Franca Pisani - Attraversamenti

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Franca Pisani

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Mostra a Palazzo S. Elia (Settembre 2010) - Palermo

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Franca P isani

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Direttore artisticoMarzia Spatafora

Testi Giovanni AvantiGianluca RanziMarzia SpataforaPatrizia FerriGabriele BoniFrancesco Boni

OrganizzazioneArt Time srl Brescia

Luogo espositivoPalazzo Sant’Elia, Palermo

AllestimentoMarzia SpataforaGeneral Service srl

ComunicazioneHypeves Square di Anna Burgio delle Gazzere

Fabio Piedimonte

AccoglienzaFederica Curatolo

FotoBernardo Ricci

Supervisione editorialeMaria Paola Poponi

Progetto graficoLisa Camporesi

Traduzione testiNatalia PaparelliSilvia Velardi

TrasportiArt Service, Verona

Si ringrazia per la gentile concessione delle opereArt Time, Bresciawww.arttimebrescia.com

Attraversamenti

PresidenteGiovanni Avanti

Assessore alla CulturaEusebio Dalì

Direttore Ufficio Autonomo Grandi Eventi Spettacolo e CulturaMarianna Mirto

Responsabile dell’Ufficio Attività CulturaliRosa Saladino

Consulente per la CulturaFrancesco Gallo

Ufficio StampaAngelo ScuderiFederica Certa

Provincia Regionaledi Palermo

Franca P isani

24 settembre - 5 novembre 2010

A cura di Gianluca Ranzi

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7AttraversamentiFranca P isani

A cura d i G ianluca Ranz i

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Scultura e pittura di alta qualità ed espressività artisti-ca nei saloni di Palazzo Sant’Elia per l’originale mostra dell’eclettica Franca Pisani, un’artista dallo stile vigoroso

e che dall’abbraccio tra queste due forme d’arte riesce a ricava-re una sintesi originalissima e che non mancherà di suscitare interesse e dibattito, così come le opere proposte alla Biennale di Venezia. Franca Pisani propone i suoi elementi pseudo-figurati-vi, e sia la tela sia lo spazio divengono luoghi di trasformazione, di scambio, di interazione. L’impegno di Franca Pisani, con il suo sodalizio fra pittura e scultura, assegna un ruolo diverso e da protagonista all’artista stessa, impegnata nella realizzazione dei materiali ma anche in quella creativa e progettuale. Una doppia identità che arricchi-sce di contenuti e di fascino la mostra di Palazzo Sant’Elia e che farà conoscere al pubblico palermitano un’artista che, con forza e rigore, riesce a coniugare, immaginazione, ricerca e contenuto. è con estrema attenzione e curiosità, quindi, che la Provincia ospita la produzione della Pisani, che ben si colloca nella pro-posta culturale della nostra amministrazione, aperta ad un plu-ralismo di progetti legati in particolare all’arte contemporanea e sensibile alla forza ed alla incisività di proposte d’arte capaci di emozionare e di far riflettere.

Giovanni AvantiPresidente Provincia Regionale di Palermo

High-quality sculpture and painting, endowed with ex-traordinary artistic expression, in the rooms of Pal-azzo Sant’Elia for the original exhibition of eclectic

artist Franca Pisani, possessed with a vigorous style, embracing both artistic forms, getting a new synthesis that will foster inter-est and cultural debate, just like the works on show in Venice Biennial Exhibition. Franca Pisani offers her pseudo-figurative elements, and both the canvas and the space become places of change, transformation, interaction. Franca Pisani’s commitment, with her union of painting and sculpture, entails the artist with a leading role, concentrated as she is in the realization of materials and in the creative and planning steps. A double identity which gives new charming is-sues to the show at Palazzo Sant’Elia, that will introduce to the Palermo viewers an artist who, with force and rigour, is able to conjugate imagination, research and concepts. It is with extreme care and curiosity that we host Pisani’s exhibition, that matches so well the cultural events offered by our Provincia, open to plural projects connected to contemporary art, sensitive to the strength and impact of artistic ideas that can move the viewer and make him reflect.

Giovanni AvantiPresidente Provincia Regionale di Palermo

Provincia Regionale di Palermo

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Marzia Spatafora, il Presidente della Provincia Regionale di Palermo Giovanni Avanti e Franca Pisani

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Introductionby Marzia Spatafora

Che Franca Pisani fosse un’artista connotata da una forte matrice concettuale lo avevamo intuito dai suoi lavori gio-vanili, quando si presentò al Beaubourg di Parigi con il famoso Operozio, fino all’ultima Biennale di Venezia, quando ha impreziosito il giardino di Ca’ Zenobio con le sue splendide sculture socialmente significanti, ma non potevamo

immaginare il suo ultimo lavoro a Palazzo Sant’Elia: la sua installazione nella cornice settecentesca del sito palermitano sorprende e lascia attoniti.Un rotolo industriale di 150 metri interamente e fittamente dipinto con un segno forte, quasi aggressivo, si snoda per tutta la mostra correndo ora sulle pareti, ora sul soffitto e si stende a tratti liscio e a tratti aggrovigliato, proprio come la nostra vita a volte gioiosa e semplice ed altre difficile e problematica. I protagonisti che devono intraprendere il viaggio “attraversando” la lunga strada sono i “Nomadi”, così l’artista li ha battezzati. In realtà si tratta del nuovo Uomo che popola questo nostro straordinario pianeta che ha assistito a tutti i cambiamenti sociali, razziali ed etnici dell’umanità. L’uomo è l’uomo universale cittadino del mondo, che non ha una residenza fissa ma si muove con disinvoltura e facilità in tutto il globo. È un mondo ide-ale senza confini e senza tempo dove non esistono differenze razziali e dove ognuno fa parte del tutto e dove regna sovrana la fratellanza. L’uomo è vestito di terra: come se nascesse da essa e ne facesse parte, è il ritorno alle origini. Sembra quasi

Presentazionedi Marzia Spatafora

That Franca Pisani was an artist characterised by a strong conceptual drive was clear from her first works of art, when she appeared at Beaubourg in Paris with her most famous Operozio, up to the latest Biennial Exhibition in Venice, when she made the garden of Ca’ Zenobio even more precious, with her socially significant sculptures; nonetheless,

we could not imagine her latest work for Palazzo Sant’Elia: her installation, in the XVIII century framework of the wondrous site in Palermo, leaves us speechless and amazed. An industrial roll 150 metres long, wholly and densely painted with a strong sign, almost aggressive, unfolds throughout the exhibition, running over the walls and the ceiling, lying sometimes straight and sometimes groovy, just like our life, sometimes simple and joyous and sometimes hard and full of problems. The protagonists who have to go on their journey “traversing” the long way are the “Nomads”, so labelled by the artist; as a matter of fact the true protagonist is the new Man that inhabits our extraordinary planet, that has witnessed all kinds of social, racial and ethnic changes of humankind. Man is the universal citizen of the world: he does not possess a place of his own, but moves and is at ease worldwide. It is an ideal and timeless world, a world with no boundaries, where there are no racial differences and everyone is part of a whole and where brotherhood is the only law. Man is clad with ground, he is born out of it and is part of it: it is the return to the origins. It is like being in the Garden of Eden, where you could meet the

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di essere nel Giardino dell’Eden dove si può incontrare il primo essere umano. Al centro infatti c’è Lei: La donna. Madre Natura che genera la vita ed è il perno attorno al quale si muovono le altre figure a loro volta rappresentative di differenti volti umani: L’uomo innamorato, Il ragazzo ancora imberbe, L’altro il bello, Il viandante ed infine La morte che finisce il ciclo e allo stesso tempo indica La rinascita. La globalizzazione di Franca Pisani non è quella banale consumistica che ha appiattito la nostra individualità, ma piuttosto si tratta dell’unione che ci coinvolge in un unico afflato umanitario. È un grido di pace l’installazione della Pisani, è la voglia disperata di cambiamento, è la speranza e la certezza del divenire. La mostra a Palazzo Sant’Elia è di grande impatto scenico ed è in bilico tra l’installazione e l’opera teatrale, è un’opera vibrante che coinvolge lo spettatore e sicuramente lo costringe a fare delle riflessioni, ognuno di noi ritrova una parte di sé durante il percorso e si pone quelle domande che sono alla base dell’esistenza stessa. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?Franca Pisani in questa occasione mostra la sua parte più intima lasciando fluire liberamente l’estro che l’ha sempre con-traddistinta e che però forse ancora non aveva trovato la giusta ispirazione per dare il meglio di sé. Il calore della Sicilia che l’ha accolta da grande protagonista dell’arte contemporanea evidentemente le ha dato la scossa necessaria per essere Grande. Complimenti Franca!

very first human being. At the centre you find her: The woman, Mother Nature generating life, the fulcrum around which all the other figures revolve, themselves representing different human faces – The man in love, The youthful man, The other, The handsome man, The wanderer, and Death at last, death which completes the cycle and indicates the Rebirth. Franca Pisani’s Globalization is not the trivial and consumerist one that has flattened our individuality, it is a union that involves us all in a unique, humanitarian impulse. Pisani’s installation is a cry for peace, it signals the desperate desire for change, it is a hope and the certainty of becoming. The exhibition in Palazzo Sant’Elia has a great scenic impact and is halfway between an installation and a drama, it is a vibrating work that captures the viewer and pushes him to ponder. Each of us finds a fragment of being and asks questions at the very base of existence itself. Who are we? Where do we come from? Where are we going to?On this occasion Franca Pisani reveals her most intimate and private part, letting her inspiration flow freely, the inspiration that has always been a constant, but which had not found yet the right moment to express itself. The heat of Sicily that has welcomed her as a great protagonist of contemporary art has given her the encouragement to become Great. Congratula-tions Franca!

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Lia Salerno, Santina Abbate, Miria Vicini, Orsola Provenzano, Franca Pisani,

Francesco Sarno e Mina Fusi

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scultura polimatericacanvas, resine e ossidi“il curioso”

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scultura polimaterica canvas, resine e ossidi

i due innamorati: “il vento”

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scultura polimatericacanvas, resine e ossidi“madre natura”

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Franca Pisani and the Great

Motherby Gianluca Ranzi

La mostra palermitana a palazzo Sant’Elia arricchisce il mosaico della ricerca artistica di Franca Pisani di un’altra tessera, che, se da una parte ricapitola i capisaldi precedenti della poetica dell’artista elbana puntualizzandone alcuni aspetti, dall’altra rinserra le fila del suo linguaggio espressivo per aggiungere un nuovo capitolo al percorso fin qui intrapreso.

Formatasi a Firenze alla fine degli anni settanta a contatto con un clima espressivo di forte impronta concettuale, Franca Pisani ha svolto le sue prime esperienze all’insegna di una processualità mentale e riduzionista in cui mail art, interattività, happening, impegno politico e approccio documentaristico si coalizzavano per risultati ad alto ordine freddo. I passi successivi della sua ricerca l’hanno poi vista vi-rare in direzione della materia pittorica, conservando però l’originale metodologia sincretica del periodo precedente, ora volta a fondere pittura, scultura e installazione in un progetto complessivo che vede nelle potenzialità dello spazio tridimensionale l’alveo ideale per lo sviluppo e l’espressione, si sarebbe a volte portati a parlare di crescita organica, della sua ferrea volontà d’arte. L’opera di Franca Pisani non accetta la separazione di genere tra pittura e scultura, rifiuta la limitazione bidimensionale e sceglie di aprirsi sia all’ambiente che le circonda che al pubblico, ricapitolando il primo nelle partizioni tridimensionali che la materia pittorica crea - sareb-be il caso di dire costruisce - sulla superficie della tela e catturando il secondo nel vortice di energia messo in moto dai pigmenti puri che l’artista adopera nelle sue opere. Collocandosi sul crinale fra pittura e scultura, e rifacendosi all’idea rinascimentale della continuità tra

Franca Pisani e la Grande

Madredi Gianluca Ranzi

The exhibition in Palermo, Palazzo Sant’Elia enriches the mosaic of artistic research of Franca Pisani giving another tessera, which both sums up the poetic features of the artist from Isle of Elba and closes up the rows of her art lan-guage, in order to add a new chapter to her path.

Studying in Florence on the Seventies, in an expressive climate with strong conceptual items, Franca Pisani first expe-rienced mind and reduction processes where mail art, interactivity, happenings, political commitment and documentary approach were combined to get icy results. Next steps of her research made her turn towards painting matter, saving the original syncretism methodology of her previous phase, now tending to fuse painting, sculpture and installations in a global project finding in the potentialities of three-dimensional space the ideal cradle for the development and expression, some-times even an organic growth, of her iron-made art will. Franca Pisani’s work does not accept the separation between painting and sculpture, it denies the two-dimensional limi-tations and chooses to open up both to the environment surrounding them and to the audience, recalling the former in three-dimensional partitions created - maybe even built - by painting on the canvas surface and catching the latter in the energy vortex started by pure pigments used by the artist. On the boundary between painting and sculpture, calling back

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Gianluca Ranzi, Marzia Spatafora

le arti che trova nell’umano e nello spazio da lui plasmato il proprio centro di riferimento, Franca Pisani riassume in sé e nella processua-lità del proprio lavoro tanto il ruolo del maestro di bottega, direttamente esperto nella realizzazione dei materiali artistici, quanto quello dell’artista teorico e del trattatista, impegnato nella fase progettuale e nella speculazione estetica che sostiene la pratica dell’arte. Da questo punto di vista gli sviluppi recenti del suo lavoro non appaiono tanto lontani dalle origini concettuali del suo percorso: la pittura di Franca Pisani infatti, pur essendo impastata di materia e di corpo, non perde mai di vista la densità concettuale che la ispira e che la riconnette direttamente a un sogno privatissimo di ricerca delle origini genetiche del vivente, di recupero di memorie primordiali e mitiche, di intrappolamento dei fantasmi dell’inconscio collettivo. Questa ambivalenza tra materia e idea è ormai talmente connaturata al lavoro dell’artista da far tornare alla memoria le parole di Leo-nardo Da Vinci che considerava la pittura come “il più alto discorso mentale” e da questo punto di vista, come avevo già puntualizzato in un testo precedente, la sua ricerca si scopre profondamente legata al genius loci di un’arte mediterranea nella forma e nel contenuto, un’arte che non si serve dei lambiccamenti del simbolo per accrescere in espressività, ma che piuttosto ama scoprire nell’analisi della materia le tracce della sua evoluzione biologica e sa riformulare la sua indagine nei valori plastici della tradizione figurativa, anche per-seguendo la ricerca della bellezza, dell’equilibrio della composizione e di una struttura formale essenziale. Le griglie formali entro cui si

the Renaissance concept of continuity between the arts which finds in the human and in its space its own landmark, Franca Pisani summarizes in herself and in her working process both the role of shop master, directly expert in the creation of ar-tistic materials, and of theorist and essayist, engaged in building project and aesthetic speculation supporting art practice. From this viewpoint the most recent developments of her work do not seem to be far from the conceptual origins of her path: Franca Pisani’s painting in fact, even though moulded in body and matter, always bears in mind the conceptual density in-spiring and reconnecting it to a most private dream of research of the genetic origins of life, of recollection of mythical and primeval memories, of entrapment of ghosts of collective subconscious. This dualism between matter and idea is so totally inside the artist’s work that it calls back to mind Leonardo’s words, who viewed painting as ‘the highest mental speech’, and from this point of view, as I had already stated in a previous text, her research is profoundly linked to the genius loci of an art which is Mediterranean in form and content, an art not using the tricks of symbol to heighten its expression power, but it tends instead to discover in the analysis of matter the traces of its biological evolution and knows how to show again its detection in the plastic values of figurative tradition, even pursuing the quest for beauty, balance in composition and essential formal structure.

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Gianluca Ranzi, Marzia Spatafora

scultura polimaterica canvas, resine e ossidi

“l’innamorato”

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struttura la materia producono quindi un tempo di contemplazione che non si ferma alla concretezza dell’impasto materico, ma lo depura sollevandolo nella condizione di una pittura-azione che comprende dentro di sé astrazione concettuale e senso della forma. Il lavoro che deriva da tale atteggiamento riflette puntualmente la medesima ambivalenza: lo sguardo dello spettatore è ugualmente invitato a procedere in profondità tanto quanto a lasciarsi affabulare dalle reazioni e dai contorcimenti della materia in superficie e in ugual modo è affidato nelle mani ruvide della Madre Terra, così come è affascinato da un alfabeto primordiale di segni che si struttura in un linguaggio ancestrale che parla all’intelletto. Tra istinto e progetto, natura e cultura, genius loci e esperienza collettiva sta quindi la materia pittorica di Franca Pisani, che assicura un clima che non è né diurno né notturno: è quel clima che Donald Winnicott definisce spazio transizionale, uno stato ambiguo di abbandono e lucidità, uno stato intermedio, strabico e complesso. Quest’area di esperienza umana che è intermedia tra le cose percepite e quelle concepite esiste, secondo lo psicanalista inglese, nella realtà condivisa, ma non è né al di dentro né al di fuori dell’individuo. È propriamente l’area del gioco, che incominciando a formarsi a partire dalle primissime esperienze del bambino ed espandendosi al di fuori, si estende poi alla vita creativa adulta con l’uso dei simboli e di tutto ciò che porta alla formazione della vita culturale. Anche l’arte riflette quindi una sua memoria specifica legata alla propria storia linguistica e a quella individuale dei suoi artisti. Questa sovrapposizione si fonda su di un paradosso, perché fa del lato dell’immediatezza e della naturalità

The formal grids inside which matter is structured thus produce a time of contemplation not focusing just on concrete mat-ter impasto, but also cleaning it, lifting it up to the condition of an action-painting enclosing both conceptual abstraction and sense of form. The outcome punctually reflects the same dualism: the spectator’s view is driven to go in depth and it is equally spellbound by the reactions and twists of surface matter, given over to the rough hands of Mother Earth, just as it is fascinated by a primitive sign alphabet based on a language speaking to the intellect. Between instinct and project, nature and nurture, genius loci and collective experience, there is Franca Pisani’s painting matter, granting a climate neither diurnal nor nocturnal: it is the climate Donald Winnicott defines ‘transitional space’, an ambiguous state of abandoning and self-consciousness, a twilight zone, squinting and complex. This area of human experience, halfway between perception and conception, exists, according to the English psychoanalyst, in shared reality, but it is neither inside nor outside the in-dividual. It is properly the playing area, which starts with the very first child’s experiences and, getting out, expands then to adult’s creative life, by using symbols and whatever leads to the formation of cultural life. Even art reflects its own specific memory linked to its linguistic story and to artists’ personal one. This overlapping is based on a paradox, because it turns immediacy and nature into project and program, where it is paradoxical that this side cannot

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un progetto e un programma, laddove è paradossale il fatto che questo lato non possa consciamente essere prodotto dal soggetto, ma lo si debba trovare in sé come immediatamente dato. La posizione ambivalente da cui muove Franca Pisani le permette di fondare un territorio fertile dove coltivare il dubbio sull’esistente e sulla sua storia. In questo modo l’artista riesce ad allentare l’angoscia derivante dalla perdita del controllo sulla materia che le è propria e può lasciarsi più liberamente portare alla deriva seguendo le intuizioni e le sollecitazioni profonde che le vengono dall’attingere al serbatoio della memoria collettiva. Proprio per questo il suo lavoro più recente intreccia di nuovo pittura, scultura, disegno e architettura nella produzione di un’installazione che può sostare in qualsiasi spazio, ma senza il pericolo di una totale integrazione. In altre parole il lavoro pensato da Franca Pisani per la mostra a palazzo Sant’Elia rimane aperto e mantiene un margine di non finito che si deve alla infinità del materiale trattato, che affonda nell’inconscio collettivo e si spalanca sul futuro a venire. L’ambivalenza del suo lavoro ritorna quindi oggi utilizzando da una parte l’idea dello sconfinamento e dell’interagenza culturale e affermando dall’altra il diritto tutto individuale dell’artista di produrre forme spontanee e segni sorprendenti, conseguenti da un immaginario libero da ogni gerarchia. In questo modo l’arte opera su un ulteriore livello di scomposizione in quanto si presenta allo sguardo stanziale dello spettatore recando le tracce della propria odissea, i segni di un attraversamento che la rendono positivamente estranea rispetto alla familiarità delle immagini consuete, consolatorie e morbidamente

be consciously produced by the subject, but it has to be found already given in itself. The ambiguous stance from which Franca Pisani starts up allows her to found a fertile territory where it is possible to grow doubts on existence and history. This way the artist can loosen the anguish deriving from the loss of control on matter and can freely go adrift, following the intuitions and deep solicitations coming from collective memory. This is why her most recent work juxtaposes painting, sculpture, drawing and architecture in an installation that can stand wherever, with no danger of an utter integration. In other words, the work conceived by Franca Pisani for the exhibition at Palazzo Sant’Elia remains open and has an unfinished margin due to the infiniteness of the material, sinking in collective subconscious and opening up onto the coming future. The dualism in her work gets back today to present day by using on the one hand the idea of crossing and interaction of cul-tures, and on the other stating the artist’s individual right to create spontaneous forms and astonishing signs, stemming from a boundless imagination. This way art works on a further level of decomposition because it presents itself to the spectator’s fixed view bearing traces of its own odyssey, signs of a crossing positively estranging it from familiar and ordinary images, both consoling and softly anaesthetic, daily invading mass society. What is the artist’s journey? Where is the Narrenschiff heading for? Where is it moored and over all what memories has it brought back from its journey, offering them as a ransom

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anestetiche che invadono quotidianamente la società di massa. Qual è il viaggio intrapreso dall’artista? Verso quali mete la nave dei folli è oggi partita? Dov’è approdata e soprattutto quali memorie ha riportato dal suo viaggio, offrendocele a riscatto della nostra condizione di immobilità e di cecità?Franca Pisani ha concepito per lo spazio di palazzo Sant’Elia un’installazione site-specific che si dipana attraverso l’intero ambiente espo-sitivo passando di sala in sala come un nastro senza soluzione di continuità, occupando lo spazio secondo direttrici molteplici, in linea retta o avvolgendosi a spirale, accompagnando il visitatore in un viaggio mitico sospeso tra passato e futuro. Questa straordinaria instal-lazione ambientale, ottenuta lavorando la pittura su un rotolo industriale lungo più di 150 metri, si compone quindi di un tema strutturale che allaccia fisicamente l’intero spazio facendolo divenire parte stessa del lavoro, non più mera quinta scenografica di sfondo, ma parte integrante del progetto. Il tema portante dà poi spazio ai singoli episodi, quasi dei racconti a margine del tronco narrativo principale, che si concentrano in ogni sala sotto forma di installazioni a parete di opere su carta, di sculture, di tele di grandi dimensioni, di manichini-assemblages come testimoni silenziosi memori di lontani echi metafisici. In questa complessa struttura fatta di un’asse portante e di episodi singoli ad esso allacciati, si ribadisce l’interesse dell’artista per l’abolizione della distinzione tra i generi di pittura e scultura, per il valore conferito alla materia e alla memoria genetica dell’umanità, per la considerazione della superficie pittorica come una pelle

for our condition of immobility and blindness? Franca Pisani thought up a site-specific installation inside Palazzo Sant’Elia that unfolds throughout the whole space, room by room, continuously, filling it up following many a directory, along a straight line or a spiral, accompanying the visitor on a mythical journey suspended between past and future. This extraordinary space installation, got by painting upon an industrial roll more than 150 metres long, is thus composed of a main pattern physically fastening onto the ambient space, making it the very part of the artwork, no longer mere background, but inside the project. The main theme opens up on single episodes, almost side tales focusing in every room as wall-fixed installations of paper artworks, sculptures, large canvases, assemblage-mannequins as silent witness of far metaphysical echoes. In this complex structure composed by main axis and linked single episodes the artist’s interest is strongly directed towards the voiding of the distinction between painting and sculpture, because of the value given to matter and to humankind’s genetic memory, and because of the consideration of painting surface as sensitive skin recording body shivers and memory strata.Franca Pisani, further developing an in nuce idea in 2009 exhibition at Museo Marino Marini in Florence, starts over the concept of three-dimensional painting filling space as a time-space continuum, a journey to have, a new trail to go onto, un-veiling the ancient heart of human presence on Earth and casting a spotlight on the future yet to come. The painting, whirling

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Franca Pisani, Francesco Gallo, Marzia Spatafora, Gianluca Ranzi,

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sensibile che registra i fremiti del corpo e le stratificazioni della memoria. Franca Pisani, sviluppando ulteriormente una suggestione già presente in nuce nella mostra al Museo Marino Marini di Firenze del 2009, riprende con il progetto per Palermo l’idea di una pittura tridimensionale che si svolge nello spazio come un continuum spazio-temporale, un viaggio da intraprendere, un percorso da rivivere che svela il cuore antico della presenza umana sulla terra e ne illumina il futuro a venire. La pittura che si abbandona vorticosa lungo il fregio continuo attraverso le sale va letta non episodicamente ma nel suo insieme, a guisa di una registrazione di segni archetipici di un’umanità nascente, un affiorante alfabeto lineare che viene esaltato nella sua primordialità dal color terra, dalle cuciture a vista, dalle bruciature dell’acido che rimuove il colore e crea ricchissime profondità tonali, le stesse che vibrano nelle altre opere che si dispongono nelle sale, unite quindi al tema principale attraverso il cordone ombelicale della memoria, della nostalgia per un mito dell’origine che si situa al di fuori da ogni ammiccamento tribale e da ogni inflessione dialettale o ristrettamente autobiografica. Il viaggio di attraversa-mento di Franca Pisani si e ci riconnette infatti a un territorio materno condiviso, al luogo della nascita, di sviluppo e di estensione del proprio vissuto esperienziale. In questo modo l’opera nel suo insieme diviene il punto di incontro non solo dell’artista che l’ha progettata, ma anche occasione di appuntamento col sociale, con il pubblico che vi si può immergere con uno sguardo non passivo, in quanto vi vede rispecchiata la propria peripezia esistenziale. Essa è veramente tale in quanto pertinente al divenire del genere umano fin dalle sue origi-

and leaving along the continuous frieze room after room, has to be read as a whole, as the recording of archetypal signs of an arising humanity, a surfacing linear alphabet that is exalted in primeval ground colour, in visible stitching, in acid burnings removing the colour and creating many tonal depths, the same ones that vibrate in other works on show, connected to the man theme by the umbilical cord of memory, of nostalgia for a myth of origin located outside every tribal winking and local inflexion or simply autobiographical. Franca Pisani’s journey is connected and connects us to a maternal shared territory, to the birthplace, to the development and experienced life growth space. The artwork as a whole can now become into a meeting point not only for the artist as project manager, but also a chance for social networking, and the audience can delve deep inside it with active glance, catching a glimpse of its existential trouble. It is really so because it is part of the becoming of humankind since its Neolithic origins, when Earth goddesses had not been replaced yet by Indo-European male divinities of Sky (Zeus) and War (Ares).Despite of the spread of Mother-Goddesses civilization in space and time, from the Atlantic Ocean to Dnepr River and to Anatolia, and from 7000 to 3500 b. C., it revealed fairly persistent features and got a system of beliefs, so homogeneous as to let Lithuanian archaeologist Marija Gimbutas define this civilization as the world of Mother Goddess or Great Goddess.

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ni neolitiche, quando le divinità femminili della Terra non erano ancora state sostituite da quelle maschili indoeuropee del Cielo (Zeus) e della guerra (Ares). Nonostante infatti la civiltà delle dee madri sia stata molto estesa nello spazio e nel tempo, dall’Atlantico al Dnepr e all’Anatolia e dal 7000 al 3500 a.C., essa presentò caratteri relativamente persistenti e si dotò di un sistema di credenze sostanzialmente unitario tanto da consentire all’archeologa di origini lituane Marija Gimbutas di definire questa civiltà come il mondo della Dea Madre o della Grande Dea. Come sottolineano Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti nel loro saggio Origini di storie, essa non è semplicemente dea della terra nutrice, della pienezza e dell’abbondanza, ma esprime l’ambivalenza della natura, che può essere benevola e fertile, così come selvaggia distruttrice e portatrice di carestie, epidemie, disastri e cataclismi. Nelle loro parole: “Il culto della Grande Dea riconosce che nascita, trasformazione e dissoluzione di ogni cosa sono intrecciate insieme, in un unico e multiforme divenire. Riconosce l’inestricabile nodo gordiano della vita e della morte, le molteplici forze di creazione, di distruzione, di rigenerazione, di rinnovamento”. Questa alternanza di aspetti protettore e terrifico della natura rinnova la sua eco lonta-nissima nel lavoro odierno di Franca Pisani, che inconsapevolmente traccia sulla pelle della pittura il repertorio dei simboli magici della Grande Madre: racemi, tronchi, forme ad anfora, vasi, ventri gravidi, falci di luna, semicerchi, mentre è la stessa intera installazione del rotolo che si avvolge attraverso la progressione delle stanze a ricordare i due simboli principali di quel mondo ancestrale e preistorico: la

As stated by Gianluca Bocchi and Mauro Ceruti in their essay Origini di storie, it is not only alma mater, mother of fullness and plenty, but it also expresses the ambivalence of nature, sometimes merciful and fertile, sometimes fierce slayer, bearer of famine, plague, disasters and cataclysms. In their words, ‘The worship of Great Goddess says that birth, transformation and dissolution of everything are combined together, in a unique and varied becoming. It also acknowledges the Gordian knot of life and death, the multiple forces of creation, destruction, regeneration and renewal’. These alternate aspects of nature as protector and frightener repeats its faraway echo in Franca Pisani’s current work that unconsciously traces on the painting skin the repertory of Great Mother’s magic symbols: branches, trunks, amphora-like shapes, vases, pregnant wombs, crescents, half-circles, but it is the very roll-installation that coils trough the rooms and recalls the two main symbols of that prehistoric and ancestral world: the spiral and the double helix. The installation in Palermo, tending by its evolutions, invading all the museum area, now becomes visual metaphor of the intermingling dualities and founds a new magical territory where unity, changing into duality, lets our lives join a new and deeper state of consciousness. The ramps and the sections of Pisani’s previous painting are today detached from their nails and ramble over the ambient space, absorbing and shaping it, becoming autonomous and self-sufficient, getting the shape of a coiled

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Marzia Spatafora, Francesco Boni,Franca Pisani, Gianluca Ranzi

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spirale e la doppia elica. L’installazione di Palermo che si protende con le sue evoluzioni invadendo lo spazio museale, diviene la meta-fora visiva dell’intreccio delle dualità e fonda un nuovo territorio magico dove l’unità, trasformandosi in dualità, permette di raggiungere una nuova e più profonda consapevolezza del nostro essere-al-mondo. Le cordonature e le compartimentazioni della pittura precedente della Pisani si sono oggi staccate dal supporto e hanno debordato con irruenza nello spazio circostante assorbendolo e plasmandolo, divenendo autonome e autosufficienti e assumendo la forma di un serpente intrecciato che si snoda lungo il percorso espositivo. Di nuo-vo Bocchi e Ceruti: “Dalle origini della sua storia, un’imprescindibile dualità è insita nei geni degli individui, negli spazi, nelle idee, nei miti. A tutt’oggi la civiltà europea è un intreccio indissolubile delle linee di discendenza di popolazioni agricole, orientate verso la Terra, e di popolazioni nomadi, orientate verso il Cielo”. Franca Pisani, agendo in un luogo simbolo dell’incontro e della fusione delle culture mediterranee, riesce a ricreare il senso di quel lontanissimo orizzonte dinergico poi rimpianto dalla filosofia di Rousseau, vagheggiato dalla pittura di Gauguin, sognato dall’Altrove dei Surrealisti e scientizzato dalla psicoanalisi, mostrando ancora oggi quanto l’interagenza culturale e il dialogo degli opposti, pur essendo ingabbiati negli schemi di una società androcratica, non ha mai smesso di fecondare le radici profonde del pensiero e di promuovere un corpo di forme a futura memoria.

snake unfolding along the exhibition path. Again Bocchi and Ceruti, ‘Since its very origins, a not to be set aside dualism rests

inside individual’s genes, spaces, ideas, myths. Nowadays European civilization is an inextricable plot of descending lines of

Earth-bound agricultural peoples, and Heavens-bound nomad peoples’.

Franca Pisani, working in a symbolic meeting place and melting pot of Mediterranean cultures, recreates the sense of that

faraway dinergic horizon, later regretted by Rousseau’s philosophy, idealized by Gauguin’s painting, dreamt in Surrealists’

Elsewhere and made scientific by psychoanalysis; she shows even today to what extent the cultural interaction and the

dialogue of opposites, although caged within the grids of androcratic society, has never ceased to enrich the deep roots of

thought and promote a body of shapes to be remembered.

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scultura polimatericacanvas, resine e ossidi“la memoria”

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scultura polimaterica canvas, resine e ossidi

“l’innamorato”

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Giampaolo Pigliasco

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Attitudineto infinite

by Patrizia Ferri

Franca Pisani è una forza della natura. Un vero e proprio concentrato di energia che infonde a piene mani nei suoi lavori, grandi bassorilievi, matrici e sculture aeree, nastri incombenti e fluttuanti a misura dello spazio che abitano. Nella sua ricerca attuale, cui approda dopo una serie di esperienze diverse e nello stesso tempo affini perché giocate con capacità

di deduzione formale e all’interno di un unico stringente principio vitale, si intrecciano spazi e luoghi, tempi e linguaggi, tradizione e contemporaneità, attraverso una materia veicolo della propria realtà umana che compone il piano come un campo di forze in tensione, nella quale sperimenta una creatività versatile e incontenibile, tesa verso un affondo primordiale nelle sensazioni, in quelle emozioni profonde inespresse con cui riprendere contatto. “Cerco di donare un sogno”, dice l’artista, un sogno come una pausa di riflessione, uno spazio vuoto saturo di senso da condividere intensamente, non importa anche se solo per un attimo, offrendo una possibilità diversa di esistenza, una dimensione silenziosa e ina-spettata, ritagliata nella banalità metallica del quotidiano. Un qualcosa che suona come una vera e propria professione di fede in un’arte che vuole essere interpretata o capita quando rivissuta come pura esistenza, ma che a differenza dell’informale, straordinario serbatoio linguistico in cui si radica la sua ricerca, una ricerca assolutamente in linea con la filosofia dell’artista puro, si realizza non in una fenome-nologia caotica e indistinta ma con una sua intrinseca e naturale strutturazione che rimanda all’utopia positiva di uno spazio altro, vitale

Attitudine all’infinito

di Patrizia Ferri

Franca Pisani is a power of nature. A true concentration of energy freely flowing in her works, huge bas-reliefs and aer-ial sculptures, overhanging and fluctuating bands living in their space. In her present research, gained after a series of different yet similar experiences, lived with a capacity of formal reduction, inside a single and pressing vital principle,

intertwine spaces and places, times and languages, traditions and contemporary issues, by means of a matter which dif-fuses its own human reality, composing the surface like a power field in tension, where Pisani experiments a boundless and versatile creativity, tending towards a plunge into emotions, deep, voiceless, to be recovered. ‘I try to donate a dream’, the artist says. This dream is a moment to think over, an empty space full of sense to be shared, even if only for a brief moment, envisioning a different existence, a silent and unexpected dimension, cut into the metallic triviality of everyday. It sounds like a true profession of faith in a kind of art that needs to be re-lived as pure existence; differing from informal art, extraordinary linguistic reservoir where her art is rooted, in a research which is absolutely in line with the essence of pure art, Pisani’s art is not conveyed by chaotic and indistinct phenomenology, but by intrinsic and natural structure referring to the positive utopia of another space, vital and potentially practicable, present in the regenerative rediscovery of interior and spiritual values.

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e potenzialmente praticabile che sta nella riscoperta rigenerativa di valori interiori e spirituali. L’attitudine all’infinito in Franca Pisani si traduce in una prerogativa squisitamente barocca come essenza che travalica la sua cornice temporale, declinata con un’essenzialità diametralmente opposta all’asetticità minimale, che vede nella piega un complesso evento formale e concettuale: la questione, infatti, non sta nel finire la piega, quanto nel proiettarla virtualmente all’infinito come forma espressiva emblematica secondo le potenzialità intrinseche della superficie.Il passaggio tutto barocco dell’arte dalla struttura al contesto è in fondo il primo riconoscimento di autonomia di una materia che libera il proprio corpo astratto. Nei lavori a parete la piegatura che ne increspa la superficie elaborata con sabbia, ossidi e pigmenti, mantenendo però una netta autonomia formale riguardo al supporto, li connota come luogo per eccellenza del manifestarsi di un processo estetico, dove la materia-piega nella sua peculiarità di materia flessibile è in ultima analisi materia-tempo: la superficie stessa è piega, torsione, tensione che trasfigura la materia in energia allo stato puro orientata verso un preciso obiettivo concettuale, una concettualità fuori dagli schemi, fluida, sensibile, cangiante, che ripropone interrogativi profondi circa l’identità del linguaggio artistico oltre le varie formule criti-che correnti. Nella metafora della piega Deleuze riunifica l’istanza moderna e il farsi dell’anima secondo l’intuizione filosofica di Leibniz, barocca per definizione, perché in essa tutto si piega, si ripiega, si dispiega, proprio come nelle superfici scolpite, quasi scarnificate e

The attitude to infinite in Franca Pisani’s art is translated into an exquisitely baroque prerogative, an essence overcoming its temporal frame, declined with an essentiality contrary to aseptic minimalism, which considers folds as complex formal and conceptual event: what is at stake is not the completion of folds, but their virtual projection into the infinite, emblematic as they are of the intrinsic potential of surface.The all-baroque crossing of art from structure to contexture is the primary recognition of the independence of matter which liberates its own abstract body. In her works, the folds which ruffle the elaborate surface with sand, oxides and pigments turn them into the perfect place for an aesthetic process, where the fold-matter, flexible as it is, becomes time-matter: the surface itself is fold, torsion, tension, where matter is transformed into pure Energy, heading towards a definite conceptual aim, out of patterns, fluid, sensitive, ever-changing, posing profound questions concerning artistic language, beyond the varied present critical formulas. In the metaphor of the fold, Deleuze puts together the issue of modern times and of the soul evolution according to Leibniz’s philosophical intuition, baroque in its core: in it everything folds, folds again and unfolds, just like in sculpted surfaces, almost reduced to the bone, and in aerial sculptures, true cut-ups, following the definition em-ployed by Carl Andre for his installations, literally cuts or folds in space, conceived as extensions of physical space, where

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nelle sculture aeree, veri e propri cut-up, come Carl Andre denominava le sue installazioni, letteralmente tagli o pieghe nello spazio, pensate come effettivi prolungamenti del luogo fisico, dove avviene l’unità tra pittura e scultura secondo un processo di attraversamento e fusione dinamica che cattura l’attenzione dello spettatore.Franca Pisani rivendica nel proprio lavoro quella peculiarità tutta femminile, lontana da atti razionali e assoluti che si declina nei termini sentimentali e di pensiero di un’arte come esperienza umana totalizzante che, innescando una dimensione diversa di spostamento da cui affiora un ordine altro, apre una prospettiva di torsione simbolica derivante in prima battuta dalle relazioni mitiche e misteriose tra stoffa e femminilità. Lo specifico barocco in questo senso sta nella capacità di una presa di coscienza comunicata attraverso la forma come manifestazione estetica e spirituale, dove convergono la coscienza del limite e il volo utopico verso l’infinito.

the union of painting and sculpture takes place, in a process of crossing and dynamic fusion capturing the viewer’s interest.Franca Pisani vindicates in her work that totally feminine peculiarity, far from absolute rational acts, declined in the senti-mental and philosophical terms of an art which is a totalizing human experience, fostering a different dimension of motion, from which comes to surface another order – a perspective of symbolic torsion deriving first of all from the mythical and mysterious relations between fabrics and female nature. In this sense the baroque specification lies in its acknowledging form as both aesthetic and spiritual manifestation, where coexist the consciousness of limits and the utopian flight towards infinity.

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frontiera ambientale, 2009, canvas e ossidi, cm 100x100

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37Attraversamentii dipinti

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atomi di percezione, 2010, canvas e ossidi, cm 100x100

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epoche senza confini, 2010, canvas e ossidi, cm 100x100

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il cuore è la bibbia della mente, 2010, canvas e ossidi, cm 100x100

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assenza di gravità, 2010, canvas e ossidi, cm 100x100

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un viaggio magico 1, 2010, canvas e ossidi, cm 50x150

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un viaggio magico 1, 2010, canvas e ossidi, cm 50x150

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geografia della memoria, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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indian dream, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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fuori dal coro, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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ai confini dell’universo, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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le cento famiglie, 2010, canvas e ossidi, cm 60x80

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Neri Isola, Gabriele Boni, Franca Pisani e Marzia Spatafora

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The frantic quest for

the idlenessby Gabriele Boni

Aveva appena vent’anni Franca Pisani quando fondò Operozio, era il 1976. Tecnicamente una rivista dalle pagine pregiate, forgiata

con quella pergamena di Burgo che ormai non fanno nemmeno più. Culturalmente il marchio a fuoco di una giovane artista

desiderosa di far conoscere la sua avanguardia sfrontata a chi in quel tempo era in grado di comprenderla, ovvero a coloro che

come lei erano in grado di portarla alla luce. E per farlo era necessario presentarsi in punta di piedi, con la timidezza tipica di un giovane

che si relaziona ai grandi maestri.

Operare sprofondati nell’ozio sociale e politico, un momento di immobilità esteriore per abbracciare il respiro, la calma, le idee. Erano

questi i principi fondanti di Operozio. Così nacque un rapporto epistolare fuori dal comune e oltre i confini nazionali: ogni artista progettava

un timbro che da qualunque parte del mondo veniva spedito a Firenze in Borgo Tegolaio. Lì gli studenti dell’accademia gli davano

vita. Ricordiamo i progetti di Rebecca Horn, Ben Vautier, Giulio Paolini. Arrivavano tutti allo Studio Franca Pisani - Arte d’avanguardia.

Venivano timbrate 50 copie a 1.000 Lire l’una: pochi spiccioli per dimostrare che l’arte nega con garbo e fermezza le lusinghe del mercato,

più ancora per manifestare la sua intima necessità di esistere che per snobismo. Concetto che pochi anni dopo verrà abilmente rivisitato

dalla Transavanguardia.

La frenetica ricerca

dell’oziodi Gabriele Boni

It all happened in 1956. Operozio came to life, founded by Franca Pisani, a young woman who was only twenty-year-old

at that time. Technically, it was made of the finest pages and moulded with the Burgo vellum paper, currently being no

more. Culturally, it was about the brand belonging to such a young artist, willing to spread her shameless vanguard

among the ones able to grasp its meaning: those ready to bring it to light, as she could do. And to act, it was necessary to

move on tiptoe, like a young disciple does, holding that typical shyness whenever relating to a master. That was like acting

in a social and political idleness; that was a seeming unmoving moment to embrace the breathe, the quietness, the ideas.

This was the key Operozio grounded on. The beginning of an unprecedented correspondence able to cross the national

borders: from any coins of the world, each artist designed a stamp which was sent to Florence in Borgo Tegolaio, where

the academy students made them lively. Suffice it to think to the projects by Rebecca Horn, Ben Vautier, Giulio Paolini.

All of them got to Studio Franca Pisani - Arte d’avanguardia. 50 copies costing 1000 thousand lire each were stamped:

very little money to prove that the art denies the market’s flattery, being grit and graceful, rather because of its inner state

of being live than its snobbery. It will be the Transavanguardia, after few years, to cleverly rethink the same concept.

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Ogni album faceva il giro di tutti i musei del mondo: Berlino, Regno Unito, Spagna, Svizzera. E la Francia: il neonato Beaubourg - o Centre

Georges Pompidou - diventò ben presto il più avido collezionista di timbri e in più si offrì di ospitare le poesie visive di Franca Pisani.

Intanto lo studio di Borgo Tegolaio diventò centro di incontro e scambio culturale d’eccellenza. Ospitava artisti concettuali di ogni genere

e etnia: dagli italiani Maurizio Nannucci e Paolo Masi a quel Touzenis protagonista nella Biennale del ’77. E ancora il Gruppo dell’Est

caldeggiato da Crispolti, che contava gente come Kawiak Tomek, Mousha e Skoda, non più libera di esprimersi con libertà nel suo paese

natio. I paesaggi con le casette e i ruscelletti vennero dunque mandati in soffitta per sempre: è la controrivoluzione del pensiero sul

tecnicismo senza un’interiorità. La prima ad accorgersene fu la galleria Frittelli che appoggiò un piccolo, prezioso libro scritto da Franca:

Manumissio. Si parte dall’idea di Malevic del quadrato bianco su sfondo bianco per compiere un passaggio successivo, ovvero l’osmosi

tra l’idea e il manufatto che insieme possono superare il concetto razionale in sé, a maggior ragione in Italia dove talento e creatività

sono di casa. A questo punto il passaggio a Milano diventa piacevole e inevitabile, lo studio di Firenze non basta più e sotto la Madonnina

in quegli anni il fervore artistico scaldava con un prepotente tepore.

Poi arrivò il ’78, l’Italia era scossa per la morte di Aldo Moro. Si cercavano i colpevoli e anche alla svelta: è necessario dare un

Each art books travelled every museum worldwide: Berlin, United Kingdom, Spain, Switzerland. And then France: the new

born Beaubourg - also known as Centre Georges Pompidou - soon became the most avid stamps’ collector, beside giving

hospitality to Franca Pisani’s visual poems. Meanwhile, the studio in Borgonuovo Tegolaio turned into the centre for meeting

and cultural exchanges par excellence. It hosted conceptual artists of any kind and origin: from Maurizio Nannucci and

Paolo Masi to Touzenis, the leading character at Biennale di Venezia in 1977. There was also the popular Gruppo dell’Est,

whose head was Crispolti, which included names such as Kawiak Tomek, Mousha and Skoda. And those people felt no

more free to express themselves in their own native land. The time for small houses and small streams came to a conclusion.

The counter-revolution of the thought overpowered the technicality with no inner life. The first to realize that situation at that

time was Galleria Frittelli, which trusted and supported one of the books by Franca: Manumissio, dealing with the genuine

idea of the white square on a white background to reach the following step, that is to say the perfect osmosis between

the idea and the final product, being together able to overcome the rational concept, even in Italy, the land of talent and

creativity. Now, it was time to pleasantly move to Milan, as the studio in Florence was no more enough. At that time, Milan

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segnale forte, si dice in questi casi. Franca è a Milano: la vive, la respira. Si accorse di essere seguita. Tre persone che con abbozzata

discrezione volevano sapere qualcosa in più di lei. Sempre. Di continuo. Lei li affrontò con una certa veemenza, tipica del suo carattere,

loro scapparono. Non riusciva a comprendere questa invasione nella sua vita, qualche lume arrivò Il giorno dopo: una telefonata, la

convocazione d’urgenza in questura. Proprio non ne capiva il motivo. Si fece accompagnare dal padre, funzionario di polizia. La domanda

è secca e le squarcia l’anima: «Appartiene alla cellula fiorentina delle Brigate Rosse?». Proprio lei che da ogni violenza è sempre stata

lontana. Per tutta risposta invitò gli agenti a perquisirle casa e studio. Non trovarono nulla ma i pedinamenti continuarono. Evidentemente

questi artisti concettuali che si riuniscono vengono percepiti come una minaccia. A questo punto capì che la situazioni si stava facendo

insostenibile e propese per un taglio netto, lasciandosi tutto alle spalle. Abbandonò tutto. Chiuse Milano, chiuse Firenze, chiuse la sua

vita d’artista. Niente più scambi culturali, niente più poesie visive.

Ma cosa fare adesso? Le proposte non mancavano di certo, Franca ormai era conosciuta e stimata in molti ambienti. Il giornalista

Everardo Dalla Noce le propose la conduzione di una rubrica sul Sole 24 Ore dedicata alle quotazioni delle opere d’arte ma lei voleva

proprio cambiare aria. Declinò anche l’invito di Ettore Sottssass, celebre architetto, che avrebbe voluto inserirla in un team di creativi per

swarmed about artistic talent. Then, 1978 came, and Italy was upset: Aldo Moro had been victim of an attack. The culprits

were sought; there was the need to give people a warning signal. Franca was there, she felt and lived that moment, while

realizing that some was following in her footsteps. They were tree discrete strangers asking for something more about her

and her life. And they kept following her. Always. She successfully faced that music as she was used to behave and made

them run away. But she could not understand that invasion in her life, until the day after, when some enlightenment finally

came: the telephone rang, she was asked to immediately go to the police headquarters. She still really could not make

sense of what was happening. She went with her father, who was a police officer. The question was really sharp: «Are you

a member of Brigate Rosse in Florence?». She had never been involved in such bad situations. Never. In spite of this, she

asked the police to search both her house and her studio. But they could not find anything they were looking for. And the

shadowing went on. Maybe the conceptual artists who used to group together, were felt as a threat at that time. That was

the end of all. She realized the situation was becoming unbearable and she left everything behind her shoulders. Milan, Flor-

ence and her life as an artist existed no more. Cultural exchanges and visual pomes, not even. What to do then? France got

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portare avanti una serie di progetti innovativi. Franca invece scelse la moda e iniziò a lavorare come stilista e come costumista al Teatro

del Maggio Musicale Fiorentino. Era la scelta giusta per allontanarsi dall’arte avendo comunque la possibilità di continuare a respirarla.

E così fece fino al 1999, quando capì che i tempi erano cambiati e gli anni di esilio erano troppi. Rientrò con la sua consueta personalità,

senza farsi contagiare dalle mode del Minimalismo e della Transavanguardia. Piuttosto fece tesoro di questi interminabili anni di silenzio

artistico per capire a fondo la propria persona e la propria arte. Col senno di poi è lei stessa ad affermare, con il suo inguaribile ottimismo,

che forse quegli anni di piombo possono essere stati utili per la sua maturazione artistica.

Non ha più vent’anni ma è rimasta giovane. Ha esposto al Beaubourg e ha ancora tante storie da raccontare.

many proposals, as she was regarded with much esteem. The journalist, Everardo Dalla Noce proposed Franca to conduct a section on the newspaper Il Sole 24 Ore, regarding the value of the works of art, but what she really was looking for, was a totally new environment. She did not accepted the proposal coming from Ettore Sottssass, a popular architect, whose idea was to make her part of a creative team, as to reach and fulfill some innovative projects. Franca rather chose the fashion business and started working as a stylist and a costume designer at Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. That was the right choice to move away from the arts, but still having the chance to breath it. That was her new life until 1999, when she realized she was living in a new time and that her exile had been too long. She came back with her usual personality, but without being affected by Minimalismo and Transavanguardia. Rather, she treasured her long and silent years she had be-fore to try to deeply understand herself and the person she was, besides trying to get the picture of her spirit of art. With the wisdom of hindsight, she will then affirm, full of her never-ending optimism, those years had made her mature, artistically. Franca is no more the same twenty-year-old woman she was once, but she is still young. She has been one of the exhibitor at Beaubourg, and she still has a lot to tell.

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immagine

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templi abbandonati, 2008, canvas e ossidi, cm 95x125

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una città in vetrina, 2008, canvas e ossidi, cm 95x125

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una rivoluzione energetica, 2009, canvas e ossidi, cm 100x100

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principio matematico, 2009, canvas e ossidi, cm 100x100

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la gurra cellulare, 2009, canvas e ossidi, cm 100x100

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un uomo oltre l’uomo, 2010, canvas e ossidi, cm 100x120

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repertorio fantastico, 2009, canvas e ossidi, cm 100x100

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suggestioni e simboli, 2009, canvas e ossidi, cm 100x100

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codice genetico, 2009, canvas e ossidi, cm 126x145

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elefanti sotto processo, 2009, canvas e ossidi, cm 126x145

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una folla di ricordi, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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vivere senza fili, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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una luce nuova, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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una sequenza quasi perfetta, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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L’allestimento

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Words without frame

Interview by Francesco Boni

D.: Penso che al nostro pubblico piacerebbe leggere qualche considerazione di una protagonista dell’arte contemporanea su come oggi il mondo si interroghi sul significato dell’arte nel nostro contesto sociale.R.: Considero che l’arte più innovativa sia legata alla musica, alla moda e al design, ma rappresenta e sottolinea anche la giusta rinascita della pittura in un panorama internazionale, dove tante sono le strade percorse dall’arte dei nostri tempi. Talvolta ci fornisce una via d’uscita per evadere dalla realtà, con installazioni effimere e monumentali che giocano con la percezione e le emozioni. Poi c’è la foto con immagini raffinate, nature morte, rarefatte geometrie, esercizi di stile per raccontare l’essenza più nascosta della realtà: il fotografo in un certo senso è un voyeur, vive la vita osservandola dall’esterno. Penso che il significato dell’arte sia di raccontare il mondo, senza avere la pretesa di cambiarlo. Bisogna riflettere sugli effetti della tecnologia, sulle percezioni individuali e mischiare tutto, pittura, foto-camera digitale e video. Diciamo che questo è l’esito estremo dell’arte post-concettuale. L’arte è un invito a scoprire la vita quotidiana dell’opera d’arte. Anche il contemporaneo più spinto può trovar posto nel salotto e in cucina. Il significato dell’arte nel nostro contesto sociale è di estrema instabilità dei significati, che produce da parte di molti un distacco progressivo, un vero stato d’animo per mantenere e riconoscere una personale identità visiva. Figurativa, diagrammatica, fotografica, elettronica sono forse le caratteristiche salienti della cultura visiva.

Parole senza cornice

Intervista di Francesco Boni

Q.: I think that our public would like to read some reflections by one of the protagonists of contemporary art, concerning the meaning of art in our society.A.: I deem that most innovative art is linked to music, fashion, and design, even though it represents and underlines the re-birth of painting in the international panorama, where manifold are the paths followed by modern artists. Sometimes it offers us an escape from reality, with ephemeral and monumental installations, playing with perceptions and emotions. Then there are the photos with refined images, still lives, rarefied geometries, style exercises to portray the most hidden essence of re-ality: the photographer is somehow a voyeur; he lives life by observing it from the outside. I believe that the true meaning of art lies in its telling the world, without wanting to change it. We should reflect on the effects of technology and on individual perceptions, and then mix and match everything, painting, digital photography and video art. We should refer to it as the latest outcome of post-conceptual art. Art is an invitation to discover the daily life of an artwork. Even most contemporary evolutions can find their place in our living rooms and kitchens. The meaning of art in our social context is very unstable: this causes a progressive detachment, a mood that allows personal visual identity. Modern visual culture could be defined as figurative, diagrammatic, photographic, and electronic. In order to clarify this superimposition of elements belonging to

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Per fare ordine in questa sovrapposizione di elementi appartenenti a linguaggi diversi, l’arte ha spesso il rifiuto dell’immagine e gli artisti rifuggono dall’immagine costruita. Le possibilità comunicative dell’arte sono schiacciate dall’incombenza e dall’onnipresenza delle im-magini riprodotte visibili a ogni cantone. Molta arte quindi volta le spalle a un’inflazione visiva alla quale non mi sento di contribuire. Il mio lavoro si riflette perfettamente in questa esigenza: materializzazione dell’arte, dissolvenza delle immagini. Quando si scrive di arte, bisogna constatare che essa fa parte di un campo generale di comunicazione. L’arte rappresenta una parte di ciò. Il cinema, poi, esalta la posizione dello spettatore partecipante a un processo di comunicazione; lo spettatore assomiglia sempre più a un attore in un mondo diventato spettacolo. Il concetto di cultura allargata sfida l’idea di cultura come tradizione tramandata da un’élite di custodi della sacra fiamma. Il valore dell’unicità dell’opera d’arte del passato è da situare dentro a una piramide con i prodotti dei mass-media, ai fini della storia. Tramite loro passa ogni informazione, compresa quella artistica, consumata soprattutto mediante immagini che la riproducono.D.: Che cosa pensa del rapporto che esiste tra la critica e l’artista, e sui tanti neologismi d’uso corrente?R.: Il critico si situa in un territorio dell’arte in cui immagine e pensiero si sovrappongono, dimostrando la necessità di questa dualità. Per una verifica della comunicazione per immagini il critico verifica la posizione dell’arte nei sistemi di produzione della realtà presenti e passati - filosofia, ideologia, religione, fotografia, tecnologie digitali e virtuali, spettacolo. Che si tratti di video-installazioni, performance,

heterogeneous languages, art has often rejected mere images, and artists have discarded refined images. The communica-tive quality of art is crushed by incumbent and omnipresent reproduced images. Some art expressions turn their backs on a visual inflation to which I do not wish to contribute. My work is well mirrored into this exigency: materialization of art, disso-lution of images. When writing about art, one should realize that it is part of a general communication pattern. Art represents a part of this. Cinema then highlights the role of the spectator, taking part in a communication process; the spectator more and more resembles an actor in a world that has turned into a continuous show. The concept of broad culture defies the idea of culture as tradition handed down by an elite devoted to the holy flame. The unique value of past works of art must be situated inside a pyramid filled with mass-media products. Thanks to media every chunk of information is conveyed, includ-ing artistic ideas, accomplished most of all with the images which reproduce them.Q.: What do you think about the relation existing between the artist and the critic? What about the current abundance of neologisms?A.: The critic can be located in a territory of art where images and ideas overlap, showing this necessary dualism. In order to test communication by images, the critic checks the role of art inside past and present systems of reality production - phi-

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immagini create al computer o pittura pura, il punto di partenza e di arrivo del lavoro hanno bisogno di una formulazione nelle parole.Affinché l’immagine possa entrare in una fase di costruzione della storia, che procede alla definizione del concetto stesso d’immagine, deve esistere una riflessione sulla trasformazione dei significati, e sulla manipolazione degli strumenti espressivi, sia in arte sia in teoria.Pertanto immagine e pensiero hanno concorso, dimostrando la necessità di un comune territorio dell’arte. I tanti neologismi di oggi sono formati dal minimo di parole possibili, quasi si trattasse di espressioni ermetiche. La sovrapposizione delle varie culture, oltre che una serie di elementi postmoderni, crea la complessità dei neologismi. Penso che le nuove espressioni creino una sintesi di immagini asso-luta, che le nuove generazioni hanno creato per potersi riconoscere, anche se attualmente l’immagine continua a prevalere sulla parola. Dal cinema e dal video nasce l’esigenza di una parola veloce, immediata: il neologismo entra subito nell’uso corrente. Bisogna però che da questi nasca una forma di espressione profonda, risultato di una conoscenza, e non il Bignami di ciò che ci è utile.D.: Lei usa materiali diversi, eterogenei, vorrei conoscere la sua opinione sull’uso e l’importanza dei “materiali” in un’operazione artistica.R.: Nel mio lavoro ho sempre cercato di capire la logica dei materiali e le possibilità espressive che sono connaturate. In un’operazione artistica non contano i materiali, i modelli, le regole, le teorie. Ma la cultura non è un principio d’autorità, è un’esperienza che rende più chiari, ma anche più aspri, i problemi concreti della vita. Altrettanto può dirsi della storia: essa non allontana la realtà, la avvicina; non

losophy, ideology, religion, photography, virtual and digital technologies, and shows. Be they video-installations, perform-ances, computer-generated images or pure painting, the starting and arrival points of works of art need to be expressed with words. So that the image may take active part in the constructing phase of history, and define its very concept, there must be a reflection on the shifting of meanings and on the manipulation of expressive tools, both in art and in art theory. That is why images and ideas have worked together, signalling the need of a common art territory. Many present neologisms are formed by the least number of words, as if they were hermetic expressions. Overlapping cultures and a number of post-modern is-sues generate complex neologisms. I believe that new expressions create an absolute synthesis between images, created by new generations, so that they can recognize themselves, even though images still prevail over words. From movies and videos stems the need for fast, immediate words: neologisms quickly enter everyday language. Yet neologisms should foster a form of deep expression, outcome of a knowledge process, and not a mere synopsis of what could be useful.Q.: You use diverse, heterogeneous materials: I would like to know your opinion on the use and on the importance of “ma-terials” in an artistic operation.A.: In my work, I have always tried to understand the logic of materials and their expression capacities. In an artwork,

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Giovanni Avanti e Franca Pisani

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rasserena, drammatizza. Dell’evento immediato non conosciamo tutto, non possiamo distaccarcene, contemplarlo, giudicarlo: dobbiamo viverlo.L’allegoria della materia è l’immagine stessa dell’evento. La scelta dei materiali nell’arte contemporanea non è facile; esiste però una coerenza dell’opera sostenuta dal materiale. L’operazione artistica aiuta a spogliarlo dagli eccessi; il contatto con la materia pesante comporta uno sforzo fisico e mentale di grande tensione. Provoca in me quello scatto di energie che scaturiscono in quanto forza naturale, concentrazione dei ritmi interiori e forze esterne. Nel momento in cui la materia entra in contatto con l’artista nasce una forza centrifuga e centripeta al tempo stesso. Tutto allora si semplifica, si chiarisce e diventa espressione. Così quelle energie che nascono dallo sforzo di arrivare agli strumenti diventano forza interiore. Quando entrano nelle pieghe umide e sabbiose del manufatto, le mani raccolgono quello che c’è già, è come se sotto il palmo delle mie mani ci fossero degli occhi attenti e molto precisi. Devo affermare che per me la materia è il mezzo fondante per esprimere la creatività, è il tramite per creare una realtà diversa da quella terribile razionalità e pragmatismo con cui oggi dobbiamo vivere, staccare da quella tecnica di vita che Patrizia Ferri definisce “metallica”, e sviluppare una sensorialità frutto del solo pensiero creativo, lieve e unica nella quale le esperienze si addensano e diventano una sola cosa.Sono le mille possibilità che la vita ci offre e che noi dobbiamo cogliere giocosamente nell’atto stesso di vivere. I materiali che ho scelto

materials, models, rules, theories do not count. Culture is not an authority principal - it is an experience that clarifies and roughens the actual life matters. The same can be said of history: it does not push reality aside, it draws reality near; it does not cheer, it makes things more dramatic. We do not know everything about immediate events; we cannot detach ourselves, contemplate, and judge them: we have to live them. The allegory of matter is the very image of events. The choice of materi-als in contemporary art is not a simple one; yet there exists a coherence in the artwork supported by materials. The artistic operation succeeds in unveiling it; the contact with hard matter brings about a great physical and mental effort. This contact stimulates the birth of energies that are mere natural forces, concentration of inner rhythms and external forces. When matter comes into contact with the artist, a force, centrifugal and centripetal at the same time, is born. At that very moment every-thing becomes simple and clear expression. Thus those energies, deriving from the effort to get to instruments, turn into inner strength. When penetrating the moist and sandy folds of the artwork, hands collect what is already there: it is as if the palms of my hands had attentive and precise eyes. Matter is to me the main means of expressing my own creativity, it is the channel to evoke a reality set apart from terrible rationality and pragmatism we are condemned to bear, to break with that technique of life that Patrizia Ferri defines “metallic”, and develop a sensitivity stemming from creative thought, light and unique, where experi-

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per questa espressione provengono sempre dalla natura, soprattutto dalla terra – i pigmenti sono minerali, il rosso è manganese, il giallo è terra di Siena, la sabbia si raccoglie in un posto particolare della mia terra, lavata dalle impurità, e ogni volta può essere più scura o più chiara, a seconda che contenga pirite o quarzo e calcare; le tele sono semplici tessuti grezzi, piccoli legni e piccoli pezzi di metalli diversi. Sono sempre davanti a me come giocattoli, che io unisco come un puzzle, affinché rappresentino una forma compiuta di grande tensione e dalla loro unione scaturisca un’energia che cresce, si distacca dal mezzo materiale per far passare questo piccolo sogno.D.: “Cerco di donare un sogno”: così ho sentito rispondere a una domanda che le è stata posta sul perché dipinge. Ma allora l’arte è un sogno? La vita è un sogno?R.: Il mio lavoro nasce dall’interazione. È come se il mondo fosse il mio parco giochi, il parco dei sogni. È una visione dell’arte, un modo per mettersi continuamente alla prova e misurarsi con i limiti o, come ho detto prima, con i sogni. È un po’ come spostare quello che una persona può comunemente fare. I miei lavori sono per certi versi minimalisti, perché senza rimandi.Guardare al mezzo con cui un lavoro si manifesta crea una condizione percettiva e fisica molto forte, e tale forma diventa il sogno, che poi corrisponde alla lealtà verso l’esperienza dei lavori e della vita. La decisione stessa di abitare in un luogo isolato pare il nodo centrale del mio lavoro, per sottolineare la ricerca del sogno come puro atto creativo, quella possibilità che la mente e il cuore hanno di far scattare

ences accumulate and become one. These are the manifold opportunities life offers us, and that we have to seize joyfully in the very act of living. The materials that I have chosen for this expression always come from nature, notably from the ground – the pigments are minerals, the red colour is manganese, the yellow colour is terra of Siena, I collect sand in a particular spot in my country, and sand is freed from impurities, and it can be darker or lighter, depending on its containing pyrite, quartz or calcium; the canvases are simple raw cloths, small pieces of wood and metal. They are like toys, that I put together as in a jigsaw, so that they may represent an accomplished pattern of great tension and so that their union may generate a force that grows and detaches itself from matter, in order to convey my little dream.Q.: ‘I try to donate dreams’: I heard you answered with this statement to a question on the reason why you paint. Is art a dream then? Is life a dream?A.: My work is born out of interactions. It is as if the world were my playground, my dream-ground. This is a possible vision of art, a way of putting oneself to the test, of measuring up either to limits or dreams. It is like pushing further what a man can possibly do. In a sense, my works are minimal, because they do not bear references. Considering the way an artwork manifests itself generates a powerful perceptive and physical condition, and shape-matter turns into a dream, that is a form

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emozioni, sensazioni che si esprimono con una forte ricerca visiva. Il cammino di questo percorso è la continua sperimentazione. Nel momento in cui le mani si muovono, guidate da quella forza magica che parte da un luogo lontano della mente, nasce un’emozione, che ti dona la possibilità di sognare. Se il musicista per esprimersi ha il proprio strumento, io ho gli oggetti che raccolgo. Tutto ciò rende la vita meravigliosa. In altre parole, la creazione è l’atto iniziale di un sogno a occhi aperti, che si manifesta in tutta la sua concretezza. Questo stato di grazia mi è donato in un qualsiasi momento, con un qualsiasi stato d’animo. È la cosa più felice della natura umana, ma siamo soggetti a forti pressioni sociali e famigliari. Per spogliarsi di queste e vivere con leggerezza non esiste altra scelta che fare e vedere arte. L’immaginazione è la facoltà visiva che produce l’arte, e si differenzia dalla fantasia e dal capriccio. L’immaginazione ci persuade che qualcosa di irreale possa divenire realtà. Il concetto secondo cui l’arte rappresenta il verosimile o il possibile è espresso da Aristotele nella sua Poetica: questo è infatti il testo su cui si fonda la concezione artistica del barocco. Nel suo essere un’azione sollecitata e diretta dall’immaginazione, l’arte trova un sostegno concettuale in Aristotele, con la sua figurazione immaginaria.D.: Oggi una delle esigenze del nostro vivere nella società consumistica è di “cambiare” in tutti i modi. Altro non facciamo che richia-marci all’esigenza di un continuo adeguamento ai “nuovi miti” e ai “nuovi riti”. Ma così facendo il cosiddetto cambiamento non diventa una vera e propria parola d’ordine per sopravvivere nel nostro sistema?

of sincerity to the working experience and to life. My very choice to live in an isolated place seems the main issue in my art conception, underlining the quest for a dream as true creative act, the capacity mind and heart have to convey emotions and sensations, expressed with powerful visual research. This path is source of continuous experimentation. When hands move, driven by that magic power coming from the depths of your mind, an emotion is born, giving you the opportunity to dream. If musicians express themselves with their instruments, I have but the objects I collect. All this makes life wonderful. In other words, creation is the first act of a daydream, showing in all its concrete features. This glorious state comes to me anytime, in every mood. This is the happiest aspect of human nature, even though we are subject to strong social and family pressures. In order to abandon these constraints and live freely, one cannot but make and live art. Imagination is the visual faculty producing art, and it differs from fancy and caprice. Imagination convinces us that something unreal could eventu-ally become real. The concept according to which art represents what is verisimilar or possible was expressed by Aristotle in his Poetics: this is the founding canon of baroque artistic conception. In its being prompted and directed by imagination, art finds a philosophical support in Aristotle, with his imaginative figuration.Q.: One of the main exigencies in our living in a consumer society is the need to “change” in every possible way. We but

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R.: Narrazione, finzione, sogno, proiezione sono una complessa sequenza di salti nella pratica quotidiana del vivere, la cui costruzione non è mai completa, e il cambiar pelle è l’occasione per dar vita a un progetto altro. Protagonista assoluta è quindi una cerimonia fan-tastica dell’inconscio collettivo, da una generazione all’altra. L’immaginario e il reale pertanto si scontrano fino all’abbandono, per salti etici ed estetici, dell’immaginazione. È il meccanismo della mente a creare un’aspettativa, fra narrazione e immagine. Il problema dell’au-tenticità diventa un’esigenza estetica. I nuovi miti sono fascinazioni epidermiche che provocano quei riti collettivi di totale unificazione. In realtà si tratta di un gioco per sopravvivere, una performance continua della realtà che ironicamente trasformiamo in questi piccoli sistemi di sopravvivenza. Questo è totale disprezzo del consumo, come se il cambiamento non fosse un totale adeguamento ai nuovi riti, ma un gioco per non farsi conoscere e non parlare di sé.Sarebbe infatti molto doloroso scoprire che si può soffrire al di là della rappresentazione di noi stessi, e non di quello che veramente siamo. Il paesaggio urbano diventa il teatro di un dramma dell’ambiguità irrisolta; la costruzione dell’artificio espone ciò che sta al di fuori del meccanismo della rappresentazione, che riacquisterà una ricchezza emotiva sovente trascurata con un gesto di suprema ironia – i nuovi miti, goffi, commoventi, totalmente alieni alla società contemporanea, diventeranno solo una cornice sensoriale, postmoderna, di perenne incertezza, di contrasto tra tradizione e desiderio di cambiamento, di una società piena di contraddizioni sofferte a causa di

adapt to “new myths” and “new rites”. But in so doing does not the so-called change become a password to survive in our system?R.: Narration, fiction, dream, and projection: they make up a complex sequence of switches in everyday life, whose con-struction is never complete, and our mutation is the opportunity to give life to another project. Absolute protagonist is thus a wondrous ceremony of collective unconscious, from one generation to the other. Reality and imagination clash, giving way to the desertion of imagination. It is our mind games that generate expectations, caught between narration and images. The issue of authenticity becomes aesthetic exigency. The new myths are sudden fascinations, provoking those collective rites of total unification. As a matter of fact, this is but a way to survive, a continuous performance of reality that we ironically transform in those little surviving patterns. This is a total despise of consumerism, as if change were not a complete accept-ance of new rites, but a game behind which to hide and dissimulate. It would be very painful to realize that we can suffer beyond our own representation. The urban landscape becomes the stage for unsolved ambiguity; the building of artifice shows what lies outside representation mechanism, which will gain often forgotten emotional richness, out of supreme irony - the new myths, awkward, moving, alien to contemporary society, will become a mere sensorial frame, post-modern,

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L’intervista di Fabio Piedimonte a Franca Pisani

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uno stato emotivo inesprimibile. La sopravvivenza del nostro sistema sussiste perché il cambiamento è talmente grande e globale da avere tempi molto lunghi. Così come nel Medio Evo, noi stiamo vivendo un cambiamento epocale, che può risultare bellissimo, poiché gli uomini possono scambiarsi tutto, e riuscire a capire che forse l’altra metà del mondo può cambiare con noi. Ciò deve succedere perché sopravvivrà non il sistema, ma l’uomo, le sue energie, la sua cultura, le sue libertà. I miti e i riti sono meri rituali per sconfiggere il male oscuro dell’esistenza, frutto di un’esigenza avvertita da tutti. Non si guarderà solo nello specchio dell’umana arroganza, ma si riuscirà a comunicare. Salvare il reale sembra pertanto la missione dell’artista. Il reale e l’artificiale assumono aspetti metaforici. La fedeltà al reale prende connotati emotivi per salvare il trasformismo del vivere che è in noi.D.: Come considera il concetto di coerenza? È l’espressione di un valore o il riconoscimento di un limite? E cos’è per lei la coerenza in un artista?R.: Parlare di coerenza significa evocare un’infinità di immagini familiari e contrastanti; la tensione che le accomuna è una consapevo-lezza nuova, a volte spontanea, di una relazione tra pensiero e azione, una sensibilità alla forma e all’emozione. Coerenza è l’espressione di un valore, e non rappresenta l’appiattimento o il limite per un artista, poiché l’atto di combinare oggetti, forme, materiali in maniera inconsueta non è un tradimento, ma una riflessione sul linguaggio, un modo di ripensare la comunicazione corrente: la linea tra l’arte

perpetually uncertain, caught between tradition and will to change, in a society full of contradictions due to inexpressible

emotional status. We can well survive in our system because change is huge, global and long-lasting. Just like in the Middle

Ages, we are witnessing an epoch change, which could indeed prove extraordinary, because human beings can exchange

everything, understanding that the other half of the world can change with us. This happens because man will survive,

his energies, his culture, his freedom, and not his system: the myths and the rites are mere rituals to defeat the evil part of

existence, partaking a shared exigency. We will no longer look at ourselves in the mirror of human arrogance, but we will

succeed in communicating. Saving reality seems the artist’s only mission. Reality and artifice acquire metaphorical aspects.

The commitment to reality takes emotional connotations, in order to save our life-acting capacities.

Q.: How do you conceive coherence? Is it the expression of a value or the acknowledging of a limit? What does coherence

mean to an artist?

A.: Speaking of coherence means evoking a myriad of both familiar and contrasting images; the tension they share is a

new form of consciousness, sometimes spontaneous, of a relation between thought and action, a sensitiveness to form and

emotion.

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e la vita deve essere tenuta fluida e indistinta, laddove possibile. Coerenza e incoerenza rimangono termini separati, ma il gioco pare consistere nella sfida a non congiungerli mai del tutto, a rendere l’arte un riflesso della vita, o meglio una riflessione su di essa. Le belle arti devono essere viste come una forma di comunicazione. L’artista deve perdere il suo ruolo di intellettuale, pittore o scrittore, e deve imparare di nuovo a percepire, a sentire, a respirare, a camminare, a capire, facendo di se stesso un Uomo. Questa è per me la coerenza che dobbiamo a noi stessi e agli altri, una ricerca sempre più stringente che nel tempo si fa valore assoluto. Il limite potrebbe risiedere nel mancato riconoscimento dell’enorme libertà di espressione che viene da questa esperienza di scarnificazione. Gli artisti affascinati dalle infinite possibilità della comunicazione di massa interpretano la percezione della realtà attraverso le potenzialità insite nelle nuove tecnologie, nel design, nel costume nel nostro vivere quotidiano. Ciò ci permette di riflettere sugli effetti negativi della standardizzazione dei comportamenti e dei gusti: la cultura assume pertanto un ruolo di primo piano nell’orientare i comportamenti e nel trasmettere le informazioni. Le arti visive si affermano sempre più, affiancandosi alla parola e alla scrittura; la nascita del cosiddetto villaggio globale favorisce l’uniformità dei comportamenti, del costume e del sapere.D.: Nel mondo dell’arte c’è spesso l’esaltazione delle componenti virtuosistiche – la radice stessa del termine lo confermerebbe. Che differenza esiste tra virtuosismo e genialità, o questi termini sono aggiuntivi o addirittura complementari l’uno all’altro?

Coherence is the expression of a value, and it does not represent a limit for the artist, because the combination of objects, shapes, materials in an unusual way is not a betrayal, but a reflection on language, a way to re-think present communica-tion: the line separating art and life must be kept fluid and indistinct. Coherence and incoherence remain separate, yet the challenge is not to put them together, to make art a reflex of life, or better a reflection upon it. Art must be seen as a form of communication. The artist must lose his intellectual role, he must learn again to perceive, to feel, to breathe, to walk, to un-derstand, making himself a Man. This is the coherence we owe to ourselves and to others as well, a more and more pressing research, which becomes an absolute value. The limit could lie in not acknowledging the enormous freedom of expression that comes from this experience of “fleshing”. The artists fascinated by the infinite possibilities of mass communication interpret reality by means of the potentialities coming from new technologies, design, and uses. This allows us to reflect on the negative effects of behaviour and taste standardization: culture then directs and inspires behaviours and conveys information. Visual arts become more and more crucial, just like spoken and written words; the birth of the so-called global village favours the uniformity of behaviours, uses, and knowledge.Q.: The world of art is often characterized by the exaltation of virtuosity stances - the root of the term itself is a proof. Which

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Rosa Saladino, Giovanni Avanti e Franca Pisani

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R.: La sensibilità, la percezione del mondo sono onde anomale che attraversano continenti e paesi con una nuova forma di nomadismo delle idee, elementi di comunicazione che trasmettono uno scontento politico-sociale a livello nazionale e internazionale. L’esaltazione delle componenti virtuosistiche conferma tale pensiero, poiché spesso il virtuosismo cela il vuoto di idee. È il ripetersi di esperienze pas-sate con elementi nuovi che serve a nascondere la mancanza di quella genialità fondamentale per la crescita e la rinascita dell’umanità. Questa genialità coltivata con passione scaturisce dall’elemento nuovo, come è noto spesso compreso solo dai posteri. Il virtuosismo è una scelta difficile, da non disprezzare, poiché l’artigianato è oggi quasi morto, così come tutto quello che avvicina l’uomo alla manualità. Ma virtuosismo è ripetere, è accademia. Se studiamo la qualità del manufatto virtuoso, esso appare lucente, massiccio, ha senso della tridimensionalità, esposizione di mezzi tecnici. Tali qualità si sommano in una retorica destinata a colpire in modo immediato chiunque lo veda. Queste sono le caratteristiche dell’arte pura, e spesso la televisione, il cinema, i rotocalchi, la musica da ballo, i romanzi pseudo-scientifici con il loro scintillante virtuosismo tecnico, la loro raffinata eleganza e la mancanza di riserbo, rispondono mirabilmente alla definizione di virtuosismo che si rifiuta di presentarsi in modo dimesso. È l’estetica del transitorio: è assurdo pretendere qualità durevoli da un prodotto di consumo, per sua natura effimero. L’opera d’arte è intrinsecamente inutile, ricerca nuove forme sorretta da rapporti segreti, processi casuali che accettano ogni suggerimento che proviene dalla materia. Si nega che una società si fondi su forme belle, per

is the difference between virtuosos and geniuses? Are these terms adjunctive or complementary?A.: The sensitiveness, the perception of the world are tidal waves that cross countries and continents with a new nomadic ideas, communication elements that convey political and social disappointment on national and international scope. The exaltation of virtuoso components supports this conception, because it too often hides the absence of ideas. It is the re-enactment of past experiences with new elements that conceals the absence of genius, central for the growth and rebirth of humanity. Such geniality, nurtured with passion, derives from newest elements, often understood and appreciated by posterity alone. Virtuosity is a hard choice, not to be despised, because handicraft today is almost dead, like all that brings man close to his manual dexterity. Virtuosity is academy repetition. If we analyze the quality of virtuoso works, they seems shining, massive, three-dimensional, perfect in their technique. Those qualities sum up in a rhetoric destined to capture people’s attention. These are not the characteristics of pure art and too often television, cinema, magazines, dance music, pseudo-scientific novels, with their glittering technical quality, their refined elegance, and their lack of restraint, well match the definition of virtuosity, which refuses understatement. It is the aesthetics of transience: you cannot expect lasting quali-ties from a disposable product, ephemeral as it is. The artwork is intrinsically useless, it looks for new forms sustained by

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proporre altri modi, altre possibili configurazioni del reale, dando forma a quello che è comunemente considerato disordine, per allargare il campo percepibile e godibile, al di fuori di ogni scuola e corrente.D.: Qual è il rapporto che intercorre tra storia e arte?R.: L’arte non è rappresentazione, ma inquieta ricerca della propria psiche, dei propri fini, della propria ragion d’essere nel divenire della storia. L’arte è un modo di comportamento e come tale concorre alla ricerca interiore. Al di fuori delle scommesse individuali, l’arte deve attendere di essere vista in una prospettiva storica. In realtà è sempre molto pericoloso elaborare un definizione di arte. Io farei un’analisi storica e sociologica su cosa una determinata epoca o civiltà intenda per arte. Nell’ambito della civiltà occidentale il piacere estetico non è procurato dalla sola qualità di un’opera, ma anche dalla sua mutevolezza. Il critico che in futuro elaborerà tale definizione ridimen-sionerà la forma d’arte in uso. Egli penserà che gli uomini del nostro secolo traevano piacere non più dalla visione di una forma, ma di tante forme, compresenti e simultanee, poiché tale tatto non implica una depravazione del gusto, ma il suo adeguamento a una dinamica percettiva promossa dalle nuove condizioni tecnologiche e sociali. Lo storico dovrà riconoscere che l’arte nel XXI secolo doveva tentare di proporre all’uomo la visione contemporanea di più forme, in divenire continuo, perché questa è la condizione a cui viene sottomessa. Questo critico osserverà con un sorriso le frequenti querelles tra madre e figlio, con la prima che non capisce come sia possibile leggere e

hidden connections, casual processes accepting whatever suggestion comes from matter. We do not admit that society is based upon beauteous forms, and we offer other modes, other possible configurations of reality, giving shape to disorder, so as to widen the field of the perceivable and of the enjoyable, beyond any school and tendency.Q.: Which is the relation between art and history?A.: Art is not mere representation, but restless quest of one’s psyche, of one’s aims, of one’s reason of being in historical development. Art is a possible behaviour and sustains interior quest. Apart from individual bets, art has to wait to be consid-ered in a historical perspective. As a matter of fact, elaborating a definition of art is always extremely dangerous. I would rather make a historical and sociological analysis on what a distinguished epoch or civilization means with art. In Western civilization aesthetic pleasure is not brought about by the mere qualities of an artwork, but also by its mutability. The future critic who will elaborate such a definition will eventually reshape the given art form. He will think that our contemporaries did not enjoy the vision of a single form, but of many simultaneous forms, since such an act does not imply a corruption of taste, but its acceptance of a perception dynamics promoted by new technological and social issues. The historian will have to recognize that XXI century art had to offer man the contemporary vision of multiple, ever-changing forms, because

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ascoltare contemporaneamente la radio, e il secondo che trova tutto ciò estremamente naturale, perché ormai educato ad una ginnastica percettiva che gli consente di apprezzare le due cose parallelamente. Le forme non sono qualcosa di immobile, è ciò che si fa mentre noi le ispezioniamo. È sempre stata l’arte a modificare il nostro modo di pensare, di vedere, di sentire, talvolta cento anni prima che se ne avvertisse il bisogno. La riproduzione illimitata di immagini permessa dalla diffusione su larga scala da parte di riviste e pubblicità ha aumentato, e non diminuito, la sacralità del prototipo unico, quadro o oggetto di culto che sia, contribuendo a creare il mito intorno alle opere d’arte. La soglia arte/non-arte è una linea mobile, in continua ridefinizione, necessaria per stabilire ciò che ha valore di permanenza e deve essere tramandato ai posteri, l’identità specifica dell’arte rispetto a ciò che arte non è, la relazione tra permanente ed effimero.Il potere delle immagini si riferisce soprattutto a ciò che le immagini suscitano in noi, le reazioni ed emozioni sistematicamente rimosse nello studio della storia del’arte, che separa arbitrariamente gli aspetti emotivi e cognitivi, aspetti impossibili da scindere. Sono soprat-tutto le emozioni ad essere fonte di conoscenza, motivazione profonda di ogni approfondimento. La storia delle immagini è fondamentale nello studio di uomini e donne.D.: Considera vitale o esaurita la pittura nella sua accezione tradizionale?R.: Gli artisti che hanno accettato ogni suggerimento che provenisse liberamente dalla materia, strizzando tubetti di colore, colpendo,

it depended on such a vision. This critic will smile at the frequent querelles between mother and child, with the former who does not understand how one could read and listen to the radio at the same time, and the latter who is perfectly at ease with such a practice, trained as he is in a perception gymnastics that allows him to appreciate both things simultaneously. Forms are not fixed: forms are what you create while examining them. Art has always modified our way of thinking, seeing, feeling, even before one could perceive the need. The unlimited reproduction of images allowed by large-scale diffusion of adver-tisements and magazines has increased the sacred quality of unique prototype, be it a painting or a cult object, contributing to the creation of a mythology surrounding artworks. The threshold separating art/non-art is a line in motion, continuously redefined, necessary to decide what is lasting and has to be transmitted to posterity, art’s specific identity against what cannot be art, the relation between permanency and transience. The power of images refers to what images do stimulate in us, the reactions and emotions we systematically remove from the study of art history, arbitrarily separating emotional and cognitive aspects, as a matter of fact impossible to divide. Emotions most of all are a source of knowledge, deep motivation of learning. The history of images is fundamental for the study of men and women.Q.: Do you deem painting in its traditional meaning still vital or exhausted?

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lacerando, ustionando stoffe, legni, fanno parte dell’arte contemporanea, in cui si tenta di negare la concezione, pacifica e acquisita, che una società sia fatta di forme belle. Sussiste infine un ultimo problema: non si tratta né di pittura, né di scultura, ma almeno è arte?Sono convinta che le nuove generazioni si accingano a un’operazione di salvataggio e di riconoscimento della pittura. Grazie alla consa-pevolezza delle cose apparentemente inerti, abnormi, acefale, scaturisce una bellezza che è anche scoperta della vitalità e della novità. Si tratta di un’esperienza collettiva, la cui durata e portata è impossibile da prevedere. Il mondo moderno tenta una sua qualificazione, esplorando se stesso nelle forme dalle quali si trova invaso e condizionato.La pittura tradizionale è quindi un’esperienza umana di cui fare tesoro, ma che non può essere ricalcata dagli artisti moderni. Troppo spesso per pittura si intende l’abilità nell’usare pennello e colori per creare belle forme. Come ho già detto in precedenza, il nostro pae-saggio quotidiano esteriore e interiore è cambiato; mille sono le possibilità. La pittura può quindi diventare un mezzo per esprimere la curiosità, la capacità di avere una propria strada, per non fare dell’uomo un dio, ma più semplicemente per nutrire fede nelle sue potenzialità. Questa è la realtà contemporanea della pittura. Bisogna puntare sulla fratellanza umana, in quanto condizione per la futura sopravvivenza. Sono la solitudine, l’estraniamento e l’isolamento a raccontare la profondissima distanza che divide oggi l’uomo dall’uomo.

A.: The artists who have accepted every suggestion that freely came from matter, squeezing tubes of colour, hitting, cutting, burning fabrics and pieces of wood, belong to contemporary art, where one tries to deny the placid and acquired concep-tion according to which society is made of beauteous forms. Then another question is raised: provided that it is neither painting nor sculpture, is it art at least? I am persuaded that the new generations are trying to save and recognize the value of painting. Thanks to the consciousness of apparently inertial, abnormal, headless things, a new form of beauty blooms, discovering vitality and innovation. This is a collective experience, whose scope and life cannot be predicted. The modern world tries to qualify itself, exploring the very shapes that invade and direct it. Traditional painting is thus an experience to be treasured, yet not imitable by mod-ern artists. Too often we call painting the ability in using brushes and colours to create beauteous forms. As I said before, our daily landscape, both inner and outer, has profoundly changed; manifold are the opportunities. Painting may therefore become a means to express curiosity, to follow an individual path, not to turn man into a god, but simply to have more faith in his potentialities. This is the reality of contemporary painting. One should operate for a brotherhood of man, sole condition to survive in the future.

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L’amore per l’uomo deve vincere sull’adorazione e sull’idolatria degli oggetti. Il potere fondato sul possesso deve essere sostituito dall’amore, dalla riflessione, dalla ragione e dalla creatività.D.: Accetta le nuove componenti dell’estetica ora molto di moda nell’arte? E soprattutto, come pensa potrà essere l’arte nel futuro?R.: L’uomo fruisce abitualmente dell’arte come stimolo concreto per considerazioni di ordine formale, compiacimenti immaginativi e riflessioni di ordine conoscitivo. Questo è un chiaro segno dell’importanza del piacere estetico: la qualità di un’opera non consiste nell’es-sere espressione di una legge di base immutabile e intangibile.Al giorno d’oggi si tende a svalutare fenomeni para-artistici come la grafica pubblicitaria, il design industriale, la pubblicità luminosa, la cartellonistica stradale cinematografica, il packaging. I critici d’arte tradizionali attribuiscono a tali espressioni effetti deleteri e scarsis-simo valore estetico. La situazione è tuttavia ben diversa, siamo immersi e partecipi di una società di massa che domina l’intero pianeta.La presenza di un’arte elitaria, sebbene necessaria ed efficace, non potrà che essere subordinata a forme d’arte capaci di generalizzazio-ne. Proprio per questo numerose forme d’arte d’élite hanno fatto propri moduli derivati dalle espressioni artistiche di cui stiamo ragionan-do. Elementi appartenenti al panorama artificiale sono stati sublimati in opera d’arte, come accadeva ai tempi in cui tale onore spettava ai paesaggi, alle nature morte, ai fiori. Il dominio delle nuove icone si fa promotore di immagini e segni espressivi da cui le opere d’arte

Loneliness, estrangement, and isolation speak of the great distance separating men. Human love should conquer worship and idolatry of objects. The power based on possession has to be replaced by love, reflection, reason, and creativity.Q.: Do you accept the new aesthetic components now in fashion in the world of art? And most of all, how might art be in the future?A.: Man usually conceives art as a concrete stimulus for formal considerations, imaginative musings, and cognitive reflec-tions. This clearly signals the importance of aesthetic pleasure: the quality of a work of art does not consist in its stating an immutable and intangible law. Nowadays we tend to devaluate quasi-artistic phenomena as advertising graphic arts, industrial design, light advertising, poster designing, cinema posters, and packaging. Traditional art critics believe that these expressions have harmful effects and tremendously low aesthetic value. The situation is nonetheless different – we are im-mersed in a mass society dominating the entire planet. The presence of elite art, though necessary and effective, cannot but be subordinated to mass art forms. That is why many elite art forms have taken on and adopted modules derived from the artistic expressions we are conversing about. Elements belonging to the artificial panorama have been sublimated into art works, as it happened years ago, when this honour was given to landscapes, still-lives, and flowers. The reign of new icons

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Fabio Piedimonte, Franca Pisani, Angelo Scuderi

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prendono avvio. Le nuove componenti dell’estetica passano attraverso i mass-media, finestra per ogni informazione, compresa quella artistica, consumata mediante le immagini; ma le tecniche di comunicazione, contrastate dalle nostre diverse capacità percettive, fanno nascere una nuova estetica del provvisorio che riguarda l’arte, la musica, il costume. L’occhio coglie le sfumature della persuasione politi-ca, l’euforia del consumo, e la nuova estetica traduce in icone i dubbi dell’artista sul valore di tale retorica e della proliferazione di oggetti e immagini. Viviamo l’economia e l’estetica dell’usa-e-getta, una cultura in cui la concezione del mondo è in funzione del consumo. Al fine di evitare questa piattezza estetica, dobbiamo fare riferimento ai nostri valori, investire sulle relazioni umane. Gli uomini sono qualcosa di infinitamente prezioso, in possesso di insoddisfatte capacità di ragione, libertà e amore. Con la nuova estetica nasce un’arte in cui l’arti-sta esprime un potenziale di auto-promozione, auto-direzione, auto-consapevolezza e creatività. È questo il potenziale a cui fare appello, non il volto della violenza, dell’irragionevolezza, della sottomissione all’autorità. Lo scopo della nuova arte dovrà essere l’indipendenza umana, non il conseguimento di una facile approvazione, quello che spinge alla scoperta del significato della vita, che consenta pieno e spontaneo accesso alle esperienze del presente e del passato, che saldi le parti frammentate della propria storia personale, che affronti apertamente i problemi importanti e irrisolti, una qualità della coscienza intuitiva del senso di curiosità, di capacità e volontà.

Firenze, dicembre 2004

promotes images and expression signs, starting point of many works of art. The new aesthetic components are conveyed by mass media, window for whatever piece of information, including art, consumed thanks to images; yet the communication techniques, fought by our varying perception capacities, generate a new aesthetic of transience involving art, music, and fashion. Our eyes catch the nuances of political persuasion and the euphoria of consumerism; the new aesthetics turns into icons the artist’s doubts concerning that rhetoric and the proliferation of objects and images. We are living in the econom-ics and the aesthetics of disposable items, a culture subordinated to consume. In order to avoid this aesthetic platitude, we have to resort to our values and invest on human relations. Men are something infinitely precious – they possess unsatisfied capacities of mind, freedom, and love. The new aesthetics gives birth to an art form where the artist can express his poten-tial of self-promotion, self-direction, self-consciousness, and creativity. This is the potential we should look for, discarding violence, unreasonable attitudes, submission to authority. This new form of art should aim at human independence, not at too easy appraisal; it should foster the discovery of the meaning of life, allowing full and spontaneous access to present and past experiences, matching the fragmented bits of our own history, overtly facing important and unresolved issues, a quality of intuitive consciousness of curiosity, ability and will.

Florence, December 2004

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modelli condivisi, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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91Attraversamenti

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lo specchio infranto, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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memoria liquida, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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nuovi conformismi, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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nuovi linguaggi, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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nuovi orrizonti, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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realtà surreale, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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spazio indefinito, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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sottovuoto quotidiano, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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nomadi, 2010, canvas e ossidi, cm 150x100

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percorsi alternativi, 2010, canvas e ossidi, cm 150x100

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la tribù, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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sognando la creazione, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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un soffio d’aria, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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intrecci di civiltà, 2010, canvas e ossidi, cm 100x150

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avventure sottomarine, 2010, canvas e ossidi, cm 80x80

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castelli di polvere, 2010, canvas e ossidi, cm 80x80

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la vernice del tempo, 2010, canvas e ossidi, cm 80x80

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oltre le regole, 2010, canvas e ossidi, cm 80x80

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il cantore delle origini, 2010, canvas e ossidi, cm 80x80

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l’angelo degli abissi, 2010, canvas e ossidi, cm 80x80

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archeologia, 2010, canvas e ossidi, cm 60x80

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gli enigmi nascosti, 2010, canvas e ossidi, cm 60x80

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l’immaginario spazio tempo, 2010, canvas e ossidi, cm 60x80

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la riscossa, 2010, canvas e ossidi, cm 60x80

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119Attraversamentibiografia

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una vita optional, 2010, canvas e ossidi, cm 80x80

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Biography

Franca Pisani nasce a Grosseto nel 1956. L’artista inizia il suo percorso in Maremma a nove anni, dove frequenta lo studio dello scultore Franco Sozzi. Pisani dimostra subito un talento particolare per l’arte, per cui il maestro la indirizza al Liceo Artistico Sperimentale di Fi-renze. Conseguito il diploma, in un primo momento si iscrive al Biennio di Architettura all’Università, ma ben presto decide di conseguire la sua laurea presso la facoltà di Lettere a Bologna al DAMS (Distretto per le Arti, Musica e Spettacolo).

Racconto biografico“Ecco che l’attività più o meno riconducibile al concretarsi di un’esperienza come episodio o risultato di un atto, di un processo tecnico, pratico, spirituale è lo svolgimento dell’opera”. Questo scriveva Franca Pisani nel 1977 in un suo saggio di poesia visiva. La sua esperienza artistica procede da allora in modo concettuale: l’artista elabora un’ipotesi culturale fondendo attraverso una ricerca psicologica, intenzioni, uso dei materiali e ambiente sintetizzandoli fino alla loro più semplice manifestazione pratica. Da questo punto di partenza l’artista sarà protagonista di una serie di mostre di livello internazionale. Nizza, Nîmes, Montecarlo sono i primi luoghi che ac-colgono la Pisani, che si esprime con dipinti, sculture e installazioni. Addirittura a Saint Paul de Vence le sue opere saranno inserite nella cattedrale definendo in modo spazialistico e concettuale la sacralità del luogo. In Francia durante una di queste manifestazioni avviene l’incontro con lo staff della Galleria Art Time di Brescia, si delinea così un nuovo percorso che darà vita ad un’intensa collaborazione.

Biografia

Franca Pisani was born in Grosseto in 1956. Just nine years old, the artist begins her artistic path in Maremma, where she attends the studio of the sculptor Franco Sozzi. Pisani shows very soon a peculiar artistic talent, so that Mr. Sozzi gets her to attend the Liceo Artistico Sperimentale in Florence. After obtaining her diploma, she decides to attend the Faculty of Archi-tecture at the University of Florence first, but she soon chooses to take a degree at the University of Literature in Bologna, DAMS (Distretto per le Arti, Musica e Spettacolo – specialising in Art, Music and Performing Arts).

Biographical Notes“Here the activity more or less bringing back a concrete experience as the outcome or result of an act, a technical, practical, spiritual process is, as a matter of fact, the developing of the work”. Franca Pisani so spoke in 1977 in an attempt of visual poetry. Her artistic experience is carried forth, since then, to a conceptual manner: the artist develops a cultural hypothesis of melting through psychological research, intentions, use of materials and environment, synthesizing them up to their simplest practical aspects. From this starting point the artist will be the protagonist of a series of exhibitions of international level. Nice, Nîmes, Montecarlo are the first places that host Pisani’s, expressing herself through paintings, sculptures and installation. In St. Paul de Vence her works will be even exposed in the cathedral, defining in a spatial and conceptual way the sacredness

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Pochi mesi dopo, infatti, l’artista terrà una personale nella galleria di Brescia intitolata ”Attitudine all’infinito”. Protagoniste della mostra sono le “sabbie” che sono una delle espressioni più significative del percorso artistico della Pisani, che riesce a coniugare magistral-mente pittura poetica e concettualità espressiva. Dopo il successo di questa mostra, Franca Pisani suscita l’interesse dei più importanti poli dell’arte italiana. La Regione Toscana e la Provincia di Firenze le patrocinano una mostra presso il centro commerciale “The Mall”. Si tratta di un centro di moda nel capoluogo toscano, rinomato in tutto il mondo. Gabriele Boni curerà la mostra mettendo in risalto lo stretto contatto tra moda e arte. L’anno successivo la Pisani sarà invitata dalla Fondazione Valerio Riva di Venezia. “La voglia assoluta di esistere”sarà il titolo della mostra curata da Maurizio Sciaccaluga. La casa del Pane, spazio museale nel centro di Milano, sarà il pal-coscenico di una grandiosa mostra personale della Pisani, dove l’artista presenta due installazioni, 70 dipinti e 20 sculture. Seguiranno le mostre al Galata, Museo del mare (MuMa) a Genova e in due luoghi d’eccellenza a Firenze: Palazzo Cerretani e il celeberrimo Museo Marino Marini. Nel 2009 Franca Pisani è invitata alla 53a Biennale di Venezia “Fare mondi”, presso il Padiglione della Repubblica Arabo Siriana nel Giardino di Ca’ Zenobio con una mostra curata da Marzia Spatafora. L’artista espone due installazioni e un bronzo a cera persa di dimensioni statuarie.Franca Pisani è la sola donna che partecipa a questa edizione della Biennale nel Padiglione Arabo-Siriano.

of the lieu. In France, during one such exhibition, she encounters the staff of “Galleria Art Time” of Brescia: a new path is traced, giving life to an intense cooperation. Few months later the artist will show her works in a Personal entitled “Attitudine all’infinito”. Absolute protagonists are the “Sabbie – Sands”, which are one of the most significant expressions of Pisani’s artistic path, that superbly conjugates poetic painting and expressive conceptuality. After the exploit of this exhibition, Franca Pisani arouses the interest of the most important poles of Italian art. Region Tuscany and Provincia di Firenze sponsor another exhibition into a mall, “The Mall”. It is a fashion commercial mall in Florence, renowned all around the world. Gabriele Boni edits the exhibition highlighting the close relationship between art and fashion. The following year Franca Pisani will be invited by Fondazione Valerio Riva of Venice. “La voglia assoluta di esistere” will be the title of the exhibition edited by Maurizio Sci-accaluga. La Casa del Pane, museum space in the centre of Milan, will be the stage of a huge personal exhibition by Pisani, where she presents two installations, 70 paintings and 20 sculptures. Exhibitions will follow in Galata, Museo del Mare (MuMa) in Genoa and in two wonderful locations in Florence: Palazzo Cerretani and most famous Museo Marino Marini. In 2009 Franca Pisani is invited to the 53rd Venice Biennial Exhibition “Fare mondi”, in the Pavilion of Syrian-Arabic Republic in the Garden of Ca’ Zenobio, exhibition edited by Marzia Spatafora. The artist shows two installations and a lost-wax-bronze sculpture of great dimensions. Franca Pisani is the only woman participating to this edition of Biennale in the Syrian-Arabic Pavilion.

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1976 Parigi, Francia Collettiva “Sezione Donne” Centre Georges Pompidou “Beaubourg” 1977 Bologna Collettiva “Conceptual Art” Arte Fiera 1978 Firenze Collettiva Zona - Spazio Autogestito d’arte 1979 Messico Collettiva “Artes Visuales” Operozio Museo de Arte Moderno

1980 Mainz, Germania Collettiva Rheinstr Kunst 1981 Essen, Germania Collettiva Folkwangmuseum 1982 Ginevra, Svizzera Collettiva Galérie L’Eveche Catania Collettiva “Rassegna d’arte contemporanea” Palazzo del Toscano

Mostre personali

e collettive

Individual and collective

exhibitions

1976 Paris, France Collective “Sezione Donne” Centre Georges Pompidou “Beaubourg” 1977 Bologna Collective “Conceptual Art” Arte Fiera 1978 Florence Collective Zona - Spazio Autogestito d’arte 1979 Mexico Collective “Artes Visuales” Operozio Museo de Arte Moderno

1980 Mainz, Germany Collective Rheinstr Kunst 1981 Essen, Germaniy Collective Folkwangmuseum 1982 Geneva, Switzerland Collective Galérie L’Eveche Catania Collective “Rassegna d’arte contemporanea” Palazzo del Toscano

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Palermo Collettiva “Idee d’Arte d’Avanguardia” Galleria La Nuova Barcaccia 1983 Firenze Performance Galleria Il Sole Palermo Collettiva “Mostra di Maestri Contemporanei” Palazzo Butera Roma Personale “Aspetti della pittura” Galleria La Mercede, Palazzo Bernini

1983-84 Palermo Personale “Ricerche” Galleria La Barcaccia 1984 Campi Bisenzio, Firenze Personale Installazione: “Le donne” Manila club 1985 Campi Bisenzio, Firenze Personale Installazione: “I Dervisci” Manila club Roma Collettiva “Itinerari contemporanei” Palazzo Borghese

Palermo Collective “Idee d’Arte d’Avanguardia” Art gallery La Nuova Barcaccia 1983 Florence Performance Art gallery Il Sole Palermo Collective “Mostra di Maestri Contemporanei” Palazzo Butera Rome Individual “Aspetti della pittura” Art gallery La Mercede, Palazzo Bernini

1983-84 Palermo Individual “Ricerche” Art gallery La Barcaccia 1984 Campi Bisenzio, Florence Individual Installazione: “Le donne” Manila club 1985 Campi Bisenzio, Florence Individual Installazione: “I Dervisci” Manila club Rome Collective “Itinerari contemporanei” Palazzo Borghese

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1986 Firenze, incontro Arte-Teatro “Maggio Musicale” L’artista, ora, assistente teatrale: “Tosca” di Puccini interpretata da Renato Bruson Roma Personale “Dipinti e Sculture” Galleria La Gradiva 1987 Firenze, incontro Arte-Teatro “Maggio Musicale” L’artista, ora, assistente di palcoscenico Teatro La Pergola 1988 Firenze, incontro Arte-Moda L’artista, ora, fashion consultant: “Anuk Design”

1989 Arezzo Personale Galleria Bruschi 1990-98 Milano e Firenze, incontro Arte-Moda L’artista, ora, fashion design 1999 Firenze Personale “Dualità” Galleria Landi 2000 New York, 54th Street, Stati Uniti Personale “Open Space” Curatore: Montaperto Firenze Personale “Cosmostudio”

1986 Florence, Art meets Theatre “Maggio Musicale” The artist, now, theatre assistant: “Tosca” by Puccini played by Renato Bruson Rome Individual “Dipinti e Sculture” Art gallery La Gradiva 1987 Florence, Art meets Theatre “Maggio Musicale” The artist, now, stage assistant Teatro La Pergola 1988 Florence, Art meets Fashion The artist, now, fashion consultant: “Anuk Design”

1989 Arezzo Individual Art gallery Bruschi 1990-98 Milan and Florence, Art meets Fashion The artist, now, fashion design 1999 Florence Individual “Dualità” Art gallery Landi 2000 New York, 54th Street, United States Individual “Open Space” Curator: Montaperto Florence Individual “Cosmostudio”

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2001 Bagno a Ripoli, Firenze Personale “Concertazioni” Galleria Kitchen 2002 New York, Long Island, Stati Uniti Collettiva Galleria Burrnheim 2003 Nizza, Francia Personale Galleria Alain Couturier Nizza, Francia Personale “Monochrome Baroque” Curatore: Benoit Pekle Église Saint François de Paule

2004 Montecarlo, Principato di Monaco Personale Galleria Maretti Arte, Bd Princesse Charlotte Roma Personale permanente “Ordine Nazionale degli Psicologi” Curatore: Lorenzo Romualdi 2005 Brescia Personale “Attitudine all’infinito” Galleria Art Time Curatore: Patrizia Ferri Nimes, Francia Installazione “I monocromi”

2001 Bagno a Ripoli, Florence Individual “Concertazioni” Art gallery Kitchen 2002 New York, Long Island, United States Collective Art gallery Burrnheim 2003 Nice, France Individual Art gallery Alain Couturier Nice, France Individual “Monochrome Baroque” Curator: Benoit Pekle église Saint François de Paule

2004 Montecarlo, Bd Princesse Charlotte Principality of Monaco Individual Art gallery Maretti Arte Rome Permanent individual exhibition “Ordine Nazionale degli Psicologi” Curator: Lorenzo Romualdi 2005 Brescia Individual “Attitudine all’infinito” Art gallery Art Time Curator: Patrizia Ferri Nmes, France Installation “I monocromi”

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Curatore: Dibho-Cohen Palais des Expositions Collettiva Fiera Arte Genova Collettiva ARTURO Firenze Collettiva Galleria Art Time Brescia Collettiva Fortezza da Basso Firenze Collettiva Fiera Arte Padova 2006 Firenze Personale “Ritualità” Curatore: Gabriele Boni Venezia Personale

“La voglia Assoluta di Esistere” Curatore: Maurizio Sciaccaluga Fondazione Valerio Riva Scuola S. Pasquale Brescia Personale Curatore: Maurizio Sciaccaluga Galleria Art Time Sirmione Collettiva Pietra @co. Public art Firenze “Pittura/materiale” Curatore: Pier Luigi Tazzi Galleria Frittelli Arte Contemporanea Catalogo Carlo Cambi Editore, Siena

Curator: Dibho-Cohen Palais des Expositions Collective Fiera Arte Genova Collective ARTURO Firenze Collective Art gallery Art Time Brescia Collective Fortezza da Basso, Florence Collective Fiera Arte Padova 2006 Florence Individual “Ritualità” Curator: Gabriele Boni Venice Individual

“La voglia Assoluta di Esistere” Curator: Maurizio Sciaccaluga Foundation Valerio Riva Scuola S. Pasquale Brescia Individual Curator: Maurizio Sciaccaluga Art gallery Art Time Sirmione Collective Pietra @co. Public art Florence “Pittura/materiale” Curator: Pier Luigi Tazzi Art gallery Frittelli Arte Contemporanea Catalogue edited by Carlo Cambi, Siena

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Roma Collettiva Galleria Ca’ d’Oro, piazza di Spagna

2008 Milano Personale “Scolpire la Vita” Curatore: Gianluca Ranzi Galleria Casa del Pane Casello Ovest di Porta Venezia

Firenze Personale Sotto l’egida della Regione Toscana Curatore: Gianluca Ranzi

Pres. Consiglio Regione Toscana On. Riccardo Mincini Palazzo Cerretani

Genova Personale “Scolpire la vita” Curatore: Gianluca Ranzi Galata Museo del Mare

Firenze Personale “Il gioco e il mito” Curatore: Gianluca Ranzi Presentazione prof. Carlo Sisi Museo Marino Marini

Rome Collective Art gallery Ca’ d’Oro, piazza di Spagna

2008 Milan Individual “Scolpire la Vita” Curator: Gianluca Ranzi Art gallery Casa del Pane Casello Ovest di Porta Venezia

Florence Individual Under the auspices of Tuscany Region Curator: Gianluca Ranzi

Tuscany Region Council Pres. On. Riccardo Mincini Palazzo Cerretani

Genova Individual “Scolpire la vita” Curator: Gianluca Ranzi Galata Museo del Mare

Florence Individual “Il gioco e il mito” Curator: Gianluca Ranzi Introduced by prof. Carlo Sisi Museo Marino Marini

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2009 Venezia, 53a Biennale di Venezia “Fare Mondi” Padiglione della Repubblica Arabo Siriana Curatori: Marzia Spatafora ed Enzo Dall’Ara

2010 Palermo Personale “Attraversamenti” Palazzo Sant’Elia per la Provincia Via Maqueda Curatore: Gianluca Ranzi Art Director: Marzia Spatafora

Brescia Personale “Attraversamenti” Galleria “ArtTime” C.so Palestro 48/A Curatore: Gianluca Ranzi Art Director: Marzia Spatafora

2009 Venice, 53rd Venice Biennial Exhibition “Fare Mondi” Pavilion of the Syrian Arab Republic Curators: Marzia Spatafora and Enzo Dall’Ara

2010 Palermo Individual “Attraversamenti” Palazzo Sant’Elia per la Provincia Via Maqueda Curator: Gianluca Ranzi Art Director: Marzia Spatafora

Brescia Individual “Attraversamenti” Galleria “ArtTime” C.so Palestro 48/A Curator: Gianluca Ranzi Art Director: Marzia Spatafora

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L’uomo universale, senza volto e vestito dei colori della “terra” rappresenta lo spirito della creazione e il concetto di ubiquità.

Non è importante dove tu sia, ma che in ogni luogo rappresenti la somma delle esperienze vissute da culture diverse.

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Il mondo non ha posti obbligati, o di appartenenza, l’uomo è cittadino di ogni dove.

La globalizzazione di Franca Pisani non è quella dei beni di consumo, ma va al di là, infatti è quella della ricchezza spirituale,

della vita vissuta e ci indica la strada…

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MARETTI [email protected]

Tutti i diritti riservati.Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta

o trasmessa in qualsiasi forma o con mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta

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Finito di stampare nel mese di gennaio 2011

Copyright © 2011 Maretti Editore

ISBN 978-88-89477-13-7