolarmente ela produzione di una di esse richiedecinque settimane. Il materiale nasce eviene sviluppato in tre Paesi: Italia,Germania e Corea. Con la SignatureEdition Type Cover chiunque potràavere una tastiera unica che unisce ildesign e la tecnologia del Surface Pro4», ha dichiarato Bell.

Norda: acquisizione dei marchi Toka,Solaria e Felicia

Enertronica, un2015 ben oltre leaspettative previste

Carlo Pessina

VIA Technologies, azienda operan-te nello sviluppo di piattaforme dielaborazione innovative ad alta effi-cienza energetica, ha annunciato l’in-stallazione da parte di Poste Italianedi un nuovo sistema di gestione codesviluppato grazie all’utilizzo di VIAMobile360 HMI panel display tech-nology. I sistemi sono stati installatiall’interno del processo di gestionedelle code consentendo ai clienti diprenotare in anticipo un appunta-mento usando l’app di Poste Italiane;successivamente, al cliente basteràrecarsi nell’ufficio postale scelto evi-tando così inutile attese. «Le aziendestanno cercando di combinare le co-modità offerte dai servizi mobile congli spazi fisici che il consumatore fre-quenta. Grazie a questa tecnologiasiamo in grado di fornire ai nostriclienti una soluzione personalizzabi-le che soddisfi perfettamente i requi-siti richiesti», ha dichiarato RichardBrown, direttore marketing di VIATechnologies. (Alf. Pao.)

Il consiglio di amministrazione diEnertronica, società operante nel set-tore delle energie rinnovabili, del ri-sparmio energetico e nella progetta-zione e produzione di sistemi elettro-meccanici, ha approvato il bilancio al31 dicembre 2015 che si attesta in unvalore della produzione di 108,1 mi-lioni di euro. «I risultati dell’esercizio2015 sono superiori alle attese e san-ciscono il salto dimensionale com-piuto da Enertronica negli ultimi an-ni. L’approvazione del piano indu-striale è un esempio di crescita soste-nibile e prudente perché concentra lapropria attenzione sull’internaziona-lizzazione e sul risparmio energetico.Il prossimo quinquennio sarà impor-tante per Enertronica, le aspettativesono molto alte e confidiamo che nonsaranno disattese», ha dichiarato Vi-to Nardi, amministratore delegatodella società.

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personalizzati, oltre che nelle funzio-ni specifiche richieste, anche nel de-sign, reso coerente ai canoni estetici eall’immagine di sofisticata eleganzacaratteristica del Gruppo Prada. «In-genico ha collaborato con Prada of-frendo tutto il supporto necessariosia in fase di consulenza che diproject management. Lavorare conun marchio così significativo è unonore oltre che una responsabilitàperché significa riuscire a risponderealle specifiche esigenze nel mondoretail, creando soluzioni in grado dioffrire un servizio migliore e tecnolo-gicamente all’avanguardia, che vadaoltre il semplice pagamento elettro-nico», ha dichiarato Luciano Cavaz-zana, presidente e amministratoredelegato di Ingenico Italia.

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Benefici per il Mezzogiorno d’Italiadal piano Juncker grazie all’attivitàdi Cassa Depositi e Prestiti la qualeha dato via libera alla concessione diuna garanzia di 42 milioni di euro perun finanziamento di complessivi 110milioni di euro destinato alla Raffine-ria di Milazzo (Ram). L’operazionecontribuisce allo sviluppo sostenibiledi un’importante realtà industrialedel Sud Italia, confermando il ruolodel Gruppo Cdp a supporto dell’inte-ro territorio nazionale. Ram, jointventure paritaria tra Eni e Kuwait Pe-troleum Italia, è tra le prime quattroraffinerie italiane per capacità pro-duttiva e impiega 621 dipendenti,con punte di 1.700 occupati in fase direalizzazione degli investimenti, ol-tre all’indotto locale. L’operazionerientra tra i sette progetti che hannoottenuto fondi Bei nell’ambito delpiano Juncker, che punta a rilanciarela crescita economica in Europa.

Il Gruppo Prada ha incaricato In-genico Italia, azienda operante nei si-stemi di pagamento elettronico, nellaconsulenza progettuale e la selezionedella tecnologia di pagamento piùidonea ai propri negozi a livellomondiale; la scelta è ricaduta sui ter-minali portatili iWL284, la versionepiù innovativa dei Pos wireless Inge-nico, che operano senza fili e contouch-screen a colori. Tutti i negozidel Gruppo Prada saranno a brevedotati di terminali di pagamento In-genico che consentono non solo, gra-zie al collegamento senza fili, di po-ter eseguire il pagamento in mobilitàall’interno del punto vendita, ma an-che di poter firmare direttamente laricevuta dematerializzata sull’ampiodisplay touch screen a colori. La stes-sa soluzione sarà estesa nei prossimimesi agli oltre 600 punti vendita delGruppo Prada presenti in tutto ilmondo. Tutti i terminali sono stati

Zonin, passaggiogenerazionale efatturato in ascesa

Il Gruppo Vitali«atterra» in Irancon due contratti

Zonin1821 chiude l’esercizio 2015in crescita del 16 per cento e con unfatturato di 186 milioni di euro con-seguito per l’84 per cento all’estero eper il 16 per cento all’interno deiconfini italiani e modifica la gover-nance aziendale completando di fat-to il passaggio generazionale avvia-to nel 2006, dopo l’ingresso in azien-da dei figli di Gianni Zonin: Dome-nico, Francesco e Michele. Infatti adistanza di 10 anni, con ilfatturato quasi triplicato, sicompleta il passaggio gene-razionale attraverso la no-mina da parte del consigliodi amministrazione di Do-menico Zonin in qualità dinuovo presidente, il conferi-mento dell’incarico di am-ministratore delegato a Mas-simo Tuzzi, che mantieneanche la carica di direttoregenerale, e l’incarico di vice-presidente affidato a France-sco, Michele e Giuseppe Zo-

nin. Zonin1821 rappresenta una del-le più significative aziende vinicoleprivate italiane e una delle prime inambito internazionale che distribui-sce e commercializza vini e spuman-ti pregiati a marchio Zonin. Fin daglianni 60 sono stati selezionati territo-ri d’eccellenza a più alta vocazionevitivinicola e la territorialità, le pe-culiarità climatiche e morfologichedelle aree di produzione, l’esperien-za e la professionalità degli agrono-mi ed enologi e l’individuazione distrategie commerciali, sono i valoripiù importanti su cui si fonda la filo-sofia della casa vinicola. Zonin1821ha un’estensione vitata di circa 2 mi-la ettari, un team di 32 enologi eagronomi e 9 tenute dislocate nelle 7regioni italiane a più alta vocazionevitivinicola. (Alf. Pao.)

Il Gruppo Pradasceglie Ingenico per i pagamenti

Cassa Depositi e Prestiti aiuta il Mezzogiorno

Francesco, Michele, Gianni e Domenico Zonin

Luciano Cavazzana

SPECCHIOECONOMICO

Il Gruppo Vitali con la propria di-visione Aeroporti «atterra» in Irandove negli ultimi mesi ha intrattenu-to rapporti con gli operatori aeropor-tuali e in particolare con la Iran Air-port Company che è l’ente che so-vraintende e pianifica la manuten-zione e l’ammodernamento di 54scali aeroportuali iraniani. Negli in-contri succedutisi nei mesi scorsi Vi-tali ha avuto l’opportunità di dimo-strare la propria competenza e pro-fessionalità su vari progetti che sonosfociati nella firma di due memoran-dum che riguardano il Tabriz Inter-national Airport e il Kerman Interna-tional Airport. «I due accordi segna-no un ulteriore riconoscimento al la-voro svolto perché questa rappresen-ta la commessa estera più importan-te acquisita», ha dichiarato il presi-dente Massimo Vitali. Il Gruppo si èaggiudicato inoltre l’appalto relativoalla manutenzione ordinaria per ilprossimo triennio delle piste degliaeroporti di Malpensa e Linate.

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SPECCHIOECONOMICO

società decisamente meno lucida epatinata di quanto ci vogliano far cre-dere. La copertina richiama un trattofondamentale che nel libro non man-ca mai: la musica, in primo luogo«The lamb lies down on Broadway»dei Genesis, colonna sonora dell’inte-ro romanzo.Andrea Bocchia è natonel 1963 a Oderzo (TV) e attualmentevive a Civitavecchia (RM). Dopo averconseguito la maturità scientifica, ha

svolto lavori di vario genere. Il suoaccostarsi alla narrativa risale al2005, anno in cui si è iscritto allascuola di scrittura Omero di Roma.«Ferite profonde forse guaribili», ilsuo primo romanzo, è nato proprionei laboratori di scrittura della scuo-la. Dal 2010 l’autore collabora conMag O, la rivista online della ScuolaOmero, scrivendo articoli sportividal taglio umoristico. ■

«S tupefatti!» è una rac-colta di 4 saggi breviche vertono sul tema

della droga scritti da grandi autoridella letteratura: Balzaccon «Il trattato degli ecci-tanti moderni», Baudelairecon «Il poema dell’hashi-sh», Freud con «Sulla co-ca» e Tolstoj con «Perchéla gente si droga?». Par-tendo dal caffè e dall’alcolper finire all’hashish e allacocaina gli autori prendo-no in esame gli effetti sul-l’uomo e sulla società chela droga inizia ad avere sindall’inizio del secolo scorso. Senzacadere in una acritica esaltazione

della droga e neppure in un pre-concetto rifiuto di analisi, ma in untentativo di capire le cause di un fe-nomeno crescente - come in Tolstoj

- o di spiegarne gli effetti ei terribili postumi - come inBaudelaire, Balzac eFreud che provarono ledroghe su se stessi, il libroriesce a offrire un punto divista fuori dagli schemiconsueti, cercando, al dilà della divisione tra proi-bizionisti e antiproibizioni-sti, di capire un fenomenoin costante ascesa: quellodel consumo di droghe

nella società moderna. «Stupefat-ti!» - Piano B Edizioni - 9 euro

IL libro racconta quattro vite durante la GrandeGuerra ognuna delle quali adotta strategie di-verse per evadere dall’orrore. Chi sceglie la sfi-

da all’istituzione psichiatrica accettando il rischio chela follia simulata diventi reale; chi si arruola negli Arditi,scansando la vita di trincea, al prezzo di divenire unuomo-arma, pugnale con braccia e gambe; chi cercadi nascondersi nelle pieghe della guerra praticando l’u-morismo e il paradosso, fantasticando piani grandiosi

per assaltare il mondo che ha vomitato un tale abominio e chi coltiva l’uto-pia di un’invisibilità che renda impossibile agli uomini combattersi. «L’invi-sibile ovunque» di Wu Ming - Einaudi Editore - 17,50 euro

Q U A T T R O S A G G I « S T U P E F A C E N T I »

S C E M I D I G U E R R A

CHE corpo e mente si influenzino a vi-cenda è accertato scientificamen-te. Disturbi, dolori e malattie non di-

pendono solo da cause fisiologiche ma possono esse-re originati da situazioni emotive, stress o traumi. Lopsicoterapeuta Marco Pacori ha visto come in moltissi-mi casi la soluzione della problematica emotiva coinci-desse con un miglioramento del disturbo fisico chenessun farmaco o terapia erano riusciti a risolvere;

questo libro ci spiega come possiamo riconoscere e risolvere tali sintomidato che ogni emozione negativa ha un «organo bersaglio» preferito. Unalettura affascinante per imparare ad ascoltare il nostro corpo, capire le no-stre emozioni e prenderci cura di noi stessi. «Il linguaggio segreto deisintomi» di Marco Pacori - Sperling & Kupfer Editore - 18 euro

«Ferite profonde forse guaribili» di Andrea Bocchia

Alter Ego Edizioni - 15 euro

I L C O R P O C I P A R L A

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A medeo ha poco più di qua-rant’anni, vive in una cittàche non ama ed è costretto

a lavorare in un bar sull’autostradache vende cibo immangiabile e dove icapi trattano i dipendenti come schia-vi. Non ha molti amici, ama la solitu-dine, detesta la banalità e si rivolge almondo con uno sguardo amaro.

Sandro è un liceale al quinto anno efrequenta la scuola con scarso entu-siasmo. Non ama la propria città, sicirconda delle poche persone che ri-tiene «passabili» e non condivide af-fatto l’apatia e le scelte di vita di mol-ti dei suoi coetanei.

Amedeo e Sandro sono padre e fi-glio, legati da caratteri simili ma sepa-rati da un muro invisibile che ognigiorno sembra diventare più alto. Leloro vite subiranno una virata conl’arrivo di Maria, una bellissima tran-sessuale che farà innamorare Amedeoe con i primi approcci di Sandro neirapporti col gentil sesso, in particola-re con una ragazza di nome Natalia.Sarà tutto semplice, o la vita si dimo-strerà cinica e spietata come padre efiglio l’hanno sempre considerata?Entrambi i protagonisti si metterannonei guai, entrando in conflitto conpersonaggi più forti di loro e sarà pro-prio l’amore a portarli sia verso il ba-ratro, sia verso una crescita interiore.

Fanno da sfondo le squallide peri-ferie urbane, l’alienazione del lavo-ro, la perdita del desiderio di cam-biamento e riscatto; ma ancora persi-ste una sorta di fraternità tra ultimi,che è poi la vera forza del romanzo.Là dove i vincenti a poco a poco sitrasformano in squallidi ometti iperdenti assumono aspetti velata-mente eroici.

Un romanzo di formazione attra-verso cui l’autore, con uno stile ta-gliente e a tratti ironico, descrive una

LA PRIMA CICATRICE

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Paolo Daniele è ilnuovo direttore dellevendite di Jaguar LandRover Italia, filiale dellamultinazionale automo-bilistica britannica cheprogetta, sviluppa, pro-duce e vende veicoli coni marchi Jaguar e LandRover, compresa Range Rover.

Unindustria, l’associa-zione territoriale delsistema Confindustria diRoma, Frosinone, LatinaRieti e Viterbo, ha nomi-nato Romano DallaChiesa presidente dellasezione editoria, infor-mazione e audiovisivoper il quadriennio 2016-2019.

Michele Pignotti è ilnuovo responsabile dellagestione del mercato diEuler Hermes, gruppooperante nell’assicurazio-ne crediti che offre alleimprese servizi finanziariper supportarle nelle tran-sazioni e nella gestionedel portafoglio clienti.

Giancarlo Dezio èstato nominato, per ilprossimo biennio, presi-dente del Centro di coor-dinamento rifiuti di appa-recchiature elettriche edelettroniche, che gestisceil trasporto, il trattamentoe il riciclo di rifiuti tecno-logici.

Eugenio Gandolfi èstato nominato nuovopresidente di Aicpe, l’as-sociazione italiana chi-rurgia plastica esteticanata nel 2011 per darerisposte concrete in ter-mini di servizi, tutela,aggiornamento e rappre-sentanza della categoria.

ThyssenKrupp Elevator Italia, societàoperante nei sistemi di trasporto passeg-geri, rafforza la propria presenza su tuttoil territorio sardo con l’assegnazione aMassimo Invernizzi del ruolo di busi-ness development e a Gianpaolo Bombadel ruolo di office manager.

Paolo Rigamonti èstato nominato direttoregenerale e amministrato-re delegato di Mars Italia,filiale della multinazio-nale statunitense attivanel settore agroalimenta-re nota per i prodotti dol-ciari; nel 2015 ha fattura-to circa 33 miliardi di dollari.

Silvano Salmaso èstato nominato direttoregenerale di Stonefly,marchio che ha comeobiettivo quello di trova-re un punto di equilibriofra le caratteristiche tec-niche della scarpa com-fort e le esigenze stilisti-che della bella calzatura italiana.

Fabio Florio è statonominato country digiti-zation acceleration diCisco; coordinerà tutte leattività legate agli inve-stimenti per accelerare ladigitalizzazione delnostro Paese e guiderà ilteam dedicato a sviluppa-re le diverse linee d’azione previste.

Il consiglio di ammini-strazione di e-Geos,società operante nel setto-re della geoinformazionecostituita da Telespazio(80%) e dell’AgenziaSpaziale Italiana (20%),ha nominato MassimoClaudio Compariniamministratore delegato della società.

Andrea Mangoni è ilnuovo amministratoredelegato di doBank, bancaitaliana con sede a Veronaattiva nel settore dellagestione dei crediti insolu-ti. Con oltre 45 miliardi dieuro gestiti opera in trearee di attività: servicing,lending e solutions.

Janssen, azienda farmaceutica diJohnson&Johnson, ha annunciato cheNico Sacco è stato nominato direttoregenerale dell’impianto di Latina, poloproduttivo di importanza strategica per ilGruppo. Con sede a Beerse, in Belgio, laJanssen ha 3.700 dipendenti.

Luca Josi, produttoretelevisivo e operatore cul-turale, è stato scelto dalpresidente di TelecomGiuseppe Recchi per ilruolo di chairman officer,cioè il manager che coor-dinerà tutte le delegheche fanno capo al presi-dente del Gruppo.

Stefano Maio è ilnuovo country leader busi-ness analytics di OracleItalia; avrà il compito diguidare lo sviluppo del-l’offerta di soluzioni e tec-nologie che consentano adaziende e organizzazioniitaliane di crescere sfrut-tando le opportunità in ambito Big Data.

Carlo Perrone è ilnuovo presidente di Enpa,organizzazione interna-zionale che rappresentagli editori di giornali e deimezzi di informazione sututte le piattaforme di cuifanno parte enti nazionalie regionali di 14 Paesieuropei.

Phil Willcock è ilnuovo amministratoredelegato di Aviva in Italia,filiale del gruppo assicura-tivo britannico che operasia nel ramo vita che nelramo danni offrendo aiclienti soluzioni rivoltealla soddisfazione deibisogni di famiglie e imprese.

Andrew Jordan è statonominato chief technolo-gy officer a livello globaledi Carlson WagonlitTravel, società specializ-zata nella gestione deiviaggi d’affari, meeting edeventi, che aiuta i clienti aottenere il massimo dallagestione dei propri viaggi.

Michele Vaghini è il nuovo segretariogenerale regionale della Fist Emilia-Romagna, la federazione italiana sinda-cati terziario della Cisl che conta quasi35 mila lavoratori ed è composta dallacategoria della Fisascat Cisl e da Felsa(categoria di lavoratori atipici).

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FABRIZIO RUSSO: UNA GALLERIACHE ACCENDE I RIFLETTORISULLO STATO DELL’ARTE IN ITALIA

Amerigo Bartoli, artisti della scuolaromana, o vicini ad essa, degli anniVenti e Trenta.

Domanda. Da quanto si trova nellaGalleria di famiglia e cosa ha visto?

Risposta. La Galleria è giunta allaquarta generazione. Personalmenteho cominciato a lavorare nel 1984,ancora giovanissimo. Ci siamo sem-pre occupati di Novecento storico,soprattutto italiano, e abbiamo avutocontratti di un certo spessore a co-minciare da quello in esclusiva conGiorgio De Chirico dal 1946 al 1968, econtinuo su questo sentiero di pro-mozione del Novecento italiano. Dal2000 mi occupo anche di arte con-

temporanea che però rimane ancora-ta saldamente agli stilemi del Nove-cento: non condivido molto fughe inavanti troppo precipitose.

D. Come mai?R. Se sfogliamo i cataloghi dell’e-

meroteca nazionale degli anni Ses-santa e Settanta si noterà che le pro-poste di allora, veramente di rottura,sono analoghe alle opere che oggivengono spacciate per contempora-nee. Questo vale anche per la Bienna-le dove vado ormai da almeno dieciedizioni: le proposte sono sempre lestesse ma con nomi diversi. Questonon significa che sia tutto «ciarpa-me», però ritengo oggi si stia seguen-

66 SPECCHIOECONOMICO

a cura diGIOSETTA CIUFFA

in via del Babuino la prima sededella Galleria Russo, aperta nel1898 dal bisnonno dell’attuale ti-tolare Fabrizio Russo, che oggi ge-

stisce l’attività di famiglia dopoquattro generazioni e molte sedi ro-mane - tra di esse, fino al 1980, la gal-leria La Barcaccia di piazza di Spa-gna e Lo Scalino di via Capo le Case -oltreché italiane. Il riferimento arti-stico è la pittura italiana del XX seco-lo, non mancando però il grande Ot-tocento e un crescente interesse versoi giovani artisti contemporanei. LaGalleria inoltre gestisce il fondo-ar-chivio Duilio Cambellotti e quello diartisti quali Giovanni Stradone e

Fabrizio Russo, proprietario della Galleria Russo a Roma

ÈÈÈÈ

«Quando esistono unafondazione e un archivio chelavorano in maniera seria, il mercato internazionale premia l’artista, che invece si allontana quando non funzionano. Oggi il mercatoitaliano non ha il peso specifico di una volta, ma miauguro che almeno sul Novecento si accendanoi riflettori. Se avessi la possibilità di portare a Londra gli artisti giovani, farei certamente di più di quanto il nostro Paese fa»

FABRIZIO RUSSO: UNA GALLERIACHE ACCENDE I RIFLETTORISULLO STATO DELL’ARTE IN ITALIA

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do una proposta un po’ esagerata chestrizza l’occhio alla provocazione eall’emozionalità, ma che ha persocompletamente di vista altri elementimolto importanti.

D. E questo perdere di vista comesi può recuperare?

R. Ho vissuto periodi nelle qualinelle varie fiere nazionali e interna-zionali di riferimento più importantivi erano ondate speculative su alcuniartisti, poi fatalmente finite, e tali ar-tisti sono tramontati. Oggi non ècambiato nulla, solo che - e qui en-triamo un pochino nello specchio delmercato - prima queste operazionierano gestite solo dalle gallerie e dacolleghi. Personalmente non mi sonomai prestato a queste cose perché,per me, l’acquisto in arte non è un in-vestimento ma è un bonus salvada-naio, all’incipit dell’acquisizione nondeve esserci la speculazione econo-mica: è assolutamente fuorvianteparlare di investimento per ciò chedovrebbe essere decantato per la cul-tura di un popolo. Poi, se nel corsodegli anni l’acquisizione è stata ocu-lata, non solo sarà un buon salvada-naio ma anche un buon investimentoe una speculazione economica, ma inprincipio non deve essere così. Oggici sono altri protagonisti più o menoocculti fuori del mercato che con al-cuni operatori inseriti gestisconoqueste operazioni. Basta fare delleanalisi sull’incremento dei prezzinella valutazione di alcuni artisti peril numero delle opere che sono stateproposte nel mercato: c’è qualcosache non torna. Ricordo che tempo fal’incremento economico delle operedi un’artista era riconosciuto a segui-to di un importante mostra, oggi in-vece è solamente dettato dalle aggiu-dicazioni nelle aste che possono esse-re facilmente gestibili.

D. Qual’è quindi la sua politicanella gestione della Galleria?

R. Una politica di attenzione alleproposte del mercato, di affianca-mento al cliente non solo nel mo-mento in cui in galleria fa un’acquisi-zione ma anche nel tempo e di pru-denza nella proposta. Non seguiamole mode perché passano, qui seguia-mo solamente e unicamente il fasci-no e il curriculum vitae dell’artista,l’imprinting che ha dato nel corso deidecenni; fatalmente devo rimettermianche alle aggiudicazioni economi-che a ribasso, sebbene in questo mo-mento comincio a leggere di un’in-versione di tendenza inevitabile, equindi di una maggiore attenzioneper il Novecento rispetto a questa«full immersion» nel contemporaneoche ritengo esagerata. Il fascino delNovecento italiano, che in realtà è co-lossale, all’estero non viene percepitosemplicemente per una ragione nor-

in Italia potrebbe realizzare una cifraintorno a un milione di euro mentrenegli Stati Uniti, due anni fa, un’ope-ra analoga ha fatto oltre 10 milioni didollari: nel caso di revisione, tuttoavrebbe uno slancio e le opere deinostri musei avrebbero una rivaluta-zione spaventosa.

D. Lei è fiducioso che ciò, prima opoi, possa avvenire?

R. Non lo sono perché, anche con lebuone intenzioni del ministro, vivia-mo in un Paese nel quale si fa un pas-so avanti e due indietro, però almenoil sasso nello stagno è stato lanciato emi auguro che si abbia la saggezza di«andare a dama» in un settore vera-mente delicato ma importante e fon-damentale per il futuro. Lo dico an-che per il mercato che oggi è in gran-de flessione, anche per via di un som-merso disastroso: consideriamo che il25-30 per cento delle operazioni inItalia è concluso da operatori privatiche non offrono alcun tipo di garan-zia. Oltre a ciò, una revisione dellanormativa sulle archiviazioni ormaidovrebbe essere inevitabile perché lalegge Pieraccini del 1971 è molto vec-chia. Bisognerebbe rendere obbliga-torio aggiornare ogni 5 anni un re-pertorio di quello che si archivia nel-l’arco temporale di riferimento, inquesta maniera si tutelerebbe l’archi-

mativa. Devo riconoscere che in unamaniera nobile e positiva il ministroDario Franceschini sta cercando di ri-vedere una norma sacrosanta, qualeritengo essere la legge Bottai del 1939di tutela dei beni artistici: si rifacevaa delle opere che avevano più di 50anni e comprendeva quindi la finedell’Ottocento, pertanto al giornod’oggi un’opera di Mario Schifano odi Tano Festa è soggetta a una poten-ziale notifica, quindi è tutto da rive-dere. Si vocifera di una revisione a 75anni, sarebbe stato meglio a 100, an-che perché ricordiamoci che la leggeBottai era una legge che incideva su-gli artisti che non erano sufficiente-mente rappresentati nei musei italia-ni, i quali invece ora sono pieni delleopere di tutti i grandi protagonistidel Novecento italiano e quindi esse,a maggior ragione, dovrebbero poteravere diffusione all’estero. Non solonon possono essere acquistati dagrandi musei ma non possono nean-che essere portati fuori alle fiere in-ternazionali, se non con artifici che ionon condivido. Detto ciò si capisceche se ci fosse una revisione saggianei confronti delle opere eseguite dal1905 fino a oggi, quindi non 75 ma100 anni, anche i collezionisti stranie-ri entrerebbero in competizione. Adesempio, un’opera di Balla del 1913

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«Ho vissuto periodi nelle quali nelle varie fiere naziona-li e internazionali di riferimento più importanti vi erano on-date speculative su alcuni artisti, poi fatalmente finite, e ta-li artisti sono tramontati. Oggi non è cambiato nulla, soloche prima queste operazioni erano gestite solo dalle galle-rie e da colleghi. Personalmente non mi sono mai prestatoa queste cose perché, per me, l’acquisto in arte non è un in-vestimento ma è un bonus salvadanaio, all’incipit dell’acqui-sizione non deve esserci la speculazione economica: è as-solutamente fuorviante parlare di investimento per ciò chedovrebbe essere decantato per la cultura di un popolo»

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vio, che sarebbe garantito, e si entre-rebbe in un calcolo statistico e nonpiù in un giudizio soggettivo: adesempio, se di un’artista che è mortonegli anni Cinquanta è uscito un ca-talogo generale negli anni Novanta, èfisiologico che escano 10 inediti l’an-no, ma se ne escono 100 c’è qualcosache non va. Perché Fontana costa cosìtanto? Per diversi motivi: non ricadenel blocco della notifica avendo me-no di 50 anni, c’è una fondazione chelavora in maniera corretta ed esisteun catalogo generale significativo; lostesso dicasi di Morandi, che peròadesso sta soffrendo del blocco inter-nazionale. Quando esistono una fon-dazione e un archivio che lavorano inmaniera seria, il mercato internazio-nale premia l’artista, ma si allontanaquando invece non funzionano. Oggiil mercato italiano non ha il peso spe-cifico di una volta, ma mi auguro chealmeno sul Novecento si accendano iriflettori.

D. E per quanto riguarda l’artecontemporanea?

R. Gli artisti giovani contempora-nei non riescono a raggiungere que-ste cifre; noi avremo 8 giovani in gra-do di fare dai 7 ai 20 mila euro conopere però di grandi dimensioni. Seavessi la possibilità di portare a Lon-dra questi stessi artisti, farei certa-mente di più. Però ci sono episodiche mi lasciano perplesso laddove cisono stati degli incrementi di valoreinconcepibili: non è possibile cheun’opera di un artista che 5 anni faera pressoché sconosciuto adesso ab-bia moltiplicato il valore in modoesponenziale, sono mere speculazio-ni economiche. Si rastrellano tutte leopere dell’artista in questione, si faun accordo con personaggi che ope-rano nel settore e lo si porta su, ci simette d’accordo con direttori di mu-sei, case d’asta, operatori con forti ac-centramenti economici, gallerie di uncerto spessore, e il gioco è fatto. Nonsi hanno problemi di notifica e quin-di c’è libera circolazione.

D. Che ci dice sulla vostra attivitàall’estero?

R. Abbiamo una sede a Istanbulche sta andando abbastanza bene no-nostante il momento storico che miauguro passi. La Turchia ha moltipunti di contatto con l’Italia degli an-ni Settanta: grande circolazione didenaro, aumento del debito pubbli-co, svalutazione della lira turca: que-sti sono tutti parametri che conoscia-mo bene, e lo sono persino i tragiciattentati. Ci sono stereotipi che de-scrivono il cittadino mediorientalecome arretrato, invece è ricco, colto,la top classe turca è in gran parte lai-ca e distante dal Governo in carica.Contemporary Istanbul, fiera inter-nazionale di spessore, conta 90 mila

zini dei beni culturali del Ministerocolmi di opere d’arte e i direttori deivari musei devono inventarsi strata-gemmi per fare una certa turnazione,anche se il 30-40 per cento di questeopere sono minori e stanno lì e giac-ciono. Avendo questa quantità enor-me di depositi, vogliamo venderli al-l’incanto pubblico per poter poi ri-comprare eventualmente quelle ope-re che vengono chieste per esporta-zione? Alla richiesta dell’esportazio-ne di un capolavoro, oggi il Ministe-ro si limita a bloccarlo; un tempo in-vece si bloccava e si comprava. Allo-ra liberiamoci di quello che non ciserve e ricompriamo le opere che imercanti in una revisione della nor-mativa probabilmente vorranno por-tar fuori, tutto alla luce del sole,diffondendo la cultura italiana nelmondo.

D. Il bene non perderebbe di valo-re all’incanto pubblico?

R. Io sostengo che il reale prezzodell’opera non sia né mille né 10 mi-la, ma in realtà sia quello deciso dalcliente nel momento in cui firma l’as-segno ed io accetto; quando un’anfo-ra romana o un sarcofago etrusco so-no messi all’incanto pubblico, ilprezzo sarà quello dell’aggiudicata-rio. Anzi, ci vorrebbe una deroga perportare questi beni all’estero in mo-do tale da raggiungere cifre significa-tive, anche perché qualsiasi museo almondo vende le proprie opere quan-do non sono più strategiche: perchénon dovremmo farlo noi per rimette-re in moto il sistema? Rimarremosempre indietro senza una strategia atutto tondo che faccia sì che sovrin-tendenze, ministero e direttori dimusei siano un organo unico e sianomessi nella condizione di poter ope-rare liberamente come una cellulamuseale produttiva. Ci culliamo conl’idea di essere il Paese che possiedeil 60 per cento di beni culturali nelmondo ma non è così; oltretutto secosì fosse dovremmo essere di granlunga il Paese con il maggior afflussoturistico.

D. Per quanto riguarda il mercatoasiatico invece?

R. Stiamo lavorando in questomomento sul mercato mediorienta-le; l’intenzione è di portarlo a fruttocercando di consolidarlo, ma devodire che al momento il mercato asia-tico è lontano, anche se è molto im-portante.

D. Un’ultima notazione?R. La prima metà del Novecento

italiano è scesa del 50-60 per cento divalore rispetto 5 anni fa mentre gliomologhi artisti internazionali val-gono 5-6 volte di più; a mio avvisoc’è comunque un grandissimo spaziodi crescita, fermo restando che l’a-spetto normativo non ci supporta. ■

visitatori in 4 giorni di durata; a Bo-logna con ArteFiera arrivare a 50 mi-la è già un successo.

D. Traete beneficio dalle partecipa-zioni a fiere straniere?

R. Siamo stati a Londra e a Parigi.Assolutamente sì, sia d’immagineche di profitti.

D. Cosa presentate nella Galleria aIstanbul?

R. A Istanbul portiamo i contem-poranei proprio in virtù del fatto chenon abbiamo una rete che ci supportiinternazionalmente e che faccia co-noscere gli artisti italiani, parlo pro-prio come sistema Italia. Ho collabo-rato in maniera determinante a rea-lizzare una bellissima mostra su DeChirico nel mese di febbraio al Mu-seo Pera con 80 opere, che sta andan-do benissimo, ma dubito ci sarei riu-scito se non ci fosse stata la scintilladi un privato e l’interessamento per-sonale della fondazione De Chirico edel direttore del museo, che ha inol-tre stanziato più di 400 mila euro. InItalia è il contrario: bisogna copriretutte le spese, infatti per la mostra diMario Sironi a Villa Torlonia a Roma,dell’ottobre scorso, ho dovuto farmicarico dei costi completi, dalla ritin-teggiatura del museo alla vigilanzafino ai cataloghi: una cosa desolante.E non parliamo per far uscire dall’I-talia queste 80 opere di De Chirico, senon ci fosse stata l’Ambasciata italia-na che si assumeva il rischio di pro-blematiche formali e burocratiche, leopere non sarebbero partite. Devoperò dire che con le nuove nomineche il ministro ha fatto nei grandimusei un segnale di spolverare vec-chi ingranaggi c’è stato.

D. Nomine molto criticate...R. Non da tutti mi creda, fa più ru-

more un albero che cade che una fo-resta che cresce. L’esempio più bana-le è che abbiamo i depositi e i magaz-

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è tenuta a Roma, nel pressoil Teatro dei Dioscuri di viaPiacenza, nel complesso diSant’Andrea al Quirinale, lamostra «Giubileo degli arti-

sti dal Volga al Tevere», presentan-do la femminilità di sculture e bas-sorilievi per esprimere il rispetto ela difesa della donna affinché, nel-l’arte e a partire dall’arte, essa supe-ri la diversità eccessiva delle visionireligiose e le consuetudini delle et-nie. Dedicata alle celebrazioni delGiubileo 2016, l’esposizione è dovu-ta alla sensibilità di Loreta Larkina,titolare dell’omonimo studio d’artedi Venezia, con la collaborazione delMovimento arte del XXI secolo diSavona.

Tra gli artisti italiani e russi, hapartecipato anche l’architetto GraziaPalomba, nata a Torre del Greco nel1948, stimata professionista e amatis-sima docente, iscritta all’Ordine de-gli architetti della Provincia di Napo-li dal 1974 che, unitamente all’atti-vità di architetto, non ha mai trala-sciato l’attività di pittrice che dura daoltre quarantacinque anni. Tale atti-vità risale ai suoi studi presso il LiceoArtistico di Napoli, dove ha avutotra i suoi maestri alcuni degli artistipiù significativi nel panorama dellapittura contemporanea: Mario Co-lucci, Armando De Stefano, CarmineDi Ruggiero e Gianni Pisani.

Dopo la laurea in Architetturaconseguita presso l’università diNapoli, ha collaborato alla cattedradi Storia dell’arte e Storia e stili del-l’architettura, con il prof. Lucio San-toro, presso la facoltà di Architettu-ra di Napoli. Di seguito, per al-cuni anni, ha collaborato allacattedra di Disegno per civili,con i professori Cosenza e Guer-ra, presso il Politecnico di Na-poli. Ha vinto vari concorsi acattedra per cui ha poi sempreinsegnato presso diversi istitutisuperiori. L’attività da architet-to è stata feconda, sia nel priva-to che nel pubblico: per moltianni, dal 1995, è stata prima

membro e poi presidente della Icommissione edilizia «219», per ilComune di Torre del Greco.

A fronte delle molteplici attivitàprofessionali, la Palomba ha mante-nuto ferma sperimentazione artisti-ca e, se talora si è assentata dal pa-norama ufficiale dell’arte, è statoper sua scelta: per meditare, persperimentare, per ricercare nuovespinte creative. Ma la sua produzio-ne artistica è stata sempre costante efeconda. Ancora studentessa del li-ceo artistico, nel lontano 1964, hapartecipato alla I «Mostra concorsodi arti figurative per studenti di li-cei ed istituti d’arte» presso la salaS. Antonio del Brancaccio a Torredel Greco; nel 1965, a soli diciasset-te anni, la prima personale a VillaYaeko a Torre del Greco; nel 1966 hapartecipato alla IV rassegna d’artepresso il circolo universitario diTorre Annunziata. Da allora ha con-tinuato a lavorare ed esporre; l’ulti-ma sua personale si è tenuta dal 22novembre al 1° dicembre 2008 nelCentro d’arte mediterranea in viaMarconi a Torre del Greco; con que-sta ultima personale ha presentatoun particolare ciclo ispirato al mon-do classico, che ha riscosso un gran-de consenso ed una rilevante pre-senza di visitatori.

Di lei il professor Luigi Jannelli hascritto: «Grazia Palomba espone inuna serie di impressioni pittoriche ilfrutto di una concreta elaborazioneartistica. È la prima volta che affron-ta, con una personale, il giudizio delpubblico non meno esigente con ipiccoli che con i grandi e lo affronta

con la coscienza di un lavorocompiuto per l’arte e nell’arte,in una armonica composizionedi prospettiva e di colore, in ungioco a volte potente di luci e diombre, a volte tenue come il lie-ve colore dei petali di un fiore. Èuna giovanissima; ha dipintocon l’occhio del fanciullo macon l’animo proteso al meglio,anzi all’ottimo, e col cuore». ■

A P P R O F O N D I M E N T I D ’ A R T E

69SPECCHIOECONOMICO

Grazia Palomba e, sopra e sotto, alcune delle sue opere

GGIIUUBBIILLEEOO DDEEGGLLII AARRTTIISSTTII::GGRRAAZZIIAA PPAALLOOMMBBAA

AA RROOMMAA UUNNAA DDEEDDIICCAA AALLLLEE DDIIFFFFEERREENNZZEERREELLIIGGIIOOSSEE EEDD EETTNNIICCHHEE DDEELLLLEE DDOONNNNEE

Tra gli artisti, una napoletana che dipinge nudi con gli occhi del fanciullo e l’animo propeso «all’ottimo»

SSSSiiii

69 Nania 2-05-2016 12:39 Pagina 64

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70 SPECCHIOECONOMICO

AAffffaarriiAAffffaarrii &&&& CCuullttuurraaCCuullttuurraa a cura diRomina Ciuffa

HELMUT NEWTON A VENEZIA: GRANDI NUDI,ANCHE QUELLI ISPIRATI AL TERRORISMO

Omar Galliani, «Estasi»

ino al 30 maggio,l’Ambasciata di Spa-gna in Italia e la Reale

Accademia di Spagnaa Roma ospitano un italiano,Omar Galliani, nel Tempiettodel Bramante (adiacente al-l’Accademia di Spagna) conla mostra «Estasi mistica epienezza creativa. Omaggio aSanta Teresa d’Ávila», conquattro lavori creati apposita-mente, e il contributo dell’Uni-versità Roma Tre, in particola-re, l’apporto del rettore-archi-tetto Mario Panizza e di OtelloLottini, docente e curatoredella «Collezione d’arte con-temporanea» dell’Ateneo.

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a Fondazione Casa della Divina Bellezza, i cuispazi sono stati inaugurati lo scorso 16 aprile,ha sede presso Forza d’Agrò, un borgo collina-

re medievale in provincia di Messina che fa partedel comprensorio della Valle d’Agrò e dell’Unione deiComuni delle Valli Joniche dei Peloritani, portata allaribalta internazionale negli anni 70 dal regista statuni-tense Francis Ford Coppola che ambientò qui e nellavicina Savoca molti dei suoi film dedicati alla saga del-la famiglia Corleone («Il Padrino»). Il primo appunta-mento è con «Come in alto», personale temporaneadi Lorenzo Reina, poeta-contadino e scultore-pastore,un artista sui generis che ha realizzato anche impor-tanti complessi architettonici rurali. Fino al 2 luglio.

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Alcune delle operedi Lorenzo Reina

esposte a Messina

GALLIANI: DA ROMA TRE ALLA SPAGNA

LA «CASA DELLA DIVINA BELLEZZA» INAUGURA A MESSINA CON UN CONTADINO

a Casa dei Tre Oci, un progetto della Fonda-zione di Venezia condotto in partnership conCivita Tre Venezie, con questa mostra con-

ferma il proprio ruolo nel panorama della foto-grafia in particolare. Già in corso fino al 7 agosto, lamostra «Helmut Newton. Fotografie. White Wo-men/Sleepless Nights/Big Nudes» presenta, per laprima volta a Venezia, oltre 200 immagini di HelmutNewton, uno dei fotografi più importanti e celebratidel Novecento. La rassegna raccoglie le immagini di«White Women, Sleepless Nights e Big Nudes», iprimi tre libri di Newton pubblicati alla fine degli anni70, volumi oggi considerati leggendari e gli unici cu-rati dallo stesso Newton, che mette in sequenza gliscatti compiuti per committenza con quelli realizzatiliberamente per se stesso. La provocazione lanciatada Newton con l’introduzione di una nudità radicalenella fotografia di moda è stata seguita da molti altrifotografi e registi, simbolo della sua personale pro-duzione artistica. Nell’autobiografia dell’artista pub-blicata nel 2004, spiega come i nudi a figura intera ri-presi in studio con la macchina fotografica di medioformato, da cui ha prodotto le stampe a grandezzanaturale di «Big Nudes», gli fossero stati ispirati daimanifesti diffusi dalla polizia tedesca per ricercare gliappartenenti al gruppo terroristico della Raf.

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«Il grande nemico dell’arte è il buon gusto» (Marcel Duchamp)

Alcune delle fotografie di Helmut Newton

70-71 Arte 29-04-2016 14:07 Pagina 78

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SPECCHIOECONOMICO 71

«Luigi Boille - Il segno infinito» aPordenone, nel PArCo-Galleriad’arte moderna e contemporanea

Armando Pizzinato fino al 2 ottobre,un’ampia e attenta selezione delle opere,quasi tutte concesse in prestito dall’Archi-vio Luigi Boille di Roma, di uno dei mag-giori protagonisti dell’Informale europeo. Apochi mesi dalla sua scomparsa, la suacittà d’origine gli dedica la prima granderetrospettiva per iniziativa dell’Assessora-to alla cultura del Comune friulano in unpercorso significativo attraverso l’arteBoille: 65 anni di ricerca, dal 1950 al 2015,anno della scomparsa dell’artista, testimo-niati da oltre 140 opere (olii e tecniche mi-ste su tela, tempere, grafiche).Tra di esse,molti i lavori inediti o esposti solo in mostreinternazionali in anni lontani, e da alloranon più visibili, come la grande tela «Em-preinte structure», realizzata per l’Interna-tional Festival Osaka/Tokyo del 1958, acura di Michel Tapié e Jiro Yoshihara.

IN

LUIGI BOILLE REDENTO A CASA

Luigi Boille, dall’alto:«Blooming»,

«Gengis Kahn»,«Véhémence d'une réalité»

ino al 29 maggio, lo spazio ExEnel di Piacenza ospita l’anto-logica di Gianni Croce (1896-

1981), innovatore del linguag-gio fotografico e cantore del Novecen-to piacentino. Cento fotografie, lastreoriginali e un video documentario, rea-lizzate da Gianni Croce in oltre qua-rant’anni di lavoro, dal 1921, anno incui apre lo studio in corso VittorioEmanuele a Piacenza, fino alla primametà degli anni 60. Il percorso esposi-tivo è suddiviso in sette sezioni e ab-

F

CROCE E GIAVELLOTTO

Gianni Croce, «Lancio del giavellotto»

Gianni Croce, «Donna con cappello piumato» e «Studio di ritratto»

Alcuni scatti in mostra

er celebrare il 100esi-mo anniversario delmovimento Dada, fon-

dato a Zurigo nel Caba-ret Voltaire, il Museo Comunaled’Arte Moderna di Asconaospita, fino al 26 giugno 2016,la mostra «Marcel Duchamp-Dada e Neodada», organizzatain collaborazione con lo Staatli-ches Museum di Schwerin che,per l’occasione, ha prestato leopere della sua prestigiosa col-lezione in una rassegna chepresenta una selezione dei piùimportanti o emblematici lavoridi Duchamp. Il percorso esposi-tivo ruota attorno alla famosamanipolazione della Gioconda.

IL LAVOROE L’EMILIAROMAGNA

a Fondazione MAST inaugurail 4 maggio la mostra fotografi-ca dedicata al lavoro e al pae-

saggio dell’Emilia Romagna,«Ceramica, latte, macchine e logistica- Fotografie dell’Emilia Romagna al la-voro» e propone, attraverso le imma-gini di 16 fotografi, una riflessione sul-lo sviluppo economico e paesaggisti-co dell’Emilia Romagna negli ultimidecenni, in occasione della XI edizio-ne di Fotografia Europea a ReggioEmilia che ruoterà attorno al tema LaVia Emilia. Le opere di Lewis Baltz,Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, TimDavis, Simone Donati, John Gossage,William Guerrieri, Guido Guidi, WalterNiedermayr, Enrico Pasquali, PaolaDe Pietri, Bas Princen, Franco Vacca-ri, Carlo Valsecchi e Marco Zanta, in-sieme agli scatti anonimi delle OfficineMinganti di Bologna, concorrono acreare un racconto che rappresentafedelmente l’evoluzione economicadell’Emilia Romagna e la trasforma-zione in atto nel sistema produttivo.

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braccia tematiche come l’architettura,non colta nel nudo dato costruttivo,ma come sperimentazione su richiamia impressioni, atmosfere, astrazionedel reale. Le principali opere architet-toniche sorte a Piacenza tra le dueguerre come il Liceo Gioia di MarioBacciocchi, il Liceo Scientifico di LuigiMoretti, la Galleria Ricci Oddi non so-no mai riprese nella loro interezza;l’attenzione è piuttosto per i giochi ar-chitettonici o, in altri casi, come per lacripta del Duomo o per il refettorio delCollegio Alberoni, per la pulizia meta-fisica richiamata da una serie ordinatadi colonne. Anche ritratti, databili tra glianni 20 e 30 del secolo scorso.

AAffffaarrii && CCuullttuurraa AAffffaarrii && CCuullttuurraa AAffffaarrii && CCuullttuurraa AAffffaarrii && CCuullttuurraa AAffffaarrii && CCuullttuurraa

DUCHAMP AD ASCONA

P

Duchamp e la sua manipolazione della Gioconda

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H O N D A

SPECCHIOECONOMICO

DAL MONDO DEI MOTORI

A U D I

LA JAGUAR CON LO SMARTWATCH

Jaguar Land Rover ha annunciatol’arricchimento delle tecnologie in-dossabili con il lancio di un’app per losmartwatch Android Wear con fun-zioni di controllo a distanza. La nuo-va app presenta il controllo della cli-matizzazione del veicolo con l’avviodel motore a distanza e la regolazio-ne della temperatura ancor prima disalire a bordo. Sempre tramite losmartwatch Android Wear, la nuovaapp consente anche di controllare adistanza il livello di carburante delveicolo e la sua posizione nei par-cheggi. Infine, con la funzione di bloc-co/sblocco a distanza delle portie-re, è possibile aprire il veicolo perconsentire ai passeggeri di salire abordo anche se il pilota è ancora di-stante dalla vettura.

La nuova Honda HR-V 2016

C onosciuta in Giappone e in America con il nome Verzel, la nuova Hon-da è stata introdotta in Europa con il nome HR-V, un omaggio al suv dipiccole dimensioni commercializzato dal 1999 al 2005 e del quale il

nuovo modello rappresenta il degno erede. La urban crossover Honda ha di-mensioni compatte (4,30 metri di lunghezza, 1,77 di larghezza e 1,60 di altez-za) e uno stile originale e sportivo, quasi da coupé, ma con trazione anteriore.L’abitacolo è spazioso e la plancia ha un look moderno e un’impostazione daauto sportiva con un ampio display touchscreen sulla consolle e un tunnelcentrale che raccoglie cambio e comandi principali. La motorizzazione offreuna gamma articolata su motori di ultima generazione come il propulsore abenzina 1.5 i-VTEC da 130 cavalli e il diesel 1.6 i-DTEC da 120 cavalli. Nel cor-so del 2016 Honda renderà disponibile anche la motorizzazione tre cilindri 1.0sovralimentata e forse la versione ibrida già in commercio in Giappone.

La nuova Audi Q2

IL nuovo suv compatto della serie Q di Audi si presenta con uno spiritodecisamente diverso rispetto ai fratelli maggiori e non solo per unaquestione di dimensioni; infatti la Q2 ha gli spessi montanti anteriori

e posteriori colorati con una tinta in contrasto con il resto della carrozzeria,una particolarità che ne esalta la sportività. Dotato di una griglia frontale otta-gonale con trama a maglia larga, il paraurti anteriore ospita due grandi presed’aria mentre le fiancate sono caratterizzate dalla linea di cintura alta e dal ri-vestimento in plastica attorno ai passaruota; la linea del tetto leggermente in-clinata crea un profilo più sportivo rispetto al resto della gamma. Per quantoriguarda i motori, la Q2 sarà offerta con diverse motorizzazioni benzina e die-sel che monteranno di serie il cambio manuale a 6 marce, con l’automatico adoppia frizione a 7 velocità in optional. Disponibile solo con cinque porte, ledimensioni sono: 4,19 metri di lunghezza, 1,79 di larghezza e 1,51 di altezza.

A CURA DI ALFIO PAOLANGELI

OPEL ASTRA È L’AUTO DELL’ANNO

La nuova Opel Astra è auto dell’an-no 2016» e ha conquistato uno deipremi più prestigiosi del settore. Lagiuria, composta da 58 giornalistiprovenienti da 22 Paesi europei, haassegnato al veicolo 309 punti. Lanuova compatta Opel è stata segui-ta dalla Volvo XC90 con 294 punti edalla Mazda MX-5 con 202 punti.

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M E R C E D E S

SPECCHIOECONOMICO

LA nuova berlina inglese non stravolge le linee della precedente ge-nerazione ma ne accentua la sportività grazie alle nervature piùmarcate e alla mascherina più verticale. L’impiego di alluminio

per la carrozzeria ha permesso di ridurre il peso arrivando così a un risparmiodi 190 chilogrammi. L’abitacolo è ben rifinito e comodo per cinque adulti enon altera l’ampiezza del baule (540 litri la capacità minima, 885 quella massi-ma che si ottiene reclinando i sedili). Tra i motori vanno segnalati i nuovi«duemila» a gasolio in alluminio con potenze di 163 o 179 cavalli, oltre al rivi-sto 3.0 V6 turbodiesel da 300 cavalli. Il sei cilindri a benzina, invece, si puòavere con 340 o 380 cavalli e può essere abbinato alla trazione integrale, in al-ternativa a quella posteriore. Solo per la 2.0d il cambio automatico a otto mar-ce va ordinato a parte. Sono di serie per tutta la gamma la frenata di emergen-za e il sistema contro le uscite involontarie dalla propria corsia.

La nuova Jaguar XF 2016

IL restyling della nuova Classe A l’ha portata a essere ancora più sporti-va e i particolari cambiati, immediatamente visibili, sono la masche-rina matrix anteriore e i gruppi ottici posteriori. All’interno lo scher-

mo del navigatore satellitare è diventato più grande, è stata cambiata la grafi-ca della strumentazione ed è stato rinnovato anche il volante, ora a tre razzecon comandi. Una volta alla guida, tramite un pulsante chiamato Dynamic Se-lect, il carattere della vettura cambia. Infatti ci sono quattro modalità: «Eco»per una guida più attenta ai consumi, «Comfort» per un’andatura più confor-tevole, «Sport» per una risposta più veloce di acceleratore, motore e cambio einfine «Individual», in cui si può impostare ogni parametro indipendentemen-te dagli altri. Come da tradizione Mercedes, la sicurezza è uno dei punti piùimportanti e, grazie all’uso di tecnologie sviluppate sull’alto di gamma, anchemodelli di larga diffusione come la Classe A ne possono beneficiare.

MODELLERIA BRAMBILLA E BMW

J A G U A R

Nissan si è affidata a Geico per larealizzazione del nuovo impianto diverniciatura a Sunderland, GranBretagna, che produrrà oltre 300mila veicoli all’anno. Geico, che nel2011 si è alleata con il colossogiapponese Taikisha, ha conquista-to una posizione di leadership nellatecnologia per l’impiantistica auto-matizzata per la verniciatura autoproprio grazie alla capacità di farfronte alle due esigenze primariedel settore automobilistico in que-sto momento, ovvero soluzioni tec-nologicamente all’avanguardia e ri-sparmio dei costi energetici. Ali Re-za Arabnia, presidente e ammini-stratore delegato del gruppo GeicoTaikisha, ha sottolineato il successodi questa operazione: «Il mercatoeuropeo si sta aprendo a nuovi inve-stimenti e opportunità e siamo dav-vero orgogliosi che ancora una vol-ta siano stati scelti il know how e latecnologia italiani».

GEICO CONQUISTA NISSAN

La nuova Classe A della Mercedes Modelleria Brambilla, società spe-cializzata nella componentistica diprecisione per il settore automobili-stico, ha siglato un accordo per 800mila euro con BMW Brilliance, jointventure di BMW in Cina. La commes-sa riguarda attrezzature per la fusio-ne di due basamenti motore, rispetti-vamente di 3 e 4 cilindri. «Questo or-dine ci consente di consolidare la no-stra posizione di fornitore per la casadi Monaco», ha dichiarato GabrieleBonfiglioli, amministratore delegatodell’azienda.

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ella mia esperienza profes-sionale al Corriere della Se-ra mi piace rammentare l’at-tenzione, che qualcuno, og-

gi, giudicherà esagerata, alla correttez-za, alla proprietà linguistica, alla ricer-ca dei lemmi appropriati, alla correzio-ne dei refusi. Se è vero che il Creatoreha concesso il dono della parola a tuttigli uomini, non si può dire la stessa co-sa riguardo alla scrittura. E visto che ilmio è sempre stato giornalismo scritto,ho sempre sentito il dovere della puli-zia linguistica. È nella tradizione del«Corsera», del resto, a cominciare dalfondatore Torelli-Viollier, il quale, as-sente per qualche giorno per motivi disalute, rimarcò con una missiva sde-gnata, se non furente, una serie di in-tollerabili refusi scaturiti, appunto, dalmancato controllo.

Quando il gatto manca, i topi balla-no e così il buon Eugenio rimproverò iredattori tanto ballerini, quanto distrat-ti: «In questi giorni di mia assenza, nesono saltati fuori di ogni risma e colo-re. Ne ho preso nota. Si è scritto chesul volto della contessina X c’era il vo-lo del pudore, anziché il velo. E poic’era lo sforzo delle toilette, anziché losfarzo. E un altro giorno, i senatori so-no diventati sonatori e gli impiegatidel demanio sono stati scambiati perimpiegati del demonio, per non diredel nostro ambasciatore a Costantino-poli che è andato a visitare tutte le mo-sche della citta».

Tuttavia, per la regola del mal comu-ne mezzo gaudio, mentre giungeva ilrimprovero alla redazione, sul quoti-diano concorrente La Gazzetta di Mi-lano faceva rumore l’espressione «ilprogramma della sinistra è stato scrittoda un pazzo» (anziché pezzo). Certo,come osservava l’arguto Savinio, il re-fuso è un contributo involontario allapluralità delle verità e un correttivo al-la monotonia dei significati.

E quei senatori eletti a sonatori,nonché il programma della sinistra sto-rica vergato da un pazzo, dando ragio-ne al fratello di Giorgio De Chirico,anticipano di oltre un secolo l’attualevocabolario dell’antipolitica. Tuttavia,Alberto Savinio, pseudonimo di An-drea Francesco Alberto de Chirico, siguardava bene, scrivendo, dagli errorie dagli orrori, quand’anche «contributiinvolontari alla pluralità delle verità».E sì, perché talvolta il refuso, speciequello per omissione, inganna il letto-re, fornendo un significato opposto aquello voluto.

Clamoroso, ad esempio, l’omissionedi un «non» accaduta proprio al Cor-riere della Sera, che stravolse il testo diPier Paolo Pasolini, facendogli, così,affermare il contrario esatto del suo

pensiero. In verità tutti i refusi dannofastidio al lettore e fanno evaporare lastima verso la testata che ne è frequen-temente afflitta. Debbo dire, con orgo-glio, che ai miei tempi le battaglie allesviste grafiche, pur con una tecnologiameno avanzata, se non ci fecero vince-re la guerra, giacché il refuso è inelimi-nabile e spunta fuori anche quando siscrive un pezzo su di lui, riuscirono al-meno a farci perdere la guerra con l’o-nore delle armi.

Non c’è scampo al refuso, il primoad accorgersene fu Gutenberg che, ap-pena messa a punto la stampa, dovettesubito adirarsi per una signora elefantein luogo di «elegante». Il nostro gior-nale fu, però, quasi sempre esempio diaffidabilità quanto meno per la curanella confezione, con particolare atten-zione ai titoli, dove il refuso diventacazzotto nell’occhio. Scomparse le fi-gure del correttore di bozze - moltigrandi scrittori son partiti da questomodesto e pur nobile lavoro - e del ti-pografo, mi pare che, oggi, sciatteriaed improvvisazione stiano gradual-mente prendendo il sopravvento sul ri-gore professionale.

Cito alcuni strafalcioni recenti. Eccol’efferata uccisione di una «s» che sfi-gura un titolo apparso l’anno scorso:«Yemen, bomba contro auto, uccio ilgovernatore di Aden», ciò che resta di«ucciso». Talora, è la «d» ad essere fal-

ciata insieme agli zeri travisati in «o»nell’area del titolo: «La Finlandia vuo-le dare a tutti i cittadini 8oo euro almese. Il Paese scandinavo sta studia-no...», dove 800 s’è mascherato da 8con due «o» e, in aggiunta, fa bella vi-sta di sé studiano, orfano di «studian-do».

Non solo titoli, occhielli, sommari ecatenacci. Ci sono anche i testi, che,anzi, sono quelli più colpiti, magari innome di propositi politicamente corret-ti. Vedi, in nome della parità fra i sessi,l’uso, anche nel Corriere della Sera, di

«gli» per la donna: «...denaro che gliveniva dalle sue numerose sponsoriz-zazioni», benché la destinataria sia unasignora; però, nella lingua del sì sareb-be stato doveroso scrivere «che le ve-niva», senza nemmeno rimarcarequanto sarebbe stato meglio «proveni-va».

Sul Messaggero di Roma abbiamogustato una «c» decapitata, capace,perciò, di sfrattare il feudatario, resti-tuendo un’intera regione ai legittimiproprietari: «Caso Gambirasio, la peri-zia sul dna: la tracia non è di Bosset-ti». A volte, il refuso fa evaporare lastima, eppure produce buon sangue,vedi il Corriere del Mezzogiorno chenel 2001 titolò: «Cinque morti evado-no/a Bologna: tre già ripresi». A pro-posito di Bologna, il suo storico quoti-diano Il Resto del Carlino, piacque aimaschiacci latini per un singolare ma-schile invece del plurale femminile:«Fino a dieci anni / pene più duro / peri piromani». In altri casi, la malacreanza lessicale crea delle involonta-rie freddure, malgrado ci sia poco daridere sugli omicidi. Ebbene, sulla Na-zione, edizione di Prato, si stagliò laseguente apertura di prima pagina:«Cinese ucciso a coltellate: è giallo».

Insomma, sarebbe il caso di tornareai bei tempi della centralità dell’uomo,lasciando perdere i software di corre-zione testi. ■

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ECONOMICO74

DDaa ddeemmaanniioo aa ddeemmoonniioo,,

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L’opinione del Corrierista

Corsera Story

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