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FrancoAngeli Eugenio Rignano e il socialismo liberale Massimo Furiozzi

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FrancoAngeliLa passione per le conoscenze

FrancoAngeli

Eugenio Rignanoe il socialismo

liberale

Massimo Furiozzi

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uriozzi - Eugenio R

ignano e il socialismo liberale

Personaggio finora pochissimo studiato, più conosciutoall’estero che in Italia, Eugenio Rignano (Livorno 1870 –Milano 1930) è stato un protagonista di assoluto rilievo delprimo trentennio del Novecento, ed è stato definito, non atorto, “il primo socialista liberale italiano”, avendo antici-pato di parecchi anni l’elaborazione di Carlo Rosselli.Amico di Filippo Turati e collaboratore della “Critica So-ciale”, direttore della rivista “Scientia”, che attirò l’atten-zione dello stesso Gramsci, in un ampio volume del 1901,tradotto anche in Francia e in Germania, egli in effetti ela-borò un’originale concezione di “socialismo in accordocon la dottrina economica liberale”, che suscitò un ampiointeresse internazionale. Nel 1920 egli trasformò questaproposta in un disegno di legge basato su una riforma deldiritto successorio che – osservò – avrebbe segnato il pas-saggio da un regime capitalista ad un regime “socialista li-berale”. Il progetto, su sollecitazione di Filippo Turati,venne fatto proprio dal Gruppo parlamentare del Psi e su-scitò l’interesse anche di una Commissione interpartiticadel Parlamento inglese. Ancora in anni recenti, echi dellesue teorie si ritrovano nei lavori di alcuni studiosi america-ni, tra cui Rawls, interessati a ridurre, per via giuridica, ledisuguaglianze sociali. Il presente volume è la prima bio-grafia politica di un autore dai vasti interessi (dal dirittoall’economia, dalla filosofia alla sociologia e alla psicolo-gia) e dalle molteplici relazioni politiche e culturali a livel-lo internazionale.

Massimo Furiozzi è dottore di ricerca in Storia contempo-ranea. Tra i suoi lavori: “La Nuova Europa” (1861-1863).Democrazia e internazionalismo (FrancoAngeli, 2008); Laprotezione civile in Italia e all’estero. Storia e organizzazione(CET, 2010); Giovanni Ciraolo e l’Unione Internazionale diSoccorso (CET, 2012); “L’Intesa Intellettuale” 1918-1919(Morlacchi, 2013).

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Fondazione di Studi Storici Filippo Turati

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Collana della Fondazione di studi storici Filippo Turati diretta da Maurizio Degl’Innocenti e Luigi Tomassini La collana di storia della Fondazione di studi storici Filippo Turati vuole essere una palestra di libero dibattito storiografico, nel solco della tradizione ideale e culturale democratica e socialista. Aperta alla collaborazione tanto di giovani studiosi quanto di storici affermati, italiani e stranieri, si propone di contribuire al rinnovamento della storiografia italiana dando particolare attenzione alle metodologie nuove e più sensibili al rapporto con la cultura europea e internazionale.

ISSN 2420-9783

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Massimo Furiozzi

Eugenio Rignanoe il socialismo

liberale

FrancoAngeli

In copertina: Vassily Kandinsky, Dans le cercle, 1911 (particolare).

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Indice 1. Un intellettuale poliedrico 1. La formazione

2. L’attività editoriale

pag. 9 » 9 » 16

2. Un programma medio 1. La collaborazione alla “Critica Sociale” 2. La polemica con Bonomi

» 25 » 25 » 35

3. Per un socialismo liberale 1. La critica al capitalismo 2. Del diritto di testare 3. Un’imposta successoria progressiva nel tempo 4. Un progetto di ingegneria sociale 5. Tra socialismo e liberalismo 6. Con Bernstein contro il collettivismo 7. Prime reazioni alla sua teoria 8. Nel filone del socialismo liberale europeo

» 39 » 39 » 45 » 48 » 52 » 56 » 58 » 61 » 68

4. L’impegno per le Università popolari 1. La diffusione della cultura popolare 2. La “Collana Rossa” 3. Tra guerra e dopoguerra

» 71 » 71 » 79 » 83

5. Tra guerra e pace 1. La guerra come fenomeno sociale 2. La Prima guerra mondiale 3. Per una Intesa Intellettuale

» 89 » 89 » 93 » 103

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6. Una riforma socialista del diritto di successione 1. Il rilancio della proposta 2. Il dibattito in Italia 3. Il discorso di Turati 4. Dalla proposta al disegno di legge

pag. 109 » 109 » 112 » 118 » 120

7. L’eco internazionale della proposta Rignano

1. Il dibattito in ambito dottrinario 2. L’interessamento del Parlamento inglese 3. Nuovo dibattito in Italia 4. Echi recenti negli Stati Uniti

8. Tra antibolscevismo e antifascismo 1. Democrazia e fascismo 2. Le critiche di Rosselli, Treves e Gobetti

3. Verso l’antifascismo

» 125 » 125 » 129 » 132 » 135

» 137 » 137 » 147 » 152

Appendice » 159 Indice dei nomi » 165

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Elenco delle sigle ACS – Archivio Centrale dello Stato, Roma ACSPG – Archivio del Centro Studi Piero Gobetti, Torino ACVG – Archivio Contemporaneo Gabinetto G.P. Vieusseux, Firenze AFE – Archivio Fondazione Luigi Einaudi, Torino AFT – Archivio Fondazione Filippo Turati, Firenze AGV – Archivio Giovanni Vailati, Milano ASPI – Archivio Storico della Psicologia Italiana, Milano AZ – Archivio della Casa editrice Nicola Zanichelli, Bologna ISRT – Istituto per la Storia della Resistenza in Toscana, Firenze IT PopSo FP – Fondo Vilfredo Pareto della Banca Popolare di Sondrio IVSLA – Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti, Venezia

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1. Un intellettuale poliedrico 1. La formazione

Pur essendo laureato in Ingegneria, Eugenio Rignano (1870-1930)

non esercitò mai questa professione. Per lo stesso motivo non può essere considerato né uno psicologo, né un sociologo, né un biologo, né un economista, pur essendosi cimentato in tutti questi settori, at-traverso pubblicazioni che destarono un notevole interesse sia in Ita-lia che all’estero. Anche nel mondo accademico italiano egli fu so-stanzialmente un irregolare, pur avendo ottenuto, per titoli, la nomina a libero docente in Filosofia teoretica presso l’Università di Pavia nel 1922, senza peraltro aver mai tenuto corsi accademici in precedenza. Negli anni successivi tenne un corso libero di Psicologia all’Università di Milano1 e nel 1923 ottenne degli incarichi di presti-gio in Francia e in Spagna. Il 24 marzo di quell’anno fu nominato correspondant dell’Institut de France, al posto di Roberto Ardigò, e il 4 luglio membro corrispondente della Real Academia des Ciencias Morales y Politicas di Madrid2.

1 Alcuni documenti relativi a questo corso, fra cui una corrispondenza con il Rettore e un elenco degli argomenti da lui trattati nelle lezioni dell’anno accademi-co 1925-1926, fanno parte delle Carte Rignano custodite a Milano dall’erede e recentemente digitalizzate dall’Archivio Storico della Psicologia Italiana (ASPI) presso l’Università degli Studi Milano-Bicocca, Serie 2, Conferenze e didattica, n. 3.

2 Cfr. G. Sava, Eugenio Rignano, in G. Cimino – N. Dazzi (a cura di), La psico-logia in Italia. I protagonisti e i problemi scientifici, filosofici e istituzionali (1870-1945), LED, Milano 1998, p. 428.

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Nonostante questi incarichi, piuttosto che un accademico egli fu una singolare figura di studioso e uomo di cultura dalla formazione poliedrica e dai vasti interessi, che estese la sua ricerca ai campi più disparati della conoscenza umana e vantò una prolifica produzione pubblicistica, con oltre dieci libri al suo attivo, gran parte dei quali furono tradotti in inglese, francese e tedesco, e una miriade di articoli su riviste sia italiane che internazionali. In anni recenti, i suoi lavori hanno destato l’interesse di studiosi appartenenti a tutti i settori di-sciplinari di cui Rignano si occupò nel corso della sua vita. Non solo, dunque, filosofi e psicologi, secondo i quali la sua opera più rilevante è stata il volume Psicologia del ragionamento del 19203, ma anche storici ed economisti che hanno seguito la pista di Rignano, già indi-cata da Nunzio Dell’Erba e Norberto Bobbio4, per indagare sulle ori-gini del socialismo liberale italiano, la cui elaborazione teorica, come è noto, fu portata a maturazione definitiva da Carlo Rosselli.

Uno dei motivi per cui l’analisi dei suoi scritti risulta di notevole interesse è che in essi si riflette gran parte dei dibattiti scientifici in corso in quel periodo storico, del quale Rignano, come ha osservato Gabriella Sava, può essere considerato un «testimone privilegiato», anche in virtù dell’attività che egli esercitò come direttore della rivi-sta “Scientia”5, da lui fondata insieme a Federigo Enriques6 nel 1907, che godette di grande prestigio nella comunità scientifica internazio-

3 E. Rignano, Psicologia del ragionamento, Zanichelli, Bologna 1920, riprodot-to nella collana dei “Classici della psicologia italiana”, a cura di G. Mucciarelli, Pitagora, Bologna 1984. Esso è presente, con numerose note manoscritte e fogli sciolti di appunti, in ASPI, Carte Rignano, Serie 2, Conferenze e didattica, n. 2.

4 Si vedano N. Dell’Erba, Socialismo e liberalismo. Eugenio Rignano, un pre-cursore dimenticato, “Avanti!”, 18 gennaio 1992 e N. Bobbio, Tradizione ed eredi-tà del liberalsocialismo, in C. Rosselli, Socialismo liberale, Introduzione e saggi critici di N. Bobbio, Einaudi, Torino 1997, p. 159.

5 Dal 1907 al 1929 Rignano pubblicò sulla rivista ben 43 articoli. Si veda N. Bonetti (a cura di), “Scientia”. Index generalis 1907-1975, Prefazione di G. Mon-talenti, Scientia Editrice, Milano 1977, pp. 54-55.

6 Su Federigo Enriques (1871-1946) si vedano: O. Pompeo Faracovi (a cura di), Federigo Enriques. Approssimazione e verità, Belforte, Livorno 1982; Id., Il caso Enriques. Tradizione nazionale e cultura scientifica, Belforte, Livorno 1984; R. Simili (a cura di), Federigo Enriques filosofo e scienziato, Prefazione di A. Pa-squinelli, Cappelli, Bologna 1989; R. Pettoello – E. Colombo (a cura di), Federigo Enriques, filosofo e scienziato, “Rivista di storia della filosofia”, XXV (2014), n. 2, pp. 197-273.

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nale7. L’importanza della rivista venne riconosciuta anche da Anto-nio Gramsci, che la ritenne meritevole di essere studiata accurata-mente8.

Quanto alla formazione di Rignano, l’itinerario stesso dei suoi studi, come testimoniato dalle sintetiche voci biografiche esistenti su di lui, fu complesso e discontinuo9. Nacque a Livorno, il 31 maggio 1870, da Giacomo Rignano e Fortunata Tedesco10. Si trattava di un’agiata famiglia ebraica, tanto che il padre era comproprietario di una fiorente ditta bancaria che andava sotto il nome “A. e G. di V. Rignano”11. Egli studiò presso l’Istituto tecnico della sua città per poi iscriversi, nel 1888, alla Facoltà di Matematica dell’Università di Pi-sa, dove frequentò il biennio di Fisica matematica. Successivamente si trasferì a Torino dove, nel 1893, conseguì la laurea in Ingegneria presso il Politecnico. Probabilmente, egli comprese subito di non es-sere attratto dall’esercizio pratico di una professione e decise di dedi-care la propria vita alla ricerca scientifica, in settori che si discosta-rono dal percorso dei suoi studi e che furono ampi ed eterogenei. Si occupò inizialmente di economia e sociologia, per poi spaziare dalla

7 G. Sava, Eugenio Rignano cit., pp. 427-428. 8 A. Gramsci, Quaderni del carcere, a cura di V. Gerratana, Vol. I, Einaudi,

Torino 1975, p. 309. 9 Si vedano: M.G. Rosada, Eugenio Rignano, in F. Andreucci – T. Detti (a cura

di), Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, 1853-1943, vol. IV, Edi-tori Riuniti, Roma 1978, pp. 349-350; N. Abbagnano, Eugenio Rignano, in The Encyclopedia of Philosophy, ed. by P. Edwards, Vol. VII, Collier-Macmillan, Lon-don-New York 1958, pp. 199-200; F. Barone, Eugenio Rignano, in Enciclopedia filosofica, Vol. X, Bompiani, Milano 2006, pp. 9753-9754.

10 Archivio Centrale dello Stato (ACS), Casellario Politico Centrale (CPC), Bu-sta 4327, f. Rignano Eugenio.

11 Quando le tre banche di emissione di Livorno (Banca Toscana, Credito To-scano e Banca Nazionale) si fusero nella Banca d’Italia, Giacomo Rignano ne fu per qualche tempo reggente. Si occupò anche della cosa pubblica e fu consigliere comunale nell’amministrazione Costella. Lo zio di Eugenio, Avv. Isacco Rignano, fu uno stimato giurista che ricoprì, tra l’altro, la carica di presidente della Cassa di Risparmio e dell’Università Israelitica (cfr. R. Menasci, Eugenio Rignano. Un grande idealista, “Liburni Civitas. Rassegna di attività municipale”, III (1930), n. 1, pp. 51-55). Sulla famiglia Rignano di Livorno si veda anche M. Sanacore, Il percorso interrotto. Il pluralismo etnico, religioso e politico nel sistema industriale livornese. La storia e le immagini (1855-1940), Sybel, Livorno 2003, p. 57.

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biologia alla psicologia12, dalla filosofia all’epistemologia, senza mai prediligere un settore di studio rispetto all’altro, ma anzi nel continuo tentativo di realizzare quella che da vari autori è stata definita come una «sintesi scientifica» della complessità del pensiero a lui contem-poraneo13.

Come ha osservato Sandra Linguerri, l’ampia concezione che Ri-gnano aveva della scienza, che comprendeva amore sia per la filoso-fia che per lo studio rigoroso, aveva guidato la sua formazione sin dagli anni trascorsi all’Università di Pisa. In questa sede, insieme ad Enriques, aveva preso l’abitudine di incontrarsi con un gruppo di giovani studenti di matematica, legge e medicina per ragionare sui grandi interrogativi della natura e della vita, seguendo le linee di un percorso intellettuale tracciato da grandi pensatori inglesi, come Charles Darwin, Herbert Spencer e John Stuart Mill, e francesi, come

12 Fra i tanti studi da lui svolti in questi settori, oltre a quelli altrove citati nel

testo, si vedano: E. Rignano, Sulla trasmissibilità dei caratteri acquisiti. Ipotesi di una centro-epigenesi, Zanichelli, Bologna 1907; Id., La memoria biologica, Zani-chelli, Bologna 1922; Id., La vita nel suo aspetto finalistico, Zanichelli, Bologna 1925; Id., Che cos’è la vita? Nuovi saggi di sintesi biologica, Zanichelli, Bologna 1926; Id., Problemi della psiche, Zanichelli, Bologna 1928. Alcuni dei suoi lavori, in versione manoscritta, sono custoditi in ASPI, Carte Rignano, Serie 3, Scritti, nn. 1-6. Molte sue opere sono anche conservate nel Fondo Angelo Sullam della Biblio-teca del Consiglio Regionale del Veneto (cfr. G. Tedeschi – P. Ciprian, Fondo An-gelo Sullam, Consiglio Regionale del Veneto, Venezia 2011, pp. 128-130).

13 Sull’impostazione di Rignano e sui suoi studi in campo biologico, psicologi-co e sociologico si vedano: G. Mucciarelli, Introduzione a E. Rignano, Psicologia del ragionamento cit., pp. VII-XVIII; G. Sava, Eugenio Rignano: “sintesi scienti-fica” e teorie biologiche, in G. Cimino – U. Sanzo – G. Sava (a cura di), Il nucleo filosofico della scienza, Congedo Editore, Lecce 1991, pp. 201-229; Id., La socio-logia e il metodo delle scienze in Eugenio Rignano, “Bollettino di storia della filo-sofia dell’Università degli studi di Lecce”, XI (1993-95), pp. 187-208; Id., La psi-cologia filosofica in Italia. Studi su Francesco De Sarlo, Antonio Aliotta, Eugenio Rignano, Congedo Editore, Lecce 2000, pp. 185-225; S.C. Masin, Note on Eugenio Rignano as a Forerunner of the “New Look” Theory of Visual Perception, “Jour-nal of the History of the Behavioral Sciences”, XVI (1980), pp. 313-316; V. Mila-nesi, Filosofia, psicologia e “metafisica critica”: linee tematiche e dibattito teori-co sulle riviste del positivismo italiano (1881-1914), in La filosofia italiana attra-verso le riviste (1900-1925), a cura di A. Verri, Milella, Lecce 1983, pp. 39-91; S. Marhaba, Lineamenti della psicologia italiana: 1870-1945, Giunti-Barbera, Firenze 1981, p. 41.

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Auguste Comte e Théodule Ribot14. Allo stesso tempo, come osser-vato da Enriques in un articolo in sua memoria, egli «ammirava, sia pure con qualche riserva, i principi dell’Economia di Carlo Marx e quella che egli diceva la grande legge della terra libera formulata da Achille Loria; amava, in biologia, la legge biogenetica di Haeckel, dolendosi dei dubbi che sollevava presso i naturalisti»15. Egli aveva, nel ricordo di Enriques, un «intelletto anelante agli universali» e uno «spirito logico-matematico nutrito di cultura biologica», rivolti all’indagine dei «sommi problemi della vita e dell’anima». Definen-dolo un «positivista senza ignorabimus», Enriques lo riteneva con-vinto del fatto che «qualsiasi domanda possa ricevere un senso scien-tifico e così, propriamente formulata, ammetta anche una risposta precisa»16.

Più propriamente, l’impostazione metodologica che contraddistin-se tutti i suoi studi è stata definita come “positivismo critico” poiché se, da un lato, si ispirò all’empirismo di John Stuart Mill, in una de-cisa presa di posizione in favore del metodo osservativo e sperimen-tale, dall’altro egli non sottovalutò mai il momento dell’elaborazione teorica, non necessariamente matematica, in tutti i settori della ricer-ca scientifica. In altre parole, l’analisi comparativa dei dati sperimen-tali ottenuti nei diversi ambiti disciplinari doveva procedere di pari passo con la capacità di costruire ipotesi teoriche in grado di spiegare il maggior numero possibile di fenomeni. Proprio in virtù di quest’impostazione, egli mise sempre in guardia dai rischi di un’eccessiva specializzazione e cercò sempre di realizzare quella sin-tesi fra discipline umanistiche e sapere scientifico che costituì il cuo-re della rivista “Scientia”.

Parallelamente, sin dagli anni vissuti a Torino, Rignano intraprese un percorso di impegno politico e sociale che lo portò ad avvicinarsi al Partito socialista, a stringere un rapporto di amicizia con Filippo

14 S. Linguerri, La grande festa della scienza. Eugenio Rignano e Federigo En-

riques. Lettere, Franco Angeli, Milano 2005, p. 38. Si veda anche il precedente Id., Al servizio della scienza: l’attività editoriale di Eugenio Rignano e Federigo Enri-ques dal 1907 alle leggi razziali, “Storia in Lombardia”, XXII (2002), n. 1, pp. 97-147.

15 F. Enriques, I motivi della filosofia di Eugenio Rignano, “Scientia”, XXIV (1930), Vol. XLVII, p. 379.

16 Ivi, p. 383.

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Turati e a collaborare spesso alla “Critica Sociale”, con articoli di carattere politico-economico. Egli fa parte di quel gruppo di politici e accademici ebrei che, fin dagli anni Novanta dell’Ottocento, milita-rono nelle file socialiste: da Achille Loria a Tullio Levi-Civita, da Claudio Treves a Ugo Guido Mondolfo17. Trasferitosi stabilmente a Milano, si integrò con la «borghesia illuminata lombarda» di cui condivideva «le aspirazioni sociali e le convinzioni democratiche»18, frequentando in particolare il salotto di Margherita Sarfatti19, e fu per diversi anni tra gli animatori di quel movimento di diffusione della cultura fra la classe operaia che trovò espressione nell’attività delle Università popolari e di altri simili istituti.

A Milano conobbe e sposò Nina Sullam, proveniente anche lei da un’agiata famiglia israelita. Il matrimonio con Rignano la introdusse in un ambiente intellettuale di orientamento democratico e socialista. Fu impegnata nell’Associazione Generale delle Operaie di Milano, e tra le dirigenti dell’Unione Femminile Nazionale. Allo scoppio del conflitto mondiale fu accesa interventista, tanto che nel 1917 giunse a chiedere la chiusura dell’“Avanti!” e di tutti i giornali che a suo avviso facevano opera di disfattismo. Alla fine della guerra si impe-gnò con fervore nelle campagne per la cultura popolare e per l’assistenza all’infanzia. Morì nel 194520.

17 Cfr. P. Treves, Antifascisti ebrei o antifascismo ebraico?, “La Rassegna mensile di Israel”, XLVII (1981), n. 1-3, p. 148. Sulla storia degli ebrei italiani dopo l’Unità si veda E. Capuzzo, Gli ebrei italiani dal Risorgimento alla scelta sionista, Le Monnier, Firenze 2004.

18 A. De Murtas, Un progetto di rinnovamento della cultura italiana. Perché ot-tant’anni fa nasceva “Scientia”, in “Scientia”. L’immagine e il mondo, Comune di Milano, Milano 1988, p. 22.

19 Cfr. S. Urso, Margherita Sarfatti. Dal mito del Dux al mito americano, Mar-silio, Venezia 2003, pp. 82-83. Della stessa autrice si veda La formazione di Mar-gherita Sarfatti e l’adesione al fascismo, “Studi Storici”, XXXV (1994), n. 1, pp. 153-182. Si veda inoltre A. Nozzoli, Margherita Sarfatti organizzatrice di cultura, in M. Addis Saba (a cura di), La corporazione delle donne, Vallecchi, Firenze 1988.

20 Su di lei si vedano: A. Buttafuoco, Nina Rignano Sullam. Una filantropa po-litica, “Il Risorgimento”, XLI (1989), n. 2, pp. 143-159; G. Angelini – M. Tesoro (a cura di), De amicitia. Scritti dedicati ad Arturo Colombo, Franco Angeli, Milano 2007, p. 507; E. Scaramuzza (a cura di), Politica e amicizia. Relazioni, conflitti e differenze di genere (1860-1915), Franco Angeli, Milano 2010, pp. 135-136. Sull’Unione Femminile si vedano: F. Imprenti, Alle origini dell’Unione Femminile.

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Quanto alle idee di Rignano in campo politico economico, egli ebbe modo di esprimerle già nel 1901, nel suo primo libro Di un so-cialismo in accordo colla dottrina economica liberale, nel quale si proponeva di conciliare i vantaggi dell’iniziativa privata con le esi-genze di una maggiore giustizia sociale, anticipando di parecchi anni lo stesso Carlo Rosselli21, tanto che vi è chi lo ha definito «il primo teorico italiano del socialismo liberale»22. La sua elaborazione teori-ca tentava di ricomporre, attraverso un discorso giuridico che propo-neva l’introduzione di un’imposta progressiva sull’eredità, la carica innovativa del socialismo con istanze liberali quali la salvaguardia degli incentivi al lavoro e al risparmio. L’opera venne tradotta e pub-blicata in Francia nel 190423 ed attirò l’attenzione dell’economista Idee, progetti e reti internazionali all’inizio del Novecento, Biblion, Milano 2012; G. Gaballo, Il nostro dovere. L’Unione Femminile tra impegno sociale, guerra e fascismo (1899-1939), Joker Edizioni, Novi Ligure 2015; C. Gori, Crisalidi. Emancipazioniste liberali in età giolittiana, Franco Angeli, Milano 2003.

21 Cfr. G.B. Furiozzi, Il socialismo liberale. Dalle origini a Carlo Rosselli, La-caita, Manduria 2003, pp. 29-35. Sugli approcci liberali al socialismo in Europa e negli Stati Uniti tra Ottocento e Novecento si veda P. Anderson, Norberto Bobbio e il socialismo liberale, in G. Bosetti (a cura di), Socialismo liberale. Il dialogo con Norberto Bobbio oggi, L’Unità, Roma 1989, pp. 11-15. Sulla tradizione del sociali-smo liberale in Italia si veda V. Spini, Il socialismo delle libertà, A. Mynier, Torino 1990, pp. 164-176.

22 M.T. Pichetto, “Guardare a tutti i lati delle cose”. La presenza del pensiero economico, sociale e politico inglese, in C. Malandrino (a cura di), Una rivista all’avanguardia. La “Riforma Sociale” 1894-1935. Politica, società, istituzioni, economia, statistica, Presentazione di G.M. Bravo, Olschki, Firenze 2000, p. 104. Secondo il Venturini e il Berti il vero precursore del socialismo liberale italiano fu Francesco Saverio Merlino (A. Venturini, Alle origini del socialismo liberale. Francesco Saverio Merlino: ritratti critico e biografico, Boni, Bologna 1983 e G. Berti, Il socialismo liberale di Francesco Saverio Merlino, “Il Ponte”, XLVIII (1992), n. 5, pp. 58-74). Ma va detto che lo stesso Merlino si definì, più che socia-lista liberale, socialista “libertario” (cfr. “L’Agitazione”, 26 agosto 1897). Corrado Malandrino si è soffermato invece sulla figura di Francesco Saverio Nitti, che sa-rebbe stato il primo in Italia ad usare l’espressione “socialisti liberali” (C. Malan-drino, “Socialisti liberali”. Precursori di un’idea, in Id. (a cura di), Una rivista all’avanguardia cit., p. 39). Da parte sua, Grassi Orsini ha visto come il «vero pre-cursore» del socialismo liberale Gaetano Salvemini (F. Grassi Orsini, C. Rosselli-Salvemini: le origini del “socialismo liberale”, in M. Degl’Innocenti (a cura di), Carlo Rosselli e il socialismo liberale, Lacaita, Manduria 1999, pp. 30-39).

23 L’edizione francese del libro, dal titolo Un socialisme en harmonie avec la doctrine économique libérale, Giard & Brière, Paris 1904, risulta presente, tra

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Adolphe Landry il quale, nel 1905, ne curò un’edizione in forma sin-tetica. Nello stesso anno, quest’ultima versione venne tradotta anche in tedesco, con una prefazione di Eduard Bernstein24.

La discussione intorno alle sue proposte avrebbe ripreso vita dopo la Prima guerra mondiale, con la riproposizione, da parte dello stesso Rignano ma anche di altri autori, di nuove versioni della sua teoria, che trovarono spazio anche su riviste di rilevanza internazionale co-me l’“Economic Journal”. Questo rinnovato interesse può essere sta-to motivato dalla situazione economica dei principali Paesi industria-lizzati, che durante la guerra avevano visto incrementare notevol-mente il proprio debito pubblico ed i cui governi erano alla ricerca di nuove forme di tassazione. In tal senso, l’idea di introdurre un’im-posta progressiva sui beni ereditati, tanto più pesante quante più volte lo stesso bene era stato ereditato, veniva vista, in particolar modo dalle forze politiche di sinistra, come un modo per ottenere il duplice risultato di risanare le casse dello Stato e di attenuare le disegua-glianze sociali. 2. L’attività editoriale

Nel 1907, come già accennato, Rignano fondò insieme a Federi-

go Enriques la rivista “Scientia”25, che aveva sede redazionale a Milano. All’iniziativa editoriale partecipavano: Zanichelli (Bolo-gna), William & Norgate (Londra), Félix Alcan (Parigi) e Wilhelm Engelmann (Lipsia). Il suo ambizioso obiettivo era quello di realiz- l’altro, nella biblioteca personale di Achille Loria (cfr. D. Parisi – D. Borello, Ca-talogo del Fondo librario Achille Loria, Vita e Pensiero, Milano 2003, p. XIV).

24 Sul punto si veda G. Erreygers – G. Di Bartolomeo, The Debates on Eugenio Rignano’s Inheritance Tax Proposals, “History of Political Economy”, XXXIX (2007), n. 4, p. 609.

25 Per un ottimo studio della rivista “Scientia” si veda S. Linguerri, La grande festa della scienza cit. Su Rignano e la rivista “Scientia” si vedano inoltre R. Pas-sione, Le origini della psicologia del lavoro in Italia. Nascita e declino di un’utopia liberale, Franco Angeli, Milano, 2012, p. 204 e F. Gandolfo, Il Museo Coloniale di Roma (1904-1971). Fra le zebre nel Paese dell’olio di ricino, Prefa-zione di A. Del Boca, Gangemi Editore, Roma 2014, p. 111. Sui rapporti tra Ri-gnano ed Enriques si veda anche P. Parrini, Filosofia e scienza nell’Italia del No-vecento. Figure, correnti, battaglie, Guerini e Associati, Milano 2004, pp. 77-78.

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zare quella sintesi scientifica che costituì il filo conduttore di tutto il pensiero dell’ingegnere livornese e che mirava a «congiungere gli sforzi degli studiosi, innalzando la visione degli scopi scientifici sopra le forme particolari della ricerca»26. In quest’ottica, la rivista non solo si avvalse della collaborazione di specialisti di diversi set-tori provenienti da tutta Europa, ma cercò anche di realizzare una mediazione tra ricerche settoriali e cultura scientifica generale, orientata verso analisi epistemologiche nelle quali si ribadisse il nesso tra scienza e filosofia27.

L’elenco degli studiosi, provenienti da circa 50 Paesi diversi, che collaborarono alla rivista è lunghissimo28, e ciò si deve anche alla tenacia e all’insistenza con cui Rignano si dedicò alla tessitura di quella rete di relazioni internazionali che costituirono il principale elemento di successo della rivista stessa29. A volte, questa insisten-za non mancava di provocare persino un certo fastidio nell’interlo-cutore, come nel caso del biologo tedesco Richard Semon, che in una lettera al fisico e filosofo austriaco Ernst Mach, il quale a sua volta aveva ricevuto più di una missiva da parte di Rignano30, espresse un giudizio a dir poco negativo sull’ingegnere livornese: «Rignano è venuto a visitarmi una volta qui a Monaco, a casa mia, ed appartiene a quel genere di persone che bombardano con lettere. Credo che egli sia una personalità nei confronti della quale sia con-

26 Programma, “Rivista di scienza”, I (1907), Vol. II, p. 2. Dall’anno successivo

la rivista avrebbe aggiunto il sottotitolo di “Scientia”, poi divenutone il titolo esclusivo. La sua impostazione iniziale sarebbe stata confermata nel 1946 (Comu-nicato della Direzione, “Scientia”, XL (1946), Vol. LXXX, 1946, p. 2).

27 Cfr. G. Sava, Eugenio Rignano cit., p. 432. 28 Fra essi si segnalano, ad esempio, Bertrand Russell, Edvard Benes e Henri

Pirenne. 29 La misura della mole di lettere inviate ai tantissimi studiosi che collaborarono

o che furono invitati a collaborare a “Scientia” è data da due registri di lettere in uscita legate alla rivista, redatti dallo stesso Rignano per il periodo che va dal 2 aprile 1917 al 24 agosto 1924. I registri riportano centinaia di nomi di personalità illustri nel campo della scienza e non solo, con brevi riassunti delle lettere stesse (ASPI, Carte Rignano, Serie 1, Corrispondenza, nn. 1-2).

30 Alcune di queste lettere, custodite presso l’Archivio del Deutsches Museum München che conserva il Nachlass di Ernst Mach, sono citate in L. Guzzardi, Teo-rie stravaganti di un redattore invadente. Un positivista italiano nel dibattito scientifico europeo, “Intersezioni”, XXII (2002), n. 3, pp. 419-439.

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sigliabile cautela, in quanto egli sembra possedere particolarmente una buona dose di invadenza, attraverso la quale sembra che peral-tro gli sia riuscito di allacciare rapporti con tutte le possibili perso-nalità note»31. Al contrario, altri illustri studiosi manifestarono sti-ma e rispetto nei suoi confronti, come il biologo e filosofo tedesco Hans Driesch, il quale riconosceva come egli, pur essendo un auto-didatta in biologia, fosse uno studioso molto serio che era stato in grado di cogliere le questioni maggiormente rilevanti in quel settore disciplinare32.

Nutritissimo, naturalmente, anche l’elenco dei collaboratori italiani. Con l’eccezione di Croce e Gentile, entrambi concordi nel ritenere dannosa la possibile mescolanza di scienza e filosofia33, la rivista po-té vantare firme di spessore che andavano da Roberto Michels a Vito Volterra, da Achille Loria a Vilfredo Pareto. Quest’ultimo, in parti-colare, oppose inizialmente un netto rifiuto proprio a causa della pre-senza di Achille Loria, che rappresentava ai suoi occhi non solo un avversario intellettuale, ma anche l’insopportabile potere accademico clientelare, come si evince da alcune lettere inviate a Maffeo Panta-leoni, Giuseppe Jona e Federigo Enriques nel dicembre del 1906. Successivamente, grazie alla mediazione di Pantaleoni, Rignano ed Enriques riuscirono a convincerlo ad offrire alla rivista il suo contri-buto, che si concretizzò in tre articoli pubblicati nel 1907, 1915 e

31 Nel seguito della lettera, Semon esprimeva anche un impietoso giudizio sulle

teorie biologiche di Rignano, definendole «immature (…), inconsistenti e irrealiz-zabili» e confessava di avere ceduto per «debolezza» alla «pura ostinazione e inva-denza» del redattore di “Scientia”, inviandogli un articolo per la rivista (R. Semon a E. Mach, 8 dicembre 1909, ivi, pp. 422-423).

32 Driesch definì Rignano un “dilettante”, ma nel senso più alto del termine, cioè nel modo in cui esso veniva utilizzato da Schopenhauer (cfr. H. Driesch, Eu-genio Rignano’s Lehre vom Organischen in ihrer Entwicklung, “Scientia”, XXVI (1932), Vol. LI, pp. 71-78).

33 Sulla battaglia che vide contrapporsi a Enriques prima Croce, che gli rimpro-verava la scarsa preparazione filosofica e lo considerava un dilettante, e poi Genti-le, che accusò “Scientia” di dilettantismo scientifico, si veda M. Ciliberto, Scienza, filosofia e politica: Federigo Enriques e il neoidealismo italiano, in O. Pompeo Faracovi (a cura di), Federigo Enriques. Approssimazione e verità cit., pp. 131-166. Su Croce si vedano anche i recenti C. Ocone, Attualità di Benedetto Croce, Castelvecchi, Roma 2016 e Id., Il liberalismo del Novecento: da Croce a Berlin, Rubbettino, Soveria Mannelli 2016.

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192234. Fra gli autori ai quali Rignano scrisse ripetutamente, per sol-lecitarne sin da subito la collaborazione alla rivista, vi furono anche Gaetano Salvemini35, a cui egli chiese un articolo sul concetto di leg-ge storica, e Giovanni Vailati36, cui si rivolse per delle recensioni cri-tiche ad opere pedagogiche.

La direzione della rivista, che nei primi anni venne esercitata con-giuntamente dai due fondatori, coadiuvati da alcuni collaboratori37, venne poi assunta dal solo Rignano, nel periodo che va dal 1915 al 1930, durante il quale egli, pur mantenendo inalterato il carattere epi-stemologico e scientifico della rivista, promosse anche la pubblica-zione di articoli relativi alle grandi problematiche della politica inter-nazionale. Il cambio di impostazione avvenne a seguito della defla-grazione del primo conflitto mondiale, quando Rignano decise di promuovere un’inchiesta sulla guerra, nella convinzione che una rivi-sta a carattere internazionale non potesse «rinchiudersi entro la torre d’avorio della sintesi astratta» e «restare impassibile di fronte alla tragica realtà dell’ora presente»38. E proprio il nuovo orientamento

34 Cfr. V. Pareto a M. Pantaleoni, Céligny 12 dicembre 1906, in V. Pareto, Lette-re a Maffeo Pantaleoni 1890-1923, a cura di G. De Rosa, Vol. II, Edizioni di storia e letteratura, Roma 1962, pp. 465-466; V. Pareto a G. Jona, Céligny 12 dicembre 1906, ivi, Vol. III, pp. 422-423; V. Pareto a F. Enriques, Céligny 20 dicembre 1906, ivi, pp. 423-426. Anche in S. Linguerri, La grande festa della scienza cit., pp. 107-110.

35 E. Rignano a G. Salvemini, Milano 27 settembre 1906, Istituto per la Storia della Resistenza in Toscana (ISRT), Fondo Salvemini, Corrispondenza, Scatola 87. Salvemini rispose inviando un articolo per il primo numero della rivista, che però Rignano rifiutò, adducendo come motivazione il fatto che esso era «piuttosto di carattere amministrativo che pedagogico-scientifico» (E. Rignano a G. Salvemini, Milano 17 luglio 1907, ivi). L’inventario di questa sezione dell’archivio è stato curato da A. Becherucci, Archivio Gaetano Salvemini. Inventario della corrispon-denza, CLUEB, Bologna 2002.

36 Cfr. Lettere di E. Rignano a G. Vailati, Milano 26 febbraio e 10 dicembre 1907, 29 marzo, 25 e 28 maggio, 9 giugno 1908, Archivio Giovanni Vailati (AGV) della Biblioteca di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, Titolo I, Corri-spondenza, cartella 10, f. 166, nn. 7, 9-11. Fra queste, le lettere del 29 marzo e del 9 giugno 1908 sono anche in G. Vailati, Epistolario 1891-1909, a cura di G. Lana-ro, Introduzione di M. Dal Pra, Einaudi, Torino 1971, pp. 703-704.

37 Rignano ed Enriques chiamarono a far parte del comitato di redazione il bio-logo Andrea Giardina, il chimico Giuseppe Bruni e il medico Antonio Dionisi. Nel 1909 si unì a loro Paolo Bonetti.

38 L’Enquête de “Scientia” sur la guerre, “Scientia”, IX (1915), Vol. XVII, pp. 39-40.