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www.ilgibbo.it e_mail: [email protected] Pagina 1 ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO - GUBBIO C/O SANTA MARIA AL CORSO Fonte Avellana 5 settembre 2009 Traccia della conversazione tenuta da P. Luigi Marioli Paolo, apostolo di Gesù Cristo (profilo biografico e spirituale-1^ parte) 1. Il tredicesimo Apostolo; il primo dopo l’Unico; il secondo fondatore del Cristianesimo. Le uniche fonti per la biografia di Paolo sono: Le Lettere. Gli Atti degli Apostoli. Poche ma più che sufficienti a delineare la figura e l’operato dell’apostolo per eccellenza, il più biografato del Nuovo Testamento. Due zone soltanto rimangono vuote, l’inizio e la fine. La cronologia di Paolo infatti inizia e termina con ….due punti interrogativi. 2. Paolo , il cui nome ebraico era Shaul (dal nome del primo re degli Ebrei), era nato a Tarso, in Cilicia, nei primi anni dell’Era Cristiana (tra il 5 e il 10 dopo Cristo). 3. La sua famiglia, farisea, aveva ottenuto, se ne disconosce la motivazione, la doppia cittadinanza tarsiota e romana ( civis romanus). Tarso presentava, a quel tempo, il carattere di un grande centro cosmopolita, in cui si incontravano e si miscelavano civiltà e religioni diverse. Grazie poi al fiume Cidno, era un vero e proprio porto di mare, che attirava commerci da tutto il bacino del Mediterraneo. Certamente questo miscuglio di razze, religioni, culture,lingue e classi sociali, fu per Paolo un fertile terreno per la sua formazione umana. A Tarso, Paolo ricevette un’accurata istruzione giuridica e greca e fu poi inviato a Gerusalemme alla scuola del celebre rabbino Gamaliele I. Non sembra che abbia veduto Cristo, né che abbia assistito alla sua crocefissione, ma verso l’anno 36 d.C.- forse trentenne- fu testimone del martirio, per lapidazione, del proto-martire Stefano. Ricevette dal Sommo Sacerdote lettere credenziali per perseguire i cristiani presso le sinagoghe dellla Palestina e della Siria. Ma Gesù in persona lo blocca sulla “via diritta” di Damasco. 4. Riceve il battesimo da Anania e si ritira in Arabia per maturare ed approfondire la fede cristiana. Lo si ritrova poi a Damasco a predicare il Vangelo … tra i suoi antichi correligionari. e se 'l mondo sapesse il cor ch'elli ebbe… Paradiso VI, 140- 142

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ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO - GUBBIO C/O SANTA MARIA AL CORSO

Fonte Avellana 5

settembre 2009

Traccia della

conversazione tenuta da P. Luigi Marioli

Paolo, apostolo di Gesù Cristo (profilo biografico e

spirituale-1^ parte)

1. Il tredicesimo Apostolo; il primo dopo l’Unico; il secondo fondatore del Cristianesimo.

� Le uniche fonti per la biografia di Paolo sono: Le Lettere. Gli Atti degli Apostoli.

Poche ma più che sufficienti a delineare la figura e l’operato dell’apostolo per eccellenza, il più

biografato del Nuovo Testamento.

� Due zone soltanto rimangono vuote, l’inizio e la fine. La cronologia di Paolo infatti inizia e termina con ….due punti interrogativi.

2. Paolo , il cui nome ebraico era Shaul (dal nome del primo re degli Ebrei), era nato a Tarso, in Cilicia, nei primi anni dell’Era Cristiana (tra il 5 e il 10 dopo Cristo).

3. La sua famiglia, farisea, aveva ottenuto, se ne disconosce la motivazione, la doppia cittadinanza tarsiota e romana ( civis romanus).

Tarso presentava, a quel tempo, il carattere di un grande centro cosmopolita, in cui si incontravano e si miscelavano civiltà e religioni diverse.

Grazie poi al fiume Cidno, era un vero e proprio porto di mare, che attirava commerci da tutto il bacino del Mediterraneo.

Certamente questo miscuglio di razze, religioni, culture,lingue e classi sociali, fu per Paolo un fertile terreno per la sua formazione umana.

A Tarso, Paolo ricevette un’accurata istruzione giuridica e greca e fu poi inviato a Gerusalemme alla scuola del celebre rabbino Gamaliele I.

Non sembra che abbia veduto Cristo, né che abbia assistito alla sua crocefissione, ma verso l’anno 36 d.C.- forse trentenne- fu testimone del martirio, per lapidazione, del proto-martire Stefano.

Ricevette dal Sommo Sacerdote lettere credenziali per perseguire i cristiani presso le sinagoghe dellla Palestina e della Siria.

Ma Gesù in persona lo blocca sulla “via diritta” di Damasco. 4. Riceve il battesimo da Anania e si ritira in Arabia per maturare ed

approfondire la fede cristiana. Lo si ritrova poi a Damasco a predicare il Vangelo … tra i suoi antichi correligionari.

e se 'l mondo sapesse il cor ch'elli ebbe… Paradiso VI, 140- 142

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Ma è costretto a fuggire da Damasco, di notte, calato dalle mura della città … in un paniere! Giunto a Gerusalemme viene presentato da

Barnaba alla Chiesa – madre e si mette in contatto con Pietro e Giacomo, i testimoni del Risorto.

5. Una visione del Signore, nel tempio, conferma la sua vocazione di “apostolo dei pagani”.

6. Tra il 39 – 43 d.C., Paolo predica il Vangelo nella Cilicia, sua terra natale. Come avranno reagito i suoi familiari? Non è dato saperlo. Si hanno notizie soltanto di una sorella e di un nipote.

7. Da allora Paolo esercita il mestiere di “skenopoios” (tessitore di tende), attività assai fiorente in quella regione (panno grezzo, intessuto di peli di capra = “il cilicio”).

8. Barnaba era alla ricerca di Paolo per farsi aiutare nell’opera di evangelizzazione di Antiochia di Siria dove si contavano già molti pagani convertiti.

9. Da Antiochia - dove per la prima volta i seguaci di Cristo furono appellati “cristiani” (quelli di Gesù Cristo), Paolo salì di nuovo a Gerusalemme con Barnaba per recare conforto e sussidi a quella comunità stremata dalla carestia e dalla persecuzione di Erode Agrippa I.

10. Nel 45 d.C., Paolo dà l’avvio alla prima spedizione missionaria (45-50) che da Cipro porterà i missionari in Asia Minore (Panfilia,Pisidia, Licaonia), come narrano gli Atti (13-14).

11. A Cipro, Paolo opera il primo miracolo (la punizione mediante accecamento del mago Elima) che determinerà la conversione del proconsole Paolo Sergio (Atti 13,8-12). E’ da questo momento, che negli Atti e nelle Lettere Saulo sarà sempre indicato con il nome latino di Paulus ( piccolo).

12. Approdati in Asia Minore, Marco (l’evangelista!), sconvolto dalle difficoltà del viaggio e della stessa missione, abbandona Paolo e Barnaba, che continueranno imperterriti ad evangelizzare le città di Derbe, Antiochia di Pisidia, Iconio e Listra, sempre insidiati dalla persecuzione degli Ebrei.

13. A dispetto di ciò, essi fonderanno comunità composte in gran parte da pagani convertiti e vi

istituiranno de “capi” (presbiteri) . 14. Poi nel viaggio di ritorno confermeranno le prime comunità

cristiane, fermandosi il tempo necessario (il viaggio durò circa 4/5 anni).

15. Di ritorno da Antiochia, la gioia dei cristiani fu turbata seriamente dall’arrivo di alcuni cristiani/giudaizzanti, che presero a recriminare contro Paolo e Barnaba perché avevano ammesso tanti pagani al battesimo senza imporre la “circoncisione” e l’osservanza delle pratiche giudaiche (Halakà e Mishnà). ‘Il vino nuovo negli otri vecchi’.

16. Paolo e Barnaba presero con loro Tito (un pagano convertito) e si recarono a Gerusalemme per far ratificare il loro “metodo missionario” dagli Apostoli.

17. La partita fu chiusa dal Concilio di Gerusalemme che promulgò il decreto liberatorio (Atti 15). Tuttavia in seguito Pietro e Barnaba - per eccessiva prudenza caritativa – si lasciarono indurre ad alcune concessioni a favore dei cristiani/giudaizzanti, ma furono ripresi pubblicamente da Paolo, che li invitò ad una maggiore coerenza nell’esercizio della fede (questo fatto passò alla storia come “l’incidente di Antiochia”).

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18. La seconda “spedizione” missionaria avvenne in compagnia di Sila ( o Silvano), figura importante della Chiesa di Gerusalemme, ellenista e cittadino romano (come Paolo), e durò circa tre anni (50-52 d.C.). Secondo il racconto degli Atti (15,36;17,22), i due, varcata la catena montuosa del Tauro, giunsero in Asia Minore, a Listra, dove presero con sé Timoteo, figlio di padre pagano e di madre ebrea , che Paolo fece circoncidere per riguardo ai cristiani/giudaizzanti, pur facendosi un dovere di divulgare nelle chiese il “decreto” di Gerusalemme.

19. Da Troade il piccolo drappello (cui si era aggiunto Luca: l’evangelista) salpò alla volta dell’Europa, prendendo terra in Macedonia (cf. il “sogno” del Macedone, Atti 16, 9s). Così il Vangelo fu trapiantato in Occidente (“plantatio Ecclesiae”!). Filippi, Tessalonica, Berea, Atene, etc.: queste le tappe fortunose di un viaggio memorabile che, se conobbe un amara delusione nella capitale dell’Attica – Atene – diede comunque vita a fiorenti comunità in grandi città elleniche.

20. A Corinto dove Paolo soggiornò circa due anni, l’apostolo riprese i contatti con la comunità di Tessalonica, alla quale inviò due lettere che figurano come gli scritti più antichi di tutto il Nuovo Testamento.

21. La terza “spedizione” missionaria – iniziata nel 53 e terminata nel 58 – portò inizialmente l’apostolo ad

Efeso, dove rimase 2/3 anni. 22. Da Efeso, grazie ad un manipolo di fedeli collaboratori, Paolo prende ad evangelizzare l’entroterra

dell’Asia e della Frigia. Le conversioni si fanno così numerose da mettere in pericolo il commercio di una compagine di

artigiani (argentieri) che lavoravano per il tempio. Infatti nel timore che le conversioni cristiane danneggiassero il commercio degli idoli, l’orefice Demetrio monterà la sommossa dei fabbricanti e dei mercanti (cf. At 19, 24-41).

Paolo lascia Efeso per andare a Troade, poi in Macedonia e poi a Corinto, dove soggiorna tre mesi (inverno del 57 – 58 ).

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E’ questo uno dei periodi più fertili di tutta la vita di Paolo, sul quale ormai pesano le

preoccupazioni e le responsabilità delle molte chiese sparse sulle sponde del Mediterraneo. Per cui, all’azione missionaria diretta, si viene ad aggiungere per

Paolo quella di “scrittore”, con cui interviene, con piena autorità, nelle comunità da lui fondate.

23. Paolo ritorna a Gerusalemme, ma i suoi avversari insorgono contro di lui. Viene riconosciuto dai giudei della provincia di Asia; questi sollevano un

violento tumulto nei suoi confronti, per sedare il quale interviene dalla torre Antonia il tribuno romano, che non trova di meglio che incarcerarlo

nella fortezza. Prima però gli concede di difendersi dalla folla inferocita con un discorso in ebraico; viene successivamente a sapere che questo prigioniero è cittadino romano (cf. Atti 21, 15-22, 29).

Per ragioni di sicurezza, Paolo è poi trasferito a Cesarea dove compare in giudizio davanti al procuratore romano Felice, che per venalità cerca di procrastinare il più a lungo la causa. Per due anni trattiene il prigioniero in una sorta di libertà vigilata: non vuole inimicarsi le autorità religiose di Gerusalemme e spera di ricevere denaro dagli amici di Paolo (cf. Atti 24, 1-27).

Il successore di Felice, Festo, volendo ricondurre Paolo a Gerusalemme mette l’Apostolo nella necessità di appellarsi – in qualità di “civis romanus” al tribunale imperiale di Roma.

Fu così che Paolo fu condotto a Roma come prigioniero, dopo una traversata memorabile, su un mare scatenato, nella primavera dell’anno 61 (cf. Atti 27 – 28).

24. Nella capitale dell’impero Paolo è tenuto prigioniero per oltre due anni, fino al 63, in attesa di un processo che a quanto pare non ha mai avuto luogo.

Il trattamento privilegiato di “custodia libera” che gli fu concesso a motivo del suo stato di “civis romanus”, permette a Paolo di avere contatti con le chiese e di dedicarsi ad una attiva predicazione in loco, nonché a mantenere la necessaria corrispondenza con le comunità lontane.

Vengono infatti attribuite a questo periodo le c.d. “Lettere della prigionia”[Filippesi, Colossesi, Efesini e ed il famoso biglietto personale a Filemone]

25. Rimesso in libertà, l’Apostolo riprende a viaggiare, ma qui perdiamo il filo conduttore degli Atti. Pertanto l’ultimo tratto della vita di Paolo è costellato da molti punti interrogativi. Poté forse (stando ad una tradizione risalente a Clemente Romano) realizzare il suo desiderio di spingersi in Spagna, estremo confine dell’occidente (cf. Rom 15, 22-24). È certo che nel 66/67 è di nuovo a Roma e stavolta costretto in ”custodia publica”, forma di prigionia dura, insieme anche ai delinquenti peggiori, all’interno di un pretorio romano (cf Fil 7. 13. 22). Sono gli anni del terrore di Nerone. Sono di questo periodo le c.d. “Lettere pastorali” a Tito e Timoteo.

26. La seconda lettera a Timoteo ha il sapore di un testamento spirituale scritto alla vigilia della morte, in una solitudine quasi totale. E’ una lettera splendida di serena rassegnazione, dove sono impartite le ultime istruzioni nel caso in cui il fedele discepolo Timoteo non trovi più in vita al ritorno l’Apostolo.Non si sa se Timoteo avrà fatto in tempo a rivedere Paolo, che morì per decapitazione ( “civis romanus sum!”), lungo la via Ostiense a cinque miglia dalle mura dell’Urbe nell’anno 67 – 68 “post Christum natum”.

(fine prima parte)