Fides: quest anno uccisi nel mondo 26 operatori pastorali ... · SABATO 10 31 DICEMBRE 2011 I...

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Avvenire 12/31/2011 Copyright © Avvenire January 2, 2012 4:00 pm / Powered by TECNAVIA / HIT-M Copy Reduced to 49% from original to fit letter page CHIESA NEL MONDO SABATO 31 DICEMBRE 2011 10 I PRECEDENTI IN 30 ANNI BEN MILLE «CADUTI» SUL FRONTE MISSIONARIO Sono mille, secondo i dati in possesso dell’Agenzia Fides, gli operatori pastorali che negli ultimi trent’anni sono rimasti vittima della violenza perpetrata durante rapine, ma anche in agguati veri e propri. Nel decennio 1980-1989 hanno perso la vita in modo violento 115 missionari. Tale cifra però è senza dubbio in difetto poiché si riferisce solo ai casi accertati e di cui si è avuta notizia. Il quadro riassuntivo degli anni 1990-2000 presenta un totale di 604 missionari uccisi. Un numero elevato anche per il genocidio del Rwanda (1994) che, da solo, ha provocato almeno 248 vittime tra il personale ecclesiastico. Negli anni 2001- 2010 il totale degli operatori pastorali uccisi è di 255 persone. Se si aggiungono le 26 vittime di quest’anno si raggiunge la drammatica cifra di mille vittime. Tra loro anche sedici vescovi e ventotto laici e volontari. Operatori pastorali uccisi nel 2011 Fonte: Agenzia Fides Suor Jeanne Yegmane Suor Angelina Don Rafael Reátiga Rojas Don Richard A. Piffano Laguado Don Luis Carlos Orozco Cardona Don G. Amalan Don Marek Rybinski Don Romeu Drago Don Santos Sánchez Hernández Mons. Julio César Alvarez Don Francisco Sánchez Durán Padre Gustavo Garcia Don Salvador Ruiz Enciso Don Ricardo Muñoz Juárez Don Marco Antonio Duran Romero Don Marlon Ernesto Pupiro García Don José Reinel Restrepo Idárraga Don Gualberto Oviedo Arrieta María Elizabeth Macías Castro Don Awuor Kisero Luis Eduardo Garcia Padre Fausto Tentorio Suor Valsha John Suor Lukrecija Mamic Francesco Bazzani Rabindra Parichha RD Congo Sud Sudan Colombia Colombia Colombia India Polonia Brasile Messico Paraguay Messico Colombia Messico Spagna Messico Nicaragua Colombia Colombia Messico Kenya Colombia Italia India Croazia Italia India Ordine di S.Agostino Ordine di S.Agostino Diocesano Diocesano Diocesano Diocesano Salesiano (SDB) Diocesano Diocesano Diocesano Diocesano Congr. Gesù e Maria - Eudisti Diocesano Diocesano Diocesano Diocesano Diocesano Diocesano Movimento Laico Scalabriniano Diocesano Laico, Pastorale Sociale PIME Suore Carità di Gesù e Maria Ancelle della Carità Volontario laico Laico Dungu (RD Congo) Sud Sudan Bogotà (Colombia) Bogotà (Colombia) Rionegro (Colombia) Palayamkottai (India) Manouba (Tunisia) Montes Claros (Brasile) Mecapala (Messico) Villarrica (Paraguay) Città del Messico Bogotà (Colombia) Tijuana (Messico) Cartagena (Spagna) Matamoros (Messico) Masaya (Nicaragua) Risaralda (Colombia) Capurganá (Colombia) Nuevo Laredo (Messico) Nairobi (Kenya) Popayan (Colombia) Mindanao (Filippine) Pachwara (India) Kiremba (Burundi) Kiremba (Burundi) Orissa (India) 15 gennaio 17 gennaio 26 gennaio 26 gennaio 13 febbraio 16 febbraio 18 febbraio 19 febbraio 21-22 febbraio 14 aprile 26 aprile 12 maggio 22 maggio 3 giugno 2 luglio 23 agosto 1 settembre 12 settembre 24 settembre 3 ottobre 16 ottobre 17 ottobre 15 novembre 27 novembre 27 novembre 16 dicembre 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 Nome e cognome Nazionalità Istituto o Diocesi Luogo e data della morte Testimoni di Cristo. Fino al sangue DA ROMA SALVATORE MAZZA ono ventisei, uno in più dell’anno precedente, gli operatori pastora- li uccisi nel corso del 2011. Di es- si, «alcuni sono stati vittime di quella violenza che combattevano o della di- sponibilità ad aiutare gli altri mettendo in secondo piano la propria sicurezza», mentre altri «sono stati uccisi in tenta- tivi di rapina o di sequestro finiti male». Altri ancora, infine, «sono stati elimi- nati perché, nel nome di Cristo oppo- nevano l’amore all’odio, la speranza al- la disperazione, il dialogo alla contrap- posizione violenta, il diritto al sopru- so». È quanto annota l’agenzia missionaria Fides, pubblicando, come alla fine di o- gni anno, il triste elenco degli operato- ri che nel corso degli ultimi dodici me- si hanno trovato una morte violenta. Quest’anno, nel computo, ci sono di- ciotto sacerdoti, quattro religiose e S quattro laici. E, per la terza volta con- secutiva, al primo posto figura l’Ameri- ca (13 sacerdoti e 2 laici). Seguono quin- di l’Africa (2 sacerdoti, 3 religiose, 1 lai- co), l’Asia (2 sacerdoti, una religiosa e un laico), e infine Europa (un sacerdote). La Nazione che ha registrato il più alto numero di operatori pastorali uccisi è la Colombia: don Rafael Reátiga Rojas e don Richard Armando Piffano La- guado, uccisi a colpi di arma da fuoco; don Luis Carlos Orozco Cardona, feri- to mortalmente da un giovane armato che gli ha sparato tra la folla; padre Gu- stavo Garcia, Eudista, assassinato in strada da un individuo che lo ha aggre- dito per rubare il suo cellulare; don Jo- sé Reinel Restrepo Idárraga, ucciso mentre era alla guida della sua motoci- cletta, poi rubata insieme a altri ogget- ti del sacerdote; don Gualberto Oviedo Arrieta, accoltellato nella canonica del- la sua parrocchia. All’elenco dei sacer- doti si aggiunge il laico Luis Eduardo Garcia, rapito da un gruppo di guerri- glieri e poi ucciso. In Messico, don Santos Sánchez Hernández, aggredito da un malinten- zionato introdottosi nella sua casa; don Francisco Sánchez Durán, ucciso forse nel tentativo di fermare un furto in chie- sa; don Salvador Ruiz Enciso, seque- strato e ucciso; don Marco Antonio Du- ran Romero, ucciso in un conflitto a fuo- co tra militari e un gruppo armato. A lo- ro si aggiunge María Elizabeth Macías Castro, del Movimento Laico Scalabri- niano, sequestrata da un gruppo di nar- cotrafficanti e barbaramente uccisa. In Brasile è stato ucciso nella sua abita- zione don Romeu Drago. In Paraguay il corpo di monsignor Julio César Alvarez è stato trovato in camera sua, legato ma- ni e piedi, con lesioni e graffi, morto per strangolamento. In Nicaragua è stato sequestrato e ucciso don Marlon Erne- sto Pupiro García. Per quanto riguarda l’Africa, in Tunisia è stato ucciso don Marek Rybinski, mis- sionario salesiano, il cui corpo è stato trovato in un locale della scuola di Ma- nouba. In Kenya don Awuor Kisero è stato aggredito in un quartiere alla pe- riferia della capitale keniana, e colpito al petto con un’arma da taglio. In Con- go ha trovato la morte in un’imboscata stradale suor Jeanne Yegmane. In Sud Sudan è morta suor Angelina, mentre portava aiuti sanitari ai rifugiati. In Bu- rundi sono stati uccisi durante un ten- tativo di rapina suor Lukrecija Mamic, delle Ancelle della Carità, e Francesco Bazzani, volontario. Passando all’Asia, in India hanno tro- vato la morte don G. Amalan, ucciso in una rapina, la religiosa suor Valsha John, impegnata tra poveri, uccisa nella sua casa; il catechista e attivista laico Ra- bindra Parichha, sequestrato e ucciso. Nelle Filippine è stato ucciso padre Fau- sto Tentorio, missionario del Pime. In Spagna, infine don Ricardo Muñoz Juá- rez è stato ucciso da ladri che si erano introdotti nella sua abitazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Fides: quest’anno uccisi nel mondo 26 operatori pastorali MISSIONARIO PIME Filippine, il sacrificio di padre Fausto Tentorio dalla parte degli ultimi ietro l’assassinio il 17 ottobre scorso sull’isola filippina di Mindanao, di padre Fausto Tentorio, missionario del Pontificio Istituto per le Missioni Estere (Pime) ci sarebbe la sua ostilità verso la costruzione di un impianto per la produzione di energia idroelettrica sul fiume Pulangui dove questo attraversa la valle di Arakan. È quando sarebbe emerso, secondo fonti locali delle Forze armate, dall’interrogatorio di Jimmi Ato fermato giovedì scorso dopo un breve scontro a fuoco con i poliziotti che intendevano arrestarlo. «I presunti mandanti sono facoltosi possidenti dell’Arakan che trarrebbero profitto dall’impianto a cui padre Pops (Tentorio) e le organizzazioni delle minoranze tribali della regione si opponevano, come pure altre organizzazioni di sinistra», ha fatto sapere il colonnello Leopoldo Galon in un testo fatto pervenire ai mass media filippini. Ci sono, però, dubbi, avanzati anche da confratelli del missionario ucciso, che gli arrestati - uno esecutore materiale dell’omicidio e l’altro, il fratello Robert sfuggito finora alla cattura, alla guida della motocicletta con cui si sono allontanati dopo l’assassinio - siano stati individuati da testimoni oculari come finora emerso. «Per quanto ne so, non c’erano testimoni quando padre Tentorio è stato ucciso», ha fatto sapere al quotidiano filippino Daily Inquirer padre Sebastiano D’Ambra, confratello del Pime. Il Movimento «Giustizia per Pops», che include esponenti ecclesiali e gruppi della società civile con l’obiettivo di fare chiarezza sulla morte del missionario ha fatto sapere di temere la manipolazione dei fatti ed espresso la propria convinzione che dietro il drammatico evento - il terzo omicidio di un padre del Pime nelle Filippine - vi possano essere i militari che già avevano accusato Fausto Tentorio di simpatizzare per movimenti di sinistra nel suo impegno per la salvaguardia delle minoranze e per il loro diritto alle terre ancestrali. Stefano Vecchia © RIPRODUZIONE RISERVATA D IL VOLONTARIO L’ITALIANO BAZZANI MORTO IN BURUNDI Francesco Bazzani, 59enne, volontario italiano in Burundi, per conto dell’associazione Ascom di Legnago (Verona), è stato ucciso durante un tentativo di rapina avvenuto la sera del 27 novembre 2011. Alcuni malviventi si sono introdotti nella casa delle suore Ancelle della Carità a Kiremba, nella zona Nord- ovest del Paese africano, vicino al grande ospedale dove le religiose prestano il loro servizio. Insieme a Bazzani, c’era suor Lukrecija Mamic, croata di origine, uccisa a sangue freddo, mentre il cooperante italiano e un’altra religiosa, suor Carla, sono stati sequestrati dai banditi. Poco dopo, temendo uno scontro con la polizia, i due ostaggi sono stati fatti scendere dall’automobile: a quel punto a sangue freddo Francesco Bazzani è stato ucciso. La forza di reagire che ha avuto suor Carla, che pur è rimasta ferita, le ha permesso di salvarsi. Le vittime lavoravano all’ospedale di Kiremba, una realtà importante finanziata dalla diocesi di Brescia diventata un punto di riferimento a livello sanitario nella zona. Bazzani si occupava in particolare del settore amministrativo e si trovava per puro caso nell’abitazione delle suore, accanto all’ospedale costruito da volontari bresciani negli anni Sessanta: l’uomo era stato chiamato per risalire alla causa di un momentaneo black-out elettrico, forse causato dagli stessi aggressori. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il triste primato dell’America Latina con le sue 15 vittime DI LUCIA CAPUZZI l giorno prima di essere sequestrata e massa- crata, María Elizabeth Macías Castro – o Ma- risol come la chiamavano gli amici – aveva scritto sul sito di “Nuevo Laredo en vivo”: «De- nunciate i criminali». Poche ore dopo, Marisol è stata ingoiata nel vortice della violenza estrema che ormai da cinque anni dilania il suo Paese, il Messico. E a cui lei ha cercato di opporsi, con le uniche armi che aveva scelto di usare: la tastiera del pc e un’immagine della Madonna di Guada- lupe. Con la prima scriveva gli articoli di denuncia sul narcotraffico per il quotidiano Primera Hora e il sito “Nuevo Laredo en vivo”. Con la seconda den- tro la borsa, ogni momento libero, Marisol si re- cava nella Casa del Migrante di Nuevo Laredo, nel Tamaulipas, dove svolgeva attività di volontaria- to, come laica scalabriniana. Qui cercava di di- fendere le migliaia di centroamericani – che ogni anno attraversano il Messico nella rotta verso gli Usa – dai narcos. Che li ra- piscono e li sfruttano. U- na “colpa” imperdonabi- le – come l’attività di re- porter d’inchiesta – quel- la di Marisol per la crimi- nalità. Il corpo decapitato della giovane è stato tro- vato il 24 settembre. Marisol Macías Castro è uno dei 15 operatori pa- storali uccisi quest’anno in America Latina. Che per il terzo anno consecutivo conserva il dram- matico primato di continente più letale per mis- sionari, laici, religiosi impegnati nella difesa del- la giustizia. Nella sola Colombia – dilaniata da ol- tre mezzo secolo da un conflitto feroce tra oppo- sti gruppi armati – ne sono stati assassinati sette, sei sacerdoti e un laico. Una cifra allarmante, ha sottolineato la Conferenza episcopale colombia- na. E non casuale: nel caos, la Chiesa è il primo referente umanitario per la gente specie nelle re- gioni più remote e dove è più debole la presenza dello Stato. Un referente spesso “scomodo” per i gruppi criminali che non esitano a imporre la loro legge col sangue. Come nel caso dei sacerdoti Ra- fael Reátiga Rojas e Ri- chard Armando Piffano Laguado, freddati il 26 gennaio mentre viaggiavano in auto. I due lotta- vano per tenere i giovani lontano dalla delin- quenza nelle baraccopoli Soacha e Kennedy di Bogotà. O don José Reynel Restrepo Idárraga, assassina- to da due uomini in moto il 1 settembre a Risa- ralda. Don José era impegnato nella lotta pacifi- ca contro un progetto di miniera d’oro a cielo a- perto che avrebbe inquinato le falde acquifere della zona. O, ancora, Luis Eduardo García, atti- vista per i diritti umani ed esponente della pa- storale sociale. Una banda armata l’ha rapito e fi- nito a colpi di pistola lo scorso ottobre nel Cauca, una delle regioni più violente. Non mancano le vit- time della criminalità comune: don Luis Carlos O- rozco, padre Gustavo García, don Gualberto O- viedo Arrieta, massacrati per rapina spesso da persone che avevano aiutato. Nel Messico dissanguato dalla narcoguerra, sono cinque gli operatori pastorali ammazzati. Oltre a Marisol, per le forze di sicurezza, solo don Marco Antonio Durán è stato ucciso dai narcos. Il sacer- dote è finito per caso nel mezzo di un conflitto a fuoco tra trafficanti e forze dell’ordine a Mata- moros ed è stato crivellato. Gli altri tre, Santos Sánchez Hernández, Francisco Sánchez Durán e Salvador Ruiz Enciso sarebbero vittime di delin- quenti comuni. Come monsignor Julio César Al- varez, strangolato in Paraguay, e il brasiliano don Romeu Drago. Anche Marlon Ernesto Pupiro García in Nicaragua sarebbe stato ucciso duran- te un tentativo di rapina. Anche se restano forti dubbi sulle mafie locali, contro cui si batteva il sacerdote. © RIPRODUZIONE RISERVATA I Nella sola Colombia sono stati ammazzati sette servitori della Verità, mentre in Messico altri cinque hanno perso la vita, in modo violento il dossier Anche due italiani compaiono nell’elenco dei sacerdoti, religiosi e laici assassinati Un missionario laico che opera in Venezuela. È uno delle migliaia che rischiano la propria vita (foto Ap)

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Avvenire 12/31/2011

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CHIESANEL MONDO

SABATO31 DICEMBRE 201110

I PRECEDENTI

IN 30 ANNI BEN MILLE «CADUTI»SUL FRONTE MISSIONARIOSono mille, secondo i dati in possessodell’Agenzia Fides, gli operatori pastoraliche negli ultimi trent’anni sono rimastivittima della violenza perpetrata duranterapine, ma anche in agguati veri e propri.Nel decennio 1980-1989 hanno perso lavita in modo violento 115 missionari. Talecifra però è senza dubbio in difetto poichési riferisce solo ai casi accertati e di cui si èavuta notizia. Il quadro riassuntivo deglianni 1990-2000 presenta un totale di 604missionari uccisi. Un numero elevato ancheper il genocidio del Rwanda (1994) che, dasolo, ha provocato almeno 248 vittime trail personale ecclesiastico. Negli anni 2001-2010 il totale degli operatori pastoraliuccisi è di 255 persone. Se si aggiungono le26 vittime di quest’anno si raggiunge ladrammatica cifra di mille vittime. Tra loroanche sedici vescovi e ventotto laici evolontari.

Operatori pastorali uccisi nel 2011

Fonte: Agenzia Fides

Suor Jeanne YegmaneSuor AngelinaDon Rafael Reátiga RojasDon Richard A. Piffano LaguadoDon Luis Carlos Orozco CardonaDon G. AmalanDon Marek RybinskiDon Romeu DragoDon Santos Sánchez HernándezMons. Julio César AlvarezDon Francisco Sánchez DuránPadre Gustavo GarciaDon Salvador Ruiz EncisoDon Ricardo Muñoz JuárezDon Marco Antonio Duran RomeroDon Marlon Ernesto Pupiro GarcíaDon José Reinel Restrepo IdárragaDon Gualberto Oviedo ArrietaMaría Elizabeth Macías CastroDon Awuor KiseroLuis Eduardo GarciaPadre Fausto TentorioSuor Valsha JohnSuor Lukrecija MamicFrancesco BazzaniRabindra Parichha

RD CongoSud SudanColombiaColombiaColombiaIndiaPoloniaBrasileMessicoParaguayMessicoColombiaMessicoSpagnaMessicoNicaraguaColombiaColombiaMessicoKenyaColombiaItaliaIndiaCroaziaItaliaIndia

Ordine di S.AgostinoOrdine di S.AgostinoDiocesano Diocesano DiocesanoDiocesano Salesiano (SDB)Diocesano DiocesanoDiocesanoDiocesanoCongr. Gesù e Maria - EudistiDiocesanoDiocesanoDiocesanoDiocesano DiocesanoDiocesanoMovimento Laico ScalabrinianoDiocesanoLaico, Pastorale SocialePIMESuore Carità di Gesù e MariaAncelle della Carità Volontario laicoLaico

Dungu (RD Congo)Sud SudanBogotà (Colombia) Bogotà (Colombia)Rionegro (Colombia)Palayamkottai (India) Manouba (Tunisia) Montes Claros (Brasile) Mecapala (Messico)Villarrica (Paraguay) Città del MessicoBogotà (Colombia)Tijuana (Messico)Cartagena (Spagna) Matamoros (Messico) Masaya (Nicaragua) Risaralda (Colombia) Capurganá (Colombia) Nuevo Laredo (Messico) Nairobi (Kenya)Popayan (Colombia) Mindanao (Filippine) Pachwara (India) Kiremba (Burundi)Kiremba (Burundi) Orissa (India)

15 gennaio17 gennaio26 gennaio26 gennaio13 febbraio16 febbraio18 febbraio19 febbraio

21-22 febbraio14 aprile26 aprile

12 maggio22 maggio

3 giugno2 luglio

23 agosto1 settembre

12 settembre24 settembre

3 ottobre16 ottobre17 ottobre

15 novembre27 novembre27 novembre16 dicembre

123456789

1011121314151617181920212223242526

Nome e cognome Nazionalità Istituto o Diocesi Luogo e data della morte

Testimoni di Cristo. Fino al sangueDA ROMA SALVATORE MAZZA

ono ventisei, uno in più dell’annoprecedente, gli operatori pastora-li uccisi nel corso del 2011. Di es-

si, «alcuni sono stati vittime di quellaviolenza che combattevano o della di-sponibilità ad aiutare gli altri mettendoin secondo piano la propria sicurezza»,mentre altri «sono stati uccisi in tenta-tivi di rapina o di sequestro finiti male».Altri ancora, infine, «sono stati elimi-nati perché, nel nome di Cristo oppo-nevano l’amore all’odio, la speranza al-la disperazione, il dialogo alla contrap-posizione violenta, il diritto al sopru-so».È quanto annota l’agenzia missionariaFides, pubblicando, come alla fine di o-gni anno, il triste elenco degli operato-ri che nel corso degli ultimi dodici me-si hanno trovato una morte violenta.Quest’anno, nel computo, ci sono di-ciotto sacerdoti, quattro religiose e

S quattro laici. E, per la terza volta con-secutiva, al primo posto figura l’Ameri-ca (13 sacerdoti e 2 laici). Seguono quin-di l’Africa (2 sacerdoti, 3 religiose, 1 lai-co), l’Asia (2 sacerdoti, una religiosa e unlaico), e infine Europa (un sacerdote).La Nazione che ha registrato il più altonumero di operatori pastorali uccisi èla Colombia: don Rafael Reátiga Rojase don Richard Armando Piffano La-guado, uccisi a colpi di arma da fuoco;don Luis Carlos Orozco Cardona, feri-to mortalmente da un giovane armato

che gli ha sparato tra la folla; padre Gu-stavo Garcia, Eudista, assassinato instrada da un individuo che lo ha aggre-dito per rubare il suo cellulare; don Jo-sé Reinel Restrepo Idárraga, uccisomentre era alla guida della sua motoci-cletta, poi rubata insieme a altri ogget-ti del sacerdote; don Gualberto OviedoArrieta, accoltellato nella canonica del-la sua parrocchia. All’elenco dei sacer-doti si aggiunge il laico Luis EduardoGarcia, rapito da un gruppo di guerri-glieri e poi ucciso.

In Messico, don Santos SánchezHernández, aggredito da un malinten-zionato introdottosi nella sua casa; donFrancisco Sánchez Durán, ucciso forsenel tentativo di fermare un furto in chie-sa; don Salvador Ruiz Enciso, seque-strato e ucciso; don Marco Antonio Du-ran Romero, ucciso in un conflitto a fuo-co tra militari e un gruppo armato. A lo-ro si aggiunge María Elizabeth MacíasCastro, del Movimento Laico Scalabri-niano, sequestrata da un gruppo di nar-cotrafficanti e barbaramente uccisa. In

Brasile è stato ucciso nella sua abita-zione don Romeu Drago. In Paraguay ilcorpo di monsignor Julio César Alvarezè stato trovato in camera sua, legato ma-ni e piedi, con lesioni e graffi, morto perstrangolamento. In Nicaragua è statosequestrato e ucciso don Marlon Erne-sto Pupiro García.Per quanto riguarda l’Africa, in Tunisiaè stato ucciso don Marek Rybinski, mis-sionario salesiano, il cui corpo è statotrovato in un locale della scuola di Ma-

nouba. In Kenya don Awuor Kisero èstato aggredito in un quartiere alla pe-riferia della capitale keniana, e colpitoal petto con un’arma da taglio. In Con-go ha trovato la morte in un’imboscatastradale suor Jeanne Yegmane. In SudSudan è morta suor Angelina, mentreportava aiuti sanitari ai rifugiati. In Bu-rundi sono stati uccisi durante un ten-tativo di rapina suor Lukrecija Mamic,delle Ancelle della Carità, e FrancescoBazzani, volontario.Passando all’Asia, in India hanno tro-vato la morte don G. Amalan, ucciso inuna rapina, la religiosa suor Valsha John,impegnata tra poveri, uccisa nella suacasa; il catechista e attivista laico Ra-bindra Parichha, sequestrato e ucciso.Nelle Filippine è stato ucciso padre Fau-sto Tentorio, missionario del Pime. InSpagna, infine don Ricardo Muñoz Juá-rez è stato ucciso da ladri che si eranointrodotti nella sua abitazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Fides: quest’anno uccisi nel mondo 26 operatori pastorali

MISSIONARIO PIME

Filippine, il sacrificiodi padre Fausto Tentoriodalla parte degli ultimi

ietro l’assassinio il 17 ottobre scorsosull’isola filippina di Mindanao, di padre

Fausto Tentorio, missionario del PontificioIstituto per le Missioni Estere (Pime) cisarebbe la sua ostilità verso la costruzionedi un impianto per la produzione di energiaidroelettrica sul fiume Pulangui dove questo

attraversa la valle di Arakan. Èquando sarebbe emerso,secondo fonti locali delle Forzearmate, dall’interrogatorio diJimmi Ato fermato giovedìscorso dopo un breve scontro afuoco con i poliziotti cheintendevano arrestarlo. «Ipresunti mandanti sono facoltosipossidenti dell’Arakan chetrarrebbero profittodall’impianto a cui padre Pops(Tentorio) e le organizzazionidelle minoranze tribali della

regione si opponevano, come pure altreorganizzazioni di sinistra», ha fatto sapere ilcolonnello Leopoldo Galon in un testofatto pervenire ai mass media filippini. Cisono, però, dubbi, avanzati anche daconfratelli del missionario ucciso, che gliarrestati - uno esecutore materialedell’omicidio e l’altro, il fratello Robertsfuggito finora alla cattura, alla guida dellamotocicletta con cui si sono allontanatidopo l’assassinio - siano stati individuati datestimoni oculari come finora emerso. «Perquanto ne so, non c’erano testimoniquando padre Tentorio è stato ucciso», hafatto sapere al quotidiano filippino DailyInquirer padre Sebastiano D’Ambra,confratello del Pime. Il Movimento«Giustizia per Pops», che include esponentiecclesiali e gruppi della società civile conl’obiettivo di fare chiarezza sulla morte delmissionario ha fatto sapere di temere lamanipolazione dei fatti ed espresso lapropria convinzione che dietro ildrammatico evento - il terzo omicidio di unpadre del Pime nelle Filippine - vi possanoessere i militari che già avevano accusatoFausto Tentorio di simpatizzare permovimenti di sinistra nel suo impegno perla salvaguardia delle minoranze e per il lorodiritto alle terre ancestrali.

Stefano Vecchia© RIPRODUZIONE RISERVATA

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IL VOLONTARIO

L’ITALIANO BAZZANI MORTO IN BURUNDI

Francesco Bazzani, 59enne, volontario italiano in Burundi, perconto dell’associazione Ascom di Legnago (Verona), è statoucciso durante un tentativo di rapina avvenuto la sera del 27novembre 2011. Alcuni malviventi si sono introdotti nella casadelle suore Ancelle della Carità a Kiremba, nella zona Nord-

ovest del Paese africano, vicino algrande ospedale dove le religioseprestano il loro servizio. Insieme aBazzani, c’era suor Lukrecija Mamic,croata di origine, uccisa a sanguefreddo, mentre il cooperante italiano eun’altra religiosa, suor Carla, sono statisequestrati dai banditi. Poco dopo,temendo uno scontro con la polizia, idue ostaggi sono stati fatti scenderedall’automobile: a quel punto a sanguefreddo Francesco Bazzani è statoucciso. La forza di reagire che ha avuto

suor Carla, che pur è rimasta ferita, le ha permesso di salvarsi.Le vittime lavoravano all’ospedale di Kiremba, una realtàimportante finanziata dalla diocesi di Brescia diventata unpunto di riferimento a livello sanitario nella zona. Bazzani sioccupava in particolare del settore amministrativo e si trovavaper puro caso nell’abitazione delle suore, accanto all’ospedalecostruito da volontari bresciani negli anni Sessanta: l’uomo era stato chiamato per risalire alla causadi un momentaneo black-out elettrico, forse causato daglistessi aggressori.

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Il triste primato dell’America Latina con le sue 15 vittimeDI LUCIA CAPUZZI

l giorno prima di essere sequestrata e massa-crata, María Elizabeth Macías Castro – o Ma-risol come la chiamavano gli amici – aveva

scritto sul sito di “Nuevo Laredo en vivo”: «De-nunciate i criminali». Poche ore dopo, Marisol èstata ingoiata nel vortice della violenza estremache ormai da cinque anni dilania il suo Paese, ilMessico. E a cui lei ha cercato di opporsi, con leuniche armi che aveva scelto di usare: la tastieradel pc e un’immagine della Madonna di Guada-lupe. Con la prima scriveva gli articoli di denuncia sulnarcotraffico per il quotidiano Primera Hora e ilsito “Nuevo Laredo en vivo”. Con la seconda den-tro la borsa, ogni momento libero, Marisol si re-cava nella Casa del Migrante di Nuevo Laredo, nelTamaulipas, dove svolgeva attività di volontaria-to, come laica scalabriniana. Qui cercava di di-fendere le migliaia di centroamericani – che ognianno attraversano il Messico nella rotta verso gli

Usa – dai narcos. Che li ra-piscono e li sfruttano. U-na “colpa” imperdonabi-le – come l’attività di re-porter d’inchiesta – quel-la di Marisol per la crimi-nalità. Il corpo decapitatodella giovane è stato tro-vato il 24 settembre. Marisol Macías Castro è uno dei 15 operatori pa-storali uccisi quest’anno in America Latina. Cheper il terzo anno consecutivo conserva il dram-matico primato di continente più letale per mis-sionari, laici, religiosi impegnati nella difesa del-la giustizia. Nella sola Colombia – dilaniata da ol-tre mezzo secolo da un conflitto feroce tra oppo-sti gruppi armati – ne sono stati assassinati sette,sei sacerdoti e un laico. Una cifra allarmante, hasottolineato la Conferenza episcopale colombia-na. E non casuale: nel caos, la Chiesa è il primoreferente umanitario per la gente specie nelle re-gioni più remote e dove è più debole la presenza

dello Stato. Un referentespesso “scomodo” per igruppi criminali che nonesitano a imporre la lorolegge col sangue. Comenel caso dei sacerdoti Ra-fael Reátiga Rojas e Ri-chard Armando PiffanoLaguado, freddati il 26

gennaio mentre viaggiavano in auto. I due lotta-vano per tenere i giovani lontano dalla delin-quenza nelle baraccopoli Soacha e Kennedy diBogotà. O don José Reynel Restrepo Idárraga, assassina-to da due uomini in moto il 1 settembre a Risa-ralda. Don José era impegnato nella lotta pacifi-ca contro un progetto di miniera d’oro a cielo a-perto che avrebbe inquinato le falde acquiferedella zona. O, ancora, Luis Eduardo García, atti-vista per i diritti umani ed esponente della pa-storale sociale. Una banda armata l’ha rapito e fi-nito a colpi di pistola lo scorso ottobre nel Cauca,

una delle regioni più violente. Non mancano le vit-time della criminalità comune: don Luis Carlos O-rozco, padre Gustavo García, don Gualberto O-viedo Arrieta, massacrati per rapina spesso dapersone che avevano aiutato.Nel Messico dissanguato dalla narcoguerra, sonocinque gli operatori pastorali ammazzati. Oltre aMarisol, per le forze di sicurezza, solo don MarcoAntonio Durán è stato ucciso dai narcos. Il sacer-dote è finito per caso nel mezzo di un conflitto afuoco tra trafficanti e forze dell’ordine a Mata-moros ed è stato crivellato. Gli altri tre, SantosSánchez Hernández, Francisco Sánchez Durán eSalvador Ruiz Enciso sarebbero vittime di delin-quenti comuni. Come monsignor Julio César Al-varez, strangolato in Paraguay, e il brasiliano donRomeu Drago. Anche Marlon Ernesto PupiroGarcía in Nicaragua sarebbe stato ucciso duran-te un tentativo di rapina. Anche se restano fortidubbi sulle mafie locali, contro cui si batteva ilsacerdote.

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INella sola Colombia sono statiammazzati sette servitori della Verità,mentre in Messico altri cinquehanno perso la vita, in modo violento

il dossier Anche due italiani compaiono nell’elencodei sacerdoti, religiosi e laici assassinati

Un missionariolaico che opera in Venezuela. È

uno delle migliaiache rischianola propria vita

(foto Ap)

Avvenire 12/31/2011

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LA FEDENEL MIRINO

Padre Channan: «L’integralismosembra incontrollabile». Il poteregiudiziario e politico è sempre piùin ostaggio dei gruppi radicali

SABATO31 DICEMBRE 2011 11

la scia di sangueÈ lunga la lista delleviolenze che hannosegnato gli ultimi dodicimesi contro i difensoridelle minoranze Il leader del Punjab e il responsabile delleMinoranze lottavanocontro l’uso arbitrariodella legge per le offeseall’islam e controi fondamentalisti. Decinele esecuzioni sommarielegate al credo religioso

L’ICONA

UN’INGIUSTIZIA CHE SI CHIAMA BLASFEMIAPer tutto l’anno che si sta chiudendo, “Avvenire” ha segnato lavicinanza ad Asia Bibi con la pubblicazione, ogni giorno, della suafotografia nella pagina degli editoriali. È lei l’icona dei seguaci diCristo nel Pakistan. Lei, 37 anni madre di quattro figli, in carceredal 19 giugno 2009 e condannata a morte nel novembre dell’annosuccessivo per blasfemia, ha legato la sua vicenda all’odioscatenato dagli estremisti. Che hanno ucciso un governatore e unministro che chiedevano soltanto giustizia. Arrestata per una falsaaccusa di offese a Maometto, questa piccola donna pachistanaattende ancora in carcere la fissazione del processo d’appello. Espaventata, «prostrata fisicamente e psicologicamente» come hatestimoniato la fondazione Masihi che l’assiste come tanti altricristiani e islamici incarceratiper lo stesso reato. Incella ha subìtominacce e torturepsicologiche. Maresiste, come lasperanza dellaminoranzasempresotto tiro.

I vescovi: 200 gli uccisi da Boko Haram«San Silvestro di digiuno e preghiera»

Nigeria

ABUJA. È di almeno 5 morti ilbilancio provvisorio diun’esplosione che ha investito ieriin Nigeria un’area nelle vicinanzedella moschea di Maiduguri, teatroda giorni di violenze tra musulmanie cristiani. La deflagrazione, subitodopo la preghiera del venerdì,giunge a pochi giorni dalle azioniviolente degli estremisti islamici diBoko Haram, che il giorno diNatale hanno compiuto una seriedi attacchi contro chiese cristiane.Secondo un comunicato inviatoall’“Agenzia Fides” da monsignorAde Job, arcivescovo di Ibadan epresidente della Conferenzaepiscopale della Nigeria, le vittimedi quegli attacchi sono stateduecento. «Noi vescovi cattolicidella Nigeria siamoprofondamente rattristati dagli

attacchi dinamitardi di Natalecontro alcune chiese cristiane,inclusa la chiesa cattolica di SantaTeresa, di Madalla, che si trovasotto la giurisdizione ecclesiasticadella diocesi di Minna» afferma ilcomunicato. «Si teme che il

bilancio di questo triste evento, deimorti e delle persone disperse, sianell’ordine di circa 200 persone.Diversi feriti sono ancoraricoverati in ospedale, mentrel’edificio della chiesa e gli immobilicircostanti sono in rovina»continua il comunicato. I vescovi

nigeriani lanciano pure un appelloalla leadership islamica del Paese:«I membri della setta Boko Haramhanno rivendicato la responsabilitàdi questo crimine vergognosocontro Dio e contro l’umanità.Approfittiamo di questa occasioneper esortare i nostri pacificiconcittadini musulmani, e inparticolare i loro leader politici,economici, sociali e religiosi, nonsolo a denunciare pubblicamentequesti atti, ma per il bene loro edella Nigeria, ad essere attivi, e afare tutto il possibile per metterefine a questo movimento». Ivescovi hanno indetto per oggi unagiornata di preghiera e digiuno.«Pregate per la Nigeria in difficoltà– invocano – e pregate per la pacenella nostra nazione e per il buongoverno».

Pakistan, l’anno più orribile dei cristianiSotto i colpi dei sicari il ministro Bhatti e il governatore Taseer: avevano aiutato Asia Bibi

Bimbi pachistani cristiani giocano nel parco di Islamabad il giorno di Natale (Ap)

DI STEFANO VECCHIA

n anno duro, incerto quello che sichiude per i cristiani del Pakistan.Segnato non soltanto dall’emargi-

nazione quotidiana ma anche da molte for-me di violenza e sopraffazione che hannotrovato mai come negli ultimi dodici mesi u-na vetrina internaziona-le. Senza che però lapressione delle diplo-mazie e della Chiesa u-niversale, in stretto con-tatto con i movimentidella società civile e laChiesa locale, abbianoottenuto risultati con-creti. Il potere politicosembra ostaggio deigruppi estremisti, inparte guardati con sim-patia proprio da settoridella maggioranza digoverno. Sequele di attiviolenti, come gli abusisulle giovani cristianeimpiegate come inser-vienti nelle case di nota-bili musulmani, oppure il rapimento e stu-pro di giovani donne costrette alla conver-sione all’islam e al matrimonio, hanno ac-centuato tensioni e diffidenza.Non a caso, l’anno è stato aperto dall’assas-sinio il 4 gennaio di Salman Taseer, politicoprogressista, tra i principali esponenti delPartito del popolo pachistano, maggiorita-rio in Parlamento, e go-vernatore della provin-cia del Punjab. Il 2 mar-zo il ministro per le Mi-noranze, il cattolicoShahbaz Bhatti è statocrivellato di colpi all’u-scita di casa. Nei due ca-si, gli assassini sono sta-ti esaltati come “eroi”dagli islamisti.I due uccisi si battevanoper un uso non arbitra-rio e opportunista della“legge antiblasfemia” eper la difesa dello Statodi diritti, contro ogni fa-ziosità ed estremismo.Sulla stessa linea, l’at-tuale ambasciatrice di I-slamabad a Washington,Sherry Rehman che èstata costretta alle di-missioni dal governo. Ilfiglio di Taseer, ShahbazAli, è scomparso dopoessere stato rapito il 26

Uagosto. Non unico come dinamica, ma or-mai simbolo di soprusi e discriminazione, il“caso” di Asia Bibi ha fatto da sfondo e dapretesto a omicidi “eccellenti” come anchealle continue pressioni degli integralisti. A-sia, madre di famiglia, cattolica, condanna-ta a morte in prima istanza nel novembre2010, è in attesa da allora di un giudizio d’ap-

pello bloccato propriodalle pressioni degli in-tegralisti. Politici e giu-dici temono che unasentenza di assoluzione– probabile come han-no dimostrato analoghicasi nel passato – possadiventare il pretesto peruna spallata al fragilegoverno di Yousuf RazaGilani. Da tempo, salvoalcune informazionipreoccupate sul suo sta-to di salute e sulle con-dizioni carcerarie, su dilei è sceso il silenzio,parte anche di una stra-tegia della ragionevo-lezza che cerca anzitut-

to di salvaguardarne l’incolumità. Come te-stimonia Paul Bhatti, fratello del ministroassassinato e oggi consigliere speciale delprimo ministro per gli Affari delle minoran-ze religiose: «Sono il primo a dire che il si-lenzio su quanto sta succedendo alle mino-ranze nel mio Paese, a Asia e ad altre comelei non è accettabile, ma al momento non c’è

altro da fare che cercare il compromesso».La politica in Pakistan sembra avere un ruo-lo oggi secondario rispetto ad antichi e nuo-vi potentati, al controllo dei militari, al cre-scente ruolo del fondamentalismo religioso.Certamente non è in grado di gestire la si-tuazione nemmeno secondo le regole dellaCostituzione che segnala uguaglianza e be-nessere comuni per le minoranze come perla maggioranza musulmana. Come conferma ancora una volta Paul Bhat-ti, «occorre lavorare al di fuori dell’ambito i-stituzionale sul doppio fronte del sostegnoconcreto alle difficoltà dei cristiani e delleminoranze, e sulla sensibilizzazione per lagiustizia. Manifestazioni e proteste non aiu-tano ad essere accettati, mentre assai più ef-ficace è il dialogo unito a una costruttiva at-tenzione internazionale».L’anno che sta per aprirsi vede pochi segnalidi speranza. Resta valida invece la visioneespressa qualche tempo fa dal domenicanopadre James Channan, direttore del Centroper la pace dell’arcidiocesi di Lahore. «Pur-troppo, il fondamentalismo sembra incon-trollabile. Pare non esserci più spazio per o-pinioni diverse, una situazione che va oltreogni immaginazione e che va contro gli stes-si principi essenziali della fede islamica – haspiegato –. Gli assassinii di Salman Taseer edi Sahbaz Bhatti hanno lasciato i cristiani inuno stato di choc. Hanno reso ancora più e-vidente come siano poveri, oppressi e vul-nerabili. Come, alla fine, siano l’immaginedel Cristo sofferente».

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Shahbaz Bhatti (Ansa)

Egitto, intrappolati nella morsa delle PrimavereDI CAMILLE EID

rima una rissa al liceo tra unostudente copto e alcuni suoicompagni musulmani che l’ac-

cusavano di avere pubblicato su un so-cial network alcune vignette conside-rate offensive dell’islam; poi l’attacco didecine di abitanti del villaggio per darefuoco alle tre abitazioni di proprietà del-la famiglia. L’episodio, avvenuto giovedìnel villaggio di Baheeg, nell’Alto Egitto,è solo l’ultimo di una lunga serie di at-

Ptacchi che hanno trasformato la gioiadei copti per la fine della dittatura diMubarak in pura angoscia e sconforto. A conti fatti, le cose non sembrano af-fatto migliorate. L’anno 2011 era inizia-to nel peggior modo possibile, con unvile attacco compiuto da un attentato-re suicida contro la chiesa dei Santi, nelquartiere alessandrino di Sidi-Bishr,proprio durante la Messa di mezzanot-te: 22 fedeli uccisi e 120 feriti. All’iniziole autorità puntarono il dito contro al-Qaeda e i movimenti jihadisti palesti-

nesi, ma poche set-timane dopo, a rivo-luzione quasi con-clusa, si scoprì lamano dei servizi le-gati al ministro Ha-bib al-Adli, che in-tendevano alimen-tare una strategia

della tensione. Nel “Nuovo Egitto” na-to dalla Primavera araba gli atti di vio-lenza e di vessazione a danno dei cri-stiani non sono finiti. Alla recente ta-vola rotonda tenutasi al Parlamento eu-ropeo di Bruxelles sulla persecuzionedei cristiani in Medio Oriente, il gesui-ta egiziano Henri Boulad ha tracciatouna dettagliata contabilità dell’orrorecontro quella che viene considerata lamaggiore comunità cristiana del mon-do arabo (un cristiano arabo su due ècopto). Undici cristiani massacrati a Sharona il30 gennaio; attacco al convento AnbaBishoy; attacco contro cristiani su untreno di Minya; attacco contro la chie-sa san Giorgio di Rafah; attentato al con-vento san Macario di Fayum; assassi-nio (l’8 marzo) da parte dei salafati di seicopti che protestavano contro l’incen-dio della chiesa di Sol, a sud del Cairo;

due chiese bruciate (7 maggio) a Em-baba, al Cairo: una decina di morti, 200feriti; violenze (il 24 giugno) contro i cri-stiani di Abu Korkas che commemora-vano la Passione di Cristo: sei uominiuccisi, diverse donne scaraventate dal-le finestre, case saccheggiate e brucia-te; orecchio tagliato a un copto di Assiut;attacco di tremila salafiti (inizio set-tembre) contro la chiesa di Marinab, vi-cino ad Assuan. Per placare gli animi, ilparroco Makarios Boulos accetta di ri-tirare la croce e le campane della chie-sa, ma i musulmani presenti alla “riu-nione di riconciliazione” esigono an-che la distruzione di sei arcate che reg-gono il tempio. A metà ottobre, il di-ciassettenne Ayman Nabil è pestato amorte dai compagni del liceo di Mal-lawi, provincia di Minya, perché si è ri-fiutato di nascondere la croce tatuataal polso. Anzi, ha esibito un’altra croce

che portava al collo. Il peggio arrivaquando, il 9 ottobre, i blindati dell’e-sercito e della polizia militare interven-gono nel quartiere cairota di Masperoper disperdere migliaia di copti che ma-nifestavano contro i soprusi subiti: 30morti e 329 feriti. La televisione di Sta-to e le autorità incriminano natural-mente i cristiani. Per i copti è un trau-ma senza precedenti, che porta molti ameditare di lasciare definitivamente l’E-gitto. La successiva vittoria della Fratellanzamusulmana e dei partiti salafiti alle pri-me elezioni del dopo-Mubarak non la-scia presagire un miglioramento deltrattamento dei cristiani sotto i cieli delNuovo regime. Queste e altre perples-sità inducono le comunità cristiane o-rientali a ponderare con estrema cau-tela il giudizio sulle rivolte in corso. InSiria, molti cristiani temono che la ca-

duta del regime possa significare unaretrocessione dei cristiani a cittadini diserie B. Altri temono che si possa ripe-tere nel Paese lo scenario iracheno, do-ve il 60 per cento di cristiani, all’indo-mani della caduta di Saddam Hussein,è stato costretto a fuggire per mancan-za di sicurezza. E ora che il Natale copto si avvicina – ca-de il 7 gennaio – l’allarme torna a sali-re. I Fratelli musulmani hanno offertodi organizzare delle “ronde” a difesa del-le chiese. Il patriarca copto Shenouda hadeclinato con garbo l’offerta, ma ha in-vitato alla celebrazione anche rappre-sentanti dei partiti islamici. Suscitandonon pochi malumori nella comunità.L’Unione dei giovani di Maspero ha giàannunciato per il 5 gennaio un sit-innella cattedrale contro la presenza di i-slamisti alla cerimonia.

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l’altra faccia delle rivolteParte attiva nella rivoluzione, i coptisono ora un bersaglio. Cresce la pauraper il Natale che si celebra il 7 gennaio

Fedeli copti nella chiesa di San Marco al Cairo (Epa)

Ancora provocazioni: attentato in una moschea nel Nord, cinque gli uccisi

PECHINO

UOMINI SIMBOLO PER ASIANEWSDUE VESCOVI SEPOLTI NEL LAGERMonsignor Giacomo Su Zhimin, 80enne,ha subito finora 40 anni di prigionia;monsignor Cosma Shi Enxiang, 90enne, hapassato 50 anni in carcere. Di loronessuno parla e il governo cinese dice che«non sa dove essi siano». L’agenzia distampa “AsiaNews”, che li ha elettientrambi «Uomo dell’anno», teme chevengano «uccisi sotto tortura», come èavvenuto per altri vescovi in passato.«Mentre “Time” premia quest’anno igiovani della Primavera araba e tutti idimostranti del mondo, noi di “AsiaNews”– afferma il direttore dell’agenzia padreBernardo Cervellera – vogliamo fare unascelta controcorrente: dare un premio achi non è mai stato citato dai media, chi èdimenticato nonostante anni di lotta perla verità, la dignità e la giustizia».