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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. CONFIMI 11 luglio 2018

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INDICE

CONFIMI

11/07/2018 Gazzetta di Mantova Smart management Gianni Previdi presenta il suo libro

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11/07/2018 La Voce di Mantova Quando l'abito fa il monaco: Cecchin parla di santi

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CONFIMI WEB

10/07/2018 modena2000.it 10:29Il 12 luglio 2018 Confimi Emilia presenta il "Formulario del lavorocommentato"

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10/07/2018 bologna.virgilio.it 00:36Il 12 luglio 2018 Confimi Emilia presenta il 'Formulario del lavoro commentato'

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SCENARIO ECONOMIA

11/07/2018 Corriere della Sera - Nazionale Savona evoca il rischio «cigno nero»: prepararsi anche all'uscita dall'euro

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11/07/2018 Corriere della Sera - Nazionale «L'Italia deve puntare ad avere più peso in Europa Si rischia un'altraArgentina»

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11/07/2018 Corriere della Sera - Nazionale La battaglia per il controllo Carige Mincione chiede la revoca del board

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11/07/2018 Corriere della Sera - Nazionale «I dazi? L'Europa sia più unita Un tetto all'import dalla Cina»

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11/07/2018 Il Sole 24 Ore Visco: più vulnerabili di 10 anni fa

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11/07/2018 Il Sole 24 Ore Italia ai vertici della classifica mondiale con la qualità e la ricerca

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11/07/2018 Il Sole 24 Ore «Il futuro è della terapia genica ma sia accessibile a tutti»

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11/07/2018 La Repubblica - Nazionale Fisco, la contromossa di Tria taglio Irpef per il ceto medio

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11/07/2018 La Repubblica - Nazionale L'allarme di Soro "Nuove regole per gli oligopoli web o la società rischia"

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11/07/2018 Il Messaggero - Nazionale Voucher "tracciabili" per convincere M5S La Lega in pressing

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SCENARIO PMI

11/07/2018 Il Sole 24 Ore Parte il rush finale a Bruxelles sui nuovi requisiti patrimoniali

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11/07/2018 MF - Nazionale Dopo il decreto del Mise si prosegua con la creazione di uno spazio giuridicoper le pmi

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11/07/2018 ItaliaOggi Dignità anche alle pmi

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11/07/2018 Avvenire - Nazionale L'industria è ritornata a girare Produzione in crescita a maggio

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apindustria Smart management Gianni Previdi presenta il suo libro Apindustria Confimi Mantova in collaborazione con il Punto impresa digitale della Camera diCommercio ha organizzato un incontro per oggi pomeriggio alle 17 per presentare il libro"#Smart Management" scritto da Gianni Previdi, consulente nel campo del management &information technology e docente all'Università di Modena e Reggio Emilia. Per informazionitelefonare allo 0376/221823 oppure scrivere a [email protected] --

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Quando l'abito fa il monaco: Cecchin parla di santi Appuntamento nel giardino di Casa Andreasi per il ciclo dedicato all'iconografia e alle storiesacre el ciclo "Serate in giardino 2018. Riscoprire i santi. Storie e appunti sparsi diiconografia"domani sera alle ore 21 a Casa Andreasi è in programma l'incontro Quando l'abitofa il monaco organizzato dall'Associa zione per i monumenti domenicani. Come si riconosconoi santi? Quali sono i loro principali attributi iconografici e da dove derivano? Perché san Biagioha la lisca di pesce e sant'Eligio una zampa di cavallo? Una lezione per immagini su come siriconoscono i santi dall' abito, dagli strumenti, dai miracoli e dalle storie che li vedonoprotagonisti. Con l'ausilio di immagini, Giacomo Cecchin guiderà al riconoscimento dei santiche compaiono nei dipinti, negli affreschi, nelle sculture della storia della Chiesa e dell'arte.L'incontro è aperto a tutti. L'incontro successivo è in calendario per giovedì 30 agosto. ConCecchin si rifletterà su come si raccontano le vite dei santi, come i santi finiscono sulcalendario, come scrivono e predicano i santi e quali sono le storie migliori. Dalla LegendaAurea di Jacopo da Varazze ai lunari e al calendario di Frate Indovino, un percorso nei secoliper riscoprire le storie più belle di santi, patroni e beati. Una riscoperta mai banale. GiacomoCecchin è giornalista, storico per passione e guida turistica a Mantova e dintorni. Lavora inApindustria, un'associazione di categoria, dove oltre alla funzione di responsabile dellacomunicazione e della formazione. Nel tempo libero si definisce "un lettore che prendeappunti": parla di cose mantovane tenendo conferenze e guidando itinerari inconsueti, scrivesui giornali che lo ospitano e cura un blog (Mantovastoria) su curiosità, cultura e personaggidi Mantova e dintorni. Per informazioni sulla serata e sul ciclo di incontri: Casa Andreasi, viaFrattini, 9, tel. 0376.322297; 345.1539547; 345.0210847; [email protected];www.casandreasi.it; www.associazionemonumentidomenica ni.com.

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CONFIMI WEB 2 articoli

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Il 12 luglio 2018 Confimi Emilia presenta il "Formulario del lavorocommentato" Il 12 luglio 2018 Confimi Emilia presenta il "Formulario del lavoro commentato" 10 Lug 2018Nella giornata di giovedì 12 luglio 2018 dalle ore 14.30, l'Associazione Confimi Emiliaunitamente alle società Confimi Formazione Emilia srl e PMI Servizi Associati srl presenteràagli imprenditori e a tutti gli addetti ai lavori il nuovo "Formulario del lavoro commentato".L'evento, del tutto gratuito, vedrà la partecipazione attiva in qualità di relatori di professionistidi spicco del settore, e si svolgerà presso l'elegante Hotel Real Fini Baia del Re, facilmenteraggiungibile dall'uscita dell'autostrada di Modena Sud. Alcuni dei più rilevanti cambiamentidel mercato del lavoro transitano ormai attraverso la rivisitazione dei modelli diorganizzazione del lavoro. Da questa convinzione abbiamo voluto dedicare un pomeriggio diapprofondimento all'analisi delle principali forme di esternalizzazione del lavoro, in modo daoffrire una visione d'insieme sinottica e approfondita dell'outsourcing, sia sul piano normativoche operativo e dei contratti di lavoro c.d. atipici (contratto di agenzia, lavoro agile....) inquanto strumenti che finiscono per incidere sulle politiche di gestione delle risorse umane,sulla qualità e sulle condizioni di vita e lavoro dei singoli prestatori e delle loro famiglie. Unmomento di approfondimento e di confronto sulla normativa di legge per le materie oggettodell'incontro che saranno "tradotte" in lingua comune da firme autorevoli tra i quali, il dott.Stefano Bianchi, responsabile dell'area lavoro di Confimi Emilia, funzionario della notaassociazione di categoria nonché promotore di questa iniziativa e di questa prestigiosapubblicazione. La pubblicazione è nata grazie al confronto e al lavoro di squadra di alcuni diautorevoli professionisti del settore tra i quali l'avvocato Paola Salazar, l'avvocato BarbaraSabellico, il professore Alberto Levi oltre al notaio Fabrizio De Pasquale della sede diSpilamberto. Figure di spicco che saranno relatori del seminario in programma a metà luglio,momento di formazione che vedrà anche la prestigiosa partecipazione del Dott. CristianoGennari e della Dott.ssa Nicla Lucchi in rappresentanza di Giuffrè Editore e della Dott.ssaChiara Migliorin Responsabile Area Lavoro - Amministrazione del personale di PMI ServiziAssociati srl. Il momento di formazione, fortemente voluto dagli imprenditori è stato realizzatograzie al contributo di PMI Servizi Associati e da Confimi Formazione Emilia, Edenred Italia,Margen S.p.A, Sai Elettric spa, Autoclub Concessionaria BMW Mini Modena e Sassuolo due,Giuffrè Editore. Per accreditarsi, per partecipare o per richiedere informazioni è possibilescrivere a [email protected]. Queste le parole di Stefano Bianchi, funzionario diConfimi Emilia: "Il mondo del lavoro è in continua evoluzione, comprendere e tradurre testi enorme non è sempre così semplice. Proprio per questo credo sia opportuno creare momenti discambio tra chi è abituato a lavorare con questa tipologia di testo e con chi, ogni giorno, deveapplicare la legge e le norme alla vita quotidiana della media impresa. Ringrazio le firmeautorevoli che mi hanno accompagnato nella realizzazione di questo testo e tutti coloro chehanno preso parte a questo lavoro così complesso, la nostra associazione è sempre pronta afarsi carico di questi cambiamenti, il nostro ruolo è quello di affiancare l'imprenditore in quelleche in questo percorso di cambiamento che sono sicuro caratterizzerà i prossimi mesi"

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Il 12 luglio 2018 Confimi Emilia presenta il 'Formulario del lavorocommentato' Il 12 luglio 2018 Confimi Emilia presenta il 'Formulario del lavoro commentato' Nella giornatadi giovedì 12 luglio 2018 dalle ore 14.30, l'Associazione Confimi Emilia unitamente alle societàConfimi Formazione Emilia srl e PMI Servizi Associati srl...

10/07/2018 00:36Sito Web bologna.virgilio.it

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SCENARIO ECONOMIA 10 articoli

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Il caso Savona evoca il rischio «cigno nero»: prepararsi anche all'uscitadall'euro Il ministro: bisogna essere pronti, magari saranno altri a decidere. Voglio vedere Draghi Lacrescita La tesi: per far sopravvivere la moneta servono politiche aggressive di crescita Lorenzo Salvia ROMA «Mi dicono, tu vuoi uscire dall'euro? Badate che potremmo trovarci in situazioni in cuisono altri a decidere. La mia posizione è di essere pronti a ogni evenienza». Il ministro per gliAffari europei, Paolo Savona, parla davanti alle commissioni parlamentari sulle politiche Ue diCamera e Senato. Presenta le sue «linee programmatiche», quello che ha intenzione di farenel corso del suo mandato. E torna sul famoso piano B per l'uscita dell'Italia dalla monetaunica, che tanto fece discutere nei giorni in cui si stava formando il nuovo governo e lo stessoSavona sembrava destinato alla poltrona di ministro dell'Economia. Pronti a ogni evenienza,dunque. In che senso? «Una delle mie case, Banca d'Italia - dice Savona - mi ha insegnato a essere pronti non adaffrontare la normalità ma il cigno nero, lo choc straordinario». La teoria del cigno nero èquella secondo cui un evento inaspettato viene compreso e razionalizzato solo a posteriori,quando è più difficile correre ai ripari. L'uscita dall'euro, dunque, non è un obiettivo daperseguire. Ma un'eventualità alla quale prepararsi comunque. Anche perché «se si vuole chel'euro sopravviva» sono necessarie politiche di crescita e «noi abbiamo bisogno di crescere del4% l'anno, non dell'1%, servono politiche aggressive».Nel suo intervento Savona ha anche annunciato l'intenzione di incontrare Mario Draghi, ilpresidente della Banca centrale europea: «Mi recherò da Draghi appena terminato questoincontro. Prima volevo che la mia azione godesse della legittimazione democratica. Ero statodelegittimato dai media e non mi sono mosso fino a questo momento per questi precisimotivi». Un annuncio sul quale ha poi corretto il tiro, una volta fuori dalle commissioni quandoi giornalisti gli hanno chiesto quando avrebbe incontrato Draghi: «Non lo so, devo chiedere»,ha detto per poi commentare con un «Se mi riceve sì», l'ipotesi che l'incontro avvenga neiprossimi giorni.In ogni caso Savona ha ben chiaro cosa dovrebbe cambiare per la Bce: «Se non le vengonoaffidati compiti pieni sul cambio, ogni azione esterna all'eurozona si riflette sull'euro senza chel'Ue abbia gli strumenti per condurre un'azione diretta di contrasto. L'assenza di pieni poteridella Bce sul cambio causa una situazione in cui la crescita dell'economia dell'eurozona risultainfluenzata, se non determinata, da scelte o vicende che accadono fuori Europa». Savona ha anche parlato dello spread, il differenziale dei tassi di interesse tra i titoli di Statoitaliani e tedeschi, spesso considerati il miglior termometro della speculazione: «Ledichiarazioni rese ai massimi livelli che l'Italia non intende uscire dall'euro e rispettare gliimpegni fiscali hanno rasserenato il mercato, ma lo spread non scende perché il nostro debitopubblico resta esposto ad attacchi speculativi». E ancora: «Lo spread resta elevato perché glioperatori attendono di conoscere come il governo intende realizzare i provvedimenti promessiall'elettorato, soprattutto reddito di cittadinanza, flat tax e revisione della Fornero». Ma se leriforme contano, secondo Savona, il risultato elettorale e la composizione del governo nonc'entrano: «Lo spread sarebbe salito a 250 punti perché in Italia hanno votato Lega eMovimento 5 Stelle? Alcuni hanno dato la colpa addirittura a me...», dice ancora il ministro.«Sarei felice di governare lo spread, lo farei in senso contrario ma non coinvolgetemi in

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queste banalità». «Europeo» ma non «europeista», Savona respinge anche la definizione di«sovranista» e preferisce quella di «trattativista», cioè abituato a trattare. La sua vera lineaprogrammatica sembra questa. E infatti dice che l'esecutivo deve «realizzare i provvedimentipromessi, soprattutto reddito di cittadinanza, flat tax e revisione della legge Fornero». Maanche «tenere conto» delle preoccupazioni dei mercati in relazione alla possibilità che la spesa«causi un aumento del disavanzo di bilancio». © RIPRODUZIONE RISERVATA La parolaCigno neroLa «teoria del cigno nero» è una metafora per esprimere il concetto secondo cui un evento diforte impatto è una sorpresaper l'osservatore: una volta accaduto, viene razionalizzato soltanto a posteriori. In economia, per cigno nero s'intendeun fatto di gravità catastrofica, uno choc straordinario, come potrebbe essere l'uscita di unPaese dall'euro, oppure un clamoroso successo aziendale. Sono stati considerati tali l'11Settembre, il crollodi Wall Street e lo sviluppo di Google.Chi èPaolo Savona, 81 anni. Ministro degli Affari europei, è stato candidatoalla guida dell'Economia, con molte polemiche

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Il presidente Abi «L'Italia deve puntare ad avere più peso in Europa Si rischia un'altraArgentina» Patuelli: sulle banche c'è un eccesso di burocrazia I tassi «I tassi bassi della Bce hannopenalizzato le banche per favorire la ripresa» Mario Sensini ROMA «La scelta strategica deve essere di partecipare maggiormente all'Unione Europeaimpegnando di più l'Italia nelle responsabilità comuni», chiedendo anche un commissarioeconomico nel nuovo esecutivo comunitario che si formerà nel 2019. «Altrimenti l'economiaitaliana potrebbe finire nei gorghi di un nazionalismo mediterraneo molto simile a quellisudamericani». Per Antonio Patuelli, rieletto ieri per la terza volta alla guida dell'AssociazioneBancaria, c'è solo una strada. «L'alternativa è fra nuova Europa e neo nazionalismo» dice,evocando nella sua relazione l'inflazione argentina, e tirandosi subito dietro gli strali dellaLega Nord, con le critiche feroci degli economisti del partito, Claudio Borghi e Alberto Bagnai. Tanto più che Patuelli ha difeso senza remore il sistema bancario, che invece M5S e Legahanno messo sotto accusa per i dissesti e i danni causati ai risparmiatori. «La Bce di MarioDraghi ha garantito assai bassi tassi che, penalizzando le banche, hanno favorito la ripresa esalvato la Repubblica nella gestione del debito pubblico, il cui peso, altrimenti, sarebbe cadutofiscalmente drammaticamente sulle imprese e sulle famiglie italiane». Per aggiungere pocodopo che il peso maggiore della crisi l'hanno sostenuto proprio «le banche, compresse dallacrisi, da tassi infimi e da norme in continuo mutamento, talvolta anche da eccessi diburocratizzazione che non servono all'Europa». «Vi lascio la gioia di commentare questa pagina della sua relazione così bella, cosìconvincente, così densa di pura poesia» scrive su Twitter, in diretta dal Palazzo dei Congressidove si riunisce l'Assemblea, Claudio Borghi, presidente della Commissione Bilancio dellaCamera. Mentre il presidente della Commissione Finanze di Palazzo Madama, Alberto Bagnai,rilancia un «Argentinaaaaaaaa» seguito da faccette sorridenti. Nel parterre, tra i banchieri, ma anche tra i sindacalisti, industriali, le parole di Patuelliincrociano, invece, molti consensi. «Ogni aumento dello spread impatta su Stato, banche,imprese e famiglie, rallentando la ripresa» dice rivolto all'esecutivo. E torna a difendere ilruolo delle banche. «Che hanno affrontato le crisi bancarie sopportando alti costi: circa 12miliardi per i salvataggi e per i nuovi fondi europei e nazionali di garanzia» dice Patuelli,rimarcando che le crisi «hanno stimolato un clima spesso giacobino e pesato sulla fiducia, cheè premessa di sviluppo». Citando Raffaele Mattioli, Patuelli si è detto convinto «che chi tutela i risparmiatori tutela labanca», e ha insistito sulla necessità di correggere, e snellire, la strumentazione europea.«L'Unione bancaria deve consentire ai sistemi nazionali di garanzia dei depositi di potereffettuare interventi preventivi per le banche in crisi, per evitare danni maggiori», come quelliavuti in Italia dopo il bail-in. «Per voltare definitivamente pagina occorre sia fatta definitiva luce sulle responsabilità nellecrisi. Le banche sane sono moralmente parte civile. Abbiamo fiducia nella magistratura eattendiamo le conclusioni dei processi» ha aggiunto Patuelli, secondo il quale le cause dellecrisi sono «azzardo morale, conflitti d'interesse, carenze di sana e prudente gestione, ditrasparenza, e nei controlli interni», ma anche «interferenze politiche» e scarsocoordinamento tra autorità nazionali ed europee.

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Giudizi positivi, sul suo intervento, sono arrivati da tutte le sigle sindacali, dalla Cgil, alla Uil,alla Cisl, alla Fabi, come dalla Confcommercio e, sul piano politico, sia da Forza Italia, che dalPd. Confermato alla guida dell'Abi fino al 2020 Patuelli sarà affiancato da cinque vicepresidenti: Gian Maria Gros Pietro (Intesa), Fabrizio Saccomanni (Unicredit), Stefania Bariatti(Mps), Miro Fiordi (Creval), Flavio Valeri (Deutsche Bank). © RIPRODUZIONE RISERVATA Fonte: ABI Corriere della Sera Il credito in Italia (in miliardi di euro) Sofferenze nette Prestitialla clientela 1.769,7 Raccolta dalla clientela 1.728,4 2,64% 1,50% Tasso medio sul totale deiprestiti Tasso medio finanziamento alle imprese 51 miliardi 86,9 miliardi dicembre 2016maggio 2018 -35,9 miliardi

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La battaglia per il controllo Carige Mincione chiede la revoca delboard Assemblea a settembre per il rinnovo del consiglio. Il ruolo di Malacalza Fabrizio Massaro MILANO Saranno due mesi di passione, quelli che aspettano Carige da oggi fino all'assembleadi metà settembre. Due mesi nei quali la banca - riuscita con difficoltà a dicembre a chiudereun aumento da 550 milioni di euro e ancora alle prese con il rafforzamento patrimoniale concessioni di sofferenze («npl» e «utp») e di altri attività - resterà azzoppata nella govenance ein preda a scontri tra azionisti e tra amministratori. E con un consiglio che verrà rinnovato daisoci, che potrebbero anche presentarsi con due liste contrapposte. Da un lato c'è il finanziere italo-britannico Raffaele Mincione, che ha oltre 5,4% con le societàPop12 e Time & Life (e ufficiosamente è vicino all'8%): ieri ha proposto la revoca dell'interoconsiglio, allo scopo di riproporre l'amministratore delegato, Paolo Fiorentino, cui in una notaha espresso fiducia. «Ho preso questa decisione come atto dovuto per tutelare il correttoproseguimento del piano di crescita e il futuro sviluppo di Banca Carige, con l'obiettivo didifenderne il valore», ha scritto Mincione. «Ritengo, infatti, che la situazione a livello digovernance sia repentinamente peggiorata e sia venuto a mancare il contesto favorevoleaffinché il management possa portare avanti le azioni già avviate e necessarie allaristrutturazione della Banca, quelle stesse approvate e auspicate anche dalla Bce e dallaBanca d'Italia». Mincione punta a un'aggregazione con una banca italiana, come per esempioBpm (di cui è anche azionista) o Ubi, preferendola a un istituto estero come Crédit Agricole. Dall'altro lato c'è Vittorio Malacalza, l'imprenditore genovese che ha scalato la bancainvestendo 400 milioni per un 20,6% che oggi vale sì e no 100 milioni. Dopo aver volutoFiorentino (terzo ceo in tre anni), ora appare in rotta di collisione con la strategia adottata dalbanchiere ex Unicredit. Fonti vicine allo schieramento Malacalza considerano troppopersonalistica la gestione dell'istituto, che per di più non sarebbe premiata dal mercato datol'andamento negativo del titolo, che oggi vale meno dell'aumento di capitale, e la difficoltànell'emissione di un bond subordinato da 350 milioni (per il quale tuttavia la Bce avrebbeconcesso più tempo alla banca). In mezzo c'è Gabriele Volpi, il finanziere che ha fatto fortunacon la logistica del petrolio in Nigeria, che ha il 9% e ha come uomo di fiducia l'ex banchieredella Popolare Lodi, Gianpiero Fiorani. La sua quota può orientare l'assemblea in un senso onell'altro.Ieri dopo oltre sei ore di board è stato deciso che la richiesta di Mincione verrà esaminata nelprossimo consiglio del 3 agosto, dedicato ai conti semestrali. In quell'occasione saràconvocata l'assemblea, necessaria per rimpiazzare tre consiglieri dimissionari: innanzitutto ilpresidente Giuseppe Tesauro, che ha lasciato in forte polemica con Fiorentino (il quale a suavolta ha dato mandato ai suoi legali di querelare il giurista), poi i consiglieri Stefano Lunardi eFrancesca Balzani (ex vicesindaco di Milano), considerati vicini ai Malacalza. Con il consiglio in scadenza naturale nella prossima primavera e con l'azionariatoprofondamente mutato rispetto a due anni e mezzo fa, la richiesta di un rinnovo anticipatodovrebbe essere accolta. Nel frattempo Malacalza, che è vicepresidente, terrà la presidenzaad interim. L'indiscrezione della nomina a presidente dell'ex sindaco di Genova, GiuseppePericu, attuale consigliere, non pare percorribile in quanto il presidente è indicatodall'assemblea. In questo scenario un appello all'unità è arrivato dal presidente della Regione

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Liguria, Giovanni Toti: «Mi auguro che gli azionisti trovino un accordo, appoggino un piano dirilancio dell'amministratore delegato Fiorentino». © RIPRODUZIONE RISERVATA Set 0,004 0,008 0,011 0,015 0,018 0,022 Gen Mag Banca Carige a Piazza Affari Un anno inBorsa IERI 0,0084euro (invariato) 2 0 1 7 2 0 1 8 Corriere della Sera 466 milioni di euroAZIONISTI PRINCIPALI CAPITALIZZAZIONE MALACALZA INVESTIMENTI srl (famigliaMalacalza) COMPANIA FINANCIERA LONESTAR (Gabriele Volpi) THE CAPITAL INVESTMENTTRUST (Raffaele Mincione) SGA (Tesoro) 20,64% 9,08% 5,42% 5,39%400 milioni investiti da Vittorio Malacalza per acquisire una quota del 20,6% di Banca Carige5,4 per cento la quota del finanziere Raffaele Mincione (che ora potrebbe essere salita all'8%)I protagonistiFoto: Vittorio Malacalza, 80 anni, industriale genovese. Primo socio di Carige con il 20,6% vuoleinfluire sulla strategia Foto: Paolo Fiorentino, 62 anni, guida da un anno Carige. Ha chiuso 500 milioni di aumento, stavendendo npl e attività e punta a una fusioneFoto: Raffaele Mincione, 52 anni, finanziere e socio Carige con oltre il 5%. Dopo l'addio di Tesauroalla presidenza ha chiesto il rinnovo del cda

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INTERVISTA «I dazi? L'Europa sia più unita Un tetto all'import dalla Cina» Gozzi (Federacciai): più pragmatismo. Ma Marcegaglia lascia la federazione Fabio Savelli MILANO Lo definisce un «approccio ideologico» quando servirebbe soltanto «pragmatismo».Rischiando di far avvitare l'Europa - il mercato più aperto del mondo - in una spiraleprotezionista che finirebbe per travolgerla. Stretta tra l'incudine degli Stati Uniti, che hannoappena deciso l'applicazione di un dazio del 25% sulle importazioni di acciaio, e il martellodella Cina e degli altri grandi Paesi esportatori come Brasile, Russia, Ucraina e Iran. Cherischiano ancor di più di inondare l'Europa di «coils» a caldo (i semilavorati dell'industriasiderurgica) vendendo a un prezzo più basso del costo di produzione. Antonio Gozzi, presidente di Federacciai (lascerà ad ottobre il timone ad Alessandro Banzato,numero uno delle Acciaierie Venete) è alla guida della federazione dei produttori di acciaio inun momento delicatissimo. È appena partita la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti acolpi di dazi e ritorsioni. L'Europa sembra voler giocare una partita in «punta di principio» pervolontà della Commissaria Ue al Commercio: la svedese Cecilia Malmström. «Non rappresentagli interessi di un Paese industriale come il nostro», racconta Gozzi. Il riferimento è al rifiuto,sdegnato, dell'Europa alla (prima) proposta americana che prevedeva soltanto la riduzione di500 mila tonnellate all'anno di acciaio esportato negli Stati Uniti (da 5,5 a 5 milioni). Quelrifiuto sta portando al muro contro muro due alfieri della globalizzazione come Usa e Europafondanti dell'architrave giuridica del Wto, l'organizzazione mondiale del commercio. Lo spauracchio è però uno soltanto. Che Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, procedaad applicare dazi anche alle automobili europee. Prodotti con l'acciaio. «Sarebbe unatragedia». L'ipotesi, per la verità, è stata già ventilata. Per la prima volta anche Federacciai sista spaccando al proprio all'interno. A sorpresa domenica Antonio Marcegaglia, uno dei sociforti, ha lasciato la federazione sbattendo la porta, rimanendo però in Confindustria.«Federacciai non è più rappresentativa degli interessi di tutti», ha detto provocando ildispiacere di Gozzi che in una lettera ha chiesto di incontrarlo per provare a ricucire. Il gruppoMarcegaglia è un trasformatore di acciaio. Si rifornisce dai produttori. Federacciai è statastoricamente la sede di «sintesi». Non lo è più perché sui dazi americani ognuno ha la suaidea sul tema dei «flussi deviati». Marcegaglia ha chiesto di utilizzare la clausola disalvaguardia, applicando una «quota globale» all'import di coils a caldo in Europa incompensazione di quello diretto negli Stati Uniti. All'Eurofer, la federazione europea deisiderurgici, invece optano per una quota per «Paese», che penalizzerebbe i trasformatoricome Marcegaglia alzando i prezzi per l'industria della trasformazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il dibattitoIn alto Antonio Gozzi, presidente uscente di Federacciai, e della holding Duferco Federacciai aderisce all'Eurofer, la federazione europea dei produttori, che sta facendo pressioni a Bruxelles sul tema dei«flussi deviati» Sotto Antonio Marcegaglia, presidente e Ceo del gruppo omonimoLa paroladaziI dazi sono un'imposta indiretta sui consumi, che colpisce la circolazione dei beni da uno Statoall'altro. La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina è cominciata il 6 luglio. Gli Usa hanno

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messo dazi anche su acciaio e alluminio UeFoto: Taranto Lo stabilimento siderurgico dell'Ilva a Taranto, A regime produce otto milioni di tonnellate di acciaio all'anno

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ASSEMBLEA ABI Visco: più vulnerabili di 10 anni fa Il governatore avverte: in Italia e nella Ue le riforme hanno perso slancio Attenzione allefragilità evidenziate da crisi finanziaria e debiti sovrani Davide Colombo In Italia e in Europa «le riforme hanno perso slancio per i timori sui costi, spesso immediati, ei dubbi sui benefici, che maturano lentamente e con tempi relativamente lunghi. In questecondizioni, davanti a una nuova crisi saremmo oggi molto più vulnerabili di quanto lo eravamodieci anni fa». Lo ha detto ieri il governatore di Bankitalia Visco nel suo interventoall'assemblea dell'Abi. a pagina 2 servizi e analisi alle pagine 2-3 romaLe riforme hanno perso slancio. E in queste condizioni, davanti a una nuova crisi «saremmooggi molto più vulnerabili di quanto lo eravamo dieci anni fa». Il messaggio arriva quandoIgnazio Visco tira le fila del suo intervento all'assemblea dell'Abi. Lo stallo è italiano edeuropeo insieme, sottolinea il governatore, che elenca un'altra volta ancora tutte leincompiute dell'Unione bancaria (dalla copertura adeguata del Fondo di risoluzioneall'assicurazione sui depositi ancora da attivare) e della nuova governance Ue, con la mancatacostruzione di una «capacità di bilancio» per evitare che i fulmini di nuove recessioni siscarichino solo sulle finanze pubbliche nazionali. Su entrambi i fronti, quello dell'Unione equello nazionale, «non ci si deve fermare». Bisogna ridurre i rischi nei singoli paesi chepossono minare la fiducia dei mercati e dei risparmiatori ma bisogna farlo «con attenzione egradualità». E, nel contempo, bisogna superare la contrapposizione «debole analiticamente epoliticamente poco utile» tra chi sostiene la necessità di un de-risking nazionale e chi richiedeinvece una maggiore condivisione. È in questa prospettiva che l'Italia deve muoversi, dosandocon cura le politiche di sostegno della domanda e tenendo sotto controllo il debito/Pil.Secondo il governatore di Bankitalia serve «un'ampia ed equilibrata riforma fiscale, diretta adaccrescere l'occupazione e promuovere la crescita dell'economia» e vi è certamente bisogno diinvestimenti pubblici «da selezionare ed eseguire con la massima efficienza». Ma, appunto,bisogna agire con prudenza, senza lasciare in eredità agli italiani di domani «un debito piùelevato e un reddito più basso».Quanto costino le riforme mancate in contesti di instabilità finanziaria Visco lo aveva spiegatoall'inizio del suo intervento, ricordando la corsa di fine maggio dei rendimenti dei titoli di Statosu tutte le scadenze, con uno spread Btp-Bund oltre i 300 punti base. La bufera è ora passatama il differenziale resta attorno ai 240 punti, cento in più rispetto ai livelli prevalenti primadella crisi di maggio. E un mercato ordinato dei titoli di Stato è indispensabile - ha spiegato -sia per la stabilità e la tutela del risparmio sia per evitare che una riduzione del loro valoreeroda i patrimoni delle banche, le possibilità di rifinanziamento a garanzia pressol'Eurosistema e, in definitiva, la capacità di credito all'economia.Sulla qualità del credito bancario, il governatore ha invece confermato il trend dimiglioramento in atto, con una riduzione delle esposizioni deteriorate nette di quasi cinquepunti dal 2015, al 5,3% (a 110 miliardi netti dai 200 di fine 2015) anche grazie allo sviluppodi un mercato secondario aiutato dalle Gacs (32 miliardi di sofferenze cartolarizzate ed altresono all'orizzonte). Anche su questo terreno bisogna andare avanti, con una più attivagestione interna degli Npl e tenendo conto del grado di concorrenza «ancora insoddisfacente»

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tra gli operatori specializzati nel recupero crediti. Mentre le banche minori devonoulteriormente migliorare la qualità delle informazioni necessarie per le attività di due diligencee il tempestivo controllo dello stato delle procedure di gestione degli Npl. Le banche - ha dettoVisco - devono infine proseguire nel percorso adottato di adeguamento della struttura delmercato: negli ultimi due anni il numero dei gruppi e degli istituti indipendenti è sceso di 100unità a poco più di 400 e si ridurrà ancora con la creazione dei gruppi cooperativi. Una riformagiunta all'ultimo miglio - ha concluso Visco - e che va completata, così come quella dellePopolari. © RIPRODUZIONE RISERVATA'' Le politiche di sostegno alla domanda vanno dosate con cura ponendo attenzioneall'equilibrio dei conti e alla necessità di tenere sotto controllo il debito/Pil Ignazio Visco

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Italia ai vertici della classifica mondiale con la qualità e la ricerca Laura Cavestri a pag 7 MILANONel 1899, l'Aspirina - di Bayer - fu registrata, nel mondo, con il marchio dell'acidoacetilsalicilico. Il brevetto farmaceutico, invece, in Italia, compie, quest'anno 40 anni. Tra altie bassi. Era, infatti, il 1978 quando la Corte costituzionale sentenziò che il brevettofarmaceutico non era contrario alla "Carta" fondamentale. E che il divieto - nato con il comma1 articolo 14 del regio decreto del 1939 - per il timore di agevolare «ciarlatani, speziali esegretisti» era stato superato dal progresso tecnologico e dagli eventi.Numeri in corsa Se oggi Farmindustria - l'Associazione che riunisce le imprese farmaceutiche italiane - spegne,a Roma, le sue prime 40 candeline, con una produzione - e forse anche un export - in gradodi superare la Germania - è anche, e soprattutto, per la capacità del comparto di "correre",dal 1978 in poi, per recuperare i ritardi industriali, tecnologici e normativi.Le tendenze sono positive da tempo: la produzione vale 31 miliardi di euro e dal 2010 al 2017ha visto un balzo del 20% (a fronte del -1% della media manifatturiera), tutto dovuto alleesportazioni. Le vendite all'estero sono cresciute del 77% tra 2010 e 2017, un primato tra ibig Ue (saliti, in media, del 42 per cento). Cuore dell'export anche i vaccini, che hannogenerato, in dieci anni, 2 miliardi di surplus estero.Una vitalità complessiva che è anche frutto di una forte propensione all'innovazione: il settoreinveste, infatti, ogni anno, 2,8 miliardi nella ricerca. E i risultati si vedono: 3 terapie avanzatesu 6 autorizzate in Europa sono state sviluppate in Italia. Mentre sono 282 i farmaci biotech insviluppo, una delle specializzazioni del nostro Paese - insieme a vaccini, emoderivati e farmaciorfani - focalizzate, soprattutto, su medicina personalizzata e oncologia.Secondo l'Ente brevetti europeo, i "patent" farmaceutici depositati, nel 2017, sono stati 147(nel 2008 furono 188), lontani dai numeri tedeschi (i 600 dell'anno scorso e i 688 per cui fuinoltrata domanda in Ue nel 2010). Spesso, dietro ai prodotti tedeschi più innovativi, ci sono semilavorati e composti prodotti inItalia (la nostra industria farmaceutica conto terzi non ha rivali). A noi, invece, continuano amancare le dimensioni (le farmaceutiche italiane sopra il miliardo di fatturato sono appena 5),mentre il passaggio dalla fase preclinica al trasferimento tecnologico (tra ricerca di base e"canale industriale") spesso ancora non è fluido. La farmaceutica resta, comunque, uno dei pochi settori ancora capaci di attrarre investimentiesteri. Cronaca di 10 giorni fa, l'acquisto del 51% di Recordati da parte del fondo Cvc per 3miliardi. Non un caso unico. In Italia, infatti, il 60% dell'industria farmaceutica è a prevalenza di capitale estero: Usa, maanche Germania, resto d'Europa e Giappone. E negli ultimi anni, il comparto è cresciuto, per il55%, aumentando produzioni già in loco, nel 29% con nuovi lanci di prodotti e pe ril 16%attraendo produzioni prima realizzate all'estero. Lo speziale e l'accademia Solo a fine '800, la preparazione di farmaci è diventata una vera e propria industria. Prima diallora, la loro preparazione era affidata, soprattutto, alle singole farmacie, in continuità con lalunga tradizione degli "speziali" ( di cui vi sono tracce già nel '600 e '700).

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In Italia, il tutto si è accompagnato al ritardo industriale e alla minore urbanizzazione rispettoad altre nazioni, che hanno rallentato la nascita di grandi imprese nel settore farmaceuticoanche quando le molecole di sintesi avevano già, di fatto, scalzato i composti artigianali. In pratica, il modello dell'industria farmaceutica italiana si sviluppa dall'allargamento dellebotteghe di farmacia (quelle di Schiapparelli, Carlo Erba o Zambeletti) e non dall'espansionedell'industria chimica. Insomma, il "modello latino" è quello del farmacista che si faimprenditore e che divenbta famoso vendendo pasticche, unguenti e digestivi. Più "felici"successi di marketing che dei miglioramenti scientifica. Quello "tedesco" è l'evoluzione dellaricerca di base delle università, favorito da un'industria chimica già attenta all'innovazione.Due modelli apparentemente lontani, che ora iniziano agiocarsi alla pari la "partita" deinumeri. RIPRODUZIONE RISERVATA Laura Cavestri LE DOMANDE ITALIANE DI BREVETTI Fonte:European Patent Of ce I NUMERI DEL COMPARTO ITALIANO Fonte: Farmindustria 100 175150 125 200 188 2008 INDICATORI VALORI 09 134 10 150 11 158 12 112 13 135 14 113 15175 16 125 147 2017 Esportazioni 24,8 mld Produzione 31 mld Numero aziende 200Investimenti 2,7 mld Farmaci biotech in sviluppo in Italia 282 Investimenti annui in studiclinici 700 mln Produzione conto terzi 1,7 mld Numero addetti 65.000 Le cifre del settore+77% vendite all'estero di farmaci prodotti in Italia sono salite del % dal al , un primato tra ibig Ue (cresciuti, media, del per cento). La produzione vale miliardi euro e nello stessoperiodo è cresciuta del % grazie alle esportazioni (la media manifatturiera è stata - %)Le cifre del settoreFoto: L'evoluzione. --> A sinistra, la sala di confezionamento dell'industria farmaceuticaSchiapparelli a Torino nel 1924. A destra, invece, un moderno stabilimento di ricerca e sviluppo dell'azienda Dompè

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INTERVISTA ALBERTO MANTOVANI «Il futuro è della terapia genica ma sia accessibile a tutti» I vaccini? Serve maggiore attitudine al rigore scientifico, anzichè al livore L. Ca. MILANO «Lo sa che quando Albert Sabin, il creatore del vaccino orale contro la poliomielite, decise dimetterlo gratuitamente a disposizione, lo diede a produrre a un'azienda italiana, la seneseSclavo?». Oggi la Sclavo non esiste più, ma il professor Alberto Mantovani - immunologo, direttorescientifico di Humanitas e docente presso la Humanitas University -risponde da Madrid, esottolinea, con orgoglio, il ruolo di primo piano che occupa nel mondo l'industria farmaceuticaitaliana.Professor Mantovani, in Italia il ruolo dei vaccini è spesso messo in discussione. Che nepensa?L'Italia è leader mondiale nell'immunologia, per produzione e innovazione su questi prodotti. Esiamo anche grandi esportatori di vaccini. Abbiamo salvato miliardi di vite e dovremmoesserne orgogliosi invece non lo valorizziamo abbastanza.Quando si parla del futuro della medicina si fa sempre riferimento alle terapie personalizzate..In questi 40 anni la ricerca è esplosa. Oggi la personalizzazione dlele cure è solo una piccolarelatà. ma è l'inizio di una storia. Le terapie geniche e cellulari puntano a rendere le cellulecome "farmaci". Sul fronte delle malattie degenerative - cancro, quelle del sistema nevosocentrale e cardiovascolari - è ragionevole aspettarsi innovazioni terapeutiche importanti.Anche perchè l'altra grande sfida è l'impiego della tecnologia, dell'intelligenza artificiale, sianella rierca che nella dimensione terapeutica. ma è essenziale sostenere la ricerca di base,dove noi spendiamo poco e che è finanziata per lo più dalle associazioni e dalle charities. Danoi il passaggio dalla fase preclinica al trasferimento tecnologico è un quarto rispetto allaGermania. Terapie di questo tipo saranno accessibili con il Ssn o saranno solo per chi potràpermettersele?Il Ssn deve porsi il tema delle sostenibilità. Anche davanti a una popolazione che invecchia mavive sempre di più. Dovrà fare di più per tagliare gli sprechi e lavorare molto di più sullaprevenzione. Ad esempio, oggi le terapie immunologiche funzionano solo su un quinto deipazienti. Servono quindi screening preventivi.Professor Mantovani, i vaccini, la mancanza di fondi pubblici, un Ssn sempre più in crisi sono ilfrutto di un Paese che ha scarsa cultura scientifica? Nel nostro Paese, a tutti i livelli, non c'è l'abitudine a discutere partendo dai dati. Mipiacerebbe che il modo di affrontare i diversi temi che ci circondano, potesse essere basato suuna comprensione del metodo scientifico, su una maggiore attitudine al rigore, anzichè allivore. © RIPRODUZIONE RISERVATAFoto: IMAGOECONOMICAFoto: Humanitas. --> Alberto Mantovani

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Tasse e politica Fisco, la contromossa di Tria taglio Irpef per il ceto medio Il ministro pensa a un anticipo della at tax riducendo le aliquote sui redditi di gran parte deicontribuenti roberto petrini, roma Obiettivo: salvare almeno una parte del contratto di governo, a cominciare dalla riduzionedelle tasse intervenendo sulle aliquote centrali, alle quali è più interessato il ceto medio. Suquesto stanno lavorando al ministero dell'Economia in vista della prossima legge di Bilancio.La questione è complessa: il contratto di governo gialloverde prevede l'introduzione della flattax, due aliquote piatte, del 15 e del 20 per cento sopra e sotto gli 80 mila euro. Oltre adavvantaggiare solo i ceti più abbienti, il meccanismo costa circa 50 miliardi. Tuttavia c'è unaquestione politica che si intreccia con la stessa credibilità del governo di leghisti e grillini: iltempo passa, siamo quasi alla pausa estiva, e fino ad oggi è stato prodotto solo un piccolodecreto omnibus centrato sul mercato del lavoro, contestato da più parti e scivoloso sullecoperture. Mentre l'economia, come dice l'Istat, rallenta e la situazione internazionale, dazi intesta, rischia di danneggiare il nostro export. Così non si restare con le mani in mano e, vista la pressione leghista, bisogna dare almeno"un segnale" sulla flat tax. Scontato che la tassa piatta non potrà arrivare nemmeno a finelegislatura al Tesoro, tecnici ed uffici, stanno a caccia di una soluzione plausibile e dellerelative risorse. Un paio di ipotesi sono già sul campo e sono in questi giorni oggetto di attento vaglio daparte di Via Venti Settembre. Il primo progetto sul tavolo prevede il taglio dell'aliquota tra i28 mila e i 55 mila euro lordi annui dove si paga attualmente il 38 per cento. I motivi cheporterebbero ad agire su questa aliquota sono due: il primo è l'intervento riguarderebbe unaplatea piuttosto ampia di circa 8,2 milioni di contribuenti; il secondo è che si tratta di unazona dove è presente uno "scalino" e chi oggi salta con il proprio reddito oltre la soglia dei 28mila euro lordi, è costretto a pagare 11 punti in più passando dal 27 per cento al 38 per centoin un sol colpo. L'intervento ritenuto più plausibile ridurrebbe l'aliquota dello scaglione 28-55mila a quota 35 per cento abbassando lo "scalino" a soli 8 punti: il segnale al ceto medio cisarebbe e il costo sarebbe di circa 3 miliardi (ogni punto di questo scaglione costa infatti 1miliardo). La seconda ipotesi sulla quale il Tesoro sta vagliando opinioni e pareri in vista dellacostituzione di una delle tre commissioni o task force dedicata al fisco, è quella di imprimereuno slancio in più alla riduzione delle tasse per il ceto medio e di dare un segnale fortecominciando a ridurre dalle attuali 5 a 4 le aliquote fiscali. In questo caso i due scaglioni(quello da 28-55 mila euro dove si paga il 38 per cento e quello superiore, tra i 55 e i 75 milaeuro annui lordi, dove si paga il 41 per cento) verrebbero accorpati e la nuova aliquotaverrebbe sforbiciata al 36 per cento. In questo caso al pacchetto dei beneficiati, circa 8,2milioni, si aggiungerebbero circa 862 mila contribuenti che attualmente guadagnano fino a 75mila euro: in tutto si arriverebbe a 9 milioni tutti saldamente ancorati al ceto medio e la spesasarebbe in totale di 4 miliardi: in pratica 2 miliardi per tagliare 2 punti allo scaglione 28-55mila e 2 miliardi per tagliare 5 punti allo scaglione 55-75 mila. La misura, soprattuttoquest'ultima, potrebbe essere venduta all'elettorato dei gialloverdi, soprattutto ai ceti piùabbienti del Nord, come un antipasto "possibile" di flat tax: quattro aliquote invece di cinque,in attesa delle 2 finali.

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Naturalmente rimarrebbero a bocca asciutta i ceti più bassi e in particolare il lavorodipendente. L'idea è quella di compensare destinando risorse alla sterilizzazione dell'Iva il cui aumentopeserebbe per circa 300 euro a famiglia aggravando soprattutto i ceti a basso reddito. L'altramisura, cui sembra tenere il grillino Di Maio, è il tradizionale cuneo fiscale: in questo caso ibeneficiari sarebbero i lavoratori dipendenti e il sistema delle imprese. Naturalmente i costi del pacchetto fiscale dovranno fare i conti con le coperture, vero assillodi questo governo, anche se le risorse per l'operazione di "anticipo" della flat tax, comeabbiamo visto, sarebbero limitate a 3-4 miliardi.Le riforme saranno efficaci in un percorso realistico di obiettivi intermedi e finaliL'economia italiana potrebbe finire nei gorghi di un nazionalismo simile a quello dell'ArgentinaDavanti a una nuova crisi saremmo oggi molto più vulnerabili di dieci anni fa Giovanni TriaAntonio Patuelli Ignazio ViscoAttuali aliquote Fisco fino a 15 mila euro da 15 mila a 28 mila da 28 mila a 55 mila da 55 milaa 75 mila oltre i 75 mila 23% 27% 38% 41% 43%Foto: ROBERTO MONALDO/LAPRESSEFoto: Da sinistra, Giovanni Tria, Antonio Patuelli e Ignazio Visco all'assemblea dell'Abi

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Privacy L'allarme di Soro "Nuove regole per gli oligopoli web o la societàrischia" Non è solo un problema di concorrenza, dice il Garante: gli algoritmi condizionano lavoro,politica, idee Gli algoritmi ci tengono in pugno. Non è più solo questione di multinazionali con profitti miliardari, denuncia il Garante italianodella Privacy. È altro, è algocrazia. Dittatura dell'algoritmo. Pensi di stare navigandoliberamente sulla Rete, e invece è il motore di Google che ti fa vedere la parte che ritieneinteressante per te. Credi di lavorare per un'azienda di consegne a domicilio, invece sei ildipendente di un algoritmo. «La robotizzazione dell'uomo-lavoratore», per usare le parole delGarante. Volevamo controllare, saremo controllati. L'eterogenesi dei fini. È uno scenario ai limiti della distopia quello che Antonello Soro tratteggia a Montecitoriodurante la presentazione della Relazione annuale dell'Authority. La prima dopo l'entrata invigore, il 25 maggio scorso, del Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali cheobbliga gli operatori a denunciare gli attacchi hacker (le violazioni dei database in Italia sonoaumentate del 500 per cento) e prevede sanzioni record fino al 4 per cento del fatturatoannuo. «Per molto tempo i governi - spiega Soro - hanno sottostimato i rischi di un regime privo diregolamentazione nel quale i grandi gestori delle piattaforme del web hanno scritto le regole,dando vita all'attuale sistema di oligopoli. Questi hanno acquisito il potere di orientare i comportamenti di miliardi di persone: non solonei consumi ma anche nella più generale visione sociale e culturale». Chiaro il riferimento alGAFA, acronimo che indica le quattro sorelle dominatrici dell'universo digitale: Google,Amazon, Facebook e Apple. Cinque, se si aggiunge Microsoft. Insieme hanno un fatturato che supera quello di molti Stati. Google nel 2017 ha incassato110 miliardi di dollari, Amazon nell'ultima trimestrale ha fatto un 1 miliardo di utili. Per dire. Hanno talmente tanti soldi che la concorrenza non esiste. Appena nasce una start upinteressante, la comprano. «Il web di cui facciamo esperienza non è, dunque, la Rete, masoltanto la sua parte selezionata da algoritmi che, analizzando le nostre attività e preferenze,ci espongono a contenuti il più possibile affini a noi», osserva il Garante. La conclusione èinevitabile e logica. «Siamo soggetti a una sorveglianza digitale, in gran parte occulta,prevalentemente a fini commerciali». L'algocrazia, appunto. Lo si è visto con il casoCambridge Analytica, «punta di un iceberg molto più ampio». L'Authority italiana haun'istruttoria aperta sulla profilazione degli elettori e i primi accertamenti dimostrano che ilflusso di dati degli utenti profilati (e inconsapevoli) è andato in direzione di "terze parti" pocotrasparenti. Metodo usato, a detta dell'amministratore delegato di Cambridge, in 200 elezioninel mondo. Ma la tirannia non è solo sul web. «Dai veicoli a guida autonoma alle applicazionipredittive sulla salute: si pensi soltanto - si chiede il Garante della privacy - se possa unalgoritmo decidere quali siano i pazienti meritevoli di cura e quali, invece, non lo siano perprognosi infausta». Del resto, cosa sono gli algoritmi? «Non neutri sillogismi di calcolo, ma opinioni umanestrutturate in forma matematica».

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Senza andare così lontano, gli stessi dubbi si allungano sui rider, personificazione delrapporto uomo-algoritmo «in cui è il secondo a impartire direttive al primo, privato persinodella relazione interpersonale con un datore di lavoro verso il quale esercitare i propri diritti esottoposto a inedite e pervasive forme di controllo». Non tanto, e non solo, la sostituzione deldipendente con la macchina ma la «robotizzazione dell'uomo-lavoratore».le violazioni di database in italia500% In più, dall'entrata in vigore del nuovo regolamento europeo sulla protezione dei datipersonaliFoto: RICCARDO ANTIMIANI/ANSAFoto: L'ex primario Il garante Antonello Soro, ex primario ospedaliero, è stato sindaco diNuoro, consigliere regionale e deputato del Pd

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Il decreto dignità IL CASO Voucher "tracciabili" per convincere M5S La Lega in pressing Sui "ticket" il nome del lavoratore Salvini: meglio che il mercato nero Ma il testo finale non èancora stato trasmesso alla Ragioneria LA CONFINDUSTRIA DEI GIOCHI LANCIA L'ALLARME:A RISCHIO MIGLIAIA DI POSTI, IL GOVERNO CONVOCHI UN TAVOLO Andrea Bassi R O M A Il testo non è ancora arrivato al Quirinale per la firma necessaria alla pubblicazione inGazzetta Ufficiale . E fino a ieri sera nemmeno la Ragioneria generale dello Stato che devebollinarlo aveva ancora ricevuto una versione definitiva del provvedimento. I tecnici dei variministeri interessati, lavoro e sviluppo economico, starebbero ancora mettendo mano allerelazioni tecniche con le relative coperture che poi dovranno essere validate dagli uomini delministro Giovanni Tria. Veri intoppi comunque, non ce ne dovrebbero essere. Lo stesso Colleha fatto sapere che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è pronto per la firma.SENTIERO STRETTO Quello che inizia ad essere stretto è il tempo per la conversione e per ladiscussione parlamentare, con le vacanze agostane alle porte. Il provvedimento andrà in aulaalla Camera il 24 luglio, il che vuol dire che alle Commissioni parlamentari resteranno almassimo una decina di giorni per la discussione. A tenere banco, comunque, è ancora il temadella reintroduzione dei voucher. Ieri il ministro dell'interno Matteo Salvini è tornato adifendere il ritorno dei voucher. «Ci sono alcuni limitati settori, penso ad agricoltura,commercio, turismo e servizi, lavori stagionali», ha detto, «per i quali l'alternativa è: lavoronero o voucher. Io preferisco i voucher allo sfruttamento e al lavoro nero». Un colpo al cerchioma anche uno alla botte. «Penso che combattere la precarietà», ha infatti aggiunto ilvicepremier, «sia giusto e, quindi, benissimo ha fatto Luigi Di Maio a portare il decreto indiscussione».Segno che una mediazione tra la Lega e M5S è a portata di mano. Del restonello stesso contratto di governo è prevista una riforma del lavoro accessorio «volta adintrodurre un apposito strumento, chiaro e semplice, che non si presti ad abusi, attivabile pervia telematica attraverso un'apposita piattaforma digitale». Un riferimento ad un sistema delgenere lo ha fatto ieri il ministro dell'agricoltura Gian Marco Centinaio che ha spiegato che«l'idea è di farli in modo diverso, ossia evitando che ci siano distorsioni e abusi nel loro uso; almomento dell'emissione devono indicare il nome della persona che ne beneficerà e la data».Ieri poi, ha fatto sentire la sua voce il mondo dei giochi. Ieri c'è stata l'assemblea di Sistemagioco Italia, l'associazione confindustriale del settore. Dagli operatori si è alzato un appellounanime al governo, e in particolare al ministro Di Maio, per aprire un tavolo di confronto cheabbia al centro la riforma del settore per scongiurare il rischio di perdita di migliaia di posti dilavoro. «Si sta affrontando un'anomalia, la ludopatia, distruggendo un settore», è stato ilmonito del presidente degli industriali, Vincenzo Boccia. «La decisione del governo è per noiun segnale molto negativo», ha tuonato il presidente di Sistema Gioco Italia, StefanoZapponini. Il provvedimento Principali punti del "Decreto Dignità" Redditometro Non è abolito, ma ci sarà un nuovo decreto attuativo, sentiti Istat e consumatori Spesometro Rimane , mala scadenza delle presentazioni è spostata in avanti di alcuni mesi Split payment dell'IvaAbolito solo per i professionisti , invariato per le altre imprese Lotta al precariato (limiti altempo determinato) Non più di 4 proroghe dei contratti a termine; durata massima: 24 mesi.Oltre i 12 mesi tornano le "causali" (motivi del rinnovo); a ogni rinnovo +0,5% di costocontributivo Giochi d'azzardo e scommesse Stop alla pubblicità , salvo contratti in essere finoal 30/6/2019 e lotterie ad estrazione in differita (es. Lotteria Italia). Sponsorizzazioni vietatedall'1 gennaio 2019 Delocalizzazioni (aziende trasferite all'estero) Multe da 2 a 4 volte i

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benefici statali ricevuti negli ultimi 5 anni; restituzione del beneficio con interessi maggioratifino a 5 punti percentuali Contrasto ai licenziamenti +50% di indennizzo se "licenziamentoingiusto" : minimo 6, massimo 36 mensilità (al posto di 24). Restituzione degli aiuti di Statoper chi licenzia , in proporzione fino al 50%, in toto oltre il 50% di posti di lavoro ridotti Lafunzione Nati per i lavoretti poi l'uso è dilagato I voucher (buoni lavoro) erano uno strumentousato fino al 2017 per retribuire prestazioni di lavoro accessorio, assicurando una coperturaprevidenziale. Introdotti nel 2003 per far uscire dal nero piccoli lavoretti, il loro utilizzo ècresciuto a dismisura a partire dal 2012-2013, quando è stato possibile impiegarli in tutti isettori anche senza il vincolo della prestazione occasionale. I buoni lavoro (il valore era fissatoa 10 euro) sono stati aboliti per decreto legge, prima che si votasse sul referendumabrogativo. L'abolizione Oggi strumenti più complicati I voucher aboliti sono stati sostituiti dadue strumenti di lavoro occasionale: il "libretto famiglia" e il "contratto di prestazioneoccasionale": entrambi risultano utilizzati poco a causa della complessità di uso e dei vincoli(sono escluse ad esempio le aziende con oltre 5 dipendenti). Nel suo ultimo rapporto annualel'Inps ha analizzato gli effetti della cancellazione,concludendo che i voucher siano stati di fattorimpiazzati da altre forme di lavoro a termine (compreso il contratto "intermittente") oppureda prestazioni in nero. I rischi Emersione solo parziale del "nero" Nel 2016 il ricorso aivoucher ha coinvolto quasi 1.800.000 lavoratori. Le analisi hanno evidenziato che l'obiettivo difar emergere il nero è stato raggiunto solo in misura ridotta; allo stesso tempo non sembrache i buoni lavoro abbiano sostituito contratti stabili. I bassi importi medi annui percepiti (6-700 euro) e il coinvolgimento di popolazione "inattiva" fanno piuttosto pensare che le aziendeabbiano usato i voucher per regolarizzare solo piccole quote di rapporti di lavoro rimasti ingran parte "sommersi". Il futuro Utilizzo limitato a pochi settori Il contratto di governo traLega e M5S prevede l'introduzione di un nuovo strumento per rimediare al disagio di alcunisettori produttivi che usavano i buoni lavoro. Si pensa quindi ad un utilizzo limitato aparticolari attività, innanzitutto l'agricoltura (per periodi come quello della vendemmia) e poianche il turismo. Il meccanismo dovrà risultare completamente tracciabile; già nel 2016 per ivoucher era stato introdotto l'obbligo dei datori di lavoro di avvertire via sms o emaill'ispettorato del lavoro non più di 60 minuti prima l'attivazione.Foto: Uno dei buoni lavoro dell'Inps emessi prima dell'abolizione

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SCENARIO PMI 4 articoli

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IL TRILOGO SULLA DIRETTIVA CRD4 Parte il rush finale a Bruxelles sui nuovi requisiti patrimoniali Il relatore Simon: «Margini per un compromesso. Chiudiamo entro dicembre» L.Ser. «Chiediamo che il trilogo confermi queste scelte». Il presidente Abi, Antonio Patuelli, parla delpacchetto bancario e in particolare delle misure approvate dal parlamento Ue per i requisitipatrimoniali delle banche in fase di revisione della direttiva Crd4 e del regolamento Crr. Traqueste misure ci sono i minori accantonamenti richiesti a fronte dei finanziamenti alle Pmi, aimutui, ai prestiti garantiti dalla cessione del quinto dello stipendio, la possibilità di dedurreinvestimenti in tecnologie, ma anche il non far pesare sulle serie storiche delle cessione degliNpl le operazioni straordinarie di vendita di questo periodo (che altrimenti altererebbero larischiosità dell'operatore). «Il trilogo sulla revisione dei requisiti patrimoniali è già partito ainizio luglio - spiega a Il Sole 24 Ore Peter Simon, relatore del provvedimento a Strasburgo -.La procedure di composizione dei testi della Commissione, del Consiglio europeo e delparlamento per arrivare alla versione finale della direttiva sono complesse e si articolano intre fasi diverse. La prima per comporre differenze formali; la seconda per avvicinare leposizioni e l'ultima per affrontare gli scogli sui quali i testi divergono». Nel testo del Consigliosono previsti gli sconti sui finanziamenti alle Pmi, meno le altre misure, soprattutto quellerelative a un trattamento più generoso a livello patrimoniale delle perdite sulle cessioni degliNpl. «Sappiamo che ci sono resistenze - dice Simon - ma riteniamo che siano i margini per uncompromesso. L'obiettivo è chiudere il trilogo entro dicembre». Il trilogo per la revisione del bail in, e in particolare la parte che riguarda la definizione delrequisito Mrel (la gerarchia delle passività bancarie e gli strumenti finanziari che devonoessere coinvolti nel bail in), partirà nei prossimi giorni. In questo contesto Patuelli chiede diaumentare le tutele per i risparmiatori, in attuazione dell'articolo 47 della Costituzione(difficile però che si ottenga lo stralcio dal bail in dei bond retail). Sulla consistenza delrequisito Mrel il testo del Parlamento e del Consiglio sono molto divergenti: la versionesdoganata dai governi impone una stretta maggiore che potrebbe essere molto onerosa per lebanche italiane. Ormai a livello di esecutivo c'è poco da fare e starà all'abilità dei relatoririuscire a portare a casa una mediazione (lo svedese Gunnar Hockmark è meno sensibile alleposizioni italiane).Infine c'è il pacchetto sugli Npl. Qui il percorso è più indietro: in parlamento deve ancoraapprodare la relazione (uno dei relatori è il presidente della commissione Econ, RobertoGualtieri) che dovrà poi essere emendata per arrivare al testo approvato dai deputati europei.È probabile che la versione sugli accantonamenti da disporre sugli Npl (calendar provisioning)sia meno rigida rispetto a quella della Commissione (che a sua volta già mitigava la propostadella vigilanza europea con l'Addendum di ottobre). Oggi il Cese, una sorta di Cnel europeo,approverà una serie di raccomandazione di cui il testo del relatore dovrà tenere conto.© RIPRODUZIONE RISERVATAI PUNTI ALL'ESAME DELL'EUROPA il bail in crediti deteriorati BC

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DSoglia fondi propri per le crisi bancarie Npl, la palla passa al Parlamento Uerequisiti patrimoniali Sconti sui prestiti a Pmi e sui mutuiPiù risorse per l'economiaLa revisione della direttiva Crd4 prevede misure per la riduzione degli accantonamentipatrimoniali su presiti a Pmi, mutui e finanziamenti garantiti dalla cessione del quinto. Per lebanche avranno l'effetto equivalente a un aumento di capitale da 40 miliardiIl requisito «Mrel»La revisione della direttiva sul bail in è incentrata sulla soglia minima di fondi propri epassività da possedere per garantire una risoluzione ordinata. La norma implicherà maggiorioneri per le banche per i bond da emettere per garantire il cuscinetto di subordinatiMitigare la strettaDopo la Commissione Ue ora tocca al parlamento europeo varare il testo per disciplinaremodalità e tempistica di accantonamenti prefissati e crescenti sui crediti che divengono Npl(«calendar provisioning»)

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COMMENTI & ANALISI Dopo il decreto del Mise si prosegua con la creazione di uno spaziogiuridico per le pmi Lukas Plattner* Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale pochi giorno or sono del decreto del Mise sonodivenuti operativi gli incentivi fiscali volti a ridurre le spese di quotazione delle Pmi (un creditodi imposta sino a 250 mila euro), si è forse chiusa la fase di provvedimenti normativi emanatinell'ambito dell'ambizioso progetto di riforme meglio note come Industria 4.0. A dire il veromanca forse ancora un tassello ossia il Decreto interministeriale che individua le modalità diattuazione delle agevolazioni fiscali previste per gli investimenti nelle cosiddetta Pmiinnovative, ma dovrebbe essere questione di poco tempo una volta ottenuta la luce verde daparte di Bruxelles. Il bilancio di questo primo pacchetto di provvedimenti pare più chepositivo. Il numero di startup innovative è in costante crescita e a fine 2017 erano 8.315(+25% rispetto al 2016 e +74% rispetto al 2015).A fine 2017 le Pmi innovative erano 700,oltre il triplo rispetto a un anno prima. Poco meno del 40% delle nuove Pmi innovative è unaex startup innovativa, che ha superato i limiti di età (più di 5 anni) o di fatturato annuo(superiore a 5 milioni di euro). Inoltre, dall'entrata in vigore della misura Fondo di Garanziaper le Pmi 1.661 startup e Pmi innovative sono state destinatarie di finanziamenti bancarifacilitati per circa 600 milioni di euro. Secondo i dati Istat, il Piano Nazionale Impresa 4.0volto a incentivare gli investimenti ha raccolto un giudizio assolutamente favorevole da partedelle imprese. Il super ammortamento, per esempio, ha svolto un ruolo «molto» o«abbastanza» rilevante nella decisione di investire nel 2017 per il 62,1% delle impresemanifatturiere; mentre l'iperammortamento per il 47,6% (53% delle medie, 57,6% dellegrandi imprese); il credito d'imposta per spese in ricerca e sviluppo è stato ritenuto rilevantedal 40,8% delle imprese interpellate. Tali incentivi hanno interessato quasi tutti i comparti econ riferimento all'anno in corso, quasi il 46% delle imprese ha dichiarato di prevedereinvestimenti in software, il 32% in tecnologie di comunicazione machine-to-machine ointernet of things, il 27% in servizi digitali (cloud, mobile, big data) e in sicurezza informatica.I Piani individuali di risparmio (Pir) a lungo termine, creati per spingere parte del risparmiodel Paese verso le Pmi domestiche, hanno riscosso un successo inaspettato con un raccolta afine marzo 2018 di quasi 13 miliardi di euro con un effetto positivo sia sul mercato primariosia sul mercato secondario. Il mercato Aim per le Pmi, che godrà certamente della riduzione dicosti di quotazione legati al recente Dm, giunto al primo decennio di vita, ha spinto oltrecento imprese a quotarsi con una raccolta di equity pari a circa 4 miliardi di euro e unacapitalizzazione complessiva pari a 6,8 miliardi (maggio 2018). Da una recente analisi, nel2017 le imprese quotate sull'Aim hanno generato un fatturato aggregato di circa 4 miliardi,con oltre 18.000 risorse impiegate e oltre 6.000 posti di lavoro creati ex novo postquotazione, considerando anche le società poi passate su Mta. Nel 2017 sono oltre cento leimprese, in gran parte Pmi, che si sono affacciate per la prima volta sul mercato del debitocon emissioni inferiori a 500 milioni, opportunità che sino a pochi anni or sono poteva esserecolta unicamente da medie-grandi imprese e dalle società quotate. In particolare, la raccoltanel 2017 attraverso i mini-bond è stata di 5,5 miliardi, di cui quasi 1,4 miliardi verso le Pmi.Anche l'equity crowdfunding sta dando ottimi risultati. Nel primo semestre 2018 la raccolta hasuperato gli 11 milioni (1,3 milioni nel 2014; 4,3 milioni nel 2016;11,7 milioni nel 2017) forseanche in quanto dal 1° gennaio 2018 la raccolta su tale mercato è stata estesa a tutte le Pmi.

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Sembra chiaro che il sistema di incentivi e semplificazioni volti a promuovere la crescita el'innovazione ha persuaso un numero sempre crescente di imprenditori ad avviare processi dicrescita tramite investimenti per linee interne volti a sostenere l'innovazione e l'accesso almercato dei capitali. Tuttavia tale percorso presenta ancora diverse problematiche, comeemerso da una recente ricerca dell'Emsa, che tendono a dissuadere le imprese quali gli alticosti di compliance legati all'accesso e alla permanenza soprattutto per l'equity e il timore diaffrontare le (effettive) difficoltà legate al rispetto delle disposizioni in tema di informazioniprice sensitive (Mar), la quale si è rilevata una normativa ostica, eccessivamente estesa e didifficile interpretazione. Ora, è auspicabile un intervento di ampio respiro, con l'intento disemplificare il quadro normativo sia in Italia sia nell'Ue che regolamenta le imprese quotatesui mercati per le Pmi, che riguardi, per esempio, una semplificazione delle norme in tema digestione delle informazioni price sensitive a livello Ue e domestico; alcune modifiche al codicecivile in tema di criteri per la valutazione delle società in caso di aumenti di capitale o dideterminazione del valore di liquidazione in caso di recesso; l'eliminazione delle disposizioni intema di emittenti diffusi per le società quotate su Mtf e dell'obbligo di redigere i bilanci Ifrsprevisto sempre per gli emittenti diffusi; l'innalzamento della soglia per l'esenzione daprospetto (da 5 a 8 milioni) utile soprattutto per operazioni sul secondario. La speranza è cheprosegua il cammino verso la semplificazione e la creazione di un spazio giuridico dedicatoalle Pmi. (riproduzione riservata) *socio Studio legale Nctm

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GRUPPO ASSOCIAZIONI CNAI Il commento del presidente Cnai, Orazio Di Renzo, al decretolegge Dignità anche alle pmi L'urgenza è intervenire sul costo del lavoro MANOLA DI RENZO Decreto dignità: le conclusioni sono da trarre dopo il combinato disposto con la prossimalegge di Bilancio? A sentire le parole del ministro del lavoro, Luigi Di Maio, la reale portata deldecreto dignità potrà essere apprezzata a pieno solo in relazione coi previsti, prossimiprovvedimenti della futura legge di Stabilità, in chiusura di anno. Questo perché, alcuni deiprovvedimenti più criticati al momento, potranno essere integrati con la tanto attesa epreannunciata riduzione del costo del lavoro. Quello che è comunque chiaro, prima ancoradell'approdo del decreto nelle aule parlamentari, è che persistono delle preoccupazioni, daparte soprattutto del mondo imprenditoriale, nei riguardi di un testo, tuttavia, ancorasuscettibile di modifiche: «Quello che ci auguriamo è che, in fase di discussione, sia lasaggezza e non l'ideologia a dettare la linea programmatica. C'è comunque un'apertura dicredito: come per qualsiasi attività politica, rimane un certo margine di miglioramento deltesto. Addirittura dei correttivi ci sono già stati rispetto alle prime versioni del testo, nellospecifi co in materia di fi sco. L'opportunità di migliorare il documento è ciò che un po' tutti siaugurano. Non parliamo di «annacquare» la manovra (molto politica) del ministro, quantopiuttosto di integrarla con le esigenze e le sottolineature presentate dal mondo del lavoro»,avverte il presidente Cnai, Orazio Di Renzo. «Comprendiamo perfettamente le motivazioni delministro. Al punto che possiamo arrivare ad affermare che il testo presentato non vuoleapparire certo come un accanimento contro la realtà imprenditoriale. Tuttavia, dobbiamorilevare che, sebbene non è ostativo alle aziende, è però contrario all'idea di creazione dinuova occupazione». Probabilmente, il nodo più problematico è quello relativo ai contratti atempo determinato, giacché, il decreto uscito dal Consiglio dei ministri, afferma che i contrattidi tale natura, senza alcuna causale, potranno avere una durata massima di 12 mesi (e nonpiù 36 mesi, come afferma la norma oggi vigente). Certo potranno essere rinnovati, maquesti rinnovi dovranno essere corredati dalla causale e non potranno essere più di 4(previsto anche un costo contributivo maggiorato dello 0,5% per ogni rinnovo contrattualerispetto a quanto è a carico del datore di lavoro per fi nanziare la Naspi). «Quandoaffermiamo la sua caratteristica contraria all'occupazione (da parte del documentoministeriale, ndr), ci riferiamo proprio a queste situazioni tipo. Siamo dell'opinione, infatti, cheun'azienda, realmente necessitante di lavoratori, non si farà problemi a sottoscrivere contrattia tempo determinato seguendo, con scrupolo, le discipline. Tuttavia, lamentiamo il fatto che,l'impianto generale del decreto, si risolva in una attuazione di effetti molto limitati per quelche concerne lo stimolo e l'incentivo alla creazione di nuovi posti di lavoro, in manierastrutturale. Che si possa concretizzare uno stallo dei dati sull'occupazione è un vaticinio sintroppo semplice, soprattutto se, a quanto detto, si aggiunge un ulteriore irrigidimento dellenorme in materia di licenziamento», continua il presidente Di Renzo, facendo riferimentoall'aumento del 50% degli indennizzi in caso di licenziamenti c.d. «ingiusti». Infatti, perallontanamenti ingiustifi cati o per motivi economici, il risarcimento in base all'anzianità diservizio (pari a 2 mensilità per ogni anno di lavoro) avrà un tetto di 36 mesi contro gli attuali24. Ed è incrementata anche la quota minima delle mensilità erogate, che da 4 mesi passa a6. È chiaro che il nemico numero uno del decreto dignità (e del ministro Di Maio) sia

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l'impianto stesso del Jobs Act, come, d'altronde, esplicitamente affermato: «Non vorremmo,però, che si confondesse la tipologia di lavoro a tempo determinato, con il lavoro precario. Ildecreto dignità, per il nome scelto, vuole giustamente ripristinare la dignità dei lavoratori, esu questo penso nessuno possa controbattere. Però la dignità è una prerogativa che deveessere garantita anche alle aziende, le quali, benché bistrattate, rimangono le uniche verefonti di occupazione in Italia. Per questo rimaniamo fi duciosi che si dia compimento a quantooggi promesso, ossia che entro fi ne anno si metta mano al taglio del costo del lavoro,affinché venga finalmente effettuato», ancora il presidente Di Renzo. Candidamente, infatti, ilministro Di Maio ha affermato che il decreto rappresenta solo un «primo passo avanti» nellagiusta direzione, e che per rendere maggiormente stabile l'occupazione si interverrà sul costodel lavoro per abbassarlo, rendendo così quanto mai competitiva la nostra capacitàproduttiva. «C'è infatti da considerare il fatto che, rimandare il taglio del costo del lavoro,potrà determinare effetti deleteri, a medio e lungo termine, nel contrasto alla problematicadel lavoro nero. Pensiamo alla galassia di piccola e piccolissima imprenditoria che caratterizzail tessuto produttivo della Penisola: non ci sono possibilità che questa piaga venga debellata(e che fenomeni di tal genere possano emergere, ndr) se, per le piccole realtà aziendali, laforza lavoro continuerà a rappresentare una spesa insostenibile. A ciò si aggiunga che lerealtà minori risultano, di fatto, impossibili da controllare in maniera capillare e che difficilmente si potranno mai verifi care frequenti casi di denunce da parte dei lavoratori in nero.Questo perché, si tratta di aziende nelle quali si tende a creare un reale clima di complicità tradatore e lavoratore. Un rapporto caratterizzato dalle forti analogie con quello familiare»,sottolinea il presidente Di Renzo.Pagina a cura di Cnai - Coordinamento nazionale associazioni imprenditori Sede NazionaleViale Abruzzo 225 - 66013 - CHIETI Tel. 0871.540093 - Fax 0871.571538 Web: www.cnai.itE-mail: [email protected]

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L'industria è ritornata a girare Produzione in crescita a maggio Più 0,7% dopo la battuta d'arresto di aprile. Auto in calo CINZIA ARENA n maggio positivo per l'industria italiana anche i numeri continuano a segnalare una crescitaintermittente. Dopo la battuta d'arresto di aprile la produzione industriale torna a correresegnando un buon +0,7%. I dati diffusi ieri dall'Istat segnalano che l'indice corretto per glieffetti di calendario è aumentato del 2,1% rispetto al maggio dell'anno scorso e che tutti iraggruppamenti principali di industrie registrano un risultato positivo, con i beni strumentali(quelli acquistati che le imprese acquistano per un uso pluriennale vale a dire immobili,macchinari, computer, accessori) che continuano a trainare la crescita. Un brusco calo invecesi registra nel settore delle auto. La produzione di autoveicoli è scesa del 4% rispetto al 2017.Nei primi cinque mesi del 2018 la produzione è cresciuta del 2,8% su base annua. Neltrimestre marzo-maggio però è dim inuita dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. Luci edombre insomma che testimoniano un andamento altalenante della nostra industria. Gli indicicorretti per gli effetti di calendario registrano variazioni tendenziali positive in tutti iraggruppamenti: crescono in misura apprezzabile i beni strumentali (+3,1%), l'energia(+2,2%) e i beni di consumo (+2,1%) I settori manifatturieri che registrano la maggiorecrescita su base annua sono la fabbricazione di apparecchiature elettriche, la produzione diprodotti farmaceutici, macchinari e attrezzature (+5,1%). Le maggiori flessioni si registranoinvece nella fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, della metallurgia eprodotti in metallo. Ma il settore che fa registrare il calo maggiore è quello degli autoveicoli:produzione in calo del 4% rispetto allo stesso mese del 2017 e il risultato dei primi cinquemesi dell'anno resta negativo, in calo dell'1,5% rispetto all'anno precedente nei dati correttiper gli effetti di calendario. Per le associazioni di consumatori i dati sono positivi ma solo inparte. «È da mesi che si registra una continuo sali e scendi e che, quindi, non si imbocca undeciso percorso di crescita» afferma il presidente dell'Unione nazionale consumatori,Massimiliano Dona, sottolineando che nonostante la produzione complessiva salga per i benidurevoli si riscontra un andamento negativo: -2,4% su base annua. «Un indice delle difficoltàin cui versano ancora le famiglie, che rinviano gli acquisti dei beni più costosi» aggiunge. Sepoi si confrontano i dati di oggi con quelli del maggio 2008, la produzione industriale è ancorainferiore del 16,9%.

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