Ferro e velluto: la maschera senza volto

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NELLO MANDUCA LA MASCHERA SENZA VOLTO FERRO E VELLUTO

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Il 1705 è l’anno in cui si verifica lo storico incontro tra l’unico custode della Maschera di Ferro e Luigi XIV. Nella reggia di Versailles i due dissimili protagonisti prima si studiono da lontano, poi, stranamente timorosi l’uno dell’altro si incontrano e, come due comuni mortali, iniziano un lungo colloquio che li riporta a quei personaggi, che servendosi della sontuosa corte, hanno consumato le peggiori vendette ed i più infidi tradimenti. Ma i due, nello stupore generale della corte, si attardano anche nel ricordo di avvenimenti storici, atti eroici che hanno arricchito la gloria di quel re che volle essere chiamato Sole. Manduca coglie l’occasione di trarre dalla storia un suggerimento universalmente valido: non fermarsi mai alla prima apparenza.

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N E L LO M A N D U C A

LA MASCHERA SENZA VOLTO

FERROE VELLUTO

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[…] E’ una felice ossessione quella che ha condotto Nello Manduca […] tradotta innanzi tutto in una ricerca ingorda di libri che lo ha portato per anni a battere le bottegucce antiquarie della Provenza e i bouquinistes del Lungosenna, fino a possedere nella sua biblioteca privata una buona parte degli oltre trecento volumi pubblicati tra Otto e Novecento sul misterioso prigioniero di Pinerolo. […] Nei colloqui fra il re, la sua anziana moglie morganatica la marchesa di Maintenon ed un altro vecchio al termine dei suoi anni, il carceriere Saint Mars, già amico di D’Artagnan e ufficiale dei Moschettieri, si dipana l’indagine della vera storia del prigioniero senza volto e su gli altri infelici rinchiusi con lui nella fortezza di Pinerolo. […] Dai giardini di Versailles alle segrete pinerolesi, dalle viuzze di Parigi ai castelli di campagna,la fantasia dell’autore accampa una moltitudine di personaggi; e per mezzo loro riesce ad animare scene ben riuscite, come lo spettrale ballo fra Lauzun e la favorita Montespan, che si ritrova “più morta che viva” alla fine della danza, per tutte le atrocità e le minacce che il conte, suo antico amante, le ha sussurrato col sorriso sulle labbra.Ma una curiosità golosa è il vero marchio di fabbrica del libro, godibile accumulo di materiali più diversi, compresi documenti e ritratti, e dove ogni occasione è buona per una gustosa digressione. E allora apprendiamo dei poteri afrodisiaci che la corte attribuiva alla nuovissima bevanda di moda, la cioccolata, spiamo l’interesse sospetto del re Luigi XIII per gli stallieri delle sue scuderie, o vediamo radunarsi i branchi di levrieri multicolori, neri, bianchi, rosa, blu, che accompagnavano le cacce reali.Nata quasi casualmente, da una lettura occasionale, la passione di Nello Manduca per la Maschera di Ferro lo ha portato davvero molto lontano.Alessandro Barbero Pagine dal volume

Dal Cap. 1°Non è stato facile prendersi cura di un ragazzo, galeotto soltanto per malasorte e portarselo dietro per tutta la sua esistenza.Non è stato facile accompagnare questo prigioniero in ogni istante, nascondere la sua identità, e vederselo accanto a volte smarrito, a volte furioso, a volte rassegnato.

Non è stato facile vederselo morire fra le braccia e in quell’istante soffocare la

voglia di gridare il suo nome e non poterlo fare. Bisognava proteggere lo Stato ed il Sovrano da uno scandalo peggiore della Fronda e della congiura dei veleni.Non è stato facile. Alla soglia dei miei ottanta anni sono considerato fortunato di vivere così a lungo. Vorrei, invece, essere già nel camposanto di San Paolo, vicino alla sua tomba che non conserva la maschera che coprì il suo volto tutta la vita!Come ricordo il giorno della sua morte! Il cielo di Parigi sembrava avvolto da una cappa opprimente, quasi volesse ribellarsi e svelare il mistero di quell’uomo e riscattarne la morte civile.Quando mi capita di incontrare Re Luigi, vecchio quasi come me ormai, mi torna in mente tutta la mia vita fatta di fedeltà che rasenta l’eroismo.Il Re è cadente ora, come me: spalle curve come le mie, viso corrucciato come la smorfia della mia bocca. Gli occhi, però, del Re Sole sono ancora luminosi come ai tempi della giovinezza ed il suo sguardo tagliente è sempre lo stesso. Lo ricordo io quello sguardo….. e come se lo ricordo!Perché quando non mi incontra nei saloni della reggia o nei viali dei giardini, chiede dove sono e se mi incrocia, mi assale col suo sguardo e vedo i suoi occhi quasi fiammeggiare?Il mattino è tiepido e questi giardini mi ricordano la giovinezza piena di progetti e grandi speranze quando, lasciando temporaneamente le più terribili prigioni del reame, venivo a Corte per riferire sul comportamento del… misterioso personaggio.Di solito sostavo ai margini della fontana della “Piramide” ed aspettavo D’Artagnan. […]Erano questi i pensieri di Benigne Dauvergne, signore di Saint-Mars, seduto al centro della Grande Terrasse, davanti a quel prato verde e perfettamente curato, costeggiato da altissimi tigli, un tempo usato da posteggio per le carrozze dei dignitari di Corte. Saint-Mars fu il custode di un personaggio, “l’uomo dalla Maschera di Ferro” per il quale non è dato sapere quando la storia diventa leggenda e viceversa.

********Dal Cap. 3 […] Stanco di aspettare il passaggio del Sovrano, Saint Mars si avviò, attraverso il “berceau d’eau” verso la fontana della “Piramide” dove di solito i cavalieri incontravano le dame di Corte.Cammin facendo si accorse che gli andava incontro un gruppo numeroso di donne tra le quali una non più giovane che dava la sensazione di essere il centro dell’attenzione. Aveva uno sguardo intelligente ed il portamento nobiliare proprio della lunga permanenza a Corte. Era Francesca d’Aubignè, Marchesa di Maintenon; indossava un elegante e castigatissimo vestito di

Dalla prefazione dello storico Alessandro Barbero.

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colore amaranto e le sue mani si confondevano con il manico d’avorio di un ombrellino coperto di rara stoffa ricamata. […]Benché la donna fosse sempre dotata di quel sorriso che pochi pittori seppero fermare sulla tela, Saint-Mars notò quanto il tempo è implacabile e come era passato su quel meraviglioso seno che non dava più l’impressione di due soli sorgenti.Il carceriere si tolse il cappello, fece un inchino profondo e, curvandosi, si sforzò di celare gli acciacchi dell’età che irrigidivano i suoi arti.Nel baciarle la mano l’uomo di pietra (come veniva abitualmente definito Saint-Mars) basso, tozzo e che di solito sapeva nascondersi dietro una coltre impenetrabile di durezza, fu tradito da una profonda emozione; la Marchesa si accorse e gli regalò un sorriso largo che servì a rinfrancarlo. […]“Non ho mai svelato né al Re, né ad anima viva quanto mi confidò Madame de Pérronnette, che ebbe il compito di assistere la Regina Anna d’Austria nel suo parto. Lo rivelo a voi perché siete al corrente dell’importanza del prigioniero di cui siete stato accorto custode e generoso servitore”. Saint-Mars divenne pallido……

********Dal Cap. 4 […] “E’ noto che la Regina di Francia, Anna d’Austria era angustiata quando il marito, Luigi XIII, piuttosto di incontrarla, preferiva strigliare i cavalli in compagnia degli stallieri, che a quanto si diceva facevano a gara per ingelosire il favorito del Sovrano, marchese Charles d’Albert e duca di Luynes. Tuttavia verso la fine del 1637, si sparse la voce che la Regina, dopo 22 anni di matrimonio, era gravida. Diceva Madame de Péronnette che per la Francia fu un tripudio: il regno avrebbe avuto il suo erede. Le campane suonarono a festa, nelle Cattedrali s’intonò il “Te Deum” di ringraziamento che i fedeli cantarono a squarciagola e, per le strade, tutti fecero bivacchi”. Disse la Marchesa di Maintenon iniziando il suo racconto.

********Dal cap.11Saint-Mars, di Versailles conosceva soltanto le zone riservate ai personaggi del suo rango e, quando finalmente una coppia di valletti lo invitò a seguirlo, ebbe momenti di trepidazione. I primi approcci con gli appartamenti reali lo stupirono. […]Accanto al grande ingresso, un nugolo di ministri, marchesi e duchi attendevano il turno per l’udienza reale.Saint-Mars sentì il suo cuore salire alla gola. Al cenno dei due maggiordomi, patrizi, postulanti, domenicani, francescani e gesuiti, fecero ala al fortunato mortale che il re voleva incontrare in

forma strettamente riservata.L’atteso momento era giunto. La magica porta si aprì ed il Governatore piegò le ginocchia davanti al più grande re della terra. Luigi XIV si alzò e con passo stranamente svelto gli andò incontro e, non simulando un certo premuroso rispetto, disse: “Suvvia Saint-Mars, alzatevi, sedete accanto a noi e diteci come vi trovate a Versailles?”“Mio Sovrano, essere al vostro cospetto mi riempie il cuore di gioia. Quando fui ammesso nell’esercito come ragazzo del reggimento, non pensavo che un giorno avrei avuto il grande onore di trovarmi al cospetto del re di Francia. Mi prostro ai piedi vostri e vi rendo grazie per il momento più solenne della mia vita”. Disse Saint-Mars commosso.Ed il re: “Conosciamo la vostra vita, la vostra famiglia, i vostri spostamenti e le vostre traversie, più di quanto possiate immaginare Ascoltate dunque…”Il lungo incontro era iniziato. Dalla Postfazione(a cura dell’autore)Mi capitò tra le mani un singolare testamento attribuito ad un famoso carceriere del seicento, Benigne Douergne, Signore di Saint-Mars, in cui oltre alla descrizione minuziosa delle sue volontà post mortem, racconta del leggendario parto gemellare della regina di Francia Anna d’Austria, moglie di Luigi XIII. […]Fu la spinta iniziale Il diverso destino dei due mi spinse ad avventurarmi in una ricerca storica eccitante e ricca di sorprese. […]Il testamento, pur non condiviso, venne offerto ai lettori anche dallo storico Mauruce Duvivier nell’accurata ricerca sulla Maschera di Ferro che pubblicò nel 1932 (librairie Armand Colin –Parigi) e da Marcel Pagnol, accademico di Francia, nel suo libro dal titolo “Le Masque de Fer” (ed. 1965) dove è scritto che della storia del gemello clandestino si occupò anche Louis-Armand François di Vignerot du Plessis Duca di Fronsac e di Richelieu (pronipote del famoso cardinale) che nelle sue memorie, affidate alla stesura dell’abate Soulavie, il Duca incluse il testamento di Saint-Mars, carceriere, appunto, del personaggio celato dalla maschera di ferro.Uno dei più grandi amici del Duca fu Voltaire, come lui scapestrato ed anarchico, col quale condivise più volte le celle della Bastiglia. Il Duca aiutò anche economicamente Voltaire quando per la sua discutibile condotta, non riusciva a trovare stampatori per le sue opere.È mia ferma convinzione che col testamento di Saint-Mars in mano, i due parlarono della Maschera

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di Ferro che, contrariamente a quanto scrisse lo stesso Voltaire, non furono gli anziani secondini (che presso la Bastiglia conobbero e servirono il prigioniero mascherato) ad ispirare lo scrittore a narrare l’avventura tra le più tragiche ed intriganti di questi ultimi trecento anni, ma fu l’amico e compagno: Louis-Armand-François de Vignerot du Plessis, Duca de Fronsac e di Richelieu. […]Una sera mi disse: “Papà, per carità, smettila con i tuoi racconti della Maschera di Ferro! Scrivi questa storia e basta!”“Ecco” rispose il fratello Mario quasi sconfortato “scrivi questa storia e lasciaci in pace!”Non furono le considerazioni dell’impertinente prole a farmi diventare una specie di orso imbronciato, ma l’applauso che i due ebbero da tutti i componenti la calda conversazione che scivolava davanti ad una porzione di arrosto aromatizzato con funghi porcini. Era giunto il tempo di fermare sulla carta le mie ricerche e le mie valutazioni su questo personaggio che non mi risparmiò momenti di autentica angoscia... Critica Dott.ssa Lionella Morano, critica letteraria.Non è solo la storia dei gemelli di Anna d’Austria, quindi, ma anche un ritratto spietato della crudeltà del potere, della forza delle passioni, del desiderio di ricchezza, della cecità dell’intelligenza umana di fronte alle pulsioni prodotte dalla voglia di sopraffare i propri simili, che ci rende uguali agli esseri umani di tutti i tempi.- Non impariamo mai, anche oggi, a distanza di tanto tempo, in un’era che ci gloriamo di pensare come la più splendida della storia umana, a cominciare dai pruriginosi fatti di corruzione generale di casa nostra, per finire alle immagini di Gheddafi, freddato dai suoi sudditi che non gli hanno voluto concedere un regolare processo. la Storia è sempre uguale.Ed è indifferente che si tratti di una vicenda passata o recente. della Maschera di Ferro o di un qualsiasi altro perseguitato, rinchiuso in una prigione o in un campo di concentramento. Sempre di orrore si tratta. Manduca, però, non è un narratore neutrale: Sa da che parte schierarsi. Il libro è pervaso da un alto senso morale. A che cosa tende l’ossessione di Manduca allora? A rispondere, voce di uno che, ancora una volta, grida nel deserto, o urlo silente contro il destino avverso, a temi universali e senza tempo, al bisogno di giustizia e di verità sottratte dal potere, al bisogno di considerazione per gli esclusi, ed è quasi una forma di risarcimento per i sacrificati alla Ragion di Stato, a quel potere dei vincitori e

fortunati, che stritola il singolo nell’interesse vero o presunto della comunità sacrificati, senza l’ombra di un rimorso, al capriccio

dei signori della Terra quei signori che, in particolare, nella storia di cui stiamo parlando, si professavano pure cristiani. La lezione di Tucidide, come vedete, è ancora insuperata.

********Riflessioni della Dott.ssa Alice Raviola, storica, ricercatrice della Compagnia di San Paolo Pertanto, al di là dei personaggi ben tratteggiati – su tutti il Lauzun al quale Madame de Sevignè dedicò una lettera da antologia riportata con gusto felice alle pp. 115-116 -, è l’atmosfera di insicurezza, di cupo mistero, di responsabilità a rendere non convenzionale questa ricostruzione romanzata. Il circolo degli Honnêtes hommes attorno al quale gravitavano Saint-Simon, Madame de Scudery e il duca di Bourgogne, brillante nipote del re, e che si adoperò per la liberazione del prigioniero illustre sembra così instillare un senso di rimorso nella persona del re Sole, responsabile suo malgrado sin dalla nascita del destino ingrato dell’uomo deprivato di un’identità. Non si dovrebbero mescolare, in un’analisi che ambisca a essere storica, fiction e storia del pensiero. Tuttavia le ultime pagine del libro di Manduca, forse inconsapevolmente, evocano la profonda frattura che la filosofia, la scienza, l’esegesi biblica, la cultura erudita di fine Seicento e inizio Settecento provocarono nella concezione del potere assoluto come Hobbes e altri lo avevano rappresentato. Uno storico francese importante, Paul Hazard, lo spiegò ne La crisi della coscienza europea (Paris 1935); Giuseppe Ricuperati, dalla cui scuola provengo, ne ha più volte sviscerati i temi. Questo mio è solo un accenno superficiale, ma della Maschera di ferro di Nello Manduca, rovescio della medaglia dell’assolutismo, a colpirmi è stata appunto la sfumatura di inquietudine che, vero o non vero, egli ha voluto conferire a Luigi XIV e al suo doppio.

******** Critica a “Ferro e Velluto” del Prof. Paolo Cavallo Vice presidente Società storica Pinerolese. Il romanzo “ferro e velluto” di Nello Manduca si colloca nel miglior solco della tradizione del romanzo storico, pur con qualche reinterpretazione personale dei contenuti e delle tecniche espressive tipiche del genere. Non è un caso, infatti, che il volume esca nel 2011, a quasi duecento anni di distanza dal primo titolo che, nell’età romantica, inaugurò tal genere (Wawerley di Walter Scott uscì infatti nel 1814) e che la sua trama non nasconda di aver fatto tesoro di un ampio ventaglio di esperienze narrative tipiche del XX secolo. Secondo la definizione che ne diede il famoso studio Il romanzo storico di

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Gyorgy Lukács, l’elemento specifico di un romanzo storico è “il far derivare il particolare modo di agire degli uomini dalle caratteristiche storiche della loro epoca”. Il libro di Manduca rispetta queste consegne ed espone in bella mostra una serie di imprestiti formali e contenutistici che contraddistinguono i romanzi storici successivi all’età di Scott: l’utilizzo di elementi memorialistici, la presenza di ricche descrizioni geografico-morfologiche dei luoghi in cui esso è ambientato, la descrizione di situazioni prettamente quotidiane (a non voler dire, con Lukács, borghesi), una serie di dialoghi serrati di ispirazione drammaturgica.Ma, se il romanzo storico si caratterizza, tecnicamente, per quella che si definisce focalizzazione zero, ovvero per la presenza di un narratore onnisciente e per una narrazione prevalentemente di natura esterna, ferro e velluto opera una prima, volontaria rottura: il suo protagonista non è Re Luigi XIV, sovrano assoluto attorno alla cui epoca ruota tutta la trama, ma il carceriere della leggendaria ”Maschera di ferro”, Benigne Dauverne, Signore di Saint Mars. Manduca dipinge quest’ultimo come un servo obbediente ma non stolto, come un lealista onesto, un personaggio disposto a sacrificare la sua esistenza privata in nome di un’idea che ha il volto di un compito assegnatogli dal suo Sovrano: vigilare, come carceriere, sull’integrità fisica della Maschera di Ferro e sul segreto che essa porta con sé.Saint Mars non dimentica l’umanità e l’affetto verso un prigioniero che, alla fine, sente addirittura essere un po’ suo sodale – quasi un alter ego - nella vita di rinunce e isolamento che ha scelto di condurre, ma non si nasconde il fatto che, come recita l’incipit del libro, non sia stato facile per lui avere a che fare per così tanti anni con l’animo inquieto della Maschera di Ferro (nella versione scelta da Manduca, colui che la veste è il fratello gemello di Luigi XIV, un personaggio che, per ragioni di stato, non potrà mai conoscere la sua genealogia e la sua origine per non mettere in crisi l’idea di Stato assoluto nella Francia del XVII secolo). La vita della Maschera di ferro viene descritta con un altro espediente narrativo tipico del romanzo storico, la prospettiva di prospettiva, attraverso l’ottica di altri illustri prigionieri affidati a Saint Mars, durante un lungo e fittizio dialogo svoltosi a Versailles fra Luigi XIV e lo stesso carceriere: sembra quasi che, nella finzione del testo, i personaggi secondari riverberino sull’uomo senza volto, del quale sono costretti a condividere l’amaro destino, una traccia della loro personalità di ex uomini liberi. Abbiamo allora la descrizione della caduta in disgrazia dell’altero e superbo Ministro delle Finanze Fouquet, l’impulsività dello stratega e dongiovanni, a suo tempo compagno di bisbocce del Re, Lauzun (il quale intendeva sposare, contro il partito dei Reali

di Francia, Anne Marie de Montpensier), l’imperizia diplomatica del mantovano Carlo Mattioli, le cattive amicizie di Eustache Dauger (che, in una Quaresima al contrario, iniziano questo giovane e promettente cortigiano a tutti i vizi capitali: si tratta di una scena così icastica che non può non far ricordare il famosissimo racconto di Edgar Allan Poe La maschera della morte rossa).Quando la storia farà chiudere gli occhi alla Maschera di Ferro, chi vi si cela porterà con sé una sola traccia della sua indole regale, la vittoria simbolica – ottenuta per via dialettica - sul suo (forse) fratello carnefice: vittoria la cui memoria sarà affidata al solo Saint Mars (e la cui scoperta affidiamo al lettore). ********Riflessione di Sofia D’ Agostino – giornalista.La Storia e le storie. E’ attraverso questo equilibrato intreccio di documenti, testimonianze e intuizioni che si sviluppa “Ferro e velluto”, di Nello Manduca. Nel romanzo storico di Manduca, i personaggi attraversano la grande Storia disseminando, però anche, le pagine del libro di più intime e private storie. L’affascinante mistero della Maschera di Ferro, di quel prigioniero illustre e sconosciuto rinchiuso nella Fortezza di Pinerolo è narrato con stile chiaro, vivace e rigoroso. Una cronaca efficace, che mette limpidamente in primo piano l’eccezionale vicenda. Un incursione al galoppo nelle terre di Francia, dove la vanità e la politica dell’intrigo consumano la Corte di Re Sole, prologo di una decadenza che già impasta gesti e pensieri.Un carosello di cavalieri, dame e servitori, agisce, trepida, e talvolta trama attorno allo sconosciuto prigioniero.. Attorno a colui che non è nessuno, ma da cui tutto si origina.Per il lettore l’occasione è ghiotta. La Storia è lo sfondo su cui tutto si muove. Le segrete di Pinerolo, la fortezza di Santa Margherita, la Bastiglia, luoghi simbolo nuovamente scossi dai fatti avventurosi e dramnmatici della storia, che la penna di Manduca rende sempre suggestivi. Ma ci è data consegnata bellezza. Quella delle dame di corte, dall’incarnato delicato e dotate “di quel sorriso che pochi pittori seppero fermare sulla tela”. Ma anche degli appartamenti reali di Versailles, “la petite maison du plus grand roi de la terre”, dove possiamo perderci, e sorprenderci davanti ai pregiati marmi policromi, alle parerti di specchi, o di raffinate tappezzerie, ai preziosi damaschi del Salone di Diana, alle sculture di Bernini. E se alziamo lo sguardo, ecco l’opera di Blancard, in cui “Le Ore del Mattino, precedute dalle Ore della notte spandono sulla terra rugiada e fiori…”

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From the foreword by historian Alessandro

Barbero[…] ...... a happy obsession that led Nello Manduca ......translated first into a greedy search of books that brought him for years to hit the little shops and antiquarian booksellers of the Seine river in Provence, later to have in his private library a good part of over three hundred books published in the nineteenth and twentieth century about the mysterious prisoner of Pinerolo...... In conversations between the king, his elderly morganatic wife, the Marquise de Maintenon, and another old man at the end of his years, the jailer Saint Mars, who already was a friend of D’Artagnan and an official to the Musketeers, the true story of the investigation of the faceless prisoner and other unhappy men imprisoned with him in the fortress of Pinerolo unravels.......... From the gardens of Versailles to the secrets of Pinerolo, the streets of Paris to the countryside castles, the author’s imagination encamps a multitude of characters, and through them, well-managed scenes are animated, like the ghostly dance between Lauzun and the favorite Montespan, who finds herself “more dead than alive” at the end of the dance, for all of the atrocities and the threats that the Count, her former lover, whispered in her ear with a smile.But a voracious curiosity is the true hallmark of the book; an enjoyable accumulation of different materials, including documents and pictures, and where every occasion is good for a tasty diversion. And then we learn that the aphrodisiac powers of the court gave to the newly fashionable drink, chocolate, we suspect King Louis XIII’s interest for the grooms of his stables, or the colored greyhounds gather, blacks, white, pink, blue, who accompanied the royal hunts.Born almost by accident, Manduca’s passion for casually reading about the Man with the Iron Mask has taken him very far.

A selection from this volume

Excerpt from Chap.1- It wasn’t easy to look after a boy, a jailbird onlyfrom bad luck, and bring him along with me for all his life.- It wasn’t easy to be there with this prisoner at all times, to hide his identity and see him beside me,

at times bewildered, at times furious, at times resigned.

- It wasn’t easy to see him die in my arms and yet have to repress the desire to cry out his name.It was necessary to protect the State and the Sovereign from a scandal worse than the Fronde and the Poison Affair.- It was not easy.As I near my eighties, I am considered a lucky man to have lived for such a long time. Yet I wish I were already in the graveyard of Saint Paul’s instead, near his tomb where he is free of the mask that covered his face all his life!- How well I remember the day he died! The Paris sky looked enshrouded in a threatening blanket, as though it wanted to rebel, to reveal the mystery of that man and redeem his civil death.When I happen to meet King Louis, who is almost as old as I am by now, all my life of loyalty, verging on heroism, comes to my mind.- The King is decrepit now, just like me, with crooked shoulders like mine and a frowning face like the grimace of my mouth. But the Sun King’s eyes are still as bright as they were in his youth and his sharp gaze hasn’t changed. I remember that look ... I remember it all too well!- When he doesn’t bump into me in the halls of the royal palace or amid the garden walks, why does he ask where I am and, if our paths cross, why does his incandescent stare seem to bore right into me?- The morning is warm, and these gardens remind me of my youth full of great hopes and dreams when, on a temporary respite from the most awful prisons in the kingdom, I came to the court to report about the behaviour of the ... mysterious character. - I usually stopped by the edge of the “Pyramid” fountain, waiting for D’Artagnan ...These were the thoughts of Benigne Dauvergne, Lord of Saint-Mars, sitting in the middle of the Grande Terrasse, in front of that green and perfectly kept lawn bordered by lofty lindens, that was once used as a parking area for the coaches of court dignitaries. Saint-Mars was the keeper of a character, “the Man in the Iron Mask”, for whom we may never know where history ends and legend begins.

********Excerpt from Chap. 3Tired of waiting for the passage of the Sovereign, Saint Mars to come through the “bower d’eau” towards the fountain of the “pyramid” where the knights usually met the ladies of the Court.Along the way he noticed a large group of women including a one, no longer very young, who gave the impression of wanting to be at the center of attention. Her eyes evoked intelligence and noble bearing of her long stay on the Court.It was Frances d’Aubigne, Marquise de Maintenon,

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wearing an elegant, very chaste, amaranth dress in which her hands were confused with the ivory handle of an umbrella covered with rare embroidered cloth.... Although she always wore a perfect smile on her face that few artists would be able to capture on canvas, Saint-Mars noticed how time was relentless, as for her wonderful breasts that no longer gave the impression of two sources (che vuol dì? Non rende in inglese).The jailer took off his hat, bowed deeply, and, stooping, strove to conceal the infirmities of age that stiffened his limbs.In kissing her hand, the man of stone (as Saint-Mars was commonly known as) short and stocky and was usually able to hide behind a blanket of impenetrable hardness, was betrayed by a deep emotion; the Marquise noticed this and gave him a huge smile that heartened him ............ “I have never revealed to either the King nor any other soul what Madame de Pérronnette told me, who had the task of assisting Queen Anne of Austria in her delivery. I reveal it to you because you are aware of the importance of the prisoner which you are guarding. “ Saint-Mars became pale

********Excerpt from Chap. 4[…] ”It is common knowledge that the Queen of France, Anne of Austria, was distressed when her husband, Louis XIII, rather than be with her, preferred grooming the horses with the stablemen who, so it is said, were vying with each other to make the king’s favourite (Marquis Charles d’Albert, Duke of Luynes) jealous. Nevertheless, in late 1637, news emerged that, after 22 years of marriage, the Queen was pregnant. Madame de Péronnette said that France was in jubilation: the kingdom was to have an heir. The bells pealed out; in the cathedrals, worshippers sang the thanksgiving ‘Te Deum’ at the top of their voices; and everybody camped out in the streets”. So begins the account of the Marquise of Maintenon ...

********Excerpt from Chap. 11What Saint-Mars knew about Versailles was confined to the areas assigned to persons of his rank; when a couple of valets eventually invited him to follow them, he felt uneasy. The first approaches to the royal apartments astonished him... Beside the great entrance, a swarm of ministers, marquises and dukes were waiting their turn for the royal audience.Saint-Mars’ heart was in his mouth. At the sign of the two butlers, patricians, petitioners, Dominicans, Franciscans and Jesuits flanked the lucky mortal whom the king wanted to meet in strict confidence.

The long-awaited moment had come. The magic door opened, and the Governor bent his knees before the greatest king on earth.Louis XIV stood up, went up to him at a strangely brisk pace, and with a seemingly genuine respectful kindness, said: “Now then, Saint-Mars, stand up, sit beside us and tell us how you are getting on at Versailles.”“My Lord, being in your presence fills my heart with joy. When I entered the army as a regiment boy, never did I think that one day I would have the great honour of being in the presence of the King of France. I prostrate myself at your feet and give you thanks for this, the most solemn moment in my life,” said Saint-Mars in a moved voice.And the king: “We know of your life, your family, your peregrinations and your ordeals, better than you can imagine. Listen, then, ...” The long meeting had begun ...

Afterword(by author)I happened upon a remarkable testament attributed to a famous warden of the seventeenth century, Benign Douergne, Lord of Saint-Mars, where in addition to the detailed description of his Will after his death, tells of the legendary twins of the French queen, Anne of Austria , wife of Louis XIII .....It was the initial impetus .........The different fate of the two led me to venture into historical research; exciting and full of surprises...... The Will, though not shared, was also offered to readers by historian Mauruce Duvivier; the careful research on the Iron Mask, which he published in 1932 (Armand Colin librairie-Paris) and Marcel Pagnol, the French Academy, in his book entitled “ The Masque de Fer “(ed. 1965) where it says that the story was also in charge of clandestine twin-Louis François Armand du Plessis Vignerot the Duke of Richelieu and Fronsac (great grandson of the famous cardinal) that in his memoirs, entrusted the drafting Abbot Soulavie, including the Duke’s testament of Saint-Mars, jailer, in fact, the hidden character in the Iron Mask.One of the Duke’s greatest friends was Voltaire, who was reckless and an anarchist, with whom he shared the cells of the Bastille many times. The Duke also helped Voltaire financially when for his questionable conduct, could not find printers for his works.It is my firm belief that with the testament of Saint-Mars in hand, the two who talked with the Iron Mask, which, contrary to what was written by Voltaire himself, were not the old wardens (who knew and served the masked prisoner at the Bastille) to inspire the writer to narrate the adventure of the most tragic and intriguing of these last three hundred years, but was the friend and companion, Louis-

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François-Armand du Plessis de Vignerot, Duke de Richelieu and Fronsac ................ One night I said:“Dad, please, stop with your tales of the Iron Mask! Just write this story down! ““There,” replied his brother Mario almost disheartened “write this story and leave us in peace!”The considerations of my impertinent offspring are not the reason I become a kind of sullen bear, but the applause that the couple had, all of the components, the warm conversation that slid in front of a portion of roast flavored with porcini mushrooms.It was high time to write on paper my assessment of this character who did not spare me moments of real anguish... Reviews Lionella Morano, literary critic, writes:This is not only the story of Anne of Austria’s twins, then, but also a merciless portrait of the cruelty of power, the strength of passions, the longing for riches, and the blindness of human intelligence in the face of the desire to overpower our fellow creatures that makes us just like all the other human beings throughout history.We never learn, even now, after such a long time, in an era we boast about as the most brilliant in the human history, from the titillating episodes of general corruption in our country to the images of Gaddafi, gunned down by his own subjects, who did not want to allow him a fair trial. History always repeats itself. And it makes no difference whether it is a long-gone event or a recent one, the Iron Mask or any other victim of persecution, locked up in a prison or concentration camp. It’s always horrific. Manduca isno impartial narrator, though: he knows which side he’s on. The book is imbued with a high moral sense. What is Manduca’s obsession driving at, then? It is the voice of one who is crying out once more in the wilderness, the silent scream against harsh fate: timeless, universal themes like the need for justice and truth thatpower has taken away, and the need to spare a thought for the outcasts. It is almost a form of payback for those sacrificed on the altar of the State, that power of the winners and the lucky ones that crushes the individual in the pursuit of the real or presumed greater good, sacrificed without a shred of remorse to the whims of the lords of the World, those lords who, especiallyin the story in question, even claimed to be Christians. Thucydides’ lesson, as you can see, is still unsurpassed.

Reflections of Dr. Alice Raviola, historical researcher of the Society of St. PaulTherefore, beyond the well drawn characters - all of the Lauzun which Madame de Sevigne devoted a letter from the anthology reported happy with taste on pp. 115-116., is the atmosphere of insecurity, of dark mystery, the responsibility to make this unconventional fictional reconstruction. The circle of honnetes hommes around which gravitated Saint-Simon, Madame de Scudery and the Duke of Burgundy, grandson of the king brilliant, and that worked for the liberation of the illustrious prisoner seems to instill a sense of remorse in King “Sole”, responsible, in spite of fate from birth, the ungrateful man bereft of an identity.You should not mix in an analysis that aims to be historical fiction and history of thought. However, the last pages of Manduca’s book, perhaps unconsciously, evoke the deep rift that philosophy, science, biblical exegesis, the erudite culture of the late seventeenth and early eighteenth century brought about the conception of absolute power as Hobbes and others had shown . One important French historian, Paul Hazard, explained it in The crisis of European Consciousness (Paris 1935), Joseph Ricuperati, from whose school came from, has repeatedly dissected the issues. This mine is just a hint of surface, but Nello Manduca’s The Iron Mask, the flip side of absolutism, was to hit precisely the shade of anxiety that, true or not, he wanted to give to Louis XIV twice as much.

********Critics’ Iron and Velvet “ - Prof. Paolo Cavallo Historical Society, Vice President Pinerolo.The Nello Manduca’s novel, “Ferro e Velluto”, fits best in the tradition of historical fiction, with some reinterpretation of personal content and expressive techniques typical of the genre. It is no coincidence, in fact, that the volume came out in 2011, nearly two hundred years after the first title, in which this genre in the romantic era, was inaugurated (Wawerley Walter Scott left it in 1814) and that its plot does not hide a wide range of experiences typical in novels of the twentieth century. According to the definition, the study of the historical novel by Gyorgy Lukács, the specific element of a historical novel is “to derive the particular mode of action of the men from the historic character of their times.” The Manduca’s book respects these submissions and exhibits on display a series of forms and content that mark the historical novels of Scott later: the use of elements of memoirs and the presence of rich geo-morphological descriptions of the places where it is set, descriptions of situations typically daily (not to mean, with Lukács, bourgeois), a series of dialogues

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tight-inspired drama.But if the historical novel is characterized, technically, what is called zero focus, namely the presence of an omniscient narrator and mainly a narrative of external nature, Ferro e Velluto makes a first, voluntary strength: his protagonist is not King Louis XIV, absolute monarch whose time revolves around the whole plot, but the jailer of the legendary “Iron Mask”, Benign Dauverne, Lord of Saint Mars. Manduca depicts him as an obedient servant but not a fool, as an honest loyalist, a person willing to sacrifice his private life for an idea that has the face of a task assigned by his Sovereign: watch as jailer, physical integrity of the Iron Mask and secrecy that comes with it.Saint Mars does not forget the humanity and affection towards a prisoner who eventually feels a bit ‘his companion - almost an alter ego - the life of renunciation and isolation that he has chosen to lead, but does not hide that, as stated in the opening words of the book, has not been easy for him to have to do for so many years with the troubled spirit of the Iron Mask (as chosen by Manduca, as one who is the twin brother of Louis XIV, a character who, for reasons of state, will never know his genealogy and his origin not to undermine the idea of absolute state in seventeenth-century France). The life of the Iron Mask is described by another narrative device typical of the historical novel, the prospect of perspective through the lens of other illustrious prisoners entrusted to Saint Mars, during a long fictional dialogue between Louis XIV in Versailles and the jailer seems that, in the fiction of the text, the secondary characters riverberino the man without a face, which are forced to share the bitter fate, a trace of their former personality of free men. Then we have the description of the fall from grace and superb lofty Finance Minister Fouquet, the impulsiveness of the strategist and womanizer, in his time companion of the King on a lark, Lauzun (who wanted to marry, against the party of the Kings of France, Anne Marie de Montpensier), the diplomatic skill of the Mantuan Carlo Mattioli, bad friendships Eustache Dauger (which, unlike a Lent, beginning this promising young courtier to all the deadly sins: it is a scene so vivid that cannot fail to remember the famous story by Edgar Allan Poe’s The Masque of the Red Death).When the story makes The Iron Mask close his eyes, there lurks who will bring with it a single trace of his regal character, the symbolic victory - achieved by dialectic – his (perhaps) brother’s murderer: the memory of which victory will be entrusted only to Saint Mars (and the discovery of which rely on the reader).

Reflections of Sofia D’Agostino, journalist History and stories. It is through this fine web of documents, evidence and insights that Nello Manduca’s “Iron and Velvet” develops.In Manduca’s historical novel, the characters live through great Historical events while scattering the book with their own more intimate and private stories.The fascinating mystery of the Iron Mask, of that distinguished yet unknown prisoner locked up in Pinerolo prison unfolds in a clear, lively and meticulous style. The book is an effective chronicle that places this remarkable affair under the spotlight. It is a gallop through the lands of France, where vanity and the politics of intrigue consume the court of the Sun King, a prologue to a decline whose seeds have already been sown in the actions and thoughts of its protagonists. A swirl of knights, dames and servants act, vacillate, and at times plot around the unknown prisoner. Around that man who is nobody but from whom everything originates.This is a juicy morsel indeed for the reader. History is the background for all the action. The dungeons of Pinerolo, the fortress of Santa Margherita, the Bastille: iconic places that are shaken once more by the adventurous and dramatic events of this story, brought to life throughout by Manduca’s pen.But beauty abounds here. Think of the ladiesin-waiting, with their delicate complexion and “smiles that few artists could capture in paint”. And also the royal apartments of Versailles, “la petite maison du plus grand roi de la terre” (the modest home of the greatest king on earth), where we can lose ourselves in awe of the valuable polychrome marbles, the walls of mirrors or the refined tapestries, the precious damasks of Diana’s Hall, and the Bernini sculptures. And if we raise our eyes, here is Blanchard’s work, where “The Hours of the Morning, preceded by the Hours of the Night, scatter dew and flowers onto the earth...”

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Aus der Einleitung des Historikers Alessandro Barbero[…] … Es ist eine beglückende Leidenschaft,

, die Nello Manduca…. vor allem in der gierigen Suche nach Büchern ausdrückt.Eine Leidenschaft, die ihn über Jahre dazu geführt hat die kleinen Antiquitätsläden der Provence sowie die Boutiques der Sennapromenade abzuklopfen , bis er über den geheimnisvollen Gefangenen von Pinerolo in seiner Privatbibliothek vonden im 18ten und 19ten Jahrhundert mehr als 300 veröffentlichten Bänden einen guten Teil derselben in Besitz hatte.In den Unterredungen zwischen dem König, seiner betagten morganatischen Ehefrau, der Markgräfin von Maintenon, und einem anderen Alten am Ende seiner Jahre, dem Gefängniswärter Saint-Mars, der schon Freund von D’Artagnan und Offizier der Musketiere war, entwirrt sich die Suche nach der wirklichen Geschichte des “Gefangenen ohne Gesicht” und der anderen Unglücklichen, die mit ihm in der Festung von Pinerolo eingesperrten waren.Zwischen den Gärten von Versaille bis zu dem Verliesen von Pinerolo, von den Gässchen in Paris bis zu den Landschlössern, bringt der Verfasser vielerlei Persönlichkeiten zum Vorschein, und durch sie gelingt es ihm gute Szenen zu beleben, wie zum Beispiel den gespenstigen Ball zwischen Lauzun und der Geliebten Montespan, die sich am Ende des Balles mehr tot als lebendig fühlte, nachdem ihr der Graf, ihr antiker Geliebter, mit einem Lächeln auf den Lippen Entsetzlichkeiten und Drohungen zugeflüstert hatte. Aber eine genüssliche Kuriosität ist der wirkliche Firmenstempel des Buches, genießerische Sammlungen aus verschiedenen Materien, einschließlich Dokumenten und Porträs, wo jede Gelegenheit gut ist für eine appetitliche Abschweifung. Und hier erfahren wir erotisches Vermögen eines ganz neuen modischen Getränks, der Schokolade, wir belauern das Interesse des Königs Ludwig des XIII für die Stallburschen seines Gestüts, oder wir sehen das Ansammeln von Rudeln bunter, schwarzer, weißer, rosanen, blauer Windhunden, welche die königlichen Jagden begleiteten.Fast von Ungefähr, bei einer zufälligen Lektüre , hat die Leidenschaft für die “Eiserne Maske” Nello Manduca wirklich weit gebracht.

Auszüge aus dem Band

Auszug aus dem ersten Kapitel- Es war nicht einfach sich um einen Jungen zu kümmern, der durch ein Missgeschick zum Sträfling wurde, und ihn während seines ganzen Darseins zu begleiten.- Es war nicht einfach diesem Gefangenen in jedem Augenblick beizustehen, seine Identität zu vertuschen und ihn neben sich zu sehen, verstört, verärgert und manchmal ergeben .- Es war nicht einfach ihn in den Armen sterben zu sehen und in diesem Augenblick das Bedürfnis zu haben, seinen Namen zu schreien und es nicht tun zu können. Man musste den Staat und den Herrscher vor einem schlimmeren Skandal beschützen, als nicht dem des Aufruhrs und der Verschwörung des Giftes. - Es war nicht einfach.- An der Schwelle meiner achzig Jahren werde ich als glücklich betrachtet so lange zu leben. Ich dagegen möchte schon auf dem Friedhof von San Paolo liegen, in der Nähe seiner Kruft, die nicht die Maske bewahrt, die lebenslang sein Gesicht bedeckte.- Wie sehr ich mich an den Tag seines Todes erinnere. Der Himmel über Paris schien in eine unerträgliche Rauchkappe eingehüllt zu sein, als wolle sie sich fast dagegen aufbäumen, das Geheimnis dieses Menschen zu lüften und den Ziviltod freikaufen.- Wenn ich zufaellig Koenig Ludwig treffe, nun fast so alt wie ich, kommt mir mein ganzes Leben vor Augen, geprägt von einer Treue, die fast an Heroismus grenzt..- Der König ist nun gebrechlich wie ich: gebeugte Schultern, ebenso wie meine, das Gesicht runzilig wie die Grimasse meines Mundes;. die Augen des Sonnenkönigs sind jedoch noch leuchtend wie in Jugendzeiten und sein scharfer Blick ist noch immer der Gleiche. Diesen Blick, den kenne ich, und ob ich ihn kenne!- Warum fragt er nach mir, wenn er mich nicht in den Sälen des Palastes oder in den Alleen der Gärten trifft, und warum, wenn er mich trifft, überfällt er mich mit seinem Blick und überrascht mich mit seinen fast feurigen Augen?- Der Morgen ist lau und diese Gärten erinnern mich an die Jugendzeit voll von Plänen und großen Hoffnungen. Dann, wenn ich zeitweise die schrecklichsten Gefängnisse des Königreiches verließ, kam ich zu Hof um über das Benehmen der....geheimnisvollen Person zu berichten.- Meistens machte ich am Brunnen der „ Piramide „ halt und wartete auf D’Artagnan…..Das waren die Gedanken von Benigne Dauvergne, Hausherr von Saint-Mars, der in der Mitte

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seiner Grossen Terrasse saß, den grünen, perfekt gepflegten Rasen vor sich, gesäumt von riesigen Linden, einstmals benutzt zum Parken der Kutschen der Würdenträger des Hofes. Saint-Mars war der Aufseher einer Persönlichkeit: des Menschen mit der „Eisernen Maske“, für den es nicht zu wissen galt, wann die Geschichte Legende wird und wann nicht.

********Auszug aus dem dritten Kapitel …Müde, auf das Vorrüberkommen des Herrschers zu warten, machte sich Saint-Mars auf den Weg, den „ berceau d’eau“ überquerend, zum Brunnen der “Piramide“, wo sich normalerweise die Kavaliere mit den Damen des Hofes trafen.Unterwegs bemerkte er, dass ihm eine zahlreiche Gruppe von Frauen entgegenkam, darunter auch eine nicht mehr sehr junge, die den Anschein hatte im Zentrum der Aufmerksamkeit zu stehen. Sie hatte einen intelligenten Blick und ein adliges Benehmen , wie jemand der lange Zeit am Hof war.Es war Francesca d’Aubignè, Markgräfin von Maintenon; sie trug ein elegantes und sehr dezentes amarantrotes Kleid, und ihre Hände waren eins mit dem Elfenbeingriff eines Schirmes, der mit einem seltenen, bestickten Stoff bezogen war.…Obwohl die Dame immer ein Lächeln ausstrahlte , welches nur wenige Maler so hätten auf einer Leinwand festhalten können, bemerkte Saint-Mars, wie unaufhaltsam die Zeit ist und wie diese über den wunderbaren Busen hingegangen war, der nicht mehr den Eindruck von zwei aufgehenden Sonnen machte. Der Gefängniswärter nahm den Hut ab, machte einen tiefen Knicks, und gebückt bemühte er sich die Gebrechlichkeiten seines Alters zu verbergen, die die Gelenke versteiften.Der Mann aus Stein ( wie er umgangsförmlich genannt wurde), klein, untersetzt, der sich normalerweise hinter einer uneindringlichen Decke von Härte versteckte, wurde beim Küssen ihrer Hand von einer tiefen Gefühlsbewegung ergriffen. Die Markgräfin bemerkte es und schenkte ihm ein breites Lächeln, das ihm Mut machte.…“ Ich habe nie dem Koenig, und niemandem anderen enthüllt, was mir Madame Pèronnette anvertraute, die die Aufgabe hatte, der Königin Anna von Österreich bei Ihrer Entbindung zu assistieren. Ich gebe es Euch preis, weil Ihr über die Wichtigkeit des Häftlings aufgeklärt seid, dessen schlauer Wärter und großherziger Diener Ihr ward „ . Saint-Mars wurde bleich…

Auszug aus dem vierten Kapitel[…] …“Es ist bekannt, dass die Königin von Frankreich bekümmert war, wenn ihr Mann, Ludwig der XIII , anstatt sich mit ihr zu treffen, es vorzog die Pferde in Gesellschaft seiner Stalljungen zu striegeln; und was man so sagt, diese Stalljungen wetteiferten, um den Favoriten des Herrschers, Charles d’Albert Herzog von Luynes, eifersüchtig zu machen. Trotzdem gingen am Ende 1637 die Gerüchte um, dass die Königin nach 22 Ehejahren schwanger sei. Madame de Pèronnette sagte, dass es für Frankreich ein Jubel war : Das Reich hätte einen Nachfolger gehabt. Die Glocken läuteten festlich, in den Kathedralen stimmte man zum Dank das „Te Deum“ an, das die Gläubigen aus vollem Halse sangen. Alle kampierten in den Straßen.“ meinte die Markgräfin von Maintenon, Ihre Geschichte beginnend……

********Auszug aus dem elften Kapitel Saint-Mars kannte von Versailles nur das Gebiet, welches den Persönlichkeiten seines Ranges reserviert war, und als endlich ein Pagepaar ihn einlud ihnen zu folgen, hatte er Augenblicke des Bangens. Die ersten Eindrücke der königlichen Gemächer ließen ihn erstaunen.…Neben dem großen Eingang wartete eine Schar Minister, Markgräfe und Herzöge auf den Moment des königlichen Empfangs.Saint-Mars hörte sein Herz bis zum Hals schlagen. Auf das Zeichen zweier Haushofmeister standen Adelige, Bewerber, Domenikaner, Franziskaner und Jesuiten Spalier für den glücklichen, den der König in ausgesprochen diskreter Form empfangen wollte.Der lang ersehnte Augenblick war gekommen. Die magische Tür öffnete sich und der Hofmeister beugte seine Knie vor dem allergrößten König der Erde.Ludwig der XIV stand mit einem sonderlich schnellen Schritt auf und mit einem nicht vorgespielten, zuvorkommenden Respekt ging er ihm entgegen und sagte:„Wohlan Saint –Mars, steht auf, setzt Euch zu uns und sagt uns wie ihr Euch in Versailles fühlt?“„Mein Herrscher, in Eurer Gegenwart zu sein erfüllt mein Herz mit Freude. Als ich als Junge in die Armee des Regiments aufgenommen wurde, dachte ich niemals die große Ehre zu haben, mich in der Gegenwart des Königs von Frankreich zu befinden. Ich werfe mich zu Euren Füßen und bedanke mich für den prunkvollsten Augenblick meines Lebens“. Sagte Saint-Mars bewegt.Und der König:„Wir kennen Euer Leben, Eure Familie, Eure Versetzungen und Eure Missgeschicke besser als Ihr Euch vorstellen könnt .Hört also….Das lange Treffen hatte begonnen……

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Aus dem NachwortMir war zufällig ein einmaliges Testament in die Hände gekommen, das einem bekannten Gefängniswärter des sechzehnten Jahrhunderts zugeschrieben war, Benigne Douergne, Herr von Saint-Mars, in dem er, außer der peinlich genauen Beschreibung seines letzten Willens, auch die legendäre Zwillingsgeburt der Königin von Frankreich Anna von Österreich, Gemahlin des Königs Ludwig des XIV, erzählt…..Das war der Anstoß:...Das ungleiche Schicksal der Beiden, gab mir den Anstoß, mich in eine aufregende, geschichtliche und an Überraschungen reichen Suche zu wagen....Das Testament, wenn auch nicht gebilligt, wurde den Lesern auch von dem Geschichtsschreiber Mauruce Duvivier angeboten, in der akkuraten Ermittlung über die „Eisernen Maske“, die er 1932 veröffentlichte ( Buchhandlung Armand- Colin- Paris) . Auch Marcel Pagnol, französischer Akademiker, schreibt in seinem Buch mit dem Titel „Le Masque de Fer „„,(ed.1955), dass sich über die Geschichte des verborgenen Zwillingsbruders auch Louis- Armand Francois von Vignerol von Plessis Herzog von Fronsac und von Richelieu ( Urenkel des berühmten Kardinals ) beschäftigt hatte: in seinen Erinnerungen, die er zur Niederschrift dem Pater Soulavie anvertraute , bezog der Herzog das Testament von Saint-Mars mit ein, eben dem Gefängniswärter der verborgenen Persönlichkeit der Eisernen Maske.Einer der größten Freunde des Herzogs war Voltaire, freier und parteiloser wie er, mit dem er verschiedene Male die Zelle der Bastiglia teilte. Der Herzog half Voltaire auch finanziell, wenn dieser wegen seines umstrittenen Benehmens keinen Verleger für seine Arbeiten fand.Es ist meine feste Überzeugung, dass mit dem Testament von Saint-Mars in Händen, die Beiden über die „Eiserne Maske“ sprachen, und im Gegensatz zu dem was selbst Voltaire schrieb, waren es nicht die älteren Gefängniswärter (die in der Bastiglia den vermummten Gefangenen kennen lernten und bedienten), die den Schriftsteller angeregt haben, über eines der tragischsten und verwickelsten Abenteuer der letzen dreißig Jahre zu erzählen, sondern es war der Freund und Gefährte: Louis Armand- Francois von Vignerot von Plessis,Herzog von Fronsac und Richelieu……Eines Abends sagte er mir :“ „Papa, höre auf mit Deinen Erzählungen von der „ Eisernen Maske „: Schreibe diese Geschichte und Schluss.“ „So“ antwortete der Bruder Mario fast entmutigt “schreibe diese Geschichte und lasse uns in Ruhe!“

Es waren nicht die Bemerkungen der

ungezogenen Sprösslinge, die mich zu einer Art mürrischem Bären machten, sondern der Applaus, den die Beiden von allen Mitgliedern bekamen. Das warmherzige Gespräch verlagerte sich auf eine Portion gewürzigen Bratens mit Steinpilzen.Es war die Zeit gekommen meine Nachforschungen und meine Bewertungen über diese Persönlichkeit auf’s Papier zu bringen , was mich nicht davor bewahrte Augenblicke echter Beklemmung zu haben.

KritikDr. Lionella Morano , literarische KritikerinEs ist also nicht nur die Geschichte der Zwillinge der Anna von Österreich, sondern auch die Darstellung einer erbarmungslosen Grausamkeit der Macht, der Kraft der Leidenschaft, des Begehrens für Reichtum, der Blindheit der menschlichen Intelligenz angesichts aller Impulse, erzeugt durch das Verlangen die eigenen Mitbürger zu übermannen, was uns gleich macht mit allen menschlichen Lebewesen aller Zeiten.Wir haben nichts dazu gelernt, auch heute nicht , nach so langer Zeit und in einem Zeitalter, das wir lobpreisen als das prachtvollste der menschlichen Geschichte, angefangen bei den erregenden Vorfällen der allgemeinem Korruption bei uns, um zu enden mit den Geschehnissen um Gheddafi, der von seinen eigenen Untertanen getötet wurde, und die ihm nicht einen regulären Prozess bewilligten. Die Geschichte ist immer die gleiche und es ist einerlei, ob es sich um eine vergangene oder um eine jüngere Begebenheit handelt, um die „ Eisernen Maske „ oder um irgendeinen anderen Verfolgten, eingesperrt in einem Gefängnis oder in einem Konzentrationslager. Es handelt sich immer um Greueltaten.Allerdings ist Manduca kein neutraler Erzähler. Er weiß auf welche Seite er sich zu stellen hat. Das Buch ist erfüllt von einem hohen Moralgefühl. Wohin tendiert also die Besessenheit Manduca’s? Sie tendiert zu antworten auf Universalthemen ohne Zeitraum, auf das Bedürfnis nach Gerechtigkeit und Wahrheit entzogen von der Macht, auf das Bedürfnis nach Rücksicht gegenüber der Ausgeschlossenen … Es ist nochmals die Stimme eines , der in die Wüste schreit oder still gegen das feindliche Schicksal kämpft. Dies ist fast eine Form der Entschädigung für die Einschränkungen der Staatsmacht, der Macht der Gewinner und Erfolgsreichen, die den Einzelnen im wahren oder angenommenen Interessen der eingeschränkten Gesellschaft vernichten, ohne eine Spur von Reue, der Laune der Herren der Welt ausgesetzt, besonders dieser Herren, die sich gerade

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in der Zeit, von der wir sprechen, als wahre Christen bezeichneten.Wie ihr seht ist die Lehre des „Thukydides“ immer noch aktuell.

********Gedanken der Dr. Alice Raviola (Herausgabe des Schriftstellers) Geschichtsforscherin, Forscherin der Gesellschaft von San PaoloNun, jenseits der geschilderten Persönlichkeiten, vor allen der des Lauzuns, dem Madame von Sevignè einen ausgewählten Brief widmete (auf den Seiten 115-116 geschmackvoll wiedergegeben), ist gerade die Atmosphäre der Unsicherheit, des dunklen Geheimnisses, der Verantwortung, die diese romanhafte Rekonstruktion nicht herkömmlich wiedergibt. Der Kreis des „Honnetes hommes“, um welchen Saint-Simon, Madame von Scudery und der Herzog von Bourgogne gravieren, übrigends hervorragender Neffe des Königs, der sich für die Freilassung des berühmten Gefangenen einsetzte, scheint dem Sonnenkönigs ein schlechtes Gefühl der Schuld hervorgerufen zu haben, da er sich verantwortlich für das undankbare Schicksal des Mannes fühlte, dem seine Identität entzogen war.Man sollte in einer Analyse, die danach trachtet Geschichte zu sein, Fiktion und Geschichtsgedanken nicht vermischen . Trotzdem rufen die letzten Seiten des Buches von Manduca, vielleicht ungewollt, den tiefen Bruch zwischen der Philosophie, der Naturwissenschaft, der biblischen Auslegung und der gebildeten Kultur des letzten sechzehnten und des siebzehnten Jahrhunderts hervor, in der Zubilligung der absoluten Macht wie sie Hobbes und andere dargestellt hatten. Ein bedeutender Franzose, Paul Hazard, hat es in „ der Krise des Europäischen Gewissens“ ( Paris 1935 ), erklärt. Giuseppe Ricuperati, aus dessen Schule ich komme, hat mehrmals diese Themen gründlich behandelt. Meines ist nur eine oberflächliche Andeutung; aber in der „ Eisernen Maske“ von Nello Manduca, die Kehrseite des Absolutismus, hat mich besonders die Nuance von Unruhe beeindruckt, die er, wahr oder nicht wahr, dem Luigi XIV und seinem Doppel hat verleihen wollen.

******** Analyse des Textes “Eisen und Samt“ bearbeitet von Paolo Cavallo, Professor für klassische Literatur-Vizepresident der Gesellschaft:Geschichte Pinerolo’sDer Roman „ Eisen und Samt „ von Nello Manduca bringt sich in die besten Reihen der Tradition der historischen Romane ein, allerdings mit einer gewissen, personellen Interpretation des Inhaltes und der ausdrucksvollen typischen Techniken dieser Art.

Es ist absolut kein Zufall, dass dieser Band 2011 erscheint, im Abstand von fast zweihundert Jahren seit der Herausgabe des ersten Buches, womit im romantischen Zeitalter diese Erzählungsart ( „Wawerley „ von Walter Scott im Jahr 1814 veröffentlicht) begann. Es ist auch absolut kein Zufall, dass die Handlung dieses Buches Manduca’s die kostbare Vielfalt von Erfahrungen typischer Erzählkunst des XX Jahrhunderts sich zunutzte macht. Nach der Definition der berühmten Studie „Der geschichtliche Roman“ von Gyorgy Lukacs, spezifisches Element eines historischen Romans, ist das Benehmen der Menschen von den geschichtlichen Formen ihrer Epoche abzuleiten. Das Buch Manduca’s respektiert diese Überlieferungen und gestaltet in schöner Art und Weise eine Serie formaler Anleihen und Inhalte, die die historischen Romane auszeichnen, die nach Scott erschienen sind: die Verwendung historischer Elementen, das Vorhandensein von reichhaltigen, geographischen-morphologischen Beschreibungen der Orte in denen diese spielen, die Beschreibung täglicher Situationen (um nicht mit Lukacs zu sagen „bürgerlichen“), eine Serie abschließender Dialogen dramaturgischer Eingebungen.Wenn der geschichtliche Roman sich aber in der Art charakterisiert, die man technisch als „Einstellung null“ bezeichnet, d.h. als Anwesenheit eines allwissenden Erzählers und als eine Erzählung, die überwiegend äußerer Natur ist, dann bewirkt „Eisen und Samt“ einen ersten, freiwilligen Bruch: Sein Hauptdarsteller ist nicht der König Ludwig der XIV , absoluter Herrscher, in dessen Epoche sich die ganzeIntrige abspielt, sondern der Gefängniswärter der legendären Eisernen Maske „, Benigne Dauverne, Herr von Saint-Mars. Manduca beschreibt den letzteren als einen ergebenen, aber nicht dummen Diener, als einen treuen Loyalist, als eine Persönlichkeit die bereit ist ihr ganzes, privates Dasein dem Namen einer Idee zu opfern, die das Aussehen einer ihm zugewiesenen Aufgabe hat: als Gefängniswärter die körperliche Unversehrtheit der „ Eisernen Maske“ und deren Geheimnis, das sie mit sich trägt, zu beaufsichtigen.Saint-Mars vergisst nicht die Humanität und die Zuneigung eines Gefangenen gegenüber, sondern er fühlt sich sogar ein bisschen als seinen Gefährten, fast als seinen Vertreter, in dem Leben von Verzichten und Isolation, das er gewählt hat, aber es verbirgt nicht die Tatsache, wie der Incipit des Buches darstellt, dass es nicht einfach für ihn war, jahrelang mit der unruhigen Seele der „Eisernen Maske“ zu tun zu haben ( in der von Manduca ausgesuchten Version, derjenige, der diese Maske trägt, ist der Zwillingsbruder des Ludwig des XIV,

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einer Persönlichkeit, die aus Staatsgründen nie seine Ahnenreihe und seine Herkunft kennen lernen wird, um nicht die Idee des absoluten Staates in einem Frankreich des XVII Jahrhunderts in Diskussion zu setzen). Die „ Eiserne Maske“ wird in einer anderen typischen und geschichtlichen Erzählung des Romans geschildert, die Prospektive der Prospektive, mit den Augen anderer, an Saint-Mars anvertrauten, bedeutenden Gefangenen, während eines langem und erdachten Gesprächs in Versailles zwischen Ludwig dem XIV und dem nämlichen Gefängniswärter: Was die Spur ihrer eigenen Personalität als einstmals freie Menschen betrifft, scheint es fast so, als ob sich in der Erzählung die untergeordneten Persönlichkeiten im Mann ohne Gesicht widerspiegeln würden , mit dem sie das bittere Schicksal zu teilen haben. Wir haben nun die Beschreibung des abtrünnigen, hochmütigen und überheblichen Finanzministers Fourquet, die Unbedachtsamkeit des Strategen und Frauenhelds, einstmals Gelagekamerad des Königs, Lauzun,( der beabsichtigte Anna Maria von Montpensier zu heiraten, gegen den Willen der Mitglieder der Königlichen), die diplomatische Unerfahrenheit des aus Mantova stammenden Carlo Mattioli, die schlechten Freundschaften des Eustache Dauger,( die währen der Fastenzeit den jungen und viel versprechenden Höfling dazu anstifteten, ihn in alle Todsünden einzuweihen : es handelt sich um eine so lebensnahe Szene, die nicht anders kann, als an die berühmte Erzählung Edgar Allan Poe zu erinnern, „ Die Maske des roten Todes“.Wenn sich letztendlich die Augen der „ Eisernen Maske „ schließen werden, wird derjenige der dahinter verborgen ist, nur eine Spur seines königlichen Geistes mit sich nehmen, die des symbolischen Sieges – der Sieg erlangt auf Grund der Logik – über seinen ( vielleicht ) Henkersbruder: Sieg, dessen Erinnerung allein dem Saint-Mars anvertraut werden wird ( und deren Auflösung dem Leser überlassen wird). Abschließend kann man ohne jede Hemmung behaupten, dass der Roman des Manduca ganz sicher ein guter historischer Roman ist. Seine Lektüre, leicht und angreifend, bietet eine rekonstruierte Arbeit an, nicht losgetrennt vom guten leserischen Geschmack, ( auch in den gewollten Verstößen gegen diese Regeln ). Mit dem Versuch, der Eisernen Maske mehr als ein Angesicht, einen Wesenskern und ein Warum des Daseins zurück zu geben, vollbringt Manduca eine entgegen gesetzte Arbeit zu der, die Luigi Pirandello in den zwanziger und dreißiger Jahren des neunzehnten Jahrhunderts bekannt machte: Manduca vermittelt uns, beim Umblättern, ein so glänzendes und Anteil nehmendes Bildnis, welches

die Eiserne Maske kaum weniger als eine

gegenwärtige Figur unserer Zeit darstellt.

Überlegungen die Sofia d’Agostino JournalistinDie historische Geschichte und die Geschichten.Durch die ausgeglichenen Verknüpfungen der Dokumente, der Zeugen und Vorstellungen, entfaltet sich „ Eisen und Samt“ von Nello Manduca .In dem Roman von Manduca durchqueren die Persönlichkeiten die große Geschichte, sie ermuntern jedoch auch die Seiten des Buches mit vertraulichen und privaten Geschichten.Das mitreißende Geheimnis der „ Eisernen Maske“ des berühmten , unbekannten Gefangenen, eingesperrt in der Festung von Pinerolo, ist mit klarem Stil erzählt, lebhaft und streng. Eine wirksame Zeitbeschreibung, die in sehr klarer Weise die außergewöhnliche Begebenheit schildert.Ein Streifzug im Galopp durch die Länder Frankreichs, dort wo die Nichtigkeiten und die Politik der Intrigen das Reich des Sonnenkönigs vernichten, Prolog eines Verfalls, der schon Taten und Gedanken ineinander vermischt.Ein Karussell von Edelmännern, Damen und Dienern, handeln furchtsam und manchmal mit Intrigen um den unbekannten Gefangenen. Um denjenigen der nichts ist, um den sich aber doch alles dreht.Für den Leser ist das eine schmackhafte Gelegenheit. Die historische Geschichte ist die Grundlage auf der sich alles bewegt. Die Geheimnisse der Festung Pinerolo’s , die Fortezza Santa Margherita’s, die Bastiglia , nochmals Orte von symbolischer Bedeutung, erschüttert von abenteuerlichen und dramatischen Fakten der Geschichte, welche die Feder Manduca’s immer eindrucksvoll wiedergibt.Aber es ist uns Schönheit überliefert worden. Die der Damen des Hofes, der delikaten Verkörperung und Begabung dieses Lächelns, das nur wenige Maler auf der Leinwand festhalten konnten. Aber auch die Schönheiten der königlichen Gemächer von Versailles, die des kleinen Hauses des größten Königs der Erde, wo wir uns verlieren können, und gleichzeitig staunen wir vor dem kostbaren bunten Marmor, den Spiegelwänden oder den eleganten Tapeten, den kostbaren Damasken des Salons der Diana, sowie den Skulpturen von Bernini. Und wenn wir den Blick erheben , hier die Arbeit von Blancard, in der „ Die Stunden des Morgens, vorausgegangen der Stunden der Nacht „, verbreiten Reif und Blumen auf der Erde.

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“Ferro e Velluto”Il volume è edito dalla Casa Editrice “Fusta editore- Saluzzo (Cn) che lo ha inserito nella collana dei romanzi storici.Caratteristiche:-prefazione: dello storico Prof. Dott. Alessandro Barbero – Storico - scrittore.- glossario: 187 voci- bibliografia: i 60 volumi fanno parte della biblioteca dell’autore.- post-fazione: dell’autore- la copertina è di Barbara Blanc- Pinerolo.- 305 pagine

“Eisen und Samt”Der Band ist von dem Verlag “ FUSTA EDITRICE “- Salzzo (Cn) veröffentlicht worden und dieser Verlag hat ihn in die Reihe der Geschichtsromane aufgenommen.Der Band hat die nachstehenden Inhalte: Vorwort des Historikers Prof. Dr. Alessandro Barbero – Historiker und Schriftsteller. Wörterverzeichnis: 187Biographie: die 60 Baende sind Teil der Bibliothek des Verfassers. Nachwort: des Verfassers. Der Einband ist von Barbara Blanc – Pinerolo.305 Seiten

“Iron and Velvet”The book is published by the publishing house “editor-Fusta Saluzzo (Cn) and inserted in the series of historical novels.Features of the volume:• foreword by Prof. Alessandro Barbero – Historian and writer.• glossary: 187 entries• bibliography: the 60 volumes belong to the author’s own library.• pages: 304• size: 14 cm x 23 cm

Page 16: Ferro e velluto: la maschera senza volto

L’autore: Nello Manduca [email protected]

“Eisen und Samt” Das Jahr 1705 ist das Jahr in dem sich die historische Begegnung zwischen dem einzigen Gefängniswärter der “ Eisernen Maske” und Ludwig des XIV ereignet.Am Hofe von Versailles prüfen sich die beidenso unterschiedlichen Persönlichkeiten erst aus der Distanz, dann aber komischer Weise beklemmt, finden sie zu einander und beginnen ,wie zwei gewöhnlich Sterbende, ein langes Gespräch über diejenigen Persönlichkeiten, die sich des prunkvollen Hofes bedienend die schrecklichsten Urteile und die treulosesten Hinterhältigkeiten erlaubten.Aber diese Beiden, zum Erstaunen des Hofes, verlieren sich auch in den Erinnerungen geschichtlicher Ereignissen, wie auch in Heldentaten, die den Ruhmdiese Königs bereicherten, der “Sonnenkönig” genannt sein wollte. Manduca nimmt die Gelegenheit wahr, aus der Historik einen allgemeinen triftigen Ratschlag zu entnehmen: sich nie auf den ersten Eindruck zu beschränken.

“Ferro e Velluto” Il 1705 è l’anno in cui si verifica lo storico incontro tra l’unico custode della Maschera di Ferro e Luigi XIV. Nella reggia di Versailles i due dissimili protagonisti prima si studiono da lontano, poi, stranamente timorosi l’uno dell’altro si incontrano e, come due comuni mortali, iniziano un lungo colloquio che li riporta a quei personaggi, che servendosi della sontuosa corte, hanno consumato le peggiori vendette ed i più infidi tradimenti. Ma i due, nello stupore generale della corte, si attardano anche nel ricordo di avvenimenti storici, atti eroici che hanno arricchito la gloria di quel re che volle essere chiamato Sole. Manduca coglie l’occasione di trarre dalla storia un suggerimento universalmente valido: non fermarsi mai alla prima apparenza.

“Iron and Velvet” 1705 is the year when the historic encounter between the sole keeper of the Iron Mask and Louis XIV took place. At the Palace of Versailles, the two contrasting figures study each other from afar, then meet, strangely afraid of each other.Like two ordinary mortals, they start a long conversation that takes them back to those characters who committed the worst revenges and the most perfidious treacheries under cover of the sumptuous court. But to the general wonder of the court, the two also linger over memories of historic events, of heroic deeds that embellished the glory of the self-anointed Sun King. Manduca takes the opportunity to draw a conclusion from history that is universally valid: never judge by appearances.