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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
Smartphone Android perso? Ecco come ritrovarlo
Prigionieri nella metro di Milano a causa del biglietto elettronico 05
25
Huawei P20 Pro Usarlo è un piacere
30
Sony XF90: convince ma non è un OLED
34
JBL e Audioengine Musica Hi-Fi senza fili
IN PROVA IN QUESTO NUMERO
41
Callum (Jaguar):“Le elettriche devono essere esagerate”A margine della Design Week di Milano abbiamo incontrato Ian Callum, designer di Jaguar che ha creato l’attesissima I-Pace
18
Al Salone del Mobile va in scena la cucina del futuro Forni che cuociono meglio il cibo, abbattitori e cappe che aspirano dal basso: la tecnologia è sempre più protagonista anche in cucina
Honor 10 è il gemello del Huawei P20 con una marcia in più 14 16
Sky lancia i primi film in 4K HDR in download. Polemiche sul bitrate Disponibili sulla piattaforma On Demand di Sky i primi film e documentari in 4K HDR. Buone le prime impressioni Un film pesa meno di un evento live, ma questo è normale
06
Reportage: ecco dove finisce il tuo vecchio frigorifero 22
37
Polaroid One Step 2 la macchina del tempo
10LG punta a produrre 10 milioni di OLED
11Sharp: il TV 8K arriva Europa (a 12.000 €)
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
di Roberto PEZZALI
Comprare prodotti disponibili su
Amazon Usa dall’Italia ora è più
semplice: Amazon ha infatti inte-
grato la International Shopping Expe-
rience all’interno dell’applicazione per
smartphone Android e iOS. Ogni cliente
Amazon in Italia potrà selezionare que-
sta modalità, anche se al momento è
disponibile solo in cinque lingue, spa-
gnolo, inglese, cinese, portoghese e te-
desco.Una volta attivata la International
Shopping Experience l’app di Amazon
convertirà automaticamente i prezzi in
euro, farà una stima dei costi di spedi-
zione includendo anche eventuali oneri
doganali e gestirà l’ordine utilizzando
direttamente l’account e i metodi di pa-
gamento usati sul negozio italiano.
La spedizione, in molti casi, è davvero
rapida: solo due giorni per ricevere mer-
ce dall’altra parte del pianeta.
Questa modalità di acquisto è poco
MERCATO Amazon ha lanciato la International Shopping Experience nella sua applicazione
Amazon semplifica lo shopping in Usa Dazi inclusi e consegna in soli due giorni Ora possiamo acquistare sul sito USA pagando in euro. Spedizione gratuita per alcuni prodotti
nota agli utenti Amazon, ma è possibile
acquistare stando in Italia oltre 45 milio-
ni di prodotti disponibili negli altri paesi
facendoseli spedire al proprio domicilio.
Ora, grazie all’integrazione nell’applica-
zione, sarà tutto ancora più semplice.
Per provare la International Shopping
Experience serve oltre ad un account
anche l’applicazione aggiornata.
di R. P.
Subito.it, il più grosso portale ita-
liano di compravendite tra privati,
ha stretto un accordo con Nexive
per facilitare le spedizioni ai suoi clienti
e per minimizzare il rischio di truffe du-
rante la compravendita. Nonostante la
soluzione migliore per venditore e ac-
quirente sia incontrarsi di persona, valu-
tare le condizioni dell’oggetto e quindi
chiudere la fase economica, talvolta è
necessario ricorrere alla spedizione e
quindi anche alla fiducia reciproca tra
le due persone che stanno stringendo
l’accordo. Subito.it è un ottimo servizio,
ma come sempre quando tutto ruota
intorno all’uomo, possono capitare an-
che situazioni spiacevoli, come persone
truffate e pacchi che non arrivano. O ad
esempio una PS4 piena di sassi.
Proprio per questo motivo Subito si
è alleato con Nexive per fornire un
servizio in più: il venditore può usare
MERCATO Il più grosso sito di compravendite tra privati lancia il servizio di spedizioni sicure
Subito.it lancia le spedizioni sicure per limitare le truffeIl partner scelto da Subito.it è Nexive, con il corriere che controllerà il contenuto del pacco
Nexive come corriere e
chi riceve il pacco avrà la
garanzia di un controllo da
parte di Nexive prima della
spedizione e la possibili-
tà di pagare il corriere in
contrassegno, con banco-
mat o con carta di credito.
Nexive controllerà prima di
spedire il pacco che effet-
tivamente l’oggetto nella confezione sia
quello che il cliente ha acquistato, ma
come specificano le note “Non verran-
no eseguiti ulteriori controlli di qualità
o funzionamento del prodotto.” Non si
spediscono mattoni al posto di smar-
tphone, ma se lo smartphone arriva
rotto o graffiato Subito e Nexive non
possono fare nulla. La spedizione deve
essere acquistata dal sito di Subito e
parte da 9.5 euro fino a 1 Kg per arrivare
a 17,50 euro per pacchi XL da 10 a 20
Kg di peso. Si spera che la partnership
possa portare una riduzione delle truffe
e un servizio efficiente da parte di Nexi-
ve che tra i corrieri non gode di buona
reputazione: Nexive promette il preav-
viso di consegna al destinatario via e-
mail, 2 tentativi di consegna, il secondo
su appuntamento, l’avviso di giacenza
cartaceo ed elettronico e fino a 10 gior-
ni di giacenza gratuita, ma quello che
interessa è la puntualità e spesso viene
a mancare. Il servizio espresso, almeno
sulla carta, garantisce consegne in tutta
Italia in 24 o 48 ore.
PayPal sempre più simile a una banca Incassa assegni ed emette bancomatGrazie a collaborazioni con banche tradizionali PayPal si sta organizzando per emettere bancomat e incassare assegni direttamente con una foto dall’app di Alessandro CUCCA
Secondo quanto riferisce il The Wall Street Journal, PayPal sta mettendo in piedi dei servizi ag-giuntivi che la renderanno più si-mile a una banca tradizionale. Si parla infatti di emissione di carte di debito compatibili con il circui-to bancomat per i prelievi e del-la possibilità di versare assegni bancari sul proprio conto.Sempre secondo il WSJ Paypal si sta organizzando con delle opportune collaborazioni con banche tradizionali per fornire questo tipo di servizi. Più preci-samente si parla di una banca nel Delaware che gestirà le car-te di debito, una in Georgia per gestire gli assegni e infine una in Utah per fornire piccoli prestiti a privati e piccole imprese.Secondo quanto dichiarato da Bill Ready, COO di Paypal, l’inten-zione dell’azienda non è quella di diventare come una banca tradizionale e fare concorrenza agli istituti bancari storici, ma solo di offrire dei servizi di base a quelle persone che non han-no un conto tradizionale e non possono o non vogliono aprirlo. A tutti gli effetti, considerando le commissioni che avranno questi servizi, e le modalità di utilizzo, per chi ha già un conto corren-te collegato all’account Paypal, questi nuovi servizi saranno ab-bastanza inutili e aggiungereb-bero complicazioni a un’app che nasce per l’uso esclusivamente online.
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
di Gianfranco GIARDINA
P rosegue a suon di proclami pubblici
la querelle tra SIAE e Sky sul tema
dei diritti d’autore. SIAE ha pubblica-
to su Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore e
MilanoFinanza una pagina a pagamento
con una lettera aperta firmata da oltre mil-
le tra autori e artisti per protestare contro
il fatto che Sky - secondo quanto descrit-
to da SIAE - non starebbe pagando più i
diritti d’autore dal luglio scorso.
Ecco il testo della lettera aperta SIAE:
“GIÙ LE MANI DAL DIRITTO D’AUTORE
Gli autori italiani stanno assistendo sba-
lorditi ad un attacco contro i loro diritti.
Da mesi Sky ha deciso di utilizzare i
contenuti creativi frutto del nostro la-
voro senza più corrispondere alcuna re-
munerazione per il loro sfruttamento,
come invece prevede la legge sul diritto
d’autore e sull’equo compenso. Non solo.
Abbiamo appreso anche che questa
emittente sta cercando di utilizzare
un’istruttoria contro la SIAE, pendente
da un anno presso l’Antitrust, per cercare
di dare una sorta di legittimazione al suo
comportamento contrario al diritto d’auto-
re. Sarebbe grave se l’Antitrust aderisse a
un disegno che da un lato punta ad azze-
rare un diritto acquisito che garantisce
la libertà degli autori, dall’altro favorisce
gli interessi di gruppi internazionali che
cercano di scardinare alcuni principi fon-
danti dell’Unione Europea: e cioè che “la
creazione artistica e letteraria, compreso
MERCATO SIAE attacca Sky: pubblicata un’inserzione a pagamento di una pagina sui quotidiani
SIAE: “Sky non paga più il diritto d’autore” Lettera aperta di denuncia di 1000 autori È guerra aperta in attesa del pronunciamento dell’Antitrust sul presunto abuso di posizione dominante da parte di SIAE. Che cerca di influenzarne la decisione
il settore audiovisivo” non sono
oggetto di semplificazioni e
armonizzazioni forzate, così
come vanno tutelati la diversità
culturale e il diritto degli autori
ed editori italiani di scegliere
liberamente se affidare le pro-
prie opere all’estero o gestirle
dall’Italia per le utilizzazioni sul
territorio nazionale. Se questa strategia
dovesse passare, assisteremmo alla
incredibile affermazione del paradosso
per cui pagando meno autori ed editori
si otterrebbe un aumento della produ-
zione culturale. Un insulto per tutti coloro
i quali hanno contribuito a portare l’indu-
stria culturale al terzo posto nella nostra
economia. Un’industria sana e realmente
italiana, che è parte fondamentale del-
la storia del nostro Paese e di quella
ripresa economica di cui oggi tutti voglio-
no prendersi il merito. Il diritto d’autore
è un diritto del lavoro. Non è merce di
scambio per garantire profitti milionari a
chi rifiuta di restituire agli autori quanto
stabilito dalla legge”.
Il contrasto nasce l’estate scorsa quando
Sky non rinnova l’accordo con SIAE, per
lo meno ai valori abitualmente richiesti
per i diritti d’autore dalla Società. Il mutato
panorama, con il tramonto del monopolio
SIAE nella raccolta, evidentemente, dal
punto di vista di Sky cambia le cose e ne-
cessita di una rideterminazione del com-
penso; in effetti la comparsa sulla scena
di Soundreef e LEA, con quest’ultima che
può operare nella raccolta e che rappre-
senta una (seppur piccola) parte dei auto-
ri, porta con sé una necessaria ridermina-
zione delle spettanze SIAE, che non può
più vantare l’intero repertorio. In realtà,
come si legge nella stessa pagina in ca-
ratteri più piccoli, e come Sky rivendica,
l’emittente ha pagato una cifra determina-
ta unilateralmente e giudicata da Sky ade-
guata, ma respinta da SIAE perché fuori
dagli accordi e dalle aspirazioni della so-
cietà degli autori. Ma la vera attenzione di
SIAE sembra più che altro rivolta all’atteso
pronunciamento dell’Authority Antitrust
su un presunto abuso di posizione do-
minante di SIAE: la posizione dell’AGCM
era attesa per fine aprile ma pare che ci
sarà un rinvio. Nel frattempo SIAE cerca
di spostare l’ago della bilancia dalla sua
parte con la firma di 1000 autori e quasi
stigmatizzando in anticipo un possibile
pronunciamento sfavorevole. Insomma, il
mare del diritto d’autore è ancora agitato
e probabilmente continuerà ad esserlo
finché non si metterà mano a una riforma
capace di tenere in buon conto i mutati
scenari più che i “diritti acquisiti”.
di Massimiliano DI MARCO
Xiaomi pare interessata ad acquisi-
re GoPro. L’indiscrezione è stata
lanciata da Bloomberg e ha già
galvanizzato il valore in borsa di GoPro,
cresciuto fino all’8,8%. Da tempo GoPro
ha difficoltà a coniugare le vendite del-
le sue videocamere con la necessità di
MERCATO Il produttore di videocamere cerca un acquirente da mesi e potrebbe averlo trovato
Xiaomi mette sul tavolo un miliardo per salvare GoProPossibile un accordo attorno al prezzo di un miliardo di dollari. E il titolo GoPro vola in borsa
generare utili, situazione che ha porta-
to il valore della società a scendere da
10 miliardi di dollari fino a 761 milioni.
Secondo altre indiscrezioni GoPro ha
assunto un consulente finanziario di
JPMorgan Chase & Co al fine di segui-
re l’iter di una potenziale vendita.
Per Xiaomi approfittare del momen-
to di debolezza finanziaria di GoPro,
quindi, sarebbe un’ottima opportunità
per entrare di testa nel segmento com-
merciale delle videocamere con un set
di competenze già ben impostato.
Secondo The Information, Xiaomi non
è comunque intenzionata a pagare
più del dovuto, segnalando che GoPro
potrebbe essere venduta per circa un
miliardo di dollari.
Fatturazione mensile TIM Il rincaro scende dello 0,8%Continua la telenovela della tariffazione mensile, TIM ha già ridotto il rincaro sulle offerte mobili e ora fa lo stesso con quelle di casa di Emanuele VILLA
Il passaggio dalla tariffazione a 28 giorni a quella mensile è una te-lenovela: le telco vengono intimate a effettuare il passaggio, lo fanno con tempi e modalità che insospet-tiscono AGCM che, a sua volta, li accusa di un potenziale “cartello” lesivo della concorrenza. A segui-re, partono le rimodulazioni per dimostrare al’Authority di aver agito in modo trasparente e indipenden-te. TIM aveva deciso di tornare alla fatturazione mensile applicando un sovrapprezzo dell’8,6% su tutti i profili mobili e residenziali coinvolti. Per compensare l’aumento di prez-zo, il gestore ha deciso tempo fa di aumentare proporzionalmente anche i “contenuti” dell’offerta mo-bile. Come dire: in un mese paghi l’8,6% in più ma hai anche l’8,6% in più di telefonate, sms e dati. Accusata di un possibile “cartello” insieme alle altre telco, TIM ha poi ridotto il rincaro sulle tariffe mobili dello 0,4%, basandosi sui prezzi in vigore il 5 marzo 2018. La stessa cosa sta succedendo ora sulle tariffe di rete fissa, cioè quelle domestiche. Il rincaro è scattato ufficialmente il 1 aprile 2018 con il passaggio alla tariffazione men-sile, ma anzichè essere dell’8,6% è del 7,8%. Tutto ciò è spiegato in modo chiaro nel sito TIM. Il motivo è presto detto: tramite una rimodu-lazione ulteriore, TIM dimostra al Garante di agire in modo del tutto indipendente dagli altri operatori e si mette al riparo anche da critiche e azioni da parte dei consumatori.
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
di Roberto PEZZALI
L o scandalo Facebook – Cambri-
dge Analytics ricorda molto da
vicino il caso Wainstein: dopo le
prime denunce di molestie i casi si
sono moltiplicati. Ed è quello che sta
succedendo un po’ con la privacy: lo
scandalo, partito con Facebook, si al-
larga a macchia d’olio. Il nuovo caso che sta emergendo negli Stati Uniti, ma potrebbe essere ben più esteso e
preoccupante quanto quello di Cam-
bridge Analytica: una azienda avrebbe
costruito un database enorme di profili
di persone, ben 48 milioni, combinan-
do i dati presenti sui siti social e su altri
servizi online.
Ogni azione che viene fatta su inter-
net da una persona lascia una serie
di tracce: a volte queste tracce sono
pubbliche, altre sono solo da cercare.
Come esistono automi che scansio-
nano le pagine web per indicizzare i
contenuti, esistono anche automi che
scansionano servizi alla ricerca di dati
e li incrociano con altri dati già in pos-
sesso di una azienda. E’ un po’ quello
che ha fatto Localblox, una azienda di
marketing e pubblicità in target che
dal 2010 ha scritto un numero enorme
di programmi pensati per raccogliere
informazioni sulle persone dai vari siti
web accorpandole dove si trovava una
coincidenza. Da Facebook a Twitter,
passando per eBay, per i siti di annunci
immobiliari e di dating, scansionando
forum e gruppi di discussione Local-
blox ha costruito una carta d’identità
fatta da foto, informazioni, preferenze
e gusti con un livello di dettaglio, per
molti profili, sconvolgente.
Un lavoro che sarebbe rimasto na-
scosto se a inizio anno, per un errore
informatico, queste informazioni non
MERCATO Un’azienda americana si lascia scappare un database contenente 48 milioni di profili
Siamo tutti schedati, o lo saremo presto I profili, tutti di persone reali, sono schedati con una precisione che lasca a bocca aperta
fossero state esposte al pubblico. Il
backup dei profili infatti è stato lasciato
su un bucket di Amazon S3, una sorta
di drive cloud, senza password e libe-
ro per il download da parte di tutti: 12
terabyte di dati, 48 milioni di schede
di persone reali che un hacker etico di
nome Chris Vickery ha trovato e analiz-
zato. Dopo aver segnalato il problema
a Ashfaq Rahman, Chief Technology
Officer di Localblox, lo spazio cloud di
S3 è stato protetto senza però sapere
quante persone avevano scaricato il
pacchetto di profili.
Se i dati raccolti da Facebook e da
Cambridge Analytics sono stati otte-
nuti per una pessima configurazione
delle impostazioni di privacy del social
network, quelli di Localblox sono stati
costruiti senza la minima autorizzazio-
ne da parte di nessuno. Un post sul sito
di Upguard, azienda di sicurezza fon-
data dallo stesso Vickery, costruisce
la storia in modo preciso e dettagliato
mostrando anche come i dati, in forma-
to json, venivano raccolti e accorpati.
Ad impressionare però è la scheda in
formato PFD che viene creata con i dati
acquisiti, raccolti da un numero enor-
me di servizi: il PDF, visibile qui sotto,
mostra indirizzi IP, reddito stimato, in-
formazioni sulla casa, sulla salute, dati
personali e tanto altro ancora.
Ed è solo la punta dell’iceberg, perché
Localblox ha confermato di essere in
possesso di oltre 650 milioni di profili,
di 180 milioni di profili mobile e pure di
un elenco di aventi diritto al voto com-
posto da 180 milioni di cittadini.
Questa è Localblox, ma potrebbero
esserci altre 100 aziende che costrui-
scono profili di persone da vendere al
miglior offerente. E gli utenti sono indi-
fesi, perché se un sito non offre libre-
rie pubbliche di accesso ai dati per gli
sviluppatori purtroppo esiste sempre la
tecnica dello scraping, ovvero la scan-
sione di un sito passando dalla pagina
HTML per raccogliere informazioni. Fa-
cebook, Twitter, Linkedin e molti servizi
vietano lo scraping dei dati nei termini
di servizio ma bloccare questa pratica
è difficile se non impossibile. Tramite lo
scraping si possono scaricare dati da
servizi protetti da password e autenti-
cazione, come i siti di dating, e avere
accesso a ogni informazioni che un
qualsiasi utente ha lasciato su un sito.
Localblox è nata nel 2010, quando an-
cora l’Intelligenza Artificiale era agli
esordi. Oggi con tecniche di machine
learning quello che si può fare va ol-
tre ogni immaginazione, ed è questo a
preoccupare.
Facebook ci ha detto che è in possesso
dei nostri dati, quello che però non ha
spiegato, e difficilmente lo farà, è cosa
le avanzate tecniche di oggi permetto-
no di fare con i nostri dati, quali intrecci
e deduzioni si possono costruire par-
tendo dai profili, cosa si può ipotizzare
e con che grado di sicurezza.
Facebook si adegua al GDPR europeo Nuove regole e funzionalitàIl social network deve adempiere al nuovo regolamento sulla protezione dei dati e ha annunciato una serie di novità che, fino al 25 maggio, metterà in campo per consentire agli utenti di rivedere la privacy di Massimiliano DI MARCO
Facebook ha iniziato a introdurre nuove opzioni per migliorare il con-trollo della privacy. Un’intervento da leggere nell’ottica dell’incombente Regolamento generale sulla pro-tezione dei dati (GDPR) che sarà introdotto nell’Unione Europea. Un insieme di normative a cui il social network non può esimersi dal se-guire. Fra le novità spicca la neces-sità di avere il permesso dei genito-ri per gli utenti fra i 13 e i 15 anni in alcuni Paesi europei per “permet-tere alcune funzioni su Facebook”, come vedere le inserzioni in base ai propri interessi o la propria fede religiosa, per esempio. Anche in Europa e in Canada sarà introdotta la possibilità di accedere al proprio profilo tramite il riconoscimento del volto, funzione facoltativa. So-prattutto, però, il social network chiederà alle persone di rivedere le informazioni attraverso cui i pubbli-citari possono personalizzare le in-serzioni “e di scegliere se [gli utenti] vogliano o no che usiamo i dati dai partner”. Inoltre verrà chiesto agli utenti se intendono continuare a condividere informazioni personali legate alle preferenze politiche, re-ligiose e allo stato di un’eventuale relazione. Il GDPR avrà effetto dal 25 maggio.
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
di Gianfranco GIARDINA
AMilano va in scena la settimana più intensa del-
l’anno, la Design Week con il Salone del Mobile,
ma i problemi con i biglietti elettronici dei mezzi
pubblici non sono stati ancora risolti. Da tempo, infatti
è possibile acquistare i biglietti sullo smartphone via
app, anche con PayPal: nel momento della convalida
compare sullo schermo un QRCode che garantisce
l’accesso alla metropolitana e vale come un comune
biglietto sui mezzi di superficie. Purtroppo però la let-
tura dei QRCode da parte dei tornelli è spesso diffi-
coltosa, inspiegabilmente soprattutto in uscita; da qual-
che tempo i tornelli in uscita, poi, non sono più a libero
passaggio ma richiedono, giustamente, una nuova
vidimazione del biglietto (anche di quello elettronico):
il malfunzionamento con il biglietto dematerializzato è
frequente e il malcapitato con l’app facilmente genera
dietro di sé, mentre tenta disperatamente di far ricono-
scere il proprio codice al lettore, una coda in uscita non
trascurabile, con i relativi mugugni. Tanto sono molti gli
utenti della prima ora che, soprattutto per transitare su
alcune linee, sono tornati al biglietto di carta: troppo
faticoso passare con quello su smartphone.
Il rischio di rimanere imprigionati in metropolitanaSe alla malaparata nelle stazioni della metropolitana
più grandi basta gettare la spugna passare dal tornello
aperto parlando con l’inserviente, in altre situazioni si
rischia di rimanere letteralmen-
te imprigionati all’interno della
Metro, come successo anche
a noi sulla linea 5 (alla stazio-
ne Portello). Infatti le stazioni di
questa linea non sono presidia-
te e spesso c’è un solo tornello
abilitato alla lettura del QRCode:
se la lettura non funziona non è
possibile passare altrimenti e bi-
sogna chiedere aiuto attraverso
un citofono.
Dall’altra parte dell’interfono la
MERCATO Il sistema di biglietto elettronico della metropolitana di Milano è ancora quello malfunzionante, basato sul QRCode
Prigionieri nella metropolitana di Milano per colpa del (fallimentare) biglietto elettronicoTarda il pagamento con carta di credito contactless direttamente al tornello. Un’occasione persa per la Milano digitale
reazione è tutt’altro che immediata (abbiamo aspetta-
to circa 5 minuti) e la risposta più comune è quella di
attendere l’arrivo di un inserviente. Che arriva, però, in
metropolitana da un’altra stazione: quello che dopo più
di 10 minuti ci ha “liberato” dalla stazione del Portello,
ci ha confessato che l’ATM prevede uno di questi inser-
vienti ogni 2 o 3 stazioni; inservienti che ovviamente
usano la metropolitana stessa per spostarsi da una sta-
zione all’altra in caso di necessità: non propriamente
un pronto intervento.
Un progetto fallimentare in attesa della carta di credito (e dell’aumento del biglietto)Con il Salone del Mobile e la città invasa da ospiti na-
zionali e internazionali, con la viabilità bloccata per gli
oltre 1000 eventi di Fuorisalone e tutta una porzione
del centro flagellata dai lavori della linea 4 della me-
tropolitana: in queste condizioni l’infrastruttura dei
mezzi pubblici, soprattutto delle metropolitane, è sotto
pressione, tanto che la stessa ATM ha annunciato un
sostanzioso potenziamento del servizio. Ovviamente
la scelta migliore per gli ospiti sarebbe quella di ac-
quistare il biglietto al bisogno per via elettronica con
una carta di credito o con PayPal; ma il rischio di farli
impazzire per uscire dalla metro, consiglierebbe di non
pubblicizzare troppo il sistema. Che peraltro, al lancio
nel 2015 era stato venduto come “Una rivoluzione di-gitale ATM”. E invece è un flop.
Invece, addirittura dietro il biglietto per l’ingresso al sa-
lone è stato stampato il QRCode di un biglietto ATM:
c’è da sperare che tutto funzioni liscio o, quantomeno,
che i tornelli in uscita vengano lasciati a libero passag-
gio, per evitare file chilometriche.
Forse non a caso, a fine 2017, contestualmente all’an-
nuncio dell’aumento a due euro del biglietto a partire
dell’anno prossimo, è stato prospettato il passaggio
al pagamento istantaneo del biglietto direttamente al
tornello con carta di credito contactless, come si fa da
tempo con successo a Londra. Una modifica che era
stata annunciata per i primi mesi del 2018 e che anco-
ra non si vede: è stato così perso l’appuntamento con
l’evento più importante dell’anno per la città. Invece,
come confermato da Arrigo Giana, direttore generale
di ATM, la sperimentazione partirà solo a giugno e con
un solo tornello abilitato per stazione; un’infrastruttura
che si preannuncia già inadeguata, visto che in caso
di guasto del tornello in uscita, non sarà possibile per
l’utente chiudere la transazione (sono previste tariffe
diverse a seconda del tornello di uscita, come nel caso
di discesa a Rho Fiera). “Più tecnologia e semplicità
– ha detto l’assessore alla Mobilità del comune Marco
Granelli -: entro l’estate del 2018 sarà completamente
attiva la rivoluzione tecnologica di ATM”.
Ancora una volta la parola “rivoluzione”, già spesa nel
2015. Speriamo che questa volta sia vero e non fini-
sca come gli annunci del passato: renderebbe meno
amaro l’aumento del biglietto a due euro previsto fra
pochi mesi.
La nostra esperienza Prigionieri al Portello
lab
video
torna al sommario 6
MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
di G. MERO, G. GIARDINA
Sky ha reso disponibili i primi con-
tenuti di intrattenimento con ri-
soluzione 4K e tecnologia HDR
sulla propria piattaforma On Demand,
dopo il debutto del mese scorso con
la Formula 1. SI tratta per il momento
di sette titoli, sei film e un docufilm già
trasmessi sui canali dell’emittente satel-
litare tra cui: Spiderman Homecoming,
Spiderman 2 e Spiderman 3, La Torre
Nera, Moonlight, Crazy Night - Festa Col
Morto e Raffaello - Il Principe delle Arti.
Entro la fine di aprile, poi. è già annuncia-
to l’arrivo della serie Britannia, ma non è
noto al momento se si tratterà solo degli
ultimi episodi (che i UK sono andati in
onda in 4K) o qualcosa di più.
Questi contenuti sono disponibili solo ai
clienti in possesso del decoder Sky Q e
per vederli è necessario navigare nelle
sezioni di genere col proprio telecoman-
do, cercare i programmi con l’indicazione
4K HDR, selezionare la qualità video 4K e
avviare il download.
Sky ricorda che i programmi in 4K HDR ri-
chiedono un maggiore spazio di archivia-
zione rispetto ai contenuti in HD. Il tempo
richiesto per il download del catalogo on
ENTERTAINMENT Su Sky On Demand i primi film e documentari in 4K HDR. Prima della visione si deve eseguire il download
Sky lancia i film 4K HDR in download. Polemiche sul bitratePolemiche sul bitrate basso, ma in realtà è normale che occupino meno spazio di un evento live a parità di qualità percepita
demand potrebbe dunque essere mag-
giore e variare in base alla velocità della
connessione ad Internet.
Polemiche sul bitrate basso Ma si tratta di contenuti non in direttaIn seguito al lancio di questi titoli in 4K
HDR ci sono state in rete alcune polemi-
che: come può un film UHD pesare, in
termini di GB, meno di un un’ora di regi-
strazioni di contenuti sportivi in 4K, come
per esempio la Formula 1? La domanda
sorge dalla constatazione che ogni film
di quelli messi a disposizione pesa circa
6-6,5 GB contro i 9 circa di una registra-
zione Ultra HD della metà del tempo.
Così diverse persone ne hanno messo in
discussione la qualità.
Non c’è dubbio che forzare eccessi-
vamente la compressione possa com-
promettere l’immagine, ma va fatta una
distinzione chiara: gli eventi sportivi
vengono compressi “al volo” proprio
perché il processo va fatto in diretta;
inevitabilmente si tratta, anche a parità
di codec, di una compressione molto
meno sofisticata di quella che invece
si può fare a passate multiple e super-
ottimizzata con un contenuto in differita
come un film. Quindi è normale e atteso
che un contenuto live, a parità di qualità
percepita, abbia un bitrate più alto di un
contenuto precodificato. In ogni caso le
prime impressioni sui contenuti è gene-
ralmente buona. Tra l’altro, come i beta
tester ricorderanno, una prima versione
di Raffaello - il principe delle Arti, era
stata messa a disposizione sulla piatta-
forma nelle ore subito successive al lan-
cio del 4K ed era apparsa di qualità non
soddisfacente, soprattutto nelle scene
molto scure, che risultavano corrette da
una curva troppo aperta e quindi slavata
e con gli effetti della compressione trop-
po visibili. Probabilmente per questo il
docufilm era stato ritirato dopo un paio
di giorni. Il problema però pare non fosse
legato a un’errata codifica del film p a un
basso bitrate, a una gestione imperfetta
del contenuto HDR da parte del firmwa-
re di Sky Q, successivamente corretto.
Rivisto ora fa tutto un altro effetto: gli
scuri ora sono corretti e l’equilibrio del-
l’immagine piacevole. Certo, le riprese
originarie non mancano di rumore video,
che si manifesta anche nella visione e
che potrebbe mettere in seria difficoltà
un codec a basso bitrate: ma il risultato
è godibile.
di Roberto FAGGIANO
I l 21 aprile si è celebrato in tutto il
mondo il Record Store Day, giunto
alla decima edizione, l’occasione per
rilanciare i negozi specializzati in dischi
in vinile, con l’uscita di titoli celebrativi
dell’evento e fari puntati sul rilancio dei
33 giri.
Per l’occasione la FIMI - Federazione
industria musicale italiana - ha reso noti
i numeri del vinile in Italia nel 2017: un
anno ancora positivo per il vinile che ha
visto una crescita del 22,3% dei ricavi
globali sull’anno precedente.
Per l’italia i numeri parlano ancora me-
glio con un +46,7%, raggiungendo quasi
i 13,5 milioni di euro con il 10% del mer-
cato complessivo. Inoltre una ricerca
ENTERTAINMENT Il 21 aprile si è celebrato il Record Store Day del 2018, nell’occasione resi noti i dati di vendita
Il Record Store Day celebra il grande ritorno del vinileDischi in vinile in costante crescita, ma scorrendo la classifica dei dischi più venduti sembra di essere tornati agli anni 70
Ipsos ha evidenziato che il 23% dei con-
sumatori di musica ha acquistato alme-
no un disco in vinile nel 2017; trend già
salito al 31,8% nel primo trimestre 2018
(dati GFK).
Altrettanto interessante scorrere la clas-
sifica dei dischi in vinile più venduti in
Italia nel 2017, dove nei primi posti tro-
viamo quasi sempre artisti celeberrimi
ma dello scorso secolo: Pink Floyd, Led
Zeppelin, Beatles, Queen, Lucio Battisti,
Mina e Celentano. In pratica solo Capa-
rezza e Fabri Fibra possono far pensare
a un pubblico giovane, mentre gli altri
artisti sembrano indicare un’operazione
nostalgia da parte di chi quegli anni li ha
vissuti e li ricorda con piacere, magari
rinnovando la collezione di vinili ormai
usurata. Ci saranno anche giovani de-
siderosi di scoprire i grandi musicisti
del passato, ma certamente la via dello
streaming è molto più semplice.
torna al sommario 7
MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
di Roberto PEZZALI
I canali vetrina di Sky per gli utenti Me-
diaset Premium sono arrivati: si chia-
mano Sky Sport e Sky Uno ma non
sono e non saranno i clone dei rispettivi
canali Sky. La pay TV lo ha sempre detto:
il nome non riflette la programmazione,
che sarà curata da un team editoriale e
avrà un palinsesto diverso da quello che
viene trasmesso sul satellite. Sky Uno
trasmetterà XFactor, MasterChef, Italia’s
Got Talent, E poi c’è Cattelan, Hell’s Ki-
tchen, Matrimonio a prima vista Italia e
altri contenuti pescati dall’archivio: ci sa-
ranno contenuti nuovi e anche qualche
contenuto passato, una sorta di assaggio
del canale principale di Sky per quanto
riguarda la programmazione originale.
Rispetto a quanto scritto sul sito di Media-
set abbiamo saputo che ci saranno anche
il recentissimo 4 Hotel con Bruno Barbieri
e 4 Ristoranti di Alessandro Borghese.
Sky Sport offrirà invece una selezione dei
principali eventi sportivi live di Sky. Ad
inaugurare il canale è stato il tennis con
ENTERTAINMENT I canali di Sky sul digitale terrestre hanno palinsesti indipendenti dal satellite
I nuovi canali Sky su Premium sono on air In arrivo il meglio di Sky Uno e tanto sport MotoGP, F1 e documentari originali sullo sport per ingolosire i clienti Mediaset Premium
le dirette dell’ATP Masters 1000 di Mon-
te-Carlo. Seguito dal calcio, con anche il
turno infrasettimanale di Premier League
Chelsea-Burnley. Nel weekend scorso c’è
sato poi spazio per le moto con la diretta
del GP delle Americhe di MotoGP, Moto2
e Moto3: con contenuti in più rispetto alla
trasmissione in chiaro su TV8. Spazio an-
che ad altri sport: per il Super Rugby sono
previsti due match in diretta e ogni notte i
Playoff del basket NBA. Sky punta tantis-
simo sullo sport, e per ingolosire i clienti
Premium proporrà anche documentari
originali come il bellissimo Federico Buf-
fa Racconta 1968. Possibilità anche per
la Formula 1: nelle prossime settimane
saranno infatti trasmessi anche eventi
del massimo campionato automobilisti-
co, oltre alla UEFA Europa League e agli
US PGA Tour di golf. Per guardare i canali
non serve un abbonamento a Premium
attivo: basta infatti una tessera non sca-
duta e ovviamente una CAM Premium.
Se il TV mostra “canale criptato” basterà
chiamare il call center Mediaset Premium
per l’attivazione dei canali.
Sky - Mediaset Accordo anche per lo streaming I film di Premium arrivano su Sky on DemandSky e Mediaset hanno trovato un accordo sui contenuti in streaming I film di Premium finiranno anche sulla piattaforma on Demand di Sky. Il catalogo delle major ora è vastissimo di R. P.
Sky on Demand diventa la più grande videoteca online con i contenuti delle major cinema-tografiche: dopo l’accordo per i canali Premium su Sky, dispo-nibili per gli abbonati a Sky Ci-nema con HD attivo, Sky e Me-diaset si accordano anche per i contenuti in streaming. I film di Premium Cinema saranno disponibili anche tramite il ser-vizio on Demand di Sky, aggiun-gendo ad un catalogo già ricco un migliaio di contenuti che fino ad oggi hanno rappresentato il punto di forza del catalogo di Premium Play. Ad annunciarlo è Sky, che ha modificato la pagina di supporto sul suo sito confer-mando la disponibilità dei film su on Demand. Nessuna infor-mazione al momento sulle serie TV, si parla esclusivamente di film e non si cita Sky Go, pro-babilmente ancora oggetto di discussione. I film, salvo ulterio-ri informazioni, saranno fruibili tramite il decoder. Resta invece confermata l’assenza dei canali Premium per gli abbonati TIM Sky: sono rimasti pochissimi, ed è evidente che la stessa Sky spera a breve di poter ridurre a zero quel numero di abbonati portandoli verso la nuova offer-ta fibra che partirà a fine anno. Il bilancio dell’ultimo trimestre di Sky parla chiaro: la maggior par-te delle disdette arriva proprio dagli abbonati all’offerta ibrida Sky su fibra TIM.
di R. P.
Sky chiude un buon trimestre: il bi-
lancio pubblicato riferito al trime-
stre che si è concluso in 31 marzo
fa segnare 4.8 milioni di abbonati, con
un calo di 2.000 abbonati rispetto al
periodo precedente ma una crescita del
fatturato che, al cambio attuale, sale del
5% portandosi a 1.953 milioni di sterline.
Sky segnala anche una crescita a doppia
cifra percentuale sia per la pubblicità sia
per il guadagno derivante dalla cessione
dei diritti dei contenuti originali, e questo
ha portato ad una crescita dell’EBITDA
(Utili prima degli interessi, delle impo-
ste, del deprezzamento e degli ammor-
tamenti) del 21%, 255 milioni di sterline.
MERCATO Sky pubblica il bilancio di esercizio inserendo alcuni dati relativi al nostro Paese
Sky, 4.8 milioni di abbonati a fine marzo Le novità in arrivo: Spotify e la soundbarLa pay TV, nonostante la perdita di 2.000 abbonati, vede comunque il fatturato in crescita
Il calo degli abbonati non è allarmante:
sono soprattutto persone che avevano
sottoscritto il servizio Sky TIM su fibra,
disdette che vengono comunque com-
pensate dalla crescita degli abbonati
tradizionali. Guardando ai prossimi mesi
Sky ricorda che nell’ultimo trimestre ver-
rà finalmente lanciato il servizio basato
esclusivamente su fibra, questo grazie
all’accordo con OpenFiber, e ovviamen-
te l’arrivo a breve di una offerta per il di-
gitale terrestre. Le notizie già interessanti
però sono due e riguardano gli abbonati
a Sky Q. A breve arriverà Spotify su Sky
Q e molto presto arriverà anche la Soun-
dbox, soundbar realizzata dalla francese
Devialet e pensata per essere abbinata
al decoder Sky Q e ad una TV di qualità.
Insieme alla Soundbox, i dettagli della soundbar li trovate qui, arriveranno
anche i comandi vocali su Sky Q. Con
il 61% dei decoder connessi pronti a ri-
vedere i servizi onDemand, Sky cresce
anche nelle visualizzazioni dei contenuti:
la media dei minuti visti ogni settimana
dagli abbonati, merito anche del periodo
invernale, è salita del 9%. Tra i contenuti
più visti 4 Ristoranti e Britannia.
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
di Emanuele VILLA
C’è il rischio che il campionato di
Serie A 2018/19 inizi ad agosto
senza copertura televisiva. I
tempi iniziano a diventare un problema
serio, reso ancor più grave dall’ordinan-
za di sospensione del bando Mediapro
fino al 4 maggio. Così si è espresso il
Tribunale di Milano, che ha accolto il ri-
corso d’urgenza di Sky Italia: l’azienda
avrebbe dovuto presentare un’offerta
economica a Mediapro per i Diritti TV
del triennio 2019/2021 entro il 21 aprile,
ma ha deciso di “chiedere per vie le-
gali al Tribunale di Milano una verifica
dell’aderenza del bando di MediaPro
alle leggi italiane, alla Legge Melandri
e alle recenti indicazioni dell’Autorità
della concorrenza, ottenendone la so-
spensione sino al 4 maggio”. Il risultato
è semplice: slitta tutto. E non è cosa da
poco, considerando i passaggi da met-
tere in fila per presentarsi, il prossimo 19
agosto, con un’offerta calcistica degna di
menzione. Il tribunale dovrà dunque ve-
rificare la rispondenza del bando Media-
pro alla legislazione italiana e si esprime-
rà il 4 di maggio. Se a quel punto ci sarà il
ENTERTAINMENT Il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso di Sky: tempi sempre più stretti
Diritti TV Serie A, sospeso il bando MediaproLa presentazione delle offerte slitta (almeno) al 4 maggio. I tempi si fanno sempre più stretti
via libera partiranno le offerte (compresa
quella di Sky), altrimenti ulteriori ritardi e
corse affannose a non perdere le prime
giornate di campionato. Secondo Sky, il
bando MediaPro solleva molte perples-
sità e per questo se ne chiede l’attenta
valutazione di legalità. “Il bando di Me-
diaPro per l’assegnazione dei diritti te-
levisivi del campionato di calcio della
Serie A solleva così tante perplessità da
rendere necessario verificarne la legali-
tà prima di presentare importanti offer-
te” spiega l’emittente satellitare, che co-
munque sottolinea di voler garantire agli
appassionati di calcio e agli abbonati un
prodotto di qualità. Dal canto suo, il tribu-
nale ha accettato il ricordo di Sky in virtù
della grande rilevanza dell’operazione
e della sua proiezione in un ampio arco
temporale. In poche parole, l’operazione
è così importante economicamente che
non si ci può accorgere in un secondo
momento di eventuali distorsioni rispetto
alle norme vigenti: l’esito di essa è capa-
ce di spostare gli equilibri di mercato e
sarebbe impossibile riequilibrare il tutto
in sede di mero risarcimento del danno.
C’è dunque bisogno di altro tempo, nella
speranza che alla fine l’unico modo per
vedere le partite non resti lo stadio.
di Gaetano MERO
Spuntano online le prime immagini
della nuova interfaccia dell’appli-
cazione Spotify per dispositivi mo-
bili, assieme a qualche rivelazione sulle
funzionalità aggiuntive per gli utenti free.
Spotify, secondo gli ultimi rumor, avreb-
be intenzione di estendere agli account
gratuiti alcune funzioni dell’abbonamen-
to premium, come la possibilità di acce-
dere a più playlist e di scegliere quale
canzone riprodurre. In base a quanto
riportato da The Verge, alcuni utenti se-
lezionati sono alle prese con un’app del
tutto ridisegnata, come mostrano i primi
screenshot. La novità che salta subito
all’occhio è l’opportunità di riprodurre in
ordine i brani di playlist selezionate, op-
zione finora riservata esclusivamente agli
account premium. Tutte le playlist ripro-
ENTERTAINMENT Spuntano le prime immagini della nuova interfaccia dell’app mobile di Spotify
Spotify: app nuova e più funzioni per gli account freeTante le funzionalità introdotte per gli account free tra cui la riproduzione in ordine dei brani
ducibili solo in modalità casuale saran-
no invece evidenziate con un’icona blu.
Un’altra novità, esclusivamente di tipo
grafico, riguarda il modo in cui vengono
visualizzate le copertine di ogni playlist,
diventate di default a tutto schermo. La
ricerca appare più intelligente, segnalan-
do nell’anteprima gli artisti che è possibi-
le trovare all’interno di ogni playlist e con
l’aggiunta di alcuni pulsanti colorati già
suddivisi per genere musicale.
Anche alla barra inferiore sono state ap-
portate alcune modifiche, il tasto di navi-
gazione è ora incluso in quello di ricerca,
non ci sarà più la funzionalità Radio, ed è
stato aggiunto il pulsante “Premium” per
effettuare in qualsiasi momento il passag-
gio alla modalità a pagamento. Nessuna
traccia al momento dell’integrazione dei
comandi vocali. Tutte le novità saranno
presentate da Spotify durante l’evento
del 24 aprile a New York.
Netflix lancia le Mobile Preview I trailer sono il passatoNetflix aggiorna l’app per smartphone e introduce le Mobile Preview Simili alle “stories” raccontano in 30 secondi i nuovi contenuti sfruttando un inedito formato video Scegliere i contenuti sarà più facile di Roberto PEZZALI
Netflix ha un problema decisa-mente piacevole: troppi conte-nuti nuovi, e spesso navigando tra le varie copertine non si ca-pisce se un contenuto merita di essere visto o se può piacere. C’è il trailer, ma spesso e lungo e non è così immediato da rag-giungere. Il colosso dello straming ha in-ventato così le Mobile Preview, un formato più moderno di trai-ler da fruire con lo smartphone in verticale, quindi in 9:16: durano 30 secondi, si possono sfogliare in modo veloce come le Stories di Instagram e di Facebook e con un “tap” sullo schermo si possono aggiungere all’elenco dei contenuti da guardare. Un modo intuitivo e rapido per capire cosa c’è di nuovo.Le Mobile Preview sono state lanciate per gli utenti iOS, anche se al momento in cui scriviamo in Italia non sembrano ancora attive neppure con l’ultimo ag-giornamento dell’applicazione. Su Android invece arriveranno presto.
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
di M. D. M
I vinili in alta definizione potrebbero di-
ventare una realtà, ma non prima del
prossimo anno. L’ultimo passo nella
giusta direzione è il finanziamento di
4,8 milioni di dollari ricevuti da Rebeat In-
novation, che da anni si è posta l’obiettivo
di realizzare vinili con un audio migliore e
che possano anche contenere più minuti
di musica. Il fondatore e amministratore
delegato Gunter Loibl ha confermato il
finanziamento a Pitchfork, annunciando
anche la potenziale finestra temporale
di uscita dei primi album così realizzati:
estate del 2019.
Grazie ai fondi ricevuti verrà innanzitutto
acquistato un sistema laser - fondamen-
tale nel processo di produzione dei vinili
in alta definizione - che costerà 600 mila
ENTERTAINMENT Rebeat Innovation ha accumulato i finanziamenti per produrre i vinili HD
Vinili HD in commercio dall’estate 2019I vinili HD hanno una risposta in frequenza più ampia e il 30% in più di tempo di riproduzione
dollari, ha spiegato Loibl, e che
l’azienda dovrebbe avere già a
luglio. Bisogna aspettare poi ot-
tobre per vedere i primi risultati
concreti alla conferenza Making
Vinyl e, infine, il prossimo anno
per gli album nei negozi.
Cos’è esattamente un vinile in
alta definizione? Si tratta di un
“importante miglioramento” rispetto alla
normale registrazione dei vinili secon-
do Rebeat Innovation. “[Un vinile in alta
definizione] offre una qualità dell’audio
migliore, una frequenza di risposta più
alta, il 30% in più di tempo di riproduzio-
ne e il 30% in più di ampiezza rispetto
alle attuali registrazione su vinile” spiega
l’azienda australiana. I vinili in alta defini-
zione possono poi essere riprodotti tra-
mite gli attuali giradischi: non sono un for-
mato nuovo, bensì un miglioramento di
quello già disponibile e quindi non serve
un altro dispositivo.Per prima cosa l’au-
dio in alta risoluzione viene convertito in
una mappa topografica tridimensionale
di uno stampo, che una volta ottimizzata
viene incisa con il laser su un piatto di ce-
ramica anziché in nickel: usando questo
materiale, secondo Rebeat Innovation,
“non c’è nessuna differenza della qualità
fra la prima e l’ultima copia prodotta”.
di Massimiliano DI MARCO
Vision Distribution e Tim hanno rag-
giunto un importante accordo che
permetterà per la prima volta a Tim
Vision, il servizio on demand di Tim, di
rendere disponibili i film italiani di suc-
cesso a soli quattro mesi dalla loro usci-
ta nelle sale. La partnership segna una
svolta significativa all’interno del sistema
della distribuzione dei titoli cinemato-
grafici, strutturato solitamente in finestre
temporali ben definite.
Le pellicole dopo l’uscita nelle sale se-
guono generalmente una serie di tappe:
a distanza di circa 4 mesi dalla proiezio-
ne nei cinema un film può essere distri-
buito su supporto fisico e, quasi con-
temporaneamente, reso disponibile su
servizi TVOD, come iTunes, Google Play,
Chili, tramite cui è possibile noleggiare
o acquistare in digitale il singolo titolo.
Seguono le Pay TV e i canali in chiaro,
rispettivamente dopo 9 e 12 mesi dal-
l’uscita cinematografica. A fine percorso
si trovano i servizi SVOD come Netflix,
Infinity e, naturalmente, Tim Vision, in
ENTERTAINMENT Timvision abbatte la “finestra” temporale della pay per view e della prima TV
TimVision: film italiani in abbonamento a 4 mesi dal passaggio nelle sale cinemaTim e Vision Distribution collaboreranno anche alla produzione di nuovi titoli originali
cui l’utente paga un canone mensile per
accedere on demand all’intero catalogo,
qui i titoli arrivano generalmente dopo
24 mesi dalla pubblicazione, fatta ecce-
zione per le produzioni originali e quelle
oggetto di accordi particolari.
L’accordo tra Tim e Vision Distribution
consente dunque di anticipare la fine-
stra di visione, saltando le varie fasi, una
mossa che va incontro alle esigenze dei
clienti e che in futuro potrebbe essere
replicata dagli altri competitor.
Il primo titolo in arrivo sulla piattaforma,
che conta oltre 1,5 milioni di abbona-
ti, sarà Come un gatto in tangenziale
di Riccardo Milani, con Paola Cortelle-
si e Antonio Albanese, disponibile dal
16 aprile. L’obiettivo, afferma Tim, è quel-
lo di ampliare la disponibilità di film che
valorizzino la migliore creatività italiana,
rivolgendo l’attenzione alle nuove propo-
ste cinematografiche per il pubblico teen
e per quello più adulto. Vision Distribution
distribuirà inoltre almeno un titolo all’an-
no tra quelli prodotti da Tim Vision, che
entrerà direttamente nella coproduzione
di film realizzati dai maggiori player indi-
pendenti, consolidando così il percorso
già avviato nel settore della produzione
di opere audiovisive.
Netflix inarrestabile con 125 milioni di abbonatiNonostante la concorrenza sempre più agguerrita, Netflix continua ad essere il dominatore assoluto dello streaming di Emanuele VILLA
Netflix ha diffuso i dati finanziari per il Q1 2018: nonostante abbia aumentato del 10% il prezzo degli abbonamenti a fine 2017, l’azien-da continua a macinare successi. I dati più significativi sono due: l’aumento di abbonati nei primi 3 mesi del 2018 è stato di 7,4 mi-lioni, ovvero il 50% in più rispet-to allo stesso dato dello scorso anno, per un totale di 125 milioni di utenti in tutto il mondo. Ovvio che la maggiore crescita avven-ga al di fuori degli Stati Uniti (5.5 milioni di nuovi abbonati), dove il servizio è presente da una vita e il tasso di crescita non possa essere a doppia cifra. L’azienda prevede di spendere fino a 8 miliardi di dollari in serie e film quest’anno, contro i 6 miliardi dello scorso anno. Le previsioni per il prossimo trimestre sono altrettanto rosee: Netflix stima di aggiungere altri 6,2 milioni di abbonati alla base esistente. Ciò nonostante, la concorrenza non sta a guardare: Facebook si sta muovendo con insistenza nel mondo del video (nonostante ab-bia ora altre priorità da gestire), Amazon si vocifera intenda spen-dere fino a 1 miliardo di dollari su un solo prodotto televisivo e Ap-ple sta per entrare nella mischia con investimenti stellari. Staremo a vedere, ma una cosa è certa: Netflix non ha nessuna intenzio-ne di allontanarsi dal trono.
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
di Emanuele VILLA
M entre il mercato “consumer” vede
contrapposti LED e OLED, il nuovo
che avanza si chiama MicroLED.
In questi mesi ne abbiamo parlato spes-
so, ma ci siamo riferiti solo a Samsung:
l’azienda coreana ha infatti presentato
allo scorso CES il primo TV modulare con
tecnologia microLED, The Wall. I vantaggi
della tecnologia sono noti: un microLED
è un TV “self-emitting” a tutti gli effetti e
quindi offre neri perfetti uniti a una dura-
ta pressochè infinita (o quasi), luminosità
di picco molto elevata e anche un ampio
gamut colore, tanto che da più parti la si
considera la next big thing in ambito di TV
e display. Quello che non tutti ricordano
è che questa tecnologia è stata mostrata
tempo addietro da Sony con i suoi display
Crystal LED (CLEDIS), ovvero la “variante”
Sony del microLED. Oggi, al NAB di Las
TV E VIDEO Sony ha mostrato al NAB di Las Vegas un display 8K con tecnologia Crystal LED
L’enorme microLED Sony 8K è un assaggio del futuroQualità assoluta, per ora dedicata solo ad applicazioni professionali: a quando in casa?
Vegas, l’azienda giapponese ha mostrato
agli operatori la sua ultima applicazione
professionale della tecnologia MicroLED:
un gigante videowall modulare da 10 me-
tri di base e 5,5 di altezza che ti traduce
in una diagonale di 440 pollici con aspect
ratio 16:9. Risoluzione: 8K x 4K, rigorosa-
mente basata su terne di piccolissimi LED
RGB, con luminosità di picco di 1.000 nits,
piena compatibilità con gli standard HDR
e un rapporto di contrasto dichiarato di
1.000.000:1. CLED viene gestito da appo-
siti Controller ed è modulare per natura, di
modo tale che il singolo cliente (retail, ma
anche cinema) possa decidere la configu-
razione più adatta all’area da coprire. Al
momento non sono previste applicazioni
domestiche, ma si tratta comunque di una
tendenza ormai tracciata, che potrebbe
segnare anche il futuro dei TV.
di Roberto PEZZALI
L G Display scommette tutto sulla
tecnologia OLED e pianifica investi-
menti anche per i prossimi anni. Lo
scorso anno l’azienda aveva prodotto
2 milioni di pannelli, quest’anno la cifra
arriverà a circa 3 milioni. Ma nel 2021,
secondo LG, riusciranno a produrre oltre
10 milioni di pannelli di ogni tipo grazie
ad un cospicuo investimento appena ap-
provato, ben 18 miliardi di dollari.
Ogni anno vengono venduti quasi
200 milioni di TV nel mondo e con
10 milioni di pannelli prodotti LG diven-
terebbe leader nella fascia alta, fornitore
unico per una serie di partner che, anno
dopo anno, vede nuovi ingressi. Il busi-
ness di LG Display sta andando a gonfie
vele: i TV OLED rappresentano oggi la
metà dei prodotti venduti nella fascia
premium, e le stime parlano di un 70%
entro la fine del 2018. Tutto quello che
non è OLED è Samsung, che continua a
reggere la pressione con i suoi TV LED
TV E VIDEO LG Display pronta a triplicare la produzione di pannelli OLED nei prossimi tre anni
LG scommette in modo deciso sull’OLED Nel 2021 potrà produrne 10 milioni all’anno Tra gli investimenti, previsti anche quelli nelle nuove linee per produrre pannelli 8K
combattendo da sola contro tutti.
Quello di LG è un forte investimento, ma
è anche una scommessa: 18 miliardi di
dollari finanzieranno la nascita di nuove
linee pensate per i TV 8K e la creazione
di una nuova fabbrica in Cina pensata
per produrre pannelli di tagli tradizionali
(55” e 65”) abbassando i costi.
Tutto sarà pronto tra tre anni, ma tre
anni nel mondo della tecnologia non
sono molti: Samsung da anni sta lavo-
rando ad una soluzione alternativa ed
è evidente che non può continuare a
puntare sugli LCD a lungo. Quando ar-
riverà la soluzione Samsung cosa faran-
no i vari partner come Sony, Panasonic,
Loewe e Philips? Prive di fabbriche di
proprietà oggi le aziende che fabbrica-
no TV scelgono la soluzione migliore,
e oggi l’OLED è la migliore per il seg-
mento premium. Ma sarà così anche nel
2021?
TV LG 2018 già scontati LG rimborsa fino a 500 euroLG lancia la gamma 2018 di TV OLED e LCD con un forte cashback Sui migliori modelli vengono rimborsati da 100 a 300 euro nel caso di OLED e 500 euro per gli LCD di R. P.
I TV LG sono arrivati nei negozi, e presso una serie di rivenditori selezionati sarà possibile attivare una promozione che permette di risparmiare qualcosa. Non uno sconto vero e proprio ma un cash-back: una somma variabile da 100 a 500 euro viene riaccreditata sul conto corrente dell’acquirente dopo aver compilato un apposito modulo online. Alla promozione contribuiscono molti modelli della serie Ultra HD LCD e anche i più recenti OLED, fatta eccezione per i modelli della serie B, che arrive-ranno più avanti. Per il modello en-try level dotato del nuovo proces-sore A9, il 55C8PLA, il rimborso è quantificabile in 200 euro a fronte di un prezzo di listino suggerito di 2.499 euro. Per il modello da 65” della serie C e per i due model-li della serie E il rimborso sale a 300 euro. 500 euro sono dedicati al 75” Ultra HD SK8100, che da 3.499 euro passa così a 2.999.Tra i negozi che partecipano al-l’iniziativa Comet, Elettrosintesi, Euronics, Euronics City, Euronics Point, Expert, Expert Group, Free-shop, Grancasa, Mediaworld, Sal-vadori, Sinergy, Sme, Supermedia, Trony, Unieuro, Unieuro City.
torna al sommario 11
MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
di Emanuele VILLA
I l trend tecnologico su cui Sharp (o
meglio, il ramo consumer di Sharp)
sta investendo in modo importante è
l’8K. Dopo averlo presentato allo scorso
IFA 2017, l’azienda ha approfittato della
Global Press Conference di IFA 2018 per
annunciare il lancio del suo primo TV 8K
in Europa, dopo un periodo di “rodaggio”
in altri Paesi tra cui il Giappone e la Cina.
Partiamo con le caratteristiche del tele-
visore: al di là del design slim estrema-
mente moderno che, nonostante la sot-
tigliezza, ospita un impianto audio 2.1 da
35 watt, il TV Sharp può vantare una dia-
gonale da 70’’ e l’elevatissima risoluzio-
ne di 7.680 x 4.320 pixel su un pannello
10bit capace di coprire l’86% dello spazio
colore BT2020. Tra le altre caratteristiche
tecniche rivelate durante la presentazio-
ne, meritano menzione la luminosità di
picco di 1.000 nits, la compatibilità HDR
(Hybrid Log Gamma compreso), e il si-
stema di local dimming distribuito su 216
zone. A livello di connettività troviamo
un ingresso 8K (HDMIx4), un USB utile
soprattutto per riprodurre immagini 8K e
altri tre ingressi HDMI. La domanda tipica
a questo punto è: in un mondo che solo
ora sta iniziando a diffondere contenuti
4K, a cosa serve un TV 8K? La doman-
TV E VIDEO Presentato allo scorso IFA 2017, il TV 8K da 70’’ di Sharp arriva finalmente in Europa
Sharp: il TV 8K da 70” arriva in Europa ma per comprarlo ci vogliono 12.000 euro Il pioniere dell’altissima definizione ha caratteristiche di pregio, ma il prezzo non scherza
da è più che lecita e ovviamente non
ci sono ricette miracolose, nonostante
Sharp abbia identificato alcuni punti di
forza del suo “pioniere”: la riproduzione
delle fotografie, video 8K da YouTube,
alcune produzioni sperimentali di NHK
in Giappone e un progetto realizzato da
Sharp insieme a France TV per la ripresa
e trasmissione (sui display dello stadio)
del Roland Garros in 8K. Per gli spetta-
tori a casa, però, l’opzione migliore per
vedere il grande tennis resta l’Ultra HD.
Ovviamente è prevista la presenza di
uno scaler evoluto per la riproduzione
dei contenuti 4K e inferiori, ma resta lo
scoglio dei 12.000 euro di spesa.
Fermo restando dunque il carattere
pionieristico del prodotto, è lecito do-
mandarsi perché investire ora nell’8K
anticipando i tempi. Durante la presen-
tazione, Sharp ha dato una risposta in-
teressante: 8K permetterà la realizzazio-
ne di TV sempre più grandi, assistendo
così la tendenza del momento. I tagli
superiori a 60’’ sono infatti in continua
crescita: 75’’ e 82’’ sono oggi tutt’altro
che inusuali, grazie anche alla costante
riduzione di prezzo medio. Questo, unito
allo stile “minimal” degli appartamenti
moderni rende possibile l’installazione in
casa di display decisamente grandi, pur
non aumentando la distanza di visione:
si arriverà a un punto in cui l’8K sarà la
scelta migliore per il proprio (ampio) sa-
lotto: qualche anno e ne riparliamo. Nel
frattempo, Sharp è già pronta.
di Roberto FAGGIANO
B ang & Olufsen ha presentato un
nuovo diffusore della gamma Beo-
play, il P6 è un diffusore bluetooth
portatile compatto e leggero, ideale per
essere spostato facilmente e in grado di
riprodurre musica a 360° grazie agli alto-
parlanti presenti su entrambi i lati, come
già visto su altri diffusori della gamma. Il
Beoplay P6 (399 euro) è disponibile in
due varianti di finitura in alluminio na-
turale oppure nero. Come di consueto
molto curata la finitura, completamente
in alluminio anodizzato e sabbiato con
bordi arrotondati, per esaltare la portabi-
HI-FI E HOME CINEMA Bang & Olufsen amplia la gamma Beoplay con il diffusore bluetooth P6
Da B&O il diffusore che parla con Siri e Google Assistant Il tasto Smart permette di utilizzare gli assistenti vocali di Apple o Android sullo smartphone
lità del diffusore è stata prevista
una cinghietta in cuoio in colore
coordinato al diffusore. Interes-
sante il dettaglio dei pulsanti
flessibili ricavati direttamente
nell’alluminio. Il pulsante centra-
le attiva tutte le funzioni smart:
da Siri a Google Assistant sullo
smartphone, sino al controllo
tramite applicazione Beoplay.
Dal punto di vista tecnico il diffusore
sfrutta due tweeter per diffondere il suo-
no a 360° e un midwoofer da 10 cm. la
potenza disponibile con amplificatori in
classe D è di 36 watt per il woofer e 2
x 30 watt per i tweeter. L’alimentazione
è con la batteria ricaricabile integrata da
2.600 mAh con cavetto usb C. Le dimen-
sioni del P6 sono di 17 x 13 x 7 cm (L x A
x P), il peso è di 1 kg.
Il diffusore è già in vendita.
Italia 2 non muore e trasloca sul 120. Al 35 arriva Focus targato MediasetIl futuro di Italia 2 è sicuro almeno fino all’estate e la chiusura per ora dovrebbe essere scongiurata di R. F.
In occasione dell’inserimento dei nuovi canali Sky all’interno della piattaforma Mediaset Premium, c’è stata anche un’altra piccola aggiun-ta: una nuova emissione di Italia 2 inserita nel mux La3, con la nume-razione LCN 120: dal prossimo 14 maggio Italia 2 sarà visibile sola-mente alla numerazione 120 e non più sul 35. Lo spostamento è stato reso necessario dal dover trovare una posizione appetibile alla nuo-va versione di Focus, ora targata Mediaset, che deve lasciare libera la casella 56 al canale di Discovery Motor Trend che partirà il 29 aprile. Il canale 120 invece è un’eredità dell’operazione svolta sul canale 20 di Retecapri, che comprende-va appunto anche la numerazio-ne 120, oltre al 20 ora occupato dall’omonimo canale Mediaset. Il futuro di Italia 2 quindi è per il mo-mento assicurato, dopo insistenti voci di una sua chiusura. Un futuro garantito almeno fino a luglio dato che la concessionaria pubblicitaria Publitalia ha già venduto gli spazi pubblicitari fino all’estate. Al tempo stesso la posizione 120 non è certo tra le migliori e anche la diffusione dal mux La3 - con minore copertura rispetto all’attuale Mediaset 2 - non dissolve del tutto le nubi sul futuro di Italia 2. Per la nuova versione di Focus in partenza dal prossimo 14 maggio sul 35 , invece ancora nessuna notizia sui palinsesti: non appena possibile daremo tutte le notizie.
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
Honor 7A e 7C Gli entry level che si sbloccano con lo sguardoDue nuovi modelli con riconoscimento facciale e sensore di impronte digitali E’ questa la ricetta di Honor per competere nell’agguerrita fascia degli Android economici di Andrea ZUFFI
Honor lancia due smartphone en-try-level con riconoscimento faccia-le e sensore per impronte digitali. Si chiamano Honor 7A e Honor 7C e hanno rispettivamente display da 5,7” e 6,0” con aspect ratio 18:9. Ho-nor 7A ha un processore Snapdra-gon 430 con 2 GB di RAM e 16 GB per lo storage espandibile. Questo terminale è un dual-sim ha scher-mo da 1440 x 720 pixel, sensore di impronte digitali e sblocco tramite riconoscimento facciale. Presente anche il triplo slot per ospitare due nano-sim e una scheda di espan-sione di memoria. Honor 7C, ha display leggermen-te più grande, scocca in metallo e dispone di due fotocamere sul re-tro, una principale da 13 Mpx e una secondaria da 2 Mpx dedicata alla sola cattura dello sfondo per ricrea-re artificialmente l’effetto bokeh. La fotocamera frontale, tradizional-mente dedicata ai selfie, si basa su un modulo da 8 Mpx. Honor 7C è animato da uno Snapdragon 450 con 3GB di RAM. Entrambi i modelli dispongono di interfaccia grafica EMUI 8.0 basata su Android 8, di una batteria da 3000 mAh e del dual bluetooth per la connessione simultanea a due dispositivi. Honor 7A sarà disponibile a maggio al prezzo consigliato di 139 euro men-tre Honor 7C, che costerà 179 euro, dovrebbe comparire online sul sito ufficiale Honor entro aprile.
di Emanuele VILLA
D opo aver inaugurato la famiglia
Xperia XZ2 al Mobile World Con-
gress di Barcellona, Sony Mobile
torna a far parlare di sé con il prodotto
più pregiato: XZ2 Premium. Ufficialmen-
te top di gamma della famiglia XZ2, il
modello Premium offre alcune caratteri-
stiche comuni agli altri modelli ma anche
qualche chicca per intenditori, soprattut-
to in ambito fotografico.
Per XZ2 Premium, Sony ha optato per un
modulo a doppia fotocamera, distanzian-
do così questo modello dagli altri della
gamma. Nella scocca posteriore trovia-
mo, allineati verticalmente, i classici “due
occhi” che sono ormai parte del corredo
di molti smartphone top di gamma: il
sistema, che Sony chiama Motion Eye
Dual, è composto da un modulo principa-
le da 19 MPixel con sensore 1/2.3’’ Exmor
RS, pixel pitch da 1.22μm, lunghezza fo-
cale equivalente a 25mm e apertura F1.8,
mentre il secondo “occhio” nasconde un
modulo in bianco e nero da 12 MPixel
con dimensioni identiche al precedente
e quindi pixel più grandi (1.55 micron), il
tutto con apertura di F1.6.
L’uso congiunto delle
due fotocamere, unito
al processore AUBE
di Sony permette un
livello di sensibilità
elevatissimo per que-
sto tipo di prodotto:
parliamo di ISO 51200
per la cattura di imma-
gini e ISO 12800 per i
video, mentre a livello
di funzionalità Xperia
XZ2 Premium permet-
te la cattura di video 4K HDR (da rivedere
immediatamente sul display con tecno-
logia Triluminos) e offre funzionalità di
Super Slow Motion a 960 fps fino a Full
HD, oltre a tutta una serie di funzionalità
“artistiche” tra cui il 3D Creator, l’effetto
bokeh e molto altro. Il modulo offre inol-
tre stabilizzazione digitale su 5 assi. Per
quanto riguarda, poi, la fotocamera ante-
riore, parliamo di un modulo da 13 MPixel
con sensore da 1/3,06’’ Exmor RS for mo-
bile capace di scatti fino a ISO 3200 e
apertura F2.0.
Tra le altre caratteristiche “top” di XZ2
Premium c’è il display 4K HDR per il
quale Sony ha optato per un classico
rapporto di forma di 16:9 e per una di-
mensione di 5,8’’. Non vanno dimenticati
il processore X-Reality For Mobile e la
piattaforma Qualcomm Snapdragon 845
supportata da 6 GB di RAM e 64 GB di
storage espandibili via microSD. Per
quanto riguarda l’audio, il modello Pre-
mium sfrutta anch’esso la tecnologia Dy-
namic Vibration System per alzare il livel-
lo di coinvolgimento, e offre una batteria
da 3540 mAh che dovrebbe garantire
ben di più del classico giorno di utilizzo.
Xperia XZ2 Premium sarà disponibile
“quest’estate” per un prezzo non anco-
ra ufficializzato: certo è, invece, il lancio
con Android 8 Oreo a bordo.
MOBILE Sony presenta il nuovo top di gamma in ambito smartphone: Xperia XZ2 Premium
Sony Xperia XZ2 Premium, lo smartphone 4K HDR con doppia fotocamera ISO 51200Sony Xperia XZ2 Premium sarà in vendita quest’estate, non ancora comunicato il prezzo
di Roberto PEZZALI
N okia 6.1 è finalmente nei negozi in
Italia a 279 euro e per chi lo prenota
entro la fine di luglio ci sarà anche
uno smart speaker Google Home Mini in
omaggio. Il Nokia 6.1 raccoglie l’eredità
di uno dei prodotti più di successo della
passata generazione di prodotti Nokia,
un ottimo prodotto di fascia media che
ha tutte le carte in regola per fare bene
senza esagerare. Ha un corpo in allumi-
nio 6000 con un particolare processo di
anodizzazione che dovrebbe mantenerlo
bello più a lungo, ha uno schermo da 5,5”
full HD IPS che occupa quasi interamente
la parte frontale ed è basato sull’ottima
piattaforma Snapdragon 630 che assicu-
MOBILE Il Nokia 6.1 arriva finalmente nei negozi italiani ad un prezzo molto competitivo
Nokia 6.1 a 279 € e Google Home Mini è in omaggio Chi lo acquisterà entro il 31 luglio 2018 riceverà gratis anche uno speaker Google Home Mini
ra un buon bilanciamento tra prestazioni
e consumi. Con 3 GB di RAM e 32 GB di
storage espandibili tramite microSD.
Il sistema operativo è Android Oreo, ma
lo smartphone fa parte del programma
Android One di Google e questo vuol
dire che oltre a ricevere gli ultimi aggior-
namenti manterrà una interfaccia pulita
e priva di fronzoli. Le fotocamere, con
lenti Zeiss, sono da 16 megapixel po-
steriore con flash dual tone e da 8 me-
gapixel anteriore: come da tradizione è
possibile sfruttare la modalità dual sight
per usarle in contemporanea e scattare i
“bothie”. C’è poi l’audio, con registrazio-
ne ad ampio spettro utilissima nel caso
di registrazione video, aspetto questo
che spesso viene trascurato. Infine l’au-
tonomia: con una batteria da 3000 mAh
e ricarica rapida tramite USB Type C il
Nokia 6.1, grazie anche alla piattaforma
scelta, dovrebbe garantire una autono-
mia decisamente buona.
torna al sommario 14
MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
di Roberto PEZZALI
H onor ha lanciato il Cina il suo
nuovo flagship, Honor 10. Il top
di gamma del brand “giovane” di
Huawei, che verrà lanciato anche in Eu-
ropa il 15 di maggio, sotto il profilo delle
caratteristiche tecniche sembra a tutti gli
effetti una versione leggermente modifi-
cata del P20 di Huawei, con molti tratti
uguali e qualche elemento migliorativo.
La scocca è simile a quella dell’Honor 9,
corpo in alluminio con doppio sandwitch
di vetro a protezione di retro e display, lo
schermo è da 5,84” IPS Full HD+ (1.080 x
2.280 pixel, 19:9) e c’è come sul P20 il fa-
migerato “notch”, che può essere nasco-
sto tramite l’apposita opzione. Rispetto al
P20 ci sono però tre elementi che fanno
pendere la bilancia dalla versione Honor:
tutte e quattro infatti le finiture sono sfu-
mate in modo simile alla versione Twilight
del P20 Pro, un gioco di colore che sicu-
ramente piacerà ai più giovani. C’è poi
un jack audio, con un DAC AKG di qua-
lità: la dimostrazione che volendo il jack
audio sul P20 ci stava, è Huawei che non
ha voluto metterlo. E c’è pure un nuovo
tipo di sensore biometrico frontale: rileva
le impronte digitali con gli ultrasuoni e
funziona anche con le dita umide. Il re-
sto degli elementi sono quelli del P20:
Kirin 970, 6 GB di RAM, 64 GB di memo-
ria, dual SIM, batteria da 3.400 mAh e
Oreo 8.1 con Emui. Il reparto fotocamera
non è ovviamente quello del P20 Pro e
neppure quello del P20: Honor parla di
fotocamera potenziata con l’intelligenza
artificiale quindi qualche funzione simile
a quelle dei P20 ci sarà, ma Huawei dif-
ficilmente ha trasmesso a Honor tutte le
funzioni più avanzate.Sul retro, montate
in orizzontale, ci saranno un sensore da
24 megapixel monocromatico e uno da
16 megapixel RGB entrambi con obietti-
vo f/1.8. Da 24 megapixel anche la foto-
camera frontale. Per i colori e le versioni
europee dovremo aspettare metà mag-
gio: i prezzi difficilmente saranno quelli
cinesi, anzi, considerando la tendenza a
salire di prezzo crediamo possa costare
attorno ai 499 euro.
MOBILE Honor ha annunciato in Cina il nuovo flagship, l’Honor 10, derivato dal Huawei P20
Honor 10 è il gemello del Huawei P20 con una marcia in più. Ma costerà meno? Honor 10 ha tre caratteristiche interessanti che sulla carta lo rendono migliore del fratello Ha il jack audio, il sensore sotto il vetro e il posteriore sfumato per ogni finitura di colore
di Matteo SERVADIO
ZenFone 5 è pronto alla commercia-
lizzazione in Italia. Design rinnovato
e costruzione premium: ZenFone 5
condivide in tutto e per tutto le linee con
il vero top di gamma, il 5z, annunciato
ma non presente all’MWC di Barcello-
na. ZenFone 5 ha display da 6,2” IPS
FullHD+ in formato 19:9 che cede alla
“notch-mania”, “tacca” che permette
allo schermo di ZenFone 5 di raggiun-
gere una screen-to-body ratio del 90%,
Parola d’ordine resta l’Intelligenza Ar-
tificiale in tutte le sue declinazioni, in
primo luogo per la fotografia. La sezio-
ne si avvale di una doppia fotocamera
con sensore principale da 12MP Sony
IMX363 e ottica f/1.8; e una secondaria
MOBILE Asus annuncia la disponibilità nel nostro paese di ZenFone 5. In vendita a 399 euro
Asus ZenFone 5 in Italia: A.I. a un prezzo aggressivoAsus ZenFone 5 è già disponibile sullo shop online ASUS e presso gli ASUS Gold Store
da 8MP con grandangolo a 120 gradi.
La fotocamera frontale è invece una
8MP f/1.8. L’Intelligenza Artificiale coin-
volge anche la piattaforma hardware,
grazie a ASUS AI Boost, che ottimizza
le prestazioni per i giochi e applicazio-
ni che richiedono sforzo maggiore da
parte del dispositivo. Piattaforma hard-
ware basata su SoC snapdragon 636
con GPU Adreno 509 e tagli di memoria
che per il nostro paese offriranno una
configurazione da 4GB di RAM e 64GB
di storage. La batteria è da 3300 mAh e
beneficia di funzionalità di AI che regola
dinamicamente la velocità di ricarica per
preservare la batteria.
Asus ZenFone 5 è già disposnibile sullo
shop online ASUS e presso gli ASUS Gold
Store al prezzo di 399 euro, aggressivo
come già ci aspettavamo dopo i 479 euro
comunicati per il 5Z. All’interno della con-
fezione sarà inclusa una cover bumper
morbida trasparente, e fino al 30 giugno i
già possessori di uno ZenFone potranno
restituire il proprio dispositivo per ricevere
fino a 125 euro di cashback per acquista-
re il nuovo modello. Asus fornirà ulteriori
indicazioni qui.
Tim Cook stronca Marzipan L’ibrido MacOS/iOS non si faràIl CEO di Apple rilascia una dichiarazione da cui si capisce che un sistema ibrido non è nei piani dell’azienda di Franco AQUINI
Tim Cook ha spezzato definiti-vamente i sogni di un sistema operativo ibrido MacOS/iOS. No-nostante le tante voci che si sono succedute recentemente, legate alla presunta introduzione di pro-cessori fatti in casa sui MacBook, pare quindi che il progetto de-nominato Marzipan sia qualco-sa di diverso da quello che ci si aspettava. Il progetto in questione avrebbe dovuto essere infatti una soluzione per far girare le appli-cazioni iOS su MacOS, una cosa simile a quanto fa ChromeOS con le applicazioni Android. Di questo strumento si sono trovate tracce nei vari strumenti di sviluppo Ap-ple, ma su tutto questo sembra aver posto la parola definitiva il CEO di Apple. Time Cook ha in-fatti rilasciato una dichiarazione al Sydney Morning Herald, dove ha dichiarato: “Non crediamo nel-le cose ibride. Mac e iPad sono incredibili. Una delle ragioni per cui entrambi sono incredibili è che gli abbiamo fatto fare quello che sanno fare bene. Se inizi a mischiare le due cose, cominci a fare inevitabilmente compromes-si su compromessi.”Le possibilità sono quindi soltanto due: o Cook ha voluto smorzare i rumor su un progetto ancora to-talmente sperimentale oppure il progetto esiste, ma non è previsto nell’immediato.
torna al sommario 15
MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
di Roberto PEZZALI
U no smartphone Android ritenuto
sicuro e aggiornato dal produt-
tore e dall’utente spesso non
lo è. Il produttore può mentire. Alla
Hack In The Box Security Conference
di Amsterdam è stata presentata da
parte dell’azienda tedesca Security Re-
search Labs un rapporto decisamente
interessante sullo stato della sicurezza
dei dispositivi Android, un report che
ha portato a due conclusioni: i dispo-
sitivi Android sono poco aggiornati (e
questo era noto), e soprattutto molto
produttori mentono sullo stato di ag-
giornamento dei dispositivi. Oggi gli
utenti che ricevono le “security patch”
di Android sono convinti di avere un
dispositivo aggiornato e protetto, ma
la ricerca ha portato a conclusioni dif-
ferenti: nessuno ha idea di cosa ci sia
dentro quelle patch, e molte falle ven-
gono lasciate indietro.
L’aggiornamento dei dispostivi Android
è complesso, troppo complesso. Si
passa da Google, si passa da chi crea i
componenti, ad esempio Qualcomm, si
passa dal produttore dello smartphone
e dalle Telco per la distribuzione. Una
catena di passaggi ramificata, con pa-
tch che vengono gestite da entità dif-
ferenti e per le quali spesso non esiste
un vero responsabile, situazione que-
sta che porta la “patch” a perdersi nel
nulla. Chi usa Windows, o iOS oppure
Linux è consapevole che basta un click
per aggiornare il proprio prodotto: le
patch sono sui server, e la distribuzio-
ne è diretta. C’è un responsabile della
falla, c’è chi la chiude e c’è chi la mette
in distribuzione: tutto semplice, traccia-
to e immediato. Su Android, purtroppo,
non è così.
Security Research Labs ha pensato
di mettere a punto un procedimen-
MOBILE Un team di esperti ha analizzato in modo scientifico le patch di sicurezza degli smartphone
Smartphone aggiornati, ma i bug restanoNonostante gli aggiornamenti molti bug vengono trascurati. La lista dei buoni e dei cattivi
to abbastanza complesso per capire
se gli smartphone sono sicuri o no:
ha preso tutti i bug di livello critico o
elevato pubblicati da Google nel bol-
lettino della security e ha costruito un
modello da usare per scansionare cen-
tinaia di migliaia di versioni diverse di
firmware dei vari smartphone presenti
sul mercato. Per molti bug è presente
il codice sorgente, per altri no e si è
costruito un algoritmo euristico, quindi
non precisissimo ma comunque affida-
bile. Il risultato in molti casi ha lasciato
i ricercatori senza parole: nonostante
uno smartphone abbia ricevuto le pa-
tch di sicurezza di ottobre 2017 man-
cavano all’interno le patch necessarie
per chiudere una serie di bug critici se-
gnalati da Google a partire da maggio.
L’utente è convinto di essere sicuro,
ma in realtà non lo è.
Parliamo di sicurezza, ma giustamente
si deve fare una precisazione: la pre-
senza di bug non è necessariamente
sinonimo di falla. I bug sono tuttavia
gli errori fatti in fase di programma-
zione che possono essere sfruttati per
creare exploit: Security Research Labs
ha preso proprio questo i bug critici
o gravi, quelli che possono portare ai
problemi più seri. Il grafico qui sotto
mostra chiaramente come la situazione
è variabile da produttore a produttore:
la stanghetta nera indica la patch level
dichiarata dal produttore, ma le zone
rosse indicano le patch che dovevano
esserci e invece non ci sono. Google
con il Pixel 2 incarna la perfezione, ma
anche Samsung non si comporta male.
Chi sono i buoni e chi sono i cattivi? In
base alle analisi fatte è stata stilata una
classifica dei produttori: Google, Sony,
Samsung e Wiko sono quelli che han
dato i risultati migliori, TCL e ZTE i peg-
giori. Samsung è al top anche come
produttore di chip con i suoi Exynos,
seguita da Qualcomm. Mediatek, spes-
so usato sui dispositivi di fascia bassa,
è un vero colabrodo.
Microsoft rimanda l’aggiornamento di Windows 10 Troppi crash, non è stabileMicrosoft ha rilasciato una nuova build ai partecipanti al programma Insider Nelle note di rilascio si legge tra le righe il motivo del ritardo della distribuzione dell’aggiornamento primaverile di Mirko SPASIANO
Sebbene non sia mai stato annun-ciato pubblicamente, pare che Mi-crosoft avrebbe dovuto dare inizio alla distribuzione della prossima versione di Windows 10 martedì scorso (qui la nostra panoramica super-dettagliata). Tuttavia, nelle ore immediatamente precedenti al traguardo gli ingegneri Micro-soft hanno riscontrato qualche problema di affidabilità di troppo ed hanno deciso di posticiparne il rilascio. In alcuni casi, i problemi di affidabilità riscontrati potevano portare ad una percentuale più alta del normale di schermate blu su PC. “Piuttosto che ricorrere ad un aggiornamento cumulativo per porre rimedio, abbiamo deci-so di compilare una nuova build con gli opportuni correttivi.”Queste le parole di Dona Sarkar, a capo del programma Windows Insider, a corredo dell’annuncio ufficiale di Microsoft. Di fatto, è stato revocato lo stato di RTM (re-lease to manufacturing) alla build contrassegnata dal numero 17133, inizialmente candidata per il rila-scio globale. Presumibilmente, la versione che verrà distribuita a tutti gli utenti è la 17134, le stime più ottimistiche vedono il grande giorno fissato per questa settima-na, ma è probabile che il rilascio attraverso Windows Update pos-sa slittare persino a quella suc-cessiva.
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
di Roberto PEZZALI
U no smartphone Android smarrito può essere
ritrovato, localizzato e anche cancellato da re-
moto. Come per gli iPhone anche gli smartpho-
ne con il sistema operativo di Google dispongono di
una serie di funzioni che permettono di localizzare
lo smartphone in ogni istante. Basta attivarle, anche
se in molti casi sono già attivate di default. Abbiamo
scritto questa semplice guida che per molti utenti può
essere banale, ma che per altri non solo è utile ma, in
un periodo dove la privacy sembra un qualcosa di sa-
cro e inviolabile, dimostra come Google e altri servizi
conoscono davvero tutto di noi, e siamo noi stessi a
fornire i dati. Per capire se la funzione è attiva basta
andare nel menu impostazioni, “Sicurezza e posizio-
ne” e cercare “Trova il mio dispositivo” che dovrebbe
essere una delle prime voci. Se non è attiva deve es-
sere attivata.
Trova il mio dispositivo, “Find my Device”, è anche una
applicazione fatta da Google che può essere scarica-
ta dallo Store di Android ed è utile da installare sul
tablet o su un secondo telefono.
Per poter rintracciare lo smartphone la localizzazione
GPS dev’essere attiva, e soprattutto deve essere im-
postata nella modalità ad elevata precisione, quindi
in grado di appoggiarsi non solo alle reti ma anche ai
satelliti di posizionamento.
L’ultimo aspetto da verificare è la condivisione della
propria posizione in tempo reale con i server di Goo-
gle: basta selezionare Cronologia Posizione Google,
assicurarsi che sia attiva e che sia attiva per il disposi-
tivo selezionato. Completata la configurazione, e per
molti utenti non ci sarà da toccare nulla perché è già
MOBILE Apple non è l’unica ad aver integrato la funzione “Trova il mio iPhone” all’interno del sistema operativo iOS
Smartphone Android perso? Ecco come ritrovarlo Anche su Android c’è una funzione per ritrovare lo smartphone, ma pochi sanno come utilizzarla. Ecco una pratica guida
così lo smartphone comunica costantemente la sua
posizione con i server di Google.
E per trovarlo?Basta andare sulla pagina Android.com/find con
l’account utilizzato sullo smartphone e da una pra-
tica interfaccia raggiungibile con un qualsiasi brow-
ser è possibile vedere in tempo reale la posizione
dello smartphone, sempre che questo sia collegato,
e eventualmente cancellare il contenuto da remoto
nel caso in cui questo sia finito nelle mani di un ma-
lintenzionato. Oppure, ancora più semplice, basta
cercare su Google “Lost Smartphone”.
Dove siamo stati la scorsa settimana?Se l’invio dei dati a Google sulla posizione permet-
te l’accesso a funzioni utili come la localizzazione
di un dispositivo perso, il rovescio della medaglia è
quello visibile su Google Maps, collegandosi sempre
con l’account e andando a selezionare “Cronologia”
dal menu il alto a destra. Una sorta di macchina del
tempo, che ci mostra ogni giorno dove siamo stati
e come ci siamo spostati. Con una precisione che
lascia a bocca aperta: Google sa che siamo andati
a Milano Marittima in auto, sa che ci siamo fermati
all’autogrill, ha indovinato gli spostamenti a piedi,
quelli in bici e anche gli alloggi e i ristoranti. Tutto,
senza il minimo errore. Dati che, disabilitando la con-
divisione della posizione, resterebbero all’interno
dello smartphone. Al sicuro.
torna al sommario 17
MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
di Emanuele VILLA
Chi per i videogame ha una vera
passione sa che niente è più impor-
tante di una connessione stabile
e di qualità. Una latenza eccessiva o un
agghiacciante packet loss possono ren-
dere un potenziale trionfo una dolorosa
sconfitta. Ecco perché un router dedicato
al gaming fa la differenza: oltre a carat-
teristiche tecniche superiori alla norma,
questi permettono di gestire i parametri
che influenzano la qualità della partita
in modo semplice. Un router dedicato al
gioco ottimizza la connessione e offre al
gamer il massimo possibile con i mezzi
di cui dispone. Netgear ha organizzato
un evento a Milano per presentare il suo
nuovo “mostro” dedicato al gaming, già
protagonista assoluto del suo CES 2018: il
Nighthawk Pro Gaming XR500, un router
(non modem) da 270 euro di listino, con
tecnologie di ultimissima generazione e
software ottimizzato per la gestione delle
opzioni che influiscono sul gioco. Come
anticipato, è un router, non un classico
modem-router: visto che in Italia abbiamo
ancora il modem “imposto” dai fornitori
di connettività la scelta di realizzare un
router “liscio” ha senso. Il dispositivo, che
sembra un’astronave, offre 5 porte Giga-
bit Ethernet (4 LAN, 1 WAN), supporta lo
standard WiFi “ac” Multi-User MIMO per
lo streaming simultaneo su due bande
(2,4GHz e 5GHz), ha un processore dual
core da 1,7 Ghz e 4 poderose antenne per
la massima copertura possibile. Le speci-
fiche tecniche sono tali da offrire un incre-
mento prestazionale non solo con il ga-
ming tradizionale ma anche con quello in
streaming tipo GeForce Now: qui alla ne-
cessità di un ping ottimizzato si aggiunge
l’impiego della massima banda possibile
con una stabilità da record. Tutte promes-
se che un prodotto come il Nighthawk è
in grado di mantenere.
Ci ha poi colpito il software di gestione,
DumaOS che è di fatto un sistema opera-
tivo a bordo del router. Lo si gestisce via
browser nel caso di PC oppure su app.
Il livello di dettaglio sul quale è possibi-
le agire è notevole: grazie a dashboard
colorate con un design molto moderno,
il gamer può gestire opzioni complicate
come il Quality of Service con semplici
menu a tendina o piccoli slider. È possibi-
le definire quante risorse offrire ai singoli
dispositivi presenti in rete, dando ovvia-
mente la precedenza al PC o alla conso-
le durante le sezioni di gioco. Così vostro
fratello su Netflix non vi darà più nessun
fastidio. Tra le mille opzioni disponibili è
poi fondamentale (se si vuole vincere,
s’intende) il Geo-Filter, che ci permette
di giocare solo su server e con persone
all’interno di una certa area geografica,
che ovviamente si basa sulla distanza
dalla nostra posizione. Per non parlare
della dashboard “componibile” e per-
sonalizzabile, un network monitor molto
avanzato che esamina non solo l’attività
dei dispositivi presenti in LAN ma anche
GAMING Netgear ha organizzato eventi in tutta Europa per presentare Nighthawk Pro Gaming XR500, protagonista al CES 2018
Netgear presenta in Italia il router definitivo per chi giocaIl router Nighthawk Pro Gaming XR500 di Netgear è un vero mostro di potenza dedicata a chi ama giocare e… vincere
i servizi cui accedono, la configurazione
grafica della rete e via dicendo. Tutto,
vale la pena ripeterlo, con una semplicità
davvero degna di nota.
di Massimiliano DI MARCO
P ro Evolution Soccer (PES) perde
anche la licenza della UEFA Cham-
pions League. Dopo dieci anni la
UEFA ha annunciato che l’accordo con il
produttore del gioco Konami “si conclu-
derà dopo la finale di Kiev della Cham-
pions League”. Le competizioni europee,
insomma, non saranno presenti in PES
2019, consueto appuntamento autunnale
per i videogiocatori. Difficile dire se ci sia
stato un accordo fra le due parti oppure
se invece sia frutto di una decisione unila-
terale, magari da parte della stessa UEFA.
Il simulatore giapponese di calcio ha sem-
pre sofferto un problema di inferiorità se
paragonato allo sfidante più quotato, il
FIFA di Electronic Arts, che può fregiarsi
delle licenze (che includono nomi, stadi
e magliette) di molteplici leghe di tutto il
mondo, fra cui anche
quella giapponese e
le nazionali femminili
di calcio. Celebre nelle
ultime edizioni l’assen-
za della Juventus, so-
stituita da un’anonima
PM Black White, che
non ha concesso la li-
cenza agli sviluppatori.
Da parte sua Konami
dice che si concentrerà
“in altre aree. Continueremo a esplorare
modi alternativi in cui la UEFA e Konami
potranno collaborare in futuro poiché la
nostra relazione rimane solida”.
A PES restano alcune licenze sparse:
Barcellona, Liverpool, Borussia Dort-
mund, River Plate, Corinthians, Flamengo
e l’esclusività del campionato brasiliano.
L’idea che Electronic Arts possa inseguire
un accordo esclusivo con la UEFA è tutt’al-
tro che assurda e sarebbe un importante
complemento delle licenze già in essere
nelle iterazioni della sua serie FIFA.
Interrogata da DDAY.it su questa possi-
bilità, Caitlin Doherty, International PR
Lead di Electronic Arts, ha risposto che
“non abbiamo niente da annunciare al
momento”.
GAMING Annunciata la fine dell’accordo tra UEFA e Konami una volta espletata la finale di Kiev
PES perde anche la licenza della Champions Addio alle licenze UEFA, l’ombra (già enorme) del rivale FIFA diventa ancora più ingombrante
Estratto dai quotidiani onlinewww.DDAY.it
Registrazione Tribunale di Milanon. 416 del 28 settembre 2009
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n. 308 del’8 novembre 2017
direttore responsabileGianfranco Giardina
editingClaudio Stellari
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via Gallarate, 76 - 20151 MilanoP.I. 11967100154
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
di Simona ZUCCA
AEuroCucina 2018, nell’ambito del
Salone del Mobile di Milano, Miele
mette al centro del suo stand Dialo-
go, un forno presentato lo scorso settem-
bre a IFA e che già aveva attirato la nostra
attenzione (leggi qui il nostro articolo). La
rivoluzione sta nella tecnologia di cottura
messa a punto da Miele, decisamente
inedita. Il forno, infatti, utilizza le onde
elettromagnetiche (che, per chiarezza,
non sono quelle utilizzate dai classici
forni a microonde, ma onde a frequenza
variabile nell’area dei 915 MHz) per risol-
vere una delle tante problematiche che si
incontrano ogni giorno in cucina: cuocere
ogni singolo alimento al punto giusto, ma
soprattutto cuocere contemporaneamen-
te due alimenti diversi.Il segreto secondo
Miele sta nel sistema di antenne utilizzate
per diffondere nel vano del forno le onde
elettromagnetiche che servono per scal-
dare i cibi: queste antenne, infatti, sono
anche in grado di comprendere l’energia
assorbita dai differenti cibi e il livello di
cottura e quindi di adeguare la frequenza
SMARTHOME Allo stand Miele di EuroCucina 2018 protagonista assoluto il forno Dialogo
Miele rivoluziona la cucina con il forno Dialogo Cuoce utilizzando le onde elettromagneticheAdatta la frequenza delle onde alla consistenza dei diversi cibi per cuocerli al meglio facendoci anche risparmiare tempo. Il prezzo però non è per tutti: costa 8000 euro
delle onde alla consistenza dell’alimento
e di cuocere i diversi cibi. L’esempio che
ci viene fatto allo stand di EuroCucina è
quello classico dell’arrosto con le patate,
che in un forno tradizionale potrebbero
richiedere tempi e temperature diverse:
con Dialogo, invece, ci raccontano, pos-
sono essere cotti contemporaneamente
ma con cotture “personalizzate”, per far
sì che abbiamo entrambi la giusta consi-
stenza. Il forno Dialogo è dotato anche
di un sistema di riscaldamento conven-
zionale, che si combina al metodo delle
onde elettromagnetiche, ad esempio per
dare al pane una crosta dorata, cosa che
le onde non riescono a fare. Display tou-
ch, funzione di pulizia pirolitica, program-
mi automatici connettività e applicazione
Miele@mobile (con ricette, video tutorial e
lista della spesa) completano il forno.
Il forno Dialogo di Miele sarà disponibile
in Italia da settembre, il prezzo (indicativo)
non è proprio alla portata di tutti: per por-
tarselo a casa serviranno ben 7.990 euro.
di S. Z.
D alla collaborazione tra Faber,
l’azienda marchigiana che nel 1955
ha inventato la cappa da cucina, e
Carlo Colombo, noto architetto italiano,
nasce la cappa Glow Plus, caratterizzata
da un design ricercato e tecnologie di
aspirazione evolute. Glow Plus di Faber
è stato pensato per essere un vero e
proprio elemento di arredo da sospen-
dere sul piano cottura di un’isola e può
contemporaneamente essere utilizzato
per illuminare i fuochi e per aspirare va-
pori e odori che arrivano dalle pentole.
Questo modello è dotato della tecno-
logia Up & Down che consente di ab-
bassare e sollevare la cappa a seconda
delle necessità tramite un telecomando
oppure tramite i comandi che si trova-
SMARTHOME Sembra un elegante lampadario, all’interno nasconde soluzioni all’avanguardia
Faber Glow Plus, la cappa che aspira senza il tuboIl doppio motore Airlane permette di aspirare anche se la cappa è sospesa dal soffitto
no su un piano cottura Faber
compatibile.
Ma quello che ci ha colpiti è la
possibilità di aspirare vapori e
odori anche quando la cappa
non è a diretto contatto con il
soffitto. Il segreto sono i due
motori della nuova tecnolo-
gia Airlane, il primo posizio-
nato all’interno della cappa e
il secondo nel controsoffitto: quando la
cappa viene abbassata verso il piano
staccandosi dunque dal soffitto e rima-
nendo sospesa tramite sottili cavi, l’elet-
trodomestico aspira fumi e vapori grazie
al primo motore e grazie al secondo mo-
tore sovrastante crea una sorta di cono
d’aria che li attrae verso l’alto e li espelle
all’esterno. Niente tubi, quindi, ma un
condotto di aria invisibile che esce dalla
cappa e viene aspirato dal motore nel
controsoffitto.
Un elettrodomestico importante, anche
nelle dimensioni dal momento che Glow
Plus di Faber ha un diametro di quasi 70
cm e che trova la sua collocazione ideale
su un’isola. Dovrebbe essere disponibile
a fine anno.
Electrolux inventa la cantinetta spillatrice per chi vuole bere bene ma pocoElectrolux ha mostrato un prototipo di cantinetta che pesca il vino dalla bottiglia attraverso il tappo senza comprometterne la tenuta di Gianfranco GIARDINA
Electrolux ha esposto al Salone del Mobile, nell’ambito della mo-stra specializzata sulla tecnologia per la cucina FTK, il suo nuovo prototipo di cantinetta spillatrice, che permette di tenere “in linea” 4 bottiglie, per spillare da esse solo la quantità di vino che serve senza neppure la necessità di stapparle, cosìcché il vino rimanente risulti sempre fresco, come se la bottiglia non fosse mai stata aperta. Il fun-zionamento è ingegnoso: per in-stallare la bottiglia, bisogna infilare nel tappo uno “spillone” che pesca il vino e contemporaneamente in-suffla nella parte alta un gas inerte che compensa la perdita di pres-sione e permette la fuoriuscita del liquido. In questo modo si alimenta il bicchiere sotto la spina corrispon-dente e il vino rimanente va avanti ad invecchiare serenamente in bottiglia senza ossidarsi.Il sistema funziona anche da can-tinetta, per sole 4 bottiglie e una sola temperatura: e forse questo è il maggior limite, dato che eviden-temente non è possibile utilizzare contemporaneamente bianchi e rossi che vanno serviti a tempera-ture molto diverse tra loro. Questa speciale cantinetta per ora è solo un concept e non sarà disponibile presumibilmente prima del 2020.
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
di Gianfranco GIARDINA
L a moda del momento in tema di piani cottura? A
giudicare dai prodotti esposti negli stand di FTK,
la mostra specializzata in tecnologia per la cucina
all’interno del Salone del Mobile, sono le cappe sotto-
piano. Ma cos’è una cappa sottopiano? Si tratta di una
cappa aspirante che invece di essere messa sopra il
piano cottura, è di fatto incassata in esso. Non è certo
la prima volta che un layout di questo tipo fa capolino:
alle ultime edizioni dell’IFA di Berlino qualche produt-
tore aveva già mostrato la loro soluzione sottopiano.
Ma questa volta la novità è che praticamente tutti i
brand hanno presentato uno o più piani cottura con
cappe a scomparsa dietro il piano o a fianco dei “fuo-
chi”. Il dubbio dei più è evidente: il vapore va verso
l’alto. Come può una cappa che sta ai piedi della pen-
tola catturarlo efficacemente? Le dimostrazioni fatte
in fiera, con il vapore che arrivato al colmo della pen-
tola, scollina e torna verso il basso sono certamente
eloquenti. Ma lo è di più la capacità di queste nuove
cappe: il modello proposto da Siemens aspira e filtra
700 metri cubi di aria l’ora; un valore che corrisponde
a 15 volte la cubatura di una cucina 5 x 3 metri. Anche
se dei fumi dovessero sfuggire in prima battuta, ver-
SMARTHOME Al Salone del Mobile di Milano compaiono ovunque i piani cottura a induzione con le cappe integrate sottopiano
Finisce l’era della vecchia cappa sopra i fornelli Al Salone del Mobile è boom delle sottopianoLe cappe sottopiano richiamano vapori e fumi verso il basso. Belle da vedere ma per i mobili c’è qualche inconveniente
rebbero prontamente recuperati in pochi minuti.
Va detto che le cappe tradizionali sono rimaste l’ele-
mento esteticamente più “ingombrante” e spesso
brutto di tutta la cucina: i piani cottura sono oramai
ridotti a un vetro a filo piano, grazie all’induzione; i fri-
goriferi sempre più belli da vedere, quando non sono
incassati; i forni nelle meraviglie della tecnologia e
dell’estetica, con i loro comandi touch; la lavastoviglie,
oramai, sempre nascosta. Eliminare l’incombenza del-
la cappa è il sogno di ogni architetto, soprattutto per
i piani cottura non ridossati alla parete, su penisola o
isola. Ma non è solo una questione estetica: la cap-
pa, soprattutto per i cuochi più alti, è una vera iattura,
con il rischio di testate e l’impossibilità di vedere bene
quello che si sta cucinando. La cappa sottopiano eli-
mina il problema estetico alla radice e con esso miti-
ga anche quello dei portatori di occhiali, che senza
cappa o con cappa tradizionale, subiscono un vero
e proprio “appannamento” della vista non appena si
avvicinano alla pietanza in cottura.
Sono tutte rose e fiori, quindi? Tutt’altro: in fiera è tutto
facile, a casa meno. Infatti la cappa sottopiano porta
con sè nel mobile basso della cucina anche le tuba-
zioni di sfiato verso la canna fumaria, il cui accesso
deve essere ripensato rispetto alla collocazione tradi-
zionale e riportato nella parte bassa della parete.
Il condotto poi, costringe a qualche cassetto a profon-
dità ridotta o sagomato e in realtà diventa più indolore
solo per quei piani generosi di profondità 70-75 cm.
Infatti con un piano da 60 cm il passaggio del condot-
to è incompatibile, per esempio, con una lavastoviglie
che quei 60 cm se li prende tutti on con il classico
forno non in colonna. Deve cambiare quindi qualche
aspetto costruttivo delle abitazioni e qualche proget-
to di arredamento. Ma non c’è dubbio che d’ora in poi
la cappa aspirante tradizionale è un po’ più vecchia.
E l’hanno capito bene i produttori specializzati che, in
La cappa sottopiano porta con sè ingombri non banali nel vano sotto il piano cottura.
qualche caso, hanno presentato direttamente un pia-
no cottura integrato; e che comunque stanno destrut-
turando e riprogettando da zero le cappe per dare
loro una dimensione diversa dal tronco di piramide
piazzato sopra i fornelli: se la cucina finisce nella living
room, la cappa tradizionale non ha più diritto di citta-
dinanza.e di un costo
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
di Gianfranco GIARDINA
Se ne è parlato molto e finalmente
stanno per arrivare: si tratta degli
abbattitori, elettrodomestici fino a
poco tempo fa del tutto sconosciuti al
di fuori delle cucine professionali e ora
portati alla ribalta dai talent show come
MasterChef, Bake Off o Il più grande
pasticcere.
A presentarli a FTK, la manifestazione
sulla tecnologia in cucina all’interno
del Salone del Mobile 2018, è stato
sia Smeg che Electrolux (nella foto di
apertura). Ed è quest’ultima che sembra
effettivamente più vicina alla commer-
cializzazione del prodotto, di cui si parla
peraltro da tempo.
L’abbattitore è uno strumento ideale
per molte funzioni: ovviamente c’è la
possibilità di portare un alimento a una
temperatura molto bassa in pochissimo
tempo, una cosa che comporta innanzi-
tutto grandi vantaggi sul fronte dell’ab-
battimento della carica batterica. Come
infatti è noto, per poter consumare del
pesce crudo e consigliato (e nei risto-
ranti richiesto per legge) di procedere
prima di tutto all’abbattimento, questo
per eliminare ogni rischio di contrarre
l’Anisakis, un pericoloso parassita.
Ma non solo: un abbattimento rapido
è anche il miglior modo per predispor-
re un cibo alla migliore conservazione
possibile. Il matrimonio più felice, del-
l’abbattitore è poi con una campana a
vuoto: se una pietanza viene sigillata
sottovuoto e cotta a bassa tempera-
tura, ovviamente può essere riposta
in frigorifero e conservata a lungo; ma
un abbattimento a fine cottura pratica-
SMARTHOME Abbatitori tra i protagonisti della manifestazione sulla tecnologia al Salone del Mobile
Dopo il successo nei talent di cucina arrivano gli abbattitori Smeg ed ElectroluxNon più solo prototipi o concept, ma prodotti finiti. Il primo ad arrivare sarà di Electrolux
mente raddoppia la durata della buona
conservazione della preparazione. Ma
non solo, l’abbattitore può essere utiliz-
zato con successo in cucina soprattutto
nella preparazione dei dolci: le creme
e le glasse possono essere raffreddate
velocemente, migliorando l’aspetto del
dolce e accorciando di molto i tempi di
preparazione. Infine, perché no, l’abbat-
titore può essere anche usato per raf-
freddare velocemente qualche bottiglia
di vino o di birra per soddisfare il palato
di ospiti imprevisti o per supportare be-
vitori poco organizzati.
La soluzione che Electrolux propone
è di combinare l’abbattitore in una co-
lonna con cassetto sottovuoto e forno
combinato a vapore: quest’ultimo è
ideale per la cottura a bassa tempera-
tura sottovuoto, da abbattere oppor-
tunamente per garantire la massima
durata alla pietanza. Non sono ancora
noti i costi dell’abbattitore Electrolux (si
chiama in maniera poco originale Bla-
stChiller, abbattitore in inglese) ma ci si
attende un livello non proprio per tutte
le tasche, intorno ai 3000 euro.
Più versatile la proposta di Smeg: il
SAB4604NR, di cui non si conosce an-
cora il prezzo, non si limita alle funzioni
di abbattitore, ma è anche in grado di
mantenere temperature stabili sotto i
75 gradi, precisamente quanto serve
per fare la cottura sottovuoto. In pratica,
con questa soluzione, con un unico ap-
parecchio è possibile in un apparecchio
solo cuocere in sottovuoto e abbattere
a fine cottura.
Sia la soluzione Electrolux che quella
Smeg sono dotate di sonda termica
da inserire nel cuore dell’alimento da
trattare per avere certezza che la tem-
peratura target sia stata raggiunta dap-
pertutto, e con essa sia stato bonificato
l’ingrediente da ogni possibile rischio
batterico.
Dual Cook Flex è il forno Samsung che cuoce due pietanze nello stesso momentoSamsung ha presentato a EuroCucina il forno Dual Cool Flex La doppia cavità permette di cuocere due pietanze diverse di Simona ZUCCA
Tra gli elettrodomestici evoluti e con funzioni utili esposti al Salone del Mobile ha attirato la nostra at-tenzione il nuovo forno Dual Cook Flex di Samsung, che permette di suddividere la cavità interna da 75 litri in due parti e di cuocere due pietanze diverse in ciascuna con modalità di cottura, tempi e temperature diverse, grazie alla presenza della doppia ventola e di un separatore. La cavità si può usare intera, si possono usare le due metà contemporaneamente, oppure solo quella sotto o solo quella sopra. Non è una tecnologia nuova per Samsung, perfezionata aggiungendo la particolarità della porta divisa in due con un’unica maniglia che consente di accedere anche solo alla parte superiore del forno, ad esempio dove si è messo a cuocere l’arrosto che ha bisogno di essere controllato di frequente. Non è invece possibile accedere unicamente alla metà inferiore, in quel caso occorre aprire completa-mente la porta. I vantaggi di questa soluzione secondo Samsung sono risparmio di tempo, flessibilità e ri-sparmio di energia.Samsung Dual Cook Flex sarà di-sponibile tra pochi giorni in diversi modelli, anche quello con con-nettività Wi-Fi per la gestione da remoto e con una app con ricette suggerite.
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
di Franco AQUINI
N est lancia Cam IQ, la videocamera
di sicurezza per esterni dotata di
una particolare intelligenza in gra-
do di distinguere non solo persone da
animali, ma anche persone conosciute da
quelle sconosciuti. Di base si tratta di una
videocamera di sicurezza che riprende gli
esterni con una qualità FullHD HDR (ma il
sensore è a 4K). La vera particolarità sta
però nell’intelligenza con cui Cam IQ pro-
cessa le immagini: quando rileva un mo-
vimento è in grado di ingrandire e di se-
guire il soggetto in movimento. Non solo,
sa distinguere tra animali e persone e se
è attivo l’abbonamento Nest Aware è in
grado di inviare una notifica specificando
se la persona rilevata è una persona co-
nosciuta o un estraneo. L’abbonamento
Nest Aware, una formula già utilizzata an-
che da altri concorrenti, permette di avere
funzionalità aggiuntive e uno spazio nel
cloud per memorizzare le riprese. Si pos-
sono conservare infatti 5, 10 o 30 giorni di
riprese a partire da 5€ al mese. Una so-
luzione che, seppure a fronte di un costo
permanente, permette un’installazione
veloce ed elimina qualsiasi preoccupazio-
ne sulla configurazione di un eventuale
memoria per immagazzinare le immagini.
In più c’è un potente algoritmo in grado di
riconoscere i volti famigliari, in modo da
distinguere persone conosciute da estra-
nei. Come detto, Cam IQ ha un sensore
4K integrato ed è in grado di riprendere
video in 1080p. Con Supersight può otte-
nere uno zoom fino a 12x, il che le permet-
te, insieme all’angolo di visione da 130°, di
seguire il movimento di una persona o di
un animale. Non mancano i LED infrarossi
per per illuminare la scena in caso di ripre-
se notturne. Un altro dettaglio tecnico in-
teressante è la presenta dell’altoparlante
(15 volte più potente di quello montato su
Nest Cam Outdoor) e della funzione Par-
la e Ascolta, che permette di tramettere
audio dallo smartphone alla scena ripresa
dalla telecamera in modo da spaventare
l’eventuale malintenzionato.
Essendo una videocamera da esterno ha
un livello di protezione IP66 che la rende
resistente a pioggia, neve e vento. Nest
Cam IQ per esterni è disponibile sul sito
ufficiale Nest a 379 Euro.
SMARTHOME Nest lancia Cam IQ, una videocamera di sicurezza per esterni “intelligente”
Nest Cam IQ è la videocamera da esterno che distingue gli estranei dai famigliariNest Cam IQ riconosce i soggetti, può ingrandirli e persino “seguirli” automaticamente
di Massimiliano DI MARCO
Configurabile da remoto, modulare
e connesso alla rete LTE. Presen-
tato da 2N, LTE Verso è il primo
videocitofono al mondo che si connette
alla rete veloce e permette anche l’evolu-
zione del suo hardware attraverso alcuni
moduli di espansioni per schede RFID o
lettore d’impronte digitali, per esempio.
Caratteristiche che in un videocitofono
possono sembrare superflue, per cui an-
diamo a vedere alcuni esempi concreti.
Il citofono LTE Verso consente di inviare
tramite e-mail le immagini delle persone
in arrivo, acquisite dalla videocamera in
alta definizione integrata (al momento
della chiamata, oppure di notte o ancora
quando il citofono rileva un movimento
intorno alla porta). Non essendo uno
SMARTHOME Presentato da 2N, LTE Verso è il primo videocitofono al mondo connesso alla rete
Ecco LTE Verso, il citofono “smart” connesso alla reteConfigurazione effettuata da remoto via cloud e immagini trasmesse anche per e-mail
smartphone, non c’è bisogno
di alte prestazioni: la velocità
di connessione in download
arriva a 10 Mbit al secondo e
fino a 5 Mbit/s in upload.
Le funzioni di base includono
la chiamata a una unità di ri-
sposta interna, a un telefono
cellulare o a un tablet, utiliz-
zando la connessione dati su
rete mobile. Per ricevere le chiamate è
disponibile Mobile Video, applicazione
mobile concepita da 2N per smartpho-
ne. Il visitatore, quindi, non sa se state
rispondendo da casa o da un punto
remoto, distante anche migliaia di chilo-
metri. La natura modulare di LTE Verso
include la possibilità di avere anche uno
schermo touch e una tastiera meccanica.
Particolarmente pratico è il modulo Blue-
tooth, che consente di aprire la porta,
servendosi solo di un cellulare, tramite
l’app 2N Mobile Key.
Grazie alla modularità del citofono, è
possibile combinare i singoli moduli e
creare un servizio di accesso su misura
dell’utente. Il citofono è disponibile in
due varianti cromatiche (nero e argento)
e va così a integrare la gamma dei cito-
foni 2N.
Aria condizionata con intelligenza artificiale contro l’afa delle notti estiveAmbi Climate è un piccolo dispositivo “smart” che studia le nostre preferenze e trasmette ordini al condizionatore Così non farà mai troppo caldo o troppo freddo di Emanuele VILLA
Ambi Climate ha inventato un piccolo dispositivo da mettere in casa che dialoga con il condizio-natore e che, grazie ad algoritmi di Intelligenza Artificiale, ottimiz-za automaticamente temperatura e umidità della stanza sulla base di fattori oggettivi (orario, quanti-tà di luce, temperatura esterna...) ma anche - e soprattutto - sulle preferenze dell’utente. Un’ottima idea soprattutto nelle notti d’esta-te, quando si vorrebbe dormire con l’aria condizionata accesa ma poi ci si sveglia qualche ora dopo infreddoliti sotto le coperte. Il dispositivo, che costa in Italia 149 euro di listino, è compatibile con 50 marchi e 1.200 modelli di condizionatori a controllo re-moto, integra supporto IFTTT e supporta Amazon Alexa. La ge-stione avviene completamente via app, ma non c’è bisogno di impostare una temperatura desi-derata, basta dire al sistema se si sta bene o no, se la temperatura è piacevole o no. Ambi climate farà il resto. Disponibile fin da subito la moda-lità fuori casa che ottimizza i pa-rametri sapendo che la casa sarà disabitata per un po’ di tempo.
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
di Gianfranco GIARDINA
U n frigorifero nuovo che entra in casa, normal-
mente prende il posto di uno vecchio. A meno
che non si abbiano piani di riuso, il frigo dismes-
so viene ritirato dal rivenditore e inviato al circuito dei
RAEE, i rifiuti di elettronica. Qualche tempo fa DDAY.it
è andata a vedere come viene riciclato correttamen-
te un TV; ora è la volta dei frigoriferi, apparecchi che
sono presenti praticamente nel 100% delle abitazioni
e che, se non smaltiti con attenzione, rischiano di es-
sere molto dannosi per l’ambiente: per capire bene
cosa succede al frigorifero a fine vita, abbiamo visi-
tato uno dei migliori centri in Italia per questo tipo di
lavorazioni, la SEVAL di Colico.
Un frigorifero al minutoAlla Seval arriva, in media, un frigorifero o un congela-
tore al minuto. E proprio 60 all’ora è la velocità norma-
le di trattamento dell’impianto. Di 50 chilogrammi, il
peso medio di un frigo, alla fine di tutto il processo ne
vanno in discarica solo un paio. Il resto viene recupe-
rato come materia prima seconda o come materiale
di consumo.
Ma soprattutto, l’apparecchio viene messo in sicurez-
za per le persone e per l’ambiente: innanzitutto viene
recuperato e trattato il gas, che è infiammabile e dan-
noso. ; stesso destino anche per l’olio, che comunque
riempie il compressore.
Ci accompagna nel viaggio Alfredo Ardenghi, il pro-
prietario della Seval: “In questa stagione (aprile,
quando scriviamo, ndr) ancora non ci sono i picchi del
periodo caldo, in cui i frigoriferi vecchi vanno in soffe-
renza e si rompono più facilmente. Adesso smaltiamo
frigoriferi per 10 ore al giorno, circa. In estate, invece,
l’impianto dei frigoriferi gira per 16 ore al giorno; e la
notte non ci fermiamo, passiamo ai climatizzatori”.
I frigoriferi appartengono, insieme ai congelatori e ai
condizionatori, a un raggruppamento a sé nella ca-
SMARTHOME Quando un frigorifero viene dimesso va inviato al recupero RAEE, l’operazione non costa nulla e si aiuta l’ambiente
Ecco dove finisce il tuo frigorifero vecchio Si riesce a riutilizzare il 95% di un “rottame”Abbiamo visitato uno dei principali stabilimenti di trattamento dei frigoriferi, la Seval di Colico. Ecco il nostro video-reportage
talogazione dei RAEE. Infatti sono accomunati dalla
presenza del gas nel circuito frigorifero. Per questo
motivo la prima fase è metterli in sicurezza ed aspi-
rare il gas. Per fare questo un addetto “punzona” il
compressore con una sonda a tenuta stagna, che di
fatto aspira tutto il gas e l’olio in esso contenuto. Gas
e olio vengono poi separati meccanicamente e trattati
opportunamente. Il gas (si tratta nei modelli più nuovi
di Pentano, ma esistono ancora apparecchi con gas
CFC) viene convogliato in un bruciatore: “Facciamo
un tipo di combustione che elimina il rischio della di-
spersione nell’ambiente – ci spiega Ardenghi - per-
ché avviene a 1.100 gradi in modo da evitare che si
creino le diossine; poi nelle fasi di abbattimento delle
dei fumi, abbiamo messo a punto un trattamento con
il bicarbonato che consente di avere emissioni sem-
pre all’interno dei limiti di legge”. Gli oli vengono inve-
ce inviati ai circuiti specializzati di trattamento degli oli
esausti e quindi recuperati.
Una volta privati degli inquinanti, i compressori ven-
gono estratti, messi insieme in un cassone e inviati in
fonderia: sono composti quasi interamente di acciai.
Si passa alla triturazioneDopo l’eliminazione del gas e dell’olio, il compres-
sore viene estratto e mandato verso le fonderie: si
tratta praticamente interamente di acciaio e ghisa.
Il resto del frigorifero, una volta separato dalle parti
più facilmente estraibili, come i ripiani in vetro e le
plastiche removibili, viene messo su un nastro tra-
sportatore e mandato in un primo trituratore. Questo
opera in camera stagna: infatti le schiume che ven-
gono utilizzate per l’isolamento sono “gonfiate”con
pentano, praticamente lo stesso gas che viene usato
per il ciclo refrigerante. Gli addetti controllano su un
video come procede la triturazione di un frigorifero e
attendono che sia terminata prima di riattivare il na-
stro e calare nella tramoggia un altro apparecchio.
Quando queste schiume vengono intaccate dalla tri-
turazione, questi gas, che sono infiammabili, fuorie-
scono: “Per questo motivo le camere di triturazione
sono riempite di azoto, che produciamo direttamen-
te qui nello stabilimento – spiega Ardenghi -. L’im-
pianto è anche in depressione, in modo tale che i
gas emessi vengano comunque recuperati e convo-
gliati al bruciatore”. Un addetto, operando in sicurezza, buca il com-pressore e aspira gas frigoriferi e oli per inviarli automaticamente ai circuiti di trattamento.
Una volta privati degli inquinanti, i compressori vengono estratti e inviati in fonderia: sono compo-sti quasi interamente di acciai.
Reportage recupero dei RAEECosa succede ai frigoriferi dismessi
lab
video
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
Alla fine di diversi stadi di triturazione, il frigorifero
è ridotto a frammenti di dimensione inferiore ai 10
mm: qui inizia la separazione, dapprima con proces-
si elettromagnetici per separare tutte le porzioni di
acciaio e ferro dalle altre; quindi si procede con altri
passaggi che prima separano le plastiche dagli altri
metalli e quindi separano alluminio e rame tra loro,
con un tavola densiometrica: si tratta praticamente di
un agitatore inclinato che fa sì che il rame e l’allumi-
nio, che hanno pesi specifici molto diversi, si divida-
no e finiscano in due cassoni differenti.
Il ferro va direttamente in acciaieria Le schiume vengono “pellettizate”I rottami di ferro recuperati vengono interamente re-
cuperati e vanno in fonderia per ritornare materiale
interamente reimpiegato. Un destino “nobile” atten-
de anche rame e alluminio, abbastanza ben separati.
C’è però tutta la parte proveniente dalle schiume,
circa il 15% del peso totale, 8 Kg su 50: questo mate-
riale viene “strizzato” affinché emetta tutto il gas con
il quale è stato gonfiato e trasformato in piccole com-
presse, praticamente un pellet di poliuretano. Que-
sto materiale così inertizzato non è più dannoso per
l’ambiente e, in virtù del suo alto potere calorifico,
può essere utilizzato come combustibile: all’interno
della Seval questo pellet viene utilizzato in un termo-
valorizzatore per la produzione di energia elettrica,
la stessa che poi alimenta parte dell’impianto.
Alla fine del processo, viene recuperato o riutilizza-
to circa il 95% del materiale di un frigorifero: “Dal
nostro stabilimento vanno in discarica circa 2 kg di
materiale su 50 di un frigorifero – ci dice Ardenghi -,
di più dei limiti di recupero della normativa”.
L’intervista a Giorgio Arienti, direttore generale di Ecodom: “300 mila tonnellate di RAEE vengono smaltiti bene. Ma ce ne sono ancora 500 che seguono strade abusive e pericolose”A margine della nostra visita alla Seval di Colico, ab-
biamo incontrato l’ing. Giorgio Arienti, direttore gene-
rale di Ecodom, uno dei consorzi di recupero e tratta-
mento dei RAEE a cui aderiscono la maggior parte dei
produttori di elettrodomestici.
DDAY.it: Cos’è Ecodom?Giorgio Arienti: “Si tratta di un consorzio, a cui aderi-
scono i principali produttori di grandi elettrodomestici
bianchi, come frigoriferi, lavatrici, cappe e scalda-ac-
qua, costituito nel 2004 per adempiere a un obbligo
previsto prima da una normativa europea poi italiana
che dice che i produttori di queste apparecchiature
devono farsi carico anche della fase di fine vita quindi
della fase in cui i loro apparecchi diventano rifiuti. Si
chiama responsabilità estesa del produttore”.
DDAY.it: Chi finanzia queste operazioni?Arienti: “I produttori sono chiamati a gestire attra-
verso un consorzio come il nostro le operazioni di
recupero, garantendo anche che tutto il ciclo di trat-
tamento che venga fatto nella maniera corretta”.
DDAY.it: Effettivamente, guardando il processo di trattamento qui alla Seval, ci si rende conto che più che un “fine vita” dei prodotti, si tratta di una “nuo-va vita”…
Arienti: “Sì, se trattati adeguatamente, circa il 90
per cento dei grandi elettrodomestici viene ricicla-
to e quindi torna essere acciaio, alluminio, plastica,
rame e viene riutilizzato nei cicli produttivi. Il tutto
depurandoli delle sostanze inquinanti e soprattut-
to tutte le parti pericolose. Noi vigiliamo su tutti gli
operatori a cui ci affidiamo, come Seval, per since-
rarci che siano applicate tutte le normative in tema
di sicurezza e ambientali”.
DDAY.it: Sarebbe tutto fantastico se tutti i prodotti dismessi finissero nel circuito ufficiale di recupero. Ma i conti non tornano, non tutti viene trattato nel-la giusta maniera…Arienti: “Purtroppo è vero, il sistema ufficiale di cui
Ecodom fa parte l’anno scorso ha gestito 300 mila
tonnellate di rifiuti elettronici, ma si stima che ce ne
siano altre 500mila che prendono strade non cor-
rette”.
DDAY.it: Cioè, dove vanno a finire?Arienti: “Si va dall’export abusivo di queste appa-
recchiature come se fossero ancora funzionanti a
discariche abusive lungo le strade e nei fossi. Pu-
troppo ogni giorno siamo testimoni di questo abban-
dono, ma spesso si tratta di atti successivi anche
a un saccheggio delle parti più nobili o quelle che
hanno magari un valore commerciale. Il fenomeno
più tipico è quello della sottrazione del compresso-
re del frigorifero da parte di soggetti che appunto
ricavano qualche euro rivendendoli sul mercato
parallelo, visto l’alto contenuto di acciaio. Il proble-
ma è staccando senza precauzioni il compressore
al frigorifero, si disperde in ambiente il gas e l’olio,
quindi con un danno ambientale rilevante.”
DDAY.it: Non crediamo che tutti coloro che “ab-bandonano” un frigorifero senza inviarlo alla cor-retta procedura di smaltimento siano al corrente del danno che stanno perpetrando…Arienti: “Bisogna sensibilizzare rispetto al diritto di
smaltire correttamente il vecchio elettrodomestico
senza sostenere alcun costo. Ciascuno di noi ha
due possibilità: la prima è quella di affidarsi ai ser-
vizi degli enti locali. I nostri comuni oramai si sono
attrezzati con le isole ecologiche e svolgono le rac-
colte domiciliari gratuite degli apparecchi ingom-
branti, come i frigoriferi.
L’altra possibilità è il diritto di restituire gratuitamen-
te l’apparecchiatura da buttare al negoziante da
cui si compra l’apparecchiatura nuova: si tratta di
un diritto stabilito dalla legge, si chiama ritiro “uno-
contro-uno”.
La tavola densiometrica agita i piccoli frammenti metallici non ferrosi, facendo salire verso l’alto il rame e mandando verso il basso l’alluminio.
Giorgio Arienti (Ecodom)“500 mila tonnellate RAEE fuori dai circuiti ufficiali”
lab
video
Il cassone con l’alluminio.
I cassone con il frammenti di rame.
MERCATO
Dove finisce il frigorifero vecchiosegue Da pagina 22
Le schiume “sgonfiate” dai gas, vengono com-presse e trasformate in pellet da inviare a un termovalorizzatore.
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
TEST Abbiamo passato tre settimane in compagnia del P20 Pro e ci siamo convinti che lo smartphone da battere quest’anno è lui
Huawei P20 Pro è il nuovo smartphone da battereUsarlo è un piacere e ha tutto quello che si può desiderare da uno smartphone. Non è pefetto, ma ci va molto vicino
di Roberto PEZZALI
N on esiste lo smartphone perfetto, ognuno avrà
sempre le sue preferenze e ci sarà sempre un
aspetto che considera più importante di un altro.
Da quasi tre settimane abbiamo tra le mani il nuovo
Huawei P20 Pro, e dobbiamo ammettere che questa
volta Huawei è andata davvero vicina a quello che
potrebbe essere, per molti utenti che vogliono uno
smartphone premium, lo smartphone perfetto. Non
siamo mai stati teneri con Huawei: ci siamo chiesti per
esempio se sul P9 la doppia fotocamera fosse solo marketing, oppure per quale motivo il Mate 10 veniva pubblicizzato come smartphone intelligente quando
non aveva nulla di più intelligente di un iPhone o di un
Galaxy S8, anzi, a tratti sembrava anche più stupido.
Eppure con il P20 Pro è diverso: i cinesi, da sempre a
caccia di complimenti, hanno capito che forse le criti-
che sono più importanti degli elogi e allo stesso tempo
hanno anche capito che non possono restare chiusi
alle loro idee se vogliono realizzare un prodotto glo-
bale. Huawei ha progettato il P20 Pro attorno alle sue
fotocamere e ha deciso di creare il camera phone di
riferimento: per farlo si è affidata ad un veterano del-
l’immagine su smartphone, quello stesso Eero Salmelin
che dopo aver progettato il sistema PureView dei No-
kia ora occupa il ruolo di Head of Imaging in Huawei.
Sono tanti i nomi celebri che hanno contribuito alla
progettazione di questo P20 Pro, e per la prima volta
usando un prodotto Huawei si percepisce un prodotto
più internazionale di quanto lo fossero i modelli che lo
hanno preceduto.
Il prezzo suggerito al pubblico di 899 euro posiziona
il P20 Pro tra gli smartphone più costosi del momento,
ma se si considerano i prezzi di iPhone X e di Samsung
Galaxy S9 Plus, i diretti concorrenti, Huawei è quello
che costa meno. Non è economico, perché non lo è,
ma se si mettono sul tavolo tutto quello che i migliori
smartphone offrono e il loro prezzo probabilmente il
P20 Pro è quello che ha il miglior rapporto qualità prez-
zo. Ha una batteria più capiente, ha tre fotocamere, ha
128 GB di storage, ha 6 GB di RAM, un modem veloce,
un design convincente e un ottimo schermo.
Tra le mani restituisce ottime sensazioniQuando si entra in un negozio e si prendono in mano
gli smartphone esposti solitamente l’iPhone è quello
che offre la maggiore sensazione di solidità. Il bordo
Huawei P20 ProHUAWEI P20 PRO È SOPRATTUTTO SOSTANZA: HA TUTTO QUELLO CHE LE PERSONE CERCANO DA UNO SMARTPHONE
899,00 €
P20 Pro non è lo smartphone perfetto, lo smartphone perfetto per tutti non esiste. Non ha la memoria espandibile, la ricarica wireless, il jack audio, è forse un po’ troppo grosso e ha una sezione fotocamera fantastica ma che richiede ancora un po’ di messa a punto. Però oggi è difficile trovare un altro smartphone che riesce a venire incontro alle esigenze delle persone come lo fa il P20 Pro. I paragoni con l’iPhone sono sempre scomodi, sistemi operativi diversi, utente diverso, storia diversa. Ma se si guarda al mondo Android, che copre il 90% del mercato, oggi il P20 Pro è lo smartphone da battere. Non tanto per i dati tecnici sulla carta, dai GB di RAM al processore ai megapixel delle fotocamere, quanto per quello che offre realmente. Una batteria generosa, che ad un utente normale dura un giorno abbondante senza ansie, e una fotocamera che con la modalità notte realizza scatti eccellenti a mano libera. La fotocamera poi, grazie ad un file RAW miracoloso per le dimensioni del sensore, permette anche a chi vuole impegnarsi di più di riuscire ad ottenere foto da 40 megapixel che nessuno direbbe mai provenienti da uno smartphone. P20 Pro è veloce e piacevole da usare, e sotto il profilo delle performance non ha nulla di meno di un Galaxy S9 o di un Xperia XZ2 o di un LG V30. Questa volta Huawei merita sicuramente i complimenti: tra tutti in produttori è senza dubbio quella che, nel passaggio generazionale, ha fatto il salto in avanti più lungo.
Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo
9 8 9 9 10 88.8
lab
video
COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEOttimo feeling costruttivoReparto fotocamera eccellenteAutonomia elevata
Assenza del jack audio e della ricarica wirelessManca sempre un po’ di cura nei piccoli dettagli
cromato, il peso bilanciato, la percezione dei materia-
li sotto i polpastrelli danno a chi sta scegliendo uno
smartphone la sensazione di pagare tanto qualcosa
che comunque vale. Afferrando il nuovo Huawei si ha
una percezione simile: non è leggerissimo, ma è ben
bilanciato e le linee seguono alla perfezione quelle
della mano assicurando anche un buon grip senza co-
ver. La versione da noi provata è quella blu, e dopo
aver visto il modello con colorazione Twilight quella
monocromatica sembra un po’ vecchia e noiosa. Qui
forse si poteva osare di più, proponendo la sfumatura
cromatica su ogni finitura: se non piaceva c’era sempre
la cover per coprire.
Dopo 20 giorni di maltrattamenti, telefono in tasca
senza cover, nello zaino con le chiavi senza cover e
anche una caduta da pochi centimetri lo smartphone
non sembra averne risentito troppo, i due vetri poste-
riore e anteriore non mostrano, nemmeno controluce,
graffi superficiali. Huawei come sempre applica una
pellicola protettiva sul vetro frontale che consigliamo
di rimuovere perché altera la polarizzazione e con gli
occhiali da sole dotati di lenti polarizzate crea bizzar-
re sfumature cromatiche, assenti invece con il display
“nudo”. Buono il trattamento oleofobico e la resistenza
alle ditate del vetro frontale, più sensibile alle impronte
quello posteriore: usato senza cover si riempie di im-
pronte e serve il classico panno in microfibra per tirarlo
a lucido.
segue a pagina 26
torna al sommario 26
MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
Oltre a questa due i punti che ci sentiamo di critica-
re: il primo è la sporgenza sul retro delle fotocamere,
con lo smartphone che appoggiato su un piano trabal-
la leggermente e il secondo è la visibilità del confine
tra schermo OLED e cornice nera. Il P20 Pro segue le
orme dell’iPhone e degli smartphone con il notch, so-
luzione questa necessaria per massimizzare l’area di
schermo visibile tenendo la cornice sottile. Ma se sotto
una forte luce nel caso dell’iPhone X l’area frontale ap-
pare tutta nera, con il P20 Pro la sagoma dello schermo
è leggermente visibile.
Una parola va spesa ovviamente per il notch: chi non
lo vuole lo può eliminare via software, resta sempre un
po’ visibile a schermo spento ma ci si ritrova con uno
smartphone “normale”. Inutile dire che sarebbe solo un
capriccio: farà molto iPhone, ma il notch non fa nulla di
male e viene usato in modo decisamente intelligente
per offrire quel mezzo centimetro di schermo utile in
altezza. Non tutte le applicazioni sono ottimizzate per
l’utilizzo con il notch, anche perché la gestione è stata
fatta da Huawei tramite la sua Emui 8.1, ma l’arrivo di
Android P che supporta nativamente l’isola porterà gli
sviluppatori ad adeguarsi. C’è da dire che Huawei ha
fatto una scelta intelligente, tenendola trasparente in
qualche caso e con un fondo allineato in quello delle
app in altre situazioni. Abbiamo inizialmente maschera-
to il notch sfruttando l’opzione software, ma poi siamo
tornati alla versione standard: toglierlo non ha davvero
senso. Il corpo è protetto IP67, più che sufficiente per
garantire quel livello di protezione nel caso di immer-
sione accidentale.
Il tasto sul frontale è utile Lo sblocco con il volto fulmineoIl P20 Pro, esattamente come il P10 e il Mate 10 dello
scorso anno dispongono di sensore fingerprint fronta-
le. Una scelta che sposiamo a pieno: è comodo, prati-
co e veloce. Le vedove del touch ID e del tasto fisico
sparito dai Samsung Galaxy troveranno nel P20 Pro
uno smartphone che si sblocca alla vecchia maniera,
in modo sicuro e intuitivo. Come sempre è difficile va-
lutare il livello di accuratezza del sensore di impronta,
servirebbero una serie di impronte finte, ma possiamo
dire che lo sblocco è praticamente immediato. Il sen-
sore di impronta frontale a nostro avviso ha un altro
vantaggio non da poco: è un tasto fisico, quindi non
a schermo, che permette di tornare in una frazione di
secondo alla home uscendo da ogni applicazione. Per
molti utenti avere un’ancora di salvezza simile, più fa-
cile da raggiungere di un tasto sul retro, è un vantag-
gio non da poco, e lo stesso si può dire se si tratta di
sbloccare lo smartphone appoggiato al tavolo. Huawei
avrebbe potuto integrarlo sotto lo schermo come sul-
la versione Porsche Design del Mate, oppure avrebbe
potuto toglierlo scegliendo un’altra soluzione, ma ha
scelto di penalizzare leggermente il design in funzione
dell’usabilità. C’è anche lo sblocco con il volto: usa la
fotocamera frontale da 24 megapixel ed è sufficiente-
mente rapido. Non è una soluzione sicura come quella
dell’iPhone X, non usa un sensore di 3D mapping per
realizzare un modello completo del volto, ma funziona
incredibilmente bene ed è rapidissimo: se si guarda lo
smartphone e si preme il tasto laterale sembra di tro-
varsi davanti ad uno smartphone privo di ogni livello di
protezione. Chiamata “Sblocca con il sorriso” questa
modalità funziona anche con poca luce e senza guar-
dare direttamente in camera, e ovviamente abbiamo
provato ad ingannarlo con fotografie e riprese, ma non
ci siamo riusciti. Tramite l’interfaccia a schermo l’uten-
te può scegliere come configurare la sicurezza delle
app e della cassaforte, la zona dove depositare file e
elementi sensibili, scegliendo tra impronta, viso e pin:
si può tenere lo sblocco per il viso per l’accesso al tele-
fono richiedendo però l’impronta in caso di accesso ad
esempio alle app di messaggistica.
Schermo OLED da 6.1” Buona luminosità e HDRSul P20 Pro Huawei ha utilizzato uno schermo OLED
da 6.1” OLED. Per avere qualche dettaglio in più sullo
schermo dal punto di vista delle prestazioni vi invitia-
mo a leggere il nostro approfondimento tecnico. Lo
schermo è un Full HD+ con 2240 x 1080 pixel di risolu-
zione: sostanzialmente è un Full HD con qualche riga
di pixel in più che sposta il formato dal 16:9 al 18.7:9,
ma è davvero difficile vedere il reticolo anche ad una
distanza di visione ravvicinata. La luminosità come per
ogni OLED dipende dalla quantità di bianco visualizza-
ta a schermo, ma il picco è di quasi 700 nits e si vede
bene all’aperto.
Confrontato sotto il sole con iPhone X e Galaxy S9
questi ultimi risultano però più brillanti.
Ci troviamo di fronte ad uno schermo di buonissima
qualità, non calibrato alla perfezione ma con una resa
cromatica più che soddisfacente e con un angolo di
visione ampio e privo di variazioni cromatiche.
Huawei ha come sempre predisposto un menu dedi-
cato allo schermo con diverse regolazioni, e tra queste
c’è la possibilità di attivare una modalità denominata
Tonalità Naturale che permette di adattare la tempe-
ratura colore in base a quella della luce ambientale,
uguale a quello che fa Apple con il suo TrueTone.
Tra gli altri parametri regolabili c’è lo spazio colore,
standard o wide gamut e la temperatura colore, con
una regolazione un po’ difficile da mettere a punto.
Tonalità Naturale funziona bene, e per quanto riguar-
da lo spazio colore abbiamo preferito evitare il “Vivid”
tenendo colori magari meno saturi ma sicuramente più
naturali.
segue a pagina 27
TEST
Huawei P20 Prosegue Da pagina 25
Il P20 Pro gestisce il Notch o in trasparenza oppure riempiendo la barra con un colore a tema, come nel caso di Play Store.
torna al sommario 27
MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
Peccato per il jack Ottimo l’audio in capsulaIl P20 Pro non ha il jack audio, e questo, lo diciamo da
tempo, è una scelta dei produttori difficile da digerire.
E’ vero che ci sono gli adattatori, che c’è il wireless, ma
quando si sale su un aereo e si dimentica l’adattatore
si rischia di farsi un viaggio intero senza musica. E ci è
successo più volte. L’assenza del jack è l’unico neo di
un comparto audio che ci ha impressionato: la decisio-
ne di utilizzare un piccolo speaker tondo, simile a quel-
lo usato negli auricolari, come capsula per le chiamate
produce un audio decisamente chiaro, limpido e cor-
poso durante le telefonate. E pure lo speaker integrato
non delude, con una resa decisamente buona anche
ad elevato volume, senza distorsioni apprezzabili. Intel-
ligente il modo di sfruttare i due speaker: con lo smar-
tphone orientato in verticale la resa è monofonica ma
a due vie, quindi con il diffusore inferiore che copre la
gamma bassa e quello superiore, più piccolo, per alti e
medio alti, mentre se si orienta lo smartphone in oriz-
zontale viene simulata la stereofonia, con un leggero
squilibrio timbrico.
Interessante l’apporto del Dolby Atmos, anche se
come nel caso del Samsung S9 è più una simulazione
che altro, non cambia drasticamente la resa, neppure
con i film. Del P20 Pro si possono apprezzare anche
altre piccole cose: la connessione ad un auricolare
bluetooth ad esempio è quasi immediata, ricorda mol-
tissimo gli AirPods con l’iPhone. Gli stessi AirPods, ma
pure un set di cuffie Jabra da palestra, si connettono
all’istante così come si connette in un tempo rapidissi-
mo il viva voce dell’automobile.
Se si usano poi speaker o cuffie compatibili con LDAC,
il protocollo di trasmissione wireless che riesce a porta-
re su bluetooth audio fino a 24bit e 96khz e che il P20
Pro supporta, si riesce ad ottenere anche “senza fili”
una resa eccellente.
Purtroppo il bluetooth è 4.2 e non 5: anche se oggi non
esistono molti dispositivi che usano la nuova versione
si tende sempre ad avere il massimo. La presenza del
bluetooth 4.2 non è un problema: ad oggi i dispositivi
con Bluetooth 5 non offrono nulla di più. Purtroppo il
fornitore di Huawei del chip che gestisce Wi-fi e blue-
tooth non ha a catalogo un prodotto con Bluetooth 5.
Il processore Kirin 970 non ha nulla a che vedere con
tutto questo, non è lui a gestire questa parte.
Autonomia super, ma la connessione dati consuma un po’ troppoCon la batteria da 4000 mAh il P20 Pro assicura, se-
condo Huawei, due giorni interi di autonomia. Non è
così, sempre che non lo si usi davvero poco, ma dura
sicuramente di più di un iPhone X, di un Galaxy S9 Plus
e dello stesso Mate 10 Pro. Forse il prodotto che più si
avvicina a questo P20 Pro, se parliamo di autonomia, è
l’LG V30. Come sempre i discorsi sull’autonomia vanno
bilanciati e ponderati a seconda delle situazioni: per
prima cosa Huawei dice di usare il machine learning
per ottimizzare i processi, e proprio per questo motivo
abbiamo usato lo smartphone per tre settimane prima
di vedere se effettivamente, imparando la routine di
utilizzo, i consumi dopo un po’ ne avrebbero beneficia-
to. Probabilmente funziona, ma i benefici dell’IA sono
minimi. Durante queste tre settimane ci siamo resi con-
to che lo smartphone ha una autonomia eccezionale
se usato collegato ad una rete wi-fi e con l’interfaccia
scura (riposa gli occhi, un must): un impiegato che lo
usa in ufficio in wi-fi arriva a sera con almeno il 35% di
autonomia residua usandolo parecchio.
Se si usa intensamente la connessione 4G i consumi
salgono, ma per non fare la giornata intera bisogna im-
pegnarsi, e non poco. Lo schermo consuma poco, an-
che con l’Always On Display (c’è, ma è nascosto) e con
un buon livello di luminosità, la fotocamera pure, cento
fotografie impattano per il 6% circa sui consumi mentre
10 minuti di video in 4K circa il 3%, quello che “beve” è
quasi esclusivamente il 4G con il consumo variabile a
seconda della zona e dell’operatore usato, nel nostro
caso Vodafone.
Manca la ricarica wireless, e non è una questione di
spessore ma una scelta: il retro in vetro l’avrebbe resa
possibile, ma Huawei ha preferito tenerla sul Mate Por-
sche Edition. C’è comunque la ricarica veloce, ma non
dovrebbe servire.
La fotocamera è una Ferrari che deve trovare l’assetto giustoDella fotocamera, come dello schermo, ne parliamo in
modo dettagliato nell’approdimento dedicato, dispo-snibile a questo collegamento. Abbiamo già scattato
il giorno successivo alla presentazione, qui gli scatti, e le nostre prime impressioni non sono cambiate. Per
le foto notturne e le foto a 40 megapixel, partendo dal
file RAW, la qualità è a dir poco eccezionale se la valu-
tazione viene parametrata sulle dimensioni delle com-
ponenti in gioco. Sono questi tre elementi, insieme allo
zoom a 5x, che portano il P20 Pro ad essere il più com-
pleto camera phone sul mercato. Lo scatto di notte,
quando c’è poca luce, è sempre stato il tallone d’Achil-
le di molti smartphone e Huawei, sfruttando il machine
learning riesce a fare un lavoro davvero sorprendente
restituendo uno scatto usabile in condizioni di buio
segue a pagina 28
TEST
Huawei P20 Prosegue Da pagina 26
Foto scattata con Huawei P20 Pro Foto scattata con iPhone X
torna al sommario 28
MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
quasi totale. Quando parliamo di buio quasi totale ci
riferiamo a queste foto qui sotto: si possono fare solo
con un P20 Pro, nessuno smartphone ci si avvicina.
L’’iPhone X non sarà un Galaxy S9 ma è comunque rite-
nuto da molti il miglior camera phone. E non ha troppe
colpe: davvero le situazioni erano critiche.
La prima si può utilizzare, la seconda no. Ci piace
tuttavia considerare le tre fotocamere del P20 Pro,
40 megapixel per quella RGB, 20 megapixel per quella
in bianco e nero e 8 megapixel per quella come zoom
3X, ancora un work in progress: Huawei non ha ancora
espresso al meglio il potenziale che i tre sensori pos-
sono dare.
Quando scattiamo in modalità “Pro” ce ne rendiamo
conto: la qualità di partenza c’è tutta, ma il sistema di
scatto automatico necessita di un piccolo tuning. A trat-
ti le foto a 10 megapixel, quelle generate dalla modalità
Light Fusion, sono troppo aggressive nella pulizia del
rumore, perfette se si stampano su 10x15 o si guardano
su un monitor o su uno smartphone ma un po’ troppo
pastellate se si ingrandiscono al 100%. E non è questio-
ne di compressione, ma solo di scelte fatte da Huawei:
partendo dal RAW siamo riusciti ad ottenere infatti una
fotografia da 10 megapixel molto più bella, pulita e det-
tagliata (e pure più leggera come peso) di quella che
Huawei ottiene con la sua modalità automatica.
Lo scatto di sinistra è quello fatto da Huawei in moda-
lità automatica, quasi 3 MB di foto. Quello a destra è il
nostro ricavato dal RAW, 1.6 MB totali. Pesa la metà e
appare più naturale.
Le tre fotocamere sono poi stabilizzate, e al momento
solo sul sensore “tele” lo stabilizzatore ottico è in fun-
zione: su questo punto, come vedremo poi, abbiamo
qualche dubbio. Il sensore da 40 megapixel avrebbe
inoltre una sensibilità per gli scatti notturni che arriva a
102.400 ISO, ma ad oggi il limite è fissato a 51.200. Ci
sono tanti aspetti su cui Huawei può ancora lavorare,
ha sfornato una Ferrari e deve trovare ancora l’assetto
giusto. Ma resta una Ferrari. In qualche occasione la
foto fatta con un Pixel 2 o con Samsung S9 può appa-
rire più naturale nei colori, magari più vera per la pre-
senza di un leggero velo di rumore che Huawei tende
a cancellare, ma con la sua modalità notturna e con il
suo zoom 5x potenziato Huawei riesce a dare qualco-
sa che i competitor ancora non danno.
Sulla valutazione della fotografia fatta da uno smar-
tphone si potrebbero aprire discussioni lunghissime:
uno smartphone non è e non sarai mai una reflex, il cui
compito è di sfornare un file o una foto che può essere
stampata su una gigantografia senza alcun problema.
TEST
Huawei P20 Prosegue Da pagina 27
Lo smartphone deve realizzare una bella foto visibile
al massimo su una TV e su uno schermo da 55” non si
vedono certo le “spennellate” che si vedono al 100%
su un monitor o un po’ di rumore di troppo. Si valutano
colori, esposizione, incisività, dinamica e soprattutto
elementi come resa al buio e flessibilità di inquadra-
tura. Ma alla fine, quello che già conta, è la foto: una
brutta foto è brutta anche se fatta con il miglior mezzo,
e una bella foto è bella anche se fatta con un pessimo
smartphone. Ecco perché la presenza di un grandan-
golo spinto come quello dell’LG V30, o di uno zoom
5x davvero eccellente, o di uno scatto al buio efficace
come nel caso del P20 Pro sono molto più importanti di
un giudizio puramente qualitativo: sono elementi che
permettono libertà di scatto e maggiore creatività.
Crediamo che Huawei abbia messo sul P20 Pro una
fotocamera polivalente che può soddisfare chi vuole
dettaglio e nitidezza, anche per grandi formati, e chi
vuole una foto pronta da condividere senza pensare
troppo a come scattarla. Nel primo caso c’è la modalità
“Pro”, nel secondo caso basta scegliere una delle mo-
dalità automatiche.
Agli enormi pregi, che abbiamo già elencato, aggiun-
giamo però due difetti: manca lo scatto in 16:9, c’è solo
il 18:9 ed è privo di senso a nostro avviso. Il formato
16:9 è quello di tutte le TV del mondo, mentre in 18:9
troviamo solo un gruppo ristretto di display per smar-
tphone. Il secondo difetto è forse quello che più può
dar fastidio, ovvero il fatto che Huawei non rilasci le li-
brerie per la fotocamera e che quindi gli sviluppatori di
terze parti non possano sfruttare lo zoom intelligente o
lo scatto notturno nelle loro app. Ogni app infatti vede
la camera alla sua risoluzione nativa, quindi ogni scatto
fatto al di fuori dell’app Camera di Huawei, per esem-
pio Adobe Lightroom o altri software, saranno foto a 40
megapixel dal peso non indifferente. Sempre che l’app
non offra la possibilità di scelta.
Il corposo aggiornamento dedicato alla fotocamera
che dovrebbe arrivare nelle prossime settimane potrà
migliorare ulteriormente un reparto che ci ha già stupito
oltre ogni aspettativa. Trattandosi di sistemi basati sul
machine learning basta un modello più completo (alle-
nato con un dataset più esteso) per migliorare ulterior-
mente aspetti come lo scatto notturno o lo zoom, ed è
solo questione di tempo. Torneremo sulla fotocamera,
sia per le foto che per i video. E ne varrà la pena.
Spendiamo qualche parola anche per il video, che è
forse l’aspetto che Huawei ha tenuto leggermente
indietro. La resa video è più che sufficiente ma non
al livello di un Pixel 2 o di un Galaxy S9. E il motivo è
semplice: 40 megapixel di dati non sono semplici da
gestire e la lettura dei dati di 40 milioni di fotoricettori
non può essere veloce come quella fatta su un sensore
che di pixel ne ha 12 milioni. Il rolling shutter è evidente,
soprattutto se muoviamo lo smartphone velocemente,
e talvolta si ha la percezione, soprattutto in preview, di
perdere qualche fotogramma. Se lo stabilizzatore ba-
sato sull’IA è attivo, ed è attivo solo come risoluzione
massima fino a 1080p@30 fps, la messa a fuoco non è
poi velocissima e soprattutto il quadro ha qualche mo-
vimento un po’ strano, soprattutto nella zona centrale.
L’immagine appare poi eccessivamente “stabilizzata”, a
tratti un po’ innaturale.
C’è però da dire una cosa: in modalità 4K anche sen-
za stabilizzazione si riescono ad avere risultati più
che buoni perché alla fine una ripresa grandangolare
non necessita di chissà quale stabilizzazione, e se si
inserisce lo zoom 3X interviene lo stabilizzatore ottico
Nelle foto qui sopra un esempio dello zoom 5x. Cliccando sulle foto è possibile scaricare l’ingrandimento.
segue a pagina 29
torna al sommario 29
MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
della lente tele e questo funziona in ogni condizione.
Restiamo comunque con un dubbio legato alla stabiliz-
zazione, e ne parliamo nell’approfondimento.Il P20 Pro
è terribile sui video? No, ma non è neppure il migliore.
Con un Samsung Galaxy S9 o con un Pixel 2 XL, ap-
poggiandosi ad un gimbal, si riesce anche a realizzare
un video dalla parvenza professionale, con il P20 Pro
probabilmente no, ma non lo vediamo come un grosso
problema. Il video non è la foto, realizzare un bel video
d’effetto è molto più faticoso che scattare una bella
foto, e per riprendere qualche minuto di video con gli
amici basta e avanza. C’è anche il super slow motion
a 960fps e 720p, ma anche in questo caso come nei
Sony “cogliere l’attimo” non è affatto semplice.
Veloce, ma l’ interfaccia è migliorabileSotto il profilo delle prestazioni non ci si può affatto
lamentare di questo P20 Pro: utilizzarlo è piacevole,
come ormai è piacevole usare molti smartphone top
di gamma. Huawei sembra aver trovato anche la qua-
dra sull’ottimizzazione delle app e corretto alcuni bug
dell’interfaccia EMUI: qualche crash di app saltuario c’è
stato, ma rispetto ad esempio ad un Mate 10 Pro, che
resta uno smartphone eccellente, il P20 Pro sembra
più stabile e maturo.Sotto il profilo software non sono
state fatte molte modifiche, e se da un lato questo è
un bene, perché Huawei ha sempre la tendenza ad
aggiungere cose anche inutili, dall’altra ci sono aspetti
che forse meritavano una maggiore attenzione. Ci ri-
feriamo ad esempio allo stile della EMUI 8.1, che non
è sempre coerente e a volte sembra priva di una sua
linea di design. Le icone, ad esempio, hanno forme a
“caso”: ci sono quelle tonde, quelle quadrate, quelle
con gli angoli arrotondati e quelle con una forma loro.
Manca coerenza, e per tanti aspetti legati alla user inter-
face se non si riesce a trovare una soluzione che possa
soddisfare dal punto di vista estetico allora si “copia”
Apple: sono tanti gli elementi dell’EMUI che sembrano
copiati di pari passo da iOS, dalla gestione delle luci
dei ritratti nella sezione fotocamera passando per una
delle versioni del tasto “Home” che ricorda molto quel-
lo dell’iPhone X, anche se le gesture sono ovviamente
diverse. Il fatto che Huawei non abbia però aggiunto
ulteriori elementi, anzi, un po’ di cose sono state tolte e
la stabilità ne ha tratto vantaggio, lascia pensare che ci
si trovi sulla strada giusta: manca solo un linguaggio di
design da portare avanti come ha fatto Samsung con
la sua personalizzazione di Android a partire dal Galaxy
S8. E’ una pura questione di gusto estetico, ma se si
ambisce a diventare leader ogni dettaglio dev’essere
curato. Criticabile anche la disposizione di alcune op-
zioni: il tema Dark, utilissimo con l’OLED, è nascosto
nel menu batteria ma poteva essere benissimo ripro-
posto nel menu dedicato al display mentre l’Always
on Display è stato messo nel menu dedicato al blocco
schermo, reparto privacy, e trovarlo non è così imme-
diato. Presente come nel Mate 10 Pro la modalità De-
sktop che si attiva collegando un qualsiasi adattatore
USB Type C: funziona allo stesso modo, quasi tutte le
app sono compatibili anche se alcune lavorano solo in
modalità verticale.
TEST
Huawei P20 Prosegue Da pagina 28
di Matteo SERVADIO
Gmail avrà presto un aspetto tutto
nuovo sul web, grazie a un redesi-
gn che segue il percorso di rinnova-
mento che sta coinvolgendo tutti i servizi
di Mountain View. È la stessa Google ad
annunciarlo tramite una mail inviata agli
amministratori di G Suite. La nuova espe-
rienza di Gmail porterà con sé l’accesso
semplificato dalla casella di posta ad altre
applicazioni del pacchetto G Suite, come
Calendar. In arrivo anche le risposte ra-
pide che abbiamo imparato a conoscere
nelle app per Android e iOS, e la possibi-
lità di “posticipare” le email e scegliere di
visualizzarle in seguito. Oltre a questo, nel-
la nuova versione di Gmail sarà introdotto
il supporto offline nativo, nell’ambito della
progressiva migrazione dalle Chrome App
alle Progressive Web App. Un passaggio
APP WORLD L’annuncio è ufficiale, arriva direttamente da Google tramite una mail diffusa agli amministratori di G Suite
Gmail cambia volto, interfaccia rivista e nuove funzionalità Una nuova UI per il web, integrazione con Calendar, risposta rapida e supporto offline. In rete trapelano le prime immagini
che dovrebbe avvenire entro giugno
2018. Tutto racchiuso in una nuova inter-
faccia definita “essenziale”. Per quanto ri-
guarda le estensioni di Chrome, secondo
Google le più utilizzate funzionerebbero
già con la nuova versione di Gmail.
Trapelano i primi screenshotPoche ore dopo l’annuncio da parte di
Google, The Verge è entrata in possesso
di una serie di screenshot che rivelereb-
bero un’interfaccia all’insegna del mate-
rial design e di molte nuove funzionalità.
Dalla nuove immagini possiamo scorgere
un’inedita schermata di caricamento e
un’interfaccia radicalmente rinnovata. Se
non nello snaturare ciò che Gmail essen-
zialmente è, quantomeno nella modernità
delle icone e della grafica in generale, ol-
tre che nelle funzionalità. Possiamo infatti
notare le Sma+rt Replies citate da Google,
oltre alle icone accanto alle varie catego-
rie, in stile Inbox. Ancor meglio, si scorge
chiaramente una sidebar che accoglie
l’accesso rapido a Calendar, Keep e l’ap-
plicazione Tasks, di cui a questo punto
è confermata la definitiva riesumazione
dallo scantinato di Gmail. Il rumor di un
possibile totale redesign per la funzione Tasks di Google era nell’aria, e ora po-
tremmo facilmente aspettarci il lancio di
un prodotto completo. Il tutto incluso in
tre nuovi layout tra cui scegliere: una vi-
sualizzazione predefinita che mette in evi-
denza gli allegati, una comfortable view
che invece li nasconde e una compact
view che incrementa il numero di mes-
saggi che si possono visualizzare in una
singola pagina.
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
TEST Abbiamo provato il nuovo top di gamma LCD Sony, l’XF90. Non ha il nero dell’OLED, ma la resa è comunque buonissima
TV Sony 65 pollici. La recensione del nuovo XF90Rispetto ai modelli dello scorso anno sfrutta l’illuminazione Full LED Local Dimming per migliorare dinamica e contrasto
di R. PEZZALI e R. FAGGIANO
Chi cerca la qualità oggi punta soprattutto al-
l’OLED, ma è innegabile che per certi tagli di
schermo e in determinate situazioni un LCD
può ancora dire la sua, soprattutto quando il prezzo
dei modelli con diagonale superiore a 55” diventa in-
teressante. Abbiamo deciso di iniziare il lungo giro di
recensioni di TV 2018 proprio con un modello LCD, in
attesa che Sony, LG, Philips e Panasonic ci consegni-
no i primi modelli OLED e che Samsung ci mandi uno
dei nuovi esemplari QLED. L’XF90 Sony oggetto della
nostra prova è il nuovo modello top di gamma, ed è
disponibile anche nelle versioni da 49”, 55” e 75”: per
ovvie ragioni logistiche e di spazio abbiamo scelto la
versione da 65” e non quella da 75” (la 49” non era
disponibile), ma non dovrebbero esserci grosse diffe-
renze. Come l’XE90, che è stato a nostro avviso uno
dei migliori TV LCD dello scorso anno, anche il nuovo
XF90 si avvale di una retroilluminazione FALD, ovvero
Full Array Local Dimming, con la sorgente luminosa
posizionata dietro lo schermo per poter meglio gesti-
re la dinamica in diverse zone del quadro. Una scelta
indispensabile per poter gestire al meglio un segnale
HDR, soprattutto un HDR a metadati dinamici. Il TV,
oltre ad essere 4K è anche HDR ed è compatibile con
HLG, HDR10 e con Dolby Vision. Quest’ultimo arriverà
con un aggiornamento software nei prossimi mesi, e
lo stesso aggiornamento dovrebbe portare anche An-
droid 8 con Google Assistant integrato.
Design semplice, pronto per la soundbarSony ha rivisto il design dei suoi TV, anche se le dif-
ferenze rispetto alla vecchia line up rimangono mar-
ginali. Se gli OLED Sony si distinguono dalla massa,
soprattutto il modello A1, gli LCD complice anche la
base sono tutti simili tra loro. La base è stata dise-
gnata appositamente per poter ospitare, tra i due
supporti, la nuova soundbar compatta Sony, soluzio-
ne questa che dovrebbe essere presa seriamente in
considerazione perché l’audio del TV, come vedremo,
non è affatto perfetto. Il TV è anche più spesso, con-
seguenza questa dell’adozione di una retroillumina-
zione diretta che richiede una maggiore distanza tra
i LED e il pannello. Sony ha lavorato molto bene per
gestire la curvatura del retro: se visto dal fianco il TV
Sony KD65XF9005UN BUON TV, COME DA TRADIZIONE SONY 2.499,00 €Provando l’XF90 la domanda che ci siamo posti è se sia meglio acquistare un XE90 ad un prezzo ottimo, essendo ormai sul mercato da un anno, oppure se puntare sul nuovo modello. L’XF90 ha dalla sua il processore più potente e il Dolby Vision (arriverà), assente sulla serie XE, e se si guarda alla versione da 65” sicuramente conviene rispetto al modello già in commercio. Per quanto riguarda la qualità non è un OLED, e chi lo acquista dev’essere consapevole che per guardare un film un AF8 o un OLED A1 offrono una resa sicuramente migliore, ma l’OLED non esiste né nel taglio da 49” né in quello da 75”. Siamo comunque di fronte ad un TV con una buonissima resa HDR, con un controllo notevole della dinamica dell’immagine e con un processore che funziona bene soprattutto quando il materiale di partenza non è buono, cosa che vale per il 90% dei contenuti guardati abitualmente in TV. Il tallone d’Achille continua ad essere una interfaccia basata su Android che è completa e funzionale, ma che ha ancora qualche bug e soprattutto è lenta e a tratti eccessivamente scattosa. Se i processori degli smartphone hanno fatto passi da gigante, i produttori di TV continuano ad appesantire le interfacce con nuove funzioni ma non adeguano poi l’hardware che deve gestirle.
Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo
8 9 8 7 7 88.0
lab
video
COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEOttimo lavoro del processoreQualità dell’immagine con lo sport
Android TV a tratti fa le bizzeOttimo come resa, ma non può competere con un OLEDQualità audio non eccezionale
non appare affatto più spesso dei modelli dello scor-
so anno ma ovviamente lo è, di circa 2 cm. Sul retro
il Sony XF90 perde il disegno a scacchi e la gestione
intelligente del cablaggio: la base con le due singole
“zampe” impedisce di nascondere al meglio i cavi.
Il modello da 65” ha l’alimentazione integrata, e per
quanto riguarda le possibilità di connessioni come gli
altri modelli il nuovo Sony ha 4 porte HDMI ma solo
due sono abilitate 2.0b, quindi un utente dovrà stare
attento e dosare bene gli ingressi. Un utente con Sky
Q e una Xbox One X avrà esaurito gli ingressi 4K HDR,
e non ci sarebbe posto ad esempio per un Blu-ray Ul-
tra HD o una Apple TV 4K.
Ad oggi il Sony XF90 non supporta ancora il Dolby
Vision e questo potrebbe infastidire un po’ i possibili
acquirenti: Sony ha aggiornato al Dolby Vision modelli
più vecchi e la nuova lineup, nei negozi da qualche
settimana, ancora non è compatibile con l’HDR a me-
tadati dinamici Dolby. Il supporto è previsto nei pros-
simi mesi, sia per i contenuti in streaming come Netflix
sia per l’ingresso HDMI. Per quanto riguarda il pannel-
lo è ovviamente riflettente ma il trattamento antirifles-
so sembra migliorato, così come il filtro frontale che
non incide troppo sulla luminosità di emissione se si
guarda il TV da un angolo di visione molto decentrato
rispetto a quello ottimale.
segue a pagina 31
torna al sommario 31
MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
Android 7, Assistant arriverà a breveA bordo del Sony XF90 c’è ancora Android TV 7.0. Non
è una brutta piattaforma, anzi, Sony è riuscita a miglio-
rarla parecchio, ma usandola ci si rende conto che sia
Tizen che WebOS a livello di ottimizzazione hanno una
marcia in più. Veloce quando si accende il TV, più pas-
sa il tempo più l’interfaccia sembra “ingolfata”: un riav-
vio del TV con spina staccata una volta alla settimana
sembra quasi obbligatorio per eliminare i micro scatti e
il ritardo che si avverte dopo un uso frequente.
Sony ha cercato di ottimizzare l’interfaccia quanto ha
potuto, ma l’hardware sul quale gira Android TV è lo
stesso che equipaggiava i TV dello scorso anno, un
processore Mediatek per Smart TV che non può com-
petere a livello di prestazioni con i SoC dei moderni
smartphone. Android oggi gira bene su uno smartpho-
ne di fascia media, ma se guardiamo ai TV l’unico pro-
cessore che sembra in grado di dare prestazioni soddi-
sfacenti è il Tegra X1 di NVIDIA, che nessun produttore
di TV usa per il costo elevato. Il Mediatek fa il suo, ma
da quando Qualcomm ha deciso di non proseguire nel-
lo sviluppo dei processori per TV si sente la mancanza
di concorrenza in un campo che ne avrebbe bisogno.
Sony ha portato una serie di modifiche all’interfaccia di
Android TV, ma senza un supporto da parte di Google
massiccio è difficile riuscire a trasformare Android TV
in un sistema ottimizzato, veloce e completo.
Android 8 arriverà, e Sony ha sempre mantenuto le
promesse e continua ad aggiornare anche i vecchi
modelli: difficile dire quando. Si spera che Android 8
risolva anche qualche problemi che da sempre si porta
dietro, come l’impossibilità di gestire la frequenza per
i segnali inviati tramite Google Cast (vanno tutti a 60
Hz anche se l’originale è a 50 Hz) e la gestione dell’ali-
mentazione dei dispositivi USB collegati, anche alzano
il consumo dello stand-by. Dovrebbe arrivare invece a
breve, insieme all’aggiornamento per il Dolby Vision,
anche Google Assistant. Al momento in TV riceve co-
mandi vocali dal telecomando, mostra il tempo in pra-
tiche schede e anche i risultati delle partite, ma non ci
troviamo davanti al vero Assistant anche se l’interfaccia
potrebbe lasciare pensare il contrario.
Il telecomando dispone ovviamente di microfono e la
trasmissione dell’audio avviene tramite bluetooth. Stra-
namente la connessione digitale viene usata solo ed
esclusivamente per inviare la stringa di ricerca vocale,
perché per le normali operazioni si continua ad usa-
re l’infrarosso. Il telecomando è la classica unità Sony,
leggermente rivista nelle funzioni dei singoli tasti ma
comunque pratica, dopo averci fatto l’abitudine. Non
è retroilluminato.
Sintonia rapida, ma zapping lentoLe fasi di sintonia dei canali vanno svolte separatamen-
te per il digitale terrestre e per il satellite, dopo aver
dribblato l’inevitabile “sintonia analogica”. Per il digitale
terrestre l’acquisizione dei canali è abbastanza rapida e
con buona sensibilità, nessun canale disponibile sfug-
ge alla sintonia e poi bisogna risolvere manualmente
i conflitti lcn (sempre gli stessi che non vengono mai
risolti). Per il satellite si può impostare la ricerca sulla
piattaforma Tivùsat per velocizzare le operazioni, ma
non manca la possibilità di collegare due parabole per
impianti più sofisticati. La ricerca dei canali sat si svolge
poi abbastanza rapidamente con la formazione della
lista lcn proprietaria di Tivùsat. Durante la visione dei
canali si può incontrare qualche momentaneo intoppo
con l’indicazione “canale criptato” nei passaggi dai ca-
nali Mediaset a quelli Rai, ma il conflitto viene risolto
abbastanza rapidamente. Quello che invece infastidi-
sce è la lentezza nei cambio canali: lo zapping è dav-
vero lento, non solo sul satellite, dove potrebbe essere
giustificato dalla necessità di accedere alla smart card
per le autorizzazioni, ma anche sul digitale terrestre. In-
somma vita dura per chi ama lo zapping compulsivo.
Audio tollerabile Ma si poteva fare meglioSiamo alle solite: da un tv Sony ci aspettiamo sem-
pre prestazioni sonore al di sopra della media, ma
spesso rimaniamo delusi. Gli altoparlanti in questo tv
sono sistemati sul lato inferiore, con tanto di sbocco
dell’accordo reflex, ma con una modestissima potenza
di 2 x 10 watt. Il tv è settato in fabbrica sulla modalità
ClearAudio+, che adatta automaticamente la riprodu-
zione sonora ai contenuti. E bisogna ammettere che il
circuito funziona bene e trova effettivamente sempre
la soluzione migliore per i diversi contenuti. Meglio di
quanto si possa fare manualmente con le consuete
elaborazioni DSP preimpostate per dialoghi, cinema,
sport e musica. Volendo è disponibile anche un ulterio-
re effetto surround e un equalizzatore multibanda per
regolare meglio la risposta in frequenza. Però il tutto si
scontra con la povertà degli altoparlanti installati, basta
alzare il volume un poco oltre il normale per avere su-
bito pessimi risultati e rimbombi con la musica e con i
film. Le cose vanno meglio con i dialoghi e con i conte-
nuti in Dolby Digital (il tv è compatibile anche con il dts),
ma siamo comunque lontani dai migliori tv ascoltati e
lontani da quanto ci si aspetta da un tv Sony. Non deve
essere quindi casuale che la curiosa forma dei piedi-
ni di supporto sia studiata proprio per accogliere una
soundbar dedicata.
La qualità c’è, ma l’OLED è un’altra cosaProvare un TV LCD dopo aver visto così tanti OLED non
è semplice, perché il nero perfetto dell’OLED resta im-
presso nella mente come un riferimento costante. Ma
come abbiamo detto mille volte non c’è solo il nero,
e sebbene tutti prendano sempre a riferimento il nero
per valutare un display noi tendiamo a guardare tutto,
dai colori alla gestione del moto e soprattutto alla resa
con i contenuti che alla fine gli utenti guardano. Oggi
forse l’aspetto più importante di un TV è il processo-
re stesso, perché se il pannello è 4K quasi la totalità
dei contenuti che vengono fruiti non lo sono, e tante
volte non sono neppure HD. Sony ha adottato il suo
processore migliore su questo TV e si vede: l’X1 Extre-
me riesce a fare miracoli con contenuti di bassa qualità,
riuscendo a trovare sempre il giusto bilanciamento tra
miglioramento della nitidezza e riduzione del rumore.
L’immagine proveniente da un normale canale televisi-
vo non si può dire godibile (non per colpa del TV), ma
almeno si riesce a guardare e non appare affatto inna-
turale. La resa del TV ovviamente migliora se migliora
il materiale in ingresso, e per la nostra prova ci siamo
concentrati soprattutto su blu-ray, contenuti in strea-
ming, contenuti in HD da decoder e gaming. Senza
tralasciare ovviamente il 4K HDR da blu-ray Ultra HD,
che rappresenta però una visione di nicchia.
Out of the box come sempre il TV non può essere
preso come riferimento, perché ci troviamo davanti ad
una immagine che colpisce ma che non ha nulla a che
vedere con quella che dovrebbe essere una situazione
di visione ottimale. Fortunatamente Sony ha la buona
abitudine di creare dei profili per la visione Cinema più
che buoni, e Cinema Pro è tra questi.
Ricordiamo che i TV Sony non integrano un CMS per
gestire i primari e i secondari quindi più di tanto non si
può fare, se non ovviamente andare a correggere la li-
nearità sulla scala di grigi. In ogni caso l’errore, corretto
i grigi, è decisamente contenuto.
Il livello del nero rispecchia quello che ci si attende da
un TV LCD, non profondo e totale come quello di un
TEST
TV Sony KD65XF9005segue Da pagina 30
segue a pagina 32
torna al sommario 32
MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
OLED ma il Full Array Local Dimming, unito al black
frame insertion nel caso in cui si decida di attivarlo,
portano comunque la visione ad un livello di godibili-
tà buono. Se da una parte il local dimming aumenta il
contrasto percepito e permette di gestire meglio certe
situazioni, come ad esempio oggetti molto luminosi su
fondo scuro, dall’altra è impossibile arginare quel fe-
nomeno che prende il nome di blooming o halo, ov-
vero l’alone luminoso attorno alle immagini. Qui solo
un TV come lo ZD9, grazie ad un numero di zone ele-
vatissimo, riusciva a contenere questa situazione, ma
realizzare un TV con una illuminazione così potente e
gestita è più costoso che realizzare un OLED. Il filtro
anteposto da Sony poi riesce abbastanza a contenere
il blooming se visto frontalmente, ma appena si cambia
l’angolo di visione il problema diventa più evidente: al
30% dal centro l’alone luminoso attorno agli elementi a
forte contrasto diventa più intenso.
Contenuta invece la situazione se si guarda il TV in
un ambiente luminoso: l’immagine appare più com-
patta e uniforme, la resa cromatica gradevole e la
luminosità più che adeguata. Il punto di forza del TV
è senza dubbio il processore e soprattutto il sistema
X Motion Clarity: regolandolo in modo opportuno si
ottiene un’immagine leggermente più scura ma con
un’ottima definizione sulle scene veloci e la quasi to-
tale assenza di motion blur. Qui sta all’utente scegliere
la soluzione più piacevole: si può lasciare il microscatto
tipico del 24p oppure si può portare la visualizzazione
verso quello che molti definiscono effetto telenovela,
in quest’ultimo caso con l’aggiunta anche di qualche
artefatto. In assenza di segnale nativo a 120 fps il si-
stema X Motion Clarity funziona molto bene sullo sport
e soprattutto sui videogiochi, anche se in questo caso
dobbiamo segnalare un input lag decisamente alto.
Usando il nostro strumento, che però lavora a 1080p,
abbiamo misurato 40 ms minimo anche in modalità ga-
ming, valore questo eccessivo per molti.
Spostandoci su materiale più di qualità, quindi strea-
ming da Netflix con materiale 4K non possiamo fare
altro che apprezzare il dettaglio e la buona dinamica
che il TV riesce ad offrire, anche le stesse scene viste
su un OLED assumono tutto un altro spessore. Inoltre
la luminosità appare decisamente alta, e abbassando-
la si perde incisività sull’HDR. Manca il Dolby Vision,
arriverà tra qualche mese, ma manca anche un po’ di
incisività. La stessa cosa vale per i dischi in blu-ray Ultra
HD, i pochi che abbiamo provato: la qualità c’è, ma cre-
A fianco la misura che abbiamo ottenuto con il TV impostato di fabbrica, sopra invece la versione post calibrazione.
diamo che ormai fare di più sia impossibile con questa
tecnologia spremuta fino all’osso.
Concludendo, per quanto riguarda la visione, è un TV
adatto più a vedere contenuti a definizione standard,
HD di buona qualità e per godere dello sport. Il van-
taggio vero è la disponibilità nei tagli da 49” e da 75”,
perché su 55” e 65” con l’OLED non c’è partita.
E’ vero che il listino di questo LCD è più basso, ma un
OLED dello scorso anno, anche non Sony, si porta a
casa con un centinaio di euro in più. E lo stesso mo-
dello da 65” provato, 2.499 euro di listino, non è poi
così distante dall’attuale prezzo di mercato di un OLED
A1 da 65”, TV però eccezionale per qualità, design e
prestazioni audio.
TEST
TV Sony KD65XF9005segue Da pagina 31
di Roberto FAGGIANO
P er gli appassionati di scienza e tec-
nologia ci sono ottime notizie: ora i
canali televisivi della NASA NTV3 e
NTV4 sono disponibili liberamente anche
sul satellite Hot Bird di Eutelsat, in risolu-
zione Ultra HD e HD. Una programmazio-
ne di eccezionale interesse culturale che
si lega anche alla qualità delle immagini.
Sui nuovi canali sarà possibile vedere in
diretta le immagini della Terra riprese dal-
la stazione spaziale orbitante della NASA,
la vita quotidiana a bordo della stazione,
immagini del sistema solare, riprese in
diretta dei lanci delle diverse missioni e
la completa serie di documentari realiz-
zati dalla NASA dalle prime esplorazioni
ENTERTAINMENT Le immagini di NASA TV sono ora disponibili anche via satellite da Eutelsat Hot Bird
Spettacolo assicurato con le immagini via satellite di Nasa TV. Anche in 4KUno strumento di aggiornamento scientifico e culturale, visibile direttamente sul TV di casa
dello spazio sino alle missioni
più recenti. Si tratta dunque di
un interessante mix di qualità
tecnica (4K) e di contenuto, un
vero e proprio spettacolo per
gli occhi.
Il palinsesto completo dei nuo-
vi canali è disponibile sul sito
web della NASA. Passiamo
dunque alla cosa più interes-
sante in assoluto, ovvero come fare
per vederli. I due nuovi canali televisivi
sono dunque free to air e vengono tra-
smessi da Eutelsat Hot Bird dai 13° Est
entrambi, con le seguenti caratteristiche:
NASA TV Ultra HD (NTV-4) – 4k UHD,
HEVC encoding; NASA TV HD (NTV-3)
– MPEG-4 encoding
Frequenza: 11373 MHz- Polarizzazione
Orizzontale, DVB-S2, 8PSK, FEC 3/4 -
Symbol rate: 27500
Al momento non è prevista la collocazio-
ne dei due canali nella numerazione LCN
Tivùsat, che si collocheranno quindi nella
numerazione generica creata da ogni tv
o decoder.
TV E VIDEO
Samsung Arrivano i TV Cinema LED per la casaLa tecnologia che Samsung ha usato per realizzare i cinema del futuro, qui il reportage da Zurigo, arriva anche nelle case. Samsung ha infatti iniziato a commercializzare la nuova gamma di schermi LED pensati per installazioni home cinema domesti-che di alto livello, display modulari con dimensioni variabili da 110” a 260”. Quattro i modelli disponibili, sia in versione Full HD sia in versio-ne Ultra HD: le versioni Full HD sono da 110” e 130” e differiscono per i pixel pitch, 1.2 mm o 1.5 mm. Per l’Ultra HD le dimensioni raddoppia-no: 220” o 260”. La soluzione da 130” costa 75.000 euro: non certo alla portata di tutti, anche per il tipo di applicazione.
torna al sommario 33
MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
TEST Abbiamo messo a confronto due coppie di diffusori attivi: i JBL XStream (549 euro) e gli Audioengine HD6 (799 euro)
Diffusori senza fili, in prova due modelli Hi-FiOttime prestazioni in Bluetooth o via cavo, entrambi sono perfettamente in grado di sostituire un impianto stereo tradizionale
di Roberto FAGGIANO
C’è chi si accontenta di un diffusore Bluetooth
e chi invece vuole ascoltare meglio la propria
musica preferita da una vera coppia di diffuso-
ri stereo. Per chi sceglie la seconda soluzione le propo-
ste di livello medio-alto non sono poi così tante. Per il
nostro confronto abbiamo scelto gli Audioengine HD6
(799 euro) e i JBL XStream (549 euro) che hanno en-
trambi ambizioni di fornire una riproduzione musicale
seria da tutte le sorgenti disponibili, ma sono piuttosto
diversi nelle funzioni e nella finitura.
Gli Audioengine HD6 sono tra i migliori modelli in ca-
talogo di questo piccolo marchio specializzato proprio
in tema di diffusori e in campo da più di una decina di
anni. Hanno un aspetto sobrio ed elegante, con mobile
in legno disponibile in diverse finiture (noce, nero e ci-
liegio), dimensioni compatte e buona versatilità.
Gli ingressi disponibili partono dal Bluetooth con aptX
e proseguono con un ingresso digitale ottico e due in-
gressi analogici in versione pin rca e minijack. C’è pure
un’uscita stereo per collegare un eventuale subwoofer
attivo. Gli HD6 sfruttano la formula del diffusore “princi-
pale” con ingressi e amplificatore stereo che si abbina
a un diffusore passivo da collegare con il tradiziona-
le filo nero-rosso. Sul diffusore sinistro troviamo sul
frontale la manopola per variare il volume e una spia
di accensione, solo sul retro il pulsante di accensione
vero e proprio. Stranamente manca un selettore della
sorgente, trovata automaticamente quando viene atti-
vata una fonte musicale. In dotazione anche un piccolo
telecomando in alluminio per il volume e per il muting.
I JBL XStream sono l’ultima evoluzione di un diffusore
di grande successo come il Control, nato ancora nello
scorso secolo come modello da esterni che non te-
meva l’umidità e poi cresciuto in una vera famiglia con
diffusori più grandi e poi attivi con e senza fili. I Control
sono stati subito un grande successo per lo storico
marchio USA, tanto da vantare una miriade di imita-
zioni cinesi. Gli XStream sono la versione più recen-
te, integrano Google Cast audio e Spotify Connect e
quindi sono gestibili anche il wi-fi oltre che in Bluetooth
e soprattutto sono inseribili in un ambiente multiroom
JBL Control XStreamTANTA ENERGIA E LA COMODITÀ DEL CHROMECAST INTEGRATO 549,00 €L’ultimo rampollo della grande famiglia Control ha il grande pregio del Chromecast integrato e quindi è il diffusore ideale per lo streaming da uno dei tanti servizi compatibili con il dispositivo di Google. La finitura spartana lo rende ideale per collocazioni anche poco curate o all’aper-to, dove la resa esuberante non avrà difficoltà a vivacizzare anche spazi molto ampi. L’impostazione sonora è quella tipica di JBL, vivace e grintosa ma comunque senza enfasi eccessive o rimbombi in gamma bassa. Non bisogna chiedere agli XStream raffinati dettagli sonori ma comunque la resa è molto buona già dal Bluetooth per le applicazioni più semplici.
Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo
8 8 7 8 8 87.9
lab
video
COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEPrestazioni sonore grintoseChromecast integratoDimensioni compatte
Finitura modestaMancanza applicazione dedicataSpie di controllo poco visibili
Google. Oltre a mantenere il collegamento Bluetooth
hanno anche un ingresso stereo minijack.
A differenza dei concorrenti del test, i JBL sono due
diffusori entrambi attivi e quindi non serve un colle-
gamento fisico tra loro, serviranno invece due cavi di
alimentazione. La finitura è molto spartana e robusta
con un guscio di plastica molto resistente e al momen-
to disponibile nella sola variante nera. Un deviatore
sul retro permette di scegliere il canale da riprodurre,
una opportunità utile per piazzare il diffusore con la
connessione wi-fi – denominato primario - più vicino
Audioengine HD6UN TOCCO DI RAFFINATEZZA ALLA MUSICA 799,00 €I diffusori Audioengine HD6 sono stati una piacevole sorpresa all’ascolto, capaci di sostituire senza problemi un comune impianto stereo, ben costruiti e anche ben rifiniti. La resa musicale è ottima sin dall’ingresso Bluetooth con aptX e raggiunge i vertici della categoria potendo sfruttare l’ingresso digitale. Sono ideali per un serio e attento ascolto di ogni genere musicali da streaming o da sorgenti tradizionali, anche rispetto ad alcuni concorrenti più costosi. Non trascurabile il prezzo di listino, comunque giustificato dalla cura nella costruzione e dalla dotazione di accessori per il collegamento.
.
Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo
9 8 8 8 9 88.5COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEPrestazioni sonoreCostruzione e finitura molto accurateTelecomando in dotazione
Prezzo elevatoBisogna collegare tra loro i due diffusori
Gli Audioengine HD6, sul frontale del diffusore sinistro la manopola per regolare il volume.
segue a pagina 35
torna al sommario 34
MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
al router, non ci sono infatti ingressi via cavo per una
LAN. Tasti e ingressi sono protetti contro l’umidità da
uno sportellino in gomma e quindi possono sopportare
l’umidità, anche se con cautela visto che il connettore
per l’alimentazione non è protetto. I controlli per volu-
me, accensione e stand-by con spie luminose integrate
sono del tipo a membrana e posizionati sul diffusore
primario. In tema di dimensioni gli Audioengine sono
più grandi dei JBL: 30 x 18 x 25 cm contro 25 x 17 x
14 cm (A x Lx P) ma rimangono comunque facilmente
collocabili su un ripiano. I JBL hanno i bordi arrotonda-
ti e il diffusore è leggermente inclinato all’indietro se
poggiato su un ripiano, possibile anche fissarli a parete
tramite staffe opzionali.
Costruzione diversa ma ugualmente validaCome abbiamo anticipato i diffusori in prova sono mol-
to diversi tra loro nell’estetica, anche se poi nascon-
dono entrambi validi contenuti tecnici. Gli Audioengine
possono vantare un robusto mobile in legno, accurata-
mente rifinito e con bordi smussati. All’interno ci sono
molti rinforzi per rendere più stabile il mobile e inoltre
c’è un completo riempimento con abbondante mate-
riale fonoassorbente. Sotto alla base troviamo un’am-
pia superficie gommata per eliminare le vibrazioni. Il
condotto reflex è sul retro ma con la forma rettangolare
molto sottile che minimizza l’influenza della parete po-
steriore, sempre comunque da tenere a debita distan-
za. Molto buoni tutti i connettori e soprattutto i cavi for-
niti nella generosa dotazione: troviamo un lungo cavo
(quasi 4 metri) di collegamento per il diffusore passivo,
un cavo di segnale pin rca da circa 2 metri e un cavet-
to minijack, sempre di buona lunghezza. Eccellente la
cura dei dettagli per i cavi: terminali a banana saldati e
protetti, terminali minijack e pin rca dorati e perfino la
cura del sacchetto in tessuto per ospitarli; anche i due
diffusori sono singolarmente avvolti in una custodia di
tessuto, una bella sensazione di qualità che appaga il
cliente che ha speso non pochi soldi per l’acquisto.
Gli altoparlanti utilizzati sono un midwoofer da 14 cm
con membrana in kevlar e un tweeter a cupola da 25
mm, l’amplificatore analogico eroga 50 watt RMS per
canale (0,05% THD). Da segnalare nella circuitazione
un pregevole convertitore D/A AKM 4396, in grado di
trattare segnali fino a 192 kHz/24 bit. Per proteggere
gli altoparlanti è possibile usare la griglia in tessuto in
dotazione.
I JBL XStream sono anch’essi dei due vie con accordo
reflex posteriore, gli altoparlanti utilizzati sono un mid-
woofer da 13 cm e un tweeter da 25 mm; la potenza
disponibile è di 2 x 30 watt RMS ottenuti da un am-
plificatore digitale. Grazie alla costruzione in materiale
plastico il peso è relativamente ridotto, ma comunque
rimane un’ottima sensazione di robustezza e solidità.
La finitura è molto spartana, forse poco adatta a un
arredamento curato, ben in evidenza il logo di fabbri-
ca mentre il frontale è protetto da una robusta griglia
fissa. Inaccessibile l’interno ma dall’accordo reflex si
vede spuntare del materiale fonoassorbente. Per la
connessione in rete JBL non ha previsto una applica-
zione specifica, il diffusore va configurato tramite Goo-
gle Home, come se fosse un Chromecast Audio. Già
prevista anche la compatibilità con Google Assistant
con successivi aggiornamenti firmware. Durante le fasi
di collegamento (in Bluetooth, in wi-fi e tra diffusore
sinistro e destro) il diffusore emette toni di conferma,
però con un volume assai esagerato; in dotazione
non c’è un telecomando e quindi la variazione del vo-
lume deve avvenire con i tasti sistemati sul diffusore
primario, oppure tramite Chromecast e le diverse app
compatibili. I tasti nascondono anche le spie colorate
(non visibili dal frontale) per segnalare l’accensione,
la connessione Bluetooth e lo stand-by. Ci sarebbero
anche delle spie sul frontale, ma sono talmente fioche
che si vedono con difficoltà solo in una stanza comple-
tamente buia.
Entrambi non deludono all’ascoltoPer l’ascolto dei due diffusori abbiamo usato principal-
mente lo streaming musicale, quello di Qobuz in alta
risoluzione tramite Chromecast e quello standard di
Spotify tramite Bluetooth; inoltre abbiamo collegato un
TV con il cavetto minijack per saggiare una ulteriore
possibile sorgente. Nel caso degli Audioengine abbia-
mo potuto sfruttare l’ingresso digitale e la relativa usci-
ta del Chromecast audio, in modo da superare la non
eccelsa qualità del convertitore interno del dispositivo
Google e superare il limite dei 96 kHz.
Iniziamo dagli HD6 dall’ingresso digitale e la prima
impressione è subito ottima: non sembra proprio di
trovarsi davanti a diffusori da scaffale e soprattutto
stupisce la cura e il dettaglio della gamma acuta, ca-
pace di restituire una scena tridimensionale credibile.
In particolare con l’ultimo album di Bjork, Utopia, dispo-
nibile in versione 192 kHz su Qobuz, la nostra stanza
si riempie letteralmente di suoni classici ed elettronici
in ogni direzione, compresa l’altezza. La gamma bassa
non è da pugno allo stomaco ma è comunque com-
pleta e assolutamente priva di rimbombi o risonanze.
Si può anche alzare discretamente il volume senza
che gli HD6 perdano il controllo. Risultati ancora otti-
mi con il Bluetooth aptX, che sembra superare i limiti
della compressione con brani ben registrati. Molto
buona anche la resa dei programmi televisivi, che si
aprono su orizzonti inesplorati rispetto anche a molte
soundbar che abbiamo ascoltato in passato. Trovare
difetti all’ascolto è praticamente impossibile, le note
negative sono venute solo per colpa delle registrazioni
tropo compresse; in genere prevale il piacere d’ascol-
to di qualsiasi genere musicale e su questo campo gli
Audioengine riscattano in pieno il loro prezzo di listi-
no non proprio trascurabile. L’ascolto dei JBL inizia dal
Bluetooth semplice (l’aptX purtroppo non è disponibile)
ma subito delinea la personalità dei diffusori, molto grin-
I JBL XStream sono il top di gamma della serie Control, sono entrambi attivi, non necesitano di un colle-gamento tra di loro e bisogna assegnare a ognuno di loro il suo canale.
Grande versatilità per gli Audioengine HD6, con ingressi anlaogici e digitale, il diffusore attivo è il sinistro mentre il destro è passivo e va collegato fisicamente all’altro.
Il telecomando degli Audioengine permette di variare il volume ma non la sorgente.
TEST
Confronto diffusori senza filisegue Da pagina 34
segue a pagina 36
torna al sommario 35
MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
tosi e capaci di sopportare anche volumi elevati senza
scomporsi, indicando quindi la possibilità di sonorizzare
senza difficoltà anche ambienti molto grandi o addirit-
tura spazi all’aperto. La resa non sembra proprio quella
di una sorgente Bluetooth, evidentemente è stato uti-
lizzato un buon circuito DSP per ovviare alle carenze
della trasmissione wireless. In un quadro positivo però
stona la gamma bassa e medio bassa poco controllata,
il problema è però facilmente risolvibile impostando la
modalità Wall su ogni diffusore, anche se in effetti du-
rante il test la parete posteriore era a più di 20 cm dal
diffusore. Nella nuova modalità il controllo non è pro-
prio perfetto, ma a molti potrebbe piacere questa resa
più corposa. Sfruttando il Google Cast audio con Qobuz
la qualità della riproduzione sale ulteriormente ma non
come ci aspettavamo, probabilmente subentra la quali-
tà del convertitore D/A integrato nel dispositivo Google
a frenare la resa con brani non compressi. Comunque
siamo sempre su ottimi livelli, degni del prezzo di listino
e sempre con quella piacevole grinta sul medio basso
che aiuta spesso a rendere più coinvolgente l’ascolto.
Infine ascoltando il tv la resa è ottima, capace di ren-
dere più corposa la resa sonora e a dare un pizzico di
profondità alle colonne sonore dei film.
Ai punti vince AudioengineAbbiamo scoperto due diffusori attivi che hanno supe-
rato le nostre aspettative, facendo valere il loro prezzo
più elevato con prestazioni altrettanto superiori alla
media dei diffusori di questa categoria. Raggiungendo
pure prestazioni comparabili a quelle di sistemi tradi-
zionali con amplificatore e diffusore di costo anche più
elevato. Si tratta sostanzialmente di prodotti destinati
a utenti diversi. Gli Audioengine HD6 sono un gradi-
no sopra i JBL per il migliore equilibrio e la maggiore
capacità di sfruttare segnali in alta risoluzione tramite
l’ingresso digitale e il Bluetooth con aptX. I JBL hanno
il grande vantaggio del Chromecast integrato però non
raggiungono la raffinata qualità musicale degli avver-
sari, in compenso hanno molta più grinta e sono più
versatili nella collocazione, oltre al non trascurabile
vantaggio nel prezzo di listino.
TEST
Confronto diffusori senza filisegue Da pagina 35
di Alessandro CUCCA
L’enorme catalogo di Ikea cresce
ancora e aggiunge due interessan-
ti gadget alla già ricca lista di appa-
recchi elettronici per la casa.
Stavolta è il turno di due nuovi speaker
bluetooth che forse anticipano la serie di
prodotti che vedremo a partire dal 2019
quando diventerà operativa la collabora-
zione con Sonos. Nel frattempo abbiamo
questi due speaker, si chiamano Eneby e
sono disponibili in due formati e tre colo-
ri. Il più piccolo, quadrato con 20 cm di
lato costa 49 dollari mentre il più grande,
da 30 cm, costa 89 dollari. Ad oggi sono
disponibili solo in USA e UK nei colori gri-
gio, bianco e nero, con la retina anteriore
intercambiabile in grigio o nero. Come
ci si poteva aspettare da Ikea il design
è minimale e lineare, per ben integrarsi
con i mobili e gli altri complementi d’ar-
redo dell’azienda svedese. Con le sue
dimensioni, il nuovo speaker Eneby può
infatti essere posizionato alla perfezione
all’interno degli scaffali Kallax o Eket, op-
pure trasportato all’aria aperta grazie alla
sua comoda maniglia.Per 10 dollari si piò
acquistare anche uno stand da tavolo.
HI-FI E HOME CINEMA La gamma Eneby di speaker Bluetooth Ikea per ora è disponibile in USA e UK
Ikea lancia i diffusori Bluetooth EnebyHanno design minimalista e buona autonomia. Il montaggio si riduce a un paio di viti
Seguendo inoltre la tradizione Ikea, an-
che per questo prodotta è richiesto un
minimo di assemblaggio, poca cosa in
verità, dato che si tratta solo di montare
la maniglia. Tra gli accessori è presente
anche una batteria aggiuntiva che può
portare l’autonomia fino a 10 ore di ripro-
duzione continua. Entrambi gli speaker
hanno una funziona di auto spegnimen-
to utile per risparmiare energia.
Lo speaker si presenta con un’unica ma-
nopola sul frontale per la regolazione del
volume ed è presente anche un jack AUX
per collegare sorgenti non bluetooth.
Sulle specifiche audio non ci sono molti
dettagli, ma dalle immagini si può notare
che la versione più grande ha in dotazio-
ne un tweeter e un woofer separati.
HI-FI E HOME CINEMA
Nuovi colori per Sonos OneSonos annuncia una nuova versione speciale colorata del modello One, disponibile in rosso, verde e giallo. La nota di colore non è una semplice cover aggiuntiva, come accade per alcuni concorrenti, ma riguarda l’intero diffusore. La versione speciale è realizzata in collaborazione con il marchio danese di design Hay, che ha scelto le tonalità di colore più di tendenza e che meglio si abbinano agli arredamenti più moderni.Un’altra novità importante, svelata da Sonos solo in un tweet, è la compatibilità con AirPlay2, ma non viene chiarito se questa nuova opportunità di colle-gamento sarà estesa anche ai modelli standard dell’intera gamma oppure sarà riservata a questo modello spe-ciale. Il nuovo Hay Sonos One Limited Edition sarà disponibile da settembre, il prezzo di listino sarà di 259 euro, contro i 229 del modello standard.
www.audiogamma.it
P5 Wireless.Abbiamo eliminatoil cavo ma il suonoè rimasto lo stesso.
P5 Bluethooth, musica in mobilitàsenza compromessi con 17 ore diautonomia e ricarica veloce perperformance allo stato dell'arte. Lasolita qualità e cura nei materiali diBowers & Wilkins adesso senza filigrazie alla nuova P5 S2 Bluetooth.
133_bw_P5w_pgp_ddy.qxp:- 19-09-2016 14:13 Pagina 1
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
segue a pagina 38
TEST Fedele nei secoli, almeno i due che ha toccato: ecco tornare alla ribalta la vecchia Polaroid in versione rinnovata
Polaroid One Step 2, un salto indietro nel tempoUn modo di fare foto divertente e che fa riflettere: con solo 8 scatti nel “rullino”, le fotografie “a caso” sono il peggior nemico
di Gianfranco GIARDINA
L a reazione di chi ci ha visto estrarre dallo zaino la
Polaroid One Step 2, la riedizione moderna del-
la vecchia One Step, pressoché unanime: “Che
spettacolo, hai una Polaroid!”. E questo – in maniera
stupefacente - a prescindere dall’età: la Polaroid è
un’icona pressoché trasversale alle generazioni. An-
che se, alla pressione del tasto e alla classica fuoriu-
scita della fotografia dalla feritoia frontale, le reazioni
sono differenziate: chi ha qualche capello bianco in
testa, risentendo quello suono meccanico, vive un
flashback agli anni della gioventù che solo i ricordi
ben radicati sanno evocare. I più giovani, invece, sono
attratti e quasi sedotti dalla fisicità della fotografia, la
foto come oggetto e non come dato, una sensazione
che i nativi digitali non hanno mai avuto.
Il perfetto contrario degli smartphoneQuesta non è una prova “tecnica” nel senso stretto
del termine: i contenuti tecnici della Polaroid sono
fermi a trent’anni fa, pur con le modifiche e i perfe-
zionamenti del caso. Se valutassimo questa macchina
per le foto che può dare, sarebbe un’inevitabile boc-
ciatura: l’ultimo degli smartphone scatta foto migliori.
Ma non dà la stessa esperienza.
Non c’è dubbio che un oggetto come la Polaroid One
Step 2 sappia entrare nel cuore; e lo fa sia per quello
che è, che per quello che non è. Ci spieghiamo: l’ope-
razione nostalgia è evidente, con una macchina foto-
grafica che rievoca un’estetica lo-fi che di fatto non è
mai stata persa, anche nell’era digitale. Basti pensare
alla stragrande maggioranza dei filtri di Instagram e
compagni, che il più delle volte invece di arricchire le
foto, le “guastano” per riportarle al basso dettaglio,
al viraggio discutibile e al contrasto zoppicante tipi-
co delle foto a sviluppo istantaneo. E questo, nell’era
del ritorno del vinile, non può che sedurre un certo
pubblico.
Ma questa Polaroid piace anche per il fatto di essere
il perfetto contrario degli smartphone: innanzitutto ha
una sola funzione; e poi è decisamente ingombrante,
vistosa, rumorosa allo scatto; e, se è vero che stampa
direttamente l’immagine, è altrettanto vero che non è
possibile vederla immediatamente, come si fa con le
foto digitali, ma bisogna attendere diversi minuti.
Polaroid OneStep 2RITORNA LA PASSIONE POLAROID. MA LE PELLICOLE SONO CARE 119,99 €La nuova Polaroid One Step 2 al lancio è andata di fatto esaurita, ed evidentemente qualche motivo c’è. Se si tratta di una “magia” del vintage o del gusto del “facciamolo strano”, non importa. Di certo si tratta di un ritorno gradito e di successo: il dossier sul tavolo degli uomini di marketing di Polaroid è come far proseguire questo “hype” anche quando, tra qualche stagione, il ritorno del brand non farà più notizia. Per adesso, continuiamo a divertirci con gli scatti quadrati che hanno ispirato Instagram. E alla fine, possiamo anche cedere alla tentazione di fotografare con lo smartphone le Polaroid sviluppate per poterle poi condividere sui social: va bene essere vintage, ma non troppo…
.
Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo
6 8 8 10 9 67.2
lab
video
COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEFedele alla tradizioneFacile da usarePiace (per motivi diversi) a adulti e ragazzi
Pellicole careMancanza dell’oculare a cannocchialeIngombro non trascurabile
Com’è fatta la nuova PolaroidLa One Step 2 è una classica Polaroid nella versione
dal più semplice utilizzo: ottica a focale e a fuoco fissi;
tre livelli di esposizione (standard o corretta per so-
vraesporre e sottoesporre); flash integrato che scatta
sempre, a meno che non lo si inibisca schiacciando
l’apposito tasto; classico cartridge da 8 scatti da inseri-
re con le pellicole pronte all’esposizione.
Le concessioni alla modernità ci sono, ma sono tutto
sommato nascoste: la batteria agli ioni di litio interna, la
cui ricarica avviene attraverso una presa micro USB; i
piccoli LED che danno indicazione degli scatti rimanen-
ti; e il tasto che permette di impostare l’autoscatto. Non
c’è molto da fare, quindi, se non inquadrare e scattare,
e questo tutto sommato è un segno di coerenza con
la filosofia dell’apparecchio originario, improntato alla
totale semplicità. La finitura è curata ma il feeling è in-
dubbiamente “plasticoso”, non fosse altro per il volume
generoso a confronto di un peso molto contenuto; ma
peraltro non è che quello che vecchie Polaroid fosse
molto diverso. Di una cosa, invece, si sente la man-
canza: i modelli più di successo tra i tanti Polaroid del
passato, tra cui la SX70 One Step di cui questa è la
riedizione, avevano un mirino ottico galileiano dotato
di una sorta di cannocchiale che permetteva sia una
visione valida che una minimizzazione dell’errore di
parallasse dovuto a una possibile errata centratura del-
l’occhio; in questa riedizione, invece, il mirino è “nudo”
a filo macchina, con la forma stessa dell’apparecchio
che impedisce un valido appoggio dell’occhio: il risul-Sul retro della macchina, sulla destra, si nota la presa microUSB dalla quale si ricarica la batteria che garantisce settimane di autonomia.
Sul bordo superiore ci sono 8 LED che si accen-dono per indicare il numero di scatti utili ancora disponibili nel cartridge .
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
TEST
Polaroid OneStep 2segue Da pagina 37
tato è che, se non si sta attenti, non è raro sbagliare
inquadratura. Un limite certamente grave visto che gli
scatti, non essendo digitali, sono limitati e costosi. De-
cisamente meglio, invece, il posizionamento del flash
all’interno del telaio principale: così non era per molti
modelli d’epoca (come la stessa SX70), che avevano il
flash in un corpo esterno.
Le pellicole compatibili sono di due tipi: le più classi-
che Serie 600 e le nuove i-Type: queste ultime, secon-
do l’azienda, promettono i colori più saturi e i migliori
contrasti che si siano mai visti su una Polaroid; il pacco
pellicole i-Type non integra la batteria che invece è
necessaria per il buon funzionamento nella serie 600,
visto che la nuova One Step 2 ha la batteria ricaricabile
interna: questo rende la nuova pellicola, oltre che mi-
gliore, anche un po’ meno cara.
La nostra prova: come prendere la macchina del tempoPassiamo alla prova vera e propria: la casa produttrice
raccomanda l’utilizzo con le pellicole i-Type per otte-
nere i migliori risultati. Noi abbiamo utilizzato pellicole
in bianco e nero e a colori della serie 600, le uniche
disponibili al momento della nostra prova: quindi, sul
fronte qualitativo, sicuramente ci sono dei margini di
miglioramento rispetto a quanto da noi sperimentato.
Ma la premessa deve essere chiara: questa Polaroid
non fa della qualità d’immagine il suo vanto. E infatti il
risultato è quello che è, molto “Polaroid”: tutti coloro
che hanno visto gli scatti da noi realizzati hanno de-
finito le immagini come richiamate a forza da un’altra
epoca, teletrasportate direttamente dagli anni ’70. E
infatti questa è l’estetica degli scatti, che certamen-
te in digitale può essere ricreata facilmente con un
filtro; ma non c’è dubbio che in questo caso si abbia
la sensazione di essere di fronte al vero progenitore
di Instagram.
Non è solo una questione di stile dell’immagine: quel-
lo che “scuote” è il cambiamento di paradigma, che
per molti è uno shock che potrebbe anche essere
considerato educativo. Innanzitutto gli “scatti finiti”: il
pacchetto è da 8 scatti, non infiniti come ormai siamo
abituati con smartphone e fotocamere digitali. Questo
porta alla necessità e all’esercizio di una profonda se-
lezione dei soggetti e delle situazioni da riprendere,
un atteggiamento che oramai è stato completamen-
te perso e, che come ben sappiamo, genera mostri:
come scatti a super-raffica in cui è poi lo smartphone
a scegliere lo scatto migliore, o le ormai super-noiose
fotografie di pietanze impiattate e altre amenità simili.
Il ritorno alla Polaroid costringe il fotografo a riaccen-
dere quella parte del cervello dedicata alla selezione
degli scatti, e questo è solo un bene anche per gli
effetti benefici di ritorno anche sulla pratica digitale.
L’altra cosa che cattura e stranisce a un tempo è il
fatto di avere scatti assolutamente “unici” e, diversa-
mente dai file digitali, non replicabili infinite volte, non
“backuppabili” e non condivisibili sui social: una sorta
di “fotografia al portatore”, che piace perché fuori dal
tempo e sicuramente più “preziosa”.
Potremmo anche finire qui con la prova, il resto conta
poco: se funziona, l’obiettivo è raggiunto; come fun-
ziona, nel caso specifico, importa molto meno.
Due “rullini” di alti e bassi A due euro a scattoVeniamo comunque a una valutazione degli scatti: pre-
mettiamo che, in piena filosofia Polaroid, anche noi ab-
biamo operato a scatti finiti e la nostra prova si è esauri-
ta a 16 fotografie. Non c’è dubbio che i limiti in termini di
qualità d’immagine siano molti, a partire dal fuoco, che
è fisso, da 60 cm all’infinito, secondo i dati dichiarati. In
realtà, i soggetti ravvicinati sono penalizzati anche dal
flash, che scatta sempre se non viene escluso e che,
come tutti i flash compatti ad emissione frontale, tende
a bruciare volti dei soggetti in primo piano. Nelle foto
in interni con profondità, infatti, l’effetto del flash finisce
presto e i soggetti nei piani più lontani vengono inevita-
bilmente affogati negli scuri. La focale dell’ottica, nella
prova pratica, si è rivelata un po’ troppo corta: l’angolo
di campo è di circa 40° sia in orizzontale che in verticale
(il fotogramma è quadrato), il che equivale per larghez-
za inquadrata, più o meno a un normale, un 50mm, se
fosse su una reflex full frame. E in molte inquadrature,
questo angolo risulta forse un po’ troppo stretto, so-
prattutto per una fotocamera a focale fissa; la costrizio-
ne è un po’ aggravata dal fatto che, senza certezze sul
La nostra prova è stata fatta con le pellicole della serie 600, che integrano anche le batterie per far funzionare i vecchi modelli. Con la One Step 2 questa batteria non serve e si possono usare le più attuali pellicole I-Type, che non integrano la batteria.
Non c’è dubbio che la specialità della Polaroid sia la ripresa delle persone. Impossibile però fare ritratti ravvicinati: il fuoco minimo è a 60 cm.
Due foto fatte con la stessa illuminazione e pari impostazioni: in quella di sinistra il flash non ha schiarito a sufficienza; in quella di destra ha bruciato il volto.
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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018
vero ritaglio della foto per via del mirino ottico, è ne-
cessario prendersi dei margini, cosa che rende l’angolo
utilizzabile concretamente ancora più ristretto. Il flash
- lo dicono tutti i fotografati - tende ad abbagliare: evi-
dentemente è decisamente intenso, sicuramente di più
rispetto ai LED degli smartphone. Ma evidentemente la
macchina ha bisogno di molta luce. E malgrado il flash,
nelle foto in interni, spesso la foto risulta sottoesposta.
l tiro del flash è comunque strutturalmente limitato a
qualche metro e la macchina è vorace di luce. Questo
vuol dire che se il campo è lungo, inevitabilmente i sog-
getti sullo sfondo saranno drasticamente sottoespo-
sti. La stessa gamma dinamica della pellicola è molto
“stretta”: nella foto dello stadio, con il campo in ombra
e gli spalti al sole, il primo si chiude eccessivamente e i
secondi si bruciano. Ma non lo chiameremmo neppure
un problema, quanto una caratteristica. Se il costo della
macchina, 120 euro di listino, è perequato a quanto ci si
aspetterebbe per un tecno-gadget divertente, le note
dolenti arrivano con i prezzi delle pellicole: le nuove i-
Type vengono 16 euro, precisamente 2 euro a scatto;
le 600, che integrano anche la batteria, arrivano a 19
euro. Il prezzo più adeguato alle aspettative sarebbe
a nostro avviso di circa la metà, per avvicinarsi a quel-
l’euro a foto che diventerebbe una soglia psicologica
più accettabile. Contrariamente ai luoghi comuni e alle
vecchie abitudini, le nuove pellicole durante lo sviluppo
non vanno agitate all’aria e, se possibile, non vanno af-
fatto esposte alla luce. Lo sviluppo è più lento di quanto
non avvenisse qualche anno fa: servono almeno 15 mi-
nuti per arrivare alla versione finale dell’immagine.
Al di là dell’uniformità delle tinte, che non è mai stato
il punto forte delle Polaroid, quello che è parsa un po’
erratica è l’esposizione: in condizioni apparentemente
simili, alcuni scatti sono risultati decisamente troppo
chiusi, altri un po’ sovraesposti, senza un vero controllo
del fotografo sul risultato finale. Cosa che fa vivere l’at-
tesa dello sviluppo con curiosità e serena apprensione:
“come uscirà questa foto?”. Ma anche questo fa parte
del gioco.
TEST
Polaroid OneStep 2segue Da pagina 38
Tipico errore di parallasse nell’inquadrare con lo scomodo mirino ottico: il fotografo vedeva i soggetti centrati e invece puntava verso l’alto. Solo dopo qualche scatto sbagliato, si capisce a quali particolari stare attenti e si evita il problema.
In interni, i soggetti in fondo alla tavolata fini-scono al buio: la Polaroid è affamata di luce e se il campo è lungo e i soggetti lontani o si riesce a creare una forte illuminazione nell’ambiente oppure è meglio non scattare.
Queste due foto sono state scattate a pochi secondi l’una dall’altra con pari impostazioni: quella di sinistra è stata fatta sviluppare in piena luce; quella di destra, come da consigli di Polaroid, è stata tenuta coperta. Quest’ultima infatti risulta più contrastata e meglio incisa, mentre la prima è più “flou” e perde in dettaglio.
La gamma dinamica della pellicola è molto “stretta”: nella foto dello stadio, con il campo in ombra e gli spalti al sole, il primo si chiude eccessivamente e i secondi si bruciano.
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MAGAZINEn.10 / 1823 APRILE 2018
di Massimiliano ZOCCHI
N ella Gazzetta ufficiale numero 90
del 18 aprile è stato pubblicato
il decreto Smart Road, redatto
dal Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti lo scorso 28 febbraio. Scatta
così l’attuazione delle nuove norme per
i soggetti sia pubblici che privati che vo-
lessero testare la guida autonoma nel
nostro Paese. Nel decreto vengono in-
dicate le modalità per ottenere l’autoriz-
zazione, oltre a specificare chiaramente
quali veicoli possono essere considerati
a guida autonoma. Viene inoltre chiari-
to un tema fondamentale: il personale
di servizio a bordo è responsabile del
veicolo e deve sempre poter prendere il
controllo in tempi rapidi. In particolare si
legge: “l’occupante del veicolo, il quale
dovra’ essere sempre in grado di as-
sumere il controllo del veicolo indipen-
dentemente dal grado di automazione
dello stesso, in qualunque momento se
ne presenti la necessita’, agendo sui
comandi del veicolo in assoluta prece-
denza sui sistemi automatizzati e che,
pertanto, e’ il responsabile della circola-
zione del veicolo”
Come fare dunque per testare un’auto a
GUIDA AUTONOMA Parte la sperimentazione della guida autonoma anche nel nostro Paese
Pubblicato in Gazzetta il decreto Smart Road Autorizza i test sulle auto a guida autonoma L’occupante dell’auto “dovra’ essere sempre in grado di assumere il controllo del veicolo”
pilota automatico? Innanzitutto la vettura
deve essere in grado di compiere tutte
le manovre senza intervento umano, se
non per emergenza, ed avere una pre-
cedente omologazione stradale nella
sua versione normale. Una volta appu-
rato che il mezzo è idoneo, la sperimen-
tazione viene autorizzata dal Ministero
stesso, dal Dipartimento per i trasporti,
la navigazione, gli affari generali e il
personale. Tra i soggetti che possono ri-
chiedere il permesso oltre ai costruttori
figurano anche gli istituti universitari e gli
enti di ricerca, sia pubblici che privati.
Il decreto poi contiene altre misure che
riguardano l’infrastruttura stradale. Si
mira a un miglioramento globale delle
strade italiane, soprattutto dal punto di
vista della digitalizzazione dei servizi
e della connettività. Le strade saranno
dotate di hot-spot Wi-Fi e di connes-
sioni dati ad alta velocità per permet-
tere la comunicazione con i veicoli nel
prossimo futuro. Tutto questo in una
prima fase entro il 2015. In un secondo
momento, a partire dal 2030, si punterà
alla gestione del traffico, deviazioni di
flusso dei veicoli e gestione dinamica di
parcheggi e di colonnine di ricarica per
veicoli elettrici.
di Alessandroi CUCCA
I onity ha inaugurato la sua prima sta-
zione di ricarica fast per auto elettri-
che, nell’area di servizio Brohltal Ost
lungo l’autostrada A61. Nel piazzale gli
automobilisti trovano 6 stalli di ricarica e
fino al 31 maggio 2018 potranno caricare
gratis. In questa localita’ Ionity ha usato
delle strutture dell’australiana Tritium,
capaci di erogare una potenza massi-
ma di 350 kW con connettore standard
Combo CCS in corrente continua. In altre
localia’ abbiamo visto invece materiale
fornito dalla tedesca ABB o di Porsche
Engineering. Ionity promette di installare
circa 400 stazioni in tutta Europa (Italia
RETE DI RICARICA Prima stazione di carica in Germania per Ionity, lungo l’autostrada A61
Inaugurata la prima stazione Ionity in Germania La stazione offre 6 stalli di ricarica con attacco Combo CCS fino a 350 kW di potenza
compresa) e potrebbe affidarsi a
materiali diversi in localita’ diver-
se. Da notare che in questa prima
installazione “ufficiale”, Ionity offre
esclusivamente ricarica tramite il
connettore combo CCS (quello uf-
ficialmente definito come standard
europeo già dal 2010) tralasciando,
almeno per ora, quello di Tipo2,
utile agli utenti Tesla, e sopratutto quello
ChaDeMo utilizzato dalla popolare Nis-
san Leaf. La Leaf è l’auto elettrica piu’
venduta in Europa, insieme alla Renault
Zoe, ed escludere l’attacco fast di que-
ste due auto dalla stazione ricarica Ionity
è una scelta decisamente forte e discuti-
bile, a tutto vantaggi dei marchi tedeschi.
Ma forse è ancora presto per esprimersi,
questa potrebbe essere una prima in-
stallazione di test mentre le successive
saranno gestite diversamente. Non è
stato dichiarato nulla in merito ai prezzi
di ricarica una volta che la fase di lancio
con ricarica gratuita terminera’ a partire
dal primo giugno.
In vacanza in camper con Yescapa Quando AirBnB incontra il car sharingArriva anche in Italia la piattaforma di condivisione dei camper Yescapa di Franco AQUINI
Il camper sharing di Yescapa arriva anche in Italia. D’altronde nekl no-stro Paese sono moltissimi gli ap-passionati delle vancanze in cam-per e una piattaforma del genere è l’ideale per noleggiare un camper per un periodo anche limitato, met-tendo in correlazione la domanda (necessità di camper) e l’offerta (un proprietario che per diverse ragio-ni utilizza il camper soltanto poche settimane l’anno). Come risaputo, i costi di mantenimento di un camper, soprattutto se fermo, sono altissimi. Ecco quindi che una piattaforma di condivisione del camper, proprio come si fa con le case in AirBnB, rappresenta la formula perfetta per sfruttare di più il mezzo e tagliare i costi di manutenzione.L’uso di Yescapa è piuttosto sempli-ce: si inserisce luogo e data della partenza e la data di ritorno. La piattaforma mostra le soluzioni di-sponibili insieme a una dettagliata scheda del mezzo e del proprieta-rio. Il tutto correlato ovviamente dai commenti degli utenti che hanno già testato il proprietario e il relati-vo mezzo. C’è ovviamente anche in questo caso, come in quasi tutti i servizi di condivisione, un sistema di verifica del proprietario, in modo da limitare il più possibile truffe o situazioni spiacevoli. Un’idea di costo? Un camper semi integrale da 4 posti letto per 2 set-timane a Giugno, con partenza da Milano, costa circa 75€ al giorno.
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MAGAZINEn.10 / 1823 APRILE 2018
di Gianfranco GIARDINA
A pochi giorni dal Gran Premio di Formula E di
Roma, dove è stata mostrata la Jaguar i-Pace, la
prima auto completamente elettrica del marchio
inglese, l’atteso SUV è ritornato sul palcoscenico que-
sta volta del Fuorisalone, nel contesto del Salone del
Mobile di Milano. La vettura, che è già possibile preor-
dinare ma che sarà disponibile solo tra qualche mese,
è stata esposta al centro di una seducente installazio-
ne di corde, strutture metalliche e luci blu (elettrico,
ovviamente) nel chiostro del Piccolo Teatro di Milano,
in pieno centro. Per l’occasione, abbiamo potuto incon-
trare Ian Callum, il celebre direttore del design di Ja-
guar, dalla cui matita sono usciti, solo per citarne alcuni,
la F-Type, la nuova XF e i due SUV F-Pace e E-Pace. E
ovviamente anche l’attesa I-Pace è una sua creazione,
la prima completamente elettrica.
DMove.it: Come cambia la progettazione di un vei-colo a trazione elettrica? È possibile avere telaio ed estetica simile in modelli a trazione differente?Ian Callum: “Non completamente. Si può provare ad
avere un’auto che sia disponibile in versione termica
e in versione elettrica, ma nel passaggio da uno al-
l’altro progetto devi cambiare molte cose. Innanzitut-
to perché la presenza del motore termico nel cofano
anteriore cambia la resistenza agli incidenti frontali,
tanto per fare un esempio. Ma poi ci sono anche mol-
ti altri aspetti, come la diversa distribuzione dei pesi,
che influisce sull’assetto. In una fase di transizione può
anche essere che qualcuno provi a sfruttare lo stesso
progetto di base per i due tipi di trazione, ma nel futuro
non sarà così…”
DMove.it: Quindi man mano che l’elettrico si afferma, vedremo comparire nuovi format?Callum: “Certo, i veicoli elettrici si differenzieranno
sempre più per struttura e aspetto da quelli tradizio-
nali. Anche perché hai molti meno vincoli rispetto alle
auto convenzionali, soprattutto sul fronte della posi-
AUTO ELETTRICA Alla Design Week di Milano, abbiamo incontrato l’uomo dalla cui penna sono usciti tutti gli ultimi modelli Jaguar
Intervista a Ian Callum, designer di Jaguar “Le auto elettriche devono essere esagerate” Sul palcoscenico del Fuorisalone a Milano protagonista la Jaguar i-Pace, la prima auto completamente elettrica del marchio
zione dell’abitacolo e sulla visibilità, visto che non hai
l’ingombro del motore”.
DMove.it: La linea mediana della i-Pace è più “curva” rispetto a E-Pace e F-Pace, pur essendo veicoli tutto sommato simili. Piuttosto ricorda di più le linee di F-Type. Come mai questa scelta?Callum: “Abbiamo voluto creare qualcosa che esage-
rasse l’auto. Una linea troppo orizzontale sarebbe ap-
parsa troppo statica e un veicolo elettrico deve appa-
rire un po’ più esagerato di quelli convenzionali. Credo
comunque che questa sarà una tendenza nella linea
delle auto del futuro”.
DMove.it: Ma in questo modo, alzando le linea poste-riore, non si è finiti per ridurre un po’ troppo il lunotto posteriore? La visibilità non ne risente?Callum: “Il lunotto non è grande ma la visibilità è as-
solutamente OK, visto che la posizione del guidatore
è rialzata. Ma bisognava trovare un modo per rendere
la macchina emozionante, renderla dinamica. E visto
che il cofano non è lungo, è stato necessario giocare
su queste linee”.
DMove.it: Appunto, a questo proposito perché il co-fano è così corto? In questo modo non c’è un baga-gliaio anteriore, come offre Tesla per esempio…Callum: “Semplice, perché volevamo dare più spazio
all’abitacolo, più comodità agli occupanti, tutto qua.
In realtà la dimensione target della i-Pace in fase di
progettazione era inferiore a quella di una Tesla e la
nostra filosofia è comunque quella di massimizzare gli
spazi interni. Ma Tesla ha anche un’architettura dei cir-
cuiti elettrici diversa dalla nostra che permette loro di
avere spazio contenitivo anteriore. Noi nel frontale ab-
biamo l’inverter e altri componenti elettrici della mac-
china. Tutto ciò ha portato a un cofano anteriore di i-
Pace più corto di quanto ci si potesse attendere Credo
che anche questo sarà un trend dei design futuri”.
DMove.it: Restiamo sull’anteriore: la griglia frontale è molto generosa, ma forse dal punto di vista funzio-nale non così necessaria, visto che dietro non c’è un motore da raffreddare. Va bene l’estetica Jaguar, ma una griglia di questo tipo non ha impatti sull’aerodi-namica, così importante nei mezzi elettrici?Callum: “In realtà il terzo alto della griglia è del tutto
passante, crea un condotto che sbuca sul cofano e
ha una funzione aerodinamica, si comporta come una
vela e in qualche modo prepara i flussi d’aria per la
parte successiva del profilo dell’auto. La parte inferio-
re della griglia, in configurazione radiatore, potrebbe
sembrare inutile, ma l’aria che vi entra è molto impor-
tante per tenere bassa la temperatura delle batterie,
che degradano di molto le proprie prestazioni se si
scaldano eccessivamente; e anche per l’inverter e
l’altra elettronica. In verità avremmo potuto disegnare
la griglia anteriore più piccola, ma semplicemente il
muso sarebbe risultato brutto, con una bocca troppo
piccola rispetto all’altezza del veicolo: questa non è
una sport car”.
segue a pagina 42
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MAGAZINEn.10 / 1823 APRILE 2018
DMove.it: Parliamo degli interni: ci sono molte con-cessioni ai display digitali, ma non tutto è touch. Sono rimasti ancora diversi pulsanti e qualche ma-nopola. Come mai?Callum: “I controlli più frequenti, quelli che tocchi tutti
i giorni, sono rimasti fisici, come la regolazione delle
temperature e della climatizzazione. Anche se le stes-
se funzioni puoi controllarle anche digitalmente, sul
touch screen”.
DMove.it: Ma le abitudini dell’utenza non stanno cambiando? Oramai tutti interagiscono con uno smartphone senza pulsanti fisici e con tutti i controlli su touch screen...Callum: “È vero, ma per utilizzare lo smartphone devi
guardarlo. Noi non vogliamo che il guidatore debba
distogliere lo sguardo dalla strada per interagire con
i sistemi. Deve avere una serie di pulsanti e controlli
rotativi fisici che possa azionare anche senza guar-
dare, cosa che non potrebbe fare con nessun touch.
Nel futuro si diffonderanno a questo fine sempre più i
controlli vocali, ma per il momento la cosa migliore è
avere i display soprattutto per la parte informativa e le
interfacce fisiche per i controlli più frequenti”.
Dmove.it: Parlando di sistemi operativi, ha ancora senso, in un panorama così mutevole come lo scena-rio digitale, che i produttori di auto cerchino di creare il proprio sistema operativo e non si appoggino a si-stemi mainstream come Android o simili?Callum: “Noi abbiamo il nostro sistema operativo che
ovviamente è aperto al dialogo con altri sistemi come
tutti i principali smartphone. Ma i nostri sistemi sono
pensati per operare su strada e le necessità di un si-
stema operativo per l’auto sono diverse da quelle per
uno smartphone...”
DMove.it: Ma i produttori di auto riusciranno ad ave-re un ciclo di progettazione così corto da riuscire ad assorbire e fare proprie tutte le ultime evoluzioni in tema di tecnologia digitale?Callum: “In parte stiamo già lavorando per accorcia-
re il ciclo di progettazione e mettere a punto alcune
scelte strada facendo. Ma un grosso aiuto ce lo dà
anche il software: grazie all’aggiornabilità dei veicoli,
possiamo, quando l’hardware ce lo permette, aggiun-
gere funzioni e estendere le compatibilità a nuovi si-
stemi anche dopo che l’auto è su strada. E questo ci
permette di mantenere il veicolo attuale anche in uno
scenario che cambia così velocemente”.
DMove.it: Un’ultima domanda relativa a un tema
molto caldo in questo momento: la privacy. Le auto di oggi sono tutte connesse e raccolgono una grande quantità di dati che finiscono nelle mani dei produt-tori. Secondo lei non servirebbero delle regole più trasparenti e una spiegazione agli utenti più chiara su questi aspetti?Callum: “Sì, dovrebbero esserci informazioni più chiare.
Noi monitoriamo le nostre macchine in ogni momento;
sappiamo dove sono e dove stanno andando. A noi
è molto chiaro che tutti questi dati sono di proprietà
dell’utente e che i produttori non devono assoluta-
mente superare i loro ambiti. Certamente, con queste
informazioni in mano si potrebbero commettere gravi
crimini. Le persone meritano protezione, devono esse-
re protette da leggi chiare. È una questione filosofica,
sulla quale non ho certo controllo; ma il tema noi ce
l’abbiamo ben chiaro in testa”.
AUTO ELETTRICA
Intervista a Ian Callum, Jaguarsegue Da pagina 41
di Massimiliano ZOCCHI
P robabilmente è il prototipo più in-
teressante degli ultimi anni per la
casa francese. Stiamo parlando
della Renault Symbioz, presentata alla
fine dello scorso anno come concen-
trato delle idee future della casa della
Losanga, ed ora in esposizione a Mila-
no in occasione del Salone del Mobile.
Renault non si è limitata a presentare il
suo concept, ma lo ha arricchito grazie
alla collaborazione con la nota creatri-
ce di tessuti Alexandra Gaca, che ne
ha modificato i sedili, rivestendoli con
tessuti tridimensionali poi ripresi anche
in un divano per abitazioni. Viene così
sottolineato un aspetto fondamentale
di Symbioz, elettrica e a guida autono-
ma, che ha l’ambizione di essere più di
AUTO ELETTRICA Anche Renault non perde l’occasione di partecipare agli eventi legati al Salone del Mobile di Milano
Renault al Salone del Mobile trasforma la Symbioz in salotto Grazie anche alla collaborazione con Alexandra Gaca, la Reanault Symbioz diventa un ibrido tra vettura e salotto di casa
un’automobile, quasi un prolungamento
della casa del proprietario. E per accen-
tuare ancora di più questo concetto,
per l’esposizione milanese Renault ha
scelto una configurazione che appun-
to ricalca un soggiorno, con le quattro
sedute tutte rivolte al centro dell’abita-
colo, per permettere agli occupanti di
conversare anche durante il tragitto,
con tanto di tavolino in mezzo. Volante
e pedali assenti, a raggiungere la desti-
nazione ci pensa il computer di bordo.
torna al sommario 43
MAGAZINEn.10 / 1823 APRILE 2018
di Emanuele VILLA
P er investire in Italia a 360° sulla mobilità elettrica
ci vogliono tre cose: coraggio, mezzi e visione. Il
coraggio non può mancare: nel 2017 sono state
vendute in Italia 2.547 auto elettriche che rappresen-
tano lo 0,12% del totale. Ci piace ragionare in termini di
crescita, dove in Italia l’elettrico può vantare un +32,8%
sull’anno precedente, ma è indubbio che i numeri siano
ancora bassi. Evitiamo accuratamente il paragone con
gli stati nordici, ma ci domandiamo perché i francesi, a
due passi da noi, abbiano acquistato 30.921 mezzi a
zero emissioni lo scorso anno e siano già a un 1,2% del
totale. Eppure non c’è dubbio che il trend sia quello giu-
sto. Sarà magari mitigato da soluzioni e tappe interme-
die, ma la mobilità del futuro passerà senza dubbio dal-
l’elettrico. Ben vengano quindi aziende come Renault
che ormai da anni si erge a “paladino dell’elettrico” e
inizia a ottenere soddisfazioni. Di sicuro non sta otte-
nendo numeroni (per fare i quali l’azienda continua a
sviluppare auto a benzina), ma può vantare interessanti
dati relativi: col piccolo Twizy, la berlina compatta ZOE,
il veicolo commerciale Kangoo Z.E e il furgone Master
Z.E, Renault è prima in assoluto nel mercato europeo
con il 24% di quota e circa 5.000 veicoli venduti in Italia.
Al secondo posto Nissan con il 15%, giusto per restare
in famiglia. Inoltre, l’occasione lo richiede, l’azienda
francese è la partecipante più blasonata al campionato
di Formula E con tre vittorie consecutive da quando è
nata la competizione. Coraggio e mezzi non mancano,
ma ciò che spinge l’azienda è senza dubbio la visione.
Ce ne siamo accorti durante la presentazione che Re-
nault ha organizzato per l’e-Prix di Roma: l’azienda non
ha nessuna intenzione di produrre nuovi veicoli elettrici
e basta, vuole letteralmente cambiare l’approccio delle
persone alla mobilità e alla gestione energetica. L’auto
resterà uno strumento per effettuare gli spostamenti,
ma sarà green, connessa, autonoma, si controllerà con
le app (molto più di quanto si faccia oggi) e potrà anche
essere la riserva di energia per la casa nel caso ce ne
fosse bisogno o fosse semplicemente più economico.
Pensiamo anche al concetto di Vehicle-to-Grid, in cui
l’auto elettrica non solo preleva, ma fornisce corrente
al sistema nei momenti di picco (stabilizzazione del si-
stema) e per questo riceve del denaro in cambio. Poi,
quando il sistema è stabile e “rilassato”, l’auto si ricarica
come ha sempre fatto.
Oggi l’azienda è già molto avanti: la nuova ZOE con
autonomia di 300 Km WLTP (Worldwide Light Vehicles
Test Procedure) è in assoluto l’auto più presente nei
Car Sharing elettrici di mezzo mondo, Italia compresa,
Renault promette il 100% di concessionarie “formate”
sui temi dell’elettrico e capaci di gestire i dubbi in fase
di acquisto e un esercito di applicazioni (non tutte di-
sponibili ovunque, però) nate per semplificare enorme-
mente la vita a chi usa un veicolo elettrico o lo vuole
acquistare. Parliamo ad esempio di Z.E. Pass, disponi-
bile per iOS e Android, un’applicazione che localizza
le colonnine più vicine, filtra i risultati inserendo solo
AUTO ELETTRICA In occasione dell’e-Prix di Roma Renault ci parla dei suoi piani presenti e futuri di mobilità a zero emissioni
Renault, presente e futuro della mobilità elettrica Il mercato crescerà molto nei prossimi anni e Renault lo seguirà a 360°, con 8 nuovi veicoli, infrastrutture e tecnologie
quelle compatibili, dà informazioni sulla disponibilità o
meno delle stesse e permette di pagare con l’app sen-
za “impazzire” con carte di svariati network di ricarica
sparsi per il globo. Stessa cosa per Z.E. Trip, che replica
queste funzionalità nel sistema di bordo dell’auto, per
non parlare delle applicazioni dedicate ai clienti con
cui essi apprendono tutti i “segreti” dell’autonomia,
della ricarica (più o meno rapida) e via dicendo. Du-
rante l’evento è stata mostrata addirittura un’app (non
sappiamo in che Paesi disponibile) da installare nello
smartphone quando si è in viaggio su un’auto a motore
termico: essa simula il comportamento di un’ipotetica
auto elettrica nello stesso tragitto che si sta percorren-
do e segnala autonomia residua, colonnine da raggiun-
gere e via dicendo. Così ci si fa un’idea dell’esperienza
d’uso di un veicolo elettrico prima dell’acquisto.
Otto nuove auto elettriche sempre più abbordabiliChi investe oggi sull’elettrico lo fa perché è convinto
di vincere la propria sfida in futuro. Renault è convinta
che nel 2025 il mercato dell’elettrico non sarà lo 0,12%
attuale (dato italiano) ma raggiungerà il 10% nei Pesi UE
(trainati, neanche a dirlo, da quelli del nord), supererà il
10% negli US e raggiungerà addirittura il 14% in Cina: se
in India il potenziale 5% del mercato significa centinaia
di migliaia di pezzi, è ovvio che le grandi aziende au-
tomobilistiche guardino al mercato cinese con grande,
grandissimo interesse. Cosa farà Renault per arrivare
preparatissima nel 2025? Intanto aumenterà in modo
esponenziale la capacità di generare profitto dai veicoli
elettrici, fenomeno che è appena iniziato e creerà otto
nuovi veicoli elettrici entro il 2025 che non necessa-
riamente ricalcheranno i prototipi già visti: inizialmente
l’azienda si concentrerà su modelli accessibili, ma non
è esclusa la realizzazione di prodotti di alta gamma
come un SUV. Inoltre, Renault continuerà a creare va-
lore dai settori dell’energia (vedi sopra) e della mobilità
e spingerà sempre di più sul concetto di Easy Electric
Life, fondamentale per cambiare il modo di vivere delle
persone. Determinante a tal fine sarà il raggiungimento
dei 500 Km di autonomia come dato medio, la ricarica
ultrarapida con recupero di più di 150 Km in 15 minuti e
la riduzione dei costi: l’azienda stima di poter ridurre in
modo importante il costo dei veicoli elettrici realizzan-
do una nuova generazione di motori elettrici e - soprat-
tutto - riducendo in modo considerevole il costo delle
batterie. Staremo a vedere, perchè, in fondo... il 2025
non è così lontano.
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MAGAZINEn.10 / 1823 APRILE 2018
di Alessandro CUCCA
È passato poco tempo dalla presen-
tazione ufficiale della Jaguar I-Pace,
la prima auto 100% elettrica del mar-
chio, la cui commercializzazione è già
iniziata, che in casa Jaguar già si parla di
incrementare i modelli elettrici in gamma,
dimostrando il grande interesse di questo
costruttore per le nuove forme di mobilità.
Non tutti i modelli saranno 100% elettrici,
probabilmente vedremo comparire an-
che molte soluzioni ibride, ma è chiara
l’intenzione di Jaguar di voler diventare
protagonista del futuro mercato automo-
tive, arrivando entro breve ad avere, per
ogni modello in gamma, una versione di
motorizzazione alternativa alle classiche
benzina o diesel.Non abbiamo intercet-
tato nessun annuncio ufficiale, ma queste
sono le novità che possiamo attenderci.
Si parte con F-Type per cui è atteso un
nuovo modello nel 2020 e ci sarà la ver-
sione ibrida. Per F-Pace invece, uno dei
AUTO ELETTRICA Jaguar amplia velocemente la gamma di berline e Suv a zero emissioni
Jaguar a tutto elettrico: cresce la gamma EV Non tutti i modelli saranno 100% elettrici, probabilmente in arrivo anche soluzioni ibride
modelli più venduti, è atteso un facelifting
nel 2019, e in quell’occasione dovrebbe
comparire sul mercato la versione ibrida
plug-in. Destino simile per E-Pace, altro
SUV dai grandi numeri, che nel 2020 di-
venterà anche lui ibrido.
XJ invece dovrebbe rinascere nel 2019
come berlina di punta, simbolo di stile,
100% elettrico. Anche questo modello
verrà assemblato da Magna Steyr in Au-
stria, dato che utilizzerà molti componen-
ti in comune con I-Pace e si prevedono
numeri interessanti.
Anche la mitica XK potrebbe tornare in
tutto il suo splendore in una nuova ver-
sione 100% elettrica. Difficile dire quan-
do e se, ma Ian Callum, design director
di Jaguar, ha dichiarato a suo tempo che
è intenzionato a portare avanti questo
progetto.
di Franco AQUINI
F ord lancia la quarta generazione del-
la Focus, la fortunata berlina di gam-
ma media che da vent’anni popola
le strade di tutta Europa. Le novità sono
tante, a partire dallo stile e dal design
totalmente rinnovato sia negli interni che
negli esterni, ma a stupire è l’eccezionale
dotazione tecnologica, da vero primato in
questo segmento. Si parte dall’Adaptive
Cruise Control, in questa nuova versione
potenziato con Stop&Go, riconoscimen-
to dei segnali stradali e con l’aiuto per
mantenere l’auto in carreggiata.Un intero
capitolo è dedicato alle luci: Ford’s Adap-
tive Front Lighting System è un nuovo
sistema che utilizza una telecamera per
adattare le luci in funzione delle curve e
dei segnali stradali, migliorando la visibili-
tà in maniera efficiente e predittiva.
Migliora anche il park assist, la versione
2 di Active Park Assist può cambiare rap-
porto, accelerare e frenare per compiere
le manovre necessarie in totale autono-
mia premendo semplicemente un tasto.
Per quanto riguarda l’infotainment trovia-
GUIDA ASSISTITA Presentata la quarta generazione di Focus, la tecnologia a bordo è al top
La nuova Focus è un vero concentrato di tecnologia I sistemi di assistenza alla guida sono all’avanguardia, migliorato il sistema di infotainment
mo invece il primo
HUD (head-up di-
splay) montato da
Ford su un’auto
europea. Il display
a scomparsa ha il
duplice scopo di
migliorare la visi-
bilità e aumentare
la concentrazione
sulla strada. Tutte
le nuove Focus in-
troducono anche FordPass Connect, un
modem che dota il sistema multimediale
di bordo di una connessione a internet.
Non possono mancare anche un pad per
la ricarica wireless di smartphone e altri
dispositivi, SYNC 3 con display touch a
8 pollici e sistema audio B&O PLAY. Infi-
ne un ultimo dispositivo di sicurezza che
fa parte del capitolo dedicato alla guida
assistita: in caso di pericolo, Focus non
solo frena, ma è in grado di sterzare per
evitare un vicolo troppo lento o fermo, in
modo da evitare la collisione. Il sistema
si chiama Evasive Steering Assist ed è
un sistema di sicurezza in grado di pren-
dere il controllo dello sterzo al posto del
conducente, una tecnologia inedita su
questo segmento di auto.La nuova Fo-
cus guadagna tra l’altro anche un’inedita
versione crossover denominata Active
e una nuova versione Vignale, dedica-
ta a chi cerca il massimo dell’eleganza.
Disponibile in diverse motorizzazioni
- tutte rigorosamente a motore termico
- raggiungerà i concessionari con la ver-
sione berlina a cinque porte a partire da
Giugno, a un prezzo di partenza che si
aggirerà intorno ai 20.000 Euro.
Anche Buick debutta in elettrico presentato il SUV Enspire Al Salone di Pechino vedremo il primo SUV elettrico Buick 600 km di autonomia e accelerazione da 0-100 km/h in 4 secondi di A. C.
Durante il prossimo salone Auto China 2018 di Pechino i visitatori potranno ammirare il nuovo con-cept di SUV elettrico di Buick, il primo passo verso l’elettrificazio-ne dell’importante marchio ame-ricano. Si chiama Enspire, e sarà mosso da un motore con 400 kW di potenza, capace di spingerlo da 0 a 100 km/h in circa 4 se-condi. L’autonomia dichiarata invece, senza sapere che tipo di batteria sarà installata, sarà di quasi 600 km per singola carica. Buick ha dichiarato che il nuovo Enspire sarà capace inoltre di ricaricarsi ad alta velocità fino all’80% in circa 40 minuti. Gli interni fanno il pieno di tec-nologia e soluzioni avanzate tra cui un largo display OLED con un sistema che include funzioni di realtà aumentata e connettività di rete 5G ad alta velocità. Buick è il marchio lussuoso di General Motors, secondo solo a Cadillac, attualmente dedicato al mercato nord americano e cine-se. Ecco perché il nuovo concept verrà presentato in anteprima a Pechino dal 25 aprile al 4 mag-gio. Nessuna informazione è stata rilasciata in merito ai tempi di commercializzazione e a un eventuale prezzo di vendita.
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MAGAZINEn.10 / 1823 APRILE 2018
di Massimiliano ZOCCHI
L a Formula E a Roma è stata un suc-
cesso, forse anche sopra le aspet-
tative. Le malelingue forse avevano
dubitato che la macchina organizzativa
romana potesse incepparsi, invece tutto
è stato realizzato al meglio. Un succes-
so assoluto di pubblico, di motorsport, di
divertimento per appassionati, semplici
curiosi e famiglie con bambini al segui-
to. Nelle tribune e negli spazi su prato
e collinette (tutto esauritissimo) hanno
assistito alle prove e alla gara tanti tifosi
di Formula E ma anche parecchi tifosi
“importati” dalla Formula 1, ma anche
appassionati di MotoGP o di motori in
generale, fino ai semplici curiosi. Cor-
nice di pubblico varia ma con grande
coinvolgimento con tanto di standing
ovation per i giri finali. Ma l’ePrix di Roma
è stato anche un successo tecnico, con i
piloti tutti concordi col giudicare il trac-
ciato ricavato dalle strade dell’Eur come
MOTORSPORT Successo oltre le aspettative per la gara di Formula E per le vie della capitale
La Formula E a Roma: un successo assolutoLa Formula E a Roma si appresta a diventare un appuntamento fisso del campionato
il migliore del campionato. Dichiarazio-
ni che non sono certo sfuggite al CEO
Agag che ha subito forzato la mano per
far sì che la capitale sia una tappa fissa
del campionato 100% elettrico. Il Sin-
daco Raggi ha confermato che c’è una
base d’accordo per 5 anni e si lavorerà
da subito per concretizzarlo.
di M. Z.
L’amministrazione capitolina lo ave-
va promesso, così come l’organiz-
zazione e gli sponsor: la Formula E
non sarebbe costata a Roma un solo euro,
anzi ne avrebbe avuto benefici e indotto
economico. E così è stato con il primo
tangibile intervento dell’asfaltatura delle
strade interessate dal circuito cittadino.
Le vie dell’Eur non erano certo disastrate
come altre nella capitale, ma ora anche
quei pochi tratti con problemi godono di
un manto stradale tutto nuovo.
La seconda parte dell’accordo prevede-
va l’installazione di nuove colonnine di
ricarica pubblica per i veicoli elettrici e
anche questa promessa è stata mante-
nuta. Sono state infatti installate proprio
vicino al luogo della gara quattro colon-
nine EVA+ di Enel. Per la precisione si
tratta di installazioni con potenza massi-
ma di 95 kW, con i tre standard di ricari-
RETE DI RICARICA A solo due giorni dall’ePrix di Roma le strade erano già quasi del tutto sgombre
La Formula E lascia in eredità a Roma un nuovo asfalto e colonnine di carica fastInstallate vicino al luogo della gara quattro colonnine EVA+ di Enel, e ne arriveranno altre
ca così da poter ricaricare velocemente
tutti i modelli di vetture che dispongono
della carica fast. Sono ubicate in Largo
Apollinaire, Piazza Marconi, Viale Europa
e Viale dell’Arte. Sono solo una piccola
parte di quanto Enel ha programmato
per la città di Roma, che vedrà a breve
un forte rinnovamento della rete di rica-
rica, con le vecchie colonnine malfunzio-
nanti che finalmente verranno sostituite,
anche con un nuovo modello più moder-
no ed elegante. A voler proprio trovare il
proverbiale pelo nell’uovo, è forse un po’
uno spreco avere 4 strutture fast così
ravvicinate tra loro, che potevano es-
sere distribuite sul territorio più unifor-
memente. Ma la speranza è ovviamente
che questo sia solo l’inizio.
Marchionne ignora il successo della Formula E “Ferrari elettrica solo dal 2022”Marchionne si rimangia le parole di interesse nei confronti della Formula E di M. Z.
Tempo fa Sergio Marchionne ave-va espresso parole di interesse nei confronti della Formula E giu-dicandola un campionato emer-gente al quale Ferrari guardava con interesse. Ora sembra invece essersi rimangiato queste dichia-razioni. A margine dell’assemblea degli azionisti di Ferrari ha dichia-rato: “Formula E? Mi sembra non ci sia interesse”. Questa afferma-zione va di pari passo con l’oriz-zonte temporale espresso per quanto riguarda un possibile arri-vo di una Ferrari stradale comple-tamente elettrica. Secondo l’AD non ci sarà una vettura del cavalli-no a batteria prima del 2022. Nel frattempo Ferrari continue-rà ad investire nell’ibridazione dei motori con investimenti per 550 milioni di euro. Tornando al campionato 100% elettrico, pro-babilmente se Marchionne aves-se visitato il circuito del quartiere Eur, si sarebbe reso conto che in realtà l’attenzione è stata tanta, sia da parte dei media ma anche da parte dei tifosi. Tra le tribune e i prati intorno al tracciato c’era una moltitudine di magliette e cappellini del cavallino.Con l’ingresso nel circus elettrico di Mercedes e Porsche nella se-sta stagione, BMW già pronta per il prossimo anno, mancheranno solo i colori italiani, rappresentati per ora solo da Magneti Marelli che motorizza il team Mahindra. Perchè non usare un know-how del gruppo per una squadra no-strana?
Il tuo 5 per mille può cambiare la vita
di molti bambini prematuri.
E non ti costa nulla.
Ogni anno in Italia nascono 30.000 bambini prematuri, di cui circa 5000 hanno un peso inferiore a 1500 gr.Questi bambini hanno bisogno di cure, controlli e assistenza per molti anni.
E anche i loro genitori hanno bisogno del tuo aiuto.
Le donazioni ad AISTMAR Onlus vengono interamente impiegate per:- l’assistenza delle gravidanze a rischio o patologiche- la cura e il supporto al neonato prematuro
e alla sua famiglia nel percorso di sviluppo e crescita
Oppure puoi sostenere AISTMAR Onlus con versamenti su:• C/C Postale: 29328200• C/C BancoPosta: IBAN: IT 05 Z 07601 01600 000029328200 presso Posta di via Sambuco, 15 - Milano• C/C Bancario: IBAN: IT 30 R 05216 01619 000 000 003641 presso Credito Valtellinese, Agenzia n°14 - Milano
Tutto il personale di AISTMAR Onlus è volontario. L’intero ricavato delle donazioni viene impiegato in cure e assistenza ai neonati prematuri e patologici e alle loro famiglie.
AISTMAR Onlus - via della Commenda, 12 - 20122 Milano - www.aistmar.it
FONDAZIONE IRCCS CA’ GRANDA - OSPEDALE MAGGIORE POLICLINICODipartimento per la Salute delle Donna, del Bambino e del Neonato
U.O. di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatalevia Francesco Sforza, 28 - 20122 Milano
GIORNO MESE ANNO
CONTRIBUENTECOGNOME (per le donne indicare il cognome da nubile) NOME SESSO (M o F)
DATA DI NASCITA COMUNE (o Stato estero) DI NASCITA PROVINCIA (sigla)
CODICE FISCALE(obbligatorio)
DATI ANAGRAFICI
Da consegnare unitamente alla dichiarazioneMod. 730/2008 al sostituto d’imposta, alC.A.F. o al professionista abilitato, utilizzandol’apposita busta chiusa contrassegnata suilembi di chiusura.
MODELLO 730-1 redditi 2007
Stato
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Chiesa cattolica
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Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Assemblee di Dio in Italia
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Chiesa Valdese unione delle chiese metodiste e valdesi
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Chiesa Evangelica Luterana in Italia
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Unione Comunità Ebraiche Italiane
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Scheda per la scelta della destinazione dell'8 per mille dell'IRPEF e del 5 per mille dell'IRPEF
Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni riconosciute
che operano nei settori di cui all’art. 10, c. 1, lett a),del D.Lgs. n. 460 del 1997 e delle fondazioni nazionali di carattere culturale
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle finalità destinatarie della quota del cinque per mille dell’IRPEF, il contri-buente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. Il contribuente ha inoltre la facoltà di indicare anche il codice fiscaledi un soggetto beneficiario. La scelta deve essere fatta esclusivamente per una delle finalità beneficiarie.
Codice fiscale del beneficiario (eventuale)
Finanziamento agli entidella ricerca sanitaria
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
FIRMA
Finanziamento agli enti della ricerca scientifica e della università
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Codice fiscale del beneficiario (eventuale)
FIRMA
Sostegno alle associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento ai fini sportivi rilasciato dal CONI a norma di legge
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Codice fiscale del beneficiario (eventuale)
FIRMA
Codice fiscale del beneficiario (eventuale)
FIRMA
genziantrate
AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle sette istituzioni beneficiarie della quota dell'otto per mille dell'IRPEF, ilcontribuente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. La scelta deve essere fatta esclusivamente per una delleistituzioni beneficiarie.La mancanza della firma in uno dei sette riquadri previsti costituisce scelta non espressa da parte del contribuente. In tal caso, la ri-partizione della quota d’imposta non attribuita è stabilita in proporzione alle scelte espresse. Le quote non attribuite spettanti alleAssemblee di Dio in Italia e alla Chiesa Valdese Unione delle Chiese metodiste e Valdesi, sono devolute alla gestione statale.
In aggiunta a quanto indicato nell’informativa sul trattamento dei dati, contenuta nel paragrafo 3 delle istruzioni, si precisa chei dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.
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SCELTA PER LA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)
SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)
LA SCELTA DELLA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF E QUELLA DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF NON SONO IN ALCUN MODO ALTERNATIVE FRA LORO. PERTANTO POSSONO ESSERE ESPRESSE ENTRAMBE LE SCELTE
ALLEGATO B
9 7 0 2 8 2 1 0 1 5 7Mario Rossi
5 per mille claudio.indd 1 18/03/2010 19:42:07
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MAGAZINEn.10 / 1823 APRILE 2018
di Massimiliano ZOCCHI
Sul circuito di Termas de Rio Hon-
do, in occasione della seconda
tappa della MotoGP, si è tenuto il
secondo giro ufficiale per Ego Corsa, la
moto elettrica Energica che verrà fornita
a tutti i team che nel 2019 prenderanno
parte alla nascente MotoE.
La location Argentina è stata sfruttata
anche per una prima riunione semi-uf-
ficiale per iniziare a delineare meglio i
contorni della nuova categoria, in par-
ticolare per quanto riguarda i team par-
tecipanti. La prima notizia è che invece
delle 10 inizialmente previste saranno 11
le squadre a prendere il via, divise come
anticipato tra MotoGP, Moto 2 e Moto 3,
per un totale di 18 moto in griglia.
Sette team saranno i privati che parteci-
pano anche alla MotoGP, ovvero Tech 3,
LCR, Marc VDS, Pramac, Angel Nieto,
Avintia e Gresini, ognuno dei quali met-
terà in pista due Energica Ego Corsa
ciascuno. Mentre i rimanenti quattro
team saranno pescati dalle altre due
MOTORSPORT Sono stati svelati i team che parteciperanno al campionato di MotoE nel 2019
Tra i team di MotoE anche VR46 e SIC58 Saranno 11 le squadre a prendere il via nelle diverse categorie, per un totale di 18 moto
categorie. Come riportato da insideevs.
com sono confermati Pons Racing, In-
tact GP, il team di Valentino Rossi VR46
e la squadra che ricorda Marco Simon-
celli, SIC58 Squadra Corse. Questi team
minori avranno solo una moto, per arri-
vare appunto al totale di 18 in griglia di
partenza.
Il CEO di Dorna Carmelo Ezpeleta ha an-
che spiegato la formula allo studio per
la prima stagione. Sarà definita coppa e
non campionato per via del costruttore
unico e ci saranno cinque tappe in Euro-
pa anche se ancora non è stato deciso
quali saranno. Diversamente da quanto
ipotizzato nella primissima ora, è molto
difficile che saliranno in sella gli stessi
piloti che nei rispettivi team guidano le
moto a combustione, pertanto queste
prime conferme servono soprattutto ai
manager per avere il tempo di organiz-
zare le squadre e ingaggiare i piloti.
di M. Z.
L a mobilità elettrica come miglio-
ramento della qualità della vita in
tutti i centri urbani. È questa l’idea
alla base di eMob, la Conferenza Na-
zionale della Mobilità Elettrica, che dal
27 al 29 settembre avrà la sua seconda
edizione. La sede sarà sempre Milano,
questa volta presso Palazzo Lombardia,
dove ha sede anche la Giunta Regionale.
I concetti su cui ruoterà tutta la tre gior-
ni sono quelli già espressi nella “Carta
Metropolitana della Mobilità Elettrica”,
inizialmente promossa dai comuni di Bo-
logna, Firenze, Milano, Torino e Varese
e ad oggi sottoscritta da oltre 50 grandi
città italiane. L’evento è il più importante
a livello nazionale ed è promosso e or-
ganizzato dal Comune di Milano, Regio-
ne Lombardia, Camera di Commercio di
Milano, Brianza e Lodi, Enel, A2A, Hera,
Itas Assicurazioni, Cobat, tutti coordina-
ti dal prezioso lavoro di Class Onlus. A
URBAN MOBILITY A Milano si terrà la seconda edizione di eMob, la mobilità elettrica a tutto tondo
eMob 2018 andrà in scena dal 27 al 29 settembre Tre giorni dedicati a convegni e approfondimenti scientifici incentrati sulla mobilità elettrica
fianco degli organiz-
zatori ci sarà anche
un Comitato Scientifi-
co composto da RSE
spa, Elettricità Futura,
Asstra, Adiconsum,
CEI-CIVES, Amat e
Utilitalia.
Con il patrocinio del
Ministero dell’Am-
biente, i tre giorni si
divideranno in una
prima giornata (27 settembre) dedicata
alle istituzioni con interventi dei Sindaci
delle città promotrici, Governatori del-
le Regioni e rappresentati del Governo
nazionale. il 28 settembre invece ci sarà
la parte tecnico-scientifica, con convegni
coordinati da relatori di amministrazioni
comunali, atenei e centri di ricerca. Infi-
ne la terza giornata sarà completamente
dedicata agli automobilisti elettrici, con
dibattiti, test drive di auto elettriche in
collaborazione con le case costruttrici
e un raduno nazionale di veicoli elettrici
che dovrebbe sfiorare i 500 mezzi coin-
volti, che si esibiranno in una “carovana
silenziosa” per le vie di Milano.
Come anche per la scorsa edizione - te-
nutasi presso il Castello Sforzesco - an-
che noi saremo presenti per un report
puntuale ed esaustivo, ma nel frattem-
po chiunque volesse più informazioni
o desiderasse partecipare in qualità di
espositore o relatore può trovare tutte le
informazioni su www.emob2018.it.
Nasce Pininfarina Automobili Design italiano, soldi indiani e tecnica croataIn occasione dell’ePrix di Roma Pininfarina e Mahindra hanno ufficializzato la nascita della nuova azienda Arriverà una supercar elettrica, con l’aiuto di Rimac di M. Z.
In occasione dell’ePrix di Roma Mahindra e Pininfarina hanno uf-ficializzato la nascita di Pininfarina Automobili. La nuova realtà sarà indipendente da Pininfarina, che continuerà il suo lavoro nel design e nella progettazione, ma trarrà si-curamente beneficio dall’azienda madre. Il primo risultato di questi sforzi creativi e finanziari sarà la Automobili Pininfarina PF0, una supercar elettrica che presumibil-mente verrà presentata nel 2019 per arrivare alle prime vendite nel 2020. L’auto sarà molto probabil-mente costruita a Torino pescando ampiamente dal know how tecnico ormai consolidato grazie al team Mahindra Racing in Formula E. Non solo però, il grande gruppo indiano finanzierà anche il progetto con un totale stimato che potrebbe rag-giungere i 350 milioni di dollari.Un’altra importante azienda che verrà coinvolta è la croata Rimac, soprattutto per quanto riguarda la batteria e la gestione dell’elettro-nica. Le prime specifiche diffuse fanno paura: 1.500 cv di potenza, 0-100 km/h in solo 2 secondi e au-tonomia fino a 500 km. Fa paura anche il prezzo però: i primi 90 esemplari potrebbero costare ol-tre 150.000 euro.