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FREGONA

in pillole..cosa vedere,sapere,gustare

associazione proloco di Fregona

www.prolocofregona.it 0438 585487

Cenni storici Il Comune di Fregona è una costellazione di borghi per un totale di circa 3.000 abitanti, alle falde meridionali del Monte Pizzoc, a 7 km da Vittorio Veneto sulla Provinciale per il Cansiglio. Il Comune è molto esteso come superficie e come altimetria, passando da poco più di 200 m. a 1.600 m s.l.m. sul monte Pizzoc e il Millifret, e quindi offre un’estrema varietà di ambienti, dalle colline piene di viti e olivi a splendidi boschi di faggi e abeti. Tutta la parte sud occidentale del Cansiglio, compresi i due villaggi cimbri di Vallorch e Le Rotte, sono infatti nel Comune di Fregona. Esistente già in età preromana [ritrovamenti paleoveneti e tracce di un castellir sopra la chiesetta di San Daniele], poi importante punto di passaggio già in età romana, resti di fortificazioni romane esistono alle Fratte, l’insieme dei borghi che costituivano la “Curtem de Fregona, cum castro de Carone cum capella Sancti Justi et capella Sancti Martini” [bolla di papa Lucio III 1185] fu del vescovo-conte di Belluno, poi dei Da Camino, di cui restano le rovine del castello a Piai, ed infine di Venezia dal 1422, costituendo, con l’attuale Cappella Maggiore, la Gastaldia di Fregona. Nel 1509 l’azione di sorpresa di un drappello di fregonesi fu determinante per il recupero della città di Serravalle occupata dalle truppe degli Asburgo, e questo evento dà lo stemma al Comune. All’inizio dell’’800 il Cansiglio fu meta della migrazione di alcune famiglie cimbre dell’altopiano di Asiago, i cui discendenti, negli anni ’50 del ‘900, sono poi “scesi” a Fregona, costituendo un’importante comunità cimbra.

Arte Per gli aspetti d’arte, l’edificio più notevole è la seicentesca Villa “Trojer-Lucheschi - De Mori -Salvador -Bacchiani”ubicata nella centrale via Indipendenza,

ma ugualmente importante è la chiesa arcipretale, di fine ‘700, con la maestosa scalinata ed il notevolissimo e caratteristico campanile neogotico di fine ‘800, costruito dai cittadini con le pietre delle locali cave [vedi poi Grotte del Caglieron] sotto la guida del capomastro Francesco Ciprian.

il campanile , la scala interna e alcuni particolari

La chiesa è impreziosita da una pala [1703] di Sebastiano Ricci rappresentante Crocifisso e le Anime del Purgatorio, da una grande tela attribuita a Francesco Da Re [inizio ‘700 conservata nella cappella a dx dell’altare] rappresentante Comunione degli Apostoli. Notevoli anche altre due tele, in particolare il san Giovanni Battista del 1575, di Orazio Vecellio, figlio del Tiziano, e la Madonna col bambino tra i santi Tiziano e Biagio opera del cugino Cesare, che nei santi dipinge rispettivamente i ritratti del maestro e del figlio morti di peste nel 1576, ed un interessante crocifisso ligneo. Notevoli gli affreschi del soffitto di G.C. Bevilacqua del 1826, una serie di lavori a stucco, tre statue di marmo attribuite al Morlaiter e l’organo, opera di Zuane da Limana (1783).

San Giovanni Battista – Orazio Vecellio

Il Crocifisso e le anime del purgatorio S.Ricci

Comunione degli Apostoli – Francesco Da Re

Vi è inoltre custodito uno scrigno in legno rivestito da lastre di ferro, gioiello dell’artigianato medievale, rinvenuto ai primi del ‘500 fra le rovine del Castello di Piai

Nella parrocchiale di Osigo è custodita la “Pala di San Giorgio” brillantissima tela dipinta da Francesco Pagani detto da Milano, nei primi del ‘500.

mentre nella chiesetta di san Martino, a Mezzavilla ricordata già nella Bolla di papa Lucio III nel 1185, vi sono frammenti lapidei databili tra l’VIII e il X secolo.

Ci sono però anche scorci notevoli di “arte povera” nei diversi borghi che aspettano solo di essere “scoperti” [qui un portale a Sonego].

Le Grotte del Caglieron I borghi di Fregona, in questo caso borgo Breda, si situano all’incirca alla quota in cui il massiccio carsico del Cansiglio appoggia sui primi strati impermeabili, tutto il territorio è quindi solcato da torrenti di risorgiva abbastanza brevi e impetuosi che hanno scavato profonde forre. Uno di questi è il Caglieron, così chiamato perché nel suo percorso ha scavato le caratteristiche “cagliere” che si ammirano lungo il percorso sulle passerelle.

Le Grotte del Caglieron sono in realtà delle cave aperte nei secoli dall’opera degli scalpellini locali sulle pareti della forra scavata dal torrente, per ottenere la “piera dolza”, pietra “dolce” cioè tenera, adatta soprattutto a fare scalini, stipiti, colonne, architravi di porte e finestre, o motivi ornamentali, usata anche nel campanile di Fregona [a lato uno dei doccioni]. Il suo uso e quello delle cave è documentato da almeno cinquecento anni; basti ricordare Tiziano Vecellio ed il pagamento [molto salato, come si noterà qui sotto] del polittico di Castel Roganzuolo. Le grotte visitabili sono solo una parte, altre “grotte” analoghe sono scaglionate per tutta la parte alta del territorio, fino al Masarè sopra borgo Ciser.

I torrenti, d’altra parte, hanno anche favorito l’installazione dei mulini, di cui uno si trova alla fine della discesa; attivo fino ai primi decenni del ‘900 con una ruota in più di oggi, è attestato anch’esso da secoli: su una roccia, oggi all’interno di una saletta dell’attuale ristorante, si legge l’incisione “1549 adì 7 novembrio”. Passando in discesa sulle passerelle di legno sospese, dopo l’uscita dall’arco di roccia, va notata a destra in basso la canalina che scorre, scavata in fianco alla passerella, ad alimentare tuttora la ruota del mulino: immaginiamo il lavoro necessario a scavarla a metà della parete che cade a perpendicolo sul torrente …

Arrivati in fondo alle passerelle, prima di risalire sulla destra per il ritorno, si può scendere a sinistra dove è stato restaurato un mulino utilizzato per esposizioni e laboratori, come pure, risalendo poi per il sentiero di destra, si incontrano i due fabbricati del cosiddetto Borgo dello Scalpellino, appena restaurati ed anch’essi utilizzati per mostre

I resti del castello dei Da Camino di Piai

Finito il giro delle Grotte, con mezz’oretta di salita lungo un sentiero segnato [cartello] si arriva ai ruderi al castello di Piai [che sono accessibili con minor fatica anche dalla strada che da Sonego, prendendo a sx, porta a Vittorio Veneto –cartello sulla sx dopo qualche centinaio di metri].

resti del Castello

Attestato già nel ‘200, seguì tutta la vicenda della potente famiglia Da Camino fino alla fine del ‘300. Nel 1383 il castello di Fregona è coinvolto nella guerra tra Francesco da Carrara e Leopoldo III duca d’Austria: “il signore di Padova dopo la cattura del castello di Cordignano del signor Guecello da Camino, occupò e detiene (…..) il Castello di Fregona .. del … signor Gherardo”. Questo evento chiude la vicenda politica dei Da Camino ed il castello, distrutto o danneggiato venne abbandonato; il resto lo fecero il tempo, i terremoti, il riutilizzo dei materiali da parte della popolazione.

Negli ultimi anni il sito è stato ripulito ed attrezzato con bacheca illustrativa dai volontari della Pro Loco [una breve storia del castello è scaricabile dal sito della Pro Loco www.prolocofregona.it che ha anche realizzato un libretto sull’argomento].

Il “giardino della memoria fruttale” di Ciser

E’ nato dal progetto di recupero delle antiche piante autoctone di peri e meli [nell’immagine un “pomer conastrel”].

La raccolta delle “marze” ha interessato l’area di Fregona e dei comuni limitrofi ed il 12 febbraio 2008 è avvenuto l’innesto delle marze con le piantine-madri. Così è nato il “Giardino della Memoria Fruttale”, che si è sviluppato grazie alla generosità di molte persone che hanno sostenuto l’iniziativa di autofinanziamento “adotta un albero” e dell’Amministrazione Comunale che ha riconosciuto e sostenuto l’importanza del progetto. NB il giardino normalmente non è accessibile; per viste guidate di gruppi contattare l’associazione Densiloc con mail [email protected] . La stessa associazione ha da poco iniziato a produrre una varietà antica di mais, denominata Mais Piadera, prodotto che sta riscuotendo un notevole successo

Il Centro di Appassimento del Torchiato Situato nel borgo di Osigo, è gestito dalla cooperativa di produttori Cantina Produttori Fregona Per visite e altri contatti andare sul sito della cooperativa www.torchiato.com

torchiatura al Col di Osigo

Eccellenze enogastronomiche Il prodotto più noto del territorio è il "Torchiato di Fregona", vino passito di alta qualità, dolce-amaro, da uve di Prosecco, Boschera e Verdiso passite e torchiate durante la settimana di Pasqua, con il mosto che viene poi lasciato fermentare in botti di rovere, acacia o castagno fino al dicembre successivo. Il Torchiato, un vino che ha ottenuto da alcuni anni la DOCG è un patrimonio culturale e ambientale profondamente legato al territorio: un ambiente naturale che contribuisce in modo determinante a

creare la diversità e unicità di questo vino, prodotto in quantità molto ridotte da un ristretto numero di produttori fin dal lontano 1600. L’annata del 2009 del Torchiato della cooperativa Cantina Produttori Fregona che porta il nome “Piera Dolza” in omaggio alle grotte del Caglieron , è stata premiata come miglior vino veneto da Vitae, la Guida ai vini d’Italia dell’AIS

Notevoli sono poi i formaggi prodotti dalla cooperativa locale Agricansiglio: il “Moesin”, fresco, dal sapore dolce, il Montasio DOP, inizialmente dolce e saporito che stagionando diventa aromatico e piccante, la casatella trevigiana, ricotte alla panna e affumicate, e i pluripremiati “Grotta del Caglieron” formaggio a latte crudo ottenuto con una stagionatura in una grotta attrezzata nel Parco delle Grotte del Caglieron e la caciotta “Fumo del Cansiglio” leggermente affumicata con legno di faggio. Per approfondimenti sui prodotti si può andare sul sito www.agricansiglio.it.

Inoltre si sta affermando anche il locale olio d’oliva, leggero e profumato prodotto da cooperative locali. Segnaliamo la cooperativa REITIA www.coopreitia.it e la cooperativa TAPA OLEARIA www.tapaolearia.it

Ufficio Turistico Pro Loco

via G.Marconi , 6 Fregona

testi Franco Bastianon , immagini archivio Pro Loco Fregona

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