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GALLURA Periodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927 & NGLONA N. 4 - Anno XXI - 30 aprile 2013 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - 1,00 Il Vescovo ai ministranti: “Siate orgogliosi! Il vostro è il vestito del servizio” È sempre una festa quando si incontrano duecentotrentacinque ministranti, 21 par- rocchie presenti su 52, 127 accompagna- tori, tra genitori e animatori. Roba da ragazzi, direte. Invece, no! È un avvenimento che ri- guarda tutta la Chiesa diocesana. Infatti,tutti i sacerdoti della mia generazione, e anche quelli precedenti alla mia, da ragazzi, hanno fatto par- te del gruppo dei ministranti. In questo gruppo hanno incontrato un sacerdote o un missiona- rio di passaggio che nella loro mente ha fatto scattare l’idea di poter diventare come loro. Il vescovo, rivolgendosi ai ragazzi, ha ricordato: “ Noi celebriamo questa festa che è la festa dei ministranti della diocesi, nella festa di San Mar- co evangelista. Sono presenti con voi diversi sa- cerdoti, i genitori e gli animatori. Sull’esempio di S.Marco, alla scuola del vangelo, impariamo a seguire fedelmente Gesù. Ognuno di noi, quindi, per la sua parte, alla scuola del vange- lo, dobbiamo imparare a segue a pag. 16 di Daniela Astara O lbia rinnova il suo look per celebrare il santo Patrono Simplicio. Il 10 maggio, primo giorno dei festeggiamenti, che culmineranno il 15, l’amministrazione comuna- le taglierà il nastro dell’Urban Center, il proget- to che ridisegna e riqualifica gran parte del cen- tro storico cittadino, con la nuova piazza anti- stante la basilica minore di San Simplicio e la si- stemazione di tutta l’area attorno al parco Fau- sto Noce. Era il 2006 quando l’allora sindaco Settimo Nizzi diede il lieto annuncio: la madre di tutte le opere pubbliche era pronta per tra- sformarsi da sogno in realtà. L’iter in verità, non è stato né semplice né rapido. Ci sono voluti quasi sette anni, oltre tredicimilioni di euro di fondi regionali ed europei, oltre che tutte le ri- sorse disponibili del comune perché il sogno diventasse realtà. Nel frattempo è anche cam- biata l’amministrazione alla guida della città. Spetterà infatti a Gianni Giovannelli e la sua giunta inaugurare tutte le strutture realizzate. Si tratta un edificio futuristico nei pressi del Parco Fausto Noce, l’Urban Center segue a pag. 16 Olbia, l’Urban Center riqualifica il centro storico L’inaugurazione il prossimo 10 maggio

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GALLURAPeriodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927

& NGLONAN. 4 - Anno XXI - 30 aprile 2013 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - €1,00

Il Vescovo ai ministranti:“Siate orgogliosi! Il vostro è il vestito del servizio”

Èsempre una festa quando si incontranoduecentotrentacinque ministranti, 21 par-rocchie presenti su 52, 127 accompagna-

tori, tra genitori e animatori. Roba da ragazzi,direte. Invece, no! È un avvenimento che ri-guarda tutta la Chiesa diocesana. Infatti,tutti isacerdoti della mia generazione, e anche quelli

precedenti alla mia, da ragazzi, hanno fatto par-te del gruppo dei ministranti. In questo gruppohanno incontrato un sacerdote o un missiona-rio di passaggio che nella loro mente ha fattoscattare l’idea di poter diventare come loro. Ilvescovo, rivolgendosi ai ragazzi, ha ricordato: “Noi celebriamo questa festa che è la festa dei

ministranti della diocesi, nella festa di San Mar-co evangelista. Sono presenti con voi diversi sa-cerdoti, i genitori e gli animatori. Sull’esempiodi S.Marco, alla scuola del vangelo, impariamoa seguire fedelmente Gesù. Ognuno di noi,quindi, per la sua parte, alla scuola del vange-lo, dobbiamo imparare a segue a pag. 16

di Daniela Astara

Olbia rinnova il suo look per celebrare ilsanto Patrono Simplicio. Il 10 maggio,primo giorno dei festeggiamenti, che

culmineranno il 15, l’amministrazione comuna-le taglierà il nastro dell’Urban Center, il proget-to che ridisegna e riqualifica gran parte del cen-tro storico cittadino, con la nuova piazza anti-stante la basilica minore di San Simplicio e la si-stemazione di tutta l’area attorno al parco Fau-sto Noce. Era il 2006 quando l’allora sindacoSettimo Nizzi diede il lieto annuncio: la madredi tutte le opere pubbliche era pronta per tra-sformarsi da sogno in realtà. L’iter in verità, nonè stato né semplice né rapido. Ci sono volutiquasi sette anni, oltre tredicimilioni di euro difondi regionali ed europei, oltre che tutte le ri-sorse disponibili del comune perché il sognodiventasse realtà. Nel frattempo è anche cam-biata l’amministrazione alla guida della città.Spetterà infatti a Gianni Giovannelli e la suagiunta inaugurare tutte le strutture realizzate. Sitratta un edificio futuristico nei pressi del ParcoFausto Noce, l’Urban Center segue a pag. 16

Olbia, l’Urban Center riqualifica il centro storicoL’inaugurazione il prossimo 10 maggio

Nuova Serie

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GALLURAANGLONA& Anno XXIn. 430 aprile2013

comun icaz ion i soc ia l i

Sabato 18 maggio 2013, la diocesi di TempioAmpurias celebrerà la giornata diocesana e re-gionale delle comunicazioni sociali, ad Olbia,

nella parrocchia N.S. de La Salette. Il tema prescel-to è lo stesso del messaggio del Santo Padre per la47esima giornata mondiale delle comunicazioni so-ciali: “Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovispazi di evangelizzazione”. Infatti, la cultura dei so-cial-network e i cambiamenti nelle forme e negli sti-li della comunicazione, pongono sfide impegnativea coloro che vogliono parlare di verità e di valori.Per questo, ci ricorda il Santo Padre, i social-mediahanno bisogno dell’impegno di tutti coloro che so-no consapevoli del valore del dialogo, del dibattitoragionato, dell’argomentazione logica; di personeche cercano di coltivare forme di discorso e diespressione che fanno appello alle più nobili aspi-razioni di chi è coinvolto nel processo comunicati-vo. La capacità di utilizzare i nuovi linguaggi è ri-chiesta non tanto per essere al passo coi tempi, maproprio per permettere all’infinita ricchezza del van-gelo di trovare forme di espressione che siano ingrado di raggiungere le menti e il cuore di tutti. I so-cial-network, oltre che strumento di evangelizzazio-ne, possono essere un fattore di sviluppo umano.Per questa occasione la diocesi ha avuto la disponi-bilità del sottosegretario CEI, mons. Domenico Pom-pili, direttore dell’ufficio CEI per le comunicazionisociali a intervenire ai lavori, nonché la collabora-zione della delegazione regionale della FISC e del-l’UCSI Sardegna, con il suo presidente Dr. Mario Gi-rau; il presidente dell’ordine dei giornalisti della Sar-degna Filippo Peretti, degli uffici diocesani delle co-municazioni sociali, dei giornali cattolici, delle di-verse testate giornalistiche e di alcuni rappresentan-ti delle emittenti televisive regionali. Queste presen-ze, altamente qualificate, assicurano competenza,professionalità ed esperienza. Il vescovo diocesanomons. Sebastiano Sanguinetti ha caldeggiato l’inizia-

tiva, perché sa benissimo che la Chiesa è chiamataad essere presente lì dove sono gli uomini. E, oggi,gli uomini sono anche in rete, perché una parte del-la loro vita di comunicazione è proprio lì, in quel-l’ambiente digitale. I lavori inizieranno alle 10.00 delmattino, nei locali della parrocchia, e proseguirannofino al primo pomeriggio.

Ad Olbia il 18 maggioGiornata diocesana e regionale

delle comunicazioni sociali“Reti sociali: porte di verità e di fede;

nuovi spazi di evangelizzazione”

3Anno XXIn. 4

30 aprile2013

GALLURAANGLONA&

Papa Francesco, nell’udienza del 24 aprile2013, ha rivolto un saluto affettuoso, maanche pieno di speranza, agli operai

E.ON, che erano arrivati dalla Sardegna guidatidall’Arcivescovo di Sassari Mons. Paolo Atzei.L’incontro col Papa era saltato la settimana pre-cedente a causa di un ritardo di due ore del vo-lo Alitalia Alghero-Roma. Gli operai non si era-no persi d’animo e avevano fissato con il PapaFrancesco un nuovo appuntamento per il mer-coledì successivo. Il pontefice rivolgendosi aglioperai della Società E.ON ha detto: “ Rivolgoun cordiale benvenuto ai pellegrini di linguaitaliana. In particolare saluto i fedeli dei diversipellegrinaggi diocesani, accompagnati dai ri-spettivi Vescovi, convenuti alla Sede di Pietro inoccasione dell’Anno della fede. Un pensierospeciale rivolgo all’Arcivescovo di Sassari e aglioperai della Società “E.ON” - si vede che oggil’aereo è arrivato in orario; grazie tante! Ed au-spico che la grave congiuntura occupazionalepossa trovare una rapida ed equa soluzione,nel rispetto dei diritti di tutti, specialmente del-le famiglie. La situazione in Sardegna e nell’in-tero Paese è particolarmente difficile. È impor-tante che ci sia un incisivo impegno per aprirevie di speranza“.

di fra Silvano Bianco

Convocati dal Ministro generale dell’Ordi-ne, padre Marco Tasca, i FrancescaniConventuali di Sardegna si riuniranno in

Capitolo provinciale presso il convento di SanFrancesco in Oristano dal 6 al 10 maggio pros-simo. Nel corso dei lavori capitolari i frati compiran-no un lavoro di verifica del quadriennio tra-scorso (2009-2013), ed eleggeranno il Ministroprovinciale della fraternità. L’elezione è prevista per il 9 maggio quando ifrati, dopo un adeguato tempo di riflessione epreghiera, sceglieranno colui che li guiderà peril prossimo quadriennio (2013-2017). Quello che si sta per celebrare sarà un Capito-lo “2.0”, come si direbbe nel linguaggio infor-matico, non soltanto perché affronterà le sfidedella nuova evangelizzazione nella societàodierna, ma perché segnerà l’inizio di una evo-luzione che porterà alla nascita (entro il 2017)di un’unica grande Provincia religiosa nel Cen-

tro Italia. Anche la Sardegna, infatti, ha aderitol’anno scorso al progetto di unificazione con al-tre realtà dell’Ordine. Pertanto, il prossimo potrebbe essere l’ultimocapitolo provinciale “Sardo”, prima dell’unifica-zione. Non a caso la seconda parte del Capitolo, pre-vista a Luglio, si celebrerà in Assisi insieme aifrati delle altre Province del Centro Italia. È un importante segnale di cambiamento checoinvolge non soltanto i 40 religiosi iscritti allaProvincia, ma anche le singole comunità localisparse per la Sardegna (4 conventi e 4 parroc-chie). È, infine, un percorso indispensabile per ri-spondere all’attuale momento di crisi vocazio-nale e al costante aumento dell’età media deireligiosi. Ripartire dall’esistente, dunque, valorizzandopersone, attività, presenze e strutture che sianodi aiuto ai cristiani di oggi e alle nuove esigen-ze della chiesa. Come richiesto da san Francesco d’Assisi: “I fra-

ti predichino più con la vita, che con le parole”,mostrandosi sempre obbedienti per amore diCristo alla santa madre chiesa. Un programma di vita esigente e impegnativo,talvolta non testimoniato con la dovuta traspa-renza. Ci aiuti il Santo di Assisi a riprendere ilcammino, recuperando quella spiritualità che èun dono speciale per il bene dei fratelli.

di Francesco Marongiu - Presidente Unitalsi

Nell’anno della Fede e in occasione dei110 anni di fondazione dell’UNITALSI,la Sezione Sarda Nord dell’Associazione

dei “treni bianchi”, accoglierà le reliquie diSanta Bernadetta, alla quale l’11 febbraio 1858,all’età di quattordici anni, apparve una bellaSignora. Furono in tutto 18 apparizioni chesvelarono l’identità di Aquerò: “Io sono l’Im-macolata Concezione”. Una prodigiosa rivela-zione che ha cambiato la vita di milioni di pel-legrini che ogni anno, da ogni parte del mon-do, giungono a Lourdes per pregare davanti laGrotta di Massabielle. La teca contenente unframmento di pelle della Santa è stata messa adisposizione dal parroco di Lourdes e, nel me-

se di aprile, è stata ospitata in Vaticano anchenella cappella privata di Papa Francesco I. Lareliquia di Santa Bernadetta arriverà in Sarde-gna il 12 maggio e sarà esposta fino ai primidi giugno ai fedeli che vorranno venerarla nel-le diocesi di Alghero, Nuoro, Tempio e Sassa-ri secondo il calendario già predisposto a suotempo. La diocesi di Tempio Ampurias ospite-rà le reliquie dal 25 al 30 maggio. Nei giorni25-26 maggio sosteranno ad Olbia nella Par-rocchia di N.S. de La Salette per una solennecelebrazione eucaristica giovedì 26 maggioore 19.00, presieduta dal vescovo Mons. San-guinetti e, nello stesso giorno, una veglia dipreghiera, alle ore 21.30, alla quale sono invi-tate le Associazioni di volontariato che lavora-no nel mondo della sofferenza.

L’appello del Papa per gli operai E.ON

ch iesa sa rda

i frati Minori Conventuali di Sardegna celebrano il loro Capitolo Provinciale ordinarioA Oristano dal 6 al 10 maggio (prima parte) e in Assisi ai primi di luglio

Tra i temi da affrontare: la nuova evangelizzazione e il ridimensionamento delle presenze

Le Reliquie di S. Bernadette arrivano in Sardegna

Certificato di autenticità delle reliquie

di Marisa Muzzetto

Idati che provengono dagli 11 Centri di Ascolto del-la diocesi: Tempio, Centro di Ascolto DiocesanoVoce Amica, Parrocchia San Pietro e Sacro Cuore,

parrocchie di Arzachena, La Maddalena, Perfugas,Santa Maria Coghinas, i due Centri di Ascolto di Olbia,interparrocchiale e La Salette sono abbastanza preoc-cupanti in quanto c’è stato un ulteriore aumento di ri-chieste del 20% rispetto all’anno precedente, che giàaveva mostrato una notevole crescita. Ha funzionatoanche a pieno regime il Dormitorio di Olbia in via Ca-nova. Come negli anni precedenti, la maggior partedelle persone che si presentano ai nostri centri sonodonne, tuttavia sta lentamente aumentando anche lapercentuale di presenza maschile che, nel corso negliultimi anni, ha subìto un graduale ma continuo incre-mento: dal 2009 al 2010, ha registrato un aumento del79%, e poi ancora del 21% dal 2011 al 2012. Questochiaro segnale fa capire che, nonostante finora sianostate sempre le donne a farsi carico del proprio dis-agio e di quello del nucleo familiare, anche gli uomi-ni stanno iniziando ad affacciarsi ad una realtà che di-venta sempre più anche loro. Ciò è principalmentedovuto al costante aumento della povertà la cui causava ricercata nella perdita del lavoro, che coinvolge,anche e soprattutto, la popolazione maschile. Mentrenel 2010, il dato di rottura rispetto agli anni precedentiera rappresentato dalla cittadinanza, poiché per la pri-ma volta si registrava un numero maggiore di perso-ne con cittadinanza non italiana (con un incrementodell’81% rispetto all’anno 2009), nel 2012, invece, so-no gli italiani a presentarsi con più frequenza ai Cen-tri di Ascolto, con una percentuale di aumento pari al33% in più rispetto al 2011. Tale dato rispecchia lacongiunturale crisi economica e politica che il Paesesta attraversando ormai da qualche tempo.Nello specifico, l’affluenza maggiore di stranieri si re-gistra a Olbia, Arzachena e La Maddalena, centri in cuiè comprensibilmente maggiore l’affluenza di immigra-ti. La maggior parte provengono dalla Romania e dalMarocco, dato costante dal 2007. Le informazioni ana-grafiche raccolte evidenziano la presenza preponde-rante di persone in condizioni di disagio in piena etàlavorativa, ossia dai 34 ai 54 anni: l’aumento costantedelle richieste di lavoro riflette molto bene questa con-dizione: dal 2011 al 2012 tali richieste sono aumenta-te del 42%, con un incremento del 45% che riguardanello specifico le sole richieste di lavoro a tempo pie-no. Ugualmente rilevante e degna di nota è anche laforte presenza di persone in età pensionabile, che rap-presentano una delle fasce più deboli della popola-zione. Dal 2009 a oggi, infatti, il numero dei pensio-nati che si rivolgono ai Centri di Ascolto, è in costan-te crescita, è aumentato del 51% nel 2011, e di un ul-teriore 25% nel 2012, dato che espone questa fasciadella popolazione a un disagio economico e socialeche richiede una attenzione costante e interventi ur-genti. Il livello di istruzione si riconferma un dato sta-bile dal 2009, e rappresenta adeguatamente la ben no-ta condizione che vuole i disagi economici stretta-mente legati a un tasso di bassa scolarizzazione: il ti-tolo di studio della maggior parte delle persone che sirivolgono ai Centri è la licenza media inferiore, im-mediatamente seguita dalla licenza elementare. Pos-siamo ben dire che la crisi economica cha ha colpitol’Italia non ha risparmiato la nostra Isola, ed è ormaichiaro dalle informazioni anagrafiche rilevate, l’au-mento delle persone disoccupate in possesso di un ti-tolo di studio più elevato, che fanno richiesta di lavo-ri anche occasionali. I problemi familiari, già riscon-trati nel 2011, seguono nel 2012 l’andamento previsto:le voci che riguardano l’allontanamento dalla famiglia,le separazioni, i divorzi, e in generale le conflittualitàinterne al nucleo familiare, hanno subìto, rispetto alloscorso anno, un aumento del 50%. In quest’ottica, èacclarato e va guardato con preoccupazione e atten-zione, come già accennato nel 2011, che i problemieconomici disgreghino le famiglie. Anche le proble-matiche inerenti all’abitazione sono collegate al dis-agio familiare e seguono quindi un percorso ascen-dente, con una crescita che nel 2012 si attesta intornoal 13%. I bisogni prevalenti delle persone che si rivol-gono ai nostri centri riguardano soprattutto le proble-matiche di occupazione/lavoro, con un aumento del-la disoccupazione del 65% nel 2010 rispetto all’anno2009, e di un ulteriore 16% nel 2012.

L’indicatore di povertà economica è rappresentato dal-le persone prive di reddito, quasi 200 nel 2012, e dal-le persone senza fissa dimora, quindi gravementeemarginate. Sono ulteriormente aumentate, rispetto al2011, le persone che dichiarano di avere un redditoinsufficiente rispetto alle normali esigenze (erano 392nel 2011, sono diventate 523 nel 2012), così come inaumento sono anche le persone che, di fatto, si sonoindebitate per una cattiva gestione del reddito, feno-meno questo, collegato anche all’esponenziale cresci-ta delle persone che sono vittime di qualche tipo didipendenza. Particolarmente preoccupanti sono infat-ti le percentuali riguardanti le dipendenze, proprioperché sono variabili difficilmente rilevabili, se non inun particolare percorso di assistenza e conoscenzadelle persone che si rivolgono agli operatori Caritas.Alla luce dei dati elaborati, si può affermare che lapercentuale delle persone che hanno problemi di di-pendenza è aumentata del 177% nel 2012 rispetto al2011. La maggior parte riguarda le dipendenze da gio-co, anche queste riconducibili all’attuale crisi econo-mica che il Paese sta attraversando: appare chiaro or-mai che con l’aumentare della povertà, soprattutto chiera abituato a un certo tenore di vita, cerchi in tutti imodi di migliorare il proprio stato sociale, attraversola ricerca di un benessere materiale che può apparirefacilmente raggiungibile. Ulteriore segnale di una crisiprofonda, sono inoltre le tipologie di aiuti soprag-giunti agli operatori: tra le richieste pervenute ai Cen-tri di Ascolto, quelle più pressanti, sono quelle riguar-danti i beni e i servizi materiali, ma in particolare, lerichieste dirette di sussidi economici, sono incremen-tate del 55% rispetto al 2011. E’ però altrettanto im-portante segnalare che anche gli interventi degli stes-si sussidi economici, effettuati dalla Caritas, hannosubìto una crescita, concomitante alle richieste, del48%. Anche l’ascolto con discernimento e progetto,già aumentato del 113% rispetto al 2009, ha registratoun ulteriore crescita del 20% nel 2012 in rapporto al

2011. Questi dati, segnalano chiaramente una mag-giore consapevolezza e incisività da parte degli ope-ratori Caritas, che nei Centri di Ascolto, si fanno quo-tidianamente carico di problematiche sempre più ur-genti. E’ inoltre importante sottolineare che ciò che sirileva attraverso l’affluenza nei Centri di Ascolto dellaDiocesi, registrata attraverso l’uso delle schede perso-nali e di un programma informatico in grado di tene-re costantemente aggiornati i dati, non è altro che lasoglia minima di povertà presente nel territorio, la ba-se su cui poggia un numero molto maggiore di per-sone che versano in condizioni di disagio sociale. Nelcorso del 2012, nei nove Centri della Diocesi, sonopervenute complessivamente 4.845 richieste, a cuihanno fatto fronte 3.738 interventi totali, a dimostra-zione del fatto che davanti alle gravi condizioni di dis-agio sociale, alcune risorse sono arrivate a destinazio-ne, altre saranno da mettere in campo, ma la cono-scenza della situazione esistente è la base su cui pog-gia la programmazione di altrettante, doverose risorse,personali, umane, sociali, materiali. I dati riportati so-no, ovviamente parziali, ma indicativi di una notevolesituazione di disagio che non può lasciare indifferen-te la nostra comunità ecclesiale, né quella civile chenon riesce più a dare risposte esaustive alle richiesteperché cresciute a dismisura nonostante le forze mes-se in essere siano costanti, ma anche la quantità dellecifre erogate dagli enti tendono a diminuire. La co-munità cristiana non può rimanere indifferente difronte a questi dati e alla situazione di disagio che èabbastanza evidente. Forse sarebbe opportuno rive-dere gli stili di vita, saper rinunciare a qualcosa di nonstrattamente necessario per dare un aiuto a chi non hail necessario per vivere. Come famiglie, come singolie come comunità sarebbe quanto mai opportuno ve-dere cosa si può mettere in essere e imparare l’arte delcondividere secondo le proprie necessità, da ritenerecome dovere essenziale per ogni cristiano. Tutti pos-siamo rinunciare a qualcosa di non strettamente utilese rivediamo il nostro modo di vivere, le stesse festereligiose all’insegna spesso dello spreco tanto da fardimenticare il vero significato e il messaggio che i daisanti e dai sacramenti si dovrebbe apprendere.

4 Anno XXIn. 430 aprile2013

GALLURAANGLONA& car i tas

Dormitorio divia Canova

Davanti all’immagine del bambino nella panciadella madre che si succhia il pollice si ferma-no in tanti. La fissano, sorridono e chiedono

informazioni ai volontari dello stand del Movimentoper la vita che rispondono senza indugio: “È uno dinoi!”. Negli oltre tre giorni di Convocazione naziona-le del Rinnovamento nello Spirito Santo, a Rimini (25-28 aprile) sono state circa duemila le firme raccoltema il dato è “fortemente parziale” poiché molti ade-renti hanno preso i moduli cartacei per raccogliere lefirme nei loro gruppi e spedirle al coordinamento ita-liano della Campagna. “Vogliamo far sentire la nostravoce. L’Europa non potrà non ascoltare”: in questeparole è racchiuso lo spirito con cui tante persone sisono recate allo stand del Movimento per la Vita, po-sto nel padiglione della Fiera di Rimini, durante gli ol-tre tre giorni della Convocazione nazionale del Rin-novamento nello Spirito Santo. Ad accoglierli ungrande poster che ritrae un bambino ancora nellapancia della madre, che si succhia il pollice: è unadelle immagini della campagna dei cittadini europeidenominata “Uno di noi” (www.oneofus.eu) che in-tende raccogliere almeno un milione di firme perchiedere alla Commissione europea di riconoscere ildiritto alla vita del bambino concepito e non ancoranato. Sono molti quelli che si fermano davanti a que-sta immagine e che chiedono informazioni ai volon-tari dello stand ma sono tanti anche coloro che giàconoscono l’iniziativa e vogliono diffonderla tra ami-ci e conoscenti.“L’embrione merita rispetto e va ri-spettato” dice Michele F. da Nola, che porta in manodiversi moduli per la raccolta delle firme. “Spero siraggiunga il milione di firme e che l’Italia dimostri tut-to il suo attaccamento ai valori della vita, troppospesso messi in discussione da decisioni ideologiche”afferma Giulia, studentessa dalla diocesi di Ivrea, infila per lasciare la sua firma. “Non sapevo di questainiziativa - ammette - ma ho trovato nel kit che mihanno dato al momento dell’iscrizione alla Convoca-zione una brochure sulla campagna ‘Uno di noi’ ed

un modulo per raccogliere firme. Ora firmerò, mauna volta tornata a casa vorrei organizzare con il miogruppo una raccolta ulteriore, anche attraverso i so-cial network, Twitter, Facebook, Google e Youtube”.La mobilitazione del popolo del Rinnovamento per“Uno di noi”, tuttavia, non è nata in questi giorni, siaffretta a dire Rita M. del Movimento per la Vita. “Loscorso novembre, sempre qui a Rimini, in occasionedell’incontro nazionale degli animatori del Rinnova-mento nello Spirito Santo, la raccolta ha fruttato ol-tre 1000 firme, ma sono molte di più quelle che, suc-cessivamente, sono state spedite al Comitato italianodella campagna (www.firmaunodinoi.it). “Secondouna prima parziale stima, in questi tre giorni le firmeraccolte solo allo stand sono circa 2.000 ma devonorientrare decine e decine di moduli che sono staticonsegnati all’inizio della Convocazione”. “Puntiamoad almeno 10mila firme per un bilancio che possia-mo considerare importante - dichiara al Sir Marcel-la Reni, direttore del Rns - e che conferma la sensi-bilità del nostro movimento ai temi e ai valori delladifesa e del rispetto della vita. La mobilitazione oracontinua a casa, nei gruppi, nelle parrocchie, in vistadel 12 maggio, giornata stabilita per la raccolta na-zionale ma anche dopo”. Le firme si potranno, infat-ti, raccogliere fino al 1 novembre 2013, sia nella ver-sione online che sul modulo cartaceo e possono fir-mare tutti i cittadini Ue che siano maggiorenni, unasola volta. Al 22 aprile il numero complessivo di fir-me raccolte per “One of Us” era di circa 250mila. Sesi guarda la classifica generale (al 22 aprile), datadalla somma di firme online e cartacee, in testa c’èl’Italia, seconda la Polonia, terza la Spagna, al quar-to posto l’Ungheria, al quinto la Francia, seguita dal-la Germania . Il cammino è ancora lungo ,ma è ne-cessario persuadere le Istituzioni europee a rifletteresulla dignità della vita e dell’uomo sin dalla sua com-parsa nel mondo come embrione. Vogliamo che l’Eu-ropa sia sempre luogo dove ogni essere umano siatutelato in ogni fase della vita.

lA CAMPAGNA “UNO Di NOi” Rinnovamento già in campoA Rimini, nel corso della 36ª Convocazione nazionale raccolte alcune migliaia di firme.

Marcella Reni, direttore del Rns: “Puntiamo almeno a 10mila firme”. Ma la mobilitazione continua in vista del 12 maggio,

Giornata nazionale che vedrà in azione l’intero mondo cattolico italiano

OSSERVATORIO DELLE POVERTA’ E DELLE RISORSE

lA CARiTAS DiOCeSANA PUbbliCA i DATi Del DiSAGiO

5Anno XXIn. 4

30 aprile2013

GALLURAANGLONA&f i gu re

Padre Gianni Basso, è nato il 1° marzo1964, a Quinto di Treviso, provincia ediocesi di Treviso. Fin da piccolo, sentì la

vocazione la sacerdozio e alla missione. Entrònell’istituto Missioni Consolata, nei cui semina-ri frequentò l’intero corso di studi: medie, gin-nasio e liceo; filosofia e teologia. Ha fatto ilnoviziato alla Certosa di Pesio, emettendo laprofessione religiosa temporanea il 2 ottobre1968, e, dopo quattro anni, quella perpetua,ilo 15 maggio 1972. Queste le tappe principa-li del suo sacerdozio. Venne ordinato diaconoil 12 maggio 1973, a Torino, dal card. MichelePellegrino. Ricevette il presbiterato il 18 aprile1974 a Quinto di Treviso, per le mani del ve-scovo Mons. Antonio Mistrorigo. Dopo l’ordi-nazione, fece la sua prima, ricca e coinvolgen-te esperienza pastorale a Torino, come vice-parroco, nella parrocchia Maria SS Regina del-le Missioni. Vi rimase sette anni, dal 1974 al1981. Parrocchia di recente fondazione, affida-ta ai Missionari della Consolata, in un quartie-re abitato dall’alta borghesia, ma anche dagente semplice e operai. Qui, don Gianni siprofuse totalmente con l’entusiasmo e la fre-schezza dei giovani anni. Lavorò molto tra igiovani, per la loro integrazione e per la lorocrescita umana e cristiana. Appassionato dimusica, curò da subito il canto sacro, metten-do su un coro parrocchiale di circa 40 giovani.Ad esso affiancò anche altri cori di ragazzi perl’animazione della liturgia. Seguì con moltapassione anche il catechismo dell’iniziazionecristiana e organizzò una scuola di formazione

per le catechiste. Un campo in cui dimostrò ilsuo ardore e la sua fantasia pastorale fu l’ora-torio parrocchiale. Ben presto, esso venne fre-quentato da oltre 400 giovani, coinvolti nelleattività di animazione liturgica, del canto, ani-mazione sportiva, missionaria, caritativa. Aquel tempo erano attivi ben trenta gruppi ec-clesiali (Azione Cattolica, Scout, San Vincenzo,Gruppo Missionario, Legio Mariae, Grupposportivo, Gruppo animatori, gruppo Vangelo,Assistenza sociale…). Dopo sette anni di in-tensa attività pastorale in Italia, padre Giannicorona il sogno della sua vita e della sua vo-cazione: andare in missione! Destinazione ilBrasile. 30 anni che segnarono e riempirono lasua vita, lasciandovi una traccia indelebile. IlBrasile entrò nel suo sangue, nelle sue visce-re. Lo ammaliò. In esso profuse il meglio del-le sue energie fisiche e apostoliche. 30 anni,con la sola interruzione di tre anni in Italia, indiverse zone del Brasile. Partì nel marzo 1981,e vi rimase fino al 2011. La prima tappa fu ladiocesi di Curitiba, Sud del Brasile, a Erexim aTres di Maio, dove il suo Istituto missionario,aveva parrocchia, missione e seminario. Se-conda tappa, per diversi anni, è stata la mega-lopoli di San Paolo, dove l’Istituto aveva par-rocchia e seminario maggiore. Terza tappa, in-fine, per alcuni anni fu Manaus, nell’Amazzo-nia brasiliana, dove svolse attività pastorale edi animazione missionaria e vocazionale. Tretappe che lo portarono ad attraversare lo ster-minato paese Brasile: dal profondo Sud, pas-sando per il centro (San Paolo), cuore pulsan-

te dell’economia brasiliana, con tutte le suepiù vistose contraddizioni sociali, fino al Norddi Manaus e della foresta amazzonica, una del-le zone più povere, ma anche culturalmente epastoralmente più coinvolgenti. Ricco di que-sta esperienza, provato dalle grandi faticheapostoliche nel fisico, ma non nello spirito, nel2011 rientrò in Italia, per approdare qui danoi9, e chiudere a Olbia la sua intensa giorna-ta terrena. Poco più di un anno è bastato perapprezzarne la bontà, la generosità, la dispo-nibilità all’ascolto. Non ha faticato ad inserirsinel tessuto pastorale cittadino, intessendo rap-porti di fraternità con i sacerdoti e di intensodialogo spirituale e pastorale con i tanto fede-li che a lui si sono avvicinati. Abbiamo, così,potuto conoscerne le doti, le qualità di mentee di cuore: sempre aperto al dialogo con l’al-tro, con il quale entrava subito in amicizia. Ri-usciva a rimanere in contatto con tutti, si inte-ressava di tutti e a proponeva le varie attivitàpastorali: catechesi, ritiri per i giovani (sempreben preparati e organizzati, con catechesi sem-plici e mirate). Le sue omelie erano moltosemplici e quasi sempre dialogate con i fedeli;proponeva sempre la vita cristiana, la pace infamiglia, l’amore di Dio, ew l’imitazione di Ge-sù Cristo. Per alcuni anni svolse attività di ani-mazione vocazionale, parlava con tanto entu-siasmo della bellezza di essere missionari emissionarie, proponeva la vocazione sacerdo-tale come l’ideale più bello della vita.

✠Sebastiano Sanguinetti

… Ringrazio il Signore per lavita che mi ha concesso.Ringrazio i formatori ededucatori, a tutti i livelli, iPastori, vescovi e sacerdoti con iquali ho condiviso la giornatasacerdotale, così meravigliosa.Ringrazio tutte le persone carea me e a Dio, in Italia e inBrasile, che i hanno accolto,amato come fratelli e sorelle,

con spirito veramente cristiano,con le quali ho condiviso moltimomenti di crescita e letizia.Ringrazio la mia famiglia,l’Istituto Missioni Consolata, peravermi accolto e custodito conamore vero nello spirito delfondatore, il Beato GiuseppeAllamano. Su tutti invoco lamaterna protezione di MariaConsolata e la protezione

divina. Ringrazio anche lecroci che ho vissuto e che mihanno fatto crescerespiritualmente e vivere megliola missione.… Pensando bene a tutto ciòche ho ricevuto in dono da Dio,non sono stato molto fedele aimiei impegni e scelte di vita,ma la grazia di Dio è stata piùforte. Per questo voglio chiedereperdono a Dio e ai fratelli secoscientemente oincoscientemente abbia offesoqualcuno. Chiedo perdono peril bene che non ho fatto e pertutto ciò che ho fatto male,soprattutto come sacerdote.… A coloro che mi hannooffeso, di cuore perdono tutto,anzi mi affido alle loropreghiere per la mia liberazionetotale. Dico a tutti la miagrande gioia di essere sacerdotee missionario della Consolata.Ritengo una grande grazia averavuto come padre e guida ilBeato Giuseppe Allamano ecome madre la VergineConsolata. Vorrei gridare in

eterno a tutti, soprattutto aigiovani:” Vale la pena essereministro del Signore, nelservizio ai fratelli, soprattuttopiù poveri ed esclusi”. Perlunghi tempi sono stato lontanofisicamente da molte persone,ma ora sono molto più vicino atutti nella casa del Padre. Midispiace non aver potutosalutare tutti, ma ho la certezzache ci ritroveremo tutti insiemenella Gloria del Padre. Dalcielo continuo ad amare tuttinella speranza di poter lodareDio eternamente con tutti gliangeli e i santi. Vostro fratelloin Cristo

Padre Gianni Basso

Scompare improvvisamente padre Gianni basso iMCDiceva: “La vocazione sacerdotale è l’ideale più bello della vita”

Testamento spirituale di padre GianniLo ha scritto di suo pugno a Vittorio Veneto il 4 ottobre del 2010

Ne diamo di seguito alcuni stralci

Esequie di padre Gianni alla Sacra Famiglia

Padre Gianni Basso

6 Anno XXIn. 430 aprile2013

GALLURAANGLONA&

di Simon Pietro Columbano

Si è tenuta ad Olbia il 07 Aprile 2013 la quar-ta giornata dei cresimandi organizzata dal-l’Ufficio Catechistico Diocesano in collabo-

razione con la Parrocchia di San Simplicio. Lo slo-gan della giornata “Con-fermati nella fede!!!” haevidenziato l’importanza per i confermati di fer-marsi, cioè di permanere nella fede che professano.È l’esperienza comunitaria come quella vissutanella giornata diocesana che fa maturare i ragazzinel cammino di fede, rendendoli consapevoli del-l’appartenenza alla comunità cristiana. Accogliendo le centinaia di ragazzi, arrivati ad Ol-bia con striscioni rappresentanti la parrocchia diappartenenza, la Chiesa diocesana si riscopre gio-vane, arricchita dall’entusiasmo dei fanciulli. Raggiunta la Basilica di San Simplicio, i ragazzi,dopo aver professato la loro fede, hanno recitatouna preghiera chiedendo al Signore lo SpiritoSanto per essere coraggiosi testimoni dell’amoredi Dio, in particolare nei momenti di difficoltà,anche quando la fede testimoniata è motivo discherno. Terminata la preghiera, i ragazzi hanno depostoai piedi di San Simplicio il simbolo e la perga-mena con la storia del Santo Patrono della pro-pria parrocchia. I ragazzi con la gioia nel cuorehanno marciato fino a raggiungere il camposportivo Caocci all’interno del parco Fausto No-ce dove la festosa assemblea si è raccolta perpartecipare alla Santa Messa presieduta da S.E.Mons. Sebastiano Sanguinetti e animata dai gio-vanissimi del coro parrocchiale di San Simpli-cio. Il vescovo, durante l’omelia, ha detto: «Noisiamo qui perché Cristo è risorto e questa è laverità che fonda la nostra fede. Oggi, io ho vistoil Signore». E’ lui che lo ha detto: «Dove due otre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzoa voi». Gesù è in mezzo a noi. E in un altro pas-so la Scrittura dice: «Quando avete fatto una diqueste cose al più piccolo dei fratelli, l’avete fat-to a me». Gesù si fa presente nella Parola e nel-l’Eucaristia. In ogni fratello che incontro, lì in-contro Cristo. Incontrando voi, oggi, ho incon-trato Cristo. Il vescovo, rivolgendosi ai ragazzi,ha espresso questa convinzione: «Che bello, seognuno di noi, tornando a casa, potesse dire: Hovisto il Signore risorto». Mons. Sanguinetti si è soffermato a parlare di SanSimplicio e della storia millenaria della Basilica edha ricordato che i martiri hanno dato la vita per Ge-sù. Si darebbe la vita per uno che non esiste? Essisono martiri per la fede, sono eroi. San Simplicio èil primo vescovo di questa terra di Gallura che haseminato il seme del cristianesimo e noi siamo glieredi di questo seme. Il conferimento del mandato da parte del Vescovocon l’invito, rivolto ai ragazzi, ad accogliere lamissione che il Signore vuole loro affidare, ha pre-ceduto la benedizione finale. Ad un momento di convivialità e condivisione del-le esperienze della giornata ha fatto seguito il mu-sical organizzato a cura del Gruppo Teatrale del-l’Oratorio “San Domenico Savio” di Moneta (LaMaddalena). La compagnia teatrale composta inmaggioranza da giovani e ragazzi ha messo in sce-na una rappresentazione dei Dieci Comandamentiapprezzata e applaudita da tutti i presenti. Il saluto del vescovo e la partenza dei ragazzi han-no concluso una giornata che ha fatto vivere a tut-ti i partecipanti la gioia di essere Chiesa. A titolo di cronaca, ricordiamo che erano presenti30 Parrocchie su 52 della diocesi.

Confermati nella fedeOlbia ha accolto la carovana gioiosa dei cresimandi

v i t a d iocesanaLa celebrazione al Caocci

Il corteo dei cresimandi

Il musical

Il gruppo teatrale dell’oratorio di Moneta

di d. Paolo Pala

Saluto Mons. Vescovo che, pastore della dio-cesi, ci raccoglie ad unità per sentirci e ma-nifestare sempre più il nostro essere Chiesa,

convocata dalla Parola, fondata sull’Eucaristia,interpellata a leggere ed interpretare i segni deitempi nella nostra realtà locale della Gallura edell’Anglona. Saluto don Enzo Bottacini, aiutan-te di studio dell’Ufficio Nazionale per la pastora-le della famiglia della Conferenza Episcopale Ita-liana che, con il prof. Luigi Alici membro delConsiglio Scientifico dell’Istituto per lo studio deiproblemi sociali e politici “Vittorio Bachelet” diRoma, avranno il compito di condurci nello stu-dio durante queste giornate. Saluto tutti i parte-cipanti, presbiteri, diaconi, religiosie religiose, laici, famiglie intere chepartecipano ai lavori del convegno.Il presente Convegno, pensato evoluto dal Vescovo e dal ConsiglioPastorale Diocesano, si colloca co-me un naturale compimento delcammino intrapreso dalla diocesida qualche anno. Infatti, nel 2008 enel 2009 abbiamo dedicato la no-stra attenzione e la nostra azioneall’iniziazione cristiana dei bambinie dei ragazzi, il cui risultato è statola pubblicazione del direttorio dio-cesano per l’iniziazione cristianache raccoglie ed esprime alcune li-nee progettuali e diverse indicazio-ni pastorali che ancora devono es-sere attuate nella loro completezza.Nel 2011 il Convegno di aggiorna-mento pastorale si è occupato deigiovani e della pastorale giovanile.Grande è stato il coinvolgimento dei ragazzi, deigiovani, delle scuole, degli insegnanti, degli ope-ratori pastorali, preziosa è l’indagine demoscopi-ca consegnata alla diocesi dall’Eurispes ma, peruna serie di questioni tra cui la necessaria trans-izione generazionale degli animatori della PGdiocesana ed il cambiamento del coordinamen-to, siamo in attesa di tradurre in percorsi concretiquanto emerse in quei giorni. Bambini, ragazzi,giovani, educazione all’atteggiamento di fede eal senso di appartenenza ecclesiale. La nostraChiesa pone la sua attenzione in maniera piùspecifica sulla famiglia, grembo generatore dellavita, dell’amore, della fede, della speranza. “Luo-go” antropologico e teologico delle fondanti efondamentali relazioni umane, immagine di Dio,Unico, Trino, Comunione e Missione, la cui so-miglianza divina spesso è offuscata o addiritturaferita da difficoltà e complessità, la cui natura li-quida (per dirla con Bauman) non solo ostacolauna feconda cura pastorale, ma addirittura nerende difficile una precisa lettura ed interpreta-zione. “Ecco io la sedurrò, la condurrò nel deser-to e parlerò al suo cuore”. Relazioni e famiglienel cuore di Dio. Verso un progetto pastorale dio-cesano. Il tema del Convegno esprime bene ilsenso del nostro incontrarci. Abbiamo volutoche la Parola di Dio ispirasse e conducesse il la-voro che iniziamo. Relazioni e famiglie nel cuo-re di Dio. Tutto e tutti siamo nel cuore di Dio,nessuno è escluso dal Suo amore, dalla Sua pre-mura, dalla Sua cura. Il Signore Gesù, esegesi delPadre, ha avuto e ha parole di accoglienza, con-forto, sprone e correzione nei confronti di ognipersona nella sua concreta situazione esistenzia-le, accogliendo il già di ciascuno e promuoven-do verso un magis affidato a scelte responsabili,

libere e volontarie. La Chiesa, discepola del SuoMaestro, non può e non deve fare diversamente.Ogni relazione è nel cuore di Dio, o forse me-glio sarebbe dire nelle viscere materne di Dio,ma non tutto è secondo il cuore di Dio, secon-do il Suo originario disegno creatore, secondo lalogica del progetto di amore affidato all’uomo ealla donna. È per tale motivo che abbiamo il do-vere di sostare, interrogarci, riflettere e trovare ri-sposte e sentieri percorribili per le tante relazio-ni umane e famiglie (fondate sul matrimonio cri-stiano o semplicemente frutto di unioni umanetra credenti) che attendono un’attenzione, unorientamento pastorale chiaro ed un sostegnopremuroso verso un’autenticità che sia piena-mente umana e pienamente cristiana. Verso un

progetto pastorale diocesano. Ecco allora l’obiet-tivo di un’assemblea ecclesiale radunata in unevento di ascolto e discussione. Pastori e laici,catechisti, animatori parrocchiali, educatori, spo-si, genitori, figli si ritrovano coinvolti in una pic-cola esperienza pentecostale (anticipata) per ri-mandare al Vescovo suggerimenti, esigenze, os-servazioni che attendono di essere da lui resti-tuite all’intera diocesi in termini di indicazioni,mete e strade su cui camminare. Siamo sicuri cheil cammino compiuto in questi ultimi anni, la vi-sita pastorale che si completerà entro il mese diDicembre di quest’anno, ed il presente conve-gno sulla pastorale della famiglia offriranno alVescovo e all’intera diocesi una conoscenza piùapprofondita che si tradurrà in un cammino ec-clesiale ancora più organico di cui si sente l’esi-genza.“La situazione, in cui versa la famiglia, presenta

aspetti positivi ed aspetti negativi: segno, gli uni,della salvezza di Cristo operante nel mondo; se-gno, gli altri, del rifiuto che l’uomo oppone al-l’amore di Dio. Da una parte, infatti, vi è una co-scienza più viva della libertà personale, e unamaggiore attenzione alla qualità delle relazioniinterpersonali nel matrimonio, alla promozionedella dignità della donna, alla procreazione re-sponsabile, alla educazione dei figli; vi è inoltrela coscienza della necessità che si sviluppino re-lazioni tra le famiglie per un reciproco aiuto spi-rituale e materiale, la riscoperta della missioneecclesiale propria della famiglia e della sua re-sponsabilità per la costruzione di una società piùgiusta. Dall’altra parte, tuttavia non mancano se-gni di preoccupante degradazione di alcuni va-lori fondamentali: una errata concezione teoricae pratica dell’indipendenza dei coniugi fra di lo-

ro; le gravi ambiguità circa il rapporto di autori-tà fra genitori e figli; le difficoltà concrete, che lafamiglia spesso sperimenta nella trasmissione deivalori; il numero crescente dei divorzi; la piagadell’aborto; il ricorso sempre più frequente allasterilizzazione; l’instaurarsi di una vera e propriamentalità contraccettiva. Alla radice di questi fe-nomeni negativi sta spesso una corruzione del-l’idea e dell’esperienza della libertà, concepitanon come la capacità di realizzare la verità delprogetto di Dio sul matrimonio e la famiglia, macome autonoma forza di affermazione, non dirado contro gli altri, per il proprio egoistico be-nessere. Merita la nostra attenzione anche il fat-to che, nei paesi del così detto Terzo Mondo,vengono spesso a mancare alle famiglie sia i fon-

damentali mezzi per la sopravvi-venza, quali sono il cibo, il lavoro,l’abitazione, le medicine, sia le piùelementari libertà. Nei paesi piùricchi, invece, l’eccessivo benesse-re e la mentalità consumistica,paradossalmente, unita ad una cer-ta angoscia e incertezza per il futu-ro, tolgono agli sposi la generositàe il coraggio di suscitare nuove vi-te umane: così la vita è spesso per-cepita non come una benedizione,ma come un pericolo da cui difen-dersi. La situazione storica in cuivive la famiglia si presenta, dun-que, come un insieme di luci e diombre”. Così si esprimeva il beatoGiovanni Paolo II nell’Esortazioneapostolica Familiaris Consortio aln. 6, documento che risale al 1981,ancora attuale ma ovviamente nonpiù interamente rappresentativo

della situazione odierna. Solo alcuni esempi sen-za la pretesa di essere esaustivi. Trenta anni fanon si poneva ancora la questione della cosid-detta “filosofia del gender” che tocca la contem-poranea visione antropologica, confinata in an-gusti limiti materialistici ed atei. Trent’anni fa nonera nemmeno pensabile l’odierna discussionegiurisprudenziale sull’unione tra coppie etero-sessuali od omosessuali, sul concepimento o sul-l’adozione dei figli in stabili relazioni omosessua-li, sulla manipolazione genetica dei nascituri chepossono avere potenzialmente quattro “madri”(la donatrice dell’ovulo, la donatrice dell’utero, lamadre adottiva e la compagna della madre adot-tiva) e nessun padre conosciuto. Trent’anni fa lasituazione economica italiana viveva un boom dibenessere che, in modo contraddittorio, chiude-va i coniugi alla fecondità e alla genitorialità re-sponsabile, ed oggi la spaventosa recessione eco-nomica e la profonda crisi occupazionale per-cuote le nostre famiglie, ruba la speranza ai gio-vani (per citare Papa Francesco), incute pauraper il presente ed il futuro di ciascuno e del no-stro Paese, scoraggia la creazione di nuovi nucleifamiliari e mina la stabilità e la perseveranza ditante coppie e famiglie. “Dum Romae consulitur,Saguntum expugnatur” (Tito Livio, Storie, XXI,7,1), “mentre a Roma ci si attarda in consultazio-ni, Sagunto è già espugnata”… è un po’ questa lasituazione e l’impressione che l’intera società ita-liana vive in questo periodo… ostaggio di unaclasse politica litigiosa ed incapace di offrire in-dicazioni e riferimenti sicuri per affrontare e, coltempo, risolvere una crisi sociale ed economicagrave, forse la più acuta dal secondo dopoguer-ra ad oggi. Don Enzo ci parlerà della “Famigliasecondo il cuore ed il progetto di Dio“.

7Anno XXIn. 4

30 aprile2013

GALLURAANGLONA&v i t a d iocesana

il saluto di don Paolo Pala in apertura del convegno pastoraleRelazione e famiglie nel cuore di Dio… Verso un progetto pastorale diocesano

D. Paolo Pala introduce in convegno

8 Anno XXIn. 430 aprile2013

GALLURAANGLONA&

di Delia Floris

Il naturale compimento di un cam-mino iniziato dalla chiesa diocesananel 2008 con la riflessione sull’ini-

ziazione cristiana,confluita nella pubbli-cazione del Direttorio, e proseguito nel2011 con l’approfondimento della pasto-rale giovanile e le problematiche deigiovani d’oggi. Così è stato presentatoda don Paolo Pala il convegno pastora-le diocesano che quest’anno verte sullafamiglia. “Maschio e femmina li creò. Lafamiglia secondo il progetto e il cuore diDio”. Tutti siamo nel cuore di Dio, nes-suno escluso. Ogni relazione è nelle vi-scere materne di Dio stesso, ha dettodon Paolo, ma non tutto è secondo ilpiano di Dio. In ogni relazione umana visono aspetti positivi, legati alla salvezzaoperata da Cristo ed aspetti negativi,connessi alla mancata accettazione dellasalvezza. I principali problemi odiernisono forse legati alla solitudine nellaquale le famiglie si vengono a trovare,all’eccesso di individualismo e al desi-derio di indipendenza dei coniugi, allamancanza di autorevolezza nel rapportogenitori-figli, in ultima analisi alla man-canza di speranza che, come ci dice pa-pa Francesco, non dobbiamo mai la-

sciarci rubare da nessuno. La suggestio-ne offerta dalla citazione di Osea, gran-de cantore dell’amore di Dio e dell’a-more sponsale, ha fatto da cornice allarelazione tenuta nella prima giornata dadon Enzo Bottacini, vicedirettore dell’uf-ficio nazionale per la pastorale della fa-miglia della CEI. Con grande capacitàcomunicativa ha saputo trasmettere adun pubblico numeroso ed attento deglispunti notevoli di riflessione. Il matri-monio cristiano è un dono di grazia pertutti, non solo per gli sposi. La realtàsponsale alla quale Gesù stesso ha fattoriferimento è quella di una unione didue persone differenti., maschio e fem-mina, appunto, che si compenetrano atal punto da diventare una sola realtà,pur mantenendo sempre la loro specifi-cità. E’ proprio questa specificità che og-gi apparein crisi, in quanto la societàodierna sembra tendere verso una omo-logozione. Le differenze sono invecefondamentali, ha ribadito il relatore , an-che servendosi di un simpatico videocon i disegni di Bruno Bozzetto. L’im-magine e la somiglianza di Dio, nellaGenesi, si riferiscono proprio al maschioe alla femmina che, quando si amano,realizzano in pieno l’amore con cui Cri-sto ama la Chiesa. L’obiettivo della cop-

pia, chiamata a diventare famiglia , èdunque amare come Gesù. Nella letteraalle famiglie del 1994 Giovanni Paolo IIricordava che il patto coniugale, elevatoa Sacramento, fonda la famiglia, che è ingrado di rendere visibile il Dio invisibi-le. Gli sposi che si amano, infatti, mo-strano Dio, lo fanno vedere agli altri.Naturalmente la coppia è naturalmenteaperta alla fecondità che non è solo laprocreazione fisica di nuove creaturema può essere anche l’apertura ai pove-ri, al prossimo in genere, per dilatare unamore che quanto più è grande tantomeno si deve chiudere in se stesso. Nel-la realtà quotidiana però non tutto è cor-rispondente all’ideale. Le stesse coppiecristiane non sono immuni dall’errore.Nella umana debolezza però ogni cop-pia lascia trasparire l’amore di Dio, diquel Dio che è accanto anche a quellefamiglie “componibili, stile IKEA”, nellequali sembra non vi sia più nulla di cer-to. Nel rito del matrimonio la promessadi fedeltà reciproca è essenziale ma lacoppia, nella sua fragilità si trova spessonella condizione di Pietro, il primo degliinfedeli, diventato la roccia. E’ impor-tante allora non scoraggiarsi mai, ma ,come ha detto Benedetto XVI, trasfor-mare il vino delle nozze di Cana, il pri-mo vino, quello della passione, che nondura per sempre, nel secondo vino,

quello più fermentato, quello che ha sa-pori diversi e più maturi, che dura persempre. Ma se anche ci sono delle cop-pie ferite, separate, con nuove unioni,devono comunque sapere che sono nelcuore della Chiesa la quale, come una mmadre, ha a cuore ogni figlio anche esoprattutto quando si trova nella diffi-coltà. In tali casi, anzi la comunità cri-stiana è chiamata ad intervenire nei con-fronti dei coniugi e dei figli che devonocontinuare a credere e a vivere nell’a-more di Dio. E’ importante anche chenell’accompagnamento ai fidanzati e al-le coppie giovani si presenti il matrimo-nio come via di santificazione che passaanche attraverso la sofferenza che non èuna realtà sterile ma una reale occasio-ne di crescita. Il dolore è il vangelo su-periore e insieme la fatica di credere, di-ceva Giovanni Paolo II. La famiglia,dunque, come centro della chiesa, comeesperienza fondante della società uma-na e civile, intesa non come “due cuorie una capanna” ma come una societàaperta, un porto di mare nel quale ci siaccoglie e si cresce. Alla relazione han-no fatto seguito quattro laboratori (sullavocazione alla famiglia, sulla trasmissio-ne della fede in famiglia, sulle ferite del-la famiglia, sulla progettazione diocesa-na di una pastorale familiare, dai qualisono emersi contributi importanti.

Gli sposi che si amano rivelano il volto di Dio

convegnopas to ra le

di D. F.

Aprof Luigi Alici il compito di guidare le riflessio-ni della seconda giornata all’insegna della cen-tralità della famiglia come società naturale. E

proprio qui sta il dilemma perché oggi si pensa spessoalla famiglia come ad una società convenzionale, piùculturale che creaturale. La crisi odierna che viviamoquotidianamente ci interpella tutti ed interpella le no-stre famiglie. Già dagli anni ’70 Capogrossi ebbe ad af-fermare che la crisi della società è riassunta nella crisidella famiglia ed oggi questo assunto è sempre più ve-ro. Su questo tema sono stati versati fiumi di inchiostroda sociologi e psichiatri esperti e tutti concordano sulfatto che oggi si naviga senza un porto da raggiungere,e superare le tempeste senza una meta vuol dire viverela crisi dentro la crisi. Si è violato un patto tra genera-zioni, “sembra si viva in una società nella quale si con-suma il rito del godimento immediato nella simultanei-tà di un rapporto virtuale”. Non ci sono più mediazio-ni, si è delegittimata l’educazione, il senso della distan-za e l’asimmetria delle relazioni educative. Per di più siè perso il senso della gratuità e del dono nelle relazio-ni genitori-figli; se il secolo passato era il secolo del fi-glio, il ventunesimo secolo sembra essere quello dellemamme che vogliono il figlio a tutti i costi, quando lodecidono loro. La maternità e paternità sono relegate inun ruolo non più pubblico ma privato, personale. Il pa-dre è diventato perdente perché viene meno il sensodel limite, la distanza. “Quando si enfatizza la cura,l’accudire, si allevano figli che non sanno affrontare iconflitti”. In una siffatta situazione tutto sembrerebbeperduto, come in una fabbrica nella quale senza inve-stimenti si consumano le scorte e non si riesce più adandare avanti. Ma la sfida alla quale siamo chiamati èquella di abbandonare l’idea del crepuscolo prima deltramonto per sostituirlo col crepuscolo dell’alba. Volen-do sintetizzare con degli slogan pubblicitari i nodi cru-ciali della famiglia odierna prof Alici indica tre breviespressioni: 1) Tutto il mondo intorno a me, è la for-mula chimica del narcisismo. Io sono sul piedestallo, ilresto non conta. Se conta solo l’io, la fedeltà è un’ideadel passato, l’unione tra gli sposi è un contratto, nonpiù un patto, la persona umana è persona se risponde

a certi criteri e non ad altri, paradossalmente potrebbeessere considerato persona un animale e non un bam-bino cerebroleso. Sono gli scenari di un futuro prossi-mo nel quale, a giudizio del professore, “l’animalismoavrà, sui nostri giovani, la presa che ha avuto il marxi-smo negli anni ‘60 “. 2) Life is now, la vita è adesso, ilmito della simultaneità, la storia è diventata una biogra-fia spezzata, sono aumentati i contatti ma non le rela-zioni per cui sembra venir meno l’attesa che legittima eprepara i rapporti relazionali. 3) Ciò che conta è il ri-sultato non il procedimento per raggiungerlo, non ilcammino, non gli incontri, non la persona. In una logi-ca individualista, edonista e nichilista tutto è svilito. Laragione debole in un’epoca di transizione come la no-stra ha mescolato i paradigmi: nei rapporti corti esiste ilromanticismo, nei rapporti lunghi siamo tutti molto illu-ministi, a volte cinici. Questo è l’orizzonte che ci si pro-spetta. Come può a tale crisi rispondere la comunità cri-stiana? “Inizialmente bisogna riuscire a vincere quellatentazione diabolica di credere che questi non sonotempi propizi per il vangelo” e, ritornando alla SacraScrittura, cercare di perdere quella tiepidezza di cui siparla nel terzo capitolo dell’Apocalisse. Quella tiepidez-za che può anche essere definita frigidità, che corrom-pe i rapporti, che è figlia del relativismo. Citando l’indi-menticabile Martin Luther King professor Alici ricordache la paura viene sconfitta dal coraggio, che per il cri-stiano significa aprire il cuore a Cristo che bussa dal didentro, come il cardinal Bergoglio, oggi papa France-sco, ebbe a dire in un suo discorso da arcivescovo diBuenos Aires. Se la comunità cristiana chiude il suocuore, si chiude come in una tribù, non può permette-re a Cristo di uscire dal proprio cuore e di irradiare ilmondo. E’ questa la grande sfida di oggi, scendere dalpiedestallo, aprire il cuore, ridimensionare quell’egoipertrofico che abbiamo costruito. Solo così potremo ri-uscire a ridare centralità al verbo essenziale di ogni re-lazione familiare e sociale: ricevere, non prendere. Le-gato ad esso vi è il momento del perdono, cioè la ca-pacità di slegare, che viene solo da Dio. Esso si speri-menta soprattutto nella famiglia, luogo di riconciliazio-ne tra Chiesa e mondo, con la scommessa sulla, vita.Ancora una volta riecheggia la parola di Papa France-sco: non lasciatevi rubare la speranza!

di D. F.

Dopo una serie di interventi propo-sitivi di iniziative (la costituzionedi un’associazione di famiglie in

diocesi, l’istituzione di un ufficio diocesa-no di pastorale familiare, l’idea di contri-buire anche economicamente da partedella diocesi alla formazione culturale dicoppie di sposi che possano diventare for-matori di altre coppie, il sostegno alla eri-genda scuola media cattolica che dovreb-be nascere ad Olbia), al vescovo il compi-to arduo, come egli stesso ha evidenziato,di fare sintesi dei lavori svolti. La culturamondana ha contaminato la mentalità difede. I cristiani che pur essendo nelmondo non sono del mondo, subiscono lelusinghe del mondo. Ma nulla deve farcipaura, perché le nostre iniziative ed ilnostro agire non si basano solo sul datoumano, è Cristo che agisce. Ed allora dob-biamo porre dei punti fermi. Innanzituttoparlare di famiglia significa parlare diChiesa, alla Chiesa, per la Chiesa. Un con-vegno sulla famiglia dunque è per tutti edi tutti, nessuno deve sentirsi escluso. Ilprogetto di Dio sulla famiglia è un proget-to non legato alla cultura, al tempo , ma èun progetto perenne. La famiglia è quellanaturale, basata sulla coppia di un uomo euna donna che genera la vita. La famigliaè il luogo dei fondamentali, cioè di quellerealtà essenziali sulle quali si basano lealtre; quelle senza le quali il gioco, perusare un termine sportivo, non potrebbeandare avanti. “Famiglia, diventa ciò chesei”, mai come oggi si capisce il senso e lanecessità di realizzare questa grande affer-mazione del Beato Giovanni Paolo II. Leferite della famiglia sono nel cuore dellaChiesa la quale deve caricarsele per aiuta-

Non tutto è famiglia, ma la famiglia può essere tuttoNulla può farci paura perché c’è Cris to

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GALLURAANGLONA&convegno pas to ra le

“Vorrei dirvi: nel mio ricordo amatevinel Signore, rimanete fedeli alla SantaMadre Chiesa, vivete nell’impegno co-stante di custodire ed accrescere la gra-zia di Dio in voi.” Questo è il passaggiocentrale del breve testamento spiritualedi Monsignor Mario Ghiga, scritto il 24marzo del 1963 nella clinica romana del-la Mercede, dove si trovava ricoveratoda 4 mesi. Con lucida percezione sape-va ormai imminente la morte che lo rag-giungerà il successivo 31 marzo, Dome-nica di Passione. In quell’invito alla co-munità diocesana di Tempio e Ampu-rias, vi era l’anima vera e profonda delPadre e Pastore che era stato, anche seper soli due anni, e che aveva conden-sato nel suo motto episcopale “Veritatemfacientes in charitate” – fare la verità nel-la carità! Con un velo di malinconia, maanche con un affidamento totale alla vo-lontà del Signore, qualche riga primaaveva scritto: “Vi ho amato con tutta lapassione del mio animo di Sacerdote e diVescovo, con voi e per voi intendevo vive-re a lungo la mia vita. Il Signore sembrache abbia disposto diversamente: sia fat-ta la sua santa volontà. Offro per la san-tificazione vostra, o sacerdoti amatissi-mi, e per il maggior bene spirituale di tut-ti i figli delle due Diocesi, la mia vita”. In

due sole righe Monsignor Ghiga, forgia-to da una lunga esperienza pastorale, so-prattutto da parroco, e temprato dal cal-vario dei suoi ultimi quattro mesi di vita,lasciò alla nostra Diocesi il suo ultimomessaggio, che in estrema sintesi rac-chiude il contenuto della vita cristiana:una fede solida e robusta, un amore in-condizionato alla Chiesa, una comunio-ne fraterna tra tutti i suoi figli. Offrì lasua vita e le sue ultime sofferenze “per ilConcilio Vaticano II e per le intenzionidel santo Padre”. Ecco un passaggio delsuo messaggio alla Diocesi, proprio ilgiorno dell’apertura del Concilio: “Soste-nuto dalla vostra preghiera assidua e co-sciente, confortato dai vostri seri proposi-ti di una vita cristiana vissuta nella fe-deltà allo spirito di Cristo sul piano dellaconcretezza quotidiana, il vostro vesco-vo si sente più lieto e felice di rappresen-tare la vostra fede e di portare, insieme atanti altri fratelli nell’episcopato, le ne-cessità e le istanze della vostra vita mo-

rale e spirituale, in seno alla grande As-semblea”. Ebbene, quella straordinariaesperienza e momento di Chiesa eglinon potè godere fino alla sua conclusio-ne. Infatti, al termine della prima sessio-ne, durante la quale la malattia aveva fat-to la sua comparsa, si ricoverò nella cli-nica della Mercede. E lì consumò gli ul-timi scampoli di vita fra le comprensibili

sofferenze, sorretto dalla fede, dalla co-stante preghiera e dalla chiara consape-volezza che in quella lenta e inesorabileagonia univa le sue alle sofferenze pati-te da Cristo nella croce, facendo del suoletto di ospedale l’altare che l’avrebbeintrodotto al banchetto eterno del Padreceleste.

✠ Sebastiano Sanguinetti

CONVEGNO DIOCESANO SULLA FAMIGLIAle CONClUSiONi Del VeSCOVO

Nell’omelia in Cattedrale il Vescovo ricorda mons. Ghiga

La tomba di Ghiga nella cattedrale di Tempio

re le persone ma deve anche essere chia-ra qual è la funzione della famiglia secon-do il piano di Dio. Non si tratta di emargi-nare nessuno né di assumere atteggiamen-ti fobici nei confronti di alcuno. Le coppiein difficoltà fanno sempre parte dellaChiesa, possono e devono essere aiutatenel loro cammino di fede, come anche lepersone omosessuali. Da parte dellacomunità cristiana nessuna discriminazio-ne. Ma occorre ricollocare la famiglia nelsuo ruolo. E’ il luogo dove si produconovalori, dove si deve imparare a scoprire lalogica del dono, dove si sperimenta il pas-saggio da società a comunità, senza enfa-tizzare la competizione e lo scambio.Occorre agire entro un orizzonte di spe-ranza: riscoprire l’attenzione al discerni-mento vocazionale, per tutte le vocazioni,riprendere in mano con più forza la pre-parazione al matrimonio, preparazioneremota, da fare in famiglia, in Chiesa enella scuola, quella prossima e quellaimmediata, senza trascurare l’accompagna-mento delle coppie sposate, quelle giova-ni e quelle adulte perché mai la famigliadeve essere lasciata sola. Il vescovo, conmolta umiltà, riconosce le carenze dellanostra comunità diocesana e afferma disentirsene in colpa, ma riconosce anchecon speranza che la famiglia non è solo unmalato da curare, ma anche una risorsa, larisorsa principale su cui la Chiesa devecontare. Vede con gioia la prospettiva diuna pastorale familiare coinvolgente cheporti le famiglie a prendersi cura le unedelle altre, innanzitutto nelle parrocchie diappartenenza, primo luogo in cui si speri-menta un cammino insieme. Ed anchedalle parole del vescovo risuona un moni-to a non appropriarci di Cristo ma a per-mettergli di giungere a tutti.

Nulla può farci paura perché c’è Cris to

di Gianni Sini

Concludendo il Convegno, Monsignor SebastianoSanguinetti ha voluto riassumere lo spirito e i con-tenuti che lo hanno caratterizzato, e , soprattutto, ha

voluto tracciare la mappa di un futuro progetto diocesano,che nei prossimi mesi verrà messo a punto. Ne riportiamoqui alcuni passaggio salienti. Ripercorrendo lo spirito e ilclima che si è respirato nel corso del Convegno, il Vesco-vo ha detto: “Devo esprimere la mia intima gioia per i con-tenuti che sono stati affrontati in questo Convegno, per ilclima di sereno ascolto reciproco e di dialogo che vi si è re-spirato, per la bella esperienza di Chiesa che insieme ab-biamo vissuto, per la diffusa apertura alla speranza che siè potuta cogliere nei molteplici interventi e contributi del-l’assemblea. Credo che l’atteggiamento di fondo che ne hasegnato il percorso e il messaggio che ne ricaviamo per il no-stro prossimo futuro siano improntati alla speranza. Hainoltre aggiunto: “il Convegno è stato voluto e programma-to per la necessità di sopperire a lacune ed evidenti ritardinella nostra azione in questo settore. Certamente non par-tiamo da zero. Pressoché dappertutto, nelle parrocchie enelle zone pastorali, da tempo sono in essere iniziative, so-prattutto sul versante della preparazione immediata al ma-trimonio, attraverso corsi organici e continuativi nel tempo.Penso a quanto fa meritoriamente il “Centro Famiglia” diOlbia e, su quel modello, alle iniziative similari che si svol-gono negli altri Vicariati. Ma ciò non basta. Occorre darenuova linfa e slancio alla nostra azione pastorale, avendouna visione più ampia e articolata e allargando il raggio diazione su più fronti, come meglio dirò più avanti”. Infine,Mons. Sanguinetti ha voluto sottolineare: “è importante ri-cordare che questo è stato un Convegno non per soli spe-cialisti o incaricati di pastorale familiare, ma un Convegnodi tutta la Chiesa diocesana, dei diversi operatori, per unaresponsabilità e un’azione di tutta la Chiesa in questo am-bito così importante, delicato e determinante, quale quellodella famiglia. Un momento alto di riflessione comune, - ve-scovo, sacerdoti, religiosi, laici, sposati e non, - per una piùapprofondita presa di coscienza che ci aiuti a tracciareuna mappa lungo la quale muoverci per un servizio nonpiù trascurabile”. Questa mappa è stata tracciata dal Ve-scovo attorno ad alcuni nodi caratterizzanti. Dopo averparlato della “famiglia, come prima risorsa sociale ed ec-clesiale”, avente “un ruolo e un compito fondamentale enon delegabile, come luogo dove si scopre, ci si apre e si spe-rimenta il senso della vita, dell’amore, del dolore … e dovesi producono valori… nella logica del dono”, ha individua-to due livelli principali di azione. Esso sono:- Azione diprossimità e di sostegno della famiglia. In un tempo in cuila famiglia è sempre più sola, sempre più caricata di com-

piti e responsabilità senza avere dalla società il necessariosupporto, non solo economico, “la Chiesa deve saper met-tere in campo ogni iniziativa possibile, per accompagnaree non lasciare sola la famiglia di fronte alle sue difficoltàinterne e ai gravosi compiti che la riguardano. Occorre,perciò, attivare un progetto educativo attento, alla dimen-sione familiare della vita (di figlio-fratello-padre-madre),all’educazione all’amore e a una visione corretta dell’affet-tività nelle sue molteplici espressioni, amicale, fraterna,sponsale, all’identità di genere, al discernimento vocazio-nale”. Occorre, inoltre, impostare la preparazione al matri-monio, lungo tre stadi: quello remoto(educazione all’affet-tività e al discernimento vocazionale durante la catechesi dii.c. e nei gruppi giovanili), quello prossimo e immediato,che riguardano il periodo immediatamente precedente lacelebrazione del matrimonio. Ma l’accompagnamento vacontinuato nei primi anni del matrimonio e nelle fasi suc-cessive. Infine, un settore particolarmente urgente è quel-lo relativo alle ferite e alle situazioni comunemente dette“irregolari”. “Non siete soli e non siete fuori dalla Chiesa”:questa la voce del magistero ecclesiale rivolta a chi vive si-tuazioni difficili e irregolari: Occorre tradurre queste paro-le in azione pastorale di vicinanza, di comprensione, di ac-compagnamento, perché sentano che l’amore materno del-la Chiesa non viene meno, nemmeno in questi momenti.–La famiglia protagonista del progetto educativo e della pa-storale della chiesa. “La Famiglia – ha detto il Vescovo -non è solo oggetto della pastorale, ma anche soggetto attivo.In questa chiave va sempre più riscoperta e valorizzata co-me centro unificatore della pastorale stessa, una sorta dipassaggio obbligato del progetto educativo ecclesiale. Per-ciò, la famiglia deve entrare anche nella pastorale comune,nel progetto catechistico, nel cammino di preparazione aisacramenti, nella pastorale vocazionale, nella stessa pasto-rale familiare. In conclusione, il Vescovo, ha anche annun-ciato la prossima istituzione dell’Ufficio diocesano di coor-dinamento della Pastorale diocesana. Al riguardo ha volu-to precisare: Il primo, ordinario luogo della pastorale fami-liare è la Parrocchia, con tutti i soggetti di cui abbiamo par-lato. La diocesi, tuttavia, dà il respiro autenticamente ec-clesiale ad ogni progetto, in ordine al fine e agli obiettivi, inordine allo stile e ai contenuti dell’azione e al respiro di co-munione effettiva, di condivisione e reciproco sostegno. Sefinora abbiamo proceduto in ordine sparso, è arrivato ilmomento di dare corpo e forma a un coordinamento dio-cesano, che supporti il lavoro delle parrocchie, con la ne-cessaria sussidiazione di riflessione e di strumenti operati-vi. Spetterà al servizio diocesano di pastorale familiare ela-borare un piano che interpreti e traduca le linee del Vesco-vo, con i supporto del Consiglio pastorale Diocesano.

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GALLURAANGLONA&

Veritatem facientes in caritate!

Il “motto episcopale” di Mons. Mario Ghiga ri-echeggiava l’invito dell’apostolo Paolo: “Viven-do la verità nella carità, cerchiamo di crescerein tutto verso il capo, che è Cristo” (Efesini4,15). Ricordare oggi il progetto pastorale delVescovo Mario Ghiga e il suo servizio missio-nario alle Chiese della Gallura e dell’Anglona èsegno di affettuosa riconoscenza, di perennememoria, di eterna fedeltà alla Chiesa e ai suoipastori. Cinquanta anni fa, il 31 marzo 1963,tornava alla patria celeste questo insigne vesco-vo di “Ampurias e Tempio”, autentica “meteoraepiscopale” che guidò la Chiesa Diocesana persoli ventuno mesi, lasciando un’eredità spiritua-le preziosa ai sacerdoti e ai fedeli, che ammira-vano la sua bontà nell’azione apostolica e lasua serenità nella sofferenza. Mario Ghiga eranato in Piemonte a Barbaresco, nella Diocesi diAlba, il 10 agosto 1902, in una famiglia di cin-que figli che viveva nella fede e nella preghie-ra. All’età di cinque anni andò con i suoi fami-liari nel paese di Vezza d’Alba, che divenne lasua nuova patria. Obbediente alla voce di Cri-sto che lo chiamava al sacerdozio, compì i suoistudi con i Padri Dottrinari di San Damiano d’A-sti in Piemonte e a Roma, e poi a Torino tra iMissionari della Consolata. Il vescovo di OzieriMons. Francesco Maria Franco, suo concittadi-no piemontese, lo invitò a venire in Sardegna,dove fu ordinato sacerdote a ventiquattro anniil 7 novembre 1926 per la Diocesi di Iglesias. Fu

insegnante di Lettere nel Seminario Vescovile,Canonico della Cattedrale, coadiutore del Par-roco di Carloforte Mons. Pagani, al quale suc-cedette come Parroco il 9 agosto 1941. Era ve-ramente un padre ricco di “bontà e tenerezza”,le virtù che ora il nostro Papa Francesco racco-manda a tutti i pastori della Chiesa. Nei ven-t’anni di servizio alla Parrocchia dei Genovesi diPegli e di Tabarka si fece amare da tutti, picco-li e grandi, e soprattutto dai suoi pescatori, coni quali condivise la grande devozione alla Ma-donna dello Schiavo, che aveva liberato quelpopolo dalla schiavitù e dalla morte, condu-cendolo miracolosamente all’isola di San Pietroe alla città di Carloforte. Grande fu il rimpiantodei fedeli quando Don Mario fu nominato ve-scovo di “Ampurias e Tempio” il giorno 11 feb-braio 1961, festa di Nostra Signora di Lourdes.Era la volontà del Papa Giovanni XXIII, nellaquale egli riconosceva la volontà di Dio, e isuoi amici furono contenti di partecipare allasua ordinazione episcopale nella chiesa di Car-loforte, celebrata da Mons. Giovanni Pirastruvescovo di Iglesias, con Mons. Lorenzo Basoli eMons. Antonio Tedde. Il 25 giugno 1961 la mol-titudine dei suoi parrocchiani si unì alle popo-lazioni della Gallura e dell’Anglona, che accol-sero Mons. Mario Ghiga con grande esultanza aTempio, a Castelsardo e poi in tutte le Parroc-chie, entusiaste per la sua umile e sorridentebontà. L’amore a Gesù e a Maria, a San Simpli-cio e a Sant’Antonio patroni della Diocesi, a SanPietro titolare della Cattedrale di Tempio, l’a-

more ai sacerdoti e ai fedeli, vi-cini e lontani, lo spingevano adonarsi totalmente alla sua nuo-va missione di successore degliApostoli. Ricordo che, sapendoche io ero Delegato Regionaledella “Gioventù di Azione Cat-tolica”, mi invitò ad un meravi-glioso “Convegno Diocesano”nella Colonia di Curadoreddu emi sembra di vederlo ancoracircondato dai giovani e dai ra-gazzi con la sua amabile pater-nità. “Don Mario” invitava i cre-denti alla fede, alla preghiera,alla gioia della liturgia, all’impe-gno nella Pastorale delle Voca-zioni, all’amore per le personeconsacrate, specialmente alleMissionarie Figlie di Gesù Cro-cifisso, al servizio nell’AzioneCattolica, all’apostolato socialetra gli operai e i pescatori, allatestimonianza nel mondo dellacultura, alla vicinanza alle fami-glie degli stazzi, ai bambini e aigiovani, agli anziani e agli am-malati. Ben presto giunse ancheper lui la prova della sofferenza.Dopo aver salutato in PiazzaGallura il popolo credente, erapartito per Roma l’8 ottobre1962, convocato dal Papa Gio-vanni XXIII per il “Concilio Ecu-menico Vaticano II”, e avevapartecipato con entusiasmo al-l’assemblea dei vescovi di tuttoil mondo, e fu sempre presenteanche quando il Signore scelsedi fargli “visita” con una tremen-da malattia. Terminata la PrimaSessione del Concilio, mentretutti i vescovi tornavano alle lo-ro Diocesi per le celebrazioni

natalizie, Mons. Ghiga fu accolto nella Clinica diNostra Signora della Mercede a Roma e visse ilsuo calvario natalizio nel letto della sofferenza.“Nelle tue mani, Signore, affido il mio spirito”,disse a Dio con la sua serena preghiera, e tra-scorse i suoi giorni nella Casa della Sofferenza,dal tempo di Natale dell’anno 1962 al mese dimarzo dell’anno 1963, assistito amorevolmentedal suo fedelissimo segretario Don Mario Ca-reddu e dalle benemerite Suore Mercedarie,sempre con il vivo desiderio di tornare accantoal suo “gregge” come buon pastore”. Sentì peròche Gesù Sacerdote lo chiamava a celebrare laPasqua in Paradiso. Era la Domenica di Passio-ne, il 31 marzo 1963, quando all’età di 60 anniMons. Mario Ghiga chiuse gli occhi alla vita ter-restre per riaprirli alla contemplazione del voltodi Dio. Il 2 aprile tornò in Sardegna con la naveaccompagnato da Mons. Mario Careddu e da Ol-bia a Tempio fu accompagnato dalla grande fa-miglia dei suoi figli spirituali, che piangevano epregavano, e nella Cappella dell’Episcopio pote-rono rivedere il suo volto attraverso il cristallodella sua bara. Il giorno dopo il mesto corteo fu-nebre lo accompagnò alla Chiesa Cattedrale diTempio, dove la Santa Messa fu celebrata dal-l’arcivescovo di Oristano Mons. Sebastiano Fra-ghì e l’omelia fu tenuta dall’arcivescovo di Sas-sari Mons. Paolo Carta. Il suo amico vescovo ri-cordò con parole commoventi che Mons. MarioGhiga “era l’amico e il padre di tutti, ma avevauna predilezione per i bambini, i malati e i lavo-ratori, con i quali si intratteneva spesso”. E primadella sepoltura nella Cattedrale fece risuonare lavoce del suo testamento spirituale, che rimaneancora oggi per noi l’insegnamento per la vita:“Carissimi, in questo momento in cui il Signorefa sentire la sua voce per chiamarmi a Sé … ri-volgo a voi il mio pensiero di Padre e Pastore! Viho amato con tutta la passione del mio animo diSacerdote e di Vescovo, con voi e per voi inten-devo vivere a lungo la mia vita. Il Signore sem-bra che abbia disposto diversamente: Sia fatta lasua volontà! … Vorrei dirvi: nel mio ricordo ama-tevi nel Signore! Pregate per me. Vi benedicocon grande affetto”.

✠Pietro Meloni

IL CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI MONS. MARIO GHIGA

v i ta diocesana

Mons. Mario Ghiga

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d. Francesco Cossu - Parroco di Arzachena

Onorevole Signor Presidente, Ugo Cappellacci,l’occasione di questo incontro mi dà la possibilità di of-frirle un mio volume, dal titolo: Il secondo novecento ar-zachenese, presentato con 3 giorni di lavori alla comunitàed alle istituzioni, progettisti e rappresentanti della culturaufficiale. Una fatica letteraria che ho voluto affrontare inoccasione del 50° anniversario della nascita del ConsorzioCosta Smeralda con la finalità di aiutare i miei parrocchia-ni, anche i più giovani, a capire cosa ci fosse prima dellaCosta Smeralda e che cosa ha rappresentato per noi e perla nostra cultura… Abbiamo concluso che a l’Aga Khan sideve gratitudine, ma non degli Osanna! Da alcuni mesi ve-niamo a sapere che c’è un susseguirsi di nuovi capitali chehanno adocchiato il nostro territorio. Ben vengano!!! Mapurché non si traducano in scivoli acquatici dietro la giàprovata spiaggia di Liscia Ruja, in parchi-gioco, in villaggidallo stile arabeggiante o in cattedrali del divertimento ti-po Las Vegas, in resort da “Le Mille e una notte” , con ilsolo scopo del profitto a tutti i costi e destinato a pochi.Questo impatto di solito si innesta su spettacoli e forme didivertimento che fanno leva sulle parti meno nobili del-l’essere umano (e mi riferisco a: avidità, invidia e ammira-zione per il lusso di dubbia provenienza, spettacoli e in-trattenimenti sopra le righe, e quant’altro di volgare ha at-tecchito negli ultimi 25 anni..). Viene condannata a morte l’eleganza, la sobrietà e la ve-ra vena leggiadra e semplice del divertimento. Mi sentoportavoce del mio Capo quando dico queste cose, forseperché spesso mi rivolgo a Lui per consigli, ma mi faccio

anche portavoce di una grande parte di questa comunità!Chi viene da fuori dovrà sapere che in questa meraviglio-sa terra, a contatto con una profumata vegetazione e conparticolari specie di animali, coabitano persone che han-no sempre lavorato e, pur progredendo più lentamenteche altrove verso la “modernità”, pur mangiando pane,carne, ortaggi, formaggi, non sono mai morti di fame. E inpiù, lo straniero, è stato sempre accolto e integrato sia es-so mendicante o Principe: a tutti è stato offerto il nostropane! Chi vorrà investire dovrà, quindi, porre la massimaattenzione alla vocazione di questa nostra terra benedettada Dio, dovrà rispettarne l’ambiente già tanto provato, lepersone, la storia di un popolo, i suoi valori e i suoi sim-boli forti.E dovrà tenere sempre a mente che – come ogni comuni-tà presenta i suoi tratti distintivi – la peculiarità del popo-lo sardo è il senso della parola data, il decoro, la dignità.Il granito ben ci rappresenta: pietra povera e dura; ma inuovi ricchi l’hanno sottomessa, e dal dignitoso muro asecco è servita agli insediamenti delle loro smodate rap-presentazioni del lusso. Questo non deve accadere anchealle persone e alla imponente tradizione culturale, valorecondiviso da tutti gli storici e patrimonio di tutta la nostraNazione. E su queste fondamenta i nostri governanti loca-li dovranno selezionare e permettere gli investimenti, nonsolo basati sul profitto di pochi sardi e pochi stranieri, suprecarie e temporanee soluzioni al problema della disoc-cupazione giovanile.Ricordatevi che 3 anni di cantieri, al servizio del profitto dialtri, non rappresentano uno sviluppo durevole, che stra-tifica e resta al nostro territorio e ai nostri figli. Ci dovrà

essere guadagno, ma per tutti, ed eticamente, con proget-ti che sviluppino cultura moderna d’impresa, nella tradi-zione e non solo villaggi globali per un divertimento ano-nimo, presso le cui strutture andare a pietire poi un postodi servo!! Accogliere investimenti? Sì certo!! Ma con pro-getti che gettino le basi per uno sviluppo di un turismo in-dustriale sardo per i prossimi 100-150 anni, senza lo sna-turamento e la distruzione dell’ambiente e conservando evalorizzando gli elementi e i valori esistenti. Noi sardi non abbasseremo il livello di guardia, lasciandomano libera a predatori velocissimi che ovunque arrivano“mordono e fuggono” sazi. Non approveremo progettimiopi di sole grandi cubature senza storia, che finiscono achiusura di cantiere; non lasceremo che forti interessi egrandi progetti del divertimento corrompano la nostra ma-novalanza a farsi complici dello sfruttamento del nostrostesso ambiente, lasciando – a operazione conclusa - unterritorio e una cultura devastate e rovinate per sempre.Noi sardi non vogliamo continuare ad essere i bassi di-pendenti degli investitori. Il pesante mandato che vieneconferito al nostro Governo locale è quello di consentireche gli investimenti, oltre al rispetto di ambiente e tradi-zione, coinvolgano e formino i nostri figli a “fare impresa”in autonomia, affrancandoli dal ruolo di “camerieri a vita”.I sardi dovranno essere coinvolti nei progetti sin dalle pri-me fasi. Negli investimenti dovrà trovare spazio anche laformazione al ruolo dei sardi che dovranno essere prota-gonisti consapevoli di tutto il piano di sviluppo. Solo cosìil popolo investirà su sé stesso e sul proprio territorio pre-parando un futuro di qualità e lasciando un valore comeun nuraghe, piuttosto che un resort con sala bingo!!!

v i t a d iocesana

Chi vorrà investire dovrà rispettare la vocazione della nostra terraDuro intervento del parroco di Arzachena don Francesco Cossu

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GALLURAANGLONA&

di Ezia Orecchioni

Il quattordici Aprile, l’Unitalsi,sottosezione di Tempio Pausa-nia, ha riunito presso i locali del

seminario diocesano di Tempio, isoci, i simpatizzanti, i sostenitori e icarissimi amici disabili e malati, pertrascorrere una giornata di fraterni-tà e di condivisione. Ci ha sicura-mente aiutato il tempo, poiché do-po un inverno lungo e piovoso, ciha regalato una calda giornata disole! Ci siamo ritrovati, alle ore12,00, circa 200 persone, nell’aulamagna del Seminario per la cele-brazione della Santa Messa, cele-brata dal vice assistente, di Sottose-zione, Don Paolo Pala. Erano pre-senti soci provenienti da diverseparrocchie della diocesi: Arzache-na, Tempio, Calangianus, Trinita’d’Agultu, Sant’Antonio di Gallura,Aggius, Perfugas, Olbia e Luras. Ilcoro, composto dai giovanissimidel dopo Cresima, accompagnatida alcuni ragazzi unitalsiani, con leloro chitarre, ha animato la cele-brazione. Dopo la messa, c’è statoil momento del pranzo consumatonei locali stessi del Seminario. Ariadi festa! Tavoli apparecchiati con

fantasia di colori, amici sorridentiche si salutano, felici di incontrarsie di stare assieme. Un lavoro di“gruppo” ben organizzato, ha fattosi che all’arrivo degli ospiti tuttofosse pronto: gli antipasti sui tavo-li, all’esterno,grossi barbecue pron-ti per arrostire le carni e grossi pen-toloni per la cottura degli gnocchi.Grandi attività in corso. Natural-mente non mancava la musica, pertutta la durata del pranzo, il nostroamico musicista di Calangianus, hasuonato e cantato e i nostri ospitihanno gradito tantissimo l’aria difesta che si è venuta a creare: “Pa-ri un coiu” e’ stata la considerazio-ne più ricorrente! Pranzo allegro efestoso, per continuare poi con unapresentazione di dolci prelibati, of-ferti dagli ospiti stessi. E poi.. mu-sica e balli! Un pomeriggio interodi divertimento. In un tempo di cri-si e austerità, abbiamo toccato lagenerosità di diverse persone,commercianti e ristoratori di Arza-chena, che hanno risposto moltovolentieri al nostro invito a contri-buire, ognuno secondo le propriepossibilità, alla riuscita di questagiornata. Ringraziamo tutti per laloro generosità.

Miei cari amici, vi voglio dire tante cose bellissime. Voisiete importanti per me, mi fate stare bene con lavostra compagnia. Quando ci incontriamo provoun’emozione grandissima. Stare con voi è la mia gioia,stare insieme in questa meravigliosa giornata è unadelle cose più belle che vivo, perché siete la miaseconda famiglia. Questi incontri mi fanno stare bene emi tengono impegnata, per questo vi ringrazio pertutto quello che fate per me. Vi ringrazio anche perl’organizzazione dei pellegrinaggi, delle colonie estiveall’Isola Rossa e i capodanni. Vi voglio bene!

La vostra amica Giuly

Giornata di fraternità organizzata dall’UNITALSIAria di festa per gli amici disabili

un i ta l s i

Il “grazie” di Giuliana

Elena Fraschini e il musicista Meloniintrattengono i nostri amici disabili

Il gruppo dei volontaridell’Unitalsi

13ch iesa d iocesanaAnno XXI

n. 430 aprile

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GALLURAANGLONA&

di Antonio Dramis

La fede è generata da Dio, ossia dal Padre,dal Figlio Gesù Cristo, e dallo Spirito San-to. La fede è dunque ottenuta quale risul-

tato della potenza e dell’opera di grazia dellaSS. Trinità. La fede nasce nell’uomo ascoltandola Parola di Dio serbandola nel cuore. Avere fe-de significa credere alla testimonianza di Diocon la stessa semplicità e certezza con cui pre-sti fede alla parola di tuo padre o di un tuo ca-ro amico. La fede si acquisisce con il Battesimo,essa è fiducia assoluta in Dio, il Dio che ha vo-luto parlare all’uomo mediante le Sacre Scrittu-re, e rivelarsi in Gesù Cristo; un Dio che ama,che ha dimostrato il suo amore col dono di ciòche aveva di più prezioso: il suo Figlio diletto.Egli ci ha amati mentre ancora noi non Lo ama-vamo, e ha offerto la propria vita per tutti gliuomini, per coloro che lo dimenticano, perquelli che lo combattono, per chi è indifferen-te, e per chiunque mette tutta la propria fiduciain Lui , al suo cospetto tutti siamo figli di Dio.Dall’ esodo di Cristo compiuto per noi uomini,si trae esempio , Lui che dal Padre è venuto anoi come offerta sacrificale, è tornato al Padreportandoci nel corso del Suo passaggio, esem-pi di vita e di fede a noi sconosciuti, facendo inmodo che in Sua comunione, tutti possiamo es-sere degni di seguirlo regno del Padre. La fede

naturale è quella capacità di credere e di fidar-si. Secondo una suggestiva etimologia (la scien-za che studia l’origine e lo studio delle parole)medioevale, «credere» significa “cor dare “, dareil cuore, metterlo incondizionatamente nellemani di qualcuno, così come ci insegnano gliApostoli, e con il Vangelo ci raccontano l’espe-rienza avuta con Gesù. La fede è una convin-zione interiore; non è un sentimento, ma èqualcosa che appartiene allo spirito dell’uomo,non all’anima. Viviamo in un’epoca in cui pre-vale l’apparenza, tutto è simbolo di ostentazio-ne, si fa propri tenori di vita che non apparten-gono alla nostra cultura tralasciando talvolta omettendo in secondo piano valori , tradizioniappartenenti ad uno stile di vita più autenticoper fare spazio a comportamenti che non ri-specchiano gli insegnamenti trasmessi dai nostripadri , nei quali emergeva la centralità della fa-miglia , simbolo di unità, sicurezza, rifugio, cheinfondeva rispetto delle regole, dei valori cri-stiani dandone esempi concreti. Oggi il con-fronto di culture diverse dalla nostra dovrebbeimplicare un arricchimento ai fini di una piùcompleta conoscenza dei nostri fratelli, non ac-comunati sempre dallo stesso Credo, da unconfronto reciproco basato sempre sul rispettodei propri valori, delle tradizioni, e dalla fede diognuno, mantenendo saldi i propri principisenza vergognarsi difenderli se necessario. Gli

uomini attendono dalle varie religioni, la rispo-sta ai reconditi enigmi della vita, che ieri comeoggi turbano profondamente il cuore dell’uomoe della sua natura, del senso e il fine della no-stra vita, del giudizio dopo la morte, cercandola via per raggiungere la vera felicità, dove tut-ti traiamo la nostra origine e verso cui tendia-mo. Questo rapido sguardo alle diverse tradi-zioni religiose ha voluto dimostrare che esisto-no diversi modi di accostarsi alla propria fede,con un unico scopo, raggiungere la felicità eter-na . Noi Cristiani Crediamo Fiduciosi in Gesù ,Figlio di Dio, Signore è Salvatore. È questa fe-de è amore che ci permette di accostarci agli al-tri. Noi dobbiamo essere consapevoli che seb-bene essi non credano in Cristo, è nel nostroimpegno nei loro confronti, possono compiereparte del loro cammino insieme a noi. Questodeve spingerci ad invitarli ad unirsi per rag-giungere la vera felicità nella Misericordia Divi-na. Tuttavia scopriamo che il fulcro della Chie-sa Cattolica, è basato nell’amore della DivinaMisericordia, come ultimamente ci ha ricordatoPapa Francesco, Dio non si stanca mai di per-donarci, mentre noi ci stanchiamo di chiedereperdono. In questa verità Misericordiosa, c’è lasperanza infinita dell’esistenza umana, in cuil’uomo ha sempre la prospettiva di riconciliarsicon Dio e ricominciare una nuova vita da Luiseguito, da Lui sorretto, da Lui amato. Il Cristia-no dunque non vive di solitudine, ma nellagioia donatagli dall’amore di Cristo.

di Pasquina Fresi

Papa Benedetto XVI l’11 ottobredel 2012 ha indetto l’Anno dellaFede un periodo fino al 24 No-

vembre 2013 nel quale tutti i Cristianidevono impegnarsi per “dare un rinno-vato impulso alla missione di tutta laChiesa”, in Parrocchia ci siamo interro-gati sugli argomenti posti in risalto nel-la Lettera Apostolica e abbiamo conve-nuto che la riscoperta gioiosa della Fe-de deve contribuire a consolidare l’uni-ta’ e la comunione tra le diverse realtàche compongono la grande famigliadella Chiesa. I fedeli laici, sono invitati a un rinno-vato impegno di effettiva adesione al-l’insegnamento del Successore di Pie-tro. Così sabato 20 Aprile abbiamo dedica-to una funzione particolare all’incontrocon tutte le famiglie della Parrocchia,genitori e figli si sono ritrovati per una

funzione all’insegna di una rinnovataFede fondata sull’incontro con Gesù Ri-sorto per la riscoperta nella sua integri-tà e in tutto il suo splendore. Abbiamo rinnovato le nostre promesseBattesimali con un vero passaggio at-traverso la Porta della Fede, apposita-mente costruita con del semplice legnodai nostri artigiani locali e rivestita diEdera per rappresentare proprio laPassione di Cristo, e lei con le sue ro-buste radici, difficile da sradicare, liogni famiglia ha ricordato di Crederein Dio Uno e Trino, Padre Figlio e Spi-rito Santo, e ha ricevuto in dono unpiccolo crocifisso di San Damiano, larappresentazione del Dio Vivente, at-traverso il quale si ha l’incontro perso-nale con Dio per mezzo dello SpiritoSanto. Tutta la funzione e’ stata scandita da let-ture particolari che ci hanno ricordatol’importanza della comunione e dellapreghiera, infatti abbiamo anche stam-

pato una immaginettacon l’Atto di Fede e lapreghiera “CHE DIOAUMENTI LA NOSTRAFEDE” con l’invito a vi-vere in pienezza que-st’anno come speciale“Tempo di Grazia”. Il giorno dopo, dome-nica in nutrito gruppodi fedeli, catechisti ebambini, accompagna-ti dal Parroco di SanPantaleo Don JaczekMeczel, ha passatouna giornata di ritironel Monastero Bene-dettino di San Pietro diSorres a completamen-to di un cammino dirinnovata Fede.

Cristo pilastro della fede

l’ANNO DellA FeDe ALLA RISCOPERTA DI GESU’ La mia testimonianza Carissimi bambini e cari adulti,confesso di aver avuto un po’ di paura nell’apprendere didovervi dire oggi queste parole perché mi chiedevo, essendoper me la prima volta che vi parlo, se fossi riuscito a nonannoiarvi: speriamo bene. La storia della mia vocazione è unastoria abbastanza semplice; è quella di un bambino di 8 annie mezzo, un bambino tutto casa e chiesa. Era il 2005, annotanto ricordato per via della morte di Giovanni Paolo II; men-tre guardavo le immagini del funerale e ascoltavo la letturadella sua biografia sentivo ardere dentro di me un fuoco euna voce che diceva: «Va e anche tu fa lo stesso». Da li è ini-ziata la strada che mi ha portato ad essere qui e a parlarnecon voi. Grazie all’incontro con persone che si sono rivelatefondamentali per la mia crescita vocazionale, come tantisacerdoti, in primo piano il parroco don Nino Fresi, ora tor-nato alla casa del Padre che rimarrà per sempre nel miocuore, la mia catechista per la quale ancora oggi a distanza dianni ringrazio il Signore di averla messa sulla mia strada. Hoconosciuto per la prima volta questo luogo, il seminario,durante una giornata dei ministranti del 2008 quando ero unministrante bambino come voi, e tanto per cambiare ero l’u-nico che rappresentava la mia parrocchia, ma ora le cosesono cambiate: siamo ben due! Grazie a don Nino ricevo ilnumero dell’allora vice rettore Don Mirco, col quale per unmotivo o per un altro non è stato possibile stabilire un incon-tro, ma quando ormai non ci speravo più, nell’estate del 2010,don Paolo, diventato rettore del seminario, chiamò mia madreorganizzando un incontro per il 10 settembre. Nessuno potràmai capire quanto abbia aspettato con ansia quell’incontrodestinato a cambiare la mia vita, tuttavia il suo esito non èstato esattamente come speravo: infatti si decise che non sareientrato subito in seminario ma che avrei dovuto fare un annocosiddetto di “preseminario”, limitando ad una volta al meseil mio ingresso. Dopo la quarta ginnasio frequentata ad Olbia,dove ho avuto la grazia di incontrare un insegnante di latinoe greco che sarà sempre nel mio cuore, finalmente l’11 set-tembre del 2011 entro in seminario. Il mio primo anno semi-naristico è stato un anno fantastico, nonostante sia statosegnato anche da 23 giorni in ospedale per problemi di salu-te che mi hanno portato all’attuale esilio, come spesso defini-sco la lontananza dal seminario; se in casa e in parrocchia,luoghi a me ovviamente molto cari, io mi sento in esilio, vuoldire che il mio posto non è altrove se non in seminario!Grazie a tutti per l’affetto manifestatomi.

Il seminarista Alessandro

Foto di gruppo con ilparroco don Jacek

14 Anno XXIn. 430 aprile2013

GALLURAANGLONA&

di Davide Pidinchedda - Seminarista

La nostra Diocesi ha voluto dedicare intera-mente il Convegno pastorale di quest’anno2013 al tema importantissimo e fondamen-

tale della famiglia. Si è svolto in tre giornate, pre-cisamente 11, 12 e 13 aprile, all’interno del no-stro Seminario minore diocesano in Tempio Pau-sania. Abbiamo avuto la fortuna di essere statiguidati, in questi tre giorni, da due bravissimi re-latori e dal nostro Vescovo; il primo giorno dadon Enzo Bottacini, vice direttore dell’ufficio na-zionale per la pastorale della famiglia della C.E.I.e l’altro il Prof. Luigi Alici del consiglio scientifi-co dell’istituto per lo studio dei problemi socialie politici. Sono stati creati quattro laboratori fon-damentali per il lavoro di gruppo e la condivi-sione, dopo l’ascolto attento delle relazioni e de-gli eventuali spunti di riflessione offerti dai vali-dissimi relatori, che, se posso esprimere un pa-rere, ci hanno lasciato a bocca aperta per la loroefficace professionalità, ma anche per la fede ela speranza che sono riusciti a trasmettere non-ostante si parlasse di gravi problemi della socie-tà di oggi e della famiglia di oggi. Questi pro-blemi non si trovano fuori, ma pienamente den-tro i nostri contesti e dentro le nostre vite. Il pri-mo giorno è iniziato introducendo il lavoro delconvegno, e quindi il tema famiglia, dalla paroladi Dio: “Maschio e femmina li creò”, la famigliasecondo il progetto e il cuore di Dio. Il relatore,don Enzo, ha focalizzato il suo discorso sulla Vo-cazione alla famiglia, quindi, come chiamata eprogetto di Dio per l’umanità dentro la Chiesa.Ha continuato spiegando il reale rapporto traDio, Chiesa e famiglia; stando nella Chiesa nonsiamo soli, anzi, obbiettivo principale della Chie-sa è appunto quello di fare comunione. “Ma-schio e femmina li creò, lasceranno suo padre esua madre e saranno una cosa sola”.La comu-nione che si crea tra uomo e donna, nella pro-messa e nel vincolo del matrimonio, è progettodi Dio, ci dimostra che Dio stesso non ha creatol’uomo per stare solo, ma per aprirsi all’altro, perl’altro. E’ proprio nel dono della vita di Cristoche l’uomo e la donna entrano in comunioneperfetta, trovando il compimento in Lui, diven-tando nell’amore di Cristo a immagine e somi-glianza di Dio. Come disse Giovanni Paolo II:“La famiglia trae la sua solidità interiore dal pat-to tra i coniugi, che Cristo stesso ha elevato a sa-

cramento”. Questi gli spunti più importanti di ri-flessione che il relatore ci ha offerto. Abbiamopoi, nel laboratorio, approfondito e condiviso lenostre diverse opinioni, traendo come conclu-sione l’importanza di creare un sistema di perso-ne, pronte ogni giorno a sostenere, soprattuttospiritualmente, tutte quelle famiglie sole, in crisi,emarginate dalla società. Abbiamo anche sottoli-neato come fondamentale il testimoniare a tantigiovani il valore vero che la famiglia ha perso inquesta società, riportare un giusto equilibrio tra ivalori, che in un certo senso dovrebbe sovrasta-re le paure che un giovane oggi ha di pensare alsuo futuro come progetto famiglia. Sì, perché laposta in gioco è l’identità e la sopravvivenza del-la famiglia e di questa missione dobbiamo sen-tirci tutti responsabili nel fare la nostra parte!! Ilsecondo giorno, il Prof. Luigi Alici, ha sviluppa-to il suo discorso presentandoci la realtà dellacrisi che oggi viviamo: economica, nella società,nella famiglia, nei valori di un’identità indirizza-ta, sempre più, verso un individualismo totale,che possiamo definire il virus che abbraccia tut-ta la società di oggi, trascinata ormai verso il ba-ratro. “Il mondo gira intorno a me”, questa è laregola chimica del narcisismo che è il seme ma-ligno di ogni vocazione. Il credere e il vivere nel-l’impotenza del narcisismo che poi, non solo ciporta alla morte, ma condiziona tutta la nostra vi-ta e soprattutto la nostra fedeltà. Questa crisi noila stiamo vivendo sulla nostra pelle, pensiamoalla tragedia dei tanti suicidi soprattutto nelle fa-miglie. La crisi è passata dall’eccezione alla re-gola. Dobbiamo abbandonare la retorica del tra-monto e abbracciare la logica di un’alba nuova,di un porto sicuro che esiste davvero nella tem-pesta in cui tutti noi, oggi, siamo immersi. Ab-biamo perso il senso delle differenze: tra il benee il male, tra il finito e l’infinito, tra l’essere e ilnulla, tra il vero e il falso. Questo non possiamopermettercelo, non possiamo permetterci di pen-sare di vivere in tempi difficili, in tempi sfortu-nati per il Vangelo. Il Vangelo è adesso… Tra-sformiamo il crepuscolo del tramonto nel crepu-scolo dell’alba, la famiglia deve fare questo. Lafamiglia deve sciogliere tutti quei nodi che la so-cietà ha stretto nella libertà della vita dell’uomo.La famiglia è il luogo, aperto a tutti, in cui si spe-rimenta una risposta positiva, una risposta disperanza concreta alla crisi in cui viviamo. Nellaboratorio abbiamo approfondito l’argomento,

ci sono state diverse testimonianze che hannoarricchito sicuramente il nostro lavoro. Abbiamosottolineato l’importanza nel fare esperienza pro-fonda dell’amore di Dio prima di buttarsi nell’a-more dell’altro, precisando che è fondamentaleper tutte le coppie fare un cammino importantedi discernimento prima di arrivare al sacramentodel matrimonio. Il terzo giorno, quello conclusi-vo, abbiamo introdotto il nostro incontro conuna serie di proposte, prodotte dai quattro labo-ratori, esponendole alla presenza del VescovoMons. Sebastiano Sanguinetti. Sono state presen-tate due proposte molto importanti: la prima è lagià avviata iniziativa di una scuola media cattoli-ca nella nostra diocesi, precisamente a Olbia pervia della grande richiesta da parte di diverse fa-miglie, la seconda è un centro famiglie amichediocesano con sede a Tempio, ma con progettoesteso dentro tutte le nostre parrocchie. Sonostate esposte anche le diverse problematiche dicui abbiamo già parlato e infine, il Vescovo, ac-cogliendo come dono prezioso tutte le propostefatte, ha risposto positivamente, correggendo al-cune incomprensioni e promettendo concretacollaborazione nel portare avanti i diversi pro-getti. Abbiamo concluso il nostro convegno conla Santa Messa in cattedrale alle ore 12, ricor-dando il 50° anno dalla morte del nostro Vesco-vo Mons. Mario Ghiga e condividendo insiemeun rinfresco in seminario. E’ stato un bellissimoconvegno, molto partecipato. Un’esperienza cheio personalmente, ma credo tutta la nostra Dio-cesi, aveva veramente bisogno di vivere. E’ stataun ottima occasione per incontrarci tutti e persentirci più Diocesi, più famiglia ecclesiale, con-dividendo i problemi e cercando insieme, e in-sieme al Vescovo, di trovare un percorso giustoper contrastare la crisi che oggi stiamo vivendosoprattutto nella famiglia.

il Convegno sulla famiglia visto da un seminarista

di Francesco Filighedduconfratello di Santa Croce

Nella primaziale di S. PaoloApostolo di Olbia, i bambinidiventano protagonisti. Di

fatto, per il secondo anno consecu-tivo, grazie ad un ineccepibile lavo-ro, i catechisti e gli animatori hannopotuto coinvolgere bambini di tuttoil percorso catechistico per animarela Via Crucis durante i venerdì diquaresima. Ascoltare i bambini cheleggevano le riflessioni e i genitoriche proponevano le preghiere perle stazioni è stato molto commo-vente. Pensieri carichi di altruismoverso il prossimo, scritti con laguida dei catechisti degli stessibambini. Tutto questo è accadutodavanti a noi adulti, che moltodovremmo imparare dall’innocen-za, dalla purezza dei bambini. Una

parrocchia, quella della primaziale,che sta sempre più in crescendo eproponendo attività diversificateper fasce di età. Tutto questo gra-zie al parroco don Gianni Satta, aisuoi collaboratori e alla confrater-nita di Santa Croce. Infatti, que-st’anno, i confratelli hanno discus-so e iniziato un progetto con donSatta, a livello interparrocchiale,che consiste nel coinvolgere iragazzi, prossimi alla cresima, ditutte le parrocchie di Olbia. Un pro-getto che è andato in porto grazieanche alla collaborazione di sacer-doti, catechisti ed educatori di tuttele parrocchie olbiesi. Ai ragazzi èstata chiesta la presenza nella pro-cessione che si è svolta il giovedìSanto. A loro, infatti, è stato dato ilcompito delicato di portare, duran-te la processione, i “misteri” chehanno accompagnato il Cristo nella

sua Passione (corona, frusta, cate-ne, chiodi, martello, tenaglie e lan-cia). Con la stessa intensità, hannopartecipato alla funzione del vener-

dì di Passione (S’Iscravamentu). E chissà che tra di loro non nascaanche qualche nuovo confratello.Non si sa mai!

f am ig l i a

Nella chiesa di S. Paolo protagonisti i bambini

I seminaristi Alessandro e Davide

Olbia, giovedì santo, processione dei Misteri

15Anno XXIn. 4

30 aprile2013

GALLURAANGLONA&

La presidente diocesana del-l’ACR Adriana Carta, con unalettera ha voluto raggiungere

le diverse parrocchie della diocesiper formulare l’invito a parteciparead un incontro diocesano, che di-venterà preziosa occasione di for-mazione e di ascolto. Nella lettera ricorda che “la dome-nica 5 maggio nei locali del semi-nario diocesano di Tempio si terràun incontro formativo sul tema: ACe iniziazione cristiana.Avremo il piacere di ospitare donDino Pirri, Assistente Nazionaledell’Azione Cattolica Ragazzi che ciaiuterà a riflettere sulle modalitàcon cui, nella nostra comunità dio-cesana, accompagniamo i ragazzi(dell’ACR e non solo) nella cresci-ta di fede anche attraverso le tappepiù importanti che sono i sacra-menti.Vi invito pertanto a partecipare aquesto incontro con la certezzache saprete anche farvi promotorinelle vostre parrocchie, invitandoin particolare catechisti ed educa-

tori e tutti coloro che a più livelli sioccupano di catechesi.È un momento importante non so-lo per la presenza di un assistentenazionale che è davvero un donogrande di cui poter beneficiare, maanche per mettere in moto e con-dividere idee, proposte, percorsi, eprassi che rendano ancora più bel-lo il percorso di fede dei ragazziche ci sono affidati, per questo lapresenza di ognuno sarà una ric-chezza per tutti. Qui di seguito troverete gli orariper la giornata, vi chiediamo diconfermarci la vostra presenza an-che via telefonica al numero di se-greteria. Augurandomi di incontrarci inquesta prossima occasione, Vi sa-luto fraternamente in Cristo risor-to“.Alle 09.30 sono previsti gli arrivi ealle 10.00 ci sarà l’intervento di donDino Pirri. Alle 12.00, la celebrazio-ne della Santa Messa e, dopo pran-zo, la condivisione dei gruppi di ap-profondimento.

La domenica 21 Aprile, è statacelebrata la giornata mondia-le di preghiera per le voca-

zioni, una grande opportunità perparlare di un tema che oggi puòsembrare desueto se non equivo-co. Infatti, la parola vocazione ge-neralmente viene abbinata alla vi-ta del sacerdote, della suora, delreligioso in genere. In realtà, il te-ma della vocazione richiama, piùin generale, la ricerca personale direalizzazione e di felicità. La vocazione cristiana è quellacondivisa da ogni battezzato a se-guire la strada di Gesù, a diventa-re come lui, rispondendo in modoconsapevole e anche originale aquelle parole che riporta il Vange-lo: “Vieni, e seguimi”. La Diocesi ha organizzato, perquesta giornata, una veglia di pre-ghiera nella parrocchia della SacraFamiglia a Castelsardo. Nonostante la serata fredda e pio-vosa, hanno risposto all‘appellodel parroco don Giovanni Pittorru

una decina di sacerdoti e diversecomunità. Ma è soprattutto la comunità loca-le che ha partecipato in modomassiccio e ha animato, con il co-ro della parrocchia, la veglia dipreghiera. Hanno colpito particolarmente letestimonianze di Quirica, una gio-vane di Calangianus, che entrerànelle Figlie della Carità e quella diDavide, seminarista della SacraFamiglia di Olbia, che ha raccon-tato ai presenti, la sua chiamata el’entrata in seminario. La gente ha partecipato con inten-sità e ha ascoltato le parole di donPaolo Pala che, nell’omelia, ha in-sistito sul verbo “ascoltare”, comedice il Vangelo: “Ascolteranno lamia voce e saranno un solo greg-ge e un solo pastore”. E’ stata preziosa la presenza dellezelatrici, dei cresimandi di Nulvi ele rappresentanze da Aggius, daCalangianus, da Viddalba e, natu-ralmente, da Castelsardo.

Già da qualche anno il setto-re giovani dell’AC invitatutti i giovani e i giovanissi-

mi della diocesi a condividere unmomento di festa e riflessione.Quest’anno, la domenica 28 Aprile,sono stati ospitati dalla parrocchiadella Santissima Trinità di Trinitàd’Agultu, accompagnati dallo stes-so slogan del cammino formativo2012/2013 dell’Azione Cattolica:“Date voi stessi da mangiare”. Il te-ma è riferito al brano di Luca dedi-cato alla moltiplicazione dei pani edei pesci. Cinque pani e due pescisono sufficienti per attivare la con-divisione fra persone che, pur es-sendo estranee, avvertono la stessaurgenza di avvicinare Gesù e sen-tirlo parlare. E Gesù dimostra chenel deserto è capace di imbandirela tavola e saziare la fame di cia-scuno. Tutta la giornata è stata im-perniata sui temi dell’accoglienza edella condivisione; l’obiettivo eraquello di far sperimentare ai giova-ni e giovanissimi della diocesi chel’accoglienza va in primo luogopraticata con se stessi, e dopo coni fratelli, nel segno della gratuità ereciprocità, donandosi e condivi-dendo. Cosa significa condivisio-

ne? Lo suggerisce Gesù, che «presei cinque pani e i due pesci, alzò gliocchi al cielo, recitò su di essi labenedizione, li spezzò» (Lc 9, 16).Il gesto di spezzare il pane, cioè,non è sufficiente. Occorre pregaree benedire, chiedere di essere ca-paci di amare come ama Dio, direndere ogni gesto un gesto diamore. Da questo nasce la condi-visione: grazie all’amore, il panespezzato diventa dono, alimentoper la vita, capace di saziare la fa-me. Siamo invitati a imitare Gesù,in primo luogo nel confidare che inostri pochi pani e pesci sono ilpunto di partenza per la condivi-sione. Ciò significa non considera-re il nostro quotidiano povero e in-sufficiente, ma anche sapere che èproprio questo quotidiano a esserechiamato in causa: la condivisioneè dono di noi stessi, non solo diciò che ci avanza o non ci servepiù. Il dono è dono di tutto ciò chesono, di ogni gesto, di ogni aspira-zione, di ogni slancio, di ogni in-tuizione. Le attività sono prosegui-te nel pomeriggio. Forse con unamaggiore informazione, la parteci-pazione sarebbe stata ben più nu-merosa anche da altre comunità.

az ione ca t to l i ca

Sabato 11 Maggio 2013 alle ore11.00 il Vescovo Mons. Seba-stiano Sanguinetti, presiederà

il solenne rito della benedizione eposa della prima pietra della nuo-va chiesa parrocchiale di San Mi-chele Arcangelo in Olbia.La cerimonia religiosa cui presen-zieranno le autorità civili e militaridella città, vedrà la partecipazionedei fedeli della comunità parroc-chiale di San Michele e delle altrecomunità cittadine.

La costruzione del complesso par-rocchiale sito nel quartiere di Tan-naule, vicino al nuovo ospedale diOlbia, sarà possibile grazie al con-tributo dell’8xmille della CEI (checoprirà il 75% della spese di co-struzione) al quale si unirà il gene-roso contributo dei fedeli dellaparrocchia e un contributo delladiocesi. Al termine del rito vi sarà anche unmomento conviviale organizzatodalla comunità parrocchiale.

“L’ACR diocesana si ritrova a Tempio con l’Assistente Nazionale

Posa della prima pietra nella nuova chiesa di San Michele Arcangelo

il settore giovani dell’Azione Cattolicaospite a Trinità d’Agultu

Il tema era: “Date voi stessi da mangiare“

Le vocazioni nascono dalla preghiera e nella preghiera

Trinità d’AgultuChiesa SS. Trinità

Il Vescovo ai ministranti...seguire fedelmente Gesù. È lui che ha fatto sen-tire dentro di voi questo desiderio di servirlo al-l’altare. Così è avvenuto per Pietro, per Matteoe per tanti altri. Anche i sacerdoti, con voi, han-no fatto così. Vi hanno guardato negli occhi evi hanno rivolto l’invito ad entrare nel gruppodei ministranti. Com’è brutta la Chiesa, la mes-sa, l’amministrazione dei sacramenti, senza lapresenza di un ministrante! Senza la vostra pre-senza la celebrazione non sarebbe bella, gioio-sa, infatti la vostra presenza, rende la celebra-zione una festa. Da alcuni anni questo incontroavviene in questo luogo particola-re, in seminario e, in questo luogo,si seminano le vocazioni, l’amore,la parola di Dio, si semina la fede,la preghiera. Qui si semina qualco-sa di particolare: la parola del Si-gnore, ma c’è una parola particola-re che qui risuona continuamente“Seguimi”. È la parola che Gesù hadetto a Pietro, a Matteo, a San Fran-cesco: “Ripara la mia chiesa”. Senoi stiamo attenti, se apriamo il no-stro cuore, Gesù ci dice come vive-re l’amore, come essere costruttoridi pace. Lui chiede in modo deci-so: “Vieni e seguimi”, ecco quindi,il seminario favorisce l’ascolto del-la parola che il Signore semina inquesti ragazzi. Il Signore chiama asvolgere diverse mansioni nellaChiesa, ha bisogno di tanti operaiche costruiscano la sua Chiesa. An-che noi, come tutti i sacerdoti pre-senti, siamo entrati in seminarioper coltivare la parola di Gesù eper ascoltare la voce di Gesù chediceva: “ Voglio servirmi anche dite per costruire la mia Chiesa”. Mail Signore non chiama solo i ma-schietti, ma anche le femminucce.Per questo vi invito a pregare per iseminaristi, a pregare per il semi-nario e, se il Signore vi chiama,non chiudete il vostro cuore. Con-cludendo la sua omelia il vescovoha esortato i ragazzi: “Siate gioiosi,

siate felici e siate orgogliosi di portare quel ve-stito, perché è il vestito del servizio. Anche Ge-sù ha fatto così il giovedì santo e ha chiesto aisuoi discepoli di fare altrettanto e di imitarlo.Con il vestito sacro che portate, non solo servi-te Gesù,ma servite la sua Chiesa. Non è il ve-stito del comando, ma è un modo concreto perdire: “ Mi metto a vostra disposizione, a dispo-sizione di tutti”. Questa giornata, davvero spe-ciale, la ricorderanno tutti i ragazzi, non soloquelli della parrocchia N.S delle Grazie di Palauche hanno vinto l’edizione 2013 per il disegnopiù bello e più espressivo.

Olbia, l’Urban center...vero e proprio, una struttura che ospiterà ilcentro dell’identità cultura della città, con fotoe video degli ultimi 150 anni, per capire comeè cambiata e come si è sviluppata Olbia, maanche la mediateca e un caffè letterario. “Desi-deriamo che diventi un punto di ritrovo socia-le – dice l’assessore ai lavori pubblici DavideBacciu – collegato a Fausto Noce”. Per questoinfatti, è stato posizionato un ponte lungo 18metri e largo più di due, in legno lamellare d’a-bete, realizzato a Bressanone, in provincia diBolzano. “Un modo per creare continuità tra ilparco e l’Urban Center, spiega l’esponente del-la giunta, che aggiunge: “Abbiamo inoltre ag-giunto una passeggiata esterna che costeggia ilfiume e creato un’altra area verde”. Tra le altreopere da inaugurare e realizzate tutte dalla dit-ta Gedi, vincitrice dell’appalto, c’è una piazzada tremila metri quadri ricavata davanti allachiesa di San Simplicio, dopo aver abbattuto al-cune antiestetiche casette abbandonate, conannesso un parcheggio da 175 posti auto. I la-vori per la realizzazione della piazza hanno su-bito numerosi rallentamenti a seguito del ritro-vamento nel sottosuolo del santuario della deaCerere, un sito archeologico di particolare pre-stigio. “Un imprevisto, previsto” aveva sottoli-neato l’archeologo Rubens D’Oriano, coordina-

tore gallurese della Soprintendenza per i Beniarcheologici, illustrando i ritrovamenti. Duran-te gli scavi rinvenute inoltre diciotto sepolturedi varia tipologia, a cassone e alla cappuccina,costruite una parte tra il I e il II secolo avantiCristo e un’altra risalente probabilmente al pe-riodo cartaginese del III secolo dopo Cristo.Recuperati inoltre, gioielli e oggettistica, in par-ticolare 500 frammenti di statuette di terracotta.Un numero che non ha confronti in Sardegnae che farebbe pensare che nella tomba fossesepolto qualche personaggio con una forte re-lazione con il santuario di Cerere, probabil-mente una sacerdotessa. Un patrimonio che te-stimonia quello che già si sapeva che cioè, lazona della basilica di San Simplicio è una por-zione della più vasta necropoli punica - roma-na di Olbia. E che appena si scava riaffiora eriemerge quel passato della città che è la suaricchezza e che purtroppo, spesso non è suffi-cientemente valorizzato. Anche se questa voltanelle intenzioni dell’amministrazione e dellasoprintendenza, l’idea è quella di rendere visi-tabile il sito archeologico. I reperti invece, do-po il restauro e la catalogazione, saranno espo-sti nel museo di Olbia situato sul fronte mare,nell’isolotto di Peddone, lo stesso che ospita leantiche navi romane ritrovate durante i lavoridi realizzazione del tunnel.

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GALLURAANGLONA&

Notizie in breveMonsignor Sebastiano Sanguinetti si recheràdal Papa Francesco per la visita ad liminaApostolorum la mattina del 17 maggio 2013.Lo seguiremo con la preghiera.

Giornata dell’ammalato a LuogosantoLa domenica 26 maggio 2013, solennità del-la SS. Trinità, si celebrerà a Luogosanto lagiornata diocesana dell’ammalato. Il nostrovescovo presiederà in basilica la celebrazio-ne eucaristica alle ore 17.00. Sono invitatitutti gli ammalati e le associazioni di volon-tariato che operano nel territorio.

Ordinazione sacerdotaleIl 14 settembre 2013, alle ore 18, sarà ordi-nato sacerdote, nella parrocchia di San-t’Angela Merici, a Roma, Fra Antonio M.Speedy, della Comunità dei Piccoli Frati eSuore di Gesù e Maria.

2a Giornata ex alunni Seminario RegionaleIl rettore del Pontificio Seminario Regionalemons. Gian Franco Saba e l’equipe formati-va sono lieti di invitare per la 2a giornata tut-ti gli ex alunni presso il Seminario Regiona-le Sardo, a Cagliari, martedì 21 giugno 2013.

Comunicato della Curia VescovileAl fine di coordinare e promuovere lo spiri-to missionario nella nostra Chiesa locale, ilvescovo mons. Sebastiano Sanguinetti, indata primo marzo 2013, ha nominato donRoberto Aversano direttore dell’Ufficio Mis-sionario Diocesano.

Prenotazione casa diocesana di Porto Istana - OlbiaSi rende noto che la casa diocesana di Por-to Istana – Murta Maria a pochi chilometrida Olbia, è a disposizione per prenotare l’u-tilizzo della struttura per campi estivi, ritiri ealtre attività pastorali. La disponibilità daquest’anno non si limita solo al periodoestivo, ma è estesa a tutto l’anno inclusol’inverno in quanto la casa è munita anchedi riscaldamento. Per informazioni e preno-tazioni è possibile contattare il responsabiledella struttura Don Theron Casula al recapi-to telefonico 3491596291.

I ministrantidi Badesi

I ministranti di Santa Teresa Gallura

Disegno dei ministranti

di Palau