Fernando Mulsera

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INTERVISTA di Valerio Alessandro Cassetta

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INTERVISTA di Valerio Alessandro Cassetta

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Lazialità Dicembre 2011 | 33

Incontriamo Fernando Muslera alla vigilia del match amichevole tra Italia e Uruguay, par tita

giocata all’Olimpico di Roma, stadio che lo ha visto protagonista ancora una volta. Migliore in campo dei suoi connazionali, ha negato in più di un’occasione il gol alla squadra di Prandelli. Ragazzo alla mano, semplice, sorridente e disponibile, “Castorino”, così soprannominato dai tifosi laziali, por ta ancora la Lazio nel cuore. Rimasto affeziona-to al popolo biancoceleste, Muslera ha ripercorso ai nostri microfoni la sua esperienza capitolina, trattando ogni argomento. A differenza di molti altri calciatori, ciò che stupi-

sce di Nando è l’umiltà, la gratitu-dine e la voglia di mettersi sempre in gioco, facendo suo quel motto a noi tanto caro, il “non mollare mai”. Arrivato in sordina alla Lazio dal Club Nacional de Football, squadra di Montevideo, ha affrontato e superato un delicato momento di ambientamento. Guadagnatosi un posto da titolare sia nella Lazio che nell’Uruguay, ha vinto una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana ed una Coppa America: tutte da pro-tagonista. Attualmente, veste la maglia del Galatasaray, squadra della prima divisione turca.Nando, a Roma hai passato cinque anni, dal 2007 al 2011. Cosa ti viene in mente se ti dico Lazio?

Grande esclusiva di Lazialità che ha realizzato un’intervista a Fernando Mulsera, portiere della Lazio dal 2007 al 2011. Tra presente e passato, il numero uno dell’Uruguay ripercorre la sua storia, racconta le vittorie, parla della suo passaggio in Turchia e ringrazia i tifosi della Lazio.

MUSLERA

Musleracon lamaglia della Lazio

Fernando

“GRAZIE LAZIO, TI VOGLIO ANCORA BENE”

INTERVISTA

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INTERVISTA

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MUSLERA, LA “CELESTE”E LA COPPA AMERICA

Convocato per la prima volta in Nazionale mag-

giore dal tecnico Oscar Tabarez per le sf ide contro Perù e Colombia valide per le qualif ica-zioni ai Mondiali 2010, Muslera è uno dei punti di forza delle “Celeste”. Disputa da titolare il Mondiale del Sudafrica, rius-cendo a chiudere la fase a gironi senza subire nemmeno un gol. Durante i calci di rigo-re dei quarti contro il Ghana, para due penalty a Mensah ed Adiyah, trascinando la sua nazionale alle semif inali per la prima volta dal 1970 ed ent-rando così nella storia come il portiere più giovane ad essere arrivato alla semif inale di un mondiale. Durante lo svol-gimento della Coppa America 2011 subisce soltanto tre gol, parando un rigore a Carlos Tevez durante i quarti di f inale contro l’Argentina. Il 24 luglio 2011 vince la Coppa America nella f inale contro il Paraguay, disputando un’ottima gara.

rono veloci le immagini dei cinque lunghi anni passati alla Lazio. Come davanti ad un album fotograf ico la mente di Nando ripercorre brevemente gli anni che lo hanno reso uomo e campione. “Dal mio arrivo a Roma al mio addio sono cambiato molto. Nel corso della mia esperienza alla Lazio mi hanno aiutato un po’ tutti: dai tifosi all’al-lenatore, passando per gli addetti ai lavori. Al momento del 5 a 1 contro il Milan ero ancora in fase di adattamento. Una prestazione così può costare cara. Ero molto giovane e vedevo davanti a me campioni come Kakà e Ronaldinho che ero abituato a vedere solo alla Playstation. Averli di fronte a 20 anni non era per niente facile. Tuttavia, ho conosciuto delle per-sone importanti come Grigioni, che in quel periodo mi ha dato una mano enorme. Ci siamo messi a lavorare. Da lì è cominciato il mio cambiamento che mi ha permesso di raggiungere traguardi impor tanti

Un respiro profondo anticipa le parole di Muslera. Prende aria, con-giunge le mani, dà uno sguardo al cielo e poi si gira verso il microfono dicendo: “Grazie, veramente grazie! La Lazio è la squadra che mi ha fatto crescere, è la squadra che mi ha fatto arrivare f in qui, nella mia nazionale, - mostrandoci con le mani i connazionali presenti nella hall dell’hotel Duke - e che mi ha permesso di vincere tanto sia con l’Uruguay che con la Lazio stessa. Mi viene in mente solo questa parola: grazie!”Dai cinque goal subiti dal Milan nell’incontro casalingo dell’ot-tobre del 2007 sei arrivato alla vittoria della Coppa America la scorsa estate, passando per i trofei conquistati con la Lazio: la Coppa Italia vinta ai rigori e la Supercoppa Italiana alzata a Pechino contro l’Inter. Come descrivi questo cambiamento?Pochi secondi per organizzare il discorso, negli occhi di Nando scor-

In alto: Fernando mostrauna copia della nostra rivista

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con la Lazio e la mia nazionale”.Riesci a seguire la Lazio? Con quali giocatori biancocelesti ti senti ancora?“Si, cer to. Oltre a ‘El Tata’ che è in nazionale con me e con il quale parlo molto spesso, ho mantenuto i rappor ti con tanti altri ragazzi. Quando ci sono le par tite, di solito, mando loro messaggi per compli-mentarmi o per fargli gli auguri. Qui a Roma ho lasciato degli amici: da Cristian Ledesma - giunto in hotel per salutare l’ex compagno di squadra - a Lionel Scaloni, da Modibo Diakitè ad Andres Dias, passando per Stefano Mauri f ino ad arrivare a Tommaso Rocchi. Ho conosciuto dei bravissimi ragazzi. Inoltre, ho la possibilità anche in Turchia di vedere le par tite della Lazio grazie a Sky, la piattaforma televisiva satellitare”.Che differenza c’è tra il calcio italiano e quello turco, sia in campo che fuori?“Sinceramente, dato che non ho ancora imparato bene il turco e non riesco a capire quello che dico-no, non so se, quando parlano i giornalisti, c’è la stessa tensione che si respira qui in Italia. Per ora, me la cavo parlando un po’ in inglese. Invece, a livello di tifo, in Turchia sono un po’ matti, non voglio dire cattivi, ma più sfegatati rispetto a quelli della Lazio. Sono orgoglioso di aver avuto queste due tifoserie, che durante la par tita non fanno mai mancare il loro appor to. Ad Istanbul sono un pò pazzi e tra loro si odiano molto, tanto da arrivare allo scontro f isico. Credo che la rivalità sia maggiore a quella esistente tra Lazio e Roma. Pensate che in occasione dei derby, ai tifosi ospiti è vietato andare allo stadio”.Delio Rossi, Davide Ballardini o Edy Reja. Quale di questi ti ha lasciato un ricordo indelebile?“Sicuramente Delio Rossi. Quando sono arrivato a Roma c’era lui sulla panchina della Lazio. È stato il mio primo tecnico dell’esperien-za laziale, quello che mi ha fatto giocare e che mi ha voluto qui. Tuttavia, anche gli altri sono stati impor tanti. Con Davide Ballardini parlavo spesso, mentre con Reja ho passato un anno e mezzo

e di vincere. L’unica differenza che c’è è questa: Terim è considerato come un idolo, ha vinto molto con il Galatasaray ed è stimato come fosse un re”.Dove può arrivare questa Lazio?“La Lazio può arrivare davvero molto lontano. Si vede che è una squadra cattiva che vuole vincere. Subito dopo il derby ha acquisito molta sicurezza, ma già dalla par ti-ta di Firenze, vinta per 2 a 1, aveva fatto grandi cose. Probabilmente, negli altri anni sarebbe stato più diff icile vincere la par tita del Franchi, invece hanno vinto, dimo-strando di poter andare lontano”.Quale è il giocatore della Lazio che ti ha stupito di più?“Sicuramente, lui - abbassa lo sguardo e indica Miroslav Klose, il protagonista della coper tina dello scorso numero di Lazialità - non c’è bisogno di parlare di un campione che ha fatto così tanti goal. Inoltre, anche Marchetti mi ha impressio-nato: già lo conoscevo ai tempi in cui giocava nel Cagliari, ma anche ora sta dimostrando di essere un grande por tiere”.Hai trascorso molti anni alla Lazio. Questa squadra è più forte di quella in cui militavi tu?“La Lazio più for te è questa, sicu-ramente. I nuovi acquisti stanno facendo la differenza e possono risolver ti in qualsiasi momento la par tita. Magari noi non avevamo due attaccanti for ti come Miroslav Klose e veloci come Cisse. Direi che questa Lazio è superiore alla mia”.Argomento Zarate. Chi è Maurito per te?“Mauro lo conosco bene, ho vissuto con lui tanto tempo. Ha preso la decisione di andare all’Inter e non penso che sia sbagliata perché è impor tante per la sua carriera, ha voglia di crescere ed è voluto andare in una squadra che ha vinto molto. Sono molto contento che lui stia bene a Milano”.Cosa ti senti di dire ai tifosi della Lazio?Brillano gli occhi a Nando. È rima-sto molto affezionato ai tifosi della prima squadra della capitale. Lo si nota dalla par tecipazione con cui parla di loro, quasi li avesse conosciuti uno ad uno e dice: “Non

Delio Rossi è stato il migliore allenatore

che abbia avuto

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In alto: L’ex portiere della Lazio

durante l’amichevole Italia-Uruguay

Sopra: Muslera e il nostro

inviato Valerio Alessandro Cassetta

con la maglia del Nacional Montevideo

ma se dovessi scegliere, tra i tre, la mia preferenza cadrebbe su Delio Rossi”.Che differenze ci sono tra Edy Reja e Fatih Terim?“Non ci sono tante differenze. A livello tattico sono molto simili e giocano nello stesso modo: cercano di attaccare, di giocare

davvero intenso. Mister Edy lo sento ancora oggi, ci siamo par-lati poco tempo fa, quando ha avuto dei problemi qui a Roma. Con lui c’è un grande rappor to,

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posso far altro che dirgli grazie, cer tamente. Sono queste le paro-le che voglio dire perché in ogni momento che ho vissuto qui ho avuto il loro calore ed il loro soste-gno. Non mi hanno mai rimprove-rato nulla. Sono felice di aver cono-sciuto tante persone così, persone di qualità e piene d’amore”.C’è un giocatore che consiglie-resti alla Lazio?Rif lette, poi alzo lo sguardo e vede davanti a sé Suarez del Liverpool in compagnia della f idanzata e Cavani in versione papà affettuo-so. Sorride ed esordisce: “Beh... sì, por terei volentieri quei due laggiù: Suarez e Cavani. Non hanno biso-gno di presentazioni. Poi, se serve ce la metto io una buona parola con Suarez, - (si lascia andare ad una risata) - ma credo che in attacco siete già apposto. Il pro-blema è che la Lazio è completa in ogni repar to, quindi non saprei davvero che giocatore suggerire. Come vedo Arevalo Rios? È un giocatore che corre molto, non si ferma mai - sorride e sorridendo continua - corre più de ‘El Tata’”.

Passiamo al tuo addio alla Lazio. Cosa ti senti di dirci?Il tono cambia. Nelle parole dell’ex por tiere c’è serietà e sincerità, ma anche dispiacere e rammarico: “Mi hanno fatto questa domanda

al suo futuro e crescere. In tanti hanno criticato la scelta di andare a giocare in Turchia, al Galatasaray, ma credo di aver fatto la cosa giu-sta. Sono in una squadra che gioca la Champions League e mi concede la possibilità di farmi vedere. Penso di avere fatto un passo avanti”.Se dovessi attribuire le per-centuali della responsabilità in merito alla tua cessione, come le distribuiresti tra te, Fonseca e Lotito?

“Io farei 50% e 50%. Se volevo lasciare la Lazio? No, non lo avrei mai fatto. Credo che anche sui giornali sia uscita la notizia che non volevo andare via. Però quando non riesci a trovare gli accordi o

trovi davanti a te un muro che non ti fa passare dall’altra par te, devi guardare anche a te stesso, anche se senti il calore delle persone. La mia vita è il calcio e io dipendo da questo. Però non voglio entrare in

Se volevolasciare la Lazio?No, non lo avrei

mai fatto

INTERVISTA

Sotto: Muslera mentre

alza al cielo la Coppa Italia

I RIGORI E LE COPPE BIANCOCELESTI

Durante i suoi anni pas-sati a Roma, Nando

Muslera ha alzato al cielo ben due trofei: la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana, vinte entrambe nella stagione 2008-2009. Nella prima competizione il portiere biancoceleste subì solo 5 gol e fu determi-nante soprattutto in f inale, contro la Sampdoria, quan-do ai calci di rigore negò il gol prima a Cassano e poi a Campagnaro. Pochi mesi più tardi, invece, in quel di Pechino si esibì in altre strepitose e decisive parate contro l’Inter di Mourinho. I neroazzurri, autori di un vero e proprio assedio alla porta della Lazio, non rius-cirono a penetrare la porta difesa dall’estremo difensore biancoceleste. Le due vit-torie permisero a Muslera di consacrarsi agli occhi del pubblico laziale e del pan-orama calcistico internazio-nale. Dopo un iniziare perio-do di ambientamento, altal-enante dal punto di vista del rendimento, Nando, grazie al lavoro e all’impegno, riuscì a riscattarsi

appena ho messo piede a Roma. Ancora prima di essere ceduto avevo detto che mi sarebbe dispia-ciuto molto lasciare la Lazio in quel momento, ma credo che una persona debba guardare sempre

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alcun tipo di polemica, è passato del tempo. Solamente, non sono arrivato a trovare l’accordo che c’era già prima del Mondiale”.Quale è il momento più bello che hai passato alla Lazio?“I momenti indimenticabili sono le vittorie dei due trofei, la Coppa Italia contro la Sampdoria e la Supercoppa Italiana a Pechino contro l’Inter. Per for tuna in quelle due par tite mi sono comportato bene, in Coppa Italia ho parato due rigori, uno a Cassano e l’altro a Campagnaro. Per la Lazio ho sempre cercato di dare il massimo, anche se tante volte ho sbagliato. Ho sbagliato anche con la mia nazionale, con il Galatasaray e sbaglierò ancora, ma sono cose normali che possono passare, ma a Roma ho vissuti più momenti belli

I momentiindimenticabili?La vittorie delle

due Coppe

“No, rimpianti no. Sicuramente rigiocherei i derby, quello della famosa punizione. Lo rigiocherei anche ora. Tuttavia, il calcio è così: ti può togliere o ti può dare. Non si sa mai. Mi piacerebbe giocarlo di nuovo e con questa Lazio”. Dalla tonalità di voce si capisce che quel-la par tita la rigiocherebbe anche

subito.Inf ine, un saluto ai tifosi.

“Vorrei ringraziare ancora i tifosi biancocelesti e

fare un in bocca al lupo alla squadra.

Forza Lazio sem-pre!”

Lazialità Novembre 2011 | 37

In basso a sx: L’esultanza

di Fernando dopo un goal segnato

che brutti”.Hai qualche rimpianto nella tua carriera alla Lazio? Quale parti-ta rigiocheresti?

INTERVISTA