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Forme insediative di Antonio Cappuccitti Con il termine di forme insediative si indicano gli insediamenti umani stabili e aggregati alle loro diverse scale, da quella territoriale fino a quella della città o di parti costitutive di questa, considerati sotto lo specifico profilo della confor- mazione fisica e dei caratteri morfologici d’assetto. La branca di ricerca che all’interno della disciplina urbanistica si occupa dello studio delle forme insediative, dei processi formativi e trasformativi di queste, nonché dei peculiari caratteri fisici individuabili e classificabili negli insediamenti, e in particolare nelle relazioni strutturali e di conformazione tra le componenti costitutive elementari di questi, viene correntemente denomina- ta analisi morfologica degli insediamenti. L’analisi delle forme insediative è stata operata sulla base di approcci di fondo molto diversi, ma anche a differenti scale di osservazione, a seconda dell’ampiezza dell’ambito di interesse, dell’estensione delle parti di città ogget- to di studio e degli specifici elementi costitutivi della forma urbana. Nel pre- sente capitolo, dopo aver introdotto sinteticamente un quadro storico dei principali atteggiamenti generali di ricerca praticati in Italia nel campo della morfologia dell’insediamento, si enunciano ed illustrano alcuni concetti affe- renti a due particolari e significativi atteggiamenti di analisi. Il primo riguarda la classificazione per tipologia formale delle forme insediative, operata cioè sul- la base della semplice conformazione geometrica d’insieme dell’insediamento. Il secondo concerne l’analisi strutturale della forma dell’insediamento, sulla base dell’applicazione allo studio delle forme insediative, alle diverse scale di studio praticabili, del concetto di struttura e delle sue componenti, come si illustra più avanti. Un terzo rilevante approccio allo studio della forma urbana concerne l’analisi di dettaglio delle cosiddette parti urbane morfologicamente omogenee della città e dei loro processi formativi e trasformativi. Questo parti- colare approccio di ricerca viene illustrato alla voce Tessuto urbano. Un quarto atteggiamento, di rilevanza centrale per lo studio della forma urbana contem- poranea ed anch’esso oggetto di un altro capitolo del presente testo (Immagi- ne urbana), concerne invece l’analisi della morfologia insediativa operata, a partire dalla conoscenza delle modalità di percezione visiva del paesaggio ur- bano, da parte dei cittadini e dei fruitori della città, e delle sensazioni psicolo- giche che derivano da detta esperienza percettiva. 101

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Forme insediativedi Antonio Cappuccitti

Con il termine di forme insediative si indicano gli insediamenti umani stabili eaggregati alle loro diverse scale, da quella territoriale fino a quella della città odi parti costitutive di questa, considerati sotto lo specifico profilo della confor-mazione fisica e dei caratteri morfologici d’assetto.

La branca di ricerca che all’interno della disciplina urbanistica si occupadello studio delle forme insediative, dei processi formativi e trasformativi diqueste, nonché dei peculiari caratteri fisici individuabili e classificabili negliinsediamenti, e in particolare nelle relazioni strutturali e di conformazione trale componenti costitutive elementari di questi, viene correntemente denomina-ta analisi morfologica degli insediamenti.

L’analisi delle forme insediative è stata operata sulla base di approcci difondo molto diversi, ma anche a differenti scale di osservazione, a secondadell’ampiezza dell’ambito di interesse, dell’estensione delle parti di città ogget-to di studio e degli specifici elementi costitutivi della forma urbana. Nel pre-sente capitolo, dopo aver introdotto sinteticamente un quadro storico deiprincipali atteggiamenti generali di ricerca praticati in Italia nel campo dellamorfologia dell’insediamento, si enunciano ed illustrano alcuni concetti affe-renti a due particolari e significativi atteggiamenti di analisi. Il primo riguardala classificazione per tipologia formale delle forme insediative, operata cioè sul-la base della semplice conformazione geometrica d’insieme dell’insediamento.Il secondo concerne l’analisi strutturale della forma dell’insediamento, sullabase dell’applicazione allo studio delle forme insediative, alle diverse scale distudio praticabili, del concetto di struttura e delle sue componenti, come siillustra più avanti. Un terzo rilevante approccio allo studio della forma urbanaconcerne l’analisi di dettaglio delle cosiddette parti urbane morfologicamenteomogenee della città e dei loro processi formativi e trasformativi. Questo parti-colare approccio di ricerca viene illustrato alla voce Tessuto urbano. Un quartoatteggiamento, di rilevanza centrale per lo studio della forma urbana contem-poranea ed anch’esso oggetto di un altro capitolo del presente testo (Immagi-ne urbana), concerne invece l’analisi della morfologia insediativa operata, apartire dalla conoscenza delle modalità di percezione visiva del paesaggio ur-bano, da parte dei cittadini e dei fruitori della città, e delle sensazioni psicolo-giche che derivano da detta esperienza percettiva.

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La pratica contemporanea dell’analisi morfologicadegli insediamenti in Italia

La pratica contemporanea dell’analisi della forma urbana, intesa sia come filo-ne di ricerca teorica della disciplina urbanistica che come sistema di studi ap-plicato al progetto morfologico della città, poggia le proprie basi anche suun’estesissima e variegata tradizione internazionale di studi e ricerche.

A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, in particolare, hanno visto laluce studi ed opere che incidono ancora oggi in misura rilevante sull’urbani-stica contemporanea, sia pur con le alterne vicende legate al maggiore o mino-re seguito dei diversi approcci di ricerca e dei differenti modelli di città diriferimento nel corso della storia della disciplina. Limitandoci per brevità acitare solamente gli studiosi più celebri, l’opera di Camillo Sitte, in particola-re, ha determinato un importante fondamento per molteplici itinerari di ri-cerca sulla città compatta della tradizione storica e sui caratteri morfologici espaziali di questa. La teorizzazione del modello insediativo della “Città giardi-no”, da parte di diversi studiosi, tra cui Raymond Unwin, a cavallo degli inizidel Novecento, ha introdotto idee di forma urbana nelle quali la matrice am-bientale e l’articolazione strutturale per centri rivestono un ruolo determinantee hanno costituito il riferimento per molteplici filoni di ricerca nel secolo scor-so e fino a oggi.

I maggiori riferimenti contemporanei di carattere internazionale per l’anali-si della forma urbana sono individuabili nell’opera dello studioso statunitenseKevin Lynch, che nel solco della lunga tradizione degli studi di carattere psi-cologico percettivo ha approfondito l’applicazione di questo specifico approc-cio al paesaggio urbano e alla struttura della città, e di Christopher Alexander,il cui percorso di ricerca sulla forma urbana si è finalizzato soprattutto all’in-dividuazione di regole morfologiche per il progetto della città, in particolarecon il testo Una nuova teoria del disegno urbano, pubblicato nel 1987.

La tradizione di ricerca italiana nel campo della morfologia urbana è con-traddistinta da un’estesa pratica di lettura della città e di pianificazione, accan-to ad un’articolata elaborazione teorica, e costituisce per diversi aspetti il rife-rimento di base per varie linee di ricerca in Europa.

Un quadro di sintesi dei fondamenti di questa tradizione e delle sue re-centi evoluzioni può essere delineato distinguendo in particolare quattro insie-mi omogenei di filoni di ricerca, caratterizzati da rilevanti affinità nelle ipotesigenerali, nell’impostazione metodologica di fondo e nella natura degli oggettidell’azione conoscitiva. Prima e maggiormente rilevante, per entità delle elabo-razioni e del seguito presso la comunità scientifica internazionale, è la cospi-cua tradizione della linea di pensiero che origina dagli studi del gruppo diSaverio Muratori, i cui riconosciuti testi fondativi sono gli Studi per una ope-rante storia urbana di Venezia (1960) e di Roma (1963), e che vede gli altrirappresentanti più autorevoli in Gianfranco Caniggia, Gian Luigi Maffei ePaolo Maretto. I fondamenti concettuali dell’impostazione di metodo di que-

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sta che può essere considerata un’autentica “scuola”, a tutt’oggi alla base diitinerari di ricerca presso diversi atenei italiani, possono essere sintetizzati indue punti fondamentali. Il primo risiede nell’idea di un processo tipologico allabase della formazione storica dell’ambiente antropico, cioè di un’evoluzionemorfologica nella quale sono leggibili regole formative che esprimono gli esitifisici dei processi storico-culturali, visti nella loro continuità di sviluppo neltempo. Il secondo si basa sull’esistenza e la leggibilità di processi evolutivi neltempo storico, come base della forma dei sistemi insediativi, e a diverse scaledimensionali, della città e del territorio. Tali scale dimensionali riguardano illivello elementare del tipo edilizio, gli aggregati edilizi complessi e i tessuti ur-bani, gli organismi insediativi e urbani, fino a quella degli organismi territo-riali.

La diffusione dell’impostazione culturale di derivazione muratoriana nell’a-nalisi urbana è stata cospicua nei decenni, comprendendo studi e piani su nu-merose città, basati sull’interpretazione tipomorfologica delle strutture urbanee dei tessuti edilizi, ed articolandosi in campi molteplici di ricerca attinenti ascale differenziate, da quella territoriale, a quella urbana, a quella propriamen-te della tipologia edilizia, fino a quella del linguaggio architettonico. Una par-ticolare declinazione dell’approccio conoscitivo tipologico, a partire dagli studidi Aldo Rossi e di Carlo Aymonino, si distingue per il riferimento ad unapeculiare dialettica tra processualità dei fenomeni insediativi e intenzionalitàprogettuali singolari leggibili nella forma della città. Nell’approccio rossiano,in particolare, l’innovazione principale nella lettura della forma urbana consi-ste nel riconoscere in essa le componenti distinte e complementari della resi-denza e degli elementi primari, per le quali si impone un duplice atteggiamen-to conoscitivo di cui il primo è riferito al riconoscimento della città come unastruttura complessa, mentre il secondo argomento è relativo ad un discorsotipologico generale dei fatti urbani (Rossi, 1966). Sono gli elementi primari, edi monumenti in particolare, i segni di permanenza della struttura urbana, do-tati della capacità di aggregazione fisica per i tessuti urbani e di valore diidentificazione morfologica persistente nel tempo della città. Anche in Rossi,come in Muratori, l’idea di tipo edilizio è riferita ad una concezione proces-suale della morfogenesi dei tessuti urbani, ma nell’indicare i criteri e i riferi-menti per la classificazione tipologica si esplicita la necessità di una conoscen-za del contenuto sociale dei fatti urbani, complementarmente alla lettura pro-priamente morfologica.

Un terzo atteggiamento analitico rilevante, alla base di un’estesa ed artico-lata famiglia di esperienze di ricerca, riconosce come principale strumento diconoscenza morfologica la percezione visiva della forma urbana, la cui espe-rienza è sintetizzata per mezzo di categorie di lettura proprie della psicologiadella forma, o riferite al lessico disciplinare caratteristico della tradizione urba-na. L’analisi tipologica, in questo approccio, perde il suo centrale ruolo de-scrittivo e classificatorio delle forme della città fisica e dei processi evolutivi diqueste, in favore di una sintesi sincronica dai caratteri morfologici degli invasi

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spaziali, delle superfici edificate – in diversi casi fino al livello formale di perti-nenza propria dell’architettura –, delle strutture urbane e dei tessuti ed aggre-gazioni edilizie fisicamente percepibili.

Pur con sostanziali caratterizzazioni e differenziazioni delle moltepliciesperienze e linee di ricerca, questo approccio di fondo è riconoscibile negliapparati analitici di molti Piani urbanistici in Italia, a partire dagli anni sessan-ta ma con maggiore diffusione dagli anni ottanta. In essi lo studio dei caratteridella forma urbana è approfondito a livelli di scala ed aspetti specifici molte-plici, dalla scala degli spazi aperti della città a quella della struttura urbana, eper mezzo di strumenti differenziati di lettura e rappresentazione, i quali co-stituiscono in molti casi la base conoscitiva di strumenti e procedure per ilcontrollo della qualità insediativa nelle trasformazioni urbane, per quanto at-tiene nello specifico alla forma dell’insediamento.

Una diversa e rilevante disposizione analitica di fondo è individuabile nel-l’applicazione di metodi di lettura della morfologia territoriale di tipo geogra-fico alle nuove forme insediative della città contemporanea. Nella parte preva-lente e maggiormente rilevante di questi studi, la scala di analisi è precipua-mente quella territoriale, nell’ambito della quale la descrizione delle nuoveforme insediative nel territorio viene articolata in letture e classificazioni ditipologia morfologica di carattere differenziato, approfondendo in diversi casiil campo dell’osservazione fino alla scala propriamente urbana. Uno studio diquesto tipo particolarmente importante ed esteso, elaborato negli anni novan-ta, è stato la ricerca ITATEN (Indagine sulle trasformazioni degli assetti urbani-stici del territorio nazionale), che con qualificati contributi conoscitivi miratisulle specificità delle diverse regioni del paese ha proposto un quadro deicambiamenti in corso negli assetti insediativi esteso all’intera nazione.

Nel delineare un’immagine interpretativa dei territori periurbani e dellacittà diffusa, in particolare, diversi recenti studi denotano un innovativo impie-go a differenti scale dello strumento cartografico e fotografico, che si incrociacon analisi di geografia umana tese alla comprensione dei contenuti sociali diquelle dinamiche insediative. Alla scala d’analisi più elementare della morfolo-gia territoriale, data dalle aggregazioni volumetriche in relazione alle trame deipercorsi, la lettura e rappresentazione geometrica delle logiche insediative con-duce in questi studi al risultato di individuare principi e forme ricorrenti dievoluzioni dello spazio, come è stato analizzato in particolare per la regionemetropolitana milanese dalla ricerca di Stefano Boeri e colleghi (1993).

Tipologia formale degli insediamenti

La classificazione per tipologia formale è una distinzione elementare dei di-versi tipi di aggregazioni insediative nel territorio, che si basa sulla lettura del-la conformazione geometrica d’insieme degli insediamenti. Questa classifica-zione può essere riferita a scale di osservazione diverse, dal territorio alla sca-

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la di vicinato, secondo l’estensione del territorio urbanizzato che viene consi-derato.

Facendo riferimento ai due differenti livelli di scala di seguito specificati,territoriale e urbanistico, si possono individuare le tipologie formali degli inse-diamenti definite ed illustrate negli schemi che seguono. Il livello territorialecorrisponde alla scala sovra-urbana e riguarda la forma d’insieme di un siste-ma di centri e città diverse nel territorio. Il livello urbanistico corrisponde allascala di un’intera città o di parti riconoscibili di essa, come ad esempio iquartieri.

Le tipologie formali elementari degli insediamenti si designano con gli ag-gettivi: lineare, reticolare, radiale, anulare o concentrica, galattica. Per le ultimedue, in particolare, la scala di riferimento alla quale la classificazione ha sensoè unicamente quella territoriale. Attraverso una lettura di tipo formale, tantoalla scala territoriale quanto alla scala urbanistica, la conformazione generaledell’insediamento potrà essere riconducibile ad uno degli impianti tipo soprae-lencati, oppure a combinazioni di essi.

Connessa strettamente alla classificazione per tipologia formale è la classifi-cazione per tipologia geografica, che riguarda la collocazione dell’insediamentonel contesto geografico nel quale esso si trova, e che quindi attiene anch’essaad aspetti di carattere morfologico: si potranno distinguere quindi insediamen-ti di pianura, di fondovalle, di altipiano, collinari, di pendio, montani, di crinale,di sommità, fluviale, lacustre, costiero.

Differente e complementare, rispetto alle classificazioni per tipologia for-male e geografica, è la classificazione per tipologia funzionale, che si basa inve-ce sulla funzione prevalente dell’insediamento: residenziale, produttiva (di tipoartigianale o industriale), commerciale, turistica, per servizi. Un insediamentocaratterizzato dalla presenza di un’unica funzione si dice monofunzionale ospecializzato. A seconda dell’importanza delle attrezzature presenti, determina-ta dall’estensione del bacino di utenza di queste, gli insediamenti possono es-sere distinti gerarchicamente per rango (territoriale, urbano, di settore urbano,locale).

Il concetto di struttura territoriale e urbana

La forma dell’insediamento, indipendentemente dalla scala e dalla dimensione,può essere descritta evidenziando l’assetto della sua struttura, che si definiscecome il sistema degli elementi costitutivi di interesse primario dell’insediamen-to, e delle connessioni – che siano anch’esse di interesse primario – tra i sud-detti elementi.

La struttura costituisce un potente strumento sia nell’analisi che nel pro-getto o nella pianificazione delle forme territoriali e urbane. L’impiego di que-sto concetto, infatti, consente di focalizzare selettivamente l’attenzione su queiluoghi, aree, centri e rispettive connessioni tra questi (cioè gli assi viari e pe-donali che collegano i suddetti luoghi), che rivestono effettivamente una rile-

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vanza particolare e preponderante nel definire l’assetto dell’insediamento e lapercezione di questo da parte dei cittadini. In tal senso, per maggiore chia-rezza, nella forma di un sistema insediativo possiamo distinguere la struttura ele aree di sfondo, dove queste ultime si definiscono come le parti che nonsono di fatto dotate di rilevanza primaria, ad una data scala di osservazione,nonostante costituiscano parte integrante del sistema.

Il concetto di struttura, così come lo abbiamo definito, è di carattere inter-scalare, nel senso che esso può essere applicato a parti di territorio o di cittàdi estensione differenziata e di scala diversa, dovendosi quindi chiarire, di vol-ta in volta, lo specifico significato che l’espressione “di interesse primario” as-sume alla determinata scala che interessa.

A seconda della scala di analisi, quindi, per individuare la struttura è ne-cessario selezionare elementi costitutivi di interesse primario e connessioni diinteresse primario diversi, come si illustra sinteticamente di seguito in alcuniesempi. Alla scala di un’intera città, in particolare, l’individuazione degli ele-menti costitutivi della struttura urbana, caratterizzati da interesse primario aquella scala, riguarda in genere le componenti della forma urbana quali gli assie la viabilità urbana principale, i poli e le centralità, i margini.

Sono assi strutturanti tutti gli assi viari che hanno una rilevante funzione dicollegamento e/o riconoscibilità morfologica alla scala dell’intera città, comead esempio il grande asse urbano composto dalla via Flaminia e da via delCorso che segna l’ingresso a Roma in provenienza dal nord, o come quelloche a Parigi individua la direzione est-ovest dal Louvre agli Champs Elysées, oancora il sistema delle ramblas a Barcellona.

La viabilità principale è costituita dalle strade di scorrimento e dalle stradeurbane, che assolvono ad un ruolo importante sotto il profilo del collegamen-to tra parti urbane o quartieri. Esse fanno parte della struttura urbana anchequando non attraversano parti edificate.

Un asse viario si definisce insediativo quando attraversa parti urbane edifi-cate, delle quali è parte integrante sotto il profilo della forma dell’insediamen-to. Questo si verifica quando una strada è stata progettata originariamentecome asse di distribuzione interno ad un insediamento, e ad essa è stato attri-buito un ruolo determinante per il disegno d’insieme di questo: è particolar-mente significativo, ad esempio, il ruolo morfologico delle strade che conver-gono a raggiera nel quartiere di piazza Bologna a Roma. Ma sono assi insedia-tivi anche le strade che originariamente non attraversavano l’edificato, il qualesi è sviluppato ai loro bordi nel corso del tempo, con un forte rapporto diconformazione e di accessibilità rispetto ad esse, come è il caso di tutte lemaggiori strade consolari di Roma.

Gli assi commerciali e direzionali sono importanti nella struttura della cittàperché ospitano significative concentrazioni commerciali, come nel caso di viaCola Di Rienzo a Roma, o per la presenza di importanti strutture direzionali,come nel caso dell’asse dei ministeri di via XX Settembre, sempre a Roma.

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Data la rilevanza delle funzioni in esse ospitate, questi assi possono essere an-che indicati come centralità lineari.

Si indicano come centralità i luoghi, aree o tratti di assi, che a causa del-l’importanza delle funzioni urbane presenti, della propria conformazione, oper particolari qualità ambientali o di posizione, possiedono valore di riferi-mento ed attrazione per una parte più o meno ampia della città o del territo-rio. A seconda del livello di rilevanza della centralità rispetto alla città, e quin-di dell’estensione del territorio che ad essa afferisce o ne è influenzato, si puòadottare per essa la definizione gerarchica di centralità locale o di quartiere,urbana, territoriale.

Per quanto riguarda invece il contenuto, si possono distinguere centralitàdi tipo morfologico, funzionale, ambientale e miste.

Le centralità morfologiche si configurano come uno snodo spaziale o unapiazza di primaria importanza urbana, anche in assenza di rilevanti funzionicentrali; possono essere luoghi di riferimento visivo o simbolico come gli spazicaratterizzati dalla presenza di importanti monumenti.

Le centralità funzionali si risolvono essenzialmente nella presenza dellafunzione, anche senza rilevanti conseguenze sulla forma dello spazio urbano,come ad esempio un complesso edilizio polifunzionale, una stazione o unnodo di scambio, un ministero, un importante centro commerciale.

Le centralità ambientali sono costituite dai parchi urbani e dai giardini piùimportanti, mentre quelle miste sono centralità nelle quali si ha una compre-senza di qualità morfologiche, funzionali o ambientali. Può essere il caso, adesempio, di una piazza centrale con un importante edificio per servizi pub-blici.

Le definizioni esposte sopra costituiscono un repertorio terminologico dicarattere generale, utile per indicare gli elementi costitutivi caratteristici dellastruttura urbana, ma certamente dal carattere non esaustivo. Esso può esseremodificato ed integrato in relazione alle specificità ed alle reali dimensioni delsingolo caso, nonché alle particolari finalità analitiche o progettuali, comeesemplificato anche dalle illustrazioni seguenti.

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Tipologia formale lineareI due esempi, di livello territoriale (sotto) e di livello urbano (in basso), illustrano rispetti-vamente il sistema delle città dell’Emilia Romagna, strutturato dalla via Emilia, e la confor-mazione del piccolo centro montano di Castrovalva in Abruzzo. Entrambi si riferiscono aduna disposizione dell’insediamento lungo una linea che caratterizza l’assetto d’insieme eche può essere generata da fattori infrastrutturali come una direttrice stradale, idrograficicome il corso di un fiume, oppure orografici come un crinale montano.

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Tipologia formale reticolareIl sistema territoriale della regione di Buffalo negli Stati Uniti (sotto) e l’impianto urbanisti-co di Barcellona (in basso) illustrano un assetto generale a reticolo, largamente utilizzatonella storia della città, dai celebri esempi di Mileto e dei castra romani alle bastides del Suddella Francia, dalle città coloniali spagnole ai tracciati di New York e San Francisco.

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Tipologia formale radialeLa disposizione delle antiche strade consolari a Roma (sotto), così come quella delle vieche convergono, sempre a Roma, su piazza Mazzini (in basso) ben esemplifica la conforma-zione che assumono gli impianti radiali di livello territoriale e di livello urbano.

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Tipologia formale anulare o concentrica e tipologia formale galatticaLa tipologia formale anulare o concentrica è esemplificata dalla disposizione generale che pos-sono assumere i centri urbani nel territorio secondo anelli concentrici di insediamenti comeaccade, ad esempio, nella conurbazione del Randstad nei Paesi Bassi (sotto) o nella regionepolicentrica parigina. Nella tipologia formale galattica, la disposizione generale dei diversicentri urbani nel territorio evidenzia, invece, un sistema di nuclei interdipendenti e distinti,non riconducibile allo schema geometrico del reticolo o della raggiera. È il caso, ad esempio,della regione metropolitana milanese (in basso) o del sistema di new towns attorno a Londra.

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Schema della struttura urbana di RomaLo schema mette in risalto il tracciato delle connessioni di interesse primario, come il Cor-so, la via Cristoforo Colombo o la via Nomentana, assieme alle più importanti centralitàmorfologiche, funzionali e ambientali. Sono centralità morfologiche le piazze come piazzadi Spagna, piazza Mazzini o Castel Sant’Angelo che costituiscono luoghi di forte riferimen-to e di particolare riconoscibilità all’intera scala urbana. Le grandi attrezzature come mini-steri e servizi pubblici costituiscono, invece, le centralità funzionali, mentre quelle ambien-tali sono date dai grandi parchi come Villa Borghese, Villa Doria Pamphili o il parco del-l’Appia Antica (disegno di Elio Piroddi).

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