Fotografia, primo amore Mengacci tornareporter · curiosità, lo scotto che deve pa ... La...

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VENERDÌ 2 FEBBRAIO 2007 MILANO CULTURA LA REPUBBLICA XI Al museo di Lissone un'antologica del conduttore televisivo che da giovane fu allievo di Mulas e Berengo ROBERTO MOTTI A PRIMA sensazione che " fc»percepisco è quella della curiosità, lo scotto che deve pa- gare un personaggio nazional- popolare, ma poi sono in molti a sorprendersi positivamente». Davide Mengacci è ben noto al pubblico televisivo ma della sua passione per la fotografia pochi sapevano, prima che la mostra "Fotoamatori insospet- tabili" organizzata a Bibbiena dalla Fiaf lo rivelasse al grande pubblico. La fotografia è per lui una passione che nasce alla fi- ne degli anni Sessanta, anche se a dodici anni aveva già realizza- to i suoi primi scatti con una Bencini Comet. Mengacci proviene da una colta famiglia milanese-il pa- dre era direttore di scena, la madre costumista, entrambi al Piccolo Teatro - che gli indica un percorso scolastico classi- co, anche se durante gli studi li- ceali frequenta i corsi serali di fotografia dell'Umanitaria* da giovane conosce autori che lo impressionano come Alfa Ca- staldi, Ugo Mulas, Franco Scheichenbauer: «Nel 1973, venticinquenne, apro un'a- genzia di pubblicitàelapassio- LA SPEZIA Una fotografia scattata in una strada della città ligure nel 1985: la composizione ricorda i! maestro francese Robert Doisneau NIZZA Padre e figlio giocano con i sassi sulla spiaggia della capitale della Costa Azzurra La fotografia è del 1976 Milano, stazione Centrale: una fotografia del 1983 Fotografia, primo amore Mengacci tornareporter ne si arricchisce perché cono- sco altri fotografi come Gianni Berengo Gardin, a cui chiedo di lavorare per me e con cui inizia un rapporto di amicizia». I mo- dellLdi Mengacci sono Cartier- Bresson, Doisneau, lo stesso Berengo, fotografi dell'attimo prima ancora che reporter, au- tori che sanno trovare gli spun- ti andando in giro per la strada e amano la bellezza del bianco- Davide Mengacci nero: «Per molti anni, appena potevo, giravo per Milano alla ricerca di spunti. Allora non si parlava di Street photography, ma questo era quello che face- vo con un taglio di documenta- zione molto personale e la con- sapevolezza che non si trattava di fotografia d'arte». Due cara- binieri a cavallo nella nebbia del Parco Sempione, i negozi di Brera con le vecchie insegne di metallo dipinto, i due bambini che giocano in via Capecelatro dentro la carcassa una 600 Multipla, un operaio che ripara su una lunga scala un cavo: im- pressioni di una Milano che si trasformava negli anni 70 e 80. «Poi, nel 1986 il nuovo impegno con la televisione mi allontana dalla fotografia che ho ripreso solo l'anno scorso. Il mio modo di fotografare ora è più medita- to ma sempre legato a tre temi che mi sono cari: la costruzione di piccole scenette, lo scoprire aspetti che si rivelano diversi da quelli che sembrano aunprimo sguardo, la ricerca dell'ironia». Per la mostra al Museo d'Ar- te Contemporanea di Lissone, Mengacci ha accostato le im- magini scattate dal 1968 al 1986 a quelle realizzate ora per con- to del Comune per descrivere Lissone. «Non è facile lavorare su commissione, ma ho utiliz- zato l'esperienza acquisita in televisione dove bisogna sem- pre mostrare i lati più positivi e accattivanti». A Lissone e altrove. Street Photography 1968-2006. Mu- seo d'arte contemporanea di Lissone, viale Padania 6, dal 4 febbraio al 4 marzo, info 031. 2145174 arte I La città vista dalla Previtali Marina vola nel cielo sopra Milano CHIARA GATTI L UNGO la linea di ricer- ca figurativa che ha vi- sto, negli ultimi anni, molti artisti (Marco Petrus in te- sta) scegliere Milano come soggetto delle proprie ope- re, si inserisce il lavoro di Marina Previtali, che espo- ne in questi giorni nella galleria di famiglia, a due passi dal Naviglio grande. Quarant'anni, milanese doc, un diploma all'Acca- demia di Brera, ha iniziato dipingendo paesaggi lacu- stri, ma poi ha scoperto il fascino della sua città. E dei suoi luoghi simbolo. Co- me la Stazione Centrale, il Pi- rellone, laTor- re Velasca, la Bovisa o le pe- riferie stran- golate dai can- tieri. Ne è nata una pittura (a olio) piuttosto suggestiva, fatta di linee vorticose e una tavolozza che restituisce bene i colo- ri del cielo sopra Milano. Se l'effetto è quello del revival di uno stile già visto (Vespi- gnani dipingeva così negli anni Cinquanta), certi toc- chi di tinte shocking e le prospettive un po' sbilen- che (speriamo siano volu- te) aggiungono un sapore nuovo e le grandi dimen- sioni delle tele fanno co- munque la loro scena. Un punto a suo favore. Galleria Previtali, via Lombardini 14, fino al 24 febbraio, tel. 02.58113090 La Torre Velasca punte | Gal I Lomt I febbr

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V E N E R D Ì 2 FEBBRAIO 2 0 0 7 M I L A N O C U L T U R A LA REPUBBLICA X I

Al museo di Lissone un'antologica del conduttore televisivo che da giovane fu allievo di Mulas e Berengo

ROBERTO MOTTI • A PRIMA sensazione che

" fc»percepisco è quella della curiosità, lo scotto che deve pa­gare un personaggio nazional­popolare, ma poi sono in mol t i a sorprendersi positivamente». Davide Mengacci è ben noto al pubblico televisivo ma della sua passione per la fotografia pochi sapevano, pr ima che la mostra "Fotoamatori insospet­tabi l i " organizzata a Bibbiena dalla Fiaf lo rivelasse al grande pubblico. La fotografia è per lu i una passione che nasce alla f i ­ne degli anni Sessanta, anche se a dodici anni aveva già realizza­to i suoi p r im i scatti con una Bencini Comet.

Mengacci proviene da una colta famiglia mi lanese- i l pa­dre era direttore d i scena, la madre costumista, entrambi al Piccolo Teatro - che gli indica un percorso scolastico classi­co, anche se durante gli studi l i ­ceali frequenta i corsi serali d i fotografia del l 'Umanitaria* da giovane conosce autori che lo impressionano come Alfa Ca­staldi, Ugo Mulas, Franco Scheichenbauer: «Nel 1973, venticinquenne, apro un'a­genzia di pubblicitàelapassio-

LA SPEZIA Una fotografia scattata in una

strada della città ligure nel 1985: la

composizione ricorda i! maestro francese Robert

Doisneau

NIZZA Padre e figlio giocano con i sassi sulla spiaggia della capitale della Costa Azzurra La fotografia è del 1976

Milano, stazione Centrale: una fotografia del 1983

Fotografia, primo amore Mengacci tornareporter

ne si arricchisce perché cono­sco altri fotografi come Gianni Berengo Gardin, a cui chiedo d i lavorare per me e con cui inizia un rapporto d i amicizia». I mo-dellLdi Mengacci sono Cartier-Bresson, Doisneau, lo stesso Berengo, fotografi dell 'attimo pr ima ancora che reporter, au­tor i che sanno trovare gli spun­t i andando i n giro per la strada e amano la bellezza del bianco- Davide Mengacci

nero: «Per mol t i anni, appena potevo, giravo per Milano alla ricerca d i spunti. Allora non si parlava d i Street photography, ma questo era quello che face­vo con un taglio di documenta­zione molto personale e la con­sapevolezza che non si trattava d i fotografia d'arte». Due cara­binieri a cavallo nella nebbia del Parco Sempione, i negozi d i Brera con le vecchie insegne d i

metallo dipinto, i due bambini che giocano in via Capecelatro dentro la carcassa dì una 600 Multipla, un operaio che ripara su una lunga scala un cavo: im­pressioni d i una Milano che si trasformava negli anni 70 e 80. «Poi, nel 1986 i l nuovo impegno con la televisione m i allontana dalla fotografia che ho ripreso solo l'anno scorso. I l mio modo d i fotografare ora è più medita­to ma sempre legato a tre temi che m i sono cari: la costruzione d i piccole scenette, lo scoprire aspetti che si rivelano diversi da quelli che sembrano aunpr imo sguardo, la ricerca dell'ironia».

Per la mostra al Museo d'Ar­te Contemporanea di Lissone, Mengacci ha accostato le im ­magini scattate dal 1968 al 1986 a quelle realizzate ora per con­to del Comune per descrivere Lissone. «Non è facile lavorare su commissione, ma ho utiliz­zato l'esperienza acquisita i n televisione dove bisogna sem­pre mostrare i lati più positivi e accattivanti».

A Lissone e altrove. Street Photography 1968-2006. Mu­seo d'arte contemporanea di Lissone, viale Padania 6, dal 4 febbraio al 4 marzo, info 031. 2145174

arte I La città vista dalla Previtali

Marina vola nel cielo

sopra Milano CHIARA GATTI

LUNGO la l inea d i ricer­ca f igurativa che ha v i ­

sto, negli u l t i m i anni , m o l t i art ist i (Marco Petrus i n te­sta) scegliere Mi lano come soggetto delle propr ie ope­re, si inserisce i l lavoro d i Mar ina Previtali, che espo­ne i n questi g iorn i nella galleria d i famiglia, a due passi da l Naviglio grande.

Quarant 'anni , milanese doc, u n d ip loma all'Acca­demia d i Brera, ha iniziato d ip ingendo paesaggi lacu­str i , ma po i ha scoperto i l

fascino del la sua città. E dei s u o i l u o g h i s imbolo. Co­me la Stazione Centrale, i l Pi-rellone, laTor-re Velasca, la Bovisa o le pe­ri ferie s t ran­golate dai can­t ier i . Ne è nata una p i t tura (a olio) p iuttosto

suggestiva, fatta d i linee vorticose e una tavolozza che restituisce bene i colo­r i del cielo sopra Mi lano . Se l'effetto è quello del revival d i uno stile già visto (Vespi-gnani dipingeva così negli ann i Cinquanta) , certi toc­ch i d i t inte shocking e le prospettive u n po ' sbilen­che (speriamo siano vo lu ­te) aggiungono u n sapore nuovo e le grandi d imen­sioni delle tele fanno co­munque la loro scena. U n punto a suo favore.

Galleria Previtali, via Lombardini 14, fino al 24 febbraio, tel. 02.58113090

La Torre Velasca

punte | Gal I Lomt I febbr