Studio funzioni by Mario Varalta Studio funzioni by Mario Varalta.
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FUNZIONI IN PIU VARIABILI
1. Esercizi
Esercizio 1. Determinare il dominio delle seguenti funzioni:
1) f(x, y) = log(x2y − xy2) 2) f(x, y) =√−|x2 + y2 − 2|
3) f(x, y) =√
x4 − y2 4) f(x, y) =√
cos(x2 + y2)
5) f(x, y) = arcsinx− y
x + y6) f(x, y) =
√xy − 1 log(5− 2x− 2y)
7) f(x, y, z) =1
x− y+
1
y − z+
1
z − x8) f(x, y, z) =
√x2 + y2 − 1
z + 1
9) f(x, y, z) =
√2x− x2 − y2 − z2
x2 + y2 + z2 − x10) f(x, y, z) =
z√1− cos(xy)
Esercizio 2. Studiare gli insiemi di livello delle seguenti funzioni:
1) f(x, y) =y2
x2 + y22) f(x, y) = ye−x
3) f(x, y) =√
cos(x2 + y2) 4) f(x, y) = arcsinx− y
x + y
5) f(x, y, z) =
√x2 + y2 − 1
z + 16) f(x, y, z) =
√2x− x2 − y2 − z2
x2 + y2 + z2 − x
Esercizio 3. Stabilire quale dei seguenti limiti esiste, e calcolare questi ultimi:
1) lim(x,y)→(0,0)
log(√
x2 + y2) 2) lim(x,y)→(0,0)
x + y
x− y
3) lim(x,y)→(0,0)
xyx2 − y2
x2 + y24) lim
(x,y)→(0,0)
x2y
x4 + y2
5) lim(x,y)→(0,0)
sin(x2 + 3y2)√x2 + y2 + xy
6) lim(x,y)→(0,0)
arctan(xy)
x2 + y2
7) lim(x,y)→(0,0)
x5y2
x6 + y6 + 3x2 + y28) lim
(x,y)→(0,0)
x3y2
x6 + y2
9) lim(x,y)→(0,0)
x3y2
x6 + y410) lim
(x,y)→(0,0)
log(1 + x3y2)
x3y2
Esercizio 4. Studiare continuita , derivabilita rispetto ad una qualsiasi direzione, dif-ferenziabilita delle seguenti funzioni
(1) f(x, y) =
x2 arctan1
yse y 6= 0
0 se y = 0
(2) f(x, y) =
sin
√x2 + y2√
x2 + y2se (x, y) 6= (0, 0)
1 se (x, y) = (0, 0)1
2 FUNZIONI IN PIU VARIABILI
(3) f(x, y) =
y2 cos1
yse y 6= 0
0 se y = 0
(4) f(x, y) =
3x3 − y3
x2 + y2se (x, y) 6= (0, 0)
0 se (x, y) = (0, 0)
(5) f(x, y) =
x2y
x4 + y2se (x, y) 6= (0, 0)
0 se (x, y) = (0, 0)
Esercizio 5. Scrivere l’ equazione del piano tangente al grafico della funzione f(x, y) =x2 log y in A(1, 1, 1).
Esercizio 6. . Calcolare il massimo valore che assume la derivata direzionale di f(x, y) =sin(x + 2y) in A(π
8, π
16).
Esercizio 7. . Determinare e classificare i punti stazionari delle seguenti funzioni:
1) f(x, y) = xy 2) f(x, y) = log(xy)3) f(x, y) = x3 + y2 − 2xy − y 4) f(x, y) = x2 + 2y2 − 2x
5) f(x, y) = e1−x2−y26) f(x, y) =
√(y − x + 1)(x− y + 1)
7) f(x, y) = x2 + 2xy + ay2 8) f(x, y) = 1xy−1
9) f(x, y) = xyx2+y2 10) f(x, y) =
√1− x2 − y2
11) f(x, y) = sin(x + y) 12) f(x, y) = log(x2 + 2xy + 2y2 + 1)
13) f(x, y) = log(ex2−y2+ 1) 14) f(x, y) = e
√x2+xy+y2
15) f(x, y) = log(ex2+y2+ 1) 16) f(x, y) = −x2 + 2x sin y + cos y.
Esercizio 8. . Siano f : R2 → R3 e g : R3 → R due funzioni definite come f(x, y) =(x2, xy, y2) e g(x, y, z) = x2 + yz. Verificare la formula per la mtrice jacobiana di g ◦ f,ossia ∇(g ◦ f) = ∇g|f · J(f).
2. Soluzioni di alcuni esercizi
Soluzione dell’ Esercizio 1. 1) La funzione f(x, y) = log(x2y − xy2) e definita nei punti{(x, y) ∈ R2|x2y−xy2 > 0}. La disequazione precedente puo essere scritta come il prodottoxy(x − y) > 0 e quindi puo essere risolta usando la regola dei segni in ogni regione incui il piano risulta diviso dalle varie curve coinvolte. Cominciamo con lo studiare il segnodella prima x > 0 : e evidente che la funzione x e positiva nel primo e quarto quadrante, enegativa nel secondo e terzo, ed e nulla lungo l’ asse y. La seconda funzione y e positiva nelprimo e secondo quadrante, e negativa nel terzo e nel quarto quadrante, ed e nulla lungol asse x. La terza funzione x− y e positiva nei punti a destra della retta y = x bisettricedel primo e terzo quadrante, e negativa nei punti a sinistra della suddetta retta, ed e nullalunga la bisettrice in oggetto. Il piano risulta allora diviso in 6 regioni: A1 = {(x, y) ∈R2|x > 0, 0 < y < x} che descrive l’ angolo del primo quadrante compreso tra il semiassepositivo delle ascisse e la bisettrice del primo quadrante; A2 = {(x, y) ∈ R2|x > 0, y > x}che descrive l’ angolo del primo quadrante compreso tra il semiasse positivo delle ordinatee la bisettrice del primo quadrante; A3 = {(x, y) ∈ R2|x < 0, y > 0} che descrive ilsecondo quadrante; A4 = {(x, y) ∈ R2|x < 0, x < y < 0} che descrive l’ angolo del terzoquadrante opposto al vertice di A1; A5 = {(x, y) ∈ R2|x < 0, y < x} che descrive l’angolo opposto al vertice di A2; A6 = {(x, y) ∈ R2|x > 0, y < 0} che descrive il quartoquadrante. In A1 le tre funzioni che moltiplichiamo sono tutte positive, e quindi il loro
FUNZIONI IN PIU VARIABILI 3
prodotto e positivo; in A2 sono positive le prime due, ma la terza e negativa, e quindiil loro prodotto e negativo; in A3 sono negative le prima e la terza, mentre la seconda epositiva, e quindi il loro prodotto e positivo; in A4 le funzioni sono tutte negative e quindiil loro prodotto e negativo; in A5 le prime due sono negative, e la terza e positiva, e quindiil loro prodotto e positivo; in A6 la prima e la terza sono positive, mentre la seconda enegativa, e quindi il loro prodotto e negativo. In conclusione, il dominio Dom(f) di f ecostituito da A1 ∪ A3 ∪ A5 in quanto lungo gli assi coordinati e la bisettrice del primoe terzo quadrante il prodotto e nullo, e quindi f e definita nell’ unione disgiunta dei treangoli descritti.
2) La funzione f(x, y) =√−|x2 + y2 − 2| e definita dove il radicando e non negativo,
ossia −|x2 + y2 − 2| ≥ 0. Moltiplicando per −1 abbiamo |x2 + y2 − 2| ≤ 0 e quindix2 + y2 − 2 = 0 per le proprieta del valore assoluto. Ne consegue che Dom(f) = {(x, y) ∈R2|x2 + y2 − 2 = 0} che descrive i punti della circonferenza di centro l’ origine e raggio√
2.
3) La funzione f(x, y) =√
x4 − y2 e definita nei punti del piano che verificano lacondizione x4 − y2 ≥ 0, che puo essere riscritta come (x2 − y)(x2 + y) ≥ 0. Abbiamoquindi una disequazione che puo essere risolta con la regola dei segni. La funzione x2 − ye positiva in {(x, y) ∈ R2|y < x2} cioe nei punti del piano al di sotto della parabolaγ1 : y = x2, e negativa nella parte al di sopra di γ1, ed e nulla nei punti di γ1. La funzionex2 + y e positiva in {(x, y) ∈ R2|y > −x2} cioe nei punti al di sopra della parabolaγ2 : y = −x2, e negativa al di sotto di γ2, ed e nulla nei punti di γ2. Il piano risulta alloradiviso in tre regioni: A1 = {(x, y) ∈ R2|y > x2} che descrive i punti al di sopra di γ1,A2 = {(x, y) ∈ R2| − x2 < y < x2} che descrive i punti al di sopra di γ2 ed al di sottodi γ1, ed A3 = {(x, y) ∈ R2|y < −x2} che descrive i punti al di sotto di γ2. Osserviamoesplicitamente che le due parabole γ1 e γ2 hanno lo stesso vertice (0, 0), lo stesso asse disimmetria ortogonale x = 0, e la stessa retta tangente nel vertice y = 0. Hanno inoltre lastessa apertura, ma sono situate in semipiani diversi. In A1 la prima funzione e negativa,la seconda e positiva, e quindi il loro prodotto e negativo; in A2 sono entrambe positive, equindi il loro prodotto e positivo; in A3 la prima e positiva, metre la seconda e negativa,e quindi il loro prodotto e negativo. Lungo le due parabole, il prodotto e nullo. Inconclusione, Dom(f) = {(x, y) ∈ R2| − x2 ≤ y ≤ x2} ossia in A2 ∪ γ1 ∪ γ2.
4) La funzione f(x, y) =√
cos(x2 + y2) e definita nei punti del piano che verificano ladisequazione cos(x2 + y2) ≥ 0. Essendo x2 + y2 ≥ 0, la precedente disequazione e risoltain {(x, y) ∈ R2|0 ≤ x2 + y2 ≤ π
2} ∪∪k∈N{(x, y) ∈ R2| − π
2+ 2kπ ≤ x2 + y2 ≤ π
2+ 2kπ} che
descrive un’ unione di corone circolari comprese tra circonferenze di centro nell’ originee raggi opportuni. Osserviamo che la funzione f(x, y) dipende da
√x2 + y2 piu che da
x ed y e quindi il grafico di f(x, y) formato dai punti di coordinate (x, y, f(x, y)) ∈ R3
e una superficie di rotazione intorno all’ asse z. Questo conferma ulteriormente la formadel dominio.
5) La funzione f(x, y) = arcsin x−yx+y
e definita nei punti del piano che verificano il sistema
di disequazioni x−yx+y
≥ −1x−yx+y
≤ 1
x + y 6= 0
La prima delle disequazioni, semplificata, e 2xx+y
≥ 0, mentre la seconda e −2yx+y
≤ 0, ossiay
x+y≥ 0.
4 FUNZIONI IN PIU VARIABILI
Usando la regola dei segni, la prima e risolta in {(x, y) ∈ R2|x > 0, y > −x}∪ {(x, y) ∈R2|x < 0, y < −x} ∪ {(0, y) ∈ R2|y 6= 0}, che descrivono i due angoli di ampiezza 3π
4opposti al vertice compresi tra l’ asse y e la bisettrice del secondo e quarto quadrante, conl’ asse y incluso e la bisettrice esclusa.
La seconda disequazione e risolta in {(x, y) ∈ R2|y > 0, x > −y} ∪ {(x, y) ∈ R2|y <0, x < −y} ∪ {(x, 0) ∈ R2|x 6= 0} che descrive l’ unione dei due angoli opposti al verticedi ampiezza 3π
4compresi tra l’ asse x e la bisettrice del secondo e quarto quadrante, con
l’ asse x incluso e la bisettrice esclusa.Il loro sistema e risolta nei punti comuni alle soluzioni delle tre disequazioni. Quindi,
il dominio Dom(f) e uguale a {(x, y) ∈ R2|x ≥ 0, y ≥ 0} ∪ {(x, y) ∈ R2|x ≤ 0, y ≤0} \ {(0, 0)} ossia dai punti del primo e del terzo quardante, assi inclusi, ma origineesclusa. Quindi, Dom(f) e formato da due regioni separate.
6) La funzione f(x, y) =√
xy − 1 log(5− 2x − 2y) e definita nei punti che risolvono ilsistema di disequazioni {
xy − 1 ≥ 05− 2x− 2y > 0.
La prima disequazione e risolta dai punti {(x, y) ∈ R2|x > 0, y ≥ 1x} ∪ {(x, y) ∈ R2|x <
0, y ≤ 1x} ossia dai punti al di sotto oppure sull’ iperbole equilatera riferita ai propri
asintoti di equazione xy = 1.La seconda disequazione e risolta dai punti del semipiano {(x, y) ∈ R2|2x + 2y < 5}
formato dai punti al di sotto della retta 2x + 2y = 5.La retta e l’ iperbole si intersecano nei punti di coordinate (2, 1
2) e (1
2, 2) e quindi il
sistema e risolto in {(x, y) ∈ R2|x < 0, y ≤ 1x}∪{(x, y) ∈ R2|1
2< x < 2, 1
x≤ y ≤ −x+ 5
2}.
7) La funzione f(x, y, z) = 1x−y
+ 1y−z
+ 1z−x
e definita nei punti che risolvono il sistema x− y 6= 0y − z 6= 0z − x 6= 0
ossia nei punti di R3 che non si trovano su nessuno dei tre piani di equazione x − y = 0oppure y − z = 0 oppure x − z = 0. I tre piani contengono la retta x = y = z e quindiDom(f) consiste di 6 regioni “cilindriche” e disgiunte di spazio.
8) La funzione f(x, y, z) =√
x2+y2−1z+1
e definita nei punti che risolvono la disequazionex2+y2−1
z+1≥ 0.
Il numeratore si annulla nei punti del cilindro C di equazione x2 + y2 = 1 aventegeneratrici parallele all’ asse z e direttrice la circonferenza γ del piano [xy] di centro(0, 0, 0) e raggio 1. Il numeratore e positivo nei punti esterni al cilindro, e negativo inquelli interni.
Il denominatore e nullo nei punti del piano α : z = −1 ortogonale all’ asse del cilindro,e positivo nel semispazio z > −1 ed e negativo nel semispazio complementare.
Lo spazio R3 risulta quindi diviso in 4 regioni: A1 formato dai punti interni al cilindroe nel semipsazio z > −1; A2 formato dai punti esterni al cilindro e nello stesso semipazio;A3 formato dai punti interni al cilindro e nel semispazio z < −1; A4 formato dai puntiesterni al cilindro e nel semispazio z < −1.
Usando la regola dei segni nelle quattro regioni, abbiamo che la frazione e positiva inA2 ed in A4, mentre e negativa in A1 ed in A3.
FUNZIONI IN PIU VARIABILI 5
Quindi, Dom(f) = A2 ∪ A4 ∪ C \ α.
9) La funzione f(x, y, z) =√
2x−x2−y2−z2
x2+y2+z2−xe definita nei punti di R3 che risolvono la
disequazione 2x−x2−y2−z2
x2+y2+z2−x≥ 0. Possiamo allora usare la regola dei segni.
Il numeratore e la funzione 2x − x2 − y2 − z2 che si annulla nei punti della sfera S1
di centro (1, 0, 0) e raggio 1. Nei punti interni alla sfera S1 la funzione e positiva (bastasostituire le coordinate del centro e calcolare il valore assunto dalla funzione stessa),mentre e negativa nei punti esterni ad S1.
Il denominatore x2 + y2 + z2 − x si annulla nei punti della sfera S2 di centro (12, 0, 0)
e raggio 12. Analogamente al numeratore, abbiamo che la funzione e positiva nei punti
esterni ad S2, ed e negativa nei punti interni ad S2.Le due sfere sono tangenti internamente, con S1 esterna ad S2. Quindi, R3 rimane diviso
in tre regioni: A1 formato dai punti interni ad S2, A2 formato dai punti compresi tra ledue sfere, A3 formato dai punti esterni ad S1.
In A1, le due funzioni sono di segno diverso, e quindi il loro rapporto e negativo; in A2
le due funzioni sono dello stesso segno, e quindi il loro rapporto e positivo; in A3, infine, ledue funzioni sono di segno opposto e quindi il loro rapporto e di segno negativo. Quindi,f e definita in A2 ∪ S1 \ S2.
10) La funzione f(x, y, z) = z√1−cos(xy)
e definita nei punti che verificano la disequazione
1− cos(xy) > 0 ossia in tutti i punti per cui cos(xy) < 1. Viste le proprieta della funzionecos, il dominio e Dom(f) = {(x, y, z) ∈ R3|xy 6= 2kπ, k ∈ Z}. Poiche xy = a e un cilindrocon generatrici parallele all’ asse z e direttrice l’ iperbole equilatera riferita ai propriasintoti di equazione z = 0, xy = a, abbiamo che il dominio e formato dai punti di R3 chenon si trovano sui cilindri di equazioni xy = 2kπ con k ∈ Z. Osserviamo esplicitamenteche, per k = 0, il cilindro e l’ unione dei due piani coordinati [xz] e [yz].
Soluzione dell’ Esercizio 2. 1) La funzione f(x, y) = y2
x2+y2 e definita nei punti per cui
x2 + y2 6= 0 ossia in R2 \ {(0, 0)}. Osserviamo ora che y2 ≤ x2 + y2 per ogni punto(x, y) ∈ Dom(f), e quindi f(x, y) ≤ 1 nei punti di Dom(f). Ovviamente, essendo positivisia il numeratore, sia il denominatore, abbiamo che f(x, y) ≥ 0. Quindi, e possibilestudiare le linee di livello f(x, y) = k per 0 ≤ k ≤ 1. L’ equazione f(x, y) = k equivale
a y2
x2+y2 = k ossia kx2+(k−1)y2
x2+y2 = 0. Quindi, le linee di livello sono le parti delle curve
γk : kx2 +(k− 1)y2 = 0 contenute in Dom(f). La curva γk e una conica degenere che, perk 6= 0, 1, rappresenta una coppia di rette per l’ origine. Quindi γk ∩ Dom(f) e l’ unione
delle due rette rk :√
kx +√
k − 1y = 0 ed sk :√
kx −√
k − 1y = 0 ma senza l’ origine.Per k = 0 γ0 : y2 = 0 che rappresenta l’ asse x doppio; per k = 1 γ1 : x2 = 0 rappresental’ asse y doppio.
2) La funzione f(x, y) = ye−x e definita in tutti i punti del piano, e quindi Dom(f) = R2.Inoltre, f(x, y) assume tutti i valori reali. Le curve di livello sono γk : ye−x = k, ossiay = kex. Quindi, per k 6= 0 γk e una funzione di tipo esponenziale, mentre per k = 0 γ0 el’ asse x.
3) Il dominio della funzione f(x, y) =√
cos(x2 + y2) e dato dall’ unione di infinitecorone circolari, come calcolato nelle soluzioni dell’ Esercizio 1.9. Poiche la funzione√
cos t assume valori tra 0 e 1 estremi inclusi, possiamo studiare le linee di livello solo per0 ≤ k ≤ 1. Sia γk : f(x, y) = k la linea di livello. Otteniamo allora cos(x2 + y2) = k2 ossia
6 FUNZIONI IN PIU VARIABILI
x2 + y2 = arccos(k2) + 2mπ e x2 + y2 = − arccos(k2) + 2(m + 1)π con m ∈ N0. Quindi, γk
rappresenta infinite circonferenze concentriche, due per ogni corona circolare.
4) La funzione f(x, y) = arcsin x−yx+y
e definita nei punti del primo e del terzo quadrante,
assi inclusi ed origine esclusa, come calcolato nelle soluzioni dell’ Esercizio 1.5. Poichela funzione arcsin assume valori tra −π
2e π
2scegliamo k in tale intervallo. La linea
γk : arcsin x−yx+y
= k definisce ovviamente una linea di livello. Applicando la funzione sin
otteniamo x−yx+y
= sin k e quindi (1 − sin k)x − (1 + sin k)y = 0. Quindi γk rappresenta
una retta per l’ origine, che va privata dell’ origine perche l’ origine non e in Dom(f).Osserviamo che γk e sempre nel primo e nel terzo quadrante, visto che −1 ≤ sin k ≤ 1.
5) Il dominio della funzione f(x, y, z) =√
x2+y2−1z+1
e stato calcolato nelle soluzioni dell’
Esercizio 1.8. Poiche la funzione√
assume solo valori non negativi, possiamo assegnare
a k solo valori ≥ 0. La superficie di livello e allora σk : x2+y2−1z+1
= k2 che puo essere
scritta come σk : x2 + y2 − k2z − k2 − 1 = 0. Per k 6= 0 σk e un paraboloide ellittico dirotazione intorno all’ asse z avente vertice in V (0, 0,−1+k2
k2 ). Per k = 0 σ0 e il cilindroavente generatrici parallele all’ asse z e direttrice la circonferenza Γ : z = −1, x2 + y2 = 1.Osserviamo esplicitamente che tutte le superfici di livello contengono la circonferenza Γe che questa deve essere esclusa dalle superfici di livello perche la funzione non e definitanei punti del piano z = −1.
6) Anche il dominio della funzione f(x, y, z) in oggetto e stato gia studiato. Poiche lafunzione e una radice quadrata, assume solo valori non negativi. Poniamo allora k ≥ 0 estudiamo le superfici di livello σk : f(x, y, z) = k. Elevando al quadrato, e riducendo allo
stesso denominatore, otteniamo σk : x2 + y2 + z2− k2+2k2+1
x = 0 che rappresenta una sfera di
centro C( k2+22(k2+1)
, 0, 0) e passante per l’ origine. Il centro C di σk e sempre contenuto nel
segmento di estremi (1, 0, 0) e (12, 0, 0) ed e sempre tangente internamente alla sfera S1 ed
esternamente alla sfera S2. Eccetto l’ origine degli assi che non appartiene a Dom(f) σk
descrive tutti i punti su cui f(x, y, z) assume il valore k ≥ 0.
Soluzione dell’ Esercizio 3. 1) Il dominio della funzione f(x, y) = log(√
x2 + y2) eDom(f) = R2\{(0, 0)}. Osserviamo che il grafico della funzione, dato dai punti di R3 di co-ordinate (x, y, f(x, y)), rappresenta una superficie di rotazione attorno all’ asse z. Quindi,e naturale studiare il limite di f(x, y) passando a coordinate polari x = ρ cos θ, y = ρ sin θ.In coordinate polari, abbiamo che la funzione diventa f(ρ, θ) = log ρ ed e indipendentedall’ angolo θ. Quindi, si ha
lim(x,y)→(0,0)
f(x, y) = limρ→0
log ρ = −∞.
2) La funzione f(x, y) = x+yx−y
e definita in tutti i punti di R2 che non sono sulla bisettrice
del primo e terzo quadrante. Proviamo a restringere la funzione su una retta per l’origine, che non sia y = x. Scegliamo y = mx con m 6= 1. La funzione ristretta e
f(x, mx) = (1+m)x(1−m)x
= 1+m1−m
ed e costante. Quindi, limx→0 f(x, mx) = 1+m1−m
e dipende
dalla retta scelta. D’ altra parte, se il limite della funzione f(x, y) esiste ed e `, alloralimx→0 f(x, mx) = ` e non dipende da m. Quindi, il limite non esiste.
3) Anche in questo caso possiamo passare a coordinate polari, ed otteniamo f(ρ, θ) =
ρ2 cos θ sin θ ρ2(cos2 θ−sin2 θ)ρ2 = 1
4ρ2 sin 4θ. Quindi, −1
4ρ2 ≤ f(ρ, θ) ≤ 1
4ρ2. Per calcolare il
FUNZIONI IN PIU VARIABILI 7
limite limρ→0 f(ρ, θ) possiamo usare il teorema del confronto, poiche limρ→0±14ρ2 = 0.
Quindi si ha che limρ→0 f(ρ, θ) = 0.
4) Osserviamo che la restrizione della funzione f(x, y) ad una qualunque retta y = mx
per l’ origine e f(x, mx) = mx3
x2(m2+x2)= mx
m2+x2 e il limite della restrizione e limx→0 f(x, mx)
= 0, indipendentemente dalla retta scelta. Questo pero non e sufficiente ad affermare cheil limite della funzione f(x, y) esiste. Infatti, se consideriamo la restrizione di f(x, y) ad
una qualsiasi parabola di equazione y = ax2, otteniamo f(x, ax2) = ax4
x4(1+a2)= a
1+a2 e
quindi il limite limx→0 f(x, ax2) = a1+a2 e dipende dalla parabola considerata. Quindi,
lim(x,y)→(0,0) f(x, y) non esiste.
5) Osserviamo che x2 + y2 ≤ x2 + 3y2 ≤ 3(x2 + y2) e quindi, per piccoli valori
di ρ =√
x2 + y2 abbiamo anche che −(x2 + y2) ≤ sin(x2 + y2) ≤ sin(x2 + 3y2) ≤sin(3(x2 +y2)) ≤ 3(x2 +y2). Passando a coordinate polari, abbiamo che
√x2 + y2 + xy =√
ρ2(1 + cos θ sin θ) = ρ√
1 + 12sin(2θ). Usando le proprieta della funzione seno, si ot-
tiene ρ√2≤
√x2 + y2 + xy ≤ ρ
√32. Quindi, la funzione f(x, y) verifica −ρ
√23≤ f(ρ, θ) ≤
3ρ√
2. Usando il teorema del confronto, otteniamo che limρ→0 f(ρ, θ) = 0.
6) Usando il fatto che limt→0arctan t
t= 1, abbiamo che
lim(x,y)→(0,0)
f(x, y) = lim(x,y)→(0,0)
xy
x2 + y2.
Quest’ ultimo limite non esiste, perche le restrizioni alle rette dipendono dal coefficienteangolare della retta usata.
7) Poiche y2
x6+y6+y2+3x2 ≤ 1 allora−|x|5 ≤ f(x, y) ≤ |x|5 e quindi lim(x,y)→(0,0) f(x, y) = 0
per il teorema del confronto.
8) Poiche y2
x6+y2 ≤ 1 abbiamo che−|x|3 ≤ f(x, y) ≤ |x|3 e quindi lim(x,y)→(0,0)f(x, y) = 0
per il teorema del confronto.
9) Se restingiamo la funzione ad una retta per l’ origine di equazione y = mx, otteniamo
che f(x, mx) = m2x5
x4(x2+m4)= xm2
x2+m4 . Quindi, limx→0 f(x, mx) = 0. Se restringiamo f(x, y)
alla curva di equazione y2 = x3 otteniamo f = 12, e quindi il limite non puo esistere.
10) Il limite da calcolare e un limite notevole, e quindi lim(x,y)→(0,0)log(1+x3y2)
x3y2 = 1.
Soluzione dell’ Esercizio 4. 1) La funzione f(x, y) e definita in tutti i punti di R2, econtinua in R2 \ {(x, 0)|x ∈ R}. Bisogna allora verificare la continuita nei punti dell’ assex, ossia bisogna studiare i limiti
lim(x,y)→(c,0)
f(x, y)
al variare di c ∈ R.Sia c 6= 0. Poiche f(x, y), al di fuori dell’ asse x, e il prodotto di g(x) = x2 e h(y) =
arctan 1y, possiamo studiare i due limiti
limx→c
g(x) limy→0
arctan1
y.
8 FUNZIONI IN PIU VARIABILI
Ovviamente, il primo dei due esiste e vale c2, mentre il secondo non esiste, perche
limy→0+
arctan1
y=
π
2lim
y→0−arctan
1
y= −π
2.
In conclusione, il limite di f(x, y) non esiste perche non esiste sulla retta x = c.Sia c = 0. In questo caso, poiche−π
2≤ arctan 1
y≤ π
2abbiamo che−π
2x2 ≤ f(x, y) ≤ π
2x2
e quindi, usando il teorema del confronto, possiamo affermare che lim(x,y)→(0,0) f(x, y) = 0.Riassumendo i risultati ottenuti, possiamo affermare che f(x, y) e continua in R2 esclusi
i punti dell’ asse x diversi dall’ origine.Sia g(x, y) = x2 arctan 1
ydefinita e continua in R2 \ {(x, 0)|x ∈ R}. Le sue derivate
parziali sono∂g
∂x= 2x arctan
1
ye
∂g
∂y= − x2
1 + y2
e sono continue nel dominio di g. Quindi, f e differenziabile nei punti di R2 fuori dall’asse x.
Calcoliamo ora le derivate direzionali di f(x, y) in (c, 0). Cominciamo con il considerarec 6= 0. Sia v = (cos θ, sin θ), con v 6= (1, 0).
Usando la definizione di derivata direzionale, abbiamo che
limt→0
f(c + t cos θ, t sin θ)− f(c, 0)
t= lim
t→0
(c + t cos θ)2
tarctan
1
t sin θ=| sin θ|sin θ
∞
e quindi la derivata nella direzione di v non esiste. Se v = (1, 0), abbiamo
limt→0
f(c + t, 0)− f(c, 0)
t= 0.
Sia ora c = 0. Scegliamo v = (cos θ, sin θ) con v 6= (1, 0). Usando la definizione, abbiamo
limt→0
f(t cos θ, t sin θ)− f(0, 0)
t= lim
t→0t cos2 θ arctan
1
t sin θ= 0,
mentre, se v = (1, 0), abbiamo
limt→0
f(t, 0)− f(0, 0)
t= 0.
Quindi, tutte le derivate parziali di f in (0, 0) esistono e sono nulle.Dalla precedente discussione, ricaviamo che f non e differenziabile nei punti dell’ asse x
diversi dall’ origine, mentre dobbiamo verificare la differenziabilita in quest’ ultimo punto.Usando la definizione, dobbiamo studiare il limite
lim(x,y)→(0,0)
f(x, y)− f(0, 0)√x2 + y2
= lim(x,y)→(0,0)
x2√x2 + y2
arctan 1y.
Poiche −π2≤ arctan 1
y≤ π
2, allora basta studiare
lim(x,y)→(0,0)
x2√x2 + y2
.
In coordinate polari, si ottienelimρ→0
ρ cos2 θ = 0
ed il teorema del confronto permette di concludere che f e differenziabile in (0, 0).
FUNZIONI IN PIU VARIABILI 9
2) La funzione e definita in tutti i punti di R2. D’ altra parte, e evidente che f(x, y)
dipende da√
x2 + y2 piu che da x ed y. Quindi, la funzione e continua anche in (0, 0)perche
lim(x,y)→(0,0)
f(x, y) = limρ→0
sin ρ
ρ= 1.
Le derivate parziali di f(x, y) per (x, y) 6= (0, 0) sono
∂f
∂x= x
√x2 + y2 cos
√x2 + y2 − sin
√x2 + y2√
(x2 + y2)3
e∂f
∂y= y
√x2 + y2 cos
√x2 + y2 − sin
√x2 + y2√
(x2 + y2)3.
Esse sono definite e continue per (x, y) 6= (0, 0), e quindi f e differenziabile per (x, y) 6=(0, 0).
Studiamo ora la continuita delle derivate parziali di f(x, y) in (0, 0).Innanzitutto, osserviamo che
lim(x,y)→(0,0)
√x2 + y2 cos
√x2 + y2 − sin
√x2 + y2√
(x2 + y2)3= lim
ρ→0
ρ cos ρ− sin ρ
ρ3= −1
3.
Quindi, abbiamo che
lim(x,y)→(0,0)
∂f
∂x= −1
3lim
(x,y)→(0,0)x = 0
e
lim(x,y)→(0,0)
∂f
∂y= −1
3lim
(x,y)→(0,0)y = 0.
D’ altra parte, usando la definizione,
∂f
∂x(0, 0) = lim
x→0
f(x, 0)− f(0, 0)
x= lim
x→0
sin |x| − |x|x|x|
= 0
ed analogamente, ∂f∂y
(0, 0) = 0, e quindi le due derivate parziali sono continue nell’ origine.
Essendo continue, f e differenziabile in tutto R2.
3) La funzione e definita in tutti i punti di R2. La continuita va verificata solo nei puntidell’ asse x ed e semplice calcolare il limite, perche f(x, y) dipende solo da y. Abbiamoallora
lim(x,y)→(0,0)
f(x, y) = limy→0
y2 cos1
y= 0
perche −y2 ≤ y2 cos 1y≤ y2 e poi si usa il teorema del confronto. Quindi, f(x, y) e continua
in R2.Sia g(x, y) = y2 cos 1
ydefinita e continua in R2 \ {(x, 0)|x ∈ R}. Le sue derivate parziali
sono∂g
∂x= 0
e∂g
∂y= 2y cos
1
y+ sin
1
y
che sono continue nel dominio di g, e non esistono sui punti dell’ asse x perche non esistelimy→0 sin 1
y.
10 FUNZIONI IN PIU VARIABILI
Studiamo ora le derivate direzionali di f nel punto (c, 0) dell’ asse x. Sia v = (cos θ, sin θ)un versore. Dalla definizione, bisogna studiare il limite
limt→0
f(c + t cos θ, t sin θ)− f(c, 0)
t= lim
t→0t sin2 θ cos
(1
t sin θ
)= 0
per v 6= (1, 0), perche la funzione cos e limitata.
Se v = (1, 0) allora limt→0f(c+t,0)−f(c,0)
t= 0.
In conclusione, le derivate direzioneli di f in (c, 0) esistono in tutte le direzioni, e sonotutte nulle.
Studiamo ora la differenziabilita di f in (c, 0). Essendo nulle le derivate parziali in (c, 0),bisogna studiare il limite
lim(x,y)→(0,0)
f(x, y)− f(c, 0)√(x− c)2 + y2
= lim(x,y)→(c,0)
y2 cos 1y√
(x− c)2 + y2.
Ma, da√
(x− c)2 + y2 ≥ |y| si ricava
−|y| ≤y2 cos 1
y√(x− c)2 + y2
≤ |y|
da cui otteniamo che il precedente limite vale 0, usando il teorema del confronto.Ne ricaviamo che f e differenziabile in tutti i punti di R2. Visto che la derivata parziale
di f rispetto ad y non e continua, viene confermato il teorema che afferma che le derivateparziali continue garantiscono la differenziabilita , mentre il viceversa non vale.
4) La funzione e definita in tutto R2. La continuita va verificata solo in (0, 0). Percalcolare il limite, possiamo usare le coordinate polari.
lim(x,y)→(0,0)
f(x, y) = limρ→0
ρ(3 cos3 θ − sin3 θ).
Osserviamo che −4 ≤ 3 cos3 θ − sin3 θ ≤ 4 e quindi il limite precedente vale 0, per ilteorema del confronto. In conclusione, f(x, y) e continua in tutto R2.
Sia g(x, y) = 3x3−y3
x2+y2 definita e continua in R2 \ {(0, 0)}. Le sue derivate parziali sono
∂g
∂x=
3x2(x2 + y2)− 2x(3x3 − y3)
(x2 + y2)2=−4x4 + 3x2y2 + 2xy3
(x2 + y2)2
e∂g
∂y=−3y2(x2 + y2)− 2y(3x3 − y3)
(x2 + y2)2=−6x3y − 3x2y2 − y4
(x2 + y2)2
e sono continue nel dominio di g(x, y). Quindi, g e differenziabile, e le sue derivate di-rezionali esistono in tutti i punti del suo dominio ed in tutte le direzioni.
Studiamo ore le derivate direzionali di f(x, y) in (0, 0). Sia v = (cos θ, sin θ) un versore.Dalla definizione, dobbiamo studiare il limite
limt→0
f(t cos θ, t sin θ)− f(0, 0)
t= lim
t→0(3 cos3 θ − sin3 θ) = 3 cos3 θ − sin3 θ
e quindi ∂f∂v
(0, 0) = 3 cos3 θ − sin3 θ. In particolare, le due derivate parziali di f in (0, 0)
sono uguali a ∂f∂x
(0, 0) = 3 ed a ∂f∂y
(0, 0) = −1.
Per studiare la differenziabilita , bisogna studiare il limite
lim(x,y)→(0,0)
f(x, y)− f(0, 0)− 3x + y√x2 + y2
= lim(x,y)→(0,0)
xy(x− 3y)√(x2 + y2)3
.
FUNZIONI IN PIU VARIABILI 11
Se restringiamo l’ argomento del limite alle rette del tipo y = mx otteniamo che il limitedipende dalla retta scelta, e quindi il limite non esiste, ed f non e differenziabile in (0, 0).
5) La funzione e definita in tutto R2, ma e continua solo in R2 \ {(0, 0)}. Infatti, l’unico limite da calcolare e quello di f(x, y) per (x, y) → (0, 0) che e stato gia studiatonell’ Esercizio 3(4), ed e stato provato che non esiste.
Studiamo ora le derivate direzionali. Sia g(x, y) = x2yx4+y2 definita in (x, y) 6= (0, 0). La
funzione g(x, y) e continua nel suo dominio. Le derivate parziali
∂g
∂x=
2xy(x4 + y2)− 4x5y
(x4 + y2)2=
2xy3 − 2x5y
(x4 + y2)2
e∂g
∂y=
x2(x4 + y2)− 2x2y2
(x4 + y2)2=
x6 − x2y2
(x4 + y2)2
sono continue nel dominio di g(x, y) e quindi le derivate direzionali esistono in tutti i puntidel dominio di g(x, y) ed in tutte le direzioni.
Restano da studiare le derivate direzionali di f(x, y) in (0, 0), usando la definizione. Siaquindi v = (cos θ, sin θ) un versore. Se la derivata direzionale esiste, essa e uguale a
limt→0
f(t cos θ, t sin θ)− f(0, 0)
t= lim
t→0
t3 cos2 θ sin θ
t3(t2 cos4 θ + sin2 θ)=
cos2 θ
sin θ.
Quindi, in tutte le direzioni per cui sin θ 6= 0, ∂f∂v
(0, 0) = cos2 θsin θ
, e le derivate direzionaliesistono. Se v = (1, 0) allora
limt→0
f(t, 0)− f(0, 0)
t= lim
t→00 = 0,
e quindi ∂f∂x
(0, 0) = 0.In conclusione, le derivate direzionali di f(x, y) in (0, 0) esistono in tutte le direzioni.Ovviamente, f(x, y) non e differenziabile in (0, 0) perche non e continua in (0, 0), men-
tre, essendo le derivate parziali di g(x, y) continue in tutti i punti del dominio di g, allorag e differenziabile in tutti i punti del suo dominio.
Soluzione dell’ Esercizio 5. Dalla teoria, e noto che il piano tangente al grafico di f(x, y)in A ha equazione
πA : z = f(xA, yA) +∂f
∂x(xA, yA)(x− xA) +
∂f
∂y(xA, yA)(y − yA).
Calcoliamo quindi le derivate parziali di f :
∂f
∂x= 2x2 log y−1 log y
mentre∂f
∂y= 2y2 log x−1 log x.
In (1, 1) esse valgono ∂f∂x
(1, 1) = ∂f∂y
= 0, e quindi il piano tangente ha equazione πA : z = 1.
12 FUNZIONI IN PIU VARIABILI
Soluzione dell’ Esercizio 6. La funzione assegnata e continua con derivate parziali primecontinue in tutti i punti di R2, e quindi possiamo usare la formula del gradiente peresprimere le derivate direzionali. Calcoliamo allora le derivate parziali prime di f :
∂f
∂x= cos(x + 2y)
∂f
∂y= 2 cos(x + 2y).
Il gradiente di f in A e ∇f(A) = (∂f∂x
(A), ∂f∂y
(A)) = ( 1√2,√
2). Dato un versore v =
(cos θ, sin θ), otteniamo∂f
∂v(A) = ∇f(A) · v.
Dalle proprieta del prodotto scalare, otteniamo che la derivata direzionale e massimaquando v e parallelo ed equiverso a ∇f(A), e minimo quando v e parallelo ma di versoopposto a ∇f(A), ed e nullo quando i due vettori sono ortogonali. In particolare, allora,
se v =(
1√5, 2√
5
), la derivata direzionale e massima.
Soluzione dell’ Esercizio 7. 1) La funzione f(x, y) e definita e continua in tutti i punti delpiano. Inoltre, e derivabile con derivate parziali continua di ogni ordine nel suo dominio,essendo un polinomio. L’ unico punto stazionario di f e (0, 0) ed e un punto di sella perf(x, y). Infatti, le due derivate parziali sono fx = y ed fy = x. Ponendole uguali a zero siottiene y = 0, x = 0 e quindi l’ origine e l’ unico punto stazionario. La matrice hessiana e
H(f) =
[fxx fxy
fyx fyy
]=
[0 11 0
]ed e non definita in segno. Quindi, (0, 0) e un punto di sella per f. Osserviamo infineche il grafico di f e la superficie di equazione z = xy che rappresenta un iperboloide asella avente l’ origine come vertice. Il piano tangente alla superficie nel vertice e z = 0,e questo giustifica il fatto che e stazionario. Ruotando il sistema di riferimento di π/4intorno all’ asse z, viene riportato in forma canonica.
2) La funzione f(x, y) e definita e continua nel primo e nel terzo quadrante, assi esclusi.Nel suo dominio, e derivabile con derivate parziali continue di ogni ordine, ma non hapunti stazionari. Infatti, le due derivate parziali sono fx = 1
x, ed fy = 1
ye non si annullano
nel suo dominio.
3) La funzione e un polinomio, e quindi e continua, con derivate parziali continue diogni ordine. Le derivate parziali prime sono fx = 3x2−2y, fy = 2y−2x−1. Per calcolarei punti stazionari, dobbiamo risolvere il sistema{
3x2 − 2y = 02x− 2y + 1 = 0.
Dalla seconda equazione ricaviamo 2y = 2x + 1; sostituendo nella prima equazione, otte-niamo 3x2 − 2x− 1 = 0 le cui radici sono x1 = −1/3, x2 = 1. Sostituendo i valori trovati,ricaviamo le coordiante dei punti stazionari che sono A(−1
3, 1
6) e B(1, 3
2). La matrice hes-
siana e
H(f) =
[6x −2−2 2
].
In A, essa diventa
H(f)(A) =
[−2 −2−2 2
]ed e non definita in segno avendo P (t) = t2 − 8 come polinomio caratteristico.
FUNZIONI IN PIU VARIABILI 13
In B, essa diventa
H(f)(B) =
[6 −2−2 2
]ed e definita positiva avendo P (t) = t2 − 8t + 8 come polinomio caratteristico.
In conclusione, A e un punto di sella, mentre B e un punto di minimo.
4) La funzione e un polinomio ed e quindi continua con derivate parziali di ogni ordinecontinue in R2. Le due derivate parziali prime sono fx = 2x− 2, fy = 4y e l’ unico puntostazionario e (1, 0). La matrice hessiana e
H(f) =
[2 00 4
]che e diagonale con autovalori positivi. Quindi, e definita positiva, ed (1, 0) e punto diminimo. Osserviamo che la superficie grafico di f(x, y) ha equazione z = x2 + 2y2 − 2xed e un paraboloide ellittico con asse di simmetria parallelo all’ asse z. Quindi, il verticee il punto di minimo.
5) La funzione f(x, y) e continua con derivate parziali di ogni ordine continue in R2.
Le due derivate parziali prime sono fx = −2xe1−x2−y2, fy = −2ye1−x2−y2
e quindi l’ unicopunto stazionario e A(0, 0), essendo l’ esponenziale mai nulla. La matrice hessiana di fin A e
H(f)(A) =
[−2e 00 −2e
]che e diagonale, con autovalori negativi. Quindi, essa e definita negativa ed A e puntodi massimo per f. Osserviamo che f dipende da
√x2 + y2 e quindi il suo grafico e una
superficie di rotazione attorno all’ asse z. Inoltre, l’ esponente 1 − x2 − y2 assume solovalori minori od uguali ad 1 e quindi f(x, y) assume tutti e soli i valori compresi tra 0 ede, 0 escluso.
6) Il dominio di f(x, y) =√
1− x2 + 2xy − y2 =√
1− (x− y)2 e costituito da tutti esoli i punti del piano per cui 1− x2 + 2xy− y2 ≥ 0. La disequazione puo anche riscriversicome (x − y)2 ≤ 1 che e risolta per −1 ≤ x − y ≤ 1. Quindi, f(x, y) e definita nellastriscia del piano compresa tra le due rette parallele x − y = −1 ed x − y = 1. Nel suodominio, f(x, y) e continua. Essa e derivabile con derivate di ogni ordine continue in−1 < x − y < 1 ossia nel dominio privato pero delle due rette. Le derivate parziali sonofx = −x+y√
1−x2+2xy−y2ed fy = x−y√
1−x2+2xy−y2che si annullano in infiniti punti. In particolare,
sono nulle in tutti e soli i punti della retta di equazione x − y = 0. Tali punti sono dimassimo perche f(x, y) ≤ 1 in tutti i punti del suo dominio, e vale esattamente 1 nei puntidella retta x− y = 0. Osserviamo che il grafico di f e una porzione di cilindro parabolicocon generatrici parallele al piano [xy].
7) La funzione f(x, y) e definita da un polinomio, e quindi e continua con derivateparziali continue di ogni ordine. Le derivate parziali prime sono fx = 2x+2y, fy = 2x+2ay.Se a 6= 1 abbiamo un unico punto stazionario che e l’ origine, mentre, se a = 1, i puntistazionari sono tutti e soli i punti della retta x + y = 0. La matrice hessiana e
H(f) =
[2 22 2a
]che risulta non definita in segno se a < 1, semidefinita positiva se a = 1 e definita positivase a > 1. Quindi, l’ origine e un punto di sella se a < 1, ed e un punto di minimo se a > 1.
14 FUNZIONI IN PIU VARIABILI
Se a = 1, la funzione diventa f(x, y) = x2 + 2xy + y2 = (x + y)2 e quindi tutti i puntidella retta x + y = 0 sono punti di minimo.
Osserviamo che il grafico di f e un paraboloide iperbolico avente l’ asse z come asse disimmetria se a < 1, e un cilindro parabolico avente generatrici parallele al piano [xy] sea = 1, ed e un paraboloide ellittico avente l’asse z come asse di simmetria se a > 1.
8) La funzione e definita in tutti i punti del piano che non appartengono all’ iperboleequilatera di equazione xy = 1. Nel suo dominio, e continua con derivate parziali di ogniordine continue. Le due derivate parziali prime sono fx = − y
(xy−1)2, fy = − x
(xy−1)2che si
annullano solo in (0, 0). La matrice hessiana e
H(f)(0, 0) =
[0 −1−1 0
]che non e definita in segno. Quindi, (0, 0) e un punto di sella.
9) La funzione e definita in tutti i punti del piano diversi dall’ origine, ed e ivi con-tinua con derivate parziali di ogni ordine continue. Le derivate parziali prime sono
fx = −x2y+y3
(x2+y2)2, fy = x3−xy2
(x2+y2)2. I punti stazionari sono allora quelli nel dominio di f per
cui x2 − y2 = 0 e quindi sono i punti delle rette x− y = 0 ed x + y = 0 eccetto l’ origine.Sia (a, a) un punto della prima retta, con a 6= 0. La matrice hessiana in tale punto e
H(f)(a, a) =
[− 1
a21
8a21
8a2 − 12a2
]ed e definita negativa. Quindi, i punti della retta x− y = 0 sono tutti punti di massimo.
Sia (a,−a) un punto della seconda retta, con a 6= 0. La matrice hessiana in tale puntoe
H(f)(a,−a) =
[1a2
18a2
18a2
12a2
]ed e definita positiva. Quindi, tali punti sono punti di minimo.
10) La funzione f e definita nei punti del piano per cui 1 − x2 − y2 ≥ 0 ossia neipunti all’ interno o sulla circonferenza di centro (0, 0) e raggio 1. La funzione f e con-tinua nel suo dominio, ed e derivabile con derivate parziali continue di ogni ordine neipunti interni alla circonferenza di centro (0, 0) e raggio 1. Le derivate parziali prime sonofx = − x√
1−x2−y2, fy = − y√
1−x2−y2e quindi l’ unico punto stazionario e (0, 0). La matrice
hessiana in tale punto e
H(f)(0, 0) =
[−1 00 −1
]che e diagonale con autovalori negativi. Quindi, e definita negativa, e l’ origine e un puntodi massimo. Osserviamo che il grafico della funzione e la semisfera di centro l’ originee raggio 1 contenuta nel semispazio z ≥ 0, e questo e coerente con lo studio del puntostazionario.
11) La funzione e definita e continua con derivate parziali di ogni ordine continue intutti i punti del piano. Le derivate parziali prime sono fx = cos(x + y), fy = cos(x + y) equindi i punti stazionari sono tutti e soli quelli delle rette di equazione x+y = π
2+kπ, con
k ∈ Z. La matrice hessiana e nulla in tutti i punti stazionari, e quindi non puo essere usataper studiare la loro natura. Osserviamo comunque che, per le proprieta della funzionesin() abbiamo che tutti i punti delle rette di equazione x + y = π
2+ 2kπ sono punti di
massimo, mentre tutti quelli delle rette di equazione x + y = −π2
+ 2kπ sono punti diminimo.
FUNZIONI IN PIU VARIABILI 15
12) La funzione puo anche scriversi come f(x, y) = log((x + y)2 + y2 + 1) e quindi edefinita, continua e derivabile con derivate parziali di ogni ordine continue in tutti i puntidi R2. Le derivate parziali prime sono fx = 2x+2y
x2+2xy+2y2+1, fy = 2x+4y
x2+2xy+2y2+1e l’ unico punto
stazionario e (0, 0). La matrice hessiana in tale punto e
H(f)(0, 0) =
[2 22 2
]ed e semidefinita, quindi non utile ai fini dello studio della natura del punto stazionario.In ogni caso, (0, 0) e un punto di minimo, perche (x + y)2 + y2 + 1 ≥ 1 per ogni scelta di(x, y). L’ affermazione segue allora dalla monotonia della funzione logaritmo.
13) La funzione e definita, continua, con derivate parziali di ogni ordine continue intutti i punti di R2. Le derivate parziali prime sono fx = 2x
1+ey2−x2 , fy = −2y
1+ey2−x2 e l’ unico
punto stazionario e (0, 0). La matrice hessiana in tale punto e
H(f)(0, 0) =
[4 00 −4
]ed e diagonale con autivalori discordi. Quindi, (0, 0) e un punto di sella.
14) La funzione e definita in tutto R2 perche il polinomio omogeneo argomento dellaradice e sempre non negativo. Quindi, f(x, y) e definita, continua con derivate parziali di
ogni ordine continue in tutto R2. Le derivate parziali prime sono fx = (2x+y)e√
x2+xy+y2
2√
x2+xy+y2, fy =
(x+2y)e√
x2+xy+y2
2√
x2+xy+y2. L’ unico punto stazionario e quindi (0, 0). Visto che l’ argomento della
radice e sempre ≥ 0, e che le funzioni radice ed esponenziale sono monotone crescenti,abbiamo che (0, 0) e un punto di minimo.
15) La funzione e definita, continua, con derivate parziali di ogni ordine continue intutto R2. Le derivate parziali prime sono fx = 2x
1+ex2+y2 , fy = 2y
1+ex2+y2 e l’ unico punto
stazionario e (0, 0). La matrice hessiana in tale punto e
H(f)(0, 0) =
[1 00 1
]che e diagonale con autovalori positivi, ed e quindi definita positiva. Conseguentemente,il punto (0, 0) e di minimo.
16) La funzione e definita, continua, con derivate parziali di ogni ordine continue intutti i punti di R2. Osserviamo inoltre che e peiodica rispetto alla y. Le due derivateparziali prime sono fx = −2x + 2 sin y, fy = 2x cos y − sin y e quindi i punti stazionari
sono (2kπ, 2kπ), (π + 2kπ, π + 2kπ), (√
32
, π3
+ 2kπ), (−√
32
,−π3
+ 2kπ), con k ∈ Z.Le matrici hessiane nei vari punti stazionari sono
H(f)(2kπ, 2kπ) =
[−2 22 −1
]che e non definita in segno, e quindi i relativi punti stazionari sono punti di sella;
H(f)(π + 2kπ, π + 2kπ) =
[−2 −2−2 1
]che e non definita in segno, e quindi i relativi punti stazionari sono punti di sella;
H(f)(
√3
2,π
3+ 2kπ) =
[−2 11 −2
]
16 FUNZIONI IN PIU VARIABILI
che e definita negativa, e quindi i relativi punti stazionari sono punti di massimo;
H(f)(−√
3
2,−π
3+ 2kπ) =
[−2 11 −2
]che e definita negativa, e quindi i relativi punti stazionari sono punti di massimo.
Soluzione dell’ Esercizio 8. La matrice jacobiana di f e
J(f) =
2x 0y x0 2y
mentre la matrice jacobiana di g, ossia il suo gradiente, e
∇g = (2x, z, y).
Quindi, il gradiente di g ristretto all’ immagine di f e
∇g|f = (2x2, y2, xy)
e si ottiene sostituendo le entrate di f alle variabili x, y, z che definiscono g. Quindi, ilprodotto righe per colonne di ∇g|f e di J(f) e uguale a
∇g|f · J(f) = (2x2, y2, xy)
2x 0y x0 2y
= (4x3 + y3, 3xy2).
La funzione composta g ◦ f e (g ◦ f)(x, y) = (x2)2 + (xy)(y2) = x4 + xy3, ed il suogradiente e
∇(g ◦ f) = (4x3 + y3, 3xy2)
e questo conferma la regola di moltiplicazione delle jacobiane per la composizione difunzioni.