Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché...

82

Transcript of Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché...

Page 1: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga
Page 2: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

Gatti neri & CRossana Zago, Adriana Mura, Lavella, Giovanna Bertino

Francesca De Logu, trap, Cettina BarberaCamilla Del Re, Paolo Dapporto, Giuseppe De Micheli

Erika Marzano, Fabio Baiocchi, Boni Schnetlig

Copertina diIlaria Tuti

Editing e impaginazione diFabrizia Scorzoni

Prima edizione giugno 2013

Questo ebook è distribuito con Licenza Creative Commons BY-NC-NDÈ consentita la riproduzione, parziale o totale, dell’opera e la sua diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga modificata e non venga riprodotta a scopo commerciale.http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/

Abaluth

Page 3: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

Sommario

Fortunato....................................................................................1Quel fattaccio brutto a Ferragosto............................................10La cartomante pentita ..............................................................15Come un colpo di cannone.......................................................21Tesla Tanembaum dei Sette Gradini........................................26Non ci credo, però, nel dubbio….............................................29Sotto un cielo azzurro..............................................................35Destiny ....................................................................................45Troia.........................................................................................48L’avvocato Calessio Furtiforti della Petrosa............................54Good Mourning........................................................................60Istituto Superiore di Divinazione.............................................66Premonizioni............................................................................71

Page 4: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

FortunatoRossana Zago

Fortunato non era un filosofo ma, avendo raggiunto il traguardo delle quindici primavere, riteneva di aver imparato qualcosa dalla vita.

Le sue riflessioni di solito si srotolavano mentre passava il mocio e dovevano assolutamente raggiungere una forma compiuta per quando arrivava a pulire il cesso: nessun pensiero coerente sopravviveva a quello schifo.

«Fortunato, datti una mossa che voglio andarmene a casa. È da stamattina che sgobbo!»

«Sì zio, ho finito!»Chi è fortunato nasce in una famiglia con i soldi; chi non lo è lavora

ogni sera, sabato e domenica compresi, nella bettola gestita dallo zio.Mese di maggio, aria tiepida, cielo stellato e calci ai sassi sulla via

del ritorno: Fortunato pensava ai compagni di scuola e agli amici che avevano bighellonato in giro e a quell’ora se ne stavano tornando a casa. Be’, in realtà pensava più che altro a Lucia.

Chi è fortunato ha lo scooter ultimo modello e può dare un passaggio a Lucia fino a casa; chi non lo è ha una bicicletta scassata, ha forato e gli tocca andare a piedi.

I ragazzi che chiacchieravano davanti alla scuola erano guizzati da ogni parte all’arrivo di quei tre, come un banco di pesci davanti ai barracuda.

«Hai portato i soldi?»Chi è fortunato viene lasciato in pace; chi non lo è trema e si

stringe nelle spalle.Claudio, Alberto e Francesco gli stavano addosso e lo spingevano

verso l’angolo sud della scuola: quello nascosto alla vista dal muro di recinzione che proprio in quel punto curvava di netto.

«Domani, vi giuro che domani vi porto cinquanta euro.» Chi non è fortunato ha una voce da bambino che la paura rende stridula.

1

Page 5: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

«Ieri ti abbiamo spiegato cosa sarebbe successo se non pagavi, vero?» Chi lo è ha una voce profonda e due amici ad aiutarlo.

Un ematoma al fianco sinistro e altri lividi sparsi, una nota per essere arrivato in ritardo seguita da cazziatone corale di mamma e papà, serata al lavoro.

Il mocio si contorceva sul pavimento. «Chi è fortunato viene acquistato da una casalinga, chi non lo è finisce a pulire il fango in una bettola. Così va la vita anche per quelli come te, caro mio!»

«Che fai, parli col mocio?» Zio Carlo svuotava la lavabicchieri e guardava il nipote troppo magro e troppo alto. Quel ragazzo aveva tutte le fortune: giovinezza, bellezza, intelligenza, tutta la vita davanti e se ne stava sempre immusonito.

«Ma va là, zio. Domani ho interrogazione, stavo ripassando.»Sì, ripassava i capelli con le sfumature rosse, gli impenetrabili

occhi scuri, la bocca… Chissà che sapore aveva la lingua di Lucia. E il resto? Era come lui lo immaginava? Perché Fortunato aveva modellato e rifinito con la fantasia ogni curva del corpo della sua Lucia; gli sarebbe piaciuto perdere la verginità con lei. Gli sarebbe piaciuto perdere la verginità.

Aprì la porta del cesso.

Sulla via del ritorno nuvole basse, scrosci di pioggia, l’ombrello che si arrende al vento arrabbiato, acqua che inzuppa gli abiti fino ad arrivare ai cinquanta euro arrotolati in fondo alla tasca, la ruota della bici di nuovo a terra.

Chi è fortunato viene tirato su da una bella donna su un’auto di lusso; chi non lo è incontra una racchia su un catorcio.

Il finestrino della vecchia panda si abbassava a scatti. Incontrare la maga del paese poteva essere considerata una fortuna? Decise che no, non lo era, ma poteva anche andargli peggio.

«Dai ragazzo, monta su o rischi di annegare!»«Non posso lasciare qua la bici.»«E chi vuoi che si pigli quel trabiccolo; la riprendi domani e, se sei

fortunato, stanotte passa un ladro di biciclette, si commuove e te la

2

Page 6: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

cambia con una messa meglio.»«La tua macchina non è messa tanto meglio della mia bici, però.»«Qua dentro non piove, ma se non vuoi salire…» Il finestrino

cominciò a richiudersi e Fortunato scattò verso la portiera alla massima velocità consentitagli dall’ematoma che pulsava sotto la maglietta.

Dopo le presentazioni erano rimasti in silenzio: impossibile parlare con la pioggia che percuoteva le lamiere dell’auto. Fortunato fingeva di guardare la strada invisibile e osservava di nascosto la maga. Era vecchia, doveva avere quarant’anni almeno. Le mani aggrappate al volante, la testa quasi a sfiorare il parabrezza per vedere meglio, piccole rughe attorno agli occhi e alle labbra: non gli sembrava bella come dicevano e non c’era niente che mettesse paura in lei. Allora perché il cuore batteva più veloce del normale?

Eva guidava concentrata sulla strada, l’odore di vestiti bagnati era l’unica cosa che le ricordava la presenza del ragazzino, per il resto silenzioso e immobile. Alla maga piaceva l’effetto che aveva sulla gente, non lo considerava un problema, anzi, un’aura misteriosa e inquietante era essenziale per il suo lavoro.

«Arrivato sano e salvo» annunciò a voce alta.Fortunato aveva la mano pronta sulla maniglia dell’auto da quando

avevano imboccato la strada di casa. «Tante grazie» mormorò con un piede già fuori dall’abitacolo.

Per immobilizzarlo fu sufficiente appoggiarli una mano sul braccio. «Ti aspetto domani, dopo la scuola.»

Chi è Fortunato va a casa della maga perché tanto non ha niente da perdere. Aveva deciso che non stava obbedendo a un ordine, era solo curioso. Dopo attento ragionamento aveva anche concluso di non avere motivi per temere quella donna. Cosa poteva succedergli se non le obbediva? Le maghe trasformano in rospi i principi, mica gli sfigati! O erano le streghe? In ogni caso lui non credeva a sciocchezze del genere.

Eva non era sicura di rivedere il ragazzino. «Ti aspettavo» mentì. «Seguimi.»

«Wow!» A Fortunato sembrava di essere dentro l’ambientazione

3

Page 7: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

fantasy di un gioco di ruolo con tutti quei drappi scuri, la penombra, le candele, le strane maschere che adornavano le pareti. «Figo. Non ero mai stato nell’antro di una maga!»

Era la prima volta che Eva sentiva un giudizio del genere sullo studio che aveva arredato con tanta cura. Era uno di quei momenti in cui non le pesava il fatto di non avere figli. Socchiuse gli occhi bistrati, prese posto al tavolo per la lettura dei tarocchi e fece un cenno a Fortunato.

Il ragazzino si stravaccò sulla sedia e giocherellò con i bordi della tovaglia damascata.

«Ora leggerò le carte per te.»«Ehm, signora maga, io non ho soldi per pagarti.»Eva dissolse nell’aria l’obiezione di Fortunato con un gesto della

mano. «È una cosa che devo fare per mantenere l’armonia dell’ordine cosmico.»

«Se lo dici tu…»«Quale risposta cerchi? Qual è la cosa che ti sta più a cuore?»Sfuggire ai barracuda e sapere se zio Carlo si era accorto

dell’ammanco erano, nell’ordine, in cima alle sue priorità.«Ci sarebbe una ragazza…»Se non ci fossero state le pene d’amore, Eva avrebbe chiuso

bottega già da un pezzo. Mischiò con cura il mazzo e recitò le formule magiche.

Scoprì le carte una dopo l’altra, lentamente, l’aria solenne e concentrata, i movimenti ieratici: tutto faceva parte di un rituale studiato nei minimi dettagli, non per irretire i clienti come qualcuno in malafede avrebbe potuto pensare, ma per farli entrare nella giusta atmosfera di empatia e partecipazione. Fortunato però non era per niente simile al cliente medio e tutta quella scena ebbe il solo effetto di strappargli uno sbadiglio subito soffocato.

«Il tuo è un amore difficile… ma non impossibile.» Adesso sì che aveva tutta l’attenzione del ragazzo. Studiò le carte a lungo: il futuro a volte era difficile da interpretare. «Dovrai riuscire a catturare la sua attenzione… con un gesto coraggioso.»

4

Page 8: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Chi è fortunato incontra una maga che gli regala un filtro d’amore, chi non lo è incontra Eva.

«Be’, grazie.»«Guarda che mi limito a leggere il responso delle carte, non sono

io che determino il tuo destino.»«Sì, certo. Potevi dire che il mio è un amore impossibile, anzi

potevi fare a meno di dirmi niente, così almeno mi restava la speranza!» Perché gli usciva sempre quella vocina stridula da bambino quando era in preda alle emozioni?

«Devi solo trovare il modo di attirare l’attenzione della tua Lucia; non arrenderti prima di provare!»

«La fai facile, tu. Non è che devo solo invitarla a mangiare una pizza, secondo le tue carte dovrei fare… cos’avevi detto? Ah, sì, una sciocchezza, un gesto coraggioso. Chi non fa un gesto coraggioso al giorno faccia un passo avanti!»

Fortunato si era alzato di scatto e percorreva avanti e indietro la stanza, ma non aveva nemmeno accennato a uscire.

«Potrei prestarti un quadrato magico di Saturno che ti proteggerà dai pericoli più gravi e ti donerà forza e sicurezza.»

Chi è fortunato riceve in regalo un filtro d’amore; chi non lo è riceve, in prestito, un talismano.

Eva sapeva che un quadrato in pergamena con disegnati dei numeri sopra non era in grado di impressionare un ragazzino abituato alle diavolerie elettroniche, ma provò ugualmente un senso di irritazione per lo scarso entusiasmo di Fortunato.

«Interroghiamo di nuovo le carte per avere un’indicazione sul tuo gesto coraggioso, vuoi?» propose.

Lui la guardò diffidente. «Perché ci tieni tanto ad aiutarmi?»«Te l’ho già spiegato. La domanda che ti devi porre a questo punto

è: vuoi il mio aiuto oppure no?» Eva si appoggiò allo schienale della sedia, posò le mani sui braccioli e attese.

Fortunato si rimise a sedere: non aveva niente da perdere.Gli amici aspettavano di sentire il suo piano. Fortunato prese un

gran respiro e cominciò.

5

Page 9: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

«Questa notte scaviamo una buca nell’angolo sud della scuola, quello nascosto dal muro di recinzione e la copriamo con una rete mimetica; scavalcare il cancello è facile e ho visto un programma su discovery channel che spiegava come preparare una trappola. Domani, quando i tre barracuda vengono a riscuotere, li attiriamo dove abbiamo scavato la buca e li facciamo cadere dentro.»

«E poi quando escono ci uccidono!»«E qui sta il bello. Filmiamo tutta la faccenda e minacciamo di

metterla su YouTube se non ci lasciano in pace. Se in rete gira una cosa del genere chi vuoi che continui a pagarli! Vedrete che non si faranno più vedere alla nostra scuola.» E avrò il mio gesto coraggioso da mostrare a Lucia, concluse a bocca chiusa.

«Tu sei fuori come un balcone! Non se ne parla.» Quattro paia d’occhi lo fissavano e quattro teste tentennavano come quelle dei cagnolini finti sui cruscotti delle auto.

Chi è fortunato ha amici che lo sostengono e lo aiutano, chi non lo è non può contare nemmeno sugli amici d’infanzia.

«Però se ci riusciamo…» cercò di allettarli.«E se invece, com’è più probabile, per non dire sicuro, facciamo

fiasco? Ci hai pensato?»Si sentiva cretino a rispondere che aveva fiducia nel responso dei

tarocchi. «Sono sicuro che non falliremo» rispose con tutta la sicurezza che fu in grado di trovare.

Fra tutti e cinque fu il più sorpreso quando riuscì a convincere gli amici a tentare l’impresa.

Il mocio scivolava sul pavimento. Chi è fortunato… al diavolo, non aveva tempo da perdere! Si concentrò per ripassare il piano che, arrivato alla porta del cesso, continuava a essere troppo pericoloso e a far acqua da tutte le parti.

«Fortunato, vieni un po’ qui.» Lo zio Carlo non sembrava arrabbiato, ma il ragazzo sentì tremargli le gambe.

Chi è fortunato può permettersi un piccolo furto dalla cassa dello zio senza subire conseguenze, chi non lo è viene scoperto.

«Senti un po’. Ieri, quando ho cacciato fuori quell’ubriaco che

6

Page 10: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

disturbava, hai visto se qualcuno si è avvicinato alla cassa?»Fortunato finse di pensarci su. «Be’, adesso che me lo chiedi, è

entrato uno di quegli extracomunitari che vendono calzini. Io stavo portando da bere a un tavolo e quando sono tornato non c’era più. Ma non saprei dire se si è avvicinato alla cassa. Perché?» E sfoderò il sorriso più innocente che riuscì a confezionare.

«Mancavano cinquanta euro dall’incasso. Li avrà presi senz’altro quel tipo; dovrò fare più attenzione in futuro.»

Chi è sfortunato ma ha un talismano se la cava lo stesso.

All’arrivo dei barracuda il banco di ragazzi davanti alla scuola si disperse come d’abitudine.

I tre puntarono dritto verso Fortunato. Il ragazzo indietreggiò di qualche passo con l’intenzione di aspettare che si avvicinassero ancora un poco prima di scappare per attirarli verso la trappola. A differenza del solito si separarono e Alberto e Francesco gli tagliarono la strada, facendo fallire il piano attentamente studiato prima ancora di provare a metterlo in pratica.

In trappola. Pensa, pensa, pensa, pensa… Cazzo, arrivano! Corri!Fortunato s’infilò fra Alberto e Claudio e scattò verso il portone

della scuola; salì tre a tre i gradini, spalancò la porta mandandola a sbattere contro il muro e corse con tutte le sue forze nel corridoio fra i pochi alunni arrivati in anticipo e i bidelli che lo fissavano allibiti.

I tre barracuda stavano guadagnando terreno.Alla fine del corridoio si lanciò contro la porta di sicurezza e si

catapultò in strada. Evitò per un pelo un’apecar proveniente da sinistra e corse verso il marciapiede opposto. I barracuda aggirarono senza difficoltà l’apecar ormai fermo, guadagnando ancora terreno; prossimi a catturare la loro preda, non videro l’auto della polizia proveniente dal lato opposto che frenò stridendo ma non riuscì a evitare di scaraventarli a terra.

Da bravo cittadino, Fortunato si fermò per rendere la sua testimonianza ai poliziotti.

Il mocio danzava sulle piastrelle e Fortunato con lui.

7

Page 11: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Le ultime notizie riferivano che quei tre stronzi avrebbero passato qualche tempo in ospedale e da lì sarebbero stati trasferiti in carcere perché erano ricercati per diversi reati. Le ultime notizie di Lucia, be’, erano il motivo per cui Fortunato danzava.

Chi è fortunato riesce a completare il suo piano senza intoppi; chi non lo è, ma ha un talismano, se la cava lo stesso.

«Ti vedo di buon umore stasera.»«L’allegria mi passerà appena arriverò a pulire il cesso, zio.»«Prima che arrivi al cesso volevo chiederti una cosa.»«Sì?»«Pensavo, visto che ormai sei un aiutante delle forze dell’ordine,

potresti vedere se mi ritrovi quel marocchino. Ricordi? Quello che potrebbe aver preso i cinquanta euro dalla cassa, sempre che sia stato lui. Non mi interessa che venga arrestato, voglio solo che mi restituisca i soldi.»

Il talismano proteggeva dai pericoli più gravi e donava forza e sicurezza, niente a che fare con i furti, purtroppo.

«Non so quanto tempo ci vorrà per ritrovarlo.» Doveva ricordarsi di chiedere alla maga se esisteva un amuleto in grado di proteggere i ladri.

«Non ho fretta, fai pure con calma.»Eva si alzò dal letto e s’infilò la vestaglia.«Spuntino?» chiese.«E c’è da chiederlo? Sai che fare l’amore mi mette appetito.» La

seguì in cucina. Non sarebbe mai riuscito a farne una donna onesta, come si diceva un tempo; non era nemmeno riuscito a convincerla a rendere pubblica la loro relazione perché lei temeva che gli affari ne avrebbero risentito. Doveva ammettere che la segretezza non gli dispiaceva del tutto: rendeva più intriganti i loro incontri.

«Fortunato oggi era al settimo cielo» disse Carlo.«Oh, sì. Mi ha raccontato che ha battuto i cattivi e conquistato la

sua bella.»«Dovevi solo capire cosa lo preoccupava con la scusa di leggergli

le carte e invece… Spero che tu non abbia esagerato con la magia. Non vorrei che diventasse superstizioso.»

8

Page 12: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

«Amore, io sono una maga. Aveva bisogno di aiuto e l’ho aiutato nel solo modo che conosco.»

Carlo non aveva mai capito se Eva fingeva o era davvero convinta di avere poteri magici. L’importante era che non suggestionasse suo nipote.

«Ti sei fatta almeno restituire il talismano?»«Ho fatto di meglio. L’ho distrutto davanti ai suoi occhi e gli ho

detto che non aveva nessun potere. Quando se n’è andato era piuttosto arrabbiato per essere stato preso in giro.»

Eva trattenne un sorriso al ricordo della gratitudine di Fortunato per aver ricevuto in regalo il quadrato magico di Saturno.

9

Page 13: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Quel fattaccio brutto a FerragostoAdriana Mura

Sul molo, mentre la superficie del mare si faceva accecante, tante voci si alternavano, ora squillanti ora pacate. In lontananza, proprio dove cielo e mare si congiungono, qualcosa d’indefinito galleggiava lasciandosi trasportare dalla leggera corrente. Sembrava un tronco di legno, ma aveva protuberanze e pareva vestito con degli stracci scuri. Fu subito chiaro che così piccolo poteva essere una sola persona.

«Che malasorte!» disse qualcuno. Le grida di poco prima avevano richiamato un grappolo di persone che, quasi senza farsi sentire, commentavano con fare sommesso.

Qualcuno sussurrava di un brutto incidente.Qualcuno finalmente disse quel nome che sembrava impronunciabile:

«Il Nano.»Agosto. Come ogni estate, Concetta stava trascorrendo le vacanze

estive al paese dei suoi genitori, ospite della zia Rosa. L’indomani dell’ultimo giorno di scuola il padre accompagnava la figlia in treno al paese e se ne tornava a Roma, per lavorare. Poi entrambi i genitori tornavano per passare il mese di agosto tutti insieme.

Zia Rosa e zio Michele vivevano in una casa modesta proprio al centro del paese, non vicino al mare. A Concetta piaceva tanto andare lì perché poteva stare fuori anche di sera, non c’erano pericoli come in città. L’unica persona che veramente le faceva paura in quel paese era Totonno, detto il Nano.

Benché avesse buona fama – infatti, dicevano tutti che portasse fortuna – il Nano aveva un aspetto orrendo e per di più, come se questo non bastasse, aveva anche una gobba che lo rendeva ancora più brutto. A causa del suo aspetto poco desiderabile Totonno il Nano non usciva di casa volentieri, se non per fare le commissioni giornaliere e, solo nei giorni di festa, per farsi un tuffo al mare. Se ne andava alla scogliera, in un punto nascosto, per non essere visto.

10

Page 14: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Viveva solo, dopo che la madre era morta, e si era fatto tagliare dal falegname tutte le gambe dei tavoli e delle sedie, per farle a sua misura: Luciano, il falegname, andava dicendo che pareva la casa delle bambole. Il Nano, per cucinare, doveva salire su un panchetto perché la cucina non aveva gambe da tagliare.

Persino lo zio Michele diceva che il Nano portava fortuna. Diceva, infatti, che ogni giorno che Totonno passava dal suo negozio di mobili faceva affaroni. Perciò lo zio gli diceva sempre “Torna quando vuoi, Totonno, ti aspetto”. Ma la cosa funzionava solo se il Nano passava spontaneamente e non quando lo zio lo invitava a entrare.

Totonno era una persona schiva e non amava farsi vedere in giro. Quella strana fama di “fortunello” non gli piaceva molto. Aveva paura che la gente del paese lo volesse incontrare solo per ingraziarsi la buona sorte e non perché lo accettasse davvero. Il suo aspetto sgradevole contrastava con l’aura di buona fortuna che si portava appresso. I bambini del paese, quando lo incontravano, si facevano piatti contro i muri e cercavano di correre via il prima possibile, spaventati.

Anche Concetta lo temeva, come tutti gli altri, e non riusciva a guardarlo. Ogni volta che lo incrociava per strada se lo sognava di notte con quella faccia rossa, tutta butterata e paffuta, ornata da grosse sopracciglia. Per non parlare delle mani! Le sue dita cicciottelle le sembravano salsicce pelose. Per tornare a casa, quando andava a fare qualche commissione per la zia, Concetta doveva passare proprio sotto casa di Totonno e spesso lui era affacciato alla finestra. Concetta correva più veloce che poteva per percorrere lo stretto vicolo e per evitare gli occhietti neri e vivaci del nano, piccoli come capocchie di spilli. Appena varcata la soglia di casa, non faceva in tempo a tirare un sospirone di sollievo che zia Rosa le chiedeva: «L’hai salutato Totonno, Concettì?»

Concetta scuoteva la testa. «No, zì, non l’ho incontrato!» mentiva spudoratamente.

« Che peccato, Concettì, Totonno fa fortuna a chi lo incontra!»Zia Rosa aveva l’abitudine di fare qualche favore al Nano, come

portargli la spesa o regalargli i prodotti dell’orto o uova delle sue

11

Page 15: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

galline. Cercava di ingraziarselo, ma invano. Il Nano portava fortuna solo quando voleva lui. Zia Rosa era capace di passare venti volte in un giorno sotto le finestre di Totonno, guardava la finestrella, incorniciata da persiane vecchie e arrugginite, e sperava che lui le dicesse qualcosa. Quando questo succedeva, tornava a casa tutta radiosa come se l’avesse benedetta un Santo. Poi però la fortuna non arrivava.

Solo una volta, ricordava Concetta, la zia l’aveva incontrato prima che rincasasse e lui si era tolto la coppola bisunta per farle un inchino. Il giorno dopo zia Rosa aveva ricevuto una bella somma in eredità da uno zio emigrato in America a far fortuna. Zia Rosa aveva subito detto che era stato tutto merito del Nano!

Il giorno di Ferragosto, quell’anno, zia Rosa aveva mandato Concetta nel pollaio di buon’ora a prendere le uova. La zia le aveva fatto mille raccomandazioni: «Stai attenta ché le galline si spaurano, metti tutto nel corbello.» E le aveva consegnato un cestino concavo fatto con foglie di asfodelo intrecciate.

Concetta aveva svolto il suo compito con attenzione e disciplina: e chi l’avrebbe sentita, la zia, se avesse rotto anche un solo uovo? Fece bene e in fretta perché la cacca delle galline le faceva schifo. Mentre risaliva le scale del cortile di casa vide il Nano uscire dalla sua porta e dirigersi giù verso il mare. Indossava, come sempre, calzoni neri di velluto a coste, con due o tre risvolti in fondo alle gambe, e una camicia a scacchi verde scuro. Immancabile, la coppola calcata fin sugli occhi.

Si fermò un istante a osservarlo allontanarsi sotto il sole forte e si chiese come non avesse caldo vestito di tutto punto. Poi si ricordò quello che diceva sempre la zia: «Meschino, con questo caldo manco si può scoprire, quella gobba e quelle gambe corte che tiene chi le vuole vedere?!»

La zia utilizzò le uova per fare la pasta al forno per il pranzo di Ferragosto e ne mise da parte per la frittata di ortiche. Ne restarono pure per un dolce, una torta margherita sulla quale Concetta aveva il compito di spolverizzare lo zucchero, schiacciandolo prima col pestello nel mortaio di marmo per farlo diventare fino fino. A Concetta piaceva aiutare zia Rosa e la mamma in cucina.

12

Page 16: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Finalmente il giorno di Ferragosto era arrivato e la famiglia avrebbe passato una giornata in compagnia, perlopiù seduta a tavola. La zia Rosa aveva invitato tutto il parentado per il grande pranzo e per l’occasione lo zio Michele aveva acceso il fuoco nell’orto per arrostire la carne.

Mentre fervevano i preparativi però qualcosa distrasse le donne e la ragazzina. Fuori nel viottolo si sentivano urla e schiamazzi. La zia Rosa, allora, uscì sul ballatoio per sapere che stava succedendo.

«Totonno non si trova, Signora Rosa, è sparito!» le disse un uomo passando di corsa per dirigersi al molo. «Dove andate tutti?» chiese la donna allarmata.

«Al molo» rispose un altro uomo correndo, «forse è annegato stamattina quando ha fatto il bagno!»

La zia si portò una mano sulla bocca. Entrò in casa sconvolta.«Michele, Michele!» chiamò il marito dalla finestra, con voce

stridula, « Vattene pure tu al molo, dice che il Nano è affogato!»Zio Michele si precipitò in casa lasciando il fuoco acceso. «Guardalo

tu, Rosetta» le disse e corse fuori. Lo videro sparire giù per la discesa.Quando tornò era l’ora di pranzo e già erano arrivati gli altri

parenti. Tutti parlavano della disgrazia: avevano visto il corpo del nano galleggiare in mare ma quando un pescatore era andato a cercarlo non l’aveva più trovato, forse era affondato, gonfio d’acqua com’era! Chissà da quante ore stava in mare...

Lo zio di Concetta era sconvolto e sudato quando si mise a raccontare davanti a tutti la vicenda. C’erano pure i bambini e la mamma tappò le orecchie di Concetta con le mani, per non farle ascoltare quelle atrocità. Ma Concetta aveva capito benissimo e si dispiaceva dentro di sé perché quella mattina l’aveva visto il Nano uscire di casa per andare a farsi il bagno. Si vergognava di aver pensato, come sempre, che era orrendo.

Zia Rosa disse che se la disgrazia se l’era portato via, il Nano fortunato, allora non c’era da star tranquilli. A quelle parole tutti sentirono un senso di timore, quasi un presagio di catastrofe, dentro il petto.

13

Page 17: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Quando tutto fu pronto per il pranzo la famiglia si sedette attorno alla tavola imbandita. Lo zio Michele si era dato una lavata e si era pure sbarbato velocemente.

C’erano tredici posti a tavola. «Oh Madonnina mia!» disse zia Rosa quando se ne rese conto e si fece il segno della croce più volte.

Regnava il silenzio. Nessuno aveva il coraggio di parlare dell’accaduto né di menzionare Totonno il Nano.

Ogni tanto qualcuno imbastiva un discorso qualsiasi, ma subito questo si spegneva. Solo i bambini, Concetta e altri due cuginetti, Peppe e Mariuccia, chiacchieravano e giocavano con le posate, subito ripresi dai propri genitori.

Concetta era la più pensierosa, tuttavia. Ripensava all’ultima volta che aveva visto quel poveraccio.

Verso le tre del pomeriggio, mentre mangiavano ancora la carne arrostita con le patate al forno, qualcuno bussò vigorosamente alla porta. La zia Rosa si alzò per prima e si affrettò ad aprire. Forse qualcuno le portava notizie della disgrazia. Tutti si voltarono verso la porta d’ingresso simultaneamente, con il boccone sospeso a mezz’aria, e accompagnarono la zia con lo sguardo. Appena aperta la porta, si sentì un grido e un tonfo. Zio Michele balzò in piedi come una molla e i tre ragazzini subito dietro di lui.

Concetta non credeva ai suoi occhi. La zia Rosa era per terra, svenuta, col marito che la chiamava e la sventolava con le mani e, dritto in piedi, come un tronco d’albero reciso, stava lì sulla porta Totonno il Nano.

Portava in mano un cestino di fichi d’india, verdi e rossi, e si guardava in giro, attonito. «Per il pranzo li ho portati, dal podere mio…» disse con un filo di voce.

Lo spavento che tutti avevano provato per aver creduto di aver visto un fantasma si tramutò presto in sollievo perché il Nano non era morto, anzi, era tornato per portare loro tanta fortuna insieme a quei fichi dolci e succosi!

14

Page 18: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

La cartomante pentita Lavella

«Ti prego, le apri solo un’altra volta per vedere se mi richiamerà?»Rimescolai le carte con pazienza; non c’è peggior sordo di chi non

vuol sentire. Le avevo aperte già quattro volte, le avevo ripetuto in più modi che lui aveva un’altra e che non l’avrebbe mai chiamata, ma lei insisteva e mi rifaceva la stessa domanda ogni volta. Ero sfinita. Detestavo questo lavoro. Ero stata appassionata per anni di esoterismo ma l’avevo sempre vissuto come un hobby. La perdita del mio vero lavoro però mi aveva costretto a trasferire la mia passione in un’altra dimensione, quella del guadagno. Avevo trovato questo studio che, con uno stipendio discreto, mi consentiva di sbarcare il lunario. Speravo fosse solo una soluzione a breve termine per non essere sempre sottomessa alle politiche assurde dell’ambiente.

Lavorando in questa realtà mi ero accorta, infatti, che leggere le carte a persone che pagano, è diverso che leggerle alle amiche. Chi paga vuole che gli si dica quello che desidera altrimenti non è soddisfatto.

La ragazza se ne stava andando. Prima di lasciare lo studio però si era fermata dalla segretaria alla quale stava chiedendo, se possibile, la prossima volta, di capitare con un’altra cartomante perché io non le ero piaciuta. Già conoscevo il contenuto della discussione che avrei avuto alla fine della giornata con il mio capo. Mi avrebbe detto che non devo manifestare necessariamente tutto quello che vedo ma che dovrei anche mentire se il cliente lo desidera.

Questo non è onesto però, è certamente contro la mia filosofia.Entrò un’altra cliente. Era una donna di mezza età dall’aria

dimessa. Disse di chiamarsi Rosa. Si mise seduta sulla punta della sedia come se non desiderasse altro che scappare. Il suo volto nella penombra, illuminato solo dalla luce della candela, lasciava trasparire una profonda inquietudine. Senza proferire parola rimescolai le carte,

15

Page 19: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

le chiesi di tagliare il mazzo e le distribuii sul tavolo. La situazione che i tarocchi mi prospettavano era quella di una donna sola alla quale la vita aveva strappato qualcosa prematuramente, forse il marito. Mi mantenni sul generico: «Vedo un uomo, c’è come un distacco, un allontanamento… una situazione, dapprima serena, oggi è stata turbata da qualcosa di grave.»

La donna mi rispose sommessa che quell’uomo era suo figlio, che aveva un brutto male e che lei temeva di perderlo. Rabbrividii.

Riaprii le carte più volte ma vedevo sempre e solo la stessa cosa: la morte. Anche tutte le carte intorno inoltre lasciavano presagire la stessa sciagura e con talmente tanta decisione da far pensare che questa si fosse già verificata.

«La morte rappresenta un pericolo incombente. Dovrà avere fiducia in una donna, una professionista, che le saprà indicare la strada giusta.»

La donna non fece altre domande. Si allontanò senza far rumore lasciando dentro di me un turbamento sconfinato. In realtà non avevo inventato nulla ma non avrei mai voluto essere consultata per questo tipo di problemi. Davvero vedevo una donna che avrebbe potuto aiutarla, anche se, però, la situazione mi sembrava troppo compromessa, era probabile che l’aiuto non avrebbe risolto il problema in sé ma avrebbe solo attutito il colpo.

Non riuscivo a togliermi di dosso lo sguardo di Rosa mentre altre clienti disperate facevano ingresso nella mia stanza. Dalla stanza accanto giungeva la voce della mia collega che, logorroica, inventava storie assurde. Lei non aveva mai imparato a leggere i tarocchi ma avendo un grande intuito e tanta fantasia riusciva sempre a cavarsela e tutte le clienti chiedevano di lei.

Quella notte sognai un funerale. Dietro al carro funebre, vestita completamente di nero, c’era una sola persona, la signora Rosa. Mi svegliai in un terribile stato di agitazione. Corsi in sala e presi il mazzo di carte. Avevo la sensazione che fosse successo qualcosa di irrimediabile ma il responso delle carte era confuso, il destino di Rosa veniva confuso con il mio.

16

Page 20: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

C’era un’energia negativa in quella donna, lo sentivo e io dovevo sconfiggerla.

Accesi una bacchettina d’incenso in ogni stanza per purificare l’ambiente. Misi delle candele bianche accese intorno alla vasca da bagno e la riempii di acqua calda, sale grosso e qualche goccia di essenza d’incenso. Ci rimasi dentro mezz’ora, dopo mi sciacquai con la doccia per far andare via tutte le negatività.

Quando tornai a letto era quasi l’alba. Dormii profondamente qualche ora prima che suonasse la sveglia. Feci attenzione a scendere dal letto con il piede destro. Era tanto che non lo facevo ma dopo quell’incontro mi sentivo particolarmente vulnerabile. Mentre mi recavo sul posto di lavoro un gatto nero mi attraversò la strada. Finsi di fermarmi per rispondere al telefono e lasciai passare avanti delle altre persone.

Entrai in studio, sicura di essermi guadagnata la salvezza con tutti questi accorgimenti.

Prima di entrare nella mia stanza mi fermai alla reception per sapere quanti appuntamenti avevo.

«Il capo vuole parlarti» mi disse secca la segretaria.“La solita ramanzina”, pensai. Entrai spedita nella sua stanza. Lui

indossava un camicione scuro e un turbante dorato, l’aria profumava di essenze. Mi guardò con disapprovazione e senza parlare prese un giornale dalla scrivania e me lo porse. Il titolo era “Diffidate delle cartomanti”. Un gruppo di giornalisti si era recato in differenti studi di cartomanzia della città inventando storie inverosimili per le quali la cartomante di turno aveva prontamente dato un responso. Tra i vari casi ero citata anch’io, avevo visto la possibile morte del figlio di una donna che madre non era ma che si era recata allo studio solo per tendermi una trappola.

Le mie brutte sensazioni quindi non erano collegate a possibili malefici ma solo alla trappola che mi aveva teso.

«Sto scrivendo una lettera di ringraziamento al giornale per averci segnalato che in questo studio c’è una millantatrice e rassicurando tutti che da oggi non lavorerai più con noi.»

17

Page 21: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Mi allontanai senza proferire parola. Il ruolo di capro espiatorio mi stava stretto ma in fondo ero contenta di uscire dal tunnel in cui mi trovavo. Non tutti i mali vengono per nuocere e, in questo caso, il fato non aveva fatto altro che aiutarmi dirottando la giornalista da me invece che da lui o dalla mia fantasiosa collega. Era l’occasione buona per tirarsi fuori da questo covo di arpie. Mi faceva sorridere amaramente il pensiero che c’ero andata di mezzo io che ero l’unica dello studio a non mentire mai e a non approfittare mai della disperazione altrui proponendo magie bianche e riti di ogni sorta. Io davvero avevo visto la morte nella vita di quella donna e avevo visto la solitudine, una solitudine arrivata dopo anni di felicità.

Mi recai d’istinto alla sede del giornale senza sapere neanche bene perché e chiesi di parlare con la giornalista. La donna, vestita in maniera più spavalda, aveva sicuramente un’aria più giovane e sembrò imbarazzata nel vedermi. Si presentò come Claudia. Le dissi che avrei solo voluto prendere un caffè con lei e chiacchierare per cinque minuti dell’accaduto.

Andammo in un bar nei pressi della sede del giornale, cercammo un posto accanto alla vetrina in modo da poter osservare il passeggio, ordinammo un cappuccino e restammo per qualche minuto in silenzio. Guardavo la strada con il suo via vai e i suoi colori e mi sentii improv-visamente una stupida per essere venuta a parlare con questa persona.

Ruppi così il ghiaccio raccontandole del mio approccio con l’esoterismo, un hobby che mi aveva accompagnato sin da bambina e che non avevo prima d’ora mai utilizzato a fini di lucro ma solo per gioco. Erano discipline che avevo affrontato con serietà, che m’incuriosivano e talvolta mi sorprendevano. Le raccontai del mio precedente lavoro con dovizia di particolari, di quanto mi piacesse e dei motivi per cui l’avevo perso. Lei mi ascoltava con interesse senza fiatare. Le descrissi l’ambiente dello studio di cartomanzia in cui per pura esigenza ero andata a lavorare dopo il licenziamento e l’approccio speculativo che tutti i cartomanti avevano di fronte alle disgrazie altrui: erano disposti all’inganno pur di accontentare il cliente e quando intuivano che si stava creando una sorta di dipendenza

18

Page 22: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

suggerivano riti magici o talismani costosissimi. Io invece ero stata sincera, le avevo descritto quello che vedevo e non le avevo proposto strani riti per liberarsi della sofferenza. Il suo articolo, però, pur avendo destato scalpore, aveva avuto come unica conseguenza il mio licenziamento senza intervenire in maniera incisiva per mettere fine a questa speculazione.

Lei non sembrò contrariata dai miei commenti e mi espose gran parte dei risultati della sua ricerca che vedevano quasi tutti i cartomanti della città con un profilo corrispondente a quello che io avevo appena descritto. Si era imbattuta in una massa di ciarlatani senza scrupoli il cui successo era alimentato dalla disperazione e dall’ignoranza della clientela. Mi assicurò che la sua battaglia non sarebbe finita così.

Dopo aver trattato in maniera seria dell’accaduto, però, cambiò immediatamente registro e incuriosita mi chiese: «Quindi tu davvero avevi visto quelle brutte cose nelle mie carte?»

«Se questo non mi costa un altro articolo sul giornale ti posso dire che ho visto davvero una morte importante ma presumibilmente legata a un passato recente. Ho visto una donna molto sola che è transitata da uno stato di pura felicità a uno di profonda solitudine. E, infine, ho individuato dei problemi materiali e conseguenziali che potrebbero risolversi se ci si affida a una donna, una professionista.»

«Un avvocato?» domandò impallidendo.«Probabilmente sì» risposi.Anche se Claudia non mi diede la soddisfazione di dirmi se avevo

indovinato tornai a casa con un’incredibile sensazione di leggerezza. Per la prima volta nella mia vita avevo agito d’istinto senza consultare preventivamente tarocchi o oracoli. Non avevo ottenuto chissà quale soluzione ai miei problemi ma almeno avevo comunicato in maniera efficace un messaggio che mi stava a cuore.

Gli episodi degli ultimi giorni mi stavano facendo riflettere. Nella realtà che avevo vissuto c’erano da un lato dei personaggi decisamente ripugnanti, disposti a trarre vantaggio dal dolore altrui senza alcuno scrupolo, dall’altro lato però c’erano delle persone non meno responsabili

19

Page 23: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

di questa situazione che, per ignoranza, per accanimento, per debolezza o disperazione si prestavano a questi abusi senza difendersi. Se io avessi dovuto collocarmi dall’una o dall’altra parte mi sarei sicuramente messa dal lato dei clienti, ero stata per anni una cliente di me stessa e non facevo un passo senza un preventivo consulto. Inoltre se oggi non mi fosse stato svelato l’arcano della trappola giornalistica io avrei continuato a fare scongiuri nell’incontrare la “finta Rosa” e di questo c’era solo da vergognarsi.

Era importante che io per prima mi liberassi da questa dipendenza. Era giunto il momento di vivere la mia realtà quotidiana senza lasciarmi condizionare da gatti neri e pipistrelli. Per la strada passai volutamente sotto una scala, gesto simbolico che rappresentava la fine della scaramanzia. Nei giorni successivi iniziai a mandare il mio curriculum in giro abbandonando l’idea della cartomanzia. Decisi anche di liberarmi di tutto il materiale esoterico che avevo in casa riservandomi di tenere solo i tarocchi per giocare qualche volta con le amiche. Quella mattina mi ero sistemata in veranda in modo da godermi la colazione e il bel tempo non trascurando di consultare la posta elettronica e inviare le email con le mie candidature. Mentre sorseggiavo il cappuccino rileggendo il mio curriculum ebbi una telefonata che mi sorprese positivamente (nonostante la scala). Era Claudia. Si era liberata al giornale una posizione che corrispondeva al mio profilo, voleva sapere se ero ancora libera e soprattutto se poteva interessarmi. Le risposi positivamente.

«Allora ti fisso un colloquio per domani alle undici, così dopo andiamo a pranzo insieme e ti racconto le news sulle nostre ricerche tra gli stregoni. Resterai senza parole!»

«Che bello, non vedo l’ora di sapere cos’altro avete scovato.»«Mi devi un favore però…»«Sì, dimmi, cosa posso fare per te?»«Semplice, devi leggermi le carte.»Sorrisi divertita mentre una coccinella mi si posava sul braccio.

Rimasi immobile trattenendo il fiato per non farla volare via mentre mi chiedevo: «Sarà vero che porta fortuna?»

20

Page 24: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Come un colpo di cannoneGiovanna Bertino

Al rumore della porta che si apriva, l’alunno Simone della quinta C del Liceo “Da Vinci” alzò lo sguardo ed esclamò: «Aho, anvedi chi c’è! Grattamose!»

Giorgio, il suo compagno di banco, alzò la testa e vide la Rocca, la professoressa di scienze della sezione E, che entrava in classe con passo leggero.

«Mbè? Perché me devo gratta’?»«Ma sei proprio un cojone! Grattate, che poi te spiego.»Tra il brusio della classe, Giorgio riuscì a sentire il rumore dei

jeans di Simone che venivano sfregati con energia.«A Simo’, me sa che tutti ‘sti spinelli che te fumi t’hanno incocciato.

Sei pure diventato superstizioso.»Intanto la prof si era sistemata alla cattedra e, dopo aver firmato il

registro di classe, stava dicendo che per le due ore successive sarebbe stata la loro insegnante supplente, giacché la Bianchi era assente per malattia. Se c’erano domande su argomenti poco chiari, lei era a loro completa disposizione.

«Morta’...! Du ore! E quanno passano?» gemette Simone, lasciandosi andare a una grattata supplementare.

Giorgio gli assestò una gomitata.«E basta! ‘Mo ce fai er buco a ‘sti jeanze!»«Ce vo, ce vo, la prudenza nun è mai troppa. Ma tu ‘ndo’ vivi?»Quindi Simone si chinò verso il compagno e cominciò il suo

terribile racconto. La professoressa Rocca era un’emerita portasfiga, un’insuperabile jettatrice. Su questo non ci si poteva sbagliare. Da quando era stata trasferita, cioè da settembre, erano iniziate le disgrazie, e pure belle pesanti. Jattura numero uno: due giorni dopo il consiglio di classe di novembre era morta la madre della prof di italiano. Jattura numero due: la sera stessa del collegio docenti di

21

Page 25: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

dicembre era deceduto il barboncino della preside. Jattura numero tre: durante la settimana bianca di gennaio, il prof Tressa si era rotto il femore.

«Te rendi conto? ’Na jattura al mese. E semo solo a febbraio. A confronto, er gatto nero porta fortuna!» aveva concluso Simone.

«Ma che stai a di’? So ‘n mare de cazzate!»«Cazzate? Magari! Chiedilo a Sonia, la bidella; quanno l’incontra

fa’ e corna pure lei.»Giorgio ghignò al pensiero della bidella, bella signora di mezz’età

e pure nonna, alle prese con gli scongiuri.«C’è poco da ride’. Quella porta proprio sfiga. Ma nun l’hai vista

in faccia? Me pare un corvaccio der malaugurio. Chissà chi è la prossima vittima?»

Giorgio alzò gli occhi sulla professoressa Rocca e così, a guardarla bene, dovette ammettere che qualcosa di sinistro lo aveva per davvero. I capelli erano lisci e lustri, e scendevano a coprire le spalle come fossero una specie di mantellina nera; il volto, allungato e pallido, era piatto per via del naso corto e schiacciato e della bocca, una specie di fessura esangue appena visibile. Come se non bastasse, il corpo magrissimo era infagottato in un cappotto nero, fuori moda, chiuso fino all’ultimo bottone; sembrava il corpo d’una vecchia.

«Certo, nun è miss Italia » convenne.«Che te dicevo? De cognome dovrebbe fa’ Addams.»Come se avesse udito, la prof alzò lo sguardo dal libro che teneva

aperto sulla cattedra e fissò Giorgio con occhi neri e penetranti.D’istinto il ragazzo abbassò la testa e aprì a caso il libro di

geografia astronomica: come un segno di sventura apparve il capitolo “Morte di una stella e buchi neri”.

«Mo ce credi?» bisbigliò Simone.Giorgio sentì un brivido salirgli lungo la schiena.Quella sera il popolo di facebook del Liceo “Leonardo da Vinci” si

animò più del solito. Anna Garofolo, alunna della seconda E, era stata investita sulle strisce pedonali, mentre tornava a casa intorno alle diciotto, da un vecchietto ottuagenario, cappello-munito. Fortunatamente

22

Page 26: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

la ragazza se l’era cavata con qualche lieve escoriazione e un bello spavento, però l’idea che l’incidente fosse opera della Rocca cominciò subito a serpeggiare. Si seppe che quella mattina l’Innominata, come adesso la prof veniva chiamata dai suoi alunni perché “non si sa mai”, aveva messo una nota disciplinare alla ragazza, sorpresa a chattare sottobanco, e ne era scaturito un aspro diverbio. A questo punto si doveva decidere in rete se l’incidente fosse stato il frutto di jattura, oppure l’opera di un guidatore-da-ritiro-della-patente. Il popolo di facebook si spaccò e discusse la faccenda fino a notte fonda, anche col supporto di nuove testimonianze. Alla fine prevalse la linea che Anna era la quarta vittima della prof, la vittima del mese di febbraio del macabro calendario jettatore. Così il web emise il verdetto.

I giorni che seguirono furono giorni strani, di sospetto: ogni volta che nei corridoi passava la Rocca, tutta nera e taciturna, calava un silenzio innaturale seguito da gesti scaramantici e risa soffocate, e ben presto anche gli altri professori cominciarono a scansarla con la scusa del lavoro da sbrigare, mentre la dirigente scolastica, chiusa nel suo bunker, ficcava il capo tra le carte, facendo finta di non accorgersi di nulla.

Una mattina Simone, che vedeva marzo avvicinarsi velocemente e la stoffa dei suoi jeans assottigliarsi sempre più, ebbe un’idea semplice e chiara: bisognava costringere l’Innominata a mettersi in malattia e poi a trasferirsi in un altro liceo.

«Nun è difficile,» spiegò a Giorgio con passione, «dobbiamo starle addosso tutti quanti, nun falla respira’, opporre l’energia positiva de tutta la scola a quella sua, malefica. Il bene contro er male, la vita contro la morte. Dobbiamo forma’ ’na specie de grossa Compagnia de l’anello, in lotta contro i poteri de...»

«Frena, zzi’ ! Che te sei bevuto er cervello? La poca energia che c’ho me la sparo per gli esami. Se nun me decido a studia’, sicuro che me fanno sta’ ‘nsto carcere ‘naltro anno. Nun ce posso pensa’. Mi’ padre m’uccide! Altro che Rocca.»

«Ma allora tu nun voi capi’,» insistette Simone, «se quella te prenne de mira, addio esami!»

23

Page 27: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Giorgio squadrò il compagno di banco, nonché carissimo amico d’infanzia e fece di no con la testa; insieme ne avevano combinate di tutti i colori, dall’asilo al liceo, però questa volta non gli avrebbe dato retta per due semplicissimi motivi: a) lui alla jattura non ci credeva e mai ci avrebbe creduto, b) doveva riuscire a farsi ammettere agli esami nonostante i tre e i quattro in quasi tutte le materie. Semplice e chiaro. Che lo lasciasse in pace con tutte quelle scemenze una volta per tutte!

Inutile dire che Simone se la prese come offesa personale e augurò a Giorgio di non doversene mai pentire. In quanto a lui, ne avrebbe trovati a decine di fratelli pronti ad aiutarlo nell’impresa. No problem! Quindi raccattò il suo zaino floscio e si sedette accanto a Sara, un’autentica fifona che aveva riempito l’astuccio di cornetti napoletani dipinti a mano.

Passò anche marzo, in un clima di alta tensione, con qualche treccia d’aglio appesa in classe e cornetti esibiti sfacciatamente. Poi finalmente accadde ciò che in molti avevano sperato: l’Innominata si mise in malattia. Sonia la bidella lasciò intendere che la prof aveva un forte esaurimento nervoso e probabilmente non sarebbe più tornata per quell’anno.

La notizia si propagò in un lampo e fu accolta da un generale senso di sollievo. Fu come se tutte le finestre del liceo venissero spalancate simultaneamente per far entrare la primavera, con i suoi profumi e i suoi colori; i corridoi e le aule si animarono di chiacchiericci e risate e perfino i professori più arcigni si lasciarono sfuggire un debole sorriso.

Simone era particolarmente soddisfatto. Si sentiva uno degli artefici di quella riguadagnata serenità e gironzolava nelle classi della Rocca per raccogliere il meritato compenso tra le alunne più carine. Quindi, al rientro dalla vacanze di Pasqua, cominciò a pensare alla mossa successiva.

«Bisogna movese ‘n fretta, per falla trasferi’,» ripeteva ai suoi fedelissimi, «avemo vinto ‘na battaglia, mica la guera!»

Come fare era ancora tutto da chiarire. Per niente facile. Pensa che

24

Page 28: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

ti ripensa, alla fine si convinse che l’unica cosa fosse stanarla a casa sua, arrivare fino là per farle capire che, fintanto che fosse rimasta nel loro liceo, non avrebbe avuto pace. Da nessuna parte. Mai. Doveva procurarsi l’indirizzo, però. Agguantò il suo zaino floscio, prese commiato da Sara, che nel frattempo era tornata a riempire il suo astuccio di trucchi, e si sedette al suo vecchio banco, accanto a Giorgio.

«Ah Gio’, me serve un favore. Procurame l’indirizzo della Rocca.»Bisogna sapere che, da quando la prof era in malattia, Giorgio

aveva cominciato a studiare con determinazione e profitto, tanto che qualche buon voto era arrivato, come manna dal cielo. Mera coincidenza? Forse, però adesso che aveva la promozione in tasca, e con essa la moto e un viaggio a Creta, qualche dubbio sulle sue convinzioni passate gli venne. Così a ricreazione, senza ma e senza se, schizzò in segreteria dove lavorava sua zia e, dopo cinque minuti, se ne tornò con l’indirizzo della Rocca nero su bianco.

«Sei proprio ‘n amico,» disse Simone, abbracciandolo, «‘mo sì che famo sul serio! Vedrai, ce sarà da divertisse. Voglio proprio vede’ se quella stronza nun se trasferisce!»

Il primo giugno la professoressa Gabriella Rocca si impiccò.

25

Page 29: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Tesla Tanembaum dei Sette Gradini(e di come nacquero due famose superstizioni)

Francesca De Logu

Io, Tesla Tanembaum, unica figlia di Madama Filidoro, dichiaro che quanto sto per raccontare è realmente accaduto, là nella Terra di Bastion dei Fulmini, nel secolo prima che nascesse il vento.

Accadde un giorno che mi ritrovai a esser partorita, e fu una gioia vivissima per chi mi figliò poiché sarei stata destinata a grandi cose. Ero una vispa e grassoccia bambina tutta boccoli dorati, come la mia mamma, nobile Gran Dama, Signora delle Paludi Fertili, dei Gamberetti TornoIndietro e dei Germani VadoAvanti che vi abitavano. Tutti i Gamberetti tornavano sempre indietro, com’è loro uso, e questo era assai utile alle coltivazioni di riso di nostra proprietà. I Germani VadoAvanti aiutavano anche loro e dunque tutti quanti rimestavano con entusiasmo la fanghiglia, dandosi un gran da fare. Il riso era il nostro cibo prediletto e sempre ne mangiavamo, certamente, anche a colazione con il latte d’asina e i biscotti d’avena russa. Da quando potei camminare, era mio compito andare alle risaie e vegliare sul lavoro dei nostri fidi operai, accompagnata da Scaleno, il mio grosso cane arancione. E c’era una cosa davvero importante: il nostro riso portava allegria e buonumore a chiunque ne mangiasse.

In un tiepido martedì di primavera, avevo sei anni e una mattina, avvenne che dalle lande scure di Tristania giunse alle Paludi Fertili un gruppetto di sette gatti magri magri e neri neri come l’occhio scuro del Signor Dell’Aria, e avevano tanta sete e tanta fame che io, bambina com’ero, me ne dolsi e piansi con loro per circa sette ore. Una volta finite le lacrime chiesi loro perché erano conci a quel modo e mi risposero, miagolando a più non posso: «Abbiamo fame e

26

Page 30: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

sete per il troppo camminare! Le genti di Tristania ci scacciarono dicendo che se loro sono cupi e taciturni la colpa è nient’altro che nostra! perché siamo dei gattacci neri che portano sfortuna e seminano dolore per ogni dove… Ma noi che c’entriamo!?» E giù di nuovo a piangere come fontane, povere bestiole senza terra né padrone, e io a frignare con loro.

Andammo avanti così per altre due ore, finché decisi senza indugio che avrei dato loro riso, salsicciotti, coccole e tanta acqua di fiume, e così feci. Una volta rifocillati (erano molto affamati, posso dirlo in coscienza) mi ringraziarono e chiesero asilo presso la Terra di Bastion dei Fulmini per un tempo indefinito. Subito ne parlai alla mamma per chiederle il permesso e lei me lo accordò, a patto, mi disse, che essi si rendessero utili nel lavoro alle risaie.

Così fu che dovetti lambiccarmi un poco il cervello affinché questi poveretti si adattassero alla loro nuova vita. Certo non potevo farli stare con le zampette in ammollo, non c’erano abituati! Non mi fu troppo difficile, infine, arrivare a una soluzione, proprio no, perché feci così: innanzitutto diedi loro un nome per ciascuno e mi adoperai perché rimettessero un po’ di ciccia addosso, poi insegnai loro la musica e le sue regole, così che dopo un mese e un’ora erano educati per benino al do-re-mì. Infine, in una bella mattina di sole, li chiamai a raccolta: «Dorindo! Remindo! Mirondo! Farindo! Solingo! Larondo! Siringo!»

E scesero dal tetto tutti quanti (a voler essere precisi, vi dirò, Mirondo e Farindo stavano sempre insieme e così Siringo e Dorindo, ma questo è soltanto un dettaglio). Li sistemai su un carretto, insieme a una piccola scala di cristallo a pioli larghi di sette gradini, e me li portai in riva alle Paludi Fertili, dove Scaleno attendeva, accucciato e guardingo, sopra al mio pianoforte di bronzo di Patagonia. Poggiai la scala su un albero di ciliegie e i miei tesori si accomodarono ognuno su un gradino. Ecco, da quel dì cominciammo con la nostra mansione: cantare e suonare per i Gamberetti TornoIndietro e i Germani VadoAvanti, affinché si sentissero più lieti durante il lavoro. Così i

27

Page 31: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

mici gorgheggiavano e io pestavo sul pianoforte da mane a sera, tutti erano contenti e il riso cresceva abbondante e rigoglioso.

Accadde che ben presto le genti dei territori attorno venissero a conoscenza dei nostri concerti e vollero sentire: ogni giorno era un viavai sempre più numeroso di tante persone, parevano sciami di zanzare, dico davvero! Si mangiava tutti insieme quintali e quintali di riso e ci si divertiva parecchio! Diventammo proprio famosi per tutta la regione e persino l’Imperatore Zuccotto, Gran Capo del confinante Impero di Ginseng, volle ascoltare e fece molti complimenti. Tutto questo durò dieci anni, finché accadde un fatto spiacevole che modificò per sempre il destino dei miei batuffoli di pelo nero: la notizia della nostra fama giunse purtroppo all’orecchio delle genti di Tristania ed esse mal sopportarono tutto questo; la rabbia e l’invidia le accesero come fiammiferi, tanto che una notte salirono sul tetto, agguantarono le mie bestiole addormentate e, con scala e carretto, le riportarono di corsa in quelle oscure lande, nella speranza che anche lì potessero cantare, rallegrare la popolazione e far crescere anche per loro il riso gioioso (perché, si sapeva, avevano tentato spesso di avviarne la coltivazione, ma era stato tutto vano).

Una volta giunti a destinazione, i micioni si svegliarono, si guardarono intorno e compresero ben presto l’accaduto. In quell’istante, presi da sgomento e paura, cominciarono a correre e saltare all’impazzata sullo stradone, rovesciarono i banchetti del mercato, ruppero lampioni, bloccarono il viavai dei carri e fecero un disastro che di più non si poteva! Il guaio maggiore fu che Farindo, passando di corsa sotto la scala di cristallo, la rovesciò mandandola in mille pezzi. Uno di questi ferì il sindaco che, furente, fece scacciare per sempre i sette gatti dal paese.

Tristania restò quindi triste e senza riso e in molte parti del mondo, proprio in ricordo di questi avvenimenti, si crede ancora che un gatto nero porti disgrazia quando passa per strada, e lo stesso si dice del camminare sotto a una scala.

28

Page 32: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Non ci credo, però, nel dubbio…trap

Pensare che il gatto nero non ti stava nemmeno attraversando la strada. Si fa per dire, eh, ci mancherebbe, mica che tu creda a ‘ste superstizioni. Però sta di fatto che quel bastardo felino non stava per niente incrociando il tuo cammino.

Eri appena partito per le ferie, uno splendido mercoledì 14 luglio. Tua moglie, superficiale e impulsiva come tutte le donne, si era lamentata per il tuo rifiuto di partire il giorno prima: e che sarà mai, giorno più, giorno meno… Ma quale superstizione e superstizione: banale buon senso frutto della nostra solida tradizione. Tua nonna, vissuta di saggezza popolare, era morta a novantaquattro anni. Lei fin da quando eri piccolo ti aveva ripetuto: “Né di Venere né di Marte / non si sposa e non si parte / né si da principio all’arte”. Cosa c’entra che loro non partivano mai nemmeno di domenica, lunedì, mercoledì, giovedì o sabato. Che poi il giorno prima fosse anche il tredici era una pura coincidenza, non è il caso di fare dell’ironia gratuita. Però è da stupidi uscire senza ombrello quando il cielo è a pecorelle e le rondini volano basse basse.

Insomma, eri appena partito e… l’hai visto: un gatto nero, sul marciapiede di sinistra. Indolente ma strafottente, come sono i gatti di strada, stava per passare sotto una scala appoggiata a un palazzo. Se la gente pensasse a quello che fa… Certo che sono pregiudizi, cosa vuoi che succeda se passi sotto una scala; però, nel dubbio, non è che DEVI proprio passarci sotto: ti crolla l’autostima se passi di lato?

Allora, il gatto stava per passare sotto la scala, e fin lì erano fatti suoi. Te però ti stuzzicava, ti incuriosiva che a passare sotto la scala fosse un gatto nero. Un portasfiga è soggetto a sfiga? Si fa per dire, dai, siamo tutti vaccinati, no?!

Affascinato da questo scontro fra potenze ostili, tu ti fermi a osservare. Un attimo, per carità: giusto il tempo che quel maledetto

29

Page 33: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

gattaccio si decida a infilarsi sotto la scala e poi… ma te l’immagini se gli sbuca fuori da un portone un pitbull che prima se lo polpettizza e poi se lo squaglia in bocca? Sarebbe un po’ tipo nemesi divina e… e quel cretino ti piomba addosso senza neanche frenare, come se tu e la tua Multipla foste perfettamente invisibili ai suoi occhi!

Che botta! È entrato in funzione anche l’air-bag, ma si è sgonfiato all’istante. Purtroppo non hai manco potuto chiedere i danni alla Fiat perché, be’ sì, quel pallone si è afflosciato trafitto dal cornetto in argento che porti al collo. Nooo, ma che superstizione?! È solo un gingillo che hai comperato perché ti piaceva sul piano estetico. Dove è stato…? Ah sì, a Porta Portese, quel periodo che ti andavano tutte storte e la cartomante ti aveva consigliato di procurarti un amuleto in argento. Non che tu le abbia prestato orecchio più di tanto, ma costava così poco…

Ti sei preso una clavata sullo sterno che ti ha spedito dritto filato all’ospedale. Nella stessa stanza dello stronzo che ti ha tamponato. Tu ancora stavi decidendo se mandare all’inferno il gatto o lui o tutti e due insieme, e già quello ti investiva con male parole: perché caspiterina eri lì piantato in mezzo alla strada? l’avevi scambiata per un parcheggio?

Già… lui, invece, lui dov’era con la testa mentre guidava!? C’avesse anche solo provato, a frenare! Nossignore, ti era piombato addosso come all’autoscontro.

E che ti ha detto, quel simpaticone, eh, che ti ha detto, alla faccia di tutti quelli che ti prendono in giro quasi tu fossi un raro esemplare da zoo? Be’, s’era distratto per via di un gatto nero che stava per passare sotto una scala!

Sei sbottato: era forse superstizioso!?No, che c’entra… curiosità, ecco, solo curiosità: son cose che si

dicono, no?, che i gatti neri portano sfiga, così come passare sotto le scale. Allora gli era presa la voglia di sapere cosa succedeva in quello scontro di entità maligne.

Va be’, mettiamoci una pietra sopra, ma… almeno lui aveva potuto vedere se era successo qualcosa a quel dannato felino? o alla scala, magari.

30

Page 34: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Purtroppo no, lui no, ma la moglie aveva raccontato che la bestiaccia, spaventata dal botto, anziché passare sotto la scala era schizzata di lato, infilandosi di corsa in un portone proprio mentre ne usciva un SUV, che l’aveva ridotta in poltiglia. Pensare che al collo aveva un grazioso cornetto rosso in plastica. Avete sorriso tutti e due, sollevati: non per il cornetto, ma per la inconfutabile constatazione che a menar gramo al gatto non era stato il passaggio sotto la scala.

A proposito: non porteranno sfiga, ‘sti gatti neri, ma guarda che casino è successo per colpa di quello. Colpa… si fa per dire, via: bastava che voi due, o almeno uno di voi due, fosse stato meno distratto e non sarebbe successo niente, gatto nero o non gatto nero. Alla fine c’è sempre una spiegazione razionale e logica, vero?

Già che eravate sull’argomento gli hai chiesto, al tuo vicino di letto (commercialista), se lui ci credeva alla jettatura, agli amuleti – a quelle cose lì… ci siamo capiti, no?

Sorriso di sufficienza: lui lavorava con cifre, moduli, commercianti, liberi professionisti, imprenditori, agenti delle tasse, realtà molto terra terra, che poco spazio lasciavano alla fantasia, all’irrazionale. Era uno scettico, insomma; però, nel dubbio…

Siccome tu lo stavi a sentire con attenzione e non c’erano in giro né parenti né infermiere, ti ha sottoposto delle riflessioni che non ci avevi mai pensato: «Prenda Gesù Cristo, per esempio. Faceva tanto il figo perché la religione è superiore alla superstizione, roba da ignoranti. Bravo, mettila giù dura! Poi cosa ti combina? S’è messo a tavola in tredici, l’Ultima Cena (e già il nome avrebbe dovuto dirgli qualcosa), lui e i dodici apostoli. Poi, quando hanno fatto il brindisi, Giuda gli diceva “Non incrociare le braccia, non incrociare che porta male!”. E lui a ridere e a dirgli che erano i romani che credevano a ‘ste fregnacce e che comunque lui era baciato dalla fortuna, perché aveva un culo della madonna. E giù a ridere (il vino, quanto lo reggeva male). Era proprio una testa di legno, come diceva sempre suo papà. E sì che quella sera in trattoria c’era uno strano pittore, un certo Leonardo, che gli aveva confessato di essere stato mandato lì dal Sinedrio per dipingere l’Ultima Cena. Ma lui niente, testardo, non

31

Page 35: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

gli era neanche venuto in mente di farlo sedere a tavola con loro, tanto per essere in quattordici. Poi di’ che non se l’era cercata.»

Il commercialista (tu hai sempre avuto grande ammirazione per le persone istruite, eh) ti aveva ricordato anche una parabola del Vangelo, di quel tizio che ammazza il vitello grasso perché gli era arrivato un figlio con un prodigio, che non ci sperava più. Non si era accorto che la moglie gli aveva messo le corna per scaramanzia, perché pensava che il marito aveva il malocchio. In quei tempi là, la gente non era istruita, si beveva di tutto. Cioè, lei non è che ci credesse, però, nel dubbio…

Poi ti ha chiesto se lo conoscevi quel regista inglese, Scecspiir: quello era un genio, con una testa che era una biblioteca, eppure aveva scritto e diretto un film intitolato “Amuleto”. No, tu non l’avevi visto, l’“Amuleto” di Scecspiir, ma se anche l’avessi visto probabilmente non ti ricorderesti niente, perché non è che ti interessino tanto i film sulla jella…

Non hai potuto finire la frase: in quel preciso istante sono entrate nella vostra stanza una… due… tre… quattro suore, con la loro lugubre divisa nera. Laurea o non laurea, quattro sono troppe in una volta: c’è un limite a tutto! Senza nemmeno guardarvi, le vostre mani destre sono finite all’unisono sotto le lenzuola. Tu per la verità hai indugiato un attimo di troppo, perché ultimamente con tua moglie… Però lo sanno tutti che vedere troppe suore vestite di nero porta sfiga e che una sana grattata di maroni… Cosa c’entra che non c’è niente di scientifico: se dovessimo fidarci solo di quello che è provato dalla scienza, i nostri politici avrebbero chiuso bottega da un bel pezzo. Tu poi eri al corrente di una divertente leggenda metropolitana: in un quartiere di Napoli, vicino a un grosso convento di suore, si dice che vivesse un altissimo numero di ciechi, tanto che han dovuto metterci le suore di clausura. Però in quel quartiere non gliene fregava niente se incontravano carri funebri per strada: la camorra, per combattere la superstizione del popolo, provvedeva a non far mai mancare il passeggero a bordo. Purtroppo, era scientificamente dimostrato che contro la camorra e la monnezza non serviva a niente toccarsi o indossare amuleti.

32

Page 36: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Poi le suore sono uscite e tu e il tuo nuovo amico, per alleviare la tensione, avete cominciato a cazzeggiare. Tu gli hai detto che il suo era un mestiere destinato a scomparire (lui, sotto le lenzuola, con discrezione, ha rizzato le doppie corna): ormai non trovi più nessuno che ti faccia la fattura. Ha ghignato; poi ti ha spiegato che un tempo portava sfiga versare olio e sale; oggi si scongiura il commercialista perché non ti faccia versare l’IVA, che è la vera jella di ogni onesto lavoratore in proprio.

Stavate ridendo come matti, quando è arrivata sua moglie, pallida come una svedese candeggiata. Dopo le presentazioni, lei ti ha spiegato che è anemica e deve mangiare molta carne di cavallo, per via del ferro. Tu hai aperto il tuo comodino e da una borsa hai tolto un oggetto che le hai porto: un piccolo ferro di cavallo da girocollo.

«Provi con questo, vedrà che è una meraviglia!»Lei non ha capito la tua raffinata battuta e ti ha risposto che non ci

crede, a queste superstizioni, perché è laureata in lettere moderne. Sééé, le ha detto il marito, come quella volta che ti è caduto lo specchio per il trucco, è andato in pezzi e tu quasi avevi una crisi isterica.

«Che c’entra?» ha risposto lei stizzita, «lo sanno tutti, è scientifi-camente dimostrato che rompere uno specchio procura sette anni di disgrazie, non uno di più, non uno di meno. Io sono scettica, ma nel dubbio, cosa ti costa portare al collo per sette anni un cornetto d’argento?»

Siccome tutti eravate scettici o dubbiosi o intellettualmente superiori, era pure difficile controbattere a una simile argomentazione. Infatti, nella stanza aleggiava un silenzio carico di proposizioni inespresse ma di sicuro spessore.

Quasi risucchiato da questa atmosfera da cenacolo intellettuale, è piombato in stanza il medico di turno, al collo una catena d’oro con un vistoso amuleto a forma di corna. Ti è venuto spontaneo chiedergli, con studiato stupore, se non fosse per caso superstizioso. Ovvio che no: sia pure lucano, però era laureato in medicina, una scienza esatta, almeno nel calcolo delle parcelle. Però nel suo reparto negli ultimi quindici giorni erano morti quattro pazienti non terminali (vigorosa sgrillettata ai gioielli di famiglia da parte tua e del tuo

33

Page 37: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

investitore: la prevenzione è tutto, nella vita): qualcuno doveva averci gettato il malocchio.

«Ma via, dottore» lo ha rimbrottato la laureata in lettere moderne «non crederà a queste cose, nel Terzo Millennio?!»

Lui, quasi offeso, le ha chiesto se lei, per caso, credeva mica a Giove Pluvio.

«Ovvio che no!» è stata la risposta con risolino di scherno.«Però» l’ha fulminata il dottore, «quando sta per piovere lei esce

con l’ombrello anche se non crede a Giove Pluvio, perché spera di ripararsi dalla pioggia!»

Ah, ma la vedi la mente dell’uomo di scienza? Voi tre mai sareste giunti a considerazioni così sottili.

Manco a farlo apposta, proprio in quel momento non ti entra quell’ignorante di tuo fratello, zuppo come un pavesino nel tè, per via del temporale che stava infuriando? Il suo ombrello tascabile era più fradicio di lui, e lui, l’imbecille, che fa? L’ha aperto lì! Nella stanza! Per farlo asciugare!

«Ma chiuda subito quell’ombrello, depravato incosciente che non è altro!» gli ha urlato il dottore. «Non sa che porta male?! Ci son già stati dei morti, qui!»

Tuo fratello – un perito agrario! – gli ha risposto beffardo che non ci credeva che lui davvero prestasse fede a quelle scemenze da contadini del medioevo. Il dottore si è alterato all’istante: è diventato paonazzo, perdeva bava, gli si gonfiavano le vene del collo, alzava le braccia contro tuo fratello e… stramazzava al suolo: infarto fulminante.

Poi dicono che non è vero, degli ombrelli aperti all’interno: con tutto che è tuo fratello, se in Italia esistesse una Giustizia seria, lo dovrebbero condannare almeno per omicidio colposo.

Fortuna domani uscirai e potrai tornare alla tua casa, al tuo amato lavoro: grossista di amuleti e rimedi vari contro malocchio, jettattura e fatture.

Tutto rigorosamente Made in PRC.

34

Page 38: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Sotto un cielo azzurroCettina Barbera

Guardò fuori dalla finestra, verso la distesa tersa e monotona del cielo e inspiegabilmente un brivido percorse tutto il suo corpo, ma John era un giovane quadrato che non badava mai a questo genere di cose; pensò solo di avere freddo e scese in cucina per fare colazione con sua moglie senza ulteriori indugi.

Ara sedeva davanti alla tavola imbandita; il volto seminascosto da una montagnola di pancakes, le mani giunte in preghiera.

Ringraziava Dio. Lo ringraziava sempre per ogni dannatissima cosa.John scosse il capo, mentre i suoi occhi si riducevano a due fessure

inghiottite in un’espressione di disapprovazione e sbuffò rumorosamente, sperando che sua moglie si accorgesse di lui e lasciasse Dio e le altre fantasticherie per raggiungerlo nel mondo reale.

Ara lo guardò e gli sorrise, invitandolo con un cenno distratto della mano a sedersi e fece finta di non notare la smorfia infastidita sul suo volto.

Quando aveva scoperto quanto profondo e irreversibile fosse il suo ateismo, era già ormai troppo innamorata di lui per potersi tirare indietro; lei che la fede l’aveva messa sempre al primo posto e per poco non aveva preso i voti!

Le sue amiche, tutte studentesse di scuola cattolica, non sopportavano le sue lunghe tirate sulla “Religione Oppio dei Popoli” e lo trovavano noioso e pedante, ma Ara adorava la sua praticità e la semplicità della sua mente e sebbene la sua mancanza di fede fosse ideologicamente contrapposta a tutto ciò in cui lei credeva, non aveva mai odiato questo suo lato; anche se si rammaricava sempre e sempre più spesso solo fra sé e sé di quanto la mancanza d’immaginazione e di un credo religioso rendessero grigie e prevedibili le aspettative di suo marito.

Dal canto suo, John non se ne dispiaceva affatto e non invidiava per nulla l’atavico e irrinunciabile timore verso l’invisibile Uomo Del Piano Di Sopra che accomunava i credenti e spingeva sua moglie

35

Page 39: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

a coprire le pareti di casa di quadri di santi e calendari di papi, crocifissi e versetti biblici lavorati al punto croce.

Non aveva bisogno di ringraziare nessuno per ciò che aveva ottenuto nella vita, né tanto meno di odiare qualcuno per ciò che gli mancava.

Per lui il cielo era solo il cielo.E un brivido lungo la schiena era solo una reazione a un

improvviso calo della temperatura. Il fatto che quel giorno di primavera l’aria fosse mite e di tanto in tanto scaldata dal tepore irradiato dal sole non significava nulla per lui.

Afferrò la valigetta di pelle nera appoggiata alla sua caviglia, bevve l’ultimo sorso del suo caffè lungo e si alzò da tavola. Passò davanti allo specchio e sistemò inesistenti capelli fuori posto nel taglio militare a spazzola perfettamente simmetrico; annodò ancora più accuratamente la cravatta scura e anonima, prese il cappello e si voltò a scoccare un rapido bacio alla moglie.

Ara guardò fuori: vide il cielo limpido e il sole splendente, annusò l’aria carica della fragranza dei primi fiori in boccio, ascoltò il cinguettio indaffarato delle rondini e ringraziò Dio per tutta quella meraviglia, carezzando la piccola croce argentea che non toglieva mai dal collo.

John si domandò se intendesse ringraziarlo anche per il puzzo intossicante dello smog di Manhattan o per l’orchestra di clacson che non dava un attimo di pace. Alzò gli occhi al cielo e, prima di uscire dalla porta, la guardò come se fosse la più infantile delle bambine e si calò il cappello sulla testa.

Ogni giorno faceva sempre lo stesso tragitto, in parte a piedi a passo moderato – non lento, non veloce, moderato – in parte in metropolitana.

Raggiungeva in non più di cinque minuti la Settantasettesima strada e poi prendeva la metro in direzione del ponte di Brooklyn.

Stava in piedi per tutte e sette le fermate, per non sgualcire i pantaloni del vestito e quando – esattamente dodici minuti dopo – sbucava dalle porte scorrevoli, si lucidava le scarpe di vernice nera con un panno, prima di salire la scalinata che lo conduceva sulla

36

Page 40: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Ventitreesima. Da lì poi, per arrivare al suo ufficio, situato in uno dei più alti grattacieli di Madison Avenue, bastavano due minuti di camminata a passo rigorosamente moderato; perché la fretta non era cosa per uomini come John che erano sempre preparati a tutto, nella vita e sul lavoro.

Agli strambi e ai disadattati sulla metro era abituato, non badava a nessuna delle loro stranezze e quasi non li distingueva dallo sfondo, perciò non si accorse mai di essere osservato.

Prima di salire l’ultimo gradino che lo separava dalla strada, sentì una leggera pressione su un gomito e una voce femminile lo chiamò per nome.

John si voltò e si trovò davanti una donna avvenente e minuta dall’aspetto stravagante.

Trecce lunghe e corpose di capelli dalle sfumature ebano e fucsia le incorniciavano il viso rotondo color caramello su cui campeggiavano incontrastati occhi castani, impossibilmente grandi ed espressivi, divisi dal tatuaggio tribale di un sole rosso al centro della fronte, poco al di sopra del naso affilato. Portava una casacca di seta variopinta, una sgargiante gonna color tramonto acceso e un numero indecifrabile di anelli, collane, bracciali e diademi dalle fatture più disparate. Non c’era colore dello spettro conosciuto che lei non avesse indosso.

«John» ripeté, «devo dirti una cosa importante, ne va della tua vita!»Il giovane la guardò senza capire, quasi oltraggiato dal tono

confidenziale con il quale la donna gli si stava rivolgendo.«Sicuro… ne va della mia vita, fammi indovinare: hai visto il mio

futuro e se non ti do una banconota da dieci, terribili mali si abbatteranno su di me?!» le disse con un sorriso sprezzante.

La donna fece per parlare, ma lui la interruppe: «Pensi di potermi fregare solo perché hai azzeccato il mio nome? Ti ho capito sai: ti metti a inseguire a caso i passanti chiamandoli tutti John e visto che è uno dei nomi più comuni che esistano, più della metà delle volte il tizio che si gira è davvero un John; magari domani toccherà ai Bob sentire messaggi preziosi dal defunto gatto della prozia o chissà quale altra scempiaggine!»

37

Page 41: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Lei scosse il capo: «Ah già, tu non credi a nulla… gli Spiriti mi avevano avvertita.»

«Che deduzione geniale! Che altro ti dicono gli spiriti, di non attraversare col rosso?» Lanciò un’occhiata all’orologio, aveva già un minuto di ritardo sulla tabella di marcia.

«Oddio, John, che vuoi che sia se arrivi in venti minuti anziché diciannove? Non te lo dice sempre anche tua moglie che è un’inutile ossessione?»

«Sei brava… vedi la fede e gli spiriti ti dicono che sono sposato!» ribatté John, ignorando deliberatamente la faccenda dei minuti.

«Senti» tagliò corto la gitana, «non voglio i tuoi soldi e non voglio farti perdere tempo, voglio solo metterti in guardia, è importante, John. Fai uno sforzo: credi per una volta, prendi in prestito un po’ della fede di Ara.»

Lo sguardo di lui, prima spensierato, si oscurò: «Che cosa sei, una zingara-stalker? Come sai il nome di mia moglie, mi hai seguito da casa?»

«Sai bene che non è vero, John. Non so solo il nome di tua moglie: so tutto di te, me lo hanno rivelato gli Spiriti Erranti di cui ti fai beffe, quelli che vivono al Piano Di Sopra.»

John sgranò gli occhi: per la prima volta nella sua vita non aveva i mezzi per smentire quanto gli stava dicendo questa sconosciuta, sebbene fosse il discorso più assurdo che gli avessero mai fatto.

«Se servirà a convincerti, ti dirò anche altro. Sei un pubblicitario, i tuoi genitori sono morti quand’eri bambino e da quel giorno non hai più creduto in Dio. Tua moglie, invece, crede in lui e in tutto ciò che è invisibile, il suo fiore preferito è il giglio, siete sposati da cinque anni, non avete bambini e non ne potrete mai avere, il medico ve lo sta per confermare» farfugliò lei, mentre le pupille le si dilatavano e le si restringevano, come seguendo il palpito inudibile di un cuore.

La mente di John andò in pezzi, i frammenti del suo raziocinio si dileguarono, sparendo nell’oscurità.

«John, ascoltami, il messaggio degli Spiriti è molto chiaro e molto strano: non vedrai il tuo ventottesimo compleanno, morirai schiacciato sotto un cielo azzurro!»

38

Page 42: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

«C-cosa?» balbettò John, «M-ma… ma che diavolo significa? Schiacciato sotto il cielo… il mio ventottesimo compleanno è… è fra un mese esatto!»

«Lo so, John, mi dispiace…»«Che accidenti vuol dire che morirò sotto il cielo?»«Non lo so…»«Che cosa dovrei fare?»«Nulla.»«Cosa?» John le lanciò un’occhiataccia.«Non avercela con me, io sono solo il messaggero e, questa volta,

quello che porto è un messaggio legato a un destino che non può essere cambiato.»

«Vuoi dire che non c’è niente che io possa fare? Non ho capito nemmeno cosa dovrebbe succedermi! Che senso ha avuto avvertirmi, allora?»

«La tua morte non può essere cambiata, ma forse può esserlo la tua vita.»

«No… no! Tu… t-tu sei pazza!» le urlò contro e ridiscese in fretta le scale della metro.

«A volte sì» sussurrò lei, «ma non oggi, John.»Crollò a sedere su una delle panchine metalliche, incurante per una

volta della sporcizia e dei suoi pantaloni immacolati, lo sguardo perso nel vuoto. Rimase sulla metro, stralunato e catatonico per ore.

Quando finalmente tornò a casa, era tardo pomeriggio.Ara lo accolse sulla porta. Gli occhi lucidi, la voce incrinata: «Mi

hanno telefonato dall’ufficio, hanno detto che non sei mai arrivato… non sapevo cosa pensare!»

Le braccia sottili di lei gli cinsero le spalle larghe in un abbraccio familiare e consolante che lo riscosse dal torpore; per un momento gli sembrò che fosse stato tutto soltanto un incubo.

«Ha chiamato il dottore… dice che… che il mio utero è inospitale… volevo tanto sentire la tua voce… vederti!» disse lei in un singhiozzo strozzato.

John si ritrasse e in un attimo il masso gli rotolò nuovamente sul cuore.

39

Page 43: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

«Che cosa ti è successo, caro?»«Non ci crederesti mai…»«John…» Lo guidò verso il soggiorno senza smettere di guardarlo;

non lo aveva mai visto così sconvolto. Non sapeva se credere o no ai propri occhi, ma quello che leggeva nel suo sguardo era una specie di terrore sacro del tutto inconciliabile con la sua persona.

Le gambe gli cedettero, piombò a sedere sul sofà e le raccontò tutto.Ara non disse nulla per lungo tempo.Una storia come quella sarebbe suonata pazzesca, anche se a

raccontargliela fosse stato il più credulone degli uomini, ma sentirla fuoriuscire dalle labbra incolori di John andava ben oltre la follia.

«Io… io non…» fu tutto quello che riuscì a balbettare.«Solo un mese, capisci?»«Ha detto proprio così: schiacciato sotto il cielo?»«Azzurro… sotto il cielo azzurro. Ah… almeno so che accadrà di

giorno…» Un sorriso stanco e tremolante gli tirò debolmente gli angoli della bocca.

«E sapeva tutte quelle cose?»«Sì…»«Sei sicuro di non averla mai vista prima?»John annuì con convinzione.«Che cosa possiamo fare?» Si era imposta di non piangere, di

rimanere razionale, anche se quel ruolo non le si addiceva, ma non riuscì a trattenersi a lungo.

«Non lo so, Ara. Tutto il mondo è sotto il cielo! Non c’è luogo in cui potrei nascondermi. Cercherò di evitare di uscire… lavorerò da casa, ma non so se servirà a qualcosa…»

Sua moglie lo strinse forte e si maledisse per tutte le volte in cui aveva desiderato scioccamente che suo marito avesse un lato spirituale; anche a non volere credere a tutto quello che John le aveva raccontato, anche a voler declassare tutte le informazioni che la gitana possedeva a meri colpi di fortuna, l’opzione che le rimaneva era credere che suo marito avesse completamente perso il senno. Per la prima volta nella sua vita, non trovava una sola ragione al mondo per ringraziare Dio.

40

Page 44: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

I giorni passavano tutti uguali: carichi di ansia ed esasperazione. Tutto era terrificante, tutto poteva portare morte.

John guardava con astio il cielo dalla finestra del suo studio, lo scrutava attentamente in cerca di risposte, ma quello replicava solo con sfilacciati sorrisi di nuvole e lo tormentava fino al tramonto con tutte le sfumature più intense dell’azzurro.

Andava a letto sfinito, terrorizzato, con le parole della zingara scolpite nella mente, non rosse come il sangue, ma azzurre come il cielo che avrebbe preso la sua vita o sarebbe stato testimone della sua morte.

Schiacciato sotto il cielo azzurro…Aveva scritto quelle parole mille volte e continuava a proiettarle

davanti a sé con gli occhi della mente in ogni momento della giornata e quel poco della sua razionalità che era scampato al delirio, era sprofondato nell’ossessione: se non poteva evitare il destino, doveva almeno capire come sarebbe morto, cosa gli sarebbe successo. Non sopportava di vivere nell’incertezza e continuava a rimuginare sulla propria sventura.

Si immaginò in Madison Avenue in un giorno medio, della sua vita media con un sorriso non troppo largo e non troppo stretto sulle labbra mentre camminava a passo moderato, tenendo la valigetta sempre con la stessa mano. Una folata di vento gli rubava il cappello. Lui lo inseguiva, si piegava per raccoglierlo e un autobus lo schiacciava contro l’asfalto sotto il volto immenso e disinteressato del cielo. In altre possibili ricostruzioni finiva pressato fra due auto, mentre attraversava la strada e un semaforo mal funzionante toglieva improvvisamente luminosità all’omino verde per far lampeggiare la mano rossa dello stop; oppure camminava ignaro su un marciapiede e una grossa scrivania, spinta fuori da una vetrata durante una lite furibonda, gli piombava sul cranio, spezzandogli il collo e lo spiaccicava al suolo come un personaggio dei Looney Tunes; o ancora: un aereo si sfracellava da qualche parte, poco prima dell’atterraggio allo JFK, una poltroncina in fiamme veniva scagliata a tutta velocità e lo colpiva in pieno sulle scale della metro, dove tutto era cominciato, riducendolo a una poltiglia sanguinolenta e bruciacchiata.

41

Page 45: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Ne aveva immaginate a migliaia di morti, alcune plausibili, altre del tutto scriteriate e inverosimili.

Si era persino visto uscire dall’edificio in cui lavorava, un fugace pensiero dedicato a sua moglie e poi ecco precipitargli un enorme meteorite addosso. Il suo corpo si riduceva a una grottesca fisarmonica maciullata; uno dei suoi piedi, ancora calzato nella scarpa elegante, volava via, colpendo un passante. La sua valigetta, straordinariamente intatta, veniva ritrovata in un cratere fumante grande quanto il Grand Canyon.

Si rendeva conto di essere irrazionale, ma tanto in quella storia niente aveva un senso: una morte ridicola e improponibile sarebbe stata solo l’ultima beffa scagliata contro lo sbeffeggiatore.

Iniziò a pregare: cosa aveva da perdere dopotutto? Ma in quel periodo la sobrietà e le mezze misure che tanto aveva amato gli sembravano creature infide ed estranee che lo avevano abbandonato, non conosceva che l’eccesso e pregò così tanto da non andare più neppure a dormire.

Pregò perfino di morire più presto del previsto se proprio non poteva evitarlo, così da sottrarsi allo strazio che era diventata la sua vita.

Ara non pregava più, aveva smesso il giorno in cui John le aveva rivelato la previsione; non avrebbe neppure saputo che cosa sperare e che cosa chiedere.

Mancavano pochi giorni al suo compleanno quando John decise che, anche se il palazzo in cui vivevano aveva un tetto, tecnicamente era anch’esso sotto il cielo azzurro. Poteva darsi che venisse schiacciato nelle macerie della loro abitazione, a causa di un terremoto e che con lui, sotto il cielo, morisse anche Ara.

Forse era questa la cosa che doveva cambiare: forse doveva proteggere lei.

Salirono sulla loro ibrida color nebbia con qualche bagaglio, senza dire una parola.

John aveva concluso che non fosse prudente stare al coperto durante il giorno e che fosse meglio andare a dormire in un hotel fuori città, un posto in cui non fossero mai stati prima, tanto per stare sul sicuro.

42

Page 46: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Rimasero in movimento tutto il tempo, percorrendo senza scopo l’area dei Tre Stati avanti e indietro. Si davano il cambio per guidare, sempre tormentati dall’azzurro del cielo.

Si fermarono due giorni dopo a notte fonda in un B&B in stile cowboy del Connecticut, stanchi e infiacchiti nello spirito, sotto un cielo nero carbone, senza stelle e senza luna.

Presero una suite con camera matrimoniale, bagno e salottino.Una volta dentro, rimasero a guardare il cielo scuro dalla finestra

per un po’, stretti l’una all’altra, come ormai passavano la maggior parte del tempo, in un continuo dirsi addio.

«John, sono davvero sfinita, credo che andrò a letto.»Lui sciolse l’abbraccio, ma rimase a guardare fuori, preda di quel

brivido lunga la schiena che ora gli faceva costantemente compagnia.«Non vieni? Sei a pezzi, tesoro… e poi il cielo adesso non è

azzurro e non lo sarà ancora per molte ore.»«Arrivo tra un po’, cara…» la rassicurò lui, gli occhi sempre fissi

sul suo gigantesco aguzzino senza voce.Quando entrò in camera da letto, Ara dormiva profondamente. Si

svestì in silenzio e, al buio, per non svegliarla e, più per abitudine cementata che per reale interesse, piegò con cura gli abiti e li ripose su una sedia.

Aguzzò la vista più che poté e raggiunse il letto; dell’arredamento cowboy esagerato, tanto decantato nella brochure che la proprietaria gli aveva orgogliosamente mostrato, era visibile solo una sella inchiodata sulla porta, un bizzarro appendiabiti costituito da tre stivali appesi a un muro a formare un triangolo, un motivo che gli parve floreale su tappeti e tendaggi e una sedia a dondolo posta in un angolo, accanto alla finestra.

La luce vaga che filtrava dall’esterno gli permise di scorgere un grosso quadro sulla parete retrostante il letto, grandi macchie casuali erano distribuite sulla tela.

«L’astratto non fa molto cowboy…» mormorò fra sé.S’infilò a letto cercando di sollevare le lenzuola il meno possibile

e rimase con gli occhi spalancati a vegliare il sonno di sua moglie. La

43

Page 47: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

paura della morte lo aveva reso insonne nonostante la stanchezza. Una buona dormita sarebbe stata un toccasana, ma se anche fosse riuscito ad assopirsi, sapeva che sarebbero arrivati gli incubi, strampalate e mostruose farse di morte. Non avrebbe potuto reggerli, non di nuovo.

C’era un libro sul comodino accanto a lui, forse dimenticato da qualche precedente ospite, lo afferrò e cercò di leggerne il titolo, accese il piccolo abat-jour a fiori, certo che la sua tenue luce non avrebbe disturbato il riposo di Ara.

Si mise a sedere e si lasciò andare stancamente contro la testiera del letto e questa urtò la parete; John non fece in tempo a registrare la cosa.

Uno schianto rimbombò nell’oscurità, Ara si svegliò di soprassalto spaventata e saltò giù dal letto.

«John?»Accese la luce e lo vide.Le sfuggì un singulto dalle labbra e poi le sue grida vestirono il

silenzio di orrore.

Le lenzuola brillavano di schegge cristalline e John era riverso a faccia in giù, un grosso frammento della copertura in vetro del quadro gli si era conficcato nel cranio, trapassando la mascella e squarciando la gola, il suo volto era un’irriconoscibile maschera di sangue.

Schizzi scarlatti avevano macchiato le nuvole candide e interrotto con macabri arabeschi l’azzurro sereno e inconsapevole del cielo dipinto sulla tela.

44

Page 48: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Destiny Camilla Del Re

«Soggetto 6755: vita piena e felice, si occuperà della gestione...»La luce verdastra dei neon illuminava le dita dell’uomo che

battevano ritmicamente sulla tastiera.«...soggetto 6758: morte per incidente...»Un panino sbocconcellato giaceva accanto a un posacenere

traboccante di cicche.«...soggetto 6764: gloria per aver...»L’uomo fece una smorfia infastidita e si tappò le orecchie,

cercando di risparmiare al proprio cervello il continuo ronzio del gigantesco computer.

«...soggetto 6771: amore non...»Sbuffò: il progetto era stato un successo, ovviamente. Il problema

era solo dover gestire quell’immenso flusso di dati per compilare e spedire in tempo le schede.

La fredda voce metallica continuò a risuonare sovrastando i rumori emessi dai macchinari che si arrampicavano fino al soffitto di quella grande sala senza finestre.

Guardò il soffitto con disappunto quando l’ennesima gocciolina d’acqua gli cadde in testa.

L’unico problema di quel posto era l’umidità: i tubi di raffreddamento continuavano a formare condensa ed era come vivere perennemente sotto una pioggerellina estiva.

Con un cigolio delle ruote della sedia, l’uomo prese il panino e gli diede un morso, continuando accuratamente a inserire codici nel computer.

In soli tre anni il numero di clienti si era decuplicato e il Destiny stava ripagando i suoi finanziatori con gli interessi. Tutto sommato poteva dirsi soddisfatto: a lui andava il dieci per cento di incassi da urlo, e in più aveva la protezione del governo che teneva al suo progetto più dell’oro. Sorrise fra sé e sé rivedendosi tre anni prima,

45

Page 49: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

un giovanotto in giacca e cravatta che aveva avuto l’ardire di presentarsi in banca con una delle idee più rivoluzionarie della storia umana. L’unica cosa che gli mancava erano i soldi per realizzarla, che gli erano stati concessi in pochissimo tempo.

Dopotutto, chi non avrebbe desiderato un super computer capace di prevedere il futuro di un individuo, elaborando i dati della sua vita passata?

Si stiracchiò le braccia anchilosate e guardò il flusso di numeri scorrere ordinatamente sullo schermo. Il computer sintetizzava in poche righe di codice binario interi anni di vita umana e li rielaborava prendendo in esame le infinite possibilità future, scegliendo con una precisione matematica la strada più probabile che il soggetto in esame avrebbe intrapreso.

E la cosa incredibile era che funzionava: non appena conoscevano il risultato, le persone finivano chissà come per intraprendere la via indicata.

Inoltre, il Destiny permetteva di fermare i criminali prima ancora che commettessero i crimini ed era collegato ai database della polizia in modo che fosse allertata non appena spuntava un potenziale criminale. Le leggi dello stato erano cambiate l’anno precedente per consentire la condanna preventiva di uomini e donne che in futuro avrebbero ucciso o rubato. Pochi mesi prima c’era stato un caso che aveva fatto scalpore, di un bambino, non ricordava il nome, forse Johnny, o James, che avrebbe ucciso i suoi genitori una volta adulto. Per qualche tempo l’opinione pubblica si era spaccata in due, divisa tra condanna e assoluzione, e il progetto aveva rischiato la chiusura, ma grazie al cielo l’idea della “condanna preventiva” aveva prevalso. La morte del bambino era stata l’affermazione definitiva della sua creatura, del quale si sentiva profondamente orgoglioso.

Il presidente in persona aveva stanziato nuovi fondi per migliorare il Destiny e permettergli di prevedere fin dalla nascita il futuro di una persona, per poi poterla indirizzare verso il cammino a lei più consono.

Con mezzo panino in bocca inserì nuovi dati nel sistema, che il computer cominciò a elaborare.

46

Page 50: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Di lì a poco sottoporsi al progetto Destiny sarebbe diventato obbligatorio per tutti, in modo da creare una società totalmente priva di crimini. Ognuno sarebbe stato adatto al ruolo da lui occupato e finalmente non ci sarebbero stati più problemi.

Finì il panino e fece quattro passi osservando la sala con soddisfazione. Solo una persona come lui, destinata alla grandezza, avrebbe potuto creare un’opera del genere. Non aveva mai sentito il bisogno di inserire i propri dati nel Destiny, lui aveva sempre saputo cosa il futuro avesse in serbo per lui.

La fredda voce continuava a sciorinare vari destini e a lui piaceva ascoltarli: gli dava una sensazione di onnipotenza. Dopotutto, ciò che faceva era giusto, aveva concesso all’umanità la cosa che più desiderava.

Tornò allo schermo e le sue mani indugiarono sulla tastiera. In fondo perché non inserire anche i suoi dati? Perché non trovare la conferma di quello che già sapeva?

Le dita iniziarono a digitare i codici e il ronzio del computer aumentò.Il Destiny era una sua creatura, in fondo era lui che gli aveva

insegnato a prevedere il futuro degli altri, lui che l’aveva programmato. Non poteva che dargli conferma di ciò che già sapeva.

Una gocciolina d’acqua gli cadde sulla mano con cui teneva il mouse e la sgrullò via infastidito.

L’elaborazione dei dati era quasi terminata e attendeva con ansia il responso.

Il vibrare delle apparecchiature coprì il lieve scricchiolio dei tubi di raffreddamento.

«Soggetto 6784» iniziò la voce, mentre due gocce d’acqua gli cadevano in testa. Si passò distrattamente una mano sui capelli, troppo attento a non perdere una parola di quello che il computer gli avrebbe detto.

«Morte per incidente a causa della rottura di un tubo di raffreddamento...»

Alzò la testa giusto in tempo per vedere un grosso pezzo di metallo che gli cadeva addosso. L’ultima cosa che sentì, fu il numero del soggetto successivo.

47

Page 51: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

TroiaPaolo Dapporto

«È inutile agitarsi come i maiali quando vengono portati al macello. Il destino di Troia è segnato e nulla e nessuno lo potrà cambiare.»

Cassandra diceva sempre la verità, sul passato e sul futuro, ma solo Priamo, il vecchio re, la stava ad ascoltare. Tutti gli altri preferivano tapparsi le orecchie e nascondere la testa sotto la sabbia per non sentire le sue profezie catastrofiche. Nessuno ha mai creduto alle vergini.

«Perché, figlia mia, gli dei ce l’hanno con noi? Dopo tutti gli animali che ho sacrificato, pensavo di meritare la loro benevolenza.»

«Non tutti gli dei ce l’hanno con te, padre. Purtroppo, quello che ce l’ha con te è proprio il loro capo, Zeus. È lui che vuole la distruzione della nostra città.»

«Zeus? Cosa gli ho fatto?»«Tu hai generato la bellezza di cinquanta figli e cinquanta figlie,

più di quelli che ha generato lui, e lui è geloso. Pensa che tu gli abbia fatto uno sgarbo e ora ne scontiamo le conseguenze. Lo va dicendo a tutti, lassù nell’Olimpo: “Chi si crede d’essere questo Priamo? Più potente di me che sono il re degli dei? Lo schiaccerò come un moscerino.” Credimi, questa guerra contro i Greci non è capitata per caso, è una sua macchinazione.»

«Sì, ma se quel cretino di tuo fratello Paride non avesse rapito Elena…»

«È giunto il momento che ti racconti tutta la storia, padre. Ti ricordi quando, tanti anni fa, io ero ancora una ragazzina, venne nella nostra città quel persiano che vendeva tappeti? Erano così belli i suoi tappeti che tu e la mamma lo faceste entrare nella reggia per rinnovare l’arredamento. Nove mesi dopo nacque Paride.»

«La mamma non avrebbe mai…»

48

Page 52: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

«L’hai guardato in faccia Paride? Non hai visto come è bello? Non assomiglia per niente ai suoi fratelli, perché, diciamo la verità, siamo tanti fratelli e sorelle, ma di bello c’è solo Paride. I maschi sono valorosi, forti, con certi muscoli che possono abbattere un toro, le femmine sono brave donne di casa e ottime madri, ma, in quanto a bellezza, zero, sia i maschi che le femmine. Perché Paride è così bello? Te lo sei chiesto qualche volta o sei cieco come tutti i tuoi figli? Paride è bello come un dio, perché quel venditore di tappeti era una reincarnazione di Zeus. »

«Se continui a farneticare, non ti crederò più neppure io.»«Non ho ancora finito. Zeus aveva un suo piano. Ha generato

Paride proprio allo scopo di distruggere la nostra famiglia. Gli ha fatto rapire Elena e ha scatenato la tempesta sulle nostre teste.»

Priamo riunì il Consiglio di Guerra. Intorno al grande tavolo di pietra, erano seduti i trenta figli sopravvissuti.

Non aveva molta voglia di parlare.«La guerra si è impantanata. Dall’Oriente lo stagno non arriva più

e non possiamo fabbricare armi e armature di bronzo. Fatevi venire un’idea e presto, perché non abbiamo molto tempo.»

Fu Paride il primo a parlare: «Padre, fratelli, vi chiedo ancora una volta perdono per i lutti che il mio amore per Elena ha provocato alla nostra città.»

Priamo lo zittì all’istante. Aveva ragione Cassandra. Paride era proprio bello: alto, biondo, occhi celesti. L’unico che avesse occhi celesti nella città di Troia. Gli balenò l’idea di farlo uccidere, ma poi a quale scopo? Zeus si sarebbe ancora più irritato.

«Tu, Paride, non c’entri nulla. Sei stato solo uno strumento degli dei.»

Intervenne Ettore, il figlio prediletto, erede di un trono che stava vacillando: «Padre, gli Dei ci sono favorevoli. Ieri in combattimento ho ucciso Patroclo e l’ho spogliato delle armi che indossava. Sono le armi di Achille, il nostro nemico più forte e pericoloso.»

E questo a chi somiglia? Stupido come tutti gli ottimisti. Vuoi vedere che anche lui è figlio di un dio? Magari di Marte, il dio della guerra.

49

Page 53: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Ettore era proprio un guerriero fanatico, mentre lui, Priamo, aveva sempre cercato la pace. Per fortuna aveva fatto costruire quelle mura così alte e robuste, altrimenti Troia sarebbe caduta già da tempo.

Si sentì la voce di un altro fratello: «Padre, vorrei parlarti di una mia scoperta.»

Una trentina di facce stupite si voltarono verso Glauco. Glauco era diverso dai suoi fratelli. In quella città di guerrieri rozzi e valorosi, lui studiava la natura. Il cielo durante la notte, la terra durante il giorno. I suoi studi e le sue scoperte non erano mai serviti a nulla. Riempiva interi papiri con numeri e disegni strani che nessuno capiva.

E questo di chi sarà figlio?«Come hai detto tu, padre, senza lo stagno non si possono produrre

nuove armi di bronzo, ma io ho una soluzione. Nel nostro territorio ci sono molte pietre strane, le ho scaldate con legna ad alta temperatura e…»

Come succedeva tutte le volte che parlava Glauco, Priamo venne preso da un attacco di sonno. Si risvegliò solo quando smise di parlare di pietre e di metalli: «Padre, ho fatto portare uno scudo di bronzo e una spada di ferro. Vorrei che il nostro fratello dalle braccia più forti, Polite, provasse a colpire lo scudo.»

Polite afferrò la spada di ferro e sferrò un colpo micidiale: lo scudo fu perforato e la spada colpì a morte il fratello che lo sosteneva. Nessuno si preoccupò più di tanto, neppure Priamo che non si ricordava neppure il nome di quel figlio disgraziato.

Glauco stava vivendo il suo momento di gloria, ma non aveva fatto i conti con Ettore.

«Vi rendete conto di quello che ci propone Glauco? Di combattere contro i nostri nemici in modo sleale, usando armi che loro non possiedono. Non è così che siamo stati educati e che educhiamo i nostri figli alle future battaglie.»

Ci fu una discussione molto accesa, al limite della rissa. Il re si rivolse a Eleno, fratello gemello di Cassandra.

«Eleno, tu che hai avuto dagli Dei il dono della profezia, illuminaci

50

Page 54: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

su quello che dobbiamo fare in un momento così difficile per la nostra città.»

Eleno chiuse gli occhi, consultò Apollo e dette il suo responso: «La guerra non sarà vinta dalla durezza.»

La scoperta di Glauco fu accantonata all’unanimità.

Achille aveva così tanta rabbia in corpo per la morte di Patroclo, che sarebbe uscito nudo dall’accampamento per andare a combattere. Briseide, la sua schiava favorita, lo supplicava di non uscire dalla tenda senza le armi: «Achille, distendiamoci sul letto e facciamo l’amore. Me lo merito dopo tutte le lacrime che ho versato di notte, quando tu e il tuo amico Patroclo mi mettevate in un angolo a guardare.»

Briseide si tolse la veste. «Osserva bene, Achille! Cosa aveva lui che io non ho?»

Achille dette uno schiaffo alla schiava, che osava confrontarsi con l’amico, e indossò l’armatura che gli aveva donato la madre Teti, anche lei di natura divina, prima che lui partisse per la guerra. Teti si era rivolta a Efes, un fabbro dell’isola di Lemno: «Devi fabbricare per mio figlio armi efficaci e una corazza che protegga tutto il suo corpo. Lo voglio invincibile e invulnerabile.»

E lui, il fabbro, aveva fabbricato tutto con il ferro.Achille andò sotto le mura di Troia a sfidare l’uomo che gli aveva

ucciso Patroclo: «Ettore, vieni fuori se hai coraggio!»Figuriamoci se Ettore si faceva sfuggire una occasione così. Era

tutta la vita che l’aspettava. Fu lui che scagliò per primo la sua lancia, che si infranse sullo scudo del nemico. Quando Achille lanciò la sua arma con la punta di ferro, Ettore, senza una valida difesa, fu colpito a morte.

Elena viveva nella paura continua di Menelao, l’ex-marito. Se fosse riuscito a espugnare Troia, chissà se l’avrebbe perdonata. Forse sì, visto che era in guerra da quasi dieci anni per cercare di riprendersela, ma un marito tradito può scatenare una guerra tremenda anche solo per puntiglio o per vendetta.

51

Page 55: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

«Paride, devi uccidere Achille, altrimenti sarà la fine per noi e per i nostri figli.»

Elena aveva un’arma segreta per strappare il sì al suo uomo, anche quando gli chiedeva l’impossibile, un’arma che usava nell’intimità del letto matrimoniale. Nessuno è mai riuscito a scoprire quel segreto, nonostante gli innumerevoli studi sui testi omerici. Che avesse una bella voce come le sirene?

Paride si recò da Glauco e gli chiese di fabbricargli tre frecce con la punta di ferro. Ferro contro ferro: avrebbe potuto funzionare. Glauco non era molto convinto, ma si mise al servizio del fratello. Visto che, dopo la profezia di Eleno, nessuno si rivolgeva più a lui, aveva cominciato a studiare gli uccelli. Non per avere auspici, ma per fuggire in volo da Troia se gli Achei l’avessero invasa.

Al crepuscolo Paride uscì dalla città, si appostò dietro un carro e scagliò contro Achille una delle sue frecce. Aveva mirato al corpo, ma l’eroe greco ebbe uno scarto improvviso e la freccia si conficcò nel suo tallone destro. La freccia perforò il calzare di ferro che proteggeva il tallone di Achille e dopo due giorni l’eroe greco morì per la disperazione di Briseide e di tutti gli Achei.

Tutto questo perché, quando aveva ordinato l’armatura, Teti si era raccomandata al fabbro: «Non dimenticarti che Achille è chiamato Pié veloce. Se i calzari non gli permettono di correre, lui non li indossa.»

Per forgiare i calzari, Efes era salito fino sulla cima del vulcano in eruzione, dove la lava raggiunge le temperature più alte. Calzari belli, teneri per la corsa, ma incapaci di opporsi a una freccia con la punta di ferro.

Fu l’astuzia di Ulisse, il re di Itaca, che, dando l’ordine di costruire un grosso cavallo di legno, dette la svolta decisiva alla guerra dopo dieci anni di combattimenti e migliaia di morti. Troia non fu vinta dalle armi, ma da un inganno, una trappola mortale. Il cavallo, che nascondeva al suo interno un certo numero di Achei, fu fatto entrare in città dai Troiani, che l’avevano preso come un dono degli Dei. Tirarono giù anche una parte delle mura per farlo passare.

52

Page 56: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Solo Priamo, che aveva consultato Cassandra, era contrario a fare entrare il cavallo. «Non lo vedete che c’è anche uno sportello?» gridava, ma nessuno dei figli ascoltava più il re, considerato solo un vecchio noioso e fastidioso. Durante la notte gli Achei uscirono fuori e Troia fu messa a ferro e fuoco. Gli abitanti furono colti di sorpresa, nel sonno, ubriachi per il vino bevuto durante i festeggiamenti per una vittoria che credevano vicina.

Eleno non aveva fatto festa. Da un po’ di tempo era preso da un malessere fastidioso che non l’abbandonava neppure durante la notte. Solo quando vide che Troia bruciava, riuscì ad afferrare fino in fondo il significato della profezia che lo tormentava da alcuni mesi: era il legno del cavallo, un materiale morbido, come gli aveva suggerito Apollo, che stava vincendo la guerra e distruggendo la gloriosa città di Troia.

Maledisse gli dei, sempre oscuri nei loro responsi, e scese a combattere l’estrema battaglia.

53

Page 57: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

L’avvocato Calessio Furtiforti della PetrosaGiuseppe De Micheli

«Pussa via, brutta gattaccia» strillò l’avvocato Calessio Furtiforti della Petrosa battendo ripetutamente le mani e formulando neri pensieri sulle inevitabili sciagure in arrivo. La gatta se ne stava infatti sdraiata sulla scrivania, sopra la posta appena arrivata. Era una micetta lunga, magra, di pelo rasato e tutta nera, a eccezione di quattro (di numero) peli bianchi al centro del petto. Lo fissò con innocenti occhi verdi, cristallini (da qui il suo nome: Smeraldina), poi, senza fretta, si rizzò in piedi, si stirò, saltò giù dalla scrivania e, una volta sul pavimento, si sedette sul posteriore e cominciò a leccarsi accuratamente il petto. Infine, bagnata di saliva una zampa, se la sfregò sul muso salendo fin dietro le orecchie. Il suo atteggiamento informava l’avvocato che non se ne era andata per i suoi strilli, ma di sua volontà, in quanto stufa di dormire.

Richiamata dallo sbraitare irruppe nell’ufficio Pina, la domestica-tuttofare-segretaria-compresa dell’Avvocato, che prese la micetta in braccio e se la coccolò per benino. Con la mano sinistra indicò la busta sopra la quale la gatta era prima sdraiata, dicendo: «È arrivata la risposta del Consiglio di Stato.»

«La vedo, ma sotto l’influsso di quel perfido animale la risposta sarà uguale alla precedente. Pina, te lo dico una volta per tutte: caccia via quella gattaccia o, almeno, fa’ che non entri più nel mio ufficio.»

L’avvocato non si riteneva fortunato, a cominciare dal nome che aveva ricevuto. Lo avevano chiamato Calessio perché era stato partorito in calesse, al ritorno da un picnic estivo. Provviden-zialmente la famiglia si era portata dietro anche la levatrice, la quale, sempre provvidenzialmente, non aveva dimenticato di munirsi di un bel panno di lino che era servito come primo indumento del neonato.

54

Page 58: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Avrebbero quindi potuto chiamarlo Lino, se proprio volevano ricordare nel suo nome qualche particolare della sua peculiare nascita, ma qualcuno, il denunciante o l’ufficiale dello stato civile, aveva fatto un po’ di confusione fra il nome designato (Alessio) e le circostanze della nascita, così era venuto fuori Calessio.

Al quale tutto andava male; compreso il ricorso al Consiglio di Stato per la modifica del nome, che era stato respinto. Come causale aveva indicato: “... errata lettura come lettera ‘C’ di uno svolazzo apposto anteriormente al nome da parte dello scrivano comunale”, ma un solerte funzionario del Consiglio si era preso la briga di consultare l’originale dell’atto di nascita riscontrando che: “... il presunto svolazzo ha tutte le caratteristiche della lettera C maiuscola scritta in bella calligrafia, mentre la ‘a’ susseguente è inequivocabilmente minuscola...”. Quindi l’istanza di modifica era stata rigettata. Ora ne aveva proposta un’altra inventandosi una motivazione a prova di bomba: l’ironia che il nome Calessio suscitava in amici e conoscenti. “... Invece che con il corretto appellativo Calessio, il ricorrente viene apostrofato con appellativi onomatopeici che ricordano il trotto dei cavalli, le grida dei loro conducenti o lo schiocco della frusta: ‘Clippete cloppete’, ‘oooh, Bigio’, ‘sciaff, schiocch’ eccetera”. I suoi amici avevano reso deposizioni giurate affermando che effettivamente lo dileggiavano così, ma avevano anche cominciato a chiamarlo davvero con quegli epiteti giustificandosi: «Non sia mai che abbiamo giurato il falso, vero ‘Clippete cloppete’?»

Ora non osava aprire la lettera di risposta che, sotto l’influsso malefico della “gattaccia nera” (mai che pensasse a lei come Smeraldina), sarebbe stata certamente negativa.

Tagliò la busta con mani tremanti, svolse il semplice foglio che conteneva, sbarrò gli occhi dalla meraviglia e abbracciò e baciò la domestica-tuttofare-segretaria-compresa, urlando: «Ricorso accolto! Sono Alessio, Alessio, Alessioooooo...»

«Pina,» trascinò lei e la gatta in un giro di valzer attraverso la stanza prima di affidarle la gestione del cambiamento di nome, «si

55

Page 59: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

informi su tutto quello che è necessario fare all’anagrafe, in Tribunale, all’ordine degli avvocati, eccetera, per realizzare il cambio di nome e lo faccia nel più breve tempo possibile». E accarezzò addirittura Smeraldina, grattandole anche il sottogola.

Calessio, ora Alessio, era sfortunato anche nel cognome. La leggenda famigliare faceva risalire il casato Furtiforti della Petrosa a un feudo assegnato all’avo capostipite nientemeno che da Federico II Imperatore, dopo la vittoria di Cortenuova sulla lega Lombarda, ma il documento che lo attestava, conservato nel locale Museo Storico Archeologico della cittadina sotto il numero di catalogo DC1, era in così cattive condizioni che il Sovrintendente non lo lasciava esaminare da chicchessia. Solo nell’800 un luminare dell’Università di Gottinga aveva potuto metterci gli occhi sopra e l’aveva incluso in un ponderosissimo studio, in tedesco antico, dal titolo chilometrico (occupava l’intera prima pagina del volume “in folio”). Sommarizzato, questo titolo significava pressapoco: “La politica Federiciana di assegnazione dei feudi come riconoscimento delle realtà locali e non come attestato di fedeltà alla causa dell’Impero”. Un giornalista del settimanale provinciale “Occhio per occhio” asseriva di aver consultato lo studio del professore di Gottinga e insinuava che da esso risultasse che i Furtiforti della Petrosa avessero convinto fraudolentemente l’Imperatore di essere i titolari dei diritti sull’esazione dei pedaggi del ponte sul torrente Sassaiolo. Il documento era redatto su carta, e non su pergamena o papiro, il che gli conferiva un enorme valore storico e museale (forse era il più antico atto ufficiale dell’Impero stilato su un supporto cartaceo), ma l’uso di questo supporto “volgare” dimostrava, secondo il giornalista, sfiducia dell’Imperatore verso i Furtiforti o comunque si chiamassero. L’articolista affermava inoltre che i Furtiforti fossero dei voltagabbana, o quantomeno degli opportunisti, essendo riusciti a conservare il feudo anche dopo la scomparsa dell’Imperatore Federico II, il successivo avvento delle Signorie, la dominazione spagnola, quella austriaca e, infine, l’unità d’Italia anche se, adesso, come semplice proprietà fondiaria.

Calessio, ora Alessio, meditava di fargli causa, ma prima sarebbe

56

Page 60: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

stato necessario appurare cosa effettivamente avesse scritto il Professore di Gottinga (chissà quanti soldi costerà la traduzione dal tedesco antico!) e, meglio ancora, sarebbe stato opportuno decifrare l’accartocciato documento del Museo (altri soldi da pagare a chissà quanti specialisti!).

Calessio, adesso Alessio, non se la passava troppo bene a quattrini. La Petrosa produceva poco o nulla e con quel cognome (chi si fida di uno che si chiama Furtiforti?) aveva poche cause da sostenere, quasi tutte di disperati o come difensore d’ufficio, pochissime lucrose. Il suo più grande successo era stato ottenere la riduzione della pena dai dodici mesi richiesti dal Pubblico ministero a otto mesi (condonati) a un taccheggiatore recidivo.

Aveva sostituito il Furtiforti con una semplice F. nei biglietti da visita, nella firma e nella targa sullo studio, li aveva scritti in corsivo per mimetizzare la “C” di Calessio in un ghirigoro che poteva sembrare un semplice svolazzo e aveva allungato la “a” minuscola in modo da farla sembrare una “A” maiuscola, vecchio stile calligrafico. A una lettura superficiale la sua firma, il biglietto da visita e la targa erano letti “Alessio F. della Petrosa” e la “F.” era interpretata come iniziale di un secondo nome e non come primo cognome. Quando però, ricevendo le carte ufficiali del tribunale, i clienti scoprivano che non si erano affidati all’avvocato della Petrosa, bensì all’avv. Furtiforti, molti lo ricusavano con qualche scusa.

Sarebbe stata necessaria un’altra istanza di cambiamento (del cognome questa volta) al Consiglio di Stato. Ma prima sarebbe occorso, comunque, far esaminare il documento accartocciato del museo per accertare la giusta grafia del casato: attraverso la teca a lui sembrava di leggere Fortiorfortis (il più forte dei forti), ma le distorsioni del vetro e le pieghe della carta potevano ingannarlo.

Compilò una garbata lettera, indirizzata al Museo, con cui richiedeva un esame scientifico del documento per accertare l’esatta grafia del nome. Suggeriva che, al fine di assicurare l’assoluto mantenimento dell’integrità del prezioso reperto, l’esame avvenisse sotto la direzione del Sovrintendente stesso, con specialisti da lui

57

Page 61: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

scelti e con i metodi che riteneva più opportuni. Il tutto allo scopo di “... acclarare l’esatta grafia del Casato, recuperandone la nobiltà, con indubbio incremento di prestigio per il Museo e anche per la Città...” cosa che lasciava intendere (se il Sovrintendente non era uno stupido) che ci sarebbe stata adeguata riconoscenza in caso di esito soddisfacente dell’analisi.

Prese l’antica penna stilografica con pennino squadrato, l’unica capace di riprodurre lo stile calligrafico usato come logo dello Studio Legale, e scrisse a mano la lettera su uno degli ultimi fogli che gli rimanevano della prestigiosa carta avorio intestata in oro che il padre gli aveva regalato al tempo della laurea. Al momento della firma ebbe un ripensamento: “Sono Alessio, adesso, non più Calessio. Devo cambiare firma.” Mise da parte la lettera, prese un bel foglio bianco e cominciò a vergare Alessio F. della Petrosa con l’A iniziale in varie versioni. Alla fine optò per un ricciolo appena accennato al posto della vecchia C, e una A molto aguzza, leggermente inclinata verso destra, con un taglio secco e deciso ascendente fino ad arrivare a due terzi d’altezza che la faceva sembrare il cappello piumato di Robin Hood appoggiato sulla testa, “alle ventitré”.

La contemplò soddisfatto, riprodusse una decina di volte la nuova firma fino a conseguire la piena scorrevolezza, infine firmò la lettera per il Museo, compilò l’indirizzo sulla busta, chiamò la domestica-tuttofare-segretaria-compresa e gliela affidò per la consegna.

«Mi raccomando, non le Poste, che metà della corrispondenza va persa, la dia al corriere L’Espresso del Sassaiolo, che con quello arriva di sicuro.»

Il Direttore del Museo sollevò delicatamente Ciccio Pasticcio, il suo maestoso gatto nero a pelo lungo, che dormiva beatamente sdraiato sulla corrispondenza appena arrivata. Contrariamente a Smeraldina, Ciccio Pasticcio era grasso, aveva gli occhi gialli e nemmeno un peluzzo bianco, né sul petto, né altrove. Se lo sistemò sulle ginocchia e, mentre il gatto ronfava di soddisfazione, iniziò a esaminare la corrispondenza. La prima lettera conteneva l’accettazione, da parte della Mostra Storica Itinerante della Carta di Fabriano, di

58

Page 62: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

tutte le clausole richieste dal museo per il prestito dell’inestimabile documento cartaceo di Federico II Imperatore, catalogato DC1. Con il prestito il Museo si privava del reperto per tre anni, ma a fronte di un compenso di tutto rispetto, che avrebbe consentito il restauro di molti pezzi in esposizione, la sistemazione dell’edificio dal tetto alle fondamenta e la costituzione di un fondo “anticalamità eventuali””.

Il Direttore sorrise soddisfatto e accarezzò il micio, il quale lo ricambiò con un formidabile aumento del volume del fron-fron e con una soddisfatta “pogata” di zampe sulle cosce. Quindi aprì la seconda lettera. Si trattava evidentemente di uno scherzo: un tale che si firmava Alessio, mentre tutti sapevano che l’avv. Furtiforti si chiamava Calessio, chiedeva l’esame del DC1 per “... acclarare l’esatta grafia del Casato...”.

“Ma quale casato! Dei Morti di Fame, al massimo. E poi... quale Alessio? Sappiamo tutti che ‘Clippete Cloppete’ si chiama Calessio. Però, usare questa gran bella carta per fare uno scherzo!” pensò, “Forse per rendere la cosa più credibile.”

Appallottolò la lettera e la gettò nel cestino.

59

Page 63: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Good MourningErika Marzano

19 Aprile 1867, Cottage Sowerberry, Moreton Morrell, Warwickshire, Inghilterra

L’anziana signora Sowerberry si muoveva freneticamente con espressione arcigna sulla sua sedia a dondolo. A ogni sua mossa la sedia cigolava e strideva, probabilmente si stava lamentando tanto quanto lei dovendo sopportare quel peso. Una grossa scatola in legno aperta era in precario equilibrio sulle sue gambe, dentro vi erano tanti fogliettini che riportavano nomi e indirizzi. La signora Sowerberry ne prendeva uno, lo avvicinava al viso, inforcava meglio gli occhiali e borbottava; dopodiché decideva se gettarlo a terra oppure riporlo nel coperchio della stessa scatola.

«Questo sì… questo no… questo sì…» così li smistava. Il povero Fahlonee sudava nel raccogliere tutti i bigliettini che l’anziana padrona buttava a terra; la camicia impregnata si attaccava alla pelle nerissima come il carbone e la fascia nera al braccio era troppo stretta.

La giovane signora Sowerberry entrò nella stanza disturbando la suocera.

La vecchia la guardò storto ma poi sfoderò uno di quei sorrisi finti che solo lei sapeva mostrare così bene e con così tanta disinvoltura.

«Tutto a posto, cara?»Tanti anni di convivenza tra le stesse mura avevano insegnato a

Claire Sowerberry a imitare quasi perfettamente la suocera; sorrise di rimando e si strinse nel vestito. «Tutto procede.»

Poi chiamò Dorothea, la domestica, dall’altra stanza e le intimò di raggiungerla.

Intanto l’anziana aveva terminato la sua spartizione.«Fahlonee vedi bene di mandare inviti alle persone giuste e richieste

di non presentarsi alle altre, per la regina Vittoria non vogliamo mica che ci mandino il malocchio!»

60

Page 64: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Fahlonee non rispose, si limitò a tenere con la mano destra i foglietti del “sì” e con la sinistra i “no”, pregando mentalmente di non confondersi al momento dell’invio; lasciò così la stanza.

Nel frattempo la grassa Dorothea aveva raggiunto la stanza; tra un singhiozzo e uno starnuto si avvicinò a Claire Sowerberry.

«Riprenditi cara, abbiamo un lavoro da sbrigare. Ora su, copri con uno straccio questo specchio sull’armadio e spero tu abbia già rivestito quello del corridoio e quello nella sala da bagno.»

Dorothea arrossì e corse fuori.«Ah le domestiche, come dobbiamo fare con loro, Percy?»Questa domanda non ricevette risposta; la giovane signora

Sowerberry si era rivolta al marito accarezzandogli il polso freddo; lui, disteso sul letto, indossava il suo migliore vestito da festa, con gli occhi chiusi, la barba perfettamente ordinata e le mani giunte sul petto.

Il signor Percival Sowerberry era morto.Gli occhi della signora caddero su un ritratto del marito in tenuta

militare posto accanto al defunto sul comodino di fianco al letto.«Chi ha messo qui questo?» Si affrettò a girare la foto dal lato del

muro e si fece il segno della croce per ben due volte baciando il rosario che portava al collo.

«Ti sei sincerata che ritratti e specchi siano stati coperti, cara? Non vorrai mica che lo spirito di mio figlio, pace all’anima sua, ne rimanga intrappolato.»

«Se ne sta occupando la domestica, mammina» la chiamò affet-tuosamente.

La vecchia Sowerberry riprese a dondolarsi e lamentarsi.«Oh figlio mio, figlio mio, te ne sei andato troppo presto! Chi

l’avrebbe mai detto che sarei sopravvissuta alla carne della mia carne, sangue del mio sangue.»

Claire Sowerberry decise di uscire, non sopportava quando la vecchia avviava i piagnistei e il colletto stava cominciando a pruderle.

«Claire! Claire!» la richiamò la suocera.«Sì, mammina?»

61

Page 65: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

«Quando arriverà il fotografo?»«Presto, mammina. Sai come sono queste cose, ci vorrà tempo!

L’ho chiamato da Londra, è il migliore! Porterà tutta l’attrezzatura necessaria… anche il sostegno per il collo! È la stagione delle piogge, ci vorrà un po’ di pazienza, i campi attorno a Moreton Morrell sono allagati, le strade fangose e dissestate. Quale carrozza si arrischierebbe di arrivare fino al nostro cottage?»

«Si spicciasse, non lo sa che unghie e capelli crescono dopo la morte? Il barbiere costa! Hai pensato a quello che ti avevo detto, Claire? Lo metteremo sulla poltrona circondato dai parenti e poi una coi figli. Non mi interessa che il tuo fotografo porti l’“attrezzatura”, si farà con oggetti quotidiani… i suoi oggetti. È così che voglio ricordarlo, non spenderò un centesimo per tutta quell’impalcatura.»

“Vecchiaccia taccagna” pensò la giovane Sowerberry, ma invece le sorrise e annuì avvicinandosi all’uscio per poter finalmente lasciare la stanza.

Ma l’anziana non aveva ancora finito.«I dolcetti, Claire…li hai fatti confezionare?»Claire Sowerberry si allontanò un attimo e subito dopo tornò con

un cestino pieno di biscotti di forma tonda e cilindrica, fatti con burro, farina e poco zucchero, o almeno così recitava la lista degli ingredienti attaccata al cestino. Ognuno di essi aveva una croce di marmellata rossa come decorazione; tutti riposavano su un letto di pergamene, chiuse con un sigillo a forma di teschio con due femori incrociati, al cui interno erano stati scritti i ringraziamenti per la partecipazione e un ricordo sul defunto affinché la memoria di lui non svanisse dalla mente degli invitati.

Albert, il marito di Dorothea, si inchinò sull’uscio della stanza chiedendo di poter entrare.

«Posso?»«Entra pure, Albert» risposero all’unisono la signora Sowerberry e

sua nuora.Con un cenno del dito il maggiordomo chiamò nella stanza due

facchini che trasportavano enormi ceste di fiori.

62

Page 66: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

«Grazie al cielo, l’aria stava diventando insopportabile.»I due posarono i canestri e le ghirlande dove era stato loro indicato

e, in segno di rispetto per il defunto e le padrone di casa, si tolsero il cappello rimanendo immobili per qualche istante.

Albert allungò loro delle monete estratte dal taschino della camicia e li invitò a lasciare la stanza.

21 Aprile 1867, Cottage Sowerberry, Moreton Morrell, Warwickshire, Inghilterra

«Siamo i migliori di tutta la contea di Warwick, signora Sowerberry.» Quell’uomo effeminato non la smetteva più di tirar fuori dalle sue scatole tessuti e disegni.

«Abbiamo i migliori modelli e le stoffe più pregiate. Lei lo sai meglio di me come vanno queste cose… il primo anno, nero.» Con uno schiocco di dita intimò al suo giovane assistente biondo di stendere sulla poltrona gli abiti neri femminili che aveva portato con sé.

«Per il secondo passiamo al viola.» Un altro schiocco, altri abiti.«E infine abbelliamo il viola con delle decorazioni bianche o

grigie.»Questa volta lui stesso estrasse dalla giacca dei pizzi, merletti e

fiocchetti dei colori che aveva appena menzionato in varie tonalità.Claire Sowerberry guardava compiaciuta quei tessuti; i suoi occhi

brillavano al pensiero della faccia che avrebbero fatto le amiche vedendola. Sorseggiava il suo thé seduta nella poltrona che una volta era il sostegno preferito del marito.

La “megera” stava ricamando seduta accanto alla salma del figlio, ignara delle spese che la nuora stava per compiere. Claire le aveva detto che erano dei vicini venuti per le condoglianze e nulla di più, non ci avrebbe messo molto.

«Si fidi, signora Sowerberry. Noi della “Mourning Warehouse” siamo specializzati in abiti da lutto; anche la regina Vittoria invidierebbe “le mie creature”, soprattutto da quando è in lutto per il povero Principe Albert.»

La giovane signora Sowerberry batté le mani e decise di fare la sua scelta.

63

Page 67: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

23 Aprile 1867, Cottage Sowerberry, Moreton Morrell, Warwickshire, Inghilterra

Dorothea fermò anche l’ultimo orologio a pendolo che si trovava nel soggiorno. Tutto era stato preparato; si voltò un attimo a guardare la stanza piena zeppa di fiori colorati e profumati; il loro profumo fruttato non nascondeva certo l’acre odore di morte che aleggiava in tutto il cottage. La salma era posta al centro, nella sua bara, coperta da un lenzuolo di pizzo bianco.

Poche ore dopo cominciò ad arrivare gente da ogni parte. C’erano parenti e amici da Londra, da Birmingham, da Oxford e da Stratford Upon Avon. Tutti riuniti sotto lo stesso tetto per onorare la memoria del povero Percival, scomparso troppo presto. Le donne nei loro migliori vestiti da lutto si lamentavano silenziosamente avvicinando di tanto in tanto il fazzoletto agli occhi e dispensando pacche sulle spalle e abbracci alla vedova e alla madre del signor Sowerberry; gli uomini, riuniti in gruppetti, erano concordi nell’elencare tutti i pregi e le “grandi azioni” compiute dal defunto durante la sua “breve” vita.

Dorothea e suo marito Albert erano indaffarati nel distribuire a tutti i biscotti e l’“arval bread”, il pane da funerale, affinché tutti gli invitati ricordassero quel giorno come memorabile.

La vecchia signora Sowerberry si muoveva a fatica per le stanze controllando che fossero presenti solo gli invitati scelti da lei e non le persone mal viste che volevano gettarle il malocchio e augurarle una repentina morte.

La giovane signora Sowerberry alternava parole di ringraziamento a violenti singhiozzi.

Nel tardo pomeriggio arrivarono i portantini delle pompe funebri per accompagnare la salma nel suo ultimo viaggio verso il cimitero. La gente ormai era quasi tutta andata via e solo i parenti più stretti erano rimasti a consolare le due donne e i figli del signor Percival Sowerberry.

Albert legò al dito del defunto una cordicella alla cui estremità era posto un campanellino d’oro, nel caso il padrone avesse dovuto risvegliarsi.

64

Page 68: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Un urlo si levò in quel pomeriggio piovoso inglese.«Che fate sciagurati che non siete altro? Dovete farlo uscire con i

piedi rivolti verso l’esterno o il mio Percy penserà di tornare a farci visita uno di questi giorni!»

Spaventati dalla voce dell’anziana, i portantini si affrettarono a cambiare il verso della bara e se la filarono a gambe levate verso la carrozza-carro funebre.

65

Page 69: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Istituto Superiore di DivinazioneFabio Baiocchi

«Sin dall’antichità gli uomini non si sono mai arresi al fato e hanno sempre cercato di anticipare il loro futuro con i metodi più disparati: invocando gli Dei o leggendo le stelle, gettando ossa in terra o pescando carte a caso, attribuendogli ogni volta significati arbitrari e spesso senza alcuna logica.»

L’anziano bevve un sorso di succo di arachidi dalla tazza fumante che teneva in mano e riprese a parlare.

«Quando le arti divinatorie non erano state ancora unificate era molto difficile distinguere i veri veggenti dai comuni ciarlatani. Per fortuna, come ben sapete, duecento anni fa la comunità scientifica ha ufficialmente ammesso che “alcuni individui particolarmente dotati sono effettivamente in grado di prevedere il futuro”. Ed è allora che è nato questo istituto! Qui ogni anno vengono individuati e formati veggenti di prim’ordine; vi insegneremo a riconoscere i messaggi, a interpretare i segni, a dare un senso alle vostre visioni. Solo pochi fortunati vengono ammessi e ancor meno arrivano con successo alla fine dei dieci anni del corso, ma per quelli che vi riescono il futuro sarà... oh be’... se lo vedranno da soli.»

L’uomo ridacchiò tra sé e sé: «Ohohoh mi piace sempre questa battuta.»Vedendo che nessuno rideva assieme a lui si ricompose e,

scrutando i presenti, riprese a parlare.«Uno, due, tre, quattro, cinque e sei...» disse, indicando con il

lungo dito ossuto uno a uno i ragazzi seduti davanti a lui. «Questo semestre siete parecchi... Mi presento, sono il Professor Demolé, Rettore del prestigioso Istituto Superiore di Divinazione. Sono in carica da venti lunghi anni ormai e, da che se ne ha memoria, non ho mai sbagliato una predizione.» Restò qualche secondo in attesa di un coro di ammirazione che non tardò ad arrivare.

Quando si ritenne appagato, fece cenno ai candidati di smettere e

66

Page 70: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

disse loro: «Seguitemi e vi illustrerò i test ai quali vi sottoporrete per vedere se avete o meno delle capacità innate.»

Camminarono per qualche minuto, passarono attraverso ampi corridoi e salirono numerosi scalini e lungo tutto il tragitto il Rettore continuò a sorseggiare dalla sua tazza. Giunsero infine in una stanza totalmente bianca, bianco il pavimento, bianco il soffitto, bianche tutte le pareti. Tutte tranne una che era occupata interamente da una vetrata, ma dall’altra parte del vetro si vedeva un’altra stanza, anch’essa interamente bianca. L’unica cosa che saltava all’occhio, al di là del vetro proprio al centro della stanza, erano quattro altari di pietra sopra i quali erano adagiati quattro capretti, bianchi anch’essi, legati e sedati.

«Bene, qui si svolgerà il test di lettura delle interiora.» Allungò la mano verso un tavolino bianco di fianco a lui, vi posò la tazza e afferrò un coltellaccio ricurvo.

«Con questo dovrete incidere la pancia dell’animale a quest’altezza e far fuoriuscire le interiora più rapidamente possibile.» Il professore mimò il movimento all’altezza della sua pancia. «Ricordate che con questo metodo nove predizioni su dieci avvengono entro i primi venti secondi; trascorso questo lasso di tempo restano solo frammenti sconnessi facilmente fraintendibili. È quindi fondamentale agire rapidamente e con precisione.» Posò il coltello sul tavolino, riprese la tazza e, voltatosi a guardare una capra, si mise a parlare agli altri dando loro le spalle. «Non si è ancora scoperto il motivo, ma le capre hanno in assoluto le interiora migliori per questo tipo di predizione e...»

Demolé smise di colpo di parlare e osservando rapidamente la stanza di fronte contò fra sé e sé.

«Una, due, tre e quattro. Ci sono solo quattro capre.»Rapidamente si avvicinò alla parete, pigiò il tasto dell’interfono

attaccato al muro e con voce agitata disse alla donna che rispose alla chiamata: «Ci sono solo quattro capre! I candidati sono sei! Signorina presto, faccia aggiungere due altari e due capre. Poi scopra chi si è occupato della predizione sui candidati di questa sessione e prenda provvedimenti in merito.»

Demolé si girò verso i ragazzi che lo guardavano stupiti e, ripreso

67

Page 71: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

egregiamente il controllo di se stesso grazie a un profondo respiro, corrugò la fronte e disse con tono severo: «Sono rammaricato dell’increscioso inconveniente ma imparerete a vostre spese che il percorso di un divinatore è pieno di ostacoli. Sono pochi quelli che, come me, non sbagliano una predizione. Qui all’ISdD abbiamo degli standard molto alti e, anche se mi dispiace molto, chi ha sbagliato una predizione tanto delicata dovrà risponderne personalmente.»

Poi, come se niente fosse, sfoderò un sorriso sgargiante e indicò una porta di lato alla stanza. «Continuiamo il giro.»

La sala in cui stavano entrando era in netto contrasto con la precedente. Se la “Macelleria”, come era chiamata goliardicamente nell’istituto, era un ambiente asettico e privo di stimoli, la “Bisca” era una stanza colorata e accogliente. Drappi arancioni pendevano dal soffitto, fiaccole scoppiettanti erano appese a pareti rosse e massicce scrivanie in mogano occupavano il centro della stanza.

«Bene, bene, bene. La Cartomanzia, cosa dire a riguardo? A differenza della lettura delle interiora è un metodo molto più coinvolgente. Un veggente che voglia predire il futuro con le carte deve prendersi il suo tempo e interpretare bene i segni. Grazie alle carte predissi la tristemente nota “catastrofe di Lisbona”, senza il mio preavviso le vittime sarebbero state decine di migliaia in più. In quel caso impiegai un giorno e mezzo a capire cosa volessero dirmi i tarocchi. Per questo motivo l’ambiente deve essere conciliante e familiare; bisogna ragionare, interpretare e ragionare. A volte un’intuizione avventata potrebbe stravolgere completamente il significato e portare a predizioni inesatte...» Demolé divenne rosso quanto le pareti appena si accorse che i tavoli che erano stati preparati erano solo cinque. Posò frettolosamente la tazza e corse all’interfono presente in questa stanza.

«Signorina anche qui! Ma chi è il debosciato che ha preso questa cantonata? Urge un tavolo da cartomante e un mazzo di tarocchi. Celeri che il test inizierà a breve. E trovatemi il responsabile.»

Dall’altra parte si sentì la voce della donna che disse.«Ma Rettore è stato *cffzfz*.»

68

Page 72: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Il Professore era troppo agitato dall’accaduto e, non accorgendosi che gli stavano rispondendo, levò il dito dal bottone interrompendo la comunicazione.

Con mano tremante recuperò la tazza di succo di arachidi ormai tiepido e ne bevve un bel sorso, strabuzzo gli occhi e con un filo di voce parlò tra sé e sé.

«Qualcuno ne risponderà, oh sì, ne risponderà a pieno.»Rivolse lo sguardo carico di rabbia ai ragazzi intimoriti dalla sua

reazione.«Se mai doveste passare il test, sperate di non vedermi mai come

adesso e ammesso e non concesso che capiti, be’, sarà meglio che non sia per causa vostra.»

«Va bene che uno possa sbagliarsi, pochi sono come me che non ne sbaglio una, ma addirittura dare due versioni differenti su una propria predizione no. Di là quattro altari e qui cinque tavoli.»

Piano piano l’anziano docente si calmò e fece cenno di seguirlo.«Andiamo avanti, per lo meno la prossima stanza mi tirerà su di

morale. Sto per mostrarvi la mia specialità...»Attraversarono la stanza e passarono per un corridoio che li portò a

una sala quasi totalmente buia. All’interno si sentiva uno scrosciare d’acqua continuo e, sulla parete di fondo, era a malapena distinguibile una cascatella che ne ricopriva tutta la superficie. Il pavimento era tappezzato di cuscini e al centro della sala erano disposti tre bassi tavolini circolari con una tovaglia di velluto nero e una sfera di cristallo illuminata in mezzo.

Demolé si fermò sulla soglia e iniziò a tremare di rabbia.Si avvicinò nuovamente all’interfono e, fuori da ogni grazia, iniziò

a inveire contro la povera interlocutrice che, tra una frase e l’altra del Rettore, provava a infilare una risposta.

«VOGLIO IL NOME DI QUELL’INCOMPETENTE!»«Professor Demo...»«DITEMI SUBITO COME SI CHIAMA!»«Professore è sta...»«LO FACCIO RADIARE DALL’ALBO MONDIALE, IO...»

69

Page 73: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Spazientita dalla situazione la donna prese coraggio e urlò a sua volta.«PROFESSOR DEMOLÈ È STATO LEI!»Calò il silenzio. Dopo pochi secondi di pausa riprese a parlare. «Sono rammaricata

Signor Rettore, ma è stato lei a fare questa predizione. È stato lei a predisporre il tutto.»

Demolé ascoltò senza fare una piega, ma all’improvviso mollò la presa sulla tazza che cadde a terra finendo in mille pezzi.

«Io non sbaglio mai...» disse a bassa voce.Prese a guardarsi intorno e a parlare con i candidati.«Io non sbaglio mai, non posso sbagliare. Sono il miglior veggente

del mondo... Non posso aver sbagliato. Deve esserci un errore!»Si fece largo tra i ragazzi e iniziò a correre per i corridoi

dell’istituto, ripetendo a chiunque incontrasse: «Non posso aver sbagliato!» o «Io non sbaglio mai.» o ancora «È una congiura per farmi le scarpe.»

Infine si chiuse nelle sue stanze e vi restò per due giorni prima di essere tirato fuori dalla polizia.

Le conseguenze di quell’evento furono tanto rapide quanto inevitabili: in breve tempo perse il posto di Rettore e gli venne sospesa la patente di veggente. Il suo orgoglio era a pezzi e si isolò dal resto del mondo e, con i pochi che gli restarono vicino, era un continuo teorizzare sul complotto e negare l’errore. Presto si stufarono anche i più affezionati e rimase totalmente solo. Le notti passavano insonni e quelle poche volte che riusciva a dormire continuava a ripetere nel sonno: «Io non sbaglio mai... Io non sbaglio mai...»

Passò così due anni fino a che, in una piovosa notte d’inverno, mentre vaneggiava a letto in preda ad una fortissima febbre, morì.

D’improvviso tutto si fece nero. Dopo qualche secondo Demolé uscì dalla trance della visione e aprì gli occhi. Era seduto su una comoda poltrona nel suo ufficio da Rettore dell’ISdD, il giorno prima della sessione di test. Allungò la mano verso il tavolino di fianco e presa una penna segnò “sei candidati” su un foglio, poi con una risata soddisfatta disse tra sé: «Io non sbaglio mai.»

70

Page 74: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

PremonizioniBoni Schnetlig

Si era svegliato da poco e se ne stava in bagno, in piedi, appoggiato con le mani sul bordo del lavandino.

“Fatti la barba” si sentì dire nella sua testa. Di solito si trattava di un sorta di pensiero intenso ma negli ultimi tempi si era quasi tramutato in una voce che gli diventava sempre più familiare.

Alzò lentamente la testa e si guardò allo specchio. Le grosse occhiaie scure occupavano buona parte della faccia; gli zigomi sporgenti sovrastavano la barba incolta; i lunghi capelli spettinati gli ricadevano in avanti, quasi a nascondere la grossa cicatrice sulla fronte e lo scintillio degli occhi grigi sprofondati nelle orbite. Lo sguardo spento palesava le numerose notti insonni.

“È meglio se ti fai la barba.”Per esperienza sapeva che tutte le volte che il sesto senso gli

suggeriva di fare, o di non fare, qualcosa sarebbe stato meglio obbedirgli. Anche il giorno dell’incidente, prima di uscire di casa, aveva percepito quel pensiero intenso che cercava di metterlo in guardia, ma non gli aveva dato peso.

Continuò a scrutare il viso dimagrito senza riuscire a pensare a niente. O forse era esattamente ciò che stava cercando. Troppi pensieri assillanti lo tormentavano durante le notti, che gli sembravano interminabili, e ora, che era quasi mezzogiorno, tutto ciò che gli interessava era di godere di questi attimi di quiete mentale. Sapeva che non sarebbero durati a lungo.

Dopo una lunga doccia calda, avvolto nell’accappatoio, andò in cucina e aprì il frigo; era vuoto, tranne che per una mezza bottiglia di succo d’arancia e due lattine di Heineken.

Perché radermi? Che importa? si domandò sulla strada per il supermercato, dandosi una rapida occhiata nello specchietto retrovisore

71

Page 75: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

dell’auto. Posso capire quella volta che mi sconsigliò di prendere la moto... Ma non capisco che c’entra la barba...

Il supermercato era affollato e questo accentuò il suo senso di sconforto. Odiava trovarsi in mezzo alla gente; si sentiva osservato. Ma non poteva farci nulla, perciò si fece coraggio e andò avanti a piccoli passi cercando di non farsi notare.

Aveva fatto sì e no un quarto della spesa quando, allontanandosi dal reparto dei formaggi, vide questa bella mora venirgli incontro: occhi neri, alta, snella, capelli lunghi e occhiali dalla montatura fine che rendevano il suo viso ancora più raffinato. Per qualche istante i loro sguardi si incrociarono e lui provò una stretta allo stomaco, e tutto d’un tratto credette di essere arrossito. Distolse lo sguardo per nascondere il turbamento. Proseguì guardando in giro e cercando di apparire del tutto disinteressato. Però il cuore gli batteva forte.

Non provava emozioni così forti da quando aveva perso Nina – la sua ex – in quell’incidente con la moto dove si era anche fratturato malamente il ginocchio. Da allora non gli era mai passato per la mente di farsi avanti con una ragazza. Zoppicare lo metteva in forte disagio. E poi si sentiva ancora legato a Nina, e soprattutto si riteneva responsabile per la sua morte.

Dei flashback del viso di Nina gli si piazzarono davanti agli occhi. Intravide la sua faccia, nello specchietto retrovisore della moto, con il vento che le scompigliava i lunghi capelli biondo grano. Era l’ultima immagine felice che aveva di lei: era così rilassata e ignara del destino atroce. Sentì la sua voce che gli sussurrava parole d’amore all’orecchio. Erano anni che questi ricordi lo facevano soffrire e alimentavano il fuoco della voglia di lei. Ma adesso, all’improvviso, ebbe come l’impressione di stare per tradirla; perciò sentì il bisogno di liberarsi di queste emozioni violente.

Diede un’occhiata alla lista della spesa: doveva prendere i ravioli. Oltrepassò il reparto delle bibite e girò nella corsia della pasta fresca. Ma dopo pochi passi rimase di stucco quando, dall’altra parte della

72

Page 76: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

corsia, notò la mora di prima; ferma, un po’ di profilo, con la testa china e in mano un pacchetto. La scrutò dalla testa ai piedi: indossava un elegante cappotto di lana nero, tre quarti; dei pantaloni attillati color verde ulivo che mettevano in risalto le lunghe gambe dritte e toniche; calzava degli stivaletti scamosciati, con fibbia, di un bordeaux che s’intonavano perfettamente con il resto dell’abbigliamento. I capelli lunghi e lisci le ricadevano sulle spalle. Il seno piccolo sbordava di quel poco che bastava per evidenziare la femminilità del corpo atletico. Il cuore iniziò a battergli sempre più forte, mentre la confusione s’impadroniva della sua mente. La ragazza posò il pacchetto e proseguì verso di lui guardando la merce esposta sui ripiani.

E adesso, che faccio? Le volto le spalle? Me ne vado?Rimase fermo facendo finta di consultare la lista della spesa. Ma

quando la ragazza gli passò accanto non poté resistere alla tentazione di alzare la testa e guardarla. I loro sguardi si incrociarono di nuovo per un breve istante. Questa volta, vista da più vicino, nei suoi occhi neri gli sembrò di notare la purezza di un’anima buona e gentile; una bellezza acqua e sapone. La ragazza non sembrò seccata da questo secondo incontro di sguardi.

Ma allora me lo fa apposta..., pensò riferendosi al destino.I due si allontanarono in direzioni opposte.Chi sa cosa avrà pensato di me. Forse le ho fatto paura con la

mia barba.Si diresse verso la grande area della frutta e verdura e continuò a

fare la spesa. Lentamente la musica di sottofondo del supermercato dominò il forte pulsare nelle sue orecchie.

Tanto, sarà sicuramente fidanzata. Una ragazza così giovane e bella non può non essere fidanzata.

Prese un sacchetto di plastica e ci mise dentro una testa di lattuga, poi ne riempì un altro di mele e li appoggiò nel carrello. Fece un lungo respiro e si avvicinò al banco delle melanzane. Le fissò a lungo, indeciso se prenderne una. Le voci della gente attorno a lui interferivano con la musica di sottofondo. Un po’ irritato, ma allo stesso tempo anche giù di corda, alzò la testa e guardò in lontananza,

73

Page 77: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

in una direzione ben precisa, come per ubbidire a un ordine. In quella direzione si era creato un corridoio di persone e il suo sguardo spaziò attraverso l’area della frutta e verdura, oltrepassò la zona dei salumi e il pescivendolo e giunse in macelleria, dove riconobbe subito l’inconfondibile capigliatura nera che si riversava sulle larghe spalle che tendevano il cappotto nero. Chiuse gli occhi e scosse leggermente la testa. Non ci credeva; non poteva essere una semplice coincidenza. Pensò che si doveva trattare di un segno del destino: come se qualcuno, o qualcosa, lo stesse spingendo verso quella ragazza mora. Ma sapeva che non poteva approfittarne, nonostante lei gli piacesse.

Prenditi pure gioco di me, destino cane!Dopo un po’ le parole di Nina cominciarono a frullargli per la

testa: “Io ti amo per quello che sei. Ti amerei anche se tu fossi l’uomo più brutto del mondo. Credimi, se ti mettessero tra dieci divi del cinema, belli e ricchi, io sceglierei sempre te, senza pensarci un attimo. Nessuno è come te.”

Guardava la mora e pensava a Nina. Gli sembrò di averla di nuovo accanto. Quasi avvertiva la sua energia. Provò una profonda nostalgia per lei, per i suoi abbracci confortanti, i suoi baci di fragola e persino per il suo profumo. Per un attimo gli sembrò come se Nina lo stesse incoraggiando a farsi avanti con la mora: “Vai, bimbo! Sii te stesso e vedrai che le piacerai. Tu non sei affatto male.”

Sorrise amaramente e gli vennero gli occhi lucidi. Ne sentiva la mancanza come non mai, e stentava a credere di averla persa per colpa sua.

Maledetta moto! E maledetto me!Decise di avvicinarla di nuovo, ma solo allo scopo di vedere

qualche anello nelle sue dita e di mettersi l’anima in pace. Percorse la distanza che li separava senza staccarle gli occhi di dosso nemmeno per un attimo. A pochi metri da lei il suo cuore riprese a battere all’impazzata. Si fermò di scatto e si voltò verso una vetrina. Non aveva il coraggio di avvicinarla abbastanza da esaminare le sue dita. Temeva di darle l’impressione di uno che la importunava. Afferrò un pacchetto di carne trita e fece finta di leggerne l’etichetta e intanto

74

Page 78: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

con la coda dell’occhio guardò la ragazza che non sembrava essersi accorta di lui. La ragazza si rivolse a un’addetta che serviva al banco, ordinò delle bistecche e poi, mentre aspettava di essere servita, si guardò attorno come se si stesse domandando che altro le servisse.

“Fatti coraggio! Vai!”Non ne se la sentiva. Le gambe gli sembravano paralizzate.Stringeva forte il pacchetto di carne trita, quando si rese conto che

le unghie stavano bucando il polistirolo e il cellofan.E vai a vedere il suo anello, e finiamola!Posò la confezione di carne, si riempì i polmoni con un respiro

profondo e si diresse verso la ragazza. La raggiunse proprio nel momento in cui la commessa le stava consegnando le bistecche, avvolte in un foglio di carta. La ragazza allungò il braccio destro per afferrare il pacco e lui notò che non c’erano anelli nella sua mano. Fu sorpreso. Poi pensò che sicuramente qualche anello ci doveva essere nella mano sinistra, che ora non riusciva a vedere. Aspettò pazientemente, guardando la carne dietro il vetro, finché la ragazza poggiò entrambe le mani sul carrello per spingerlo.

Oh, no! Nessun anello neanche sulla sinistra. Come può essere!Rimase piacevolmente spiazzato, ma anche molto turbato. La

sensazione di tradimento aumentava. Ora tremava tutto. Si sentiva come un adolescente alla prima cotta. Guardava la mora che si allontanava e non sapeva che fare. D’istinto la seguì, fermandosi di banco in banco facendo finta di osservare la merce.

Che cosa stai facendo? Smettila! Lo sai bene che non ti vorrà, pensò ad un certo punto.

Triste e con il cuore pesante smise di seguirla. Decise di lasciarla perdere. Ritornò all’area della frutta e verdura per continuare con la spesa. Il ronzio della gente attorno lo infastidiva ancora di più. Dopo alcuni minuti si rese conto che la mora gli stava già mancando un po’. Era conscio che una cosa del genere non era normale, ma che poteva farci; la voglia di innamorarsi di nuovo cominciava a riemergere in lui. Di tanto in tanto la cercava con gli occhi, ma non la vide.

Fattene una ragione, ti passerà, si disse per farsi coraggio.

75

Page 79: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

Una volta finito con la spesa si avvicinò alla pattumiera e mentre si sfilava il guanto di plastica il suo sguardo assente cadde nella corsia che gli stava esattamente davanti agli occhi. Sussultò meravigliato nel vedere la mora in quella corsia. Era come se il destino avesse risposto al suo desiderio di rivederla. All’improvviso, per un attimo, gli sembrò che tutto scomparisse; c’era solo la mora. Il suo corpo fu pervaso da tremori incontrollabili. In quel frangente vide anche Nina, poco distante, tra lui e la mora. Se ne stava in piedi, in silenzio, e lo guardava con un sorriso che non riusciva a nascondere la gelosia. “Io appartengo a te, bimbo, comunque vada...”

Di colpo l’apparizione svanì e tutto tornò normale. Ora l’emozione che provava era talmente intensa che si sentì certo di volerci provare. Si domandò come fare, cosa dirle. Poi si rese conto di avere la gola un po’ secca. Deglutì a fatica. Mise la mano nella tasca della logora giacca di pelle in cerca dei chewingum, ma non li aveva. Li portava sempre, ma non questa volta.

Almeno mi fossi fatto la barba... Mannaggia a me!Si fece coraggio e s’incamminò verso la ragazza. Imboccò la

corsia e le si avvicinò deciso. In quel momento la ragazza prelevò un pacchetto di tè dallo scaffale e si allontanò per metterlo nel carrello, che si trovava qualche metro più in là. Gli sembrò che lei non l’avesse notato, ma non ne era certo.

Come può non avermi notato? Le ero praticamente di fianco.La ragazza andava da una parte all’altra della corsia guardando e

prelevando dei prodotti dai ripiani. Lui la osservava sperando in una sua reazione. Era indeciso se parlarle subito o aspettare che lei si fermasse. Nel frattempo giunsero altre persone. Un donnone si piazzò tra lui e la mora. Come se non bastasse arrivarono altre due signore anziane e una giovane coppia. Tutto ciò lo stava rendendo molto più nervoso.

E se mi dicesse di no in loro presenza?Questa domanda lo terrorizzò, ma si rese conto di non avere altra

scelta. Non poteva aspettare che la gente se ne andasse. Il carrello della mora era pieno, e ciò gli fece capire che presto lei si sarebbe

76

Page 80: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

diretta alle casse, dove gli sarebbe stato impossibile parlarle.Ma proprio ora dovevano arrivare tutti questi!La ragazza si fermò a leggere l’etichetta di un barattolo di salsa, e

fu in quel momento che le si piazzò di fianco e facendo appello a tutte le sue forze le disse: «Ciao!»

Lei si voltò, gli sorrise e contraccambiò gentilmente.In quel frangente lui scrutò con attenzione i suoi occhi in cerca di

un indizio che in qualche modo gli facesse capire se lei si era accorta che l’aveva seguita.

«Ti posso parlare un attimo?» le domandò in una tonalità di voce completamente sbagliata che tradiva la forte emozione.

«Dimmi pure» rispose lei accennando un sorriso sincero.Aveva la bocca totalmente secca e dubitava fortemente che sarebbe

stato capace di continuare a parlarle. Ma non poteva tirarsi indietro.«È da mezz’ora che ti vengo dietro... e ti osservo senza essere

capace di toglierti gli occhi di dosso.»La ragazza arrossì manifestando un’espressione piacevolmente sorpresa.«Mi piaci tanto, e vorrei conoscerti, se ti va» aggiunse poi sorridendole

e rendendosi conto di quanto maldestro fosse l’approccio.Lei diventò viola per l’imbarazzo. Ma tuttavia non riuscì a

trattenere un grande sorriso di ragazza lusingata. Con il barattolo di salsa in mano si diresse verso il suo carrello, lo ripose, si raddrizzò, e guardandolo negli occhi gli disse: «Mi spiace, ma sono già impegnata.»

Lui potè notare chiaramente che la ragazza stava mentendo, ma che poteva dirle. «Oh, scusami! Non lo sapevo.»

«Niente, figurati» gli disse lei sorridente.Lui spinse il carrello verso le casse, zoppicando vistosamente;

ormai non gliene importava più.Una volta in macchina rimase immobile, come intontito, per

diversi minuti. Non sapeva se sentirsi triste o sollevato per essere stato rifiutato dalla mora.

“Non importa, bimbo. Almeno ci hai provato” lo rincuorò la voce di Nina.

Già... Non importa..., disse come in trance con lo sguardo perso

77

Page 81: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga

AbaluthGatti neri & C

nel nulla. Almeno ora lo so... tu sei ancora la migliore, e sarai sempre con me nei mie pensieri. Grazie piccola!

Mise in moto l’auto e accese la radio. La voce graffiante di Sinatra fece vibrare le membrane degli altoparlanti:

“I’ve got you... under my skin,I’ve got you... deep in the heart of me,So deep in my heart that you’re really a part of me,I’ve got you... under my skin”Una lacrima gli rotolò giù lungo la guancia. Con le mani tremanti

si accese una sigaretta, ingranò la prima e si diresse verso casa con l’immagine di Nina davanti agli occhi.

78

Page 82: Gatti neri & C - Scrittura e Editoria | Abaluth · diffusione a uso personale dei lettori, purché sia riconosciuta l’attribuzione dell’opera al suo autore, l’opera non venga