Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) 2007 - 2013 · accesso ai servizi di trasporto e...

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1 Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) 2007 - 2013 Base giuridica Regolamento (CE) n. 1080/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, relativo al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e recante abrogazione del regolamento (CE) n. 1783/1999 Il regolamento del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) definisce il proprio ruolo e i propri campi di intervento nella promozione degli investimenti pubblici e privati al fine di ridurre le disparità regionali nell’Unione. Il FESR sostiene programmi in materia di sviluppo regionale, di cambiamento economico, di potenziamento della competitività e di cooperazione territoriale su tutto il territorio dell’UE. Tra le priorità di finanziamento vi sono la ricerca, l’innovazione, la protezione dell’ambiente e la prevenzione dei rischi, mentre anche l’investimento infrastrutturale mantiene un ruolo importante soprattutto nelle regioni in ritardo di sviluppo. Descrizione Il FESR mira a consolidare la coesione economica e sociale dell'Unione Europea correggendo gli squilibri fra le regioni. In sintesi, il FESR finanzia: aiuti diretti agli investimenti nelle imprese (in particolare le PMI) volti a creare posti di lavoro sostenibili; infrastrutture correlate ai settori della ricerca e dell’innovazione, delle telecomunicazioni, dell’ambiente, dell’energia e dei trasporti; strumenti finanziari (fondi di capitale di rischio, fondi di sviluppo locale ecc.) per sostenere lo sviluppo regionale e locale ed incentivare la cooperazione fra città e regioni; misure di assistenza tecnica. Il FESR può intervenire nell'ambito dei tre nuovi obiettivi della politica regionale: 1) Convergenza Nelle regioni dell'obiettivo “Convergenza”, il FESR concentra il proprio intervento sul potenziamento e la diversificazione delle strutture economiche nonché sulla tutela o la creazione di posti di lavoro sostenibili finanziando azioni nei seguenti settori: ricerca e sviluppo tecnologico (RST), innovazione e imprenditorialità; società dell’informazione; protezione dell’ambiente; prevenzione dei rischi; turismo; cultura; trasporti; energia; istruzione; sanità. 2) Competitività regionale e Occupazione Le priorità si concentrano in tre principali ambiti: innovazione e economia basata sulla conoscenza consolidamento delle capacità regionali in materia di ricerca e

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Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) 2007 - 2013

Base giuridica

Regolamento (CE) n. 1080/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, relativo al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e recante abrogazione del regolamento (CE) n. 1783/1999 Il regolamento del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) definisce il proprio ruolo e i propri campi di intervento nella promozione degli investimenti pubblici e privati al fine di ridurre le disparità regionali nell’Unione. Il FESR sostiene programmi in materia di sviluppo regionale, di cambiamento economico, di potenziamento della competitività e di cooperazione territoriale su tutto il territorio dell’UE. Tra le priorità di finanziamento vi sono la ricerca, l’innovazione, la protezione dell’ambiente e la prevenzione dei rischi, mentre anche l’investimento infrastrutturale mantiene un ruolo importante soprattutto nelle regioni in ritardo di sviluppo.

Descrizione

Il FESR mira a consolidare la coesione economica e sociale dell'Unione Europea correggendo gli squilibri fra le regioni. In sintesi, il FESR finanzia:

aiuti diretti agli investimenti nelle imprese (in particolare le PMI) volti a creare posti di lavoro sostenibili;

infrastrutture correlate ai settori della ricerca e dell’innovazione, delle telecomunicazioni, dell’ambiente, dell’energia e dei trasporti;

strumenti finanziari (fondi di capitale di rischio, fondi di sviluppo locale ecc.) per sostenere lo sviluppo regionale e locale ed incentivare la cooperazione fra città e regioni;

misure di assistenza tecnica. Il FESR può intervenire nell'ambito dei tre nuovi obiettivi della politica regionale:

1) Convergenza Nelle regioni dell'obiettivo “Convergenza”, il FESR concentra il proprio intervento sul potenziamento e la diversificazione delle strutture economiche nonché sulla tutela o la creazione di posti di lavoro sostenibili finanziando azioni nei seguenti settori: ricerca e sviluppo tecnologico (RST), innovazione e imprenditorialità; società dell’informazione; protezione dell’ambiente; prevenzione dei rischi; turismo; cultura; trasporti; energia; istruzione; sanità.

2) Competitività regionale e Occupazione Le priorità si concentrano in tre principali ambiti:

innovazione e economia basata sulla conoscenza – consolidamento delle capacità regionali in materia di ricerca e

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sviluppo tecnologico, promozione dell’innovazione e dell’imprenditorialità e rafforzamento dell’ingegneria finanziaria, in particolare per le imprese legate all’economia della conoscenza;

protezione dell’ambiente e prevenzione dei rischi – recupero dei terreni contaminati, efficienza energetica, promozione di trasporti urbani puliti ed elaborazione di piani volti a prevenire e gestire i rischi naturali e tecnologici;

accesso ai servizi di trasporto e telecomunicazione di interesse economico generale.

3) Cooperazione territoriale europea

Il FESR incentra il proprio sostegno su tre principali assi di intervento:

sviluppo di attività economiche e sociali transfrontaliere;

creazione e sviluppo della cooperazione transnazionale, compresa la cooperazione bilaterale fra le regioni marittime;

potenziamento dell’efficacia della politica regionale mediante la cooperazione interregionale, la creazione di reti e lo scambio di esperienze fra le autorità regionali e locali.

Specificità territoriali Il FESR accorda particolare attenzione alle specificità territoriali. Il fondo interviene nelle aree urbane per ridurre i problemi economici, ambientali e sociali. Le zone che presentano svantaggi geografici naturali (regioni insulari, aree montuose scarsamente popolate) godono di un trattamento specifico. Nell'ambito del FESR è inoltre previsto un aiuto specifico per le zone ultra periferiche per affrontare i possibili svantaggi dovuti al loro isolamento.

Come funziona

Programmazione dell’utilizzo dei fondi: - adozione da parte della Commissione degli orientamenti

strategici per la coesione, una sorta di linee guida contenenti principi e priorità che le autorità nazionali e regionali devono seguire nella redazione dei documenti di programmazione dei fondi;

- sulla base degli orientamenti strategici, ogni Stato membro adotta il Quadro Strategico di riferimento nazionale QSN (che sostituisce i DOCUP della scorsa programmazione);

- sulla base del QSN, gli Stati membri e le Regioni propongono dei Programmi operativi nazionali (PON) e regionali (POR parte FESR) contenenti la definizione delle priorità, le disposizioni di attuazione ed il piano finanziario. I programmi operativi, che sostituiscono i precedenti Complementi di Programmazione, sono adottati con Decisione della Commissione.

Come ogni programmazione economica e/o territoriale complessa e pluriennale la durata dei cicli, tuttavia, è più ampia degli anni formalmente indicati. Infatti, i due ultimi cicli dei Fondi strutturali si chiudono fiscalmente due anni dopo il rispettivo termine.

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Obiettivi della politica regionale nell'ambito dei quali il FESR può intervenire: 1) Convergenza L’obiettivo Convergenza è destinato alle regioni meno avanzate. In particolare, il nuovo obiettivo si pone le seguenti priorità:

o condizioni più propizie alla crescita e all'occupazione, favorendo investimenti nelle persone e nelle risorse fisiche

o innovazione e sviluppo della società della conoscenza o adattabilità ai cambiamenti economici e sociali o tutela dell'ambiente o efficienza amministrativa

2) Competitività regionale e Occupazione Rafforzamento della competitività delle regioni al fine di precorrere i cambiamenti economico-sociali, sostenere l'innovazione, la società della conoscenza, l'imprenditorialità, la protezione dell'ambiente e la prevenzione dei rischi tenendo conto dei divari economici esistenti. 3) Cooperazione territoriale europea La cooperazione territoriale europea, evoluzione della precedente esperienza INTERREG, è stata elevata a rango di obiettivo strutturale nel periodo di programmazione 2007-2013 con la finalità di garantire uno sviluppo sostenibile del territorio comunitario e il rafforzamento della coesione economica e sociale attraverso la promozione della cooperazione tra paesi dell’Unione europea e, in alcuni casi, tra questi e i paesi non appartenenti all’UE. Concorre pertanto alle grandi priorità strategiche della politica di coesione (rendere l’Europa e le sue regioni un luogo più attrattivo per vivere e lavorare; migliorare la conoscenza e l’innovazione per la crescita; aumentare dal punto di vista quantitativo e qualitativo le possibilità di lavoro) valorizzando il potenziale competitivo regionale e locale frenato dall’esistenza dei confini amministrativi. Tre macro-tipologie di programmi (il Quadro Strategico Nazionale QSN prevede 18 programmi specifici a cui possono partecipare regioni/aeree italiane):

o Cooperazione transfrontaliera Riguarda le regioni d’Europa confinanti e appartenenti a Paesi diversi con l’obiettivo di integrare le zone separate dai confini nazionali cercando di trovare soluzioni condivise a problemi comuni in materia di: piccole imprese e scambi commerciali, gestione delle risorse naturali e culturali, zone urbane e rurali, reti e infrastrutture, salute, cultura e turismo. Programmi specifici: 1. ALCOTRA 2007 – 2013 Alpi Latine Cooperazione TRAnsfrontaliera

Italia – Francia (Alpi) www.interreg-alcotra.org/ 2. Italia - Francia "Marittimo" 2007-2013 www.maritimeit-fr.net/ 3. Italia - Svizzera 2007 – 2013 www.interreg-italiasvizzera.it/interreg/

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4. Interreg IV Italia – Austria 2007 – 2013 www.interreg.net 5. Programma di Cooperazione Territoriale Europea Grecia – Italia

2007 – 2013 www.interreg.gr 6. Programma Operativo Italia-Malta 2007-2013 www.italiamalta.eu 7. Italia – Slovenia 2007 – 2013 www.ita-slo.eu 8. Italia – Tunisia 2007 – 2013 www.italietunisie.eu (Programma

Operativo ENPI – CBC) 9. ENPI CBC “Bacino del Mediterraneo” www.enpicbcmed.eu/ 10. Programma IPA Adriatic CBC 2007 – 2013 www.adriaticipacbc.org

(Programma Operativo IPA – CBC)

o Cooperazione transnazionale Promuovere la cooperazione tra gli Stati membri, anche non confinanti, per questioni di importanza strategica quali: innovazione, ambiente, miglioramento dell'accessibilità e sviluppo urbano sostenibile. L’intero territorio europeo è suddiviso in diverse aree di cooperazione in base a principi di coerenza territoriale e secondo criteri funzionali di natura geografica. Programmi specifici:

1. Spazio Alpino 2007 – 2013 www.alpine-space.eu/ 2. Central Europe 2007 – 2013 www.central2013.eu/ 3. South East Europe SEE 2007 – 2013 www.southeast-

europe.net/hu/ 4. Med Programme 2007 – 2013 www.programmemed.eu/

o Cooperazione interregionale

Sostiene il rafforzamento dell'efficacia della politica regionale promuovendo la creazione di reti e lo scambio di esperienze tra le autorità regionali e locali sull’intero territorio dell’Unione europea ed azioni che richiedono studi, raccolta di dati, nonché l’osservazione e l’analisi delle tendenze di sviluppo. Programmi specifici:

1. INTERREG IVC http://i4c.eu/ 2. URBACT II http://urbact.eu/ 3. INTERACT II www.interact-eu.net/ 4. ESPON 2013 Programme www.espon.eu

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Regioni ammissibili

Il livello dei finanziamenti varia da una regione all'altra a seconda della loro ricchezza relativa. Le regioni europee sono divise in quattro categorie in base al PIL regionale pro capite messo a confronto con la media UE. Obiettivo convergenza:

Regioni con un PIL pro capite inferiore al 75% della media dell’UE allargata (nel periodo 2007 – 2013);

regioni di phasing-out con un PIL per abitante inferiore al 75% della media UE a 15 Stati membri ma con un PIL per abitante superiore al 75% della media UE a 25 Stati;

stati con un reddito nazionale lordo per abitante inferiore al 90% della media comunitaria, regioni ultra periferiche (con un programma specifico).

Obiettivo Competitività regionale e occupazione:

regioni di phasing-in con un PIL pro capite inferiore al 75% della media UE-15 nel periodo 2000-2006, ma maggiore del 75% della media UE-15 nel periodo 2007-2013;

tutte le regioni che non rientrano nel phasing-in. Obiettivo cooperazione territoriale europea:

programmi specifici per ogni area UE phasing-out: aree comprese nell’Obiettivo 1 nel periodo di

programmazione comunitaria 2000-2006, sono beneficiarie, nel nuovo

ciclo di programmazione 2007-2013, di un sostegno transitorio

accordato, in quanto la loro uscita dalle aree economicamente depresse

è avvenuta per l’effetto statistico dell’allargamento dell’UE a Paesi con

PIL sensibilmente inferiori alla media comunitaria e non solo per

progressi economici. Tale sostegno transitorio, che termina nel 2013, è

accordato al fine di rendere meno drastico il passaggio da un regime di

sostegno ad un altro riservato alle aree più prospere.

phasing-in: aree comprese nell’Obiettivo 1 nel periodo di programmazione comunitaria 2000-2006, che grazie ai progressi economici compiuti negli ultimi anni passano, nel nuovo ciclo di programmazione 2007-2013, nel quadro dell’Obiettivo Competitività regionale e occupazione e sono oggetto di stanziamenti finanziari speciali in virtù del loro precedente status di regioni Obiettivo 1.

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Legenda:

regioni di convergenza

regioni phasing-out

regioni phasing-in

regioni competitività e occupazione

Come è nato (la storia)

L’evoluzione dei Fondi strutturali è andata di pari passo con l’evoluzione e lo sviluppo delle priorità e degli obiettivi prefissati a livello comunitario. Nel corso degli anni i Fondi sono stati oggetto di riforme che ne hanno definito sempre più dettagliatamente gli obiettivi da conseguire. La strategia comunitaria volta a ridurre le disparità regionali ha vissuto negli anni una profonda evoluzione che può essere schematizzata in tre fasi principali:

Politica regionale per il riequilibrio tra le varie regioni (nata negli anni ’70 con l’istituzione del FESR).

Politica strutturale (riforma dei Fondi strutturali nel 1988).

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Politica di coesione economica e sociale (perseguimento di una società europea più giusta, pari opportunità per tutti, parità di sviluppo economico e sociale, promozione di una crescita parallela di tutti gli Stati membri che garantisca un più elevato livello di benessere per tutte le aree geografiche).

I Trattati istitutivi delle Comunità europee non riconoscevano esplicitamente la necessità di una politica regionale comunitaria, in quanto inizialmente il divario economico e sociale tra le diverse aree non era avvertito come una delle questioni politiche più rilevanti. Gli Stati potevano erogare aiuti nazionali per favorire lo sviluppo regionale e la Commissione aveva il solo compito di vigilare sulla loro erogazione. Alla Conferenza di Parigi nel 1972, in occasione dell’adesione alla Comunità di Danimarca, Irlanda e Regno Unito, venne riconosciuta l’esistenza di problemi regionali da affrontare tramite il coordinamento delle politiche regionali nazionali. I Capi di Stato e di Governo si impegnarono a coordinare le rispettive politiche regionali nazionali, invitarono la Comunità a creare un Fondo per lo sviluppo regionale. Venne così istituito nel 1975, con il regolamento n. 724/75, il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR). Da quel momento ha inizio la programmazione di interventi strutturali concentrati in particolari settori da realizzare in zone della Comunità aventi svantaggi strutturali. Il FESR doveva affiancare le azioni nazionali intervenendo unicamente nelle zone identificate dagli Stati membri in applicazione dei rispettivi regimi di aiuti a finalità regionale; aveva il fine di correggere i principali squilibri regionali della Comunità, in particolare quelli risultanti dalla prevalenza delle attività agricole, dalle riconversioni e ristrutturazioni industriali e da una sottoccupazione di tipo strutturale; operava essenzialmente attraverso contributi a fondo perduto agli investimenti, tanto in favore delle attività produttive quanto per la realizzazione di infrastrutture pubbliche. La gestione degli stanziamenti del FESR era inizialmente assegnata ai soli Stati membri i quali stabilivano autonomamente i criteri comuni di definizione delle aree agevolabili e godevano di quote prefissate di finanziamenti sulle quali la Commissione non poteva esercitare alcuna influenza. Nel 1979 con il Regolamento n. 214/79, alla Commissione europea fu riconosciuto un controllo sulle politiche nazionali realizzate dai singoli Stati. Il regolamento introduceva una sezione “fuori quota” (pari al 5% del FESR) la cui gestione veniva assegnata alla Commissione perché potesse disporne sulla base delle proprie valutazioni. Nel 1984 vi fu una seconda revisione del FESR per rendere più efficienti i

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meccanismi di finanziamento (tale regolamento prevedeva che il FESR finanziasse anche le Iniziative comunitarie, cioè gli interventi di durata pluriennale che la Commissione europea propone agli Stati membri per risolvere problemi del territorio UE e che sono finalizzati alla realizzazione di azioni e obiettivi che rivestono un interesse particolare per la Comunità) Per favorire il processo di ampliamento della Comunità a Spagna e Portogallo si crearono, tramite il Regolamento CEE 2088/85, i Programmi Integrati Mediterranei (Pim), rivolti al miglioramento delle infrastrutture socioeconomiche delle regioni mediterranee. Al finanziamento dei Pim erano chiamati a concorrere tutti e tre i Fondi strutturali comunitari (FESR, FSE, FEAOG – Fondo Europeo per l’Agricoltura Orientamento e Garanzia). Nel 1986 è stato approvato l’Atto Unico Europeo con il quale la Comunità ha dato un forte impulso al processo di integrazione, ponendo le basi per una prima riforma dei Fondi strutturali (1988).L’Atto unico europeo fissa come principale obiettivo la realizzazione di un mercato unico. Accanto a questa priorità, però, il documento si impegna a realizzare una coesione economica tramite il coordinamento delle politiche economiche nazionali e l’attuazione di politiche comuni appositamente destinate. Inoltre, l’Atto unico europeo individua gli strumenti di intervento diretto della Comunità europea nei cosiddetti “Fondi strutturali”, oltre che nella BEI e negli altri “strumenti finanziari” istituiti dalla Comunità. Il 1986 segna quindi il momento della nascita della politica strutturale che mira a colmare il divario esistente in materia di sviluppo e di livello di vita, e gli aiuti strutturali alle Regioni ed ai gruppi sociali svantaggiati ne costituiscono la modalità di attuazione. I Fondi strutturali sono gli strumenti della politica strutturale per conseguire l’obiettivo della coesione economica e sociale. Nel 1988, su proposta del Presidente della Commissione Jacques Delors, i capi di Stato e di governo adottano un piano d'azione che consentirà di raddoppiare le risorse finanziarie dei Fondi strutturali. La riforma introduce i quattro principi fondamentali dei Fondi strutturali:

Concentrazione (1. tematica su obiettivi prioritari al fine di evitare una dispersione delle azioni; 2. geografica su regioni o zone maggiormente in difficoltà; 3. finanziaria per ciascun obiettivo prioritario al fine di concentrare i finanziamenti sulle regioni maggiormente in difficoltà);

Partnership (cooperazione strettissima tra la Commissione, gli Stati membri e le altre autorità competenti a livello nazionale, ma anche regionale e locale per assicurare il coinvolgimento di tutti gli operatori interessati in tutti gli stadi dell’elaborazione, così da garantire unitarietà e coerenza agli interventi e massimizzare

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l’impatto socioeconomico);

Addizionalità (intervento comunitario complementare e non sostitutivo a quello nazionale e volto ad evitare che le risorse dei Fondi strutturali vengano semplicemente a sostituirsi agli aiuti nazionali);

Programmazione (elaborazione di programmi di sviluppo pluriennali, mediante un processo decisionale condotto in partenariato che prevede quattro fasi principali: 1. pianificazione e individuazione dei bisogni dello Stato membro da esprimere in piani pluriennali; 2. programmazione delle attività da svolgere e della strategia per attuarle tramite l’elaborazione di un Quadro comunitario di sostegno QCS; 3. attuazione del QCS; 4. sorveglianza, valutazione e controllo dell’attuazione del QCS).

Nota: Il QCS conteneva la strategia generale, le priorità d’azione e la partecipazione finanziaria dei Fondi. Articolato in assi prioritari di intervento e attuato tramite singoli programmi operativi regionali (POR), presentati alla Commissione dalle Amministrazioni regionali per il tramite dello Stato membro. I POR ricevono poi un’ulteriore specificazione con l’adozione a livello regionale di un nuovo documento, il complemento di programmazione, contenente informazioni dettagliate sui beneficiari, le tipologie di intervento da realizzare, le modalità di attuazione e l’assegnazione finanziaria delle singole misure. I quattro principi fondamentali sono stati anche inseriti nel Trattato sull’UE del 1992 all’interno del più generale principio di sussidiarietà, secondo il quale le decisioni devono venire assunte al livello di governo più vicino al cittadino. La riforma dei fondi strutturali viene attuata nella programmazione comunitaria 1988-1993, sulla base del principio di concentrazione, venivano fissati come prioritari 5 obiettivi da perseguire:

• Obiettivo 1: sviluppo e adeguamento strutturale delle regioni in ritardo (FESR, FSE, FEAOG);

• Obiettivo 2: riconvertire le regioni e le zone in declino industriale (FESR,FSE);

• Obiettivo 3: combattere la disoccupazione di lunga durata (FSE); • Obiettivo 4: facilitare inserimento professionale dei giovani (FSE); • Obiettivo 5a: promuovere un più veloce adattamento delle

strutture agricole (FSE, FEAOG); 5b: favorire lo sviluppo delle zone rurali con basso livello di sviluppo socioeconomico (FSE, FEAOG).

Uno dei maggiori problemi riscontrati anche dopo l’adozione della nuova disciplina dei Fondi strutturali, consisteva nel fatto che molte risorse stanziate rimanevano inutilizzate a causa soprattutto dell’incapacità delle autorità degli Stati membri o degli altri enti preposti alla gestione,

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ad un corretto e completo utilizzo dei contributi. Nel 1993 la Commissione apportò alcune modifiche all’impianto operativo dei Fondi strutturali. Con il Pacchetto Delors II la Commissione fece emergere anche la necessità di apportare dei miglioramenti nella semplificazione delle procedure, nella trasparenza e nel controllo finanziario. Esigenza di adeguare i programmi comunitari alle mutate realtà economiche e sociali (ingresso nell’UE dell’ex Germania Est e acuirsi di crisi economiche in alcune zone industriali della Francia e del Regno Unito). La normativa esistente venne quindi nuovamente modificata nel 1993 con il regolamento n. 2081. Vennero rafforzati i quattro principi fondamentali. La nuova programmazione comunitaria 1994-1999 fissava come obiettivi:

• Obiettivo. 1: Sviluppo e adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo, comprese le aree rurali;

• Obiettivo 2: Riconversione delle regioni (o di parte di esse) gravemente colpite dal declino industriale;

• Obiettivo 3: Lotta alla disoccupazione di lunga durata; inserimento professionale dei giovani; integrazione delle persone minacciate di esclusione dal mercato del lavoro (questo obiettivo ingloba i precedenti ob. 3 e 4);

• Obiettivo 4: adattamento dei lavoratori ai mutamenti industriali ed all’evoluzione dei sistemi di produzione;

• Obiettivo 5a: Adeguamento delle strutture agricole (nell’ambito della riforma della PAC); ristrutturazione del settore della pesca; Ob. 5b: Promozione dello sviluppo e adeguamento strutturale delle zone rurali;

• Obiettivo 6: aree a bassa densità di popolazione. Il pacchetto “Agenda 2000” ha definito le prospettive finanziarie per il periodo 2000-2006 e il progetto di regolamentazione sugli aiuti strutturali, sulla politica agricola comune e sugli strumenti di preadesione dei Paesi candidati, dando così il via alla riforma dei Fondi strutturali. Esigenze:

accrescere l'efficacia dei Fondi strutturali e del Fondo di coesione concentrando maggiormente le azioni sotto il profilo tematico e geografico e migliorandone la gestione;

potenziare la strategia di preadesione dei Paesi candidati mediante due nuovi dispositivi finanziari: lo strumento strutturale di preadesione (ISPA), destinato a migliorare le infrastrutture di trasporto e di salvaguardia dell'ambiente, e lo strumento agricolo di preadesione (SAPARD), per favorire l'adeguamento a lungo termine del settore agricolo e delle zone rurali nei Paesi candidati;

adottare un nuovo quadro finanziario per il periodo 2000-2006, per consentire all'Unione di affrontare le principali sfide,

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l'allargamento in particolare, rispettando al tempo stesso la disciplina di bilancio.

La riforma dei Fondi strutturali relativa al periodo di programmazione 2000-2006, segna l’avvio della vera e propria politica di coesione economica e sociale. Viene emanato un nuovo regolamento recante disposizioni generali relative a tutti i fondi: il Regolamento (CE) n. 1260/1999 del Consiglio, del 21 giugno 1999, recante disposizioni generali sui Fondi strutturali. Ad esso si aggiungono regolamenti specifici per ciascun fondo. Per la definizione della struttura della nuova programmazione comunitaria, vengono fissati sei punti principali:

1. l’incidenza delle risorse destinate ai Fondi strutturali in rapporto al PIL europeo deve rimanere invariata;

2. le risorse da destinare a favore dei nuovi Paesi entranti devono essere preventivamente determinate;

3. il numero dei Fondi strutturali resta invariato e ad essi si aggiunge un nuovo fondo per la pre-adesione dei nuovi Paesi entranti;

4. il numero degli obiettivi deve essere ridotto e alcuni criteri di eleggibilità devono essere riveduti;

5. rafforzamento del principio di concentrazione; 6. semplificazione nella programmazione e nella gestione dei Fondi

strutturali. I nuovi obiettivi venivano così fissati in: Obiettivo 1: promuovere lo sviluppo e l’adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo (regioni ammissibili: PIL pro capite inferiore al 75% della media comunitaria; regioni ultra periferiche). 69,7% dei Fondi strutturali; Obiettivo 2: favorire la riconversione economica e sociale delle zone in difficoltà strutturale (11,5% dei Fondi strutturali); Obiettivo 3: favorire l’adeguamento e l’ammodernamento delle politiche di istruzione, formazione e occupazione (non è regionalizzato). 12% dei Fondi strutturali. La quota di risorse dei Fondi strutturali assegnata alle Iniziative comunitarie veniva ridotta al 5%. Almeno il 50% di tali stanziamenti era assegnato all’iniziativa INTERREG III. A fini di semplificazione, ciascuna Iniziativa veniva finanziata da un unico Fondo strutturale: • INTERREG III: cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale volta a promuovere uno sviluppo e un assetto armonioso ed equilibrato del territorio europeo (FESR); • URBAN II: recupero economico e sociale dei quartieri degradati delle città per promuovere uno sviluppo urbano sostenibile (FESR); • LEADER +: sviluppo rurale grazie a programmi di sviluppo integrati e

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programmi di cooperazione dei gruppi di azione locale (FEAOG); • EQUAL: nuovi strumenti di lotta alle forme di discriminazione e disuguaglianze di ogni tipo nel mercato del lavoro (FSE). Un altro passo verso la semplificazione è rappresentato dall’attuazione in ciascuna regione di un unico Programma integrato dei Fondi strutturali, contenente gli interventi integrati promossi attraverso l’insieme dei Fondi strutturali sia nell’ambito dell’obiettivo 1 che dell’obiettivo 2. Più precisamente la Commissione aveva deciso che gli obiettivi 2 e 3 venissero sempre attuati sotto forma di DOCUP (Documento Unico di Programmazione presentato alla Commissione europea dalle regioni che rientrano negli obiettivi 2 e 3. E’ un piano di sviluppo finalizzato ad assicurare il coordinamento dell’insieme degli aiuti strutturali comunitari in uno specifico territorio e raggruppa la strategia di sviluppo e i programmi ai fini di un accordo unico). La semplificazione del sistema di attuazione delle politiche strutturali, inoltre, presupponeva una netta ripartizione dei compiti e delle responsabilità da articolarsi nel modo seguente:

• a livello comunitario erano decisi gli obiettivi strategici quantificati, gli assi prioritari e la relativa dotazione, la descrizione delle misure e le necessarie garanzie relative alle modalità di attuazione; la programmazione dettagliata era di competenza degli Stati membri che ripartivano gli stanziamenti tra le misure operative, quantificavano gli obiettivi specifici e definivano i beneficiari finali e i criteri di selezione (ogni Stato designava a tal fine un’Autorità di gestione);

• per garantire un controllo rigoroso ed un’attenta verifica dei risultati, la Commissione accertava che gli Stati membri disponessero di adeguati sistemi di gestione, valutazione e controllo.

La politica europea di coesione 2007-2013 Strategia e risorse della politica di coesione oggetto di una vera e propria riorganizzazione incentrata su tre nuovi obiettivi prioritari (vedi descrizione degli obiettivi alla voce “Descrizione” nella presente scheda):

• Convergenza • Competitività regionale e occupazione • Cooperazione territoriale europea.

Con questa nuova organizzazione della strategia della politica di coesione sono state apportate sostanziali modifiche ai meccanismi d’intervento che regolano il funzionamento dei Fondi strutturali. La programmazione è più strategica, cioè incentrata sugli Orientamenti strategici dell’Unione, sui Quadri di riferimento strategici nazionali e, infine, sui Programmi operativi.

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Altro aspetto essenziale è la concentrazione tematica e, quindi, non più geografica nell’attuazione dei Fondi strutturali. Abbandono del sistema della “zonizzazione” e adozione di un approccio più globale e, di conseguenza, più coerente per aiutare le regioni europee ad elaborare strategie di sviluppo complessive e maggiormente rivolte alle loro parti più deboli.

FESR - Programmazione 2014-2020

La Commissione europea ha approvato, all’inizio di ottobre 2011, un pacchetto legislativo per la Politica di coesione europea 2014/20. Il pacchetto legislativo prevede una regolamentazione di portata globale che istituisce una serie di norme comuni per gestire il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FES), il Fondo di coesione, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP). Quali cambiamenti sono stati proposti per il FESR?

La proposta prevede che le regioni concentrino i finanziamenti del FESR su un numero limitato di obiettivi corrispondenti alla strategia Europa 2020.

Il FESR concentrerà le risorse su: efficienza energetica e fonti rinnovabili, innovazione e supporto alle piccole e medie imprese (PMI) – almeno l'80% del sostegno andrà alle regioni più sviluppate e almeno il 50% a quelle meno sviluppate. Sono stati stanziati importi minimi per investimenti nel settore dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili in tutte le regioni.

I progetti in determinati settori non potranno usufruire dei finanziamenti del FESR, fra cui quelli riguardanti la produzione, lavorazione e commercializzazione del tabacco e dei prodotti derivati o la disattivazione degli impianti nucleari.

Un sostegno specifico sarà riservato alle città e allo sviluppo urbano. La proposta stanzierà un importo per le misure integrate di sviluppo urbano sostenibile e la costituzione di una piattaforma per lo sviluppo urbano con l'obiettivo di promuovere gli scambi fra le città.

La proposta di quadro finanziario pluriennale della Commissione comprende 376 miliardi di euro a favore della politica di coesione per il periodo 2014-2020.

Bilancio proposto per il periodo 2014-2020 Miliardi di €

Regioni meno sviluppate Regioni in transizione Regioni più sviluppate Cooperazione territoriale Fondo di coesione Stanziamenti extra per le regioni ultra

162,6 39 53,1 11,7 68,7

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periferiche e scarsamente popolate 0,926

Meccanismo per collegare l'Europa per i trasporti, l'energia e le TIC

40 miliardi di euro (più 10 miliardi di € supplementari destinati specificamente al Fondo di coesione)

Per quanto riguarda la cooperazione territoriale, il regolamento proposto definisce la ripartizione dei finanziamenti previsti, come segue: a) 73,24% (cioè, un totale di 8,569 miliardi di €) per la cooperazione transfrontaliera; b) 20,78% (cioè, un totale di 2,431 miliardi di €) per la cooperazione transnazionale; c) 5,98% (cioè, un totale di 700 milioni di €) per la cooperazione interregionale.

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