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Fondazione Besso di Roma L’INTERVENTO NEL PROCESSO DI INSEGNAMENTO-APPRENDIMENTO L’utilizzo di alcune tecniche cognitivo-comportamentali (rinforzo, modellamento, aiuto e riduzione dell’aiuto, ecc.) e della didattica metacognitiva; l’alleanza educativa con la famiglia; il lavoro con gli specialisti nella prevenzione dei comportamenti a rischio (progetti di educazione sessuale, prevenzione dei comportamenti antisociali, delle dipendenze, ecc.) dott.ssa Fabiola Trojani Psicologa, Psicoterapeuta, Psicologa Giuridica

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Fondazione Besso di Roma

L’INTERVENTO NEL PROCESSO DI

INSEGNAMENTO-APPRENDIMENTO

L’utilizzo di alcune tecniche cognitivo-comportamentali (rinforzo, modellamento, aiuto e riduzione dell’aiuto, ecc.) e della didattica metacognitiva; l’alleanza educativa con la

famiglia; il lavoro con gli specialisti nella prevenzione dei comportamenti a rischio (progetti di educazione sessuale, prevenzione dei comportamenti antisociali, delle

dipendenze, ecc.)

dott.ssa Fabiola TrojaniPsicologa, Psicoterapeuta, Psicologa Giuridica

AREE DI INTERVENTO

famiglia

scuola

coetanei

INTERVENTI ORIENTATI AL BAMBINO/ADOLESCENTE

training sulle capacità attentive, sull’impulsività,

autoconsapevolezza , autostima, ecc.

INTERVENTI ORIENTATI AL CAREGIVER

• Parent training ( individuale o di gruppo)

• Teacher training

LA DIDATTICA METACOGNITIVA

LA DIDATTICA METACOGNITIVA

La «didattica metacognitiva» fa riferimento agli studi della

Psicologia Cognitiva.

In particolare, fa riferimento a questi due aspetti:

La «conoscenza metacognitiva», ossia la consapevolezza circa i propri

processi cognitivi (concentrazione, attenzione, memoria, ecc.)

I «processi metacognitivi di controllo», ossia la consapevolezza circa i

propri meccanismi di controllo e di monitoraggio esercitati sui propri

processi cognitivi

LA DIDATTICA METACOGNITIVA

La didattica metacognitiva si articola su quattro livelli:

Teoria della mente

Consapevolezza personale

Autodirezione

Mediazione delle variabili psicologiche

TEORIA DELLA MENTE

Il primo livello si riferisce alle informazioni generali possedute rispetto ai

vari processi cognitivi (memoria, concentrazione, attenzione, ecc.), e alla

possibilità di influenzare questi processi attraverso esperienze e strategie di

autoregolazione.

In questa fase, per esempio, gli insegnanti potrebbero fornire informazioni generali

sui processi cognitivi coinvolti nell’apprendimento (concentrazione, attenzione,

memoria, ecc.), sottolineandone la «flessibilità».

CONSAPEVOLEZZA PERSONALE

Nel secondo livello si procede dalle conoscenze generali del funzionamento

della mente alla conoscenza del funzionamento specifico della propria

mente.

L’insegnante, per esempio, potrebbe spronare gli alunni a prendere coscienza dei

propri processi cognitivi e dei relativi punti di forza e di debolezza in un clima di

accettazione.

AUTODIREZIONE

Il terzo livello riguarda l’utilizzo generalizzato di strategie di

autoregolazione cognitiva.

In questa fase gli alunni, per esempio, vanno spronati ad applicare le

conoscenze sul proprio funzionamento mentale per regolare e valutare le

proprie strategie nello svolgimento dei compiti di apprendimento, delle

situazioni di problem solving, ecc.

UN ESEMPIO…

Sei visivo o auditivo???

Alcuni alunni memorizzano più facilmente le informazioni scrivendo

appunti e utilizzando delle immagini (strategia visiva)… altri alunni

invece memorizzano più facilmente ascoltando la lezione, ripetendo ad

alta voce, ecc. (strategia auditiva)

Prendere consapevolezza dei propri processi di memoria ed imparare ad

utilizzarli in maniera efficace nel processo di apprendimento è un ottimo

esercizio di didattica metacognitiva!

MEDIAZIONE DELLE VARIABILI PSICOLOGICHE

Le variabili psicologiche che influenzano l’apprendimento

sono:

Stile di attribuzione

Senso di autoefficacia

Autostima

Motivazione

STILE DI ATTRIBUZIONE

Si riferisce alla tendenza ad attribuire i propri

successi/insuccessi a fattori riguardanti se stessi (es.

l’impegno, il metodo di studio o di lavoro, ecc.) o a fattori

esterni avvertiti come incontrollabili e che, di conseguenza,

creano un senso di impotenza (es. la sfortuna, l’incapacità,

la cattiveria degli altri, ecc.)

SENSO DI AUTOEFFICACIA

Questa variabile riguarda le convinzioni sulle proprie capacità e sul senso

di «potercela fare» a raggiungere un determinato obiettivo.

Questa variabile è molto influenzata dagli insegnanti, che devono trasmettere

fiducia, rimandare un’immagine obiettiva circa le caratteristiche degli alunni,

sottolineare le potenzialità e far sperimentare agli alunni il successo, calibrando le

richieste.

AUTOSTIMA

L’autostima è fortemente correlata al benessere psicologico

e al successo scolastico.

Per aiutare gli alunni a potenziare l’autostima l’insegnante deve creare

un clima di accettazione e di valorizzazione sia dei singoli alunni che del

gruppo classe.

MOTIVAZIONE

Uno dei fattori che influenzano il successo scolastico riguarda la

«motivazione intrinseca», ossia la capacità di riconoscere l’importanza

dell’apprendimento per noi stessi e per la nostra vita.

Molto spesso le difficoltà scolastiche sono dovute anche al soffermarsi solo ed

esclusivamente sulla «motivazione estrinseca» (studio solo perché così non

riceverò punizioni, vado a scuola solo perché obbligato). In questo caso è

importante utilizzare la «motivazione estrinseca» per spronare l’alunno ad

ampliarla con motivazioni più personali.

ANALISI OPERAZIONALE DEL COMPORTAMENTO

«L’alunno è agitato»

«L’alunno è oppositivo»

«L’alunno non è attento»

Le descrizioni descrittive generiche devono essere «tradotte» in descrizioni di

azioni osservabili, accompagnate dalla descrizione della frequenza, intensità e

durata:

«L’alunno batte i pugni sul tavolo tutti i giorni dopo la ricreazione per almeno 2

minuti.»

«L’alunno butta la merendina per terra all’inizio della ricreazione.»

«L’alunno riesce a mantenere l’attenzione durante una verifica per non più di cinque

minuti.»

La metodologia usata deriva dalla tecnica

cognitivo-comportamentale nota come ABC

Il comportamento è analizzato in base a tre serie di eventi:

A (Antecedenti)

B (Il comportamento osservato)

C (Conseguenze, quello che accade immediatamente dopo il

comportamento osservato)

ANALISI OPERAZIONALE DEL COMPORTAMENTO

ANALISI OPERAZIONALE DEL COMPORTAMENTO

• Per chi quel comportamento è un problema?

• Quel comportamento ha valore comunicativo e/o autostimolatorio?

• Da quale comportamento maggiormente adattivo potrebbe essere sostituito?

• Il comportamento aumenta quando ad esso viene prestata attenzione? Quando l’alunno è in compagnia degli adulti o degli altri compagni?

• Vi sono situazioni in cui il «comportamento problema» si manifesta sempre o, al contrario, in cui non si manifesta mai?

• Il comportamento si manifesta solo con determinate persone?

IL RINFORZO EFFICACECaratteristiche Rinforzo efficace

• Coerente: che cosa vogliamo rinforzare?

• Contingente: dato ogni volta che si verifica il comportamento desiderato

• Immediato: durante o immediatamente dopo il comportamento

• Proporzionato: risposte migliori riceveranno rinforzi più potenti

I COMPORTAMENTI PROBLEMA

I «comportamenti problema» hanno una funzione comunicativa

(chiedere, opporsi/rifiutare, attirare attenzione, ecc.).

L’obiettivo principale deve essere quello di ridurre quanto più possibile i

«comportamenti problema», identificandone la funzione e insegnando

all’alunno forme alternative e più efficaci di comportamento.

I COMPORTAMENTI A RISCHIOIN ADOLESCENZA

Questi comportamenti non devono essere intesi come azioni prive di

senso o la conseguenza di cieca imitazione o il frutto di un’insufficiente

conoscenza del pericolo

ma

rappresentano delle modalità dotate di senso utilizzate da numerosi

adolescenti, in uno specifico momento della loro vita e in un particolare

contesto, per raggiungere scopi personali e sociali significativi per lo

sviluppo individuale.

(richiesta di attenzione, di ascolto, espressione di un disagio)

L’ALLEANZA CON LA FAMIGLIA

Gli obiettivi dell’alleanza educativa con la famiglia dell’alunno sono:

dare informazioni sulla normativa di riferimento, sulle figure di

riferimento e sulle modalità didattiche per gli alunni con Disturbi del

Comportamento

raccogliere informazioni sulla storia personale e scolastica dell’alunno

chiedere informazioni sui cicli scolastici precedenti e sugli eventuali

centri territoriali che seguono il ragazzo per creare un ponte e una rete di

condivisione sulle strategie didattiche

IL LAVORO DI RETE

Attraverso un lavoro di rete con gli specialisti presenti a

scuola (psicologi, educatori, insegnanti con specifiche

competenze) e con gli specialisti territoriali è possibile

attivare progetti di prevenzione dei comportamenti a rischio.

I PROGETTI DI PREVENZIONE

I laboratori creativo-esperienziali sull’educazione alla salute e sulla

prevenzione dei comportamenti a rischio possono riguardare:

la percezione del rischio

l’educazione alimentare

la prevenzione delle dipendenze

l’educazione affettiva e sessuale

Ovviamente ogni progetto dovrà essere confezionato «su misura» delle

classi e dei cicli scolastici coinvolti.

I PROGETTI DI PREVENZIONE

Caratteristiche:

utilizzo di libri, storie e filmati

utilizzo del circle time

utilizzo del brainstorming

utilizzo del lavoro in sottogruppi seguito da dibattito

I PROGETTI DI PREVENZIONE

Obiettivi:

promozione dell’inclusione e della condivisione

promozione dell’empowerment (personale e di gruppo)

prevenzione dei fattori di rischio

promozione dei fattori di promozione e della salute attraverso una riflessione sulla percezione del rischio da parte degli alunni

Bibliografia

SINPIA (2002) «Linee guida del trattamento cognitivo-

comportamentale dei disturbi da deficit dell’attenzione con

iperattività»

Marzocchi G. M., Molin A, Poli S. (2000) «Attenzione e

metacognizione.» Edizioni Erickson

Cornoldi C. (1995) «Metacognizione ed apprendimento.» Il Mulino

Cornoldi C. (1993) «Imparare a studiare.» Edizioni Erickson