Finalità e modello di intervento delle politiche di coesione [riflessioni teoriche, istituzionali e...

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Finalità e modello di intervento delle politiche di coesione [riflessioni teoriche, istituzionali e di esperienza pratica] Banca d’Italia - 18 novembre 2014 Paola Casavola (DPS – Unità di valutazione UVAL) 1

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Intervento di OpenCoesione al Corso di Banca d'Italia sulle "Politiche per la coesione territoriale": Finalità e modello di intervento delle politiche di coesione [riflessioni teoriche, istituzionali e di esperienza pratica]

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Finalità e modello di intervento

delle politiche di coesione[riflessioni teoriche, istituzionali e di

esperienza pratica]

Banca d’Italia - 18 novembre 2014

Paola Casavola(DPS – Unità di valutazione UVAL)

1

Page 2: Finalità e modello di intervento delle politiche di coesione [riflessioni teoriche, istituzionali e di esperienza pratica]

Contenuti

• Brevi richiami teorici

• Definizioni e aspetti istituzionali

• Il modello di intervento (programmazione place

based e di medio-lungo termine - attuazione abile e

costante - partecipazione)

• Le aree/territori di intervento

• Programmazione comunitaria: differenze/

continuità tra ciclo 2007-2013 e 2014-2020

• Alcuni nodi della politica e del modello (di

tutti – del caso italiano)2

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Perché i differenziali ci sono e, soprattutto, sembrano rinnovarsi in aspetti diversi? • Nelle economie reali differenziali nei livelli di

sviluppo/benessere si osservano da sempre a varie

scale [tra Paesi, tra regioni, all’interno di regioni e città

… ] e molti scienziati sociali non si meravigliano del fatto

che permangano.

• Per il modello economico più semplice, differenziali

ampi e persistenti in presenza di possibilità di scambi e

mobilità dei fattori non corrispondono alle predizioni

della teoria …

• E’ un modello TROPPO semplice [anche per la scala

Paesi e regioni] o è SBAGLIATO?

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Per gli economisti due risposte differenti � che comunque richiedono “policy”

• Il modello neoclassico semplice

– è valido e la tendenza alla convergenza c’è, ma ci sono

altri elementi da considerare (fattori complementari

come la qualità dei beni pubblici, rigidità istituzionali)

– non è valido (rendimenti crescenti, economie di

agglomerazione, processi cumulativi) e la tendenza

alla convergenza non c’è

• far funzionare lo Stato minimo, i mercati e

rimuovere gli ostacoli alla mobilità dei fattori

• … in più, “capire e darsi da fare” per promuovere

direttamente lo sviluppo 4

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Le implicazioni però sono diverse.

Anche senza specifici riferimenti al Mezzogiorno, la riflessione teorica e l’osservazione empirica tendono a segnalare che non vi è motivo di credere che lo sviluppo (o la convergenza) sia un fenomeno comune, diffuso e naturale per tutte le aree. Se così è, le condizioni relative possono anche peggiorare…

Inoltre siamo comunque in un mondo con policy e anche questo ha effetti cumulati che non sono uguali per tutti. Il tempo storico conta moltissimo e non si torna indietro. Intervenire è necessario, ma difficile e non c’è conoscenza statica valida.

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Sia il Trattato UE che la Costituzione italiana presentano

interessanti elementi di realismo

Implicitamente accettano che dinamiche naturali, il

mercato e anche alcune scelte di politica tendono a:

• differenziare molto le opportunità

• provocare esclusione

• lasciare comunità/territori indietro

Succede comunque e succede indipendentemente

dalle volontà degli individui e talora dei governi …

c’è una responsabilità collettiva a porvi rimedio

(parziale/totale ?) e quindi una necessità di policy

specifica

PERCHÉ ABBIAMO BISOGNO DI POLITICHEDI COESIONE?

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• Trae fondamento e legittimazione dalla Costituzione italiana (art. 119

comma 5 – art. 3 comma 2) e dal Trattato sul funzionamento dell’Unione

europea (art. 174), che richiedono “interventi speciali” per promuovere

uno “sviluppo armonioso” (Trattato) e per “rimuovere gli squilibri

economici e sociali” (Costituzione)

• Ha lo scopo di incrementare le opportunità di sviluppo (crescita e

inclusione sociale) dei cittadini, indipendentemente da dove vivono

• Viene perseguita promuovendo sia occasioni di avanzamento economico

sia la quantità e qualità dei servizi pubblici, considerando le specifiche

esigenze e le caratteristiche dei diversi territori, in particolare i territori e

le comunità meno sviluppate

• L’Unione europea mette a disposizione circa un terzo del proprio bilancio

(Fondi Strutturali), mentre gli “interventi speciali” in favore di

determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni previsti

dalla Costituzione italiana sono affidati anche (sebbene non solo) a un

Fondo di Sviluppo e Coesione (ex FAS ex Fondo aree depresse)

LA POLITICA DI COESIONE TERRITORIALE

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Le politiche di coesione finanziano programmie (alla fine sempre) singoli progetti (semplici o articolati)con lo scopo di «cambiare qualcosa in meglio sul territorio»:

• Ottenere più competenze, capacità

• Migliorare l’ambiente produttivo in cui si muovono le imprese

• Migliorare il contesto in cui vivono le persone e le e comunità

• Recuperare soggetti e comunità esclusi

• Sostenere specifici progetti privati e pubblici che creano opportunità di lavoro e reddito

… agendo per mandato soprattutto laddove le politiche ordinarie [che si presume ci siano] non arrivano perché non possono o non riescono ad arrivare

LA POLITICA è PENSATA largamente COME STRUTTURALE con interventi che sono “trigger mechanisms” di altre dinamiche…

COSA SI FA IN PRATICA

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Una politica “place-based”

Il rapporto Barca (2009) che ha riconsiderato la politica di coesione UE ha segnalato che la sua particolarità è quella di essere una politica di interventi strutturali che possono intervenire in ambiti diversi, ma sono ‘non generici’, perché si costruiscono e si indirizzano tenendo conto del contesto specifico che vogliono trasformare e in cui devono essere realizzati

<<Una politica place-based è una strategia a lungo termine finalizzata ad affrontare la persistente sottoutilizzazione di risorse e a ridurre la persistente esclusione sociale in specifici luoghi attraverso interventi esterni e una governance multilivello. Questa politica promuove la fornitura di beni e servizi pubblici integrati adattati ai contesti e mira a innescare cambiamenti istituzionali. Nell’ambito di una politica place-based gli interventi pubblici si basano sulla conoscenza dei luoghi, sono verificabili e sottoposti a sorveglianza; anche i collegamenti fra i luoghi sono tenuti in considerazione. >>

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Una politica “difficile” ... che richiede

visioni e teorie di trasformazione

Per condurre azioni a finalità strutturale place-based (di trasformazione permanente di situazioni e territori reali) è necessario:

– Costruire una visione prospettica di quello che “si vuole diventi diverso da quello che è” [come è fatto, come posso descrivere, un mondo che funziona meglio di quello che osservo in questo posto ?]

– Capire quali interventi possono innescare, favorire percorsi di trasformazione, cioè costruire una teoria operativa del cambiamento [cosa è meglio fare, quali le azioni di policy possibili, per avvicinarmi alla situazione che mi sembra più desiderabile in questo posto?]

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Programmazione di medio termine e

attuazione molto costante

• Il programma esplicito (l’insieme delle decisioni che si

prendono in partenza: le loro motivazioni e ambizioni di

risultato, i percorsi operativi che si sceglie seguire, i

tempi scelti per realizzarli e l’esplicitazione dei luoghi

dove si vuole intervenire).

• è l’elemento di fondo, metodologicamente

caratterizzante, indispensabile perché non si tratti solo

di risorse in più, ma di una policy chiaramente connotata

nelle ambizioni.

• Poiché il programma di trasformazione è

necessariamente di medio-lungo termie si presume

uno sforzo di attuazione abile, determinato e costante

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Partenariato

• E’ l’aspetto più potenzialmente vitale del modello comunitario [oggi Codice di Condotta europeo].

• Ha due interpretazioni:

– Governance multilivello (partenariato tra livelli di governo): non si può davvero intervenire in un luogo all’insaputa di chi in quel luogo ha responsabilità amministrative e sul terreno non si può non avere alleati altri livelli

– Ascolto, collaborazione e co-decisione con le rappresentanze degli interessi economici e sociali che il programma va a toccare. Le organizzazioni degli interessi economici, sociali e della società civile hanno un ruolo formale.

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Un principio di utilità e non solo

democratico/valoriale

• Che ha un duplice fondamento teorico:

– il ciclo programmatorio è mediamente più lungo del ciclo

politico (quindi la base del consenso deve essere ampia)

– le politiche di trasformazione richiedono molta conoscenza

e informazione diretta e molta collaborazione tra soggetti

diversi

• Implica:

– apertura a modalità diverse di rappresentare le cose

– comprensione dei vantaggi dalla collaborazione

– capacità di ascolto e volontà di dialogo

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Dove ? Le politiche di coesione

• nelle aree arretrate [definite su varia scala –

per i fondi strutturali UE regioni- NUTS2 e

all’interno di queste aree specifiche]

• … ma anche nelle aree (NUTS2) non arretrate:

cosa significa?

– In +vo: si considerano sub-aree in difficoltà

economica e sociale (aree interne – periferie)

– In – vo: la policy è sempre più “spuria” (e forse

alimenta le divergenze ….)

• Perché? Bilancio UE TROPPO MODESTO e

ECCESSIVA RETORICA … su one fits all …14

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La politica di coesione UE 14-20 (come

quella del 2007-2013) interviene ovunque

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- Con intensità diversa, ma in

tutte le NUTS2 dell’UE

- Ed è una politica sempre più

spuria: non solo coesione

economica, sociale e

territoriale… ma anche e

apertamente con obiettivi di

rafforzamento competitivo di

aree già di frontiera avanzata

e con obiettivi globali

(Europa 2020)

- Tre tipologie d’area:

� Meno sviluppate (LD)

� In transizione (TR)

� Più sviluppate (MD)

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Bilancio UE 14-20 [rimane piccolo!]

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La rubrica coesione

a prezzi correnti è

da un po’ sempre

quella:1/3 del

bilancio UE che

rimane attorno

all’1% del PIL UE ed

è … carica di

crescenti ambizioni.

Cmq è bene

riflettere sugli

ordini di grandezza:

la rubrica coesione

è 352 mld di euro; il

cd. piano-J sarebbe

di 300 …

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La parte prevalente è comunque

per le regioni meno sviluppate

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2007-203 e 2014-2020 ciclo UE:

continuità e differenze2007-2013

- Enfasi su integrazione tra

politiche nazionali e UE (QRSN)

- Orientamenti comuni, ma

libertà di interpretazione

- Più spazio territoriale e più

variegato su tipologie terr.

- N+2

- PO molto rilevanti: schema più

libero sul quadro logico

- Condizioni per l’attuazione:

verifica in itinere

- Chiusura a fine periodo

2014-2020

- Enfasi su obiettivi UE 2020,

solo politiche UE (AP)

- Regolamenti stretti, 11 OT

per tutti e ringfencing

- Minore spazio territoriale,

molta verticalità e urb pol.

- N+3

- PO molto rilevanti: schema

fisso sul quadro logico

- Condizionalità ex ante per

l’attuazione

- Chiusura annuale 18

Page 19: Finalità e modello di intervento delle politiche di coesione [riflessioni teoriche, istituzionali e di esperienza pratica]

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2014-2020: l’Italia continua a ricevere molte risorse

71.9

56

28.2

44

24.4

88

21.3

53

20.2

16

20.1

10

19.4

24

16.3

02

14.1

90

13.2

85

12.8

44

9.57

1

7.87

3

6.98

3

6.31

2

4.13

9

3.30

9

2.82

6

1.82

3

1.535

1.17

9

905

885

866

667

486

294

39

67.

186

27.9

58

34.6

58

19.2

13

26.5

26

24.9

21

21.4

12

25.4

89

20.2

10

13.4

49

11.4

98

9.89

1

-

6.67

4

6.77

5

4.530

3.40

3

4.10

1

2.06

4

1.62

6

1.59

6

1.66

0

1.20

4

751

840

612

510

50

-

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

30.000

35.000

40.000

45.000

50.000

55.000

60.000

65.000

70.000

Pol

and

Italy

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mar

kLu

xem

bour

g

total net of territorial cooperation, 14-20 total net of territorial cooperation, 07-13 Meuro

ITALIA

E’ una buona o una cattiva notizia? Nel Centro Nord - MD più di prima. Nel

Mezzogiorno: regioni TR perdono [ma sono state compensate per andare in pari],

LD stanno più o meno pari … rispetto al ciclo 2007-13.

07-13 at current prices

14-20 at 2011 prices

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Accordo di Partenariato 2014 – 2020

31,1 miliardi a prezzi

correnti

(FESR + FSE)

ACCORDO DI PARTENARIATO ITALIA 2014-

2020 (risorse UE)

10,4 miliardi FEASR

537,3 meuro FEAMP

22,2

1,3

regioni meno

sviluppate

regioni in

transizione

regioni più

sviluppate

22,2

7,6

1,3

Page 21: Finalità e modello di intervento delle politiche di coesione [riflessioni teoriche, istituzionali e di esperienza pratica]

AP 14-20 - allocazione FESR + FSE agli Obiettivi tematici per

categorie di regioni (solo risorse comunitarie, milioni di euro

correnti, valori programmatici)

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Allocazione FESR e FSE agli Obiettivi Tematici (solo

risorse comunitarie, milioni di euro correnti)

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ALLOCAZIONE FESR, FSE – concentrazione delle

risorse sulla Strategia Europa 2020

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E le politiche di coesione nazionali?

• Se ne parla meno, ma sul medio-lungo periodo

nell’ultimo 15nnio hanno contato molto

• Formalmente ribadite: appostamenti consistenti

nella LS 2014 e considerate più complementari che

integrate… specializzazione (infrastrutture, ambiente)

• Ancora però in mezzo al guado : FAS/FSC 2007-2013;

PAC 2007-2013, FSC 2014-2020; PAC 2014-2020

• Difficoltà di finanza pubblica e incertezza/instabilità

di direzione politica (conseguente?) stanno

riducendo molto il ritmo degli investimenti pubblici

complessivi.

• Rimane il nodo delle politiche «ordinarie». 24

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Evidenze rilevantiSPA - SPESA PUBBLICA IN CONTO CAPITALE AL NETTO

DELLE PARTITE FINANZIARIE (anni 1996-2012; euro

pro capite costanti 2005)

25

600

700

800

900

1.000

1.100

1.200

1.300

1.400

1.500

Centro-Nord Mezzogiorno

Media 1.138

Media 1.273

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NODI (da sciogliere o da tagliare ?), certamente da

discutere … anche sul piano teorico• Orientamento delle politiche UE: sempre più verticali

e meno territoriali. Cosa significa ?

• Concentrazione verticale o affermazione del place

based? Si possono mettere insieme le cose? Come?

• Riflessioni cognitive/valutative: semplificate o

complesse?

• Capacità: le politiche di coesione funzionano solo

dove lo sviluppo c’è già?

• Il caso italiano: recriminazioni, impotenza e

rivendicazioni/proposte territoriali. Centralizzazione

versus Decentramento: Che fare?

• Più Mezzogiorno? Come? 26