Festival Des Films Du Monde - cinemaeteatro.com · E’ un‘opera girata in tedesco in una villa...

6
Festival Des Films Du Monde Scritto da Renzo Fegatelli Mercoledì 22 Agosto 2012 00:00 - Ultimo aggiornamento Giovedì 06 Settembre 2012 16:22 Ci si può comportare con un coccodrillo come ci si comporta con un animale domestico? La domanda sorge spontanea durante la visione del quinto film del cinese Lisheng Lin, Million dollar crocodile ( Un coccodrillo da un milione di dollari ), che ha inaugurato il 36nmo Festival des Films du Monde di Montreal. A detta del coriaceo ottantunenne presidente Serge Losique, la scelta di una commedia prodotta da un paese di grande effervescenza culturale come la Cina, della quale era presente in sala una folta delegazione, ha interrotto per una volta il rituale dell’inaugurazione riservata a un film del Québec. E il film ha divertito molto la platea narrando di un esperto allevatore di coccodrilli che, in mancanza di fondi per alimentarli, è costretto a venderli a un borioso proprietario di ristoranti. Senonche’ il piu’ anziano e il piu’ forte degli alligatori sfonda una rete e fuggendo diventa un pericolo per la comunita’. Il regista descrive 1 / 6

Transcript of Festival Des Films Du Monde - cinemaeteatro.com · E’ un‘opera girata in tedesco in una villa...

Festival Des Films Du Monde

Scritto da Renzo FegatelliMercoledì 22 Agosto 2012 00:00 - Ultimo aggiornamento Giovedì 06 Settembre 2012 16:22

Ci si può comportare con un coccodrillo come ci si comporta con un animale domestico? Ladomanda sorge spontanea durante la visione del quinto film del cinese Lisheng Lin, Milliondollar crocodile(Un coccodrillo da un milione di dollari), che ha inaugurato il 36nmo Festival des Films du Mondedi Montreal. A detta del coriaceo ottantunenne presidente Serge Losique, la scelta di unacommedia prodotta da un paese di grande effervescenza culturale come la Cina, della qualeera presente in sala una folta delegazione, ha interrotto per una volta il ritualedell’inaugurazione riservata a un film del Québec. E il film ha divertito molto la platea narrandodi un esperto allevatore di coccodrilli che, in mancanza di fondi per alimentarli, è costretto avenderli a un borioso proprietario di ristoranti. Senonche’ il piu’ anziano e il piu’ forte deglialligatori sfonda una rete e fuggendo diventa un pericolo per la comunita’. Il regista descrive

1 / 6

Festival Des Films Du Monde

Scritto da Renzo FegatelliMercoledì 22 Agosto 2012 00:00 - Ultimo aggiornamento Giovedì 06 Settembre 2012 16:22

l’amicizia di un bambino per il coccodrillo al quale era solito gettare cibo. Figlio di un poliziottobistrattato, il piccolo permette di ritrovare il fuggitivo, di catturarlo e di permettere al padre uncomportamento eroico. Tra gli ingredienti comici del film la vicenda di una giovane i cui risparmidi otto anni di lavoro in Italia sono inghiottiti dal coccodrillo spingendola a un affannoso recuperodei suoi averi.

Dopo che l’attrice Greta Scacchi, presidenta della giuria internazionale, ha dichiarato aperto ilFestival, il primo film in concorso era firmato da un polacco. Marcin Krzysztalowicz, quarantatréanni, tre film e una serie Tv, ha diretto Oblawa, tradotto Traque (Monitoraggio) in francese, e Manhunt(Caccia all'uomo) in inglese, e che descrive una serrata caccia all’uomo durante l’autunno del1943 in una foresta, luogo di operazione degli occupanti nazisti e di resistenti polacchi. Iltradimento, piu’ che la guerra, è il tema fondamentale del film. Con una costruzione a puzzle,con scene assortite come in un mosaico, il regista narra di resistenti e di delatori in un filmclaustrofobico. Si conoscono tutti nella piccola comunita’, ma c’e’ chi si batte e chi spera ditrarre vantaggio dalla collaborazione con gli occupanti.

Ex compagni di scuola, o protagonisti d’innamoramenti non confessati, sono coinvolti nellaspirale della guerra che li portera’ tutti a una tragica fine. Non c’e’ scampo neanche per ilprotagonista, (Marcin Dorocinski), caporale che esegue freddamente gli ordini dell’ufficiale,compie azioni di guerriglia e rende onore ai caduti. In altre parole: nessuno si salva, ma l’onoreè salvo. Sono passate tre generazioni dalla fine della guerra, ed è giusto che se ne continui aparlare. Peccato che si parli soltanto di vecchi rancori, odi e tradimenti, ne’piu’ ne’meno come inun film western, senza apportare niente alla conoscenza storica ne’al racconto filmico.

2 / 6

Festival Des Films Du Monde

Scritto da Renzo FegatelliMercoledì 22 Agosto 2012 00:00 - Ultimo aggiornamento Giovedì 06 Settembre 2012 16:22

Al suo quinto film, la regista madrilena Patricia Ferreira ha girato un film in lingua catalana aBarcellona. Ela Nens Salvatges (I ragazzi selvaggi), in concorso al festival che, in circa centominuti, descrive il percorso di tre adolescenti: Alex, Oky e Gabi. 15 anni il primo, 14 gli altri,frequentano la stessa classe, ma sono di differente estrazione sociale. La famiglia di Alex è lameno abbiente; il padre di Oky, la ragazza del gruppo, non ha problemi finanziari; il padre diGabi gestisce una palestra e allena il figlio nel kick-boxing. Nessuno dei tre adolescenti vive unrapporto sereno con i genitori. Prendendo spunto da un fatto di cronaca, il film mette a nudo leincomprensioni familiari e i guasti provocati da insegnanti insensibili. Va detto che nella primaparte si ha la sensazione della descrizione di cose ovvie e di poco interesse. Nel finale pero’ itre personaggi prendono forma mostrando caratteri ben definiti che permettono un approccio colmondo giovanile e con quello scolastico dei nostri giorni.  Cronaca di rivolte durante gli anni diformazione, il film pecca di un montaggio che sembra imbrogliare le carte e che gioca a crearetensione e suspense nella vicenda dei tre studenti.

In concorso anche il secondo film tedesco, Das Wochenende (Il fine settimana) di NinaGrosse, diplomata alla scuola di cinema di Monaco nel 1987 e autrice di alcuni film e dinumerose serie Tv a partire dal 1990. Tratto da un romanzo di Bernhard Schlink, il film raccontauna rivolta fallita e un tradimento. Jens Kessler (Sebastian Koch), terrorista liberato dopo 18anni di detenzione, é accolto in casa della sorella che ha invitato anche Inga, ex moglie di Jense attuale compagna del facoltoso Ulrich. Il pranzo dovrebbe rappresentare il primo passo versola normalità per il ritrovato Jens, ma lui si chiede da diciotto anni chi é stato a tradirlo e ladomanda non si fa attendere. Tutti lo negano, trarre addurre che chi lo ha fatto puo’ aver tentatodi mandarlo in prigione per non farlo uccidere dalla polizia. Inattesa, giunge anche la figlia diJens che telefona a Gregor, il fratello che il padre non aveva voluto riconoscere, e che siaggiunge al banchetto in maniera aggressiva. Incomprensioni, tensioni, scontri. Il gruppo sisfalda. Inga non é piu’ sicura dei suoi sentimenti per Ulrich. Gregor, dopo lo scontro, capisce leragioni del padre. La sorella di Jens ha qualcosa da dire. Tra i limiti del film, le persone immaginarie di una rivolta reale, l’affastellarsi del chi é chi in un racconto claustrofobico, e lascelta del racconto di finzione che non aggiunge niente alla conoscenza di fatti reali e che nelcontempo non convince come fiction.

Invasion (Invasione), film del georgiano Dito Tsintsadze, in concorso al festival, è di produzioneaustriaca e tedesca. E’ un‘opera girata in tedesco in una villa - castello di stile nordico, un testoche mantiene atmosfere e comportamenti tipici del cinema di questo cineasta. Allievo di OtarIosseliani ed Eldar Shengelaya, autore di dieci film incluso An Erotic Tale del 2002, il registasembra giocare con lo spettatore imbastendo l’opera di sorprese, tensione e atmosfere carichedi mistero. Protagonista del racconto, scritto dallo stesso regista, é Joseph, vedovosessantenne, che incontriamo al cimitero sulla tomba della moglie. Rassegnato, chiuso inun’espressione malinconica, sussurra frasi di chi non sembra piu’ chiedere niente alla vita. Unasignora gli si avvicina: piacente, i capelli rossi, non ancora cinquantenne, gli dice di chiamarsiNina, di essere stata amica della moglie prima di sposarsi e che ha saputo in ritardo della suadipartita. Gli presenta il figlio, Simon, istruttore di kendo, e il vedovo li invita a casa. Dopo unabreve frequentazione, Nina gli presenta la nuora, Milena, e gli dice che la giovane coppia haproblemi di alloggio. Joseph é contento di ospitarli. Presto scoprira’ che i due hanno un figlio esara’ lieto di accoglierlo in casa. L’invasione é cominciata. Anche Nina si ferma per un brevesoggiorno e s’installa. Capita in visita capita anche un amico, Marco, compagno di Nina daquando é rimasta vedova. Si fa tardi, chiede di restare per una notte, e apre un ufficio, dovericeve alcuni collaboratori. Joseph comincia a rendersi conto dell’imbroglio ma Nina tenta diavere un rapporto sessuale con lui adducendo che a Marco non importa. Tuttavia Joseph larespinge, ma non rinuncia a una relazione con Milena quando questa gli s’infila nel letto.Nondimeno la pressione degli ospiti diventa opprimente e Joseph chiede loro di andarsene. Ciriuscira’ dopo una serie di scontri drammatici e di soluzioni impreviste, in un gioco al massacroche il regista ha concertato con un sorriso beffardo. Dall’est è arrivato un altro film in concorso: Sanghaj dello sloveno Marko Nabersnik. Sono 124minuti per raccontare il destino di una famiglia di gitani attraverso quattro generazioni. Al centrodella storia c'è la generazione a cavallo tra la fine della Iugoslavia e la nascita della Slovenia.Protagonista Lutvija Belmondo Mirga che in prossimita’ del confine italiano fonda il villaggio diSanghaj che presto attira nomadi dai paesi dell’est. Il fondatore intreccia buone relazioni con leautorita’ locali per ottenere il collegamento elettrico e per l’istruzione dei bambini, ma non famenzione dei suoi traffici: droga prima della guerra dei balcani, e poi armi. E saranno proprioqueste ultime a tradirlo e a portarlo in tribunale. Sorta di favola gitana sorretta da un sapientecommento musicale e dai racconti della vita del villaggio, il film ricorda le commedie politico -sociali dell’era di Tito, celebrate dal cinema iugoslavo e scorre piacevolmente senza peròapportare niente di nuovo alla tradizione del cinema di questo paese.

Un accenno merita la prima mondiale di due coraggiosi registi italiani residenti a Parigi: IlariaBorrelli e Guido Freddi che con una produzione indipendente si sono recati in Cambogia pergirare un film sul fenomeno della pedofilia, Talking to the Trees (Parlando con gli alberi). Autoridel testo, lei è anche attrice per necessita’, narrano di una donna che raggiunge il marito inCambogia e scopre che ha un rapporto con una bambina. Non riesce a prendere contatto con ilmarito, e deve vedersela con lo sfruttatore al quale riesce a sottrarre due bambine e a farlefuggire con lei. Accanto ad alcuni paesaggi ripresi con molta maestria, il film segue laprotagonista nel suo peregrinare nella foresta.

Karakara di Claude Gagnon (Québec 1949) è il film canadese in concorso al festival. Questocineasta è un produttore  e regista che negli anni ‘70 ha vissuto in Giappone. Questa volta ésceso a Okinawa per narrare il tramonto di un uomo tranquillo, un professore sulla sessantina.Lasciato dalla moglie, considerato noioso dai due figli, chiamato Fabule dagli allievi, Pierre va inpensione e ne approfitta per un viaggio alla ricerca di sé. A Okinawa cerca pace, maestri escorci di natura dove poter riflettere. Durante la prima settimana ha la sensazione di provare lesensazioni giuste, poi incontra Junko, dinamica quarantenne in rotta col marito, e ha unarelazione. Il giorno seguente crede che sia tutto finito. Invece la donna é la’, inseguita dal maritoche l’ha percossa, pronta a seguirlo. E fara’ un viaggio movimentato, non privo d’insegnamenti.Primo fra tutti quello di una signora di 86 anni che consiglia di non guardare mai al passato, madi preoccuparsi del futuro che si vuol vivere. Interpretato da Gabriel Arcand e Youki Kudoh, ilfilm dura cento minuti, si avvale di musiche che permettono di apprezzare paesaggi, albe etramonti, e invita all’ottimismo. Gli anziani in sala hanno calorosamente applaudito.

3 / 6

Festival Des Films Du Monde

Scritto da Renzo FegatelliMercoledì 22 Agosto 2012 00:00 - Ultimo aggiornamento Giovedì 06 Settembre 2012 16:22

82 minuti dura l’unico film italiano in concorso: L’innocenza di Clara di Toni D’Angelo, (Napoli1979), secondo film dopo Una notte del 2007. Girato nelle cave di marmo di Carrara e neiboschi della Lunigiana, narra di due quarantenni, Giovanni e Maurizio. Il primo é sposato e hauna figlia adolescente; il secondo, che dirige la cava, é celibe e si sposa in apertura di film. Lei éClara, giovane, bella, e affettuosa, ma da sola a casa si annoia. L’ex amante l’assilla, e qualchevolta lei cede. Giovanni scopre la relazione e minaccia di morte l’uomo. Poi gli aventiprecipitano, e durante un battuta di caccia ci scappa il morto. Interpretato da Chiara Conti,Alberto Gimignani e Luca Lionello, il film  descrive guasti della vita di provincia, frustrazioni etradimenti, in un paesaggio senza speranza.

Altra anteprima mondiale, quella del film fuori concorso La moglie del sarto di MassimoScaglione. Interpretato da Maria Grazia Cucinotta e Marta Gastini, narra di madre e figlia chehanno una sartoria al centro di un paese in Calabria. Siamo negli anni ’50. La morte del sartoscatena l’avidita dei potenti che della sartoria vogliono fare un albergo per incrementare ilturismo. Le due donne resistono, ma devono affrontare minacce, insulti e il boicottaggio  delsindaco. In qualche maniera se la caveranno. Tra saga paesana, dramma e commedia, uninvito a visitare il sud in un film di donne battagliere.

Il festival è arrivato al giro di boa con la presentazione in concorso di un film cinese e unospagnolo.  Wings (Ali) porta due firme: Yazhou Yang, cinquantasei anni, autore di cinque film;Bo Yang, esordiente che ha studiato in Nuova Zelanda. Insieme hanno realizzato a un filmcomposito, un dramma spesso accompagnato da musica d’opera e da passi di balletto,imperniato sul sostegno ai disabili. Xiaobei, studentessa a Pechino, viene da una zona rurale.Senza soldi, pentita di aver firmato un contratto per accogliere in grembo il figlio di una coppiasterile, tenta il suicidio. Ospitata dalla madre di due ragazzi disabili, collabora col più grande,suo coetaneo, che lavora in un orfanatrofio. Si chiama GongPing, é privo di braccia, ma riesce asuonare il piano con i piedi. Dapprima Xiaobei prova repulsione per il giovane, maconoscendolo meglio lo apprezza. Insieme vivranno alcune avventure, tra le quali una fuga persfuggire alla coppia che rivuole i soldi pagati per avere un figlio. Quando la madre di GongPing,autista di autobus urbani, paga il debito della ragazza, torna il sereno. Il film dura novantaminuti, e in questo é perfetto.  Lo svolgimento del racconto, ora fracassone, ora trionfante, avolte confuso, ha spinto alcuni spettatori a lasciare la sala.

Di taglio notevolmente narrativo, genere cinema americano anni ’50 e ’60, é Miel de naranjas (Miele d’arance) di Imanol Uribe, autore di una dozzina di film negli ultimi trent’anni, spesso premiato. Tornanosugli schermi le nefandezze della dittatura del caudillo, quelle commesse in tempo di pace, eche allora in Europa erano minimizzate. Da fatti reali, documentati da lettere ritrovate, e susceneggiatura di Remedios Crespo, il regista spagnolo ci porta nell’Andalusia degli anni ’50 perdescrivere l’attivita’ di gruppi clandestini di opposizione al regime, e le esecuzioni sommariepraticate da esercito e polizia. Protagonisti due giovani, Enrique e Carmen che s’innamorano aprima vista. Lo zio della ragazza, ufficiale della milizia, offre a Enrique, soldato, un posto intribunale. Lui vorrebbe insegnare in una scuola. Quando riceve una grande casa requisita eCarmen lo prega di accettare, la restaurano. Sennonché Enrique é scosso dalle fucilazioni allequali deve assistere, e quando mettono a morte lo psichiatra della casa di anziani dove éricoverata sua madre, accetta di collaborare con una cellula che opera nell’ospizio. Le sorpresesaranno molte. Una volta in contatto con i clandestini scopre che molti sono sue vecchieconoscenze. Poi una spiata fara’ precipitare gli eventi, ma il giovane avra’ un colpo di fortuna.Atmosfere, ricostruzioni d’epoca e un attento lavoro di attori (Iban Garate, Blanca Suarez, KarraElejalde, Eduard Fernandez, Angela Molina) offre cento minuti d’intrattenimento assicurato.Niente cinema nuovo. Il taglio del racconto é tradizionale, ma vale la pena ricordare crimini emisfatti di un regime del quale alcuni documentari, circolati in Festival di cinema circa dieci annifa, testimoniavano che oppositori di Franco erano ancora in prigione nel 1974 ed eranoimpiegati in lavori forzati.

Alla soglia degli ottant’anni, Krsto Papic’, nativo del Montenegro, con una prolifica filmografiache copre gli ultimi quarant’anni, ha presentato in concorso Cvjetni Trg (Piazza dei fiori). E si épermesso di giocare la commedia in un thriller di 102 minuti. Sostenuto da validi attori,  (DrazenKuhn, Dragan Despot, Mladen Vulic’), e dalla sceneggiatura di Mate Matisic’, narra di un attoresconosciuto, (recita il lupo in un teatro di marionette) che è incastrato da un commissario dipolizia. Per proteggere il figlio, sorpreso a fumare droga, l’attore accetta di travestirsi dasacerdote per confessare un criminale ricoverato in clinica. Scoprira’ che é il fratello delcommissario, con la cui moglie ha avuto una relazione che ha spinto la donna al suicidio, e cheintrattiene rapporti col potere politico e con quello religioso. La sua registrazione, pero’, é stataboicottata. Il commissario non ha prove contro il fratello, e l’attore pensa di averla fatta franca.Senonché il mafioso viene a sapere di essere sano, viene dimesso e cerca il prete. Quandoscopre la sua vera identita’, lo fa cercare dai suoi uomini per eliminarlo. Un po’ d’intuito e tantafortuna proteggono l’attore e la sua famiglia. Film insolito per un festival, ma anche simpaticointermezzo senza molte pretese, che intrattiene e diverte.

Per il turco Ismail Gunes, cinquanta anni, Atesin Dustugu Yer (Dove il fuoco brucia) é ildecimo film e presenta in concorso un testo sul delitto d’onore. Ambientato in una sperdutalocalita’ rurale, l'opera racconta di un’adolescente che è ricoverata d’urgenza in ospedale dove igenitori scoprono che é incinta. Si chiama Ayse, e non vuol rivelare il nome del padre delbambino. I medici scoprono anche una malformazione, e deve essere operata d’urgenza. Il filmdescrive la disperazione e la furia del padre che si sente disonorato e che secondoconsuetudini ataviche, deve uccidere la figlia per salvare l’onore della famiglia. Per farlo simunisce di veleno e di arnesi per scavare una fossa. Fa montare Ayse in auto per portarlanell’ospedale di una grande citta’, ma progetta di sbarazzarsene durante il tragitto. Senonchéincontri ed eventi imprevisti fanno traballare il suo progetto. La ragazza si rivela affettuosa eattenta ai desideri del padre e lo aiuta quando é colto da un attacco epilettico. Il padre, dopoaver pensato a lungo come e quando eliminarla, improvvisamente capisce che deve salvarla.Accelera, ma durante la sosta da un benzinaio, un camion urta la macchina, si apre ilportabagagli e la ragazza scopre la bottiglia di veleno, la piccozza e la pala. Il finale é aperto.Dura 105 minuti e lo svolgimento del racconto é volutamente lento quasi volesse assecondare iritmi della natura. Un cambio di tensione si ha con l’inizio del viaggio che assume i toni delthriller.

4 / 6

Festival Des Films Du Monde

Scritto da Renzo FegatelliMercoledì 22 Agosto 2012 00:00 - Ultimo aggiornamento Giovedì 06 Settembre 2012 16:22

Fuori concorso l’anteprima di un film americano girato a Montreal: The Words (Le parole) diBrian Klugman e Lee Sternthal. Sorta di omaggio a Ernst Hemingway, narra di un giovanescrittore a corto d’idee. In viaggio di nozze a Parigi compra una vecchia borsa di pelle. Di nuovoin America, vi scopre un manoscritto celato da una chiusura lampo. Ne é affascinato. Lopresenta all’editore, ed é subito successo, ma non dura a lungo. Il vero autore é un ex soldatoamericano (Jeremy Irons) che ha narrato la sua storia d’amore con una ragazza francese,(Olivia Wilde), la morte della loro bambina, e la fine della relazione. Il vero autore lo segue in unparco, e con fare gentile gli rivela che quella é la sua storia, ma non vuole niente. Ora ha unavita sua. Il passato non gli interessa. Sentiva soltanto il dovere di informarlo che aveva rubato lavita di un altro. E se ne va. Il giovane (Bradley Cooper) lo perde di vista. Poi lo cerca per tentaredi riscattarsi. Lo trova in una serra, ma in maniera garbata e con molta fermezza l’autore lomette alla porta. Gli dice di non cercarlo piu’. Il problema di coscienza é del giovane, e dovra’imparare a conviverci. É l’esordio ns1.bluehost.com romantico di due giovani che nel frattempolavorano a un altro progetto: Tron: l’Heritage.

Per il film russo in concorso la produzione non dovrebbe essersi preoccupata molto del budget. Iskupleniye(Espiazione) di Alexander Proshkin é una sorta di affresco delle miserie, delazioni e sofferenze deldopoguerra russo con la partecipazione di folte masse di figuranti e comparse. Passata lasettantina e con una ricca filmografia che copre gli ultimi trentacinque anni, Proshkin ha portatosugli schermi un romanzo popolare di Friedrich Gorenstein. Lungo due ore, girato in bianco enero, il film illustra la cruenta coabitazione, e la lotta e i sotterfugi per procurarsi da mangiare.Difficile sopravvivere, ma Ekaterina, (Tatiana Yakovenko), vedova di un eroe di guerra, a volteriesce a procurarsi piu’ della razione che le spetta. Mantiene Sasha, (Victoria Romanenko), lafiglia adolescente, e una coppia clandestina che ha accolto in casa. Sasha, al contrario, é unaragazza istintiva, egoista e avventata. Quando vede la madre in compagnia di un uomo,l’accusa di tradire la memoria del padre e la denuncia per i furti di cibo. La madre è arrestata. Idue clandestini, ritenuti innocenti, restano in casa dove trova alloggio un giovane ufficiale (RinalMukhametov), che s’innamora di Sasha. Si sposano, ma il militare é assegnato in un’altra citta’.Sul treno del marito viaggia anche Ekaterina, deportata per alcuni mesi. Quando la madre tornaa casa, Sasha e la coppia clandestina hanno figli, ma dell’ufficiale non si hanno più notizie. Alfilm hanno collaborato tecnici e intellettuali della generazione di Proshkin, oltre a un folto gruppodi attori. Gorenstein, l’autore del romanzo, scomparso a Berlino nel 2002, aveva sceneggiatofilm per Tarkovsky e Mikhalkov. Deve esserci stata grande attesa in Russia, ma il film sa di cosegià viste. Niente che non si sapesse, raccontato attraverso scontri quotidiani e una storiad’amore appena accennata in attesa di una svolta o di un’impennata che non arrivano mai.

Ha sorpreso, invece, il film austriaco Anfang 80, che si potrebbe tradurre: Iniziare a ottant’anni.90 minuti direttidall’affiatata coppia Sabine Hiebler & Gerhard Ertl, (otto film all’attivo), e un paio di attoriformidabili: Karl Merkatz, Christine Ostermeyer. Anche qui potremmo scrivere: niente di nuovo,ma la storia di due ottuagenari, Rosa e Bruno, é accattivante. Sicuramente é stato accoltodall’applauso piu’ lungo e piu’ caloroso, perché racconta cose rassicuranti. I registi si muovonosu un percorso molto frequentato, ma lo fanno con garbo, sensibilita’ e con una perfetta sceltadei tempi narrativi. A chi puo’ interessare la vicenda di Rosa, 80 anni, malata di cancro, sei mesidi vita. La figlia ha gia’ affittato la casa ritenendo che la madre non sarebbe uscita viva dallaclinica, così lei deve andare in albergo. Sulla strada incontra un coetaneo gentile e disponibile,Bruno. E’ attrazione a prima vista, ma lui ha figli e nipoti. La accompagna in albergo e tuttofinisce li. Giorni dopo s’incontrano per caso, si parlano. Bruno sente sensazioni che avevaprovato a vent’anni. Si baciano. Cominciano a frequentarsi, ma vengono scoperti. Il figlio lo fadichiarare incapace. Tuttavia lui decide di prendere un appartamento in affitto e ci va a viverecon Rosa. Non é il caso di raccontare tutta la storia. Va detto pero’ che la vicenda permette agliautori di descrivere anche il rapporto degli anziani con la società e con le istituzioni lasciandoemergere il malessere di una modernita’ che ha sfrattato l’anziano capofamiglia perché hasepolto il patriarcato.

Finalmente la Francia in concorso al festival, ma il film delude. Comme un homme (Come unuomo ),ribattezzato in inglese Bad seeds(Cattivi semi), è opera d’un regista nato nel 1968, Safy Nebbou, al suo quarto film. Si apre col sequestro diuna giovane professoressa d’inglese. É stata aggredita da un allievo, Greg, che rischial’espulsione. Amico di Louis, ambedue sedicenni, Greg lo coinvolge nel rapimento dellaprofessoressa che viene nascosta in una fatiscente casa di campagna di Louis. Figlio di unimportante rappresentante del liceo, Louis chiede a Greg di rilasciare la ragazza. Si é vendicatoabbastanza, dice, ora può lasciarla andare. Senonché Greg ha un incidente d’auto. In coma,lascia tutta la responsabilita’ al coetaneo. Il disorientamento e le tergiversazioni di Louisdiventano il perno del racconto. Che fare? Greg muore e Louis va nel pallone. Trova persinouna pistola con la quale vorrebbe liberarsi della donna, ma ha sedici anni e preferisce portarledel cibo. I tormenti dello studente occupano tutta la seconda parte del film che mette a nudoanche i rapporti tra padre e figlio. Niente di nuovo, diremmo, durante i novantacinque minuti diproiezione.

Altre pretese, invece, ha il film del famoso regista svedese Jan Troell, ottantuno anni e unalunga filmografia coronata di premi. Dom Over Dod Man, che si potrebbe tradurre Sentenza suun uomo morto, e che in inglese é stato tradotto The Last Sentence(L'ultima sentenza), dura 124 minuti. Il film è girato in bianco e nero e é imperniato sulla vita di uno dei più grandigiornalisti svedesi del secolo scorso, Torgny Segerstedt, capo redattore del quotidianoeconomico Handelstidningen di Goteborg.  Sceneggiato dal regista insieme col romanziereKlaus Rifbjerg, il film si svolge tra il 1933 e il 1945, anno della morte di Segerstedt. Si apre conimmagini di repertorio dell’avvento di Hitler, e con la ferma opposizione del giornalista chepubblica un articolo manifesto nel quale dichiara che Hitler al potere é un insulto. E sostiene lasua battaglia fino alla morte. Il suo atteggiamento, pero’, pone problemi al governo svedesequando la Russia invade la Finlandia, ma soprattutto quando i nazisti occupano Danimarca eNorvegia. I suoi articoli, infatti, erano letti dai tedeschi che non mancarono di protestare colgoverno svedese. La sua lotta viene messa in relazione anche al fatto che la moglie eranorvegese, che la proprietaria del giornale era ebrea e sua amante, che il presidente delconsiglio d’amministrazione del giornale era suo amico. Di tutto questo, Jan Troell fa un filmessenziale, serrato ed elegante, che mostra gli incontri del giornalista  con i ministri e col re.Tuttavia, il profilo di Segerstedt che si batte per la liberta’ contro la dittatura, appare quello di unpersonaggio egocentrico ed egoista. Non solo trascura la moglie per intrattenersi con l’amante,ma dedica molto piu’ tempo e affetto ai suoi cani. La moglie ne morra’. Lui continua la suabattaglia contro Hitler, anche mettendo a rischio le sorti del suo paese, perché il suo problemaoltre all’impegno politico sociale é quello di sentirsi a posto con la propria coscienza.     

Un accenno meritano i due film del regista argentino Eliseo Subiela che non girava film daquattro anni: Rehen de ilusiones (Ostaggio di un’illusione), Paisajes devorados (Paesaggisfuggenti ),presentati fuori concorso. Nel primo, ottanta minuti, il regista sessantottenne racconta una breverelazione tra un anziano professore e un’ex allieva. Lei appare e scompare. Suo padre informal’insegnante che la ragazza é instabile e in cura. Mistero! No, follia. Lei uccide il padre e tornadal professore. Riprendono la relazione, ma un collega informa il professore del delitto. Chefare?  Poco piu’ di una fantasia di Subiela che tra l’altro ha insegnato nella scuola di cinema.Curioso, invece, il secondo film di settantacinque minuti. Protagonista  il regista Fernando Birri,nei panni di un cineasta anni Sessanta, internato da allora in un ospedale psichiatrico sotto altronome. Lo scoprono tre studenti di cinema di Buenos Aires e decidono di intervistarlo. Luisostiene di essere un altro, ma le sue conoscenze professionali lo tradiscono. Risposte sagaci espiazzanti sorprendono i giovani che tuttavia riescono a conquistare la sua fiducia e cheriportano una vittoria quando riescono a farlo uscire dall’ospizio dopo quarant’anni diisolamento. A Buenos Aires lo portano a vedere un film in 3D.  Anche questa é un’altra fantasiadi Subiela, ma s’impone il personaggio divertito e spesso divertente di Fernando Birri.

5 / 6

Festival Des Films Du Monde

Scritto da Renzo FegatelliMercoledì 22 Agosto 2012 00:00 - Ultimo aggiornamento Giovedì 06 Settembre 2012 16:22

I premi La giuria internazionale del 36° Festival des films du monde, presieduta dall’attrice GretaScacchi, ha assegnato il Grand prix des Americas al film turco Atesin Düstügü Yer (Quando ilfuoco brucia) di Ismail Gunes, 51 anni. Il film ha vinto anche il premio della critica internazionale (Fipresci).Il Gran Premio Speciale della giuria è andato ex-aequo alla produzione tedesca Invasion (Invasione )del regista georgiano Dito Tsintsadze, e al film spagnolo Miel de naranjas(Miele d’arance) di Imanol Uribe.Lo svedese Jan Troell ha vinto il premio per la migliore regia con Dom över Död Man (Sentenza su un uomo morto).Il premio per la migliore interpretazione femminile è andato alla giovane attrice tedesca BrigitteHobmeier, protagonista di Ende der Schonzeit (Fine di stagione) della regista FranziskaSchlotterer. Il film ha vinto anche il Premio Ecumenico. Miglior attore maschile l’ottantunenneaustriaco Karl Merkatz protagonista di Anfang 80(L’inizio a ottant’anni) dei registi Sabine Hiebler & Gerhard Ertl. Al film è stato assegnato anche il premio delpubblico.Migliore sceneggiatura è stata considerata quella del film sloveno Shanghai (Gitani) scritto ediretto da Marko Nabersnik.Un premio per il miglior contributo artistico ha ottenuto il film russo Iskupleniye (Espiazione) diAlexander Proshkin.Premio all’innovazione è stato chiamato quello assegnato al cinese Wings (Ali) di Yazhou Yange Bo Yang.Nei cortometraggi ha vinto il Canada con Macpherson di Martine Chartrand. Il premio alla migliore opera prima è stato assegnato da una giuria composta da Klaus Eder(Germania), Eddie Muller (Usa), Miroljub Vuckovic (Serbia). Zenith d’oro a Casadentro (Perù)di Joanna Lombardi. Zenith d’argento a Zdjecie(Il fotografo) di Maciej Adamek (Germania, Polonia, Ungheria); Zenith di bronzo al norvegese Inn i Mørket(Into the Dark) di Thomas Wangsmo. Casadentroha vinto anche il premio Fipresci per le opere prime.Miglior documentario il canadese Beauty and the Breast (Bellezza e il seno) di LilianaKomorowska.Un premio alla libertà del linguaggio è stato assegnato al 79enne Krsto Papic per il film croato Cvjetni Trg(Piazza dei fiori) e un premio per l’apertura al mondo al canadese Claude Gagnon per Karakara, che ha vintoanche il premio della Cinemathèque québécoise.       

6 / 6