Filosofia delle Religioni...
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Filosofia delle Religioni 5 Difesa della Religione
A cura di Alfredo Nazareno d’Ecclesia
Introduzione • Contro le opinioni espresse dai demistificatori del fenomeno
religioso, hanno preso posizione molti filosofi, affermandone il
valore positivo e considerandolo, anzitutto una delle
manifestazioni più autentiche e genuine dello spirito umano.
Contro la concezione hegeliana della religione, la quale vede in
essa puramente un momento logico, naturale dell’evoluzione
dello Spirito Assoluto e contro qualsiasi subordinazione della
religione alla filosofia.
Henri Bergson (1859-1941)
• Nel celebre saggio Le due sorgenti della morale e della
religione prende in esame il fenomeno religioso in alcune delle
sue manifestazioni più elevate, quali il misticismo greco ed
orientale, il profetismo ebraico e il misticismo cristiano.
• Attraverso l’esperienza dei mistici, egli arriva all’esistenza di
Dio. Questa già presentita nella speculazione filosofica dello
slancio vitale, s’impone ora in maniera incondizionata. In che
modo? In base alla testimonianza di coloro che hanno
l’esperienza delle cose divine.
• Bisogna credere ai mistici in queste cose così come si crede ai
medici e agli ingegneri quando si tratta di problemi attinenti
alle loro specializzazioni: gli uni e gli altri sono degli esperti,
sanno quello che affermano.
Henri Bergson 2 • Slancio vitale è un'espressione nota soprattutto nell'ambito della
cultura francese (élan vital), di solito usata nella scienze spirituali e filosofiche e nella correnti artistiche del XX secolo del dadaismo e del fauvismo.
• Già nella filosofia greca dello stoico Posidonio si ipotizzava il concetto di una sorta di forza vitale, ritenuta come emanata dal sole verso tutte le creature viventi sulla superficie terrestre. Nelle Filosofie orientali si teorizzava il Ki un concetto delle energie fondamentali dell'universo, di cui fanno parte la natura e le funzioni della mente umana. In Occidente la teoria dello slancio vitale appartiene propriamente alle filosofie vitalistiche sviluppatesi.
• L’idea di “slancio vitale” è suggerita dall’osservazione di una sorta di flusso interno allo sviluppo evolutivo, che esprime la capacità di cercare le proprie strade in modo creativo, non arrestandosi di fronte agli ostacoli. Quando siamo bambini, spiega Bergson, il nostro futuro sviluppo è caratterizzato da un numero imprecisato di tendenze: pensiamo di volta in volta, mentre cresciamo, che faremo il pompiere, il giornalista, l'esploratore..ecc, ma poi alla fine una sola di queste strade diverrà reale.
Maurice Blondel (1861-1949)
• Nel difendere il valore oggettivo della religione, Blondel cerca
di fondarlo sull’analisi del dinamismo umano considerato
nella sua struttura essenziale. Secondo il filosofo, un esame
attento e approfondito dell’azione conduce logicamente al
riconoscimento dell’esistenza di Dio. Infatti, l’azione è in
perpetuo divenire, come travagliata dall’aspirazione di una
crescita infinita.
Maurice Blondel 2 • Noi siamo costretti a voler divenire ciò che da noi stessi non possiamo
né raggiungere né possedere. “È perché ho l’ambizione d’essere
infinitamente, che sento la mia impotenza: io non mi sono fatto, non
posso ciò che voglio, sono costretto a superarmi….. Ora, questa
spinta verso l’infinito, che dilata continuamente la mia azione, è
Dio. Egli non ha altra ragion d’essere per noi perché è ciò che noi
non possiamo essere né fare con le nostre sole forze”. Noi siamo la
sproporzione tra l’ideale e il reale, ma tendiamo verso la loro identità:
tale identità è Dio stesso. M. Blondel, L’action, Parigi, 352-354.
William James (1842-1910)
• In particolare nell’opera Le varie forme dell’esperienza religiosa. La sua difesa è basata su motivazioni d’ordine mistico come in Bergson.
• James non crede che sia possibile trasformare la religione in un sistema di proposizioni scientifiche dimostrabili apoditticamente- (Provato in modo inconfutabile). A suo giudizio il fondamento della religione non è la ragione, ma la fede, il sentimento ed altre esperienze particolari come la preghiera, conversazioni con l’invisibile, visioni, ecc..
• Tutto questo però non significa che la religione sia priva di concetti e di dottrine. Anzi James riconosce che una religione che sia veramente autentica deve logicamente guardare ad un certo tipo di metafisica o di cosmologia teistica e che perciò la fede in Dio, i cui attributi sono essenzialmente “morali” o connessi con l’esperienza umana, può essere difesa come un elemento necessario dell’esperienza religiosa, sebbene non possa servire come base di una teologia razionale.
Max Scheler (1874-1928)
• Pone il fenomeno religioso al centro della sua ricerca filosofica,
in polemica col positivismo che come abbiamo visto riduce la
religione a un momento transitorio dello sviluppo progressivo
della storia dell’umanità. Scheler afferma il carattere assoluto
e perenne dell’esperienza religiosa.
• Egli respinge categoricamente la teoria positivistica della
nascita della religione per un processo evolutivo che va dal
feticismo all’animismo, alla magia, al politeismo e finalmente al
monoteismo.
• Scheler rileva, come fenomenologicamente “anche il feticcio
più primitivo presenta, per quanto rozzamente, l’essenza
indeducibile del divino, quale sfera globale dell’essere
assoluto corredato con tutte le caratteristiche del santo”.
Max Scheler 2 • In esso l’intenzione religiosa, tende, sente, vede la totalità
dell’essere assoluto e santo e non un semplice oggetto naturale in cui
per entropia (mutazione) introduce una vita psichica.
• Per quanto concerne la sfera religiosa Scheler ritiene che il motivo
ultimo della sua accettazione sia l’evidenza immediata dell’oggetto
che si dà come tale in atti di conoscenza specifica, nel caso, negli atti
religiosi. Pertanto il fondamento ultimo della religione non può
essere che l’automanifestazione di Dio. Tale automanifestazione di
Dio, secondo Scheler, può avvenire solo tramite gli uomini religiosi,
culminanti nel santo originario, che egli individua nella figura del
Cristo.
Rudolf Otto (1869- 1937)
• Nel suo famoso saggio Das Heilige (Il Sacro), descrive con acutezza
straordinaria le differenti modalità dell’esperienza religiosa. Il
numinoso è una categoria che fa parte del gruppo più complesso del
sacro, significa totalmente diverso da ciò che è umano o anche
cosmico. Tale espressione è poi riverberata in campo teologico. È
completamente inaccessibile alla comprensione concettuale, qualcosa
di indefinibile, ineffabile, proprio come il bello sul piano estetico. Nel
numinoso si discerne un profondo senso di inferiorità, un sentimento
di fascinazione e di paura (come nel sublime romantico)
Rudolf Otto 2 • Rappresenta l’elemento più intimo che appartiene a tutte le
religioni. Il numinoso a sua volta assume due aspetti che lo
caratterizzano in modo inequivocabile:
• a) l’aspetto di mysterium tremendum
• b) l’aspetto mysterium fascinans.
• Il primo costituisce l’aspetto ripulsivo del numinoso, il
secondo ne rappresenta, invece, l’aspetto attrattivo e
affascinante.
Rudolf Otto 3 • Il sacro oltre che un aspetto irrazionale, rappresentato dalla
categoria del numinoso, riveste anche un aspetto razionale;
questo trova espressione soprattutto nei simboli e nei
dogmi. Queste categorie, attraverso segni stabili e
universalmente validi, il sacro acquista una struttura solida, che
gli conferisce il carattere di dottrina rigorosa, oggettivamente
valida e la oppone per ciò alle stravaganze dell’irrazionalismo
fantastico e sognatore.
Simone Weil (1909- 1943)
• Filosofa francese di formazione agnostica. Nel suo pensiero si trovano
intuizioni nate da un’esperienza di vita spirituale intensa, vissuta
nell’affermazione della miseria umana, del dolore morale, della sua
lontananza da Dio e contro ogni illusione che l’essere umano possa
salvarsi da solo.
• Il suo pensiero riafferma l’esigenza etica che nel regno spirituale, il
bene produce il bene e il male produce il male.
• Svuotando il proprio io, rinunciando alla forza e cercando una
relazione con l’altro che non sia di oppressione, ma di empatia, si
giunge al noi, alla comunità.
Simone Weil 2 • La vicenda spirituale di Simone è quella di un’autodidatta e
passa attraverso la filosofia: è solo studiando i grandi filosofi
che Simone è costretta a fare i conti con il problema cristiano.
• Perciò, da un lato si avvicina al cristianesimo priva di
qualsiasi nozione teologica, dall’altro con la consapevolezza
che le deriva dalla sua peculiare libertà di giudizio ed
onestà intellettuale, unite allo straordinario rilievo che ebbe la
sua passione politica
• Ella scrive: «Ho avuto all’improvviso la certezza che il
cristianesimo è per eccellenza la religione degli schiavi, che
gli schiavi non possono non aderirvi ed io con loro».
Simone Weil 3 • Ella scrive: “mentre ero sola nella piccola cappella di Santa Maria
degli Angeli ad Assisi.., qualcosa di più forte mi ha obbligato, per la
prima volta nella mia vita, ad inginocchiarmi”.
• L'atteggiamento del corpo di mettersi in ginocchio esprime
la richiesta, la guarigione, la liberazione dal male, non solo fisico, ma
anche psichico e spirituale. È una posizione
della preghiera cristiana che ha le sue radici nella Bibbia.
Sicuramente l’inginocchiarsi è estraneo alla cultura moderna, perché si
è allontanata dalla fede e non riconosce più i valori spirituali, ma solo
la legge del potere dell'IO che celebra ogni giorno la grandezza
dell'uomo.
Jacques Maritain (1882-1973)
• Contro i mali e le deviazioni che affliggono l’uomo contemporaneo,
propone un ritorno alla filosofia di San Tommaso la cui vitalità,
lungamente misconosciuta dal pensiero moderno, egli tende a
rivalutare confrontandola con le tematiche culturali, sociali e religiose
contemporanee.
• Di qui un umanesimo integrale, al quale l’autore evidenzia il compito
della ricostruzione di un mondo organico che riconduca la società
profana sotto la guida dei valori cristiani.
• La civiltà del futuro non dovrà ripetere la soggezione medievale del
potere politico a quello religioso; dovrà integrare le funzioni profane e
il senso sacrale dell’esistenza umana in una armoniosa fusione di fini e
di mezzi.
Emmanuel Mounier (1902-1950)
• Il movimento personalista, al quale egli diede un programma teorico e politico con Rivoluzione personalista e comunitaria, nasce dalla riflessione sulla crisi mondiale del 1929 interpretata come crisi di civiltà e di valori che il cristianesimo deve affrontare dissociandosi dalle potenze del denaro e del disordine stabilito.
• Egli riprende la polemica, da un lato, del cristianesimo sociale contro l’individualismo egoistico della società borghese e l’atomismo liberale, dall’altro combatte il materialismo e l’ateismo della dottrina marxista.
• La base del movimento sociale, che il filosofo presenta come terza via, deve essere la valorizzazione della persona, intesa come libertà e trascendenza, cioè apertura a Dio e agli altri.
• La persona non è l’individuo, essa si realizza nella comunità, intesa come persona collettiva o persona di persone, fondata su un’unità etica più che giuridica ed economica.
• Anticipò con l’opera introduzione agli esistenzialismi, molti temi di dialogo tra marxisti e cristiani.
Hedwing Conrad-Martius (1888-1966)
• Cristiana evangelica, è una fra le prime donne del suo tempo a
compiere studi universitari, allieva di Husserl.
• Gli interessi della pensatrice sono rivolti alla filosofia e alle scienze e
fra queste alla biologia.
• La prospettiva religiosa è sempre tenuta presente, soprattutto
l’indagine teologica. Il grande sforzo è quello di non separare questi
due ambiti di ricerca, ma di trovare punti di contatto.
• Alcune verità di fede, possono sembrare irragionevoli se lette in
prospettiva scientifica, come può essere la stessa Resurrezione di
Cristo, ma si tratta di riesaminare i principi delle scienze alla luce di
un’indagine fenomenologica orientata in senso realistico per
ammettere la possibilità di dimensioni diverse da quelle
individuate, dimensione che, d’altra parte, le recenti scoperte della
relatività e dei quanta di energia stanno mostrando.
• I temi dell’origine e dell’evoluzione debbono essere vagliati alla luce
della Rivelazione perché possano essere compresi.
Hannah Arendt (1906-1975)
• L'antica alleanza tra religione e autorità di per sé non prova che il concetto di autorità sia necessariamente di natura religiosa. non sappiamo ancora dare una definizione esaustiva di «religione»; il dibattito non è ancora stato esteso a tutte le religioni esistenti (le quali, in un dibattito sulla religione, dovrebbero certo aver voce in capitolo); la figura di «Dio», centrale per i monoteismi, non è un requisito essenziale per la «religione» (tanto che esistono religioni che possono tranquillamente farne a meno).
• Nel 1947, in una lettera all’amico Kurt Blumenfeld, capo di una organizzazione sionista con cui Hannah era attivamente coinvolta, scrive: «Io in realtà sono molto felice, perché non si può andare contro la propria vitalità naturale. Il mondo, così come Dio l’ha creato, mi sembra buono». È all’apparenza paradossale che una filosofa ostinatamente laica riecheggi le parole del libro della Sapienza: «Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per la vita; le creature del mondo sono sane, in esse non c’è veleno di morte, né gli inferi regnano sulla terra, perché la giustizia è immortale».
Hannah Arendt 2 • «A minare la fede cristiana non fu l’ateismo del XVIII secolo o il
materialismo del XIX (…) ma piuttosto l’atteggiamento di sfiducia
di uomini genuinamente religiosi, agli occhi dei quali il contenuto e
la promessa tradizionali del cristianesimo erano diventati “assurdi”».
I responsabili vanno cercati all’interno della stessa tradizione
religiosa.
• Tra le sue opere tradotte in italiano ricordiamo: Le origini del
totalitarismo. (Bompiani, 1978).
Conclusione • La religione è l’insieme di conoscenze, di azioni e di strutture con
cui il soggetto umano esprime riconoscimento, dipendenza, venerazione nei confronti del sacro.
• Questa definizione, come si vede, comprende due elementi, uno riguardante il soggetto e l’altro l’oggetto. Quanto al soggetto, il primo indica l’atteggiamento che l’essere umano assume quando si esprime religiosamente. In effetti, non ogni rapporto col sacro è attività religiosa, se per esempio si studiano il processo di trasformazione e di sviluppo delle religioni, i loro influssi e manifestazioni, non si può fare a meno di occuparsi anche dell’oggetto dell’esperienza religiosa, tuttavia ci si muove sul piano della Storia, non della religione.
• Dell’oggetto della religione la nostra definizione indica ciò che lo caratterizza in modo esclusivo. Sacro è un conetto primario, fondamentale, come i concetti di essere, di vero, di bene, di bello e pertanto non si può spiegare ulteriormente rifacendosi a categorie estranee alla sfera religiosa
Sintesi
Grazie per L’attenzione