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MAGAZINE n.176 / 18 23 APRILE 2018 Smartphone Android perso? Ecco come ritrovarlo Prigionieri nella metro di Milano a causa del biglietto elettronico 05 25 Huawei P20 Pro Usarlo è un piacere 30 Sony XF90: convince ma non è un OLED 34 JBL e Audioengine Musica Hi-Fi senza fili IN PROVA IN QUESTO NUMERO 41 Callum (Jaguar): “Le elettriche devono essere esagerate” A margine della Design Week di Milano abbiamo incontrato Ian Callum, designer di Jaguar che ha creato l’attesissima I-Pace 18 Al Salone del Mobile va in scena la cucina del futuro Forni che cuociono meglio il cibo, abbattitori e cappe che aspirano dal basso: la tecnologia è sempre più protagonista anche in cucina Honor 10 è il gemello del Huawei P20 con una marcia in più 14 16 Sky lancia i primi film in 4K HDR in download. Polemiche sul bitrate Disponibili sulla piattaforma On Demand di Sky i primi film e documentari in 4K HDR. Buone le prime impressioni Un film pesa meno di un evento live, ma questo è normale 06 Reportage: ecco dove finisce il tuo vecchio frigorifero 22 37 Polaroid One Step 2 la macchina del tempo 10 LG punta a produrre 10 milioni di OLED 11 Sharp: il TV 8K arriva Europa (a 12.000 €)

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

Smartphone Android perso? Ecco come ritrovarlo

Prigionieri nella metro di Milano a causa del biglietto elettronico 05

25

Huawei P20 Pro Usarlo è un piacere

30

Sony XF90: convince ma non è un OLED

34

JBL e Audioengine Musica Hi-Fi senza fili

IN PROVA IN QUESTO NUMERO

41

Callum (Jaguar):“Le elettriche devono essere esagerate”A margine della Design Week di Milano abbiamo incontrato Ian Callum, designer di Jaguar che ha creato l’attesissima I-Pace

18

Al Salone del Mobile va in scena la cucina del futuro Forni che cuociono meglio il cibo, abbattitori e cappe che aspirano dal basso: la tecnologia è sempre più protagonista anche in cucina

Honor 10 è il gemello del Huawei P20 con una marcia in più 14 16

Sky lancia i primi film in 4K HDR in download. Polemiche sul bitrate Disponibili sulla piattaforma On Demand di Sky i primi film e documentari in 4K HDR. Buone le prime impressioni Un film pesa meno di un evento live, ma questo è normale

06

Reportage: ecco dove finisce il tuo vecchio frigorifero 22

37

Polaroid One Step 2 la macchina del tempo

10LG punta a produrre 10 milioni di OLED

11Sharp: il TV 8K arriva Europa (a 12.000 €)

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

di Roberto PEZZALI

Comprare prodotti disponibili su

Amazon Usa dall’Italia ora è più

semplice: Amazon ha infatti inte-

grato la International Shopping Expe-

rience all’interno dell’applicazione per

smartphone Android e iOS. Ogni cliente

Amazon in Italia potrà selezionare que-

sta modalità, anche se al momento è

disponibile solo in cinque lingue, spa-

gnolo, inglese, cinese, portoghese e te-

desco.Una volta attivata la International

Shopping Experience l’app di Amazon

convertirà automaticamente i prezzi in

euro, farà una stima dei costi di spedi-

zione includendo anche eventuali oneri

doganali e gestirà l’ordine utilizzando

direttamente l’account e i metodi di pa-

gamento usati sul negozio italiano.

La spedizione, in molti casi, è davvero

rapida: solo due giorni per ricevere mer-

ce dall’altra parte del pianeta.

Questa modalità di acquisto è poco

MERCATO Amazon ha lanciato la International Shopping Experience nella sua applicazione

Amazon semplifica lo shopping in Usa Dazi inclusi e consegna in soli due giorni Ora possiamo acquistare sul sito USA pagando in euro. Spedizione gratuita per alcuni prodotti

nota agli utenti Amazon, ma è possibile

acquistare stando in Italia oltre 45 milio-

ni di prodotti disponibili negli altri paesi

facendoseli spedire al proprio domicilio.

Ora, grazie all’integrazione nell’applica-

zione, sarà tutto ancora più semplice.

Per provare la International Shopping

Experience serve oltre ad un account

anche l’applicazione aggiornata.

di R. P.

Subito.it, il più grosso portale ita-

liano di compravendite tra privati,

ha stretto un accordo con Nexive

per facilitare le spedizioni ai suoi clienti

e per minimizzare il rischio di truffe du-

rante la compravendita. Nonostante la

soluzione migliore per venditore e ac-

quirente sia incontrarsi di persona, valu-

tare le condizioni dell’oggetto e quindi

chiudere la fase economica, talvolta è

necessario ricorrere alla spedizione e

quindi anche alla fiducia reciproca tra

le due persone che stanno stringendo

l’accordo. Subito.it è un ottimo servizio,

ma come sempre quando tutto ruota

intorno all’uomo, possono capitare an-

che situazioni spiacevoli, come persone

truffate e pacchi che non arrivano. O ad

esempio una PS4 piena di sassi.

Proprio per questo motivo Subito si

è alleato con Nexive per fornire un

servizio in più: il venditore può usare

MERCATO Il più grosso sito di compravendite tra privati lancia il servizio di spedizioni sicure

Subito.it lancia le spedizioni sicure per limitare le truffeIl partner scelto da Subito.it è Nexive, con il corriere che controllerà il contenuto del pacco

Nexive come corriere e

chi riceve il pacco avrà la

garanzia di un controllo da

parte di Nexive prima della

spedizione e la possibili-

tà di pagare il corriere in

contrassegno, con banco-

mat o con carta di credito.

Nexive controllerà prima di

spedire il pacco che effet-

tivamente l’oggetto nella confezione sia

quello che il cliente ha acquistato, ma

come specificano le note “Non verran-

no eseguiti ulteriori controlli di qualità

o funzionamento del prodotto.” Non si

spediscono mattoni al posto di smar-

tphone, ma se lo smartphone arriva

rotto o graffiato Subito e Nexive non

possono fare nulla. La spedizione deve

essere acquistata dal sito di Subito e

parte da 9.5 euro fino a 1 Kg per arrivare

a 17,50 euro per pacchi XL da 10 a 20

Kg di peso. Si spera che la partnership

possa portare una riduzione delle truffe

e un servizio efficiente da parte di Nexi-

ve che tra i corrieri non gode di buona

reputazione: Nexive promette il preav-

viso di consegna al destinatario via e-

mail, 2 tentativi di consegna, il secondo

su appuntamento, l’avviso di giacenza

cartaceo ed elettronico e fino a 10 gior-

ni di giacenza gratuita, ma quello che

interessa è la puntualità e spesso viene

a mancare. Il servizio espresso, almeno

sulla carta, garantisce consegne in tutta

Italia in 24 o 48 ore.

PayPal sempre più simile a una banca Incassa assegni ed emette bancomatGrazie a collaborazioni con banche tradizionali PayPal si sta organizzando per emettere bancomat e incassare assegni direttamente con una foto dall’app di Alessandro CUCCA

Secondo quanto riferisce il The Wall Street Journal, PayPal sta mettendo in piedi dei servizi ag-giuntivi che la renderanno più si-mile a una banca tradizionale. Si parla infatti di emissione di carte di debito compatibili con il circui-to bancomat per i prelievi e del-la possibilità di versare assegni bancari sul proprio conto.Sempre secondo il WSJ Paypal si sta organizzando con delle opportune collaborazioni con banche tradizionali per fornire questo tipo di servizi. Più preci-samente si parla di una banca nel Delaware che gestirà le car-te di debito, una in Georgia per gestire gli assegni e infine una in Utah per fornire piccoli prestiti a privati e piccole imprese.Secondo quanto dichiarato da Bill Ready, COO di Paypal, l’inten-zione dell’azienda non è quella di diventare come una banca tradizionale e fare concorrenza agli istituti bancari storici, ma solo di offrire dei servizi di base a quelle persone che non han-no un conto tradizionale e non possono o non vogliono aprirlo. A tutti gli effetti, considerando le commissioni che avranno questi servizi, e le modalità di utilizzo, per chi ha già un conto corren-te collegato all’account Paypal, questi nuovi servizi saranno ab-bastanza inutili e aggiungereb-bero complicazioni a un’app che nasce per l’uso esclusivamente online.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

di Gianfranco GIARDINA

P rosegue a suon di proclami pubblici

la querelle tra SIAE e Sky sul tema

dei diritti d’autore. SIAE ha pubblica-

to su Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore e

MilanoFinanza una pagina a pagamento

con una lettera aperta firmata da oltre mil-

le tra autori e artisti per protestare contro

il fatto che Sky - secondo quanto descrit-

to da SIAE - non starebbe pagando più i

diritti d’autore dal luglio scorso.

Ecco il testo della lettera aperta SIAE:

“GIÙ LE MANI DAL DIRITTO D’AUTORE

Gli autori italiani stanno assistendo sba-

lorditi ad un attacco contro i loro diritti.

Da mesi Sky ha deciso di utilizzare i

contenuti creativi frutto del nostro la-

voro senza più corrispondere alcuna re-

munerazione per il loro sfruttamento,

come invece prevede la legge sul diritto

d’autore e sull’equo compenso. Non solo.

Abbiamo appreso anche che questa

emittente sta cercando di utilizzare

un’istruttoria contro la SIAE, pendente

da un anno presso l’Antitrust, per cercare

di dare una sorta di legittimazione al suo

comportamento contrario al diritto d’auto-

re. Sarebbe grave se l’Antitrust aderisse a

un disegno che da un lato punta ad azze-

rare un diritto acquisito che garantisce

la libertà degli autori, dall’altro favorisce

gli interessi di gruppi internazionali che

cercano di scardinare alcuni principi fon-

danti dell’Unione Europea: e cioè che “la

creazione artistica e letteraria, compreso

MERCATO SIAE attacca Sky: pubblicata un’inserzione a pagamento di una pagina sui quotidiani

SIAE: “Sky non paga più il diritto d’autore” Lettera aperta di denuncia di 1000 autori È guerra aperta in attesa del pronunciamento dell’Antitrust sul presunto abuso di posizione dominante da parte di SIAE. Che cerca di influenzarne la decisione

il settore audiovisivo” non sono

oggetto di semplificazioni e

armonizzazioni forzate, così

come vanno tutelati la diversità

culturale e il diritto degli autori

ed editori italiani di scegliere

liberamente se affidare le pro-

prie opere all’estero o gestirle

dall’Italia per le utilizzazioni sul

territorio nazionale. Se questa strategia

dovesse passare, assisteremmo alla

incredibile affermazione del paradosso

per cui pagando meno autori ed editori

si otterrebbe un aumento della produ-

zione culturale. Un insulto per tutti coloro

i quali hanno contribuito a portare l’indu-

stria culturale al terzo posto nella nostra

economia. Un’industria sana e realmente

italiana, che è parte fondamentale del-

la storia del nostro Paese e di quella

ripresa economica di cui oggi tutti voglio-

no prendersi il merito. Il diritto d’autore

è un diritto del lavoro. Non è merce di

scambio per garantire profitti milionari a

chi rifiuta di restituire agli autori quanto

stabilito dalla legge”.

Il contrasto nasce l’estate scorsa quando

Sky non rinnova l’accordo con SIAE, per

lo meno ai valori abitualmente richiesti

per i diritti d’autore dalla Società. Il mutato

panorama, con il tramonto del monopolio

SIAE nella raccolta, evidentemente, dal

punto di vista di Sky cambia le cose e ne-

cessita di una rideterminazione del com-

penso; in effetti la comparsa sulla scena

di Soundreef e LEA, con quest’ultima che

può operare nella raccolta e che rappre-

senta una (seppur piccola) parte dei auto-

ri, porta con sé una necessaria ridermina-

zione delle spettanze SIAE, che non può

più vantare l’intero repertorio. In realtà,

come si legge nella stessa pagina in ca-

ratteri più piccoli, e come Sky rivendica,

l’emittente ha pagato una cifra determina-

ta unilateralmente e giudicata da Sky ade-

guata, ma respinta da SIAE perché fuori

dagli accordi e dalle aspirazioni della so-

cietà degli autori. Ma la vera attenzione di

SIAE sembra più che altro rivolta all’atteso

pronunciamento dell’Authority Antitrust

su un presunto abuso di posizione do-

minante di SIAE: la posizione dell’AGCM

era attesa per fine aprile ma pare che ci

sarà un rinvio. Nel frattempo SIAE cerca

di spostare l’ago della bilancia dalla sua

parte con la firma di 1000 autori e quasi

stigmatizzando in anticipo un possibile

pronunciamento sfavorevole. Insomma, il

mare del diritto d’autore è ancora agitato

e probabilmente continuerà ad esserlo

finché non si metterà mano a una riforma

capace di tenere in buon conto i mutati

scenari più che i “diritti acquisiti”.

di Massimiliano DI MARCO

Xiaomi pare interessata ad acquisi-

re GoPro. L’indiscrezione è stata

lanciata da Bloomberg e ha già

galvanizzato il valore in borsa di GoPro,

cresciuto fino all’8,8%. Da tempo GoPro

ha difficoltà a coniugare le vendite del-

le sue videocamere con la necessità di

MERCATO Il produttore di videocamere cerca un acquirente da mesi e potrebbe averlo trovato

Xiaomi mette sul tavolo un miliardo per salvare GoProPossibile un accordo attorno al prezzo di un miliardo di dollari. E il titolo GoPro vola in borsa

generare utili, situazione che ha porta-

to il valore della società a scendere da

10 miliardi di dollari fino a 761 milioni.

Secondo altre indiscrezioni GoPro ha

assunto un consulente finanziario di

JPMorgan Chase & Co al fine di segui-

re l’iter di una potenziale vendita.

Per Xiaomi approfittare del momen-

to di debolezza finanziaria di GoPro,

quindi, sarebbe un’ottima opportunità

per entrare di testa nel segmento com-

merciale delle videocamere con un set

di competenze già ben impostato.

Secondo The Information, Xiaomi non

è comunque intenzionata a pagare

più del dovuto, segnalando che GoPro

potrebbe essere venduta per circa un

miliardo di dollari.

Fatturazione mensile TIM Il rincaro scende dello 0,8%Continua la telenovela della tariffazione mensile, TIM ha già ridotto il rincaro sulle offerte mobili e ora fa lo stesso con quelle di casa di Emanuele VILLA

Il passaggio dalla tariffazione a 28 giorni a quella mensile è una te-lenovela: le telco vengono intimate a effettuare il passaggio, lo fanno con tempi e modalità che insospet-tiscono AGCM che, a sua volta, li accusa di un potenziale “cartello” lesivo della concorrenza. A segui-re, partono le rimodulazioni per dimostrare al’Authority di aver agito in modo trasparente e indipenden-te. TIM aveva deciso di tornare alla fatturazione mensile applicando un sovrapprezzo dell’8,6% su tutti i profili mobili e residenziali coinvolti. Per compensare l’aumento di prez-zo, il gestore ha deciso tempo fa di aumentare proporzionalmente anche i “contenuti” dell’offerta mo-bile. Come dire: in un mese paghi l’8,6% in più ma hai anche l’8,6% in più di telefonate, sms e dati. Accusata di un possibile “cartello” insieme alle altre telco, TIM ha poi ridotto il rincaro sulle tariffe mobili dello 0,4%, basandosi sui prezzi in vigore il 5 marzo 2018. La stessa cosa sta succedendo ora sulle tariffe di rete fissa, cioè quelle domestiche. Il rincaro è scattato ufficialmente il 1 aprile 2018 con il passaggio alla tariffazione men-sile, ma anzichè essere dell’8,6% è del 7,8%. Tutto ciò è spiegato in modo chiaro nel sito TIM. Il motivo è presto detto: tramite una rimodu-lazione ulteriore, TIM dimostra al Garante di agire in modo del tutto indipendente dagli altri operatori e si mette al riparo anche da critiche e azioni da parte dei consumatori.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

di Roberto PEZZALI

L o scandalo Facebook – Cambri-

dge Analytics ricorda molto da

vicino il caso Wainstein: dopo le

prime denunce di molestie i casi si

sono moltiplicati. Ed è quello che sta

succedendo un po’ con la privacy: lo

scandalo, partito con Facebook, si al-

larga a macchia d’olio. Il nuovo caso che sta emergendo negli Stati Uniti, ma potrebbe essere ben più esteso e

preoccupante quanto quello di Cam-

bridge Analytica: una azienda avrebbe

costruito un database enorme di profili

di persone, ben 48 milioni, combinan-

do i dati presenti sui siti social e su altri

servizi online.

Ogni azione che viene fatta su inter-

net da una persona lascia una serie

di tracce: a volte queste tracce sono

pubbliche, altre sono solo da cercare.

Come esistono automi che scansio-

nano le pagine web per indicizzare i

contenuti, esistono anche automi che

scansionano servizi alla ricerca di dati

e li incrociano con altri dati già in pos-

sesso di una azienda. E’ un po’ quello

che ha fatto Localblox, una azienda di

marketing e pubblicità in target che

dal 2010 ha scritto un numero enorme

di programmi pensati per raccogliere

informazioni sulle persone dai vari siti

web accorpandole dove si trovava una

coincidenza. Da Facebook a Twitter,

passando per eBay, per i siti di annunci

immobiliari e di dating, scansionando

forum e gruppi di discussione Local-

blox ha costruito una carta d’identità

fatta da foto, informazioni, preferenze

e gusti con un livello di dettaglio, per

molti profili, sconvolgente.

Un lavoro che sarebbe rimasto na-

scosto se a inizio anno, per un errore

informatico, queste informazioni non

MERCATO Un’azienda americana si lascia scappare un database contenente 48 milioni di profili

Siamo tutti schedati, o lo saremo presto I profili, tutti di persone reali, sono schedati con una precisione che lasca a bocca aperta

fossero state esposte al pubblico. Il

backup dei profili infatti è stato lasciato

su un bucket di Amazon S3, una sorta

di drive cloud, senza password e libe-

ro per il download da parte di tutti: 12

terabyte di dati, 48 milioni di schede

di persone reali che un hacker etico di

nome Chris Vickery ha trovato e analiz-

zato. Dopo aver segnalato il problema

a Ashfaq Rahman, Chief Technology

Officer di Localblox, lo spazio cloud di

S3 è stato protetto senza però sapere

quante persone avevano scaricato il

pacchetto di profili.

Se i dati raccolti da Facebook e da

Cambridge Analytics sono stati otte-

nuti per una pessima configurazione

delle impostazioni di privacy del social

network, quelli di Localblox sono stati

costruiti senza la minima autorizzazio-

ne da parte di nessuno. Un post sul sito

di Upguard, azienda di sicurezza fon-

data dallo stesso Vickery, costruisce

la storia in modo preciso e dettagliato

mostrando anche come i dati, in forma-

to json, venivano raccolti e accorpati.

Ad impressionare però è la scheda in

formato PFD che viene creata con i dati

acquisiti, raccolti da un numero enor-

me di servizi: il PDF, visibile qui sotto,

mostra indirizzi IP, reddito stimato, in-

formazioni sulla casa, sulla salute, dati

personali e tanto altro ancora.

Ed è solo la punta dell’iceberg, perché

Localblox ha confermato di essere in

possesso di oltre 650 milioni di profili,

di 180 milioni di profili mobile e pure di

un elenco di aventi diritto al voto com-

posto da 180 milioni di cittadini.

Questa è Localblox, ma potrebbero

esserci altre 100 aziende che costrui-

scono profili di persone da vendere al

miglior offerente. E gli utenti sono indi-

fesi, perché se un sito non offre libre-

rie pubbliche di accesso ai dati per gli

sviluppatori purtroppo esiste sempre la

tecnica dello scraping, ovvero la scan-

sione di un sito passando dalla pagina

HTML per raccogliere informazioni. Fa-

cebook, Twitter, Linkedin e molti servizi

vietano lo scraping dei dati nei termini

di servizio ma bloccare questa pratica

è difficile se non impossibile. Tramite lo

scraping si possono scaricare dati da

servizi protetti da password e autenti-

cazione, come i siti di dating, e avere

accesso a ogni informazioni che un

qualsiasi utente ha lasciato su un sito.

Localblox è nata nel 2010, quando an-

cora l’Intelligenza Artificiale era agli

esordi. Oggi con tecniche di machine

learning quello che si può fare va ol-

tre ogni immaginazione, ed è questo a

preoccupare.

Facebook ci ha detto che è in possesso

dei nostri dati, quello che però non ha

spiegato, e difficilmente lo farà, è cosa

le avanzate tecniche di oggi permetto-

no di fare con i nostri dati, quali intrecci

e deduzioni si possono costruire par-

tendo dai profili, cosa si può ipotizzare

e con che grado di sicurezza.

Facebook si adegua al GDPR europeo Nuove regole e funzionalitàIl social network deve adempiere al nuovo regolamento sulla protezione dei dati e ha annunciato una serie di novità che, fino al 25 maggio, metterà in campo per consentire agli utenti di rivedere la privacy di Massimiliano DI MARCO

Facebook ha iniziato a introdurre nuove opzioni per migliorare il con-trollo della privacy. Un’intervento da leggere nell’ottica dell’incombente Regolamento generale sulla pro-tezione dei dati (GDPR) che sarà introdotto nell’Unione Europea. Un insieme di normative a cui il social network non può esimersi dal se-guire. Fra le novità spicca la neces-sità di avere il permesso dei genito-ri per gli utenti fra i 13 e i 15 anni in alcuni Paesi europei per “permet-tere alcune funzioni su Facebook”, come vedere le inserzioni in base ai propri interessi o la propria fede religiosa, per esempio. Anche in Europa e in Canada sarà introdotta la possibilità di accedere al proprio profilo tramite il riconoscimento del volto, funzione facoltativa. So-prattutto, però, il social network chiederà alle persone di rivedere le informazioni attraverso cui i pubbli-citari possono personalizzare le in-serzioni “e di scegliere se [gli utenti] vogliano o no che usiamo i dati dai partner”. Inoltre verrà chiesto agli utenti se intendono continuare a condividere informazioni personali legate alle preferenze politiche, re-ligiose e allo stato di un’eventuale relazione. Il GDPR avrà effetto dal 25 maggio.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

di Gianfranco GIARDINA

AMilano va in scena la settimana più intensa del-

l’anno, la Design Week con il Salone del Mobile,

ma i problemi con i biglietti elettronici dei mezzi

pubblici non sono stati ancora risolti. Da tempo, infatti

è possibile acquistare i biglietti sullo smartphone via

app, anche con PayPal: nel momento della convalida

compare sullo schermo un QRCode che garantisce

l’accesso alla metropolitana e vale come un comune

biglietto sui mezzi di superficie. Purtroppo però la let-

tura dei QRCode da parte dei tornelli è spesso diffi-

coltosa, inspiegabilmente soprattutto in uscita; da qual-

che tempo i tornelli in uscita, poi, non sono più a libero

passaggio ma richiedono, giustamente, una nuova

vidimazione del biglietto (anche di quello elettronico):

il malfunzionamento con il biglietto dematerializzato è

frequente e il malcapitato con l’app facilmente genera

dietro di sé, mentre tenta disperatamente di far ricono-

scere il proprio codice al lettore, una coda in uscita non

trascurabile, con i relativi mugugni. Tanto sono molti gli

utenti della prima ora che, soprattutto per transitare su

alcune linee, sono tornati al biglietto di carta: troppo

faticoso passare con quello su smartphone.

Il rischio di rimanere imprigionati in metropolitanaSe alla malaparata nelle stazioni della metropolitana

più grandi basta gettare la spugna passare dal tornello

aperto parlando con l’inserviente, in altre situazioni si

rischia di rimanere letteralmen-

te imprigionati all’interno della

Metro, come successo anche

a noi sulla linea 5 (alla stazio-

ne Portello). Infatti le stazioni di

questa linea non sono presidia-

te e spesso c’è un solo tornello

abilitato alla lettura del QRCode:

se la lettura non funziona non è

possibile passare altrimenti e bi-

sogna chiedere aiuto attraverso

un citofono.

Dall’altra parte dell’interfono la

MERCATO Il sistema di biglietto elettronico della metropolitana di Milano è ancora quello malfunzionante, basato sul QRCode

Prigionieri nella metropolitana di Milano per colpa del (fallimentare) biglietto elettronicoTarda il pagamento con carta di credito contactless direttamente al tornello. Un’occasione persa per la Milano digitale

reazione è tutt’altro che immediata (abbiamo aspetta-

to circa 5 minuti) e la risposta più comune è quella di

attendere l’arrivo di un inserviente. Che arriva, però, in

metropolitana da un’altra stazione: quello che dopo più

di 10 minuti ci ha “liberato” dalla stazione del Portello,

ci ha confessato che l’ATM prevede uno di questi inser-

vienti ogni 2 o 3 stazioni; inservienti che ovviamente

usano la metropolitana stessa per spostarsi da una sta-

zione all’altra in caso di necessità: non propriamente

un pronto intervento.

Un progetto fallimentare in attesa della carta di credito (e dell’aumento del biglietto)Con il Salone del Mobile e la città invasa da ospiti na-

zionali e internazionali, con la viabilità bloccata per gli

oltre 1000 eventi di Fuorisalone e tutta una porzione

del centro flagellata dai lavori della linea 4 della me-

tropolitana: in queste condizioni l’infrastruttura dei

mezzi pubblici, soprattutto delle metropolitane, è sotto

pressione, tanto che la stessa ATM ha annunciato un

sostanzioso potenziamento del servizio. Ovviamente

la scelta migliore per gli ospiti sarebbe quella di ac-

quistare il biglietto al bisogno per via elettronica con

una carta di credito o con PayPal; ma il rischio di farli

impazzire per uscire dalla metro, consiglierebbe di non

pubblicizzare troppo il sistema. Che peraltro, al lancio

nel 2015 era stato venduto come “Una rivoluzione di-gitale ATM”. E invece è un flop.

Invece, addirittura dietro il biglietto per l’ingresso al sa-

lone è stato stampato il QRCode di un biglietto ATM:

c’è da sperare che tutto funzioni liscio o, quantomeno,

che i tornelli in uscita vengano lasciati a libero passag-

gio, per evitare file chilometriche.

Forse non a caso, a fine 2017, contestualmente all’an-

nuncio dell’aumento a due euro del biglietto a partire

dell’anno prossimo, è stato prospettato il passaggio

al pagamento istantaneo del biglietto direttamente al

tornello con carta di credito contactless, come si fa da

tempo con successo a Londra. Una modifica che era

stata annunciata per i primi mesi del 2018 e che anco-

ra non si vede: è stato così perso l’appuntamento con

l’evento più importante dell’anno per la città. Invece,

come confermato da Arrigo Giana, direttore generale

di ATM, la sperimentazione partirà solo a giugno e con

un solo tornello abilitato per stazione; un’infrastruttura

che si preannuncia già inadeguata, visto che in caso

di guasto del tornello in uscita, non sarà possibile per

l’utente chiudere la transazione (sono previste tariffe

diverse a seconda del tornello di uscita, come nel caso

di discesa a Rho Fiera). “Più tecnologia e semplicità

– ha detto l’assessore alla Mobilità del comune Marco

Granelli -: entro l’estate del 2018 sarà completamente

attiva la rivoluzione tecnologica di ATM”.

Ancora una volta la parola “rivoluzione”, già spesa nel

2015. Speriamo che questa volta sia vero e non fini-

sca come gli annunci del passato: renderebbe meno

amaro l’aumento del biglietto a due euro previsto fra

pochi mesi.

La nostra esperienza Prigionieri al Portello

lab

video

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

di G. MERO, G. GIARDINA

Sky ha reso disponibili i primi con-

tenuti di intrattenimento con ri-

soluzione 4K e tecnologia HDR

sulla propria piattaforma On Demand,

dopo il debutto del mese scorso con

la Formula 1. SI tratta per il momento

di sette titoli, sei film e un docufilm già

trasmessi sui canali dell’emittente satel-

litare tra cui: Spiderman Homecoming,

Spiderman 2 e Spiderman 3, La Torre

Nera, Moonlight, Crazy Night - Festa Col

Morto e Raffaello - Il Principe delle Arti.

Entro la fine di aprile, poi. è già annuncia-

to l’arrivo della serie Britannia, ma non è

noto al momento se si tratterà solo degli

ultimi episodi (che i UK sono andati in

onda in 4K) o qualcosa di più.

Questi contenuti sono disponibili solo ai

clienti in possesso del decoder Sky Q e

per vederli è necessario navigare nelle

sezioni di genere col proprio telecoman-

do, cercare i programmi con l’indicazione

4K HDR, selezionare la qualità video 4K e

avviare il download.

Sky ricorda che i programmi in 4K HDR ri-

chiedono un maggiore spazio di archivia-

zione rispetto ai contenuti in HD. Il tempo

richiesto per il download del catalogo on

ENTERTAINMENT Su Sky On Demand i primi film e documentari in 4K HDR. Prima della visione si deve eseguire il download

Sky lancia i film 4K HDR in download. Polemiche sul bitratePolemiche sul bitrate basso, ma in realtà è normale che occupino meno spazio di un evento live a parità di qualità percepita

demand potrebbe dunque essere mag-

giore e variare in base alla velocità della

connessione ad Internet.

Polemiche sul bitrate basso Ma si tratta di contenuti non in direttaIn seguito al lancio di questi titoli in 4K

HDR ci sono state in rete alcune polemi-

che: come può un film UHD pesare, in

termini di GB, meno di un un’ora di regi-

strazioni di contenuti sportivi in 4K, come

per esempio la Formula 1? La domanda

sorge dalla constatazione che ogni film

di quelli messi a disposizione pesa circa

6-6,5 GB contro i 9 circa di una registra-

zione Ultra HD della metà del tempo.

Così diverse persone ne hanno messo in

discussione la qualità.

Non c’è dubbio che forzare eccessi-

vamente la compressione possa com-

promettere l’immagine, ma va fatta una

distinzione chiara: gli eventi sportivi

vengono compressi “al volo” proprio

perché il processo va fatto in diretta;

inevitabilmente si tratta, anche a parità

di codec, di una compressione molto

meno sofisticata di quella che invece

si può fare a passate multiple e super-

ottimizzata con un contenuto in differita

come un film. Quindi è normale e atteso

che un contenuto live, a parità di qualità

percepita, abbia un bitrate più alto di un

contenuto precodificato. In ogni caso le

prime impressioni sui contenuti è gene-

ralmente buona. Tra l’altro, come i beta

tester ricorderanno, una prima versione

di Raffaello - il principe delle Arti, era

stata messa a disposizione sulla piatta-

forma nelle ore subito successive al lan-

cio del 4K ed era apparsa di qualità non

soddisfacente, soprattutto nelle scene

molto scure, che risultavano corrette da

una curva troppo aperta e quindi slavata

e con gli effetti della compressione trop-

po visibili. Probabilmente per questo il

docufilm era stato ritirato dopo un paio

di giorni. Il problema però pare non fosse

legato a un’errata codifica del film p a un

basso bitrate, a una gestione imperfetta

del contenuto HDR da parte del firmwa-

re di Sky Q, successivamente corretto.

Rivisto ora fa tutto un altro effetto: gli

scuri ora sono corretti e l’equilibrio del-

l’immagine piacevole. Certo, le riprese

originarie non mancano di rumore video,

che si manifesta anche nella visione e

che potrebbe mettere in seria difficoltà

un codec a basso bitrate: ma il risultato

è godibile.

di Roberto FAGGIANO

I l 21 aprile si è celebrato in tutto il

mondo il Record Store Day, giunto

alla decima edizione, l’occasione per

rilanciare i negozi specializzati in dischi

in vinile, con l’uscita di titoli celebrativi

dell’evento e fari puntati sul rilancio dei

33 giri.

Per l’occasione la FIMI - Federazione

industria musicale italiana - ha reso noti

i numeri del vinile in Italia nel 2017: un

anno ancora positivo per il vinile che ha

visto una crescita del 22,3% dei ricavi

globali sull’anno precedente.

Per l’italia i numeri parlano ancora me-

glio con un +46,7%, raggiungendo quasi

i 13,5 milioni di euro con il 10% del mer-

cato complessivo. Inoltre una ricerca

ENTERTAINMENT Il 21 aprile si è celebrato il Record Store Day del 2018, nell’occasione resi noti i dati di vendita

Il Record Store Day celebra il grande ritorno del vinileDischi in vinile in costante crescita, ma scorrendo la classifica dei dischi più venduti sembra di essere tornati agli anni 70

Ipsos ha evidenziato che il 23% dei con-

sumatori di musica ha acquistato alme-

no un disco in vinile nel 2017; trend già

salito al 31,8% nel primo trimestre 2018

(dati GFK).

Altrettanto interessante scorrere la clas-

sifica dei dischi in vinile più venduti in

Italia nel 2017, dove nei primi posti tro-

viamo quasi sempre artisti celeberrimi

ma dello scorso secolo: Pink Floyd, Led

Zeppelin, Beatles, Queen, Lucio Battisti,

Mina e Celentano. In pratica solo Capa-

rezza e Fabri Fibra possono far pensare

a un pubblico giovane, mentre gli altri

artisti sembrano indicare un’operazione

nostalgia da parte di chi quegli anni li ha

vissuti e li ricorda con piacere, magari

rinnovando la collezione di vinili ormai

usurata. Ci saranno anche giovani de-

siderosi di scoprire i grandi musicisti

del passato, ma certamente la via dello

streaming è molto più semplice.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

di Roberto PEZZALI

I canali vetrina di Sky per gli utenti Me-

diaset Premium sono arrivati: si chia-

mano Sky Sport e Sky Uno ma non

sono e non saranno i clone dei rispettivi

canali Sky. La pay TV lo ha sempre detto:

il nome non riflette la programmazione,

che sarà curata da un team editoriale e

avrà un palinsesto diverso da quello che

viene trasmesso sul satellite. Sky Uno

trasmetterà XFactor, MasterChef, Italia’s

Got Talent, E poi c’è Cattelan, Hell’s Ki-

tchen, Matrimonio a prima vista Italia e

altri contenuti pescati dall’archivio: ci sa-

ranno contenuti nuovi e anche qualche

contenuto passato, una sorta di assaggio

del canale principale di Sky per quanto

riguarda la programmazione originale.

Rispetto a quanto scritto sul sito di Media-

set abbiamo saputo che ci saranno anche

il recentissimo 4 Hotel con Bruno Barbieri

e 4 Ristoranti di Alessandro Borghese.

Sky Sport offrirà invece una selezione dei

principali eventi sportivi live di Sky. Ad

inaugurare il canale è stato il tennis con

ENTERTAINMENT I canali di Sky sul digitale terrestre hanno palinsesti indipendenti dal satellite

I nuovi canali Sky su Premium sono on air In arrivo il meglio di Sky Uno e tanto sport MotoGP, F1 e documentari originali sullo sport per ingolosire i clienti Mediaset Premium

le dirette dell’ATP Masters 1000 di Mon-

te-Carlo. Seguito dal calcio, con anche il

turno infrasettimanale di Premier League

Chelsea-Burnley. Nel weekend scorso c’è

sato poi spazio per le moto con la diretta

del GP delle Americhe di MotoGP, Moto2

e Moto3: con contenuti in più rispetto alla

trasmissione in chiaro su TV8. Spazio an-

che ad altri sport: per il Super Rugby sono

previsti due match in diretta e ogni notte i

Playoff del basket NBA. Sky punta tantis-

simo sullo sport, e per ingolosire i clienti

Premium proporrà anche documentari

originali come il bellissimo Federico Buf-

fa Racconta 1968. Possibilità anche per

la Formula 1: nelle prossime settimane

saranno infatti trasmessi anche eventi

del massimo campionato automobilisti-

co, oltre alla UEFA Europa League e agli

US PGA Tour di golf. Per guardare i canali

non serve un abbonamento a Premium

attivo: basta infatti una tessera non sca-

duta e ovviamente una CAM Premium.

Se il TV mostra “canale criptato” basterà

chiamare il call center Mediaset Premium

per l’attivazione dei canali.

Sky - Mediaset Accordo anche per lo streaming I film di Premium arrivano su Sky on DemandSky e Mediaset hanno trovato un accordo sui contenuti in streaming I film di Premium finiranno anche sulla piattaforma on Demand di Sky. Il catalogo delle major ora è vastissimo di R. P.

Sky on Demand diventa la più grande videoteca online con i contenuti delle major cinema-tografiche: dopo l’accordo per i canali Premium su Sky, dispo-nibili per gli abbonati a Sky Ci-nema con HD attivo, Sky e Me-diaset si accordano anche per i contenuti in streaming. I film di Premium Cinema saranno disponibili anche tramite il ser-vizio on Demand di Sky, aggiun-gendo ad un catalogo già ricco un migliaio di contenuti che fino ad oggi hanno rappresentato il punto di forza del catalogo di Premium Play. Ad annunciarlo è Sky, che ha modificato la pagina di supporto sul suo sito confer-mando la disponibilità dei film su on Demand. Nessuna infor-mazione al momento sulle serie TV, si parla esclusivamente di film e non si cita Sky Go, pro-babilmente ancora oggetto di discussione. I film, salvo ulterio-ri informazioni, saranno fruibili tramite il decoder. Resta invece confermata l’assenza dei canali Premium per gli abbonati TIM Sky: sono rimasti pochissimi, ed è evidente che la stessa Sky spera a breve di poter ridurre a zero quel numero di abbonati portandoli verso la nuova offer-ta fibra che partirà a fine anno. Il bilancio dell’ultimo trimestre di Sky parla chiaro: la maggior par-te delle disdette arriva proprio dagli abbonati all’offerta ibrida Sky su fibra TIM.

di R. P.

Sky chiude un buon trimestre: il bi-

lancio pubblicato riferito al trime-

stre che si è concluso in 31 marzo

fa segnare 4.8 milioni di abbonati, con

un calo di 2.000 abbonati rispetto al

periodo precedente ma una crescita del

fatturato che, al cambio attuale, sale del

5% portandosi a 1.953 milioni di sterline.

Sky segnala anche una crescita a doppia

cifra percentuale sia per la pubblicità sia

per il guadagno derivante dalla cessione

dei diritti dei contenuti originali, e questo

ha portato ad una crescita dell’EBITDA

(Utili prima degli interessi, delle impo-

ste, del deprezzamento e degli ammor-

tamenti) del 21%, 255 milioni di sterline.

MERCATO Sky pubblica il bilancio di esercizio inserendo alcuni dati relativi al nostro Paese

Sky, 4.8 milioni di abbonati a fine marzo Le novità in arrivo: Spotify e la soundbarLa pay TV, nonostante la perdita di 2.000 abbonati, vede comunque il fatturato in crescita

Il calo degli abbonati non è allarmante:

sono soprattutto persone che avevano

sottoscritto il servizio Sky TIM su fibra,

disdette che vengono comunque com-

pensate dalla crescita degli abbonati

tradizionali. Guardando ai prossimi mesi

Sky ricorda che nell’ultimo trimestre ver-

rà finalmente lanciato il servizio basato

esclusivamente su fibra, questo grazie

all’accordo con OpenFiber, e ovviamen-

te l’arrivo a breve di una offerta per il di-

gitale terrestre. Le notizie già interessanti

però sono due e riguardano gli abbonati

a Sky Q. A breve arriverà Spotify su Sky

Q e molto presto arriverà anche la Soun-

dbox, soundbar realizzata dalla francese

Devialet e pensata per essere abbinata

al decoder Sky Q e ad una TV di qualità.

Insieme alla Soundbox, i dettagli della soundbar li trovate qui, arriveranno

anche i comandi vocali su Sky Q. Con

il 61% dei decoder connessi pronti a ri-

vedere i servizi onDemand, Sky cresce

anche nelle visualizzazioni dei contenuti:

la media dei minuti visti ogni settimana

dagli abbonati, merito anche del periodo

invernale, è salita del 9%. Tra i contenuti

più visti 4 Ristoranti e Britannia.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

di Emanuele VILLA

C’è il rischio che il campionato di

Serie A 2018/19 inizi ad agosto

senza copertura televisiva. I

tempi iniziano a diventare un problema

serio, reso ancor più grave dall’ordinan-

za di sospensione del bando Mediapro

fino al 4 maggio. Così si è espresso il

Tribunale di Milano, che ha accolto il ri-

corso d’urgenza di Sky Italia: l’azienda

avrebbe dovuto presentare un’offerta

economica a Mediapro per i Diritti TV

del triennio 2019/2021 entro il 21 aprile,

ma ha deciso di “chiedere per vie le-

gali al Tribunale di Milano una verifica

dell’aderenza del bando di MediaPro

alle leggi italiane, alla Legge Melandri

e alle recenti indicazioni dell’Autorità

della concorrenza, ottenendone la so-

spensione sino al 4 maggio”. Il risultato

è semplice: slitta tutto. E non è cosa da

poco, considerando i passaggi da met-

tere in fila per presentarsi, il prossimo 19

agosto, con un’offerta calcistica degna di

menzione. Il tribunale dovrà dunque ve-

rificare la rispondenza del bando Media-

pro alla legislazione italiana e si esprime-

rà il 4 di maggio. Se a quel punto ci sarà il

ENTERTAINMENT Il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso di Sky: tempi sempre più stretti

Diritti TV Serie A, sospeso il bando MediaproLa presentazione delle offerte slitta (almeno) al 4 maggio. I tempi si fanno sempre più stretti

via libera partiranno le offerte (compresa

quella di Sky), altrimenti ulteriori ritardi e

corse affannose a non perdere le prime

giornate di campionato. Secondo Sky, il

bando MediaPro solleva molte perples-

sità e per questo se ne chiede l’attenta

valutazione di legalità. “Il bando di Me-

diaPro per l’assegnazione dei diritti te-

levisivi del campionato di calcio della

Serie A solleva così tante perplessità da

rendere necessario verificarne la legali-

tà prima di presentare importanti offer-

te” spiega l’emittente satellitare, che co-

munque sottolinea di voler garantire agli

appassionati di calcio e agli abbonati un

prodotto di qualità. Dal canto suo, il tribu-

nale ha accettato il ricordo di Sky in virtù

della grande rilevanza dell’operazione

e della sua proiezione in un ampio arco

temporale. In poche parole, l’operazione

è così importante economicamente che

non si ci può accorgere in un secondo

momento di eventuali distorsioni rispetto

alle norme vigenti: l’esito di essa è capa-

ce di spostare gli equilibri di mercato e

sarebbe impossibile riequilibrare il tutto

in sede di mero risarcimento del danno.

C’è dunque bisogno di altro tempo, nella

speranza che alla fine l’unico modo per

vedere le partite non resti lo stadio.

di Gaetano MERO

Spuntano online le prime immagini

della nuova interfaccia dell’appli-

cazione Spotify per dispositivi mo-

bili, assieme a qualche rivelazione sulle

funzionalità aggiuntive per gli utenti free.

Spotify, secondo gli ultimi rumor, avreb-

be intenzione di estendere agli account

gratuiti alcune funzioni dell’abbonamen-

to premium, come la possibilità di acce-

dere a più playlist e di scegliere quale

canzone riprodurre. In base a quanto

riportato da The Verge, alcuni utenti se-

lezionati sono alle prese con un’app del

tutto ridisegnata, come mostrano i primi

screenshot. La novità che salta subito

all’occhio è l’opportunità di riprodurre in

ordine i brani di playlist selezionate, op-

zione finora riservata esclusivamente agli

account premium. Tutte le playlist ripro-

ENTERTAINMENT Spuntano le prime immagini della nuova interfaccia dell’app mobile di Spotify

Spotify: app nuova e più funzioni per gli account freeTante le funzionalità introdotte per gli account free tra cui la riproduzione in ordine dei brani

ducibili solo in modalità casuale saran-

no invece evidenziate con un’icona blu.

Un’altra novità, esclusivamente di tipo

grafico, riguarda il modo in cui vengono

visualizzate le copertine di ogni playlist,

diventate di default a tutto schermo. La

ricerca appare più intelligente, segnalan-

do nell’anteprima gli artisti che è possibi-

le trovare all’interno di ogni playlist e con

l’aggiunta di alcuni pulsanti colorati già

suddivisi per genere musicale.

Anche alla barra inferiore sono state ap-

portate alcune modifiche, il tasto di navi-

gazione è ora incluso in quello di ricerca,

non ci sarà più la funzionalità Radio, ed è

stato aggiunto il pulsante “Premium” per

effettuare in qualsiasi momento il passag-

gio alla modalità a pagamento. Nessuna

traccia al momento dell’integrazione dei

comandi vocali. Tutte le novità saranno

presentate da Spotify durante l’evento

del 24 aprile a New York.

Netflix lancia le Mobile Preview I trailer sono il passatoNetflix aggiorna l’app per smartphone e introduce le Mobile Preview Simili alle “stories” raccontano in 30 secondi i nuovi contenuti sfruttando un inedito formato video Scegliere i contenuti sarà più facile di Roberto PEZZALI

Netflix ha un problema decisa-mente piacevole: troppi conte-nuti nuovi, e spesso navigando tra le varie copertine non si ca-pisce se un contenuto merita di essere visto o se può piacere. C’è il trailer, ma spesso e lungo e non è così immediato da rag-giungere. Il colosso dello straming ha in-ventato così le Mobile Preview, un formato più moderno di trai-ler da fruire con lo smartphone in verticale, quindi in 9:16: durano 30 secondi, si possono sfogliare in modo veloce come le Stories di Instagram e di Facebook e con un “tap” sullo schermo si possono aggiungere all’elenco dei contenuti da guardare. Un modo intuitivo e rapido per capire cosa c’è di nuovo.Le Mobile Preview sono state lanciate per gli utenti iOS, anche se al momento in cui scriviamo in Italia non sembrano ancora attive neppure con l’ultimo ag-giornamento dell’applicazione. Su Android invece arriveranno presto.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

di M. D. M

I vinili in alta definizione potrebbero di-

ventare una realtà, ma non prima del

prossimo anno. L’ultimo passo nella

giusta direzione è il finanziamento di

4,8 milioni di dollari ricevuti da Rebeat In-

novation, che da anni si è posta l’obiettivo

di realizzare vinili con un audio migliore e

che possano anche contenere più minuti

di musica. Il fondatore e amministratore

delegato Gunter Loibl ha confermato il

finanziamento a Pitchfork, annunciando

anche la potenziale finestra temporale

di uscita dei primi album così realizzati:

estate del 2019.

Grazie ai fondi ricevuti verrà innanzitutto

acquistato un sistema laser - fondamen-

tale nel processo di produzione dei vinili

in alta definizione - che costerà 600 mila

ENTERTAINMENT Rebeat Innovation ha accumulato i finanziamenti per produrre i vinili HD

Vinili HD in commercio dall’estate 2019I vinili HD hanno una risposta in frequenza più ampia e il 30% in più di tempo di riproduzione

dollari, ha spiegato Loibl, e che

l’azienda dovrebbe avere già a

luglio. Bisogna aspettare poi ot-

tobre per vedere i primi risultati

concreti alla conferenza Making

Vinyl e, infine, il prossimo anno

per gli album nei negozi.

Cos’è esattamente un vinile in

alta definizione? Si tratta di un

“importante miglioramento” rispetto alla

normale registrazione dei vinili secon-

do Rebeat Innovation. “[Un vinile in alta

definizione] offre una qualità dell’audio

migliore, una frequenza di risposta più

alta, il 30% in più di tempo di riproduzio-

ne e il 30% in più di ampiezza rispetto

alle attuali registrazione su vinile” spiega

l’azienda australiana. I vinili in alta defini-

zione possono poi essere riprodotti tra-

mite gli attuali giradischi: non sono un for-

mato nuovo, bensì un miglioramento di

quello già disponibile e quindi non serve

un altro dispositivo.Per prima cosa l’au-

dio in alta risoluzione viene convertito in

una mappa topografica tridimensionale

di uno stampo, che una volta ottimizzata

viene incisa con il laser su un piatto di ce-

ramica anziché in nickel: usando questo

materiale, secondo Rebeat Innovation,

“non c’è nessuna differenza della qualità

fra la prima e l’ultima copia prodotta”.

di Massimiliano DI MARCO

Vision Distribution e Tim hanno rag-

giunto un importante accordo che

permetterà per la prima volta a Tim

Vision, il servizio on demand di Tim, di

rendere disponibili i film italiani di suc-

cesso a soli quattro mesi dalla loro usci-

ta nelle sale. La partnership segna una

svolta significativa all’interno del sistema

della distribuzione dei titoli cinemato-

grafici, strutturato solitamente in finestre

temporali ben definite.

Le pellicole dopo l’uscita nelle sale se-

guono generalmente una serie di tappe:

a distanza di circa 4 mesi dalla proiezio-

ne nei cinema un film può essere distri-

buito su supporto fisico e, quasi con-

temporaneamente, reso disponibile su

servizi TVOD, come iTunes, Google Play,

Chili, tramite cui è possibile noleggiare

o acquistare in digitale il singolo titolo.

Seguono le Pay TV e i canali in chiaro,

rispettivamente dopo 9 e 12 mesi dal-

l’uscita cinematografica. A fine percorso

si trovano i servizi SVOD come Netflix,

Infinity e, naturalmente, Tim Vision, in

ENTERTAINMENT Timvision abbatte la “finestra” temporale della pay per view e della prima TV

TimVision: film italiani in abbonamento a 4 mesi dal passaggio nelle sale cinemaTim e Vision Distribution collaboreranno anche alla produzione di nuovi titoli originali

cui l’utente paga un canone mensile per

accedere on demand all’intero catalogo,

qui i titoli arrivano generalmente dopo

24 mesi dalla pubblicazione, fatta ecce-

zione per le produzioni originali e quelle

oggetto di accordi particolari.

L’accordo tra Tim e Vision Distribution

consente dunque di anticipare la fine-

stra di visione, saltando le varie fasi, una

mossa che va incontro alle esigenze dei

clienti e che in futuro potrebbe essere

replicata dagli altri competitor.

Il primo titolo in arrivo sulla piattaforma,

che conta oltre 1,5 milioni di abbona-

ti, sarà Come un gatto in tangenziale

di Riccardo Milani, con Paola Cortelle-

si e Antonio Albanese, disponibile dal

16 aprile. L’obiettivo, afferma Tim, è quel-

lo di ampliare la disponibilità di film che

valorizzino la migliore creatività italiana,

rivolgendo l’attenzione alle nuove propo-

ste cinematografiche per il pubblico teen

e per quello più adulto. Vision Distribution

distribuirà inoltre almeno un titolo all’an-

no tra quelli prodotti da Tim Vision, che

entrerà direttamente nella coproduzione

di film realizzati dai maggiori player indi-

pendenti, consolidando così il percorso

già avviato nel settore della produzione

di opere audiovisive.

Netflix inarrestabile con 125 milioni di abbonatiNonostante la concorrenza sempre più agguerrita, Netflix continua ad essere il dominatore assoluto dello streaming di Emanuele VILLA

Netflix ha diffuso i dati finanziari per il Q1 2018: nonostante abbia aumentato del 10% il prezzo degli abbonamenti a fine 2017, l’azien-da continua a macinare successi. I dati più significativi sono due: l’aumento di abbonati nei primi 3 mesi del 2018 è stato di 7,4 mi-lioni, ovvero il 50% in più rispet-to allo stesso dato dello scorso anno, per un totale di 125 milioni di utenti in tutto il mondo. Ovvio che la maggiore crescita avven-ga al di fuori degli Stati Uniti (5.5 milioni di nuovi abbonati), dove il servizio è presente da una vita e il tasso di crescita non possa essere a doppia cifra. L’azienda prevede di spendere fino a 8 miliardi di dollari in serie e film quest’anno, contro i 6 miliardi dello scorso anno. Le previsioni per il prossimo trimestre sono altrettanto rosee: Netflix stima di aggiungere altri 6,2 milioni di abbonati alla base esistente. Ciò nonostante, la concorrenza non sta a guardare: Facebook si sta muovendo con insistenza nel mondo del video (nonostante ab-bia ora altre priorità da gestire), Amazon si vocifera intenda spen-dere fino a 1 miliardo di dollari su un solo prodotto televisivo e Ap-ple sta per entrare nella mischia con investimenti stellari. Staremo a vedere, ma una cosa è certa: Netflix non ha nessuna intenzio-ne di allontanarsi dal trono.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

di Emanuele VILLA

M entre il mercato “consumer” vede

contrapposti LED e OLED, il nuovo

che avanza si chiama MicroLED.

In questi mesi ne abbiamo parlato spes-

so, ma ci siamo riferiti solo a Samsung:

l’azienda coreana ha infatti presentato

allo scorso CES il primo TV modulare con

tecnologia microLED, The Wall. I vantaggi

della tecnologia sono noti: un microLED

è un TV “self-emitting” a tutti gli effetti e

quindi offre neri perfetti uniti a una dura-

ta pressochè infinita (o quasi), luminosità

di picco molto elevata e anche un ampio

gamut colore, tanto che da più parti la si

considera la next big thing in ambito di TV

e display. Quello che non tutti ricordano

è che questa tecnologia è stata mostrata

tempo addietro da Sony con i suoi display

Crystal LED (CLEDIS), ovvero la “variante”

Sony del microLED. Oggi, al NAB di Las

TV E VIDEO Sony ha mostrato al NAB di Las Vegas un display 8K con tecnologia Crystal LED

L’enorme microLED Sony 8K è un assaggio del futuroQualità assoluta, per ora dedicata solo ad applicazioni professionali: a quando in casa?

Vegas, l’azienda giapponese ha mostrato

agli operatori la sua ultima applicazione

professionale della tecnologia MicroLED:

un gigante videowall modulare da 10 me-

tri di base e 5,5 di altezza che ti traduce

in una diagonale di 440 pollici con aspect

ratio 16:9. Risoluzione: 8K x 4K, rigorosa-

mente basata su terne di piccolissimi LED

RGB, con luminosità di picco di 1.000 nits,

piena compatibilità con gli standard HDR

e un rapporto di contrasto dichiarato di

1.000.000:1. CLED viene gestito da appo-

siti Controller ed è modulare per natura, di

modo tale che il singolo cliente (retail, ma

anche cinema) possa decidere la configu-

razione più adatta all’area da coprire. Al

momento non sono previste applicazioni

domestiche, ma si tratta comunque di una

tendenza ormai tracciata, che potrebbe

segnare anche il futuro dei TV.

di Roberto PEZZALI

L G Display scommette tutto sulla

tecnologia OLED e pianifica investi-

menti anche per i prossimi anni. Lo

scorso anno l’azienda aveva prodotto

2 milioni di pannelli, quest’anno la cifra

arriverà a circa 3 milioni. Ma nel 2021,

secondo LG, riusciranno a produrre oltre

10 milioni di pannelli di ogni tipo grazie

ad un cospicuo investimento appena ap-

provato, ben 18 miliardi di dollari.

Ogni anno vengono venduti quasi

200 milioni di TV nel mondo e con

10 milioni di pannelli prodotti LG diven-

terebbe leader nella fascia alta, fornitore

unico per una serie di partner che, anno

dopo anno, vede nuovi ingressi. Il busi-

ness di LG Display sta andando a gonfie

vele: i TV OLED rappresentano oggi la

metà dei prodotti venduti nella fascia

premium, e le stime parlano di un 70%

entro la fine del 2018. Tutto quello che

non è OLED è Samsung, che continua a

reggere la pressione con i suoi TV LED

TV E VIDEO LG Display pronta a triplicare la produzione di pannelli OLED nei prossimi tre anni

LG scommette in modo deciso sull’OLED Nel 2021 potrà produrne 10 milioni all’anno Tra gli investimenti, previsti anche quelli nelle nuove linee per produrre pannelli 8K

combattendo da sola contro tutti.

Quello di LG è un forte investimento, ma

è anche una scommessa: 18 miliardi di

dollari finanzieranno la nascita di nuove

linee pensate per i TV 8K e la creazione

di una nuova fabbrica in Cina pensata

per produrre pannelli di tagli tradizionali

(55” e 65”) abbassando i costi.

Tutto sarà pronto tra tre anni, ma tre

anni nel mondo della tecnologia non

sono molti: Samsung da anni sta lavo-

rando ad una soluzione alternativa ed

è evidente che non può continuare a

puntare sugli LCD a lungo. Quando ar-

riverà la soluzione Samsung cosa faran-

no i vari partner come Sony, Panasonic,

Loewe e Philips? Prive di fabbriche di

proprietà oggi le aziende che fabbrica-

no TV scelgono la soluzione migliore,

e oggi l’OLED è la migliore per il seg-

mento premium. Ma sarà così anche nel

2021?

TV LG 2018 già scontati LG rimborsa fino a 500 euroLG lancia la gamma 2018 di TV OLED e LCD con un forte cashback Sui migliori modelli vengono rimborsati da 100 a 300 euro nel caso di OLED e 500 euro per gli LCD di R. P.

I TV LG sono arrivati nei negozi, e presso una serie di rivenditori selezionati sarà possibile attivare una promozione che permette di risparmiare qualcosa. Non uno sconto vero e proprio ma un cash-back: una somma variabile da 100 a 500 euro viene riaccreditata sul conto corrente dell’acquirente dopo aver compilato un apposito modulo online. Alla promozione contribuiscono molti modelli della serie Ultra HD LCD e anche i più recenti OLED, fatta eccezione per i modelli della serie B, che arrive-ranno più avanti. Per il modello en-try level dotato del nuovo proces-sore A9, il 55C8PLA, il rimborso è quantificabile in 200 euro a fronte di un prezzo di listino suggerito di 2.499 euro. Per il modello da 65” della serie C e per i due model-li della serie E il rimborso sale a 300 euro. 500 euro sono dedicati al 75” Ultra HD SK8100, che da 3.499 euro passa così a 2.999.Tra i negozi che partecipano al-l’iniziativa Comet, Elettrosintesi, Euronics, Euronics City, Euronics Point, Expert, Expert Group, Free-shop, Grancasa, Mediaworld, Sal-vadori, Sinergy, Sme, Supermedia, Trony, Unieuro, Unieuro City.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

di Emanuele VILLA

I l trend tecnologico su cui Sharp (o

meglio, il ramo consumer di Sharp)

sta investendo in modo importante è

l’8K. Dopo averlo presentato allo scorso

IFA 2017, l’azienda ha approfittato della

Global Press Conference di IFA 2018 per

annunciare il lancio del suo primo TV 8K

in Europa, dopo un periodo di “rodaggio”

in altri Paesi tra cui il Giappone e la Cina.

Partiamo con le caratteristiche del tele-

visore: al di là del design slim estrema-

mente moderno che, nonostante la sot-

tigliezza, ospita un impianto audio 2.1 da

35 watt, il TV Sharp può vantare una dia-

gonale da 70’’ e l’elevatissima risoluzio-

ne di 7.680 x 4.320 pixel su un pannello

10bit capace di coprire l’86% dello spazio

colore BT2020. Tra le altre caratteristiche

tecniche rivelate durante la presentazio-

ne, meritano menzione la luminosità di

picco di 1.000 nits, la compatibilità HDR

(Hybrid Log Gamma compreso), e il si-

stema di local dimming distribuito su 216

zone. A livello di connettività troviamo

un ingresso 8K (HDMIx4), un USB utile

soprattutto per riprodurre immagini 8K e

altri tre ingressi HDMI. La domanda tipica

a questo punto è: in un mondo che solo

ora sta iniziando a diffondere contenuti

4K, a cosa serve un TV 8K? La doman-

TV E VIDEO Presentato allo scorso IFA 2017, il TV 8K da 70’’ di Sharp arriva finalmente in Europa

Sharp: il TV 8K da 70” arriva in Europa ma per comprarlo ci vogliono 12.000 euro Il pioniere dell’altissima definizione ha caratteristiche di pregio, ma il prezzo non scherza

da è più che lecita e ovviamente non

ci sono ricette miracolose, nonostante

Sharp abbia identificato alcuni punti di

forza del suo “pioniere”: la riproduzione

delle fotografie, video 8K da YouTube,

alcune produzioni sperimentali di NHK

in Giappone e un progetto realizzato da

Sharp insieme a France TV per la ripresa

e trasmissione (sui display dello stadio)

del Roland Garros in 8K. Per gli spetta-

tori a casa, però, l’opzione migliore per

vedere il grande tennis resta l’Ultra HD.

Ovviamente è prevista la presenza di

uno scaler evoluto per la riproduzione

dei contenuti 4K e inferiori, ma resta lo

scoglio dei 12.000 euro di spesa.

Fermo restando dunque il carattere

pionieristico del prodotto, è lecito do-

mandarsi perché investire ora nell’8K

anticipando i tempi. Durante la presen-

tazione, Sharp ha dato una risposta in-

teressante: 8K permetterà la realizzazio-

ne di TV sempre più grandi, assistendo

così la tendenza del momento. I tagli

superiori a 60’’ sono infatti in continua

crescita: 75’’ e 82’’ sono oggi tutt’altro

che inusuali, grazie anche alla costante

riduzione di prezzo medio. Questo, unito

allo stile “minimal” degli appartamenti

moderni rende possibile l’installazione in

casa di display decisamente grandi, pur

non aumentando la distanza di visione:

si arriverà a un punto in cui l’8K sarà la

scelta migliore per il proprio (ampio) sa-

lotto: qualche anno e ne riparliamo. Nel

frattempo, Sharp è già pronta.

di Roberto FAGGIANO

B ang & Olufsen ha presentato un

nuovo diffusore della gamma Beo-

play, il P6 è un diffusore bluetooth

portatile compatto e leggero, ideale per

essere spostato facilmente e in grado di

riprodurre musica a 360° grazie agli alto-

parlanti presenti su entrambi i lati, come

già visto su altri diffusori della gamma. Il

Beoplay P6 (399 euro) è disponibile in

due varianti di finitura in alluminio na-

turale oppure nero. Come di consueto

molto curata la finitura, completamente

in alluminio anodizzato e sabbiato con

bordi arrotondati, per esaltare la portabi-

HI-FI E HOME CINEMA Bang & Olufsen amplia la gamma Beoplay con il diffusore bluetooth P6

Da B&O il diffusore che parla con Siri e Google Assistant Il tasto Smart permette di utilizzare gli assistenti vocali di Apple o Android sullo smartphone

lità del diffusore è stata prevista

una cinghietta in cuoio in colore

coordinato al diffusore. Interes-

sante il dettaglio dei pulsanti

flessibili ricavati direttamente

nell’alluminio. Il pulsante centra-

le attiva tutte le funzioni smart:

da Siri a Google Assistant sullo

smartphone, sino al controllo

tramite applicazione Beoplay.

Dal punto di vista tecnico il diffusore

sfrutta due tweeter per diffondere il suo-

no a 360° e un midwoofer da 10 cm. la

potenza disponibile con amplificatori in

classe D è di 36 watt per il woofer e 2

x 30 watt per i tweeter. L’alimentazione

è con la batteria ricaricabile integrata da

2.600 mAh con cavetto usb C. Le dimen-

sioni del P6 sono di 17 x 13 x 7 cm (L x A

x P), il peso è di 1 kg.

Il diffusore è già in vendita.

Italia 2 non muore e trasloca sul 120. Al 35 arriva Focus targato MediasetIl futuro di Italia 2 è sicuro almeno fino all’estate e la chiusura per ora dovrebbe essere scongiurata di R. F.

In occasione dell’inserimento dei nuovi canali Sky all’interno della piattaforma Mediaset Premium, c’è stata anche un’altra piccola aggiun-ta: una nuova emissione di Italia 2 inserita nel mux La3, con la nume-razione LCN 120: dal prossimo 14 maggio Italia 2 sarà visibile sola-mente alla numerazione 120 e non più sul 35. Lo spostamento è stato reso necessario dal dover trovare una posizione appetibile alla nuo-va versione di Focus, ora targata Mediaset, che deve lasciare libera la casella 56 al canale di Discovery Motor Trend che partirà il 29 aprile. Il canale 120 invece è un’eredità dell’operazione svolta sul canale 20 di Retecapri, che comprende-va appunto anche la numerazio-ne 120, oltre al 20 ora occupato dall’omonimo canale Mediaset. Il futuro di Italia 2 quindi è per il mo-mento assicurato, dopo insistenti voci di una sua chiusura. Un futuro garantito almeno fino a luglio dato che la concessionaria pubblicitaria Publitalia ha già venduto gli spazi pubblicitari fino all’estate. Al tempo stesso la posizione 120 non è certo tra le migliori e anche la diffusione dal mux La3 - con minore copertura rispetto all’attuale Mediaset 2 - non dissolve del tutto le nubi sul futuro di Italia 2. Per la nuova versione di Focus in partenza dal prossimo 14 maggio sul 35 , invece ancora nessuna notizia sui palinsesti: non appena possibile daremo tutte le notizie.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

Honor 7A e 7C Gli entry level che si sbloccano con lo sguardoDue nuovi modelli con riconoscimento facciale e sensore di impronte digitali E’ questa la ricetta di Honor per competere nell’agguerrita fascia degli Android economici di Andrea ZUFFI

Honor lancia due smartphone en-try-level con riconoscimento faccia-le e sensore per impronte digitali. Si chiamano Honor 7A e Honor 7C e hanno rispettivamente display da 5,7” e 6,0” con aspect ratio 18:9. Ho-nor 7A ha un processore Snapdra-gon 430 con 2 GB di RAM e 16 GB per lo storage espandibile. Questo terminale è un dual-sim ha scher-mo da 1440 x 720 pixel, sensore di impronte digitali e sblocco tramite riconoscimento facciale. Presente anche il triplo slot per ospitare due nano-sim e una scheda di espan-sione di memoria. Honor 7C, ha display leggermen-te più grande, scocca in metallo e dispone di due fotocamere sul re-tro, una principale da 13 Mpx e una secondaria da 2 Mpx dedicata alla sola cattura dello sfondo per ricrea-re artificialmente l’effetto bokeh. La fotocamera frontale, tradizional-mente dedicata ai selfie, si basa su un modulo da 8 Mpx. Honor 7C è animato da uno Snapdragon 450 con 3GB di RAM. Entrambi i modelli dispongono di interfaccia grafica EMUI 8.0 basata su Android 8, di una batteria da 3000 mAh e del dual bluetooth per la connessione simultanea a due dispositivi. Honor 7A sarà disponibile a maggio al prezzo consigliato di 139 euro men-tre Honor 7C, che costerà 179 euro, dovrebbe comparire online sul sito ufficiale Honor entro aprile.

di Emanuele VILLA

D opo aver inaugurato la famiglia

Xperia XZ2 al Mobile World Con-

gress di Barcellona, Sony Mobile

torna a far parlare di sé con il prodotto

più pregiato: XZ2 Premium. Ufficialmen-

te top di gamma della famiglia XZ2, il

modello Premium offre alcune caratteri-

stiche comuni agli altri modelli ma anche

qualche chicca per intenditori, soprattut-

to in ambito fotografico.

Per XZ2 Premium, Sony ha optato per un

modulo a doppia fotocamera, distanzian-

do così questo modello dagli altri della

gamma. Nella scocca posteriore trovia-

mo, allineati verticalmente, i classici “due

occhi” che sono ormai parte del corredo

di molti smartphone top di gamma: il

sistema, che Sony chiama Motion Eye

Dual, è composto da un modulo principa-

le da 19 MPixel con sensore 1/2.3’’ Exmor

RS, pixel pitch da 1.22μm, lunghezza fo-

cale equivalente a 25mm e apertura F1.8,

mentre il secondo “occhio” nasconde un

modulo in bianco e nero da 12 MPixel

con dimensioni identiche al precedente

e quindi pixel più grandi (1.55 micron), il

tutto con apertura di F1.6.

L’uso congiunto delle

due fotocamere, unito

al processore AUBE

di Sony permette un

livello di sensibilità

elevatissimo per que-

sto tipo di prodotto:

parliamo di ISO 51200

per la cattura di imma-

gini e ISO 12800 per i

video, mentre a livello

di funzionalità Xperia

XZ2 Premium permet-

te la cattura di video 4K HDR (da rivedere

immediatamente sul display con tecno-

logia Triluminos) e offre funzionalità di

Super Slow Motion a 960 fps fino a Full

HD, oltre a tutta una serie di funzionalità

“artistiche” tra cui il 3D Creator, l’effetto

bokeh e molto altro. Il modulo offre inol-

tre stabilizzazione digitale su 5 assi. Per

quanto riguarda, poi, la fotocamera ante-

riore, parliamo di un modulo da 13 MPixel

con sensore da 1/3,06’’ Exmor RS for mo-

bile capace di scatti fino a ISO 3200 e

apertura F2.0.

Tra le altre caratteristiche “top” di XZ2

Premium c’è il display 4K HDR per il

quale Sony ha optato per un classico

rapporto di forma di 16:9 e per una di-

mensione di 5,8’’. Non vanno dimenticati

il processore X-Reality For Mobile e la

piattaforma Qualcomm Snapdragon 845

supportata da 6 GB di RAM e 64 GB di

storage espandibili via microSD. Per

quanto riguarda l’audio, il modello Pre-

mium sfrutta anch’esso la tecnologia Dy-

namic Vibration System per alzare il livel-

lo di coinvolgimento, e offre una batteria

da 3540 mAh che dovrebbe garantire

ben di più del classico giorno di utilizzo.

Xperia XZ2 Premium sarà disponibile

“quest’estate” per un prezzo non anco-

ra ufficializzato: certo è, invece, il lancio

con Android 8 Oreo a bordo.

MOBILE Sony presenta il nuovo top di gamma in ambito smartphone: Xperia XZ2 Premium

Sony Xperia XZ2 Premium, lo smartphone 4K HDR con doppia fotocamera ISO 51200Sony Xperia XZ2 Premium sarà in vendita quest’estate, non ancora comunicato il prezzo

di Roberto PEZZALI

N okia 6.1 è finalmente nei negozi in

Italia a 279 euro e per chi lo prenota

entro la fine di luglio ci sarà anche

uno smart speaker Google Home Mini in

omaggio. Il Nokia 6.1 raccoglie l’eredità

di uno dei prodotti più di successo della

passata generazione di prodotti Nokia,

un ottimo prodotto di fascia media che

ha tutte le carte in regola per fare bene

senza esagerare. Ha un corpo in allumi-

nio 6000 con un particolare processo di

anodizzazione che dovrebbe mantenerlo

bello più a lungo, ha uno schermo da 5,5”

full HD IPS che occupa quasi interamente

la parte frontale ed è basato sull’ottima

piattaforma Snapdragon 630 che assicu-

MOBILE Il Nokia 6.1 arriva finalmente nei negozi italiani ad un prezzo molto competitivo

Nokia 6.1 a 279 € e Google Home Mini è in omaggio Chi lo acquisterà entro il 31 luglio 2018 riceverà gratis anche uno speaker Google Home Mini

ra un buon bilanciamento tra prestazioni

e consumi. Con 3 GB di RAM e 32 GB di

storage espandibili tramite microSD.

Il sistema operativo è Android Oreo, ma

lo smartphone fa parte del programma

Android One di Google e questo vuol

dire che oltre a ricevere gli ultimi aggior-

namenti manterrà una interfaccia pulita

e priva di fronzoli. Le fotocamere, con

lenti Zeiss, sono da 16 megapixel po-

steriore con flash dual tone e da 8 me-

gapixel anteriore: come da tradizione è

possibile sfruttare la modalità dual sight

per usarle in contemporanea e scattare i

“bothie”. C’è poi l’audio, con registrazio-

ne ad ampio spettro utilissima nel caso

di registrazione video, aspetto questo

che spesso viene trascurato. Infine l’au-

tonomia: con una batteria da 3000 mAh

e ricarica rapida tramite USB Type C il

Nokia 6.1, grazie anche alla piattaforma

scelta, dovrebbe garantire una autono-

mia decisamente buona.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

di Roberto PEZZALI

H onor ha lanciato il Cina il suo

nuovo flagship, Honor 10. Il top

di gamma del brand “giovane” di

Huawei, che verrà lanciato anche in Eu-

ropa il 15 di maggio, sotto il profilo delle

caratteristiche tecniche sembra a tutti gli

effetti una versione leggermente modifi-

cata del P20 di Huawei, con molti tratti

uguali e qualche elemento migliorativo.

La scocca è simile a quella dell’Honor 9,

corpo in alluminio con doppio sandwitch

di vetro a protezione di retro e display, lo

schermo è da 5,84” IPS Full HD+ (1.080 x

2.280 pixel, 19:9) e c’è come sul P20 il fa-

migerato “notch”, che può essere nasco-

sto tramite l’apposita opzione. Rispetto al

P20 ci sono però tre elementi che fanno

pendere la bilancia dalla versione Honor:

tutte e quattro infatti le finiture sono sfu-

mate in modo simile alla versione Twilight

del P20 Pro, un gioco di colore che sicu-

ramente piacerà ai più giovani. C’è poi

un jack audio, con un DAC AKG di qua-

lità: la dimostrazione che volendo il jack

audio sul P20 ci stava, è Huawei che non

ha voluto metterlo. E c’è pure un nuovo

tipo di sensore biometrico frontale: rileva

le impronte digitali con gli ultrasuoni e

funziona anche con le dita umide. Il re-

sto degli elementi sono quelli del P20:

Kirin 970, 6 GB di RAM, 64 GB di memo-

ria, dual SIM, batteria da 3.400 mAh e

Oreo 8.1 con Emui. Il reparto fotocamera

non è ovviamente quello del P20 Pro e

neppure quello del P20: Honor parla di

fotocamera potenziata con l’intelligenza

artificiale quindi qualche funzione simile

a quelle dei P20 ci sarà, ma Huawei dif-

ficilmente ha trasmesso a Honor tutte le

funzioni più avanzate.Sul retro, montate

in orizzontale, ci saranno un sensore da

24 megapixel monocromatico e uno da

16 megapixel RGB entrambi con obietti-

vo f/1.8. Da 24 megapixel anche la foto-

camera frontale. Per i colori e le versioni

europee dovremo aspettare metà mag-

gio: i prezzi difficilmente saranno quelli

cinesi, anzi, considerando la tendenza a

salire di prezzo crediamo possa costare

attorno ai 499 euro.

MOBILE Honor ha annunciato in Cina il nuovo flagship, l’Honor 10, derivato dal Huawei P20

Honor 10 è il gemello del Huawei P20 con una marcia in più. Ma costerà meno? Honor 10 ha tre caratteristiche interessanti che sulla carta lo rendono migliore del fratello Ha il jack audio, il sensore sotto il vetro e il posteriore sfumato per ogni finitura di colore

di Matteo SERVADIO

ZenFone 5 è pronto alla commercia-

lizzazione in Italia. Design rinnovato

e costruzione premium: ZenFone 5

condivide in tutto e per tutto le linee con

il vero top di gamma, il 5z, annunciato

ma non presente all’MWC di Barcello-

na. ZenFone 5 ha display da 6,2” IPS

FullHD+ in formato 19:9 che cede alla

“notch-mania”, “tacca” che permette

allo schermo di ZenFone 5 di raggiun-

gere una screen-to-body ratio del 90%,

Parola d’ordine resta l’Intelligenza Ar-

tificiale in tutte le sue declinazioni, in

primo luogo per la fotografia. La sezio-

ne si avvale di una doppia fotocamera

con sensore principale da 12MP Sony

IMX363 e ottica f/1.8; e una secondaria

MOBILE Asus annuncia la disponibilità nel nostro paese di ZenFone 5. In vendita a 399 euro

Asus ZenFone 5 in Italia: A.I. a un prezzo aggressivoAsus ZenFone 5 è già disponibile sullo shop online ASUS e presso gli ASUS Gold Store

da 8MP con grandangolo a 120 gradi.

La fotocamera frontale è invece una

8MP f/1.8. L’Intelligenza Artificiale coin-

volge anche la piattaforma hardware,

grazie a ASUS AI Boost, che ottimizza

le prestazioni per i giochi e applicazio-

ni che richiedono sforzo maggiore da

parte del dispositivo. Piattaforma hard-

ware basata su SoC snapdragon 636

con GPU Adreno 509 e tagli di memoria

che per il nostro paese offriranno una

configurazione da 4GB di RAM e 64GB

di storage. La batteria è da 3300 mAh e

beneficia di funzionalità di AI che regola

dinamicamente la velocità di ricarica per

preservare la batteria.

Asus ZenFone 5 è già disposnibile sullo

shop online ASUS e presso gli ASUS Gold

Store al prezzo di 399 euro, aggressivo

come già ci aspettavamo dopo i 479 euro

comunicati per il 5Z. All’interno della con-

fezione sarà inclusa una cover bumper

morbida trasparente, e fino al 30 giugno i

già possessori di uno ZenFone potranno

restituire il proprio dispositivo per ricevere

fino a 125 euro di cashback per acquista-

re il nuovo modello. Asus fornirà ulteriori

indicazioni qui.

Tim Cook stronca Marzipan L’ibrido MacOS/iOS non si faràIl CEO di Apple rilascia una dichiarazione da cui si capisce che un sistema ibrido non è nei piani dell’azienda di Franco AQUINI

Tim Cook ha spezzato definiti-vamente i sogni di un sistema operativo ibrido MacOS/iOS. No-nostante le tante voci che si sono succedute recentemente, legate alla presunta introduzione di pro-cessori fatti in casa sui MacBook, pare quindi che il progetto de-nominato Marzipan sia qualco-sa di diverso da quello che ci si aspettava. Il progetto in questione avrebbe dovuto essere infatti una soluzione per far girare le appli-cazioni iOS su MacOS, una cosa simile a quanto fa ChromeOS con le applicazioni Android. Di questo strumento si sono trovate tracce nei vari strumenti di sviluppo Ap-ple, ma su tutto questo sembra aver posto la parola definitiva il CEO di Apple. Time Cook ha in-fatti rilasciato una dichiarazione al Sydney Morning Herald, dove ha dichiarato: “Non crediamo nel-le cose ibride. Mac e iPad sono incredibili. Una delle ragioni per cui entrambi sono incredibili è che gli abbiamo fatto fare quello che sanno fare bene. Se inizi a mischiare le due cose, cominci a fare inevitabilmente compromes-si su compromessi.”Le possibilità sono quindi soltanto due: o Cook ha voluto smorzare i rumor su un progetto ancora to-talmente sperimentale oppure il progetto esiste, ma non è previsto nell’immediato.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

di Roberto PEZZALI

U no smartphone Android ritenuto

sicuro e aggiornato dal produt-

tore e dall’utente spesso non

lo è. Il produttore può mentire. Alla

Hack In The Box Security Conference

di Amsterdam è stata presentata da

parte dell’azienda tedesca Security Re-

search Labs un rapporto decisamente

interessante sullo stato della sicurezza

dei dispositivi Android, un report che

ha portato a due conclusioni: i dispo-

sitivi Android sono poco aggiornati (e

questo era noto), e soprattutto molto

produttori mentono sullo stato di ag-

giornamento dei dispositivi. Oggi gli

utenti che ricevono le “security patch”

di Android sono convinti di avere un

dispositivo aggiornato e protetto, ma

la ricerca ha portato a conclusioni dif-

ferenti: nessuno ha idea di cosa ci sia

dentro quelle patch, e molte falle ven-

gono lasciate indietro.

L’aggiornamento dei dispostivi Android

è complesso, troppo complesso. Si

passa da Google, si passa da chi crea i

componenti, ad esempio Qualcomm, si

passa dal produttore dello smartphone

e dalle Telco per la distribuzione. Una

catena di passaggi ramificata, con pa-

tch che vengono gestite da entità dif-

ferenti e per le quali spesso non esiste

un vero responsabile, situazione que-

sta che porta la “patch” a perdersi nel

nulla. Chi usa Windows, o iOS oppure

Linux è consapevole che basta un click

per aggiornare il proprio prodotto: le

patch sono sui server, e la distribuzio-

ne è diretta. C’è un responsabile della

falla, c’è chi la chiude e c’è chi la mette

in distribuzione: tutto semplice, traccia-

to e immediato. Su Android, purtroppo,

non è così.

Security Research Labs ha pensato

di mettere a punto un procedimen-

MOBILE Un team di esperti ha analizzato in modo scientifico le patch di sicurezza degli smartphone

Smartphone aggiornati, ma i bug restanoNonostante gli aggiornamenti molti bug vengono trascurati. La lista dei buoni e dei cattivi

to abbastanza complesso per capire

se gli smartphone sono sicuri o no:

ha preso tutti i bug di livello critico o

elevato pubblicati da Google nel bol-

lettino della security e ha costruito un

modello da usare per scansionare cen-

tinaia di migliaia di versioni diverse di

firmware dei vari smartphone presenti

sul mercato. Per molti bug è presente

il codice sorgente, per altri no e si è

costruito un algoritmo euristico, quindi

non precisissimo ma comunque affida-

bile. Il risultato in molti casi ha lasciato

i ricercatori senza parole: nonostante

uno smartphone abbia ricevuto le pa-

tch di sicurezza di ottobre 2017 man-

cavano all’interno le patch necessarie

per chiudere una serie di bug critici se-

gnalati da Google a partire da maggio.

L’utente è convinto di essere sicuro,

ma in realtà non lo è.

Parliamo di sicurezza, ma giustamente

si deve fare una precisazione: la pre-

senza di bug non è necessariamente

sinonimo di falla. I bug sono tuttavia

gli errori fatti in fase di programma-

zione che possono essere sfruttati per

creare exploit: Security Research Labs

ha preso proprio questo i bug critici

o gravi, quelli che possono portare ai

problemi più seri. Il grafico qui sotto

mostra chiaramente come la situazione

è variabile da produttore a produttore:

la stanghetta nera indica la patch level

dichiarata dal produttore, ma le zone

rosse indicano le patch che dovevano

esserci e invece non ci sono. Google

con il Pixel 2 incarna la perfezione, ma

anche Samsung non si comporta male.

Chi sono i buoni e chi sono i cattivi? In

base alle analisi fatte è stata stilata una

classifica dei produttori: Google, Sony,

Samsung e Wiko sono quelli che han

dato i risultati migliori, TCL e ZTE i peg-

giori. Samsung è al top anche come

produttore di chip con i suoi Exynos,

seguita da Qualcomm. Mediatek, spes-

so usato sui dispositivi di fascia bassa,

è un vero colabrodo.

Microsoft rimanda l’aggiornamento di Windows 10 Troppi crash, non è stabileMicrosoft ha rilasciato una nuova build ai partecipanti al programma Insider Nelle note di rilascio si legge tra le righe il motivo del ritardo della distribuzione dell’aggiornamento primaverile di Mirko SPASIANO

Sebbene non sia mai stato annun-ciato pubblicamente, pare che Mi-crosoft avrebbe dovuto dare inizio alla distribuzione della prossima versione di Windows 10 martedì scorso (qui la nostra panoramica super-dettagliata). Tuttavia, nelle ore immediatamente precedenti al traguardo gli ingegneri Micro-soft hanno riscontrato qualche problema di affidabilità di troppo ed hanno deciso di posticiparne il rilascio. In alcuni casi, i problemi di affidabilità riscontrati potevano portare ad una percentuale più alta del normale di schermate blu su PC. “Piuttosto che ricorrere ad un aggiornamento cumulativo per porre rimedio, abbiamo deci-so di compilare una nuova build con gli opportuni correttivi.”Queste le parole di Dona Sarkar, a capo del programma Windows Insider, a corredo dell’annuncio ufficiale di Microsoft. Di fatto, è stato revocato lo stato di RTM (re-lease to manufacturing) alla build contrassegnata dal numero 17133, inizialmente candidata per il rila-scio globale. Presumibilmente, la versione che verrà distribuita a tutti gli utenti è la 17134, le stime più ottimistiche vedono il grande giorno fissato per questa settima-na, ma è probabile che il rilascio attraverso Windows Update pos-sa slittare persino a quella suc-cessiva.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

di Roberto PEZZALI

U no smartphone Android smarrito può essere

ritrovato, localizzato e anche cancellato da re-

moto. Come per gli iPhone anche gli smartpho-

ne con il sistema operativo di Google dispongono di

una serie di funzioni che permettono di localizzare

lo smartphone in ogni istante. Basta attivarle, anche

se in molti casi sono già attivate di default. Abbiamo

scritto questa semplice guida che per molti utenti può

essere banale, ma che per altri non solo è utile ma, in

un periodo dove la privacy sembra un qualcosa di sa-

cro e inviolabile, dimostra come Google e altri servizi

conoscono davvero tutto di noi, e siamo noi stessi a

fornire i dati. Per capire se la funzione è attiva basta

andare nel menu impostazioni, “Sicurezza e posizio-

ne” e cercare “Trova il mio dispositivo” che dovrebbe

essere una delle prime voci. Se non è attiva deve es-

sere attivata.

Trova il mio dispositivo, “Find my Device”, è anche una

applicazione fatta da Google che può essere scarica-

ta dallo Store di Android ed è utile da installare sul

tablet o su un secondo telefono.

Per poter rintracciare lo smartphone la localizzazione

GPS dev’essere attiva, e soprattutto deve essere im-

postata nella modalità ad elevata precisione, quindi

in grado di appoggiarsi non solo alle reti ma anche ai

satelliti di posizionamento.

L’ultimo aspetto da verificare è la condivisione della

propria posizione in tempo reale con i server di Goo-

gle: basta selezionare Cronologia Posizione Google,

assicurarsi che sia attiva e che sia attiva per il disposi-

tivo selezionato. Completata la configurazione, e per

molti utenti non ci sarà da toccare nulla perché è già

MOBILE Apple non è l’unica ad aver integrato la funzione “Trova il mio iPhone” all’interno del sistema operativo iOS

Smartphone Android perso? Ecco come ritrovarlo Anche su Android c’è una funzione per ritrovare lo smartphone, ma pochi sanno come utilizzarla. Ecco una pratica guida

così lo smartphone comunica costantemente la sua

posizione con i server di Google.

E per trovarlo?Basta andare sulla pagina Android.com/find con

l’account utilizzato sullo smartphone e da una pra-

tica interfaccia raggiungibile con un qualsiasi brow-

ser è possibile vedere in tempo reale la posizione

dello smartphone, sempre che questo sia collegato,

e eventualmente cancellare il contenuto da remoto

nel caso in cui questo sia finito nelle mani di un ma-

lintenzionato. Oppure, ancora più semplice, basta

cercare su Google “Lost Smartphone”.

Dove siamo stati la scorsa settimana?Se l’invio dei dati a Google sulla posizione permet-

te l’accesso a funzioni utili come la localizzazione

di un dispositivo perso, il rovescio della medaglia è

quello visibile su Google Maps, collegandosi sempre

con l’account e andando a selezionare “Cronologia”

dal menu il alto a destra. Una sorta di macchina del

tempo, che ci mostra ogni giorno dove siamo stati

e come ci siamo spostati. Con una precisione che

lascia a bocca aperta: Google sa che siamo andati

a Milano Marittima in auto, sa che ci siamo fermati

all’autogrill, ha indovinato gli spostamenti a piedi,

quelli in bici e anche gli alloggi e i ristoranti. Tutto,

senza il minimo errore. Dati che, disabilitando la con-

divisione della posizione, resterebbero all’interno

dello smartphone. Al sicuro.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

di Emanuele VILLA

Chi per i videogame ha una vera

passione sa che niente è più impor-

tante di una connessione stabile

e di qualità. Una latenza eccessiva o un

agghiacciante packet loss possono ren-

dere un potenziale trionfo una dolorosa

sconfitta. Ecco perché un router dedicato

al gaming fa la differenza: oltre a carat-

teristiche tecniche superiori alla norma,

questi permettono di gestire i parametri

che influenzano la qualità della partita

in modo semplice. Un router dedicato al

gioco ottimizza la connessione e offre al

gamer il massimo possibile con i mezzi

di cui dispone. Netgear ha organizzato

un evento a Milano per presentare il suo

nuovo “mostro” dedicato al gaming, già

protagonista assoluto del suo CES 2018: il

Nighthawk Pro Gaming XR500, un router

(non modem) da 270 euro di listino, con

tecnologie di ultimissima generazione e

software ottimizzato per la gestione delle

opzioni che influiscono sul gioco. Come

anticipato, è un router, non un classico

modem-router: visto che in Italia abbiamo

ancora il modem “imposto” dai fornitori

di connettività la scelta di realizzare un

router “liscio” ha senso. Il dispositivo, che

sembra un’astronave, offre 5 porte Giga-

bit Ethernet (4 LAN, 1 WAN), supporta lo

standard WiFi “ac” Multi-User MIMO per

lo streaming simultaneo su due bande

(2,4GHz e 5GHz), ha un processore dual

core da 1,7 Ghz e 4 poderose antenne per

la massima copertura possibile. Le speci-

fiche tecniche sono tali da offrire un incre-

mento prestazionale non solo con il ga-

ming tradizionale ma anche con quello in

streaming tipo GeForce Now: qui alla ne-

cessità di un ping ottimizzato si aggiunge

l’impiego della massima banda possibile

con una stabilità da record. Tutte promes-

se che un prodotto come il Nighthawk è

in grado di mantenere.

Ci ha poi colpito il software di gestione,

DumaOS che è di fatto un sistema opera-

tivo a bordo del router. Lo si gestisce via

browser nel caso di PC oppure su app.

Il livello di dettaglio sul quale è possibi-

le agire è notevole: grazie a dashboard

colorate con un design molto moderno,

il gamer può gestire opzioni complicate

come il Quality of Service con semplici

menu a tendina o piccoli slider. È possibi-

le definire quante risorse offrire ai singoli

dispositivi presenti in rete, dando ovvia-

mente la precedenza al PC o alla conso-

le durante le sezioni di gioco. Così vostro

fratello su Netflix non vi darà più nessun

fastidio. Tra le mille opzioni disponibili è

poi fondamentale (se si vuole vincere,

s’intende) il Geo-Filter, che ci permette

di giocare solo su server e con persone

all’interno di una certa area geografica,

che ovviamente si basa sulla distanza

dalla nostra posizione. Per non parlare

della dashboard “componibile” e per-

sonalizzabile, un network monitor molto

avanzato che esamina non solo l’attività

dei dispositivi presenti in LAN ma anche

GAMING Netgear ha organizzato eventi in tutta Europa per presentare Nighthawk Pro Gaming XR500, protagonista al CES 2018

Netgear presenta in Italia il router definitivo per chi giocaIl router Nighthawk Pro Gaming XR500 di Netgear è un vero mostro di potenza dedicata a chi ama giocare e… vincere

i servizi cui accedono, la configurazione

grafica della rete e via dicendo. Tutto,

vale la pena ripeterlo, con una semplicità

davvero degna di nota.

di Massimiliano DI MARCO

P ro Evolution Soccer (PES) perde

anche la licenza della UEFA Cham-

pions League. Dopo dieci anni la

UEFA ha annunciato che l’accordo con il

produttore del gioco Konami “si conclu-

derà dopo la finale di Kiev della Cham-

pions League”. Le competizioni europee,

insomma, non saranno presenti in PES

2019, consueto appuntamento autunnale

per i videogiocatori. Difficile dire se ci sia

stato un accordo fra le due parti oppure

se invece sia frutto di una decisione unila-

terale, magari da parte della stessa UEFA.

Il simulatore giapponese di calcio ha sem-

pre sofferto un problema di inferiorità se

paragonato allo sfidante più quotato, il

FIFA di Electronic Arts, che può fregiarsi

delle licenze (che includono nomi, stadi

e magliette) di molteplici leghe di tutto il

mondo, fra cui anche

quella giapponese e

le nazionali femminili

di calcio. Celebre nelle

ultime edizioni l’assen-

za della Juventus, so-

stituita da un’anonima

PM Black White, che

non ha concesso la li-

cenza agli sviluppatori.

Da parte sua Konami

dice che si concentrerà

“in altre aree. Continueremo a esplorare

modi alternativi in cui la UEFA e Konami

potranno collaborare in futuro poiché la

nostra relazione rimane solida”.

A PES restano alcune licenze sparse:

Barcellona, Liverpool, Borussia Dort-

mund, River Plate, Corinthians, Flamengo

e l’esclusività del campionato brasiliano.

L’idea che Electronic Arts possa inseguire

un accordo esclusivo con la UEFA è tutt’al-

tro che assurda e sarebbe un importante

complemento delle licenze già in essere

nelle iterazioni della sua serie FIFA.

Interrogata da DDAY.it su questa possi-

bilità, Caitlin Doherty, International PR

Lead di Electronic Arts, ha risposto che

“non abbiamo niente da annunciare al

momento”.

GAMING Annunciata la fine dell’accordo tra UEFA e Konami una volta espletata la finale di Kiev

PES perde anche la licenza della Champions Addio alle licenze UEFA, l’ombra (già enorme) del rivale FIFA diventa ancora più ingombrante

Estratto dai quotidiani onlinewww.DDAY.it

Registrazione Tribunale di Milanon. 416 del 28 settembre 2009

e

www.DMOVE.itRegistrazione Tribunale di Milano

n. 308 del’8 novembre 2017

direttore responsabileGianfranco Giardina

editingClaudio Stellari

EditoreScripta Manent Servizi Editoriali srl

via Gallarate, 76 - 20151 MilanoP.I. 11967100154

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

di Simona ZUCCA

AEuroCucina 2018, nell’ambito del

Salone del Mobile di Milano, Miele

mette al centro del suo stand Dialo-

go, un forno presentato lo scorso settem-

bre a IFA e che già aveva attirato la nostra

attenzione (leggi qui il nostro articolo). La

rivoluzione sta nella tecnologia di cottura

messa a punto da Miele, decisamente

inedita. Il forno, infatti, utilizza le onde

elettromagnetiche (che, per chiarezza,

non sono quelle utilizzate dai classici

forni a microonde, ma onde a frequenza

variabile nell’area dei 915 MHz) per risol-

vere una delle tante problematiche che si

incontrano ogni giorno in cucina: cuocere

ogni singolo alimento al punto giusto, ma

soprattutto cuocere contemporaneamen-

te due alimenti diversi.Il segreto secondo

Miele sta nel sistema di antenne utilizzate

per diffondere nel vano del forno le onde

elettromagnetiche che servono per scal-

dare i cibi: queste antenne, infatti, sono

anche in grado di comprendere l’energia

assorbita dai differenti cibi e il livello di

cottura e quindi di adeguare la frequenza

SMARTHOME Allo stand Miele di EuroCucina 2018 protagonista assoluto il forno Dialogo

Miele rivoluziona la cucina con il forno Dialogo Cuoce utilizzando le onde elettromagneticheAdatta la frequenza delle onde alla consistenza dei diversi cibi per cuocerli al meglio facendoci anche risparmiare tempo. Il prezzo però non è per tutti: costa 8000 euro

delle onde alla consistenza dell’alimento

e di cuocere i diversi cibi. L’esempio che

ci viene fatto allo stand di EuroCucina è

quello classico dell’arrosto con le patate,

che in un forno tradizionale potrebbero

richiedere tempi e temperature diverse:

con Dialogo, invece, ci raccontano, pos-

sono essere cotti contemporaneamente

ma con cotture “personalizzate”, per far

sì che abbiamo entrambi la giusta consi-

stenza. Il forno Dialogo è dotato anche

di un sistema di riscaldamento conven-

zionale, che si combina al metodo delle

onde elettromagnetiche, ad esempio per

dare al pane una crosta dorata, cosa che

le onde non riescono a fare. Display tou-

ch, funzione di pulizia pirolitica, program-

mi automatici connettività e applicazione

Miele@mobile (con ricette, video tutorial e

lista della spesa) completano il forno.

Il forno Dialogo di Miele sarà disponibile

in Italia da settembre, il prezzo (indicativo)

non è proprio alla portata di tutti: per por-

tarselo a casa serviranno ben 7.990 euro.

di S. Z.

D alla collaborazione tra Faber,

l’azienda marchigiana che nel 1955

ha inventato la cappa da cucina, e

Carlo Colombo, noto architetto italiano,

nasce la cappa Glow Plus, caratterizzata

da un design ricercato e tecnologie di

aspirazione evolute. Glow Plus di Faber

è stato pensato per essere un vero e

proprio elemento di arredo da sospen-

dere sul piano cottura di un’isola e può

contemporaneamente essere utilizzato

per illuminare i fuochi e per aspirare va-

pori e odori che arrivano dalle pentole.

Questo modello è dotato della tecno-

logia Up & Down che consente di ab-

bassare e sollevare la cappa a seconda

delle necessità tramite un telecomando

oppure tramite i comandi che si trova-

SMARTHOME Sembra un elegante lampadario, all’interno nasconde soluzioni all’avanguardia

Faber Glow Plus, la cappa che aspira senza il tuboIl doppio motore Airlane permette di aspirare anche se la cappa è sospesa dal soffitto

no su un piano cottura Faber

compatibile.

Ma quello che ci ha colpiti è la

possibilità di aspirare vapori e

odori anche quando la cappa

non è a diretto contatto con il

soffitto. Il segreto sono i due

motori della nuova tecnolo-

gia Airlane, il primo posizio-

nato all’interno della cappa e

il secondo nel controsoffitto: quando la

cappa viene abbassata verso il piano

staccandosi dunque dal soffitto e rima-

nendo sospesa tramite sottili cavi, l’elet-

trodomestico aspira fumi e vapori grazie

al primo motore e grazie al secondo mo-

tore sovrastante crea una sorta di cono

d’aria che li attrae verso l’alto e li espelle

all’esterno. Niente tubi, quindi, ma un

condotto di aria invisibile che esce dalla

cappa e viene aspirato dal motore nel

controsoffitto.

Un elettrodomestico importante, anche

nelle dimensioni dal momento che Glow

Plus di Faber ha un diametro di quasi 70

cm e che trova la sua collocazione ideale

su un’isola. Dovrebbe essere disponibile

a fine anno.

Electrolux inventa la cantinetta spillatrice per chi vuole bere bene ma pocoElectrolux ha mostrato un prototipo di cantinetta che pesca il vino dalla bottiglia attraverso il tappo senza comprometterne la tenuta di Gianfranco GIARDINA

Electrolux ha esposto al Salone del Mobile, nell’ambito della mo-stra specializzata sulla tecnologia per la cucina FTK, il suo nuovo prototipo di cantinetta spillatrice, che permette di tenere “in linea” 4 bottiglie, per spillare da esse solo la quantità di vino che serve senza neppure la necessità di stapparle, cosìcché il vino rimanente risulti sempre fresco, come se la bottiglia non fosse mai stata aperta. Il fun-zionamento è ingegnoso: per in-stallare la bottiglia, bisogna infilare nel tappo uno “spillone” che pesca il vino e contemporaneamente in-suffla nella parte alta un gas inerte che compensa la perdita di pres-sione e permette la fuoriuscita del liquido. In questo modo si alimenta il bicchiere sotto la spina corrispon-dente e il vino rimanente va avanti ad invecchiare serenamente in bottiglia senza ossidarsi.Il sistema funziona anche da can-tinetta, per sole 4 bottiglie e una sola temperatura: e forse questo è il maggior limite, dato che eviden-temente non è possibile utilizzare contemporaneamente bianchi e rossi che vanno serviti a tempera-ture molto diverse tra loro. Questa speciale cantinetta per ora è solo un concept e non sarà disponibile presumibilmente prima del 2020.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

di Gianfranco GIARDINA

L a moda del momento in tema di piani cottura? A

giudicare dai prodotti esposti negli stand di FTK,

la mostra specializzata in tecnologia per la cucina

all’interno del Salone del Mobile, sono le cappe sotto-

piano. Ma cos’è una cappa sottopiano? Si tratta di una

cappa aspirante che invece di essere messa sopra il

piano cottura, è di fatto incassata in esso. Non è certo

la prima volta che un layout di questo tipo fa capolino:

alle ultime edizioni dell’IFA di Berlino qualche produt-

tore aveva già mostrato la loro soluzione sottopiano.

Ma questa volta la novità è che praticamente tutti i

brand hanno presentato uno o più piani cottura con

cappe a scomparsa dietro il piano o a fianco dei “fuo-

chi”. Il dubbio dei più è evidente: il vapore va verso

l’alto. Come può una cappa che sta ai piedi della pen-

tola catturarlo efficacemente? Le dimostrazioni fatte

in fiera, con il vapore che arrivato al colmo della pen-

tola, scollina e torna verso il basso sono certamente

eloquenti. Ma lo è di più la capacità di queste nuove

cappe: il modello proposto da Siemens aspira e filtra

700 metri cubi di aria l’ora; un valore che corrisponde

a 15 volte la cubatura di una cucina 5 x 3 metri. Anche

se dei fumi dovessero sfuggire in prima battuta, ver-

SMARTHOME Al Salone del Mobile di Milano compaiono ovunque i piani cottura a induzione con le cappe integrate sottopiano

Finisce l’era della vecchia cappa sopra i fornelli Al Salone del Mobile è boom delle sottopianoLe cappe sottopiano richiamano vapori e fumi verso il basso. Belle da vedere ma per i mobili c’è qualche inconveniente

rebbero prontamente recuperati in pochi minuti.

Va detto che le cappe tradizionali sono rimaste l’ele-

mento esteticamente più “ingombrante” e spesso

brutto di tutta la cucina: i piani cottura sono oramai

ridotti a un vetro a filo piano, grazie all’induzione; i fri-

goriferi sempre più belli da vedere, quando non sono

incassati; i forni nelle meraviglie della tecnologia e

dell’estetica, con i loro comandi touch; la lavastoviglie,

oramai, sempre nascosta. Eliminare l’incombenza del-

la cappa è il sogno di ogni architetto, soprattutto per

i piani cottura non ridossati alla parete, su penisola o

isola. Ma non è solo una questione estetica: la cap-

pa, soprattutto per i cuochi più alti, è una vera iattura,

con il rischio di testate e l’impossibilità di vedere bene

quello che si sta cucinando. La cappa sottopiano eli-

mina il problema estetico alla radice e con esso miti-

ga anche quello dei portatori di occhiali, che senza

cappa o con cappa tradizionale, subiscono un vero

e proprio “appannamento” della vista non appena si

avvicinano alla pietanza in cottura.

Sono tutte rose e fiori, quindi? Tutt’altro: in fiera è tutto

facile, a casa meno. Infatti la cappa sottopiano porta

con sè nel mobile basso della cucina anche le tuba-

zioni di sfiato verso la canna fumaria, il cui accesso

deve essere ripensato rispetto alla collocazione tradi-

zionale e riportato nella parte bassa della parete.

Il condotto poi, costringe a qualche cassetto a profon-

dità ridotta o sagomato e in realtà diventa più indolore

solo per quei piani generosi di profondità 70-75 cm.

Infatti con un piano da 60 cm il passaggio del condot-

to è incompatibile, per esempio, con una lavastoviglie

che quei 60 cm se li prende tutti on con il classico

forno non in colonna. Deve cambiare quindi qualche

aspetto costruttivo delle abitazioni e qualche proget-

to di arredamento. Ma non c’è dubbio che d’ora in poi

la cappa aspirante tradizionale è un po’ più vecchia.

E l’hanno capito bene i produttori specializzati che, in

La cappa sottopiano porta con sè ingombri non banali nel vano sotto il piano cottura.

qualche caso, hanno presentato direttamente un pia-

no cottura integrato; e che comunque stanno destrut-

turando e riprogettando da zero le cappe per dare

loro una dimensione diversa dal tronco di piramide

piazzato sopra i fornelli: se la cucina finisce nella living

room, la cappa tradizionale non ha più diritto di citta-

dinanza.e di un costo

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

di Gianfranco GIARDINA

Se ne è parlato molto e finalmente

stanno per arrivare: si tratta degli

abbattitori, elettrodomestici fino a

poco tempo fa del tutto sconosciuti al

di fuori delle cucine professionali e ora

portati alla ribalta dai talent show come

MasterChef, Bake Off o Il più grande

pasticcere.

A presentarli a FTK, la manifestazione

sulla tecnologia in cucina all’interno

del Salone del Mobile 2018, è stato

sia Smeg che Electrolux (nella foto di

apertura). Ed è quest’ultima che sembra

effettivamente più vicina alla commer-

cializzazione del prodotto, di cui si parla

peraltro da tempo.

L’abbattitore è uno strumento ideale

per molte funzioni: ovviamente c’è la

possibilità di portare un alimento a una

temperatura molto bassa in pochissimo

tempo, una cosa che comporta innanzi-

tutto grandi vantaggi sul fronte dell’ab-

battimento della carica batterica. Come

infatti è noto, per poter consumare del

pesce crudo e consigliato (e nei risto-

ranti richiesto per legge) di procedere

prima di tutto all’abbattimento, questo

per eliminare ogni rischio di contrarre

l’Anisakis, un pericoloso parassita.

Ma non solo: un abbattimento rapido

è anche il miglior modo per predispor-

re un cibo alla migliore conservazione

possibile. Il matrimonio più felice, del-

l’abbattitore è poi con una campana a

vuoto: se una pietanza viene sigillata

sottovuoto e cotta a bassa tempera-

tura, ovviamente può essere riposta

in frigorifero e conservata a lungo; ma

un abbattimento a fine cottura pratica-

SMARTHOME Abbatitori tra i protagonisti della manifestazione sulla tecnologia al Salone del Mobile

Dopo il successo nei talent di cucina arrivano gli abbattitori Smeg ed ElectroluxNon più solo prototipi o concept, ma prodotti finiti. Il primo ad arrivare sarà di Electrolux

mente raddoppia la durata della buona

conservazione della preparazione. Ma

non solo, l’abbattitore può essere utiliz-

zato con successo in cucina soprattutto

nella preparazione dei dolci: le creme

e le glasse possono essere raffreddate

velocemente, migliorando l’aspetto del

dolce e accorciando di molto i tempi di

preparazione. Infine, perché no, l’abbat-

titore può essere anche usato per raf-

freddare velocemente qualche bottiglia

di vino o di birra per soddisfare il palato

di ospiti imprevisti o per supportare be-

vitori poco organizzati.

La soluzione che Electrolux propone

è di combinare l’abbattitore in una co-

lonna con cassetto sottovuoto e forno

combinato a vapore: quest’ultimo è

ideale per la cottura a bassa tempera-

tura sottovuoto, da abbattere oppor-

tunamente per garantire la massima

durata alla pietanza. Non sono ancora

noti i costi dell’abbattitore Electrolux (si

chiama in maniera poco originale Bla-

stChiller, abbattitore in inglese) ma ci si

attende un livello non proprio per tutte

le tasche, intorno ai 3000 euro.

Più versatile la proposta di Smeg: il

SAB4604NR, di cui non si conosce an-

cora il prezzo, non si limita alle funzioni

di abbattitore, ma è anche in grado di

mantenere temperature stabili sotto i

75 gradi, precisamente quanto serve

per fare la cottura sottovuoto. In pratica,

con questa soluzione, con un unico ap-

parecchio è possibile in un apparecchio

solo cuocere in sottovuoto e abbattere

a fine cottura.

Sia la soluzione Electrolux che quella

Smeg sono dotate di sonda termica

da inserire nel cuore dell’alimento da

trattare per avere certezza che la tem-

peratura target sia stata raggiunta dap-

pertutto, e con essa sia stato bonificato

l’ingrediente da ogni possibile rischio

batterico.

Dual Cook Flex è il forno Samsung che cuoce due pietanze nello stesso momentoSamsung ha presentato a EuroCucina il forno Dual Cool Flex La doppia cavità permette di cuocere due pietanze diverse di Simona ZUCCA

Tra gli elettrodomestici evoluti e con funzioni utili esposti al Salone del Mobile ha attirato la nostra at-tenzione il nuovo forno Dual Cook Flex di Samsung, che permette di suddividere la cavità interna da 75 litri in due parti e di cuocere due pietanze diverse in ciascuna con modalità di cottura, tempi e temperature diverse, grazie alla presenza della doppia ventola e di un separatore. La cavità si può usare intera, si possono usare le due metà contemporaneamente, oppure solo quella sotto o solo quella sopra. Non è una tecnologia nuova per Samsung, perfezionata aggiungendo la particolarità della porta divisa in due con un’unica maniglia che consente di accedere anche solo alla parte superiore del forno, ad esempio dove si è messo a cuocere l’arrosto che ha bisogno di essere controllato di frequente. Non è invece possibile accedere unicamente alla metà inferiore, in quel caso occorre aprire completa-mente la porta. I vantaggi di questa soluzione secondo Samsung sono risparmio di tempo, flessibilità e ri-sparmio di energia.Samsung Dual Cook Flex sarà di-sponibile tra pochi giorni in diversi modelli, anche quello con con-nettività Wi-Fi per la gestione da remoto e con una app con ricette suggerite.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

di Franco AQUINI

N est lancia Cam IQ, la videocamera

di sicurezza per esterni dotata di

una particolare intelligenza in gra-

do di distinguere non solo persone da

animali, ma anche persone conosciute da

quelle sconosciuti. Di base si tratta di una

videocamera di sicurezza che riprende gli

esterni con una qualità FullHD HDR (ma il

sensore è a 4K). La vera particolarità sta

però nell’intelligenza con cui Cam IQ pro-

cessa le immagini: quando rileva un mo-

vimento è in grado di ingrandire e di se-

guire il soggetto in movimento. Non solo,

sa distinguere tra animali e persone e se

è attivo l’abbonamento Nest Aware è in

grado di inviare una notifica specificando

se la persona rilevata è una persona co-

nosciuta o un estraneo. L’abbonamento

Nest Aware, una formula già utilizzata an-

che da altri concorrenti, permette di avere

funzionalità aggiuntive e uno spazio nel

cloud per memorizzare le riprese. Si pos-

sono conservare infatti 5, 10 o 30 giorni di

riprese a partire da 5€ al mese. Una so-

luzione che, seppure a fronte di un costo

permanente, permette un’installazione

veloce ed elimina qualsiasi preoccupazio-

ne sulla configurazione di un eventuale

memoria per immagazzinare le immagini.

In più c’è un potente algoritmo in grado di

riconoscere i volti famigliari, in modo da

distinguere persone conosciute da estra-

nei. Come detto, Cam IQ ha un sensore

4K integrato ed è in grado di riprendere

video in 1080p. Con Supersight può otte-

nere uno zoom fino a 12x, il che le permet-

te, insieme all’angolo di visione da 130°, di

seguire il movimento di una persona o di

un animale. Non mancano i LED infrarossi

per per illuminare la scena in caso di ripre-

se notturne. Un altro dettaglio tecnico in-

teressante è la presenta dell’altoparlante

(15 volte più potente di quello montato su

Nest Cam Outdoor) e della funzione Par-

la e Ascolta, che permette di tramettere

audio dallo smartphone alla scena ripresa

dalla telecamera in modo da spaventare

l’eventuale malintenzionato.

Essendo una videocamera da esterno ha

un livello di protezione IP66 che la rende

resistente a pioggia, neve e vento. Nest

Cam IQ per esterni è disponibile sul sito

ufficiale Nest a 379 Euro.

SMARTHOME Nest lancia Cam IQ, una videocamera di sicurezza per esterni “intelligente”

Nest Cam IQ è la videocamera da esterno che distingue gli estranei dai famigliariNest Cam IQ riconosce i soggetti, può ingrandirli e persino “seguirli” automaticamente

di Massimiliano DI MARCO

Configurabile da remoto, modulare

e connesso alla rete LTE. Presen-

tato da 2N, LTE Verso è il primo

videocitofono al mondo che si connette

alla rete veloce e permette anche l’evolu-

zione del suo hardware attraverso alcuni

moduli di espansioni per schede RFID o

lettore d’impronte digitali, per esempio.

Caratteristiche che in un videocitofono

possono sembrare superflue, per cui an-

diamo a vedere alcuni esempi concreti.

Il citofono LTE Verso consente di inviare

tramite e-mail le immagini delle persone

in arrivo, acquisite dalla videocamera in

alta definizione integrata (al momento

della chiamata, oppure di notte o ancora

quando il citofono rileva un movimento

intorno alla porta). Non essendo uno

SMARTHOME Presentato da 2N, LTE Verso è il primo videocitofono al mondo connesso alla rete

Ecco LTE Verso, il citofono “smart” connesso alla reteConfigurazione effettuata da remoto via cloud e immagini trasmesse anche per e-mail

smartphone, non c’è bisogno

di alte prestazioni: la velocità

di connessione in download

arriva a 10 Mbit al secondo e

fino a 5 Mbit/s in upload.

Le funzioni di base includono

la chiamata a una unità di ri-

sposta interna, a un telefono

cellulare o a un tablet, utiliz-

zando la connessione dati su

rete mobile. Per ricevere le chiamate è

disponibile Mobile Video, applicazione

mobile concepita da 2N per smartpho-

ne. Il visitatore, quindi, non sa se state

rispondendo da casa o da un punto

remoto, distante anche migliaia di chilo-

metri. La natura modulare di LTE Verso

include la possibilità di avere anche uno

schermo touch e una tastiera meccanica.

Particolarmente pratico è il modulo Blue-

tooth, che consente di aprire la porta,

servendosi solo di un cellulare, tramite

l’app 2N Mobile Key.

Grazie alla modularità del citofono, è

possibile combinare i singoli moduli e

creare un servizio di accesso su misura

dell’utente. Il citofono è disponibile in

due varianti cromatiche (nero e argento)

e va così a integrare la gamma dei cito-

foni 2N.

Aria condizionata con intelligenza artificiale contro l’afa delle notti estiveAmbi Climate è un piccolo dispositivo “smart” che studia le nostre preferenze e trasmette ordini al condizionatore Così non farà mai troppo caldo o troppo freddo di Emanuele VILLA

Ambi Climate ha inventato un piccolo dispositivo da mettere in casa che dialoga con il condizio-natore e che, grazie ad algoritmi di Intelligenza Artificiale, ottimiz-za automaticamente temperatura e umidità della stanza sulla base di fattori oggettivi (orario, quanti-tà di luce, temperatura esterna...) ma anche - e soprattutto - sulle preferenze dell’utente. Un’ottima idea soprattutto nelle notti d’esta-te, quando si vorrebbe dormire con l’aria condizionata accesa ma poi ci si sveglia qualche ora dopo infreddoliti sotto le coperte. Il dispositivo, che costa in Italia 149 euro di listino, è compatibile con 50 marchi e 1.200 modelli di condizionatori a controllo re-moto, integra supporto IFTTT e supporta Amazon Alexa. La ge-stione avviene completamente via app, ma non c’è bisogno di impostare una temperatura desi-derata, basta dire al sistema se si sta bene o no, se la temperatura è piacevole o no. Ambi climate farà il resto. Disponibile fin da subito la moda-lità fuori casa che ottimizza i pa-rametri sapendo che la casa sarà disabitata per un po’ di tempo.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

di Gianfranco GIARDINA

U n frigorifero nuovo che entra in casa, normal-

mente prende il posto di uno vecchio. A meno

che non si abbiano piani di riuso, il frigo dismes-

so viene ritirato dal rivenditore e inviato al circuito dei

RAEE, i rifiuti di elettronica. Qualche tempo fa DDAY.it

è andata a vedere come viene riciclato correttamen-

te un TV; ora è la volta dei frigoriferi, apparecchi che

sono presenti praticamente nel 100% delle abitazioni

e che, se non smaltiti con attenzione, rischiano di es-

sere molto dannosi per l’ambiente: per capire bene

cosa succede al frigorifero a fine vita, abbiamo visi-

tato uno dei migliori centri in Italia per questo tipo di

lavorazioni, la SEVAL di Colico.

Un frigorifero al minutoAlla Seval arriva, in media, un frigorifero o un congela-

tore al minuto. E proprio 60 all’ora è la velocità norma-

le di trattamento dell’impianto. Di 50 chilogrammi, il

peso medio di un frigo, alla fine di tutto il processo ne

vanno in discarica solo un paio. Il resto viene recupe-

rato come materia prima seconda o come materiale

di consumo.

Ma soprattutto, l’apparecchio viene messo in sicurez-

za per le persone e per l’ambiente: innanzitutto viene

recuperato e trattato il gas, che è infiammabile e dan-

noso. ; stesso destino anche per l’olio, che comunque

riempie il compressore.

Ci accompagna nel viaggio Alfredo Ardenghi, il pro-

prietario della Seval: “In questa stagione (aprile,

quando scriviamo, ndr) ancora non ci sono i picchi del

periodo caldo, in cui i frigoriferi vecchi vanno in soffe-

renza e si rompono più facilmente. Adesso smaltiamo

frigoriferi per 10 ore al giorno, circa. In estate, invece,

l’impianto dei frigoriferi gira per 16 ore al giorno; e la

notte non ci fermiamo, passiamo ai climatizzatori”.

I frigoriferi appartengono, insieme ai congelatori e ai

condizionatori, a un raggruppamento a sé nella ca-

SMARTHOME Quando un frigorifero viene dimesso va inviato al recupero RAEE, l’operazione non costa nulla e si aiuta l’ambiente

Ecco dove finisce il tuo frigorifero vecchio Si riesce a riutilizzare il 95% di un “rottame”Abbiamo visitato uno dei principali stabilimenti di trattamento dei frigoriferi, la Seval di Colico. Ecco il nostro video-reportage

talogazione dei RAEE. Infatti sono accomunati dalla

presenza del gas nel circuito frigorifero. Per questo

motivo la prima fase è metterli in sicurezza ed aspi-

rare il gas. Per fare questo un addetto “punzona” il

compressore con una sonda a tenuta stagna, che di

fatto aspira tutto il gas e l’olio in esso contenuto. Gas

e olio vengono poi separati meccanicamente e trattati

opportunamente. Il gas (si tratta nei modelli più nuovi

di Pentano, ma esistono ancora apparecchi con gas

CFC) viene convogliato in un bruciatore: “Facciamo

un tipo di combustione che elimina il rischio della di-

spersione nell’ambiente – ci spiega Ardenghi - per-

ché avviene a 1.100 gradi in modo da evitare che si

creino le diossine; poi nelle fasi di abbattimento delle

dei fumi, abbiamo messo a punto un trattamento con

il bicarbonato che consente di avere emissioni sem-

pre all’interno dei limiti di legge”. Gli oli vengono inve-

ce inviati ai circuiti specializzati di trattamento degli oli

esausti e quindi recuperati.

Una volta privati degli inquinanti, i compressori ven-

gono estratti, messi insieme in un cassone e inviati in

fonderia: sono composti quasi interamente di acciai.

Si passa alla triturazioneDopo l’eliminazione del gas e dell’olio, il compres-

sore viene estratto e mandato verso le fonderie: si

tratta praticamente interamente di acciaio e ghisa.

Il resto del frigorifero, una volta separato dalle parti

più facilmente estraibili, come i ripiani in vetro e le

plastiche removibili, viene messo su un nastro tra-

sportatore e mandato in un primo trituratore. Questo

opera in camera stagna: infatti le schiume che ven-

gono utilizzate per l’isolamento sono “gonfiate”con

pentano, praticamente lo stesso gas che viene usato

per il ciclo refrigerante. Gli addetti controllano su un

video come procede la triturazione di un frigorifero e

attendono che sia terminata prima di riattivare il na-

stro e calare nella tramoggia un altro apparecchio.

Quando queste schiume vengono intaccate dalla tri-

turazione, questi gas, che sono infiammabili, fuorie-

scono: “Per questo motivo le camere di triturazione

sono riempite di azoto, che produciamo direttamen-

te qui nello stabilimento – spiega Ardenghi -. L’im-

pianto è anche in depressione, in modo tale che i

gas emessi vengano comunque recuperati e convo-

gliati al bruciatore”. Un addetto, operando in sicurezza, buca il com-pressore e aspira gas frigoriferi e oli per inviarli automaticamente ai circuiti di trattamento.

Una volta privati degli inquinanti, i compressori vengono estratti e inviati in fonderia: sono compo-sti quasi interamente di acciai.

Reportage recupero dei RAEECosa succede ai frigoriferi dismessi

lab

video

segue a pagina 23

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

Alla fine di diversi stadi di triturazione, il frigorifero

è ridotto a frammenti di dimensione inferiore ai 10

mm: qui inizia la separazione, dapprima con proces-

si elettromagnetici per separare tutte le porzioni di

acciaio e ferro dalle altre; quindi si procede con altri

passaggi che prima separano le plastiche dagli altri

metalli e quindi separano alluminio e rame tra loro,

con un tavola densiometrica: si tratta praticamente di

un agitatore inclinato che fa sì che il rame e l’allumi-

nio, che hanno pesi specifici molto diversi, si divida-

no e finiscano in due cassoni differenti.

Il ferro va direttamente in acciaieria Le schiume vengono “pellettizate”I rottami di ferro recuperati vengono interamente re-

cuperati e vanno in fonderia per ritornare materiale

interamente reimpiegato. Un destino “nobile” atten-

de anche rame e alluminio, abbastanza ben separati.

C’è però tutta la parte proveniente dalle schiume,

circa il 15% del peso totale, 8 Kg su 50: questo mate-

riale viene “strizzato” affinché emetta tutto il gas con

il quale è stato gonfiato e trasformato in piccole com-

presse, praticamente un pellet di poliuretano. Que-

sto materiale così inertizzato non è più dannoso per

l’ambiente e, in virtù del suo alto potere calorifico,

può essere utilizzato come combustibile: all’interno

della Seval questo pellet viene utilizzato in un termo-

valorizzatore per la produzione di energia elettrica,

la stessa che poi alimenta parte dell’impianto.

Alla fine del processo, viene recuperato o riutilizza-

to circa il 95% del materiale di un frigorifero: “Dal

nostro stabilimento vanno in discarica circa 2 kg di

materiale su 50 di un frigorifero – ci dice Ardenghi -,

di più dei limiti di recupero della normativa”.

L’intervista a Giorgio Arienti, direttore generale di Ecodom: “300 mila tonnellate di RAEE vengono smaltiti bene. Ma ce ne sono ancora 500 che seguono strade abusive e pericolose”A margine della nostra visita alla Seval di Colico, ab-

biamo incontrato l’ing. Giorgio Arienti, direttore gene-

rale di Ecodom, uno dei consorzi di recupero e tratta-

mento dei RAEE a cui aderiscono la maggior parte dei

produttori di elettrodomestici.

DDAY.it: Cos’è Ecodom?Giorgio Arienti: “Si tratta di un consorzio, a cui aderi-

scono i principali produttori di grandi elettrodomestici

bianchi, come frigoriferi, lavatrici, cappe e scalda-ac-

qua, costituito nel 2004 per adempiere a un obbligo

previsto prima da una normativa europea poi italiana

che dice che i produttori di queste apparecchiature

devono farsi carico anche della fase di fine vita quindi

della fase in cui i loro apparecchi diventano rifiuti. Si

chiama responsabilità estesa del produttore”.

DDAY.it: Chi finanzia queste operazioni?Arienti: “I produttori sono chiamati a gestire attra-

verso un consorzio come il nostro le operazioni di

recupero, garantendo anche che tutto il ciclo di trat-

tamento che venga fatto nella maniera corretta”.

DDAY.it: Effettivamente, guardando il processo di trattamento qui alla Seval, ci si rende conto che più che un “fine vita” dei prodotti, si tratta di una “nuo-va vita”…

Arienti: “Sì, se trattati adeguatamente, circa il 90

per cento dei grandi elettrodomestici viene ricicla-

to e quindi torna essere acciaio, alluminio, plastica,

rame e viene riutilizzato nei cicli produttivi. Il tutto

depurandoli delle sostanze inquinanti e soprattut-

to tutte le parti pericolose. Noi vigiliamo su tutti gli

operatori a cui ci affidiamo, come Seval, per since-

rarci che siano applicate tutte le normative in tema

di sicurezza e ambientali”.

DDAY.it: Sarebbe tutto fantastico se tutti i prodotti dismessi finissero nel circuito ufficiale di recupero. Ma i conti non tornano, non tutti viene trattato nel-la giusta maniera…Arienti: “Purtroppo è vero, il sistema ufficiale di cui

Ecodom fa parte l’anno scorso ha gestito 300 mila

tonnellate di rifiuti elettronici, ma si stima che ce ne

siano altre 500mila che prendono strade non cor-

rette”.

DDAY.it: Cioè, dove vanno a finire?Arienti: “Si va dall’export abusivo di queste appa-

recchiature come se fossero ancora funzionanti a

discariche abusive lungo le strade e nei fossi. Pu-

troppo ogni giorno siamo testimoni di questo abban-

dono, ma spesso si tratta di atti successivi anche

a un saccheggio delle parti più nobili o quelle che

hanno magari un valore commerciale. Il fenomeno

più tipico è quello della sottrazione del compresso-

re del frigorifero da parte di soggetti che appunto

ricavano qualche euro rivendendoli sul mercato

parallelo, visto l’alto contenuto di acciaio. Il proble-

ma è staccando senza precauzioni il compressore

al frigorifero, si disperde in ambiente il gas e l’olio,

quindi con un danno ambientale rilevante.”

DDAY.it: Non crediamo che tutti coloro che “ab-bandonano” un frigorifero senza inviarlo alla cor-retta procedura di smaltimento siano al corrente del danno che stanno perpetrando…Arienti: “Bisogna sensibilizzare rispetto al diritto di

smaltire correttamente il vecchio elettrodomestico

senza sostenere alcun costo. Ciascuno di noi ha

due possibilità: la prima è quella di affidarsi ai ser-

vizi degli enti locali. I nostri comuni oramai si sono

attrezzati con le isole ecologiche e svolgono le rac-

colte domiciliari gratuite degli apparecchi ingom-

branti, come i frigoriferi.

L’altra possibilità è il diritto di restituire gratuitamen-

te l’apparecchiatura da buttare al negoziante da

cui si compra l’apparecchiatura nuova: si tratta di

un diritto stabilito dalla legge, si chiama ritiro “uno-

contro-uno”.

La tavola densiometrica agita i piccoli frammenti metallici non ferrosi, facendo salire verso l’alto il rame e mandando verso il basso l’alluminio.

Giorgio Arienti (Ecodom)“500 mila tonnellate RAEE fuori dai circuiti ufficiali”

lab

video

Il cassone con l’alluminio.

I cassone con il frammenti di rame.

MERCATO

Dove finisce il frigorifero vecchiosegue Da pagina 22

Le schiume “sgonfiate” dai gas, vengono com-presse e trasformate in pellet da inviare a un termovalorizzatore.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

TEST Abbiamo passato tre settimane in compagnia del P20 Pro e ci siamo convinti che lo smartphone da battere quest’anno è lui

Huawei P20 Pro è il nuovo smartphone da battereUsarlo è un piacere e ha tutto quello che si può desiderare da uno smartphone. Non è pefetto, ma ci va molto vicino

di Roberto PEZZALI

N on esiste lo smartphone perfetto, ognuno avrà

sempre le sue preferenze e ci sarà sempre un

aspetto che considera più importante di un altro.

Da quasi tre settimane abbiamo tra le mani il nuovo

Huawei P20 Pro, e dobbiamo ammettere che questa

volta Huawei è andata davvero vicina a quello che

potrebbe essere, per molti utenti che vogliono uno

smartphone premium, lo smartphone perfetto. Non

siamo mai stati teneri con Huawei: ci siamo chiesti per

esempio se sul P9 la doppia fotocamera fosse solo marketing, oppure per quale motivo il Mate 10 veniva pubblicizzato come smartphone intelligente quando

non aveva nulla di più intelligente di un iPhone o di un

Galaxy S8, anzi, a tratti sembrava anche più stupido.

Eppure con il P20 Pro è diverso: i cinesi, da sempre a

caccia di complimenti, hanno capito che forse le criti-

che sono più importanti degli elogi e allo stesso tempo

hanno anche capito che non possono restare chiusi

alle loro idee se vogliono realizzare un prodotto glo-

bale. Huawei ha progettato il P20 Pro attorno alle sue

fotocamere e ha deciso di creare il camera phone di

riferimento: per farlo si è affidata ad un veterano del-

l’immagine su smartphone, quello stesso Eero Salmelin

che dopo aver progettato il sistema PureView dei No-

kia ora occupa il ruolo di Head of Imaging in Huawei.

Sono tanti i nomi celebri che hanno contribuito alla

progettazione di questo P20 Pro, e per la prima volta

usando un prodotto Huawei si percepisce un prodotto

più internazionale di quanto lo fossero i modelli che lo

hanno preceduto.

Il prezzo suggerito al pubblico di 899 euro posiziona

il P20 Pro tra gli smartphone più costosi del momento,

ma se si considerano i prezzi di iPhone X e di Samsung

Galaxy S9 Plus, i diretti concorrenti, Huawei è quello

che costa meno. Non è economico, perché non lo è,

ma se si mettono sul tavolo tutto quello che i migliori

smartphone offrono e il loro prezzo probabilmente il

P20 Pro è quello che ha il miglior rapporto qualità prez-

zo. Ha una batteria più capiente, ha tre fotocamere, ha

128 GB di storage, ha 6 GB di RAM, un modem veloce,

un design convincente e un ottimo schermo.

Tra le mani restituisce ottime sensazioniQuando si entra in un negozio e si prendono in mano

gli smartphone esposti solitamente l’iPhone è quello

che offre la maggiore sensazione di solidità. Il bordo

Huawei P20 ProHUAWEI P20 PRO È SOPRATTUTTO SOSTANZA: HA TUTTO QUELLO CHE LE PERSONE CERCANO DA UNO SMARTPHONE

899,00 €

P20 Pro non è lo smartphone perfetto, lo smartphone perfetto per tutti non esiste. Non ha la memoria espandibile, la ricarica wireless, il jack audio, è forse un po’ troppo grosso e ha una sezione fotocamera fantastica ma che richiede ancora un po’ di messa a punto. Però oggi è difficile trovare un altro smartphone che riesce a venire incontro alle esigenze delle persone come lo fa il P20 Pro. I paragoni con l’iPhone sono sempre scomodi, sistemi operativi diversi, utente diverso, storia diversa. Ma se si guarda al mondo Android, che copre il 90% del mercato, oggi il P20 Pro è lo smartphone da battere. Non tanto per i dati tecnici sulla carta, dai GB di RAM al processore ai megapixel delle fotocamere, quanto per quello che offre realmente. Una batteria generosa, che ad un utente normale dura un giorno abbondante senza ansie, e una fotocamera che con la modalità notte realizza scatti eccellenti a mano libera. La fotocamera poi, grazie ad un file RAW miracoloso per le dimensioni del sensore, permette anche a chi vuole impegnarsi di più di riuscire ad ottenere foto da 40 megapixel che nessuno direbbe mai provenienti da uno smartphone. P20 Pro è veloce e piacevole da usare, e sotto il profilo delle performance non ha nulla di meno di un Galaxy S9 o di un Xperia XZ2 o di un LG V30. Questa volta Huawei merita sicuramente i complimenti: tra tutti in produttori è senza dubbio quella che, nel passaggio generazionale, ha fatto il salto in avanti più lungo.

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

9 8 9 9 10 88.8

lab

video

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEOttimo feeling costruttivoReparto fotocamera eccellenteAutonomia elevata

Assenza del jack audio e della ricarica wirelessManca sempre un po’ di cura nei piccoli dettagli

cromato, il peso bilanciato, la percezione dei materia-

li sotto i polpastrelli danno a chi sta scegliendo uno

smartphone la sensazione di pagare tanto qualcosa

che comunque vale. Afferrando il nuovo Huawei si ha

una percezione simile: non è leggerissimo, ma è ben

bilanciato e le linee seguono alla perfezione quelle

della mano assicurando anche un buon grip senza co-

ver. La versione da noi provata è quella blu, e dopo

aver visto il modello con colorazione Twilight quella

monocromatica sembra un po’ vecchia e noiosa. Qui

forse si poteva osare di più, proponendo la sfumatura

cromatica su ogni finitura: se non piaceva c’era sempre

la cover per coprire.

Dopo 20 giorni di maltrattamenti, telefono in tasca

senza cover, nello zaino con le chiavi senza cover e

anche una caduta da pochi centimetri lo smartphone

non sembra averne risentito troppo, i due vetri poste-

riore e anteriore non mostrano, nemmeno controluce,

graffi superficiali. Huawei come sempre applica una

pellicola protettiva sul vetro frontale che consigliamo

di rimuovere perché altera la polarizzazione e con gli

occhiali da sole dotati di lenti polarizzate crea bizzar-

re sfumature cromatiche, assenti invece con il display

“nudo”. Buono il trattamento oleofobico e la resistenza

alle ditate del vetro frontale, più sensibile alle impronte

quello posteriore: usato senza cover si riempie di im-

pronte e serve il classico panno in microfibra per tirarlo

a lucido.

segue a pagina 26

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

Oltre a questa due i punti che ci sentiamo di critica-

re: il primo è la sporgenza sul retro delle fotocamere,

con lo smartphone che appoggiato su un piano trabal-

la leggermente e il secondo è la visibilità del confine

tra schermo OLED e cornice nera. Il P20 Pro segue le

orme dell’iPhone e degli smartphone con il notch, so-

luzione questa necessaria per massimizzare l’area di

schermo visibile tenendo la cornice sottile. Ma se sotto

una forte luce nel caso dell’iPhone X l’area frontale ap-

pare tutta nera, con il P20 Pro la sagoma dello schermo

è leggermente visibile.

Una parola va spesa ovviamente per il notch: chi non

lo vuole lo può eliminare via software, resta sempre un

po’ visibile a schermo spento ma ci si ritrova con uno

smartphone “normale”. Inutile dire che sarebbe solo un

capriccio: farà molto iPhone, ma il notch non fa nulla di

male e viene usato in modo decisamente intelligente

per offrire quel mezzo centimetro di schermo utile in

altezza. Non tutte le applicazioni sono ottimizzate per

l’utilizzo con il notch, anche perché la gestione è stata

fatta da Huawei tramite la sua Emui 8.1, ma l’arrivo di

Android P che supporta nativamente l’isola porterà gli

sviluppatori ad adeguarsi. C’è da dire che Huawei ha

fatto una scelta intelligente, tenendola trasparente in

qualche caso e con un fondo allineato in quello delle

app in altre situazioni. Abbiamo inizialmente maschera-

to il notch sfruttando l’opzione software, ma poi siamo

tornati alla versione standard: toglierlo non ha davvero

senso. Il corpo è protetto IP67, più che sufficiente per

garantire quel livello di protezione nel caso di immer-

sione accidentale.

Il tasto sul frontale è utile Lo sblocco con il volto fulmineoIl P20 Pro, esattamente come il P10 e il Mate 10 dello

scorso anno dispongono di sensore fingerprint fronta-

le. Una scelta che sposiamo a pieno: è comodo, prati-

co e veloce. Le vedove del touch ID e del tasto fisico

sparito dai Samsung Galaxy troveranno nel P20 Pro

uno smartphone che si sblocca alla vecchia maniera,

in modo sicuro e intuitivo. Come sempre è difficile va-

lutare il livello di accuratezza del sensore di impronta,

servirebbero una serie di impronte finte, ma possiamo

dire che lo sblocco è praticamente immediato. Il sen-

sore di impronta frontale a nostro avviso ha un altro

vantaggio non da poco: è un tasto fisico, quindi non

a schermo, che permette di tornare in una frazione di

secondo alla home uscendo da ogni applicazione. Per

molti utenti avere un’ancora di salvezza simile, più fa-

cile da raggiungere di un tasto sul retro, è un vantag-

gio non da poco, e lo stesso si può dire se si tratta di

sbloccare lo smartphone appoggiato al tavolo. Huawei

avrebbe potuto integrarlo sotto lo schermo come sul-

la versione Porsche Design del Mate, oppure avrebbe

potuto toglierlo scegliendo un’altra soluzione, ma ha

scelto di penalizzare leggermente il design in funzione

dell’usabilità. C’è anche lo sblocco con il volto: usa la

fotocamera frontale da 24 megapixel ed è sufficiente-

mente rapido. Non è una soluzione sicura come quella

dell’iPhone X, non usa un sensore di 3D mapping per

realizzare un modello completo del volto, ma funziona

incredibilmente bene ed è rapidissimo: se si guarda lo

smartphone e si preme il tasto laterale sembra di tro-

varsi davanti ad uno smartphone privo di ogni livello di

protezione. Chiamata “Sblocca con il sorriso” questa

modalità funziona anche con poca luce e senza guar-

dare direttamente in camera, e ovviamente abbiamo

provato ad ingannarlo con fotografie e riprese, ma non

ci siamo riusciti. Tramite l’interfaccia a schermo l’uten-

te può scegliere come configurare la sicurezza delle

app e della cassaforte, la zona dove depositare file e

elementi sensibili, scegliendo tra impronta, viso e pin:

si può tenere lo sblocco per il viso per l’accesso al tele-

fono richiedendo però l’impronta in caso di accesso ad

esempio alle app di messaggistica.

Schermo OLED da 6.1” Buona luminosità e HDRSul P20 Pro Huawei ha utilizzato uno schermo OLED

da 6.1” OLED. Per avere qualche dettaglio in più sullo

schermo dal punto di vista delle prestazioni vi invitia-

mo a leggere il nostro approfondimento tecnico. Lo

schermo è un Full HD+ con 2240 x 1080 pixel di risolu-

zione: sostanzialmente è un Full HD con qualche riga

di pixel in più che sposta il formato dal 16:9 al 18.7:9,

ma è davvero difficile vedere il reticolo anche ad una

distanza di visione ravvicinata. La luminosità come per

ogni OLED dipende dalla quantità di bianco visualizza-

ta a schermo, ma il picco è di quasi 700 nits e si vede

bene all’aperto.

Confrontato sotto il sole con iPhone X e Galaxy S9

questi ultimi risultano però più brillanti.

Ci troviamo di fronte ad uno schermo di buonissima

qualità, non calibrato alla perfezione ma con una resa

cromatica più che soddisfacente e con un angolo di

visione ampio e privo di variazioni cromatiche.

Huawei ha come sempre predisposto un menu dedi-

cato allo schermo con diverse regolazioni, e tra queste

c’è la possibilità di attivare una modalità denominata

Tonalità Naturale che permette di adattare la tempe-

ratura colore in base a quella della luce ambientale,

uguale a quello che fa Apple con il suo TrueTone.

Tra gli altri parametri regolabili c’è lo spazio colore,

standard o wide gamut e la temperatura colore, con

una regolazione un po’ difficile da mettere a punto.

Tonalità Naturale funziona bene, e per quanto riguar-

da lo spazio colore abbiamo preferito evitare il “Vivid”

tenendo colori magari meno saturi ma sicuramente più

naturali.

segue a pagina 27

TEST

Huawei P20 Prosegue Da pagina 25

Il P20 Pro gestisce il Notch o in trasparenza oppure riempiendo la barra con un colore a tema, come nel caso di Play Store.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

Peccato per il jack Ottimo l’audio in capsulaIl P20 Pro non ha il jack audio, e questo, lo diciamo da

tempo, è una scelta dei produttori difficile da digerire.

E’ vero che ci sono gli adattatori, che c’è il wireless, ma

quando si sale su un aereo e si dimentica l’adattatore

si rischia di farsi un viaggio intero senza musica. E ci è

successo più volte. L’assenza del jack è l’unico neo di

un comparto audio che ci ha impressionato: la decisio-

ne di utilizzare un piccolo speaker tondo, simile a quel-

lo usato negli auricolari, come capsula per le chiamate

produce un audio decisamente chiaro, limpido e cor-

poso durante le telefonate. E pure lo speaker integrato

non delude, con una resa decisamente buona anche

ad elevato volume, senza distorsioni apprezzabili. Intel-

ligente il modo di sfruttare i due speaker: con lo smar-

tphone orientato in verticale la resa è monofonica ma

a due vie, quindi con il diffusore inferiore che copre la

gamma bassa e quello superiore, più piccolo, per alti e

medio alti, mentre se si orienta lo smartphone in oriz-

zontale viene simulata la stereofonia, con un leggero

squilibrio timbrico.

Interessante l’apporto del Dolby Atmos, anche se

come nel caso del Samsung S9 è più una simulazione

che altro, non cambia drasticamente la resa, neppure

con i film. Del P20 Pro si possono apprezzare anche

altre piccole cose: la connessione ad un auricolare

bluetooth ad esempio è quasi immediata, ricorda mol-

tissimo gli AirPods con l’iPhone. Gli stessi AirPods, ma

pure un set di cuffie Jabra da palestra, si connettono

all’istante così come si connette in un tempo rapidissi-

mo il viva voce dell’automobile.

Se si usano poi speaker o cuffie compatibili con LDAC,

il protocollo di trasmissione wireless che riesce a porta-

re su bluetooth audio fino a 24bit e 96khz e che il P20

Pro supporta, si riesce ad ottenere anche “senza fili”

una resa eccellente.

Purtroppo il bluetooth è 4.2 e non 5: anche se oggi non

esistono molti dispositivi che usano la nuova versione

si tende sempre ad avere il massimo. La presenza del

bluetooth 4.2 non è un problema: ad oggi i dispositivi

con Bluetooth 5 non offrono nulla di più. Purtroppo il

fornitore di Huawei del chip che gestisce Wi-fi e blue-

tooth non ha a catalogo un prodotto con Bluetooth 5.

Il processore Kirin 970 non ha nulla a che vedere con

tutto questo, non è lui a gestire questa parte.

Autonomia super, ma la connessione dati consuma un po’ troppoCon la batteria da 4000 mAh il P20 Pro assicura, se-

condo Huawei, due giorni interi di autonomia. Non è

così, sempre che non lo si usi davvero poco, ma dura

sicuramente di più di un iPhone X, di un Galaxy S9 Plus

e dello stesso Mate 10 Pro. Forse il prodotto che più si

avvicina a questo P20 Pro, se parliamo di autonomia, è

l’LG V30. Come sempre i discorsi sull’autonomia vanno

bilanciati e ponderati a seconda delle situazioni: per

prima cosa Huawei dice di usare il machine learning

per ottimizzare i processi, e proprio per questo motivo

abbiamo usato lo smartphone per tre settimane prima

di vedere se effettivamente, imparando la routine di

utilizzo, i consumi dopo un po’ ne avrebbero beneficia-

to. Probabilmente funziona, ma i benefici dell’IA sono

minimi. Durante queste tre settimane ci siamo resi con-

to che lo smartphone ha una autonomia eccezionale

se usato collegato ad una rete wi-fi e con l’interfaccia

scura (riposa gli occhi, un must): un impiegato che lo

usa in ufficio in wi-fi arriva a sera con almeno il 35% di

autonomia residua usandolo parecchio.

Se si usa intensamente la connessione 4G i consumi

salgono, ma per non fare la giornata intera bisogna im-

pegnarsi, e non poco. Lo schermo consuma poco, an-

che con l’Always On Display (c’è, ma è nascosto) e con

un buon livello di luminosità, la fotocamera pure, cento

fotografie impattano per il 6% circa sui consumi mentre

10 minuti di video in 4K circa il 3%, quello che “beve” è

quasi esclusivamente il 4G con il consumo variabile a

seconda della zona e dell’operatore usato, nel nostro

caso Vodafone.

Manca la ricarica wireless, e non è una questione di

spessore ma una scelta: il retro in vetro l’avrebbe resa

possibile, ma Huawei ha preferito tenerla sul Mate Por-

sche Edition. C’è comunque la ricarica veloce, ma non

dovrebbe servire.

La fotocamera è una Ferrari che deve trovare l’assetto giustoDella fotocamera, come dello schermo, ne parliamo in

modo dettagliato nell’approdimento dedicato, dispo-snibile a questo collegamento. Abbiamo già scattato

il giorno successivo alla presentazione, qui gli scatti, e le nostre prime impressioni non sono cambiate. Per

le foto notturne e le foto a 40 megapixel, partendo dal

file RAW, la qualità è a dir poco eccezionale se la valu-

tazione viene parametrata sulle dimensioni delle com-

ponenti in gioco. Sono questi tre elementi, insieme allo

zoom a 5x, che portano il P20 Pro ad essere il più com-

pleto camera phone sul mercato. Lo scatto di notte,

quando c’è poca luce, è sempre stato il tallone d’Achil-

le di molti smartphone e Huawei, sfruttando il machine

learning riesce a fare un lavoro davvero sorprendente

restituendo uno scatto usabile in condizioni di buio

segue a pagina 28

TEST

Huawei P20 Prosegue Da pagina 26

Foto scattata con Huawei P20 Pro Foto scattata con iPhone X

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

quasi totale. Quando parliamo di buio quasi totale ci

riferiamo a queste foto qui sotto: si possono fare solo

con un P20 Pro, nessuno smartphone ci si avvicina.

L’’iPhone X non sarà un Galaxy S9 ma è comunque rite-

nuto da molti il miglior camera phone. E non ha troppe

colpe: davvero le situazioni erano critiche.

La prima si può utilizzare, la seconda no. Ci piace

tuttavia considerare le tre fotocamere del P20 Pro,

40 megapixel per quella RGB, 20 megapixel per quella

in bianco e nero e 8 megapixel per quella come zoom

3X, ancora un work in progress: Huawei non ha ancora

espresso al meglio il potenziale che i tre sensori pos-

sono dare.

Quando scattiamo in modalità “Pro” ce ne rendiamo

conto: la qualità di partenza c’è tutta, ma il sistema di

scatto automatico necessita di un piccolo tuning. A trat-

ti le foto a 10 megapixel, quelle generate dalla modalità

Light Fusion, sono troppo aggressive nella pulizia del

rumore, perfette se si stampano su 10x15 o si guardano

su un monitor o su uno smartphone ma un po’ troppo

pastellate se si ingrandiscono al 100%. E non è questio-

ne di compressione, ma solo di scelte fatte da Huawei:

partendo dal RAW siamo riusciti ad ottenere infatti una

fotografia da 10 megapixel molto più bella, pulita e det-

tagliata (e pure più leggera come peso) di quella che

Huawei ottiene con la sua modalità automatica.

Lo scatto di sinistra è quello fatto da Huawei in moda-

lità automatica, quasi 3 MB di foto. Quello a destra è il

nostro ricavato dal RAW, 1.6 MB totali. Pesa la metà e

appare più naturale.

Le tre fotocamere sono poi stabilizzate, e al momento

solo sul sensore “tele” lo stabilizzatore ottico è in fun-

zione: su questo punto, come vedremo poi, abbiamo

qualche dubbio. Il sensore da 40 megapixel avrebbe

inoltre una sensibilità per gli scatti notturni che arriva a

102.400 ISO, ma ad oggi il limite è fissato a 51.200. Ci

sono tanti aspetti su cui Huawei può ancora lavorare,

ha sfornato una Ferrari e deve trovare ancora l’assetto

giusto. Ma resta una Ferrari. In qualche occasione la

foto fatta con un Pixel 2 o con Samsung S9 può appa-

rire più naturale nei colori, magari più vera per la pre-

senza di un leggero velo di rumore che Huawei tende

a cancellare, ma con la sua modalità notturna e con il

suo zoom 5x potenziato Huawei riesce a dare qualco-

sa che i competitor ancora non danno.

Sulla valutazione della fotografia fatta da uno smar-

tphone si potrebbero aprire discussioni lunghissime:

uno smartphone non è e non sarai mai una reflex, il cui

compito è di sfornare un file o una foto che può essere

stampata su una gigantografia senza alcun problema.

TEST

Huawei P20 Prosegue Da pagina 27

Lo smartphone deve realizzare una bella foto visibile

al massimo su una TV e su uno schermo da 55” non si

vedono certo le “spennellate” che si vedono al 100%

su un monitor o un po’ di rumore di troppo. Si valutano

colori, esposizione, incisività, dinamica e soprattutto

elementi come resa al buio e flessibilità di inquadra-

tura. Ma alla fine, quello che già conta, è la foto: una

brutta foto è brutta anche se fatta con il miglior mezzo,

e una bella foto è bella anche se fatta con un pessimo

smartphone. Ecco perché la presenza di un grandan-

golo spinto come quello dell’LG V30, o di uno zoom

5x davvero eccellente, o di uno scatto al buio efficace

come nel caso del P20 Pro sono molto più importanti di

un giudizio puramente qualitativo: sono elementi che

permettono libertà di scatto e maggiore creatività.

Crediamo che Huawei abbia messo sul P20 Pro una

fotocamera polivalente che può soddisfare chi vuole

dettaglio e nitidezza, anche per grandi formati, e chi

vuole una foto pronta da condividere senza pensare

troppo a come scattarla. Nel primo caso c’è la modalità

“Pro”, nel secondo caso basta scegliere una delle mo-

dalità automatiche.

Agli enormi pregi, che abbiamo già elencato, aggiun-

giamo però due difetti: manca lo scatto in 16:9, c’è solo

il 18:9 ed è privo di senso a nostro avviso. Il formato

16:9 è quello di tutte le TV del mondo, mentre in 18:9

troviamo solo un gruppo ristretto di display per smar-

tphone. Il secondo difetto è forse quello che più può

dar fastidio, ovvero il fatto che Huawei non rilasci le li-

brerie per la fotocamera e che quindi gli sviluppatori di

terze parti non possano sfruttare lo zoom intelligente o

lo scatto notturno nelle loro app. Ogni app infatti vede

la camera alla sua risoluzione nativa, quindi ogni scatto

fatto al di fuori dell’app Camera di Huawei, per esem-

pio Adobe Lightroom o altri software, saranno foto a 40

megapixel dal peso non indifferente. Sempre che l’app

non offra la possibilità di scelta.

Il corposo aggiornamento dedicato alla fotocamera

che dovrebbe arrivare nelle prossime settimane potrà

migliorare ulteriormente un reparto che ci ha già stupito

oltre ogni aspettativa. Trattandosi di sistemi basati sul

machine learning basta un modello più completo (alle-

nato con un dataset più esteso) per migliorare ulterior-

mente aspetti come lo scatto notturno o lo zoom, ed è

solo questione di tempo. Torneremo sulla fotocamera,

sia per le foto che per i video. E ne varrà la pena.

Spendiamo qualche parola anche per il video, che è

forse l’aspetto che Huawei ha tenuto leggermente

indietro. La resa video è più che sufficiente ma non

al livello di un Pixel 2 o di un Galaxy S9. E il motivo è

semplice: 40 megapixel di dati non sono semplici da

gestire e la lettura dei dati di 40 milioni di fotoricettori

non può essere veloce come quella fatta su un sensore

che di pixel ne ha 12 milioni. Il rolling shutter è evidente,

soprattutto se muoviamo lo smartphone velocemente,

e talvolta si ha la percezione, soprattutto in preview, di

perdere qualche fotogramma. Se lo stabilizzatore ba-

sato sull’IA è attivo, ed è attivo solo come risoluzione

massima fino a 1080p@30 fps, la messa a fuoco non è

poi velocissima e soprattutto il quadro ha qualche mo-

vimento un po’ strano, soprattutto nella zona centrale.

L’immagine appare poi eccessivamente “stabilizzata”, a

tratti un po’ innaturale.

C’è però da dire una cosa: in modalità 4K anche sen-

za stabilizzazione si riescono ad avere risultati più

che buoni perché alla fine una ripresa grandangolare

non necessita di chissà quale stabilizzazione, e se si

inserisce lo zoom 3X interviene lo stabilizzatore ottico

Nelle foto qui sopra un esempio dello zoom 5x. Cliccando sulle foto è possibile scaricare l’ingrandimento.

segue a pagina 29

Page 29: frigorifero Sky lancia i primi film in 4K HDR in download ... · frigorifero 22 37 Polaroid One Step 2 la macchina del tempo 10 ... la storia del nostro Paese e di quella ripresa

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

della lente tele e questo funziona in ogni condizione.

Restiamo comunque con un dubbio legato alla stabiliz-

zazione, e ne parliamo nell’approfondimento.Il P20 Pro

è terribile sui video? No, ma non è neppure il migliore.

Con un Samsung Galaxy S9 o con un Pixel 2 XL, ap-

poggiandosi ad un gimbal, si riesce anche a realizzare

un video dalla parvenza professionale, con il P20 Pro

probabilmente no, ma non lo vediamo come un grosso

problema. Il video non è la foto, realizzare un bel video

d’effetto è molto più faticoso che scattare una bella

foto, e per riprendere qualche minuto di video con gli

amici basta e avanza. C’è anche il super slow motion

a 960fps e 720p, ma anche in questo caso come nei

Sony “cogliere l’attimo” non è affatto semplice.

Veloce, ma l’ interfaccia è migliorabileSotto il profilo delle prestazioni non ci si può affatto

lamentare di questo P20 Pro: utilizzarlo è piacevole,

come ormai è piacevole usare molti smartphone top

di gamma. Huawei sembra aver trovato anche la qua-

dra sull’ottimizzazione delle app e corretto alcuni bug

dell’interfaccia EMUI: qualche crash di app saltuario c’è

stato, ma rispetto ad esempio ad un Mate 10 Pro, che

resta uno smartphone eccellente, il P20 Pro sembra

più stabile e maturo.Sotto il profilo software non sono

state fatte molte modifiche, e se da un lato questo è

un bene, perché Huawei ha sempre la tendenza ad

aggiungere cose anche inutili, dall’altra ci sono aspetti

che forse meritavano una maggiore attenzione. Ci ri-

feriamo ad esempio allo stile della EMUI 8.1, che non

è sempre coerente e a volte sembra priva di una sua

linea di design. Le icone, ad esempio, hanno forme a

“caso”: ci sono quelle tonde, quelle quadrate, quelle

con gli angoli arrotondati e quelle con una forma loro.

Manca coerenza, e per tanti aspetti legati alla user inter-

face se non si riesce a trovare una soluzione che possa

soddisfare dal punto di vista estetico allora si “copia”

Apple: sono tanti gli elementi dell’EMUI che sembrano

copiati di pari passo da iOS, dalla gestione delle luci

dei ritratti nella sezione fotocamera passando per una

delle versioni del tasto “Home” che ricorda molto quel-

lo dell’iPhone X, anche se le gesture sono ovviamente

diverse. Il fatto che Huawei non abbia però aggiunto

ulteriori elementi, anzi, un po’ di cose sono state tolte e

la stabilità ne ha tratto vantaggio, lascia pensare che ci

si trovi sulla strada giusta: manca solo un linguaggio di

design da portare avanti come ha fatto Samsung con

la sua personalizzazione di Android a partire dal Galaxy

S8. E’ una pura questione di gusto estetico, ma se si

ambisce a diventare leader ogni dettaglio dev’essere

curato. Criticabile anche la disposizione di alcune op-

zioni: il tema Dark, utilissimo con l’OLED, è nascosto

nel menu batteria ma poteva essere benissimo ripro-

posto nel menu dedicato al display mentre l’Always

on Display è stato messo nel menu dedicato al blocco

schermo, reparto privacy, e trovarlo non è così imme-

diato. Presente come nel Mate 10 Pro la modalità De-

sktop che si attiva collegando un qualsiasi adattatore

USB Type C: funziona allo stesso modo, quasi tutte le

app sono compatibili anche se alcune lavorano solo in

modalità verticale.

TEST

Huawei P20 Prosegue Da pagina 28

di Matteo SERVADIO

Gmail avrà presto un aspetto tutto

nuovo sul web, grazie a un redesi-

gn che segue il percorso di rinnova-

mento che sta coinvolgendo tutti i servizi

di Mountain View. È la stessa Google ad

annunciarlo tramite una mail inviata agli

amministratori di G Suite. La nuova espe-

rienza di Gmail porterà con sé l’accesso

semplificato dalla casella di posta ad altre

applicazioni del pacchetto G Suite, come

Calendar. In arrivo anche le risposte ra-

pide che abbiamo imparato a conoscere

nelle app per Android e iOS, e la possibi-

lità di “posticipare” le email e scegliere di

visualizzarle in seguito. Oltre a questo, nel-

la nuova versione di Gmail sarà introdotto

il supporto offline nativo, nell’ambito della

progressiva migrazione dalle Chrome App

alle Progressive Web App. Un passaggio

APP WORLD L’annuncio è ufficiale, arriva direttamente da Google tramite una mail diffusa agli amministratori di G Suite

Gmail cambia volto, interfaccia rivista e nuove funzionalità Una nuova UI per il web, integrazione con Calendar, risposta rapida e supporto offline. In rete trapelano le prime immagini

che dovrebbe avvenire entro giugno

2018. Tutto racchiuso in una nuova inter-

faccia definita “essenziale”. Per quanto ri-

guarda le estensioni di Chrome, secondo

Google le più utilizzate funzionerebbero

già con la nuova versione di Gmail.

Trapelano i primi screenshotPoche ore dopo l’annuncio da parte di

Google, The Verge è entrata in possesso

di una serie di screenshot che rivelereb-

bero un’interfaccia all’insegna del mate-

rial design e di molte nuove funzionalità.

Dalla nuove immagini possiamo scorgere

un’inedita schermata di caricamento e

un’interfaccia radicalmente rinnovata. Se

non nello snaturare ciò che Gmail essen-

zialmente è, quantomeno nella modernità

delle icone e della grafica in generale, ol-

tre che nelle funzionalità. Possiamo infatti

notare le Sma+rt Replies citate da Google,

oltre alle icone accanto alle varie catego-

rie, in stile Inbox. Ancor meglio, si scorge

chiaramente una sidebar che accoglie

l’accesso rapido a Calendar, Keep e l’ap-

plicazione Tasks, di cui a questo punto

è confermata la definitiva riesumazione

dallo scantinato di Gmail. Il rumor di un

possibile totale redesign per la funzione Tasks di Google era nell’aria, e ora po-

tremmo facilmente aspettarci il lancio di

un prodotto completo. Il tutto incluso in

tre nuovi layout tra cui scegliere: una vi-

sualizzazione predefinita che mette in evi-

denza gli allegati, una comfortable view

che invece li nasconde e una compact

view che incrementa il numero di mes-

saggi che si possono visualizzare in una

singola pagina.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

TEST Abbiamo provato il nuovo top di gamma LCD Sony, l’XF90. Non ha il nero dell’OLED, ma la resa è comunque buonissima

TV Sony 65 pollici. La recensione del nuovo XF90Rispetto ai modelli dello scorso anno sfrutta l’illuminazione Full LED Local Dimming per migliorare dinamica e contrasto

di R. PEZZALI e R. FAGGIANO

Chi cerca la qualità oggi punta soprattutto al-

l’OLED, ma è innegabile che per certi tagli di

schermo e in determinate situazioni un LCD

può ancora dire la sua, soprattutto quando il prezzo

dei modelli con diagonale superiore a 55” diventa in-

teressante. Abbiamo deciso di iniziare il lungo giro di

recensioni di TV 2018 proprio con un modello LCD, in

attesa che Sony, LG, Philips e Panasonic ci consegni-

no i primi modelli OLED e che Samsung ci mandi uno

dei nuovi esemplari QLED. L’XF90 Sony oggetto della

nostra prova è il nuovo modello top di gamma, ed è

disponibile anche nelle versioni da 49”, 55” e 75”: per

ovvie ragioni logistiche e di spazio abbiamo scelto la

versione da 65” e non quella da 75” (la 49” non era

disponibile), ma non dovrebbero esserci grosse diffe-

renze. Come l’XE90, che è stato a nostro avviso uno

dei migliori TV LCD dello scorso anno, anche il nuovo

XF90 si avvale di una retroilluminazione FALD, ovvero

Full Array Local Dimming, con la sorgente luminosa

posizionata dietro lo schermo per poter meglio gesti-

re la dinamica in diverse zone del quadro. Una scelta

indispensabile per poter gestire al meglio un segnale

HDR, soprattutto un HDR a metadati dinamici. Il TV,

oltre ad essere 4K è anche HDR ed è compatibile con

HLG, HDR10 e con Dolby Vision. Quest’ultimo arriverà

con un aggiornamento software nei prossimi mesi, e

lo stesso aggiornamento dovrebbe portare anche An-

droid 8 con Google Assistant integrato.

Design semplice, pronto per la soundbarSony ha rivisto il design dei suoi TV, anche se le dif-

ferenze rispetto alla vecchia line up rimangono mar-

ginali. Se gli OLED Sony si distinguono dalla massa,

soprattutto il modello A1, gli LCD complice anche la

base sono tutti simili tra loro. La base è stata dise-

gnata appositamente per poter ospitare, tra i due

supporti, la nuova soundbar compatta Sony, soluzio-

ne questa che dovrebbe essere presa seriamente in

considerazione perché l’audio del TV, come vedremo,

non è affatto perfetto. Il TV è anche più spesso, con-

seguenza questa dell’adozione di una retroillumina-

zione diretta che richiede una maggiore distanza tra

i LED e il pannello. Sony ha lavorato molto bene per

gestire la curvatura del retro: se visto dal fianco il TV

Sony KD65XF9005UN BUON TV, COME DA TRADIZIONE SONY 2.499,00 €Provando l’XF90 la domanda che ci siamo posti è se sia meglio acquistare un XE90 ad un prezzo ottimo, essendo ormai sul mercato da un anno, oppure se puntare sul nuovo modello. L’XF90 ha dalla sua il processore più potente e il Dolby Vision (arriverà), assente sulla serie XE, e se si guarda alla versione da 65” sicuramente conviene rispetto al modello già in commercio. Per quanto riguarda la qualità non è un OLED, e chi lo acquista dev’essere consapevole che per guardare un film un AF8 o un OLED A1 offrono una resa sicuramente migliore, ma l’OLED non esiste né nel taglio da 49” né in quello da 75”. Siamo comunque di fronte ad un TV con una buonissima resa HDR, con un controllo notevole della dinamica dell’immagine e con un processore che funziona bene soprattutto quando il materiale di partenza non è buono, cosa che vale per il 90% dei contenuti guardati abitualmente in TV. Il tallone d’Achille continua ad essere una interfaccia basata su Android che è completa e funzionale, ma che ha ancora qualche bug e soprattutto è lenta e a tratti eccessivamente scattosa. Se i processori degli smartphone hanno fatto passi da gigante, i produttori di TV continuano ad appesantire le interfacce con nuove funzioni ma non adeguano poi l’hardware che deve gestirle.

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

8 9 8 7 7 88.0

lab

video

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEOttimo lavoro del processoreQualità dell’immagine con lo sport

Android TV a tratti fa le bizzeOttimo come resa, ma non può competere con un OLEDQualità audio non eccezionale

non appare affatto più spesso dei modelli dello scor-

so anno ma ovviamente lo è, di circa 2 cm. Sul retro

il Sony XF90 perde il disegno a scacchi e la gestione

intelligente del cablaggio: la base con le due singole

“zampe” impedisce di nascondere al meglio i cavi.

Il modello da 65” ha l’alimentazione integrata, e per

quanto riguarda le possibilità di connessioni come gli

altri modelli il nuovo Sony ha 4 porte HDMI ma solo

due sono abilitate 2.0b, quindi un utente dovrà stare

attento e dosare bene gli ingressi. Un utente con Sky

Q e una Xbox One X avrà esaurito gli ingressi 4K HDR,

e non ci sarebbe posto ad esempio per un Blu-ray Ul-

tra HD o una Apple TV 4K.

Ad oggi il Sony XF90 non supporta ancora il Dolby

Vision e questo potrebbe infastidire un po’ i possibili

acquirenti: Sony ha aggiornato al Dolby Vision modelli

più vecchi e la nuova lineup, nei negozi da qualche

settimana, ancora non è compatibile con l’HDR a me-

tadati dinamici Dolby. Il supporto è previsto nei pros-

simi mesi, sia per i contenuti in streaming come Netflix

sia per l’ingresso HDMI. Per quanto riguarda il pannel-

lo è ovviamente riflettente ma il trattamento antirifles-

so sembra migliorato, così come il filtro frontale che

non incide troppo sulla luminosità di emissione se si

guarda il TV da un angolo di visione molto decentrato

rispetto a quello ottimale.

segue a pagina 31

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

Android 7, Assistant arriverà a breveA bordo del Sony XF90 c’è ancora Android TV 7.0. Non

è una brutta piattaforma, anzi, Sony è riuscita a miglio-

rarla parecchio, ma usandola ci si rende conto che sia

Tizen che WebOS a livello di ottimizzazione hanno una

marcia in più. Veloce quando si accende il TV, più pas-

sa il tempo più l’interfaccia sembra “ingolfata”: un riav-

vio del TV con spina staccata una volta alla settimana

sembra quasi obbligatorio per eliminare i micro scatti e

il ritardo che si avverte dopo un uso frequente.

Sony ha cercato di ottimizzare l’interfaccia quanto ha

potuto, ma l’hardware sul quale gira Android TV è lo

stesso che equipaggiava i TV dello scorso anno, un

processore Mediatek per Smart TV che non può com-

petere a livello di prestazioni con i SoC dei moderni

smartphone. Android oggi gira bene su uno smartpho-

ne di fascia media, ma se guardiamo ai TV l’unico pro-

cessore che sembra in grado di dare prestazioni soddi-

sfacenti è il Tegra X1 di NVIDIA, che nessun produttore

di TV usa per il costo elevato. Il Mediatek fa il suo, ma

da quando Qualcomm ha deciso di non proseguire nel-

lo sviluppo dei processori per TV si sente la mancanza

di concorrenza in un campo che ne avrebbe bisogno.

Sony ha portato una serie di modifiche all’interfaccia di

Android TV, ma senza un supporto da parte di Google

massiccio è difficile riuscire a trasformare Android TV

in un sistema ottimizzato, veloce e completo.

Android 8 arriverà, e Sony ha sempre mantenuto le

promesse e continua ad aggiornare anche i vecchi

modelli: difficile dire quando. Si spera che Android 8

risolva anche qualche problemi che da sempre si porta

dietro, come l’impossibilità di gestire la frequenza per

i segnali inviati tramite Google Cast (vanno tutti a 60

Hz anche se l’originale è a 50 Hz) e la gestione dell’ali-

mentazione dei dispositivi USB collegati, anche alzano

il consumo dello stand-by. Dovrebbe arrivare invece a

breve, insieme all’aggiornamento per il Dolby Vision,

anche Google Assistant. Al momento in TV riceve co-

mandi vocali dal telecomando, mostra il tempo in pra-

tiche schede e anche i risultati delle partite, ma non ci

troviamo davanti al vero Assistant anche se l’interfaccia

potrebbe lasciare pensare il contrario.

Il telecomando dispone ovviamente di microfono e la

trasmissione dell’audio avviene tramite bluetooth. Stra-

namente la connessione digitale viene usata solo ed

esclusivamente per inviare la stringa di ricerca vocale,

perché per le normali operazioni si continua ad usa-

re l’infrarosso. Il telecomando è la classica unità Sony,

leggermente rivista nelle funzioni dei singoli tasti ma

comunque pratica, dopo averci fatto l’abitudine. Non

è retroilluminato.

Sintonia rapida, ma zapping lentoLe fasi di sintonia dei canali vanno svolte separatamen-

te per il digitale terrestre e per il satellite, dopo aver

dribblato l’inevitabile “sintonia analogica”. Per il digitale

terrestre l’acquisizione dei canali è abbastanza rapida e

con buona sensibilità, nessun canale disponibile sfug-

ge alla sintonia e poi bisogna risolvere manualmente

i conflitti lcn (sempre gli stessi che non vengono mai

risolti). Per il satellite si può impostare la ricerca sulla

piattaforma Tivùsat per velocizzare le operazioni, ma

non manca la possibilità di collegare due parabole per

impianti più sofisticati. La ricerca dei canali sat si svolge

poi abbastanza rapidamente con la formazione della

lista lcn proprietaria di Tivùsat. Durante la visione dei

canali si può incontrare qualche momentaneo intoppo

con l’indicazione “canale criptato” nei passaggi dai ca-

nali Mediaset a quelli Rai, ma il conflitto viene risolto

abbastanza rapidamente. Quello che invece infastidi-

sce è la lentezza nei cambio canali: lo zapping è dav-

vero lento, non solo sul satellite, dove potrebbe essere

giustificato dalla necessità di accedere alla smart card

per le autorizzazioni, ma anche sul digitale terrestre. In-

somma vita dura per chi ama lo zapping compulsivo.

Audio tollerabile Ma si poteva fare meglioSiamo alle solite: da un tv Sony ci aspettiamo sem-

pre prestazioni sonore al di sopra della media, ma

spesso rimaniamo delusi. Gli altoparlanti in questo tv

sono sistemati sul lato inferiore, con tanto di sbocco

dell’accordo reflex, ma con una modestissima potenza

di 2 x 10 watt. Il tv è settato in fabbrica sulla modalità

ClearAudio+, che adatta automaticamente la riprodu-

zione sonora ai contenuti. E bisogna ammettere che il

circuito funziona bene e trova effettivamente sempre

la soluzione migliore per i diversi contenuti. Meglio di

quanto si possa fare manualmente con le consuete

elaborazioni DSP preimpostate per dialoghi, cinema,

sport e musica. Volendo è disponibile anche un ulterio-

re effetto surround e un equalizzatore multibanda per

regolare meglio la risposta in frequenza. Però il tutto si

scontra con la povertà degli altoparlanti installati, basta

alzare il volume un poco oltre il normale per avere su-

bito pessimi risultati e rimbombi con la musica e con i

film. Le cose vanno meglio con i dialoghi e con i conte-

nuti in Dolby Digital (il tv è compatibile anche con il dts),

ma siamo comunque lontani dai migliori tv ascoltati e

lontani da quanto ci si aspetta da un tv Sony. Non deve

essere quindi casuale che la curiosa forma dei piedi-

ni di supporto sia studiata proprio per accogliere una

soundbar dedicata.

La qualità c’è, ma l’OLED è un’altra cosaProvare un TV LCD dopo aver visto così tanti OLED non

è semplice, perché il nero perfetto dell’OLED resta im-

presso nella mente come un riferimento costante. Ma

come abbiamo detto mille volte non c’è solo il nero,

e sebbene tutti prendano sempre a riferimento il nero

per valutare un display noi tendiamo a guardare tutto,

dai colori alla gestione del moto e soprattutto alla resa

con i contenuti che alla fine gli utenti guardano. Oggi

forse l’aspetto più importante di un TV è il processo-

re stesso, perché se il pannello è 4K quasi la totalità

dei contenuti che vengono fruiti non lo sono, e tante

volte non sono neppure HD. Sony ha adottato il suo

processore migliore su questo TV e si vede: l’X1 Extre-

me riesce a fare miracoli con contenuti di bassa qualità,

riuscendo a trovare sempre il giusto bilanciamento tra

miglioramento della nitidezza e riduzione del rumore.

L’immagine proveniente da un normale canale televisi-

vo non si può dire godibile (non per colpa del TV), ma

almeno si riesce a guardare e non appare affatto inna-

turale. La resa del TV ovviamente migliora se migliora

il materiale in ingresso, e per la nostra prova ci siamo

concentrati soprattutto su blu-ray, contenuti in strea-

ming, contenuti in HD da decoder e gaming. Senza

tralasciare ovviamente il 4K HDR da blu-ray Ultra HD,

che rappresenta però una visione di nicchia.

Out of the box come sempre il TV non può essere

preso come riferimento, perché ci troviamo davanti ad

una immagine che colpisce ma che non ha nulla a che

vedere con quella che dovrebbe essere una situazione

di visione ottimale. Fortunatamente Sony ha la buona

abitudine di creare dei profili per la visione Cinema più

che buoni, e Cinema Pro è tra questi.

Ricordiamo che i TV Sony non integrano un CMS per

gestire i primari e i secondari quindi più di tanto non si

può fare, se non ovviamente andare a correggere la li-

nearità sulla scala di grigi. In ogni caso l’errore, corretto

i grigi, è decisamente contenuto.

Il livello del nero rispecchia quello che ci si attende da

un TV LCD, non profondo e totale come quello di un

TEST

TV Sony KD65XF9005segue Da pagina 30

segue a pagina 32

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

OLED ma il Full Array Local Dimming, unito al black

frame insertion nel caso in cui si decida di attivarlo,

portano comunque la visione ad un livello di godibili-

tà buono. Se da una parte il local dimming aumenta il

contrasto percepito e permette di gestire meglio certe

situazioni, come ad esempio oggetti molto luminosi su

fondo scuro, dall’altra è impossibile arginare quel fe-

nomeno che prende il nome di blooming o halo, ov-

vero l’alone luminoso attorno alle immagini. Qui solo

un TV come lo ZD9, grazie ad un numero di zone ele-

vatissimo, riusciva a contenere questa situazione, ma

realizzare un TV con una illuminazione così potente e

gestita è più costoso che realizzare un OLED. Il filtro

anteposto da Sony poi riesce abbastanza a contenere

il blooming se visto frontalmente, ma appena si cambia

l’angolo di visione il problema diventa più evidente: al

30% dal centro l’alone luminoso attorno agli elementi a

forte contrasto diventa più intenso.

Contenuta invece la situazione se si guarda il TV in

un ambiente luminoso: l’immagine appare più com-

patta e uniforme, la resa cromatica gradevole e la

luminosità più che adeguata. Il punto di forza del TV

è senza dubbio il processore e soprattutto il sistema

X Motion Clarity: regolandolo in modo opportuno si

ottiene un’immagine leggermente più scura ma con

un’ottima definizione sulle scene veloci e la quasi to-

tale assenza di motion blur. Qui sta all’utente scegliere

la soluzione più piacevole: si può lasciare il microscatto

tipico del 24p oppure si può portare la visualizzazione

verso quello che molti definiscono effetto telenovela,

in quest’ultimo caso con l’aggiunta anche di qualche

artefatto. In assenza di segnale nativo a 120 fps il si-

stema X Motion Clarity funziona molto bene sullo sport

e soprattutto sui videogiochi, anche se in questo caso

dobbiamo segnalare un input lag decisamente alto.

Usando il nostro strumento, che però lavora a 1080p,

abbiamo misurato 40 ms minimo anche in modalità ga-

ming, valore questo eccessivo per molti.

Spostandoci su materiale più di qualità, quindi strea-

ming da Netflix con materiale 4K non possiamo fare

altro che apprezzare il dettaglio e la buona dinamica

che il TV riesce ad offrire, anche le stesse scene viste

su un OLED assumono tutto un altro spessore. Inoltre

la luminosità appare decisamente alta, e abbassando-

la si perde incisività sull’HDR. Manca il Dolby Vision,

arriverà tra qualche mese, ma manca anche un po’ di

incisività. La stessa cosa vale per i dischi in blu-ray Ultra

HD, i pochi che abbiamo provato: la qualità c’è, ma cre-

A fianco la misura che abbiamo ottenuto con il TV impostato di fabbrica, sopra invece la versione post calibrazione.

diamo che ormai fare di più sia impossibile con questa

tecnologia spremuta fino all’osso.

Concludendo, per quanto riguarda la visione, è un TV

adatto più a vedere contenuti a definizione standard,

HD di buona qualità e per godere dello sport. Il van-

taggio vero è la disponibilità nei tagli da 49” e da 75”,

perché su 55” e 65” con l’OLED non c’è partita.

E’ vero che il listino di questo LCD è più basso, ma un

OLED dello scorso anno, anche non Sony, si porta a

casa con un centinaio di euro in più. E lo stesso mo-

dello da 65” provato, 2.499 euro di listino, non è poi

così distante dall’attuale prezzo di mercato di un OLED

A1 da 65”, TV però eccezionale per qualità, design e

prestazioni audio.

TEST

TV Sony KD65XF9005segue Da pagina 31

di Roberto FAGGIANO

P er gli appassionati di scienza e tec-

nologia ci sono ottime notizie: ora i

canali televisivi della NASA NTV3 e

NTV4 sono disponibili liberamente anche

sul satellite Hot Bird di Eutelsat, in risolu-

zione Ultra HD e HD. Una programmazio-

ne di eccezionale interesse culturale che

si lega anche alla qualità delle immagini.

Sui nuovi canali sarà possibile vedere in

diretta le immagini della Terra riprese dal-

la stazione spaziale orbitante della NASA,

la vita quotidiana a bordo della stazione,

immagini del sistema solare, riprese in

diretta dei lanci delle diverse missioni e

la completa serie di documentari realiz-

zati dalla NASA dalle prime esplorazioni

ENTERTAINMENT Le immagini di NASA TV sono ora disponibili anche via satellite da Eutelsat Hot Bird

Spettacolo assicurato con le immagini via satellite di Nasa TV. Anche in 4KUno strumento di aggiornamento scientifico e culturale, visibile direttamente sul TV di casa

dello spazio sino alle missioni

più recenti. Si tratta dunque di

un interessante mix di qualità

tecnica (4K) e di contenuto, un

vero e proprio spettacolo per

gli occhi.

Il palinsesto completo dei nuo-

vi canali è disponibile sul sito

web della NASA. Passiamo

dunque alla cosa più interes-

sante in assoluto, ovvero come fare

per vederli. I due nuovi canali televisivi

sono dunque free to air e vengono tra-

smessi da Eutelsat Hot Bird dai 13° Est

entrambi, con le seguenti caratteristiche:

NASA TV Ultra HD (NTV-4) – 4k UHD,

HEVC encoding; NASA TV HD (NTV-3)

– MPEG-4 encoding

Frequenza: 11373 MHz- Polarizzazione

Orizzontale, DVB-S2, 8PSK, FEC 3/4 -

Symbol rate: 27500

Al momento non è prevista la collocazio-

ne dei due canali nella numerazione LCN

Tivùsat, che si collocheranno quindi nella

numerazione generica creata da ogni tv

o decoder.

TV E VIDEO

Samsung Arrivano i TV Cinema LED per la casaLa tecnologia che Samsung ha usato per realizzare i cinema del futuro, qui il reportage da Zurigo, arriva anche nelle case. Samsung ha infatti iniziato a commercializzare la nuova gamma di schermi LED pensati per installazioni home cinema domesti-che di alto livello, display modulari con dimensioni variabili da 110” a 260”. Quattro i modelli disponibili, sia in versione Full HD sia in versio-ne Ultra HD: le versioni Full HD sono da 110” e 130” e differiscono per i pixel pitch, 1.2 mm o 1.5 mm. Per l’Ultra HD le dimensioni raddoppia-no: 220” o 260”. La soluzione da 130” costa 75.000 euro: non certo alla portata di tutti, anche per il tipo di applicazione.

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

TEST Abbiamo messo a confronto due coppie di diffusori attivi: i JBL XStream (549 euro) e gli Audioengine HD6 (799 euro)

Diffusori senza fili, in prova due modelli Hi-FiOttime prestazioni in Bluetooth o via cavo, entrambi sono perfettamente in grado di sostituire un impianto stereo tradizionale

di Roberto FAGGIANO

C’è chi si accontenta di un diffusore Bluetooth

e chi invece vuole ascoltare meglio la propria

musica preferita da una vera coppia di diffuso-

ri stereo. Per chi sceglie la seconda soluzione le propo-

ste di livello medio-alto non sono poi così tante. Per il

nostro confronto abbiamo scelto gli Audioengine HD6

(799 euro) e i JBL XStream (549 euro) che hanno en-

trambi ambizioni di fornire una riproduzione musicale

seria da tutte le sorgenti disponibili, ma sono piuttosto

diversi nelle funzioni e nella finitura.

Gli Audioengine HD6 sono tra i migliori modelli in ca-

talogo di questo piccolo marchio specializzato proprio

in tema di diffusori e in campo da più di una decina di

anni. Hanno un aspetto sobrio ed elegante, con mobile

in legno disponibile in diverse finiture (noce, nero e ci-

liegio), dimensioni compatte e buona versatilità.

Gli ingressi disponibili partono dal Bluetooth con aptX

e proseguono con un ingresso digitale ottico e due in-

gressi analogici in versione pin rca e minijack. C’è pure

un’uscita stereo per collegare un eventuale subwoofer

attivo. Gli HD6 sfruttano la formula del diffusore “princi-

pale” con ingressi e amplificatore stereo che si abbina

a un diffusore passivo da collegare con il tradiziona-

le filo nero-rosso. Sul diffusore sinistro troviamo sul

frontale la manopola per variare il volume e una spia

di accensione, solo sul retro il pulsante di accensione

vero e proprio. Stranamente manca un selettore della

sorgente, trovata automaticamente quando viene atti-

vata una fonte musicale. In dotazione anche un piccolo

telecomando in alluminio per il volume e per il muting.

I JBL XStream sono l’ultima evoluzione di un diffusore

di grande successo come il Control, nato ancora nello

scorso secolo come modello da esterni che non te-

meva l’umidità e poi cresciuto in una vera famiglia con

diffusori più grandi e poi attivi con e senza fili. I Control

sono stati subito un grande successo per lo storico

marchio USA, tanto da vantare una miriade di imita-

zioni cinesi. Gli XStream sono la versione più recen-

te, integrano Google Cast audio e Spotify Connect e

quindi sono gestibili anche il wi-fi oltre che in Bluetooth

e soprattutto sono inseribili in un ambiente multiroom

JBL Control XStreamTANTA ENERGIA E LA COMODITÀ DEL CHROMECAST INTEGRATO 549,00 €L’ultimo rampollo della grande famiglia Control ha il grande pregio del Chromecast integrato e quindi è il diffusore ideale per lo streaming da uno dei tanti servizi compatibili con il dispositivo di Google. La finitura spartana lo rende ideale per collocazioni anche poco curate o all’aper-to, dove la resa esuberante non avrà difficoltà a vivacizzare anche spazi molto ampi. L’impostazione sonora è quella tipica di JBL, vivace e grintosa ma comunque senza enfasi eccessive o rimbombi in gamma bassa. Non bisogna chiedere agli XStream raffinati dettagli sonori ma comunque la resa è molto buona già dal Bluetooth per le applicazioni più semplici.

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

8 8 7 8 8 87.9

lab

video

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEPrestazioni sonore grintoseChromecast integratoDimensioni compatte

Finitura modestaMancanza applicazione dedicataSpie di controllo poco visibili

Google. Oltre a mantenere il collegamento Bluetooth

hanno anche un ingresso stereo minijack.

A differenza dei concorrenti del test, i JBL sono due

diffusori entrambi attivi e quindi non serve un colle-

gamento fisico tra loro, serviranno invece due cavi di

alimentazione. La finitura è molto spartana e robusta

con un guscio di plastica molto resistente e al momen-

to disponibile nella sola variante nera. Un deviatore

sul retro permette di scegliere il canale da riprodurre,

una opportunità utile per piazzare il diffusore con la

connessione wi-fi – denominato primario - più vicino

Audioengine HD6UN TOCCO DI RAFFINATEZZA ALLA MUSICA 799,00 €I diffusori Audioengine HD6 sono stati una piacevole sorpresa all’ascolto, capaci di sostituire senza problemi un comune impianto stereo, ben costruiti e anche ben rifiniti. La resa musicale è ottima sin dall’ingresso Bluetooth con aptX e raggiunge i vertici della categoria potendo sfruttare l’ingresso digitale. Sono ideali per un serio e attento ascolto di ogni genere musicali da streaming o da sorgenti tradizionali, anche rispetto ad alcuni concorrenti più costosi. Non trascurabile il prezzo di listino, comunque giustificato dalla cura nella costruzione e dalla dotazione di accessori per il collegamento.

.

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

9 8 8 8 9 88.5COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEPrestazioni sonoreCostruzione e finitura molto accurateTelecomando in dotazione

Prezzo elevatoBisogna collegare tra loro i due diffusori

Gli Audioengine HD6, sul frontale del diffusore sinistro la manopola per regolare il volume.

segue a pagina 35

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

al router, non ci sono infatti ingressi via cavo per una

LAN. Tasti e ingressi sono protetti contro l’umidità da

uno sportellino in gomma e quindi possono sopportare

l’umidità, anche se con cautela visto che il connettore

per l’alimentazione non è protetto. I controlli per volu-

me, accensione e stand-by con spie luminose integrate

sono del tipo a membrana e posizionati sul diffusore

primario. In tema di dimensioni gli Audioengine sono

più grandi dei JBL: 30 x 18 x 25 cm contro 25 x 17 x

14 cm (A x Lx P) ma rimangono comunque facilmente

collocabili su un ripiano. I JBL hanno i bordi arrotonda-

ti e il diffusore è leggermente inclinato all’indietro se

poggiato su un ripiano, possibile anche fissarli a parete

tramite staffe opzionali.

Costruzione diversa ma ugualmente validaCome abbiamo anticipato i diffusori in prova sono mol-

to diversi tra loro nell’estetica, anche se poi nascon-

dono entrambi validi contenuti tecnici. Gli Audioengine

possono vantare un robusto mobile in legno, accurata-

mente rifinito e con bordi smussati. All’interno ci sono

molti rinforzi per rendere più stabile il mobile e inoltre

c’è un completo riempimento con abbondante mate-

riale fonoassorbente. Sotto alla base troviamo un’am-

pia superficie gommata per eliminare le vibrazioni. Il

condotto reflex è sul retro ma con la forma rettangolare

molto sottile che minimizza l’influenza della parete po-

steriore, sempre comunque da tenere a debita distan-

za. Molto buoni tutti i connettori e soprattutto i cavi for-

niti nella generosa dotazione: troviamo un lungo cavo

(quasi 4 metri) di collegamento per il diffusore passivo,

un cavo di segnale pin rca da circa 2 metri e un cavet-

to minijack, sempre di buona lunghezza. Eccellente la

cura dei dettagli per i cavi: terminali a banana saldati e

protetti, terminali minijack e pin rca dorati e perfino la

cura del sacchetto in tessuto per ospitarli; anche i due

diffusori sono singolarmente avvolti in una custodia di

tessuto, una bella sensazione di qualità che appaga il

cliente che ha speso non pochi soldi per l’acquisto.

Gli altoparlanti utilizzati sono un midwoofer da 14 cm

con membrana in kevlar e un tweeter a cupola da 25

mm, l’amplificatore analogico eroga 50 watt RMS per

canale (0,05% THD). Da segnalare nella circuitazione

un pregevole convertitore D/A AKM 4396, in grado di

trattare segnali fino a 192 kHz/24 bit. Per proteggere

gli altoparlanti è possibile usare la griglia in tessuto in

dotazione.

I JBL XStream sono anch’essi dei due vie con accordo

reflex posteriore, gli altoparlanti utilizzati sono un mid-

woofer da 13 cm e un tweeter da 25 mm; la potenza

disponibile è di 2 x 30 watt RMS ottenuti da un am-

plificatore digitale. Grazie alla costruzione in materiale

plastico il peso è relativamente ridotto, ma comunque

rimane un’ottima sensazione di robustezza e solidità.

La finitura è molto spartana, forse poco adatta a un

arredamento curato, ben in evidenza il logo di fabbri-

ca mentre il frontale è protetto da una robusta griglia

fissa. Inaccessibile l’interno ma dall’accordo reflex si

vede spuntare del materiale fonoassorbente. Per la

connessione in rete JBL non ha previsto una applica-

zione specifica, il diffusore va configurato tramite Goo-

gle Home, come se fosse un Chromecast Audio. Già

prevista anche la compatibilità con Google Assistant

con successivi aggiornamenti firmware. Durante le fasi

di collegamento (in Bluetooth, in wi-fi e tra diffusore

sinistro e destro) il diffusore emette toni di conferma,

però con un volume assai esagerato; in dotazione

non c’è un telecomando e quindi la variazione del vo-

lume deve avvenire con i tasti sistemati sul diffusore

primario, oppure tramite Chromecast e le diverse app

compatibili. I tasti nascondono anche le spie colorate

(non visibili dal frontale) per segnalare l’accensione,

la connessione Bluetooth e lo stand-by. Ci sarebbero

anche delle spie sul frontale, ma sono talmente fioche

che si vedono con difficoltà solo in una stanza comple-

tamente buia.

Entrambi non deludono all’ascoltoPer l’ascolto dei due diffusori abbiamo usato principal-

mente lo streaming musicale, quello di Qobuz in alta

risoluzione tramite Chromecast e quello standard di

Spotify tramite Bluetooth; inoltre abbiamo collegato un

TV con il cavetto minijack per saggiare una ulteriore

possibile sorgente. Nel caso degli Audioengine abbia-

mo potuto sfruttare l’ingresso digitale e la relativa usci-

ta del Chromecast audio, in modo da superare la non

eccelsa qualità del convertitore interno del dispositivo

Google e superare il limite dei 96 kHz.

Iniziamo dagli HD6 dall’ingresso digitale e la prima

impressione è subito ottima: non sembra proprio di

trovarsi davanti a diffusori da scaffale e soprattutto

stupisce la cura e il dettaglio della gamma acuta, ca-

pace di restituire una scena tridimensionale credibile.

In particolare con l’ultimo album di Bjork, Utopia, dispo-

nibile in versione 192 kHz su Qobuz, la nostra stanza

si riempie letteralmente di suoni classici ed elettronici

in ogni direzione, compresa l’altezza. La gamma bassa

non è da pugno allo stomaco ma è comunque com-

pleta e assolutamente priva di rimbombi o risonanze.

Si può anche alzare discretamente il volume senza

che gli HD6 perdano il controllo. Risultati ancora otti-

mi con il Bluetooth aptX, che sembra superare i limiti

della compressione con brani ben registrati. Molto

buona anche la resa dei programmi televisivi, che si

aprono su orizzonti inesplorati rispetto anche a molte

soundbar che abbiamo ascoltato in passato. Trovare

difetti all’ascolto è praticamente impossibile, le note

negative sono venute solo per colpa delle registrazioni

tropo compresse; in genere prevale il piacere d’ascol-

to di qualsiasi genere musicale e su questo campo gli

Audioengine riscattano in pieno il loro prezzo di listi-

no non proprio trascurabile. L’ascolto dei JBL inizia dal

Bluetooth semplice (l’aptX purtroppo non è disponibile)

ma subito delinea la personalità dei diffusori, molto grin-

I JBL XStream sono il top di gamma della serie Control, sono entrambi attivi, non necesitano di un colle-gamento tra di loro e bisogna assegnare a ognuno di loro il suo canale.

Grande versatilità per gli Audioengine HD6, con ingressi anlaogici e digitale, il diffusore attivo è il sinistro mentre il destro è passivo e va collegato fisicamente all’altro.

Il telecomando degli Audioengine permette di variare il volume ma non la sorgente.

TEST

Confronto diffusori senza filisegue Da pagina 34

segue a pagina 36

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

tosi e capaci di sopportare anche volumi elevati senza

scomporsi, indicando quindi la possibilità di sonorizzare

senza difficoltà anche ambienti molto grandi o addirit-

tura spazi all’aperto. La resa non sembra proprio quella

di una sorgente Bluetooth, evidentemente è stato uti-

lizzato un buon circuito DSP per ovviare alle carenze

della trasmissione wireless. In un quadro positivo però

stona la gamma bassa e medio bassa poco controllata,

il problema è però facilmente risolvibile impostando la

modalità Wall su ogni diffusore, anche se in effetti du-

rante il test la parete posteriore era a più di 20 cm dal

diffusore. Nella nuova modalità il controllo non è pro-

prio perfetto, ma a molti potrebbe piacere questa resa

più corposa. Sfruttando il Google Cast audio con Qobuz

la qualità della riproduzione sale ulteriormente ma non

come ci aspettavamo, probabilmente subentra la quali-

tà del convertitore D/A integrato nel dispositivo Google

a frenare la resa con brani non compressi. Comunque

siamo sempre su ottimi livelli, degni del prezzo di listino

e sempre con quella piacevole grinta sul medio basso

che aiuta spesso a rendere più coinvolgente l’ascolto.

Infine ascoltando il tv la resa è ottima, capace di ren-

dere più corposa la resa sonora e a dare un pizzico di

profondità alle colonne sonore dei film.

Ai punti vince AudioengineAbbiamo scoperto due diffusori attivi che hanno supe-

rato le nostre aspettative, facendo valere il loro prezzo

più elevato con prestazioni altrettanto superiori alla

media dei diffusori di questa categoria. Raggiungendo

pure prestazioni comparabili a quelle di sistemi tradi-

zionali con amplificatore e diffusore di costo anche più

elevato. Si tratta sostanzialmente di prodotti destinati

a utenti diversi. Gli Audioengine HD6 sono un gradi-

no sopra i JBL per il migliore equilibrio e la maggiore

capacità di sfruttare segnali in alta risoluzione tramite

l’ingresso digitale e il Bluetooth con aptX. I JBL hanno

il grande vantaggio del Chromecast integrato però non

raggiungono la raffinata qualità musicale degli avver-

sari, in compenso hanno molta più grinta e sono più

versatili nella collocazione, oltre al non trascurabile

vantaggio nel prezzo di listino.

TEST

Confronto diffusori senza filisegue Da pagina 35

di Alessandro CUCCA

L’enorme catalogo di Ikea cresce

ancora e aggiunge due interessan-

ti gadget alla già ricca lista di appa-

recchi elettronici per la casa.

Stavolta è il turno di due nuovi speaker

bluetooth che forse anticipano la serie di

prodotti che vedremo a partire dal 2019

quando diventerà operativa la collabora-

zione con Sonos. Nel frattempo abbiamo

questi due speaker, si chiamano Eneby e

sono disponibili in due formati e tre colo-

ri. Il più piccolo, quadrato con 20 cm di

lato costa 49 dollari mentre il più grande,

da 30 cm, costa 89 dollari. Ad oggi sono

disponibili solo in USA e UK nei colori gri-

gio, bianco e nero, con la retina anteriore

intercambiabile in grigio o nero. Come

ci si poteva aspettare da Ikea il design

è minimale e lineare, per ben integrarsi

con i mobili e gli altri complementi d’ar-

redo dell’azienda svedese. Con le sue

dimensioni, il nuovo speaker Eneby può

infatti essere posizionato alla perfezione

all’interno degli scaffali Kallax o Eket, op-

pure trasportato all’aria aperta grazie alla

sua comoda maniglia.Per 10 dollari si piò

acquistare anche uno stand da tavolo.

HI-FI E HOME CINEMA La gamma Eneby di speaker Bluetooth Ikea per ora è disponibile in USA e UK

Ikea lancia i diffusori Bluetooth EnebyHanno design minimalista e buona autonomia. Il montaggio si riduce a un paio di viti

Seguendo inoltre la tradizione Ikea, an-

che per questo prodotta è richiesto un

minimo di assemblaggio, poca cosa in

verità, dato che si tratta solo di montare

la maniglia. Tra gli accessori è presente

anche una batteria aggiuntiva che può

portare l’autonomia fino a 10 ore di ripro-

duzione continua. Entrambi gli speaker

hanno una funziona di auto spegnimen-

to utile per risparmiare energia.

Lo speaker si presenta con un’unica ma-

nopola sul frontale per la regolazione del

volume ed è presente anche un jack AUX

per collegare sorgenti non bluetooth.

Sulle specifiche audio non ci sono molti

dettagli, ma dalle immagini si può notare

che la versione più grande ha in dotazio-

ne un tweeter e un woofer separati.

HI-FI E HOME CINEMA

Nuovi colori per Sonos OneSonos annuncia una nuova versione speciale colorata del modello One, disponibile in rosso, verde e giallo. La nota di colore non è una semplice cover aggiuntiva, come accade per alcuni concorrenti, ma riguarda l’intero diffusore. La versione speciale è realizzata in collaborazione con il marchio danese di design Hay, che ha scelto le tonalità di colore più di tendenza e che meglio si abbinano agli arredamenti più moderni.Un’altra novità importante, svelata da Sonos solo in un tweet, è la compatibilità con AirPlay2, ma non viene chiarito se questa nuova opportunità di colle-gamento sarà estesa anche ai modelli standard dell’intera gamma oppure sarà riservata a questo modello spe-ciale. Il nuovo Hay Sonos One Limited Edition sarà disponibile da settembre, il prezzo di listino sarà di 259 euro, contro i 229 del modello standard.

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www.audiogamma.it

P5 Wireless.Abbiamo eliminatoil cavo ma il suonoè rimasto lo stesso.

P5 Bluethooth, musica in mobilitàsenza compromessi con 17 ore diautonomia e ricarica veloce perperformance allo stato dell'arte. Lasolita qualità e cura nei materiali diBowers & Wilkins adesso senza filigrazie alla nuova P5 S2 Bluetooth.

133_bw_P5w_pgp_ddy.qxp:- 19-09-2016 14:13 Pagina 1

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

segue a pagina 38

TEST Fedele nei secoli, almeno i due che ha toccato: ecco tornare alla ribalta la vecchia Polaroid in versione rinnovata

Polaroid One Step 2, un salto indietro nel tempoUn modo di fare foto divertente e che fa riflettere: con solo 8 scatti nel “rullino”, le fotografie “a caso” sono il peggior nemico

di Gianfranco GIARDINA

L a reazione di chi ci ha visto estrarre dallo zaino la

Polaroid One Step 2, la riedizione moderna del-

la vecchia One Step, pressoché unanime: “Che

spettacolo, hai una Polaroid!”. E questo – in maniera

stupefacente - a prescindere dall’età: la Polaroid è

un’icona pressoché trasversale alle generazioni. An-

che se, alla pressione del tasto e alla classica fuoriu-

scita della fotografia dalla feritoia frontale, le reazioni

sono differenziate: chi ha qualche capello bianco in

testa, risentendo quello suono meccanico, vive un

flashback agli anni della gioventù che solo i ricordi

ben radicati sanno evocare. I più giovani, invece, sono

attratti e quasi sedotti dalla fisicità della fotografia, la

foto come oggetto e non come dato, una sensazione

che i nativi digitali non hanno mai avuto.

Il perfetto contrario degli smartphoneQuesta non è una prova “tecnica” nel senso stretto

del termine: i contenuti tecnici della Polaroid sono

fermi a trent’anni fa, pur con le modifiche e i perfe-

zionamenti del caso. Se valutassimo questa macchina

per le foto che può dare, sarebbe un’inevitabile boc-

ciatura: l’ultimo degli smartphone scatta foto migliori.

Ma non dà la stessa esperienza.

Non c’è dubbio che un oggetto come la Polaroid One

Step 2 sappia entrare nel cuore; e lo fa sia per quello

che è, che per quello che non è. Ci spieghiamo: l’ope-

razione nostalgia è evidente, con una macchina foto-

grafica che rievoca un’estetica lo-fi che di fatto non è

mai stata persa, anche nell’era digitale. Basti pensare

alla stragrande maggioranza dei filtri di Instagram e

compagni, che il più delle volte invece di arricchire le

foto, le “guastano” per riportarle al basso dettaglio,

al viraggio discutibile e al contrasto zoppicante tipi-

co delle foto a sviluppo istantaneo. E questo, nell’era

del ritorno del vinile, non può che sedurre un certo

pubblico.

Ma questa Polaroid piace anche per il fatto di essere

il perfetto contrario degli smartphone: innanzitutto ha

una sola funzione; e poi è decisamente ingombrante,

vistosa, rumorosa allo scatto; e, se è vero che stampa

direttamente l’immagine, è altrettanto vero che non è

possibile vederla immediatamente, come si fa con le

foto digitali, ma bisogna attendere diversi minuti.

Polaroid OneStep 2RITORNA LA PASSIONE POLAROID. MA LE PELLICOLE SONO CARE 119,99 €La nuova Polaroid One Step 2 al lancio è andata di fatto esaurita, ed evidentemente qualche motivo c’è. Se si tratta di una “magia” del vintage o del gusto del “facciamolo strano”, non importa. Di certo si tratta di un ritorno gradito e di successo: il dossier sul tavolo degli uomini di marketing di Polaroid è come far proseguire questo “hype” anche quando, tra qualche stagione, il ritorno del brand non farà più notizia. Per adesso, continuiamo a divertirci con gli scatti quadrati che hanno ispirato Instagram. E alla fine, possiamo anche cedere alla tentazione di fotografare con lo smartphone le Polaroid sviluppate per poterle poi condividere sui social: va bene essere vintage, ma non troppo…

.

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

6 8 8 10 9 67.2

lab

video

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEFedele alla tradizioneFacile da usarePiace (per motivi diversi) a adulti e ragazzi

Pellicole careMancanza dell’oculare a cannocchialeIngombro non trascurabile

Com’è fatta la nuova PolaroidLa One Step 2 è una classica Polaroid nella versione

dal più semplice utilizzo: ottica a focale e a fuoco fissi;

tre livelli di esposizione (standard o corretta per so-

vraesporre e sottoesporre); flash integrato che scatta

sempre, a meno che non lo si inibisca schiacciando

l’apposito tasto; classico cartridge da 8 scatti da inseri-

re con le pellicole pronte all’esposizione.

Le concessioni alla modernità ci sono, ma sono tutto

sommato nascoste: la batteria agli ioni di litio interna, la

cui ricarica avviene attraverso una presa micro USB; i

piccoli LED che danno indicazione degli scatti rimanen-

ti; e il tasto che permette di impostare l’autoscatto. Non

c’è molto da fare, quindi, se non inquadrare e scattare,

e questo tutto sommato è un segno di coerenza con

la filosofia dell’apparecchio originario, improntato alla

totale semplicità. La finitura è curata ma il feeling è in-

dubbiamente “plasticoso”, non fosse altro per il volume

generoso a confronto di un peso molto contenuto; ma

peraltro non è che quello che vecchie Polaroid fosse

molto diverso. Di una cosa, invece, si sente la man-

canza: i modelli più di successo tra i tanti Polaroid del

passato, tra cui la SX70 One Step di cui questa è la

riedizione, avevano un mirino ottico galileiano dotato

di una sorta di cannocchiale che permetteva sia una

visione valida che una minimizzazione dell’errore di

parallasse dovuto a una possibile errata centratura del-

l’occhio; in questa riedizione, invece, il mirino è “nudo”

a filo macchina, con la forma stessa dell’apparecchio

che impedisce un valido appoggio dell’occhio: il risul-Sul retro della macchina, sulla destra, si nota la presa microUSB dalla quale si ricarica la batteria che garantisce settimane di autonomia.

Sul bordo superiore ci sono 8 LED che si accen-dono per indicare il numero di scatti utili ancora disponibili nel cartridge .

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

TEST

Polaroid OneStep 2segue Da pagina 37

tato è che, se non si sta attenti, non è raro sbagliare

inquadratura. Un limite certamente grave visto che gli

scatti, non essendo digitali, sono limitati e costosi. De-

cisamente meglio, invece, il posizionamento del flash

all’interno del telaio principale: così non era per molti

modelli d’epoca (come la stessa SX70), che avevano il

flash in un corpo esterno.

Le pellicole compatibili sono di due tipi: le più classi-

che Serie 600 e le nuove i-Type: queste ultime, secon-

do l’azienda, promettono i colori più saturi e i migliori

contrasti che si siano mai visti su una Polaroid; il pacco

pellicole i-Type non integra la batteria che invece è

necessaria per il buon funzionamento nella serie 600,

visto che la nuova One Step 2 ha la batteria ricaricabile

interna: questo rende la nuova pellicola, oltre che mi-

gliore, anche un po’ meno cara.

La nostra prova: come prendere la macchina del tempoPassiamo alla prova vera e propria: la casa produttrice

raccomanda l’utilizzo con le pellicole i-Type per otte-

nere i migliori risultati. Noi abbiamo utilizzato pellicole

in bianco e nero e a colori della serie 600, le uniche

disponibili al momento della nostra prova: quindi, sul

fronte qualitativo, sicuramente ci sono dei margini di

miglioramento rispetto a quanto da noi sperimentato.

Ma la premessa deve essere chiara: questa Polaroid

non fa della qualità d’immagine il suo vanto. E infatti il

risultato è quello che è, molto “Polaroid”: tutti coloro

che hanno visto gli scatti da noi realizzati hanno de-

finito le immagini come richiamate a forza da un’altra

epoca, teletrasportate direttamente dagli anni ’70. E

infatti questa è l’estetica degli scatti, che certamen-

te in digitale può essere ricreata facilmente con un

filtro; ma non c’è dubbio che in questo caso si abbia

la sensazione di essere di fronte al vero progenitore

di Instagram.

Non è solo una questione di stile dell’immagine: quel-

lo che “scuote” è il cambiamento di paradigma, che

per molti è uno shock che potrebbe anche essere

considerato educativo. Innanzitutto gli “scatti finiti”: il

pacchetto è da 8 scatti, non infiniti come ormai siamo

abituati con smartphone e fotocamere digitali. Questo

porta alla necessità e all’esercizio di una profonda se-

lezione dei soggetti e delle situazioni da riprendere,

un atteggiamento che oramai è stato completamen-

te perso e, che come ben sappiamo, genera mostri:

come scatti a super-raffica in cui è poi lo smartphone

a scegliere lo scatto migliore, o le ormai super-noiose

fotografie di pietanze impiattate e altre amenità simili.

Il ritorno alla Polaroid costringe il fotografo a riaccen-

dere quella parte del cervello dedicata alla selezione

degli scatti, e questo è solo un bene anche per gli

effetti benefici di ritorno anche sulla pratica digitale.

L’altra cosa che cattura e stranisce a un tempo è il

fatto di avere scatti assolutamente “unici” e, diversa-

mente dai file digitali, non replicabili infinite volte, non

“backuppabili” e non condivisibili sui social: una sorta

di “fotografia al portatore”, che piace perché fuori dal

tempo e sicuramente più “preziosa”.

Potremmo anche finire qui con la prova, il resto conta

poco: se funziona, l’obiettivo è raggiunto; come fun-

ziona, nel caso specifico, importa molto meno.

Due “rullini” di alti e bassi A due euro a scattoVeniamo comunque a una valutazione degli scatti: pre-

mettiamo che, in piena filosofia Polaroid, anche noi ab-

biamo operato a scatti finiti e la nostra prova si è esauri-

ta a 16 fotografie. Non c’è dubbio che i limiti in termini di

qualità d’immagine siano molti, a partire dal fuoco, che

è fisso, da 60 cm all’infinito, secondo i dati dichiarati. In

realtà, i soggetti ravvicinati sono penalizzati anche dal

flash, che scatta sempre se non viene escluso e che,

come tutti i flash compatti ad emissione frontale, tende

a bruciare volti dei soggetti in primo piano. Nelle foto

in interni con profondità, infatti, l’effetto del flash finisce

presto e i soggetti nei piani più lontani vengono inevita-

bilmente affogati negli scuri. La focale dell’ottica, nella

prova pratica, si è rivelata un po’ troppo corta: l’angolo

di campo è di circa 40° sia in orizzontale che in verticale

(il fotogramma è quadrato), il che equivale per larghez-

za inquadrata, più o meno a un normale, un 50mm, se

fosse su una reflex full frame. E in molte inquadrature,

questo angolo risulta forse un po’ troppo stretto, so-

prattutto per una fotocamera a focale fissa; la costrizio-

ne è un po’ aggravata dal fatto che, senza certezze sul

La nostra prova è stata fatta con le pellicole della serie 600, che integrano anche le batterie per far funzionare i vecchi modelli. Con la One Step 2 questa batteria non serve e si possono usare le più attuali pellicole I-Type, che non integrano la batteria.

Non c’è dubbio che la specialità della Polaroid sia la ripresa delle persone. Impossibile però fare ritratti ravvicinati: il fuoco minimo è a 60 cm.

Due foto fatte con la stessa illuminazione e pari impostazioni: in quella di sinistra il flash non ha schiarito a sufficienza; in quella di destra ha bruciato il volto.

segue a pagina 39

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MAGAZINEn.176 / 1823 APRILE 2018

vero ritaglio della foto per via del mirino ottico, è ne-

cessario prendersi dei margini, cosa che rende l’angolo

utilizzabile concretamente ancora più ristretto. Il flash

- lo dicono tutti i fotografati - tende ad abbagliare: evi-

dentemente è decisamente intenso, sicuramente di più

rispetto ai LED degli smartphone. Ma evidentemente la

macchina ha bisogno di molta luce. E malgrado il flash,

nelle foto in interni, spesso la foto risulta sottoesposta.

l tiro del flash è comunque strutturalmente limitato a

qualche metro e la macchina è vorace di luce. Questo

vuol dire che se il campo è lungo, inevitabilmente i sog-

getti sullo sfondo saranno drasticamente sottoespo-

sti. La stessa gamma dinamica della pellicola è molto

“stretta”: nella foto dello stadio, con il campo in ombra

e gli spalti al sole, il primo si chiude eccessivamente e i

secondi si bruciano. Ma non lo chiameremmo neppure

un problema, quanto una caratteristica. Se il costo della

macchina, 120 euro di listino, è perequato a quanto ci si

aspetterebbe per un tecno-gadget divertente, le note

dolenti arrivano con i prezzi delle pellicole: le nuove i-

Type vengono 16 euro, precisamente 2 euro a scatto;

le 600, che integrano anche la batteria, arrivano a 19

euro. Il prezzo più adeguato alle aspettative sarebbe

a nostro avviso di circa la metà, per avvicinarsi a quel-

l’euro a foto che diventerebbe una soglia psicologica

più accettabile. Contrariamente ai luoghi comuni e alle

vecchie abitudini, le nuove pellicole durante lo sviluppo

non vanno agitate all’aria e, se possibile, non vanno af-

fatto esposte alla luce. Lo sviluppo è più lento di quanto

non avvenisse qualche anno fa: servono almeno 15 mi-

nuti per arrivare alla versione finale dell’immagine.

Al di là dell’uniformità delle tinte, che non è mai stato

il punto forte delle Polaroid, quello che è parsa un po’

erratica è l’esposizione: in condizioni apparentemente

simili, alcuni scatti sono risultati decisamente troppo

chiusi, altri un po’ sovraesposti, senza un vero controllo

del fotografo sul risultato finale. Cosa che fa vivere l’at-

tesa dello sviluppo con curiosità e serena apprensione:

“come uscirà questa foto?”. Ma anche questo fa parte

del gioco.

TEST

Polaroid OneStep 2segue Da pagina 38

Tipico errore di parallasse nell’inquadrare con lo scomodo mirino ottico: il fotografo vedeva i soggetti centrati e invece puntava verso l’alto. Solo dopo qualche scatto sbagliato, si capisce a quali particolari stare attenti e si evita il problema.

In interni, i soggetti in fondo alla tavolata fini-scono al buio: la Polaroid è affamata di luce e se il campo è lungo e i soggetti lontani o si riesce a creare una forte illuminazione nell’ambiente oppure è meglio non scattare.

Queste due foto sono state scattate a pochi secondi l’una dall’altra con pari impostazioni: quella di sinistra è stata fatta sviluppare in piena luce; quella di destra, come da consigli di Polaroid, è stata tenuta coperta. Quest’ultima infatti risulta più contrastata e meglio incisa, mentre la prima è più “flou” e perde in dettaglio.

La gamma dinamica della pellicola è molto “stretta”: nella foto dello stadio, con il campo in ombra e gli spalti al sole, il primo si chiude eccessivamente e i secondi si bruciano.

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MAGAZINEn.10 / 1823 APRILE 2018

di Massimiliano ZOCCHI

N ella Gazzetta ufficiale numero 90

del 18 aprile è stato pubblicato

il decreto Smart Road, redatto

dal Ministero delle Infrastrutture e dei

Trasporti lo scorso 28 febbraio. Scatta

così l’attuazione delle nuove norme per

i soggetti sia pubblici che privati che vo-

lessero testare la guida autonoma nel

nostro Paese. Nel decreto vengono in-

dicate le modalità per ottenere l’autoriz-

zazione, oltre a specificare chiaramente

quali veicoli possono essere considerati

a guida autonoma. Viene inoltre chiari-

to un tema fondamentale: il personale

di servizio a bordo è responsabile del

veicolo e deve sempre poter prendere il

controllo in tempi rapidi. In particolare si

legge: “l’occupante del veicolo, il quale

dovra’ essere sempre in grado di as-

sumere il controllo del veicolo indipen-

dentemente dal grado di automazione

dello stesso, in qualunque momento se

ne presenti la necessita’, agendo sui

comandi del veicolo in assoluta prece-

denza sui sistemi automatizzati e che,

pertanto, e’ il responsabile della circola-

zione del veicolo”

Come fare dunque per testare un’auto a

GUIDA AUTONOMA Parte la sperimentazione della guida autonoma anche nel nostro Paese

Pubblicato in Gazzetta il decreto Smart Road Autorizza i test sulle auto a guida autonoma L’occupante dell’auto “dovra’ essere sempre in grado di assumere il controllo del veicolo”

pilota automatico? Innanzitutto la vettura

deve essere in grado di compiere tutte

le manovre senza intervento umano, se

non per emergenza, ed avere una pre-

cedente omologazione stradale nella

sua versione normale. Una volta appu-

rato che il mezzo è idoneo, la sperimen-

tazione viene autorizzata dal Ministero

stesso, dal Dipartimento per i trasporti,

la navigazione, gli affari generali e il

personale. Tra i soggetti che possono ri-

chiedere il permesso oltre ai costruttori

figurano anche gli istituti universitari e gli

enti di ricerca, sia pubblici che privati.

Il decreto poi contiene altre misure che

riguardano l’infrastruttura stradale. Si

mira a un miglioramento globale delle

strade italiane, soprattutto dal punto di

vista della digitalizzazione dei servizi

e della connettività. Le strade saranno

dotate di hot-spot Wi-Fi e di connes-

sioni dati ad alta velocità per permet-

tere la comunicazione con i veicoli nel

prossimo futuro. Tutto questo in una

prima fase entro il 2015. In un secondo

momento, a partire dal 2030, si punterà

alla gestione del traffico, deviazioni di

flusso dei veicoli e gestione dinamica di

parcheggi e di colonnine di ricarica per

veicoli elettrici.

di Alessandroi CUCCA

I onity ha inaugurato la sua prima sta-

zione di ricarica fast per auto elettri-

che, nell’area di servizio Brohltal Ost

lungo l’autostrada A61. Nel piazzale gli

automobilisti trovano 6 stalli di ricarica e

fino al 31 maggio 2018 potranno caricare

gratis. In questa localita’ Ionity ha usato

delle strutture dell’australiana Tritium,

capaci di erogare una potenza massi-

ma di 350 kW con connettore standard

Combo CCS in corrente continua. In altre

localia’ abbiamo visto invece materiale

fornito dalla tedesca ABB o di Porsche

Engineering. Ionity promette di installare

circa 400 stazioni in tutta Europa (Italia

RETE DI RICARICA Prima stazione di carica in Germania per Ionity, lungo l’autostrada A61

Inaugurata la prima stazione Ionity in Germania La stazione offre 6 stalli di ricarica con attacco Combo CCS fino a 350 kW di potenza

compresa) e potrebbe affidarsi a

materiali diversi in localita’ diver-

se. Da notare che in questa prima

installazione “ufficiale”, Ionity offre

esclusivamente ricarica tramite il

connettore combo CCS (quello uf-

ficialmente definito come standard

europeo già dal 2010) tralasciando,

almeno per ora, quello di Tipo2,

utile agli utenti Tesla, e sopratutto quello

ChaDeMo utilizzato dalla popolare Nis-

san Leaf. La Leaf è l’auto elettrica piu’

venduta in Europa, insieme alla Renault

Zoe, ed escludere l’attacco fast di que-

ste due auto dalla stazione ricarica Ionity

è una scelta decisamente forte e discuti-

bile, a tutto vantaggi dei marchi tedeschi.

Ma forse è ancora presto per esprimersi,

questa potrebbe essere una prima in-

stallazione di test mentre le successive

saranno gestite diversamente. Non è

stato dichiarato nulla in merito ai prezzi

di ricarica una volta che la fase di lancio

con ricarica gratuita terminera’ a partire

dal primo giugno.

In vacanza in camper con Yescapa Quando AirBnB incontra il car sharingArriva anche in Italia la piattaforma di condivisione dei camper Yescapa di Franco AQUINI

Il camper sharing di Yescapa arriva anche in Italia. D’altronde nekl no-stro Paese sono moltissimi gli ap-passionati delle vancanze in cam-per e una piattaforma del genere è l’ideale per noleggiare un camper per un periodo anche limitato, met-tendo in correlazione la domanda (necessità di camper) e l’offerta (un proprietario che per diverse ragio-ni utilizza il camper soltanto poche settimane l’anno). Come risaputo, i costi di mantenimento di un camper, soprattutto se fermo, sono altissimi. Ecco quindi che una piattaforma di condivisione del camper, proprio come si fa con le case in AirBnB, rappresenta la formula perfetta per sfruttare di più il mezzo e tagliare i costi di manutenzione.L’uso di Yescapa è piuttosto sempli-ce: si inserisce luogo e data della partenza e la data di ritorno. La piattaforma mostra le soluzioni di-sponibili insieme a una dettagliata scheda del mezzo e del proprieta-rio. Il tutto correlato ovviamente dai commenti degli utenti che hanno già testato il proprietario e il relati-vo mezzo. C’è ovviamente anche in questo caso, come in quasi tutti i servizi di condivisione, un sistema di verifica del proprietario, in modo da limitare il più possibile truffe o situazioni spiacevoli. Un’idea di costo? Un camper semi integrale da 4 posti letto per 2 set-timane a Giugno, con partenza da Milano, costa circa 75€ al giorno.

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MAGAZINEn.10 / 1823 APRILE 2018

di Gianfranco GIARDINA

A pochi giorni dal Gran Premio di Formula E di

Roma, dove è stata mostrata la Jaguar i-Pace, la

prima auto completamente elettrica del marchio

inglese, l’atteso SUV è ritornato sul palcoscenico que-

sta volta del Fuorisalone, nel contesto del Salone del

Mobile di Milano. La vettura, che è già possibile preor-

dinare ma che sarà disponibile solo tra qualche mese,

è stata esposta al centro di una seducente installazio-

ne di corde, strutture metalliche e luci blu (elettrico,

ovviamente) nel chiostro del Piccolo Teatro di Milano,

in pieno centro. Per l’occasione, abbiamo potuto incon-

trare Ian Callum, il celebre direttore del design di Ja-

guar, dalla cui matita sono usciti, solo per citarne alcuni,

la F-Type, la nuova XF e i due SUV F-Pace e E-Pace. E

ovviamente anche l’attesa I-Pace è una sua creazione,

la prima completamente elettrica.

DMove.it: Come cambia la progettazione di un vei-colo a trazione elettrica? È possibile avere telaio ed estetica simile in modelli a trazione differente?Ian Callum: “Non completamente. Si può provare ad

avere un’auto che sia disponibile in versione termica

e in versione elettrica, ma nel passaggio da uno al-

l’altro progetto devi cambiare molte cose. Innanzitut-

to perché la presenza del motore termico nel cofano

anteriore cambia la resistenza agli incidenti frontali,

tanto per fare un esempio. Ma poi ci sono anche mol-

ti altri aspetti, come la diversa distribuzione dei pesi,

che influisce sull’assetto. In una fase di transizione può

anche essere che qualcuno provi a sfruttare lo stesso

progetto di base per i due tipi di trazione, ma nel futuro

non sarà così…”

DMove.it: Quindi man mano che l’elettrico si afferma, vedremo comparire nuovi format?Callum: “Certo, i veicoli elettrici si differenzieranno

sempre più per struttura e aspetto da quelli tradizio-

nali. Anche perché hai molti meno vincoli rispetto alle

auto convenzionali, soprattutto sul fronte della posi-

AUTO ELETTRICA Alla Design Week di Milano, abbiamo incontrato l’uomo dalla cui penna sono usciti tutti gli ultimi modelli Jaguar

Intervista a Ian Callum, designer di Jaguar “Le auto elettriche devono essere esagerate” Sul palcoscenico del Fuorisalone a Milano protagonista la Jaguar i-Pace, la prima auto completamente elettrica del marchio

zione dell’abitacolo e sulla visibilità, visto che non hai

l’ingombro del motore”.

DMove.it: La linea mediana della i-Pace è più “curva” rispetto a E-Pace e F-Pace, pur essendo veicoli tutto sommato simili. Piuttosto ricorda di più le linee di F-Type. Come mai questa scelta?Callum: “Abbiamo voluto creare qualcosa che esage-

rasse l’auto. Una linea troppo orizzontale sarebbe ap-

parsa troppo statica e un veicolo elettrico deve appa-

rire un po’ più esagerato di quelli convenzionali. Credo

comunque che questa sarà una tendenza nella linea

delle auto del futuro”.

DMove.it: Ma in questo modo, alzando le linea poste-riore, non si è finiti per ridurre un po’ troppo il lunotto posteriore? La visibilità non ne risente?Callum: “Il lunotto non è grande ma la visibilità è as-

solutamente OK, visto che la posizione del guidatore

è rialzata. Ma bisognava trovare un modo per rendere

la macchina emozionante, renderla dinamica. E visto

che il cofano non è lungo, è stato necessario giocare

su queste linee”.

DMove.it: Appunto, a questo proposito perché il co-fano è così corto? In questo modo non c’è un baga-gliaio anteriore, come offre Tesla per esempio…Callum: “Semplice, perché volevamo dare più spazio

all’abitacolo, più comodità agli occupanti, tutto qua.

In realtà la dimensione target della i-Pace in fase di

progettazione era inferiore a quella di una Tesla e la

nostra filosofia è comunque quella di massimizzare gli

spazi interni. Ma Tesla ha anche un’architettura dei cir-

cuiti elettrici diversa dalla nostra che permette loro di

avere spazio contenitivo anteriore. Noi nel frontale ab-

biamo l’inverter e altri componenti elettrici della mac-

china. Tutto ciò ha portato a un cofano anteriore di i-

Pace più corto di quanto ci si potesse attendere Credo

che anche questo sarà un trend dei design futuri”.

DMove.it: Restiamo sull’anteriore: la griglia frontale è molto generosa, ma forse dal punto di vista funzio-nale non così necessaria, visto che dietro non c’è un motore da raffreddare. Va bene l’estetica Jaguar, ma una griglia di questo tipo non ha impatti sull’aerodi-namica, così importante nei mezzi elettrici?Callum: “In realtà il terzo alto della griglia è del tutto

passante, crea un condotto che sbuca sul cofano e

ha una funzione aerodinamica, si comporta come una

vela e in qualche modo prepara i flussi d’aria per la

parte successiva del profilo dell’auto. La parte inferio-

re della griglia, in configurazione radiatore, potrebbe

sembrare inutile, ma l’aria che vi entra è molto impor-

tante per tenere bassa la temperatura delle batterie,

che degradano di molto le proprie prestazioni se si

scaldano eccessivamente; e anche per l’inverter e

l’altra elettronica. In verità avremmo potuto disegnare

la griglia anteriore più piccola, ma semplicemente il

muso sarebbe risultato brutto, con una bocca troppo

piccola rispetto all’altezza del veicolo: questa non è

una sport car”.

segue a pagina 42

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MAGAZINEn.10 / 1823 APRILE 2018

DMove.it: Parliamo degli interni: ci sono molte con-cessioni ai display digitali, ma non tutto è touch. Sono rimasti ancora diversi pulsanti e qualche ma-nopola. Come mai?Callum: “I controlli più frequenti, quelli che tocchi tutti

i giorni, sono rimasti fisici, come la regolazione delle

temperature e della climatizzazione. Anche se le stes-

se funzioni puoi controllarle anche digitalmente, sul

touch screen”.

DMove.it: Ma le abitudini dell’utenza non stanno cambiando? Oramai tutti interagiscono con uno smartphone senza pulsanti fisici e con tutti i controlli su touch screen...Callum: “È vero, ma per utilizzare lo smartphone devi

guardarlo. Noi non vogliamo che il guidatore debba

distogliere lo sguardo dalla strada per interagire con

i sistemi. Deve avere una serie di pulsanti e controlli

rotativi fisici che possa azionare anche senza guar-

dare, cosa che non potrebbe fare con nessun touch.

Nel futuro si diffonderanno a questo fine sempre più i

controlli vocali, ma per il momento la cosa migliore è

avere i display soprattutto per la parte informativa e le

interfacce fisiche per i controlli più frequenti”.

Dmove.it: Parlando di sistemi operativi, ha ancora senso, in un panorama così mutevole come lo scena-rio digitale, che i produttori di auto cerchino di creare il proprio sistema operativo e non si appoggino a si-stemi mainstream come Android o simili?Callum: “Noi abbiamo il nostro sistema operativo che

ovviamente è aperto al dialogo con altri sistemi come

tutti i principali smartphone. Ma i nostri sistemi sono

pensati per operare su strada e le necessità di un si-

stema operativo per l’auto sono diverse da quelle per

uno smartphone...”

DMove.it: Ma i produttori di auto riusciranno ad ave-re un ciclo di progettazione così corto da riuscire ad assorbire e fare proprie tutte le ultime evoluzioni in tema di tecnologia digitale?Callum: “In parte stiamo già lavorando per accorcia-

re il ciclo di progettazione e mettere a punto alcune

scelte strada facendo. Ma un grosso aiuto ce lo dà

anche il software: grazie all’aggiornabilità dei veicoli,

possiamo, quando l’hardware ce lo permette, aggiun-

gere funzioni e estendere le compatibilità a nuovi si-

stemi anche dopo che l’auto è su strada. E questo ci

permette di mantenere il veicolo attuale anche in uno

scenario che cambia così velocemente”.

DMove.it: Un’ultima domanda relativa a un tema

molto caldo in questo momento: la privacy. Le auto di oggi sono tutte connesse e raccolgono una grande quantità di dati che finiscono nelle mani dei produt-tori. Secondo lei non servirebbero delle regole più trasparenti e una spiegazione agli utenti più chiara su questi aspetti?Callum: “Sì, dovrebbero esserci informazioni più chiare.

Noi monitoriamo le nostre macchine in ogni momento;

sappiamo dove sono e dove stanno andando. A noi

è molto chiaro che tutti questi dati sono di proprietà

dell’utente e che i produttori non devono assoluta-

mente superare i loro ambiti. Certamente, con queste

informazioni in mano si potrebbero commettere gravi

crimini. Le persone meritano protezione, devono esse-

re protette da leggi chiare. È una questione filosofica,

sulla quale non ho certo controllo; ma il tema noi ce

l’abbiamo ben chiaro in testa”.

AUTO ELETTRICA

Intervista a Ian Callum, Jaguarsegue Da pagina 41

di Massimiliano ZOCCHI

P robabilmente è il prototipo più in-

teressante degli ultimi anni per la

casa francese. Stiamo parlando

della Renault Symbioz, presentata alla

fine dello scorso anno come concen-

trato delle idee future della casa della

Losanga, ed ora in esposizione a Mila-

no in occasione del Salone del Mobile.

Renault non si è limitata a presentare il

suo concept, ma lo ha arricchito grazie

alla collaborazione con la nota creatri-

ce di tessuti Alexandra Gaca, che ne

ha modificato i sedili, rivestendoli con

tessuti tridimensionali poi ripresi anche

in un divano per abitazioni. Viene così

sottolineato un aspetto fondamentale

di Symbioz, elettrica e a guida autono-

ma, che ha l’ambizione di essere più di

AUTO ELETTRICA Anche Renault non perde l’occasione di partecipare agli eventi legati al Salone del Mobile di Milano

Renault al Salone del Mobile trasforma la Symbioz in salotto Grazie anche alla collaborazione con Alexandra Gaca, la Reanault Symbioz diventa un ibrido tra vettura e salotto di casa

un’automobile, quasi un prolungamento

della casa del proprietario. E per accen-

tuare ancora di più questo concetto,

per l’esposizione milanese Renault ha

scelto una configurazione che appun-

to ricalca un soggiorno, con le quattro

sedute tutte rivolte al centro dell’abita-

colo, per permettere agli occupanti di

conversare anche durante il tragitto,

con tanto di tavolino in mezzo. Volante

e pedali assenti, a raggiungere la desti-

nazione ci pensa il computer di bordo.

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MAGAZINEn.10 / 1823 APRILE 2018

di Emanuele VILLA

P er investire in Italia a 360° sulla mobilità elettrica

ci vogliono tre cose: coraggio, mezzi e visione. Il

coraggio non può mancare: nel 2017 sono state

vendute in Italia 2.547 auto elettriche che rappresen-

tano lo 0,12% del totale. Ci piace ragionare in termini di

crescita, dove in Italia l’elettrico può vantare un +32,8%

sull’anno precedente, ma è indubbio che i numeri siano

ancora bassi. Evitiamo accuratamente il paragone con

gli stati nordici, ma ci domandiamo perché i francesi, a

due passi da noi, abbiano acquistato 30.921 mezzi a

zero emissioni lo scorso anno e siano già a un 1,2% del

totale. Eppure non c’è dubbio che il trend sia quello giu-

sto. Sarà magari mitigato da soluzioni e tappe interme-

die, ma la mobilità del futuro passerà senza dubbio dal-

l’elettrico. Ben vengano quindi aziende come Renault

che ormai da anni si erge a “paladino dell’elettrico” e

inizia a ottenere soddisfazioni. Di sicuro non sta otte-

nendo numeroni (per fare i quali l’azienda continua a

sviluppare auto a benzina), ma può vantare interessanti

dati relativi: col piccolo Twizy, la berlina compatta ZOE,

il veicolo commerciale Kangoo Z.E e il furgone Master

Z.E, Renault è prima in assoluto nel mercato europeo

con il 24% di quota e circa 5.000 veicoli venduti in Italia.

Al secondo posto Nissan con il 15%, giusto per restare

in famiglia. Inoltre, l’occasione lo richiede, l’azienda

francese è la partecipante più blasonata al campionato

di Formula E con tre vittorie consecutive da quando è

nata la competizione. Coraggio e mezzi non mancano,

ma ciò che spinge l’azienda è senza dubbio la visione.

Ce ne siamo accorti durante la presentazione che Re-

nault ha organizzato per l’e-Prix di Roma: l’azienda non

ha nessuna intenzione di produrre nuovi veicoli elettrici

e basta, vuole letteralmente cambiare l’approccio delle

persone alla mobilità e alla gestione energetica. L’auto

resterà uno strumento per effettuare gli spostamenti,

ma sarà green, connessa, autonoma, si controllerà con

le app (molto più di quanto si faccia oggi) e potrà anche

essere la riserva di energia per la casa nel caso ce ne

fosse bisogno o fosse semplicemente più economico.

Pensiamo anche al concetto di Vehicle-to-Grid, in cui

l’auto elettrica non solo preleva, ma fornisce corrente

al sistema nei momenti di picco (stabilizzazione del si-

stema) e per questo riceve del denaro in cambio. Poi,

quando il sistema è stabile e “rilassato”, l’auto si ricarica

come ha sempre fatto.

Oggi l’azienda è già molto avanti: la nuova ZOE con

autonomia di 300 Km WLTP (Worldwide Light Vehicles

Test Procedure) è in assoluto l’auto più presente nei

Car Sharing elettrici di mezzo mondo, Italia compresa,

Renault promette il 100% di concessionarie “formate”

sui temi dell’elettrico e capaci di gestire i dubbi in fase

di acquisto e un esercito di applicazioni (non tutte di-

sponibili ovunque, però) nate per semplificare enorme-

mente la vita a chi usa un veicolo elettrico o lo vuole

acquistare. Parliamo ad esempio di Z.E. Pass, disponi-

bile per iOS e Android, un’applicazione che localizza

le colonnine più vicine, filtra i risultati inserendo solo

AUTO ELETTRICA In occasione dell’e-Prix di Roma Renault ci parla dei suoi piani presenti e futuri di mobilità a zero emissioni

Renault, presente e futuro della mobilità elettrica Il mercato crescerà molto nei prossimi anni e Renault lo seguirà a 360°, con 8 nuovi veicoli, infrastrutture e tecnologie

quelle compatibili, dà informazioni sulla disponibilità o

meno delle stesse e permette di pagare con l’app sen-

za “impazzire” con carte di svariati network di ricarica

sparsi per il globo. Stessa cosa per Z.E. Trip, che replica

queste funzionalità nel sistema di bordo dell’auto, per

non parlare delle applicazioni dedicate ai clienti con

cui essi apprendono tutti i “segreti” dell’autonomia,

della ricarica (più o meno rapida) e via dicendo. Du-

rante l’evento è stata mostrata addirittura un’app (non

sappiamo in che Paesi disponibile) da installare nello

smartphone quando si è in viaggio su un’auto a motore

termico: essa simula il comportamento di un’ipotetica

auto elettrica nello stesso tragitto che si sta percorren-

do e segnala autonomia residua, colonnine da raggiun-

gere e via dicendo. Così ci si fa un’idea dell’esperienza

d’uso di un veicolo elettrico prima dell’acquisto.

Otto nuove auto elettriche sempre più abbordabiliChi investe oggi sull’elettrico lo fa perché è convinto

di vincere la propria sfida in futuro. Renault è convinta

che nel 2025 il mercato dell’elettrico non sarà lo 0,12%

attuale (dato italiano) ma raggiungerà il 10% nei Pesi UE

(trainati, neanche a dirlo, da quelli del nord), supererà il

10% negli US e raggiungerà addirittura il 14% in Cina: se

in India il potenziale 5% del mercato significa centinaia

di migliaia di pezzi, è ovvio che le grandi aziende au-

tomobilistiche guardino al mercato cinese con grande,

grandissimo interesse. Cosa farà Renault per arrivare

preparatissima nel 2025? Intanto aumenterà in modo

esponenziale la capacità di generare profitto dai veicoli

elettrici, fenomeno che è appena iniziato e creerà otto

nuovi veicoli elettrici entro il 2025 che non necessa-

riamente ricalcheranno i prototipi già visti: inizialmente

l’azienda si concentrerà su modelli accessibili, ma non

è esclusa la realizzazione di prodotti di alta gamma

come un SUV. Inoltre, Renault continuerà a creare va-

lore dai settori dell’energia (vedi sopra) e della mobilità

e spingerà sempre di più sul concetto di Easy Electric

Life, fondamentale per cambiare il modo di vivere delle

persone. Determinante a tal fine sarà il raggiungimento

dei 500 Km di autonomia come dato medio, la ricarica

ultrarapida con recupero di più di 150 Km in 15 minuti e

la riduzione dei costi: l’azienda stima di poter ridurre in

modo importante il costo dei veicoli elettrici realizzan-

do una nuova generazione di motori elettrici e - soprat-

tutto - riducendo in modo considerevole il costo delle

batterie. Staremo a vedere, perchè, in fondo... il 2025

non è così lontano.

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MAGAZINEn.10 / 1823 APRILE 2018

di Alessandro CUCCA

È passato poco tempo dalla presen-

tazione ufficiale della Jaguar I-Pace,

la prima auto 100% elettrica del mar-

chio, la cui commercializzazione è già

iniziata, che in casa Jaguar già si parla di

incrementare i modelli elettrici in gamma,

dimostrando il grande interesse di questo

costruttore per le nuove forme di mobilità.

Non tutti i modelli saranno 100% elettrici,

probabilmente vedremo comparire an-

che molte soluzioni ibride, ma è chiara

l’intenzione di Jaguar di voler diventare

protagonista del futuro mercato automo-

tive, arrivando entro breve ad avere, per

ogni modello in gamma, una versione di

motorizzazione alternativa alle classiche

benzina o diesel.Non abbiamo intercet-

tato nessun annuncio ufficiale, ma queste

sono le novità che possiamo attenderci.

Si parte con F-Type per cui è atteso un

nuovo modello nel 2020 e ci sarà la ver-

sione ibrida. Per F-Pace invece, uno dei

AUTO ELETTRICA Jaguar amplia velocemente la gamma di berline e Suv a zero emissioni

Jaguar a tutto elettrico: cresce la gamma EV Non tutti i modelli saranno 100% elettrici, probabilmente in arrivo anche soluzioni ibride

modelli più venduti, è atteso un facelifting

nel 2019, e in quell’occasione dovrebbe

comparire sul mercato la versione ibrida

plug-in. Destino simile per E-Pace, altro

SUV dai grandi numeri, che nel 2020 di-

venterà anche lui ibrido.

XJ invece dovrebbe rinascere nel 2019

come berlina di punta, simbolo di stile,

100% elettrico. Anche questo modello

verrà assemblato da Magna Steyr in Au-

stria, dato che utilizzerà molti componen-

ti in comune con I-Pace e si prevedono

numeri interessanti.

Anche la mitica XK potrebbe tornare in

tutto il suo splendore in una nuova ver-

sione 100% elettrica. Difficile dire quan-

do e se, ma Ian Callum, design director

di Jaguar, ha dichiarato a suo tempo che

è intenzionato a portare avanti questo

progetto.

di Franco AQUINI

F ord lancia la quarta generazione del-

la Focus, la fortunata berlina di gam-

ma media che da vent’anni popola

le strade di tutta Europa. Le novità sono

tante, a partire dallo stile e dal design

totalmente rinnovato sia negli interni che

negli esterni, ma a stupire è l’eccezionale

dotazione tecnologica, da vero primato in

questo segmento. Si parte dall’Adaptive

Cruise Control, in questa nuova versione

potenziato con Stop&Go, riconoscimen-

to dei segnali stradali e con l’aiuto per

mantenere l’auto in carreggiata.Un intero

capitolo è dedicato alle luci: Ford’s Adap-

tive Front Lighting System è un nuovo

sistema che utilizza una telecamera per

adattare le luci in funzione delle curve e

dei segnali stradali, migliorando la visibili-

tà in maniera efficiente e predittiva.

Migliora anche il park assist, la versione

2 di Active Park Assist può cambiare rap-

porto, accelerare e frenare per compiere

le manovre necessarie in totale autono-

mia premendo semplicemente un tasto.

Per quanto riguarda l’infotainment trovia-

GUIDA ASSISTITA Presentata la quarta generazione di Focus, la tecnologia a bordo è al top

La nuova Focus è un vero concentrato di tecnologia I sistemi di assistenza alla guida sono all’avanguardia, migliorato il sistema di infotainment

mo invece il primo

HUD (head-up di-

splay) montato da

Ford su un’auto

europea. Il display

a scomparsa ha il

duplice scopo di

migliorare la visi-

bilità e aumentare

la concentrazione

sulla strada. Tutte

le nuove Focus in-

troducono anche FordPass Connect, un

modem che dota il sistema multimediale

di bordo di una connessione a internet.

Non possono mancare anche un pad per

la ricarica wireless di smartphone e altri

dispositivi, SYNC 3 con display touch a

8 pollici e sistema audio B&O PLAY. Infi-

ne un ultimo dispositivo di sicurezza che

fa parte del capitolo dedicato alla guida

assistita: in caso di pericolo, Focus non

solo frena, ma è in grado di sterzare per

evitare un vicolo troppo lento o fermo, in

modo da evitare la collisione. Il sistema

si chiama Evasive Steering Assist ed è

un sistema di sicurezza in grado di pren-

dere il controllo dello sterzo al posto del

conducente, una tecnologia inedita su

questo segmento di auto.La nuova Fo-

cus guadagna tra l’altro anche un’inedita

versione crossover denominata Active

e una nuova versione Vignale, dedica-

ta a chi cerca il massimo dell’eleganza.

Disponibile in diverse motorizzazioni

- tutte rigorosamente a motore termico

- raggiungerà i concessionari con la ver-

sione berlina a cinque porte a partire da

Giugno, a un prezzo di partenza che si

aggirerà intorno ai 20.000 Euro.

Anche Buick debutta in elettrico presentato il SUV Enspire Al Salone di Pechino vedremo il primo SUV elettrico Buick 600 km di autonomia e accelerazione da 0-100 km/h in 4 secondi di A. C.

Durante il prossimo salone Auto China 2018 di Pechino i visitatori potranno ammirare il nuovo con-cept di SUV elettrico di Buick, il primo passo verso l’elettrificazio-ne dell’importante marchio ame-ricano. Si chiama Enspire, e sarà mosso da un motore con 400 kW di potenza, capace di spingerlo da 0 a 100 km/h in circa 4 se-condi. L’autonomia dichiarata invece, senza sapere che tipo di batteria sarà installata, sarà di quasi 600 km per singola carica. Buick ha dichiarato che il nuovo Enspire sarà capace inoltre di ricaricarsi ad alta velocità fino all’80% in circa 40 minuti. Gli interni fanno il pieno di tec-nologia e soluzioni avanzate tra cui un largo display OLED con un sistema che include funzioni di realtà aumentata e connettività di rete 5G ad alta velocità. Buick è il marchio lussuoso di General Motors, secondo solo a Cadillac, attualmente dedicato al mercato nord americano e cine-se. Ecco perché il nuovo concept verrà presentato in anteprima a Pechino dal 25 aprile al 4 mag-gio. Nessuna informazione è stata rilasciata in merito ai tempi di commercializzazione e a un eventuale prezzo di vendita.

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MAGAZINEn.10 / 1823 APRILE 2018

di Massimiliano ZOCCHI

L a Formula E a Roma è stata un suc-

cesso, forse anche sopra le aspet-

tative. Le malelingue forse avevano

dubitato che la macchina organizzativa

romana potesse incepparsi, invece tutto

è stato realizzato al meglio. Un succes-

so assoluto di pubblico, di motorsport, di

divertimento per appassionati, semplici

curiosi e famiglie con bambini al segui-

to. Nelle tribune e negli spazi su prato

e collinette (tutto esauritissimo) hanno

assistito alle prove e alla gara tanti tifosi

di Formula E ma anche parecchi tifosi

“importati” dalla Formula 1, ma anche

appassionati di MotoGP o di motori in

generale, fino ai semplici curiosi. Cor-

nice di pubblico varia ma con grande

coinvolgimento con tanto di standing

ovation per i giri finali. Ma l’ePrix di Roma

è stato anche un successo tecnico, con i

piloti tutti concordi col giudicare il trac-

ciato ricavato dalle strade dell’Eur come

MOTORSPORT Successo oltre le aspettative per la gara di Formula E per le vie della capitale

La Formula E a Roma: un successo assolutoLa Formula E a Roma si appresta a diventare un appuntamento fisso del campionato

il migliore del campionato. Dichiarazio-

ni che non sono certo sfuggite al CEO

Agag che ha subito forzato la mano per

far sì che la capitale sia una tappa fissa

del campionato 100% elettrico. Il Sin-

daco Raggi ha confermato che c’è una

base d’accordo per 5 anni e si lavorerà

da subito per concretizzarlo.

di M. Z.

L’amministrazione capitolina lo ave-

va promesso, così come l’organiz-

zazione e gli sponsor: la Formula E

non sarebbe costata a Roma un solo euro,

anzi ne avrebbe avuto benefici e indotto

economico. E così è stato con il primo

tangibile intervento dell’asfaltatura delle

strade interessate dal circuito cittadino.

Le vie dell’Eur non erano certo disastrate

come altre nella capitale, ma ora anche

quei pochi tratti con problemi godono di

un manto stradale tutto nuovo.

La seconda parte dell’accordo prevede-

va l’installazione di nuove colonnine di

ricarica pubblica per i veicoli elettrici e

anche questa promessa è stata mante-

nuta. Sono state infatti installate proprio

vicino al luogo della gara quattro colon-

nine EVA+ di Enel. Per la precisione si

tratta di installazioni con potenza massi-

ma di 95 kW, con i tre standard di ricari-

RETE DI RICARICA A solo due giorni dall’ePrix di Roma le strade erano già quasi del tutto sgombre

La Formula E lascia in eredità a Roma un nuovo asfalto e colonnine di carica fastInstallate vicino al luogo della gara quattro colonnine EVA+ di Enel, e ne arriveranno altre

ca così da poter ricaricare velocemente

tutti i modelli di vetture che dispongono

della carica fast. Sono ubicate in Largo

Apollinaire, Piazza Marconi, Viale Europa

e Viale dell’Arte. Sono solo una piccola

parte di quanto Enel ha programmato

per la città di Roma, che vedrà a breve

un forte rinnovamento della rete di rica-

rica, con le vecchie colonnine malfunzio-

nanti che finalmente verranno sostituite,

anche con un nuovo modello più moder-

no ed elegante. A voler proprio trovare il

proverbiale pelo nell’uovo, è forse un po’

uno spreco avere 4 strutture fast così

ravvicinate tra loro, che potevano es-

sere distribuite sul territorio più unifor-

memente. Ma la speranza è ovviamente

che questo sia solo l’inizio.

Marchionne ignora il successo della Formula E “Ferrari elettrica solo dal 2022”Marchionne si rimangia le parole di interesse nei confronti della Formula E di M. Z.

Tempo fa Sergio Marchionne ave-va espresso parole di interesse nei confronti della Formula E giu-dicandola un campionato emer-gente al quale Ferrari guardava con interesse. Ora sembra invece essersi rimangiato queste dichia-razioni. A margine dell’assemblea degli azionisti di Ferrari ha dichia-rato: “Formula E? Mi sembra non ci sia interesse”. Questa afferma-zione va di pari passo con l’oriz-zonte temporale espresso per quanto riguarda un possibile arri-vo di una Ferrari stradale comple-tamente elettrica. Secondo l’AD non ci sarà una vettura del cavalli-no a batteria prima del 2022. Nel frattempo Ferrari continue-rà ad investire nell’ibridazione dei motori con investimenti per 550 milioni di euro. Tornando al campionato 100% elettrico, pro-babilmente se Marchionne aves-se visitato il circuito del quartiere Eur, si sarebbe reso conto che in realtà l’attenzione è stata tanta, sia da parte dei media ma anche da parte dei tifosi. Tra le tribune e i prati intorno al tracciato c’era una moltitudine di magliette e cappellini del cavallino.Con l’ingresso nel circus elettrico di Mercedes e Porsche nella se-sta stagione, BMW già pronta per il prossimo anno, mancheranno solo i colori italiani, rappresentati per ora solo da Magneti Marelli che motorizza il team Mahindra. Perchè non usare un know-how del gruppo per una squadra no-strana?

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Tutto il personale di AISTMAR Onlus è volontario. L’intero ricavato delle donazioni viene impiegato in cure e assistenza ai neonati prematuri e patologici e alle loro famiglie.

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FONDAZIONE IRCCS CA’ GRANDA - OSPEDALE MAGGIORE POLICLINICODipartimento per la Salute delle Donna, del Bambino e del Neonato

U.O. di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatalevia Francesco Sforza, 28 - 20122 Milano

GIORNO MESE ANNO

CONTRIBUENTECOGNOME (per le donne indicare il cognome da nubile) NOME SESSO (M o F)

DATA DI NASCITA COMUNE (o Stato estero) DI NASCITA PROVINCIA (sigla)

CODICE FISCALE(obbligatorio)

DATI ANAGRAFICI

Da consegnare unitamente alla dichiarazioneMod. 730/2008 al sostituto d’imposta, alC.A.F. o al professionista abilitato, utilizzandol’apposita busta chiusa contrassegnata suilembi di chiusura.

MODELLO 730-1 redditi 2007

Stato

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Chiesa cattolica

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Assemblee di Dio in Italia

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Chiesa Valdese unione delle chiese metodiste e valdesi

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Chiesa Evangelica Luterana in Italia

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Unione Comunità Ebraiche Italiane

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Scheda per la scelta della destinazione dell'8 per mille dell'IRPEF e del 5 per mille dell'IRPEF

Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni riconosciute

che operano nei settori di cui all’art. 10, c. 1, lett a),del D.Lgs. n. 460 del 1997 e delle fondazioni nazionali di carattere culturale

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle finalità destinatarie della quota del cinque per mille dell’IRPEF, il contri-buente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. Il contribuente ha inoltre la facoltà di indicare anche il codice fiscaledi un soggetto beneficiario. La scelta deve essere fatta esclusivamente per una delle finalità beneficiarie.

Codice fiscale del beneficiario (eventuale)

Finanziamento agli entidella ricerca sanitaria

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

FIRMA

Finanziamento agli enti della ricerca scientifica e della università

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Codice fiscale del beneficiario (eventuale)

FIRMA

Sostegno alle associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento ai fini sportivi rilasciato dal CONI a norma di legge

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Codice fiscale del beneficiario (eventuale)

FIRMA

Codice fiscale del beneficiario (eventuale)

FIRMA

genziantrate

AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle sette istituzioni beneficiarie della quota dell'otto per mille dell'IRPEF, ilcontribuente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. La scelta deve essere fatta esclusivamente per una delleistituzioni beneficiarie.La mancanza della firma in uno dei sette riquadri previsti costituisce scelta non espressa da parte del contribuente. In tal caso, la ri-partizione della quota d’imposta non attribuita è stabilita in proporzione alle scelte espresse. Le quote non attribuite spettanti alleAssemblee di Dio in Italia e alla Chiesa Valdese Unione delle Chiese metodiste e Valdesi, sono devolute alla gestione statale.

In aggiunta a quanto indicato nell’informativa sul trattamento dei dati, contenuta nel paragrafo 3 delle istruzioni, si precisa chei dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.

In aggiunta a quanto indicato nell’informativa sul trattamento dei dati, contenuta nel paragrafo 3 delle istruzioni, si precisa chei dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.

SCELTA PER LA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)

SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)

LA SCELTA DELLA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF E QUELLA DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF NON SONO IN ALCUN MODO ALTERNATIVE FRA LORO. PERTANTO POSSONO ESSERE ESPRESSE ENTRAMBE LE SCELTE

ALLEGATO B

9 7 0 2 8 2 1 0 1 5 7Mario Rossi

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MAGAZINEn.10 / 1823 APRILE 2018

di Massimiliano ZOCCHI

Sul circuito di Termas de Rio Hon-

do, in occasione della seconda

tappa della MotoGP, si è tenuto il

secondo giro ufficiale per Ego Corsa, la

moto elettrica Energica che verrà fornita

a tutti i team che nel 2019 prenderanno

parte alla nascente MotoE.

La location Argentina è stata sfruttata

anche per una prima riunione semi-uf-

ficiale per iniziare a delineare meglio i

contorni della nuova categoria, in par-

ticolare per quanto riguarda i team par-

tecipanti. La prima notizia è che invece

delle 10 inizialmente previste saranno 11

le squadre a prendere il via, divise come

anticipato tra MotoGP, Moto 2 e Moto 3,

per un totale di 18 moto in griglia.

Sette team saranno i privati che parteci-

pano anche alla MotoGP, ovvero Tech 3,

LCR, Marc VDS, Pramac, Angel Nieto,

Avintia e Gresini, ognuno dei quali met-

terà in pista due Energica Ego Corsa

ciascuno. Mentre i rimanenti quattro

team saranno pescati dalle altre due

MOTORSPORT Sono stati svelati i team che parteciperanno al campionato di MotoE nel 2019

Tra i team di MotoE anche VR46 e SIC58 Saranno 11 le squadre a prendere il via nelle diverse categorie, per un totale di 18 moto

categorie. Come riportato da insideevs.

com sono confermati Pons Racing, In-

tact GP, il team di Valentino Rossi VR46

e la squadra che ricorda Marco Simon-

celli, SIC58 Squadra Corse. Questi team

minori avranno solo una moto, per arri-

vare appunto al totale di 18 in griglia di

partenza.

Il CEO di Dorna Carmelo Ezpeleta ha an-

che spiegato la formula allo studio per

la prima stagione. Sarà definita coppa e

non campionato per via del costruttore

unico e ci saranno cinque tappe in Euro-

pa anche se ancora non è stato deciso

quali saranno. Diversamente da quanto

ipotizzato nella primissima ora, è molto

difficile che saliranno in sella gli stessi

piloti che nei rispettivi team guidano le

moto a combustione, pertanto queste

prime conferme servono soprattutto ai

manager per avere il tempo di organiz-

zare le squadre e ingaggiare i piloti.

di M. Z.

L a mobilità elettrica come miglio-

ramento della qualità della vita in

tutti i centri urbani. È questa l’idea

alla base di eMob, la Conferenza Na-

zionale della Mobilità Elettrica, che dal

27 al 29 settembre avrà la sua seconda

edizione. La sede sarà sempre Milano,

questa volta presso Palazzo Lombardia,

dove ha sede anche la Giunta Regionale.

I concetti su cui ruoterà tutta la tre gior-

ni sono quelli già espressi nella “Carta

Metropolitana della Mobilità Elettrica”,

inizialmente promossa dai comuni di Bo-

logna, Firenze, Milano, Torino e Varese

e ad oggi sottoscritta da oltre 50 grandi

città italiane. L’evento è il più importante

a livello nazionale ed è promosso e or-

ganizzato dal Comune di Milano, Regio-

ne Lombardia, Camera di Commercio di

Milano, Brianza e Lodi, Enel, A2A, Hera,

Itas Assicurazioni, Cobat, tutti coordina-

ti dal prezioso lavoro di Class Onlus. A

URBAN MOBILITY A Milano si terrà la seconda edizione di eMob, la mobilità elettrica a tutto tondo

eMob 2018 andrà in scena dal 27 al 29 settembre Tre giorni dedicati a convegni e approfondimenti scientifici incentrati sulla mobilità elettrica

fianco degli organiz-

zatori ci sarà anche

un Comitato Scientifi-

co composto da RSE

spa, Elettricità Futura,

Asstra, Adiconsum,

CEI-CIVES, Amat e

Utilitalia.

Con il patrocinio del

Ministero dell’Am-

biente, i tre giorni si

divideranno in una

prima giornata (27 settembre) dedicata

alle istituzioni con interventi dei Sindaci

delle città promotrici, Governatori del-

le Regioni e rappresentati del Governo

nazionale. il 28 settembre invece ci sarà

la parte tecnico-scientifica, con convegni

coordinati da relatori di amministrazioni

comunali, atenei e centri di ricerca. Infi-

ne la terza giornata sarà completamente

dedicata agli automobilisti elettrici, con

dibattiti, test drive di auto elettriche in

collaborazione con le case costruttrici

e un raduno nazionale di veicoli elettrici

che dovrebbe sfiorare i 500 mezzi coin-

volti, che si esibiranno in una “carovana

silenziosa” per le vie di Milano.

Come anche per la scorsa edizione - te-

nutasi presso il Castello Sforzesco - an-

che noi saremo presenti per un report

puntuale ed esaustivo, ma nel frattem-

po chiunque volesse più informazioni

o desiderasse partecipare in qualità di

espositore o relatore può trovare tutte le

informazioni su www.emob2018.it.

Nasce Pininfarina Automobili Design italiano, soldi indiani e tecnica croataIn occasione dell’ePrix di Roma Pininfarina e Mahindra hanno ufficializzato la nascita della nuova azienda Arriverà una supercar elettrica, con l’aiuto di Rimac di M. Z.

In occasione dell’ePrix di Roma Mahindra e Pininfarina hanno uf-ficializzato la nascita di Pininfarina Automobili. La nuova realtà sarà indipendente da Pininfarina, che continuerà il suo lavoro nel design e nella progettazione, ma trarrà si-curamente beneficio dall’azienda madre. Il primo risultato di questi sforzi creativi e finanziari sarà la Automobili Pininfarina PF0, una supercar elettrica che presumibil-mente verrà presentata nel 2019 per arrivare alle prime vendite nel 2020. L’auto sarà molto probabil-mente costruita a Torino pescando ampiamente dal know how tecnico ormai consolidato grazie al team Mahindra Racing in Formula E. Non solo però, il grande gruppo indiano finanzierà anche il progetto con un totale stimato che potrebbe rag-giungere i 350 milioni di dollari.Un’altra importante azienda che verrà coinvolta è la croata Rimac, soprattutto per quanto riguarda la batteria e la gestione dell’elettro-nica. Le prime specifiche diffuse fanno paura: 1.500 cv di potenza, 0-100 km/h in solo 2 secondi e au-tonomia fino a 500 km. Fa paura anche il prezzo però: i primi 90 esemplari potrebbero costare ol-tre 150.000 euro.