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Paolo LabombardaRocco Tedeschi

Patrizia Ugolotti

Paràulë dë Peschëcë

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(06) 93781065

isbn 978–88–548–8270–6

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I edizione: marzo 2015

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E’ Pëschëciànë dë joggë e dë crajë,figghjë di Pëschëciànë dë jàirë

Ai Peschiciani di oggi e di domani, figli dei Peschiciani di ieri

To all Peskician people, those of today and tomorrow, sons of those of yesterday

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2 Paràulë dë Peschëcë Paràulë dë Peschëcë 3

con il patrocinio del

Comune di Peschici

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Angela Bruna

Irene Isa Lina Michel’Antonio

grazie!

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2 Paràulë dë Peschëcë Paràulë dë Peschëcë 3

con il patrocinio del

Comune di Peschici

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Angela Bruna

Irene Isa Lina Michel’Antonio

grazie!

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4 Paràulë dë Peschëcë

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4 Paràulë dë Peschëcë Paràulë dë Peschëcë 5

Autori carissimi

Auguri ancora per questa rinnovata fatica, che fa amare ciò che i nativi doc di questo dialetto 'peschiciano' stanno mettendo ai margini, rapiti dalle moderne mode che lo qualificano come superato e 'retrogrado'.

Se non ci fosse questo vostro atto di amore per la lingua dei Padri, rischieremmo di perdere una ricchezza che è, più che un semplice retaggio storico, l’interpretazione di un’espressione culturale dei tanti peschiciani, che hanno vissuto la loro povera ma dignitosa, leggibile storia.

Gennaio 2015 + Domenico d’Ambrosio

Arcivescovo di Lecce

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6 Paràulë dë Peschëcë

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6 Paràulë dë Peschëcë

Indice

13 Dàujë chiàcchjërë pë ngumënzà (Due chiacchiere per iniziare)

17 Note introduttive

19 Storia del dialetto peschiciano 21 Rappresentazionegraficadeldialettopeschiciano 25 Struttura del testo

29 Dizionario italiano - peschiciano

87 Dizionario peschiciano - italiano - inglese

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8 Paràulë dë Peschëcë

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8 Paràulë dë Peschëcë Paràulë dë Peschëcë 9

Dàujë chiàcchjërë pë ngumënzà 1

Gentile Lettore

“Paràulë dë Peschëcë” 2 (“Paràulë”) è un dizionario di termini del dialetto peschiciano, corredati dei termini corrispondenti italiani e inglesi e spesso di modi di dire locali 3.

“Paràulë” e “‘A grammàtëca pëschëciànë” 4 (“‘A grammàtëchë”), pubblicata nel 2013, si rafforzano vicendevolmente.

Le rappresentazioni grafiche adottate in “Paràulë” assumono soluzioni fonetiche, ortografiche e grammaticali definite in “‘A grammàtëchë”, discusse e maturate a seguito della consultazione degli scritti in dialetto peschiciano disponibili, e di una serie di esperienze editoriali in ambiente peschiciano, che ci hanno coinvolto negli ultimi anni 5.

La rappresentazione grafica del dialetto ha costituito una sfida, che abbiamo affrontato destreggiandoci tra i dubbi, non potendoci giovare di esperienze pregresse dalle quali trarre suggerimenti consistenti.

Siamo consapevoli che le soluzioni adottate potranno riscontrare qualche perplessità. Ci aspettiamo osservazioni del tipo:

1. “Paràulë dë Peschëcë”? Ma perché scrivete così? Perché non scrivete

1 Dàujë chiàcchjërë pë ngumënzà (Due chiacchiere per cominciare) 2 Paràulë dë Peschëcë (Parole di Peschici) 3 La più gran parte dei “modi di dire” sono dovuti all’amore profondo di Bruna Labombarda per la sua

terra (il “piccolo mondo antico”) 4 ‘A Grammàtëchë pëschëciànë (La grammatica peschiciana)5 - “Peschici nella Memoria” di Rocco Tedeschi e Michele Esposito, editore Stauros, 2004; - “Venti di grecale - Peschici anni ‘40” di Paolo Labombarda, editore Gruppo Albatros, 2a edizione, 2010; - “‘A Grammàtëca pëschëciànë” di Paolo Labombarda, Rocco Tedeschi e Patrizia Ugolotti, editoreHacca, 1° edizione, 2011; - “Sëndenzë”, rubrica di aforismi in peschiciano, di Bruna Labombarda, Paolo Labombarda e Rocco

Tedeschi, pubblicate sul giornale garganico “New Punto di Stella”, 2011; - “Venti di grecale - Peschici anni ‘40” di Paolo Labombarda, con traduzione dei dialoghi in

peschiciano a opera di Bruna Labombarda e Rocco Tedeschi, pubblicato su “New Punto di Stella”, 2012;

- “‘A Grammàtëca pëschëciànë” di Paolo Labombarda, Rocco Tedeschi e Patrizia Ugolotti, Aracne editrice, 2a edizione, 2013.

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14 Paràulë dë Peschëcë 10 Paràulë dë Peschëcë

come si scrive in italiano? 2. “Caccë” 6 o “kaccë”? Perché scrivete un termine peschiciano in due

maniere diverse? A che serve? Può confondere, no? 3. “Vèivë” 7 ? Ma questa parola io a mia nonna non gliel’ho sentita dire

mai! “Cambà” diceva lei, “cambà” diceva!4. “Quillë spandëcàjë pë jessë”? 8 Ma mia nonna, io me lo ricordo bene,

diceva “Quillë spandëchèjë”, non “spandëcàjë”! Noi avremmo ovviamente le nostre risposte: :

1. Noi cerchiamo si scrivere il dialetto peschiciano in maniera per quanto possibile simile a come si scrive la lingua italiana. Vi sono però dei suoni nel dialetto peschiciano, che sono assenti nella lingua italiana. Uno di questi, ad esempio, è la “vocale muta”, che rappresentiamo con il grafema “ë”.

2. Mario - chiamiamolo così - scrive un termine secondo le proprie regole di rappresentazione grafica. John - chiamiamolo così - legge quel termine; e lo legge secondo la propria interpretazione delle regole di scrittura utilizzate da Mario. Mario scrive il termine italiano “caccia”. John, se è italiano, non ha difficoltà a leggerlo come Mario intende; se è inglese, o tedesco, o slavo, qualche difficoltà potrebbe averla. I dizionari internazionali vengono in aiuto di John, associando al termine “caccia” la sua pronuncia “ˈkaʧʧa”, rappresentata secondo i criteri definiti dall’Alfabeto Fonetico Internazionale, al quale John può fare comunque riferimento. Sussiste in effetti il problema che chi scrive un termine si attende che un qualunque lettore lo legga come lo legge chi lo scrive. “Paràulë” rappresenta i termini peschiciani secondo due modalità: la “scrittura italiana estesa” (“caccë”), di interpretazione fonetica agevole da parte degli italofoni, in particolare dei peschiciani; l’“alfabeto peschiciano” (“kaccë”), di interpretazione fonetica più agevole da parte dei non italofoni.

3. Sì, certo, tua nonna diceva “cambà”. Lingue e dialetti sono entità vive, in continua evoluzione: il dialetto si è via via arricchito con nuovi termini, originati prevalentemente dalla lingua italiana. “Paràulë” contiene sperabilmente molti dei termini utilizzati da tua nonna, e magari anche qualcuno dei termini adottati successivamente dal dialetto. Comprende di fatto circa 5.500 termini peschiciani - una numerosità molto inferiore a quella (12.000 ~ 15.000) dei dizionari delle lingue moderne - i quali o hanno radici tipiche, o hanno subìto

6 Caccë (caccia) …… kaccë (caccia)7 Vèivë (vivere) …… cambà (vivere)8 Quillë spandëcàjë pë jessë (quello spasima per lei)

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15Dàujë chiàcchjërë pë ngumënzà Paràulë dë Peschëcë 11

mutazioni fonetiche tipiche, o contribuiscono alla formazione di modi di dire dialettali di uso frequente.

4. Beh, sì, tua nonna diceva “Quillë spandëchèjë”; mentre la nonna di Rocco diceva “Quillë spandëcàjë”; e la nonna di Michel’Antonio diceva “Quillë spandëcàejë”. I termini utilizzati da una lingua o da un dialetto non solo variano nel tempo, ma sono anche suscettibili di variare nello stesso momento da zona a zona: a Peschici in particolare le sillabe toniche delle parole possono presentare mutazioni fonetiche (frangimenti, metafonesi) in zone diverse del paese: “a’ Portuwàššë” 9

ci si può esprimere in una maniera, “fàur’u Pondë” in un’altra maniera, “a’ Chiazzë” in un’altra maniera ancora. “Paràulë” tende in questi casi a prediligere la fonetica del “Portuwaššàrë”, la parlata nel borgo medievale, la zona del paese più antica, più conservativa, meno esposta agli scambi con l’esterno.

Noi abbiamo effettuato delle scelte; essendo certi che altri, dopo di noi, potranno fare meglio di noi, traendo magari spunto dalle nostre esperienze.

E abbiamo la spudoratezza di ipotizzare una tappa successiva, la quale prevede la pubblicazione di “Paràulë”, corredata della pronuncia audio dei termini, su Internet.

Confidiamo, gentile Lettore, nella tua indulgenza, e, perché no? nel tuo humor 10.

Gennaio 2015

Patrizia, Paolo, Rocco

9 “a’ Portuwàššë” (“alla Porta di Basso”) …… “fàur’u Pondë” ( “oltre il Ponte”) …… “a’ Chiazzë” (“alla Piazza”)

10 “Val più la pratica che la grammatica.” (proverbio popolare)“La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il

perché. Noi abbiamo messo insieme la teoria e la pratica: non c'è niente che funzioni ... e nessuno sa il perché.” (Albert Einstein)

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12 Paràulë dë Peschëcë

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12 Paràulë dë Peschëcë

Note introduttive

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14 Paràulë dë Peschëcë Note introduttive 15

Storia del dialetto peschiciano

La fondazione di Peschici si fa risalire al 970 AD, ad opera di mercenari Schiavoni, ai quali il territorio venne assegnato come ricompensa per la liberazione del Gargano da incursioni saracene.

Il dialetto slavo degli Schiavoni, originanti dalla Slavonia, si attesta e successivamente si mescola con i dialetti delle popolazioni locali, influenzati principalmente dalla lingua greca (Rodi Garganico, Abbazia di Kalena, …) e dalla lingua latina (Vieste, Mattinata, …).

Una nuova ondata di slavismo avviene nella prima metà del 1500 per opera dei Morlacchi, originanti dalla Bosnia, i quali attuano una sorta di rifondazione del paese: la popolazione, a seguito dell’epidemia di peste e delle scorrerie dei pirati, era ridotta a poche decine di unità.

La configurazione del dialetto peschiciano dipende naturalmente dalla storia del territorio, nel quale si sono avvicendati, oltre i fondatori slavi, longobardi e bizantini, normanni e svevi, angioini e aragonesi, spagnoli, francesi e italiani. La maggior parte delle parole moderne trae origine dalla lingua italiana, divenuta lingua

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14 Paràulë dë Peschëcë Note introduttive 15

Storia del dialetto peschiciano

La fondazione di Peschici si fa risalire al 970 AD, ad opera di mercenari Schiavoni, ai quali il territorio venne assegnato come ricompensa per la liberazione del Gargano da incursioni saracene.

Il dialetto slavo degli Schiavoni, originanti dalla Slavonia, si attesta e successivamente si mescola con i dialetti delle popolazioni locali, influenzati principalmente dalla lingua greca (Rodi Garganico, Abbazia di Kalena, …) e dalla lingua latina (Vieste, Mattinata, …).

Una nuova ondata di slavismo avviene nella prima metà del 1500 per opera dei Morlacchi, originanti dalla Bosnia, i quali attuano una sorta di rifondazione del paese: la popolazione, a seguito dell’epidemia di peste e delle scorrerie dei pirati, era ridotta a poche decine di unità.

La configurazione del dialetto peschiciano dipende naturalmente dalla storia del territorio, nel quale si sono avvicendati, oltre i fondatori slavi, longobardi e bizantini, normanni e svevi, angioini e aragonesi, spagnoli, francesi e italiani. La maggior parte delle parole moderne trae origine dalla lingua italiana, divenuta lingua

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20 Paràulë dë Peschëcë 16 Paràulë dë Peschëcë

ufficiale del territorio nel 1861, quando a Peschici il numero dei letterati assommava a poche decine di unità.

Le parole e i modi di dire dialettali sono rielaborazioni degli scambi di comunicazione intervenuti tra le popolazioni che si sono avvicendate sul territorio, attuate sulla base delle sensibilità fonetiche ed espressive tipiche del luogo.