Francesco Proietti, Presidente Nazionale C.S.E.N....rete CSEN nelle nuove esigenze sociali”....

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  • Francesco Proietti, Presidente Nazionale C.S.E.N.

    La promozione sociale CSEN a convegno..........................................................Introduzione.................................................................................................Giuliano Clinori

    Vicepresidente Nazionale C.S.E.N.Saluto di apertura dei lavori..............................................................................Andrea Bruni

    Responsabile Ufficio Progetti Nazionale C.S.E.N.Il progetto newsocialCSEN per favorire lo sviluppo della rete nazionale di

    promozione sociale CSEN e sostenere la formazione educativa e sociale

    nella pratica sportiva.........................................................................................Rachele Serino

    People srl, Progetti e Orientamento per l'empowermentCenni sulle ricerche ‘quali fabbisogni formativi’ per le APS..................Roberto Latella

    Associazione Il Laboratorio , Formazione e consulenze per il lavorosocialeL’Educatore Sportivo : nuove competenze per coloro che operano nella

    promozione sociale e sportiva............................................................................Sabrina Alfonsi

    Presidente Municipio Roma I centroSaluti istituzionali.............................................................................................Paolo Andreozzi

    Istruttore nazionale di scacchi FSI/Scuola Popolare di ScacchiCorso di formazione: L’utilizzo degli scacchi nella scuola dell’infanzia e

    nella scuola primaria come strumento di prevenzione ai disturbi di

    apprendimento...................................................................................................Alessandro Pompa

    Insegnante di scuola dell’infanzia /Tutor FSI/ASD Quattro Torri Psicomotricità e sport della mente: dall'agito al simbolico nella

    prima infanzia..................................................................................................Silvia Zaccari

    Psicologa/Psicoterapeuta/Insegnante di sostegno La competenza emotiva: attività esperienziali.....................................................

    INDICE

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  • Alessandro Giansante e Nicola Ruberto

    Format Roma S.r.l. Comunication e Designla nuova web app di servizi e opportunità della promozione sociale

    C.S.E.N. al servizio delle associazioni affiliate.................................................Menita Carrozza

    Insegnante di Scuola Primaria Ideare una unità didattica che, prendendo a riferimento le origini del gioco

    degli scacchi, tratti temi di storia e/o geografia......................................................Maria Giovanna Infantino

    Insegnante I.C. Fiume Giallo Scuola dell’infanzia La StefiL’isola di Escac................................................................................................Carla Mircoli

    Insegnante Scuola Primaria, Tutor FSI, ASD Frascati Scacchi ClubGli scacchi e lo sviluppo della cooperazione nei bambini: giochi sulla scacchiera

    per lo sviluppo e l'incremento di comportamenti prosociali....................................Massimo Carconi

    Presidente ASD Scuola Popolare di Scacchi – Roma Riconoscimento da parte del C.S.E.N. per l’impegno manifestato nella

    promozione degli scacchi....................................................................................Tavola Rotonda...........................................................................................Ugo Salines

    Presidente Comitato C.S.E.N. Regione Abruzzo/Vice PresidenteNazionale C.S.E.N......................................................................................... Giulio Clinori

    Presidente Comitato C.S.E.N. Regione Friuli Venezia Giulia....................Francesco Corgiolu

    Presidente Comitato C.S.E.N. Regione Sardegna.......................................Gianfranco Nogara

    Presidente Comitato C.S.E.N. Regione Valle d’Aosta................................Francesco Giorgio

    Vice Presidente Comitato C.S.E.N. Regione Sicilia.................................Sandro Caffaro

    Presidente Comitato C.S.E.N. Regione Basilicata.......................................

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  • Ugo Salines

    Presidente Comitato Regionale Abruzzo / Vice Presidente NazionaleC.S.E.N............................................................................................................Andrea Bruni

    Responsabile Ufficio Progetti Nazionale C.S.E.N.Conclusioni.......................................................................................................

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  • In concomitanza con ildibattito parlamentare sullanuova legge di ordinamentodel Terzo Settore il C.S.E.N. havoluto organizzare unmomento di dibattito econfronto nazionalecoinvolgendo direttamente idirigenti del nostro Ente.Colgo l’occasione perringraziarli per la disponibilitàdimostrata e per l’impegnoquotidiano nello sviluppo delsettore Promozione Sociale.L’importanza di questoincontro è dimostrata dalprogramma nel quale sonostati inseriti aspetti importantidell’attività CSEN: laformazione, la comunicazione,il confronto. Su questi tre aspetti ilnostro Ente costruisce la base socialeper lo sviluppo dell’Associazionismonel settore promozione sociale.La formazione come elemento di

    aggiornamento a partire dalle richiestedi chi opera quotidianamente con lepersone. La comunicazione come elementoessenziale per la promozione e la

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    La promozione sociale C.S.E.N. a convegno

    FRANCESCO PROIETTIPresidente Nazionale C.S.E.N.

  • diffusione delle attività sociali. Ilconfronto per fare in modo che leazioni prodotte siano sempre piùincisive e capaci di rispondere aibisogni delle persone.Di questo convegno pubblicheremogli atti degli interventi perché credoche potranno essere utili in futuro pervalorizzare le attività e le riflessioni al

    nostro interno ma anche in generalenel settore promozione sociale. Viauguro, quindi, una buona giornata didibattito e sono convinto che a finelavori avremo a disposizione maggiorielementi ed un arricchimento comuneper sostenere la passione nelle attivitàche svolgiamo tutti i giorni insiemealle persone.

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  • La presentepubblicazione intendediffondere i risultati didue percorsi di ricercarealizzati nell’ambito delprogetto “NewSocialCsen. Larete CSEN nelle nuoveesigenze sociali”.Coofinanziato dal Ministerodel Lavoro e delle PoliticheSociali, Legge 383/2000,Annualità 2015.La prima parte è dedicataall’analisi dei dati emersi dall’”Indagine sui bisogni formativi deiDirigenti e Soci delle Associazioni diPromozione Sociale”. L’indaginesvolta con un questionario, hapermesso di raccogliere informazioniin merito alle esigenze formativeritenute prioritarie e sulle qualiorganizzare incontri di formazione eaggiornamento. La necessità per leAssociazioni di Promozione Sociale diessere costantemente aggiornate èuna esigenza emersa anche neiprecedenti progetti e riveste sia uncarattere legale che etico. Da unaparte, maggiori competenze e

    costante aggiornamento per evitare diessere esclusi per irregolarità formalidalle gare pubbliche. Dall’altra,l'esigenza per le Associazioni di esserenei territori baluardo dicomportamenti etici e legali chesalvaguardino le organizzazioni socialida infiltrazioni illegali proprio a partiredai loro Presidenti. La seconda parte, è il resoconto della“Ricerca Sociale Nazionale CSEN”rivolta a persone impegnate nelsettore sportivo, educativo, sociale,sociosanitario, selezionati per titoli,allo scopo di confrontarsi su unagriglia di domande per approfondire

    INTRODUZIONE

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  • il seguente tema: "Quali sono le skills(formali e informali) necessarie perl’operatore sportivo quando lavoracon bambini, adolescenti, disabili?” I dati raccolti con intervisteindividuali, hanno contribuito allaelaborazione di un Modulo Formativodi 64 ore per “Educatore Sportivo”finalizzato a trasferire competenzeaggiuntive, in ambito socio educativo,agli operatori sportivi e sociali. Alcuneparti di questo modulo potrebberoessere ben utilizzate per attivitàformative di aggiornamento pertecnici sportivi e allenatori.Gli interventi del convegno sarannoincentrati su :- il nuovo corso per EDUCATORESPORTIVO con il quale il C.S.E.N.intende valorizzare il ruolo educativodello sport attraverso una figurapreparata ad affrontare la relazionesociale con particolari fasce di età.- il corso per EDUCATORELUDICO SCACCHISTICO, dedicatoagli insegnanti delle scuole perl’infanzia e primaria, al fine diutilizzare il gioco degli scacchi comestrumento di prevenzione ai disturbidi apprendimento.- l’elaborazione innovativa di unapiattaforma digitale dedicataesclusivamente alla promozionesociale per la diffusione diinformazioni e di contatto fra le

    Associazioni.- una tavola rotonda con i DirigentiNazionali del nostro Ente cherisponderanno alle domande delgiornalista Federico Pasquali sul temadella Riforma del Terzo Settore.Durante la giornata si è svolta laconsegna dei diplomi ai partecipantidei corsi, che hanno superato il test divalutazione, per i riconoscimenti diEDUCATORE SPORTIVO e diEDUCATORE LUDICOSCACCHISTICO.L’incontro, a cui hanno partecipatocirca 150 / 200 persone provenientida tutta Italia, si è concluso conl’intervento affidato ad Andrea Bruniche ha evidenziato gli obiettiviraggiunti con il progetto e leprospettive della RETE NazionaleC.S.E.N. di Promozione Sociale.In questa pubblicazione riportiamouna sintesi degli interventi dellagiornata.Crediamo che il lavoro svolto vadanella direzione di rendere sempre piùefficace le azioni sui territori,sostenendo una maggiore creazioni direti, nelle quali il settore dellaPromozione Sociale e dellaPromozione Sportiva, con leproprie specificità, forniscanorisposte adeguate ai bisognidiversificati delle persone. Buona lettura.

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  • L’Ufficio Progetti da tre annisupporta in modo eccellente ilcompito per il quale è statoistituito e il settore della PromozioneSociale ha avuto un’accellerataincredibile, sollecitando esensibilizzando tutti i Comitatiperiferici a crescere in questo settore.Il nostro Ente, già forte nel settoredello sport e della cultura, primo Entedi promozione sportiva Nazionale checonta diverse associazioni dipromozione sociale affiliate, con ilcrescere delle iniziative nell’ambitodella promozione sociale ha attivato alproprio interno di molti comitatil’ufficio progetti e ha cercato diattrezzarsi per conoscere le esigenzedella promozione sociale nei propriterritori. Già nel nome “Centro SportivoEducativo” l’aspetto educativo rivesteun ruolo importante e il nostrocompito è quello di creare lecondizioni affinchè, attraverso losport, si possano educare ragazzi e

    adulti con un’ attenzione particolareall’integrazione di atleti disabili e nondisabili. Siamo stati il primo EnteNazionale di promozione sportiva arealizzare Campionati Nazionali diKarate con persone con disabilità eprevedere le attività sportive integrateall’interno della programmazionenazionale.Il settore della promozione sociale noprofit, dall’ultima indagine ISTAT, ècomposto da 4 milioni 700 milavolontari, 681 mila lavoratori, è quasiparitetico al mondo del lavoro deglialtri settore e rappresenta quindi unambito importantissimo della nostrasocietà. Con la Riforma del TerzoSettore si vuole dare una definizionechiara e inequivocabile di cosa sia e siintenda per Terzo settore. Come

    Saluto di Apertura dei Lavori

    GIULIANO CLINORIVice presidente Nazionale C.S.E.N.

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  • prima cosa vorrei sottolinearel’importanza che si dà alle finalitàassociative e non più alle attività chesi realizzano e questo elementodiventa la lente attraverso la qualeleggere la congruenza e la coerenzadelle attività propostadall’associazione. Un esempio: fino adoggi, se un’associazione realizzavaun’attività commerciale all’internodell’attività di promozione sociale, almomento di un controllo fiscale laparte di attività commerciale venivaconsiderata come una pura attivitàcommerciale, a discapito dell’interaattività di promozione socialedell’associazione. Oggi con la nuovalegislazione l’ attività commerciale èvalutata in base alla congruità con lefinalità istituzionali dell’associazione equesto significa porre fine alle diatribecon l’ufficio delle entrate.In Italia in molti si sono approfittatidelle agevolazioni del Terzo Settoreper fini personali e la riforma intendeanche risanare tali situazioni; su altriaspetti, invece, rende più complicatal’essere associazioni soprattutto per lerealtà più piccole. Un esempio: fino adoggi le associazioni per costituirsi eredigere lo statuto avevano bisogno di3 soci fondatori, mentre con lariforma ne servono almeno 9; èprevisto inoltre l’obbiglo di redazione

    e deposito del bilancio economicoanche per un imponibile sotto iduecento mila euro, con unconseguente importante aumento deicosti di gestione. E’ stata fatta unastima dei costi aggiuntivi derivati dallanuova riforma: 150 milioni solo per irevisore dei conti, 20 milioni per inotai, 100 milioni per ilcommercialista. Il dott. Salines hasvolto un importantissimo lavoro persottoporre alle commissioni dedicatele nostre osservazioni in merito allariforma, improntate principalmente atutela delle piccole realtà, auspicandonell’accoglimento delle stesse.Negli ultimi anni il nostro Ente ècresciuto molto nel settore sociale, male sedi periferiche devono impegnarsimaggiormente per fornire supportoalle affiliate APS in materia fiscale,amministrativa e gestionale esostenerle nella presentazione diprogetti regionali, nazionali o europei.Ringrazio l’Ufficio Progetti Nazionaleperché attraverso le attività e larealizzazione di progetti sensibilizza inostri comitati a promuovereattività di promozione sportivae promozione sociale, perchéquesta è la nostra mission edeve avere una utilità socialevolta a dare a tutti le stesseopportunità.

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  • Da qualche anno il C.S.E.N.,con la costituzionedell’Ufficio ProgettiNazionale, ha avviato una costantepratica di progettazione sociale che haconsentito di superare la culturadell’emergenza (operare a seguito o alridosso di un evento) e affrontareinvece un dibattito interno e nazionalein forma coerente, progettuale estrutturata, capace oggi di promuovereil primo Convegno Nazionale dellaPromozione Sociale C.S.E.N.. Questo Convegno, è parte del Progetto“New_Social_CSEN” cofinanziato dalMinistero del Lavoro e delle PoliticheSociali, e rappresenta un passo in avantiverso la costituzione della ReteNazionale delle Associazioni diPromozione Sociale affinché leAssociazioni possano essere più incisivee coordinate nelle azioni che svolgonosul territorio e nei rispettivi ambiti di

    intervento. Il problema che si pone è di definirecosa è la Promozione Sociale e qualisono gli elementi identificativi delleAssociazioni che operano in questoambito. Chi può dire infatti che lo sportnon è un’attività di promozione sociale?Oppure, come si può affermare cheun’attività di promozione sociale nonabbia anche un aspetto culturale?Appare chiaro quindi che le separazioni

    ANDREA BRUNIResponsabile Ufficio Progetti Nazionale CSEN

    Il progetto newsocialCSEN per favorire lo sviluppo della rete

    nazionale di promozione sociale CSEN e sostenere la

    formazione educativa e sociale nella pratica sportiva

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  • e la ricerca delle differenze sono a voltepiù di carattere formale che sostanziale,ma, in questo caso ci aiutano acircoscrivere un campo di affinità perindividuare quali sono gli elementicomuni per la costituzione di uncoordinamento nazionale con leAssociazioni che possono rientrare nelsettore della Promozione Sociale. Lanostra idea di Rete Nazionale nascedalla consapevolezza, ormai matura ediffusa, dell’esigenza di un confrontonazionale, per avere maggiore incisivitàsui territori e costruire sempremaggiore importanza a questo settore. Dopo aver definito l’ambito degliinterventi delle Associazioni diPromozione Sociale, ci sono lecondizioni per rendere possibile unaRete Nazionale? Noi crediamo di sì. Unprimo passo è stato la stampa del libro“Incontri”, che si può leggere onlinetramite il sito www.csen.it oppurerichiederlo in cartaceo alla nostra sede,nel quale ci siamo concentrati sugliincontri possibili tra sport epromozione sociale, definendo unconfine per entrambi. Il libro è ilrisultato di una serie di workshop locali,in diverse Regioni italiane, nei qualiabbiamo incontrato persone impegnatenelle Associazioni di tipo sportivo e acarattere sociale, interessate adevidenziare le differenze e i punti di

    contatto tra questi settori. Oggi lariforma del Terzo Settore impone didefinirsi se restare in un ambitoprettamente sportivo o esclusivamentedi promozione sociale e questo libro ciaiuta a delineare elementi specifici perentrambi i settori della promozionesportiva e della promozione sociale. Perquanto riguarda il settore dellaPromozione Sociale possiamo in sintesirilevare che vi è un unico elemento, alivello nazionale che deve orientare lascelta rispetto ad una selezione fraAssociazioni: chi svolge attività a livellocommerciale e chi no. Credo sia questol’unico spartiacque che ci consente diriconoscere quelle Associazioni, non acarattere commerciale, con le qualicollaborare a costruire uncoordinamento nazionale, al di là se leattività che svolgono ricevono unaforma di retribuzione o meno per chi lepratica; l’aspetto retributivo infatti, nonriteniamo sia elemento di differenza,purché siano rispettate le forme dellademocrazia interna e del lavoro che sigenera. Nel progetto“New_Social_CSEN” abbiamoinserito alcune attività di ricercae formazione, perché pensiamosia molto importantericonoscersi tra le Associazionidi Promozione Sociale sui

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  • bisogni formativi e su possibiliopportunità di aggiornamento eformazione. In una fase storica che ciimpone una grande trasformazioneorganizzativa, con la riforma del terzosettore a livello legislativo e a causa deiveloci cambiamenti sociali, c’è lanecessità di promuovere una nuovafilosofia del terzo settore e dellapromozione sociale, per fare in modoche i cambiamenti proposti a livellolegislativo siano calzanti e aderenti alleesigenze del settore, a livelloorganizzativo e fiscale, e non servanoinvece a tagliare risorse economiche. L’indagine svolta all’interno delProgetto è stata realizzata per capire econoscere quali sono i reali bisogniformativi delle persone che operanonella promozione sociale e il valoreaggiunto che esse generano con ilproprio agire quotidiano. I risultati diquesta indagine ci hanno consentito diformulare una nuova proposta diprogettazione e comunicazione sociale.Oggi, nel corso del Convegno,presenteremo una piattaforma dicomunicazione sociale a livellonazionale, con l’utilizzo di nuovetecnologie, che ci consente di metterein rete le conoscenze, le iniziative, iservizi offerti dalle APS. Noi crediamo

    molto nella comunicazione, in quantosiamo convinti dell’importanza di farconoscere quanto le APS riescono arealizzare nel proprio territorio,altrimenti anche le migliori iniziative, iprogetti più riusciti, rischiano dirimanere in una nicchia circoscritta chene impedisce lo sviluppo e ladisseminazione. Per questo siamoconvinti dell’importanza dellaprogettazione comune, dellacomunicazione diffusa, e di come ciòsia utile a valorizzare il settore e favorireun maggior impatto delle azionirealizzate. L’idea di Netsocial.Help,questo è il nome della piattaforma, èquello di mettere in rete questo tipo diesperienze utilizzando una sempliceweb app, che sarà maggiormentedescritta nel corso del convegno. L’indagine svolta nel Progetto“New_Social_CSEN” credo sia unmodello di lavoro a cui fare riferimentoper aggiornare costantemente suibisogni formativi delle persone cheoperano nel settore, su quali sianoveramente le cose che servono peroperare al meglio nei territori e capireinsieme quale sia un modello diformazione funzionale. Tutto ciò inun’ottica di circolarità dove ipartecipanti e i formatori possano

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  • crescere attraversol’autoapprendimento dalle esperienzeconcrete. A tal proposito oggi presenteremo dueesperienze di formazione. La prima, svolta nel periodo marzo-aprile 2017, sull’utilizzo degli scacchicome strumento per la prevenzione deidisturbi dell’apprendimento. Il modulodi formazione ha previsto, con ilsostegno economico del C.S.E.N., ilconfronto tra istruttori del settore,professionisti sociali e insegnanti, inun’ottica di circolarità e di scambio, alfine di generare una formazione chepossa sia valorizzare le competenze e leconoscenze specifiche, sia attivare dasubito dei percorsi operativi nellescuole.La seconda, svolta nel periodo aprile-giugno 2017, ha realizzato un modulodi formazione per educatore sportivoallo scopo di valorizzare la componenteeducativa nelle attività dell’insegnantesportivo. Questa proposta formativa,frutto dell’indagine sui bisogniformativi, di cui ho parlato prima, èstata ulteriormente aggiornata a seguitodel corso svolto grazie ai contributidegli operatori sportivi e degli operatorisociali che hanno partecipato agliincontri. Ne è nato un modulo di

    formazione aggiornato ricco dicontenuti e di esperienze dirette checoglie, secondo me, la richiesta di averea disposizione, per chi lavora con lepersone, un aggiornamento costante,anche in una modalità diautoformazione. Per concludere, io sono convinto checon il C.S.E.N., che ha saputo diventareil primo Ente Nazionale di PromozioneSportiva in Italia, sia possibile rafforzareuna Rete Nazionale delle Associazionidi Promozione Sociale in grado diautorappresentarsi, in maniera efficace,tra quelle Associazioni appassionatedelle attività che svolgono eintenzionate a svilupparle in formatrasparente e collaborativa, per fare inmodo che le risorse economichepubbliche a disposizione non siano afavore delle associazioni di qualchedecisore politico di turno ma di queiprogetti di rete, allargati, incisivi, capacedi trasformare la realtà a partire dallapassione umana e sociale di chi opera.Senza questo ingrediente, senza lapassione per le azioni svolte,credo che il rischio sia ladisaffezione e l’apatia con lequali non è possibile trovaresoluzioni valide ai problemidelle persone.

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  • Questa piccola indaginesi colloca all’interno diun momento dicambiamenti per questo grandesettore della Promozione Sociale,sul quale negli ultimi anni sonostati fatti diversiapprofondimenti: abbiamoconosciuto quali sono lemotivazioni che portano lepersone a fondare un APS, qualii valori che le persone portanodentro queste realtà, abbiamoconosciuto meglio le forme diorganizzazione interne del lavoro,la solidarietà, le forme dicollaborazione interna. Molto dalpunto di vista quantitativo è emersoda questa realtà proprio perchél’importanza di questo settore haattirato attenzione e interesse per ilportato economico che rappresentaoggi in Italia.Delle APS si possono delineare inmodo chiaro alcune caratteristiche, eil CSEN proprio a partire dalla

    conoscenza di queste basi, ha avviatouna riflessione, fatto la sceltametodologica di andare sul campo percapire quali sono le necessità e ibisogni di chi lavora o dirige questeassociazioni. Alcuni elementi vale lapena evidenziare in premessa proprioper dare anche il senso deicambiamenti in corso: negli ultimianni ad esempio, il settore cresce in

    RACHELE SERINOPeople srl Progetti e Orientamento per l'empowerment

    Cenni sulle ricerche ‘quali fabbisogni formativi’ per le APS

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  • campo occupazionale ma con menodipendenti e più collaboratori esterni.Se questo fenomeno viene letto da unpunto di vista qualitativo possiamointerpretarlo come una ricercaall’esterno di competenze e funzioniche al proprio interno non sonopresenti. La necessità che le nuovenorme portano nelle organizzazionisu aspetti amministrativi edadempimenti fiscali con laconseguente maggioreburocratizzazione può essere lettacome un elemento che spinge aricercare all’esterno collaboratoriesperti della materia.Anche da queste domande nasce laprima delle due ricerche, l’Indagine‘Ricognizione sui bisogni formatividelle APS’, che ha avuto lo sguardosulle APS in quanto organizzazione.La ricerca si è realizzata sul territorionazionale in modo piuttostouniforme, coinvolgendo leorganizzazioni con l’obiettivo didelineare il proprio profilo e ilbisogno di formazione eaggiornamento utilizzando comestrumento il questionario e leinterviste.L’altra ricerca svolta ha coinvoltoattraverso una intervista qualitativa lepersone, collaboratori interni oesterni, i Dirigenti delle stesse

    organizzazioni cercando diraccogliere, identificare e valorizzare ilfabbisogno professionale specifico,quali competenze aggiuntive siritenessero importanti nella propriapratica quotidiana e all’interno delproprio lavoro. Quali competenzetrasversali valesse la pena valorizzare. I numeri sono stati importanti esignificativi, le APS che abbiamoraggiunto e potuto intervistare sonopiù di 70 e sono 100 le persone chehanno partecipato volontariamenteall’attività di ricerca e indagine.Segnalo di seguito solo alcune delleinformazioni principali che hannoportato alla fase successiva dellaprogettazione dei moduli diformazione e aggiornamento, poichéi dati raccolti nelle due indagine svoltesono a disposizione nellapubblicazione realizzata da CSEN.Partiamo dalla prima indagine, nellaprima sezione abbiamo cercato diconoscere quale tipo di APS siamostati in grado di raggiungere e qualicaratteristiche avessero:1) La maturità esperenziale.Sono organizzazioni conesperienze consolidate da 3fino ai 10 anni, questo significache hanno un esperienza realeper riflettere sul propriobisogno formativo

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  • professionale perché conoscono illavoro fatto e alla domanda “che tiserve” hanno la capacità di risponderein maniera riflessiva.2) Il numero dei soci delle APS.E’ un dato rilevato importante eabbastanza nella media, numeri nontroppo grandi dai quali ne consegueuna maggiore possibilità diincontrarsi, conoscersi e conoscere lecompetenze l’uno dell’altro e comepossono essere valorizzate, comeentrano in relazione tutti i giorni. Perriportare alcuni dati: il 27% si avvaledi collaboratori esterni, il 13% delleAPS raggiunte raggiungono i 20lavoratori interni, utilizzando illinguaggio aziendale parliamo dipiccole e medie imprese.3) Il territorio in cui lavora. Nel67% dei casi svolgono la propriaattività nei territori vicini, quasi diprossimità, conoscono le istituzionicon le quali si interfacciano, le diverserealtà associative, la rete con cui ha ache fare. Le persone che hanno partecipato econ cui abbiamo realizzato leinterviste nella maggioranza dei casierano o il dirigente o il consigliereproprio perché nelle piccoleorganizzazione si riveste un ruolo masi svolgono molteplici compiti.

    Questo elemento per noi che stavamoandando alla ricerca di quali fossero leesigenze, le fratture, le differenzeall’interno delle quali proporreun’attività di formazione è stato undato rilevante.Alla domanda sul bisogno diformazione il 97% degli intervistaticerca formazione ed ha come primoobiettivo quello di poter svilupparenuovi ambiti di intervento, quindicrescere, cambiare, articolarediversamente le capacità e lecompetenze.Un secondo macro obiettivoindividuato è migliorare le procedurelavorative con i collaboratori: averepiù scambio e comunicazione.Terzo macro obiettivo rilevato è datodal bisogno di consolidare lasituazione dell’associazione: esiste iltimore che una nuova legge, nuovenorme, tagli dei fondi al welfare,riduzione dei contributi comunalipossano mettere a rischio l’esistenzastessa dell’organizzazione.Per ricercare i bisogni formativi dellepersone incontrate nelle intervisteabbiamo proposto una serie di item,macro aree di formazione ritenutenecessarie. Tra queste sono emersemaggiormente:1. Competenze in ambito

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  • amministrativo e fiscale, in generesono competenze che difficilmente sitrovano all’interno dell’organizzazionee si ricorre a collaborazioni esterne;2. Gestione dei social mediasempre nella direzione di crescita econsolidamento;3. Marketing sociale.Questa prima indagine si proponecome tentativo di raccogliere leesigenze delle strutture e intercettarela dimensione del cambiamento.All’interno di questa domanda c’èspesso anche una dimensione piùnascosta una sotto domanda, lanecessità di implementare la capacitàdi ascolto e di comunicazione con icollaboratori, implementare ladimensione delle attività dipianificazione ai fini dello sviluppodell’organizzazione e allo stessotempo tener conto degli obiettivi deitempi e delle attività cardine di unaAPS.Emerge quindi il bisogno di una piùefficace organizzazione interna.Molto spesso le APS nascono da ungruppo di amici che decidono diattivare un percorso nel territorio diriferimento per portare gesti concretie solidarietà. Questa motivazione cheha una spinta emotiva e valorialefunziona da motore, ma spesso ha

    difficoltà ad organizzarsi quando ladimensione cresce un po’. Quindi seimmaginiamo una formazione suaspetti contabili e amministrativicome effetto secondario questaporterà ad una migliore capacitàorganizzativa e di pianificazione. LeAPS riconoscono il loro bisogno diformazione e questa è una novità,siamo passati da una lettura numericadel fenomeno ad una letturaqualitativa del loro bisogno diformazione. Non sono organizzazionicome le altre, proprio per il sistemavaloriale molto forte, la raccolta sulcampo del bisogno formativorappresenta un cambiamento peroffrire strumenti di crescita. Laformazione va mirata perché questo èquello che chiedono, unmiglioramento, devono avere dellericadute quantitative misurabili intermini di maggiore consolidamentoe stabilità dell’organizzazione, e ilbisogno formativo che emerge èquello avere un organizzazione capacedi fare ricerca fondi,progettazione, averecompetenze in ambitoamministrativo e contabile.Nella seconda ricerca si ècercato di indagare il bisognoformativo, ovvero partendo

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  • dalle persone, dalla narrazione dellaloro storia lavorativa e individuandoanche episodi tipici che spessorappresentano la chiave perinterpretare un bisogno, portare il luceil bisogno di nuove competenze. Laricerca si è svolta attraverso unintervista aperta, le persone sono stateintervistate in presenza,telefonicamente o via skype.Il gruppo campione moltoeterogeneo, proveniente sia daesperienze lavorative in ambitosportivo che socio educativo hacoperto tutto il territorio nazionale. Ilprimo dato che emerge nell’incontrocon le persone è che tutte avevano unapproccio al lavoro sostenuto da unaforte etica professionaleestremamente importane efondamentale che li portava ad unaattività di formazione e diaggiornamento continua come praticaprofessionale. Nelle APS proprio perla spinta valoriale che le caratterizza lepersone che lavorano sonocontinuamente alla ricerca di unaggiornamento professionale permigliorare le capacità professionali erispondere in modo efficace ai bisognidelle persone con cui lavorano. Unadelle più ricorrenti criticità emerse è lanon sempre facile relazione con il

    contesto familiare e sociale dellepersone con cui si lavora. E’ un temaimportante perché alla base dellecompetenze trasversali comunicativee relazionali di cui spesso non si ci sisente sufficientemente forti. A tutto questo, relazioni familiari esociali si lega il bisogno di attivare retidi prossimità, attivare reti di altriprofessionisti, nel momento in cui ilbambino o l’adulto con cui si stalavorando manifesta bisogniparticolari, quando mi accorgo che lemie competenze professionali nonpossono dare risposte ed ho bisognodi un confronto con altre persone,professionisti, servizi, istituzioni ecc.Quindi le esigenze formative vannonella ricerca di empowerment ovvero,occasioni in cui il processo diconoscenza, il processo diacquisizione e di valorizzazione dellenuove competenze, vanno amodificare e migliorare la percezionedella capacità lavorativa: maggioresicurezza lavorativa maggioreautonomia. Le persone con le quali sono statesvolte le interviste riportano di essereal centro di molte domandeimportanti, domande complesse, cheprovengono dalla famiglia, dallascuola, dalla società, dalle persone, ed

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  • hanno a che fare con larisocializzazione a volte con lariabilitazione, con la gestione dicapacità di essere nella società e dirapportarsi in maniera positiva con laessa. E’ per questo che molti operatorihanno necessità di empowerment,momenti in cui vengono valorizzate eaggiornate le loro competenze per poirestituire lo stesso empowerment allepersone con le quali si confrontanonel lavoro.Tanta è la professionalità dellepersone coinvolte che hanno fornitoindicazioni precise su quali fossero ibisogni formativi ma anche su qualemetodologia potesse essere piùopportuna per apprendere in modoefficace, ancora, quale potesse esserela metodologia di formazione perconsentire un apprendimentoconcreto esperenziale e diconseguenze hanno tracciato anche itemi i contenuti della formazione. La nostra è stata un’attività di ricercae di formazione che ha volutoutilizzare la chiave della competenza enon solo della conoscenza;competenza come capacità di agireefficacemente in risposta ad unasituazione, quindi far acquisirecompetenze, fare acquisire unaconoscenza pratica in atto, far fare

    un’esperienza reale e concreta diapprendimento al fine di rendereefficace un apprendimento da poterutilizzare nel lavoro.Da questo lavoro sono quindi emersealtre due macro aree di bisogniformativi:- Comunicazione e relazione conapprofondimenti su gestione delgruppo gestione dei conflitti comemotivare le persone al compitotecniche di comunicazione;- Gestione e valorizzazionedelle diverse abilità, questo è un datorilevante in cui riconoscere duedomande diverse: conoscenzetecniche e dall’altra la strumenticoncreti e pratici per gestire lamotricità di valorizzazione versoforme di comunicazione e relazionecon le persone.Con questi strumenti la co-progettazione della pratica formativaha continuato il suo tragitto fino arealizzare in concreto una straordinariaesperienza di formazione residenzialegrazie anche all’Ufficio Progetti e ilCentro sportivo Nazionale chehanno avuto la voglia diesplorare temi e argomenti cheforse, fino ad ora, non eranoancora stati messi abbastanzain evidenza.

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  • Il progetto prevedeva dopo la fasedi ricerca sui bisogni formativicon interviste a personeprovenienti dal settore sportivo e dalsettore socio educativo lastrutturazione di un percorso diformazione e l’elaborazione delmodulo formativo. Nel percorso diformazione sono state chiamate le

    persone che hanno partecipatoalla ricerca o meglio parte degliintervistati. La cornice dellaformazione è stata costruita conaule miste, persone che lavoranonell’ambito dello sport, tecnicisportivi e persone che lavoranoin ambito socio educativoutilizzano lo sport tra comestrumento di lavoro. Questoaspetto ci è sembratoparticolarmente interessante perpermettere uno scambio diesperienze e di professionalitànel senso che un percorsoformativo funziona se quandonel gruppo funziona lo scambio

    orizzontale, la formazione non è maiun processo solo verticale , arriva ilformatore e vi racconta qualcosa, maè un percorso che tende a sollecitaread accendere a facilitare lo scambio diesperienze e competenze.L’altro aspetto di cornice importa stanella scelta metodologica di

    ROBERTO LATELLAAssociazione Il Laboratorio , Formazione e consulenze per il

    lavoro sociale

    L’Educatore Sportivo : nuove competenze per coloro che

    operano nella promozione sociale e sportiva

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  • organizzare la formazione in 4 weekend residenziali, quindi non soloformazione ma condivisione di unospazio, mangiare insieme, dormirenello stesso contesto, tuttipresupposti che facilitano l’incontro ela conoscenza tra le persone e loscambio di esperienze e conoscenzereali.C’erano inoltre dei presupposti daiquali si è partiti e che abbiamo potutoverificare, l’incontro tra lo sport el’educazione. Lo sport non èportatore di valori a prescindere comea volte si pensa, in realtà come ognifenomeno sociale può assumerediverse funzioni in base a come vieneutilizzato e proposto, Lo sport puòveicolare la dimensione dell’incontrodella solidarietà dell’inclusione socialee favorire l’integrazione di soggettivitàdiverse ma può anche rappresentare larappresentazione della competitivitàdove l’avversario è visto come unnemico esasperando le funzionicompetitive esistenti nella società. Noisiamo partiti dall’idea che moltospesso si parla di valori dello sport main qualche misura vi deve essere unaintenzionalità specifica e per questoserve un pensiero più raffinato per farsi che il gruppo lavori e che la praticasportiva attivi processi di autostima

    benessere e empowerment.In questo senso ci stiamo ragionandoinventando il corso per EducatoreSportivo immaginando che chi sioccupa di educazione sia cometecnico sportivo che come operatoredel sociale anche attraverso lo sportdebba avere competenze che glipermettono di attivare tutto ciò cheè potenziale insito nello sport intermini di promozione sociale, ma vaattivato. Se io faccio un percorsosportivo chiedendo alle persone chel’avversario è un nemico e la gara unabattaglia è chiaro che la dimensionedel rispetto dell’altro salta, allora cisiamo chiesti come fare per accendereed attivare tutte le potenzialità insitedello sport che c’è ma va sollecitataattivata. L’educatore sportivo ha comemodello di riferimento la persona enon il successo sportivo anche se ilsuccesso sportivo può diventare unostrumento per favorire processi dicrescita e di benessere. Non si vuolecriticare l’aspetto agonistico eprestazionalista dello sport mavogliamo in qualche modointrodurre elementi didistinzione: ad esempio su unpercorso sportivo con deibambini o con delle personeche vogliamo accompagnare in

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  • un percorso sociale, sappiamo che losport è un grande strumento ma semettiamo l’aspetto prestazionalisticoe agonistico davanti a tutto, questoaspetto si perde. Il risultato sportivonella logica dell’Educatore Sportivonon lo perdiamo ma immaginiamoche possa essere uno strumento perfavorire processi di empowerment diauto stima di conoscenza del propriolimite in una logica che ha sempre lapersona al centro, nel suo sviluppopersonale nella sua crescita nel suobenessere. Nel comprende cosaunisce la dimensione educativa e lapratica sportiva quali punti di contattoe quali di sovrapposizione di questidue terreni e abbiamo focalizzatol’attenzione su 4 aspetti:- Il riconoscimento del corpo edella sua cura: la consapevolezza dellapropria corporeità è un elementoimportante, il corpo ci racconta nelmondo ci rappresenta. E’ un tema cheaffrontiamo nel lavoro educativo,lavorare sulla dimensione corporeasignifica lavorare con la soggettivitàdella persona e l’elemento dellacorporeità lo troviamo tantissimonella pratica sportiva dove si insegnaa riconoscere e sentire il propriocorpo.- La dimensione del gioco e la

    sua potenzialità come terreno diapprendimento: il gioco è l’elementofondante delle pratiche educative edelemento fondante nella praticasportiva. E’ un terreno fondamentaleper gli apprendimenti degli esseriumani e quindi la dimensione delgioco e elemento centrale tanto nellapratica educativa che nella praticasportiva;- La dimensione del gruppo: èchiaro che qui distinguiamo gli sportedi squadra e gli sport individuali, madifficilmente anche nello sportindividuale non c’è una qualchedimensione di gruppo e di incontrocon l’altro. Allora anche qui quandolavoriamo nella dimensione educativae nella dimensione sportivaincontriamo la dimensione delgruppo, le sue dinamiche lafacilitazione i conflitti di gruppopiuttosto che la cooperazione.- L’incontro con l’ostacolo el’incontro con le risorse: tanto nellosport che nei processi educativi illavoro che si fa è quello di aiutare lepersone a riconoscere il propriopotenziale le proprie risorse a trovaredelle strategie per risolvere problemia darsi degli obiettivi a poterliperseguire. Effettivamente la praticasportiva diventa uno strumento

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  • eccezionale al raggiungimento degliobiettivi educativi, a darsi dellestrategie per superare dei problemi eancora a convivere con i vincoli e coni limiti.Nello sport possiamo creare elementidi stress molto forti e la dimensioneagonistica porta a vivere il corpocome strumento per ilraggiungimento del risultato ed è unadimensione in cui noi nonriconosciamo il nostro corpo. In altripercorsi sportivi noi possiamo fare inmodo che attraverso lo sportriconosciamo la soggettività,l’individualità alcuni particolari delnostro corpo e le diversità degli altricorpi, in qualche modo riconosciamola nostra parte terrena, emotiva. Nelpercorso formativo è stata trattata inmodo rilevante la dimensione delle

    emozioni perché le emozionisono parte ed espressione delladimensione corporea, disentire. Attraverso lo sport eattraverso la parte emotivariconosciamo al nostro corpouna capacità di sapere cosa ègiusto fare una sorta disaggezza interna.Il gioco, e lo sport comemetafora, ma bisogna attivareun ragionamento che ha unariflessività educativa per far

    questo. Quando noi entriamo in uncampo di pallavolo o di calcio, quellelinee sono dei limiti entro cui avvienequalcosa che parla di noi della nostravita, ma in qualche modo ci fa vedereanche il fuori. Il gioco degli scacchicosa racconta in metafora, lascacchiera ci parla di strategia diriconoscimento degli altri di rispettodegli altri. Quindi gli sport e i giochisono delle metafore eccezionali perimparare e riconoscere qualcosa cheincontriamo nella vita, che ha a chefare con il progetto di vita, quindi losport come metafora diqualcos’altro. Quando smettedi essere metafora e diventarealtà, lo sport anche comefenomeno economico, smettedi essere metafora della vita.

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  • Ho partecipato a questoconvegno per tre motivi, stopartecipando alle riunioni didiscussione della Riforma del TerzoSettore, una riforma aspettata per annie che non è delle migliori, si spera dimigliorare qualcosa con i decretiattuativi. Ho fatto un dibattito approfonditocon quella parte del terzo settore, lacittadinanza attiva, che non sonominimamente riconosciuti come sefossero inesistenti, ricevendo il vostroinvito ho letto la parte della riformache riguarda lo sport ritenendo lapratica sportiva un elementoimportante nei processi di crescita edi educazione.Il secondo motivo è perché a volte c’èla solitudine dell’ente locale, voiformate i vostri istruttori su questiprincipi però credo sia bene ripeterlo,lo sport non è solamente tempo liberoanche se lo è, lo sport non è soloquello che consiglia il Ministero dellaSanità per la salute, lo sport è

    insegnare l’alimentazione ècombattere l’obesità, sport è coesione,lo sport è quell’attività all’interno delprocesso educativo insieme allamusica che all’interno della scuola nonpossono essere delle materie residuali,lo sport è aiuto per le personediversamente abili ed quello che fasentire tutti, partendo dai propri limiti,che possono raggiungere lo stessotraguardo.

    SABRINA ALFONSIPresidente del Municipio Roma I Centro

    Saluto istituzionali

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  • Spesso la solitudine deriva da questo,rapporti con varie realtà associativedel territorio ma tutte frammentate,ho rapporti con le cooperative socialiche attraverso lo sport portano avantiun percorso riabilitativo, ho rapporticon le società sportive che attraversobandi pubblici gli vengono assegnatele palestre scolastiche per promuoverelo sport nelle ore pomeridiane, macome dicevo sono relazioni staccate

    credo invece che sia vincente lacostruzioni di reti. Auspico che daquesto incontro nasca unacollaborazione con il vostro Ente dipromozione sportiva anche perché ilI Municipio è un territoriomolto popolata ma che offrepochi spazio per lo sport, anziha forte necessità diimplementare la promozionesportiva sul territorio.

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  • Sovente, nei dibattiti in cui sidiscute di scacchi a scuola si fariferimento alla Dichiarazionedel Parlamento europeo del 2012 chesollecita gli stati membri ad introdurreil gioco degli scacchi nei rispettivisistemid’istruzionenazionali. Nonposso esimermidal fare anch’ioun richiamo aquelladeliberazione,che in chiavestorica costituisceindubbiamenteun importantemomento disvolta per ladiffusione del“Nobil Giuoco”

    nella UE, ma questa volta vi invito ariflettere non tanto dettato dellaraccomandazione quanto sulpreambolo. In premessa troviamo unelenco di “considerando che” riferitoall’importanza cognitiva, sociale,

    PAOLO ANDREOZZIIstruttore Nazionale di scacchi FSI / Scuola Popolare di

    scacchi

    Corso di formazione: L’utilizzo degli scacchi nella scuola

    dell’infanzia e nella scuola primaria come strumento di

    prevenzione ai disturbi di apprendimento

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  • didattica e pedagogica degli scacchi,che a me impressiona. Nel senso cheil Parlamento Europeo nel prenderecognizione della valenza educativa delgioco degli scacchi ne fa, in un certosenso, un assunto epistemologico:giudizi definitivi che non possonoessere ignorati, tantomeno contestati. Da allora si è continuato ad indagaresulla relazione tra scacchi-potenziamento cognitivo -performance scolastica, conparticolare riferimento ai bambinidella scuola primaria. E si sonomoltiplicate anche le esperienze dicarattere sociale. E’ sufficiente fare quiriferimento ai progetti oramaidecennali nell’area di New York o inalcune regioni del Brasile, che hannoportato ad una riduzione del tasso dicriminalità giovanile locale. Si tratta diprogetti sostenuti da cospicuifinanziamenti pubblici, portati avantiin una ottica di programmazione amedio-lungo termine. Nulla siimprovvisa quando si voglionoconseguire obiettivi concreti eduraturi. Tornando al contesto europeo, seall’indomani della raccomandazioneUE, la Spagna ha dato prova di grandereattività, introducendo una legge,votata da tutte le forze politicheparlamentari, che stabiliscel’obbligatorietà degli scacchi nella

    scuola primaria, in Italia siamoapparentemente lontani da taletraguardo. Ma la distanza si èfortemente ridotta: già nel 2008Ministero dell’Istruzione eFederazione Italiana Scacchistipularono un protocollo d’intesa perl’introduzione degli scacchi comemateria scolastica, poi c’è stata nel2013 una delibera governativa per lapromozione degli scacchi a scuola conla destinazione di risorse a favore degliistituti aderenti al programma. IlMIUR sta tuttora portando avanti unasperimentazione di introduzione degliscacchi come materia curriculare inalcune scuole secondarie di primogrado in tutta in Italia, in alcuneprovince si porta avanti un’attivitàintensiva nelle scuole primarie. NelLazio, un liceo sportivo di Rieti haintere sezioni che comprendono gliscacchi come materia curriculare.Insomma la situazione è inmovimento, le prospettive sonopositive.Potremmo a questo punto chiedercima perché proprio gli scacchi, quandoesistono centinaia di giochilogici, più o meno astratti,sicuramente divertenti edaltamente educativi? Su questo punto, mi limito adesporre il mio punto di vista.Ritengo gli scacchi occidentali

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  • il gioco ideale per attivare la fantasia ela creatività dei giocatori e dei bambiniin modo particolare (gli scacchi cinesi,ad esempio, non si dimostrano ingrado di sviluppare nella medesimamisura il coinvolgimento dei giocatoriin termini dipersonificazione/identificazione neipezzi in gioco, così anche il Go).Come educatore sono poi portato apensare che gli scacchi forniscano ilperimetro cognitivo ideale all’internodel quale esercitare l’affabulazione, lateatralità, il pensiero divergente. Equeste cose, lavorando con i bambinirappresentano una carta vincente percatturare la loro attenzione ed attivarenuove motivazioni.Se la valenza pedagogica degli scacchiin senso stretto rappresenta un datoacquisito e condiviso dagli educatorida qualche decennio, l’esercizio dellapsicomotricità sulla scacchiera gigantecon i bambini dai 6 ai 10 anni, non èpiù anch’esso una novità in sensostretto. E’ sufficiente ricordare come il librodi Pompa/Fucci/Miletto/Morrone “Ibambini e gli scacchi” risalga al 2005riportando esperienze condotte inanni ancora precedenti. Già nelConvegno internazionale di istruttoria Torino nel 2009 si discuteva delle

    potenzialità cognitive dellapsicomotricità applicata agli scacchi, eda allora un gruppo di educatoripiemontesi coordinati dal dott.Dominici porta avanti con successometodi didattici che fanno levaappunto sul “lavoro a terra” inveceche al tavolo di gioco. Peraltro,proprio Dominici e Trinchero hannocondotto uno studio estensivo che hariportato evidenze sperimentaliincoraggianti sulle capacità attivate daibambini sulla scacchiera gigante,nell’arco di un anno scolastico: si èriscontrato un maggiore sviluppodella capacità di orientamento,maggiore capacità di leggere e dicomprendere messaggi provenientidal proprio corpo, maggioreattenzione, maggiore capacità dirispettare le diversità individuali. Quella che io considero la “frontieraeducativa”, se mi è consentita questaespressione, è invece l’attività divalorizzazione delle proprietàeducative degli scacchi in una fascia dietà ancora più bassa, parliamo dellaseconda infanzia, ovvero di bambininella fascia di età dai 2 ai 6 anni, chefrequentano la scuola dell’infanzia e/oal massimo il primo biennio dellascuola primaria. Di nuovo, faccioriferimento alle esperienze più recenti

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  • condotte dal gruppo di lavoroPompa/Fucci/Miletto, che stapubblicando in questi giorni un nuovolibro “SCACCHI SPECIALI perBAMBINI PICCOLI - Attivitàludico-scacchistiche nella secondainfanzia, Edizioni Alpes, dedicatoappunto a queste attività con fasce dietà precoci.Perché mi sbilancio nel dire chestiamo parlando di una frontieraeducativa? (Ovviamente le regole delgioco degli scacchi in senso strettoassumono sempre di più valorestrumentale rispetto agli obiettivi dipotenziamento cognitivo dei bambini)Perché ritengo che la strutturazione diun protocollo didattico su misura perquesta fascia di età, oltre a porsiobiettivi coerenti con quelliconseguibili negli anni successivi conla psicomotricità cui ho fatto cennopoco fa, consente di definire una seriedi interventi di carattere preventivoper le patologie dell’apprendimento,non ancora diagnosticabili in questafascia di età.Nel testo di Pompa/Fucci/Miletto sisostiene appunto l’importanza difacilitare precocemente l’attivazionee/o il rinforzo di funzioni cognitivecarenti, che sono il presupposto delledisfunzionalità che si manifesteranno

    con evidenza solo più tardi e chesaranno responsabili dei fallimentiscolastici. Suggestionati dalle potenzialitàeducative di questo approccio, loCSEN e la Scuola Popolare di Scacchisi sono impegnati quest’anno conconvinzione nell’organizzazione di uncorso di formazione dedicato alle/agliinsegnanti della scuola primaria edell’infanzia, coinvolgendo in qualitàdi relatori gli amici qui presenti: inprimo luogo Alessandro Pompa,educatore ed istruttore di scacchi, cheha definito ed illustrato le linee guidadei moduli didattici su scacchieragigante; Silvia Zaccari, psicologa edpsicoterapeuta, ha condotto unlaboratorio esperienziale sugli aspettineurofisiologici e le implicazionipsicologici dello stare in aula; MariaGrazia Gagliardi, logopedista, haillustrato l’importanza del gioco per losviluppo cognitivo del bambinoevidenziando i punti di contatto e lavalenza preventiva di alcune attivitànei riguardi dei disturbi specificidell’attenzione; il sottoscritto èentrato nel merito delladidattica degli aspetti piùtecnici del gioco ed AndreaBruni, istruttore e ProjectManager dello CSEN

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  • nazionale ha tirato le filadell’andamento del corso stesso. Il corso si è svolto nell’arco di unweek end, dal venerdì pomeriggio alladomenica, 16 ore teoriche e 4pratiche. Dalle valutazioni raccoltecon la garanzia dell’anonimato, ilcorso è stato apprezzato daipartecipanti e la migliore controprovaè costituita dalla grande adesione (18su 25) al convegno di oggi, che hacomportato la redazione di unelaborato finale da realizzare nelrispetto di linee guide inviate inprecedenza. Tra gli elaborati, alcunihanno incentrato la relazione suaspetti dell’affabulazione veicolatadalle figure degli scacchi, altrisull’aspetto della cooperazione e delloscambio di idee, altri hanno realizzatodei giochi con delle carte riprendendofigure degli scacchi, altri ancora come

    utilizzare il giocoper affrontareproblematiche conil gruppo classe(ad esempio ilcontrasto albullismo), altriancora hannoparlato delsuperamento dellepaure e del

    riconoscimento delle proprieemozioni. Ancora, come il gioco puòaiutare ad avere una migliorevalutazione di sé, e come organizzareuna lezione di matematica utilizzandola scacchiera gigante. Tutti lavori originali che hannotrasmesso a noi lettori la profonditàdella passione e dell’impegnoprofessionale con i quali hannopartecipato al corso. Al fine dicondividere con questa platea laqualità dei loro lavori, abbiamoinvitato tre insegnanti ad illustrare iloro elaborati, capirete così perchésiamo così contenti del lavoro svolto.Il nostro lavoro non finisce qui,crediamo nella bontà del lavoro svoltoe continueremo su questa linea diattività cercando di attivare il numeromaggiore possibile di insegnanti. Grazie dell’attenzione.

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  • E’ importante capire insiemequali fili, e come, si sonointrecciati nelle attivitàformative sugli scacchi e sugli sportdella mente svolte ultimamente con ilCSEN e su cui oggi portiamo unariflessione. Sono stati davvero tanti: la storia, ilnostro vissuto, la socialità, le nostreemozioni; come viverle e comeriuscire a farle interagire. Muovere ilproprio corpo per arrivare ai simboli,in questo caso i movimenti dei pezzidel gioco, come riuscire a far diventarequesta favola antica e moderna lanostra favola, la nostra storia; comeriuscire a vivere la nostra gioia, lenostre paure, la nostra diversità; pernon atrofizzarci, per vincere i nostrilimiti, la nostra indifferenza.Ci sono tante emozioni, mal’indifferenza è la peggiore di tutteperché è la loro “morte”: le annulla.

    Oggi, qui, l’ “emozionedell’indifferenza” non ci appartiene enon potrà mai appartenerci: il temadel Convegno, gli interessi e leaspirazioni delle persone che vipartecipano sono tali che ogginoi siamo qui a parlare non diagonismo fine a se stesso, madi Associazioni di promozionesociale e sportiva, ed anche di

    ALESSANDRO POMPAInsegnante di scuola dell’infanzia / Tutor FSI / ASD Quattro

    Torri

    Psicomotricità e "sport della mente": dall'agito al simbolico

    nella prima infanzia

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  • promozione culturale ed educativache portano avanti una dimensionetotale della persona in cui coesistonocultura, sport, educazione. Un tessutoa tutto tondo, uno sport totale, un“umanesimo integrale” che è anchecultura, prevenzione, ri-educazione,rispetto dell’altro e delle regole,ricchezza delle diversità.Partiamo dalla storia, la nostra storia:e in particolare, da come il gioco hasempre accompagnato l’evoluzionedell’uomo. Le prime testimonianze - iSenet ritrovati nelle piramidi seimillenni or sono - sono conservate alLouvre e al Museo Egizio di Torino:ma è il Go, nato in Cina 2.200 anniprima di Cristo, uno dei giochi piùantichi (come il Back-Gammon) adaver conservato nel tempo intatte leregole, di una modernitàimpressionante; regole così semplici,ma al tempo stesso complesse da nonpoter essere domate neppure dai piùpotenti computer, incapaci ancoraoggi di battere il Campione delmondo. Il Go: un gioco che giàrappresenta il mondo, per quantonessuno sapesse ancora com’era equanto grande fosse, e dà propriol’idea di come sono nati e sonocresciuti gli “sport della mente”. Suuna tavola, delle linee si stendono e

    delle tacche si incrociano,intrecciandole tra loro in una primaforma di scacchiera ed ospitando neipunti di incrocio (non ancoraall’interno delle caselle) piccole“pietre” bianche e nere, chiare e scure,lisce, levigate come i piccoli sassolinidi fiume usate dai bimbi chegiocavano sulle rive del grande FiumeGiallo. Le linee e le tacche che scandisconosimbolicamente gli spazi delle primecacce, delle prime fughe, dei primipercorsi sono all’origine dei grandigiochi da tavoliere che hanno datoorigine alle più evolute e arditecostruzioni ludiche (Senet, Tavolieredi Ur, Zatrikìon, Latruncula e poi laDama e gli Scacchi di oggi, evolutisilentamente nel tempo). Esse non soloappaiono simbolizzazioni evolute,sublimi, quasi ai confini delle nostrepossibilità, ma costituiscono larappresentazione profonda, strategica,tattica, l’evoluzione metafisica e altempo stesso la possibileprogrammazione simbolica di quelliche oggi chiamiamo sport; attivitàfisiche come correre, lottare, fareatletica, quelle delle prime Olimpiadiricordano oggi le antiche esperienzefondamentali per la vita. Gli sportdella mente si possono giocare sia da

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  • soli che in gruppo, ed ancheformando teams in cui si sommano leprestazioni individuali nell’interessecomune: come in una “staffetta”, matutti insieme, senza passaggio del“testimone”, regolando le nostrecondotte sugli altri e con unagrandissima esportabilità dellecompetenze e di temi strategici etattici come la ‘deviazione’, il‘sovraccarico’, l’ ‘adescamento’: tipicidel gioco degli scacchi, e di cui siamovittime e artefici anche noi, nellanostra vita.Come descritto negli interventiprecedenti, l’elemento col quale ciconfrontiamo continuamente sono inostri limiti ed è con essi, con noistessi che dobbiamo fare i conti; nonè l’altro il nemico, ma i nostri limiti edè fondamentale la relazione d’aiuto.Noi tutti abbiamo bisogno di faresport, di essere educati alla socialità,di imparare di entrare in relazione congli altri, di guarire da malattie anchesociali che non possiamo riuscire avedere senza l’aiuto degli altri, senzauna dimensione sociale.Lo sport, il processo educativo,l’intervento sociale, l’interventosanitario sono tutti aspetti chemettono insieme, attraverso il gioco,storie, emozioni, professionalità. Per

    questo, è molto importante il lavoroche sta portando avanti Il CSEN: farincontrare, raccontare, mettereinsieme i saperi e le esperienze, percrescereEd è vivamente auspicabile una veraintegrazione tra il corpo e il mente.Non è consigliabile far giocare unbambino solo a scacchi o un altro“sport della mente”; ma è altrettantosconsigliabile fargli praticare unosport ‘fisico’ senza fargli mettere ingioco - simbolicamente - la mente.Sport fisici e sport della mentedevono essere vissuti insieme, inparallelo, nell’educazione di ognibambino, a cominciare da quando vaa scuola.Attraverso il gioco degli scacchi e glisport della mente possiamo arginare esconfiggere il bullismo; possiamoaffrontare il tema dei disturbi specificidell’apprendimento; on lapsicomotricità portiamo il bambino ascrivere in età prescolare con ilproprio corpo, elemento moltoimportante per prevenire la possibiledisgrafia, o una futuradiscalculia. Se un bambino ègoffo e non sa muoversi eorientarsi bene nello spazio(cioè non sa “scrivere” benecol corpo), probabilmente non

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  • saprà scrivere bene neppure su unfoglio; se non sa usare bene la lingua,il palato, le labbra, i denti, le cordevocali e i polmoni, non saprà maitradurre in parole quello che nonriesce neppure a pronunciare bene. Avremo, in prima, la comparsa delladisgrafia e della disortografia e –troppo tardi: in seconda…- ladiagnosi; il bambino non saprà parlarebene, scrivere bene leggere bene…Avrà il sostegno. Sarà aiutato. Ma sarà,ormai, troppo tardi. Perché nonprevenire, allora?Occorre cominciare da piccoli, dapiccolissimi, attraverso lapsicomotricità. E in questo (non ce nevogliano gli amici Damisti, Goisti,Othellisti…) sono gli scacchi, il “Redei Giochi”, a poter fare davvero laparte del leone: coi loro spazi-caselletutti simbolicamente fruibili; coi loro

    pezzi fantastici e immaginifici – Re,Regine, Torri, Alfieri, Cavalli, Pedoni– che possono andare avanti eindietro, a destra e a sinistra, lediagonali “vie lattee” o “strade alcioccolato”, di tanti passi o uno soloe fare anche mosse “eterodosse”,facendo d’incanto ottenere ilraggiungimento dei ‘prerequisiti’ aidocenti di scuola dell’infanzia econsolidando le competenze inizialinella primaria. Sulla psicomotricità scacchistica per ipiù piccoli, possiamo dire di essernestati i pionieri qui in Italia; esistono danoi materiali preziosi,immediatamente fruibili, e la ricercacontinua, sulla spinta di progettieuropei e sperimentazioni di molti frai più valenti educatori e Istruttori delnostro Paese. E’ appena uscito“Scacchi Speciali e Bambini Piccoli”

    (Alpes, Roma, 2017),prosecuzionearticolata e complessadelle intuizionicontenute in “Ibambini e gli scacchi”(Armando, Roma,2005), in cui bambinidai 29 ai 42 mesi siaffrontano giocano adacchiapparella e a

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  • nascondino su grande tappeto 5 x 5di morbida stoffa: non soltanto sopra,ma anche sotto, maieuticamente edamnioticamente. Per non parlare dell’affabulazioneincantata, dettata dall’immaginazione,del “teatro spontaneo” che tantospesso osserviamo nei bimbi chegiocano “con” gli ssacchi (e non “ascacchi), in cui c’è una precoce,emozionante esposizione al gioco,anch’essa “agita”, ma in modomediato; purché essa, naturalmente,sia sana, corretta, adatta alle età ed alleaspirazioni infantili, non indottaforzosamente da proiezioni (estorture), emotive e/o tecniche,adulte: come avviene spesso in alcunimalcapitati bambini figli diappassionati del gioco, oppure congenitori poco attenti agli obiettivi ealle metodologie dei loro istruttori emaestri, che spesso non possonoessere esattamente definiti “educativi”o, tantomeno, “ri-educativi”. Unabattaglia di questo tenore, anch’essapionieristica, fu condotta negli anniOttanta nel CONI da dirigentisensibili per migliorare e rendere piùconsapevoli gli allenatori giovanili dicalcio; e noi la facciamo nostra. Ma gliscacchi, anche in questo, aiutanodavvero tanto: si arbitrano

    praticamente da soli ed hanno unterzo tempo fantastico, l’analisi dellepartite, in cui ognuno rivela all’altro leproprie idee e i propri segreti: unlungo, appassionante momento dicrescita comune, magia di uno sportin cui le mosse possono essere scrittee le partite riprodotte - e migliorate -a distanza di secoli; come del resto intutti gli sport della mente.E’ a fine Ottocento, con la sua“Alice”, che Lewis Carroll compie ilmiracolo di inventare (letteralmente)per primo e far convivere in unafavola (“Al di là dello specchio”,seguito di “Alice nel Paese delleMeraviglie”) praticamente tutte lesuggestioni di cui abbiamo or oraparlato, applicate agli scacchi:scoppiettanti scene “teatrali”,incastonate nel testo come diamanti;deliziose piccole fiabe intrecciate l’unacon l’altra ai buffi personaggi delgioco; un affascinante surrealismoinfantile che pervade ogni cosa; unlinguaggio esso stesso ludico, giocoso,intessuto di splendidi giochi di paroleper bambini (in inglese, per noiintraducibili); tutte creazioniassolute, irripetibili, chepermeano di incanto il piùgrande esempio dipsicomotricità scacchistica

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  • della storuac della letteratura: il lungoviaggio del piccolo Pedone Alice sullascacchiera, durato ben otto mosse, incui un Brutto Anatroccolo diventaCigno. Tecniche didattico-scacchistiche oggi ritenuted’avanguardia rese un grandissimocapolavoro per l’infanzia dallasensibilità di un genio in piena etàvittoriana, 150 anni fa… Qualeservizio reso ai bambini e agli scacchi!Il gioco degli scacchi e tutti i giochi egli sport della mente sono disciplinedavvero per tutti, universali, senzatempo e per tutte le età, tanto da unirele generazioni. Si possono usare,anche con grande successo, pereducare al rispetto delle regole;favorire la socializzazione e indurreprocessi rieducativi e di crescita in

    persone affette da autismo eAsperger; disturbi psichiatrici e dellecondotte; bambini con problemi diattenzione e concentrazione; pazientidei Centri diurni e delle Comunitàterapeutiche; reclusi nelle casecircondariali; utenti dei Centri diaggregazione; persone affette daludopatie (Progetto “Gioco scacciagioco!”, adottato da due anni nellescuole di Livorno); nonchéovviamente per tutti coloro che sonoaffetti da minorazioni fisiche, acominciare da non vedenti (ASCI -Associazione Scacchisti CiechiItaliani) e non udenti. Ne è unesempio l’ASIS - AssociazioneScacchistica Italiana Silenziosa,fondata dal Dott. Massimo Marino,autore di “Scaccoterapia” (Wikipedia),

    eccezionale figura dipsicoterapeuta Maestroed appassionato diScacchi; l’Associazionepuò oggi può vantareaddirittura il Presidentemondiale! Un grandeonore per gli scacchiitaliani e per il nostroPaese.E la terza età? Non c’èmedico che non consiglidi praticare gli sport della

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  • mente per prevenire e combatterel’Alzheimer, la demenza senile.Negli anni ’90, attraverso il lavoro diMario Albano, ci fu in Italia un primogrande riconoscimento da parte delProvveditorato agli Studi di Romadell’importanza degli scacchi comestrumento e metodo per crescere edapprendere. Furono attivati percorsidi formazione per oltre 1.000insegnanti e in quegli anni 10.000bambini romani poterono usufruiredello sport degli scacchi a scuola edarricchire così il percorso diapprendimento e di crescita. Tutto,purtroppo, finì troppo presto. L’Italiaapre spesso nuovi fronti di ricerca, manon vi investe, non vi crede fino infondo, a lascia ad altri l’onore diraccoglierne i frutti. Anchenell’educazione e nello sport,arriviamo spesso prima degli altri acomprendere il valore di nuoveesperienze di confinenell’apprendimento: e così è statoanche per la psicomotricitàscacchistica, poco più di dieci anni fa.In Europa e nel mondo hacominciato, poi, a svilupparsi laricerca applicata, mentre l’Italia stentaancora ad applicare laRaccomandazione 50 del 2012, nellaquale il Parlamento Europeo “invita

    la Commissione e gli Stati membri adintrodurre il Progetto Scacchi aScuola nei sistemi d’istruzione degliStati membri”: un riconoscimento chenessun altro sport ha mai avuto almondo.In molti paesi, non solo europei, lescuole sono iscritte a Tornei,Campionati, circuiti di scacchi perchéfungono da apripista per tutti gli sportdella mente e per tutti gli sport; masiamo noi, docenti, educatori,professionisti delle relazioni di aiutoe, prima ancora, cittadini, atleti,genitori, appassionati, a doverlicollegare adeguatamente con il nostroagito e la sua rappresentazionesimbolica. Ecco perché dobbiamo dare davvero“scacco matto”: ai nostri limiti, allanostra “paura del buio e dellafantasia”. Ed ecco perché la “diversità” (dicondizione e di età), affrontata evissuta con esperienze educative erieducative di alto livello, puòdiventare davvero la nostra più grandericchezza per fare beneattraverso lo sport. Della mente. E non solo. Dalla più tenera età.

    Grazie per l’attenzione.

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  • Nel corso di formazione peranimatori degli scacchi unmodulo ha riguardato latrasmissione di competenze sullarelazione e sulla comunicazione.Qualsiasi strumento si utilizza, il piùbello, il più innovativo, il più efficaceperde di significato quando vieneusato da persone che non sono ingrado di curare prima di tutto larelazione con i loro allievi. Lo sannobene gli insegnanti, i tecnici sportivi,per essere efficaci in queste

    professioni bisogna far stare in unasituazione di confort le personedestinatarie dell’insegnamento. Perapprendere per mettere in atto lefunzioni esecutive bisogna muoversiin una dimensione di confort perpermette alla nostra memoria, allanostra capacità di attenzione, diselezione e di pianificazione di essereal massimo delle sue potenzialità. Manmano che ci allontaniamo dalladimensione di confort entriamo inuna dimensione di irrigidimento.

    Tutte le nostre funzioni,quando abbiamo unproblema, sono concentratesul problema e la nostramente è interamenteoccupata da quel pensiero, suquella cosa che ci offende cidisturba, e non c’è spazio perfare entrare altro. Noi quandosiamo in una dimensione direlazione di insegnamento edi apprendimento dobbiamo

    SILVIA ZACCARIPsicologa / Psicoterapeuta / Insegnante di sostegno

    La competenza emotiva : attività esperienziali

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  • fare in modo che la nostra zona diconfort sia preservata. Cosa mi serveinsegnare scacchi se quando sono lìporto la mia rabbia, la mia caricanegativa? Il bambino sente questeemozioni ed entra nella fase dicontrollo della relazione con l’adultoche sente pericoloso e la suaattenzione, tutte le sue funzioni sonoincentrate sul controllo della relazionecon l’adulto. La necessità di essere formati sullacomunicazione e sulla capacitàrelazionale è tale che bisogna iniziareda un percorso che possiamo definiredi alfabetizzazione emotiva,

    dobbiamo essere capaci di conoscerericonoscere le emozioni essere capacidi sentirle e decodificarle. Il Lavorosulla competenza emotiva erelazionale non finisce mai è semprecostante perché possiamo fare semprequalcosa in più. Averemaggiori competenze nelladimensione comunicativa ciconsente di migliorare lerelazioni.Per concludere i presenti sonoinvitati a fare alcuni esercizid’aula, al fine di capire cosa siintende per alfabetizzazionidelle emozioni.

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  • Nicola Ruberto

    La web AppNETSOCIAL.HELP,che ha un link nelportale csensociale.it, éun’applicazione realizzata perfacilitare operatori e fruitori diquesto segmento del terzosettore.L’idea è di presentare unservizio che faciliti lacostruzione di reti associative,consultare bandi e avvisi digara, ma soprattutto essere unospazio dove far incontrare il

    NICOLA RUPERTO

    ALESSANDRO

    GIANSANTEFormat Roma S.r.l. Comunication e Design

    La nuova web app di servizi e opportunità della

    promozione sociale C.S.E.N. al servizio delle associazioni

    affiliate

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  • bisogno e le opportunità. Abbiamomesso insieme sia l’offerta dei servizi,sia le opportunità, per le persone e leassociazioni.Qui si potranno cercare, con l’ausiliodella geolocalizzazione, quei servizi diprossimità che ci necessitano dandoalle associazioni la visibilità per leconnessioni con i destinataripotenziali del territorio.E’ anche uno strumento per leassociazioni che, in auspicato accordocon altre associazioni e facilitandocosì il percorso di costruzione di reti,possano poter accrescere l’efficienzadei servizi ed aver più peso nelle realtàlocali. Oggi vi presentiamo unprototipo che stiamo sperimentandocon il Comitato Provinciale CSENRoma e che già suscita irresistibiliappeal contribuendo ad accresceresignificativamente le nuoveaffiliazioni, confortando le confermedi chi già affiliato.Auspichiamo che questo strumento,indispensabile dalle APS più sensibilied attente, possa estendersivelocemente all’intero Paese, masoprattutto siamo certi, coldiffondersi della sua conoscenza, chesarà oltre che prezioso, sempre piùutilizzato dalle persone che siavvalgono dei servizi delle

    associazioni.

    Alessandro Giansante

    NETSOCIAL.HELP è il primonetwork sociale che esiste sul web edha l'obiettivo di contribuire a ridurreil divario di comunicazione esistentetra le associazioni e il bisogno diservizi da parte delle persone.Come prima azione, abbiamo creatouna banca dati di APS e dei loroservizi che vengono illustrati su unamappa, consentendo così a chiunquedi geolocalizzarle, quindi: individuarel’APS, scoprire di cosa si occupa,conoscere i servizi che offre econtattarla. Dall'analisi dei nostri datiemerge, inoltre, l'esigenza delle APSdi incontro e confronto con altreassociazioni, al fine di potenziare leproprie attività; ad esempio, volendopartecipare ad un bando pubblico edessendo in assenza di alcuni requisitirichiesti e mancanti all'interno dellapropria Organizzazione, la web Apppuò essere utile a crearescambi di opportunità tra lediverse realtà associative, allequali è dedicato uno spazioriservato di incontro e dialogosui propri specifici bisogni conle altre APS.La schermata iniziale della web

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  • App consente di ricercare unaspecifica APS, di digitare un indirizzo,oppure, cliccando sul tasto “Cerca” diessere geolocalizzati e di visualizzarele APS presenti sul territorio intornoa noi. Le APS sono state categorizzatein 5 sottogruppi con un colore diversoche l’utente può selezionare a secondadelle sue esigenze di ricerca.Cliccando sul segnalino dell'APS,presente sulla mappa, si apre unapiccola scheda introduttiva dipresentazione che illustra i serviziprincipali. Cliccando sul pulsante didettaglio si accede ad una schedainformativa più descrittiva concontatti e recapiti telefonici e con unform di contatto per comunicare con

    l’APS tramite una Chat.Dall'analisi dei dati emergeche le persone cercanol’Associazione tramite passaparola, e che le APS siadoperano per promuoverele loro attività attraversostrategie di comunicazioneche sul web possonorisultare inefficaci a causadella moltitudine di dati e diinformazioni che esiste eall'interno della qualepossono confondersi edisperdersi. Netsocial.help

    rappresenta un punto unico diraccolta dove le persone possonotrovare ciò di cui necessitano. Si puòaccedere facilmente, da qualsiasidispositivo, smartphone, tablet, PC,ed avere tutte le informazioni sulleAssociazioni, con la possibilità dicomunicare istantaneamente con loroattraverso il form di contatto e la chaton line. Gli utenti possono vedere chel'operatore dell’APS selezionata èdisponibile in chat e condivideresubito perplessità e chiedereapprofondimenti. Per le associazioni,invece, ci sarà uno spazio riservato allapromozione degli eventi el'opportunità per l’utente interessatodi registrarsi; la possibilità di gestire

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  • tutte le informazioni, creando unapagina informativa utile edinteressante, attraverso la qualericevere il contatto degli utentiinteressati ai propri servizi ed eventi,al fine di realizzare una propria bancadati alla quale poi inviarecomunicazioni costantemente.All'interno della Sezione “Progetti eProposte”, è possibile trovare bandipubblici inseriti da CSEN o propostecondivise dalle Associazioni, chepossono essere realizzate

    singolarmente o con altreAssociazioni. La web App consenteinfatti di aderire alla proposta, oppuredi pubblicare commenti, facilitando inquesto modo anche la realizzazione dicontributi, di suggerimenti inerentiidee nuove relative alla proposta.Successivamente verrà creata anche laSezione “News”, dove costantementeinserire informazioni che verrannovisualizzate sul sito e sulla schedadell’APS: il sistema, automaticamente,invierà a tutti gli utenti una e-mailinformativa periodica contenentetutte le news.Tutto questo lavoro nasce daun’idea avuta circa un anno dopoaver constatato la difficoltà dipromuovere le attività delle APS efar arrivare l’informazione a tuttele persone potenzialmenteinteressate ai loro servizi.Netsocial.help si propone comerisposta a questo problemarappresentando uno strumentocapace di dare visibilità al settoredell’associazionismo e difacilitare la comunicazionetra le persone che hannodelle esigenze e leAssociazioni che offrono iservizi adatti a soddisfarequeste esigenze.

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  • L’apprendimento della letto-scrittura avviene di solitoabbinando alla presentazionedi ogni lettera dell’alfabeto una frasein cui essa compaia più volte epreferibilmente in sillaba con lecinque vocali. Tre anni fa ho collegatoquesto procedimento alla lettura delracconto “Cipì” di Mario Lodi, al finedi alimentare l’interesse, l’ascolto e farnascere il piacere della lettura. Disolito nel primo trimestre non sidistingue il lavoro in discipline e tuttele insegnanti dell’equipe dedicano iltempo di lezione all’apprendimentodella letto-scrittura e dei concettitopologici e geometrici. Quandoriprenderò la classe prima potreiutilizzare il Gioco degli Scacchi, la

    leggenda di Sissa, le favole e i giochicollegati per avviare questaimportante fase della scuola primaria(con l’opportunità di proseguirel’anno successivo con la lettura diAlice attraverso lo specchio diCarroll). Ogni lettera dell’alfabeto sarà

    MENITA CAROZZA insegnante di Scuola Primaria (ambito linguistico in una

    classe IV a tempo pieno)

    Ideare una unità didattica che, prendendo a riferimento le

    origini del gioco degli scacchi, tratti temi di storia e/o

    geografia.

    Unità Didattica per la Classe Prima (bambini di 6 anni).

    La Regina

    premessa

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  • accompagnata dalla presentazionedella scacchiera e dei suoi pezzi.Nell’unità didattica che riporto,immagino di essere a fine novembre ealle ultime lettere da presentare,pertanto i bambini conoscono già imovimenti di vari pezzi degli scacchie la storia e la geografia dellascacchiera.Motivazione: Apprendere la lettera Rdescrivendo il movimento dellaRegina degli Scacchi anche nel suomutamento storico.Contesto: Classe I tempo pieno delplesso centrale dell’I.C. “A. Toscanini”di Aprilia. Nell’Istituto sono attivaticorsi a basso costo di vari sport che sisvolgono oltre l’orario delle lezioniper coinvolgere e impegnare il tempodei giovani in attività sane. Da questoanno scolastico è stato avviato ancheil progetto Scacchi dall’A.S.D.“Quattro Torri” ed è prevista larealizzazione di una scacchiera gigantenel cortile della scuola.Spazi: aula, cortile della scuola.

    Discipline coinvolte:

    - Italiano: presentazione della letteraR, favole inventate ad hoc ePezzettino di Lionni;- Storia, Geografia e Geometria:concetti topologici (sopra, sotto,avanti, dietro, vicino, lontano, destra,

    sinistra, prima, poi); concetti e terminigeometrici (orizzontale, verticale,diagonale, centro, lato, quadrato);- Motoria: muoversi sulla scacchierasecondo il movimento della Donna- Arte: riproduzione libera dellascacchiera e dei suoi pezzi, e di unquadro di Paul Klee.

    Obiettivi di apprendimento:- Riconoscere, classificare erappresentare diversi tipi di linea e ilquadrato.- Concetti topologici e geometrici.- Sviluppare le capacità logiche, laconsequenzialità, le capacità diragionamento.- Raffrontare e risolvere situazioniproblematiche.- Sviluppare la creatività, la fantasia, lospirito d'iniziativa.- Favorire, con lo sviluppo dellinguaggio scacchistico, l'abilitàd'argomentazione.- Rispettare le regole e accrescere lacorrettezza.

    Metodologia: La metodologiautilizzata è orientata verso unsistema propositivo il piùludico e interattivo possibile, inmodo da riuscire a mantenerealto il livello di attenzionee partecipazione degli allievi.

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  • Attività: Racconto una breve favola dimia invenzione che vede comeprotagonista laDonna degli Scacchi. Apro undibattito per decidere insieme undisegno e una frase cheriassumano il racconto. Lo eseguo allalavagna e scrivo la frase nel caratterestampatomaiuscolo: LA REGINA ROMINARADUNA LE TRUPPE E SALVAIL RE RICCARDO. I bambiniricopiano la frase scritta alla lavagna,individuano le sillabe di Revidenziandole con i colori legati allevocali coinvolte. Trasformano la frasenei vari caratteri.Descrivo il movimento di questopezzo aiutandomi con una scacchiera,citando i movimenti di Torre e Alfiere;racconto la trasformazione che nellastoria ha subito tale movimento,rendendo la Donna il pezzo più fortedella scacchiera.Ci rechiamo nel cortile e invito ibambini a simulare il movimento dellaRegina sulla scacchiera gigante,consolidando i concetti topologici espaziali già acquisiti con lapresentazione dei precedenti pezzi.Torniamo in classe e sulle scacchiereda tavolo i bambini ripetono imovimenti della Regina. Osservo che

    siano state acquisite le competenzeprogrammate.Verifico mediante una schedaappositamente predisposta, che sianostati acquisiti i concettigeografico/geometrici.La lezione termina con lapresentazione del quadro di Paul Klee“Tavola a colori”, che sembra unascacchiera colorata con i coloriprimari e in più il bianco e il celeste.Ai bambini fornisco carta colorata,colla e forbici ma anche colori (cera,matite, pennarelli, pennelli e tempera

    o acquerelli) per la riproduzione deldipinto con i materiali che ritengonopiù adeguati. Finito il lavoro, cisediamo in cerchio e leggiamo“Pezzettino”, un breve raccontoillustrato, per lavorare sull’identità esull’autostima dei bambini.

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  • Nell’immenso Mare deiGiochi fra le tante isoledisseminate qua e là ve neerano due veramente moltoparticolari. Intanto erano vicinissimetra loro, tanto che un’antica leggendanarrava che fossero unite da un

    piccolo ponte intrecciato conrobusti rami neri, foglieverdissime e tanta magia diluce bianca e guardandoattentamente si poteva bendistinguere, in principio, deiperfetti quadrati bianchi e neri

    MARIA GIOVANNA

    INFANTINOInsegnante I.C. Fiume Giallo Scuola dell’infanzia La Stefi

    L’isola di Escac

    La fantasia non ha età e i sogni sono per sempre.

    (Walt Disney)

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  • e poi grandi quadrettoni verdi tenutiinsieme da esili rami.I colori del ponte erano gli stessi delledue isole. Infatti la prima di nomeOthello, la cui forma ricorda la testadi un gatto con simpatici verdeggiantialberelli a fare da orecchie elimpidissimi laghi azzurri come occhiè appunto abitata da gatti neri amacchie bianche e gatti bianchi amacchie nere con una riccavegetazione, immensi prati verdi equalche esile albero a fare da confine.La seconda di nome Escac a forma diun enorme quadrato era la piùmisteriosa di tutte.Un tempo i suo abitanti, ricchissimisovrani indiani e arabi vivevanoinsieme felici con i loro fedeli sudditi,poi a causa di una magia ad opera diuna Dama sconosciuta si ritrovaronoad abitare, dividendosi, i due quadratidell’isola uno bianco, l’altro nero.Nel quadrato nero tutto era oscuro acausa di una ricca vegetazione chenon permetteva nemmeno di farfiltrare la luce del sole. Nero era tuttoil regno, dal cielo della mattina aquello della sera, dai palazzi agliabitanti e perfino i cibi dal latte di solacioccolata alla carne corvina. Il re sichiamava Moro ed era un tipo moltotenebroso dal lungo e pesante

    mantello con foschi diamanti, suamoglie la Regina Buia aveva pellescura come l’ebano e una meravigliosacorona da mille riflessi scuri come lanotte.Nel quadrato bianco, invece, non vicrescevano piante e tutto era luceabbagliante dalla notte stellataall’ombra bianca delle persone, simangiava solo latte e pasta al burro.Il suo re di nome Candido aveva lapelle marmorea e un mantelloargenteo, lunga barba bianca e tanticandidi sogni, sua moglie Queenaveva la carnagione più bianca dellaneve e un’argentea corona. Tutto quiera splendente e pulito.Nei due regni il tempo trascorrevalento, molto lento così lento che lelancette dell’orologio sonnecchiavanofra lo scandire dei secondi e vi eranodei giorni in cui tutto sembravarimanere sospeso senza alcunadifferenza fra settimane o mesi e cosìgli abitanti rinchiusi nei loro regnitanto vicini, ma tanto diversi finironoper dimenticarsi l’uno dell’altro, ma inrealtà avevano in comune molto più diquanto potevano immaginare.Prima di tutto il loro numero, 16 inogni regno e poi ognuno aveva ruolo,storia e modo di essere identico,insomma erano diversi solo per il

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  • colore e per il luogo.Iniziamo col presentarvi i fedelisudditi, naturalmente i più numerosi,8 per parte, sopprannominatischerzosamente Pedoni, perchècamminavano senza scarpe e avevanocosì sviluppato dei grandi e forti piedi.Erano bassi, panciuti e affidabili conin testa un piccolo cappello, dai modimeravigliosi e complessi e per questotenuti in grande considerazione.Il loro motto è “camminiamo sempreavanti con il sole sulla testa, un passoalla volta nel mondo facciamo festa emai indietro torneremo” .A causa però dei piedi tanto grandi,possono prendere gli oggetti oacchiapparli, il loro giocopreferito è appunto “acchiapparella”,solo in diagonale.Vi sono poi i Cavalli creaturestraordinarie e preziose, ma poche nelnumero, soltanto due.Amanti della rosa e del galoppo conla criniera al vento si muovonod’apprima con due balzi, poi sifermano un solo istante per annusarel’aria e ancora avanti felici di uno, manel loro galoppare, saltando anche gliostacoli fanno talvolta il contrario. Iloro zoccoli lasciano sulla strada unameravigliosa striatura a forma di L,talvolta rovesciata, che termina con

    una scia a forma di quadrato biancooppure nero, gli unici che ricordano iltempo quando i due reami vivevanoin armonia tra loro. Non amanotroppo i pedoni, forse per paura chepossano salire in groppa e domare illoro spirito libero.Ed ecco i leggeri Alfierisopprannominati Campochiaro oCamposcuro, a seconda del lororegno di appartenenza, dal grandecappello così imponente da oscurareun pò la vista e per questo motivosono costretti a farsi stradacamminando veloce solo per traverso,formando una diagonale perfetta. L’animale che amano di più al mondo èl’elefante e leggenda vuole che lorostessi prima di assumere tali fattezzefossero in realtà possenti elefanti.É ora il momento della misteriosaTorre. Si dice che sia abitata dainvisibili piccoli arcieri che guidano ilsuo cammino e che da tanti anni orsono si sia ribellata dal suo padroneelefante dal quale era sorretta,costretta ad eseguire tutti i suoicomandi. Non è molto agile,anzi, ma la sua visuale ècompleta, sgombra e liberapuò muoversi sia inorizzontale, dritta e precisacome lo scoccare di una

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  • freccia, che in verticale. Non temeniente e nessuno, nè tanto meno ditornare sui suoi passi e per questoprocede avanti e indietro, al suo re ècosì fedele da sacrificarne la vitadifendendolo con il suo imponenteArrocco.Finalmente è arrivato il momento dipresentare gli ultimi componenti diquesti fantastici abitanti: la potenteregina Queen con il suo stanco epesante re.La regina dalla preziosa corona e dalcorpo alto e agile, ama fare lunghepasseggiate in tutte le direzioniandando semplicemente dove la portail cuore. Suo marito, il re, dal lungomantello e dalla pesante corona, simuove, invece, molto lentamente unsolo passo alla volta, ma in ognidirezione e ha bisogno di protezione,

    perchè spessominacciato. Amatantissimo la sua libertàe si racconta che seintrappolato diventa“matto”. É lui lapersona più importanteanche se è sua moglie adetenere il potere.Un giornoapparentemente cometutti gli altri se non per

    una leggera brezza primaverile chesoffiava lieve sugli abitanti un Pedone,del regno bianco che si distinguevaper la curiosità, la tenacia e il pocorispetto delle regole, tanto daprendere il sopprannome di “PedoneGirovagone” , sentì forte nel suocuore il desiderio di scoprire cosa cifosse fra quegli alberi tanto imponentie chi abitasse quel regno tanto vicinoquanto misterioso. Mille domande siimpossessarono della sua mente finoa quando, con un pò di timore, decisedi fare due passi in più, nonostante lasua natura gli imponesse di muoversisolo di un passo.La sua decisione non restò affattoinosservata in quanto tutti gli abitanticome svegliati da un profondotorpore iniziarono a chiedersi cosastesse accadendo con un’evidente

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  • preoccupazione e nel regno accanto,addirittura, vi era chi iniziò a temereper la vita del Re.Infatti il Re Moro subito ordinò alPedone più fidato e intraprendente dimuoversi di un passo in più per poterscoprire cosa stesse succedendo.Fu così che un pò per magia un pòper gioco tutti gli abitanti dei dueregni, a turno, iniziarono a muoversi,come mossi da una spinta diirrefrenabile curiosità.I pedoni dei rispettivi regni sitrovarono ben presto uno davantiall’altro e rimasero d’apprima sorpresi,in quanto nessuno sapevadell’esistenza dell’altro, ma subitodopo furono felici di scoprire quantofossero uguali.Fu poi la volta del curioso Cavallobianco, che annusò nell’aria una vogliadi libert