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informa FEDERAZIONE ITALIANA DEGLI OPERATORI DEI DIPARTIMENTI E DEI SERVIZI DELLE DIPENDENZE n 19 novembre 2012 Supplemento a Mission - Periodico trimestrale della Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze - ANNO XI, 2012 - N. 35

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n 19novembre 2012

Supplemento a Mission - Periodico trimestrale della Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze - ANNO XI, 2012 - N. 35

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n 19

novembre2012

Supplemento a MissionPERIODICOTRIMESTRALE DELLAFEDERAZIONEITALIANA DEGLIOPERATORI DEIDIPARTIMENTI E DEISERVIZI DELLEDIPENDENZE

ANNO XI, 2012 - N. 35Proprietà: FeDerSerDSede legaleVia Giotto 3,20144 Milano

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indicePoster e comunicazioni brevi

1 INTERVENTO DI PREVENZIONE SPECIFICA PER ADOLESCENTI A RISCHIO DI DIPENDENZE PATOLOGICHE

2 ADOLESCENZA: un altro aspetto della medaglia

3 L'ADOLESCENTE TRA VIOLENZA E DIPENDENZA

4 DISCUSSIONE SUGLI INDICATORI DI ESITO NELL'ATTIVITÀ DELL'UNITÀ FUNZIONALE"GIOCO PATOLOGICO"

5 CANNABIS E ADOLESCENZA

6 LO SPAZIO BLU DELLA S.S. PENALE MINORILE DEL SER.T 3 ASL DI MILANOUn servizio specialistico dedicato a minorenni e giovani assuntori di sostanze stupefacenti e/oalcoliche con procedimento penale o amministrativo

7 ADOLESCENTI (VAMPIRIZZATI) CHE AMANO I VAMPIRI...

8 DUE CASI DI ABUSO DI SOSTANZE IN ADOLESCENTI A RISCHIO PSICOTICO

9 PREADOLESCENZA E NET ADDICTION

10 ADOLESCENZE E DIPENDENZE: PERSONALITÀ, EMOZIONI E RELAZIONI

11 CONSUMI E POLICONSUMI GIOVANILI NEI TEKNO PARTY DEL LAZIORicerca empirica a cura del Progetto Nautilus

12 NUOVE DIPENDENZE E PERCEZIONE DEL RISCHIO NEGLI ADOLESCENTI

13 GIOVANI, ALCOL E GUIDA SICURA

14 ADOLESCENTI NEI CONTESTI DELL'AGGREGAZIONE E DEL DIVERTIMENTO

15 ALCOL E GIOVANI, L'OFFERTA CREA LA DOMANDA...Progettazione condivisa di uno spazio ristorativo, ludico ed educativo atto alla promulgazionedi stili di vita sani nella popolazione giovanile di Trieste

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INTERVENTO DI PREVENZIONE SPECIFICA PER ADOLESCENTI A RISCHIO DI DIPENDENZE PATOLOGICHE

Emma Asturaro1, Fabio Curcio2,Vincenzo Barretta4, Francesco Auriemma3

1 Psicologa e Psicoterapeuta U.O. Ser.T D.S.25 ASL Napoli 1 Centro

2 Specialista Ambulatoriale in Igiene e Medicina Preventiva ASL Napoli 1 Centro

3 Dirigente Medico U.O. Ser.T D.S.25 ASL Napoli 1 Centro

4 Specialista Ambulatoriale in Psichiatria ASL Napoli 1 Centro

È un dato ben noto il fatto che molti giovani oggi“stanno male”, non per le “solite” crisi esistenziali tipi-che dell’età adolescenziale, ma perché la loro visionedel mondo e del futuro è senza promesse.Essi sono figli di famiglie “per bene”; ben educati,vanno bene a scuola, sono stati impegnati nello sporte nella vita, i genitori “benestanti”, anch’essi impe-gnati nel lavoro e nelle relazioni sociali, a volte sepa-rati, spesso affetti dalla “sindrome di Peter Pan”.Genitori che “lasciano fare”, che non si pongono comeriferimento e che nel tempo inducono nei propri figlipensieri di incapacità e di inadeguatezza. Talvolta èproprio come se i ragazzi pensassero “se i miei genito-ri pensano che posso farcela da solo e io non me nesento capace, vuol dire che allora non valgo niente”. Essi hanno spesso difficoltà nel riconoscere i proprisentimenti, isolati come sono nel loro “mondo informa-tico”, all’interno del quale i genitori non sono capaci didestare alcun richiamo ad un qualsivoglia tentativo dicomunicazione, essi stessi impegnati nei loro affari esovente impegolati nella propria instabilità emotiva.“La qualità del tempo e non la quantità” che si passacon i figli è una patetica storia che i genitori, affac-cendati, si sono raccontati a loro giustifica, lasciandoai figli una grande quantità di tempo da passare in soli-tudine, con un carico emozionale eccessivo e di fattonessuno strumento adatto a contenerlo. Tutto ciòdetermina una mancata crescita emotiva in grado diindurre nei ragazzi il prevalere di un sentimento atrofi-co, inespressivo, non reattivo, per cui gli eventi dellavita passano loro accanto senza che si attivi in loro unavera partecipazione, senza un’adeguata risposta emo-zionale a quanto accade intorno.Così insorgono paure, angosce, immobilismo e depres-sione; un tempo la depressione aveva origine dal con-flitto nevrotico tra norma e trasgressione, con la con-seguenza dei sensi di colpa. Oggi lo scenario sociale ècambiato, perché ora è tutto possibile (come recita loslogan di una nota marca: “Nothing is impossible”). Edanche la depressione ha cambiato radicalmente forma;

il sentimento depressivo origina da un senso di insuffi-cienza per ciò che si potrebbe fare e non si è in gradodi fare, o non si riesce a fare secondo le attese altrui, apartire dalle quali ciascuno misura se stesso. In questoscenario vanno a collocarsi comodamente le droghe sti-molanti, le entactogene e quelle cosiddette “legali”(“legal highs”), che “non fanno male”. Il “MercatoGlobale” si interessa ai ragazzi per condurli sulla via deldivertimento e del consumo, dove l’unica cosa che sem-bra contare è il presente, che diventa l’assoluto “davivere” con la massima intensità. Non perché questosignifichi piacere, ma perché permette di allontanarel’angoscia e la paura di un futuro che non promettenulla.Gli stimolanti assumono per i giovani il significatodella gratificazione immediata, dello star bene oggi,visto che il domani è senza prospettive. Ciò significache nell’adolescente non assistiamo più al passaggionaturale dalla libido narcisistica alla libido oggettuale(che investe sugli altri e sul mondo) e senza questopassaggio si corre il rischio di vedere i giovani trasfor-mati in individui in cui prevalgono solo motivazioniutilitaristiche finalizzate alla sola sopravvivenza, doveè implicito assistere all’affievolimento dei legami emo-tivi e sociali e ad un crescente senso di solitudine. Sebbene, in adolescenza, sia comunemente riconosciu-ta la mancanza di un confine netto tra normalità e a-normalità, sarà bene considerare il fatto che molti gio-vani, per le motivazioni esposte precedentemente, sitrovano in una condizione di disagio psicologico che sipuò evidenziare con molteplici modalità. Viene descrit-ta in letteratura una condizione indicata come “sindro-me amotivazionale” correlata all’uso di cannabinoidinaturali o di sintesi, le cui caratteristiche principaliappaiono essere apatia, riduzione delle attività finaliz-zate, incapacità a gestire nuovi problemi, compromis-sione del giudizio e delle abilità comunicative, man-canza di ambizione e di progettualità a lungo termine.Una tale presentazione sindromica richiama proprioquelle caratteristiche che sono state descritte in rela-zione al frequente disagio che i giovani vivono rispet-to al proprio futuro ed al conseguente indulgere in atti-vità edonistiche e afinalistiche. Si segnala quindi ilpossibile rischio del sommarsi delle due condizioni, conil risultato di una cristallizzazione del normale fluiredei processi emozionali e/o una cronicizzazione di veree proprie situazioni d’interesse psicopatologico. D’altraparte gli stimolanti, gli allucinogeni e le sostanze con-siderate nel gruppo delle “Smart drugs” possono varia-mente interferire con le funzioni psichiche dell’indivi-duo creando così non solo quadri ti tipo anedonico/depressivo, ma anche vere e proprie sindromi psicotichesimili a quelle connesse al consumo di cocaina o psico-stimolanti di tipo amfetaminico, talvolta “commercia-lizzati e camuffati” da sali da bagno.

Il progetto di prevenzione. The EU Drugs Action Plan2005-2008 raccomanda di ridurre significativamente laprevalenza dell’utilizzo di sostanze d’abuso, tenendopresenti le indicazioni del suddetto Piano, si è passatialla realizzazione di un progetto di prevenzione con loscopo di comprendere l’entità e le modalità dell’uso disostanze in una popolazione di soggetti adolescenti ed

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in generale prevenire l’uso di sostanze psicoattive. Per impostare il progetto, professionisti esperti nelcampo delle dipendenze patologiche, hanno seguitoalcune delle indicazioni del National Institute of DrugAbuse (NIDA) per una efficace prevenzione: si è teso adincrementare i fattori protettivi ed a ridurre i fattori dirischio.

Gli scopi sono: 1) Conoscere la diffusione di sostanzed’abuso in un Liceo Artistico della V Municipalità diNapoli 2) Creare un gruppo di “peer educators” qualiprotagonisti attivi del benessere personale e sociale; 3)Rafforzare il senso di responsabilità e le competenzerelazionali e comunicative. Target: Ragazzi di età com-presa tra i 14 e i 18 anni.

Metodo: 1) Al fine di valutare le caratteristiche rela-zionali dei partecipanti e la diffusione delle sostanzed’abuso è stata somministrata una versione ridotta delQuestionario ESPAD (European Study Program on Alcooland Other Drugs). 2) Il progetto si basa in parte sulla“peer education”, un metodo educativo in base al qualealcuni membri del gruppo-classe vengono responsabi-lizzati, formati e reinseriti nel gruppo di appartenenzaper realizzare precise attività con i propri coetanei. Conil gruppo dei pari sono state proposte le seguenti atti-vità: brainstorming sull’efficacia della comunicazione,sulla potenziale influenza sul gruppo di appartenenza;role playing, simulate su comportamenti a rischio, sullecaratteristiche dell’adolescenza, sulle sostanze psicoat-tive e loro rischi, con particolare attenzione allesostanze stimolanti. Ulteriori strumenti di interventosono stati: diario di bordo, filmati. 3) utilizzo di unlaboratorio finalizzato alla creazione e gestione di unblog diffuso sulla rete internet, luogo virtuale in cui iragazzi si sono scambiati esperienze e impressionimedianti filmati, disegni e citazioni.

Risultati: L’analisi della coorte di adolescenti oggetto

dello studio ha rivelato una ottima partecipazione edattivazione agli stimoli offerti dall’equipe esperta indipendenze patologiche. Hanno partecipato al Progetto 155 adolescenti com-plessivamente appartenenti ad un Istituto Artistico.Hanno partecipato al gruppo dei pari 22 ragazzi. Dalquestionario ESPAD somministrato a tutti gli studenti,è emerso quanto riportato in tabella 1, relativamentealle caratteristiche degli intervistati. Per quanto riguar-da le sostanze d’abuso maggiormente diffuse nel corsodella vita, esse sono: cannabis, provata nella vita dal55% degli intervistati (tra gli studenti campani il dato2007 è del 28%); le ubriacature da bevande alcoliche(60% vs. 53%); “qualsiasi sostanza illegale” (58% vs.28% dei ragazzi campani). Appare preoccupante la dif-fusione delle (classiche) droghe pesanti: nel corso dellavita gli studenti dell’Artistico hanno provato eroina nel6,9% vs 2,7% dei campani; la cocaina nel 8,5% vs.4,4% dei loro coetanei. Nell’ultimo mese gli studenti “target” hanno provatocannabis nel 27,8% dei casi; si sono ubriacati nel 19,6%dei casi; hanno provato qualsiasi sostanza illegale nel29,9% dei casi. Ha provato eroina negli ultimi 30 gior-ni il 4,2% dei giovani; la cocaina il 2,8% del campione;gli allucinogeni il 3,5% e gli stimolanti il 2,8% dei sog-getti (figura 1).

I dati del blog: sono stati effettuati 670 contatti in tremesi; un docente per ogni gruppo ha stimolato ladiscussione sul blog, inserendo anche stimoli (poesie,testi di canzoni...). In conclusione, sembra che tra igiovani frequentatori del Liceo Artistico le sostanzed’abuso siano più diffuse rispetto ai loro coetanei e cheessi ne provino una più ampia varietà: circa il doppiodegli adolescenti intervistati ha provato le droghe“classiche” al confronto con i coetanei della Regione;inoltre i nostri giovani artisti hanno usato stimolanti edallucinogeni, laddove tali sostanze, tra i coetanei dellapopolazione generale, sono quasi sconosciute. Il diva-

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rio relativo all’uso di bevande alcoliche non è così ele-vato. Sembra dunque, che i giovani target dell’inter-vento siano più “spregiudicati” nei confronti delleregole, anche se integrati nelle famiglie al pari dei coe-tanei. Preoccupante la frequenza di rapporti sessualinon protetti, che risulta circa il doppio dei coetanei.

I punti di debolezza dell’intervento sono la limitazionetemporale dello stesso (durata 4 mesi) e l’esiguo nume-ro di studenti coinvolti. Pertanto, le principali racco-mandazioni per i policy-makers riguardano una più pun-tuale applicazione di programmi di prevenzione coordi-nati riguardo l’uso di bevande alcoliche e farmaci tra igiovani.

1. EU Drugs Action Plan (2005-2008) (2005/C 168/01)8.7.2005 EN “Official Journal of the European Union”.2. European School Survey Project on Alcohol and OtherDrugs. 20073. Green B, Young R, Kavanagh D. “Cannabis use and misuseprevalence among people with psychosis”. The British Journalof Psychiatry (2005) 187: 306-313

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ADOLESCENZA: UN ALTRO ASPETTO DELLA MEDAGLIA

Dr.ssa Raffaella CampalastriMedico Ser.T Ovest-Unità MobileReferente per i Ser.T presso il Centro di GiustiziaMinorile di Bologna, Largo Nigrisoli 2 - Campus AOspedale Maggiore - Bologna

Dall’approvazione del DPCM del 2088 sono cambiatediverse cose anche nella Sanità Penitenziaria dellaGiustizia Minorile.Nella regione Emilia Romagna esiste un unico Centro diGiustizia Minorile, collocato a Bologna, che comprendel’Istituto Penitenziario, il Centro di Prima Accoglienza,la Comunità Pubblica e il Servizio Sociale Minorenni.L’Azienda USL di Bologna, che aveva già un precedenteprotocollo di collaborazione con i servizi della giustiziaminorile, ha perfezionato la misura e il senso del pro-prio intervento sia per quanto riguarda i servizi di neu-ropsichiatria che il Ser.T.Quest’ultimo, in particolare, ha stipulato un accordo,che prevede un monitoraggio specifico sull’uso disostanze per tutti i minori o giovani adulti che entra-no nel circuito residenziale della Giustizia Minorile.Tale monitoraggio si attua attraverso un esame tossi-cologico delle urine eseguito a tutti i minori o giovaniadulti che provengono dalla libertà, una consulenzatossicologica a tutti coloro che vengono trovati positi-vi alle sostanze, l’eventuale presa in carico da parte delSer.T o l’invio\segnalazione al Ser.T di residenza.Il medico del Ser.T si reca una volta alla settimanapresso il Centro di Giustizia Minorile e, in accordo conil sanitario incaricato, gli psicologi della Neuropsi-chiatria e gli educatori del Ministero di Giustizia, visi-ta i giovani, instaura eventuali terapie e partecipa alleequipe trattamentali.Nella maggioranza dei casi, i giovani presentano unapositività all’uso di cannabinoidi che generalmente nonsembra rivestire particolare significato clinico; in altricasi, al contrario, si può diagnosticare un uso\abuso disostanze fino a configurarne una vera e proprio dipen-denza.Nel 2011 sono stati visti in consulenza 63 giovani e nesono stati presi in carico 14.Dall’inizio del 2012 ad oggi, sono stati monitorati 45giovani e ne sono stati presi in carico 7.Come negli altri istituti minorili del Nord Italia, verifi-chiamo come la maggior parte dei minori ristretti ocomunque sottoposti a vincoli giudiziari residenzialisono di nazionalità straniera, spesso senza fissa dimo-ra o presenti sul territorio come minori non accompa-gnati.Questo dato incide profondamente sulla possibilità diapplicare tutte le possibilità riabilitative che la giusti-zia minorile offre, come la messa alla prova o altridispositivi similari.

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Di seguito alcune tabelle che ci indicano la nazionalitàdei vari ospiti e le diverse sostanze delle quali è stataritrovata traccia nel tossicologico delle urine.Dal punto di vista tecnico, il tossicologico urinarioviene eseguito all’ingresso con test rapido con confer-ma laboratoristica nei casi di positività ad altre sostan-ze, oltre al THC.

Come si può vedere, l’area del Magreb è la più rappre-sentata e gli italiani rappresentano una minoranza fragli ospiti del Centro di Giustizia Minorile di BolognaDi seguito vengono evidenziate le sostanze reperite neitossicologici eseguiti.

L’uso di cannabinoidi è preponderante in maniera signi-ficativa rispetto alle altre sostanze ma si nota anche lapresenza significativa della cocaina sia usata singolar-mente che in associazione ad altre sostanze.

Alcune considerazioni finaliAnche se i numeri presi in esame sono bassi, offronosicuramente uno spaccato dell’altra faccia dell’adole-scenza, quella che commette reati e che entra nel cir-cuito della giustizia minorile.La maggior parte dei reati commessi appartengonoall’area della detenzione e spaccio di sostanze stupefa-centi e del furto.Il sistema della giustizia minorile in Italia tende ad unricorso minimo alla detenzione per favorire istanzepedagogiche con scopi riabilitativi.Tutto questo è previsto attraverso il sostegno alla fami-glia, il mantenimento delle relazioni preesistenti, la fre-quenza scolastica e quant’altro.Purtroppo, tutto questo non si dimostra adeguato neiconfronti di quei giovani stranieri che affollano i nostricarceri minorili, che non hanno quasi mai un reale sup-porto familiare, sono minori non accompagnati o conalle spalle già esperienze di vita da strada.Nei loro confronti occorre inventare e costruire nuove

modalità di approccio e di relazione, tenendo soprat-tutto conto che, spesso, l’uso di sostanze (e il lorospaccio) può avere molte valenze:l’integrazione e l’omologazione con i giovani italiani;il senso della trasgressione adolescenziale;un vero e proprio sostentamento di tipo economico.Se la diminuzione dei reati fra i giovani italiani rappre-senta un obiettivo nei confronti dei quali possiamoavere qualche strumento utilizzabile, riuscire a preveni-re e intercettare il disagio di questi giovani adolescen-ti migranti è sicuramente la sfida più difficile.

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3L’ADOLESCENTE TRA VIOLENZA E DIPENDENZA

Dr.ssa L. Capezzali1, Dr.ssa P. Rea1

1Psicologa, Centro Permanente di Prevenzione alle Tossico Dipendenze Onlus, Roma

È ormai noto definire l’adolescenza come un periodo disviluppo del ciclo vitale di qualsiasi individuo nel qualerisulta complesso, anche per un professionista di lungaesperienza, inquadrare l’intensità e la durata dellevariabili di natura biologica, psicologica e sociale chelo riguardano. Per rimanere aderenti al lavoro presentato e per com-prenderne i molteplici aspetti ci sembra utile adottarel’approccio analitico transazionale che, attraverso la suateoria, ci porta alle origini di come l’adolescente svi-luppa le proprie convinzioni di copione riguardo sestesso e gli altri, tenendo conto delle influenze deri-vanti sia dagli aspetti intrapsichici che dal suo conte-sto di appartenenza. La dimensione esplorata, cioèquella di cercare, se esiste, una relazione tra la violen-za e la dipendenza nell’adolescenza è un tema, ad oggi,tutt’ora complicato e dibattuto ma, secondo il nostropunto di vista, non è possibile affermare che ci siamodo di determinare quale delle due genera l’altra. Violenza e dipendenza si legano, in determinate situa-zioni di sviluppo patologico, in maniera indissolubile,fondendosi così in un unico aspetto che è quello delladevianza. Come è noto il bambino, sin dalla nascita, opera dellescelte ed entra in relazione interagendo in maniera atti-va con gli altri. La prima figura di attaccamento è rap-presentata dal caregiver, solitamente individuato nellafigura materna. Lo stile di attaccamento che egli svi-luppa con tale figura, avrà ripercussioni anche nellavita adulta, in scelte come quella del partner, oppuredel gruppo di appartenenza, o sul ricorso alla violenzae all’abuso di sostanze.Crescendo, quindi, il mondo dell’individuo inizia adincludere l’intero nucleo familiare, la scuola, il gruppodi amici, il partner. Ricerche recenti indicano che la presenza incostante einadeguata della figura di attaccamento, da un lato,diminuisce la capacità di fare affidamento sugli altri(siano essi familiari o estranei) e, dall’altro, non per-mette al bambino di sviluppare una sufficiente capacitàdi autoregolazione e autoefficacia che gli permettereb-bero di far fronte in maniera flessibile ai cambiamentie alle situazioni stressanti, adottando strategie dicoping e di problem solving.La mancanza o la grave carenza di cure materne èriscontrabile in numerosi vissuti di soggetti violenti etossicodipendenti. Dalla nostra esperienza clinica sievince che questi pazienti hanno ricevuto attenzionidal proprio caregiver mirate quasi esclusivamente allasoddisfazione di bisogni materiali anziché emotivi.

Nel periodo della pre-adolescenza il ruolo esercitatodalla figura materna perde progressivamente di inten-sità, mentre acquisisce maggiore importanza il legamesviluppato dal ragazzo con il padre. La mancanza diamore e di autorità da parte di tale figura appare comeun fattore di rischio per lo sviluppo di condotte antiso-ciali, nonché del consumo di sostanze in adolescenza. Le caratteristiche individuali dell’adolescente e il con-testo sociale in cui è inserito possono essere conside-rati ulteriori predittori dei fenomeni indagati. Nello specifico, può verificarsi che la persona con con-dotte aggressive e violente si avvicini alla sostanza siaperché inserito in un gruppo deviante (familiare o ami-cale) in cui tale assunzione rappresenta la “normalità”,sia per far salire l’adrenalina così da innescare compor-tamenti violenti quali, ad esempio, il furto, la rapina, leaggressioni sessuali o fisiche etc...Allo stesso tempo, la violenza, mostrata attraverso attiche si discostano dalle norme socialmente condivise equindi devianti, può essere la modalità attraverso cui ilsoggetto dipendente cerca di procurarsi la sostanza. Da ciò, pertanto, si evince come l’una influenzi e raffor-zi l’altra in una diuturnità di atti difficile da modificarein quanto strettamente connessi e invischiati. Moltospesso la violenza e la dipendenza portano l’individuo asviluppare un Falso sé che rappresenta però, per il sog-getto, in quel dato momento, l’Io reale. Questa diffor-mità comporta una coazione a ripetere di atti che costi-tuiscono la spina dorsale comportamentale del sogget-to. Tali comportamenti comportano, in termini analiti-co transazionali a scambi dell’Io reale con passaggi del-l’individuo da uno stato dell’Io Bambino a quello Adulto.In analisi transazionale, le esperienze, i vissuti emotivie il tipo di relazione instaurato dall’individuo con glialtri lo portano ad assumere una posizione esistenzialeche riguarda sia se stesso, sia il modo in cui vede glialtri. Le posizioni di vita possono essere vincenti o perdenti.Queste ultime comportano svalutazioni verso se stessie a volte anche verso gli altri. Berne sviluppa, nel 1964,il concetto di copione per indicare un programma di vitainconscio, sviluppato durante la prima infanzia e rifor-mulato nell’adolescenza, che rivela il modo in cui l’in-tera esistenza si svolgerà e terminerà.Questo schema, appreso nell’infanzia e ritenuto funzio-nale per quel determinato periodo, sarà ripropostoanche nella vita adulta, in maniera automatica e spes-so non più adattiva. Il copione non è statico o ineluttabile, bensì può esserein parte modificabile attraverso un percorso di terapia oesperienze di vita che portano a cambiamenti significa-tivi e permettono di progettare un futuro diverso. Interessante, dal punto di vista clinico, appare la per-sona che sceglie di recitare la parte del perdente: conmolta probabilità, questa farà in modo da costruire unpercorso che la porterà a concludere la propria vita e aduscire di scena in maniera tragica: è il caso ad esempiodei suicidi, degli assassini, degli alcolisti e dei tossico-dipendenti. Nel copione distruttivo del tossicodipendente spessovengono sottointesi tentativi da parte dell’adolescentedi nascondere problematiche e bisogni, nonché la pos-sibilità di soddisfare quelle che Berne chiama fami di

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stimolo, di struttura e di riconoscimento. Le carezze positive, pertanto, risultano fondamentaliper il realizzarsi di un buono sviluppo psicofisico non-ché come dissuasori dall’intraprendere scelte di vitaantisociali e distruttive.Nonostante ciò, esistono anche carezze di tipo negati-vo, in cui mancanza di attenzioni, svalutazioni e vissu-ti di umiliazione conducono spesso a patologie dellapersonalità, determinano rapporti umani infelici eaccrescono la possibilità di scegliere copioni distruttivi. Un aspetto di fondamentale importanza per compren-dere meglio il concatenarsi della violenza e della dipen-denza in adolescenza è affrontare l’aspetto della psico-patologia, in quanto rappresenta, per la nostra espe-rienza clinica un punto cardine. Difficile capire se lapatologia sia spesso causa dell’innescarsi di comporta-menti dipendenti e violenti oppure sia una conseguen-za di quest’ultimi. I disturbi di personalità, associati a sostanze e a con-dotte violente possono essere di vario tipo: narcisista,istrionico, ossessivo, borderline, paranoide, schizoide eantisociale. L’uso della sostanza appare dunque, spesso, essere con-siderata come auto medicamento per soffocare, adesempio, stati particolarmente ansiosi e sofferenti ocondizioni di apatia e stati depressivi. Tale affermazio-ne ci riporta al concetto berniano dell’ingiunzione “nonsentire” come mezzo di sopravvivenza per l’individuo eantidoto per evitare la sofferenza. Rispetto agli interventi terapeutici, questi possonoessere rivolti in primis all’individuo stesso ed essere poiestesi al suo nucleo familiare e al gruppo dei pari (adesempio, attraverso la peer education). Importanterimane, comunque, l’aspetto della prevenzione comeprimo intervento di riduzione del danno e come impe-gno che tutti noi dovremmo assumerci verso coloro chenoi stessi un tempo eravamo.Il lavoro con gli adolescenti rappresenta, anche per ilclinico, un arricchimento personale e professionale,considerando la fascia di età critica su cui si va adintervenire. In sintesi, a nostro parere, un individuo può essere fra-gile ad ogni età e, allo stesso tempo, possedere lacapacità di compiere scelte e riprendere in mano il suocopione di vita, percorrendo la strada per una felicitàche, confezionata come un buon abito da sartoria, è sumisura!

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DISCUSSIONE SUGLI INDICATORI DI ESITO NELL’ATTIVITÀ DELL’UNITÀFUNZIONALE “GIOCO PATOLOGICO”

Domenico Cortese1, Rosa Cerchiara2,Silvana Aloia3, Maria Serena I. Filardi4

1Direttore Medico Psichiatra, 2Dirigente Psicologo, 3Ass. Sociale, 4Psicologa VolontariaUOC Ser.T di Castrovillari - ASP di Cosenza

RiassuntoLo scopo del presente lavoro è la valutazione dell’atti-vità dell’Unità Operativa Funzionale “gioco d’azzardopatologico” operante nell’ambito del Ser.T di Castrovil-lari, A.S.P. di Cosenza, attraverso la discussione degliindicatori di esito. L’indagine è stata condotta su 9 sog-getti affetti da GAP che effettuano terapia gruppalemulticoppiale. Gli obiettivi generali del trattamentosono sintetizzabili in: 1. riduzione o sospensione dalcomportamento patologico, 2. orientare a riequilibraredal punto di vista psichico il soggetto, 3. recupero qua-lità della vita, relazioni importanti, e scambi sociali 4.cessazione o interruzione attività illecite (furti, usura,ecc). La strategia di intervento prevede come terapia di ele-zione la terapia gruppale multicoppiale.I risultati rilevati nella nostra esperienza clinica sonoincoraggianti, al punto da ribadire e promuovere questotipo d’approccio terapeutico.

IntroduzioneIl gioco d’azzardo, anche in Italia, è diventato una pra-tica molto frequente. Questa pratica comporta unrischio molto alto che può assumere le dimensioni diuna vera e propria dipendenza comportamentale (Giocod’Azzardo Patologico - GAP). Solo nel 1977 il GAP compare nella ClassificazioneInternazionale delle Malattie (ICD IX)(1) e nel 1980 vieneinserito nel capitolo dei “Disturbi del controllo degliimpulsi non altrimenti classificati” del ManualeDiagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSMIII)(2). L’abitudine al gioco può essere classificata insociale, problematica e patologica. La pericolosità della dipendenza da GAP è stata messain risalto da molti studiosi, risultando tra le più impor-tanti dipendenze comportamentali, mentre, fino apochi anni fa, sostanzialmente trascurata sia per esse-re una dipendenza senza sostanza, e perché meno per-cepita “dipendenza” dai mass media e dall’opinionepubblica. Eppure i dati italiani evidenziano una proble-maticità in forte espansione. Uno studio condotto dal2008 al 2010(3,4) ha rilevato che sono circa 15 milioni gliItaliani che riferiscono di praticare giochi. Altri studi(3,4)

hanno rilevato che una quota pari allo 0,8% della popo-lazione (circa 120.000 persone) risulta appartenere pro-priamente al profilo del giocatore patologico, in parti-

colare giovani maschi delle regioni del Sud Italia(3,4).Il trattamento di questa patologia è molto complesso eprevede l’integrazione di più figure professionali in unpercorso lungo e impegnativo. Il Servizio per leTossicodipendenze di Castrovillari, si avvale infatti diun’unità funzionale, un gruppo di operatori coordinatoda una psicologa, la dott.ssa Cerchiara, e composto dauno psichiatra, il dott. Cortese, e da una assistentesociale, la dott.ssa Aloia, e da Operatori Volontari.In questo lavoro illustreremo brevemente il nostroapproccio soffermandoci in particolare sugli indicatoridi outcome.

Materiali e metodiCampione9 soggetti di sesso maschile, età media di 41 anni,accompagnati, in 7 casi dalla partner, in 2 dalla madre.

ProceduraNella fase diagnostica preliminare l’assistente sociale siè occupata dell’accoglienza dell’utente tramite la rac-colta dell’anamnesi e della documentazione del caso. Lapsicologa ha provveduto alla somministrazione deitest(5,6) TAS-20 (Toronto Alexithymia Scale) e SOGS(South Oaks Gambling Screen) (vedi strumenti). L’inter-vento dello psichiatra, si è basato su una attenta valu-tazione diagnostica volta ad identificare eventuali pre-senze di alterazioni psicopatologiche su cui intervenireattraverso una idonea terapia farmacologica. Assodato l’approccio multidisciplinare, abbiamo sceltola terapia di gruppo multicoppiale come strumento pri-vilegiato d’intervento sui GAP e sui loro familiari, inquanto le dipendenze sono patologie della relazionecon sé, con gli altri e con le cose del mondo. Nei rap-porti di coppia il gioco costituisce una modalità di tra-dimento attraverso la quale il partner subisce l’umilia-zione di dover soccombere di fronte ad un/a rivale concui non si può neppure fisicamente confrontare.

Strumenti- colloqui e valutazioni dell’assistente sociale, della psi-cologa e dello psichiatrica.- Test: TAS-20 (Toronto Alexithymia Scale), che valutala capacità di esprimere, riconoscere e modulare leemozioni, e del SOGS (South Oaks Gambling Screen) chevaluta e stadia la gravità del disturbo- Il gruppo multicoppiale: applicazione di teorie siste-mico-relazionali con la funzione di contenimentosoprattutto delle molteplici angosce scatenate dallacessazione della condotta del gioco patologico. Le principali caratteristiche del gruppo sono: rispec-chiamento, attivazione delle risonanze inconsce, empa-tia. Attraverso l’empatia del gruppo, il paziente dàparola a qualcosa che sentiva da tanto tempo ma a cuinon riusciva a far corrispondere una verbalizzazionechiara. Lo stare insieme di più persone in una stanza,con regolarità e per lungo tempo, la reciprocità deglisguardi, il succedersi delle interazioni, il reciproco toc-carsi psichico, la gestualità: è in sostanza un eventoaffettivo unico e costituisce il contrario di quell’isola-mento che tanto caratterizza l’esistenza del giocatored’azzardo patologico.- Setting: incontri di gruppo settimanali(7) della durata

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di un’ora e trenta. - Indicatori di outcome:• Riduzione o sospensione dal comportamento patologico• Orientare a riequilibrare dal punto di vista psichico il

soggetto• Recupero qualità della vita, relazioni importanti, e

scambi sociali• Evitare o interrompere attività illecite (furti, usura,

ecc)

RisultatiL’outcome nel GAP può essere definito come “la misuradel cambiamento dell’utente attraverso la valutazionedegli esiti specifici e globali del trattamento” (8). Lavalutazione globale dell’outcome è avvenuta tramiteindicatori e riferimenti di natura clinico-descrittiva;l’outcome trattamento specifico (esito comportamenta-le specifico), che si evidenza a breve termine, divienedi più facile valutazione.Nella seguente tabella sono riassunti i valori degli indi-catori specifici di outcome relativi al campione ogget-to di esame:

DiscussioneL’indicatore specifico sulle ricadute (*) è stato utilizza-to come riferimento principale di outcome mentre tragli indicatori globali si è fatto riferimento al numerodegli episodi condotte disfunzionali (abusi alcol, n.sigarette), al recupero della stabilità lavorativa (gior-

ni/malattia) ed al rientro dai crediti da/per il gioco(vedi Tab. 1). Rispetto agli indicatori di outcome uti-lizzati i pazienti hanno evidenziato, a riprova dell’effi-cacia del modello trattamentale, un notevole migliora-mento di tutti gli indicatori di riferimento, ad eccezio-ne del “N. episodi di tensione familiare (liti, scenate)”(vedi Tab. 1).

ConclusioniI dati analizzati confermano che il GAP si configuracome patologia della relazione con sé, con gli altri econ le cose del mondo. Il percorso terapeutico dei soggetti presi in esame nonè ancora terminato: ora che il sintomo specifico (GAP)non è più sulla scena principale, il malessere di fondodei soggetti emerge per lo più nella vita relazionale.Riteniamo che nell’ambito di un approccio multidisci-plinare la terapia elettiva per il GAP sia di “gruppo mul-ticoppiale”. I risultati rilevati nella nostra esperienza clinica sonoincoraggianti, al punto da ribadire e promuovere questotipo d’approccio terapeutico.

Bibliografia1. Brown F. (1997) ICD-9-CM Coding Handbook, with Answers,Revised Edition. American Hospital Publishing, Inc.2. American Psychiatric Association (1980). Diagnostic andStatistical Manual of Mental Disorders, 3rd edition (DSM-III).

Tab.1. Valori degli indicatori di outcome relativi al campione nell’anno 2011

*indicatore specifico di ricadute**due casi psichiatrici conclamati

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informa ADOLESCENZA E PATOLOGIE DELLA DIPENDENZA

Washington, DC: APA (trad. it.: DSM-III. Manuale diagnosti-co e statistico dei disturbi mentali. Milano: Masson, 1983).3. Pietro Canuzzi, (2011) “Dipendenze comportamentali/Gio-co d’azzardo patologico: sintesi del progetto sperimentalenazionale di sorveglianza e coordinamento/monitoraggio degliinterventi - Regione Piemonte.” Ministero della Salute, Dire-zione Generale della Prevenzione, ufficio VII. Bollettino sulleDipendenze, volume XXXIV - N. 1/20114. Istituto di Fisiologia Clinica - CNR - (2011) Sezione diEpidemiologia e Ricerca sui Servizi Sanitari *Dipartimento“Patologia delle dipendenze” ASL TO 3 Regione Piemonte,Direzione scientifica del Progetto “Il gioco è una cosa seria”.“L’ITALIA CHE GIOCA: uno studio su chi gioca per gioco e chiviene “giocato” dal gioco”. Bollettino sulle Dipendenze,volume XXXIV - N. 1/2011 5. Bagby R. M., Parker J. D. A., & Taylor G. J. (1994a) The20- item Toronto-Alexithymia-Scale-1. Item selection andcross-validation of the factor structure. J. Psychosom. Res;38:23-32. 6. Lesieur, HR; Blume, SB (1987): The South Oaks GamblingScreen (SOGS): a new instrument for the identification ofpathological gamblers. Am J Psychiatry. 144(9): 1184-1188. 7. Sadock BJ, (1983) “Preparation, Selection of patients, andorganization of the group in Comprehensive GroupPsychoterapy” 2nd Edition. Editen by Kaplan Hl, Sadock BJ.,Baltimore, MD, Williams & Wilkins, pp 23-32.

CANNABIS E ADOLESCENZA

Enrico De Vivo, Emanuela Rivela, Valeria Moschese, Emanuele BignaminiDipartimento Dipendenze 1 ASL 2 Torino

L’uso di sostanze stupefacenti ha spesso inizio durantel’adolescenza, periodo caratterizzato da un forte svi-luppo neuronale, e non sorprende quindi che l’insor-genza di disturbi psichiatrici legati al suo uso si possariscontrare più frequentemente nei giovani. In genera-le, gli studi clinici sono concordi nell’affermare chetanto più è precoce l’inizio del consumo di cannabis,quanto maggiore risulta il rischio di sviluppare succes-sivamente disordini psichiatrici o dipendenza da altresostanze da abuso. I dati ad oggi disponibili indicanoche un elevato consumo di cannabis in adolescenza èin grado di modificare in modo permanente alcuni cir-cuiti neuronali in specifiche aree cerebrali e tali modi-fiche possono aumentare la probabilità di svilupparedisturbi psichiatrici in età adulta. Il sistema endocan-nabinoide, può essere considerato un importante mo-dulatore dell’attività dei più importanti neurotrasmetti-tori e partecipa quindi alla regolazione della plasticitàsinaptica. L’espressione dinamica del sistema endocan-nabinoide durante lo sviluppo neuronale, quando i pro-cessi di neurogenesi sono più attivi, sottolinea il suoruolo regolatorio nei periodi importanti per la morfo-genesi e lo sviluppo neuronale. L’adolescenza rappre-senta la fase finale della maturazione del cervello e sipuò ipotizzare che il sistema endocannabinoide conti-nui a partecipare attivamente agli eventi finali dimaturazione neuronale (Rubino et al, 2011).

Cambiamenti neuro cognitiviIl sistema endogeno dei cannabinoidi gioca un ruolosignificativo nello sviluppo cerebrale, influenzando l’a-zione di diversi neurotrasmettitori e promuovendo laneurogenesi (Belue et al., 1995; Harkany et al., 2008;Rodriguez et al. 1993). La forte esposizione alla can-nabis, quindi, durante questo particolare periodo,potrebbe portare a significativi cambiamenti neuroco-gnitivi.

Aumento dei cambiamenti cellulari in studi animaliGli studi sperimentali su animali hanno riscontrato unaumento dei cambiamenti cellulari associati all’esposi-zione alla cannabis durante l’adolescenza rispetto agliadulti (Cha et al. 2006; Kang - Park et al., 2007; Rubinoet al., 2008; Scheineder & Koch, 2003; Quinn et al.,2007), e l’esposizione al THC in questa fase della vita èstata associata a deficit cognitivi a lungo termine e aduna minore efficienza delle connessioni sinaptiche nel-l’ippocampo in età adulta (Rubino et al., 2008).

L’esposizione adolescenziale ai cannabinoidi riduceil comportamento socialeDagli studi sugli animali e sull’uomo emerge che l’ado-

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lescenza è un periodo vulnerabile alla cannabis a causadello sviluppo cerebrale che durante questo arco tem-porale raggiunge il suo picco (Medina KL, 2010).L’esposizione ai cannabinoidi durante la fase adole-scenziale può alterare la reattività emotiva in età adul-ta ed è stato dimostrato in alcuni esperimenti che ridu-ce inoltre il comportamento sociale (O’Shea et al.,2004, 2006; Leweke and Schneider, 2010; Realini et al.,2010).

Compromissione della maturazione del sistemaendocannabinoideUno studio su ratti femmine (Burston, 2010) indica cheil consumo di questa sostanza, specie in età adole-scenziale, rende il cervello particolarmente vulnerabilealle alterazioni dei recettori cannabinoidi di tipo 1(CB1). Data l’ampia riorganizzazione del cervello duran-te l’adolescenza, questa interazione ha delle potenzialiconseguenze a lungo termine sulla maturazione delsistema endocannabinoide.

Ritardato sviluppo della corteccia prefrontale eaumento dei comportamenti impulsivi Alcuni studiosi hanno enfatizzato che la tarda matura-zione della corteccia prefrontale non è l’unica respon-sabile dell’aumento dei comportamenti impulsivi e dellecondotte a rischio, come l’inizio di uso di sostanze,durante l’adolescenza (Eaton et al., 2006; Gardner &Steinberg, 2005). In realtà ciò sembra dovuto, piutto-sto, a traiettorie differenziali della corteccia prefronta-le in seguito ad uso di cannabis durante lo sviluppo delsistema limbico (Galvan, et al., 2006; Casey et al.,2008). A livello cognitivo comportamentale i concettidi impulsività e assunzione di condotte a rischio sonospesso usati come sinonimi. A livello neurobiologico,invece, gli studi suggeriscono due sistemi neuronali:uno per il controllo degli impulsi, con sede nella cor-teccia prefrontale e uno per l’assunzione dei rischi, sitonelle regioni limbiche subcorticali.

Il caso di GiacomoGiacomo nasce nel 1994, secondogenito; la sorella èmaggiore di due anni. Le tappe dello sviluppo risultanonella norma, ma già durante la scuola elementare mani-festa problemi di comportamento e rendimento scola-stico, che lo portano a ripetere classi della scuola mediainferiore e superiore; riesce, tuttavia, a conseguire laqualifica biennale alla scuola di “Arte e mestieri”. Lafigura materna, assente da molti anni, suscita inGiacomo talora disinteresse talora risentimento, perchédistante da sempre. Il padre è vissuto come poco atten-to ai bisogni del figlio, perché troppo concentrato suipropri e su una nuova relazione affettiva. Anche se perlo più Giacomo manifesta rabbia e delusione nei suoiconfronti, traspare un forte desiderio di instaurare unrapporto diverso. Sino al 2006 Giacomo vive alternati-vamente a casa del padre e della madre, assistendo amomenti di alta conflittualità tra i genitori. In quel-l’anno viene inserito in comunità terapeutica, doverimane sino al 2008 quando, dopo una valutazionerichiesta dal Tribunale per i Minorenni, la Corte d’Ap-pello dispone che torni a vivere col padre e con i nonnipaterni. Anche la sorella si ricongiunge a loro nel 2010.

Verso la primavera del 2012 Giacomo instaura una rela-zione affettiva con una coetanea; la ragazza diventasubito un importante punto di riferimento per lui, comela nonna, sino ad allora unica figura riconosciuta dalragazzo; il nonno da qualche tempo è ricoverato inospedale. Al momento, oltre alla frequenza scolastica,ha accettato un lavoro socialmente utile propostoglidal magistrato per i reati commessi.

Anamnesi tossicologicaL’assunzione di cannabis ha inizio verso i dodici anni edè immediatamente pluri-quotidiana: Giacomo riferiscesino a trenta assunzioni al giorno per molto tempo,attualmente ridotte a dieci. Attribuisce alla sostanza lacapacità di aiuto nel controllare un’ansia altrimenti nongestibile e che sfocerebbe in atteggiamenti impulsivi ecomportamenti reattivi. A sedici anni commette alcunireati per procurarsi denaro e non dover dipendere dainonni o dal padre.

PsicopatologiaPrevalgono vissuti depressivi e rabbia, che rimandano alnon aver sperimentato accudimento e contenimento. Lacapacità di pensiero astratto è presente anche se, purconsapevole delle conseguenze delle proprie azioni,non pare curarsene; i comportamenti a rischio sonoscelti deliberatamente, perché percepiti come sfida eprovocazione più che eccitazione; i tratti di impulsivitàsono per lo più controllati. Lo sviluppo cognitivo appa-re nella norma, ma le funzioni emotive sono in un con-tinuo oscillare tra eccesso e povertà. Dal punto di vistadelle abilità sociali, il contenimento esercitato dall’au-torità giudiziaria, pare essere stato favorente.

ConclusioniL’assunzione di cannabis, nel caso preso in esame, hainizio precocemente ed è difficile determinare se siaeffetto della condizione di deprivazione affettivo rela-zionale o causa dei disturbi comportamentali e sociali.Chiara è la correlazione tra ansia e uso precoce, chepossono aver contribuito a determinare il deficit dellefunzioni cognitive con diminuzione di concentrazione,memoria, apprendimento e motivazione verso le attivitàquotidiane nonché la tendenza ad atteggiamenti impul-sivi, ma la violenza domestica a cui ha assistito e lacarenza affettiva sono parimenti coinvolte nel determi-nare le azioni di Giacomo.

Bibliografia• Belue, R.C., Howlett, A.C., Westlake, T.M., & Hutchings, D.E.(1995). The ontogeny of cannabinoid receptors in the brain ofpostnatal and aging rats. Neurotoxicol Teratol, 17(1), 25-30.• Burston JJ, Wiley JL, Craig AA, Selley DE, Sim-Selley LJ.Regional enhancement of cannabinoid CB receptor desensiti-zation in female adolescent rats following repeatedDeltatetrahydrocannabinol Exposure. Br J Pharmacol. 2010Sep;161(1):103-12.• Casey BJ, Getz S, Galvan A. (2008). The adolescent brain.Dev Rev;28(1):62-77.• Cha, Y.M., White, A.M., Kuhn, C.M., Wilson, W.A. & Swartz-welder, H.S. (2006). Differential effects of delta(9)-THC onlearning in adolescent and adult rats. Pharmacol BiochemBehav, 83(3), 448-455.• Eaton LK, Kinchen S, Ross J, Hawkins J, Harris WA, Lowry

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LO SPAZIO BLU DELLA S.S. PENALEMINORILE DEL SER.T 3ASL DI MILANOUn servizio specialistico dedicato a minorenni e giovani assuntori disostanze stupefacenti e/o alcoliche conprocedimento penale o amministrativo

Rossana Giove1, Mara Gonevi2, Alessandro Rudelli3

1Direttore S.C. Ser.T 3 Dipartimento Dipendenze ASL di Milano - Medico Psichiatra2Responsabile S.S. Penale Minorile - PsicologaPsicoterapeuta3Criminologo Consulente S.s. Penale Minorile

La S.S. Penale Minorile del Ser.T 3 del DipartimentoDipendenze della ASL di Milano è l’équipe multidisci-plinare specialistica che, per l’area territoriale deldistretto di Corte d’Appello di Milano, effettua inqua-dramenti diagnostici e realizza programmi terapeuticipsico-socio-educativi e sanitari rivolti ai minori conprocedimento penale o amministrativo abusatori disostanze stupefacenti o alcoliche.Gli interventi di diagnosi e cura sono rivolti ai minoriarrestati condotti presso il Centro di Prima Accoglienzadi Milano, nonché ai minori detenuti presso l’IstitutoPenale per i Minorenni ‘Cesare Beccaria’ e ai minori col-locati sul territorio in carico ai Servizi della GiustiziaMinorile.In particolare, recependo le raccomandazioni formulatecon il DPCM 1/4/2008, relative al trasferimento dellecompetenze in materia di sanità penitenziaria, ove èindicata l’opportunità della tempestiva segnalazione aiSer.T dei soggetti posti in stato di detenzione nei con-fronti dei quali vi sia anche il semplice sospetto di con-dotte assuntorie, la s.s. Penale Minorile ha organizzatouna pronta reperibilità dei propri operatori al fine dieffettuare, entro le 24 ore dalla segnalazione, un primoinquadramento diagnostico con emissione di relazioned’esito nei confronti dei minorenni arrestati in flagran-za di reato e condotti al Centro di Prima Accoglienza.Tale modalità di intervento, oltre a fornire all’AutoritàGiudiziaria elementi utili per disporre eventuali misurecautelari che tengano conto dei bisogni di cura delminore, favorisce la costituzione di una relazione fidu-ciaria tra l’operatore sanitario e il ragazzo in vista diuna prospettiva diagnostico/terapeutica.Gli interventi sono effettuati in regime di collaborazio-ne integrata con i Servizi della Giustizia Minorile, conl’Azienda Ospedaliera San Carlo Borromeo, a cui è affe-rita la Medicina Penitenziaria in ambito penale minori-le, e con il Tribunale per i Minorenni. Con ciascuno deisuddetti enti sono in vigore specifici Accordi Operativie Protocolli di Intesa.

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L’équipe mantiene inoltre stretti raccordi operativi conle Comunità, i servizi degli enti locali e gli attori terri-toriali coinvolti nei programmi educativi e riabilitativirivolti ai minori.La denominazione ‘Spazio Blu’ è successiva all’avviodegli interventi rivolti ai minori detenuti con proble-matiche di abuso di sostanze stupefacenti avviati, spe-rimentati, testati e messi a regime a decorrere dall’an-no 2001.Essa è originata dal titolo assegnato ad un progettobeneficiario di un finanziamento della Regione Lom-bardia ex l.r. n. 8/2005 volto all’implementazione degliinterventi territoriali di diagnosi e cura rivolti ai mino-ri abusatori scarcerati dall’Istituto Penale in un’otticadi continuità terapeutica e trattamentale.È stato in tal modo costituito un luogo, denominatoSpazio Blu, caratterizzato dall’assenza di fattori stig-matizzanti, da un’accoglienza adeguata alla giovane etàdei destinatari e da un’alta competenza in materia dicondotte assuntorie in adolescenza in cui effettuareinquadramenti diagnostici ed interventi riabilitativi.Valutata positivamente, tale esperienza progettuale èstata quindi estesa anche ai minori abusatori con pro-cedimento penale non provenienti dalla detenzione edè tutt’oggi un’attività istituzionale del servizio.Lo Spazio Blu è inoltre il luogo in cui effettuare inqua-dramenti diagnostici precoci e per la realizzazione degliadeguati interventi psico-socio-educativi e sanitari neiconfronti dei minori in assenza di procedimento penaleche abbiano cionondimeno necessità di un supportoindividuale o famigliare riferito alle condotte assunto-rie. Tale supporto può essere fornito in regime di libe-ro accesso alla struttura da parte del minore o dei fami-gliari, nell’ambito territoriale di riferimento del Ser.T 3,anche in assenza di invio a cura dei Servizi, nella garan-zia delle caratteristiche di accoglienza, specializzazionedegli operatori e non stigmatizzazione del paziente checonnotano l’esperienza Spazio Blu.Tutte le attività sono volte all’individuazione precocedelle problematiche connesse alle condotte d’abuso ealla definizione di programmi riabilitativi sia individua-li che di gruppo destinati ai minorenni e ai giovaniinfraventunenni con il coinvolgimento attivo dei fami-gliari.L’èquipe multiprofessionale della ASL è integrata daglioperatori degli enti partner del privato sociale accredi-tato (allo stato attuale Associazione Comunità Nuova,Cooperativa Minotauro, Cooperativa Sociale Incontra-sti) con i quali sono condivise attività progettuali volteall’implementazione degli interventi e alla sperimenta-zione di modelli innovativi

Le attività erogate presso lo Spazio Blu sono:• Inquadramenti diagnostici precoci multidisciplinari• Counselling e sostegno psicologico• Psicoterapia breve• Monitoraggi sanitari e tutela della salute• Intervento sociale• Tutoring educativo• Attività educative e psicologiche di gruppo • Consulenza familiare

Il servizio effettua interventi di educazione alla salute

e alla sessualità in collaborazione con i ConsultoriFamiliari Integrati.Presso lo Spazio Blu opera un’équipe formata da: assi-stenti sociali, psicologi, psicoterapeuti, medici, infer-mieri prof.li, educatori e counselor familiare con il sup-porto consulenziale di un criminologo esperto in mate-ria minorile. L’indirizzo di lavoro e l’orientamento metodologico sonocorrispondenti a quanto raccomandato come prioritàdal Dipartimento Nazionale Politiche AntiDroga nelPiano d’Azione Nazionale 2011-2013.Da gennaio 2012 a settembre 2012 il servizio hapreso in carico n. 105 nuovi pazienti, segnalati daiServizi della Giustizia Minorile, dalla AutoritàGiudiziaria, dai servizi territoriali o ad accesso sponta-neo. Per tutti loro sono stati effettuati gli interventi diinquadramento diagnostico multidisciplinare con pro-duzione di una relazione d’esito nella quale vengonopresi in considerazione i bisogni di cura, gli aspettimotivazionali e le conseguenti prospettive terapeuticoriabilitative. Relativamente agli indicatori utilizzati nelprocesso diagnostico l’équipe opera una correlazione trafattori protettivi, esposizioni al rischio, risorse ambien-tali e familiari, profili psicodiagnostici, condizioni disalute e caratteristiche delle condotte assuntorie, evi-tando in tal modo l’utilizzo di categorie nosograficheriduttivistiche che non tengano conto delle dinamicheevolutive caratterizzanti l’età minore. Gli ultimi dati statistici elaborati a rendiconto delleattività del servizio hanno evidenziato un’utenza com-posta prevalentemente da italiani (66,4%), di etàcompresa tra i 14 e i 17 anni (79%).L’89% dei minori presentava un quadro diagnostico diabuso problematico di sostanze stupefacenti, il 7% dicondotte assuntorie occasionali e il 4% di diagnosidi dipendenza (60% sostanza primaria cocaina, 40%eroina).Relativamente ai minori con profili di abuso problema-tico, il 59% presentava abuso di cannabinoidi comesostanza primaria, il 16% alcool, il 13% cocaina e il12% condotte di poliabuso senza sostanza primaria.

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ADOLESCENTI (vampirizzati) CHE AMANO I VAMPIRI...

Anna Paola Lacatena1, Cosimo Buccolieri2,Vincenzo Simeone3

1Dirigente Sociologa c/o Dipartimento DipendenzePatologiche ASL TA - Taranto2Dirigente Medico c/o Dipartimento DipendenzePatologiche ASL TA, Sezione Dipartimentale di Taranto3Direttore Dipartimento Dipendenze Patologiche ASL TA

Le storie e i personaggi di fantasia riflettono le più, omeno, recondite paure e aspirazioni degli esseri umani.A tal proposito, provando ad approfondire lo straordi-nario successo riscosso negli ultimi anni dalla figura delvampiro tra gli adolescenti, ci sarebbe da chiedersi checosa la stessa veicola dall’immaginario alla realtà delmondo giovanile.Se la tradizione individuava in Dracula l’uomo-vampirosenza scrupoli, dall’altisonante titolo nobiliare e dallaproprietà immobiliare in Transilvania, oggi si assiste aduna vera e propria evoluzione del personaggio.Le saghe “Twilight” e “New Moon” di Stephanie Meyermostrano vampiri che si cibano di sangue animale (vediEdwuard di “Twilight”), i nuovi protagonisti dei roman-zi di Bram Stoker e quelli di Charlaine Harris (“TrueBlood”) addirittura ricorrono al sintetico, preferendoloa quello umano. Si tratta nella maggioranza dei casi digiovani romantici e lunari inseriti nel contesto sociale,dediti a storie d’amore senza sesso (Edward e Bella,Oskar e Eli del film “Lasciami entrare” di T. Anderson dalromanzo di J.A. Lindqvist), profondamente inquieti,aggressivi e dall’essenza contagiosa. Così come scriveVito Teti in “La melanconia del Vampiro. Mito, storia eimmaginario”, pur non vivendo più in loculi e bare, lanuova ma pur sempre misteriosa figura è quasi incapa-ce di sostenere la luce del sole (il giorno), preferendodi gran lunga la notte. Gode di una sorta di immortalitàche finisce, però, per consegnarlo alla sospensione trainfanzia ed età adulta.Per lo psichiatra Vittorino Andreoli, dopo una sorta diattuale rivisitazione del freudismo anche la figura delvampiro è cambiata. Al primo Dracula, pubblicato nel1897, tra Freud e Breuer (1895) degli “Studi sull’isteria”e “L’interpretazione dei sogni” (1899), non appare diffi-cile attribuire il simbolismo del bisogno sessuale che sifa dominio sull’altro. Per contro, Leslie S. Klinger, cura-tore del più recente “The New Annotated Dracula”, fissal’attenzione proprio sul vampiro adolescente e sull’ideache i temi della morte e dell’immortalità continuerannoa proliferare proprio per la loro capacità di affascinareil pubblico, soprattutto quello più giovane. Sono tee-nager i protagonisti della serie tv “Buffy” (cacciatricedi vampiri lei, vampiro-fidanzato lui), così come la cop-pia Sookie e Bill in “True Blood” (barista lei, vampirolui). Sono proprio gli adolescenti coloro che più dichiunque altro sembrano interrogarsi sul confine che

delimita il terreno della vita da quello della morte.Tali argomentazioni nella nostra tradizione culturalesono stati a lungo (e ancora oggi) area preferenzialedella Chiesa Cattolica che, tra l’altro, disapprova lefeste di Halloween, la saga di Harry Potter, il gothic enaturalmente anche i vampiri.I rituali d’iniziazione, di trasmissione di poteri partico-lari e della vita stessa, in Oriente, passano attraverso ilsangue. In Occidente,sembra essere più centrale l’ideadel respiro (inteso come vita) e della sua possibilità disottrarlo all’altro, così come evidenziato nel racconto“L’Horlà” di Guy di Maupassant (1887) e in “Incubus”dipinto da Johann Heinrich Füssli nel 1781.In ogni caso, innegabile resta lo straordinario successoregistrato dal vampiro, invogliando alla possibilità-necessità, soprattutto per chi lavora con gli adolescen-ti, di chiedersi cosa rappresenta nel nostro attualeimmaginario collettivo l’allegoria legata a questa parti-colare figura.Leslie S. Klinger ha scritto sul Times che questa rappre-senterebbe l’outsider sensibile e solitario che tende adestraniarsi dal mondo in cui vive, un po’ perché allaricerca della propria identità, un po’ per prendere ledistanze da una realtà non completamente condivisibi-le. In estrema sintesi, incarnerebbe il bad boy o la badgirl, bello/a ma dannato/a e, proprio per questo, affa-scinante. Forse, l’immagine del vampiro post-modernonon è più in grado di regalare brividi ma sicuramente ècapace di coprire un profondo senso di solitudine.Quest’ultima non può non essere letta come una dellepossibili conseguenze di una sorta di educazione imper-fetta, o per meglio dire, inadeguata che non ha saputotrasmettere fiducia nel futuro e senso dell’autodetermi-nazione. Per eccesso di imbarazzante immoralità delmondo adulto la prima, per la sovrabbondanza di pro-tezione e incapacità di mettere nelle condizioni i piùgiovani di emanciparsi dalla famiglia e dalle figuregenitoriali, la seconda.Si può continuare a soffermarsi sulle sostanze, sullenuove dipendenze, sopratutto da mezzi tecnologici, suidanni e il funzionamento dei neuroni, per arrivare,attraverso sempre nuove scoperte neurologiche chetutti i ritrovati poco possono rispetto al diffuso sensodi solitudine e inquietudine che ammanta il mondo deigiovani (e non solo).La vecchia psichiatria riteneva che gli antidepressivipotessero aiutare un nevrotico a superare un frangenteparticolarmente difficile o ad affrontare i suoi conflittiinconsci. Fino a qualche tempo fa, infatti, la depressio-ne era un aspetto della nevrosi; oggi, la nevrosi sembraessere un aspetto della depressione. In una sorta di cro-nicizzazione indotta tutto appare curabile, nulla sembraessere guaribile. Ogni cosa è, però, medicalizzata.L’annunciata onnipotenza degli antidepressivi è ilcopri-miserie di una malattia inguaribile. Gli antide-pressivi agiscono su tutto, per cui tutto diventa depres-sione. Man mano che si perde di vista il conflitto, però,la vita si trasforma in malattia identitaria cronica.A tal proposito, considerata l’elevata correlazione tradipendenza patologica e disturbi di personalità del“Cluster B” del DSM-IV, non stupisce la possibilità ditrovare largamente diffuso nel tossicodipendente piùgiovane il disturbo antisociale. Inoltre, la dolorosa sen-

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sazione di vuoto, le ideazioni suicidari e le condotte arischio del disturbo borderline, non meno dell’assenzadi empatia, propria del disturbo narcisistico, sembranodisegnare il profilo dell’adolescente dipendente patolo-gico. Il tratto “ostile-dipendente” di colui che vive alla spal-le degli altri, o sfruttando gli stessi, sembra ben rap-presentato nel rapporto “simbiotico-parassitario” cheriporta alla suggestione dell’attuale benevolenza prati-cata nei confronti del “vampirismo”.Questo rapporto basato sulla manipolazione e l’attacca-mento, ripropone una vecchia ipotesi sulla tossicodi-pendenza, ossia quella fondata sull’oralità.Nel dipendente patologico, oltre a quest’ultima vi sonovari tratti che riconducono a quelli del vampiro dei rac-conti di genere più moderni: la compulsività, la reitera-zione dei comportamenti a cicli quasi regolari, l’ap-provvigionamento della sostanza per la sopravvivenza(nello specifico sempre più di sintesi), il dipendere, ilprivilegiare il rapporto distruttivo con le “vittime” chesono, però, anche fonte di sopravvivenza e, dunque,vanno tenute in vita esse stesse. Il tutto senza dimen-ticare gli inevitabili e continui equilibrismi tra vita emorte, praticati con condotte a rischio.I significati simbolici tornano, poi, con l’immagine del-l’uccisione del vampiro. Nella tradizione questa avveni-va con l’atto di trafiggere il cuore con un paletto dilegno, in genere di frassino, sintetizzando in questamaniera una serie di profondi significati.Il cuore, infatti, è l’organo della vita per eccellenza, l’e-lemento centrale della circolazione del sangue. In molteculture antiche allo stesso venivano attribuite anchealtre funzioni, riconducibili all’encefalo. Nonostante questo, quando indichiamo noi stessi, ingenere portiamo la mano ad altezza di cuore (e non ditesta), come se lo stesso, dunque, fosse sede centraledel nostro essere e più ancora della nostra essenza. Inestrema sintesi, è nel centro del nostro petto che dimo-ra l’Io.Il cuore trafitto da una freccia riporta, poi, alle soffe-renze dell’amore terreno, spirituale e, al tempo stessodivino, tanto per l’iconografia cristiana che per quellapagana. La domanda da porsi rispetto alla fascia adolescenzialeè se non ci sia una chiara responsabilità da parte di unasocietà vampirizzante e colpevole di quel processo diconsunzione praticato a danno delle nuove generazioni.La società dei vampiri è alla ricerca di vittime, puressendo essa stessa vittima. Veicola l’idea di un mondofreddo, notturno, lunare come se lo stesso fosse l’unicomondo possibile. Suggerisce la volontà di resa rispettoalla bellezza, al potere generativo e creativo come sequesti aspetti fossero esigenze di persone scollegatedal reale praticabile.Ai più giovani piace il vampirismo romantico cheaffranca dai presagi della negazione del domani, pecca-to che quello più praticato a loro danno, e soprattuttodal mondo degli adulti che invece dovrebbe protegger-li e sostenerli, sia quello più mortifero e distruttivo.I tratti del nuovo vampirismo non cancellano la tradi-zione, per molti aspetti, dunque, la perpetuano. Sono vampiri quegli adulti che non sanno offrire altroche assenza di etica e morale, nutrendosi di ciò che non

gli appartiene, non sentendosi tali solo perché hannoinconsapevolmente trafitto il cuore dei (vampiri) piùgiovani.Sono vampiri quei giovani che cercano alimento utilealla loro sopravvivenza lontani dalla luce del sole, chedesiderano la vita, permanendo in uno stato di equili-brio tra questa e la sua negazione. Se non avessimo consapevolezza della simpatia espres-sa dai più giovani per i vampiri e, dunque, della costa-tazione che nelle nuove generazione non incutonoalcun timore (anzi), saremmo tentati dal suggerire larealizzazione di uno spot in cui il giovane che fa uso disostanze - magari il tutto ambientato in uno scenariofreddo e nevoso- abbraccia una giovane donna (nean-che a caso donna) che si trasforma in un vampiro.Se non avessimo consapevolezza... qualcuno avrebbegià realizzato lo spot nel 2011 - magari ribattezzando-lo “Non ti fare, fatti una vita” - come punta di diaman-te di una campagna nazionale istituzionale da trasmet-tere sulle reti del servizio pubblico.Mah!

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DUE CASI DI ABUSO DI SOSTANZEIN ADOLESCENTI A RISCHIO PSICOTICO

A. Lagrutta, A.Antognoli, L. Angelelli, C. Colace, C. Di Vito, D. Sardi, A. Misciaaa. 51, Ser.T AUSL VT5

L’osservazione di abuso di sostanze stupefacenti nell’a-dolescenza è un fenomeno in continuo aumento neiServizi per le tossicodipendenze. Spesso però l’uso disostanze nei giovani copre patologie psichiatricheimportanti. In questi casi l’inizio dell’uso di sostanze èsempre successivo all’esordio della sintomatologia psi-chiatrica e rappresenta una sorta di automedicazione.In queste sede presentiamo due casi clinici nei qualiuna precoce diagnosi della patologia psichiatrica la-tente, attraverso un’accurata anamnesi, i colloqui divalutazione ed i test (SIPS: Intervista Strutturata perle sindromi prodromiche e SPIA: Strumento di valuta-zione per la propensione alla Schizofrenia, versione peradolescenti) si è mostrata indispensabile per indivi-duare un adeguato intervento clinico-terapeutico.

IntroduzioneRecentemente, nel nostro Servizio per le DipendenzePatologiche, abbiamo notato un forte incremento nellerichieste di aiuto da parte di adolescenti o delle lorofamiglie rispetto all’uso di sostanze stupefacenti pre-valentemente di cannabinoidi, cocaina e delle cosidet-te “sostanze ricreative”.La letteratura evidenzia come la percezione dei rischilegati all’uso di sostanze psicoattive nei giovani tra i14 e i 19 anni sia molto bassa, infatti il 50% conside-ra questa sostanza non pericolosa.Ciò comporta che a fronte di un disagio, che può mani-festarsi all’esordio di una patologia psichiatrica, l’usodi sostanze stupefacenti può costituire una automedi-cazione.Di norma nel momento in cui la famiglia si accorge chel’adolescente usa s.s. l’attenzione viene focalizzataesclusivamente su questo problema senza considerareche ciò può essere l’espressione di problemi che hannoradici indipendenti dalla sostanza utilizzata.In questo lavoro vogliamo evidenziare come a voltel’uso di sostanze negli adolescenti possa permetterci diarrivare, attraverso una anamnesi personale e familiareaccurata e con la somministrazione di test specifici allaindividuazione di una patologia psichiatrica latente.

Casi cliniciNel mese di Luglio 2012 sono giunti alla nostra osser-vazione due casi clinici. Il primo è il caso di G.T., una ragazza di 15 anni chegiunge al Servizio accompagnata dal padre. G. era stataappena dimessa dal reparto Breve osservazione di un

Ospedale romano dove era giunta in ambulanza per unasospetta “Crisi Epilettica generalizzata” verificatasi inseguito ad assunzione di cannabinoidi. Gli esami effet-tuati durante il ricovero non evidenziavano nulla dirilevante e un EEG mostrava anomalie irritative aspeci-fiche centro-temporali bilaterali di grado lieve. Laricerca dei metaboliti urinari delle s.s. risultava positi-va per uso di cannabinoidi. Veniva quindi dimessa condiagnosi di “perdita di coscienza in soggetto con abitu-dine ad uso di sostanze stupefacenti”.G., terzogenita di genitori separati. Da poco tempo siera trasferita a casa del padre e terminata la licenzamedia aveva abbandonato la scuola.Riferiva di aver iniziato ad usare da qualche mese can-nabinoidi e Metanfetamine, queste ultime solo nel finesettimana insieme a bevande alcoliche.Nell’intervista riferiva di usare cannabinoidi per “sen-tirsi meglio”, per placare l’ansia.Le veniva allora somministrata la SIPS: IntervistaStrutturata per le Sindromi Prodromiche che evidenzia-va contenuti del pensiero insoliti con Wahnstimmung,difficoltà a distinguere tra realtà e immaginazione,derealizzazione, alterazione della percezione deltempo, déjà-vu, sensazioni corporee insolite: G riferi-va che già da bambina si sentiva una “aliena”, avver-tiva talvolta la sensazione di animali che le cammina-vano sulla pelle, riferiva inoltre di descrivere con lamente il contorno degli oggetti e che attualmenteaveva un pensiero magico particolarmente insistente.

Il secondo è il caso di S.M., una ragazza di 13 anni chegiunge al Servizio accompagnata dalla madre per rife-rito uso di cannabinoidi associati a problemi scolasti-ci di recente insorgenza (assenze ripetute e ingiustifi-cate), comportamenti di isolamento, atteggiamentifortemente aggressivi ed oppositivi, accompagnati daturpiloquio,nei confronti dei familiari, frequentazionedi un gruppo di ragazzi più grandi e uso di sostanze.Nell’ultimo periodo S.M. mostrava atteggiamenti auto-lesionistici e ideazioni suicidarie.Dall’anamnesi emerge familiarità per schizofrenia, lanonna materna era affetta da schizofrenia paranoide.Presso il nostro Servizio è stata effettuata, su richiestadei genitori, la ricerca dei metaboliti urinari per so-stanze stupefacenti che sono sempre risultati negativi.I colloqui individuali effettuati con S. e la sommini-strazione dell’Intervista semi-strutturata SIPS ci hapermesso di scorgere i sintomi psichiatrici latenti.

Materiali e metodiIn questi due casi sono state utilizzate l’intervistastrutturata per le sindromi prodromiche,SIPS di Mc-Glashan, T.H., Miller T.J., e Woods S.W. finalizzata alladefinizione della fase prodromica iniziale per le psico-si basata sui sintomi di base. E’stata altresì utilizzata la SPI-CY strumento di valuta-zione per la propensione alla schizofrenia nella versio-ne per bambini e adolescenti.Oltre alla anamnesi, alla visita medica ed un prelievoematico effettuati al fine di escludere una patologiaorganica, è stata effettuata la ricerca dei metabolitiurinari di alcune sostanze stupefacenti (cannabinoidi,cocaina, oppioidi).

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PREADOLESCENZA E NET ADDICTION

Piergiovanni Mazzoli1, Stefano Brecciaroli2

1Medico, Specialista in Psicologia Medica, f.f.Responsabile Ser.T. di Fano (PU- ASUR Marche AV12Psicologo, psicoterapeuta, Cooperatica Sociale CrescereFano (PU)

Nell’ambito del progetto integrato tra Servizi Dip.Patologiche e Privato Sociale abbiamo realizzato, nel-l’anno scolastico 2011-12, una ricerca per stimare lapresenza del fenomeno uso/abuso/dipendenza dainternet nella popolazione preadolescenziale del terri-torio ove operiamo, il Comune di Fano. Obiettivo delprogetto: valutare in quantità e qualità l’uso dello stru-mento internet.Abbiamo scelto di utilizzare il Test UADI (Uso, Abuso,Dipendenza da Internet), questionario validato e stan-dardizzato, al fine di una valutazione oggettiva deicomportamenti di utilizzo della rete nella fascia di etàpresa in considerazione e, per una analisi comparativacon altre ricerche, dato che è il test più utilizzato inEuropa.Questo test è composta da 80 items a cui ogni sogget-to deve attribuire un valore su una scala Likert a 5livelli; i punteggi dei singoli item vanno poi a definirei valori di 5 fattori connessi all’utilizzo della rete, piùprecisamente:1. EVA (Evasione compensatoria) - Questo fattore rac-coglie una serie di Items che descrivono un uso diinternet all’insegna dell’evasione, quale atto di com-pensazione rispetto alle difficoltà della vota reale quo-tidiana.2. DIS (Dissociazione) - Gli items riferiti a questo fat-tore descrivono alcuni sintomi dissociativi (esperienzesensoriali bizzarre depersonalizzazione derealizzazione)insieme alla tendenza all’alienazione ed all’allontana-mento dalla realtà.3. IMP (Impatto) - Gli items riferiti a questo fattoredescrivono le conseguenze sulla vita reale (eventualemodificazione delle abitudini, dei rapporti sociali e del-l’umore) dell’uso di internet.4. SPE (Sperimentazione) - Gli items riferiti a questofattore descrivono l’uso di internet come spazio priva-to, come laboratorio sociale di sperimentazione del se,come terreno per il gioco e per la regressione e comestrumento per la ricerca di emozioni.5. DIP (Dipendenza) - Gli Items riferiti a questo fatto-re riguardano alcuni comportamenti e sintomi delladipendenza, in particolare tolleranza (aumento pro-gressivo del periodo di collegamento), astinenza, com-pulsività ed ipercoinvolgimento.La popolazione campione scelta per effettuare l’indagi-ne è stata la fascia di età preadolescenziale (11-14). Atal fine si è deciso di coinvolgere tutte le scuole secon-darie inferiori e gli istituti comprensivi presenti sul ter-

9Discussione e conclusioniI due casi da noi osservati evidenziano come può esse-re importante lo studio anamnestico di sintomi dibase.L’intervista che abbiamo effettuato è stata vissuta daipazienti come espressione di una nostra disponibilità,e le domande sui sintomi di base sono state interpre-tate dagli stessi come una nostra comprensione empa-tica delle loro difficoltà, dei loro disturbi e dei lorobisogni. La possibilità di individuare i sintomi di base deldisturbo psichiatrico latente, primario rispetto all’usodi sostanze, permette l’invio precoce di questi pazien-ti presso il Servizio territoriale di NeuropsichiatriaInfantile.Riteniamo pertanto che nei Servizi per leTossicodipendenze sarebbe auspicabile applicare con-tinuamente questi test almeno negli adolescenti alfine di escludere eventuali patologie psichiatriche chepotrebbero essere alla base del consumo di sostanzestupefacenti.

BibliografiaA. Lucchini. La diagnosi nei disturbi da uso di sostanze.Franco Angeli, 2001.E. Gebhardt; E. Monducci. Intervista Strutturata per leSindromi Prodromiche. SIPS, (Versione italiana 3.0. unpubli-shed).PRIME Research Clinic, Yale School of Medicine, 2001.F. S. Lutter; E.Koch. Strumento di valutazione per la propen-sione alla schizofrenia. Versione per bambini ed adolescenti.Edizione italiana. Giovanni Fioriti editore, 2010.F. S. Lutter; J. Addington; S. Ruhrmann; J. Klosterkotter.Strumento di valutazione per la propensione alla schizofrenia.Versione per adulti (SPI-A). Edizione italiana. GiovanniFioriti editore, 2008.G. Serpelloni; A. Bonci; C. Rimondo. Cocaina e Minori. Lineedi indirizzo per le attività di prevenzione e l’identificazioneprecoce dell’uso di sostanze. Dipartimento delle politicheantidroga, 2009.G. Serpelloni; R. Mollica; C. Rimondo. Il Dipartimento delleDipendenze. Linee di indirizzo e orientamenti organizzativiper l’integrazione dell’ offerta e dei servizi. Dipartimentodelle Politiche Antidroga, 2011.Italian Scientific Community on Addiction. Una nuova comu-nità scientifica per l’innovazione del sistema delle dipenden-ze italiano. Dipartimento delle politiche antidroga;Ministero della Salute.T. Macchia. Sydney Prince of Wales Hospital: Studio sui dannidella cannabis. Istituto Superiore di Sanità.

ritorio del Comune di Fano. Il campione, pari a 1169(M=598, F=571) studenti, è distribuito in maniera omo-genea per genere nei tre istituti che hanno collabora-to:1° Ist. N° 608 (M=317, F=291); 2° Ist. N° 317(M=158, F=159); 3° Ist. N° 244 (M=123, F=121).La fascia di età dei soggetti convolti va dai 10 ai 16anni, con un picco nella popolazione tra gli 11 ed i 14anni. L’attendibilità dei risultati ottenuti,rispetto ai fattoriesaminati, è risultata essere più che soddisfacente pertutti e cinque:

I dati ottenuti dai questionari somministrati sono staticonfrontati con i dati normativi tenendo in considera-zione medie e deviazioni standard relative ad ognunodei cinque fattori.In particolare abbiamo posto l’attenzione su due valo-ri, risultati significativi:• Punteggi con valore compreso tra +1 e + 2 deviazio-

ni standard dalla media (punteggi medi ai limiti supe-riori della norma);

• Punteggi con valore maggiore di + 2 deviazioni stan-dard dalla media (punteggi che si discostano signifi-cativamente dalla media).

Conclusioni

Tabella analisi deviazioni standard per fattore esaminato:

È evidente che il fattore Impatto è il più rappresentatocon percentuali che sfiorano il 20 % del campione, al dilà del fattore Sperimentazione, che è ritenuto segno diun fisiologico rapporto con il mezzo internet, nello svi-luppo adolescenziale, segnaliamo le interessanti epreoccupanti percentuali a carico del fattore Dissocia-zione (2.22%), Evasione (2.3%) e Dipendenza da inter-net (1.96%).

Sulla base dei dati rilevati ci sembra opportuno sotto-lineare come circa il 2 % del nostro campione (1169studenti) mostri chiari segni e sintomi di una NetAddiction e una percentuale di circa il 4.5 % (sommadel Fatt. EVA con DIS) si colloca in una fascia di nettorischio di dipendenza. Sono in corso ulteriori analisiinterne al campione, comparazioni con dati di altristudi e vi è il progetto di allargare ulteriormente il cam-pione su base provinciale e/o regionale.

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che, oltre a raccogliere i principali dati socio-anagrafi-ci (età, genere, cittadinanza, ecc.), relazionali e fami-liari (composizione del nu-cleo familiare, status socioe-conomico), ha consentito di avere informazioni su atti-vità di tempo libero, vissuti traumatici e ideazione sui-cidaria, eventuali condotte di abuso di sostanze (fre-quenza, età di esordio, tipologia). Gli strumenti sonostati autosomministrati in un’unica seduta, singolar-mente ai soggetti del gruppo clinico e in piccolo grup-po (al massimo cinque persone) ai componenti delgruppo di controllo; in entrambi i casi la compilazionesi è svolta in locali isolati e silenziosi, garantendo aipartecipanti la più totale riservatezza.

Risultati La sostanza maggiormente utilizzata dai soggetti delcampione clinico è la cannabis (94.7%), seguita daalcol (78.9%) e cocaina (73.7%). Più della metà deigiovani ha fatto uso di eroina (63.2%) e anfetamine(55.3%) e oltre il 40% ha sperimentato ecstasy (47.4%)e allucinogeni (44.7%). Percentuali non trascurabiliinteressano anche la ketamina (31.6%), il metadone(21.1%) e gli psicofarmaci (13.2%). Nessuno, invece,dichiara di aver mai fatto uso di morfina. Tramite analisi della varianza (ANOVA) bivariate, sisono verificati l’effetto del genere e del gruppo diappartenenza sulle scale di base dei test MMPI-2 eMMPI/A, su TPQ, TRI, TMA e COPE. Entrambi i campio-ni hanno mostrato punteggi medi inferiori alla soglia diattenzione clinica in tutte le scale di validità e di basedi MMPI-2/MMPI-A, anche se sono comunque emersedifferenze significative tra i gruppi: indipendentemen-te dal genere di appartenenza, i giovani abusatorihanno dichiarato più sintomi (scala F: F1,69=5.62,p<.05) e ottenuto elevazioni maggiori nelle scale Hs(F1,69=13.65, p<.001), D (F1,69=8.06, p<.01), Hy(F1,69=14.33, p<.001), Pd (F1,69=9.25, p<.01), Pa(F1,69=6.88, p<.01), Ma (F1,69=3.47, p=.06). Indipendentemente dal gruppo, invece, le ragazzemostrano un’immagine di sé più positiva dei maschi (L:F1,69=16.53, p<.001), che hanno invece più alti punteg-gi alla scala Ma (F1,69=10.76, p<.01). Il gruppo di appar-tenenza non determina alcuna differenza significativanelle tre dimensioni temperamentali del TPQ, che sonoinvece influenzate dal genere: i maschi hanno eleva-zioni maggiori nel tratto di Novelty Seeking (NS:F1,69=4.6, p<.05), mentre le femmine hanno punteggisignificativamente superiori nell’Harm Avoidance (HA:F1,69=9,668, p<.01) e nella Reward Dependance (RD:F1,69=3.81, p=.05). Le relazioni interpersonali degli abu-satori si sono rivelate significativamente più negative,indipendentemente dal loro genere, nel complesso(scala totale TRI: F1,69=8.19, p<.01) e, in dettaglio, neiconfronti della figura paterna (F1,69=8.5, p<.01), deicoetanei (F1,69=43, p<.05) e, tendenzialmente, degliinsegnanti (F1,69=3.5, p=.06; quest’ultima scala presen-ta un’estrema variabilità interna ai due gruppi). Essilamentano, inoltre, indipendentemente dal genere,un’autostima significativamente inferiore al gruppo dicontrollo nella competenza di controllo sull’ambiente(F1,69=14.28, p<.001), nel contesto scolastico(F1,69=7.73, p<.01) e in quello familiare (F1,69=4.41,p<.05); una tendenza analoga, anche se non significa-

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ADOLESCENZE E DIPENDENZE: PERSONALITÀ, EMOZIONI E RELAZIONI

Alessia Ravasini1, Annalisa Pelosi2,Barbara Branchi3, Sara Cero1, Valentina Nucera1,Pietro Pellegrini4, Maria Caterina Antonioni1,Simone Bertacca3, Eleonora Ferrari5

1Ser.T di Parma DAISM-DP - Azienda USL Parma, 2Dipartimento di Neuroscienze - Università degli Studi diParma,3Centro Studi DAISM-DP - Azienda USL Parma,4Direttore DAISM-DP - Azienda USL Parma, 5Psicologa tirocinante post lauream

ObiettiviL’obiettivo principale di questo lavoro è verificare l’esi-stenza di differenze significative tra adolescenti e gio-vani adulti poliabusatori di sostanze e loro coetaneireclutati in un contesto non clinico, in riferimento adaspetti di personalità (MMPI-2, Hathaway e McKinley,1989; MMPI-A, Butcher e Williams, 1989), temperamen-tali (Tridimensional Personality Questionnaire -TPQ;Cloninger, 1987), di autostima (Test di valutazione Mul-tidimensionale dell’Autostima - TMA; Bracken, 1992),strategie di coping (Coping Orientations to ProblemsExperienced - COPE; Carver, Scheier e Wein-traub, 1989)e competenze relazionali (Test delle RelazioniInterpersonali - TRI; Bracken, 1992), oltre a dati socio-demografici (condizione personale, familiare, scolastica;consumo di sostanze; eventi traumatici vissuti; ideazio-ne suicidaria). Inoltre, si è inteso rilevare, nel campio-ne di poliabusatori, l’esistenza di relazioni tra le con-dotte di poliabuso (numero e tipologia di sostanzeassunte) e tratti di personalità e temperamentali, oltreall’effetto mediatore di genere, situazione familiare evissuti nell’influenzare il comportamento d’abuso.

CampioneSono stati coinvolti complessivamente 73 soggetti, dietà compresa tra i 14 e i 24 anni. Il campione clinico eracomposto da 38 giovani (12 femmine e 26 maschi; etàmedia 19.8±2.1 anni), reclutati presso il Ser.T e Mondoteen (un servizio rivolto agli adolescenti che fa parte delSer.T) di Parma; tutti erano seguiti da un’equipe multidi-sciplinare e sottoposti a trattamenti di vario tipo aseconda della specificità del caso. I 35 giovani chehanno costituito il campione di controllo (19 maschi e16 femmine; età media 20.2±2.7 anni), studenti di scuo-la superiore e universitari, sono stati reclutati in baseall’età (compresa tra 19 e 24 anni) e alla dichiarataassenza di una problematica di abuso di sostanze.

Materiali e metodiIn aggiunta ai test standardizzati precedentementeelencati, i partecipanti hanno compilato una scheda

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tiva, si riscontra nelle relazioni interpersonali. Il sologenere, invece, ha un effetto significativo, indipenden-te dal gruppo, nel determinare un’autostima corporeapiù bassa tra le ragazze (F1,69=4.98, p<.05). Gli abusa-tori dichiarano un utilizzo significativamente minoredelle strategie di coping legate a: attività (F1,69=3.85,p=.05), contenimento (F1,69=4.82, p<.05), ricerca dicomprensione (F1,69=4.73, p<.05), attitudine positiva(F1,69=4.42, p<.05) e, tendenzialmente, a reinterpreta-zione positiva e crescita (F1,69=3.28, p=.07). Si rivolgo-no, invece, maggiormente alla negazione (F1,69=3.79,p=.05) e, non sorprendentemente, all’uso di sostanze(F1,69=14.37, p<.001). Indipendentemente dal gruppocui appartengono, le ragazze ricercano più dei loro coe-tanei maschi supporto sociale (F1,69=4.26, p<.05) ecomprensione (F1,69=4.73, p<.05), e sopprimono menoattività competitive (F1,69=4.04, p<.05). Si è rilevata,infine, un’interazione (F1,69=5.15, p<.05) tra gruppo egenere nella ricerca di comprensione, in cui le ragazzeabusatrici hanno ottenuto, in media, punteggi inferio-ri (9.5±2.9) rispetto alle coetanee (12.5±1.6), mentre iragazzi hanno registrato punteggi medi sostanzialmen-te identici tra i gruppi (9.54±3.2 versus 9.47±2.9,rispettivamente). Una serie di ANOVA univariate ha permesso di eviden-ziare differenze nelle caratteristiche cliniche e tempe-ramentali secondo il tipo di sostanza d’abuso. I ragaz-zi che abusano di alcool hanno evidenziato, rispetto achi non ne abusa, un’ipomania alle soglie dell’attenzio-ne clinica (63.1±7.8) significativamente maggiore(F1,37=9.64, p<.01) e minore introversione sociale(F1,37=3.64, p=.06). Tra chi consuma anfetamine, inve-ce, si evidenziano soprattutto la tendenza a ricercare dipiù l’eccitazione (NS: F1,37=3.48, p=.07), una sintomato-logia ipocondriaca (Hs: F1,37=7.45, p<.01) e di conver-sione (Hy: F1,37=11.66, p<.01), sintomi ansiosi (Pt:F1,37=3.51, p=.06), tratti antisociali (Pd: F1,37=3.68,p=.06). Quest’ultima caratteristica tende a prevalere(F1,37=3.64, p=.06) anche in chi fa uso di allucinogenirispetto ai non abusatori (67.6±10.6 versus 60,9±10,7).Particolarmente problematico si è rivelato il profilodegli abusatori di ecstasy, in cui sono significativa-mente più presenti sintomi depressivi (D: F1,37=5.37,p<.05), ansiosi (Pt: F1,37=5.45, p<.05) e di conversione(Hy: F1,37=4.52, p<.05), tratti di ostilità e diffidenza(Pa: F1,37=6.75, p<.05) e antisociali (Pd: F1,37=5.71,p<.05), oltre a una più elevata NS (F1,37=6.24, p<.05). Iconsumatori di cocaina hanno evidenziato solo un piùalto tratto di ricerca di novità (NS: F1,37=3.38, p=.07).Infine, chi abusa di ketamina ha mostrato una maggiorelevazione nell’ipomania (F1,37=5.94, p<.05). Nel complesso, i soggetti che abusano di più sostanzemostrano più sintomi legati a preoccupazioni per lasalute (Hs: r=.319, p≤.05), ansia (Pt: r=.313,p=.05) eostilità/diffidenza (Pa: r=.310, p=.05), ma mostranoanche una minore tendenza a negare i problemi (K: r=-.322, p<.05); non è emersa, invece, alcuna relazionecon tratti temperamentali.Il gruppo clinico e il gruppo di controllo non differi-scono (test X2) rispetto all’aver o non aver esperitoeventi traumatici, al tipo di famiglia d’origine, all’avereun partner che fa/ha fatto uso di sostanze. Nella tipo-logia dei luoghi di ritrovo, emerge un’unica relazione

(X21= 4.77, p<.05) tra campione e frequentazione di

discoteche, più assidua nel gruppo clinico (18 soggettisu 38) che in quello di controllo (8 su 27). L’ideazionee la pianificazione suicidaria nel gruppo clinico sem-brano destare un certo allarme: 4 ragazzi dichiarano diaver tentato il suicidio, 2 di esserci andati molto vicinie 9 di averci pensato più volte. Complessivamente,quindi, quasi la metà di questi giovani ha messo inatto, o ripetutamente pianificato, condotte altamente arischio. Nessun soggetto del campione di controllodichiara di aver mai tentato il suicidio né di esserciandato vicino, anche se sei ragazzi affermano di avercipensato più volte (X2

1= 7.51, p=.05).

Discussione Per quanto riguarda le scale di base dell’MMPI-2/A, irisultati ottenuti si rivelano in linea con l’ipotesi rela-tiva alla presenza di differenze negli aspetti di perso-nalità tra adolescenti abusatori di sostanze e adole-scenti che non ne fanno uso: il campione clinico ripor-ta elevazioni maggiori nelle scale di Ipocondria,Depressione, Isteria, Deviazione psicopatica, Paranoia eIpomania, quest’ultima scala risulta avere punteggi piùalti per le ragazze, indipendentemente dal gruppo. Contrariamente ai risultati ottenuti da studi precedenti(Vukov et al., 1995; Dughiero et al., 2001; Gerra et al.,1994) non sono emerse differenze significative tra i duegruppi in riferimento alle dimensioni temperamentaliindagate dal TPQ, si riscontrano però differenze signifi-cative negli aspetti temperamentali tra soggetti maschie femmine, indipendentemente dal campione di apparte-nenza: i soggetti maschi risultano più “predisposti” allaricerca di novità rispetto alle femmine e queste ultimemaggiormente inclini all’evitamento del pericolo e alladipendenza dalla ricompensa rispetto ai coetanei maschi. I soggetti che abusano di sostanze presenterebberolivelli di autostima in generale più bassi e relazioniinterpersonali più negative che potrebbero alimentarsireciprocamente rinforzando questo circuito vizioso. Ilcampione clinico sembrerebbe avere un repertorio piùlimitato rispetto al campione di controllo rispetto lestrategie di coping: Negazione e Uso di droghe e alcolrisultano maggiormente usate dai soggetti del campio-ne clinico; mentre i soggetti del campione di controllosembrano attivare strategie di fronteggiamento piùadattive che aiutano ad affrontare le difficoltà in modoevolutivo. I risultati sembrano indicare, come ipotizza-to, che il consumo di determinate sostanze sia in rela-zione a caratteristiche temperamentali rilevando, altre-sì, differenze significative negli aspetti di personalitàtra consumatori e non consumatori. Contrariamente a quanto ipotizzato, non emergono dif-ferenze significative tra soggetti appartenenti al grup-po clinico e soggetti del gruppo di controllo in riferi-mento alla tipologia familiare o all’impatto di eventitraumatici nel corso della vita mentre, rispetto ai sog-getti del campione di controllo, anche se i soggetti delcampione clinico riportano di aver pensato maggior-mente al suicidio, alcuni di esserci andati molto vicinie altri di averci provato. Questi dati, al tempo stesso,non riportano informazioni significative in merito alledinamiche familiari e al tipo di comunicazione e di sup-porto presente nel contesto familiare.

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CONSUMI E POLICONSUMI GIOVANILI NEI TEKNO PARTY DEL LAZIORicerca empirica a cura del Progetto Nautilus

Selene Regio, équipe Nautilus

Dal 2003, anno in cui il progetto Nautilus ha iniziatoad intervenire con gli obiettivi di informare e ridurre irischi ed i danni legati al consumo di sostanze a even-ti tekno, festival e rave party, ha accompagnato la suaattività con la somministrazione di un questionario. Seinizialmente l’obiettivo della somministrazione eraesplorativo su eventi, popolazione e consumi, ad oggila ricerca porta avanti un continuo compito di mappa-tura degli eventi e dei consumi; è arrivata a delinearepiuttosto dettagliatamente il fenomeno del policonsu-mo, le caratteristiche e le problematiche dei policonsu-matori ed è divenuta un utile strumento di lavoro perl’equipe. La somministrazione del questionario è unoccasione per gli utenti di riflessione sui propri consu-mi. Molte persone, infatti, vengono stimolate a prende-re coscienza dei propri stili di consumo, dell’incidenzadi quest’ultimi sulla propria vita, della pericolosità dialcuni comportamenti e degli eventuali problemi legatial consumo, accompagnate dagli operatori e dalle ope-ratrici che pongono le domande. I risultati qui presentati si riferiscono al biennio 2010-2011, è tuttora in corso un ulteriore trance che racco-glie dati da Gennaio 2012.I questionari sono stati somministrati per il 53,7% incentri sociali, per il 25,1% in club, per l’11,8% in tech-no party, per il 5,9% in festival e per il 3,4% in raveparty.È importante sottolineare che la modalità di recluta-mento dei soggetti è l’auto-candidatura, ciò vuol direche il campione non è da considerarsi rappresentativodella popolazione di frequentatori e frequentatrici dieventi tekno, ma di coloro che entrano in contatto eusufruiscono del servizio Nautilus, solo a queste perso-ne, infatti, viene proposta la somministrazione del que-stionario.

StrumentoAl campione di soggetti sono stati somministrati con-giuntamente tre strumenti: una scheda anagrafica (11item), un Questionario di Valutazione del Policonsumo(QVP, 19 item, progetto Nautilus, 2006; 2011) che inda-ga abitudini di divertimento, pratiche, modalità e fre-quenza del consumo di sostanze ed il Questionario sulleAspettative nei confronti del Consumo (QAC, 12 item,Baiocco et al., 2006) che consente di dividere in trescale la motivazione dei soggetti al consumo: sollievoda sofferenza, ansia e stress, disinibizione sessuale e

comportamentale e sicurezza sociale ed interpersonale.

CampioneIl campione è composto da 203 soggetti per il 55,7%ragazzi e per il 44,3%ragazze, residenti per il 93% nelLazio e per il resto in altre regioni italiane. La maggiorparte di loro (48,8%) vive in famiglia o condivide unappartamento con altre persone (36,5%), solo unaminima percentuale è composta di persone che vivonoda sole o hanno già costituito un nuovo nucleo fami-liare. L’età dei soggetti va dai 16 ai 35 anni con la fre-quenza mostrata in tabella 1. La maggior parte del cam-pione è composta da persone occupate in studio, lavo-ro o entrambi come mostra il grafico 1.

Grafico 1

Risultati

ConsumoIl campione è costituito da un 99% di consumatori, nonsi rilevano per questo campione significative differenzedi genere né per quanto riguarda le sostanze consuma-te, né negli stili di consumo né nella frequenza. L’etàmedia di inizio uso di sostanze è la stessa dell’alcol esi attesta sui quindici anni e mezzo con una moda di 14aa. La tabella 2 mostra le preferenze e le scelte di con-sumo divise per sostanze consumate durante la festa incui è stato somministrato il questionario: sostanze con-sumate con maggior frequenza, sostanze preferite esostanze più utilizzate anche durante l’arco della setti-mana.

Il grafico 2 mostra le aspettative e gli obiettivi chehanno i partecipanti nei confronti degli eventi nottur-ni. Nonostante l’intero campione consumi sostanze inquesti eventi, questo dato fa pensare che il consumonon sia l’obiettivo principale ma il coadiuvante chefavorisce il raggiungimento degli altri obiettivi.

Il Questionario sulle Aspettative nei confronti del

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Consumo ci permette di esplorare quale dimensione delconsumo è più ricercata dai soggetti dello studio tra:sollievo da sofferenza ansia e stress, disinibizione ses-suale e comportamentale e sicurezza sociale ed inter-personale. Senza differenze statisticamente significati-ve tra generi, età e tipologia di consumatori, la popo-lazione oggetto di studio appare orientata nel consumodalla ricerca del sollievo da ansia e stress, in secondoluogo dalla disinibizione e, solo in misura residuale,dalla sicurezza sociale e interpersonale.

PoliconsumoIl 70% del campione dichiara di utilizzare solitamentepiù di una sostanza contemporaneamente o nel corsodella stessa serata. Questo gruppo di policonsumatori sidivide in un 49,3% che mischia solo alcool e thc, un43,6% che secondo la definizione di Tossmann (et al.2001) e Chinet (et al. 2007), si può definire policonsu-matore occasionale leggero, consuma cioè occasional-mente fino a tre sostanze, un 7,1% è quello chepotremmo definire policonsumatore occasionale pesan-te che mischia cioè più di tre sostanze per volta.

Grafico 3 - Andamento del policonsumo attraverso lefasce d’età

Il grafico mostra la distribuzione delle modalità di poli-consumo tra le fasce d’età. I più giovani appaiono i piùcoinvolti nel mix di party drugs.

Problematiche consumo correlateIl 71,3% dichiara di non aver avuto problemi legalilegati all’uso di sostanze, il 16,8% è incorso in sanzio-ni amministrative e l’11,9% ha avuto problemi penali.Per quanto riguarda il disagio relazionale, il 37,6% delcampione, pari a 76 soggetti, riporta di avere o averavuto problemi legati all’uso di sostanze tra cui in ordi-ne di rilevanza: aggressività, difficoltà di comunicazio-ne, isolamento, difficoltà di accettazione. I problemipsicofisici risultano quelli più lamentati, riguardanoinfatti ben il 71,8% del campione. Le tipologie di pro-blematiche sono mostrate nel grafico 4 indicate pernumero di soggetti.Di tutti quelli che dichiarano di aver avuto o di avereproblematiche psico-fisiche o relazionali legate al con-sumo di sostanze la percentuale più significativa (piùdel 65%) non si è rivolto a nessuno per ricevere aiuto,il 18,2% si è rivolto ad amici, il 2,5% a familiari e soloil 13,2% a servizi o specialisti pubblici e privati.

Grafico 4 - Problematiche psicofisiche consumo correlate

ConclusioniLa ricerca presentata propone uno spaccato sui consu-mi di una specifica popolazione giovanile. Tra gli spun-ti di riflessione che questo abstract ci pone sembranodi particolare interesse:• L’assenza di differenza di genere nella quantità, fre-

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Tabella 2 Grafico 2

quenza e stile di consumo;• Il ritorno degli oppiacei quali sostanze tra le più con-sumate e predilette anche in contesti di divertimento,in una popolazione non particolarmente disagiata masicuramente esposta a rischi di abuso e dipendenza;• L’incidenza del policonsumo come pratica abitualedella maggior parte degli intervistati che coinvolgenelle sue forme più rischiose la fascia d’età più bassa(16-19 aa.);• La trasversalità delle pratiche di consumo in contestimolto differenziati;• La misera percentuale di persone che pur riconoscen-do problematiche consumo correlate si rivolge ai servi-zi di trattamento.Questo ultimo punto rappresenta un’importante base diriflessione, per il progetto Nautilus, che con la suametodologia riesce ad entrare in contatto con personeche non si rivolgono ad altri servizi e che quindi puòfungere da ponte per i servizi di trattamento e, per ilsistema dei servizi, che non viene raggiunto da unapopolazione a rischio di problematiche di abuso edipendenza da sostanze.

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NUOVE DIPENDENZE E PERCEZIONEDEL RISCHIO NEGLI ADOLESCENTI

Krzysztof Szadejko1, Maria Stella Padula2,Nadia Lugli3, Stefania Massuras4, Paola Piancone4

1PhD - Docente di Metodologia e statistica della ricercasociale presso l’Istituto di Scienze Psicopedagogiche eSociali “Progetto Uomo”, Modena2Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico di Modena 3Pediatra di libera scelta AUSL - Modena4Medico di Medicina Generale - Modena

L’obiettivo della ricerca è stato quello di individuare imeccanismi che portano alle dipendenze da nuove tec-nologie e la percezione del rischio di tale dipendenzanegli adolescenti tra 10 e 18 anni in provincia diModena. Lo studio è stato affrontato secondo l’approc-cio qualitativo, in forma di 20 Focus Group, con 229adolescenti (58% maschi e 42% femmine). Dai risulta-ti è emerso che i fattori percepiti dagli adolescenticome causa di dipendenza da nuove tecnologie sono:“debolezza del carattere”, “assenza dei genitori” e“tempo eccessivo dedicato ai giochi”. Il rischio didipendenza generalmente è avvertito in tutte le fasced’età ed è riferito a terze persone, in particolar modoalle nuove generazioni (caratteristicamente con incre-mento dell’età). Quando il rischio viene riferito a séesso risulta basso. Inoltre, i disturbi segnalati dagliadolescenti, legati all’utilizzo delle nuove tecnologie,sono principalmente fisici (mal di testa, mal di schie-na, disturbi alla vista) e comportamentali (alterazionedei confini reale-virtuale, aggressività, disturbi delsonno, comportamento compulsivo, pensiero ricorrentee prolungarsi non intenzionalmente nell’utilizzo deimezzi tecnologici).

Nella maggior parte dei casi quando la gente pronunciala parola “dipendenza”, pensa di droga. Negli ultimianni è stato introdotto il concetto di “nuove dipen-denze” (New Addictions), che si riferisce a nuove formedi dipendenza in cui non è implicato il coinvolgimentodi alcuna sostanza psicoattiva, ma di una o più attivitàlecite e socialmente riconosciute. Queste nuove dipendenze o dipendenze comportamen-tali si riferiscono a una vasta gamma di comportamen-ti, tra esse le più note e maggiormente indagate sonoil Gioco d’Azzardo Patologico (GAP), lo ShoppingCompulsivo, la Dipendenza da Lavoro, le Dipendenze daTecnologia, le Dipendenze Relazionali e alcuni DisturbiAlimentari (Marganon e Aguaglia, 2003). L’oggetto del-la dipendenza in questo caso è un comportamento ditipo compulsivo. Il quadro fenomenologico è moltosimile a quello della tossicodipendenza e dell’alcolismo. Le nuove tecnologie sono molto diffuse e utilizzatedagli adolescenti. Possedere e utilizzare apparecchiatu-re tecnologiche non coincide necessariamente con la“dipendenza” dalle stesse, ma aumenta la probabilità

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di un utilizzo problematico.Gli scopi dell’indagine sono stati i seguenti: 1. Individuare il meccanismo che porta a rischio di svi-luppare una dipendenza non da sostanze legata all’uti-lizzo delle nuove tecnologie (Internet, videogiochi, cel-lulare e televisione); 2. Indagare sulla percezione del rischio di dipendenzanell’utilizzo delle nuove tecnologie.

MetodoLo studio è stato svolto nella città di Modena e provin-cia. All’indagine hanno partecipato 229 ragazzi (10classi: V elementare, II Media, I, III e V superiore) dietà compresa tra i 10 e i 20 anni (58% maschi e 42%femmine). Al fine di raggiungere con accuratezza gliscopi della ricerca, durante la raccolta e l’analisi deidati, è stato utilizzato il metodo misto (mix-methodo-logy) che prevedeva sia la ricerca qualitativa, in formadi Focus Group (FG), sia la ricerca quantitativa, in formadi un questionario Tech Style Behaviour (TSB). Secondol’approccio qualitativo sono stati realizzati 20 FocusGroup (FG). La rilevazione delle informazioni è stataeffettuata nei gruppi separati: maschi e femmine, conl’obiettivo di raccogliere dati coerenti con i contesti dirilevazione. Ogni incontro è stato registrato e trascrit-to. Il dBase comprendeva circa 20 ore di registrazioni(5-6 ore di trascrizione per ciascun FG), 240 pagine(Times New Roman 12, interlinea 1), 70.000 caratteri,2400 frasi, 1977 segmenti con i codici attribuiti “invivo”.L’analisi dei dati è stata effettuata con l’ausilio delsoftware MAXqda, secondo l’approccio definito comeComputer Assisted Qualitative Data Analysis Software(CAQDAS), in modo tale da far emergere gli elementipsico-sociali e oggettivi. Alla fine di ogni FG è statosomministrato il questionario Tech Style Behaviour(TSB) composto da 32 items.

RisultatiDai risultati della ricerca qualitativa è emerso che i fat-tori percepiti dagli adolescenti come causa di dipen-denza da nuove tecnologie sono: “assenza dei genito-ri”, “tempo eccessivo dedicato ai giochi”, “debolezzadel carattere”.

Fig. 1 - Mappa concettuale: Utilizzo di nuove tecnologie(N=229)

Il rischio di dipendenza è avvertito in tutte le fasced’età ed è riferito a terze persone, in particolar modoalle “nuove generazioni” (caratteristicamente cosìnominate con incremento dell’età). Nel momento in cuiil rischio viene riferito a sé esso risulta basso che, a suavolta, diventa un fattore di rischio. I disturbi segnalati dagli adolescenti sono principal-mente fisici (mal di testa, mal di schiena, disturbi allavista) e comportamentali (alterazione dei confini reale-virtuale, aggressività, disturbi del sonno, comportamen-to compulsivo, pensiero ricorrente e prolungarsi nonintenzionalmente nell’utilizzo dei mezzi tecnologici).

Fig. 2 - Mappa concettuale: Percezione di rischio (N=229)

Al fine di valutare le differenze tra i due sessi nellevariabili misurate con il TSB è stato effettuato il t-test.Le differenze significative si sono verificate tra leseguenti variabili: “Comportamento in Rete”, “Compor-tamento con la TV” e “Comportamento con Videogio-chi”. I grafici delle medie, riportati sotto, rappresenta-no le differenze significative tra maschi e femmine:

Fig. 3 - Grafici delle medie del TSB: differenze tra maschie femmine (N=229)

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ConclusioneDa quanto è emerso dalla nostra ricerca, nessuno deglistrumenti tecnologici indagati è di per sé nocivo, lo èil loro utilizzo senza moderazione o, per quanto riguar-da i bambini, senza nessun controllo da parte dei geni-tori. Non basta un singolo fattore per portare ad unrischio di dipendenza: il rischio si ha quando si som-mano e si intrecciano tra di loro più fattori di rischio. In modo molto chiaro è emerso che la presenza, nonsolo fisica, dei genitori gioca un ruolo fondamentale. Iragazzi riconoscono l’importanza della presenza fisicadei genitori che garantisca loro un contenimento ditipo “temporale”, ma soprattutto ricercano nel genito-re la capacità di ascolto e comunicazione, la qualedovrebbe essere orientata alla comprensione delletematiche infantili-adolescenziali in assenza di unatteggiamento invadente e giudicante. Per quanto riguarda le differenze tra i due sessi, gene-ralmente le femmine prediligono le nuove tecnologie dipiù rispetto ai maschi per comunicare con i propri coe-tanei. Una probabile spiegazione del fenomeno potreb-be essere il fatto che nell’età adolescenziale le ragazze,rispondendo ai cambiamenti psicofisici, utilizzano isocial network per creare una fitta rete di amicizie. Imaschi rispondono a questi cambiamenti in modo piùinternalizzante, manifestato tra l’altro da un maggioreutilizzo dei videogiochi, i quali predispongono piutto-sto all’isolamento.I risultati di questo studio potrebbero essere fonte diriflessione e di sensibilizzazione rivolta alle famiglie,alle istanze educative e agli adolescenti stessi, inambito di prevenzione primaria e secondaria.

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GIOVANI, ALCOL E GUIDA SICURA

Dott.ssa M. Taddeo, Dirigente Psicologo, DipartimentoDipendenze Patologiche ASL TarantoDott.ssa V. Ariano, Dirigente Medico, DipartimentoDipendenze Patologiche ASL TarantoDott.ssa L. Ponzetta C.P.S. Infermiera, DipartimentoDipendenze Patologiche ASL TarantoDott. V. Simeone, Direttore Dipartimento Dipendenzepatologiche ASL Taranto

PresentazioneIl Dipartimento Dipendenze Patologiche della ASL diTaranto ha promosso una campagna di prevenzione sulconsumo di alcool nei luoghi di aggregazione giovani-le denominata “Guida Sicura”; gli operatori si sono pro-mossi come facilitatori di cambiamento in un ottica ditutela della salute e di promozione del benessere delsingolo individuo e della collettività.La metodologia utilizzata è stata di tipo socializzante epartecipativo e ha permesso di instaurare relazioni d’a-scolto, di trasmettere conoscenze e informazioni attra-verso una condivisione immune da giudizi e pregiudizi.L’intervento è stato effettuato in collaborazione con laPolstrada che ha condiviso il progetto consentendonelo svolgimento in piena e totale autonomia.

Il progettoÈ stata promossa una campagna informativa volta aprevenire l’abuso di sostanze alcoliche con l’utilizzodell’etilometro prima di mettersi alla guida di autovei-coli, tale campagna è nata dall’esigenza di stimolareuna maggiore consapevolezza sui rischi correlati alconsumo e abusodi alcol, fornire informazioni ai desti-natari dell’intervento sulle leggi che regolamentanouna guida sicura e sui Servizi presenti nel territorio, peraffrontare eventuali problematiche legate all’abuso disostanze stupefacenti e alcoliche.La campagna “Guida Sicura”è stata distinta in due fasi:• attività di sensibilizzazione e informazione rivoltaalle Scuole Guida per promuovere una GuidaResponsabile;• utilizzo dell’etilometro all’uscita della discoteca e neiluoghi di aggregazione giovanile al fine di accrescerela consapevolezza rispetto al proprio consumo, fornireinformazioni corrette sui livelli di rischio e sulle san-zioni previste dalla legge.

DestinatariIl target privilegiato di riferimento è rappresentato daifrequentatori di discoteche e di altri luoghi di aggre-gazione.

Campagna informativa “GUIDA SICURA” presso le scuole guidaAbbiamo individuato nella Scuola Guida un luogo privi-

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legiato per la conduzione di interventi di prevenzione einformazione dal momento che da queste scuole passa,ogni anno, circa il 90% dei diciottenni italiani.

Gli obiettivi di tale intervento sono stati:• Informare sui rischi dell’assunzione di sostanze psi-coattive e alcool in caso di guida di un veicolo;• Informare sulle sanzioni previste dalla legge nel casodi guida con determinati valori di alcool nel sangue odi sostanze psicoattive;• Raggiungere fasce di popolazione solitamente fuoridai normali canali di informazione (es. extracomunita-ri, giovani con bassa scolarità);• Valutare la tendenza a sperimentare comportamenti arischio.• Verificare il grado di interesse.

Campagna “GUIDA SICURA” di riduzione del danno con l’etilometroPer potenziare la campagna “Guida sicura” è statointrodotto l’etilometro, strumento fondamentale perrilevare il tasso di alcolemia contenuto nel sangue; percatturare l’attenzione dei giovani, e renderli consape-voli rispetto al loro eventuale uso/abuso di alcol. L’etilometro è stato utilizzato in alcuni eventi in disco-teca e in luoghi di aggregazione giovanile,tale attivitàè stata accompagnata dalla somministrazione di unbreve questionario. Con l’utilizzo di tale strumento, l’e-quipe ha avvicinato i giovani frequentatori e creato congli stessi uno scambio di informazioni in coerenza conle linee principali della riduzione del danno. In particolare l’uso dell’etilometro ha facilitato nei gio-vani la consapevolezza circa il proprio livello di alcole-mia e stimolato un’adeguata percezione del livello dirischio nel mettersi alla guida di un autoveicolo. È’risultato interessante inoltre, osservare il comporta-mento successivo, ovvero se ad alti livelli di alcolemiacorrisponda un’adeguata percezione di sé come capacedi mettersi alla guida. In modo generale è stata promossa la tutela della salu-te, propria e dell’altro, sostenendo la capacità di sceltacritica e la consapevolezza dei propri limiti di cui cia-scuna persona è depositaria.

Metodologie materialiPer tali attività sono state create due schede di regi-strazione,analisi e valutazione dell’intervento nonché digradimento dell’iniziativa da parte dei destinatari del-l’intervento. Il materiale distribuito durante tali inter-venti consiste in materiale formato da guide e cartoli-ne sull’alcol e su tutte le sostanze stupefacenti.

Risultati e conclusioniSCUOLE GUIDA: Gli interventi sono stati svolti in 8 scuo-le guida, per un totale di 18 interventi con 316 con-tatti, sono stati distribuiti 550 opuscoli di materia-le informativo. Dato interessante è stato il livello d’in-teresse e di gradimento dell’intervento da parte dei fre-quentatori delle Scuole Guida

ETILOMETRO: in questo lavoro si riportano i dati emersinei due eventi effettuati nel luogo di maggiore aggre-gazione giovanile di Taranto dove sono stati effettuati

97 test alcolemici e in una delle discoteche più fre-quentate del territorio tarantino con 154 test.Dall’analisi dei dati emersi si rileva innanzitutto unascarsa e inadeguata percezione del rischio da parte dicoloro che si sono sottoposti al test alcolemico, sia indiscoteca che nel luogo di aggregazione.Per ciò che concerne il tasso alcolemico nel sangue si èvisto che in discoteca il picco più elevato si registradalle 02:00 alle 04:00,correlabile a quanto accadeanche all’uscita dei bar nella prima parte della serata.Dato interessante è come l’etilometro sia un’attrattorecapace di catturare l’attenzione dei giovani e uno stru-mento di conoscenza e consapevolezza poichè restitui-sce ai soggetti una “foto” sul proprio consumo alcolico,favorendo così la presa di coscienza rispetto a compor-tamenti di uso/abuso.L’aspetto allarmante riscontrato in seguito all’analisidei dati è stato quello relativo al fatto che, a livellialcolemici superiori a 0,5 - l corrisponde una superfi-ciale percezione del rischio circa la guida sotto effettodi alcol. Inoltre si è riscontrato dalle risposte date aiquestionari un consenso favorevole all’iniziativa propo-sta quindi la condivisione dell’iniziativa ritenuta utile eimportante.Tanto si evince dalla rappresentazione grafica che segue.

1. Grafici relativi all’evento nel luogo di aggregazione inprima serata “Giardini Virgilio” Taranto

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2. Grafici relativi all’evento in Discoteca

ADOLESCENTI NEI CONTESTI DELL’AGGREGAZIONE E DEL DIVERTIMENTO

Margherita Taddeo, Dirigente Psicologo DipartimentoDipendenze Patologiche ASL TarantoGrazia Lavia, Psicologo volontario DipartimentoDipendenze Patologiche ASL TarantoLucia Ponzetta, C.P.S. Infermiera, DipartimentoDipendenze Patologiche ASL TarantoVincenzo Simeone, Direttore Dipartimento DipendenzePatologiche ASL Taranto

Area tematica: Prevenzione

IntroduzioneL’esperienza acquisita come operatori del DDP della ASLdi Taranto impegnati nell’ambito della prevenzione, ciha permesso di osservare in una posizione privilegiatail “mondo adolescenziale” nella sua quotidianità e neidiversi contesti come quello scolastico, dell’aggregazio-ne e del divertimento.Dall’osservazione e dagli interventi effettuati nei diver-si contesti sono emerse diverse riflessioni e ipotesi.

Diversità identitàNell’ambito degli interventi svolti a scuola si sono di-stinti due stili di comportamento giovanile: uno aperta-mente tollerante verso il consumo di sostanze stupefa-centi, e l’altro caratterizzato da evitamento e negazio-ne rispetto ad un eventuale incontro con le sostanze. Nel gruppo dei tolleranti sono emersi varie modalità diapproccio alle sostanze, ossia chi riconosce l’esistenzadi questo fenomeno e si difende dal timore di entrarein contatto con le sostanze attraverso il rifiuto del-l’informazione sugli effetti e rischi di esse, come seconoscere significasse “essere a rischio” quello invecedi chi è inserito a pieno titolo nel mondo dei consuma-tori, e si dimostra interessato e incuriosito poiché com-pletamente inserito nella dinamica dell’uso e consumo. Il gruppo di “evitamento”, guarda all’uso di sostanzecome a un qualcosa di lontano che esiste solo in tele-visione e che appartiene solo agli “altri sconosciuti”con un atteggiamento di evitamento come se l’assenzadi una “normale” curiosità dimostrasse un passaggioevolutivo non avvenuto.In tale esperienza si colloca la ricerca condotta daShedler e Block che dimostra come ci siano tre modi diapproccio al mondo delle sostanze, classificabili in tregruppi: un gruppo definito “dipendente”, un altro“exsplorers” e un altro “astemi”. gli exsplorers sono ipiù “sani” e gli astemi si pongono ad un livello inter-medio: sono un po’ meno “sani” nel senso che hanno“sanamente” paura delle proprie fragilità. Questa ricer-ca ci aiuta a capire come chi evita l’esplorazione, pro-

pria della fase adolescenziale, appaia meno padronadelle proprie facoltà di giudizio, autogestione e discer-nimento a differenza di chi esplora, ma si gestisce. Per comprendere le funzioni dei comportamenti rischio-si come quelli degli exsplorers occorre riferirsi alla rela-zione tra l’adolescente e il suo contesto di vita. Infattile azioni a rischio sono modalità dotate di senso poichéutilizzate in uno specifico momento della vita per per-seguire obiettivi personalmente e socialmente signifi-cativi. Per quanto irrazionali e pericolosi rappresentanoper l’adolescente una risposta ai suoi problemi evoluti-vi. Le funzioni dei comportamenti a rischio si riferisco-no a due aree principali tra loro collegate: lo sviluppodell’identità e la partecipazione sociale. Sono collegateperché è nell’interazione sociale che le persone costrui-scono la loro identità, attraverso nuove relazioni conadulti e coetanei, a partire da un corpo fisico in cui taleidentità è collocata.Il concetto per cui l’identità trova significato nell’e-spressione corporea è rilevabile soprattutto nel conte-sto discotecario. Secondo Torti (1997) non è la disco-teca in sé a proporsi come fiera degli eccessi, ma sonoi differenti tipi di investimento libidico dei frequenta-tori a ricercare gli spazi più adatti per vivere il propriosogno di avventura fino ad inseguire le occasioni diemozioni estreme per andare oltre i confini biopsichici.“La discoteca, secondo la Torti, può essere paragonataad una stanza piena di specchi che costituisce per ilgiovane un momento per vedere sé attraverso gli altri”.Dalla nostra osservazione effettuata in due delle disco-teche più rinomate del territorio tarantino emerge chela discoteca è il punto di arrivo, il luogo in cui si con-sumano le aspettative coltivate durante la settimana.Abbiamo infatti notato che tutto avviene secondo unrituale nel quale il corpo è attore principale della pro-pria serata, attraverso la scelta di un look assoluta-mente trasgressivo, in cui ogni cosa ha una collocazio-ne predefinita.Dal modo in cui i giovani “si muovono” all’interno delladiscoteca e da come “vivono la loro serata”, osserviamoche la discoteca rappresenta nell’immaginario collettivodell’adolescente il luogo trasgressivo per eccellenza, unmondo senza tempo, in cui tutto è lecito e trova ilsignificato nel loro bisogno di libertà.Le due esperienze condotte in discoteca e a scuola,apparentemente in discontinuità, mostrano in realtàuna relazione profonda, quasi di reciprocità: in discote-ca la predominanza dell’espressione corporea, quindi diun linguaggio analogico, esprime la tendenza dell’ac-ting out tipica dei comportamenti a rischio (come ilconsumo di sostanze, la guida spericolata o la cura esa-sperata del corpo); accanto a questo, a scuola si osser-va difficoltà nel verbalizzare le proprie emozioni e statid’animo. Attraverso una riflessione più analitica, sem-bra che i ragazzi siano più abituati ad “agire emozioni”e impulsi piuttosto che a “sentire le emozioni” e a darloro voce, significato di senso e consapevolezza. Ciò sitraduce nella tendenza a “usare il corpo” come veicoloper esplicitare questi vissuti celati e congelati, che tro-vano quindi unica occasione di espressione nell’esplo-sione delle diverse forme di acting out.In particolare durante le serate dance, si è potuto nota-re come i giovani assumano comportamenti che, presu-

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mibilmente, non sono presenti nella loro quotidianità.Infatti, il look permette loro di spiccare, ma allo stessotempo di nascondersi (per es.; i vestiti molto coloraticon grossi cappelli e occhiali da sole). Sembra che que-sto dualismo, apparentemente in contraddizione, facili-ti l’approccio agli altri proteggendo la propria indivi-dualità. Ciò si traduce in movimenti di avvicinamentoche danno vita a scambi comunicativi anche moltosignificativi ma che durano solo il tempo dell’evento“serata”. Inoltre si è potuto osservare la voglia di “nonpensare” e di divertirsi in modo spontaneo sia da partedi chi si “sballa” sia da chi non lo fa. Ciò si rivela nellareticenza, a volte manifestata, nel parlare, nel parteci-pare ad attività proposte all’interno della discoteca(concorsodi slogan ecc). Un’ulteriore esperienza che ciha permesso di entrare ancora meglio nel mondo giova-nile è quella relativa alla somministrazione di un que-stionario inerente la percezione personale del propriostato psicofisico, seguita dal test del grado alcolemico(che misura il livello di alcol nel sangue). È emersoinnanzitutto che i giovani non conoscono i livelli mini-mi oltre i quali incorrono in sanzioni amministrative epenali. Anche in questo contesto ciò dimostra l’esi-stenza di un atteggiamento difensivo di negazione, cheli preserverebbe dalla possibilità di essere anche loroesposti a questi rischi. Accanto a questo atteggiamen-to ne emerge un altro che si realizza attraverso una rea-zione di stupore di fronte a limiti alcolemici al di sopradi quelli permessi: non riconoscono il loro stato altera-to perché pensano di potersi mettere alla guida ugual-mente. Questo potrebbe evidenziare il tipico comportamentoadolescenziale “di onnipotenza”, ancora, l’abitudine asottovalutare i rischi correlati all’eccessiva assunzionedi alcol rafforzerebbe l’idea di non correre alcun perico-lo. In particolare ricordiamo alcune frasi, a sostegno diquanto detto, come: “Tanto a me non succede”, “Iosono abituato”, “Se sei bravo a guidare, l’alcol non inter-ferisce”,”Io ho il macchinone con gli air-bag che mi pro-teggono da qualsiasi cosa”.Le considerazioni suddette si riferiscono a una parte dipopolazione giovanile poiché dall’esperienza è emersoche esiste un’altra fetta che mostra atteggiamenti più“sani” relativamente ai rischi e alle conseguenze, e chesi caratterizza da un uso di alcol decisamente piùmoderato e controllato. Questo atteggiamento sanoprobabilmente dipende dal bagaglio di strumenti erisorse personali, che derivano da forti e presenti rife-rimenti di tipo familiare e sociale. Il ruolo di questefondamenta si ritrova in una migliore capacità di gesti-re l’approccio e il rapporto con l’alcol.

ConclusioniIn conclusione l’immagine dell’adolescenza come perio-do di inevitabile disagio e sofferenza non corrisponde aquella che gli psicologi dello sviluppo hanno elaboratonegli ultimi decenni sulla base dell’evidenza della ricer-ca empirica. Gli studiosi dell’adolescenza sono oggiconcordi nel ritenere che la rappresentazione dramma-tica di questa età, risalente alla tradizione romantica eagli studi degli inizi del novecento, non corrispondaalla realtà della maggioranza degli adolescenti. Nonostante ciò, il convincimento che l’adolescenza sia

un periodo di disadattamento è fortemente presentenella psicologia popolare della cultura occidentale ed èsostenuta con clamore dai media. Chi cerca di portaredati più realistici viene sovente accusato di avere unavisione semplificata e superficiale, nonché di volersfuggire alla drammaticità del disagio adolescenziale, dicui non vuole, colpevolmente farsi carico. Resta così inombra un’ immagine più realistica di questo periododella vita, come momento nel quale la maggior partedei ragazzi e delle ragazze costruisce gradualmente,attraverso un’elaborazione personale, di certo faticosa ericca di contraddizioni, un rapporto più equilibrato edifferenziato tra sé e il mondo circostante. Questo pro-cesso dura oggi a lungo, poiché nella società occiden-tale il periodo adolescenziale si è molto dilatato neltempo e i compiti di sviluppo che in passato venivanoaffrontati prima, come l’inserimento lavorativo e l’al-lontanamento dalla famiglia, sono posticipati e spessonon danno luogo a scelte chiaramente definite.L’equilibrio che viene raggiunto lungo gli anni dell’ado-lescenza come lungo tutto il ciclo della vita, non è peraltro mai fisso ed immobile, ma passa attraversomomenti di squilibrio o di crisi, che sono indispensabi-li per l’emergere di una nuova organizzazione psichica,più differenziata e complessa. Per questo al termine“crisi” viene riconosciuta in qualunque periodo dell’esi-stenza, la valenza dinamica e positiva di momento diriorganizzazione e di svolta nel processo di sviluppo diuna persona. Al termine del nostro lavoro riteniamoutile riportare un’ultima considerazione riguardo lo stilecomunicativo degli interventi svolti a scuola. I nostriincontri sono stati caratterizzati da uno stile comuni-cativo, libero e aperto. Per poter svolgere al meglio lafunzione educativa noi operatori ci siamo posti ad unmeta livello, cioè ad un livello logico superiore a quel-lo in cui si colloca la vita di gruppo, caratterizzato daun linguaggio tecnico in grado di descrivere i fenome-ni che accadono alla luce della dinamica dello stesso.Dialogare in questa maniera ha fatto nascere in noi unariflessione: se i ragazzi si sentono liberi di esprimersi,lontani dalla più remota possibilità di giudizio, mostra-no il desiderio di confrontarsi, di conoscere, esprimonola loro curiosità circa ciò che li circonda. Questo liallontana dalla concezione più facilmente dell’adulto, diessere persone prive di qualsiasi valore o interesse.Probabilmente la vacuità dei ragazzi si dimostra solonei casi in cui la comunicazione non è fruibile e tra-sparente. Se si offre loro il contesto idoneo per il con-fronto emergono le loro ricchezze. Certo se a questo siaggiunge che siamo proprio noi adulti ad offrire un con-testo scarno e giudicante, il giovane non può fare altroche adeguarsi aderendo al modello che l’adulto gli pro-pone e gli offre.

Bibliografia• Il comportamento tossicomane degli adolescenti: documentidi lavoro su metodi, esperienze e risultati della ricerca, conaltri, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 1971; • Maria Teresa Torti, Abitare la notte. Attori e processi neimondi delle discoteche, Genova, Costa &Nolan, • Esperienze di una ricerca sulle tossicomanie giovanili inItalia (a cura di), Mondadori, Milano 1974• L’intervento psicologico nella scuola: utilizzazione delle

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risorse di un sistema complesso, con Elvira Guida, Nuova ItaliaScientifica, Roma 1986;• Il vaso di Pandora. Manuale di psicoterapia e psichiatria,con Cecilia La Rosa, Nuova Italia Scientifica, Roma 1991;Carocci, Roma 2001.• Schiavo delle mie brame, Frassinelli, Milano 2003.Adolescenza liquida: nuove identità e nuove forme di cura,con altri, a cura di Arturo Casoni, Edup, Roma • Shedler, Block J1990, Adolescent drug use and psychologi-cal health, American Psichologist.

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ALCOL E GIOVANI, L’OFFERTA CREALA DOMANDA...Progettazione condivisa di unospazio ristorativo, ludico ed educativo atto alla promulgazionedi stili di vita sani nella popolazione giovanile di Trieste

Salvatore Ticali, Medico, Dipartimento delleDipendenze, Struttura Complessa Dipendenza SostanzeLegali, ASS 1 TriestinaAlessandro Vegliach, Psicoterapeuta, ASS 1 TriestinaDavide Jugovac, Psicologo, Coop. 2001 AgenziaSociale TriesteRosanna Ciarfeo Purich, Medico, ASS 1 Triestina

PremessaI dati mondiali e nazionali riguardanti l’uso di bevandealcoliche da parte dei giovani sono preoccupanti. Ilconsumo di alcolici è in aumento, infatti, escludendo iltabacco, l’alcol è la sostanza psicoattiva più diffusa trai giovani europei (Hibell et al., 2004) e rappresenta perloro la prima causa di morte a seguito di incidenti stra-dali.Secondo l’ultima Relazione al Parlamento sull’uso disostanze stupefacenti e sullo stato delle tossicodipen-denze in Italia, il consumo di alcolici presenta unapreoccupante tendenza all’aumento; in particolare, perla popolazione giovanile, nel corso dell’anno 2010, l’80% degli studenti italiani ha dichiarato di aver con-sumato alcol nel corso degli ultimi 30 giorni (85%M e75%F) e ben il 60% degli studenti si è ubriacato alme-no una volta nella vita (67% dei M e 54% delle F), undato sensibilmente in crescita rispetto al 2007 quandoriguardava il 38%.Anche gli ultimi rapporti ISTAT, registrano un aumentosignificativo dell’assunzione alcolica tra gli adolescen-ti e i giovani italiani, in particolare nel sesso femmini-le, con un incremento di bevande alcoliche diverse daquelle tradizionali. Si beve a digiuno, lontano daipasti, con modalità di bere compulsivo (bingedrinking).Fin dal 2001, l’O.M.S., nella “Dichiarazione diStoccolma”, sottolineava la necessità di ridurre ilnumero dei giovani che iniziano a bere, di ritardarel’età della prima assunzione e di proporre e/o svilup-pare della alternative significative al consumo di alcole di altre sostanze, migliorando la formazione teorica epratica di quanti lavorano a contatto con i giovani.

Sempre la dichiarazione di Stoccolma afferma: “bisognaridurre al minimo le pressioni esercitate sui giovani perincitarli al consumo di alcolici (promozioni, distribu-zioni gratuite, pubblicità, sponsorizzazioni, ecc.)”.

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Questa parte della dichiarazione è quella più disattesa,infatti, in accordo con quanto affermato dall’economi-sta Jean Baptiste Say (1803), “è l’offerta che crea ladomanda” e attualmente l’offerta di alcolici a bassoprezzo è pervasiva così come risultano pervasive le pub-blicità su qualunque tipo di media dedicate agli alcoli-ci. Come se ciò non bastasse in trasmissioni televisivemolto seguite quali i reality show (es. Jersey Shore)vengono proposte insistentemente associazioni diretteed esclusive tra divertimento e binge drinking.

Introduzione e motivazioni che hanno condotto al progetto/attivitàA fronte di questa continua offerta di bevande alcolicheil bere giovanile non poteva che assumere modalità edimensioni emergenziali. E’ risaputo che programmipreventivi “a spot” non esitano in variazioni nei com-portamenti a rischio dei giovani. Per tale motivo, sulnostro territorio, sono in atto interventi organici,anche di prossimità, svolti grazie alla compartecipazio-ne di una rete di attori istituzionali e non, per ridurre idanni legati all’uso di sostanze e sviluppare trame rela-zionali e di conoscenza con i giovani. Inoltre, è previ-sta una stretta collaborazione tra mondo della sanità erealtà scolastica in funzione della realizzazione di ini-ziative co-progettate che prevedono la partecipazioneattiva del corpo docente, quale soggetto del processoeducativo di promozione della salute. Gli interventi e leattività promosse sono rivolti prioritariamente aidocenti e agli adulti di riferimento, coinvolti attiva-mente nella costruzione di un processo condiviso,secondo una metodologia accreditata dalla letteraturapiù recente in materia di prevenzione. A progetti che mirano a migliorare il benessere e lasalute psicosociale dei ragazzi e a prevenire e/o ritar-dare l’uso di sostanze si associano progetti che preve-dono interventi di individuazione, sensibilizzazione eformazione dei “moltiplicatori dell’azione preventiva”(operatori del settore, peer educator e personale deilocali pubblici, organizzatori di eventi locali, insegnan-ti di autoscuole) che operano nei contesti educativi edel divertimento.Quello che secondo noi manca è l’offerta di luoghi didivertimento alternativi allo sballo. Un esempio, a talproposito, è quello fornito dalla Spagna, nel progetto “la tarde mas Joven”. Qui da più di dieci anni si offreall’interno dei centri socioculturali dei distretti comu-nali uno spazio ricco di attività e rivolto espressamen-te a giovani tra i 12 e 24 anni, che desiderano trascor-rere il sabato sera in un ambiente completamente libe-ro da alcol. Il progetto mette a disposizione ben quat-tro tipologie di attività, per venire incontro ai diversitarget di età che riempiono i suoi spazi ogni fine setti-mana. I giovani possono scegliere di divertirsi da una partenella zona multimediale, nella quale possono usufruiresia dell’accesso ad internet gratuito sia di consolles percompetizioni di gruppo ai videogames. In alternativa siè creato uno spazio per la musica e il ballo con la pre-senza di deejay pronti a suonare le hit del momento,all’interno del quale i giovani possono anche cimentar-si utilizzando strumenti quali percussioni e altri stru-menti musicali per un passatempo all’insegna della

musica. La terza opzione è rivolta a chi vuole divertirsiutilizzando giochi da tavolo e giochi sportivi (tennis datavolo, calcio balilla) messi a disposizione dai centristessi. Infine, uno spazio creativo è dedicato per con-sentire ai giovani la partecipazione di concorsi e work-shop su temi diversi di volta in volta. Il tutto vieneofferto in maniera interamente gratuita.Il filo conduttore di iniziative come questa è chiaro:promuovere cambiamenti nella società atti a favorireuno sviluppo sano dei giovani fornendo loro la possibi-lità di avere spazi attrezzati dove trascorrere il weekendsenza che ad esso si associ necessariamente il consumodi alcolici. Un divertimento sano e responsabile che vapubblicizzato e agevolato nella sua realizzazione, evi-tando che essa rimanga pura teoria ma dando ai giova-ni un’opportunità concreta di sperimentarlo. Viste queste premesse, si propone l’avvio di uno spazioper i giovani, comprensivo di bar analcolico, dedicatoal divertimento e non solo. Uno spazio costruito per econ i giovani potrebbe essere non solo un importantemodo per dire concretamente loro quanto contino, maanche per rompere la dinamica del divertimento asso-ciato allo sballo.

Materiali e MetodiPrincipali fasi operative del progetto:1. costituzione di un tavolo che possa raccogliere la

massima partecipazione di soggetti interessati eco-nomicamente e/o fattivamente

2. identificazioni di uno spazio in zona cittadina cen-trale con metratura congrua

3. selezione e formazione del personale anche attraver-so visite a centri analoghi già esistenti in altre città

4. messa a norma degli spazi, arredo e organizzazione5. costituzione di un tavolo permanente per la valuta-

zione e sviluppo del progetto

Risultati del progetto/attività1. sensibilizzazione e attivazione delle realtà istituzio-

nali e non del territorio su modalità propositive enon normative dedicate al mondo giovanile

2. creare una alternativa alle possibilità di divertimen-to giovanile (divertimento di qualità senza sballo)

3. completamento sinergico degli altri progetti di pre-venzione sul territorio

4. calendarizzazione e attuazione di attività propostedai giovani

ConclusioniÈ cruciale che il numero dei partecipanti sia ampio perfar si che il bere giovanile esca dallo stretto circuitosociosanitario e si collochi in una dimensione che necontempli anche gli aspetti economici, educativi e cul-turali. L’intera società deve reagire a questo problematracciando esempi che rendano visibile e fruibile la dis-sociazione tra sballo e divertimento di qualità. Solo unareazione propositiva di questo tipo può mettere in evi-denza, in modo concreto e non simbolico, l’interesseverso i giovani, verso le loro necessità e i loro bisogni,consentendo loro di crescere attraverso la vicinanza enon l’esortazione. Un esempio di questo tipo potrebbefar riflettere anche i gestori privati sulla possibilità dioffrire un divertimento sano al fine di modificare la

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domanda, in accordo con quanto affermato, illo tempo-re, da Jean Baptiste Say, portandola verso la ricerca distili di vita sani e non autodistruttivi.

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informaFEDERAZIONE ITALIANA DEGLI OPERATORI DEI DIPARTIMENTI E DEI SERVIZI DELLE DIPENDENZE

n 19novembre 2012

Supplemento a Mission - Periodico trimestrale della Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze - ANNO XI, 2012 - N. 35

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