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4 FDS 256 • eDitoriALe

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Collaboratori tecnici: Italo Adami, Bartolomeo Aloia, Massimo Bianco, LucaComi, Mattia D’Antonio, Paolo Mattei, Diego Nardi

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Iscrizione R.O.C. n° 13.343W. www.blupress.it - E. [email protected]

E' un mondo difficile, molto difficile…

E’ un mondo difficile e vita intensa felicità a momenti e futuro incerto il fuoco e l’acqua con certa calma serata di vento e nostra piccola vita e nostro grande cuore

Porque voy a creer yo en el amor si non me entiende no me comprendental como yo soy Porque voy a creer yo en el amor si me traiciona y me abandona cuandomajor estoy No sabemos muy bien entre tu y yo y aunque parezca no tienes la culpa laculpa es del amor

E’ un mondo difficile e vita intensa felicità a momenti e futuro incerto

No puedo convencer a mi corazon si yo no dudo y estoy seguro que el tie-ne razon No voy a asesinar esa sensacion si yo la quiero yo la deseo aunque me de’dolor Yo no quiero sufrir pero aqui’ estoy y estoy sufriendo y no me arrepiento mecago en el amor

E’ un mondo difficile e vita intensa felicità a momenti e futuro incerto il fuoco e l’acqua concerto calma serata di vento e nostra piccola vita e nostro grande cuore

Porque voy a creer yo en el amor si non me entiende no me comprendental como soy yo Porque voy a creer yo en el amor si me traiciona y me abandona cuandomajor estoy No sabemos muy bien entre tu y yo y aunque parezca no tienes la culpa laculpa es del amor Yo no quiero sufrir pero aqui’ estoy y estoy sufriendo y no me arrepiento (mecago en el amor) me cago en el amor

Me cago en el amor Me cago en el amor

Vita mia

E’ un mondo difficile

“Me cago en el amor”Tonino Carotone

Non posso non riprendere ciò cheleggerete qualche pagina più avan-ti a firma di Lorenzo Zen.Non posso perché ciò che ho letto miha molto colpito.Riassumo brevemente: Lorenzo par-la di un ragazzo che ha scritto su FBuna frase scioccante perché pro-nunciata, non già da uno dei tantigiovani senza passioni che siamoabituati a vedere nelle nostre gior-nate, ma da un sedicente appassio-nato di alta fedeltà. La riporto integralmente:

“Per me l’alta fedeltà è l’alta fedeltà, lamusica è la musica.Così come la fotografia è la fotografia eun tramonto è un tramonto.Intendo ovviamente dire che la solita ti-ritera che “il fine è la musica” con menon attacca.Divertirmi con l’hi-fi implica una seriedi altri giochi, esperimenti, studi e sco-perte che ben poco ormai hanno a che ve-dere con il conseguimento di un “buonascolto” che altrimenti avrei raggiun-to ampiamente da molto tempo”.

Lorenzo ha già espresso in manierafine e arguta, come sempre il suopensiero, io invece non essendo néfine nè arguto mi limiterò a consi-derazioni più terra terra…

MA VERAMENTE QUESTO RA-GAZZO SI DEFINISCE UN AP-PASSIONATO DI HI-FI?

Confondere il mezzo con il fine è diper sé segno di un impoverimentogenerale, come vedere ai concertitutti quei ragazzi che non guardanoil concerto attraverso i propri occhima attraverso lo schermo del cellu-lare puntato sul concerto.

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Andrea [email protected]

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5di Andrea Bassanelli • eDitoriALe • FDS 256

FOLLIA.

Follia ancora più grande se pensia-mo che questo nostro hobby è anchecostoso, visto che si paga per com-prare l’impianto, si paga per gestir-lo, si paga per comprare i dischi, sipaga per acquistare servizi di dow-nload di musica in HD…insomma,secondo quel ragazzo, pagheremmo,e anche molto, non già per ascolta-re meglio la musica che ci piace, maper il gusto di scoprire, di studiaree di giocare?!?

Che cosa c’è da scoprire di così in-teressante in un lettore CD? O in unDAC?A meno che io non sia un ingegne-re, francamente non trovo nulla di ec-citante in un circuito stampato e inquattro fili. Probabilmente quel ra-gazzo è un tecnico (senza offesa peri miei tanti amici tecnici!) più inte-ressato al mezzo che al fine.E d’altronde scrive che la fotografiaè la fotografia e un tramonto è un tra-monto, come a voler dire: è inutileche mi raccontiate che la macchinafotografica può essere al servizio del-l’arte: una foto è una foto!

Quindi, ognuno di noi che prende inmano una macchina fotografica di-venta automaticamente HelmutNewton solo per il fatto di possederel’oggetto, a patto però di studiarneper bene i segreti tecnici…della mac-china fotografica, ovviamente, nondell’inquadratura o della luce!

Prendo un pennello, lo analizzo, neconto le setole, ne valuto lo spesso-re, misuro la consistenza dell’impu-gnatura…

ET VOILÀ…

sono diventato Mirò!

Credo che dietro ai tanti tecnici e tec-nicismi che ci circondano si nascon-da non solo molta solitudine ma an-che tanta ignoranza, mancanza di Sa-pere, totale assenza di pathos.

C’è gente che si rifugia nell’illusio-ne di poter misurare tutto, di potercodificare qualsiasi cosa, di riuscirea pesare la vita, tranne poi accorgersiche una donna è bella non già per lesue misure o per l’aderenza a dei ca-noni ma perché ci piace! Suscita in noi delle emozioni…nonmisurabili ne valutabili oggettiva-mente.

Misuroni e ascoltoni, come li chiamaLorenzo, in una continua rincorsa achi possiede il Verbo senza accorgersiche la Vita non si misura, che ci sonocose che non si possono misurare ostandardizzare e che il bello è pro-prio nella TOTALE MANCANZA DIVERITA’ ASSOLUTE.

Noi siamo su questa Terra non giàper misurare e comprendere tuttonella vana illusione che ciò ci rendamigliori. Noi siamo qui per Amare,per provare emozioni e con ciò sco-

prire quella Verità che è dentro dinoi.

Mi piacerebbe parlare con quel ra-gazzo e spiegargli che un pianofor-te si accorda ad orecchio, che lostesso dicasi per un violino e non c’èstrumento che tenga. Che Stradivari era Stradivari nonperché misurasse tutto ma perché,probabilmente, cercava di mettersi incontatto con il Mondo e valutava chetutto, ma proprio tutto, ha un pesoanche se non può essere pesato.Che una fotografia è una fotografiama ci sono fotografie che sono più fo-tografie di altre.Che un tramonto sarà pure un tra-monto ma che, visto in compagniadella persona amata, diventa ILTRAMONTO.

E che la musica è emozione solo sela ascoltiamo con il cuore e non coni migliori diffusori del mondo…

Mi piacerebbe lasciare a quel ragaz-zo una frase che rileggo spesso:“Verrà un giorno, Sagredo, che l’uomosi risveglierà dall’oblio e finalmentecomprenderà chi è veramente e a chi haceduto le redini della sua esistenza, a unamente fallace, menzognera, che lo ren-de e lo tiene schiavo… L’uomo non halimiti e quando un giorno se ne rende-rà conto, sarà libero anche qui in questomondo”.

La Vita è nelle emozioni…e quellenon si possono misurare ma soltan-to provare.

E’ sicuramente un mondo difficile,molto difficile…

Buona musica e avanti tutta!

[email protected]

Andrea Bassanelli

Fedeltà del Suono

@

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Sommario

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Nel nostro sito troverai anche - FDS Navigator - News - Foto Gallery Inedite - Archivio Arretrati - FDS su Facebook...

6 FDS 256

eDitoriALe04 E' un mondo difficile, molto difficile…

di Andrea Bassanelli

iN CoPertiNA08 Al Jarreau

Per niente faciledi Mauro Bragagna

iL CAPPeLLo A CiLiNDro16 Notizie dalle Aziende

a cura della Redazione

24 reportageSYNtHeSiS: passione termoionicadi Dimitri Santini

26 L’ascolto criticovalutare un impianto audio: si può fare, e come?di Roberto Pezzanera

iL reGNo DeGLi ASCoLti28 Cavi di potenza

Quality Audio B815 MKII & NATURAL MKIIBlack mamba, cavi velenosi...di Dimitri Santini

34 Amplificatore integratoAudiolab 8300ALa guerra dei cent’annidi Dimitri Santini

40 Dac e ampli cuffie matrix Audio Mini-i Pro 2il cinese più richiesto...di Alberto Guerrini

46 Monitor amplificatiHeDD Type 07Nearfield a chi?di Dimitri Santini

52 Wireless streaming amplifierYamaha WXA-50C’è proprio tutto!di Dimitri Santini

i DeCALoGHi56 di Lorenzo Zen

pag. 28

pag. 68

pag. 46

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Hi-eND mAGAziNe®60 Diffusori full tower

Sonus faber Venere SCorsi e ricorsi storicidi Alberto Guerrini

68 Amplificatore integratomastersound Compact 300BLa costruzione di un amore...di Dimitri Santini

iL CLUB BLU PreSS72 Accessori – Modulo Iscrizione e Abbonamenti

LA BACCHettA mAGiCA79 FDS mUSiCA a cura della Redazione80 Notizie DAL moNDo DeLLA mUSiCA a cura della Redazione86 DiSCo DeL meSe di Mauro Bragagna88 roCK e i SUoi FrAteLLi AUDioFiLi di Mauro Bragagna90 APPUNtAmeNti D’ASCoLto a cura della Redazione

ANNUNCi ComPro/veNDo96 a cura della Redazione

7www.fedeltadelsuono.net

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Ha cantato Moonlight a unadelle infermiere, pensavanotutti che ce l’avrebbe fatta an-

che stavolta. E invece no, il 12 febbraioil suo fisico già malandato non ha ret-to. Addio al suo sorriso, al suo gran-

de cuore. Quello che non abbiamo tro-vato nei necrologi, molto più buro-cratici del solito, al di là degli inevi-tabili titoli sulla scomparsa della “leg-genda del jazz”. Al Jarreau è statol’unico al mondo ad aver vinto il

Grammy Award in tre categorie, jazzpop e rhythm’n’blues, ha cantato la si-gla di una celebre sigla televisivaamericana, “Moonlight”, in We AreThe World precede l’intervento diBruce Springsteen e Stevie Wonder.

8 FDS 256▼ In Copertina • di Mauro Bragagna

Al Jarreau ha portato il jazz fuori dai salotti bohemien vestendolo dipop, combattendo con il suo sorriso il nichilismo imperante. Forse perquesto è stato un artista sottovalutato.

PER NIENTE FACILE

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Ha riportato ai giorni nostri il cantoscat di Jon Hendricks, e il vocalese, gra-zie alla sua strepitosa capacità di imi-tare i suoni degli strumenti moderni,di improvvisare versi senza sensoapparente. Sì, d’accordo, ma tuttoqui? Sì, perché la gente non solo si in-namora delle cattive ragazze, o dei cat-tivi ragazzi, o dei cattivi gender. S’ in-namora anche dei cattivi maestri. AlJarreau non era tossicodipendentesin da ragazzo, non aveva abitudinisessuali pantagrueliche, aveva la fac-cia buona della persona che è sempredisponibile a darti una mano. Figlio diun pastore avventista, lo ascoltavacantare in Chiesa mentre la mammalo accompagnava all’organo, e non èscappato di casa. Anzi, è entrato in uncoro gospel. Poi non è andato al mas-simo, né ha cercato di avventurarsinella parte selvaggia della città, ma siè messo a studiare. Si è laureato in psi-cologia, ha fatto l’assistente sociale, èstato anche un bravo giocatore di ba-sket. Poi ha lasciato Milwaukee e il Wi-sconsin cercando fortuna in California,ma il primo disco registrato nel 1965è passato del tutto inosservato. Ha do-vuto aspettare dieci anni per avere unaseconda opportunità, nel frattempo siè fatto le ossa in piccoli locali nottur-ni dividendo il palco con personaggicome Bette Midler o John Belushi,quando erano solo artisti di belle spe-ranze come i protagonisti di La LaLand. Nel 1975 con We Got By le cosesono cambiate e Alwyn Lopez Jarre-au a trentacinque anni è diventato AlJarreau, l’artista che non si tira mai in-dietro, che la dà buca, suona con gio-ia ovunque lo chiamino. È vissuto inconcerto, collaborando con artisticome Miles Davis e Chick Corea, co-noscendo negli Anni Ottanta una fe-lice stagione pop che lo ha portato intantissime case, diventando un’icona.

Non è mai stato snob, e forse per que-sto è meno considerato di artisti infi-nitamente meno dotati. A Sanremo2014 ha cantato il tema de Il padrinocon quel che rimane dei Matia Bazar,nel 2011 ha partecipato allo spettaco-lo di Checco Zalone “Resto UmileShow”. Ha fatto bene o ha fatto male?Difficile dare una risposta. Certo cheAl fa sorridere, e Checco ridere. Men-tre ci riflettiamo ascoltiamo come co-lonna sonora alcuni dei suoi dischi piùsignificativi.

“Look to the Rainbow: Live in Eu-rope” (1977): la nascita del pop-jazz,dal vivo.

Quando era un artista emergente, ci haconquistato con una magnifica ver-sione di Agua de Beber di Vinicius deMoraes contenuta in Glow (1976).Acqua da bere, musica da ascoltare.Pronunciava la parola portoghese“beber” facendola schioccare, fino afarla diventare fisica come una gom-mosa da masticare. Senza una parti-colare sensualità, né un particolaresenso della poesia: soltanto la gioia dicantare. Ma l’album che ha davveroiniziato le danze è uscito l’anno suc-cessivo, Look to the Rainbow: Live inEurope, testimonianza del tour tenu-to in gennaio e febbraio del 1977. Siesibiva senza chitarre e senza fiati, ac-compagnato dal Fender Rhodes diTom Canning e dal vibrafono di LynnBlessing, con una sezione ritmica – JoeCorrero alle percussioni e AbrahamLaboriel al basso – che rinuncia al vir-tuosismo, discreta come una giacca diArmani. Sul palco la luce è solo per lastella di Al Jarreau, che riesce a in-ventarsi delle cover strepitose comeRainbow in Your Eyes di Leon Rus-sell, rischiando di far passare in se-condo piano la sua abilità compositi-

va: la maggior parte delle tracce por-tano la sua firma. La produzione è didue maestri come Tommy LiPuma eAl Schmitt, che assistono estasiati al-l’interpretazione che corre diretta-mente verso la porta della Storia. È laversione scat di un pezzo in 5/4 diPaul Desmond, portato alla celebritàda Dave Brubeck. Ricordate NewFrontier di Donald Fagen, ambienta-ta nell’anno 1961?: Ho sentito che ti pia-ce Brubeck, è un artista ed un pioniere,dobbiamo avere buona musica nella Nuo-va Frontiera”. Nel 1977 i sogni Ken-nediani sono ingialliti, il grigio GeraldFord ha lasciato posto all’indecifrabileJimmy Carter, ma in questi concertieuropei il sogno americano rivivepiù forte che mai. Si può suonare ilJazz, e farlo sembrare facile. Una con-traddizione insopportabile, per i log-gionisti più intellettuali, che vedonoin Jarreau un traditore della purezzadel jazz, un giocoliere delle ottave piùche un musicista. Ma tutti gli altri sidivertono come matti, senza chieder-si se sia pop o jazz. Registrato e mixatoda Al Schmitt, master curato da MikeReese al Mastering Lab.

“Tenderness” (1994). Il disco del-l’eleganza e della consapevolezza: la“maturità” non è un peccato.

Il successo commerciale arriva conBreakin Away e Jarreau, dischi gra-devolissimi e soft (ma ve la ricordate,la musica soft?), che hanno un suonoancora gradevole ma invecchiato pre-cocemente, come tanta musica degliAnni Ottanta. Mentre non ha rughe,e se le ha sono nascoste da un uso sa-piente del botulino, Tenderness, un al-bum dal vivo registrato in studio da-vanti ad un pubblico selezionato. Il re-pertorio è della serie ti piace vincerefacile: Mas Que Nada di Jorge Ben riu-

10 FDS 256▼ In Copertina • AL JARREAU

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scita quasi come la sopra citata Aguade Beber (quasi!), Your Song di EltonJohn, She’s leaving Home dei Beatles,la Try a Little Tenderness che non riu-sciamo a dimenticare nella versionesconvolta di Otis Redding, ma che quiritorna ad essere disciplinata nella suaessenza di pezzo da crooner. Semprecon il tocco alla Jarreau, che riesce arendere personali persino classici in-flazionati come Summertime dei fra-telli Gershwin, da Porgy & Bess, o laMy Favorite Things di Oscar Ham-merstein II e Richard Rodgers, indi-menticabile con il sax di John Coltra-ne. Se il repertorio non si discute e l’in-terpretazione di Jarreau è da CinqueStelle Superior, è il livello dei musici-sti a fare di Tenderness un piccoloclassico di bon ton musicale. La pro-duzione è di Marcus Miller, il prodi-gioso bassista e polistrumentista cui

Miles Davis ha affidato le basi diTutu, tanto per capirci. E poi JoeSample, Steve Gadd, Paulinho da Co-sta, Michael Brecker, Jeffery Ramsey,Eric Gale…. Anche se pensate che la“fusion” non sia una gran cosa, che èuna macchinazione commerciale in-degna come i segreti nascosti che ci ri-vela di tanto in tanto WikiLeaks, ri-schiate comunque di cedere davantialla perfezione di un disco impecca-bile dall’A alla Zeta. Anche nei suoni,affidati ancora al Mastering Lab di LosAngeles. Questa volta il master è cu-rato da Doug Sax, tanto per chiudereil cerchio: in casi come questo, la for-ma è sostanza.

“My Old friend: Celebrating Geor-ge Duke.”(2014) L’ultimo spettacolo.

“Fu durante il regno di Giorgio III che i

suddetti personaggi vissero e disputaro-no. Buoni o cattivi, belli o brutti, ricchi opoveri, ora sono tutti uguali.” StanleyKubrick terminava “Barry Lyndon”con questo beffardo epitaffio. Le pri-me esperienze musicali di Al Jarreausono state nel gruppo di George Duke,maestro di fusion, collaboratore di Mi-les Davis e Frank Zappa, e Al non hamai dimenticato la gioia di suonarecon lui. Un anno dopo la scomparsadi Duke ha quindi deciso di rendergliomaggio con un album destinato a re-stare l’ultimo, che raccoglie alcune frale sue composizioni più belle. Si avvaledella produzione di John Burk, Stan-ley Clarke, Marcus Miller e Boney Ja-mes, del mastering di Paul Blakemo-re, nonché di voci speciali come quel-le di Lalah Hathaway, Dianne Reeves,Jeffrey Osborne e Dr John, che inter-preta in modo fantastico You Touch

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my Brain, che porta il calore di NewOrleans in un duetto meraviglioso.Dove riemerge quell’emotività cheera controllata dalla disciplina orga-nizzata di Tenderness, e anche se lavoce di Al Jarreau non è più quella de-gli anni d’oro, per l’età e per la salu-te, con la sua sincerità disarmante ciprende il cuore. In Bring me Joy c’èproprio George Duke, alle tastiere, eper un condizionamento psicologicoil timbro vocale di Jarreau ci appareancora più elegante del solito, unLord Brummel prestato alla canzonepop-jazz. Con il sax tenore di BoneyJames che sembra dirci che il titolo del-la canzone è anche il Manifesto dellacarriera di Al Jarreau: portarci un po’di gioia, in un mondo dove ne gira po-china.

Al Jarreau “Look to the Rainbow:Live in Europe” – CD Warner Bros.Records 7599-27316-2

1. “Letter Perfect” 5:162. “Rainbow in Your Eyes” (LeonRussell) 6:173. “One Good Turn” 6:304. ”Could You Believe” 6:495. “Burst In with the Dawn” 7:24

6. “Better Than Anything” (Bill Lou-ghborough, David Wheat) 5:087. “So Long Girl” 3:448. “Look to the Rainbow” (Yip Har-burg, Burton Lane) 7:549. “You Don’t See Me” 6:4410. “Take Five” (Paul Desmond) 7:2011. “Loving You” 5:0012. “We Got By” 6:57

Al Jarreau “Tenderness”- CD WEAInternational 4509 93778-2

1. “Mas Que Nada” (Jorge Ben) 5:142. “Try A Little Tenderness” (JimmyCampbell / Reginald Connelly / Har-ry Wood) 7:363. “Your Song” (Elton John/BernieTaupin) 6:054. “My Favorite Things” (Oscar Ham-merstein II/Jimmy Rodgers) 5:065. “She’s Leaving Home” (John Len-non/ Paul McCartney) 7:396. “Summertime” (George Ger-shwin/Ira Gershwin/DuBose Hey-ward) 6:177. “We Got By” 6:038. “Save Your Love For Me” (BuddyJohnson) 5:549. “You Don’t See Me” 5:2610. “Wait For The Magic” 5:51

11. “Dinosaur” (Al Jarreau/MarcusMiller/Robby Scharf) 5:2312. “Go Away Little Girl” (Jerry Gof-fin/Carol King) 5:42

Al Jarreau “My Old Friend: Cele-brating George Duke” CD ConcordRecords 08880723535721. “My Old Friend” (SteveGeorge/John Lang/Richard Page)4:572. “Someday” (George Duke) 4:093. “Churchyheart (Backyard Ritual)”(George Duke/Al Jarreau) 4:564. “Somebossa (Summer Breezin’)”(George Duke/Al Jarreau/PatrickLundquist) 4:415. “Sweet Baby” (George Duke) 4:316. “Every Reason to Smile/Wings ofLove” (Stanley Clarke/GeorgeDuke/Jeffrey Osborne/Peter Schless)3:517. “No Rhyme, No Reason” (GeorgeDuke) 4:058. “Bring Me Joy” (George Duke)4:369. “Brazilian Love Affair/Up from theSea It Arose and Ate Rio in One SwiftBite” (George Duke) 4:4610. “You Touch My Brain” (GeorgeDuke) 4:44

14 FDS 256▼ In Copertina • AL JARREAU

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16 FDS 256 ▼ Il Cappello a Cilindro • Notizie dalle Aziende • a cura della Redazione

Nella terra di Leonardo da Vinci,Blue Moon Audio T. realizza tutti glianelli della catena d’ascolto, ognunocaratterizzato da genialità e innova-zione.Blue Moon Audio Technology pro-duce: i lettori di file (tra i pochi sulmercato ad essere altamente specia-lizzati nella lettura di materiale mu-sicale), i convertitori che offronouna musicalità di alto livello senza latipica durezza del suono digitalegrazie a schede parallele di conver-sione, i preamplificatori che nonhanno condensatori elettrolitici nel-l’alimentazione (solo polipropilene)e lungo il percorso del segnale. Inol-tre, l’alimentazione induttiva-capa-citiva è stata scelta sia per assicura-re l’isolamento da interferenze pro-venienti da sistemi elettrici e peravere una alimentazione più stabile.Il modello di punta è in tre cabinetcon alimentazioni separate per i duecanali.Gli Amplificatori finali sono dotatidi grande potenza con una estremacompattezza. Vengono impiegati am-plificatori digitali con alimentazioneanalogica. Sfruttare solo una picco-la parte della grande potenza di-sponibile è un altro punto chiave perraggiungere effetti qualitativi consi-derevoli. In questo modo sono assi-curati una piccola distorsione e unalto livello di musicalità generale.I tavolini audio sono gli unici sulmercato ad avere una presa IEC di in-

gresso e quattro prese Schuko inuscita che alimentano le elettronichecon cavi corti. Un filtro di rete pas-sivo alloggiato all’interno è collega-to tra l’ingresso e le prese di uscita.I cavi seguono il progetto di Yama-mura: la tecnologia a percorsi paral-leli tra i due poli. I due conduttorisono paralleli, adeguatamente di-stanziati e non intrecciati, con inno-vazioni tecniche sia sul materialeconduttore che sul dielettrico.Tuttavia, è con i diffusori che l’Azien-da esprime al meglio il concetto diHi-End Audio. Blue Moon Audio T.crede infatti che i trasduttori in lineasiano la migliore soluzione per la ri-produzione del segnale audio. Na-scono così i diffusori Serie LS, aper-ti posteriormente, ad emissione bi-polare con woofer che lavorano in so-

spensione pneumatica in box sepa-rati, per i quali la multi amplifica-zione è considerata irrinunciabile.Blue Moon ha creato inoltre l’inno-vativa serie modulare ML, per offri-re agli audiofili un suono simile aquello assoluto della Serie LS in spa-zi contenuti. Questo è il motivo percui la Serie ML è equipaggiata con glistessi driver della LS e con lo stessonumero di vie (quattro) a partiredal secondo modello ML 2. I quattromodelli della Serie ML, ML 1 - ML 2- ML 3 - ML 4, hanno 3 modulibase: Tweeter, Midrange Alto, Mi-drange Basso e un Woofer in cassachiusa per ogni canale (sospensionepneumatica) in un box separato, inmodo che la sezione bassi possa es-sere collocata in un modo strategicoin ambiente. Tutti i moduli sonoOpen Baffle (aperti posteriormente)e hanno emissioni a Dipolo.www.sophoshiend.it

Blue Moon Audio Technology:un’azienda italiana basata sulla genialità toscana

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18 FDS 256 ▼ Il Cappello a Cilindro • Notizie dalle Aziende

“Da quando ho in studio le bass traps Ou-dimmo funziona tutto meglio e il suono èpiù equilibrato e controllato. Il risultato fi-nale subisce meno variazioni a seconda delluogo in cui lo ascolti. Non basta tratta-re la stanza, bisogna trattarla bene!”.(Tommaso Colliva)Il fonico e produttore Tommaso Col-liva (Grammy Award 2016) per il suostudio di Londra “Toomi Labs” hascelto le Bass Trap LowMaster, le BassTraps Kombat e i diffusori Magnet-Fusors di Oudimmo Acoustic Design.Parliamo con uno dei più importantiesperti del suono, figura fondamentalein ambito di registrazione e produ-zione per i Muse, i Calibro 35 e gli Af-terhours per citarne solo alcuni. “Eroin Canada e stavo dando una mano in re-moto a un amico che aveva bisogno di mi-gliorare il suono del proprio studio in Ita-

lia. Aveva necessità di alcuni accorgimentimirati. Ho cominciato una ricerca a livellointernazionale per comparare la qualitàpresente sull’intero mercato. Ho incontratoquindi Oudimmo Acoustic Design e quan-do ho dovuto strutturare il mio nuovo stu-dio a Londra non ho avuto dubbi su qua-le fosse la realtà da coinvolgere. L’efficienzadelle bass trap si è unita alla sintonia chesi è creata subito con Davide Perucchini”.(N.d.R. Davide titolare di OudimmoAcoustic Design e per oltre 15 annimusicista e tecnico del suono di Ver-dena, Tonino Carotone, Ulan Bator, ilTorquemada)Tommaso Colliva è anche musicista efondatore (nel 2007) dei Calibro 35,progetto chereinterpreta lecolonne sonoreitaliane dei filmpolizieschi anni’70, celebri intutto il mondo.Tommaso Colli-va è la dimo-strazione che ladifferenza inambito musicalenon la fa soltan-to chi sale sulpalco. Ci sonopersone dietro lequinte, dietro almixer, negli stu-di di registrazio-ne e anche insala prove che

partecipano attivamente al raggiun-gimento del successo di una band o diun artista. Persone ma anche stru-menti, musicali e acustici.www.oudimmoacousticdesign.com

Tommaso Colliva: le Bass Traps Oudimmo ai Toomi Labs di Londra

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20 FDS 256 ▼ Il Cappello a Cilindro • Notizie dalle Aziende

Lo stereo tornagrande con inuovi DenonPMA-1600NE eDCD-1600NE, laNew Era del co-struttore giap-ponese. Denon è univer-salmente cono-sciuto come pro-duttore di elet-tronica di con-sumo di altaqualità e, a dif-ferenza di altri,non ha mai tra-dito la sua mis-sione originale,rispettando, eanzi innalzando

a ogni nuova serie la soglia delle pre-stazioni e della tecnologia, rimanendofedele alle sue radici: l’Alta Fedeltà ste-reofonica o, come si dice oggi, due ca-nali puro.

A palese ed inequivocabile confermadi questo arriva da Audiogamma lanuova coppia lettore digitale e am-plificatore integrato DCD-1600NE,lettore CD e SACD, e dell’amplificatoreintegrato PMA-1600NE. NE, ovvero New Era, prodotti che in-corporano il meglio delle innovazio-ni tecnologiche e costruttive di ulti-missima generazione per la riprodu-zione musicale HiFi, disponendo an-che, ma non potrebbe essere altri-menti, di sezioni digitali allo stato del-l’arte.www.audiogamma.it

Audiogamma annuncia la nuova linea 1600NE di Denon

IL TEMPIO DEL SUONO ha di recenteinaugurato il nuovo showroom nonlontano da Milano: è un altro passo im-portante per la crescita di questa im-portante realtà . Grazie infatti ad unospeciale accordo con il titolare RiccardoMartignano, questo stupendo negoziodiventerà il FLAGSHIP STORE Ita-liano, un modello in cui il mood e laqualità del servizio al cliente conti-nueranno ad essere la filosofia che con-traddistingue da sempre Il Tempio delSuono. Un ringraziamento speciale vaovviamente al distributore MPI ELEC-

TRONIC.IL TEMPIO DEL SUONO si trova invia G. Pascoli, 32 Lissone (MB).www.iltempiodelsuono.it

Nuovo showroom per Il Tempio del Suono

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22 FDS 256 ▼ Il Cappello a Cilindro • Notizie dalle Aziende

Tivoli Audio lancia la nuova ModelOne Digital, erede delle iconica radioda tavolo Model One, portando laquintessenza delle radio da tavolonell’era della smart home.Bilanciamento di stile, tecnologia equalità audio, la Model One Digital

fonde gli elementi di semplicità ca-ratteristici del modello classico della Ti-voli Audio con un massivo aggiorna-mento in termini di tecnologia. Il nuo-vo modello sarà disponibile da subi-to tramite la consolidata rete di ri-venditori Tivoli Audio.

www.gammalta.itwww.suonolite.it

Gammalta presente al Milano Design Week annuncia la nuovissima Model One Digital di Tivoli Audio

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24 FDS 256 ▼ Il Cappello a Cilindro • Reportage • di Dimitri Santini

Da bravo marchigiano ho fattoun po’ fatica a capire al telefo-no l’accento di Luigi Lorenzon,

progettista e anima di Synthesis. D’al-tronde non ci voleva Sherlock Holmesper capire che un cognome così do-veva per forza venire dal Veneto, e in-fatti da Treviso scese il papà per amordi marchigiana. Bella scelta, direi,perché dallo spirito di Lorenzon Seniornacque la grandezza della Fasel, azien-da che produceva negli anni ‘60 i tra-sformatori del mitico Vox AC30, ed èrespirando quell’aria che Luigi si ap-passiona e trova la sua strada. Una for-mazione in elettronica che ha poi ap-plicato imparando sul campo i segre-ti, non solo degli avvolgimenti, ma an-che e soprattutto dei tubi termoionici,dei quali sembra sapere tutto, ma

proprio tutto (e a memoria) a sentirloparlare. Dalle ceneri della proscioltaFasel nacque poi Ego Sonoro, oggimarchio di Synthesis. La stessa Syn-thesis oggi è partecipata di MPI: laqualità dei prodotti ha fatto fiutare ilbusiness?

DESCRIZIONELuigi ci apre le porte di Synthesis e ciaccoglie in un ingresso a metà fra il sa-lottino e l’open space, dove a farcicompagnia ci sono due begli integra-ti top di gamma, mentre la scala saleverso un soppalco del quale si in-travvede solo una grande scrivania contanti monitor.La scala che interessa a noi in realtà èquella che scende: non solo perché c’èla macchinetta del caffè (si dice che

spesso faccia gli straordinari), ma per-ché c’è il mondo di Synthesis, la cul-la dove si coccolano i neonati e l’in-cubatrice dove i progetti embrioni di-ventano amplificatori di successo e dalbel suono.Luigi ci spiega gli assetti societari, maio sono troppo distratto dal tavolonedi lavoro per recepire tutti i dettagli.La cosa che mi rimane impressa è cheegli stesso è contento di avere dei col-laboratori perché così “posso fare quel-lo che mi piace: progettare”. Non possoriportare una sequenza temporale didiscussioni fatte in quella splendidasala piena di oscilloscopi, misuratoridi distorsione, generatori di onde ecomputer, perché ogniqualvolta si in-traprende un approfondimento Luigisi alza e ci mostra dei cimeli o delle

In una luminosa mattina di aprile la banda di FDS, capitanata dal Direttore Bassanelli con al seguitoil Brilli e il Santini, si concede una gitarella dalle parti di casa nostra. La classica scoperta di qualcosache non ti saresti aspettato proprio “dietro l’angolo”.

SYNTHESISPASSIONE TERMOIONICA

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25Reportage • Il Cappello a Cilindro▼ FDS 256

cose “simpatiche” come ama dire.Dalla scheda tecnica di costruzione (incartoncino) del trasformatore di unVox AC30 (cimelio) agli svariati ba-rattoli di spalmabili alla nocciola chedanno sostegno al progettista nellelunghe notti. A suo dire, dopo la se-conda notte di veglia – diciamo gio-vedì e venerdì - il cervello partoriscel’insight del sabato mattina, il lampodi genio che precede il collasso fisicoma che dà il tocco finale al progetto.In questo momento sul tavolo c’è unintegrato economico (beh, una serie dicomponenti di cui si fa fatica a capirel’inizio e la fine), che ancora non è sta-to chiesto dal mercato degli acquirentiSynthesis. Perché? Perché occorre pro-gettarlo, analizzare le economie discala, testarlo sulla durata, renderlostabile nel tempo e farlo suonare bene,quindi bisogna anticipare i tempi. Maperché, visto che per adesso nessunolo vuole? Perché poi quando qualcu-no lo chiede occorre avercelo, ed è me-glio che sia già pronto… Insomma,non solo genio e sregolatezza, ma an-che piedi per terra e occhio vigilesulle mosse del mercato, atteggia-mento predittivo e mentalità com-mercialmente aperta.Dietro è ovvio che c’è tanta passione,senza retorica: la lavagna con gli ap-punti presi “a gesso”, i punti cardinesegnati per averli sempre davanti allafaccia, fanno pensare che in ogni pro-getto c’è la ricerca estrema di resa erendimento. Non vorrei mai uscire daquesta stanza, ma Luigi ci parla dellamacchina comprata usata per fare gliavvolgimenti ai trasformatori e quin-di mi viene voglia di vederla. Non pri-ma di aver discusso sulla caduta di in-

duttanza di un nucleo a “C” quandoci infili un traferro per fare un singleended: Luigi misura i mH di un nu-cleo, poi ci infila un traferro e prediceil risultato… margine di errore vera-mente esiguo, segno di tanto studio maanche di tanta pratica…Se il laboratorio creativo ha il suo fa-scino, l’analogo produttivo è magni-fico. Dove i pezzi vengono messi in-sieme, le schede assemblate con icomponenti, i trasformatori avvolti,tutto è ordine. Oggi il volume è di unmigliaio di pezzi, ma è ovvio che nel-l’intenzione della nuova consociata c’èun incremento all’orizzonte prossi-mo. A vedere le dimensioni del labo-ratorio si fa fatica a pensare già a talivolumi (di cui almeno l’80% è merca-to estero), ma se si guarda meglio si ca-pisce come tutto sia organizzato al me-glio per produrre esattamente quel cheserve ed essere eventualmente pron-ti ad una consegna rapida se occorre.Un aspetto notevole, ma anche bellosotto tanti punti di vista, è che le la-vorazioni in outsourcing sono gestiteda aziende locali, per tutto quello chenon viene prodotto in casa. Daglichassis all’anodizzazione dei piedini,dalle lavorazioni in legno alla produ-zione dei circuiti stampati, siamoprossimi al chilometro zero. Si tratta diaziende di piccole dimensioni, ci haspiegato Luigi, che sanno dare la qua-lità che serve al prezzo corretto, sen-za imporre volumi di produzione inu-tili. Ma anche aziende con le quali èpossibile instaurare rapporti tali da svi-luppare assieme dal telaio al conden-satore.Conobbi Synthesis per caso tanti annifa, quando in un ristorante che aveva

l’evocativo nome de “Il Maiale Vo-lante” il cuoco musicofilo esponeva isuoi piatti e i suoi CD, facendoli suo-nare ad un impianto tutto made inMorrovalle. Un appassionato di cuci-na e di musica che si era rivolto ad al-tri appassionatissimi di suono. Dopoquesta breve gita fuori porta è statochiaro più che mai come il driver chepilota il successo di Synthesis è la pas-sione, unitamente alla capacità dicreare una struttura in grado di lasciaread ognuno il tempo e lo spazio di de-dicarsi a ciò che ama... Invidia? Un po’sì, dai...

La lavagna delle idee, dei concetti da ricordare e di qualchecalcolo fatto a mano…

Generi di conforto a base di nocciola: il cervello ha bisogno dizuccheri.

Assemblaggi rigorosamente a mano ecomponentistica tutta proveniente daaziende locali.

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26 FDS 256 ▼ Il Cappello a Cilindro • L’ascolto critico • di Roberto Pezzanera

In una lettera alla redazione, qual-che tempo fa chiesi al Direttore seper migliorare la rivista sarebbe sta-

to possibile introdurre delle novità.Nell’ambito delle recensioni, in parti-colare, chiesi se era possibile inserireuna metrica, un grafico, un indicato-re che permettesse di rendere più og-gettiva possibile una recensione diun componente audio. Questa richie-sta era orientata a rendere più facile de-streggiarsi (per un neofita ad esempio)nella miriade di offerte del mercato eorientarsi più facilmente verso uncomponente piuttosto che un altro.Lungi da me fare classifiche che la-sciano il tempo che trovano ma, adesempio, riepilogare la recensione conuna sintesi finale dei parametri audioprincipali mi pareva essere una buo-na idea. Ma quali sono questi para-metri da valutare e soprattutto comevalutarli? Confesso che anche io nonho la risposta in tasca ma forse scri-verne porta a riflettere ed a sviluppa-re nel lettore, esperto o neofita che sia,un maggior senso critico nella letturadi una recensione e, perché no, anchenell’ascolto quotidiano del proprioimpianto.Molti audiofili ritengono che la migliorrecensione che si possa fare su un com-ponente audio sia la “misura” ossia larilevazione metodica e ripetibile di al-cuni parametri elettrici ed elettroacu-stici evidenziati nell’uso più o menoreale di quel componente. Per questiaudiofili il fine ultimo è la misura, tut-to il resto sono parole con un valorepressoché nullo indipendentemente dachi sia il recensore. Molte riviste, an-che autorevoli, basano gran parte del-le proprie recensioni su un set ormaicollaudato di misure standard e so-prattutto replicabili e quindi con unarigorosa validità scientifica. Ammes-so che importi a qualcuno cosa pensiio, posso dire che per me la misura è

un mezzo e non un fine. Mi spiego me-glio, la misura è il mezzo con il qualeun progettista segue la sua stella po-lare durante lo sviluppo e la prototi-pazione di un componente audio maalla fine vincerà sempre l’ascolto del-lo stesso nella sala del progettista.Non è raro trovare progetti di una qua-lunque tipologia di apparecchiaturache hanno visto dare alla luce decinedi prototipi prima di arrivare al-l’esemplare definitivo. Ogni volta si en-trava in sala di ascolto e si capiva casaandava e soprattutto cosa non andavaperché, non dobbiamo scordarlo mai,noi non compriamo elettroniche audioo diffusori ad uso di mero sopram-mobile ma solo ed esclusivamenteper ascoltare musica.I “misuroni”, come li chiamo io (si badibene che l’appellativo è tutt’altro cheoffensivo), dicono che la misura è og-gettiva, tutto il resto è soggettività, sen-sazione umorale del momento o ad-dirittura allucinazione, a volte anchecollettiva. Insomma tutto il resto è“MyFi”. Ecco, io penso che il “MyFi”sia una realtà e visto che ciascuno dinoi costruisce un impianto audio peril proprio godimento personale nel-l’ascoltare musica, non trovo nulla distrano che ciascuno abbia la sua opi-nione. Se avete partecipato a rassegneaudio in giro per la penisola, vi saràsenz’altro capitato di entrare in unasala, ascoltare 10 minuti e uscire con ungiudizio ben formato nella vostra te-sta e scoprire pochi minuti dopo altrepersone che la pensavano in manieradiametralmente opposta a voi. Beh, ionon ci vedo nulla di sconvolgente! Aquesto punto, potremmo metterci afare rilevazioni fonometriche nellastanza per ore, scoprire tutto ed il con-trario di tutto, ma uscire sempre conlo stesso risultato personale: a qualchepersona quella catena audio in quellasala sarà piaciuta, ad altri no. Badate

bene! Ho scritto “catena audio” e“sala” perché il suono lo fa l’intero im-pianto nel contesto ambientale nelquale si ascolta. Tutto questo è vero in-dipendentemente dal prezzo dei com-ponenti che abbiamo ascoltato e, per-tanto, se ci avessero bendato all’entratadella stanza il giudizio dopo i fatidici10 minuti non sarebbe cambiato.Avrete compreso quindi che io faccioparte della seconda categoria di au-diofili, gli “ascoltoni”, ossia coloro chegiudicano un impianto solo ed esclu-sivamente tramite le proprie orecchiein quello che io chiamo “l’ascolto criti-co”. Per capirci, appartengo a quelli conle orecchie da pipistrello, allucinati chesentono differenze nel suono quandocambia un cavo. Sì, addirittura quel-lo di alimentazione! Sono nel club diquelli che spendono i soldi per questecose inutili per molti, ma indispensa-bili per alcuni.Se, avendo letto fin qui, state pensan-do che non si può fare una recensioneobiettiva ed oggettiva, vi dico subitoche non è così; di parametri da valu-tare in maniera oggettiva ce ne sono,eccome: dinamica, dettaglio, traspa-renza, soundstage e via discorrendosono fattori essenziali nell’ascolto del-la musica riprodotta. Quello che nonsi può esprimere in una recensione èil gusto personale di chi la legge, checomunque è il fattore centrale e l’es-senza stessa per cui un essere umanosi da così tanto da fare (fino a svenar-si economicamente) per costruirsi ilproprio impianto. Non si può non te-ner conto di questo aspetto e per que-sto dico che il “MyFi” non è un con-trosenso se lo vediamo in questa ac-cezione. Detto questo, nella valuta-zione e confronto di 2 componenti sipotrà senz’altro dire questo è più tra-sparente di un altro o A evidenzia unascena più ampia di B. Questa è og-gettività! Il problema è che al lettore

Inizia con questo primo articolo una rubrica per approfondire gli aspetti della valutazione di un com-ponente audio e delle caratteristiche oggettive che questa valutazione deve tenere in conto al fine diesprimere un giudizio assoluto o relativo che sia. Non sono un giornalista di professione ma solo ungrande appassionato di musica e di riproduzione audio e spero che l’ospitalità su questa storica rivi-sta sarà ben ripagata dai contenuti che di volta in volta vi esporrò.

Valutare un impianto audio: si può fare, e come?

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27L’ascolto critico • Il Cappello a Cilindro▼ FDS 256

della recensione, magari non interes-sa la scena larga del primo compo-nente ma gradisce di più la timbricadel secondo e quello, solo quello, perlui è sostanziale. Storia personale, cul-tura musicale e sensibilità sono lebasi su cui si affina il proprio gusto.Ogni persona ha per definizione il pro-prio.“Ascoltoni” e “misuroni” formano latotalità della razza audiofila non sen-za però alcune sottocategorie o co-munità eterogenee con membri equa-mente distribuiti sui 2 macro blocchi.Una comunità è composta da quelliche sostengono che la valutazione diun impianto è positiva quando questoriesce a tirare fuori tutto e solo, quel-lo che è memorizzato su un dato sup-porto senza togliere nulla né introdurrecolorazioni varie. Considerando chenessuno sa cosa c’è veramente nelsupporto, l’affermazione si giudicada sé. Manca il termine di paragone.A maggioranza “ascoltoni” infine esi-ste una categoria di persone che invecesostiene che la miglior cartina di tor-nasole per capire se un impianto suo-na più o meno bene è di capire quan-to questo suoni “LIVE”, ossia quantoil tale evento live venga riprodotto inmaniera reale. Queste persone, assiduifrequentatori di concerti, esprimono ilgiudizio in base a quanto l’eventodal vivo è vicino alla riproduzione delsupporto (ad esempio il CD) su cui èstato registrato. Dall’ascolto di unconcerto in un auditorium al mo-mento in cui il supporto audio entranelle nostre case, ci sono stati tantissimipassaggi: ripresa microfonica, posi-zionamento, tipologia e qualità dei mi-

crofoni, mixaggio, editing, compres-sione, bilanciamento, mastering. Quin-di ciò che una persona ha ascoltato inquella sala non potrà mai essere ugua-le a ciò che viene registrato sul sup-porto audio. Oltre a questo dobbiamoricordare che assistere ad un concertoin prima fila al centro è molto diversodal farlo in 15esima fila, magari spo-stato lateralmente. Ascolteremo dueconcerti diversi. Un grande direttored’orchestra, durante le prove del-l’acustica della sala, faceva mettere uncollaboratore al centro della stessamentre l’orchestra eseguiva un pia-nissimo. Ad un certo punto chiedeva:“Come è andata?”. Il collaboratore ri-spondeva “Maestro, ma qui non si sen-te nulla” ed il noto direttore afferma-va: “Allora è perfetto…”. Questo solo perdire che la percezione della musica inuna sala da concerto è molto differentein base alla poltrona in cui si è sedu-ti. I microfoni, per contro, non vengo-no posizionati in sala ma in prossimi-

tà degli esecutori secondo varie con-figurazioni a seconda della esperien-za e sensibilità del tecnico del suono.Per questi motivi, il “dal vivo” ed il“dal morto”, come lo chiama LorenzoZen, non potranno mai essere uguali.Lo sviluppo armonico di uno stru-mento musicale in una sala non potràmai essere uguale allo stesso stru-mento riprodotto da una catena audio.Se in un condominio avete un vicinoaudiofilo che ascolta con il proprio im-pianto ed un altro vicino che invece haun pianoforte a casa, appena sentire-te una nota saprete senz’altro se quel-la nota è riprodotta dall’impianto del

vicino A o dallo strumento del vicinoB.Avrete quindi capito quale è il miopensiero nel giudicare un componen-te o impianto HiFi: le misure le la-sciamo alle brochure e soprattutto aiprogettisti a cui sicuramente servono;la capacità di approssimare un qual-cosa che dovrebbe essere registrato suun supporto non ha senso alcuno,così come la capacità di approssima-re un evento live.Rimane solo l’ascolto critico per dareun giudizio serio ed oggettivo, fermorestando che nessuna recensione potràmai valere quanto il giudizio del vo-stro orecchio nella vostra catena audioe soprattutto nel vostro ambiente diascolto.Nei prossimi articoli di questa rubri-ca parleremo diffusamente di queiparametri oggettivi su cui l’ascolto cri-tico deve soffermarsi per valutare laqualità dell’oggetto in prova.Che la musica vi accompagni….

Ascolto “dal vivo”, rigorosamente nonamplificato, e l’ascolto “dal morto”...