FRAMMENTO DI BASSORILIEVO ARCAICO DA COO · 2016. 12. 21. · non statuario, non è dell' isola di...

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LUIGI MORRICONE FRAMMENTO DI BASSORILIEVO ARCAICO DA COO , E il frammento del lato sinistro di un bassorilievo trovato a Coo nel maggio del 1937 ai margini del quartiere occidentale della città (Jenì Kapù o Porta N uova) tra le rovine delle case distrutte dal terremoto del 1933, nel sito stesso dove si scavò succes- sivamente la fori ca delle Terme Occidentali. I) Il fram- mento è conservato per soli cm. 41,5 di altezza: la lar- ghezza massima è di cm. il marmo bianco, ma non statuario, non è dell' isola di Coo: di grana piutto- sto grossa, è attraversato da venature, nodosità e fori; la superficie, quantunque tutta bucherellata per la cattiva qualità della pietra, non è però consunta ed ha acquistato una bella patina calda e ambrata. Sul rovescio e sui lati restano tracci e di calcina e di intonaco; le fratture sono tutte antiche: solo il lato sinistro ha conservato la superficie originaria piana e liscia, con visibili le tracci e del lavoro eseguito con il " pettine ". Sulla faccia della lastra, lungo il margine sinistro, correva un listello in aggetto, la cui superficie, ora lar- gamente fratturata, conservava il piano di lavorazione del bassorilievo e circondava come un riquadro, su ogni lato, la figura o le figure collocate perciò a bella posta quasi dentro un' edicola; il listello si raccordava dolcemente con uno sguscio al piano del fondo e se ne intravvede una larghezza, alla superficie, di cm. 1,7; lo spessor.e massimo della lastra, misurato appunto al listello, è di cm. 12,5; la profondità maggiore del bassorilievo è di cm. 2,7 presso l'avambraccio destro della figura di fanciullo, dove il piano del fondo è più abbassato. Non resta alcuna traccia di una colo- razione originaria che, per quanto sobria, non doveva mancare. 2) La lastra conserva, non completa, la figura di un fanciullo che la completa nudità, la benda annodata con i nastri svolazzanti dietro la nuca, l'aryballos che pende, sospeso a due correggiuole, dall' avambraccio sinistro, fanno riconoscere come palestrita e vincitore nelle gare: egli sembra soffermarsi con atteggiamento quasi timido o incerto mentre solleva all'altezza del viso la mano sinistra: la palma è aperta in fuori e il pollice e l'indice si toccano, in una mossa elegante e ricercata che qui dobbiamo intendere come il gesto rituale di adorazio- ne. 3) L'adolescente infatti è giunto davanti alla divinità ed offre con la destra un galletto che egli stringe salda- mente alle zampe per impedirgli di dimenarsi: la be- stiola occupa il centro del bassorilievo e pare concen- trare su di sé l'attenzione dell'osservatore, inquadrato, per così dire, dalle braccia dell'adolescente, del quale l'attitudine è riverente e tutta attenta e contenuta l'espressione. Non mi pare dubbio che il frammento appartenga a un bassorilievo votivo che celebrava la vittoria agonistica di un fanciullo, raffigurato nel momento di offrire il gallo, forse ottenuto come premio della gara, alla divi- nità o all' eroe protettore dei giuochi; con la rappre- sentazione dell' atto del ringraziamento si intendeva perennare nel marmo il ricordo della vit- toria - a onore del vincitore e della sua stirpe e della sua patria - e celebrare la potenza e il favore del nume che quella vittoria aveva concessa. L'offerta del gallo fatta dal fanciullo palestrita è secondo me da mettere in relazione con la qualità agonistica della bestia (come simbolo dell'agone il gallo appare assai più tardi scol- pito sui bracciuoli del sedile del Sacerdote di Dioniso nel teatro di Atene e nel bassorilievo di W6rlitz con la rappresentazione del dio dei giuochi, Agone), 4) pur non escludendo del tutto che si sia voluto significare un qualche legame particolare dell'animale con la divinità alla quale il bassorilievo era dedicato. 5) Certo il gallo, come animale da combattimento, era strettamente connesso con la vita della palestra, poichè nelle palestre si tenevano comunemente le lotte dei galli (e in Atene T emistocle, dopo la battaglia di Salamina del 480 a. C., le istituì come rappresentazioni ufficiali nel Teatro di Dioniso). Ma già sui vasi dipinti dal VII sec. in poi per tutta l'età arcaica e in tutto il mondo gre- co essi sono rappresentati affrontati o in lotta, e pro- prio in virtù della natura agonistica erano disegnati accanto all' Atena combattente ritti su colonnine, sulle anfore che piene di olio di ulivo erano destinate in pre- mio ai vincitori delle gare panatenaiche. 6) Credo invece che il confronto che si potrebbe pro- porre con due bassorilievi della seconda metà del VI sec. a. C. nei quali compare il gallo come offerta sia soltanto esteriore: uno è il bassorilievo del lato orientale della Tomba delle Arpie di Xanthos nella Licia (ora al Museo Britannico) nel quale è raffigurato un fanciullo che pro- tende un gallo ad un personaggio seduto su di un trono; l'altro è il bassorilievo di Chrysapha (presso Sparta, ora al museo di Berlino) in cui la bestia è offerta con altri doni a due figure in trono, in cui si riconoscono, come nel rilievo di Xanthos, defunti eroizzati; 7) ma a I ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

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LUIGI MORRICONE

FRAMMENTO DI BASSORILIEVO ARCAICO DA COO

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E il frammento del lato sinistro di un bassorilievo trovato a Coo nel maggio del 1937 ai margini del quartiere occidentale della città (Jenì Kapù

o Porta N uova) tra le rovine delle case distrutte dal terremoto del 1933, nel sito stesso dove si scavò succes­sivamente la fori ca delle Terme Occidentali. I) Il fram­mento è conservato per soli cm. 41,5 di altezza: la lar­ghezza massima è di cm. ~17,5; il marmo bianco, ma non statuario, non è dell' isola di Coo: di grana piutto­sto grossa, è attraversato da venature, nodosità e fori; la superficie, quantunque tutta bucherellata per la cattiva qualità della pietra, non è però consunta ed ha acquistato una bella patina calda e ambrata. Sul rovescio e sui lati restano tracci e di calcina e di intonaco; le fratture sono tutte antiche: solo il lato sinistro ha conservato la superficie originaria piana e liscia, con visibili le tracci e del lavoro eseguito con il " pettine ".

Sulla faccia della lastra, lungo il margine sinistro, correva un listello in aggetto, la cui superficie, ora lar­gamente fratturata, conservava il piano di lavorazione del bassorilievo e circondava come un riquadro, su ogni lato, la figura o le figure collocate perciò a bella posta quasi dentro un' edicola; il listello si raccordava dolcemente con uno sguscio al piano del fondo e se ne intravvede una larghezza, alla superficie, di cm. 1,7; lo spessor.e massimo della lastra, misurato appunto al listello, è di cm. 12,5; la profondità maggiore del bassorilievo è di cm. 2,7 presso l'avambraccio destro della figura di fanciullo, dove il piano del fondo è più abbassato. Non resta alcuna traccia di una colo­razione originaria che, per quanto sobria, non doveva mancare. 2)

La lastra conserva, non completa, la figura di un fanciullo che la completa nudità, la benda annodata con i nastri svolazzanti dietro la nuca, l'aryballos che pende, sospeso a due correggiuole, dall' avambraccio sinistro, fanno riconoscere come palestrita e vincitore nelle gare: egli sembra soffermarsi con atteggiamento quasi timido o incerto mentre solleva all'altezza del viso la mano sinistra: la palma è aperta in fuori e il pollice e l'indice si toccano, in una mossa elegante e ricercata che qui dobbiamo intendere come il gesto rituale di adorazio­ne. 3) L'adolescente infatti è giunto davanti alla divinità ed offre con la destra un galletto che egli stringe salda­mente alle zampe per impedirgli di dimenarsi: la be­stiola occupa il centro del bassorilievo e pare concen-

trare su di sé l'attenzione dell'osservatore, inquadrato, per così dire, dalle braccia dell'adolescente, del quale l'attitudine è riverente e tutta attenta e contenuta l'espressione.

Non mi pare dubbio che il frammento appartenga a un bassorilievo votivo che celebrava la vittoria agonistica di un fanciullo, raffigurato nel momento di offrire il gallo, forse ottenuto come premio della gara, alla divi­nità o all' eroe protettore dei giuochi; con la rappre­sentazione dell' atto del ringraziamento (e;ÙXlJ(p~crT'f]pwv) si intendeva perennare nel marmo il ricordo della vit­toria - a onore del vincitore e della sua stirpe e della sua patria - e celebrare la potenza e il favore del nume che quella vittoria aveva concessa. L'offerta del gallo fatta dal fanciullo palestrita è secondo me da mettere in relazione con la qualità agonistica della bestia (come simbolo dell'agone il gallo appare assai più tardi scol­pito sui bracciuoli del sedile del Sacerdote di Dioniso nel teatro di Atene e nel bassorilievo di W6rlitz con la rappresentazione del dio dei giuochi, Agone), 4) pur non escludendo del tutto che si sia voluto significare un qualche legame particolare dell'animale con la divinità alla quale il bassorilievo era dedicato. 5)

Certo il gallo, come animale da combattimento, era strettamente connesso con la vita della palestra, poichè nelle palestre si tenevano comunemente le lotte dei galli (e in Atene T emistocle, dopo la battaglia di Salamina del 480 a. C., le istituì come rappresentazioni ufficiali nel Teatro di Dioniso) . Ma già sui vasi dipinti dal VII sec. in poi per tutta l'età arcaica e in tutto il mondo gre­co essi sono rappresentati affrontati o in lotta, e pro­prio in virtù della natura agonistica erano disegnati accanto all' Atena combattente ritti su colonnine, sulle anfore che piene di olio di ulivo erano destinate in pre­mio ai vincitori delle gare panatenaiche. 6)

Credo invece che il confronto che si potrebbe pro­porre con due bassorilievi della seconda metà del VI sec. a. C. nei quali compare il gallo come offerta sia soltanto esteriore: uno è il bassorilievo del lato orientale della Tomba delle Arpie di Xanthos nella Licia (ora al Museo Britannico) nel quale è raffigurato un fanciullo che pro­tende un gallo ad un personaggio seduto su di un trono; l'altro è il bassorilievo di Chrysapha (presso Sparta, ora al museo di Berlino) in cui la bestia è offerta con altri doni a due figure in trono, in cui si riconoscono, come nel rilievo di Xanthos, defunti eroizzati; 7) ma a

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me sembra che l'ispirazione del bassorilievo di Coo sia I

diversa, in quanto legata al mondo della palestra e degli agoni e non a quello funerario. 8)

Tuttavia il bassorilievo della Tomba delle Arpie può darci qualche suggerimento per immaginare quale doveva essere, completa, la stele di Coo : davanti alla figura del fanciullo suppongo volentieri quella della divinità a cui era presentata l'offerta, poichè l'arte greca, fin dall' età arcaica, ama introdurre sui bassorilievi votivi le figure degli dei non come simulacri ma come real­mente partecipanti alla scena di adorazione o di offerta; anche il frammento di stele spartana (ora a Copen­hagen) con la figura di fanciulla libante o quello del Mu­seo Nazionale di Atene in cui è rappresentata nel gesto di adorazione una giovinetta davanti alla figura femmi­nile anch' essa seduta, - come la divinità o l'eroe del bassorilievo spartano - possono servire per il comple­tamento della nostra stele. 9) La presenza della figura seduta della divinità sulla stele di Coo spiegherebbe, forse, anche la singolare obliquità delle correggiuole che sostengono l'aryballos, intese studiosamente a riempire il vuoto risultante nel campo del rilievo fra le due fi­gure ; la supposizione che la stele completa fosse quasi rettangolare (e coronata con verosimiglianza da un tim­pano) I O) mi pare che sia confermata dallo spessore della lastra (cm. 12,5).

Nella stele la figura della divinità, più importante e più ampia, doveva aver attratto tutta la cura dello scultore, mentre una posizione secondaria anche artisti­camente era riservata a quella del palestrita, se si vo­gliono spiegare quelle in eguaglianze di stile che si osservano nella figura dell' offerente. È un palestrita, un fanciullo cioè esercitato nella palestra e negli ago­ni, ma al suo corpo non manca qualcosa di fem­minile e di aggraziato per le forme morbide e car­nose nonostante lo sviluppo dato ai glutei e alle cosce, sviluppo che del resto è un carattere di tutta l'arte ioni ca coeva. Le masse del nudo sono modellate sì da offrire l'impressione del tutto tondo, specialmente nelle braccia: quello destro è ben staccato dal corpo e arrotondato sulla spalla e al bicipite, mentre gli avam­bracci sono ad alto rilievo : della mano sinistra era visi­bile tutto il dorso con le dita aperte come a ventaglio, con spessore digradante verso il fondo: restano solo il mignolo appena rilevato - e se ne distingue anche l'unghia - e l'anulare (il medio e l'indice che dovevano essere a tutto rilievo sono abrasi, come abraso è il pol­lice). Ma la superficie è tutta avvivata da passaggi molli e delicati, percettibili soprattutto al tatto, sia nella regione della spalla e nell' avvallamento tra il bicipite e l'avambraccio che nel raccordo dei piani tra l'una e l'altra coscia. Nel dorso poi l'elegante e sinuoso profilo dalla nuca ai glutei è raccordato con passaggi sfumati al fondo nel quale pare perciò che la figura si immerga.

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Ma, per singolare contrasto, il corpo del galletto è semplificato in una massa piena e quasi piatta, poichè evidentemente i particolari del piumaggio erano riser­vati al colore. Nella testa infine tutti gli elementi sono delineati con accurata delicatezza: nel profilo del viso il naso ha il dorso grosso e rilevato, la bocca è piccola con labbra serrate, tumide e carnose; pieno e forte è il disegno del mento. L 'occhio è di prospetto, piccolo e allungato a mandorla, accompagnato dai ri­lievi precisi delle palpebre ; l'orecchio è alto con la conca esattamente all' altezza dell' occhio e con il lobo arrotondato e cavo. Se il profilo è netto, sono d'altronde delicatissimi i passaggi di superficie attorno all'occhio, al naso e alle labbra ove si forma una fossetta che anima la gota piena e carnosa, senza peraltro dare all' espres­sione un convenzionale sorriso. Solo accompagnando con la mano l'epidermide del marmo si possono cogliere i delicati passaggi dei piani sul viso e sul collo. E il viso è come isolato e incorniciato da quella trecciolina di capelli che scende lunga dalla tempia davanti al­l'orecchio fino ad incontrare la curva della mandibola e che sembrerebbe strana in una figura di atleta, se si­mili treccie non fossero attestate da altri monumenti; II )

invece dietro l'orecchio le ciocche a spirale si sovrap­pongono in due ordini di tre . ciascuno, un'altra ciocca esce di sotto alla benda e diversa direzione hanno i ric­cioli superiori da quelli inferiori : in modo singolare le ondulazioni di ogni ricciolo sono incavate e rese tenui inconsistenti e rade, secondo un gusto a cui obbedisce anche il lavoro delle penne della coda del gallo, isolate e quasi " sfrangiate " pittoricamente senza consistenza plastica. Il confronto con teste attiche (come quella del kouros del Louvre 12 ) in cui i riccioli si rigonfìano vigo­rosamente), è utile per dimostrare il carattere di questa opera ioni ca che appunto di manifesta con maggiore evidenza se paragonata con opere attiche degli stessi decenni, come per es. la stele un po' più antica di Me­gakles (?) a New York (e in parte a Berlino) opere nelle quali è più sentita la solidità della figura e più intensa è la vita fisica, mentre in quelle peloponnesia­che i piani sono tagliati fermi e netti senza il giuoco delicato delle superfici. 13)

Per il modellato morbido e delicato, per le forme car­nose e molli, l'opera si colloca nella serie delle sculture della Jonia che hanno come rappresentanti più antichi i bassorilievi delle colonne del Tempio di Artemide ad Efeso : ricordo in modo particolare la bella testa dal modellato quasi pittorico nelle sue superfici delicate, che peraltro dubito possa appartenere al gruppo più antico, dell 'età di Creso (560-546 a. C. oppure 545-541 a. C.) per la grande diversità dal lavoro degli altri frammenti di tale gruppo. 14) Seguono i bassorilievi del fregio che ornava i lati settentrionale ed orientale del Tesoro dei Sifni, a Delfi, opera del Maestro " mo-

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COO, MUSEO ARCHEOLOGICO - FRAMMENTO DI BASSORILIEVO ARCAICO

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dellatore" (dei quali la data sicura è del 525 a. C.): con essi il frammento di Coo ha in comune le forme arro­tondate e il lavoro delicato della superficie. 15) L'atteg­giamento ed il gesto elegante e grazioso se non proprio affettato, e le forme piene fanno pensare alle figure di Andokides le cui opere sono state avvicinate alle scul­ture della Gigantomachia del Tesoro dei Sifni. 16) Ma questi confronti se fanno sembrare probabile per il frammento del bassorilievo di Coo una data nel penul­timo decennio del VI sec. a. c., sono necessariamente generici per mancanza di opere di scultura più vicine nel tempo; per certi particolari, come il profilo del­l'occhio collocato in alto e con le palpebre disegnate con precisione, il bassorilievo può ricordare, piuttosto che opere della Jonia Asiatica, opere insulari sia pure di età più tarda come la stele di Nisiro a Costantinopoli con la quale la figura di fanciullo ha in comune anche il profilo forte e rilevato del mento. 17)

Il marmo del nostro frammento non è di Coo, come si è detto, e non è facile immaginare per quali vicende esso sia finito come materiale di costruzione in una

I) Per la topografia, cfr. BolI. d'Arte, 1950, p. 54, fig. I, e p. 221; del frammento diede notizia L. LAURENZI, in Clara Rho­dos, IX, 1938, p. 80.

Esprimo viva gratitudine a Enrico Paribeni, che mi è stato largo, con amichevole premura, di preziosi suggerimenti durante lo studio di questo bassorilievo.

2) È verosimile che il fondo del rilievo fosse campito di un colore scuro, azzurro (come nelle lastre del fregio del Tesoro dei Sifni a Delfi : Fouilles de Delphes, IV, 2, tavv. XXI-XXIII, e cfr. tav. XXIV) o rosso (come nella stele di Aristione: S. PAPA­SPYRIDI, Guide du Musée National d'Athènes, n. 29, p. 29, e nelle basi trovate nel Muro di Temistoc1e: ID., ibid., nn. 3476 e 3477, pp. 38 ss.); erano anche dipinti la benda e l'aryballos con le sue correggiuole, il piumaggio e le zampe del gallo, mentre nella figura del fanciullo il colore doveva accentuare i capelli, le ciglia e le sopracciglia, la pupilla e le labbra.

Per la tecnica del rilievo, cfr. St. CASSON, The Technique 01 early Greek Sculpture, Oxford, 1933, pp. 133 ss.

3) Attribuisco volentieri a motivi tecnici il fatto che il fanciullo compia con la mano sinistra il gesto di saluto alla divinità: egli infatti è rivolto verso destra, ciò che permette allo scultore di disegnare la gamba sinistra in avanti, forse come voleva il rito; se il gesto della mano sinistra ha un valore rituale, si può pensare che sia rivolto a un eroe: v. però il bronzetto di Samo a Berlino: E. BUSCHOR, Friihgriech. jiinglinge, figg. 167 s. , pp. 145 s. - Si veda in generale per il gesto, DAREMBERG-SAGLIO, I, p. 80, s. v. Adoratio; C. SITTL, Die Gebiirden der Griechen und Romer, 1890, p. 291; cfr. A. RUMPF, Die Religion der Griechen (Bi/deratlas zur Religion­geschichte, 13-14, 1928), nn. 143-144; O. WALTER, Ein To­tenmahlreliel aus Samos, in Studies presented to D. M. Robinson, I, 1951, p. 600.

Si confronti, per la !-l[-rpCl( (la benda dei vincitori, come è chia­mata da Pindaro e da Bacchilide), DAREMBERG-SAGLlO, alle voci mitra, vitta, certamen; J. JUTHNER, Siegerkranz und Siegerbinde, in Ost. jahresh., I, 1898, pp. 42 SS.; BEAZLEY-CASKEY, Attic Vase Paintings in the Museum 01 Fine Arts, Boston, I, 1931, n. 16, pp. 12-13 (tav. V); G. Q. GIGLIOLI, PhylIobolia, in Arch. Classica, II, 1950, pp. 31 ss.

Per l'arybalIos, v. l'esauriente trattazione di J. D. BEAZLEY, ArybalIos, in Br. Sch. Ann., XXIX, 1927-28, pp. 187SS. (specialm.

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casa di epoca relativamente recente; allo stesso modo che nelle fondazioni di una casa del Serraglio era stato tro­vato il bassorilievo del banchetto con l'etera. Ambedue le opere sono di artisti ionici, di gusto, se non di patria, diverso (e il Laurenzi ritiene ora che il bassorilievo con l'etera sia stato eseguito nella J onia e non a Coo) 18) ma sono state ritrovate nel sito della città greco-romana, fondata nel 366 a. c., non della città arcaica, la Kwç 'Acr"t"u7t&ÀO:~O:, che proprio nel VI sec. a. C. deve avere avuto la sua fioritura. E il sito di questa città arcaica è an­cora ignoto, e tutte le ricerche per ritrovarla sono state infruttuose. 19) Ogni possibilità quindi rimane aperta: nè si può escludere che queste sculture, opere di artisti jonici, siano state eseguite nell' isola nell' età arcaica (e alla cerchia artistica della Jonia l'isola appartenne), e nemmeno che nell' età romana raccoglitori di opere d'arte - come quello che radunò 'un vero museo di piccole statue ellenistiche, e anche un mosaico, nella sua casa del III sec. d. C. 20 ) - si siano procurati nelle isole vicine o nell' Asia minore quelle sculture di un gusto prezioso come adornamento delle loro dimore sontuose.

pp. 194-204) e C. H. Emilie HASPELS, How the Aryballos was suspended, ibidem, pp. 216 SS. Nel nostro rilievo il vasetto è prov­visto di un coperchietto appuntito o tappo (come nella stele di New York, v. BEAZLEY, op. cit., fig . 6, p. 203) ma non è chiara la forma della bocca nè il modo di sospensione a.1l'avambraccio.

4) La scena dei galli sui bracciuoli del sedile del sacerdote di Dioniso nel Teatro di Atene è interpretata come riferentesi ad Agon da L. DEUBNER, Attische Feste, p. 251 e da Sven RISOM in Mélanges HolIeaux, pp. 257 S3 . (diversamente G. LIPPOLD, Gemiildekopien, p. 29 e Th. KRAus, Bemerkungen zum Sessel der Dionysospriesters in Athen. Dionysostheater, in jahrb., LXIX, 1954, pp. 32 ss). Il bassorilievo di Worlitz, che rappresenta il dio Agon fra due galli, in Arch. Anz., 1923-24, colI. 31 SS., fig. 3 (B. SCHRODER, Der Sport im Altertum, tav. IO a). Cfr. DAREMBERG-SAGLIO, I, p. 147, s. v. Agon, fig. 181 (coperchio di specchio di bronzo da Corinto, ora al Museo di Lione : DE WITTE, Rev. Arch., 1868, p. 372 ss., tav. XIII).

5) Gli Spartani offrivano anticamente il gallo ad Ares come VLX·~-r~pLOV (PLUT., Agesi/., 33; Instit. Lacon., 25); mi sembra interessante, a proposito dell'interpretazione del nostro bassori­lievo, ricordare l'epigramma dell'Anch. Falatina, VI, 149 (CAL­LlM., Epigr. 56 Cahen) secondo il quale un certo Eveneto aveva dedicato ai Dioscuri un gallo di bronzo, per commemorare una propria vittoria (forse nel pugilato ?). Per altre divinità, si ve­dano: DAREMBERG-SAGLlO, s. v. sacrificium, p. 958 s., P. STEN­GEL, Die griech. Kultusaltertiimer 3 ed., Munchen, 1920, p. 122.

6) Sui combattimenti di galli, v. PAULY-WISSOWA, S. v. Hiih· nenkiimple: ivi bibliografia; il gallo sulle anfore panatenaiche è stato interpretato come simbolo dell'Agone da L. DEUBNER, Attische Feste, p. 23, nota 5. Per rappresentazioni posteriori al­l'età arcaica, v. G . van HOORN, Choes and Anthesteria, Leiden, 1951, p. 48, nota 298.

7) Il mon. delle Arpie (il lato orientale) : Brit. Mus. Cat., Sculpture, I, I, 1928 (B 287), pp. 125 ss., tav. XXIII; BR. BRUCKMANN, Denkmiiler, tav. 146 in alto; cfr. da ultimo F. J. TRITSCH, The Harpy Tomb at Xanthos, in jour. Hell. St., LXII, 1942, pp. 49 ss., e tav. III. CH. PICARD, Manuel, I, pp. 552 ss. crede però che si tratti degli dei delle ombre.

La stele di Chrysapha a Berlino: C. BLUMEL, Griech. Skulpt. d. sechsten u. liinlten jahrh. v. Chr. (Staatl. Mus. zu Berlin) l , 1940, pp. II ss., tavv. 22 e 24 (ivi bibliografia ricchissima).

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8) Per il significato funerario del gallo, che qui escludo, si veda soprattutto G. WE1CKER, H iihne aul Grabstelen, in Ath. Mitth ., XXX, 1905, pp. 2Ò7 55. Ancora più decisamente è da escludere per il bassorilievo di Coo il carattere amatorio del gallo, per il quale si veda K . FRIIS JOHANSEN, Attic motives on Clazomenian sarcophagi (From the Collections 01 the Ny Carlsberg Glyptothek, III, 1942) pp. 123 55., specialmente pp. 134 SS.i J. D . BEAZLEY, Some Attic Vases in the Cyprus Museum, pp. 18ss.

9) La stele di Sparta a Copenhagen : Ath. Mitth., VIII, 1883, pp. 364 55., e tav. XVI (Furtwangler) i K. FRIIS JOHANSEN, The Attic Grave Reliels, cit., p. 85, fig. 38i il frammento di stele di Atene in JOHANSEN, op. cit., p. 139, fig. 72.

IO) Sul coronamento delle lastre, v. K. FRIIS JOHANSEN, The Attic Grave Reliels cit., pp. 75, 99-101 (per le stele con palmetta) i p. 85, fig. 38 (il già citato bassorilievo di Sparta a Copenhagen, per il timpano)i p. 123 e p. 147 (per le stele attiche del V sec. inoltrato) . Cfr. anche E. AKURGAL, Zwei Grabstelen vorklassischer Zeit aus Sinope (111° Berliner Winckelmannsprogram, 1955), pp. 14 55.

II) Cfr. la stele ateniese di hoplitodromos: J. N. SVORONOS, Athener Nationalmuseum, tav. XXVIi F . GERKE, Griech. Plastik, tavv. 81 SS. (su di essa' si veda da ultimo MlXv. AN~PONIKOY, llept TIjç cr'r~À1Jç 'roti <OrrÀ~'roiìp6f.l.Ou, in 'ApX. 'E(:p-~!J.., 1953-54 [1958], pp. 317 ss.) i inoltre le due oinochoai con figure rosse di Goluchow : J. D . BEAZLEY, Greek Vases in Poland, Oxford, 1928, pp. I I SS., tavv. 3, 1-2 : si tratta sicuramente di atleti: un disco­bolo e un &XOV'r~cr~ç.

12) Il kouros del Louvre (dell'Attica) in E. BUSCHOR, Friih­griechische Jiinglinge, p. 104, figg. II 8-Il 9 i cfr. ibid. la testa (pure dell 'Attica) a Boston, p. 105, figg. 120-121.

13) Opere attiche più antiche ° coeve : Stele di New York­Berlino (c. 540 a. C.) : G. M . A. R1CHTER, Cat. 01 Greek Sculptures (Metr. Mus. 01 Art, N. Y .) Oxford, 1954, n. 15, pp. 15 ss., tavv. XV-XVlIIi Framm. di stele a New York (c. 530 a. C.): G. M. A. R1CHTER, op. cit., n. 17, pp. 18 ss., tav. XXI ai Framm. di stele attica al Louvre (c. 510 a. C.): J. CHARBONNEAUX, in Mon. Piot, XLI, 1946, pp. 63 SS. e tav. VII i la stele incisa del Louvre (J.

CHARBONNEAUX, in Mon. Piot, XXXVII, 1940, pp. 45 sS., tav. V) è datata dalla Richter (Archaic Attic Gravestone, 1944, p. I II)

nel 520-510 a. C. e confrontata t:on le figure eleganti e delicate di Psiax.

14) La testa della 1/ dormiente ,,: Brit. Mus. Cat., Sculpture, I, I, 1928, p . 50, tav. IV (B 89) i R. LULL1ES-M. HIRMER, Griech. Plastik, Munchen, 1956, tavv. 38-39, cfr. p. 43.

1S) Il fregio orientale e settentrionale del Tesoro dei Sifni a Delfi : Fouilles de Delphes, IV, 2, pp. Il2 ss. (cfr. pp. 167 ss.), tavv. XI-XII e XIII-XIV i LANGLOTZ, Zeitbestimmung, p. 18 SS.i ID., Friihgriech. Bildh.-Schulen, p. 128 (cfr. nota 3 a p. 188).

16) Su Andokides, v. J . D . BEAZLEY, Attische Vasenmaler der rotfig. Stils, 1925, pp. 7 ss. (ivi la bibliografia più antica) i ID. ,

Attic Red-Figure Vase-Painters, Oxford 1942, pp. 1-4i per i confronti con la scultura contemporanea : G. v. L tiCKEN, Ar­chaische griechische Vasenmalerei und Plastik, in Ath. Mitth., XXXXIV, 1919, pp 83 ss., e tav. III, I I i LANGLOTZ, Zeitbestim­mung, pp. 23 ss., specialmente p. 27. Cfr. per il gesto della mano del fanciullo, l'Athena dell 'Anfora di Monaco 2301 (Jahn 388) in FURTW.-RE1CHH., Griech. Vasenmalerei, tav. IV (PFUHL, Ma l. u. Zeichn. d. Griechen, III, fig . 315) i per il tipo della figura, il giovane dell'Anfora di Berlino 2159: FURTW.-RE1CHH., op. cit., tav. 133i cfr. le figure di giovani dell'Anfora di Parigi (Louvre G I) : PFUHL, op. cit., III, fig. 313 .

17) La Stele di Nisyros: G . MENDEL, Catai. des sculptures, I, p. 73, n. II i M. SCHEDE, M eisterwerke der tiirkischen Museen, tav. VI.

18) Clara Rhodos, IX, 1938, p . 73 sS., figg. 46-48, tav. VI i cfr. Critica d'Arte, IV, 1939, p. VIII SS.i L. LAURENZ1, in Annuario, XXXIII-XXXIV (N. S., XVII-XVIII), 1955-1956 (1957),P. 61.

19) PATON-H1CKS, The Inscriptions 01 Cos, pp. XLIX SS.i M. SEGRE, in Clara Rhodos, IX, 1938, pp. 176 SS.i cfr. Boli. d'Arte, IV, 1950, p. 322.

20) L. LAURENZ1, in Boll. d'Arte, 1936-1937, p. 139i ID., in Annuario, cit., pp. 64-80 (Sculture inedite del Museo di Coo). Per la data da me proposta per la casa di Coo, v. Boll. d'Arte, IV, 1950, p. 330.

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