Fase 3. Prendere coscienza come l’ordinanza legislativa del di un gruppo II... · Significato:...

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Fase 3. Prendere coscienza come l’ordinanza legislativa del Parlamento europeo favorisca iniziative dirette alla coesione sociale (il gioco degli scacchi)

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Fase 3. Prendere coscienza come l’ordinanza legislativa del Parlamento europeo favorisca iniziative dirette alla coesione sociale (il gioco degli scacchi)

Dichiarazione scritta sull'introduzione del programma "Scacchi a scuola" nei sistemi d'istruzione dell'Unione europea Il Parlamento europeo, – visti gli articoli 6 e 165 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, – visto l'articolo 123 del suo regolamento, A. considerando che il trattato sul funzionamento dell'Unione europea prevede, all'articolo 6, lo sport tra i settori in cui "l'Unione ha competenza per svolgere azioni intese a sostenere, coordinare o completare l'azione degli Stati membri"; B. considerando che il gioco degli scacchi è accessibile ai ragazzi di ogni gruppo sociale, può contribuire alla coesione sociale e a conseguire obiettivi strategici quali l'integrazione sociale, la lotta contro la discriminazione, la riduzione del tasso di criminalità e persino la lotta contro diverse dipendenze; C. considerando che, indipendentemente dall'età dei ragazzi, il gioco degli scacchi può migliorarne la concentrazione, la pazienza e la perseveranza e può svilupparne il senso di creatività, l'intuito e la memoria oltre alle capacità analitiche e decisionali; considerando che gli scacchi insegnano inoltre determinazione, motivazione e spirito sportivo; 1. invita la Commissione e gli Stati membri a incoraggiare l'introduzione del programma "Scacchi a scuola" nei sistemi d'istruzione degli Stati membri; 2. invita la Commissione, nella sua prossima comunicazione relativa allo sport, a prestare la necessaria attenzione al programma "Scacchi a scuola" e a garantire un finanziamento adeguato a partire dal 2012; 3. invita la Commissione a tenere conto dei risultati di qualsiasi studio relativo agli effetti che tale programma ha sullo sviluppo dei ragazzi; 4. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente dichiarazione, con l'indicazione dei nomi dei firmatari, alla Commissione e ai parlamenti degli Stati membri.

Dichiarazione approvata il 15/3/2012

Fase 4. Focalizzare l’attenzione sull’importanza della partecipazione alla vita cittadina

• Quando conosco le istituzioni comunali

• Quando mi interesso della vita cittadina

• Quando individuo con i miei coetanei i bisogni dei ragazzi e li presento al Consiglio comunale

• Quando acquisto una mens critica e individuo l’equità della legge

Cittadino

buono / cattivo

Noi cittadini nella realtà locale: Comune e Sindaco

I ragazzi presentano al Sindaco un loro problema a livello cittadino (più verde; spazi di incontro; ristrutturazione dell’edificio scolastico …

Nella Brambatti Sindaco del Comune di Fermo

Fase 5. Rispettare leggi eque nella narrazione letteraria Il tema della giustizia ne "I Promessi Sposi": leggi giuste e leggi non giuste.

Nei primi sei capitoli dei Promessi Sposi, Manzoni pone particolare attenzione al tema della giustizia; evidenziando e, per meglio dire, criticando la “giustizia” seicentesca. Nell’Italia del 600, sotto il dominio spagnolo, la giustizia nei comuni era piuttosto arbitraria e, come ci sottolinea l’autore, nelle mani dei più potenti. Succedeva, infatti, che gli unici ad essere vittime del sistema giudiziario fossero proprio i più bisognosi: gli umili e indifesi. È evidente il desiderio dell’autore di denunciare e criticare la giustizia dell’epoca dal fatto che abbia scelto (per primo fra tutti) come protagonisti del suo romanzo proprio due semplici e umili contadini, che ci rappresentano e manifestano le angherie delle quali erano vittime i deboli dell’Italia secentesca. Le istituzioni, certo, non negavano leggi e punizioni per angherie o soprusi commessi, anzi, queste erano parecchie, ma , molto spesso, venivano gestite e amministrate da giudici in modo piuttosto arbitrario; di fatto la giustizia nell’epoca secentesca era uno strumento, in più, al servizio dei potenti che consentiva loro di commettere ingiustizie essendo, spesso, coperti dalla legge e che condannava i più deboli e indifesi a subire. La critica, del Manzoni, a riguardo si fa sentire con piccole sfumature in ogni capitolo. A partire dal primo capitolo, quando l’autore traccia un generale quadro della situazione sotto il dominio straniero, e , tramite l’incontro di don Abbondio con i Bravi, evidenzia la popolazione, per lo più divisa tra oppressi e oppressori, e la condizione nella quale si trovavano i meno pavidi e coraggiosi che, per non essere vittime di tali angherie, erano costrette a raggrupparsi in corporazioni o a rifugiarsi sotto la protezione di una delle due più potenti classi sociali: la Chiesa. Il piccolo clero locale era, tuttavia, impotente di fronte a tale prepotenza e presa di potere da parte dei nobili, ricchi e potenti, e viveva, quindi, in un continuo clima di terrore, spesso costretto ad atteggiamenti di servilismo. La giustizia, all’epoca de I Promessi Sposi, era gestita dai potenti, i signorotti dei paesi che, tramite un considerevole numero di bravi (rifugiatisi sotto la loro protezione dopo aver commesso reati) al loro servizio, commettevano soprusi e angherie ed inoltre, grazie il loro potere, corrompevano altri rappresentanti della giustizia o si facevano amici di altri potenti. I nobili molto spesso pretendevano di sostituirsi alla legge, di far coincidere le loro volontà con essa. La dimostrazione lampante del sistema giudiziario secentesco l’abbiamo nel terzo capitolo, quando Renzo, consigliato da Agnese si reca dall‘avvocato soprannominato Azzeccagarbugli, nella speranza che questo possa perorare la sua causa. L’avvocato inizialmente, quando ancora crede che Renzo sia un bravo, gli espone tutte le strategie giuridiche per risolvere il problema, ma quando infine scopre che egli è la vittima e non il malfattore, e pertanto non un bravo, lo caccia con sgarbate parole. Azzeccagarbugli ha una professionalità distorta, è un servo del potere, un servo dell’amico e protettore don Rodrigo, del quale è solito difendere i Bravi. In mano sua la legge è uno strumento ed è spregiudicato e abile nel manovrarla con artifizi verbali. L’avvocato è, in realtà, una figura piuttosto drammatica perché, attraverso lui, è rappresentata tutta la società corrotta del ‘600. Nel quinto capitolo, invece, viene illustrato un banchetto fra nobili che ha luogo a casa di don Rodrigo, durante il quale vengono discusse, dai convitati (il cugino Attilio, l’avvocato Azzeccagarbugli, il podestà di Lecco e due sconosciuti), le tematiche più svariate. Durante il convito viene affrontata una discussione riguardo se fosse giusto o meno bastonare un portatore di una sfida. Sull’argomento si dimostrano piuttosto contrari il potestà, sfavorevole, e il conte Attilio, favorevole, che proseguono discutendo riguardo le regole della cavalleria. La giustizia viene menzionata un’ultima volta nel sesto capitolo quando fra Cristoforo si reca a casa di don Rodrigo per chiedere un atto di giustizia, che viene prontamente rifiutato dal nobile, troppo orgoglioso, testardo e capriccioso. In questi primi sei capitoli si può ben dedurre il pessimismo giuridico dell’autore e la sua scontentezza, delusione e critica riguardo la giustizia. Manzoni, infatti, non crede che la giustizia possa attuarsi tra gli uomini, mentre egli sogna uno stato di diritto, dove tutti, compresi gli stessi governatori, siano tenuti a rispettare le stesse leggi, una società basata sui principi della rivoluzione francese, dell’illuminismo e sui valori cristiani.

Bibliografia: «I Promessi Sposi» Alessandro Manzoni Fabbri Editori Collana «Il pifferaio magico»

“…. due uomini dai volti minacciosi stavano l'uno dirimpetto all'altro: uno di costoro

a cavalcioni su un basso muricciolo, il compagno in piedi, con le braccia incrociate

sul petto. Avevano entrambi intorno al capo una reticella verde, dalla quale usciva

sulla fronte un enorme ciuffo; due lunghi baffi arricciati in punta; una cintura lucida

di cuoio, e a quella attaccate due pistole; un manico di coltellaccio che spuntava

fuori d'un taschino degli ampi e gonfi calzoni e una grossa spada dal fodero adorno

di lamine d' ottone.

Si capiva subito che questi uomini appartenevano alla specie dei

IL CORAGGIO, UNO, SE NON CE L'HA, MICA SE LO PUÒ DARE!

Fumetti dal sito: http://www.ufottoleprotto.com

SIMILITUDINE ₺Il nostro Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s'era

dunque accorto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione, d'essere, in quella società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiar in compagnia di molti vasi di ferro.₺ Significato: era fragile come la terracotta, di fronte ai prepotenti di quell’epoca.

METAFORA ₺La sua condizione, a quei tempi, era quella di un animale senza artigli e

senza zanne , e che pure non si sentisse l’inclinazione di essere divorato.₺ Significato: non era in grado di potersi difendere ed aveva molta paura.

METAFORA ₺Non era nato con un cuor di leone.₺

Significato: non aveva un cuore come quello di un leone, cioè non era coraggioso.

1) Quale Paese dominava l’Italia nel periodo di Renzo e Lucia (1.600 circa)?

2) Quale Paese dominava l’Italia nel periodo in cui visse Manzoni (1.800 circa)?

3) Chi favoriva la Legge al tempo di Renzo e Lucia?

4) Perché Manzoni dice che don Abbondio non era nato con un “cuor di leone”?

5) Perché don Abbondio era come “un animale senza artigli e senza zanne”?

6) Perché Manzoni lo descrive come “un vaso di terracotta, costretto a viaggiare in compagnia

di molti vasi di ferro”?

Azzeccagarbugli è un avvocato di Lecco. E' un personaggio secondario, ma Manzoni lo descrive con molta cura. Il suo nome Azzecca-garbugli è dovuto dal fatto che Azzecca, significa "indovina", i garbugli, "cose non giuste" . Fisicamente è descritto come un uomo di media età, alto, asciutto, pelato, col naso rosso e una voglia di lampone sul viso, simbolo del vizio del bere. Porta una toga che però funge da veste da camera. Viene chiamato così dal popolo per la sua capacità di sottrarre dai guai, non del tutto onestamente, le persone. Spesso e volentieri aiuta i Bravi, perché, come qualcuno che conosciamo bene nel romanzo, preferisce stare dalla parte del più forte. Apparentemente è un uomo di legge molto erudito, nel suo studio è presente una notevole quantità di libri, che però non usa. Il suo tavolo invece è cosparso di fogli che impressionano gli abitanti del paese, che vi si recano. In realtà non consulta libri da molti anni: conosce solo poche leggi, solo quelle a vantaggio dei potenti. Renzo giunge da lui per chiedere se ci sia una grida (= una legge) secondo la quale si può fare qualcosa relativamente ad un matrimonio impedito, il suo. L'avvocato prima pensa che Renzo sia un Bravo in difficoltà, perché gli aveva portato come pagamento due capponi, animali a quei tempi decisamente costosi per un semplice cittadino. Lo accoglie così nel suo studio con tutti i riguardi, rassicurandolo che qualcosa si può sicuramente fare. Quando Renzo, però, gli dice che il matrimonio è stato impedito da Don Rodrigo e chiarisce che lui è la vittima, l'avvocato lo caccia in malo modo in quanto non vuole avere grane con tale signore, che risulta molto potente.

1) Chi è Azzecca-garbugli? Fai la ricerca lessicale del termine che hai usato per rispondere.

2) Cosa gli chiede Renzo?

3) Perché Azzecca-garbugli inizialmente è disposto ad aiutarlo?

4) Perché poi si rifiuta? A quale altro personaggio del romanzo assomiglia?

5) Nel '600, la Legge chi favoriva?

6) Quale figura di fuorilegge era particolarmente rispettata e temuta? Perché?

7) La toga dell'Azzecca-garbugli funge da “veste da camera”, perché

lavora così tanto per la Legge, che non la toglie mai

applica la Legge a modo suo, quindi la toga da avvocato non ha nessun valore

8) Per Renzo è importante che la Legge venga rispettata, ma a volte la Legge può essere

sbagliata. Secondo voi è importante che le leggi si possano cambiare? Come?

1) Azzecca-garbugli è l’avvocato a cui si rivolge Renzo. L’avvocato è uno che ha studiato le Leggi

per difendere le persone che hanno subito un’ingiustizia o che sono colpevoli.

2) Renzo gli chiede se c’è una grida, per cui un curato non può rifiutarsi di celebrare un

matrimonio.

3) Azzecca-garbugli inizialmente è disposto ad aiutare Renzo, perché lo scambia per un Bravo: i

capponi che porta in dono gli fanno pensare che sia a servizio di qualche potente.

4) L’avvocato, però, poi si rifiuta, perché Renzo gli rivela che è don Rodrigo , un potente

signorotto, ad impedire il suo matrimonio. L’’Azzecca-garbugli assomiglia al personaggio di

don Abbondio : entrambi stanno sempre dalla parte del più forte.

5) Nel '600, la Legge favoriva i potenti signorotti.

6) La figura di fuorilegge particolarmente rispettata e temuta era quella del Bravo, perché a

servizio da potenti signorotti, pertanto dagli stessi difeso.

7) La toga dell'Azzecca-garbugli funge da “veste da camera”, perché

lavora così tanto per la Legge, che non la toglie mai

applica la Legge a modo suo, quindi la toga da avvocato non ha nessun valore

8) Per Renzo è importante che la Legge venga rispettata, ma a volte la Legge può essere

sbagliata. Secondo noi è importante che le leggi si possano cambiare, attraverso la

partecipazione di tutti i cittadini, che attraverso le votazioni eleggono un proprio

rappresentante. Come ad esempio è stato eletto il Sindaco a Fermo.

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Fase 7. Prendere coscienza che non sempre la legge è equa

Strasburgo condanna l’Italia sui respingimenti

01/03/2012 di Redazione

La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l'Italia per i respingimenti verso la Libia. Il caso risale al 6 maggio2009, a 35 miglia a sud di Lampedusa, in acque internazionali, le autorità italiane intercettano una nave con a bordo 200 persone di nazionalità somala ed eritrea. I migranti sono stati trasbordati su imbarcazioni italiane e riaccompagnati a Tripoli contro la loro volontà, senza essere prima identificati, ascoltati né preventivamente informati sulla loro effettiva destinazione. I migranti non hanno avuto alcuna possibilità di presentare richiesta di protezione internazionale in Italia. Di queste 200 persone, 24 (11 somali e 13 eritrei) sono state rintracciate e assistite in Libia dal Cir e hanno incaricato gli avvocati Anton Giulio Lana e Andrea Saccucci dell'Unione forense per la tutela dei diritti umani di presentare ricorso dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo". Una sentenza storica della Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo che condanna l'Italia all'unanimità. E' stato violato l'articolo 3 della Convenzione sui diritti umani, quello sui trattamenti degradanti ela tortura. Ilnostro Paese dovrà versare un risarcimento di 15mila euro più le spese a 22 delle 24 vittime.

Fase 8. acquisire la coscienza critica nei confronti della legge

La legge va rispettata

a condizione che

non sia contro i diritti universali dell’uomo e della dignità

umana.