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FORUM MAGNUM – IL CENTRO DI ROMA

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FORUM MAGNUM – IL CENTRO DI ROMA!

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Secondo le fonti storiche, se si escludono le mura (o meglio dire un semplice terrapieno) che la leggenda vuole fatte costruire da Romolo a difesa del Palatino, la prima cinta muraria a difesa di Roma sarebbe stata eretta all'epoca dei Tarquini (VI secolo a.C.) dal re Servio Tullio; di queste mura non esiste però alcuna testimonianza archeologica sicura anche se è possibile riferire all'epoca del regno di Servio (578-535 a.C.) i resti di vari tratti di mura costruite in piccoli blocchi squadrati di tufo tenero (o "cappellaccio") situati sul Campidoglio, sul Quirinale e sul Viminale. La prima cinta muraria di sicuro riconoscimento e la più antica di cui rimangono notevoli resti (ai quali viene dato normalmente - e impropriamente – il nome di "mura serviane") è quella che venne eretta in età repubblicana dopo il "sacco dei Galli" nella prima metà del IV secolo a.C. In seguito si ebbero nuove mura solo in età imperiale, precisamente nella seconda metà del III secolo d.C. (sei secoli e mezzo dopo la costruzione delle "mura serviane"), costruzione divenuta necessaria vista la probabilità che i barbari potessero giungere fino a Roma.!Le mura imperiali, fatte costruire dall'imperatore Aureliano (da qui anche il nome Mura Aureliane) arrivarono a circondare completamente la città e rimasero in uso nel corso dei secoli fino alla famosa "breccia" di porta Pia del 1870, subendo poche modifiche (ad esempio a Trastevere), alcune aggiunte (come le Mura Gianicolensi e le Mura Vaticane) e limitati rifacimenti come il Bastione del Sangallo. Dopo il 1870 hanno perso la loro funzione dopo ben!sedici secoli dalla prima costruzione di cinta murarie. Nell'ultimo secolo, dopo essere state raggiunte e superate dall'espansione della città, sono diventate un punto di riferimento e vanno a delimitare quello che è comunemente definito come il "centro storico" che equivale alla !Roma dell'età imperiale.!

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Origini del Foro La valle del Foro, paludosa e inospitale, venne utilizzata tra X e VII secolo a.C. come necropoli dei primi villaggi stanziati sulle colline circostanti. Secondo lo storico Tacito la piana del Foro come pure il vicino colle del Campidoglio furono aggiunti alla Roma quadrata (Palatino) di Romolo da Tito Tazio. Tito Livio e altri autori antichi raccontano che, poco dopo la fondazione di Roma, fu combattuta nell'area del futuro foro romano una grande battaglia tra Romani e Sabini: la Battaglia del lago Curzio. Causa dello scontro fu il tradimento della vergine vestale, Tarpeia, figlia del comandante della vicina rocca romana Spurio Tarpeio, la quale, corrotta con dell'oro da Tito Tazio, fece entrare nella cittadella fortificata sul Campidoglio un drappello di armati con l'inganno. L'occupazione dei Sabini della rocca, portò i due eserciti a schierarsi ai piedi dei due colli (Palatino e Campidoglio, proprio dove più tardi sarebbe sorto il foro romano), mentre i capi di entrambi gli schieramenti incitavano i propri soldati alla lotta: Mezio Curzio per i Sabini e Ostio Ostilio per i Romani. Il campo di battaglia era circondato da molte colline, non offrendo alle due armate vie di fuga sufficienti o limitate zone per inseguire il nemico "in rotta”. Si racconta che nel corso della battaglia, Romolo, vedendo i suoi indietreggiare, invocò Giove e gli promise in caso di vittoria un tempio a lui dedicato (nei pressi del foro romano); quindi si lanciò nel mezzo della battaglia riuscendo a contrattaccare fino ai luoghi dove, pochi anni più tardi, sarebbero sorti la cosiddetta Regia e il tempio di Vesta. Solamente verso il 600 a.C., a opera del re etrusco Tarquinio Prisco, la valle venne drenata con la costruzione della Cloaca Massima e ricevette una pavimentazione in tufo; la piazza di forma rettangolare nacque come luogo di mercato oltre che per lo svolgimento della vita politica e giudiziaria, in un punto centrale della città verso cui convergevano molte importanti strade, la più importante delle quali era la Via Sacra, che correva dalle pendici del Campidoglio fino all'Arco di Tito.

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Alla seconda metà del VI secolo a.C. appartengono i monumenti arcaici del Comizio, la più antica sede dell'attività politica di Roma. Il Comizio costituiva uno spazio ritualmente orientato secondo i punti cardinali. Nei pressi di questo complesso, un'area pavimentata in pietra scura, il Lapis niger, era secondo la leggenda legata al luogo della morte di Romolo: qui è stata rinvenuta la più antica iscrizione latina conosciuta. Sul lato a ovest del Comizio verso le pendici del Campidoglio, in prossimità del cosiddetto Umbilicus Urbis, si trovava il Volcanale, un antichissimo santuario dedicato al dio Vulcano, fondato secondo la leggenda da Tito Tazio.!Sempre al VI secolo risalirebbero la Regia, il luogo in cui il Rex sacrorum e il pontefice massimo esercitavano la loro funzione sacrale, la Curia detta Hostilia (costruita secondo la tradizione dal re Tullo Ostilio), il tempio di Vesta a pianta circolare e altri importanti santuari. I resti attualmente visibili di questi edifici, appartengono però tutti a delle ricostruzioni successive.!

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La basilica Porcia fu la prima basilica civile costruita nell'antica Roma. Venne eretta per volere del censore Marco Porcio Catone nel 184 a.C. e assunse il suo nome. L'edificio si trovava nel Foro Romano.!Venne realizzata da Catone per amministrare la legge e come luogo di incontro per i commerci, nonostante una forte opposizione. Sorgeva a ovest della Curia, su un terreno comprato dallo stesso censore precedentemente occupato da negozi e case private. Molti processi vennero tenuti all'interno della basilica.!L'edificio andò distrutto durante il funerale di Publio Clodio Pulcro nel 52 a.C. insieme alla Curia. L'incendio, divampato davanti alla Curia (dove era stata posizionata la pira su cui doveva essere bruciato il corpo), si diffuse da questa agli edifici vicini, tra cui proprio la basilica Porcia. Le rovine dell'edificio vennero probabilmente abbattute lo stesso anno e non si procedette alla ricostruzione.!

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Periodo repubblicano!Agli inizi del V secolo a.C. sono da ricondurre l'inaugurazione del tempio di Saturno, con l'annessa sede dell'erario (il tesoro di Roma), e il tempio dei Càstori (484), dedicato ai Dioscuri, Castore e Polluce. Sempre nel V secolo (445) avvenne la consacrazione del Lacus Curtius a opera del Console Gaio Curzio Filone.!Nel IV secolo a.C. fu costruito, sul lato verso il Campidoglio, il tempio della Concordia, in occasione dell'accordo tra patriziato e plebe, e la tribuna del Comizio fu abbellita con i Rostra, i rostri delle navi catturate alla flotta della città di Anzio (Antium).!Una rinnovata spinta edilizia trasformò il Foro a partire dal II secolo a.C.: Silla regolarizzò lo sfondo verso il Campidoglio costruendo sul colle il Tabularium e intorno alla piazza si ebbe la costruzione delle quattro basiliche, destinate all'amministrazione della giustizia e allo svolgimento degli affari (Porcia, Emilia, Sempronia, Opimia); delle quattro basiliche la Basilica Emilia è giunta fino a noi attraverso numerosi rifacimenti, mentre la Porcia e la Sempronia furono sostituite dalla Basilica Giulia, costruita per ordine di Cesare e terminata sotto Augusto. Inoltre sotto Cesare si ebbe un radicale spostamento della Curia Giulia, che al posto dell'antico rituale orientamento secondo i punti cardinali, venne orientata secondo gli assi del contiguo Foro di Cesare. Contemporaneamente la tribuna dei Rostra venne spostata verso il Campidoglio.!

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La Basilica Emilia (Basilica Aemilia) è una basilica civile, edificata nel Foro Romano, è l'unica sopravvissuta dell'epoca repubblicana anche se il suo aspetto odierno è influenzato dai numerosi restauri e rifacimenti di epoca imperiale.!Sul lato nord-orientale della piazza del Foro erano attestate nel V secolo a.C. le tabernae lanienae, che ospitavano la vendita delle carni e furono sostituite alla fine del IV secolo a.C. dalle tabernae argentariae, sede dei banchieri, precedute dai maeniana o ballatoi di legno; la facciata fu adornata in varie riprese con gli scudi sottratti ai nemici vinti. Ricostruite dopo la distruzione subita nell'incendio del 210 a.C. presero il nome di tabernae novae (mentre quelle sul lato opposto della piazza, non toccate dall'incendio, erano chiamate tabernae veteres).!Una prima basilica alle spalle delle tabernae argentariae fu costruita probabilmente tra il 210 a.C. e il 195-191 a.C., data in cui Plauto sembra attestarne l'esistenza. Dai resti visti negli scavi la basilica sembra fosse suddivisa in quattro navate pavimentate in tufo di Grotta Oscura, con la facciata sul retro preceduta da un portico che si affacciava verso il Forum Piscatorium e il Macellum (nella parte in seguito occupata dal Foro di Nerva).!In una seconda fase un nuovo edificio fu costruito dal censore del 179 a.C. Marco Fulvio Nobiliore con il nome di Basilica Fulvia. In seguito alla morte del censore fu forse completata ad opera del suo collega Marco Emilio Lepido. A partire da lui, numerosi esponenti della gens Aemilia ne curarono i restauri, prendendo così anche il nome di Basilica Aemilia. In questa fase la navata centrale fu allargata a spese del portico posteriore, che fu ristretto, e doveva avere tre navate con architravi in legno, pavimentate in travertino. La navata centrale doveva essere rialzata, secondo la consuetudine, per permettervi l'apertura di finestre nella parte alta, che garantissero l'illuminazione all'edificio.!!

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Un saggio di scavo della parte più antica, sul lato ovest, permette di vedere come la pianta dell'edificio non sia sostanzialmente mutata nel corso delle ricostruzioni (a parte l'aumento di una navata sul lato nord, in modo da sfruttare più spazio possibile). Il lato sud era il lato maggiore che dava sulla piazza del Foro. Qui la facciata era composta da due ordini sovrapposti di sedici arcate, sostenute da pilastri con semicolonne, che creavano un portico anteriore. Da tre ingressi si accedeva all'interno, diviso in quattro navate e ampio circa 70 x 29 metri.!La Basilica Aemilia fu abbellita dal console del 78 a.C., omonimo del censore del secolo precedente (Marco Emilio Lepido), che vi appose dei "clipei" (scudi). Questo intervento fu ricordato da una moneta nel 61 a.C., del figlio, ancora omonimo, il futuro triumviro Marco Emilio Lepido, nella quale è raffigurato l'esterno dell'edificio con i clipei, probabilmente il portico a due piani che precedeva le tabernae verso la piazza del Foro (o secondo alcuni il portico posteriore).!Secondo alcuni studiosi, tuttavia, in quest'epoca la Basilica Aemilia costituiva un edificio separato dalla basilica Fulvia, costruito forse nel 164 a.C. dal censore Lucio Emilio Paolo e collocato sul lato corto sud-orientale della piazza, dove poi sorse il Tempio di Divi Giulio. A questo edificio dovrebbe riferirsi in tal caso l'ornamentazione con i clipei e la raffigurazione della moneta.!

Moneta di Marco Emilio Lepido!61 a.C.!

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Giulio Cesare decise di costruire una grande piazza a suo nome, che fu inaugurata nel 46 a.C., probabilmente ancora incompleta, e fu terminata poi da Augusto.!A differenza del Foro Romano si trattava di un progetto unitario: una piazza con portici sui lati lunghi e con al centro del lato di fondo il tempio dedicato a Venere Genitrice, da cui Giulio Cesare si vantava di discendere attraverso Iulo, il progenitore della gens Iulia, figlio di Enea, a sua volta figlio della dea.!Cesare pagò di tasca propria i terreni sui quali il nuovo monumento doveva sorgere. Inoltre, essendo stato incaricato della ricostruzione della Curia, sede del Senato, dopo la sua distruzione in un incendio, ne fece modificare il tradizionale e rituale orientamento secondo i punti cardinali, in modo che invece si adattasse a quello del nuovo Foro.!La nuova piazza riprendeva il modello dei portici costruiti intorno ai templi che i più importanti ed influenti uomini politici dell'ultimo secolo della Repubblica erano andati edificando nella zona del Circo Flaminio e ne aveva i medesimi scopi di propaganda personale e di ricerca di consenso. La vicinanza al vecchio centro politico ne aumentava tuttavia l'effetto.!

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Costruito dopo il Foro di Cesare (o Forum Iulium), il Foro di Augusto venne edificato a partire dal 23 a.C. su un'area (m 125 x 118) in precedenza occupata da abitazioni private acquistate con i guadagni delle guerre. Posto perpendicolarmente rispetto al Foro di Cesare dal quale si ispirava notevolmente, venne completato nel 2 a.C. e nell'arco dei secoli non subì rifacimenti a parte un piccolo restauro sotto Adriano.! Il Foro di Augusto era formato da una grande piazza dove era situata una grande statua dell'imperatore su una quadriga; questa piazza, sui lati maggiori, era fiancheggiata da due portici colonnati nei quali si aprivano simmetricamente due grandi esedre. Sul fondo il Foro era chiuso da un imponente muraglione alto ben 30 metri con andamento irregolare (completamente conservato) formato da blocchi bugnati di peperino e pietra di Gabi in mezzo a fascioni di travertino, struttura destinata a separare il Foro dal quartiere della Suburra (dal latino Subura). Due ingressi secondari al Foro di Augusto erano situati su questo muraglione, uno formato da tre fornici dai quali parte una gradinata, l'altro invece era formato da un solo fornice e nel Medioevo era conosciuto come "Arco dei Pantani". In mezzo a questi due ingressi era situato il Tempio di Marte Ultore fiancheggiato da due Archi onorari fatti costruire dal Senato in onore dei principi Druso e Germanico (figlio e nipote di Tiberio).!

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Tempio di Marte Ultore: il tempio, che faceva da chiusura scenografica al lato di fondo del foro di Augusto. Era dedicato a Marte "vendicatore", al quale Augusto aveva promesso in voto un tempio prima della vittoria nella battaglia di Filippi nel 42 nella quale erano stati sconfitti gli uccisori di Cesare, Bruto e Cassio, vendicandone la morte. La costruzione venne tuttavia probabilmente iniziata, insieme a quella del foro, solo dopo che Augusto si fu di fatto assicurato il potere, negli anni tra il 30 e il 27 a.C., il tempio venne solennemente inaugurato quarant'anni dopo la promessa nel 2 A.C.!Il tempio ripeteva in scala maggiore il tempio di Venere Genitrice nel Foro di Cesare, con la differenza anche della scalinata centrale al posto delle due gradinate laterali. La somiglianza è individuata in particolare nella presenza di un'abside sul fondo della cella.!Il tempio si trovava alla sommità di un alto podio (alto circa 3,55 m) e dominava la piazza del foro. Si trattava di un tempio periptero sine postico (con colonne che circondando la cella su tre lati, ma non sul lato di fondo), di ordine corinzio, ottastilo (con otto colonne sulla fronte). I colonnati laterali, anch'essi di otto colonne, terminavano contro l'alto muro di recinzione del complesso, al quale il tempio si addossava, con una lesena. Oltre ad alcuni elementi rialzati in seguito agli scavi, sono rimaste in piedi sul fianco meridionale tre colonne e il pilastro terminale, con l'adiacente tratto del muro della cella. Ciascuna colonna è alta circa 15 metri.!I colonnati e le pareti esterne della cella erano realizzati in marmo lunense, ed anche il podio era rivestito di marmo. L'ordine architettonico del tempio ha rappresentato un modello in seguito divenuto canonico, all'origine dell'evoluzione della decorazione architettonica romana.!

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Ottaviano aveva promesso in voto un tempio a Marte Ultore (ossia "Vendicatore") in occasione della battaglia di Filippi del 42 a.C., nella quale egli stesso e Marco Antonio avevano sconfitto gli uccisori di Cesare e dunque vendicato la sua morte. Il tempio venne effettivamente inaugurato solo dopo 40 anni, nel 2 a.C., inserito in una seconda piazza monumentale: il Foro di Augusto.!Rispetto al Foro di Cesare il nuovo complesso si disponeva ortogonalmente e il tempio di Marte si appoggiava ad un altissimo muro, tuttora conservato, che divideva il monumento dal popolare quartiere della Suburra. I portici che sorgevano sui lati lunghi, si aprivano alle spalle in ampie esedre (spazi semicircolari coperti), destinati ad ospitare le attività dei tribunali. Erano, inoltre, arricchiti da statue di personaggi reali e mitologici della storia di Roma e dei membri della famiglia Giulia, con iscrizioni che elencavano le loro imprese, e nelle nicchie centrali i gruppi di Enea e la statua di Romolo.!Anche in questo caso la costruzione del complesso fu legata alla propaganda del nuovo regime e tutta la sua decorazione celebra la nuova età dell'oro che si voleva inaugurata con il principato di Augusto.!

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Il podio era costituito da fondazioni in opera cementizia e in blocchi di tufo sotto i muri e in tufo e travertino sotto i colonnati; le fondazioni erano rivestite da blocchi di marmo bianco lunense. Vi si accedeva per mezzo di una scalinata frontale di 17 gradini in marmo, su fondazioni in cementizio, interrotta al centro da un altare; due fontane ne decoravano le estremità.!La cella aveva le pareti interne decorate da uno o più probabilmente da due ordini di colonne (probabilmente sette per lato), staccate dalla parete, rispecchiate sul muro da altrettante lesene. I fusti erano in marmo colorato e i capitelli, dei quali ci è pervenuto un esemplare intero di lesena erano decorati da figure di pegasi (cavalli alati).!La pavimentazione presentava un disegno a grande modulo con lastre in marmo africano e pavonazzetto, di cui resta qualche tratto!Sul fondo la cella terminava con un'abside, staccata mediante un'intercapedine dal muro di fondo, occupata da un ulteriore piccolo podio per le statue di culto, preceduto da una scalinata rivestita in lastre di alabastro. Su un podio lungo circa 9 metri erano ospitate probabilmente tre statue: di Marte, di Venere e del Divus Iulius. !

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LA CURIA IULIA!!L'edificio deve il suo nome alle assemblee dei "curiati", cioè dei cittadini ponderati in base al censo, che si svolgevano nel Comizio; qui si affacciava la prima curia di Roma, la Curia Hostilia, edificata secondo la leggenda da Tullo Ostilio, terzo re di Roma. Dopo essere stata danneggiata da un incendio nel 52 a.C. venne restaurata, ma poco dopo Giulio Cesare iniziò i lavori di realizzazione del Foro di Cesare, che interessarono tutta quest'area del Foro: sia i Rostra che la Curia vennero ricostruiti in posizione più scenografica, con impianto più monumentale.!L'edificio che prese il nome di Curia Iulia, e che è quello tutt'oggi visibile, fu terminato e inaugurato da Augusto il 28 agosto del 29 a.C. Restaurata sotto Domiziano nel 94, venne rifatta di nuovo da Diocleziano in seguito all'incendio del 283 durante il regno dell'imperatore Carino. Nella Curia si trovava anche l'altare della Vittoria.!Al tempo del re Teodorico, nella Curia si tenevano ancora le adunanze del Senato, sopravvissuto alla caduta dell'Impero romano d'Occidente, ma ridotto allora a un'ombra: l'edificio in quel tempo non si chiamava più col suo nome classico di Curia, bensì con quello di Atrium Libertatis. Il nome Atrium Libertatis fu preso da un vicino edificio, probabilmente distrutto o adibito ad altri usi già prima del VI secolo, e indipendente, dove anticamente si svolgeva la liberazione degli schiavi. Caduto il regno gotico di Teodorico la Curia rimase abbandonata.!

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La Curia era contigua al Foro di Cesare, tanto da sembrarne un'appendice (posizione senz'altro non casuale, con la quale il dittatore voleva probabilmente sottolineare il suo patronato sulle istituzioni romane). L'edificio che si può ammirare ancora oggi è a pianta rettangolare, con quattro pilastri esterni sui fianchi che fungono da contrafforti. Le due facciate sono coronate da timpani; su quella principale si aprono tre finestre ad arco e un unico portale profilato in travertino; ai lati del portale sono inoltre visibili alcuni loculi di sepolture di epoca medievale. Il portale d'ingresso in bronzo di epoca dioclezianea è una copia dell'originale, che fu portato a San Giovanni in Laterano nel XVII secolo. Il grande vano interno rispetta le proporzioni consigliate da Vitruvio per le curie, secondo il quale l'altezza doveva essere circa la metà della somma tra lunghezza e larghezza (le misure attuali sono 21 metri di altezza con una base di 18 x 27 metri). La notevole altezza è da riconoscere come un probabile accorgimento per l'acustica. La copertura lignea è ovviamente moderna e in antico era a travi piane.!La pavimentazione è stata in parte ricostruita con marmi antichi secondo la disposizione di epoca dioclezianea, come pure la decorazione architettonica delle pareti, scandita da nicchie che ospitavano statue, inquadrate da colonnine su mensole. Le pitture bizantine invece, visibili soprattutto sulla controfacciata, risalgono alla trasformazione in chiesa del VII secolo.!L'aula è divisa in tre settori, con a destra e sinistra tre gradini larghi e bassi, dove erano collocati i circa trecento seggi per i senatori. Sulla parete di fondo, tra due porte, si trova il basamento per la presidenza, dove è collocata anche la base della statua della Vittoria. Questa statua sulla quale i senatori giuravano fedeltà alla Repubblica era stata portata a Roma da Taranto da Ottaviano ed era un oggetto di particolare devozione simbolica per le istituzioni romane. Fu oggetto di un'aspra polemica tra cristiani e pagani alla fine del IV secolo, con protagonisti Ambrogio da Milano e Quinto Aurelio Simmaco, uno degli ultimi senatori pagani. Venne rimossa nel 357 in seguito alla vittoria del primo, che riuscì a convincere l'imperatore Costanzo II, figlio di Costantino I.!

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Il Foro della Pace (detto anche Foro di Vespasiano) era in realtà un tempio dedicato alla Pace (viene infatti definito come Templum Pacis). La denominazione di Foro deriva dal suo schema molto simile a quello dei Fori Imperiali dei quali alla fine andò a formare un prolungamento.!Costruito da Vespasiano tra il 71 e il 75 d.C. per celebrare la vittoria sugli Ebrei (venne eretto al posto dell'antico mercato coperto - Macellum), il Foro della Pace era formato da un ambiente absidato (dove era situata la statua di culto) fiancheggiato da diverse stanze e aperto su una enorme piazza (metri 110 x 135) occupata principalmente da aiole e fontane e circondata da un quadriportico. All'interno erano conservate spoglie del Tempio di Gerusalemme (tra cui il famoso candelabro a sette bracci) e numerose opere d'arte, per la maggior parte razziate da Nerone in Grecia e Asia Minore per andare ad abbellire la Domus Aurea.!Il Foro andò distrutto per un incendio nel 192 d.C. e venne ricostruito da Settimio Severo; a questa ricostruzione sono da attribuire due ambienti situati nell'area meridionale (presso l'angolo della Basilica di Massenzio), che vennero utilizzati per la costruzione (IV secolo d.C.) della chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Del primo ambiente (metri 34 x 18) si può vedere, alla sinistra dell'ingresso della chiesa, l'intera parete sud-occidentale, caratterizzata dalla cortina laterizia del rifacimento severiano; tra le finestre moderne si possono riconoscere i fori disposti in file regolari nei quali erano posti i perni metallici che sostenevano le lastre di marmo sulle quali era incisa la Forma Urbis, la monumentale pianta di Roma (in scala 1/246) realizzata all'epoca di Settimio Severo (203-211 d.C.) di cui rimangono numerosi frammenti esposti nei musei capitolini. A un livello più basso è visibile una parte del pavimento marmoreo sul quale giace un grande blocco di muratura caduto dall'adiacente Basilica di Massenzio. Del secondo ambiente, parzialmente utilizzato dalla chiesa, si può notare a sinistra e dopo l'ingresso della chiesa (prima del cortile) un tratto di parete in blocchi di travertino, mentre dal Foro Romano si può vedere la parte esterna sud-orientale, in blocchi di travertino e peperino insieme a una parte di quella sud-occidentale.!

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Sebbene intitolato e inaugurato (97 d.C.) dall'imperatore Nerva, tale Foro venne ideato e realizzato da Domiziano per dare un aspetto solenne (monumentale) all'area rimasta libera situata tra il Tempio della Pace e il Foro di Augusto, dove passava la via dell'Argileto che andava alla Suburra e all'Esquilino.! Il Foro di Nerva (conosciuto anche come Forum Transitorium) è formato da una piazza lunga e stretta (metri 120 per 45), priva di portici sostituiti sui due lati maggiori da un colonnato appoggiato al muro perimetrale in blocchi di peperino.! Oggi si può vedere ancora un tratto del lato sud-orientale, con due colonne scanalate e capitelli corinzi di marmo bianco (nel Medioevo vennero soprannominate "le Colonnacce”) sopra le quali corre una ricca trabeazione con fregio in rilievo (collegato al mito di Aracne); al di sopra c'è un alto attico con bassorilievo riguardante Minerva. Sul lato di fondo del Foro, era situato il Tempio di Minerva (conservato fino al 1606, quando venne demolito per utilizzare i materiali per la costruzione della fontana dell'Acqua Paola sul Gianicolo); era costruito su un alto podio con gradinata frontale e aveva un pronao con sei colonne sulla facciata e tre sui lati. La cella, all'interno, era formata da due colonnate su due ordini e un'esedra rettangolare sul fondo.! Alla destra del Tempio, c'era un arco (nel Medioevo era detto "Arco di Noè") situato tra il podio e il muro perimetrale del Foro, dal quale si passava in un grande ambiente di forma trapezoidale (irregolare) per giungere in un grande emiciclo porticato (Porticus Absidata) che si apriva verso il quartiere della Suburra.!

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! Ultimo in ordine di tempo ma il più grande dei Fori Imperiali, il Foro di Traiano venne costruito tra il 107 e il 112 d.C. Per la sua realizzazione venne spianata la sella che univa il! Campidoglio al Quirinale, distruggendo anche tutto quello che vi si trovava, tra cui un tratto delle vecchie mura urbane e l'Atrium Libertatis. Il Foro misurava circa metri 300 x 180 ed era formato da una piazza rettangolare (metri 120 x 90) con una enorme statua equestre rappresentante Traiano spostata verso sud (verso il Foro di Augusto), sui due lati lunghi un portico colonnato e sul fondo una grande esedra semicircolare. L'ingresso principale doveva essere situato sul lato confinante con il Foro di Augusto dove sono stati rinvenuti i resti di un portico colonnato con tratto centrale diritto e due tratti laterali obliqui che facevano appunto da sfondo alla statua di Traiano. Sul lato di fronte era situata la Basilica Ulpia alla quale erano addossati due grandi edifici (probabilmente delle biblioteche) aperti l'uno di fronte all'altro su una corte porticata dove era situata la Colonna Traiana. Di tutto il complesso, oggi - a parte la Colonna Traiana – si può vedere perfettamente quello che rimane del portico che fiancheggiava la piazza sul lato nord-orientale: il muro perimetrale in blocchi di "peperino" ornato internamente con lesene che scandivano le pareti rivestite con lastre di marmo;! la grande esedra semicircolare di 40 metri di diametro con la nicchia mediana inquadrata da due colonne di granito e i resti del pavimento in lastre marmoree di "giallo antico" e "pa-! vonazzetto"; la serie dei pilastri che separavano l'esedra dal portico (ne rimane solo una base mentre le altre sono indicate da rettangoli in cemento); i tre gradini in "giallo antico" che scendevano alla piazza e alcune delle colonne allineate lungo di essa. Gli ultimi scavi stanno portando alla luce anche i! resti delle abitazioni venutesi a creare nel Foro di Traiano a partire dal Medioevo.! !

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IL TEATRO DI POMPEO!Fu eretto per volere del console Pompeo tra il 61, anno del terzo trionfo e il 55 a.C. anno del suo secondo consolato, e fu per Roma una innovazione straordinaria: la legge romana vietava infatti la costruzione di teatri in muratura, per mantenere il carattere religioso che il teatro possedeva dalla tradizione greca; teatri provvisori in legno venivano eretti soltanto in prossimità di luoghi di culto.!Pompeo, per aggirare la legge, costruì su un podio rialzato un tempio dedicato a Venere vincitrice. Una gradinata d'accesso nell'area antistante fu edificata in forma semicircolare di esedra: questa cavea fu completata da una scena monumentale lunga circa 90 metri, ed ecco sorto e legittimato il teatro. Tale sistema venne utilizzato successivamente dai romani per la costruzione di altri teatri in muratura.!Era una struttura di grandi dimensioni: la cavea aveva un diametro di circa 150 metri, arricchita da un monumentale quadriportico con colonne di granito (Hecatostylum) che si stendeva fino all'area sacra di largo Argentina. Qui, (all'incirca in corrispondenza dell'attuale Teatro Argentina) era la grande aula detta Curia Pompeii, dove si tenevano riunioni del Senato.!Benché Augusto avesse fatto murare la Curia come locus sceleratus, il teatro rimase in uso e venne restaurato dagli imperatori fino al V secolo (ancora al tempo del re goto Teodorico, un suo cancelliere romano ricordava con parole piene di ammirazione il Teatro di Pompeo, ricco di marmi, sculture ed affreschi, con “caverne coperte a volta con pietre pendenti collegate in forme bellissime”).!

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TEATRO DI MARCELLO!Giulio Cesare progettò la costruzione di un teatro, destinato a rivaleggiare con quello edificato nel Campo Marzio da Pompeo. A questo scopo venne espropriata una vasta area, demolendo anche alcuni edifici sacri, come un tempio dedicato alla dea Pietas e uno forse da identificare col tempio di Diana. Alla morte del dittatore tuttavia erano solo state gettate le fondazioni e i lavori furono ripresi da Augusto, che riscattò con il proprio denaro un'area ancora più vasta e fece innalzare un edificio di dimensioni maggiori di quello originariamente previsto. Questo allargamento comportò probabilmente l'occupazione della parte curva del Circo Flaminio, che da allora divenne una semplice piazza, e lo spostamento e la ricostruzione degli edifici sacri circostanti, come l'antico tempio di Apollo e il tempio di Bellona.!Il primo utilizzo del nuovo edificio per spettacoli risale all'anno 17 a.C., durante i ludi saeculares ("ludi secolari"). Nel 13 a.C. il nuovo edificio venne ufficialmente inaugurato con giochi sontuosi e dedicato a Marco Claudio Marcello, il nipote, figlio della sorella Ottavia, che Augusto aveva designato come erede, dandogli in moglie la propria figlia Giulia, ma che era morto prematuramente. In questa occasione sulla scena del teatro furono collocate quattro colonne di marmo africano, prese dalla casa di Marco Emilio Scauro sul Palatino e una statua di Marcello in bronzo dorato.!Un primo restauro della scena si ebbe sotto Vespasiano e altri restauri si ebbero sotto Alessandro Severo. Nonostante il possibile reimpiego di alcuni blocchi di travertino provenienti dalla facciata nel restauro del 370 del Ponte Cestio, il teatro sembra fosse ancora utilizzato e nel 421 si ebbe un restauro delle statue collocate nell'edificio a cura di Petronio Massimo, praefectus urbi.!!!!

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!ANFITEATRO FLAVIO !La costruzione iniziò nel 70 sotto l'imperatore Vespasiano. I lavori furono finanziati, come altre opere pubbliche del periodo, con il provento delle tasse provinciali e il bottino del saccheggio del tempio di Gerusalemme (70 d.C.). L'area scelta era una vallata tra la Velia, il colle Oppio e il Celio, in cui si trovava un lago artificiale (lo stagnum citato dal poeta Marziale) fatto scavare da Nerone per la propria Domus Aurea. Questo specchio d'acqua, venne ricoperto da Vespasiano con un gesto "riparatorio" contro la politica del "tiranno" Nerone che aveva usurpato il terreno pubblico, e destinato ad uso proprio, rendendo così evidente la differenza tra il vecchio ed il nuovo principato. Vespasiano fece dirottare l'acquedotto per uso civile, bonificò il lago e vi fece gettare delle fondazioni, più resistenti nel punto in cui sarebbe dovuta essere edificata la cavea. Vespasiano vide la costruzione dei primi due piani e riuscì a dedicare l'edificio prima della propria morte nel 79. L'edificio era il primo grande anfiteatro stabile di Roma, dopo due strutture minori o provvisorie di epoca giulio-claudia (l'amphiteatrum Tauri e l'amphiteatrum Caligulae). Il figlio e successore di Vespasiano, Tito, aggiunse il terzo e quarto ordine di posti e inaugurò l'anfiteatro con cento giorni di giochi, nell'80. Poco dopo, il secondo figlio di Vespasiano, l'imperatore Domiziano, operò importanti modifiche, completando l'opera ad clipea (probabilmente degli scudi decorativi in bronzo dorato) e realizzando i sotterranei dell'arena: dopo il completamento dei lavori non fu più possibile tenere nell'anfiteatro delle naumachie (rappresentazioni di battaglie navali), che invece le fonti riportano per l'epoca precedente.!Contemporaneamente all'anfiteatro furono costruiti alcuni edifici di servizio per i giochi: i ludi (caserme e luoghi di allenamento per i gladiatori, tra cui sono noti il Magnus, il Gallicus, il Matutinus e il Dacicus), la caserma del distaccamento dei marinai della Classis Misenensis (la flotta romana di base a Miseno) adibiti alla manovra del velarium (castra misenatium), il summum choragium e gli armamentaria (depositi delle armi e delle attrezzature), il sanatorium (luogo di cura per le ferite dei combattimenti) e lo spoliarum un luogo in cui venivano trattate le spoglie dei gladiatori defunti in combattimento!

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Nerva e Traiano fecero dei lavori, attestati da alcune iscrizioni, ma il primo intervento di restauro si ebbe sotto Antonino Pio. Nel 217, un incendio, innescato presumibilmente da un fulmine, fece crollare le strutture superiori; i lavori di restauro fecero chiudere il Colosseo per ben cinque anni, dal 217 al 222; in questo periodo i giochi si trasferirono al Circo Massimo. I lavori di restauro furono iniziati sotto Eliogabalo (218-222) e portati avanti da Alessandro Severo, il quale rifece il colonnato sulla summa cavea. L'edificio fu riaperto nel 222, ma solo sotto Gordiano III i lavori poterono dirsi conclusi. Un altro incendio causato da un fulmine fu all'origine dei lavori di riparazione ordinati dall'imperatore Decio nel 250.!Dopo il sacco di Roma del 410 ad opera dei Visigoti di Alarico, sul podio che circondava l'arena fu incisa un'iscrizione in onore dell'imperatore Onorio, forse in seguito a restauri. Onorio proibì i ludi gladiatori e da allora fu adibito alle venationes. L'iscrizione venne successivamente cancellata e riscritta per ricordare grandi lavori di restauro dopo un terremoto nel 442, ad opera dei praefecti urbi Flavio Sinesio Gennadio Paolo e Rufio Cecina Felice Lampadio. Costanzo II lo ammirò sommamente. Altri restauri a seguito di terremoti si ebbero ancora nel 470, ad opera del console Messio Febo Severo. I restauri continuarono anche dopo la caduta dell'impero: dopo un terremoto nel 484 o nel 508 il praefectus urbi Decio Mario Venanzio Basilio curò i restauri a proprie spese.!Le venationes proseguirono fino all'epoca di Teodorico. Abbiamo i nomi delle più importanti famiglie senatorie dell'epoca di Odoacre iscritte sui gradus: tale usanza è molto più antica, ma periodicamente i nomi venivano cancellati e sostituiti con quelli dei nuovi occupanti (anche a seconda del diverso grado tra clarissimi, spectabilis e illustres), per cui restano solo quelli dell'ultima redazione prima del crollo dell'impero!

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IL CIRCO MASSIMO Le prime installazioni in legno, probabilmente in gran parte mobili, risalirebbero all'epoca di Tarquinio Prisco, nella prima metà del VI secolo a.C. La costruzione di primi impianti stabili risalirebbe al 329 a.C., quando furono edificati i primi carceres. Le prime strutture in muratura, soprattutto legate alle attrezzature per le gare, si ebbero probabilmente solo nel II secolo a.C. e fu Gaio Giulio Cesare a costruire i primi sedili in muratura e a dare la forma definitiva all'edificio, a partire dal 46 a.C.!Il monumento venne restaurato dopo un incendio e probabilmente completato da Augusto, che per decorare la spina vi aggiunse (come testimoniato da una moneta di Caracalla) un obelisco dell'epoca di Ramses II portato dall'Egitto, l'obelisco flaminio, che nel XVI secolo fu spostato da papa Sisto V in piazza del Popolo. Nel 357 un secondo obelisco fu portato a Roma per volere dell'imperatore Costanzo II ed eretto dal praefectus urbi Memmio Vitrasio Orfito sulla spina; oggi si trova davanti San Giovanni in Laterano.!Altri restauri avvennero sotto gli imperatori Tiberio e Nerone e un arco venne eretto da Tito nell'81 al centro del lato corto curvilineo: si trattava di un passaggio monumentale integrato nelle strutture del circo.!Dopo un grave incendio sotto Domiziano, la ricostruzione, probabilmente già iniziata sotto questo imperatore, venne completata da Traiano nel 103: a quest'epoca risalgono la maggior parte dei resti giunti fino a noi. Sono ricordati ancora restauri sotto Antonino Pio, Caracalla e Costantino I. Il circo rimase in efficienza fino alle ultime gare organizzate da Totila nel 549.!