Gazzetta Amnesty Lazio 02 2013

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Pagina 1 La Gazzetta di Amnesty Lazio l l a a G G A A Z Z Z Z E E T T T T A A di AMNESTY LAZIO All'interno Editoriale 1 Donne vittime di violenza 2 Famiglia un diritto ma non per tutti 4 Una “lingua” internazionale è possibile. 5 Webattivismo 6 Interviste 8 L'angolo dei Gruppi 8 Amnesty Nel Mondo 10 Il 'punto di vista' di Max 11 I gruppi del Lazio 13 Recensioni 14 Editoriale Con un po' di ritardo siamo lieti di presentarvi il numero di febbraio della Gazzetta di Amnesty Lazio. La redazione si fa sempre più ampia e questo è certamente un buon segno perchè significa che l'idea piace e che si potrà crescere e migliorare nei prossimi mesi così come cresce la nostra mailing list di "iscritti". Dal prossimo numero avremo uno spazio dedicato alla musica e come suggeritoci da alcuni lettori una rubrica di taglio "internazionale" è in preparazione. Da subito invece una nuova rubrica curata da me che vi racconterà ogni mese un evento di successo e d'impatto realizzato da gruppi Amnesty di tutto il mondo. Questo è il mese delle elezioni e come sapete Amnesty ha lanciato la campagna "ha lanciato la campagna "Ricordati che devi rispondere: l'Italia e i diritti umani". Visto che non abbiamo un articolo specifico su tale campagna e che la nostra gazzetta comincia ad uscire dal circuito degli attivisti, mi sembra doveroso scrivere qui due parole. La nostra associazione è da sempre apolitica e l'intento della campagna in corso non è quello di giudicare gli schieramenti politici ne tanto meno quello di guidare l'elettore verso una scelta. Quella che abbiamo voluto realizzare è una vera e propria agenda per i diritti umani, un programma di riforme in 10 punti da sottoporre ai candidati e nato pensando alle numerose violazioni dei diritti fondamentali avvenute in Italia e verificate da Amnesty stessa negli ultimi anni. Ad ogni candidato di ogni schieramento sottoporremo questi 10 punti pretendendo delle risposte. Il vostro aiuto sarà fondamentale perché più saremo a chiedere una risposta, più sarà interesse dei candidati darci un feedback di qualche tipo. Vi invito quindi a firmare la petizione sul sito www.ricordatichedevorispon dere.it Prima di lasciarvi alle nostre rubriche vorrei lanciare un appello: cerchiamo un grafico per darci una mano con l'impaginazione in particolare avremmo bisogno di una "copertina" che renda più accattivante la nostra rivista online. Chiunque se la senta di dare il proprio contributo può contattarmi all'indirizzo [email protected] . Buona lettura e al mese prossimo. Simone Marcacci 15 Febbraio 2013 Numero 2

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Il secondo numero del 2013 della Gazzetta di Amnesty Lazio

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Pagina 1 La Gazzetta di Amnesty Lazio

llaa GGAAZZZZEETTTTAAdi AMNESTY LAZIO

All'interno

Editoriale 1

Donne vittime di violenza 2

Famiglia un diritto ma non

per tutti 4

Una “lingua” internazionale

è possibile. 5

Webattivismo 6

Interviste 8

L'angolo dei Gruppi 8

Amnesty Nel Mondo 10

Il 'punto di vista' di Max 11

I gruppi del Lazio 13

Recensioni 14

Editoriale

Con un po' di ritardo siamo

lieti di presentarvi il numero

di febbraio della Gazzetta di

Amnesty Lazio. La redazione

si fa sempre più ampia e

questo è certamente un buon

segno perchè significa che

l'idea piace e che si potrà

crescere e migliorare nei

prossimi mesi così come

cresce la nostra mailing list

di "iscritti". Dal prossimo

numero avremo uno spazio

dedicato alla musica e come

suggeritoci da alcuni lettori

una rubrica di taglio

"internazionale" è in

preparazione. Da subito

invece una nuova rubrica

curata da me che vi

racconterà ogni mese un

evento di successo e

d'impatto realizzato da

gruppi Amnesty di tutto il

mondo.

Questo è il mese delle

elezioni e come sapete

Amnesty ha lanciato la

campagna "ha lanciato la

campagna "Ricordati che

devi rispondere: l'Italia e i

diritti umani". Visto che non

abbiamo un articolo specifico

su tale campagna e che la

nostra gazzetta comincia ad

uscire dal circuito degli

attivisti, mi sembra doveroso

scrivere qui due parole.

La nostra associazione è da

sempre apolitica e l'intento

della campagna in corso non

è quello di giudicare gli

schieramenti politici ne tanto

meno quello di guidare

l'elettore verso una scelta.

Quella che abbiamo voluto

realizzare è una vera e

propria agenda per i diritti

umani, un programma di

riforme in 10 punti da

sottoporre ai candidati e

nato pensando alle numerose

violazioni dei diritti

fondamentali avvenute in

Italia e verificate da

Amnesty stessa negli ultimi

anni.

Ad ogni candidato di ogni

schieramento sottoporremo

questi 10 punti pretendendo

delle risposte. Il vostro aiuto

sarà fondamentale perché

più saremo a chiedere una

risposta, più sarà interesse

dei candidati darci un

feedback di qualche tipo. Vi

invito quindi a firmare la

petizione sul sito

www.ricordatichedevorispon

dere.it

Prima di lasciarvi alle

nostre rubriche vorrei

lanciare un appello:

cerchiamo un grafico per

darci una mano con

l'impaginazione in

particolare avremmo

bisogno di una "copertina"

che renda più accattivante

la nostra rivista online.

Chiunque se la senta di

dare il proprio contributo

può contattarmi

all'indirizzo

[email protected] .

Buona lettura e al mese

prossimo.

Simone Marcacci

15 Febbraio 2013Numero 2

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Pagina 2Numero 1

“Una società decente è una

società che non umilia i sui

membri” sono le parole

pronunciate dall’ex

presidente del governo

spagnolo Zapatero davanti

al proprio parlamento, il 22

Aprile del 2005, durante

l’approvazione della legge

che ha ampliato il diritto al

matrimonio, permettendo a

tutti i cittadini spagnoli di

sentirsi uguali e non

discriminati davanti allo

Stato e alle leggi del proprio

Paese.

La Spagna ha legiferato

questa modifica al proprio

ordinamento per non essere

fra quei paesi nel mondo che

umiliano gli omossessuali.

In quest’articolo raccontiamo

la vita di Antonio e Marteen,

entrambi nati nello stesso

giorno da famiglie

appartenenti alla media

borghesia, sostanzialmente

uguali in tutto. Antonio è

italiano, Marteen olandese,

e sono entrambi gay.

Antonio si accorge di essere

diverso intorno ai 10 anni,

quando inizia a provare

attrazione per un suo amico,

mentre i suoi compagni si

interessano alle ragazzine. Si

sente confuso e

particolarmente umiliato

mentre ascolta gli insulti

rivolti dai suoi coetanei alle

persone come lui. Ha

comunque bisogno di

appartenere ad un gruppo,

ha quell’età in cui gli amici

valgono più di ogni altra

cosa, perciò deve nascondere

quello che sente, deve celarsi

dietro una maschera per

sopravvivere. A casa le cose

non vanno meglio, i suoi

genitori cattolici hanno più

volte affermato che le persone

omossessuali sono malate.

Maturando, i sentimenti

verso le persone del suo

stesso sesso crescono. Ormai

adolescente inizia a

frequentare persone che

provano le sue stesse

emozioni ,si innamora di un

ragazzo e intraprende una

relazione di nascosto per

paura della reazione dei suoi

genitori e dei suoi amici.

Un giorno, dopo averne

parlato a lungo, Antonio e il

suo compagno prendono la

decisione di vivere la loro

relazione senza più

nascondersi: in fin dei conti

sentono che nonc’è nulla di

sbagliato nel loro rapporto, e

desiderano poter affermare

se stessi e il loro sentimento.

Così fanno la loro prima

passeggiata mano nella

mano in pubblico,

indifferenti agli sguardi

sdegnati di molti. Il primo

passo è stato fatto, ma

condividerlo con i propri

genitori è un’altra storia.

Antonio passa ore nella sua

camera a ripetere le parole

che dovrà pronunciare, ma

non sono mai quelle giuste.

Sa che, per chi lo considera

sbagliato, anzi malato, non

esistono parole giuste.

Ma deve dirlo alla sua

famiglia. Un giorno aspetta

l’ora di cena quando sono

tutti raccolti intorno alla

tavola,e pronuncia le uniche

due parole che gli vengono in

mente in quel momento:

“sono gay”. Il silenzio piomba

inevitabilmente, ma i volti

dei genitori parlano

chiaramente “a noi non può

capitare una cosa del genere:

abbiamo un figlio malato”.

La scelta di Antonio è quella

che fanno molti omossessuali

in Italia, lasciare la casa dei

genitori e allontanarsi da chi

si vergogna del proprio figlio.

E’ comunque felice perché ha

accanto la persona che ama e

insieme decidono di andare a

convivere, come fanno tante

coppie della loro età: ma la

loro unione non è

riconosciuta in Italia. Il

contratto di affitto deve

essere intestato soltanto ad

uno di loro due, perché per la

legge non c’è nulla che li

unisca e non esiste un modo

perché il loro legame possa

essere sancito. Ma si amano

e accettano il sistema, non

vogliono emigrare, amano

vivere in Italia e vogliono

costruire il loro futuro in

questo paese.

Antonio è laureato, ha un

lavoro che adora ed è molto

bravo.Purtroppo alle

continue battute dei suoi

colleghi, a cui sorride per

educazione, non riesce ad

abituarsi.

Con gli anni s’impara a

Due vite da omossessualiStefano Gizzarone

Caryl Chessman

e Serena Moro

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Pagina 3 La Gazzetta di Amnesty Lazio

sopportarle le ingiustizie,

ma un giorno succede

qualcosa cui non si è mai

preparati. Al suo compagno

di vita viene diagnosticata

una grave malattia ed è

ricoverato in ospedale. Ha il

solo desiderio di stargli

accanto, ma per la legge

italiana lui è un estraneo e

non ne ha il diritto.

Nella sala d’attesa, dove

trascorre molti giorni, vede

passare i parenti del suo

compagno, gli stessi che lo

hanno disprezzato ed

hanno reso ad entrambi

la vita difficile. A loro è

concesso di stargli

vicino mentre a lui, il

compagno di una vita, è

concesso solo di

piangere su una

scomoda sedia.

Il dolore è

indescrivibile quando si

perde una persona

amata. E questo dolore

è accentuato dalla

famiglia di lui che lo

tiene lontano per paura che

possa pretendere qualcosa

dell’eredità del compagno.

Non sanno che non hanno

nulla da temere perché, per

la legge italiana, lui non è

mai esistito nella vita del

compagno.

Maarten inizia ad accorgersi

intorno ai 10 anni di essere

attratto da un suo compagno

di classe. È cresciuto

guardando la televisione,

dove la pubblicità mostra

coppie normali che

intraprendono insieme un

cammino, un progetto di

vita, attraverso le piccole

cose, arredare una casa,

comprare un’auto, fare la

spesa al supermercato.

Coppie normali, costituite

da un uomo e una donna,

oppure da un uomo e un

uomo, oppure da una donna

e una donna. Di fronte al

suo compagno si sente in

imbarazzo, allo stesso modo

in cui si sentono in

imbarazzo i suoi compagni

di fronte alla bambina di

cui sono innamorati. Le

dinamiche che si instaurano

sono le stesse che fra

bambini di sesso diverso.

Maarten si confida con gli

amici.

Sua madre e suo padre si

accorgono che sta crescendo,

e si augurano che sia sempre

sano e onesto. La famiglia e

la scuola fanno tutto il

possibile per fornirgli

strumenti adeguati ad

affrontare la vita: una

buona formazione scolastica,

un buon esempio morale.

Maarten cresce e i suoi

sentimenti verso le persone

del suo stesso sesso crescono

insieme a lui. È un

adolescente quando si

innamora di un ragazzo, ed

è ricambiato. Si incontrano

dopo la scuola, a volte a casa

di uno o dell’altro. I genitori

sanno della loro relazione,

non si preoccupano troppo:

sanno che i ragazzi sono

giovani e che dovranno fare

molta strada. Dopo qualche

anno la storia si esaurisce.

Anche un amico di Maarten,

che aveva conosciuto la sua

ragazza nello stesso periodo,

è stato lasciato. Si

sostengono a vicenda

nell’affrontare la delusione.

Maarten ha qualche

altra storia, finché, a

vent’anni incontra

quello che sembra essere

il ragazzo giusto. Lo

porta a cena a casa e lo

presenta a sua madre e

a suo padre. I genitori lo

vedono di nuovo felice.

Maarten, per caso, li

sente parlare. Suo padre

sta dicendo che quel

ragazzo gli ha fatto

davvero un’ottima

impressione, e che spera

davvero che si tratti

dell’uomo giusto. Sua madre

si commuove un poco.

Maarten e il suo fidanzato,

anche grazie alle

agevolazioni statali, vanno a

vivere insieme e dopo poco si

sposano. Maarten e suo

marito si amano e sono

sostenuti dalla famiglia,

dagli amici e dalla società

nell’affrontare al meglio le

difficoltà quotidiane.

Amnesty International lotta

ogni giorno affinché i diritti

di Maarten siano estesi ad

Antonio.

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Pagina 4 La Gazzetta di Amnesty Lazio

Non sono omofobo, ma…

Un’affermazione che si sente

pronunciare spesso e dietro

alla quale si nasconde, come

per tutte le forme di

discriminazione, un

bagaglio, di pregiudizi e di

paure, che porta ancora oggi

molte persone, semplici

cittadini o rappresentanti

politici poco importa, ad

aggrapparsi ad una idea

monolitica di famiglia,

quando tutto intorno a loro

cambia. Come sta avvenendo

in Francia con

l’approvazione del primo

articolo del disegno di legge

che dovrebbe permettere ai

gay di sposarsi e adottare

bambini. Un percorso in

salita, anche se sostenuto da

una vasta maggioranza dei

francesi con il 63%a favore

dei matrimoni gay, mentre il

49% lo è anche alle

adozioni. All'annuncio del

disegno di legge, infatti, il 13

gennaio scorso in piazza a

Parigi si sono riversate

centinaia di miglia di

persone, per manifestare il

proprio dissenso. Pochi

giorni dopo, altrettante

persone hanno manifestato

per sostenere questa svolta

importante basata su una

ridefinizione, che non

stravolge ma amplia, il

concetto di matrimonio: "Un

accordo tra due persone di

sesso diverso o del medesimo

sesso". Il vespaio di

polemiche e reazioni

entusiaste, suscitato dopo il

voto francese, è solo un

ultimo atto, ma non l’ultimo

sicuramente, che ha riacceso

le luci della ribalta sulla

questione. L'atteggiamento

verso l'omosessualità e la

transessualità varia

notevolmente da paese a

paese, ma ci sono poche

“isole felici”. In molti stati

europei alle persone lesbiche,

gay, bisessuali, transgender e

intersessuate (Lgbti) viene

negato il diritto alla libertà

di espressione, di riunione e

di manifestare in

pubblico. L'adozione della

direttiva europea

antidiscriminazione, che

permetterebbe alle persone

Lgbti di godere degli stessi

diritti umani riconosciuti a

ogni persona, continua a

essere lettera morta. Un

immobilismo che alimenta

un clima di intolleranza e

paura contro le comunità

Lgbti, di fatto discriminate

sia nella legislazione sia

nella prassi. Una situazione

che Amnesty International

ha più volte

documentato nell'evidenziare

casi di violazioni dei diritti

alla libertà di espressione e

di riunione in molti paesi

dell'Europa centrale e

orientale, dove troppo spesso

i Pride e le manifestazioni

pubbliche sono vietati o non

hanno una protezione

adeguata contro le

interruzioni violente di

gruppi omofobi. Ma ci sono

zone del mondo dove la

situazione è anche più grave.

In Afghanistan, Arabia

Saudita, Iran, Mauritania,

Qatar, Sudan, Yemen e negli

stati della federazione della

Nigeria che applicano

la sharia, i rapporti fra

persone dello stesso sesso

sono considerati reato e si

pagano a caro prezzo, con

la perdita della vita.

Famiglia, un diritto ma non per tuttiAlessandra Fabri

Page 5: Gazzetta Amnesty Lazio 02 2013

Pagina 5 La Gazzetta di Amnesty Lazio

Cari lettori & Care lettrici,

vi pongo la seguente

domanda: “Secondo voi

esiste una lingua

internazionale per interagire

con il resto del mondo, senza

che questa contrasti con le

culture di ogni popolo?”

Non mi riferisco al solito

inglese o cinese la cui

egemonia mondiale si fonda

sulla potenza economica –

militare – politica degli

Stati che le parlano,

escludendo dalla

comunicazione

internazionale i popoli o

singole persone che non ne

conoscono alcuna.

L’uso di una lingua neutrale

favorirebbe l’eguaglianza e

l’equilibrio globali. La

lingua deve essere per l’uomo

non un fine ma SOLO uno

strumento e NON uno

strumento per dividere, bensì

per unire.

Lo sapevate che un “progetto

linguistico” simile venne

ideato nel 1887, ben 126

anni fa, dal Dottor Ludoviko

Lazaro Zamenhof ? Progetto

che si è trasformato in

lingua vivente, parlata da

decine di migliaia di donne e

uomini di tutti i continenti.

Fin dall’inizio, Zamenhof

cercò di collegare la lingua

“Esperanto” con un ideale

elevato. Secondo lui, la

lingua deve servire per

“destare il genio buono

dell’umanità”, cioè per

stimolare le energie di

ognuno per giungere alla

costruzione di un mondo

migliore attraverso una

intera dedizione operativa.

Tutto questo non vi sembra

una “mission” già sentita?

Mi rivolgo in particolar

modo a chi già conosce

Amnesty International,

l’Organizzazione Non

Governativa che difende i

Diritti Umani nel mondo, la

cui visione è quella di un

mondo in cui ad ogni

persona siano riconosciuti

tutti i diritti sanciti dalla

Dichiarazione Universale dei

Diritti Umani e da altri atti

sulla protezione

internazionale dei diritti

umani.

Dichiarava Zamenhof nella

sua “Deklaracio pri

Homanarismo”

(Dichiarazione

sull’Homanaresimo):

«L’umanità è un’unica

famiglia e la separatezza

dell’umanità in diverse etnie

reciprocamente nemiche è

una delle più grandi

infelicità che presto o tardi

dovranno scomparire.» Egli

riteneva che ogni paese

appartenesse in egual diritto

e in egual misura a tutti i

suoi abitanti, qualunque

fosse la loro origine, lingua,

religione o ruolo sociale.

Milioni di persone sono

tuttora sottoposte ad

esclusione sociale, povertà,

maltrattamenti e violenza

per quello che sono, quello

che si presume siano o per

ciò in cui credono.

Amnesty International,

dall’anno della sua nascita,

si batte per ridurre ogni

forma di discriminazione.

Amnesty International

costituisce una comunità

globale di difensori dei

diritti umani che parla la

stessa “lingua” ovvero che si

riconosce nei principi della

solidarietà internazionale di

un’azione efficace in favore

delle singole vittime, della

copertura globale,

dell’universalità e

indivisibilità dei diritti

umani, dell’imparziabilità e

indipendenza, della

democrazia e del rispetto

reciproco.

Ebbene … una lingua

internazionale è possibile e

qui ne ho esposte ben due.

L’ideale sarebbe poterle

unire, non vi pare?

Vi invito a inviarmi le vostre

considerazioni a:

[email protected]

Risponderò nei prossimi

numeri de La Gazzetta di

Amnesty Lazio.

Una “lingua” internazionale è possibile.Viviana Isernia

Page 6: Gazzetta Amnesty Lazio 02 2013

Pagina 6 La Gazzetta di Amnesty Lazio

Webattivismo Circoscrizione Lazio in Amnesty International

La storia di questo progetto risale al lontano novembre 2008. L’allora esecutivocircoscrizionale decide di istituire un gruppo di lavoro per indagare ed approfondire qualirealtà territoriali sviluppare o analizzare in merito all’attivismo nei gruppi. Comprendere leeventuali buone pratiche, analizzare come intervenire in caso di crisi. Tra le varie ipotesipresentate, mi prendo carico del progetto webattivismo modalità fino ad allora soloteorizzata ma mai concretamente sviluppata.

Lo specifico incarico mi porta a sviluppare il modulo di adesione e sottoscrizione alla rete

web attivismo Lazio applicando la Legge 31 dicembre 1996, n. 675 "Tutela delle persone e di

altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali"

Volendo prefigurare il lato metaforico della questione posso dire che mi sono rimboccato le

maniche ed ho lavorato come un bravo pescatore, intento a capire come, e in che modo, e con

quali mezzi “ poter lanciare la rete nel mare ” al fine di coinvolgere, nel senso di stimolare, le

potenzialità delle persone che potrebbero portare avanti, insieme a me, quello che a tutt’oggi

penso sia una ricchezza per tutti/e.

Mi è capitato più volte, sempre in modo metaforico di “ricucire la rete” le forti correnti e

l’ostruzionismo da parte di alcuni attivisti non troppo lungimiranti hanno determinato delle

“faglie” che prontamente riparate hanno prodotto un modesto risultato anche se penso che

molto ci sarebbe da fare. Quello che finora si è sviluppato è già qualcosa una base sulla

quale costruire una struttura in costruzione, gli aspetti relazionali sono emersi e si sono

concretizzati e completati con l’aspetto formativo, per un confronto costruttivo, relativo non

solo a tematiche amnistiane ma in generale sulle questioni di vita e del mondo in cui

viviamo.

Seppur contento di tutto questo, la sensazione che sperimento è quella di una leggera

amarezza per il sentimento di solitudine che l’idea viene alimentata sempre da chi la

produce e non c’è partecipazione corale. Ho espresso più volte un aiuto finanziario per la

stampa di 2.000 brochure da fornire a tutti i gruppi ma purtoppo quest’aiuto non è mai

arrivato.

Resto una persona tendenzialmente ottimista, penso che arriverà il momento propizio per

cui lancio l’appello a tutte le persone che condividono questa sensibilità di farsi avanti per

lavorare congiuntamente e sviluppare opportunità per il nostro lavoro di solidarietà

internazionale. Vi fornisco di seguito una sintesi e lo stato dell’arte di tale progettualità.

1.400 firme raccolte in 4 anni con cadenza mensile con 5 webattivisti “lo zoccolo duro”;nello specifico nel 2010 circa 360 firme, 2011 circa 300 firme, 2012 circa 240 firme. E’vero che c’è stato un calo fisiologico delle firme agli appelli online, ma occorre una cura perla crescita, quali e quante “medicine” sono necessarie allo sviluppo di questo progetto ?

3 ipotesi delle più accreditate alla domanda: perché aderire alla rete di webattivisti Lazio

1) La condizione di ingresso: per cui può accadere che una persona che vorrebbe

conoscere Amnesty ma non ha tanto tempo da dedicare, ma desidera contribuire fornendo il

supporto seppur minimo all’attività, per cui può essere propedeutica ad entrare nei gruppi

2) La condizione di uscita: ci possono essere situazioni tali che le persone che hanno fatto

attivismo nei gruppi per condizioni personali decidono di andare via ma vogliono mantenere

WebattivismoGiuseppe Meffe

Page 7: Gazzetta Amnesty Lazio 02 2013

Pagina 7 La Gazzetta di Amnesty Lazio

un seppur limitato impegno con Amnesty

3) La condizione di mezzo: è sicuramente la condizione di maggior consapevolezza per la

quale posso dire dopo 4 anni di 60 persone che hanno aderito posso contare su 5 persone che

rappresentano “lo zoccolo duro” della rete; grazie anche, ad un lavoro di formazione su Skype

che li ha visti partecipi su tematiche sui diritti umani nei paesi e su tematiche: Colombia,

Argentina, Pena di Morte, Modulo introduttivo: Essere attivisti in Amnesty con docenti

accreditati da Amnesty svolti comodamente da casa su Skype

Altri importanti vantaggi per chi entra nella rete web attivisti Lazio

­ Partecipazione ad incontri in presenza informali come andare a mangiare una Pizza

­ Partecipazione ad incontri in presenza per manifestare un dissenso scendendo in Piazza,(attività coordinate dalla sezione nazionale siamo scesi in piazza GUANTANAMO,PENA DI MORTE ecc..

­ Sviluppo di potenzialità che possono emergere all’interno di un gruppo dove il clima e

favorevole e l’approccio è costruttivo e gradevoleAlcune criticità che andrebbero risolte

­ Non è stata sviluppata una giusta comunicazione dell’iniziativa ai gruppi, potrebbe bastare

stampare la brochure da recapitare ai gruppi ?

­ Coloro che hanno avuto modo di conoscere il progetto hanno manifestato un pregiudizio

relativo al fatto che un nuovo attivista si tende a farlo entrare nel gruppo piuttosto che

proporgli di entrare nella rete dei web attivisti. Più volte ho spiegato le ragioni che le due

attività potevano in qualche modo sovrapporsi senza nessun pericolo, i risultati sono stati

che nessun gruppo ha presentato nuovi web attivisti, se non pochissimi su circa 60 è un dato

questo. Potenzialmente potrebbe crescere nella misura si sviluppi una comunicazione efficace

e produttiva ?

­ La sensazione di sapere di contare sulle proprie forze dovuta essenzialmente ad un attività

di ostruzionismo una visione ristretta degli stessi attivisti. Su una tematica raccolta delle

firme sugli appelli online ancora poco e spesso lasciato al caso ?

Page 8: Gazzetta Amnesty Lazio 02 2013

Pagina 8 La Gazzetta di Amnesty Lazio

Fernando Vasco Chironda –

Staff, Ufficio Campagne e

Ricerca

Vedere Fernando e pensare

al sole, alla musica e al

mare è quasi una

conseguenza. Ma basta

conoscerlo un po’ per capire

che dietro questa facciata c’è

una persona solida e

determinata, un trentenne

che si impegna nel sociale

fino dagli anni

dell’adolescenza in

Mozambico.

­ Qual è il percorso che ti ha

portato ad arrivare alla

sezione italiana di Amnesty?

­ E’ stato un lungo viaggio:

dopo l’università a Maputo

in Mozambico, dove il mio

impegno per la democrazia e

contro la povertà mi rendeva

la vita difficile, mi sono

trasferito prima in Sud

Africa e poi in Brasile. Sono

arrivato in Italia alla fine

del 2006 per ricongiungermi

con la mia famiglia e per due

anni sono stato a Bologna,

dove mi occupavo di

cooperazione internazionale.

Nel 2009 ho risposto ad un

bando e sono entrato a far

parte dello staff di Amnesty.

­ Di cosa ti sei occupato in

particolare?

­ Il mio lavoro riguarda

soprattutto lo sviluppo e la

Interviste

L'angolo dei Gruppi

Patrizia Sacco

Il Gruppo 15 è nato nel 1977.

Nel corso degli anni ha

sempre avuto come

caratteristica quella di

riunire soci di età molto

diverse e spesso anche di

differenti nazionalità.

Abbiamo avuto infatti tra

noi attivisti che venivano da

Iran, Turchia,

Irlanda, Ungheria e

attualmente

dall’Inghilterra e

dalla Danimarca.

Attualmente il gruppo

può contare su una

dozzina di attivisti, di

cui qualcuno è a volte

meno presente per

motivi di lavoro e

studio, ma che ci

segue sempre con

attenzione e calore dato che

corso degli anni si è

cementata molta simpatia e

amicizia fra noi. Per le

riunioni godiamo

dell’ospitalità della

parrocchia dei Sacri Cuori,

nei pressi di Piazza Vescovio.

Un nostro appuntamento

fisso mensile è il tavolo di

raccolta firme presso la

Facoltà di Lettere della

Sapienza, l’altro, sempre

mensile, è alla libreria Tra le

righe di Viale Gorizia. Come

eventi di raccolta fondi

organizziamo una o due volte

l’anno serate musicali, grazie

ad artisti amici che si

esibiscono gratuitamente e ai

buoni rapporti con qualche

locale. Ci siamo anche

cimentati con successo

con i mercatini

domenicali di

brocantage raccogliendo

oggetti donati dai

simpatizzanti. Siamo in

rapporto con il

Coordinamento

America latina, ci

occupiamo di EDU e

siamo pronti ad

accogliere a braccia

aperte nuovi attivisti

che siano pronti a seguirci su

questi temi!

GGrruuppppoo 1155

Page 9: Gazzetta Amnesty Lazio 02 2013

Pagina 9Numero 1

Italo De Bernardis – Gruppo

02

La giovinezza non è solo una

condizione fisica ma

soprattutto uno stato

mentale, Italo ne è la

dimostrazione. Chiunque

legga i suoi interventi nel

forum di Iamnesty o lo

ascolti nelle assemblee a cui

spesso interviene non può

fare a meno di ammirarne la

lucidità e la pacata

razionalità.

­ Ricordi il tuo primo

incontro con Amnesty?

­ E’ stata una mia nipote a

farmela conoscere, lei era

attivista in un gruppo di

Verona e venne a Roma per

un’iniziativa contro la pena

di morte. Erano gli anni ’90,

stavo per andare in pensione

come generale della Guardia

di Finanza e cercavo proprio

un’associazione alla quale

dedicare parte del mio tempo

libero. Naturalmente dovevo

capire se era qualcosa in cui

potevo riconoscermi,

ritrovare i miei principi, così

prima di iscrivermi lessi lo

statuto, e nel ’94 feci la mia

prima tessera.

­ Da allora hai ricoperto

molti incarichi?

­ Nel Gruppo 105 e poi nel

Gr. 02 ho fatto un po’ di

tutto, da tesoriere a

responsabile, sono stato

anche vice responsabile

circoscrizionale, membro del

collegio dei garanti,

proboviro, membro del

Coordinamento Rifugiati e

ho fatto parte di un bel po’ di

gruppi di lavoro.

Attualmente partecipo a

quello per la riforma della

governance.

­ Di tutti gli eventi e le

manifestazioni a cui hai

partecipato ce n’è uno che ti

ha coinvolto di più?

­ Mi ha emozionato “Tutti

giù per terra”, era la fine

degli anni ’90 e ci

sdraiammo sul selciato di

Via dei Fori Imperiali per

ricordare le vittime del

commercio illegale di armi,

eravamo centinaia. Oggi

però non lo rifarei perché ci

vorrebbe qualcuno che mi

aiutasse a rimettermi in

piedi…

­ Forte delle tue numerose

esperienze quale consiglio

daresti ad un nuovo attivista

per mantenere vivo

l’entusiasmo?

­ Partecipare, nient’altro che

partecipare, a tutti i

momenti di condivisione:

assembllee, gruppi di lavoro

e tutti gli incarichi possibili!

messa in atto delle

campagne, coordinando tra

le altre la campagna contro

la discriminazione in

Europa.

­ Cosa ti piace di più di

quello che fai?

­ La cosa più bella del mio

lavoro è riuscire a spiegare

alle persone che i diritti

umani sono come i pilastri

delle nostre case,

interconnessi fra loro. Se si

abbatte anche soltanto un

pilastro viene giù l’intera

casa…

­ Tu hai un bambino; gli hai

spiegato cos’è e cosa fa

Amnesty?

­ Anche se ha solo 7 anni ho

cercato di fargli capire il

concetto di diritti umani. E’

fondamentale partire dai

bambini e spiegare loro quali

sono le fondamenta che

sostengono i diritti umani

perché solo in questo modo,

quando saranno grandi,

sapranno riconoscere e

abbandonare anche quel

sottile istinto di negazione

dei diritti che spesso si

nasconde all’interno di

ognuno di noi.

Page 10: Gazzetta Amnesty Lazio 02 2013

Pagina 10Numero 1

Questo mese voglio

raccontarvi di una iniziativa

della sezione australiana di

Amnesty già vista anche in

Italia che può essere pensata

anche come flash mob. I

nostri amici a sud

dell'equatore hanno scelto

come tema quello del traffico

di armi ma l'evento è

adattabile a tante altre

nostre campagne. In pratica

si tratta di realizzare delle

lapidi (solitamente si

utilizza il polistirolo ma

potete anche ingegnarvi con

altri materiali) sulle quali

potete scrivere nomi, slogan o

statistiche sulla campagna

scelta e poi alcuni attivisti

possono sdraiarsi ai piedi di

queste per ricordare chi ha

perso la vita nella causa di

cui si tratta. E' sicuramente

un' iniziativa d'impatto che

colpisce i passanti e può dare

la possibilità di avvicinarli

per trattare con loro in

maniera più approfondita i

temi della nostra

associazione. Vi consiglio di

procurarvi un telo sul quale

far stendere gli attivisti

oppure di realizzare il tutto

su di un prato magari in

zone non frequentate da

bambini. Una simile

iniziativa venne realizzata

qualche anno fa dalla

sezione italiana durante la

marcia della pace Perugia­

Assisi per ricordare le donne

di Ciudad Juarez.

Amnesty Nel MondoSimone Marcacci

Page 11: Gazzetta Amnesty Lazio 02 2013

Pagina 11 La Gazzetta di Amnesty Lazio

Il "punto di vista" di Max

In queste ultime settimane

l’azione di Amnesty Italia sul

rispetto dei diritti umani in

Italia è entrata nel vivo, con

l’iniziativa “Ricordati che

devi rispondere”.

A costo di sembrare uno di

quegli anziani reduci che

raccontano continuamente le

battaglie a cui hanno

partecipato (d’altro canto ho

pure l’età “giusta”), ripeterò

ancora una volta della mia

viva soddisfazione nel veder

realizzato quello che per

lunghi anni è stato solo un

“desiderata”, che in non

poche occasioni mi è apparso

neppure troppo condiviso.

La decisione di intervenire in

“campagna elettorale” è stata

coraggiosa, non solo per gli

stretti tempi di attuazione

legati all’anticipo della

scadenza elettorale,

ma anche perché attaccare

tutto insieme e

contemporaneamente lo

strato rappresentativo della

socialità del Paese in un

momento così critico,

esponeva al rischio di

trovarsi improvvisamente di

fronte a una sorta di

“cartello del no”; i “leader”

italiani sono infatti fin

troppo noti per essere divisi

su quasi tutto, tranne che

sulla loro concezione elitaria

del potere; la probabilità

d’incappare in un “fronte

comune” contro i

“disturbatori” era pertanto

tutt’altro che remota.

Per fortuna, in favore della

riuscita ha probabilmente

giocato l’attuale

frammentazione degli

schieramenti: non mi sembra

un caso che i primi ad

aderire siano stati Ingroia

(RC) e Vendola (SEL),

entrambi leader di partiti

“piccoli e nuovi”, quindi

meno condizionati (il primo

persino “nuovo di zecca”).

L’adesione, al momento solo

dichiarata, di Bersani,

unitamente al silenzio degli

schieramenti di centro e

destra è dimostrazione

palese di come, in Italia, la

politica radicata fatichi a

uscire da schemi di

convenienza spicciola che, è

ben triste concluderlo, solo

episodicamente hanno

incluso la tematica del

rispetto dei Diritti Umani.

La diffusione delle violazioni

ai D.U. in Italia ha sempre

potuto far buon conto sulla

banalizzazione, premessa

obbligata per

quell’accettazione collettiva

che a sua volta degenera

nell’omologazione: una

sindrome dilagante che sta

attaccando persino la Carta

del Patto Sociale: quella

Costituzione nella quale sono

scolpiti molti dei concetti che

la D.U.D.U avrebbe

parallelamente ripreso (i due

documenti, entrambi del ’48,

possono esser visti quasi

come dei “fratelli gemelli”). E

un processo entropico di

questa natura, ove non

prontamente intercettato e

interrotto, conduce

invariabilmente alla

corrosione dei principi base

del vivere che consideriamo

civile.

Se la nostra azione andrà in

porto, come le premesse

fanno sperare, Amnesty

potrà un giorno rivendicare

il merito storico di aver

forzato uno schieramento

non tanto “ostile”, quanto

“indifferente”, condizione la

seconda ben più reprensibile

e pericolosa della prima, a

mio avviso.

Un breve commento ora sulle

modalità operative

dell’azione: devo rilevare con

una punta di delusione che i

Gruppi non hanno potuto

avere parte alcuna nella

progettazione dell’iniziativa,

le cui non banali ricadute e

incombenze sono “piovute”

senza alcun preavviso,

interferendo pesantemente su

impegni pregressi e a volte

non differibili.

Rilevo in proposito due

aspetti negativi, che in

quanto responsabile di un

Gruppo assai impegnato mi

appaiono tutt’altro che

trascurabili: in primo luogo i

Gruppi sono composti da

volontari che debbono di per

sé conciliare tra loro tutta

una serie di fattori e vincoli:

i loro piani di lavoro non

possono che tenere conto di

questa specificità,

soprattutto nei confronti

della dimensione “tempo”;

ancor meno i Gruppi possono

essere considerati quali

entità in “stand by”, in

attesa cioè di “stimoli

Massimo Grandicelli

Page 12: Gazzetta Amnesty Lazio 02 2013

Pagina 12Numero 1

esterni”; progettare un piano

d’azione senza aver presente

preventivamente questo

scenario, può determinare

brutte sorprese in termini di

riuscita o meno delle

iniziative eventualmente

imposte.

Il secondo aspetto mi

richiama sul terreno dei

“principi”; il nostro ambiente

nasce fondamentalmente

democratico, ma

“democrazia” con riferimento

a strutture dotate di

autonomia implica

“collegialità”: questo aspetto,

il più qualificante, dovrebbe

essere costantemente presente

nell’immaginario di ciascun

attivista, indipendentemente

dalla sua collocazione. Posso

comprendere che la fretta

abbia giocato le sue “carte”,

tuttavia non mi riesce di

considerarla una

giustificazione.

Prima di concludere vorrei

segnalarvi la grave

situazione che sta vivendo la

Grecia: se ne parla poco,

come peraltro della Siria, del

Mali, del Congo, a conferma

che il nostro Paese sta

vivendo una lunga notte di

omertà informativa,

aggravatasi in questo

periodo preelettorale e che

trova conniventi tutti gli

schieramenti politici; chissà,

forse pure per una sorta di

“scaramanzia” da parte di

chi avverte come “vicina”,

troppo vicina, la situazione

di un paese che ha non pochi

punti di contatto con il

processo depressivo

avvertibile in Italia. Al “link”

qui sotto trovate un servizio

che traccia un quadro molto

duro della situazione sociale

e denuncia episodi di

violenza di cui si sarebbe

resa responsabile la Polizia

di Stato greca, sui quali il

Segretariato di Londra di

A.I. ha invocato un’inchiesta:

http://lospecchiodelpensiero

.wordpress.com/2013/02/11

/amnesty­international­

denuncia­il­governo­e­la­

polizia­greca­la­grecia­e­

collassata­ma­a­noi­non­lo­

dicono­perche­siamo­in­

campagna­elettorale/

Ma non posso accomiatarmi

da voi senza almeno un

cenno all’episodio epocale

che ci è stato dato in sorte di

testimoniare: la rinuncia del

Papa Benedetto XVI. Sono

un “libero pensatore” e non

posso essere accusato di

“ipersensibilità

confessionale”; tuttavia, mi

ha profondamente colpito la

scelta coraggiosa di un uomo

che ha dovuto vincere le

remore di una tradizione che

ha visto in due millenni solo

cinque eccezioni, dall’ultima

delle quali non più interrotta

per un ulteriore mezzo

millennio.

Egli ha inferto un duro colpo

soprattutto in “casa nostra”,

dove la gerontocrazia è

fenomeno in crescita

allarmante, soprattutto

perché quasi sempre

completamente disgiunta da

qualsiasi criterio di

funzionalità ed efficienza.

Non è questa la sede per

disaminare le cause di una

simile scelta: mi limito a

segnalare l’enorme effetto che

la notizia ha registrato in

tutto il mondo, più

segnatamente in Italia, dove

improvvisamente la

campagna elettorale in corso

ha assunto la dimensione di

un fastidioso brusio di

pettegolezzi.

Joseph Ratzinger non è

apparso come un Papa

mediatico nei confronti della

gente; la sua dimensione è

stata il mondo intellettuale e

questo ha fatto passare

praticamente sotto silenzio

molto del suo operato, come

il dialogo con l’ebraismo, le

relative aperture nei

confronti dei divorziati e

separati, la ferma intenzione

di applicare la “trasparenza”

nel discusso “banking”

vaticano, in completo urto

con il suo stesso Segretario

di Stato, il cardinale

Bertone.

Ma soprattutto vorrei

ricordare i numerosi

richiami al rispetto dei D.U.

che hanno contraddistinto il

suo Pontificato.

Ora che il suo gesto ne

consegna il nome alla Storia,

questi meriti non potranno

più essere sottaciuti.

Page 13: Gazzetta Amnesty Lazio 02 2013

Pagina 13Numero 1

Ufficio regionale:

Telefono e fax: 06 64501011

Indirizzo: via Cattaneo 22/b

00185 Roma

Indirizzo web:

www.amnesty.it/lazio

Email: [email protected]

ROMA

Gruppo 001

Zona: Roma Est (Prenestina,

Casilina, Tuscolana, Appia

Nuova)

Telefono: 3294270127

Fax: 06 97252438

Indirizzo: Bottega del Mondo

Kinkelbà

via Macerata, 54 (zona

Pigneto)

00176 Roma (RM)

Indirizzo web:

http://www.amnestyroma1.i

t

Scrivi un'email al Gruppo

001

Quando si riunisce: tutti i

martedì ­ h. 20.30

Gruppo 002

Zona: Prati, Delle Vittorie,

Balduina

Indirizzo: Libreria

Claudiana

piazza Cavour, 32

00193 Roma (RM)

Quando si riunisce: tutti i

lunedì alle 16.30 (in estate

17.00)

Scrivi un'email al Gruppo

002

Gruppo 015

Zona: Trieste, Salario,

Parioli

Telefono: 366 3666108

Indirizzo: presso la

Parrocchia del Sacro Cuore

via Poggio Moiano, 12

(presso Piazza Vescovio)

00199 Roma (RM)

Scrivi un'email al Gruppo

015

Quando si riunisce: tutti i

mercoledì ­ dalle 19.00 alle

21.00

Gruppo 056

Zona: Aurelio, Bravetta,

Boccea, Montespaccato,

Casalotti, Primavalle, Monte

Mario

Telefono: 338 4795737

Indirizzo: presso la casa di

una socia in zona

Torrevecchia

Scrivi un'email al Gruppo

056

Quando si riunisce: di solito

tutte le settimane, il martedì

­ h. 21.00

Gruppo 105

Zona: Portuense,

Monteverde, Trastevere,

Testaccio

Telefono: 329 6265981

Indirizzo: Coordinamento

del Volontariato della XVI

Circoscrizione

via del Casaletto, 400

Roma (RM)

Scrivi un'email al Gruppo

105

Quando si riunisce: cadenza

bisettimanale, martedì ­ h.

21.00

Gruppo 159

Zona: S. Basilio,

Valmelaina, Montesacro,

Africano, Tiburtina

Telefono: 335 7510539

Indirizzo: Associazione La

Maggiolina ­ via

Bencivenga, 1 (altezza

Batteria Nomentana)

Roma

Indirizzo web:

www.amnestygr159.altervist

a.org

Scrivi un'email al Gruppo

159

Quando si riunisce: ogni

martedì/giovedì ­ h. 19.30

Gruppo 221

Zona: centro storico

Telefono: 335 5953640

Indirizzo: Via Carlo

Cattaneo, 22/B

00185 Roma (RM)

Indirizzo web:

http://amnesty­

gruppo221.blogspot.it/

Scrivi un'email al Gruppo

221

Quando si riunisce: tutti i

giovedì ­ h. 20.00 (telefonare

per conferma)

Gruppo 251

Zona: Roma sud (Ardeatina,

Colombo, Ostiense)

Telefono: 349 1677272

Indirizzo: presso la Scuola

Elementare 75simo Circolo,

viale dell'Elettronica, 3

(Eur)

Indirizzo facebook: Amnesty­

International­ITA­251

Scrivi un'email al Gruppo

251

Quando si riunisce: tutti i

martedì ­ h.20.30

Gruppo Giovani 085

Gruppo universitario Roma

Scrivi un'email al Gruppo

Giovani 085

CASTELLI ROMANI

Gruppo 140

Telefono: 335 5742242

Scrivi un'email al Gruppo

140

Quando si riunisce: incontri

settimanali o quindicinali

I gruppi nel Lazio

Page 14: Gazzetta Amnesty Lazio 02 2013

Pagina 14 La Gazzetta di Amnesty Lazio

RecensioniPhiladelfia ­ film

Mariacarla Indice

"Quando ti educano come

hanno educato me e la

maggior parte della gente in

questo paese, ti assicuro che

nessuno ti viene a parlare di

omosessualità, oppure come

dite voi di stile di vita

alternativo. Da bambino ti

insegnano che i finocchi sono

strani, i finocchi sono buffi, i

finocchi si vestono come la

madre, che hanno paura di

battersi, che sono un pericolo

per i bambini, e che vogliono

solamente entrarti nei

pantaloni. Questo riassume

più o meno il pensiero

generale, se vuoi proprio

sapere la verità."

Philadelphia è un film del

1993 diretto dal regista

Jonathan Demme, con Tom

Hanks e Denzel Washington.

Il tema principale è quello

dell'AIDS, trattato con

estremo realismo e cruda

sincerità. Accanto

all'evolversi della malattia,

all'epoca intesa come un

marchio di morte certa, c'è il

tema dell'omosessualità,

spesso erroneamente

associata ad uno stile di vita

dissoluto e sciolto da

qualsiasi morale per cui la

malattia diventa quasi un

castigo.

In una società piena di

preconcetti e paure, dove se

sei omosessuale e, per di più

malato di Aids, devi

considerarti emarginato,

sbagliato, pericoloso, non

meritevole di continuare a

svolgere il tuo lavoro, ci sono

comunque delle fiammelle di

umanità, di comprensione,

di amicizia, di amore e di

giustizia. Fiammelle labili, a

volte, ma capaci di

illuminare anche il buio più

fitto se si ha la costanza di

non lasciarle spegnere.

Lo spettatore si ritrova a fare

lo stesso percorso di Joe

Miller, giovane avvocato di

piccole cause, che all'inizio

non vuole avere nulla a che

fare con un caso difficile e

imbarazzante come quello di

Andy, ma che pian piano

impara a conoscere il

protagonista, la sua

famiglia, il suo compagno, il

suo modo di vivere e di

affrontare la malattia con

una dignità e un coraggio

inaspettato e, in alcuni

punti, estremamente

commovente.

I veli del pregiudizio, ma

soprattutto quelli della

paura, cominciano a cadere

uno dopo l'altro, strato dopo

nei giorni di lunedì, martedì

o mercoledì,

alle h. 21.00, in casa di

alcuni attivisti del gruppo, a

rotazione a Marino,

Grottaferrata e Frascati.

CIVITAVECCHIA (RM)

Gruppo 240

Telefono: 328 3378273

Indirizzo: presso la propria

sede

piazza Luigi Piccinato, 10

00053 Civitavecchia (RM)

Scrivi un'email al Gruppo

240

Quando si riunisce: tutti i

martedì ­ h. 21.00

FORMIA ­ FONDI ­ GAETA

­ SPERLONGA ­ ITRI

Gruppo 277

Telefono: 3495457563

Indirizzo: sale della Chiesa

di S.Erasmo ­ Formia

Indirizzo web:

www.amnestyformia.net

Scrivi un'email al Gruppo

277

Pagina Facebook: Gruppo

Amnesty 277 ­ Formia (LT)

Quando si riunisce:

pomeriggio 2° sabato del

mese

FIANO ROMANO ­

MONTEROTONDO ­

MORLUPO

Gruppo 245

Telefono: 347 8467219

Indirizzo:Circolo Ricreativo

Culturale Ponte Storto

Piazza delle Terrazze, 6/a

località Ponte Storto a

Castelnuovo di Porto (RM)

Scrivi un'email al Gruppo

245

Quando si riunisce: primo

martedì di ogni mese ­

h.18.00

LITORALE ROMANO

(OSTIA, POMEZIA,

FIUMICINO)

Gruppo 267

Telefono: 329 7870922

Indirizzo: Centro sociale

Affabulazione

piazza M.V. Agrippa, 7/H

00141 Ostia Lido (RM)

Scrivi un'email al Gruppo

267

Quando si riunisce:

quindicinale, il mercoledì ­

h. 21.00

Page 15: Gazzetta Amnesty Lazio 02 2013

Pagina 15 La Gazzetta di Amnesty Lazio

ALI’ HA GLI OCCHI

AZZURRI ­ film

Claudio Pipitone

Nader è uno dei figli dei

figli, nato ed abitante ad

Ostia con i genitori egiziani

di prima generazione. Nel

contesto di povertà e degrado

in cui è cresciuto la

mancanza di punti di

riferimento lo spinge a vivere

di espedienti; ruba, usa in

modo “improprio” il coltello,

si mette nei guai con una

banda di rumeni

vendicativi. Nader si sente

occidentale, contesta i

genitori islamici che

vorrebbero impedirgli di

stare con la ragazza che

ama, va in discoteca, latita

spesso dalla scuola, scappa

da casa, maneggia una

pistola, vive insomma come

tanti altri coetanei sbandati

del suo ambiente. Ma la sua

anima originaria (cioè

islamica) emerge

prepotentemente quando il

suo migliore amico si

intromette nella famiglia

violando le regole ataviche

che lui stesso ha già

trasgredito; da quel

momento si fa rivedere in

moschea, i suoi rapporti,

d’amore e di amicizia,

s’incrinano, finchè il

precipitare degli eventi non

gli impone di scegliere tra il

campare alla giornata e

l’impostare una nuova vita

che guardi oltre i suoi 16

anni gravidi di sregolatezza

e di errori.

Giovannesi, nel

rappresentare uno spaccato

della società suburbana

marginalizzata e “meticcia”,

concentra l’attenzione non

tanto sui contrasti tra

diverse componenti culturali,

ma sulle contraddizioni dei

nuovi giovani immigrati nati

e cresciuti sul nostro suolo,

spesso combattuti tra

l’impronta formativa

d’origine che tendono a

rifiutare ed il terreno

rigoglioso di libertà (anche

di trasgredire) su cui

camminano ogni giorno. Il

regista si addentra in questo

mondo complesso senza facili

giustificazionismi ma anche

senza infierire, mettendo a

nudo la difficile adattabilità

dei nuovi post­immigrati ma

anche le condizioni ostative

di ogni periferia. Il finale

intelligentemente resta

aperto: la famiglia di Nader,

in pensoso silenzio, sfonda la

quarta parete, quasi a volerci

interrogare su ciò che potrà

succedere in futuro e non

solo al loro irrequieto figlio,

lanciando tra le righe un

grido di dolore contro la

latitanza delle istituzioni, il

degrado sociale, la

mancanza di lavoro, la

colpevole resistenza generale

verso l’integrazione

culturale.

“Omofobia. Storia e critica

di un pregiudizio” di Daniel

Borrillo ­ Libro

Arianna Eberspacher

In questo libro, Daniel

Borrillo analizza, in quattro

densi capitoli, il fenomeno

dell’omofobia,

“l’atteggiamento di ostilità

nei confronti degli

omosessuali, uomini o donne

che siano. […] L’omofobia è

una manifestazione

arbitraria che consiste nel

definire l’altro come

‘contrario’, inferiore o

anomalo.” Nel primo

capitolo si affrontano le

definizioni e le questioni

terminologiche. Nel capitolo

secondo si passa poi ad

analizzare le origini

dell’omofobia, nel mondo

greco­romano, nella

tradizione giudaico­cristiana

e nella visione attuale della

Chiesa cattolica. Nel terzo

strato, rivelando persone che

non hanno nulla di cui

doversi vergognare, che non

hanno commesso alcun

crimine per cui doversi

nascondere. Il cammino di

Joe potrebbe essere il

cammino di ciascuno di noi,

perché è normale essere

spaventati verso ciò che non

si conosce, ma è limitante

non volersi aprire alla

conoscenza dell'altro, alla

condivisione, al prezioso

scambio di esperienze.

L'omosessualità non è una

perversione né una

deviazione, la malattia non è

una punizione né

un'espiazione.

Joe supera i pregiudizi della

società, ma, soprattutto, i

propri.

La conoscenza alla fine

diventa tolleranza, la

tolleranza diventa rispetto, il

rispetto diventa affetto.

Page 16: Gazzetta Amnesty Lazio 02 2013

Pagina 16 La Gazzetta di Amnesty Lazio

Claude Mary

Una voce argentina contro

l'impunità

Laura Bonaparte, una

Madre de Plaza de Mayo

Ed. 24marzo Onlus

€ 15 ­ libro

Patrizia Sacco

La storia di Laura

Bonaparte è sicuramente

quella di una donna

straordinaria, come

straordinarie sono

tutte le Madres di

Plaza de Mayo. Donne

che durante la

terribile dittatura che

afflisse l’Argentina

come un morbo

devastante dal 1976 al

1983 videro

scomparire i propri

figli e parenti e da

allora non smettono

di reclamare la loro

restituzione. Laura

ebbe ben 7

desaparecidos nella

propria famiglia,

contando tre figli con

rispettivi coniugi e il

suo stesso marito, ed

anche lei dovette

abbandonare il paese per

non rientrare nel triste

elenco. Vengono i brividi a

guardare la foto di copertina

che ritrae la famigliola felice

in riva al mare e pensare che

presto sarà spazzata via

dalla violenza della

repressione. Fuggita in

Messico, Laura esercitò la

sua opera di psicoanalista

anche per aiutare altri

rifugiati e perseguitati e

collaborò con la sezione di

Amnesty in quel paese. In un

passo della sua biografia è

lei stessa a dichiarare: “La

mia attività in A. I. è stata

per me un aiuto

preziosissimo.” Più avanti,

sempre a proposito del suo

impegno nell’associazione

afferma: “ Senza

accorgersene si aiuta se

stessi aiutando gli altri.

Imparavo che la

solidarietà non solo

aiuta a rimettersi in

piedi, ma soprattutto

cura, per così dire, le

piaghe dell’anima.”

Questo agile racconto

biografico riassume gli

ultimi decenni di storia

argentina e le vicende

personali di Laura,

una persona che non si

è fatta annientare dagli

eventi ma ha saputo

trovare la forza per

sopravvivere nella

solidarietà e

nell’empatia. Un

esempio luminoso ed

un’iniezione di energia

per ogni attivista di

Amnesty…

capitolo si affronta

l’ideologia omofobica con

tutte le tipologie possibili:

omofobia antropologica,

liberale, clinica,

parossistica… Nel quarto

capitolo si affrontano le

cause dell’omofobia. Il libro

si conclude con una

postfazione di Stefano

Fabeni – direttore del

programma per i diritti glbti

di Global Rights – sull’Italia

delle omofobie.

Page 17: Gazzetta Amnesty Lazio 02 2013

Pagina 17 La Gazzetta di Amnesty Lazio

Amnesty International

Circoscrizione Lazio

Via Carlo Cattaneo 22b, Roma

Tel. e fax 06­64501011

email: [email protected]

web: www.amnestylazio.it

Simone Marcacci

Stefano Gizzarone

Serena Moro

Alessandra Fabri

Viviana isernia

Giuseppe Meffe

Patrizia Sacco

Massimo Grandicelli

AAuuttoorrii::

Agostino Marconi ­ Progetto grafico e impaginazione