FATE FESTA! - kairosnet.it · Si tratta di una delle ricorrenze più diffuse e popolari del mondo,...

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Periodico di Fede, Attualità e Cultura ANNO 8 - n° 8| 25 febbraio 2017 | 1 euro Incontro con la salute pagina 6 Speciale Amoris Laetitia pagine 8 e 9 Adottiamo un’attività pagina 14 FATE FESTA! Il Carnevale: un’occasione per far esplodere la gioia nelle nostre comunità

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Periodico di Fede, Attualità e Cultura

ANNO 8 - n° 8| 25 febbraio 2017 | 1 euro

Incontrocon la salutepagina 6

Speciale Amoris Laetitia

pagine 8 e 9

Adottiamo

un’attivitàpagina 14

FATE FESTA!Il Carnevale: un’occasione per far esplodere la gioia nelle nostre comunità

Sul sentiero

dei giorni

Vere sono le cose in cui crede il cuore.Vincent Starrett

Non si subisce l’avvenire lo si crea.Georges Bernanos

Tutto ciò che non è donato è perduto.Proverbio Indù

Bisogna trovare un nuovo ostacolo perimparare qualcosa di nuovo.Henri Michaux

La donna, nel paradiso terrestre ha ad-dentato il frutto proibito dieci minutiprima dell’uomo, e ha mantenuto comesempre questi dieci minuti di vantaggio.A. Karr

Gli uomini fanno le leggi, le donne i co-stumi.J. A. H. de Guibert

Gli uomini sono sempre sinceri. Cam-biano sincerità ecco tutto.T. Bernard

È sempre stato così che l’amore non co-nosce la sua propria profondità finchénon arriva l’ora del distacco.K. Gibran

Dolcezza del tuo sguardo:/nulla è cosìdolce./Andrò fino in capo alla miavita/per incontrarlo,/Signore.Marie Emmanuel

Essere-silenzio/Che dimora immobilenelle profondità/di se stesso./Dove la pa-rola attecchisce e germoglia./Raggiungela sorgente ineffabile e si tiene tranquillo.Rainer Maria Rilke

Dio ama il bimbo che gioca. Gli sorride elo lascia giocare con Lui, lascia anche chesi aggrappi a Lui e ai suoi cieli.Else Lasker Schuler

Io vedo ciò che la gente chiama Dio nellamusica, nel mare, in un fiore in una fo-glia, e in un gesto di bontà.Pablo Casals

Più invecchio, più mi rendo conto che lasola cosa che non invecchia sono i sogni.Jean Cocteau

2 primo piano

A CURA DI MONS. GIUSEPPE CENTORE

Il carnevale è il tempo dove il gioco, lo scherzoe la finzione diventano una regola. Si tratta diuna delle ricorrenze più diffuse e popolari delmondo, basti pensare al Carnevale di Rio oquello di Venezia che non mancano di attirare

milioni di turisti. Ma cos’è il Carnevale? Da dovenasce la sua tradizione?Il termine “carnevale” deriva dalla locuzione latinacarnem levare – ovvero, letteralmente, “privarsidella carne” – che si riferiva all’ultimo banchettoche, tradizionalmente, si teneva l’ultimo giornoprima della Quaresima e quindi nel “martedìgrasso” che precedeva il “mercoledì delle ceneri”. Ilmartedì grasso è da sempre l’occasione per gustarei dolci tipici del carnevale, come le chiaccherechiamate anche frappe o bugie, le frittelle o casta-gnole e tutte le tipiche golosità.Le prime testimonianze dell’uso del termine nel si-gnificato con cui oggi lo conosciamo, risalgono alXIII secolo sia nella zona di Firenze che in quella diRoma. Ben presto divenne tradizione in quasi tuttala nostra penisola e si espanse in tutto il mondo cri-stiano del tempo.Essendo legato all’inizio della Quaresima e quindi

alla data della Pasqua, la collocazione precisa delcarnevale nel calendario varia di anno in anno.Inutile dire che i festeggiamenti del carnevale, so-prattutto in Italia, sono molteplici e affondano leloro radici nei secoli: Viareggio, Cento, Satriano,Acireale, Fano, Putignano, Verona, Striano edanche il nostro carnevale di Capua, che quest’annoè giunto alla 131° edizione. Il Carnevale di Venezia, di gran lunga il più popo-lare nel mondo, è quello che possiede le origini piùantiche: un documento originale datato 1094 famenzione di un “pubblico spettacolo” nel periodopre-quaresimale per le strade della città e la festavenne formalmente istituita dal Doge nel 1296.Dopo 800 anni di storia, il carnevale fu vietato daNapoleone nel 1797 dopo la sua occupazione ar-mata della città perché giudicato “sovversivo” e fu“riportato alla luce” solo nel 1979.Ma il Carnevale si festeggia anche nelle parrocchie.Abbiamo raccolto alcuni programmi di parrocchiedell’Arcidiocesi di Capua:

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da Pantuliano…(di Maria Bianca De Michele) Il Lab-oratorio Giovani della

Parrocchia San Giovanni Evangelista a Pantuliano organiz-

zerà anche quest’anno la Gran Festa di Carnevale. La mani-

festazione si terrà Lunedì 27 febbraio, a partire dalle ore 16:30

presso il Centro Parrocchiale. I ragazzi invitano tutti i bam-

bini ad indossare il vestito più stravagante per trascorrere un

intenso pomeriggio che sarà articolato in vari momenti. Ci

sarà una breve accoglienza dei partecipanti, poi avrà inizio

la festa vera e propria con balli, giochi, merenda offerta a tutti

i bambini, sfilata delle mascherine, guerra dei coriandoli e,

alla fine, proclamazione del re e della regina della festa. A

festa finita, ogni bambino riceverà un attestato di partecipa-

zione.

da Casagiove…

(di Gruppo AC

)I ragazzi dell'o

ratorio, i

vari gruppi parr

occhiali e don G

ennaro

Fusco, alle ore 1

5:00 del 28 febb

raio, in

Piazza Della V

ittoria, accoglie

ranno i

bambini in mas

chera, per una g

iornata

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tra sfilate, gioch

i, anima-

zioni, golosità e

tante belle sorpr

ese.

sabato 25 febbraio 2017 - Anno 8 n°8

chiesa 3

Araldiciuccelli

MT 6,24-34

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:«Nessuno può servire due padroni, perché o

odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affe-zionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non po-

tete servire Dio e la ricchezza.

Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra

vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vo-

stro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale

forse più del cibo e il corpo più del vestito?

Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non

mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre

vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E

chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare

anche di poco la propria vita?

E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate

come crescono i gigli del campo: non faticano e non

filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con

tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se

Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani

si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente

di poca fede?

Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa man-

geremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”.

Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre

vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.

Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giu-

stizia, e tutte queste cose vi saranno date in ag-

giunta.

Non preoccupatevi dunque del domani, perché il do-

mani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno

basta la sua pena».

“Si dimentica forse una donna delsuo bambino, così da non com-muoversi per il figlio delle sueviscere? Anche se costoro si di-menticassero, io invece non ti

dimenticherò mai". Sono parole del Signore, com-prese nella prima lettura (Isaia 49,14-15): parolerassicuranti, che introducono quelle di Gesù nelvangelo odierno (Matteo 6,24-34), a loro voltascritte, si direbbe, per gli uomini d'oggi, sempre cosìdi corsa.Uno dei caratteri distintivi della nostra società è l'at-tivismo frenetico, che gli esperti dicono motivatoda due ragioni: si corre per afferrare l'attimo fug-gente, per non farsi scappare soddisfazioni che siteme non si ripresenteranno, oppure si va di frettaper fare tutto quello che si pensa possa assicurareun domani senza preoccupazioni. In fondo, le dueragioni hanno la stessa matrice: l'inquietudine circail proprio domani. E così, nell'illusione di evitare(ipotetiche) ansie future, riempiamo di ansie (vere)il presente.Questo in verità non deve essere solo un atteggia-mento di oggi, se già duemila anni fa Gesù ne de-nunciava l'assurdità, invitando piuttosto aconfidare nella Provvidenza: il che non significa vi-vere da incoscienti, senza far nulla, aspettando lamanna dal cielo; significa non dare alle cose mate-riali un'importanza maggiore di quella effettiva. Voi"cercate invece anzitutto il regno di Dio e la sua giu-stizia", vale a dire, ciò che è giusto davanti a Dio: ilresto verrà da sé; Dio è Padre o, per dirla con Isaia,è come una madre che non dimentica il proprio fi-glio. E aggiunge parole d'oro, da scrivere su tutti imuri: "Non preoccupatevi del domani; a ciascungiorno basta la sua pena". Quale saggezza, qualeconforto!

Nelle attonite ore del meriggio

Estraneo ad ogni effimera parvenza

Resto in attesa di qualche sorpresa

Con una tremula foglia di acacia

Finché il vento passando non la baci.

Frattanto nei meandri del mio inconscio

Nel dedalo dei suoi andirivieni

Quale altro da me mi vedo come

Del musivo sapere giunto in vetta

Il mio sguardo carezzi con amore

Il suo araldico emblema, la civetta

Ancorché il mio cuore all’unisono batta

Con le ali di quella Colomba

Che, giuliva, cessato il diluvio

Recò a Noè una fronda d’ulivo

E lasciò cadere sugli amici di Cristo

Una pioggia di lingue fiammanti

Che li mutò in araldi dell’Oltranza.

Emerso, poi, da questo incantamento

Intravedo un turibolo che serba

D’incenso un grano per la mia preghiera

Innanzi ad un’immagine votiva

Che il mio silenzio rende più silente

Più dolce la dolcezza di sentire

Iddio che sogna dentro i miei pensieri

Ed io che questo sogno vorrei vero.

Giuseppe Centore

"Cercate anzitutto il regno di Dio". L'esorta-zione è rivolta ad ogni cristiano, senza ecce-zioni. Nella seconda lettura (1Corinzi 4,1-5)Paolo la applica a sé, "servo di Cristo, ammi-nistratore dei misteri di Dio": tremenda re-sponsabilità, su cui devono riflettere quantisono chiamati a continuare la missione degliapostoli, e in particolare il papa, i vescovi, ipreti; tutti, a cominciare da chi stende questenote, saranno chiamati a renderne conto.Paolo ricorda poi a chi, lui e tutti gli "ammini-stratori dei misteri di Dio", devono rendereconto: non ai fedeli, e men che meno a chi sipone fuori dall'ottica della fede. Con la con-sueta franchezza, senza giri di parole, eglidice: "A me importa assai poco di venire giu-dicato da voi o da un tribunale umano. Il miogiudice è il Signore!"Si trova qui la risposta alle critiche che, dentroe fuori la Chiesa, sono spesso rivolte ai suoipastori. Quante volte essi sono stati tacciati dioscurantismo o di insensibilità, di non essereal passo coi tempi, di cocciutaggine nel ripro-porre "vecchie" dottrine (ad esempio, solo adesempio, circa la morale sessuale: divorzio,convivenze, omosessualità eccetera). Quantevolte si contesta il papa perché dice quel chenon si vorrebbe sentire o, secondo altri, per-ché non lancia anatemi su quanti contravven-gono alle teorie del momento. Quante volte ilcomportamento dei singoli preti viene criti-cato senza appello, e non solo da chi non vamai in chiesa.Riflettiamo: anche i pastori possono sbagliare;anch'essi sono uomini, con i loro limiti; masolo Dio può giudicare se sbagliano sapendodi sbagliare, o se invece sono convinti di agirecome Lui vorrebbe. E allora, mentre le criticheprovenienti da fuori la Chiesa possono essereirrilevanti perché mosse da una logica diversada quella del vangelo, i fedeli preoccupati delbene della Chiesa, di cui sono parte, hanno ildiritto-dovere di presentare ai responsabili leproprie opinioni, però con l'umiltà di chi ri-conosce i rispettivi ruoli, cioè senza la pretesache si faccia a loro talento. Piuttosto, senza di-menticare di pregare per i pastori, perchésiano aperti a comprendere e docili nel se-guire non le mode, non gli interessi umani,ma unicamente la voce di chi un giorno li giu-dicherà.

Tutte le parrocchie interessate

alla pubblicazione

degli orari delle Sante Messe

festive e feriali, possono inviare

i relativi dati all’indirizzo mail

[email protected]

LITURGIAVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Cercate anzitutto il regno di DioDI MONS. ROBERTO BRUNELLI

sabato 25 febbraio 2017 - Anno 8 n°8

4 chiesa

Accogliere: contro quella«indole del rifiuto» cheinduce a guardare alprossimo non come un

fratello, ma come «suddito dadominare». Proteggere: tutti i fratellile sorelle forzati a lasciare il proprioluogo di origine da quei «trafficanti dicarne umana» che lucrano sullesventure altrui. Promuovere: «losviluppo umano integrale», quale«diritto innegabile di ogni essereumano». Infine, integrare:riconoscendo la ricchezza culturaledell’altro scansando il rischio di«nefaste e pericolose ghettizzazioni». Per Francesco è oggi un «dovere» digiustizia, di civiltà, di solidarietàconiugare questi quattro verbi, «inprima persona singolare e in primapersona plurale», per far fronte alfenomeno migratorio che sconvolge

il tempo odierno e che interessa ogniparte della terra. Il Papa lo affermacon chiarezza ai partecipanti, allasesta edizione del ForumInternazionale “Migrazioni e Pace”.L’evento, organizzato dal Dicasteroper il Servizio dello Sviluppo UmanoIntegrale, dallo ScalabriniInternational Migration Network(SIMN) e dalla Fondazione KonradAdenauer, prende il via oggi a Romasul tema “Integrazione e sviluppo:dalla reazione all’azione”. Apresentarlo, monsignor SilvanoTomasi, segretario delegato delDicastero, che ha proposto un«Sinodo sulle migrazioni». In un corposo discorso, summa delsuo magistero sulla questionemigratoria, Bergoglio inquadra ildelicato problema che nonrappresenta certo un fenomenonuovo nella storia dell’umanità, mache oggi va assumendo toni sempre

più drammatici, trattandosi, in granparte dei casi, «di spostamentiforzati, causati da conflitti, disastrinaturali, persecuzioni, cambiamenticlimatici, violenze, povertà estrema econdizioni di vita indegne». Uno scenario complesso, davanti alquale il Papa esprime «unaparticolare preoccupazione per lanatura forzosa di molti flussimigratori contemporanei», che«aumenta le sfide poste allacomunità politica, alla società civilee alla Chiesa» e «chiede di rispondereancor più urgentemente a tali sfide inmodo coordinato ed efficace». Tale comune risposta va declinata,secondo il Pontefice, in quattroazioni concrete: «Accogliere,proteggere, promuovere e integrare».Francesco incita a «superarel’indifferenza e anteporre ai timoriun generoso atteggiamento diaccoglienza verso coloro che

bussano alle nostre porte». Chiededunque «un cambio diatteggiamento» a contrasto di quella«indole del rifiuto» che, «radicatanell’egoismo e amplificata dademagogie populistiche», «induce anon guardare al prossimo come adun fratello da accogliere, ma alasciarlo fuori dal nostro personaleorizzonte di vita, a trasformarlopiuttosto in un concorrente, in unsuddito da dominare». «Per quantifuggono da guerre e persecuzioniterribili, spesso intrappolati nellespire di organizzazioni criminalisenza scrupoli, occorre aprire canaliumanitari accessibili e sicuri», dice ilPapa. E chiarisce che ciò che serve è«un’accoglienza responsabile edignitosa» di questa gente checomincia dalla loro «primasistemazione in spazi adeguati edecorosi», dal momento che «i grandiassembramenti di richiedenti asilo erifugiati non hanno dato risultatipositivi, generando piuttosto nuovesituazioni di vulnerabilità e didisagio». Invece «i programmi diaccoglienza diffusa, già avviati indiverse località, sembrano facilitarel’incontro personale, permettere unamigliore qualità dei servizi e offriremaggiori garanzie di successo».

«Quante volte anche noi cristianisiamo tentati dalla delusione, dalpessimismo». Lo ha fatto notare ilPapa, che nella parte finale dellacatechesi dell’Udienza generale

del mercoledì ha osservato come «a volte ci la-sciamo andare al lamento inutile, oppure rima-niamo senza parole e non sappiamo nemmeno checosa chiedere, che cosa sperare…». In questi casi,«ancora una volta ci viene in aiuto lo Spirito Santo,respiro della nostra speranza, il quale mantiene viviil gemito e l’attesa del nostro cuore», ha assicuratoFrancesco. «Lo Spirito vede per noi oltre le appa-renze negative del presente e ci rivela già ora i cielinuovi e la terra nuova che il Signore sta preparandoper l’umanità».È lo Spirito che ci rende noto che «il Signore non cilascia soli, ma ci offre una prospettiva nuova di sal-vezza universale».Riprendendo le parole dell'Apostolo Paolo, il pon-tefice ha invitato tutti a «prestare ascoltoai gemiti dell’intero creato», che non sono un la-mento sterile e sconsolato, ma sono simili ai gemitidi una donna che dà alla luce una vita nuova.«Quando rompe la comunione con Dio - ha ag-giunto papa Francesco - l’uomo perde la propriabellezza originaria e finisce per sfigurare attorno asé ogni cosa; e dove tutto prima rimandava al PadreCreatore e al suo amore infinito, adesso porta ilsegno triste e desolato dell’orgoglio e della voracitàumani».In questo senso «il cristiano non vive fuori dalmondo, sa riconoscere nella propria vita e in ciò chelo circonda i segni del male, dell’egoismo e del pec-cato. È solidale con chi soffre, con chi piange, con chi

è emarginato, con chi si sente disperato… Però, nellostesso tempo, il cristiano ha imparato a leggere tuttoquesto con gli occhi della  Pasqua, con gli occhidel Cristo Risorto. E allora sa che stiamo vivendo iltempo dell’attesa, il tempo di un anelito che va oltreil presente, il tempo del compimento. Nella speranzasappiamo che il Signore vuole risanare definitiva-mente con la sua misericordia i cuori feriti e umiliatie tutto ciò che l’uomo ha deturpato nella sua em-pietà». Purtroppo «l’orgoglio umano, sfruttando ilcreato, distrugge». In fondo è l’orgoglio che impedisce a molte per-sone di accettare Gesù Cristo come Salvatore. Per gli orgogliosi è difficile ammettere che siamodei peccatori, che solo con le nostre forze non po-tremmo avere vita eterna. Non dobbiamo lodarenoi stessi, ma Dio. Tutto ciò che possiamo dire sunoi stessi è nulla in confronto a Dio. È ciò che Diodice su noi che fa la differenza L’orgoglioso da a sestesso il merito per qualcosa che non ha fatto lui,ma Dio. L’orgoglio prende la Gloria che appartienea Dio. L’orgoglio non è altro che lodare se stessi,piuttosto che Dio. Ma senza Dio, nulla di ciò chesiamo e di ciò che c’è nel mondo, sarebbe statopossibile. È per questo che diamo Gloria a Dio: poiché èl’unico che ne è davvero degno.«Se facciamo attenzione – le parole di Francesco– intorno a noi tutto geme: geme la creazione stessa,gemiamo noi esseri umani e geme lo Spirito dentrodi noi, nel nostro cuore. Ecco perché il creato non vasfruttato come una proprietà privata». «Nella speranza sappiamo che il Signore vuole risa-nare definitivamente con la sua misericordia i cuoriferiti e umiliati e tutto ciò che l’uomo ha deturpatonella sua empietà – ha affermato Francesco – e chein questo modo egli rigenera un mondo nuovo e una

umanità nuova, finalmente riconciliati nel suoamore».Papa Francesco, al termine della catechesi, si è sof-fermato sulle dolorose notizie che giungono dalmartoriato Sud Sudan, dove a «un conflitto fratri-cida si unisce una grave crisi alimentare che colpiscela regione del Corno d'Africa e che condanna allamorte per fame milioni di persone, tra cui moltibambini». In questo momento è più che mai «ne-cessario l’impegno di tutti - ha proseguito il Papa -a non fermarsi solo a dichiarazioni, ma a rendereconcreti gli aiuti alimentari e a permettere che pos-sano giungere alle popolazioni sofferenti. Il Signoresostenga questi nostri fratelli e quanti operano peraiutarli».Nel salutare i pellegrini tedeschi accorsi in piazzaSan Pietro il Papa ha ricordato il centenario delleapparizioni  della  Madonna a Fatima: «In que-st’anno del centenario delle apparizioni della Ma-donna a Fatima, affidiamoci a Maria,Madre  della  speranza,  che ci invita a volgere losguardo verso la salvezza, verso un mondo nuovo eun’umanità nuova».

DI VINCENZO GALLORANO

“Il Creato non va sfruttatocome se fosse una proprietà privata”

DI ANTONELLO GAUDINO

UDIENZAGENERALE

VI ed. del Forum Internazionale “Migrazioni e Pace”

Accoglire, proteggere, promuovere, integrare

sabato 25 febbraio 2017 - Anno 8 n°8

attualità 5

Le mele Annurche Cam-pane IGP si confermanoelisir di buona salute.Dopo che lo studio scienti-fico coordinato dall’Istituto

di scienze dell’alimentazione delConsiglio nazionale delle ricerche(Isa-Cnr), in collaborazione con il di-partimento di Chimica e Biologiadell’Università di Salerno, ne ha stu-diato l’azione antitumorale insiemealle varietà Red Delicius e Golden De-licius, ne abbiamo dato notizia suqueste pagine, ecco che se ne scopreun’altra virtù. Combattono il coleste-rolo. La scoperta è di un’altra univer-sità campana, la Federico II di Napoli.

Nello specifico, i professori Ettore No-vellino e Gian Carlo Tenore del Dipar-timento di Farmacia dell’Universitàhanno dimostrato che due AnnurcheCampane IGP al giorno, mangiate perotto settimane, riescono a stabilizzaree correggere il profilo colesterolemicoplasmatico. Alla fine delle otto setti-mane, infatti, il colesterolo totale dei250 volontari era più basso del 28% ri-spetto a quello del gruppo di con-trollo; in più, l’HDL, il colesterolobuono, è risultato potenziato del 60%.Questi risultati si devono alle procia-nidine, una famiglia di polifenoli, so-stanze antiossidanti con proprietàprotettive il sistema cardiocircolato-rio, che nelle Annurche IGP hanno in“media valori dalle due alle quattrovolte più elevati rispetto alle altre

mele presenti sulmercato quali laGranny Smith, la Gol-den Delicious, la RedDelicious e la Fuji”, haspiegato Novellino.L’obiettivo dei ricer-catori è sondare “l’in-teresse di qualchecasa farmaceutica,per entrare nel mer-cato comparativa-mente alle statine masenza i loro effetti col-laterali”, ha proseguitoNovellino. Un proto-tipo di integratore checontiene questi con-centrati fitocomplessiesiste già, è una pil-lola la cui assunzioneequivale, più o meno,

a mangiare tre mele Annurche. Ma lasperimentazione, si sa, ha bisogno diapprofondimenti e fondi: per una ri-cerca su mille pazienti occorrono“circa un milione di euro -affermaNovellino- e per questo speriamo chela Regione Campania possa sposarequesto progetto, visto che aiuterà lasanità ma anche l’agricoltura cam-pana”. Questa mela, “dalla polpa croc-cante, compatta, bianca,gradevolmente acidula e succosa, conaroma caratteristico e profumo finis-simo, una vera delizia per gli intendi-tori”, come troviamo scritto sul sito delConsorzio di tutela della Melannurcacampana IGP, ha una storia lunga duemillenni. Originaria dell’agro puteo-lano, “si è andata diffondendo nel se-colo scorso prima nelle aree

aversana, maddalonese e beneven-tana, poi via via nel nocerino, nel-l’irno, i picentini e infine in tutta l’areadell’alto casertano”. Il suo nome lodeve a Plinio il Vecchio che la chiama“Mala Orcula” poiché a Pozzuoli c’è illago d’Averno, sede degli Inferi. Neltempo, le variazioni dei nomi sarannotante. Quello attuale compare ufficial-mente, per la prima volta, nel Ma-nuale di Arboricoltura di G. A.Pasquale. Siamo nel 1876. Si aspette-ranno 130 anni per la nascita del Con-sorzio di tutela Melannurca campanaIGP, costituito nel 2005 per la tutela,vigilanza e valorizzazione del pro-dotto, che comprende 120 aziendeagricole, e l’Indicazione GeograficaProtetta (I.G.P.) “Melannurca cam-pana” nel 2006. L’Annurca IGP “riven-dica da sempre virtù salutari:altamente nutritiva per l’alto conte-nuto in vitamine (B1, B2, PP e C) eminerali (potassio, ferro, fosforo,manganese), ricca di fibre, regola lefunzioni intestinali, è diuretica, parti-colarmente adatta ai bambini ed aglianziani, è indicata spesso nelle dieteai malati e in particolare ai diabetici.Anche per l’eccezionale rapportoacidi/zuccheri, le sue qualità organo-lettiche non trovano riscontro in altrevarietà di mele”. Si capisce, allora,tutto l’interesse dei produttori nelcontinuare a ricercarne pregi e pro-prietà benefiche. Nell’attesa dei risul-tati di nuove ricerche scientifiche,impariamo o continuiamo a man-giarla. Come suggerisce un vecchioadagio inglese: mangia una melaprima di coricarti e costringerai il dot-tore a elemosinare il pane.

DI ORSOLA TREPPICCIONE

Il merito è delle procianidine

Le Annurche battono il colesterolo 2-0STUDIOFEDERICO II

La vera essenza della vitaLa gioia dell’amore: Amoris laetitia

Eucarestia e divorziati ri-sposati – Il grande disegnodella piccola nota 351 diAmoris laetitia è l’imper-dibile titolo dell’ultima

pubblicazione di don Agostino Por-reca, pastore della parrocchia di S.Pietro Apostolo (Santa Maria CapuaVetere). Questo nuovo scritto corri-spondente al numero diciassettedella collana Qazan, edito per i tipi diAracne, mediante la forma saggisticaconduce subito il lettore a contattocon i punti nodali della pastorale in-trapresa in materia di matrimonio efamiglia al termine di due Assembleesinodali. Alle pagine introduttive se-guono ben sette capitoli nei qualidon Agostino, esperto di Teologiadogmatica, si sofferma molto sul ca-rattere sacramentale e spiritualedell’Eucarestia. L’esortazione aposto-lica preannuncia la sua carica inno-vativa già nel titolo, infatti, la gioia

dell’amore costituisce la vera e pro-pria essenza della vita di coppia e delmatrimonio. Pertanto, l’obiettivodella Chiesa viene a coincidere esat-tamente con l’atto di difendere la fa-miglia da tutti i mali che neminacciano l’unità. La famiglia costi-tuisce una risorsa, dal momento cheriattivando la vivace circolarità tra fa-miglia e Chiesa s’induce la prima adiventare una piccola chiesa dome-stica, mentre, la seconda viene ad as-sumere i tratti della comunionefamiliare. Per cui, quei media chehanno esclusivamente inteso Amorislaetitia come apertura da parte delPontefice nei confronti dei divorziatirisposati, in realtà, hanno finito coltrascurare il nucleo principale ditutto il discorso. L’atteggiamento diPapa Francesco a proposito dei di-vorziati risposati si pone senza solu-zione di continuità in linea conquello detenuto da Benedetto XVI, ilquale, durante il settimo incontromondiale delle famiglie cristiane, nel

2012 ha mostrato vicinanza, par-tecipazione verso la sofferenzavissuta da coloro che sperimen-tano la condizione di divorziati.Questi ultimi, al contrario di ciòche si pensa o si dice, devonocontinuare a sentirsi parte inte-grante della comunità ecclesiale,perché compito della Chiesa èquello di farli sentire accettati edamati, anche se non possono ri-cevere l’assoluzione e l’Eucare-stia. In effetti, essi non devonosentirsi degli “esclusi” quantopiuttosto spiritualmente unitialla Chiesa, alla parrocchia di ri-ferimento. È molto importanteche essi si pongano in relazioneall’Eucarestia in maniera partecipataanche senza la ricezione corporaledel Sacramento: possono essere unitia Cristo continuando a vivere la lorofede, ascoltando e mettendo in pra-tica la sua Parola; solo così la loro sof-ferenza sarà vista come un dono perla Chiesa e sarà salvaguardata la sta-

bilità dell’amore e del matrimonio.Un’attenta lettura del libro aiuterànon solo ad orientarsi all’interno diun argomento così delicato, maanche a comprendere meglio le deci-sioni a cui è pervenuto il dibattito at-tuale intorno ad un tema che èdestinato ad essere ancora discussoin avvenire.

DI TERESA PERILLO

sabato 25 febbraio 2017 - Anno 8 n°8

6 attualità

PreVieni è il nome della campagnache la Regione Campania ha messoin moto attivando programmi discreening per la vaccinazione e pre-venzione del tumore del collo del-l’utero, del seno, e del colon retto.L’azienda Sanitaria Locale Casertaperiodicamente invita le donne in etàcompresa tra i 25 ed i 65 anni a effet-tuare il pap test, quelle tra i 45 e i 69 aeffettuare la mammografia e tutti i cit-tadini tra i 45 ed i 75 anni d’età a ese-guire il test del sangue occulto nellefeci. Lo screening è gratuito e non oc-corre la richiesta del medico. Inoltre,la ASL Caserta ha instituito un OPENDAY, nei giorni: 16 Marzo, 20 Aprile,18 Maggio, e 15 Giugnodalle ore 8,00

alle ore 16,00. Nell’Open Day, ledonne possono effettuare le visitepresso i consultori e i centri di seno-logia. Nella stessa occasione sarannodistribuiti anche i kit per lo screeningdel colon retto. La prevenzione è im-portante e va fatta quando non ab-biamo sintomi, perché è proprioquesto il pericolo maggiore che le cel-lule cattive crescano silenti nel nostroorganismo. È proprio questo lo scopodel programma di prevenzione. Sefatti in tempo questi esami possonosalvare la vita. Anche gli stranieri pos-sono effettuare gli screening in modogratuito. Per informazioni: numero

verde 800 98 40 43 o da rete mobile

0823 210545. Anche qui a Capua il 17e il 18 febbraio un ambulatorio mo-bile ha reso possibile la campagna di

screening gratuita, con la rappresen-tanza del Distretto 22 per la sezioneAsl, sostenuti dalla Croce Rossa e dallavoro di promoter, come la dott.ssaGiulia Panico, simpatica e disponibilea cui ho potuto fare domande peravere delle delucidazioni in meritoalla delicata importanza della pre-venzione che riguarda i tumori. Econversando mi ha parlato anchedella sua esperienza di redattrice diun Periodico online Scena Criminis

che è anche un’Associazione Onlusattiva su tutta la provincia di Caserta,con 3 scopi fondamentali: difesa dellalegalità, lotta ad ogni forma di vio-lenza ed educazione alle differenze digenere, guidati da GianfrancescoCoppo, Direttore Responsabile. Ilconsiglio per tutti, allora, è quello diimparare a prendersi cura del propriocorpo in modo responsabile, perchéuna piccola prevenzione può davverosalvarci la vita.

Avere un profilo social ormai è d’obbligoper restare al passo coi tempi, per nonessere esclusi, per non essere vecchima soprattutto per essere cool. Un pro-filo social è parte integrante anche del

proprio curriculum vitae. Un profilo social è l’altrametà della nostra carta d’identità e forse negli ul-timi anni è anche la più vera perché viene aggior-nato sicuramente con maggior frequenza senzalasciare quale voce colore capelli “castani” quandoormai sei diventato calvo. Quindi tutti pro social ein effetti non è certo un demonio da sconfiggere;sicuramente se ci guardiamo intorno siamo cir-condati da problemi senza dubbio più gravi espesso mediaticamente irrilevanti a dispetto dellaloro oggettiva gravità come ad esempio il fraziona-mento dell’Europa unita, l’occupazione giovanileai minimi storici, disagi familiari e l’elenco po-trebbe essere ovviamente lunghissimo ma possonobastare già questi tre elementi per descrivere per-fettamente il quadro sociale attuale. E allora per-ché preoccuparsi di Facebook, di un cinguettiosociale o di una bella chat di Whatsapp? Ho unprofilo social e che cosa c’è di male? In effetti nulla.Con tutti sti problemi in giro per il mondo, conTrump che gioca ad acchiaparello, con la Siria chesparisce dal pianeta Terra, ora il problema sarebbeun innocuo e soprattutto simpaticissimo profilosocial? Lo strumento per eccellenza per restare incontatto con i miei amici sparsi nel mondo delweb? Ma dai! Ed invece sì. Ed invece esiste un fe-

nomeno sui social network che si sta espandendoa macchia d’olio e coinvolge sempre più individuidiversi, che inebriati dalla sindrome da leone da ta-stiera si attribuiscono senza alcun diritto il titolo digiudice supremo di tutto ciò che avviene ogni sin-golo istante nel mondo. Giudicando con sentenzain cassazione ogni stato, ogni video, ogni foto. Matutto questo potrebbe sembrare un problematicadi tipo adolescenziale, che interessa cioè solo ordedi ragazzini e giovani studenti o meno che, figlidell’era digitale, non possono esimersi dall’intera-gire continuamente più davanti ad un monitor o suun cellulare che nella vita reale di tutti i giorni. Ed è

in pochi semplici istanti che si passa dalla genera-zione digitale alla degenerazione digitale; gli ha-ters! Ovvero gli odiatori, termine che suona bruttoanche da un punto di vista lessicale. Chi sono glihaters? Siamo a volte anche noi, io che sto scri-vendo oppure tu che stai leggendo, quando adesempio commentiamo un profilo di un personag-gio pubblico offendendo lo stesso solo perchéesprime opinioni lontanissime dal nostro credo o avolte anche per motivi più futili come un abitotroppo sexy per il mio buoncostume o ancora untifo calcistico opposto al mio. Ma gli haters sono iprofessionisti dell’odio, figli di una società media-tica che non censura nulla, non punisce e che cirende una sorta di dio mediatico, onnipotente con102 tasti da digitare senza qualcuno che stacca ifili. Gli haters attaccano mediaticamente le per-sone, le denigrano, le offendono, con l’unico obiet-tivo di divertirsi nutrendosi di puro odio senzaalcun fine. Anche Hitler odiava gli ebrei guidato dauno scopo, ovviamente ingiustificato, di creare unarazza pura. Qui manca anche l’obiettivo da pazzopatentato come quello del dittatore tedesco! Quimanca tutto. Gli haters odiano senza alcun motivoo forse semplicemente per il gusto di divertirsi nelvedere persone socialmente denigrati e che spesso,vivendo sotto attacchi costanti, cadono in depres-sione e nei casi più estremi si tolgono la vita. Ma poi c’è Bebe. Lei no. Lei non cade. Lo ha giàfatto tempo fa ma da quando si è rialzata non cadepiù. Lei sorride, lei agisce e lo fa con decisione.Bebe è Beatrice Vio, campionessa paraolimpica discherma colpita da meningite in età adolescen-ziale e oggi simbolo di tutti quelli che credono chec’è una vita che va vissuta a prescindere dalle diffi-

coltà o dalle malattie. Bebe è una martire mo-derna; una Santa del domani. Bebe è vita vera. Sulweb, alcuni haters le hanno rivolte minacce di stu-pro e offese a sfondo sessuale che neanche la fan-tasia di Walt Disney avrebbe potuto mettere sucarta! Molti sarebbero crollati ma lei no: ha sorrisoparlando di questi individui con atteggiamentopietoso ma ha denunciato tutti quelli che l’hannooffesa oltre ovviamente ai creatori della pagina Fa-cebook in questione. E Bebe continua a sorriderema soprattutto a vivere con gioia. La lezione dioggi? Nutriamoci di gioia e sorridiamo. Pubbli-chiamo notizie felici, commentiamo con entusia-smo, chattiamo seduti su una panchinaguardandoci negli occhi senza cellulare. Scuotia-moci gli animi e scuotiamo gli animi dei nostri ra-gazzi. È tempo di agire o quanto meno di fare delproprio meglio affinché la nostra vita social non sitrasformi inevitabilmente in una vita asocial espenta. Da haters a lovers il passo è breve: sichiama amore.

PreVieni

«La recente vicendadell’Unar parla dasola» commenta GigiDe Palo, presidentedel Forum delle asso-ciazioni familiari.«Non si tratta di tro-vare il capro espiato-rio, ma di ragionareseriamente a livelloistituzionale sull’uti-lizzo di fondi pubblicie sul tema delle discri-minazioni». «Le im-magini viste nelservizio delle Iene,sono talmente chiareed evidenti che nonc’è alcun bisogno discontrarsi su visioniideologiche differenti:non si possono finan-

ziare con i soldi degliitaliani progetti e/oassociazioni di queltipo. Questo è il tempodella sintesi e delbuon senso. Occorrericalibrare la missiondell’Unar su tutte lediscriminazioni,anche quelle verso lepersone che nonhanno la forza di farsentire la propriavoce, in particolare idisabili, le donne, igiovani, le famiglienumerose, i padri se-parati, le vedove, gliimmigrati che in que-sto Paese sono dimen-ticati da tutti».

Caso UNAR: “Inutile discutere, è tutto chiaro”DI DANIELE NARDI

DI ANNAMARIA MEDUGNO

DI GIORGIO NETTI

Il tuo incontro con la salute

Da Hatersa Loversil passo è breve:si chiama amore

L’odio dilaga sul webe sembra un’onda inarrestabile

ma non è così...

FORUM

FAMIGLIE

sabato 25 febbraio 2017 - Anno 8 n°8

7famiglia

Viviamo inondati da notizie ma spesso ignoriamo quelle che po-trebbero interessarci da vicino. Questo è il paradosso del mondosempre connesso e all-news 24 ore al dì. Così sappiamo tutto deipartiti che nascono e muoiono e anzi stiamo lì tutti ad aspettareche il politico di turno proponga la sua svolta. Per carità i partiti

hanno la loro utilità, ma si può vivere anche senza di essi. Invece ognuno dinoi potrebbe avere a che fare con una DAT, prima o poi. Come, cos’è! Ecco,appunto! DAT è l’acronimo che sta per Dichiarazione Anticipata di Tratta-mento. Tutto chiaro, no? Ne avete sentito parlare? No? Appunto. L’argomentoin realtà si presenta tutt’altro che scherzoso. Riguarda la legge sul fine vita cheè di imminente discussione in Parlamento inerente a quelle situazioni spi-nose quali lo stato vegetativo, il coma, la malattia grave che sono spesso in-vocate nel dibattito sull’eutanasia. Eccola la parolina da nascondere dietrol’acronimo rassicurante. Notiamo che se da una parte è sicuramente vero chenon tutta la popolazione è in possesso dei mezzi culturali per poterne discu-tere, dall’altra parte vige ancora il diritto di essere informati su ciò che ci ri-guarda. Il sospetto che viene, tuttavia, è che si voglia ancora una volta farpassare una decisione che vada contro la volontà dei più. Il vecchio truccousato già col Cirinnà e con tanti altri “diritti” passati “a minoranza”. Trattarnesotto traccia per avere meno problemi. E cosa potrebbe creare problemi?Forse il fatto che si vogliono far passare per terapie anche la semplice idrata-zione e l’alimentazione? Sembra di si. A tal punto che alcuni esponenti del-l’associazione ProVita Onlus hanno pensato di indire una conferenza assaipartecipata durante la quale hanno esposto le loro perplessità. Toni Brandi,il presidente, senza mezzi termini, si è detto disgustato dal fatto che nel ddlsulle DAT si prevede la possibilità di disporre la sospensione dell’idratazionee dell’alimentazione, vincolando il medico – in quest’ipotesi – a uccidere peromissione. In seguito ha preso parola il deputato Eugenia Roccella, che ha ri-cordato lo stato delle discussioni alla Camera sul ddl sulle DAT lamentandoil fatto che si vuole evitare il dibattito, saltando l’esame degli emendamenti eper mezzo di sessioni notturne. Sono seguite poi alcune testimonianze tra lequali quelle di Silvie Menard, Roberto Panella, Pietro Crisafulli, fratello di Sal-vatore, e Sara Virgilio andrebbero lette. È stata toccante particolarmente

quella di Max Tresoldi lacui madre ha raccontatocome, dopo un gravissimoincidente, Max sia entratoin coma e poi in stato vege-tativo. I genitori di Max l’-hanno circondato di cure ehanno sempre cercato dicomunicare con lui, anchese molti medici e infermiericontinuavano a ripetereche “era inutile”. Max peròsi è svegliato dallo stato ve-getativo dopo dieci anni egradualmente ha comin-ciato a comunicare con pic-coli gesti. Il padre ha lettouna lettera in cui, primadell’incidente, Max avevadichiarato di non voler vi-vere nell’ipotesi che si fossetrovato in uno stato di gravecompromissione psicofi-sica: ma da quando a Max ètoccato vivere effettiva-mente quest’esperienza, di-mostra sempre una fortevoglia di vivere e una grande felicità.Tutti questi testimoni diretti smentiscono i presupposti che stanno alla basedelle DAT e dell’eutanasia secondo cui ci siano vite “indegne di essere vissute”.Smentiscono che uno possa da “sano”, sapere in anticipo il suo atteggiamentodi fronte ad una grave malattia e che in coma e nello stato vegetativo “non cisia niente da fare” e che il paziente sia come un corpo morto”. E che, soprat-tutto, è molto facile parlare della propria morte (figurarsi di quella degli altri!)quando la si avverte lontana.

Parlare da lontano della propria morte

Una legge sul fine vita

DI PIERO DEL BENE

In una classe terza media, come da programmaministeriale, si affronta l’argomento della vita ela sua sacralità. Può succedere quindi che dopoaver illustrato la legge 190, le motivazioni che in-dussero i legislatori a realizzare il progetto di

legge che legalizza l’aborto fino ai tre mesi di gravi-danza, si inneschi un dibattito all’interno della classe.Pongo loro questa domanda: “perché, stando alla legge190, è lecito abortire nei primi tre mesi di gravidanzamentre dopo risulta un omicidio? Quindi, un reato?” Iloro volti si mostrarono pensierosi. Un ragazzo ammetteche nessuno gli ha mai posto una simile domanda e luinon aveva mai riflettuto su questa questione molto im-portante: non sa darmi ( e darsi) una risposta. Altri setteragazzi mi dicono con fermezza: “è lecito abortire neiprimi mesi di vita perché si parla di feto e il feto non èun essere umano”. Il resto della classe non sa dare unarisposta esaustiva. Solo un ragazzo, timidamente, diceche l’aborto, per lui, è un omicidio sempre. A quel puntoannuncio loro che la risposta gliela faccio dare diretta-mente dalla scienza. Accendo la lim e da youtube mo-stro il video “la vita umana prima meraviglia”. Prima diiniziare chiedo loro di fare attenzione a cosa sia un feto,guardarlo in faccia e poi ognuno fare le proprie consi-derazioni. Al termine del video i volti di tutti sono ester-refatti tranne quello di chi aveva affermato,timidamente, che l’aborto è un omicidio sempre. I sette

ragazzi che avevano affermato che il feto non era un es-sere umano, di fronte a volto del feto che aveva bocca,naso, occhi e, soprattutto, cuore che pulsa… mi ringra-ziano perché davanti ai loro volti si è aperta una veritàfino ad ora ignorata e sconosciuta. Affermarono conforza che: “l’aborto è un omicidio terribile e che nes-suno può affermare il contrario. Perché abbiamo l’evi-denza scientifica. Lo abbiamo visto con i nostri occhiche il feto è un essere umano”. L’episodio di vita scola-stica acquista importanza in questi giorni per un motivocontingente. In Francia, in questi giorni, è stata appro-vata una legge che secondo alcuni osservatori è “diabo-lica”. Si tratta di una legge che estende anche ad internetil delitto di “ostruzione all’aborto”. Con parole semplicila legge punisce tutti coloro che fanno propaganda con-tro l’aborto persuadendo le donne a non commettereun tale crimine. Questa pena si estende anche a tutti co-loro che usando i mezzi multimediali diffondono im-magini e idee contrarie all’aborto. Queste personevanno incontro ad una pena di 2 anni di prigione e 30mila euro di multa. Viene tolta la libertà che affonda lesue radici nella verità. Viene chiesto di tacere e celarela verità. Tristemente viene da pensare che sia chiestodi morire martiri per la verità a chiunque provi a difen-derla Allora l’invito è quello di non sprecare tempo eannunciare alle nuove generazioni la verità prima chesia troppo tardi e ci venga sottratta, anche qui in Italia,la libertà di parola.

DI ASSUNTA SCIALDONE

Il triste ballo della verità liquidaIl feto: solo un grumo di sangue?

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Lunedì 20 febbraio, come da pro-

gramma, si è svolto nella Basilica Cat-tedrale di Capua il terzo incontro

formativo sull’Esortazione Apostolica

Amoris Laetitia dal tema “Guidare i fi-danzati nel cammino di preparazione al matri-

monio”. Questa volta don Paolo Gentili, direttoredella Pastorale Familiare della CEI, non è potuto

essere presente ed ha inviato don Enzo Bottacini,

suo vicedirettore. Al termine dell’incontro, donEnzo ci ha concesso una breve intervista.

Abbiamo iniziato col chiedere qualche notiziasu di lui, su come sia giunto a ricoprire la caricadi vicedirettore della Pastorale Familiare dellaCEI.Sono stato 4 anni parroco, 5 viceparroco, 5 anni di

assistente di Azione Cattolica Giovani e Giovanis-simi. Quando ero parroco a Verona ho conosciuto

don Paolo Gentili al Master in Scienze del Matri-

monio e della Famiglia organizzato dalla CEI incollaborazione con il Pontificio Istituto Giovanni

Paolo II, da cui è nata una bella amicizia. Poi

quando don Paolo, da direttore, era senza collabo-ratori, mi ha fatto chiamare a Roma dal segretario

generale della CEI e mi ha dato l’incarico di suovice.

Da allora sono passati 5 anni, intensi, impegnativi

e carichi di grandi entusiasmi perché mettersi con-tinuamente in ascolto della Chiesa in tutti i suoi

aspetti su tutti i territori italiani è un osservatorio

estremamente interessante. Si vedono delle Chiesecompletamente diverse da Nord a Sud, delle tradi-

zioni e modi di vivere la famiglia molto diversi,

ma si trova in tutte le chiese una porta aperta. Siincontra sempre una Chiesa viva.

Quali sono le maggiori differenze tra la fami-glia del Nord e quella del Sud?Possiamo dire che la famiglia del Nord vive piùuna mentalità organizzativa, oserei dire, azien-

dale. I tempi sono molto più stretti, le relazioni

sono molto più contenute. La famiglia si ritrovasoprattutto il sabato e la domenica, non vive dei

tempi distesi dove potersi incontrare con tranquil-

lità. Al Sud, invece, i tempi delle relazioni sono piùimportanti e proficui, in modo tale da poter creareun tessuto più umano e caloroso.

“Chiesa a scuola di famiglia”, come può laChiesa andare a scuola di famiglia in un tempoin cui la famiglia è in crisi?Anche se la famiglia è in crisi, la Chiesa è semprein ascolto di questa realtà, perché senza la fami-glia viene meno la comunità e la società. Di conse-guenza, pur essendo in crisi, la famiglia rimane il

baluardo, il fondamento del nostro vivere sociale eanche del nostro vivere in comunità. Andare ascuola di famiglia significa creare quella dimen-sione familiare anche nella Chiesa attraverso delle

speciale Amoris Laetitia

relazioni calde, come quelle da padre a figlio, dafratello a fratello che aiutano la Chiesa ad entrarein quella mentalità in cui “La Chiesa è una casacon la porta aperta”, “E’ una famiglia con le portespalancate”.

Le giovani coppie di oggi appartengono alla ge-nerazione che ha sofferto della precarietà affet-tiva e familiare figlia dei primi divorzi oseparazioni, quindi con il bisogno o necessitàdi un amore duraturo. Come si concilia, invece,con la paura del “per sempre” che comporta ilmatrimonio?La difficoltà del “per sempre” fa parte di quel pre-

cariato affettivo che si vive oggi nella cultura delprovvisorio, dove anche gli affetti sono provvisori.

Entrare in questa mentalità, significa che un

amore può durare un determinato periodo per poiconcludersi. La mentalità della Chiesa, invece, che

è evangelica, spinge molto oltre. Vuole un amore

esigente, duraturo, solido e stabile. La stabilità,però non viene solo dall’amore di Dio, ma anche

dall’amore della coppia che si unisce guardandonon solo a se stessa, al proprio interno, ma che si

rivolge anche alla comunità intera. Una coppia

che si lascia accompagnare anche dall’intera co-munità.

“I conviventi da accompagnare verso il sacra-mento, non come irregolari”. E’ forse un’aper-tura della Chiesa verso la convivenza come unperiodo pre-matrimonio, pre-sacramento?Assolutamente no! Non è un modo di aprirsi alla

convivenza, ma la Chiesa guarda con simpatiaqueste persone, perché le riconosce “persone”

prima ancora di guardare la loro condizione so-

ciale, culturale e religiosa. Quindi non li riconoscecome irregolari, pur essendolo, perché comunque

vivono in una condizione di irregolarità, non sono

ancora un sacramento compiuto. Ma pur essendoirregolari, restano principalmente persone. Cam-

bia, quindi lo sguardo della Chiesa con Amoris

Laetitia. Non è una Chiesa che, come il figlio fe-dele, vuole fare i conti con chi crede e con chi non

crede, col vicino e col lontano, con il regolare e conl’irregolare, ma vuole confrontarsi con la persona

concreta, con la situazione concreta delle persone e

quindi anche con la convivenza.

Qual è un giusto cammino per i fidanzati che siavvicinano al Sacramento del Matrimonio?Nella Familiaris Consortio al numero 66 si preve-deva un triplice cammino per i fidanzati. Il primo

è una preparazione remota, che è tutto quel tempoche precede la celebrazione del Sacramento del

Matrimonio, che può essere un tempo molto pro-

lungato. Si approfondisce il valore del Sacramento,ma anche la capacità di relazione coniugale che

poi diventerà relazione sacramentale. Questo tipodi preparazione, purtroppo, nella pratica si è tra-

sformata nella preparazione prossima e soprat-

tutto immediata. Non dovrebbe essere così, ci

vorrebbe un tempo più disteso affinché la coppiarespiri continuamente la comunità e perché nellacomunità e nel cammino di accompagnamento al

sacramento la comunità sappia fare un camminodi fede che li faccia poi vivere da sposi. Una risco-perta del battesimo in chiave sponsale. Una risco-

perta della loro fede da futuri sposi e poi anche nel

Sacramento del Matrimonio.

Il matrimonio come strada di felicità. Cometrasmettere questa chiave di lettura?Coltivando il Vangelo. Far crescere nella mentalitàcomune una visione profondamente positiva del

matrimonio che viene dal Vangelo, dove questisposi fanno festa insieme, condividono la vita, non

solo come un peso reciproco da portare, un sacrifi-

cio da vivere insieme fino alla fine, ma anche ilfine della felicità che è la bellezza di stare insieme,

la felicità vera che si vive dentro quando si dona la

vita per l’altro. L’obiettivo del fine unitivo è quello di stare bene in-

sieme, di vivere insieme tutte le stagioni della vita

di una coppia.

“La Chiesa è una famigliacon le porte spalancate” DI DIB

20 FEBBRAIO 2017 BASILICACATTEDRALE DICAPUAINCONTRO FORMATIVO CONDONENZOBOTTACINI

10 vita consacrata

Domenica 12 febbraio si è tenuto il secondo incontro con le fami-glie dei bambini della prima elementare dell’Istituto Regina Car-meli. Certamente questi incontri, che vedono le famiglie in“Cammino”, rappresentano un modo per crescere insieme, con-dividendo le proprie esperienze, consapevoli di essere protago-

niste della missione educativa che viene affidata ai genitori e agli insegnantiverso i propri figli. Il ritiro ha inizio con la partecipazione alla Santa Messa,luogo dell’incontro con Dio: ascolto della Parola e banchetto eucaristico, per-ché meglio si possa predisporre il cuore ad accogliere l’Amore che Dio ha perciascuno. Solo vivendo pienamente l’esperienza di sentirsi amati da Lui, si im-para ad amare l’altro, avvolgendo i suoi limiti con una tenerezza tale da susci-tare in lui la gioia di essere amato. Si impara in questo modo, “a scrivere e adipingere nella vita dell’altro” e a convivere con la sua imperfezione, i suoi di-fetti che diventano uno strumento per far germogliare il seme posto da Dio inlui. Vengono svolte le riflessioni sul tema ”l’alterità-la cura”, gestite egregia-mente dal carisma di Suor Michela che cura ogni dettaglio, offrendo innume-revoli spunti ai genitori perché possano guardarsi “dentro”. La scheda -lavorosi apre con le parole del profeta Osea - che interpreta l’amore umano che esistetra lo sposo e la sposa come il simbolo dell’amore di Dio verso Israele, suo po-polo-, “io gli insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma lui non compreseche avevo cura di lui” che risuonano fortemente, poiché esprimono, con te-nerezza struggente, l’Amore prorompente e gratuito di Dio, padre premuroso,sempre presente e solerte nelle nostre vicende quotidiane. Il rapporto di Dioè un rapporto sponsale proprio come quello che lega gli sposi ed in questo siscopre il segreto della felicità. Le famiglie vengono invitate, allora, a riscoprireil loro essere cristiane, prima come coppia e poi come genitori, nel mondo dioggi, traendo spunto dall’esortazione apostolica “Amoris laetitia”, un contri-buto estremamente ricco e prezioso per la vita cristiana dei coniugi, che de-scrive l’amore umano in termini assolutamente concreti. I coniugi sonol’espressione dell’Amore di Dio che “conforta con la Parola, lo sguardo, l’aiuto,la carezza, l’abbraccio” e partecipano alla sua opera feconda, quando si sen-tono reciprocamente amati e apprezzati. Nasce quel “noi” in cui ognuno èunico per l’altro. Il modello di riferimento e da imitare è Cristo, capace di tra-smettere il suo amore con sguardi, parole, gesti e capace di far sentire impor-tante ogni persona. La vita familiare è il contesto educativo dove i figli

imparano l’amore concreto e dove viene trasmessa la fede. Il questionario in-terroga le famiglie sui valori da trasmettere ai figli, attraverso gli esempi con-creti, sotto la guida della Parola di Dio. Ci si pone l’interrogativo di esseretestimoni credibili per questi bambini che sono un meraviglioso dono delPadre e che, per la loro tenera età, sono esclusivamente determinati dagliadulti i quali hanno, quindi, una enorme responsabilità nei loro confronti.Anche il pranzo, in questo contesto, è allietato da un vivo sentimento di con-divisione, di agape fraterna, dove adulti e bambini consumano il pranzo conla gioia di stare insieme e prendersi cura dell’altro.L’invito a sostare per un giorno dalla freneticità del quotidiano, seppure ac-colto inizialmente con naturalezza, genera frutti inimmaginabili! Gustare latenerezza dell’abbraccio di Dio, tesoro immenso da custodire gelosamenteperché mette in contatto con il vero senso della nostra vita, fa sì che al mo-mento della chiusura ci si congeda a malincuore, con effetto nostalgico versola giornata appena trascorsa. Quanta sete si è scoperto di avere! Solo chi si èavvicinato alla fonte dell’acqua della Vita, ha sperimentato e scoperto cosa si-gnifica dissetarsi di quell’acqua che giova sia al corpo che all’anima.  “Ma, chiberrà dell’acqua che io gli darò, non avrà giammai sete; anzi l’acqua ch’io glidarò diverrà una fonte d’acqua saliente in vita eterna” (Giovanni 4: 14)..

Per i genitori della scuola Re-gina Carmeli è una realtàoramai consolidata, quelladi ritrovarsi, una volta almese, a celebrare e vivere la

famiglia. Le sezioni Cielo e Sole dellaScuola dell’infanzia, si sono riunite perapprofondire l’Esortazione postsinodale“Amoris Laetitia” di Papa Francesco; stu-diandone questa volta il capitolo se-condo, hanno potuto constatare laveridicità e la concretezza delle paroleche il Santo Padre rivolge a quantihanno intrapreso questo cammino cri-stiano. Le insidie del momento storicoattuale sono tante, tutto rema contro allafamiglia e, dove essa esiste, rischia di va-cillare a causa delle continue difficoltàche la società ci innesca: la cultura delprovvisorio, la disoccupazione, l’orga-nizzazione sociale e lavorativa, la preca-rietà economica, lo stress, la solitudine,

la precarietà dei rapporti… Tuttiquesti fattori mettono a dura provale famiglie e, purtroppo, quelle piùdeboli si sfaldano. Ecco che nella di-scussione dei vari punti si è sottoli-neato che è assolutamente doverosoritornare alle origini e ricordarsiogni giorno come coscientemente eliberamente si è promesso AmoreEterno al proprio compagno senzanulla a pretendere, lasciando cosìun segno visibile e tangibile ancheper i figli; si è genitori, ma prima ditutto si è sposi e amanti e pertantotale prerogativa non va mai abban-donata. E’ assolutamente doverosoeducare i figli al rispetto dei ruoli ge-nitoriali perché è dal rispetto chenasce l’amore e pertanto il servizioal prossimo che vive la sua primaesperienza all’interno della famiglia.E’ assolutamente doveroso vivere isacramenti per fortificarsi e nutrirsidella Parola di Dio per far fronte alletentazioni.

DI ANNALISA PAPALE

Famiglie in camminoScuola dell’Infanzia

Nella freneticità una sostaClasse Prima della Scuola PrimariaDI NELLA SALZILLO

SCUOLA EFAMIGLIA

sabato 25 febbraio 2017 - Anno 8 n°8

vita consacrata 11

Anche nel mese di febbraioi genitori dei bambini chefrequentano la scuola Re-gina Carmeli hanno po-tuto vivere un importante

momento di riflessione e condivisionesu tematiche interessanti, grazie agliincontri mensili formativi che lascuola organizza per le famiglie. Il per-corso è stato denominato “Famiglie incammino alla scuola di Papa France-sco” ed è un’occasione speciale chepermette a genitori e figli di ritrovarsiinsieme a vivere la scuola. Le famigliedei bambini della sezione Sole e Cielosi sono incontrate alle ore 16 nel caldopomeriggio di domenica 19 febbraio,trascorrendo qualche momento digioiosa accoglienza nel cortile dellascuola, durante il quale bimbi, geni-tori e maestre si sono salutati caloro-samente e con tanta gioia di rivedersi.Il tema di questo nuovo incontro èstato incentrato sul secondo capitolodell’Esortazione Amoris Laetitia diPapa Francesco: La realtà e le sfidedella famiglia. Leggere i segni deitempi. Alle 16.30 è iniziato l’incontronel salone della struttura, momentosacro per i genitori che possono sere-namente, grazie al supporto dellesuore che intrattengono i bambini neivari gruppi con giochi e attività, pren-dersi un tempo da dedicare alla pro-pria coppia. Ad un breve momento dipreghiera è seguita la catechesi diSuor Scolastica che ha guidato le cop-pie attraverso una funzionale scheda

di lettura e approfondimento del se-condo capitolo dell’Amoris Laetitia. Ilcuore della catechesi affrontava le dif-ficoltà della società contemporaneache si frappongono alla costruzione diun cammino familiare, come la cul-tura del provvisorio, la crisi nella per-cezione del futuro, l’affettivitànarcisistica, la denatalità, la solitu-dine, la disoccupazione e la precarietàdel lavoro. Papa Francesco, in questepagine, rende grazie a Dio perchémolte famiglie, nonostante tutto, vi-vono nell’amore, realizzando la pro-pria vocazione, anche se cadono tantevolte lungo il cammino. Così Suor Sco-lastica si compiaceva con le famigliepresenti incoraggiandole a continuaread essere le belle famiglie di cui parlail Papa e le invitava a curare sempre larelazione di coppia cercando di nonanteporre nulla all’amore del proprioconiuge. A questo punto si è passatialla fase della riflessione puntando losguardo sulla famiglia di Nazareth. Lascheda invitava a imparare dal mododi vivere la fede di Maria e Giuseppeche hanno scelto di volersi bene difronte ad ogni circostanza, nonostantesi trovassero di fronte ad una vitamolto diversa da come l’avevano im-maginata. Esortava a chiedersi se illoro fidarsi di Dio senza remore po-tesse diventare oggi la via, il modo, pervivere nella gioia, nonostante le crisidel quotidiano. Alla fine della catechesi c’è stato ungioviale momento di fraternità in cuigenitori, bambini e suore hanno fattomerenda tutti insieme ed al termine,

sulla scia della profondità del tema af-frontato, si sono formati due gruppiper il confronto (le mamme ed i papà),seguito dalla condivisione delle riso-nanze. Salvatore, il papà di MariaChiara della sezione Sole, vivendo contanto entusiasmo questo momento dicondivisione con gli altri papà, rac-conta che essi si sono confrontati sulladifficoltà di essere genitori in una so-cietà come la nostra, dove si corretanto e spesso il tempo da dedicare aifigli diventa realmente poco efuggitivo. I papà si sono moltosoffermati sull’educazione deifigli ed, in special modo, sull’es-sere molto attenti a non viziarliaffinché un giorno non pos-sano ritrovarsi come adulti irre-sponsabili e fragili di fronte allesfide della vita. Giusy, unamamma, condivideva la ric-chezza emersa del confrontarsitra donne che spesso si trovanoin difficoltà di fronte alle esi-genze dei propri figli che oggivivono in famiglia dei ruoliquasi principeschi e così diffi-cilmente gestibili. Le madri,oggi, rivestono una figura moltocomplessa trovandosi ad inve-stire dei ruoli di lavoratrici incasa e fuori casa, ruoli che sonocaratterizzati da tanta fatica fi-sica e mentale che spesso di-mezza le energie fondamentaliper affrontare i capricci dei pro-pri figli e per cercare di impar-tire regole importanti per laloro crescita. Nel loro gruppo, le

mamme condividevano la necessità diconservare la tenerezza nella coppia,la presenza costante del coniuge e,spesso, esse godono nella vita quoti-diana della collaborazione e della par-tecipazione più attiva del propriomarito. Così, dopo una fraterna tavolarotonda tra mamme e papà, e con lapreghiera finale sulla famiglia, si èconcluso un momento tanto impor-tante ed illuminante per tutti.

Domenica 19 febbraio si ètenuto il tanto atteso se-condo appuntamentodelle Suore Carmelitanecon le famiglie della

classe II della Scuola Regina Carmeli.A guidare l’incontro suor Luisella sulleorme del primo capitolo dell’esorta-zione apostolica postsinodale di PapaFrancesco “Amoris laetitia”. La gior-nata è trascorsa all’insegna del dialogotra famiglie diverse che, confrontan-dosi, hanno preso consapevolezzadella propria ricchezza e dell’essereparte di un’unica grande famiglia, incui affrontare temi quotidiani da puntidi vista differenti, sempre nel segnodella comprensione reciproca, il tuttosotto lo sguardo della Vergine del Car-melo. Ecco alcune risonanze che que-st’imperdibile occasione di grazia hadeterminato nell’animo di alcuni ge-nitori. Antonella, mamma di Milena,spiega: « Ancora una volta tutti unitinoi, genitori, figli e la nostra amatis-sima e dolcissima suor Luisella checon le sue dolci parole ci ha fatto riflet-tere su quanto sia importante la fami-glia oggi, con i suoi alti e bassi, tra ilpositivo ed il negativo, che giornodopo giorno noi tutti affrontiamo: letante problematiche su figli, rapportodi coppia, vita familiare “allargata”, vitalavorativa spesso difficile. Eppure in

ogni vicenda non devono mai man-care la preghiera e la Parola di Dio». Rosanna, mamma di Alice, com-menta: «L’incontro di domenica èstato per noi fonte di grande gioia. Lesuore, con la loro cortesia e ospitalità,ci hanno fatto sentire come a casa. Ab-biamo potuto ulteriormente consoli-dare il rapporto con gli altri genitori.Ascoltare uniti la Santa Messa, man-giare insieme, discutere dei problemiquotidiani che ci accomunano: tuttociò ha rinsaldato la nostra conoscenza.La dolcissima Suor Luisella ci ha invi-tato a riflettere su alcuni punti chiaveper far sì che le nostre famiglie pos-sano rafforzarsi fondando le propriebasi sulla roccia e non sulla sabbia,come oggi, purtroppo, tante volte suc-cede. Siamo felici di questi incontriche non solo ci permettono di entrarepienamente a far parte della realtà chei nostri bimbi vivono ogni giorno, mache anche ci arricchiscono ogni voltadi più. Crediamo fortemente che la fa-miglia sia una forza, una forza allaquale attingere sempre, nei momentibelli e soprattutto in quelli brutti.Questi incontri ci permettono di fer-marci a riflettere e di non perdere divista l'obiettivo. Il nostro “grazie dicuore” va, quindi, a Suor Luisella e atutte le altre suore per l'affetto dimo-strato e per la cura che hanno di tutti

noi». Giulia, mamma di Nicola, ri-flette: «La gioia dell’amore rappre-senta l’obiettivo di una coppia che siama, si rispetta, e bada all’educazionedei propri figli. Bisogna imparare adamare se stessi per riuscire a starebene con la propria famiglia. Attra-verso l’impegno quotidiano, una fami-glia riesce a costruire una solida casa:i mattoni sono i valori di sempre. L’at-tenzione e la cura dei figli sono un do-vere che ogni genitore deve seguirelungo il suo percorso di vita. Riferen-domi alla scorsa domenica, è stataspeciale perché basta veramente pocoper stare bene insieme: una preghiera,una suora che parla al cuore, unagrande tavola tutti insieme». Anna,

mamma di Maria Antonietta, rac-conta: «Una giornata speciale! É stataveramente speciale la giornata tra-scorsa insieme a scuola domenica.Speciale perché posso dire che siastato un incontro tra amici, tra per-sone che si stimano, si rispettano estanno bene insieme. Speciale perchéguidati dalla cara e saggia suor Luisellaabbiamo riflettuto insieme su temi im-portanti che spesso, presi dalla frene-sia quotidiana, ci sfuggono, riflessioniche mi hanno sinceramente arricchitae che ho cercato di trasmettere allamia famiglia. Speciale anche perchétutto si è svolto nella nostra tantoamata “scuola-famiglia”!».

DI ANTONELLA, ROSANNA, GIULIA, ANNA, ALESSANDRA

Nella nostra tanto amata “scuola-famiglia”

La tavola rotonda dei papà e delle mamme della scuola Regina Carmeli

La Famiglia:un pascolomisericordioso

Il 15 u.s si è tenuto presso l’IstitutoRegina Carmeli il secondo incontrodelle famiglie della classe V a.s.

2016/2017, durante il quale, partendodalle parole del Profeta Osea, si è af-frontato il tema dell’Alterità - Cura.Spunto di riflessione sul concetto dellafamiglia, dell'amore verso l’altro e versoi figli, ribadendo che la famiglia è il piùvicino ospedale, inteso come luogo incui l’uno si occupa dell’altro con amore.Ci si è soffermati sulle difficoltà che i co-niugi in primis, e la famiglia tutta, in-contrano nel loro percorso e quanto lapresenza di Dio sia fondamentale per“Coltivare l’amore in un pascolo mise-ricordioso che è la famiglia”.

DI TIZIANA STELLATO

DI GIUSY D’ELIA

sabato 25 febbraio 2017 - Anno 8 n°8

12 azione cattolica

Sabato 18 e domenica 19, in un clima difesta e di famiglia, celebrazione dell’as-semblea diocesana di Ac. La presenzadegli ex presidenti diocesani, Marghe-rita Papa, Saverio Tufariello, Antonio

Ianniello, Enrico Monaco, Sandro Schiavone, edegli ex consiglieri e presidenti parrocchiali, hannosottolineato che l’appartenenza all’Ac è qualcosa dipermanente, non è un tempo di passaggio. Diventidi Ac e resti tale, perché in Ac la nostra identità sicompie, si definisce, si stabilizza. Siamo stati ac-compagnati nella preghiera da don Agostino Por-reca; nella riflessione da don Elpidio Lillo; nellaverifica dal delegato nazionale Claudio Di Perna edalla Presidente diocesana. Non è mancata la vi-cinanza di don Enzo Di Lillo e di don Stefano Gia-quinto. Don Elpidio ha esortato a coltivare lasperanza, a camminare nella fatica del tempo, po-nendo le radici nella relazione con Dio. Per operarebene è necessario ascoltare e accogliere lo Spirito,

pregare gli uni per gli altri, avere i piedi per terra egli occhi rivolti al cielo. Il Delegato Nazionale ci haparlato della bellezza del cammino assembleare,tempo non scontato ma formativo. E’ tempo di si-nodalità, perché si lavora insieme; è tempo di ric-

chezza di punti di vista differenti; di democraticitàin cui si esercita la responsabilità; tempo per met-tersi in ascolto del Signore e dei bisogni del territo-rio; per trovare nuove modalità di risposta alleesigenze territoriali; per innescare processi perquesto tempo da amare e abitare. Le qualità da col-tivare sono la pazienza e la costanza, la lungimi-ranza e l’audacia. Come Presidente Diocesana miè toccata la verifica di questo triennio trascorso. Untriennio racchiuso tra eventi straordinari: Annodella misericordia, Sinodo sulla famiglia, Conve-gno di Firenze, incontro a Roma con papa France-sco, incontro a Pompei con la PresidenzaNazionale, la bella esperienza della Festa dell’Ac in

Piazza dei Giudici e ci apprestiamo a celebrare i150 anni dell’associazione. Tutte queste esperienzesono state di stimolo e hanno reso il cammino en-tusiasmante, rafforzando i legami e spingendoverso realtà che sembravano poco raggiungibili. Ri-cordiamo la Scuola per Genitori, pensata per le fa-miglie ACR e aperta anche alle famiglie deglialunni del Liceo Amaldi presso cui è stata tenuta.Durante il triennio la cura della famiglia è stata unapriorità: abbiamo voluto che tutte le attività del-l’ACR contemplassero sempre un momento con eper le famiglie come la giornata al campo dei ra-gazzi, la preghiera alla Festa della Pace, l’Eucarestiaalla Festa del Ciao. Per le famiglie anche il cinefo-rum su temi legati alle dinamiche di coppia e di fa-miglia. In un tempo in cui il ruolo dei genitori si èprogressivamente indebolito, abbiamo voluto ac-compagnare i genitori a riprendere consapevolezzache la famiglia è un luogo di crescita, di concretaed essenziale trasmissione di valori, comporta-menti e virtù. Abbiamo creato un spazio in cui in-contrarsi, confrontarsi, condividere fatiche,desideri, preoccupazioni, ma anche strade percor-ribili, strategie efficaci ed attuabili nella cura enell’accompagnamento dei figli. Sempre nell’am-bito della famiglia abbiamo curato il rapporto adul-tissimi-ragazzi. Due feste in cui hanno giocato,cantato, si sono raccontati. L’obiettivo è stato quellodi valorizzare il ricordo come amplificatore e ripe-titore di valori, sentimenti, emozioni e creare unponte tra le generazioni. Questa attività ha favoritola cura dell’unitarietà, un valore fragile da salva-guardare ed irrobustire. Per questo motivo si è vo-luta anche la giornata in comune tra il campogiovani e quello unitario: una giornata di riflessioneconclusasi con l’Eucarestia intorno al nostro Arci-vescovo. L’Ac si è gemellata con le associazioni dio-cesane vicine, Sessa e Salerno: esperienze chehanno dimostrato che in Ac i rapporti si creano dasubito e sono duraturi nel tempo. Costruttivi anchei rapporti con la Consulta delle Aggregazioni Lai-cali: non abbiamo fatto mancare il nostro apportopropositivo perché l’Ac ci ha educato a esserechiesa, a condividere, a fare bene la nostra parte. Igiovani fanno parte della pastorale giovanile, unasocia della pastorale della salute e da un anno è co-minciata la collaborazione con padre Clemente,cappellano del carcere. In tutto questo non è ve-nuta meno la cura dell’interiorità e l’impegno for-mativo: momenti di preghiera, ritiri mensili,esercizi spirituali, campi, giornate di formazione. Èstata sostenuta e incoraggiata la partecipazioneanche alle attività regionali e nazionali, due giovanicon l’Ac regionale hanno partecipato ad un pelle-grinaggio in Terra Santa. Ai campi è stata studiatal’Evangelii Gaudium e l’Amoris laetitia. La Laudatosì ha ispirato un percorso concreto per rafforzarel’amore per il creato e la propria terra, correggerele cattive abitudini e acquisire buone prassi. Sem-brerebbe che tutto è andato bene ma di difficoltàne abbiamo incontrate. Ne parleremo successiva-mente.

Alla fine di un triennio…tiriamo le somme!

In un clima di festa e di famiglia

DI ANNA MARIA GAMMELLA

sabato 25 febbraio 2017 - Anno 8 n°8

13foranie

Una Fede in camminoLa XXV Festa dell’Ammalato celebratanella parrocchia San Paolo Apostolo

La legalità è ancora untema attuale? La do-manda non è retorica e larisposta è tutt’altro chescontata. Il convegno or-

ganizzato dal locale Istituto com-prensivo, diretto dal dott. GiacomoCoco, dimostra che quella sul ri-spetto delle regole e della cittadi-nanza attiva non è una questioneche scuote le coscienze. Promuoverela cultura della legalità non è facilenonostante l’impegno della scuola.Purtroppo non c’è stata l’auspicatapartecipazione della comunità civilee solo in parte ha presenziato quellascolastica. Soprattutto, come amara-mente ha rilevato il Dirigente, sonomancate le famiglie, che pure do-vrebbero essere impegnate sullostesso versante. Perché le cose pos-sono cambiare solo mettendosi in-sieme le agenzie educative, leistituzioni e le famiglie. “Dalla partegiusta”, il titolo chiaro dell’incontro. Iragazzi della scuola media hannopreparato delle immagini ricor-dando le vittime delle organizzazionicriminali, come G. Falcone, P.Borsel-lino, Don Peppe Diana e Peppino

Impastato, per poi soffermarsi sullavita di Rosario Livatino, il “giudice -ragazzino”, ucciso dalla mafia il 21settembre 1990. E’ stato il procura-tore aggiunto presso il Tribunale diNapoli Nord, dott. Domenico Ai-roma, vicepresidente del CentroStudi Livatino e autore del libro “Ro-sario Livatino - Il giudice santo”, acolloquiare in termini semplici ed ef-ficaci con i ragazzi e con i presentidel tema della serata. E’ illusoriopensare di poter fare a meno delleregole, delle norme che disciplinanoi rapporti tra gli uomini e, ancorameglio, della giustizia. E’ vero, c’èsempre un sottile piacere alla tra-sgressione, soprattutto quando si èadolescenti. Ma senza legge non siva da nessuna parte. Le regole sonoutili e ci fanno liberi, sono poste a di-fesa dei più deboli perché, altri-menti, vince la sopraffazione. Vincechi è “più forte”. Certo, qualcuno po-trebbe dire che in fondo anche lamafia e la camorra hanno le loro re-gole. La differenza è sostanziale: allabase delle leggi dello Stato c’è la giu-stizia. Solo queste norme tutelano ladignità, i diritti e il rispetto della per-sona. Ciò vuol dire che general-mente le leggi sono giuste ed è giusto

rispettarle. Qui, però,il tema si fa delicato:il senso della giustiziava oltre il dato for-male della leggescritta e interroga di-rettamente la co-scienza di ognicittadino. Una norma è giusta o sba-gliata? È la domanda che occorresempre fare a sé stessi. Soprattutto indeterminate situazioni che mettonoin discussione valori irrinunciabili. Ese la norma si infrange contro i valoriultimi della coscienza, allora si puòanche non rispettarla facendo obie-zione. La giustizia l’avvertiamo apelle, la percepiamo dentro, è scrittanel DNA di ogni persona, nono-stante stiano facendo di tutto percancellarla. Anche i ragazzi sentonodentro questo valore ma non pos-sono essere lasciati soli a se stessi. Igenitori devono essere presenti edessere i primi testimoni per i lorofigli. Quando ciò non accade, si scavail vuoto interiore dove possono tro-vare spazio, e allignare, altri modellidi vita. Bisogna avere il coraggio didire che la vita è anche sacrificio eche la libertà è segnata da regole. Unragazzo che vede l’amico sbagliare

per atteggiamenti da bullo, non deveaver paura, glielo deve dire. Troppevolte si è soliti ripetere: che male c’è!E invece bisogna chiedersi: che benec’è? Non bisogna girare la testaquando si manifesta il male. E’quello che ha fatto Rosario Livatino.Portava dentro un’alta considera-zione della giustizia e del fare giusti-zia. Non ha girato la testa dall’altraparte. Cercava di rispondere alla do-manda di giustizia e questo gli è co-stato la morte. E’ stato un giudicecristiano, esemplare, coerente fino infondo la sua fede. Oggi è più che maifondamentale che i giovani sianoeducati al senso della giustizia e tuttidebbono collaborare per questoobiettivo, famiglia, scuola e istitu-zioni. Ma ancora prima occorre checiascuno faccia bene il proprio do-vere. “Quando moriremo, nessuno civerrà a chiedere quanto siamo staticredenti, ma credibili”, ha scritto Ro-sario Livatino.

Papa Francesco, nel suomessaggio per la XXVGiornata Mondiale del-l’Ammalato, festeggiatal’11 febbraio, ne ha sotto-

lineato il tema nello stupore perquanto Dio compie: “Grandi cose hafatto per me l’Onnipotente”. Anche laparrocchia San Paolo Apostolo inSanta Maria C. V., insieme alla sotto-sezione cittadina dell’Unitalsi, ha ac-colto nella giornata tanti fedeli,diversi ammalati, volontari e anima-tori per celebrare insieme la XXVGiornata Mondiale del Malato. Al-l’accoglienza dei partecipanti, donAgostino Porreca ha recitato il SantoRosario Meditato. Nei cinque Misteriegli ha evidenziato degli spunti di ri-flessione: “Nella fragilità che ci rendebisognosi di cure, la fede ci chiede dicredere. Tu mi somigli, Signore. Tu,Signore, Ti prendi cura di me, comenessun altro al mondo. Se Tu ci sei,non c’è tristezza nella mia vita perchései compagno dei miei giorni. Con Tenon ci sarà dolore, sofferenza, perchéTu sei la vera vita. Questo dono pre-zioso ha a che fare con la felicità per-ché è un dare e ricevere perché così faDio e noi siamo suoi figli fatti a suaimmagine”.

La celebrazione presieduta da Mons.Pierino Piccirillo ha avuto un mo-mento forte nella Liturgia della Pa-rola. Il parroco ci ha tenuto aprecisare che: “Al termine di unevento c’è una parola di ringrazia-mento, ma se tutto deve continuarecome prima allora tutto questo è li-mitativo: il grazie è del Signore, per-ché Egli è contento di quello chestiamo facendo, allora grazie vuoldire gratitudine, riconoscenza, comu-nione di vocazione e progetto. Tutto ègrazia e ci viene dal Signore, che viavia illumina la strada da percorrere,strada che speriamo ci condurrà aLui quando con gli Angeli potremodire: Ti ho cercato, Ti ho trovato, oggiTi vedo. E’ una parte di Lourdes che èqui oggi, - ha proseguito don Pierino- il Signore viene a celebrare serven-dosi di un ministero: stiamo cele-brando il Mistero Pasquale. LaVergine incontra i suoi figli e dice anoi questa sera che è arrivato iltempo di convertirsi. Ognuno di noiha qualcosa da condividere con l’al-tro: la malattia, la miseria; Gesù diceche chi è senza peccato, scagli laprima pietra, e allora chi può dire diessere senza peccato? Grandi cose hafatto per noi il Signore. Tre cose – hacontinuato - mi premeva dire ai pre-senti: alle famiglie, dove c’è una soffe-renza io vi dico non vi stancate; la

malattia investe tutti, ma tutti pos-sono aiutare a non sentirsi soli; agliammalati dico: il vostro soffrire èprova per il Signore, la sofferenza cisublima per poter stare con Cristo;ancora grazie a tutti i volontari chededicano del loro tempo a chi rac-conta sofferenza: non vi stancate e fa-telo con umiltà, la ricompensaarriverà alla fine, preghiamo la Ver-gine Maria”. Altro momento forte e partecipato èstata la somministrazione del sacra-mento dell’Unzione degli Infermi:tanti dell’assemblea si sono sentitipronti e motivati secondo l’inten-zione della Chiesa. Dopo la SantaMessa non poteva mancare il mo-mento di convivialità fraterna: pertutti, rustici e dolci vari preparati in

casa dai volontari della parrocchia.Questa giornata, vissuta in unionecol santuario della Madonna diLourdes, ci è servita a ricordarecome la carità deve essere discreta econcreta: con gli ammalati non biso-gna mai essere invadenti, ma oc-corre una presenza silenziosa, fattadi piccoli gesti. E’ necessaria la con-cretezza della solidarietà e della con-divisione. Occhi nuovi che sappianovedere le necessità e le sofferenze deifratelli, ma anche piedi che sappianocamminare perché un cristiano chesta fermo, è un cristiano che noncrede. Non a caso l’icona della fedeè la strada, il cammino: ce lo ha dettoGesù stesso, “Io sono la strada”.

Dalla parte giustaI ragazzi dell’IAC Benedetto Croce incontrano Domenico Airoma

DI DOMENICO CUCCARI

VITULAZIO

S. MARIA C.V.

DI IMMA E ANNA

sabato 25 febbraio 2017 - Anno 8 n°8

14 foraniesabato 25 febbraio 2017 - Anno 8 n°8

Ormai, quasi ogni giorno e ovunque,ascoltiamo notizie riguardanti glieventi sismici che da tempo stannomettendo in ginocchio il centro Italia.Nessuno vorrebbe mai vivere una si-

mile catastrofe e, soprattutto, nessuno può capirefino in fondo cosa si prova e come cambia improv-visamente la nostra vita quando si è travolti daqueste immani tragedie. Gli aiuti in questi casisvolgono un ruolo importante e grazie a Dio siamoun popolo dal grande cuore, con un forte senti-mento di solidarietà, che subito si mobilita per aiu-tare chi è colpito da questa emergenza, nellaconsapevolezza che non va assolutamente lasciatosolo. L’esperienza, però, ci insegna che tutto “l’en-tusiasmo solidale” che affluisce nelle zone terre-motate da parte di tanti, volontariato eassociazioni, col passar del tempo diminuisce e gliabitanti delle zone terremotate si ritrovano inevi-tabilmente da soli, aspettando che la burocraziafaccia il suo corso. Una mattina, ascoltando il no-tiziario alla radio, ho sentito un appello della Pro-tezione Civile che invitava le comunità ad aiutaresoprattutto le piccole imprese commerciali, esi-stenti nei borghi del centro Italia, che avevanoperso tutto o quasi e che ormai, con la morte nelcuore, stavano abbandonando il loro territorio. Inquesto appello c’era tanta disperazione e l’invito anon lasciar morire queste zone che sono il cuoredel nostro Paese. Ho pensato che anche la nostracomunità parrocchiale poteva fare qualcosa e neho parlato con Don Mariano. Così, è nato il nostroprogetto “Adottiamo un’attività” e ci siamo messisubito alla ricerca di chi potevamo sostenere. Gra-zie all’aiuto del mio amico Gianfranco, vigile delfuoco del Comando Provinciale di Caserta, che haoperato nelle zone delle Marche colpite dal sisma,abbiamo individuato l’attività commerciale in unpiccolo paese in provincia di Ascoli Piceno, Mon-temonaco. Questo piccolo borgo all’interno delParco Nazionale dei Monti Sibillini contava circa657 abitanti con un’economia basata principal-mente su turismo e agricoltura. Gli ultimi eventi si-smici hanno reso la situazione davverodrammatica e oltre cento sfollati vivono nei cam-per mentre molti altri sono stati trasferiti neglihotel della riviera, poiché la maggior parte degliedifici risulta inagibile. Una delle piccole attivitàmesse in ginocchio dal terremoto è quella di RitaZocchi, gestore dell’unico bar/ristorante del pae-sino, i cui locali attualmente risultano inagibili. Lasig.ra Rita insieme al marito e ai tre figlioletti, decisia non lasciare la loro terra, hanno riaperto il bargrazie alla donazione di un container di 32 mq evorrebbero per la prossima primavera riaprireanche il piccolo ristorante, se pur provvisoria-mente, in un altro container. Il nostro progetto,vuole concorrere proprio a far si che il “sogno”della famiglia Zocchi possa realizzarsi e per che no… aiutare altri sogni ad avverarsi. Grazie a tutti perla collaborazione!

ADOTTIAMOUN’ATTIVITÀ

DI MARIO CARRILLO

Dal 5 all’11 febbraioa Poiana Sibiului,si è tenuto ilprimo meetingdel progetto 2016-

2019 ERASMUS+KA2 “Inven-tions and Cultural Behaviour”che viene realizzato con il so-stegno del programma euro-peo.All’incontro hanno partecipatoi docenti e gli alunni dellescuole partner, Lituania, Italia,Spagna, Polonia, Turchia, Slo-venia e Romania. A rappresen-tare l’ I.T.E.T. Federico II diCapua: la coordinatrice delProgetto prof.ssa Maria Scial-done, docente di Italiano e Sto-ria, le prof.sse Angelica Macrì eTeresa Tennerello, docenti diInglese e tre allievi, D’Auge Ro-berta, Francesco Mercorio e Fe-derica Vilardo.Obiettivo di questo primo in-contro era l’avvio ufficiale delprogetto e l’organizzazionedelle mobilità transnazionali,oltreché stabilire sinergie econnessioni per la gestione diquesto lavoro complesso ed ar-ticolato in numerose attività.Una straordinaria opportunitàformativa, dichiara il presideGiovanni Di Cicco, che vieneofferta ai nostri ragazzi, dovesono previste attività volte a

sensibilizzare gli studenti e idocenti sui valori della diversitàe della tolleranza. I risultati at-tesi saranno, quindi, oltre allacrescita delle competenze tec-nologiche e comunicative nellalingua inglese, anche l’acquisi-zione di competenze personalied umane.La settimana di lavoro ha presoil via con la presentazione delvideo della scuola ai partner. Ilpercorso attraverso la condivi-sione delle presentazioni deglialunni e delle descrizioni dellascuola, del paese, delle tradi-zioni relative ai paesi parteci-panti, ha permesso di farscoprire e valorizzare l’unicitàche caratterizza le diversescuole partner e il luogo in cuiogni alunno vive. Cinque giornate indimentica-bili, l’incontro di persone checredono nella scuola pubblicacome attivatrice di cambia-menti positivi nei giovani, ra-gazzi e ragazze portati a vivereun’esperienza ricca, coinvol-gente e significativa insieme ailoro coetanei di differenti paesi.In questa prima fase gli alunnihanno partecipato al concorsoper la creazione del logo delprogetto, l’ITET ha conquistatonella graduatoria transnazio-nale il terzo posto, dietro allaPolonia e alla Spagna. I docenti,nel corso della settimana, as-

sieme ai colleghi-partnerhanno partecipato ad un in-tenso ed interessante workshopdi formazione e di programma-zione delle attività da tenersinel prossimo incontro, nelmese di maggio, in Italia. Moltointeressante è stata la visita alMuseo Astra, il museo della ci-vilizzazione popolare tradizio-nale della Romania e al centrostorico della città di Sibiu, capi-tale europea della cultura nel2007, ricco di testimonianze delsuo passato sassone con laChiesa Evangelica e le caratte-ristiche case gotiche, rinasci-mentali e barocche. Forteimpatto emotivo ha suscitato lavisita, nel cuore della Transilva-nia, di Sighisoara, città nataledel celebre Vlad l’Impalatore,noto a tutti come il conte Dra-cula. Un programma ricco dispunti e di fascino, dunque, perquesto primo meeting del pro-getto, che proseguirà nel 2017in Italia sul tema vecchie enuove invenzioni nel campodelle tecnologie di comunica-zione, in Spagna verterà sullevecchie e nuove invenzioni nelcampo delle tecnologie alimen-tari e nel 2018 in Turchia sullevecchie e nuove invenzioni nelcampo della chimica e dellamedicina.

Da un anno a que-sta parte, il nostroVice Parroco hadeciso di mo-strarci la sua pas-

sione per l’arte invitandoci apartecipare a delle uscite moltoformative e “acculturanti”.Anche questo mese noi ragazzidella parrocchia S. Elpidio V.abbiamo partecipato all’uscitaprogrammata per Napoli, preci-samente presso il museo nazio-nale di Capodimonte.Precedentemente avevamo po-tuto osservare da vicino le cata-combe e per nostra fortunac’era il nostro caro MassimoRippa, docente universitario di

storia dell’arte che si presta afarci da guida e a passare unapiacevole giornata con noi.Grazie alle sue doti narrative eal suo stile travolgente, tuttihanno mostrato il giusto inte-resse per le varie opere illu-strate (erano all’incircacinquemila e ovviamente nonle abbiamo potute vederetutte). Tra le opere di maggiorinteresse abbiamo potuto am-mirare quelle di Giorgio Vasari,Tiziano, Carracci e di altri arti-sti. Ognuno, nel suo piccolo, èriuscito ad immedesimarsinell’autore; le opere infattihanno risvegliato la sensibilitàe la voglia di conoscere di tutti.Fortunatamente siamo riusciti

ad ammirare le due opere trafu-gate di Van Gogh, le quali reste-ranno al museo fino al 26Febbraio. Massimo ci ha spie-gato come mai quelle opere sitrovassero lì e come siano staterealizzate (una vera e propriafortuna per noi). La visita si èconclusa con la solita e imman-cabile “pizzata” che è un acco-stamento prezioso che solo aNapoli si può vivere come sideve. Vi invitiamo ad esserepresenti al prossimo appunta-mento!

Erasmus plus: l’incontro a PoianaSibiului, jud. Sibiu in Romania

Un viaggio tra cultura e arte

DI MARIA SCIALDONE

Un forte sentimentodi solidarietà

Una straordinaria opportunità

CAPUA

CASAPULLA

CASAPULLADI ROSA DRAGONE

orari messe 15sabato 25 febbraio 2017 - Anno 8 n°8

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DIRETTORE RESPONSABILEAntonio Casale

CAPOREDATTOREGiovanna Di Benedetto

GRAFICACoop. Città Irene - Giorgio Netti

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO

mons. Roberto Brunelli –Annamaria MedugnoGiovanna Izzo – Maria Bianca De MicheleGiuseppe Centore – Orsola TreppiccioneVincenzo Gallorano – Antonello GaudinoPiero Del Bene – Assunta ScialdoneTeresa Perillo – Giorgio NettiAnnalisa Papale – Daniele NardiNella Salzillo – Giusy D’EliaAntonella, Rosanna, Giulia, Anna, AlessandraTiziana Stellato – Anna Maria GammellaDomenico Cuccari – Imma e AnnaMario Carrillo – Maria ScialdoneRosa Dragone – Gianmarco Nobile

STAMPACentro Offset Meridionale

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CITTÀ PARROCCHIA CHIESA ORARI PRE

FESTIVI ORARI FESTIVI

CAPUA CAPUA CENTRO Cattedrale 18.00 8.30 11.30

CAPUA CAPUA CENTRO 17.00 -

CAPUA CAPUA CENTRO Chiesa San Domenico 19.00 -

CAPUA CAPUA CENTRO Chiesa Santi Filippo

e Giacomo - 9.30

CAPUA CAPUA CENTRO Chiesa della

Concezione - 10.30

CAPUA CAPUA CENTRO - 19.00

CAPUA CAPUA CENTRO Cappella ex Ospedale

Civile 8.15 8.45

CAPUA PARROCCHIA SACRO CUORE DI GESÙ - 18.30 9.00 11.00

CAPUA PARROCCHIA SAN GIUSEPPE - 18.00 9.00 11.00 18.30

CAPUA PARROCCHIA SAN PIETRO APOSTOLO - 18.00 9.00 11.30 18.00

CAPUA PARROCCHIA SAN PIETRO APOSTOLO Chiesa di San Lazzaro - 10.30

CAPUA PARROCCHIA SAN ROBERTO BELLARMINO - 18.30 9.30 11.00

PANTULIANO PARROCCHIA SAN GIOVANNI EVANGELISTA Chiesa San Giovanni

Evangelista 18.00 8.00 11.00

PANTULIANO PARROCCHIA SAN GIOVANNI EVANGELISTA Chiesa Santa Maria

Maddalena - 9.30

LEPORANO PARROCCHIA S. MARIA AD ROTAM MONTIUM - 17.00 9.00 17.00

CAMIGLIANO PARROCCHIA SAN NICOLA DI BARI - 18.00 9.00

VITULAZIO PARROCCHIA - 18.00 9.15 11.00 18.00

BELLONA SAN SECONDINO VESCOVO E CONFESSORE - - 7.00 9.00

11.00 18.00

TRIFLISCO PARROCCHIA DEL SS. SALVATORE Cappella SS. della Pietà 18.00 -

TRIFLISCO PARROCCHIA DEL SS. SALVATORE - - 10.00 18.00

S. ANGELO IN F. Suore 17.00 -

S. ANGELO IN F. Chiesa Madonna del

Carmelo - 8.30

S. ANGELO IN F. Chiesa

Padova - 10.00

S. ANGELO IN F. Chiesa San Michele

Arcangelo - 11.30 18.00

CURTI PARROCCHIA DI CURTI Chiesa San Michele

Arcangelo 18.00 8.00 - 11.30

CURTI PARROCCHIA DI CURTI Tempio

dello Spirito Santo - 10.00 18.00

S. MARIA C.V. SANTA MARIA MAGGIORE

E SAN SIMMACO Duomo

8.00 9.00

18.30

8.00 10.00

11.30 18.30

S. MARIA C.V. SAN PIETRO APOSTOLO 19.00 9.00 11.00 19.30

S. MARIA C.V. SAN PAOLO APOSTOLO 19.00 8.00 11.30 19.30

S. MARIA C.V. 18.30 9.30 11.00 18.30

S. MARIA C.V. 18.30 8.30 10.30

S. MARIA C.V. SAN PAOLINO 18.30 9.00 11.00

S. MARIA C.V. 7.00 19.00 7.30 10.00 19.00

S. MARIA C.V. SANTA MARIA DELLE GRAZIE 7.30 19.00 7.30 10.00

11.30 19.00

S. MARIA C.V. IMMACOLATA CONCEZIONE 8.30 19.00 8.30 10.00

11.30 19.00

S. MARIA C.V. RETTORIA ANGELI CUSTODI 18.00 18.00

S. MARIA C.V. SAN VITALIANO 19.00 10.00 11.30 19.00

S. MARIA C.V. CHIESA MADRE CIMITERO 10.00

S. MARIA C.V. Suore Ancelle

7.15 8.30

S. MARIA C.V. Suore Domenicane

di Pompei 7.15

S. MARIA C.V. Suore Vittime Espiatrici 7.30

S. MARIA C.V.

Suore Ancelle

7.30

CASAGIOVE SAN MICHELE ARCANGELO 19.00 8.00 10.00

11.30 19.00

PORTICO

DI CASERTA SAN PIETRO APOSTOLO 19.00

8.00 10.00

11.30 19.00

MARCIANISE SANTA MARIA DELLA LIBERA 19.00 8.30 10.30 19.00

MARCIANISE SANTISSIMA ANNUNZIATA 19.00 7.00 8.30

10.00 11.30 19.00

MARCIANISE 18.00 8.00 9.30 11.00

CASAPULLA 8.30 19.00 7.30 9.30

11.30 18.30

CANCELLO

ED ARNONE MARIA SANTISSIMA ASSUNTA IN CIELO 19.00 11.00 19.00

MAZZAFARRO 9.30

SANTA MARIA

LA FOSSA MARIA SANTISSIMA ASSUNTA IN CIELO 17.00 8.00 11.30 17.00

SANTA MARIA

LA FOSSA MARIA SANTISSIMA ASSUNTA IN CIELO

Cappella in via Camino

(Poderi) 10.00

16 immigrazionesabato 25 febbraio 2017 - Anno 8 n°8

Manifestazione del 1 marzo indetta da CGIL e “Generazione Migrante”

“Il 1 marzoè unagiornatadi mobili-tazioni

internazionale legateallo sciopero transnazio-nale dei migranti dalloslogan “Un giorno senzanoi”.Terra di lavoro non puòtirarsi indietro di fronteagli eventi locali, nazio-nali ed internazionaliche stanno costringendomilioni di persone aduna fuga senza fine men-tre la politica non fa chestrumentalizzare soffe-renze e paure dei citta-dini per altri fini.” Conqueste parole inizia il do-

cumento redatto dallaCGIL di Caserta per lan-

ciare una mobilitazionegenerale di italiani e im-

migrati che attiri l’atten-

zione del Governocentrale e delle Istituzioniterritoriali ad un’assun-

zione di responsabilitànei confronti di tutti i cit-

tadini, in cui si riaffermi ilvalore di diritti universali,

a partire dalla solidarietà,dalla lotta allo sfrutta-mento del lavoro, dal di-ritto a condizioni di vitadignitose per tutti. Il cor-

teo che apre la manifesta-zione muoverà alle 9 del

mattino dalla stazione diCaserta. Lo slogan scelto “

un giorno senza di noi” èmolto suggestivo perchéporta a considerare l’ipo-tesi agghiacciante di unpaese, da alcuni ancheagognato, che all’improv-viso si trovasse senza im-

migrati. Ci sarebbe unblack out. Il primo settore

ad arrestarsi sarebbequello delle costruzioni.

Soprattutto nelle grandicittà, dove la manodopera

straniera raggiunge puntedel 50%. I cantieri si fer-

merebbero di colpo. Poi

toccherebbe all’industria

manifatturiera: tessile,

metalmeccanica, alimen-tare. Nelle fabbriche, in-

fatti, i migranti svolgono

ruoli chiave e sono diffi-cilmente sostituibili.

Dopo l’industria entre-rebbe in crisi l’agricoltura:

la raccolta è in mano a

immigrati stagionali e ir-regolari. Resterebbero

vuoti i mercati ortofrutti-coli. Poi sarebbe la volta

delle aziende zootecni-

che: nella macellazione

degli animali gli stranieri

superano il 50% dellaforza lavoro. E ancora:

nelle grandi città dovreb-

bero chiudere molti risto-ranti, alberghi e pizzerie.

Tra le famiglie si scatene-rebbe il panico e un crollo

della qualità della vita,

per la scomparsa di ba-danti, colf e babysitter.Sappiate inoltre che “Sei-centomila italiani rice-

vono la pensione ogni

anno grazie ai contributi

versati dagli extracomuni-

tari”. Non lo dicono asso-ciazioni di parte ma lo

dice il Ministero dell’Eco-

nomia! Nel 2014 i lavora-tori extracomunitari

hanno versato all’Inpscontributi per circa 8 mi-

liardi di euro, a fronte di

prestazioni pensionisti-che pari a circa 642 mi-

lioni di euro e nonpensionistiche pari in-

vece a 2.420 milioni. Il

saldo positivo risulta es-

sere poco meno di 5.000

milioni. E’ questo il sensodella mobilitazione, una

richiesta di verità, forse

troppo spesso difficile daaccettare o comunque

non perseguita. E’ questol’impegno che l’Associa-

zione promotrice “Gene-

razione Migrante”, sottol’ala della CGIL e insieme

ad un lungo cartello disigle, intende chiedere

soprattutto alle Istituzioni

locali e nazionali.

DI GIANMARCO NOBILE

“Un giorno senza noi”