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Fare Riabilitazione Numero 1 - Anno VI Gennaio - Marzo 2009 Registrazione al Tribunale di Palermo n.10 del 15/04/2004 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 2, DCB PA È stato seguito con grande interesse da più di duecento- cinquanta partecipanti tra fisioterapisti e medici il con- vegno “Progettazione ed organizzazione della riabilita- zione: il “modello Sicilia” che si è svolto a Catania il 9 maggio scorso e che ha esplorato la condizione delle persone con disabilità nell’isola. Il convegno, organizza- to dall’AIFI Sicilia (Associazione Italiana Fisioterapisti), dalla SIFIR (Società Italiana Fisioterapia e Riabilitazione), dalla sede di Catania della Federazione ALICE, da Cittadinanzattiva Sicilia e dal Consorzio Sol.Co di Catania, ha affrontato l’analisi della situazione esi- stente sia evidenziando il punto di vista scientifico più appropriato che indicando il modello organizzativo più efficace ed efficiente per il territorio. Se, come indicano i dati epidemiologici più recenti, in Italia l’ictus cerebrale rappresenta la prima causa di disabilità, la seconda di demenza e la terza di mortalità, in Sicilia solo il 13,8% dei circa ottocentomila abitanti ultrasessantacinquenni ha la possibilità di vivere libero dalle disabilità. Una percentuale che a 75 anni diventa di appena il 7,4%. Dal convegno è emerso che, per affrontare e risolvere questa grave situazione, la riabili- tazione deve inderogabilmente iniziare sin dall’instau- rarsi del danno e proseguire nel tempo, grazie all’atti- vazione di un sistema di servizi esistenti ma ancora non integrati “a rete”, come previsto dagli strumenti legi- slativi esistenti. In Sicilia, infatti, come ha sottolineato il dottor Fiolo, presidente regionale dell’AIFI, esiste la situazione paradossale di stasi organizzativa a fronte di ottime leggi, come il recente “Piano triennale a favore delle persone con disabilità”, con il quale esplicitamen- te “la Regione Siciliana intende garantire una reale e completa attuazione del diritto di cittadinanza delle persone con disabilità” e passare dal sistema assisten- zialistico finora vigente ad un sistema di presa in carico globale attraverso le Unità di Valutazione della Disabilità e ad una reale integrazione socio-sanitaria. Perché ciò avvenga è indispensabile in primo luogo, come ha evidenziato chiaramente l’Assessore regionale alla Sanità, dottor Massimo Russo, proseguire nell’opera di riforma del Sistema Sanitario Regionale anche attra- verso la riconversione di molti posti letto attualmente per acuti in posti letto per la lungo degenza e la riabili- tazione. L’Assessore ha ribadito che, conseguentemen- te, “sarà essenziale una interlocuzione tecnica con tutti gli attori del mondo della disabilità attraverso un con- fronto sostanziato da un reale ascolto e, soprattutto, scelte responsabili”. Essenziale per il raggiungimento degli obiettivi è, quindi, la costruzione di “modelli” che impegnino organismi e realtà diverse, coinvolgendo i cittadini, il terzo settore, le professioni, le istituzioni locali e regionali in una logica di sussidiarietà che ponga al centro la persona “fragile”. Infine, il collegamento in videoconferenza con il Centro di Riabilitazione Villa Beretta di Costa Masnaga (Lecco) diretto da Franco Molteni, ha dato l’opportunità di conoscere l’organizza- zione di questo centro riabilitativo di eccellenza. Il convegno ha, in tal modo, posto le basi per costruire anche in Sicilia progetti riabilitativi di eccellenza. Angelo Ginestra AIFI Sicilia magazine Un Convegno su come progettare e organizzare la riabilitazione in Sicilia

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È stato seguito con grande interesse da più di duecento-cinquanta partecipanti tra fisioterapisti e medici il con-vegno “Progettazione ed organizzazione della riabilita-zione: il “modello Sicilia” che si è svolto a Catania il 9maggio scorso e che ha esplorato la condizione dellepersone con disabilità nell’isola. Il convegno, organizza-to dall’AIFI Sicilia (Associazione Italiana Fisioterapisti),dalla SIFIR (Società Italiana Fisioterapia eRiabilitazione), dalla sede di Catania della FederazioneALICE, da Cittadinanzattiva Sicilia e dal Consorzio Sol.Codi Catania, ha affrontato l’analisi della situazione esi-stente sia evidenziando il punto di vista scientifico piùappropriato che indicando il modello organizzativo piùefficace ed efficiente per il territorio.Se, come indicano i dati epidemiologici più recenti, inItalia l’ictus cerebrale rappresenta la prima causa didisabilità, la seconda di demenza e la terza di mortalità,in Sicilia solo il 13,8% dei circa ottocentomila abitantiultrasessantacinquenni ha la possibilità di vivere liberodalle disabilità. Una percentuale che a 75 anni diventadi appena il 7,4%. Dal convegno è emerso che, peraffrontare e risolvere questa grave situazione, la riabili-tazione deve inderogabilmente iniziare sin dall’instau-rarsi del danno e proseguire nel tempo, grazie all’atti-vazione di un sistema di servizi esistenti ma ancora nonintegrati “a rete”, come previsto dagli strumenti legi-slativi esistenti. In Sicilia, infatti, come ha sottolineatoil dottor Fiolo, presidente regionale dell’AIFI, esiste lasituazione paradossale di stasi organizzativa a fronte diottime leggi, come il recente “Piano triennale a favore

delle persone con disabilità”, con il quale esplicitamen-te “la Regione Siciliana intende garantire una reale ecompleta attuazione del diritto di cittadinanza dellepersone con disabilità” e passare dal sistema assisten-zialistico finora vigente ad un sistema di presa in caricoglobale attraverso le Unità di Valutazione dellaDisabilità e ad una reale integrazione socio-sanitaria.Perché ciò avvenga è indispensabile in primo luogo,come ha evidenziato chiaramente l’Assessore regionalealla Sanità, dottor Massimo Russo, proseguire nell’operadi riforma del Sistema Sanitario Regionale anche attra-verso la riconversione di molti posti letto attualmenteper acuti in posti letto per la lungo degenza e la riabili-tazione. L’Assessore ha ribadito che, conseguentemen-te, “sarà essenziale una interlocuzione tecnica con tuttigli attori del mondo della disabilità attraverso un con-fronto sostanziato da un reale ascolto e, soprattutto,scelte responsabili”. Essenziale per il raggiungimentodegli obiettivi è, quindi, la costruzione di “modelli” cheimpegnino organismi e realtà diverse, coinvolgendo icittadini, il terzo settore, le professioni, le istituzionilocali e regionali in una logica di sussidiarietà che pongaal centro la persona “fragile”. Infine, il collegamento invideoconferenza con il Centro di Riabilitazione VillaBeretta di Costa Masnaga (Lecco) diretto da FrancoMolteni, ha dato l’opportunità di conoscere l’organizza-zione di questo centro riabilitativo di eccellenza.Il convegno ha, in tal modo, posto le basi per costruireanche in Sicilia progetti riabilitativi di eccellenza.

Angelo Ginestra

AIFI Sicilia magazine

Un Convegno su come progettare e organizzare la riabilitazione in Sicilia

Profilo professionale e percorso scientifico nel 3processo riabilitativoOrazio Meli, Rosario Fiolo

Garantire l’integrazione scolastica agli alunni 6con disabilitàSalvatore Crispi

Appropriatezza riabilitativa per le persone con gravi 8disabilitàSalvatore Crispi

Quale percorso riabilitativo per i pazienti oncologici 9in Sicilia?Concetta Migliore

Hospital Risk Manager: in Sicilia, che succede? 11Filippo Cavallaro, Irene Logozzo

Solidarietà ed impegno a difesa dei diritti e della 12professionalità dei colleghiRoberto Ferrara

I Fisioterapisti al XXXI Congresso della Società 13Italiana di Chirurgia Vertebrale G.I.S.Simone Cocchiara

Lettera dei Fisioterapisti Fondazione San RaffaeleGiglio di Cefalù

L’AIFI Sicilia risponde ai Fisioterapisti Fondazione 14San Raffaele Giglio di Cefalù

Nello spazio tempo del web: bentornata 16RiabilitazioneItaliaAnnamaria Venere

DanzaMovimentoTerapia nel Parkinson per 17ri-abitare il corpoMaria Ciraso, L.ia Failla, D. Sanfilippo

Corsi di aggiornamento 21In copertina:MIchelangelo, Vittoria, 1527-1530 ca, particolare. Firenze,Palazzo Vecchio.

Fare RiabilitazioneAIFI S ic i l ia magazine

Trimestrale dell’Associazione ItalianaFisioterapisti - Regione Sicilia

Direttore ResponsabileAngelo Ginestra

RedazioneFilippo Cavallaro, Giuseppe Enea, RosarioFiolo, Carmelo Roccaro, Paolo Fiore

Coordinamento redazionaleDora Cinà

Grafica e impaginazioneDora Cinà, Angelo Ginestra

StampaSeristampa Palermo - Tiratura 5000 copie

AIFI S ic i l iavia Marchese di Villabianca n.120

90143 Palermo - tel. fax 091 303908www.aifisicilia.it [email protected]

PresidenteRosario FioloSegretarioAnnamaria VenereTesoriereGiuseppe EneaUfficio FormazioneOrazio MeliUfficio Giuridico e Rapporti SindacaliRoberto FerraraUfficio Liberi ProfessionistiCarmelo RoccaroUfficio Comunicazione e Relazioni EsterneAngelo Ginestra

Sezioni Provinciali

Agrigento Giovanni NigroCaltanissetta Salvatore LongoCatania Giovanni LarcanMessina Giuseppe PaladinaPalermo Angelo GinestraRagusa Simone CocchiaraSiracusa Paolo FioreTrapani Laura Genco

Per iscriversi all’A.I.FI. Regione SiciliaEffettuare il pagamento della quota associativa di € 100.00 (sociordinari) o di € 26.00 (quota associativa studenti):- sul c/c bancario n.540/9 presso il Credito Emiliano di Palermo,sede p.zza De Gasperi n.25/A ABI 3032 - CAB 4601, oppure- sul c/c postale n.39785092,intestato ad A.I.FI. Regione SiciliaVia M.se di Villabianca n.120 90143 Palermo,specificando la causale del versamento.Utilizzare il modulo d’iscrizione scaricandolo dal sitowww.aifisicilia.it, compilarlo, in doppia copia, in tutte le sue parti.Spedire entrambe le copie corredate di:1.fotocopia del versamento;2. fotocopia autocertificata del titolo conseguito(per gli studenti certificato di frequenza);3.fotocopia della P.IVA (solo per i liberi professionisti).

Col laborazioni

Chiunque può collaborare facendo pervenirealla redazione, presso la sede dell’AIFI, oall’indirizzo [email protected] arti-coli a carattere scientifico, culturale, sociale,sindacale e politico, di interesse riabilitativo,eventualmente provvisti di foto, disegni etabelle, purchè inediti. Tali articoli, esclusiva-mente in file, dovranno avere le seguenticaratteristiche: word, times new roman, corpo12, minimo 1900 - massimo 6500 battute.La responsabilità di tutti gli articoli pubblicatiè degli autori firmatari. La redazione valuta edecide liberamente la pubblicazione se inlinea con le proprie scelte. L’eventuale pubbli-cazione è a titolo completamente gratuito.

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Profilo professionale e percorsoscientifico nel processo riabilitativoProfessional profile and scientific pathin rehabilitative processdi Orazio Meli*, Rosario Fiolo**

ABSTRACT: During the years the shape of the physiotherapist has evolved through deep modifications that have regardedthe basic formation, the competences, the role and the juridical state. These changes have been progressively affirmedby legislative measures. Between these, fundamental is the D.L. n. 741 of the 14/09/1994, which provides who is the phy-siotherapist and its professional profile. This D.L. establishes that the physiotherapist must appropriately plan and defi-ne a personalized rehabilitative program. This will be the instrument that will let the individuation first and the overco-ming of the need of help of the disabled person. In a organized rehabilitative process is necessary the Rehabilitative CaseHistory, the instrument where to collect and to elaborate the patient’s data.

Key words: professional profile - rehabilitative process - rehabilitative case history

Parole chiave: profilo profesionale - processo riabilitativo - cartella riabilitativa

Lo scorso 09 maggio si è svolto a Catania il conve-gno dal titolo “Disabilità a Catania. Progettazioneed organizzazione della riabilitazione. Il modello

Sicilia”. Mentre la prima sessione poneva l’attenzionesulla disabilità in quanto “problema”, la seconda,affrontando il tema della organizzazione della riabilita-zione tra aspetti scientifici ed organizzativi, si è occu-pata di descrivere il ruolo del laureato in fisioterapianell’ambito della formazione e nelle aziende sanitarie.In questo contesto un aspetto specifico ha riguardato ladescrizione del ruolo del fisioterapista nella gestionedel processo riabilitativo, sottolineando quanto l’a-spetto scientifico del proprio agire sia inevitabile con-seguenza di quanto descritto dal profilo professionale.Nel corso degli anni la figura del fisioterapista ha subi-to profonde modificazioni circa la sua formazione dibase, le sue competenze, il suo ruolo e quindi anche ilsuo stato giuridico. Tali cambiamenti sono stati pro-gressivamente scanditi da provvedimenti normativi chenel tempo hanno modificato, appunto, il ruolo del fisio-terapista. Una tappa normativa fondamentale e deter-minante il cambiamento è costituita dal D. L. del14/09/1994 n.741 che individua la figura delFisioterapista ed il relativo profilo professionale.Vale la pena soffermarsi su alcuni punti descrittivi delprofilo professionale, fortemente caratterizzanti ladefinizione delle competenze, degli atti professionalie quindi del ruolo del fisioterapista. L’art. 1 c. 2 p. 1testualmente richiamato, così recita: “… elabora,anche in equipe multidisciplinare, la definizione delprogramma riabilitativo volto alla definizione ed alsuperamento del bisogno di salute del disabile; …”. Laprima frase chiave del precedente enunciato è “elabo-ra (…) la definizione del programma riabilitativo”. Sidefinisce in modo inequivocabile che il fisioterapista,nel corso della esecuzione dei propri atti professiona-li, deve giungere, attraverso un appropriato percorsodi pianificazione, alla definizione di un programma ria-bilitativo personalizzato, che diviene il mezzo con ilquale sarà possibile individuare prima e superare dopoil bisogno di salute del disabile. Risulta di tutta evi-

denza, però, che sarà possibile giungere alla pianifica-zione del programma riabilitativo solamente se sipassa attraverso una serie di procedimenti speculativivalutativi e diagnostici specifici, indispensabili adidentificare le eventuali “disfunzioni” e generare quin-di un profilo di funzionamento del disabile. Ciò signifi-ca che propedeutico alla definizione del programma diriabilitazione deve essere un accurato ed attentoragionamento clinico/riabilitativo. Capire, prima difare! Altro punto fondamentale è quello contenutoall’art. 1 c. 2 p. 4: “verifica le rispondenze della meto-dologia riabilitativa attuata agli obiettivi di recuperofunzionale.” Si conferma, come descritto precedente-mente, che per porre in essere i procedimenti che con-ducono alla definizione del programma riabilitativo ènecessario fare riferimento ad un percorso predeter-minato di regole che consenta di acquisire “conoscen-za”; adottare quindi un “metodo”. Per metodo siintende una serie di procedimenti messi in atto perottenere uno scopo o raggiungere determinati risulta-ti. Il profilo professionale denomina tale metodo“metodologia riabilitativa”. Altro aspetto metodologi-camente correlato al programma riabilitativo riguardal’identificazione, all’interno del medesimo program-ma, degli obiettivi di recupero funzionale. Deve esse-re, quindi, esplicitato cosa si intende raggiungereadottando lo specifico programma riabilitativo, manon basta, devono essere poste le opportune verifiche,atte a documentare il raggiungimento o meno degliobiettivi precedentemente fissati nel corso della pia-nificazione iniziale.Poste tali premesse appare inequivocabile che, perdisposizione normativa, costituisce specifico dovereprofessionale del fisioterapista l’adozione della meto-dologia riabilitativa quale strumento di gestione delprocesso riabilitativo. Tale dettato di legge, però,definisce non solo un percorso di tipo amministrativosul “cosa fare”, volto alla definizione del correttocomportamento professionale del fisioterapista e quin-di sotto il profilo medico-legale, ma identifica in modochiaro ed inequivocabile un percorso speculativo di

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tipo scientifico sul “come fare”, finalizzato alla acqui-sizione di conoscenza. Sotto questo profilo, quindi, ilricorso alla metodologia riabilitativa fornisce al pro-cesso riabilitativo caratteristiche di riproducibilità everificabilità che lo rendono, appunto, scientifico. Ilprogresso scientifico della medicina si determina ini-ziando dalla verifica scientifica di una determinatametodica terapeutica e utilizzandola poi, in caso diefficacia dimostrata, in ambito assistenziale. Il pro-gresso della riabilitazione, invece, scienza relativa-mente giovane, nel corso degli anni è stato determina-to dalla cosiddetta “esperienza sul campo”, passandoprima dalla applicazione in ambito assistenziale e suc-cessivamente, nel caso di dimostrazione di risultati,alla divulgazione scientifica. Oggi i concetti collegatialla “Clinical Governance” ci impongono di raggiunge-re, mantenere e se possibile migliorare standardriguardanti appropriatezza, efficacia, sicurezza, effi-cienza, ecc… Si impone, pertanto, la necessità cheanche in ambito riabilitativo l’agire quotidiano possie-da criteri di scientificità. È inevitabile che le osserva-zioni effettuate sui pazienti disabili rispondano a cri-teri oggettivi di verifica sia del prodotto e in questocaso è opportuno fare ricorso alla pratica basata sulleprove di efficacia (EBP), ma anche del processo al finedi verificare, durante le differenti fasi del processoriabilitativo, dove si annidano le criticità e per gestireil processo riabilitativo, come già detto, è appropriatoavere come riferimento la metodologia riabilitativa. Ilfisioterapista ha come specifico campo di competenzal’area della disabilità e volge la sua attenzione allaidentificazione del bisogno riabilitativo. Con il terminedisabilità si identifica un concetto di alterazione delleabilità considerate normali. Per effetto di un dannostrutturale o funzionale si determina un “malfunziona-mento” che si evidenzia quale disorganizzazione delsistema che provoca, a sua volta, una alterazione difunzione. È fondamentale, quindi, pervenire alla cor-retta identificazione del danno e del correlato bisognoriabilitativo attraverso un processo “speculativo diindagine” finalizzato alla acquisizione di conoscenza,gestito e guidato da una specifica metodologia (riabili-tativa) di osservazione e di valutazione. Nel corsodella osservazione bisogna procedere alla acquisizionedi tutte le informazioni ritenute rilevanti e successiva-mente, in relazione alle proprie competenze, cono-scenze ed esperienza, interpretarle per comprenderequale sia il funzionamento attuale del paziente disabi-le e quali le possibilità di evoluzione spontanea e lecapacità di recupero. Bisogna essere in grado, cioè, diprevedere una prognosi, aspetto delicato e critico delprocesso riabilitativo. Quanti di noi saremmo in gradodi fornire una risposta sufficientemente precisa ad unpaziente che ci chiede: “Quante sedute devo fare perrisolvere il mio problema?”. Si deve, quindi, procede-re attraverso l’interpretazione dei segni, quando essistessi divengono segnali, in relazione al “danno osser-vabile”; vanno analizzate le attività svolte dal disabi-le, ma soprattutto le loro limitazioni, ponendo l’atten-zione alla sua capacità di partecipazione e quindi allaqualità dell’ interazione che egli ha con l’ambiente.Tale osservazione va rivolta alle diverse aree funziona-li direttamente coinvolte o comunque in relazione conle attività motorie: posturale-motoria, relazionale-cognitiva, comunicazione, sensoriale-percettiva, ecc…

Tutto ciò consente di raccogliere dati, come già detto,che se rilevanti devono essere considerati quali ele-menti predittivi e ad essi, quando possibile, bisogneràattribuire un valore per oggettivare l’osservazione. Ègrazie alla raccolta ed alla analisi degli elementi pre-dittivi che si può procedere alla formulazione di ipote-si finalizzate al recupero delle funzioni perse. Ma cosasi intende per recupero delle funzioni perse? Ci si rife-risce alle modificazioni che, attraverso l’applicazionedell’ipotesi formulata, ci si attende di osservare sulsistema funzionale in disfunzione e quindi l’eliminazio-ne o riduzione della alterazione di funzione. Facendoquindi ricorso alla descritta metodologia che assume ilruolo di guida nella gestione del processo riabilitativo,è possibile ricomporre il percorso della valutazionefunzionale. Il primo momento è costituito dalla raccol-ta delle informazioni ritenute utili. Successivamente siprocede alla analisi ed interpretazione dei dati raccol-ti al fine di identificare i problemi di interesse e quin-di “riabilitativi”. Una volta identificati i problemi ria-bilitativi si elabora una “ipotesi” di trattamento attra-verso cui rendere possibile il “… superamento del biso-gno di salute del disabile …”, si procede quindi allaelaborazione e pianificazione del “programma riabili-tativo” (PR) richiamato dal profilo professionale. Il PRdovrà contenere la descrizione delle modalità e deitempi di esecuzione degli interventi proposti, nonchéla descrizione degli esercizi che, in tale contesto,assumono il ruolo di mezzo di verifica dell’ipotesi.Nella definizione del programma, per coerenza meto-dologica, diviene necessario individuare gli obiettivi direcupero funzionale (vedi profilo professionale), anti-cipare, cioè, le modificazioni che ci si attende diosservare grazie alla applicazione del PR.Evidentemente gli obiettivi individuati, devono preve-dere, per ciascuno di essi, la relativa verifica, volta astabilire se e quanto ci si distanzia dalla ipotesi prece-dentemente formulata. In questo modo si potrà otte-nere, nel tempo, un miglioramento delle capacità pro-gnostico dopo avere effettuato la valutazione funzio-nale. Grazie alla valutazione funzionale si definisce,così, un “profilo di funzionamento”, si identificano ipunti di criticità e si generano le ipotesi di soluzione.A titolo esemplificativo, immaginiamo che un pazienteriferisca lombalgia durante la guida dell’auto, cha allavalutazione abbia fatto rilevare una limitazione al

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“bending” anteriore con una riduzione della flessionecoxo-femorale di circa 45° (se consideriamo la norma-lità 90°), che il test di tensione dei muscoli ischioti-biali sia positivo e che abbia provocato la comparsadella sintomatologia dolorosa lombare con un valore“8” riferito alla scala del dolore (VAS). Sulla base deiprecedenti dati descritti, si potrà formulare una ipote-si secondo la quale potrebbe essere utile far eseguireal paziente un esercizio in flessione anteriore, con l’o-biettivo di allungare i muscoli ischiotibiali.Nella descrizione delle modificazioni che ci si attendedalla esecuzione di tale esercizio, si potrà prognosti-care che, al momento definito della verifica, il pazien-te farà registrare: miglioramento al “bending” ante-riore con aumento della flessione coxo-femorale(magari indicando i gradi di miglioramento ipotizzati),che sia negativo per il dolore il test di tensione deimuscoli ischiotibiali o che si sia abbassato il valore “8”della VAS, e che non riferirà dolore lombare durante laguida dell’auto. Per valutare e verificare il raggiungi-

mento o meno degli obiettivi di recupero funzionaledefiniti dal PR, evidentemente, si farà ricorso allestesse “performance” di controllo utilizzate durante lavalutazione funzionale iniziale (nel nostro esempio:test del “bending” anteriore con misurazione dell’an-golo coso-femorale, test di tensione dei muscoli ischio-tibiali e misurazione del dolore con la VAS, report sog-gettivo del paziente circa la sintomatologia dolorosadurante la guida dell’auto misurandola con la VAS,ecc…), in modo da porre un confronto tra l’esito dellaverifica e il risultato atteso.L’oggettivazione della osservazione effettuata attra-verso la “performance” di controllo (per esempio iltest muscolare) facendo ricorso a sistemi di misurazio-ne (nel nostro caso il goniometro e la VAS) renderà larilevazione certa e quindi confrontabile tra le diverserilevazioni nel tempo; si trasformerà, cioè, la rileva-zione da qualitativa in quantitativa. Bisognerà, quindi,porre in collegamento la verifica con il “problema”che nel nostro esempio potrebbe essere ricondotto allaretrazione muscolo tendinea degli ischiotibiali. Laretrazione muscolo tendinea degli ischiotibiali rappre-senterà nel nostro esempio l’alterazione strutturaleche provoca l’alterazione della funzione (stare sedutoin auto).L’obiettivo generale del trattamento deve essere,

quindi, quello di modificare il funzionamento del“sistema” male organizzato (in disfunzione) e di inter-venire sul meccanismo patologico sfruttando il mecca-

nismo d’azione dell’esercizio. Nel nostro esempio ilmeccanismo patologico può essere individuato nell’au-mento del tono muscolare (a causa della contratturaantalgica dei muscoli ischiotibiali) e dalla retrazionemuscolo tendinea dei muscoli ischiotibiali. Al meccani-smo patologico ipertonia si contrapporrà il meccani-smo d’azione dell’esercizio in allungamento eccentricoal fine di evocare il riflesso miotatico inverso, al mec-canismo patologico retrazione muscolo tendinea sicontrapporrà il meccanismo d’azione della trazione inallungamento al fine di aumentare la estensibilità eflessibilità dei muscoli ischiotibiali. Il percorso meto-dologico così condotto consente la validazione del pro-cesso e di colmare il debito di conoscenza; si prefigu-ra quindi come un percorso scientifico, caratterizzatoda rigore metodologico, tendente alla qualità.Per condurre in modo organizzato il processo riabilita-tivo, però, è necessario individuare nella cartella ria-bilitativa lo strumento per raccogliere ed elaborare idati raccolti. Essa diviene lo strumento della metodo-logia riabilitativa che consente di gestire il “cosa fare”collegato all’aspetto professionale, ma anche il “comefare” collegato all’aspetto scientifico.La cartella riabilitativa, quale strumento di raccoltadei dati, deve essere identificabile come:- documento clinico che descrive l’aspetto sanitario;- strumento di lavoro che soddisfa l’aspetto medico-legale;- strumento didattico, poiché frammenta il processoriabilitativo ed esplicita il ragionamento che sta allabase dell’evento decisionale;- elemento utile alla ricerca, se adeguatamente orga-nizzato eventualmente anche dal punto di vista infor-mativo ed informatico;ed inoltre deve:- permettere la descrizione degli atti riabilitativi;- essere strumento di pianificazione;- esprimere, appunto, il ragionamento riabilitativo;- sistematizzare i dati raccolti;pertanto deve consentire di colmare il debito di cono-scenza in ambito riabilitativo e rendere, così, scienti-fico il processo riabilitativo.

* Presidente AssociazioneI taliana Rieducazione Posturale Globale

** Presidente AIFI Regione Sicilia

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Garantire l’integrazione scolasticaagli alunni con disabilitàWarrant the scolastic integration to thestudents with disabilitydi Salvatore Crispi*

ABSTRACT: As regards the scholastic integration of the students with disability, since the 70’es an innovatory lawreform put Italy in the forefront in Europe and probably in the World. In this way it has been realized for all thestudents with disability, included those with intellective and relational disability, the right and the possibility toattend the normal schools and not those special schools in which till then they had been confined. But now theright to integration of the students with disability seems brought up for discussion by the last financial laws thatreduce the scolastic personnel including the specialized teacher’s, unify classrooms and even close some schools.Key words: scolastic integration - students with disabilityParole chiave: integrazione scolastica - alunni con disabilità

Sin dal 1971 in uno specifico articolo della legge 118e, successivamente, nel 1977, con una normativa diriforma per la scuola l’Italia, rispetto ad altre nazio-

ni europee e, probabilmente, del mondo, si è posta all’a-vanguardia per quanto riguarda l’integrazione scolasticadegli alunni con disabilità; prevedendo per essi la possibi-lità ed anzi il diritto di frequentare le classi “normali”,eliminando quelle speciali, in cui, fino a quegli anni,erano stati confinati. Il processo innescato, che nel corsodegli anni è stato confermato anche con sentenze dellaCorte Costituzionale, che ha sancito questo diritto pertutti gli alunni con disabilità, compresi quelli intellettivi erelazionali, si è via via consolidato, tanto è vero che, adogni anno scolastico, gli iscritti nelle scuole di ogni ordi-ne e grado, aumentano in maniera significativa. Questo èstato favorito, oltre che dalla legislazione, che si è svi-luppata sempre di più in maniera organica e globale, pre-vedendo, anche, le pari opportunità, dal fatto che èaumentata la consapevolezza nelle persone con disabilitàe nei loro familiari dei loro diritti e delle loro potenzialitànell’intraprendere dei percorsi uguali agli altri, che pos-sano portare all’apprendimento ed all’acquisizione dicognizioni e di saperi, che aprono la strada per un inseri-mento nel mondo della formazione professionale ed aduna reale integrazione lavorativa e sociale. Le norme chesi sono succedute a partire dalla legge-quadro sull’assi-stenza degli handicappati nel 1992, non hanno fatto altroche ribadire il diritto all’integrazione delle persone condisabilità, appoggiandosi a un sistema interistituzionale.Per l’integrazione scolastica è stata prevista la figura del-l’insegnante di sostegno o docente specializzato, che ha ilcompito di sostenere l’alunno con disabilità, l’intera clas-se ed il docente curriculare in questo processo certamen-te non facile, che deve portare lo stesso alunno con disa-bilità ad avere, come gli altri, le opportunità di crescita.I docenti specializzati vengono assegnati sulla base di bendeterminati criteri, che prevedono, tra l’altro, la conces-sione di “deroghe” e cioè l’assegnazione agli alunni condisabilità, con particolare gravità, di docenti specializza-ti col massimo delle ore. Il diritto all’integrazione, sanci-to da normative mai abrogate, consolidato nel corso degli

anni e radicato nella consapevolezza delle persone e delleistituzioni sembra ora messo in discussione dalle ultimeleggi finanziarie, assunte dal Governo Nazionale nel 2008.Questi ultimi provvedimenti, infatti, riducono in manieraesponenziale il personale scolastico, accorpando classi edaddirittura cancellando Istituti scolastici; questa situazio-ne colpisce, soprattutto, gli alunni con disabilità, poiché,di conseguenza, viene ridotta la possibilità di impiego deidocenti specializzati, anzi, addirittura, agli UfficiScolastici Regionali è stata sottratta la possibilità di con-cedere deroghe. La situazione, ovviamente, si riflette inmaniera negativa sull’intero processo di integrazione;infatti, se già vengono elusi i parametri, che prevedonoche una classe deve essere formata da un massimo di20 allievi “normodotati” in presenza di 2 disabili e seviene meno la presenza dei docenti specializzati per tuttele ore necessarie, quando ci sono alunni con disabilità diparticolare gravità, tutto il sistema viene messo in discus-sione e rischia di crollare miseramente. Scelte politichesbagliate, aggravate, soprattutto in questi ultimi anni,dalle risorse economiche sempre meno sufficienti, ed unamancata programmazione organica e globale hanno por-tato a questa difficile situazione, che si aggraverà, inevi-tabilmente, con l’avvento del prossimo anno scolastico,se non si riuscirà ad invertire questa tendenza. In Siciliaquesta tendenza, che colpisce l’Istituzione scolastica conuna forte riduzione di personale, è avvertita in manieramolto più grave rispetto alle altre Regioni, poiché la scuo-la, che in generale è uno dei pilastri fondamentali dellanostra società, per le persone con disabilità, è considera-ta come uno strumento ed un veicolo di crescita per riaf-fermare il loro diritto ad integrarsi in tutti gli ambiti lavo-rativi e sociali della nostra società. La mancanza di servi-zi primari sul territorio ha configurato la scuola come unaistituzione “parcheggio” o rifugio per sopperire alla nonrealizzazione di servizi di sostegno da parte delle altreIstituzioni. Per l’anno scolastico in corso la contrazione didocenti curriculari e specializzati ha determinato dellesituazioni paradossali in quanto le medie ed i parametriche si sono assunti, anche per necessità, non corrispondo-no, spesso, alle realtà territoriali; perciò si è registrata, a

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volte, l’assenza di docenti specializzati in presenza dialunni con disabilità, spesso gravi, o a classi numerose, incui sono inseriti più di due alunni con disabilità. Secondostime approssimative per difetto nell’anno scolastico 2009- 2010 gli alunni con disabilità iscritti nelle scuole di ogniordine e grado in Sicilia aumenteranno di circa 700 unitàin presenza, di contro, di una ulteriore riduzione rispettoall’anno scolastico in corso, di oltre 120 docenti specia-lizzati. È fondamentale a questo punto un interventodiretto della Regione Siciliana non solo per prospettare alGoverno nazionale questa situazione, assumendo unachiara presa di posizione politica-istituzionale, per chie-dere che vengano riviste queste posizioni, ma anche per-ché la stessa Regione, con proprie risorse, provenienti,anche, dal Fondo Sociale Europeo, è in grado attenuare,o eliminare, le difficoltà, che deriveranno dall’ulterioreriduzione del personale della scuola e, in particolare,degli stessi docenti specializzati. La situazione descrittaviene ulteriormente aggravata nella nostra Regione dallascarsa capacità, da parte degli Enti Locali, a cui si uniscela sempre minore possibilità di avere risorse economichesufficienti, di erogare servizi di supporto alla scuola, pre-visti dalla legislazione vigente, l’assenza dell’assistenzadi base igienico-personale, che nel prossimo futurodovrà essere gestita anche dai collaboratori scolastici,si ripercuote in maniera negativa sul processo di inte-grazione; in questo senso anche la mancanza di assisten-za specialistica, formata da figure professionali, prove-nienti essenzialmente dalle facoltà di scienza della comu-nicazione delle Università degli Studi che dovrebbero eli-minare o attenuare le difficoltà dell’alunno con difficoltànel percorso didattico, con la classe e con i docenti curri-culari e specializzati, si fa sentire pesantemente, condi-zionando lo stesso processo di integrazione.Anche il servi-zio di trasporto dovrebbe essere erogato in maniera pun-tuale e precisa dai Comuni per quanto riguarda la fasciadella scuola dell’obbligo e dalle Province per quantoriguarda le scuole medie superiori. A questi aspetti biso-gna aggiungere che gli Enti Locali devono provvedere adeliminare, con estrema attenzione, da tutti gli Istitutiscolastici le barriere architettoniche e della comunicazio-ne. In questa situazione un grosso contributo per elimina-re le difficoltà esistenti lo potrebbero dare le Istituzioni,che si occupano dell’ambito sanitario ed in particolarmodo le Aziende UUSSLL, che dovrebbero, con puntualitàe precisione, individuare l’alunno con disabilità da inseri-re nel circuito scolastico. In questo senso un Decretodell’Assessore per la Sanità della Regione Siciliana delfebbraio 2007 offre delle indicazioni, che magari non sonoesaustive, che, tuttavia, se fossero eseguite alla lettera,potrebbero essere dei punti di riferimento certi ed incon-trovertibili anche per il mondo scolastico. Compito delleAziende UUSSLL è, anche, quello di seguire l’alunno condisabilità nel suo percorso scolastico, fornendo al perso-nale delle scuole utili indicazioni per un proficuo appren-dimento e per una sicura integrazione scolastica dellostesso alunno con difficoltà; in questo senso le AziendeUUSSLL, con il proprio personale e con i propri servizi spe-cifici, dovrebbero partecipare con maggiore frequenza edassiduità, rispetto a quello che avviene attualmente, aiGruppi misti, che si formano nei vari Istituti scolastici,che prevedono, anche, la partecipazione degli altri EntiLocali, competenti sul territorio. Ovviamente questi com-piti devono avere degli indirizzi univoci ed omogenei, chedeve dare, anche con aggiornamenti periodici,

l’Assessorato Regionale di riferimento. Gli indirizzi e laprogrammazione generale e specifica sull’area della disa-bilità devono essere, dunque, seguite ed attuate nellamaniera più precisa e puntuale possibili, poiché è un pro-cesso interistituzionale che deve essere applicato. Unodegli strumenti più validi, in questo senso, oltre allaLegge 104/1992 è, indubbiamente, il Piano Triennale afavore delle persone con disabilità della Regione Siciliana,che nello specifico, per la scuola, prevede non solo l’isti-tuzione di un Tavolo di confronto e di monitoraggio per-manente, ma anche il potenziamento dei 57 CentriTerritoriali di risorse sull’handicap (C.T.R.H.) sparsi inSicilia, proprio come primi punti di riferimento territoria-li sia per l’acquisto e la distribuzione di specifici ausili,utili all’integrazione, sia, soprattutto, per offrire al per-sonale scolastico una formazione ed un confronto conti-nuo sul problema; infatti nei comitati scientifici dei CTRHsiedono rappresentanti delle Istituzioni scolastiche localisanitarie ed anche le Associazioni delle persone con disa-bilità. Soprattutto, però, il Piano Triennale prevede lacostituzione di Unità Operative Territoriali in grado di“prendere in carico”, in linea anche con l’articolo 14della legge 328/2000, la persona con disabilità per for-mulare, attraverso un percorso integrato, un Piano indivi-dualizzato; questo percorso è, indubbiamente, essenzia-le, anche, per l’integrazione scolastica. Nell’ambito sco-lastico, perciò, sono indispensabili le programmazioni egli indirizzi, che devono scaturire da un lavoro di retemultidisciplinare ed interistituzionale. Per fare il puntosulla situazione scolastica in Sicilia, che potrebbe aggra-varsi nei prossimi anni se non c’è la capacità di compren-dere che sarebbe insopportabile penalizzare ulteriormen-te la scuola e gli alunni, che la frequentano,l’Associazione Nazionale Famiglie Disabili Intellettivi eRelazionali (ANFFAS)-Regione Sicilia, il Coordinamento Hfra le Associazioni che tutelano i diritti delle persone condisabilità nella Regione Siciliana - Onlus, il SindacatoFamiglie Italiane Diversamente Abili (SFIDA) e laFederazione Lavoratori della Conoscenza della CGIL -Regione Sicilia, hanno organizzato il Convegno dal titolo:“Integrazione scolastica in Sicilia: dalla denuncia alla pro-posta”. Il convegno, che ha registrato la presenza di unpubblico numeroso ed attento, è stato un momento diriflessione puntuale e preciso, con tutti i relatori, a parti-re dal Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale dellaSicilia, dal Coordinatore dell’area della disabilità dellostesso Ufficio, dall’Assessore e dal Dirigente alla PubblicaIstruzione della Provincia Regionale di Palermo,dall’Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune diPalermo, del Responsabile nazionale dell’ufficio disabilidella CGIL che hanno stigmatizzato con dati alla mano laforte riduzione dei docenti curriculari e specializzati, mahanno anche evidenziato come la gravità della stessasituazione potrebbe essere attenuata od eliminata trami-te un lavoro di rete tra le Istituzioni e con le Associazionidella persone con disabilità. La discussione è stata impo-stata, anche, sui contenuti del documento, che gli orga-nizzatori hanno distribuito ai partecipanti ed ai relatorinel corso della giornata, che si è conclusa con l’impegnodi rivedersi attorno ad un tavolo istituzionale per conti-nuare il confronto alla ricerca di valide e condivise solu-zioni, che non annullino il processo di integrazione scola-stica degli alunni con disabilità, iniziato molti anni fa. Nelfrattempo, però, occorre stimolare gli organismi esisten-ti, come il C.T.R.H., i Gruppi di Lavoro Interistituzionali

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Provinciali (G.L.I.P.) degli Uffici Scolastici Provinciali, asvolgere i propri compiti con maggiore impegno e convin-zione, anche con un’opera di coinvolgimento delleIstituzioni presenti sul territorio. In questo senso ilDipartimento alla Pubblica Istruzione dell’Assessorato aiBeni Culturali e Ambientali ed alla Pubblica Istruzionedella Regione Siciliana, sulla spinta degli organizzatori delConvegno, ha già attivato un Tavolo di confronto sulle pro-blematiche degli alunni con disabilità, che per il momen-to è uno strumento solo informale, che ha già svolto, tut-tavia, due riunioni prima dello stesso Convegno, ma che alpiù presto sarà formalizzato e diventerà un volano, affin-ché la Regione Siciliana con le sue Istituzioni Locali,l’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia le Associazionidelle persone con disabilità possano garantire e tutelare i

diritti degli stessi alunni con disabilità ad un percorso sco-lastico per l’autonomia e per l’integrazione sociale a tuttii livelli. Del resto l’intesa Stato-Regione del 20 marzo2008 garantisce questi percorsi, stimolando in questosenso tutte le Istituzioni, che ora dovrebbero agire anco-ra di più con una metodologia più pressante e moderna,considerato che lo Stato ed il Parlamento Nazionale hannorecepito, finalmente nelle scorse settimane, con una spe-cifica legge, la Convenzione internazionale per i dirittidelle persone con disabilità, che prevede, appunto, l’in-violabilità dei diritti e le pari opportunità delle persone,in qualunque condizione si trovino.

* Responsabile del Coordinamento H le Associazioni che tutelano i dirittidelle persone con disabilità nella Regione Siciliana - Onlus

Appropriatezza riabilitativa per le persone con gravi disabilità

Nell’ambito della riabilitazione per le persone con disabilità la Regione Siciliana ha annualmente un gros-so impegno finanziario. A questo si aggiungono le somme, altrettanto esponenziali, che la stessa Regioneimpegna per le strutture di fisiokinesiterapia in convenzionamento esterno in cui possono essere trattateanche persone con disabilità minimale o transitoria. Di fatto, però, questo non avviene sempre, poiché lepersone con disabilità gravi ed importanti spesso non possono accedere per mancanza di disponibilità diposto nelle strutture accreditate ai sensi dell’articolo 26 della legge nazionale 833/1978, della legge nazio-nale 104/1992 e della legge della Regione Siciliana 16/1986, per cui esse sono costrette, pur avendo l’ac-certamento dell’handicap, ai sensi dell’articolo 3 della stessa legge 104/1992, a ricorrere alle strutture inconvenzionamento esterno, che le accolgono dietro la presentazione di una ricetta medica autorizzatadall’Azienda USL competente per territorio; questo avviene, perché i moduli con cui agiscono le struttureaccreditate per la riabilitazione delle persone con disabilità sono insufficienti ed hanno liste di attesa con-siderevoli. Tutto questo in contrasto non solo con il Decreto dell’Assessore per la Sanità n. 890/2002, maanche con le linee-guida sulle attività di riabilitazione, emanate dal Ministero della Sanità nel 1998. Perriequilibrare e contenere le somme enormi sborsate annualmente dalla Regione nell’ambito del Piano dirientro sono stati posti dei limiti al budget sia delle strutture accreditate sia di quelle in convenzionamen-to esterno. Questo ha provocato gravi disagi che hanno suscitato animati dibattiti e contrapposizioni. Perle persone con disabilità vi è stato, invece, un disagio reale molto forte, poiché per l’insufficienza deimoduli dei Centri accreditati, sono costrette a rivolgersi alle strutture in convenzionamento esterno che,vedendosi ridurre il budget, hanno cominciato a non accogliere più le persone con disabilità complessa, alicenziare il proprio personale o a chiedere agli stessi utenti, che hanno bisogno di continuità terapeutica,un contributo integrativo. La situazione, scarsamente sopportabile, è stata risolta, temporaneamente,dall’Assessore per la Sanità che ha autorizzato, con una integrazione del budget stabilito, le strutture inconvenzionamento esterno a continuare a fare sedute di terapia alle persone con disabilità grave; ma que-sto provvedimento, valido solo per il territorio di competenza dell’Azienda USL 6 di Palermo, aveva un limi-te temporale di qualche mese per cui la situazione è ritornata come prima.Si potrebbe risolvere definitivamente la questione trasferendo una parte delle somme destinate al conven-zionamento esterno per incrementare il numero dei moduli con cui operano i Centri accreditati; in questomodo l’appropriatezza dell’assistenza riabilitativa per le persone con disabilità, soprattutto quelle con par-ticolare gravità, sarebbe garantita e si eviterebbero molte incertezze e tentazioni, più o meno esplicite, diequiparare il convenzionamento esterno con gli stessi centri accreditati; infatti questi ultimi svolgono deiservizi completamente diversi, che guardano alla complessità della riabilitazione specifica per la disabilitàgrave ed importante. Queste soluzioni sono state prospettate più volte dal settembre 2008 fino a questigiorni all’Assessore per la Sanità, al quale il Coordinamento H fra le Associazioni che tutelano i diritti dellepersone con disabilità nella Regione Siciliana - Onlus - con tre note successive, ha chiesto, anche, degliincontri urgenti proprio per approfondire la questione e per evidenziare che la stessa questione riguardadelle persone, che potrebbero vedere aggravata la propria disabilità, se la stessa riabilitazione non vieneeffettuata in modo appropriato, adeguato e con continuità, che assicuri, anche, la qualità degli interventi.Del resto, nello specifico, i moduli operativi previsti e codificati nel Piano triennale a favore delle personecon disabilità della Regione Siciliana, vanno nella direzione indicata. È auspicabile, quindi, che la Regionee in particolare in questo caso l’Assessore per la Sanità esamini la possibilità di intervenire nello specificoin breve tempo, ascoltando anche le indicazioni di coloro, che vedono nella programmazione organica eglobale gli strumenti principali ed indispensabili per razionalizzare i servizi e gli interventi e quindi, anchela spesa e migliorare la qualità di vita delle persone con disabilità.

di Salvatore Crispi

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Quale percorso riabilitativo per ipazienti oncologici in Sicilia?Which rehabilitative path for oncologicalpatients in Sicily?di Concetta Migliore*

ABSTRACT: When the oncological patient which has received surgical or radiological treatments needs a rehabilitative

intervention this must be earlier, directed to resolve earlier iatrogenic complications and to prevent later complica-

tions. In order to improve the efficacy of the rehabilitative path should be necessary that every member of the medi-

cal equipe, everyone with its personal competence, would give a correct information to the patient. The specificity of

both the oncological rehabilitative treatments and the clinical cases impose a specialistic formation for the staff who

takes in charge the patient.

Key words: oncological patient - oncological rehabilitation

Parole chiave: paziente oncologico - riabilitazione oncologica

In oncologia gli atti chirurgici quasi sempre moltoinvasivi, comportano sequele di interesse riabilitativoche, se non curate precocemente, predispongono

all’insorgenza di altri esiti che, a loro volta, possonocronicizzarsi divenendo gravemente invalidanti.Prendendo ad esempio uno dei tumori più diffusi, iltumore della mammella, l’atto chirurgico che rimuove ilinfonodi dei livelli più profondi del cavo ascellare èpiuttosto invasivo e può dar luogo a molteplici esiti, cosìcome avviene nella chirurgia di altre patologie tumora-li: polmone, chirurgia latero-cervicale per i tumori dellatesta e del collo, cavo orale, tumori ossei o delle partimolli e così via. Le situazioni di pertinenza riabilitativache si riscontrano più frequentemente sono il dolore datensione miofasciale, la riduzione della funzionalitàmotoria del distretto interessato, le stasi linfatiche esuccessivamente, se non si interviene precocementecon la riabilitazione, possono instaurarsi aderenzeprofonde e retrazioni cicatriziali che predispongono adaumento del dolore e ad importanti limitazioni delmovimento e della funzionalità dell’arto o del segmen-to corporeo interessato dalla chirurgia, al linfedema equant’altro. Disabilità transitorie che si complicano,divenendo via via sempre più gravi e complesse; esitiapparentemente banali sono insospettabili fonti di dolo-re e disfunzioni che procurano un’enorme tensione emo-tiva nel paziente oncologico. Non dobbiamo dimentica-re, quando parliamo di un paziente affetto da una pato-logia tumorale, che esiti invalidanti che nascono da talecontesto vengono percepiti come segni infausti e che lapersistenza di tali esiti non cessa mai di rammentarne lacausa, compromettendo la qualità di vita.In alcuni casi, interventi riabilitativi adeguati e precocisono risolutivi, in altri, ad esempio in caso di compli-canze neurologiche, spesso irreversibili, è possibile ral-lentarne l’evoluzione; vi è indicazione alla riabilitazio-ne anche negli stadi avanzati di malattia, nella gestionedelle metastasi ossee e delle complicanze dell’alletta-mento. Il linfedema secondario, se non trattato preco-cemente, ha una naturale evoluzione verso l’autoaggra-vamento ed è una di quelle complicanze degli interven-

ti chirurgici di dissezione linfonodale, della radiotera-pia o di infiltrazione neoplastica che, agli stadi piùavanzati, può divenire gravemente invalidante. Per lacura di disabilità importanti è necessario predisporre unprogetto riabilitativo a breve, medio o a lungo termine,definito in equipe con i medici oncologi, infermieri, psi-cologi etc., tenendo conto delle aspettative di vita delpaziente, della sua compliance e delle effettive possibi-lità di recupero.La comparsa di alcuni esiti iatrogeni è talvolta agevola-ta da comportamenti errati da parte del paziente chenon ha ricevuto un’adeguata informazione.L’informazione sui comportamenti da adottare sia nel-l’immediato post operatorio, che nel corso della vita, vadata correttamente e deve essere personalizzata poichéla comparsa di esiti e complicanze è assolutamente sog-gettiva: dipende dal percorso terapeutico effettuato,da fattori predisponenti, dal decorso post operatorio,dalla risposta individuale alle terapie e quant’altro;anche i tempi di comparsa degli esiti possono esserediversi da soggetto a soggetto: alcuni esiti compaionoprecocemente, altri compaiono a distanza di tempo,anche anni dopo le cure. In Sicilia, quale risposta diamoai pazienti oncologici?Mentre in Italia da più di 20 anni si parla diRiabilitazione Oncologica e si è attenti alla prevenzionesia primaria, effettuata in sala operatoria, che secon-daria, mediante l’intervento riabilitativo precoce el’informazione del paziente, in Sicilia, salvo rare ecce-zioni, non vi è interesse alcuno né per la prevenzione,né per la riabilitazione degli esiti iatrogeni. È vero cheper alcune patologie tumorali, grazie alla diagnosi pre-coce e all’introduzione di protocolli terapeutici piùmirati e meno invasivi, è possibile ridurre al minimo lacomparsa di esiti,ed è giusto guardare con ottimismo alfuturo, senza però ignorare il passato, cioè senzadimenticare l’enorme numero di interventi invasivieffettuati negli ultimi 20 anni e tenendo conto che nonsempre la diagnosi è precoce e che, quindi, non tutte leterapie sono poco invasive e, non da ultimo, che nontutti i reparti in Sicilia sono attrezzati per le chirurgie

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poco invasive e che non tutti i chirurghi sono abili adeseguire interventi chirurgici all’avanguardia, riducen-do al minimo gli esiti. E, proprio perchè la diagnosi pre-coce garantisce una maggiore sopravvivenza, si imponedi garantire una migliore qualità di vita. In Sicilia c’èuna diffusa tendenza ad ignorare il problema. Proviamoa chiederci quale percorso riabilitativo fanno questipazienti. Nella migliore delle ipotesi vengono dimessicon un’anonima fotocopia contenente generiche istru-zioni sul post- operatorio e qualche vago consiglio ver-bale, quando non vengono addirittura disincentivati daimedici ad intraprendere percorsi di riabilitazione.Questo accade perché i medici ignorano le enormipotenzialità della riabilitazione, soprattutto se preco-ce. Ma la questione più rilevante ed allarmante è chechi intraprende percorsi riabilitativi sovente incontrapersonale non specializzato, fisioterapisti e medici nonesperti e talvolta, personale non qualificato, massote-rapisti, laureati in scienze motorie o altre figure pro-fessionali. Il paziente spesso è costretto ad abbandona-re per mancanza di risultati o, talvolta, per il peggiora-mento della sintomatologia. È utile sottolineare che lapeculiarità dei quadri clinici richiedono specifiche com-petenze e che non è possibile adattare metodiche di ria-bilitazione convenzionale al paziente oncologico.E allora, quale riposta organizzativa per la Sicilia? Comeavviene in molte regioni d’Italia i reparti di chirurgiaoncologica devono essere dotati di personale specializ-zato in riabilitazione oncologica, il paziente deve esse-re avviato ad un percorso riabilitativo precoce ed indi-viduale, condiviso con gli altri specialisti dell’equipemedica e, successivamente, nel follow up, monitorarela comparsa di esiti tardivi o di eventuali complicanze.Una cartella riabilitativa va compilata in fase pre-ope-

ratoria, quando è corretto effettuare la prima valuta-zione funzionale del paziente, completata poi dallavalutazione post chirurgica e dai controlli che via viavengono effettuati per tutto il periodo di cura delpaziente oncologico. La presa in carico precoce delpaziente consente di risolvere spesso, con sempliciprovvedimenti terapeutici, gli esiti recenti delle tera-pie, evitandone la cronicizzazione. Questo si traduce inun abbattimento dei costi sociali sostenuti per la cura diesiti cronicizzati e delle complicanze che, con buoneprobabilità, non si manifesterebbero, se ci fosse unintervento riabilitativo precoce. Occorre inoltre sensibi-lizzare l’equipe medica che segue il paziente ( chirurgo,oncologo, radioterapista, curante) ad interessarsi degliesiti, a provvedere alla corretta informazione delpaziente e all’invio immediato verso strutture qualifica-te per la riabilitazione. Contestualmente, però, bisognacolmare la carenza di formazione specialistica, indi-spensabile per il trattamento dei quadri clinici com-plessi sovente riscontrabili nei pazienti oncologicimediante percorsi formativi di facile accesso per fisio-terapisti e fisiatri, affinché il paziente possa rivolgersi aqualunque centro di riabilitazione, pubblico o privato ericevere le cura adeguate. Occorre, infine, provvederead una capillare divulgazione della cultura della riabili-tazione in oncologia, mediante campagne informativeper medici ed operatori sanitari ed è fondamentale peril futuro dare maggiore spazio alla materia di riabilita-zione oncologica nei corsi universitari della facoltà dimedicina e chirurgia.

* Dottore in FisioterapiaResponsabile Servizio Riabilitazione Oncologica LILT Palermo

Membro della Commissione Nazionale LILT“Psiconcologia e Riabilitazione”

Lo Studio Legale dell’Avv. Angelo Russoha sede a Catania e svolge attività di con-sulenza e di assistenza legale in dirittocivile e diritto amministrativo.In particolare si occupa di rapporti di lavo-ro nella Pubblica Amministrazione, didiritto sanitario e di questioni connesse alrisarcimento del danno da responsabilitàdelle strutture sanitarie (mal practice).Lo Studio Legale si avvale di una rete diconsulenti specializzati esterni, siti nelleprincipali città italiane, che gli permette difornire assistenza legale in tutti i settorigiuridici e sull’intero territorio nazionale.Oltre alla preparazione e all’esperienzaprofessionale, lo Studio affida a tecnolo-gie informatiche costantemente aggiorna-te il ruolo per una corretta e razionalegestione dell’attività

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di Filippo Cavallaro*, Irene Logozzo**

La presenza dei Risk Managers sul territorio nazionale è una realtà in costante aumento. Se nel 2005 erano atti-vi solo nel 30 % degli ospedali e delle Asl, ora, secondo dati ufficiosi del Ministero della Salute, i Risk Managerssono presenti in circa il 70% di queste aziende. Un grande balzo in avanti che coinvolge con il decreto 23 set-tembre 2005 dell’Assessore alla sanità, pubblicato in GURS N. 44 del 14 ottobre 2005 anche la Regione Sicilia,che ha deciso di inserire nel suo organico gli invisibili managers salvavita.La decisione da parte della Regione didotarsi di un Sistema di Risk Manager, per le sale operatorie, deve essere arrivata probabilmente dopo una seriedi “eventi avversi”, come afferma Paolo Cantaro, direttore sanitario dell’Ospedale Vittorio Emanuele di Catania,componente della Cabina di regia per il Rischio Clinico della Regione, in una intervista rilasciata al Corriere dellaSera. Infatti l’Art. 2 del decreto istitutivo recita “La Commissione, fermo restando quanto descritto in premessa,attraverso la predisposizione degli strumenti operativi per il monitoraggio delle condizioni di sicurezza, con par-ticolare riferimento ai requisiti tecnici, impiantistici, tecnologico-strumentali, igienico-ambientali ed ai requisitiorganizzativi e gestionali del reparto operatorio, dovrà produrre un primo quadro conclusivo con le propriedeterminazioni in merito allo stato di sicurezza dei reparti operatori.” Anche l’Università di Messina, unica inSicilia, nell’anno accademico 2006 – 2007 ha contribuito alla formazione di queste figure con un Master di primolivello in “Risk Management in Sanità” (non più ripetuto), che ha visto protagonisti: laureati in Giurisprudenza, inEconomia e Commercio, Medicina e Chirurgia, Odontoiatria, Scienze della Comunicazione, Farmacia, ScienzeBiologiche, Ostetricia e Scienze Infermieristiche. Ma, se la figura dell’Hospital Risk Manager è un ruolo che puòessere svolto da professionisti così diversi, spesso non appartenenti all’area sanitaria, ci si chiede come sia pos-sibile che fra questi attori manchi completamente la figura del fisioterapista. Ci si è forse dimenticati di qual è ilsuo ruolo? Il fisioterapista, nonostante l’abbandono dell’immagine popolare riscontri ancora notevoli difficoltà;non è solo il massaggiatore o colui che esegue ordini altrui…, ma è un professionista che lavora in maniera auto-noma o in collaborazione con altre figure sanitarie e che, in base al livello di studi conseguiti, è in grado di espri-mere competenze e abilità a diversi livelli (memento art.1 decreto Ministero Sanità 741/94). Inoltre, con il con-seguimento della laurea specialistica in “scienze delle professioni sanitarie della riabilitazione” (SNT_ SPEC/2), illaureato acquisisce tra l’altro le capacità di:- conoscere in modo approfondito gli elementi essenziali dell’organizzazione aziendale con particolare riferi-mento all’ambito dei servizi sanitari, compresi i processi di ottimizzazione dell’impiego di risorse umane, infor-matiche e tecnologiche;- applicare appropriatamente l’analisi organizzativa e il controllo di gestione di spesa nelle strutture sanitarie;- verificare l’applicazione dei risultati delle attività di ricerca in funzione del miglioramento continuo della qua-lità dell’assistenza;- applicare i metodi di controllo di qualità;- conoscere le norme per la tutela della salute dei lavoratori;- individuare fattori di rischio ambientale, valutarne gli effetti sulla salute e predisporre interventi di tutela negliambienti di lavoro;- gestire gruppi di lavoro e applicare le strategie appropriate per favorire i processi di integrazione multiprofes-sionale ed organizzativa;- pianificare ed organizzare , garantendone, altresì, la gestione, le procedure integrate, interdisciplinari ed inter-professionali di intervento sanitario di prevenzione ed assistenza territoriale;Queste sono solo alcune delle competenze in possesso del fisioterapista e dello specialista in scienze delle pro-fessioni sanitarie della riabilitazione.Da quanto specificato è lecito pensare che il fisioterapista, al pari delle altrefigure investite del titolo di Risk Manager, possa svolgere a diversi livelli e con dignità questo ruolo. Basti pen-sare al grande contributo che potrebbe venire dal riabilitatore sul problema delle cadute del paziente in ospe-dale, che, secondo stime recenti, sono sempre più frequenti, e spesso causa di lesioni al paziente con conse-guenti ricadute sull’ospedale che deve risarcirne i danni. Chi meglio del fisioterapista potrebbe esprimersi almeglio in questo campo, per proporre soluzioni atte a prevenire queste situazioni, fornire le indicazioni neces-sarie sugli accorgimenti necessari per la deambulazione del paziente a rischio di cadute, o proporre soluzioniper gestire l’ambiente ospedaliero in sicurezza? Ed ancora individuare i presidi sanitari più idonei al trasporto edal trasferimento della persona affetta da problemi di moto, educando all’uso il personale preposto all’assistenzaed alle operazioni di trasferimento.Quello che possiamo sperare, è che in breve tempo ci sia maggiore consapevolezza da parte delle istituzioni cheformano questi nuovi manager della sanità, sull’importanza e sull’opportunità di avere anche un fisioterapista insquadra.

*Fisioterapista A.O.U. G. Martino - Messina

**Fisioterapista A.O. Ordine Mauriziano – Torino

Hospital Risk Manager: in Sicilia, che succede?

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Solidarietà ed impegno a difesa dei diritti e della professionalità dei colleghi

di Roberto Ferrara*

Diversi articoli apparsi in questi giorni sulla stampa locale di Caltanissetta registrano lo statodi disagio e disperazione in cui versano i lavoratori di un famoso Centro di riabilitazione delnisseno, “l’Associazione Casa Famiglia Rosetta”, che da ben 7 mesi non percepiscono alcunaretribuzione. A difesa di tale vertenza, si legge sempre sui giornali, è stata inviata una notaall’Assessore alla Sanità, Dott. Russo ed al Prefetto di Caltanissetta, a firma del SegretarioGenerale della CISL FP Territoriale, in cui si fa presente che “a tutt’oggi nulla è stato corrispo-sto ai lavoratori e ciò, riferisce la Direzione, a causa delle lungaggini burocratiche che afflig-gono diversi uffici della Regione”. In data 5 giugno ‘09 l’Assessore Russo, recatosi in visitapresso il Centro di Caltanissetta, ha portato di persona i mandati di pagamento, dichiarandoche sarebbero state liquidate le spettanze dovute all’Associazione, fino al mese di aprile 09. Dicontro, il giorno prima dell’articolo apparso sul quotidiano La Sicilia, cronaca di Caltanissettadel 20 giugno 2009, è stato pubblicato su un altro quotidiano locale un articolo in cui il pre-sidente dell’associazione dichiarava che “gli stipendi non pagati sono frutto dell’essere vittimedella burocrazia ed al contempo, però ammetteva che la Regione doveva ancora liquidare ilsaldo 2008 (minima somma dovuta in riferimento al budget assegnato, liquidato in dodicesimie guarda caso non decurtato del 5% previsto dal piano di rientro; si informano i lettori che taleCentro è l’unico in Sicilia, tra quelli accreditati ai sensi della L.R. 16/86, a cui, grazie ad unanorma regionale, è permesso che le somme dovute siano corrisposte in maniera diretta, a dif-ferenza di tutti gli altri Centri, le cui rette vengono corrisposte dalle AUSL competenti per ter-ritorio), ed i dodicesimi di marzo, aprile e maggio. Ci si chiede: come mai le retribuzioni sonoferme alla mensilità di novembre? L’AIFI Sicilia, che è rappresentativa della categoria nellanostra regione e riconosciuta a livello nazionale dal Ministero della Salute, esprime solidarietàa tutti i colleghi, iscritti e non, nonché a tutti i lavoratori, sia dell’Associazione CFR, sia dipen-denti da Enti del privato convenzionato, che pur trovandosi in situazioni meno disperate, sottoil profilo economico, vivono altri disagi, come carichi di lavoro eccessivi, retribuzioni inferiorialla media, in conseguenza del CCNL applicato presso l’Ente. Si rappresenta inoltre che èdemandata alle ASL competenti per territorio, oltre all’autorizzazione ai trattamenti, anche lavigilanza e la verifica di una corretta applicazione del CCNL, in tutti i suoi aspetti e quindi anchequelli stipendiali, pena la decadenza delle relative convenzioni. Non è più ammissibile cheeventuali errori di gestione, o rischio d’impresa, che tali attività possono comportare (anche leONLUS sono imprese che erogano servizi) ricadano sui fisioterapisti (che sono la maggioranza)e su tutti i lavoratori. La Direzione Regionale e tutta l’Associazione, si adopererà in tutte le sediistituzionali per difendere i diritti e la professionalità di tutti i fisioterapisti siciliani. In meritoalle OO.SS. firmatarie dei vari CCNL, non saprebbe fare meglio un Sindacato Professionale? Ailettori le conclusioni. Poco prima di andare in stampa, giunge notizia, sempre dai quotidianilocali che, essendo stati liquidati i dodicesimi fino ad aprile, i lavoratori di CFR, hanno perce-pito il 20% di settembre e la retribuzione di dicembre. Pur non essendo profondi conoscitori difunzioni, logaritmi, equazioni, si può affermare che si intravede una certa incongruenza con lescienze matematiche. Che la grande nave abbia qualche falla? O non c’è anche una regia occul-ta che utilizza strategie al fine di mantenere le coscienze dei fisioterapisti concentrate sul beneprimario, ovvero la retribuzione, affinché non si reclami anche l’applicazione di altri istituti con-trattuali, aspetto tra l’altro presente nella maggior parte degli Enti del privato convenzionato inRegione Sicilia, quali la progressione economica orizzontale, la formazione ECM (obbligatoriaper gli Enti quale requisito per l’accreditamento), compresa l’appropriatezza e l’efficacia delleprestazioni rese? Oramai i tempi sono maturi affinché ci sia il pieno coinvolgimento della pro-fessione, sancito tra l’altro dalle norme vigenti nel nostro Paese, nelle scelte strategiche perattuare una reale e buona riabilitazione nella nostra regione. E non solo chiacchiere.

*Dottore in Scienze RiabilitativeResponsabile Ufficio Giuridico e relazioni sindacali AIFI Sicilia

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Fisioterapisti Fondazione San Raffaele Giglio di CefalùC.da Pietrapollastra - Cefalù0921920731 Fax 0921920408

Al Presidente Nazionale AIFIAl Responsabile Ufficio Giuridica Naz. AIFIAl Presidente AIFI SiciliaAl Responsabile Ufficio Giuridico AIFI Sicilia

Oggetto: Richiesta Parere

Cari Colleghi,Vi invio una richiesta di parere ufficiale su chi debba stendere il programma di riabilitazione.Questa richiesta nasce dalle continue pressioni che noi fisioterapisti riceviamo da parte del primario (neurologo) dellastruttura che vorrebbe imporci di eseguire alla lettera la sua prescrizione ed il programma di riabilitazione che lui sta-bilisce, comprensivo della tecnica riabilitativa e degli esercizi che debbono essere praticati per il conseguimento di unobbiettivo.A titolo esemplificativo si precisa che il primario o i suoi collaboratori medici decidono il progetto riabilitativo (es: recu-pero stazione eretta e deambulazione con ausili), decide gli obiettivi (es: miglioramento della deambulazione), tempidi raggiungimento (es: una settimana) e gli eventuali modi per raggiungerli (es: Deambulazione con treadmil e alleviodel carico).Sembra che esista un parere legale per cui essendo il primario il responsabile del conseguimento del risultato finale, èlui che deve decidere il programma da effettuare e sembra che alla luce di ciò si vogliano fare delle contestazioni aifisioterapisti che non hanno eseguito alla lettera le sue indicazioni o quelle dei suoi collaboratori medici.Ad oggi ci siamo opposti con forza a quanto sopra mostrando loro la legislazione vigente in materia di professioni sani-tarie ed in particolare del fisioterapista (profilo professionale, legge n° 42/99, legge n°251/2000), ma con questo pre-sunto parere legale necessitiamo di una tutela da chi ci rappresenta.

I Fisioterapisti al XXXI Congresso della SocietàItaliana di Chirurgia Vertebrale G.I.S.di Simone Cocchiara*

In una cornice tutta sicula e sotto il sole cocente di una primavera già proiettata verso l’estate si è svolta a Marina diModica (Ragusa) la prima giornata del XXXI congresso nazionale della Società Italiana di Chirurgia Vertebrale G.I.S.Presidente del congresso il chirurgo vertebrale Prof. Claudio Tullio Russo, Direttore della U. O. C. dell’Ospedale Maggioredi Modica USL n°7 docente universitario presso l’Università Degli Studi di Catania. È merito del Prof. Russo se, per la primavolta nella storia dei congressi della Società Italiana di Chirurgia Vertebrale G.I.S, si è registrata la presenza attiva deifisioterapisti e degli infermieri con due distinti momenti formativi interamente autogestiti. Questo mostra un cambio ditendenza, volto a riconoscere che fisioterapisti ed infermieri costituiscono parte integrante dell’equipe riabilitativa, cheha il compito di prendere in carico il paziente con disabilità della colonna vertebrale. L’A.I.FI. Sicilia ha accolto con pia-cere l’invito a programmare e pianificare in perfetta sinergia una sessione per fisioterapisti su un argomento spesso dibat-tuto e controverso tra riabilitazione e chirurga: la spondilolistesi. La giornata ha visto protagonisti relatori di riconosciu-ta competenza quali Aldo Ciuro, Valentina Spunton, Diego Sgamma, Claudio T. Russo, e ultimo ma non per importanza ilPresidente Nazionale A.I.FI. Antonio Bortone che ha trattato un argomento delicato come “la responsabilità civile e pro-fessionale del fisioterapista”. Bortone e gli altri competenti relatori hanno animato il dibattito in sala, moderato da SimoneCocchiara (Responsabile Provinciale A.I.FI. Ragusa), Rosario Fiolo (Presidente Regionale A.I.FI.-Sicilia) e Orazio Meli(Segretario Società Italiana Fisioterapia e Riabilitazione e Responsabile Ufficio Formazione A.I.FI. Sicilia). Ricca di conte-nuti e di grande validità scientifica si è rivelata la giornata di studio ed esaustive e lusinghiere sono state le parole delProf. Russo che ha voluto con determinazione la partecipazione dell’A.I.FI. Sicilia e dei fisioterapisti, a conferma del ruolofondamentale che essi rivestono nella gestione del processo riabilitativo post-chirurgico per favorire il miglior recuperopossibile della funzione. L’insostituibile ruolo dell’intervento fisioterapico-riabilitativo è stato sottolineato anche nei trat-tamenti conservativi, quando, in assenza di valide indicazioni, non viene praticato l’intervento chirurgico. La giornata havisto il susseguirsi di presentazioni di studi e lavori che dalla clinica al trattamento hanno fornito una panoramica esau-stiva e completa della gestione del paziente con spondilolistesi, dalla diagnosi alla riabilitazione. Fondamentale l’inter-vento di Bortone che mette chiarezza anche nelle zone più recondite della nazione e che ha animato la sessione del con-gresso con un breve dibattito in sala sulla responsabilità del fisioterapista, affermando con forza il ruolo dell’Associazionee ricordando che l’AIFI non è solo in Via Calterna, a Roma. La giornata, che in relazione al numero previsto di partecipanti,ha fatto registrare il “tutto esaurito” ha lasciato il solo rammarico che l’evento era aperto solo a 70 partecipanti chehanno svolto un ruolo attivo interagendo con i relatori. Il tutto si è concluso in una piacevole cornice dove le caratteristi-che della Sicilia, sole, mare e odori hanno trovato l’estasi nel Cocktail folkloristico che ha presentato agli ospiti le tipichespecialità siciliane accompagnate da canti e musiche popolari, dando una spettacolare e memorabile giornata d’aperturaai lavori del congresso.È stata un’occasione per favorire uno stimolante confronto tra competenze. Da un lato i relatori edall’altro i professionisti presenti in aula durante tutto il pomeriggio hanno animato un confronto ed un dibattito costan-te sia sugli aspetti scientifici che su quelli professionali, facendo emergere con determinazione che ancora, specie inSicilia, si registra una forte discrasia tra ciò che, per legge, è il ruolo del fisioterapista e ciò che avviene nella praticaprofessionale quotidiana.

* Dottore in Fsioterapia, Responsabile AIFI Sicilia provincia di Ragusa

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Palermo, 23/04/09

Al Coordinatore dei FisioterapistiFondazione San Raffaele Giglio di CefalùAi FisioterapistiFondazione San Raffaele Giglio di Cefalù

Oggetto: Esercizio della professione di fisioterapista

Facendo seguito alla richiesta avanzata dai Fisioterapisti della Fondazione San Raffaele Giglio di Cefalù con nota del 27marzo 2009 si rappresenta quanto appresso al fine di puntualizzare la normativa che definisce l’esercizio professionaledel Fisioterapista. La legislazione sulle professioni sanitarie, e in particolare quella del Fisioterapista, non lascia adito adubbi su chi debba esercitare, e con quale campo di attività, la professione del Fisioterapista.L’esercizio autonomo della professione del fisioterapista è consentito solo ai soggetti in possesso di un titolo abilitante.Tali sono innanzi tutto il Diploma di Laurea in Fisioterapia e il Diploma Universitario, previsto all’art. 2 del D.M. n. 741del 14 settembre 1994 e dall’articolo 5 della Legge n. 251/2000. A tali titoli sono considerati equipollenti, per l’eserci-zio della professione, quelli previsti dall’articolo 4, comma 1 della legge 42/99 e successivamente elencati nel D.M. del27 luglio 2000 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 190 del 16 agosto 2000. La legge n. 42 del 26 febbraio 1999, sulleprofessioni sanitarie, e, quindi, sul fisioterapista recita:“Il campo proprio di attività e di responsabilità delle professioni sanitarie di cui all’articolo 6, comma 3, del decreto legi-slativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni e integrazioni, è determinato dai contenuti dei decreti mini-steriali istitutivi dei relativi profili professionali e degli ordinamenti didattici dei rispettivi corsi di diploma universitarioe di formazione post-base nonché degli specifici codici deontologici”.In riferimento alla legge n. 42/99 il campo proprio dell’attività del fisioterapista, è, quindi, determinato dal D.M. n.741/1994 che ha definito che questi “svolge in via autonoma o in collaborazione con altre figure sanitarie, gli interven-ti di prevenzione, cura e riabilitazione nelle aree della motricità, delle funzioni corticali superiori, e di quelle visceraliconseguenti a eventi patologici, a varia eziologia, congenita od acquisita”. L’art. 1, comma 1 distingue due ambiti di inter-vento della figura a secondo che essa operi “in via autonoma” oppure “in collaborazione con altre figure sanitarie”.Nel caso si tratti di “collaborazione” con la professione medica, in apertura, il secondo comma del decreto precisa inoltre che“in riferimento alla diagnosi ed alle prescrizioni del medico nell’ambito delle proprie competenze, il fisioterapista:a) Elabora, anche in equipe multidisciplinare, e la definizione del programma di riabilitazione volto all’individuazione edal superamento del bisogno di salute del disabile;b) Pratica autonomamente attività terapeutica per la rieducazione funzionale delle disabilità motorie, psicomotorie ecognitive utilizzando terapie fisiche, manuali, massoterapiche e occupazionali;c) Propone l’adozione di protesi ed ausili, ne addestra all’uso e ne verifica l’efficacia;d) Verifica le rispondenze della metodologia riabilitativa attuata agli obiettivi di recupero funzionale”.Ai sensi della legge n. 42/99, il campo proprio dell’attività del Fisioterapista è determinato anche dai contenuti degli ordina-menti didattici e, pertanto, a titolo di esempio si rappresenta quanto previsto in quelli dell’Università di Palermo, Catania eMessina, ove viene rappresentato chiaramente che il progetto e il programma sono di pertinenza del Fisioterapista:- Università di Palermo:b) Individuare i bisogni preventivi e riabilitativi del soggetto attraverso una valutazione dei dati clinici che tenga contodelle modificazioni motorie, psicomotorie, cognitive e funzionali, della coerenza, entità e significatività dei sintomi;c) Valutare le manifestazioni cliniche connesse al decorso delle principali malattie, al trattamento, alle abitudini di vita,alle reazioni alla malattia, all’ospedalizzazione, agli interventi assistenziali;d) Progettare l’intervento riabilitativo individuando le modalità terapeutiche più consone, utilizzando, in relazione alladiagnosi, alle indicazioni ed alle prescrizioni del medico, terapie fisiche, terapie manuali, psicomotorie e occupazionali,proponendo l’eventuale uso di ortesi, protesi e ausili;e) Pianificare ed eseguire l’intervento riabilitativo secondo il progetto, individuandone le modalità, i tempi di applicazio-ne delle differenti tecniche riabilitative, in considerazione delle relative indicazioni e controindicazioni, nell’ottica di unapproccio globale e/o analitico comunque funzionale alla soluzione del problema;f) Valutare le risposte all’intervento riabilitativo registrandone le modificazioni durante e alla fine del medesimo.- Università di Catania:Ai laureati fisioterapisti competono gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione nelle aree della motricità, delle fun-zioni corticali superiori, e di quelle viscerali conseguenti a eventi patologici, a varia eziologia, congenita od acquisita. Ilaureati in fisioterapia, in riferimento alla diagnosi, nell’ambito delle loro competenze, elaborano il programma di ria-bilitazione volto all’individuazione ed al superamento del bisogno di salute del disabile; praticano autonomamente atti-vità terapeutica per la rieducazione funzionale delle disabilità motorie, psicomotorie e cognitive utilizando terapie fisi-che, manuali, massoterapiche e occupazionali; propongono l’adozione di protesi ed ausili, ne addestrano all’uso e ne veri-ficano l’efficacia; verificano le rispondenze della metodologia riabilitativa attuata agli obiettivi di recupero funzionale.- Università di Messina:- individuare i bisogni preventivi e riabilitativi del soggetto attraverso una valutazione dei dati clinici che tenga contodelle modificazioni motorie, psicomotorie, cognitive e funzionali, della coerenza, entità e significatività dei sintomi.- valutare le manifestazioni cliniche connesse al decorso delle principali malattie, al trattamento, alle abitudini di vita,alle reazioni alla malattia, all’ospedalizzazione, agli interventi assistenziali;- progettare l’intervento riabilitativo individuando le modalità terapeutiche più consone, utilizzando, in relazione alla dia-

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gnosi, alle indicazioni ed alle prescrizioni del medico terapie fisiche, terapie manuali, psicomotorie e occupazionali, pro-ponendo l’eventuale uso di ortesi, protesi e ausili;- pianificare ed eseguire l’intervento riabilitativo secondo il progetto, individuandone le modalità, i tempi di applicazionedelle differenti tecniche riabilitative, in considerazione delle relative indicazioni e controindicazioni, nell’ottica di unapproccio globale e/o analitico comunque funzionale alla soluzione del problema;- valutare le risposte all’intervento riabilitativo registrandone le modificazioni durante e alla fine del medesimo.A proposito della responsabilità del fisioterapista è doveroso precisare che la Corte di Cassazione, Sezione IV, con sen-tenza n° 859 del 10 aprile 1998 stabilì che incombe sul professionista (fisioterapista) “un obbligo di accertamento dellecondizioni del paziente traumatizzato prima di compiere manovre riabilitative che possono rivelarsi dannose”.Successivamente alla sentenza il legislatore ne ha recepito lo spirito, abolendo dapprima con la L. 42/99 la denomina-zione di “professione sanitaria ausiliaria” e in seguito con la L. 251/00 confermando la piena ”titolarità ed autonomiaprofessionale” del fisioterapista nell’ambito delle competenze attribuite dal profilo professionale.Inoltre la legge coerentemente attribuisce al fisioterapista la competenza di attuare le “procedure di valutazione funzio-nale”, al fine di espletare le competenze proprie previste dal profilo professionale. Viene riconosciuta al professionistaquindi, una propria procedura diagnostica che consiste in un’analisi delle condizioni di salute del paziente sotto il pro-filo della funzionalità dei suoi organi interessati, direttamente o indirettamente, alla pratica riabilitativa, al fine di iden-tificare il quadro clinico e di proporre ed attuare un corretto trattamento terapeutico. Tutte le sopra descritte attività rien-trano nell’ambito esclusivo di competenza del fisioterapista, il che consente di fornire una risposta in merito alle pre-stazioni che lo stesso può fornire nei differenti ambiti di lavoro. Ne deriva, pertanto, da tutto quanto premesso che il FTsi assume la completa responsabilità civile e penale derivante dall’esercizio delle competenze attribuite dal profilo pro-fessionale. Responsabilità che permane, come aveva stabilito la Cassazione già nel 1998, anche in caso di attività colla-borante svolta a seguito di prescrizione medica. A questo proposito emblematico è il parere della II CommissioneGiustizia della Camera dei Deputati che nell’esprimere “parere favorevole” alla L. 251/00, ricorda che il riconoscimentodell’autonomia professionale in ambito sanitario comporta la piena assunzione della responsabilità sia penale che civileda parte delle professioni interessate, “poiché in base ai principi generali dell’ordinamento questa è ascritta personal-mente e direttamente a colui che esercita autonomamente l’attività professionale”. La legge n. 42/99 prevede che ilcampo proprio di attività del fisioterapista è determinato anche dal Codice Deontologico. L’AIFI, responsabilmente, haprovveduto a fornirsi di questa regolamentazione di comportamento professionale, e il Codice Deontologico ha defini-to, sempre in base alla leggi vigenti, la Condotta professionale, che prevede specificatamente ai seguenti articoli:ART. 10 – Al Ft (TdR) compete la valutazione della persona assistita attraverso l’anamnesi ed un esame clinico funzionale.ART. 11 – Il Ft (TdR) elabora e definisce autonomamente o in collaborazione con altre figure sanitarie il programma tera-peutico-riabilitativo.Il Ft (TdR) elabora il programma terapeutico-riabilitativo in base alla valutazione effettuata. Informa la persona assistitasugli interventi terapeutici più opportuni e sugli eventuali effetti collaterali. Espone gli obiettivi del trattamento, stabi-lendo tempi, modalità e verifica dell’intervento. Si rende disponibile a collaborare con sanitari di fiducia del paziente. IlFt (TdR) elabora il programma terapeutico-riabilitativo in riferimento alla diagnosi ed alla prescrizione medica. Qualorarisultino valutazioni discordanti, cambiamenti del quadro clinico e/o risposte non coerenti durante il trattamento, il Ft(TdR) è tenuto ad informare il medico curante, collaborando a fornire elementi utili sia per un eventuale approfondimentodiagnostico, che per la definizione di un più appropriato programma terapeutico.ART. 12 – Il Ft (TdR) pratica autonomamente attività terapeutica, verificando la rispondenza delle metodologie attuateagli obiettivi di recupero funzionale programmati.ART. 13 – Il Ft (TdR) considera la prevenzione quale ambito primario di intervento.ART. 14 – Il Ft (TdR) svolge attività di consulenza.ART. 15 – Il Ft (TdR) ha la responsabilità diretta delle procedure diagnostiche e terapeutiche che applica.L’articolo 11 del Codice Deontologico chiarisce le due modalità operative proprie del fisioterapista, entrambe natural-mente con finalità terapeutica. Nel caso si tratti di collaborazione con la professione medica, l’elaborazione del tratta-mento viene effettuata in riferimento alla sua diagnosi e prescrizione.Verificata la coerenza e l’adeguatezza delle indicazioni mediche rispetto alla necessità del paziente, il fisioterapista pro-cede nel trattamento proposto. Nel momento in cui vi siano “ valutazioni discordanti”, come specificato dal CodiceDeontologico, è corretto scambiarsi informazioni per eventuali chiarimenti o modifiche del trattamento, nell’esclusivointeresse della persona assistita.Si rappresenta, inoltre, che la stesura del Progetto Riabilitativo Individuale, come definito dalle Linee Guida del Ministerosulle Attività di riabilitazione, è elaborata dall’equipe riabilitativa ed il medico responsabile, nel caso specifico, ilResponsabile dell’Unità Operativa, assume la funzione di coordinatore e non certo quella di responsabile del conseguimen-to del risultato finale, in quanto, nella legislazione vigente ogni professionista sanitario è responsabile dei propri atti.Si fa presente, inoltre, che la Regione Siciliana si è dotata di un “Piano triennale della Regione siciliana a favore delle per-sone con disabilità” contenente al punto 4.5.1 “Il modello operativo” per la Riabilitazione che prevede che “La strutturariabilitativa a sua volta definisce il progetto riabilitativo individuale di struttura che sarà elaborato a cura della propriaequipe”. Ed inoltre prevede: All’interno del progetto dovranno essere previsti uno o più programmi riabilitativi specificidi intervento che saranno elaborati e realizzati dai singoli professionisti (rieducazione motoria, logopedia, psicomotri-cità, ecc.). Sarà cura della struttura riabilitativa predisporre la compilazione e conservazione di una “cartella” da cuirisultino: le generalità dell’assistito, la diagnosi clinica, le disabilità rilevate, il progetto riabilitativo individuale, la tipo-logia e la frequenza degli interventi riabilitativi e specialistici praticati nel corso del trattamento, ivi comprese le valu-tazioni psicologiche, pedagogiche e sociali, le informazioni di carattere anamnestico e/o clinico ritenute rilevanti ai finidi una corretta impostazione del trattamento riabilitativo nonché le valutazioni finali relative agli esiti. Nella cartellarisulteranno di conseguenza i contributi plurispecialistici e multidisciplinari dei singoli professionisti, per quanto dirispettiva competenza, di cui viene assunta personale responsabilità formale e sostanziale.La scrivente Associazione, certa che i principi e la realtà legislativa delineatasi in norme approvate con il più ampio con-senso del Parlamento, siano chiari e non equivocabili, oltre che largamente condivise, confida di aver contribuito ad unacorretta informazione in merito a compiti e attività per quanto concerne la figura del fisioterapista.

Il presidenteDott. Rosario Fiolo

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di Filippo Cavallaro*

Torna dopo un periodo di assenza uno spazio web vocato alla riabilitazione. Personalmente

mi ero preoccupato di aver perso questo spazio. Un luogo dove, come qui, avere ospitalità

per riflessioni, per intuizioni, ma anche proposte e confronti utili alla professione di fisio-

terapista ed alla riabilitazione delle persone con varie difficoltà.

Lo spazio come il tempo, Popper dice esistono di per se con tutto ciò che è reale nel “mondo

1”, dobbiamo essere noi a farne buon uso, a difenderli se necessario.

Spesso il tempo ci sfugge, tutto corre, ma se noi organizziamo il nostro tempo tutto è più

facile. Bisogna essere coscienti che il tempo passa, scorre come se fosse un fiume, e noi

dobbiamo mettere insieme, in sequenza le nostre attività, dando ad ognuna il suo tempo e

lasciandoci sempre un po’ di tempo anche per noi, per il nostro corpo. Con lo spazio il

ragionamento è differente, è delimitato, ma ciò è solo apparente, da sempre l’uomo si è

spinto a cercare nuovi territori, nuovi spazi da conquistare andando sempre più ad est, sem-

pre più ad ovest, sempre più a nord, sempre più a sud, ma poi anche sempre più in giù ed

in sù, ed oggi anche sempre più nell’etere o in altre dimensioni fisiche dove il verso e l’in-

verso sono “forse” un multiverso. Tutti e due però dobbiamo possederli come conoscenza

come acquisiti, conquistati portati dentro di noi nel “mondo 2”. La riabilitazione è in atto,

parlandone con una metafora nel senso di una città, una zona di periferia, uno spazio dove

in tanti cercano di insediarsi, o in senso temporale, come se si parlasse del tempo libero, di

un passatempo, un tempo perso, inutilizzato. In fin dei conti è vero, l’attenzione che gene-

ralmente si dedica ai soggetti disabili è nel tempo libero ed in spazi decentrati, quello del

volontariato sempre attento a ciò che avviene ai margini ed agli emarginati, pertanto anche

la riabilitazione subisce lo stessa collocazione mentale o culturale.

Il web ci da la possibilità di essere lì, ma anche qui, è molteplice e nessuno può conside-

rarsi al centro. Saranno gli appassionati della riabilitazione che come nuovi navigatori cer-

cheranno di incontrarsi al centro del web dove si parla di riabilitazione. Quando più di dieci

anni fa abbiamo lavorato per strutturare la cartella riabilitativa, questa è stata pensata come

lo spazio cartaceo di non troppe pagine che permettesse al professionista di lasciare trac-

cia delle sue scelte terapeutiche condivise e declinate dal paziente. Oggi se la si cerca su

internet la si trova citata più di 22.000 volte, un’infinità di parole, di schermate, per le poche

pagine che noi dobbiamo compilare per le osservazioni, le valutazioni, le scelte cliniche, gli

atti terapeutici ed infine i risultati ottenuti dal paziente. Questo mi fa apprezzare chi occu-

pa lo spazio sul web per destinarlo alla passione di coloro che sono impegnati nella riabili-

tazione italiana e sono disposti al confronto, al dialogo per la crescita del sapere riabilitati-

vo nell’etere, nella rete virtuale, ma anche nel mondo reale dove tutto è fatto di strade e di

piazze, di case, palazzi e grattacieli dove al sapere di ognuno che diventa sapere di tutti

deve aggiungersi l’agire, il fare condiviso, il “mondo 3”.

“Non è l’abito che fa il monaco” afferma un saggio proverbio che ci invita a non fidarsi delle

apparenze, ma se la riabilitazione non appare, non si mostra, non si fa vedere o rendere

percepibile, … se non è viva mi verrebbe di dire. Per molti vorrà dire che non c’è.

Ora RiabilitazioneItalia c’è. Bentornata per la nostra comune maggiore vivacità.

Nello spazio tempo del web: bentornata RiabilitazioneItalia

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DanzaMovimentoTerapia nelParkinson per ri-abitare il corpoDanceMovementTherapy andParkinson’s Deseasedi Maria Ciraso*, Lia Failla**, D. Sanfilippo***

ABSTRACT: “Re-inhabit the body” is the name we gave to a project of DanceMovement Therapy carried out with agroup of patients affected by Parkinson’s Disease. With this term we want to give sense to the way we set. The project,even if short, has given to the participants the possibility to re-give attention and to awake the body, putting again inuse the sound and vital parts, re-visited, re- invested and re-vitalised. The DanceMovement Therapy (DMT) lets to workon specific corporeal problems of the patients with movement disorder, favours the socialisation and the relationalopening, stimulates the functional pleasure of the movement, renders a positive body image, revitalizes the personpromoting its wellbeing. In DMT the body becomes protagonist, an active body which, through a continuous relationalgame, transforms itself countinously, and countinously changes the self image, enriching it with the group corporeity.Key words:DanceMovementTherapy - Parkinson’s DeseaseParole chiave: DanzaMovimentoTerapia - malattia di Parkinson

Ri-abitare il corpo è il nome che abbiamo dato ad unprogetto di Danzamovimentoterapia effettuato conun gruppo di pazienti affetti da Malattia di

Parkinson. Con tale termine abbiamo voluto dare senso adun percorso che, seppur breve, ha dato la possibilità aipartecipanti di ri-attenzionare il corpo, rimettendo ingioco le parti sane e vitali, ri-visitate, re-investite e ri-vitalizzate. La malattia di Parkinson è una malattia croni-ca degenerativa del SNC, il cui sintomo principale è costi-tuito da un’alterazione del movimento volontario e diquello automatico che diventa più lento e difficoltoso edè accompagnato spesso da tremore. È una patologia com-plessa e multidimensionale che, anche quando non ècausa di grave disabilità può determinare un profondoimpatto negativo sul senso di benessere della persona esulla sua salute fisica e psichica. In qualità diDanzamovimentoterapeute con una formazione diversifi-cata, per la lettura delle alterazioni della malattia e perla successiva progettazione del laboratorio, abbiamo uti-lizzato una visione multidimensionale che fa riferimentoal Modello della Psicologia Funzionale, alla Gruppoanalisie alla Laban Analysis. Secondo l’epistemologia Funzionaleil Sé della persona è un’organizzazione di Funzioni loca-lizzate su più Piani Funzionali che in caso di patologie fisi-che e psichiche si possono alterare minando l’integrazio-ne originaria [1]. La concezione del Sé implica una visio-ne allargata, globale del soggetto, essa prende in consi-derazione le Funzioni analizzabili dai versanti corporeo epsichico che costituiscono una unità psicocorporea. Ilmovimento è una delle Funzioni fondamentali sollecitatedalla Danzamovimentoterapia. Attraverso il movimento èpossibile rendere evidente l’inesprimibile e soddisfareuno dei Bisogni Fondamentali della persona che favori-scono l’espansione del Sé. Sollecitare e riattivare attra-verso la DMT, alcune Funzioni e alcune Esperienze Basilaridel Sé ha significato per i pazienti che hanno partecipatoal laboratorio, poter esplorare le proprie capacità e tuttequelle Funzioni meno alterate, meno sclerotizzate perrecuperare e ampliare le abilità ancora presenti, favorir-ne la trasformazione e il cambiamento finalizzato alBenessere personale. Individuare nel dettaglio le varie

Funzioni, attraverso delle griglie di valutazione, ci ha per-messo di delineare il quadro globale della persona, iden-tificando con chiarezza le aree del Sé maggiormentecompromesse ma anche le parti sane che rappresentano ipunti di forza, vie di accesso alle altre aree. (fig. 1) LaLaban Analysis, strumento di lettura degli aspetti qualita-tivi del movimento e dell’espressività corporea, ci ha per-messo di identificare la qualità preferenziale di movi-mento della persona, la polarità in cui è imprigionata perpermetterle di viaggiare da una polarità all’altra.

Una iniziale osservazione del gruppo ha evidenziato.Sul Piano dei Movimenti:- Alterazione degli schemi motori e posturali di base;risulta maggiormente investita la parte superiore delcorpo ed il movimento è localizzato principalmente alleestremità.- Difficoltà di mettere in relazione la parte alta e la partebassa del corpo.- Attivazione dei movimenti sul piano sagittale e difficoltàsul piano frontale: infatti, nelle consegne meno struttu-rate, in cui viene richiesto un livello minimo di improvvi-sazione, i movimenti e le posture si organizzano quasiesclusivamente sul piano sagittale.

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- Utilizzo prevalente o quasi esclusivo della kinesfera [2]piccola.- Alterazione degli aspetti qualitativi del movimento,soprattutto del flusso a causa della rigidità. Il movimentosembra caratterizzato dall’impossibilità di utilizzare inmodo funzionale le differenti qualità di movimento edalla conseguente difficoltà di fare dialogare gli opposti inuna dialettica tra l’andare e il tornare, tra l’azione che ciè più familiare e quella più estranea, tra il sé il non sé. -Poter esplorare gli opposti ci consente di assimilare ilnuovo e risignificare l’antico (Bellia 2007). Nella Malattiadi Parkinson il corpo rimane prigioniero di uno schema, èabitato da esso, “abitato da un estraneo”.- La dimensione temporale è caratterizzata da fluttuazio-ni tra un tempo estremamente prolungato e il tempourgente delle discinesie, in cui il flusso diventa libero maincontrollato.- Fissità e stereotipia della mimica facciale (maschera).Sul Piano Emotivo- Scarsa autostima e autosvalutazione.- Insicurezza e sentimenti di inadeguatezza.- Vissuto depressivo e tendenza all’isolamento.Sul Piano Cognitivo- Alterazione della struttura del tempo.- Alterazione dell’immagine corporea e dello schema cor-poreo che risultano impoveriti; sono presenti, inoltre,disturbi della memoria e dell’attenzione, amplificazionedelle fantasie negative, creatività imprigionata e coarta-ta, consapevolezza dei cambiamenti, ciò alimenta il vis-suto depressivo.Sul Piano Fisiologico- Ipertonia.- Alterazione delle sensazioni.- Difficoltà nell’intonazione della voce che risulta ine-spressiva.- Respirazione toracica alta.Sia all’inizio del percorso che alla conclusione è statosomministrato il Test della Figura Umana [3], test proiet-tivo molto indicato in un lavoro a mediazione corporeaperché mette in evidenza l’immagine che ognuno ha di sé,la percezione del corpo nello spazio e la rappresentazio-ne psicodinamica della personalità. Vengono presi in con-siderazione alcuni parametri quali: l’organizzazione spa-ziale, la forma del corpo, i dettagli della figura umana, leconnessioni tra le varie parti del corpo, l’identificazionesessuale. Nella prima somministrazione ha evidenziato unutilizzo parziale dello spazio del foglio, con un’immaginepiccola e approssimata, povera di dettagli, le figure sem-brano imprigionate in un unico modello posturale caratte-rizzato da staticità e inespressività. LaDanzamovimentoterapia (DMT) nella Malattia di Parkinsonrappresenta una risorsa, uno spazio in cui il corpo, porta-tore di disabilità, può fisicamente e simbolicamenteentrare in contatto con le proprie forme e modalitàespressive, i propri vissuti e le proprie potenzialità pre-senti in ombra e inesplorate. Attraverso il lavoro sullespecifiche problematiche corporee dei pazienti, la DMTfavorisce la socializzazione e l’apertura relazionale, sti-mola il piacere funzionale del movimento, positivizzal’immagine corporea, rivitalizza la persona promuovendo-ne il benessere. L’APID così definisce laDanzamovimentoterapia: “Disciplina orientata a promuo-vere l’integrazione fisica, emotiva, cognitiva e relaziona-le, la maturità affettiva e psicosociale, il benessere e laqualità della vita della persona, mediante il linguaggio

del movimento corporeo, della danza e del processo crea-tivo all’interno di processi interpersonali.”Così intesa l’e-sperienza di DMT è un’esperienza globale di sé e dell’al-tro, a partire dalla sollecitazione della FunzioneMovimento vengono coinvolte tutte le altre Funzioni dellapersona e ciò fa della DMT un’esperienza di integrazionepersonale ed interpersonale. Quindi crediamo che, nellamalattia di Parkinson, la DMT si propone di “arricchire ediversificare l’esperienza psicomotoria della persona, distimolare l’esplorazione e l’ampliamento delle possibilitàposturali e motorie, di promuovere l’investimento sogget-tivo (emotivo, simbolico, fisiologico e posturale) degli stilimotori abituali e delle nuove possibilità esplorate perchépossano così diventare esperienza/capacità della perso-na” (Bellia, 2001). Il corpo della DMT diventa dunque uncorpo attivo, protagonista, che, attraverso un continuogioco relazionale, continuamente si trasforma e continua-mente cambia l’immagine di sé, arricchendola della cor-poreità del gruppo. Il gruppo diventa il “luogo sacro”dove, in un clima ludico e non giudicante, si può condivi-dere l’esperienza e dove ci si può liberamente esprimere.L’esperienza. L’esperienza nasce dalla collaborazione tral’Associazione Parkinson Sicilia e l’Associazione Ardeidae(Associazione per la ricerca e lo studio della Dmt e delletecniche a mediazione corporea) di Palermo con l’obietti-vo di migliorare l’autonomia dei pazienti affetti daMalattia di Parkinson, favorire la socializzazione, raffor-zare e migliorare le relazioni familiari. La sofferenza psi-cologica inevitabilmente connessa con una malattia dege-nerativa ci interpella come DMT a trovare delle strategieche possano andare incontro ai bisogni dei pazienti. Lacomplessità e multidimensionalità della malattia generauna destrutturazione del sé, ciò mina gravemente la per-cezione di continuità della propria identità. Col progredi-re della malattia gli interessi, i bisogni, i legami affettivitendono ad essere appiattiti e limitati ed inoltre si evi-denzia una crescente difficoltà nell’esprimere soggetti-vamente gli stati emotivi sperimentati. Il laboratorio diDMT ha avuto una durata di circa 3 mesi con incontri acadenza settimanale. Il gruppo composto da 14 persone,di cui 3 donne e 11 uomini, è stato condotto da treDanzamovimentoterapeute APID di cui una con funzione diosservazione.Finalità. Migliorare l’autonomia motoria delle personecon Parkinson, favorire la socializzazione, rafforzare emigliorare le relazioni familiari, migliorare la qualitàdella vita.Obiettivi. Ampliare gli schemi motori abituali impoveritidalla patologia; migliorare e posivitizzare l’immagine disé; stimolare l’esplorazione delle possibilità posturali emotorie, favorire la riscoperta delle potenzialità espressi-ve e comunicative del proprio corpo a partire da una cor-poreità congelata e imprigionata dalla rigidità; alleggeri-re il senso di solitudine e rinnovare il senso dell’apparte-nenza ai gruppi e alla comunità.Quale percorso. Le sedute sono state strutturate secondoil classico schema delle sedute di DMT:Rituale Iniziale di presentazione e saluto (in assetto cir-colare ) per sottolineare il passaggio dall’esperienza delquotidiano ad uno spazio altro, lo spazio simbolico dellaDMT, momento di affermazione di sé e riconoscimentodell’ altro, nonché passaggio dal codice verbale al codicecorporeo.Riscaldamento: finalizzato a mobilizzare i distretti corpo-rei, permette di entrare nella specificità del lavoro anche

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dal punto di vista relazionale, sintonizza l’attenzione all’ascolto del corpo, alle sue potenzialità energetiche e allediverse possibilità e qualità di movimento (movimento flui-do, libero o controllato, diffuso o delimitato solo ad alcu-ni segmenti corporei ), nonché all’ ascolto delle proprietensioni muscolari e alla possibilità di poterle allentare.Parte centrale: mirata all’acquisizione di consapevolezzadel proprio sé corporeo ed alla conquista di una dimen-sione relazionale di incontro con l’altro e comunicazione.Il lavoro sulla kinesfera, l’esplorazione di ritmi diversi, laproposizioni e ripetizione di gesti e movimenti personalial gruppo, lavori individuali, di coppia e di gruppo, con ilsupporto di basi musicali o di percussioni dal vivo, sonotutte attività finalizzate all’azione creativa e ad ampliarele potenzialità espressive.Spazio della verbalizzazione in assetto circolare comepossibilità di raccontarsi ed esprimere il vissuto dell’e-sperienza, ma anche come momento in cui l’esperienzadel singolo e del gruppo può risuonare e permettere quin-di di accedere a nuovi significati. Lo spazio della verba-lizzazione rappresenta anche l’uscita dallo spazio “sacro”della danza ed il ritorno alla dimensione del quotidiano.Rituale finale Momento coreografico in cerchio con fun-zione reintegrativa dell’esperienza appena conclusa, diconsolidamento delle tracce mnestiche o memorie cine-stesiche della propria danza e della danza del gruppo,momento che contiene in sé la separazione ma anche lapromessa di un nuovo incontro.La videoregistrazione delle sedute ha permesso ai parte-cipanti di rivedersi e ricevere così un feedback dell’espe-rienza, una traccia per facilitare il riconoscimento delletrasformazioni e la riappropriazione di quelle parti di sécon le quali non si è in contatto o che sono investite nega-tivamente.La musica ha avuto un ruolo importante, è stata la “cor-nice ritmica” dell’esperienza, “il contenitore sonoro” [4]che ha sostenuto l’esperienza del gruppo ed ha consenti-to l’investimento del corpo, il risveglio, la riattivazionesenso-motoria.La dimensione gruppale ha giocato un ruolo fondamenta-

le: il gruppo è stato il contenitore del malessere ma anchedelle potenzialità creative e in quanto tale, fonte dibenessere. Nel gruppo si è strutturata una rete di scambi,di comunicazioni, di corpi in movimento che si sonoinfluenzati reciprocamente in un gioco in cui le kinesfereindividuali si sono sfiorate, allontanate, talora compene-trate e hanno danzato insieme. Nel gruppo il movimento

del singolo risuona in tutti con una profonda valenza diempatia cinestesica, sollecitando quindi la condivisionedelle emozioni e aprendo la possibilità di rimandare alpaziente un’immagine nuova. “Il mirroring nel gruppo diDMT è letterale: negli altri vedo me stesso …il gruppo di

danzamovimentoterapia più che a uno specchio assomigliaalla stanza degli specchi, le auto-immagini narcisistichesono continuamente messe in crisi nel rispecchiamentogruppale”. (Bellia, 2001). Nel rispecchiare il movimentodel paziente si apre una via di comprensione, un accessoa un bisogno, si apre l’esplorazione di un vissuto, inoltreil DMT nel rispecchiare aiuta a dare forma e struttura almovimento del paziente, offrendo una opportunità di tra-sformazione degli stili motori abituali. Nel gioco relazio-nale posso lasciare il mio movimento “abituale”(Saccorotti 1995) e posso aprirmi al movimento dell’altrocon un arricchimento reciproco di nuovi schemi motori, dinuove possibilità espressive. Nel gruppo di DMT la perso-na porta con sé la memoria dell’incontro con l’altro,cosicché l’esperienza corporea si rinnova continuamentearricchendosi ed ampliando le possibilità individuali, inquesto senso la persona che ha partecipato al gruppo nonè mai uguale a come è arrivata, ma porta con sé oltre allapropria danza la danza degli altri. Il gruppo diventa allo-ra lo spazio privilegiato di trasformazione del movimentoabituale e di produzione del movimento creativo (Bellia –Saccorotti 2001).È proprio nel momento dei giochi relazionali che si attivacreatività ed espressività. Allora la specificità della DMTrispetto ai protocolli riabilitativi tradizionali, in cui è pre-valente l’aspetto tecnico dell’esercizio riabilitativo, èl’uso del movimento nella sua valenza espressiva, comu-nicativa e creativa. Attraverso la DMT è stato possibilerimettere in gioco le parti più nascoste ma ancora pre-senti: nelle danze, il linguaggio del movimento ha ri-sve-gliato i nuclei ancora vitali assopiti e “mortificati” dallamalattia. Il corpo allora può tornare ad essere il corpovitale, espressivo e giocoso.Cosa è cambiatoUn maggiore investimento della parte inferiore del corpoed una maggiore connessione/relazione tra questa e laparte superiore (piacere di mobilizzare gli arti inferiori)Maggiore esplorazione del livello basso dello spazio periniziativa del singolo o per risonanza col movimento delgruppo.Maggiore investimento della parte assiale del corpo (tron-co): ciò è connesso ad una maggiore consapevolezza delsé corporeo e quindi al “piacere di esserci”.

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Arricchimento della mimica facciale che con un meccani-smo a cascata porta ad un ampliamento delle potenzialitàespressive negli altri distretti corporeiL’arricchimento degli schemi motori ha comportato lariduzione dell’ipocinesia e un conseguente innalzamentodel tono dell’umoreIl clima affettivo creatosi all’interno del gruppo ha forti-ficato il senso della propria identità minacciata dallamalattia, un incremento dell’autostima e quindi una mag-giore autonomia.Il corpo del gruppo, alla fine del percorso, diventa uncorpo ri-esplorato che può ancora sentire le sensazioni,veicolare emozioni e creare sequenze coreografiche.Il Test della Figura Umana risomministrato alla fine delpercorso ha evidenziato alcuni elementi nuovi in terminidi spazializzazione, cinestesi e forma: la figura si è ridi-segnata divenendo più dinamica, ha conquistato lo spaziodel foglio ma anche lo spazio personale, ampliando la pro-pria kinesfera, è diventata più espressiva ed “indossanuovi abiti posturali”.Conclusioni L’esplorazione dei movimenti e delle posture,l’esplorazione delle polarità, il gioco corporeo, la dimen-sione della gioia e vitalità, la danza del respiro, le imma-ginazioni guidate, la dimensione creativa ed espressiva,hanno aiutato i partecipanti a sperimentare e ritrovarenuove modalità da utilizzare come risorse personali.L’esperienza, qualitativamente intensa, ma limitata neltempo, ha messo in evidenza l’importanza di istituire unospazio di lavoro, lo spazio della DMT, che abbia le carat-teristiche di accompagnamento costante alla malattia diParkinson. Essa, infatti, essendo una malattia degenerati-va e quindi cronica, non permette l’accesso alla dimen-sione della guarigione, ma a quello della cura e riabilita-zione, e pertanto non è pensabile che gli effetti siano per-manenti. Il linguaggio corporeo utilizzato, nuovo rispettoai modelli riabilitativi tradizionali conosciuti dai pazienti,ha attivato a livello corporeo possibilità altre; il movi-mento all’interno della cornice gruppale, inoltre, hapotuto offrire la facilitazione di esperienze emozionaliche hanno contribuito a creare una relazione di sostegnoreciproco e di fiducia nella condivisione di una situazionepatologica in cui si presentano deficit e problematichesimili. In un corpo che a detta dei pazienti funziona a cor-rente alternata, il piacere funzionale del movimento, èstato e certamente potrà essere una importante espe-rienza di funzionamento a corrente continua, in cui cioèsi possa essere riconosciuti nelle proprie peculiarità e sen-tire la continuità del proprio esserci anche in rapportoalla malattia. In altri termini possiamo dire che la “…DMTha arricchito e diversificato l’esperienza psicomotoria deipazienti, ha stimolato l’esplorazione e l’ampliamentodelle loro possibilità posturali e motorie, aprendo nuovepossibilità e mettendoli in contatto con delle potenzialitànon del tutto perdute. Il gruppo è stato il luogo della pos-sibilità: la possibilità di espressione, la possibilità dell’au-tonomizzazione e della relazione, la possibilità di metter-si in ascolto delle proprie sensazioni interne risvegliatedal corpo in movimento, quel corpo che ha espresso,attraverso forme danzate, qualcosa che ancora gli appar-tiene e che lo rappresenta in quel momento. È stato inte-ressante per i pazienti partire dal loro movimento abitua-le per trasformarlo in movimento fluido…..danzante. “Inun corpo quella che comunica può essere anche la parteche vogliamo negare. Forme strane, bizzarre, talvoltamostruose, se lasciate parlare possono esprimere emo-

zioni, bisogni, desideri. In ogni gesto, in ogni movimentosi esprime la storia della persona, c’e la propria modalitàdi relazionarsi col mondo, di sentirlo, di vederlo” (S.Antonini 2004). Nel gruppo la condivisione di un linguag-gio corporeo come forma espressiva, la condivisione di unritmo, la condivisione delle danze hanno fatto sorgere unanuova forma di comunicazione e di relazione mediata daun canale, quello corporeo, fonte di disagio ma ancorafonte di vitalità. Il ritmo a questo proposito ha avuto unafunzione rivitalizzante sia per la dimensione corporea cheper quella relazionale. Le emozioni, racchiuse nello spa-zio del “non detto e non dicibile”, hanno trovato, nelgruppo, lo spazio per esprimersi, la dimensione conteniti-va e ludica ha agevolato la singola espressione, l’intera-zione con l’altro e il senso di appartenenza al gruppo inun clima di fiducia condivisa.Riteniamo che tale breveesperienza, abbia focalizzato, attraverso il movimentodanzato, aspetti emozionali che caratterizzano la qualitàdella vita delle persone con Parkinson e che abbia apertoun varco, una possibilità altra per vivere e convivere conla malattia e per affrontare “quell’ospite estraneo cheabita il corpo malato, rallentandolo, agitandolo o bloc-candolo contro la propria volontà” [5].Ci piace concludere con le parole che un paziente delgruppo ci ha regalato alla fine dell’esperienza. “…Le cor-poree sensazioni i pazienti conquistano. La fisicità fa per-cepire il linguaggio della valorizzazione dell’essereumano. Le abilità che abbandonate non hanno delle per-sone le possibilità motorie, ne stimolano il corporeo pia-cere…” (S. M. 6 febbraio 2008).

Note1 Per i concetti di Funzioni e Piani Funzionali, Esperienze Basilari, cfr. LRispoli, Esperienze di Base e Sviluppo del Sé. L’Evolutiva nellaPsicoterapia Funzionale. FrancoAngeli, Milano, 20042 Col termine kinesfera o spazio personale si intende l’area spaziale checirconda il corpo all’interno della quale si sperimentano le possibilità diallungamento degli arti senza muoversi dal posto in cui si è. (Govoni 1998)3 Per il Test della figura umana abbiamo fatto riferimento alla versione diK. Machover.4 V. Puxeddu, L’arte di accompagnare: l’osservazione inDanzamovimentoterapia Integrata. In Ar.tè Quaderni Italiani delleArtiterapie. Anno 01 Aprile 20075 Tratto dall’art. Parkinson e dimensione psicologica: il gruppo come risor-sa nel trattamento delle malattie organiche croniche. A cura di: AAPP(Associazione Amici Parkinson Piemonte) – Asl 2 Torino, U. Corino - G. Urgo- L. Vasini - R. Tomasetta

Riferimenti bibliograficiAntonimi S, Intervento di Danzamovimentoterapia nei confronti di unagiovane affetta da spasticità. In Apid, Adorisio – Garcia (a cura di) Modellie pratiche nell’esperienza italiana. Ed. Magi, Roma, 2004Bellia V, Se la cura è una danza. La metodologia espressivo-relazionalenella danzaterapia. FrancoAngeli, Milano, 2007Bellia V., Dove danzavano gli sciamani. Il setting nei gruppi di danzamovi-mentoterapia. FrancoAngeli, Milano, 2001Govoni R M, Danza: linguaggio poetico del corpo e linguaggio di cura. InDall’esprimere al comunicare. Belfiore Colli, a cura di. Quaderni di ArtTherapy. Pitagora editrice Bologna, 1998Machover K, Il disegno della figura umana: un metodo di indagine. Trad.M. Rossetti. OS, Firenze, 1968Puxeddu V, L’arte di accompagnare: l’osservazione inDanzamovimentoterapia Integrata. In Ar-tè. Quaderni Italiani delleArtiterapie. Anno 01 Aprile 2007Rispoli L, Esperienze di Base e Sviluppo del Sé. L’Evolutiva nellaPsicoterapia Funzionale. FrancoAngeli, Milano, 2004Saccorotti C, Dal movimento primitivo al movimento creativo. In Bellia V,Danzare le origini. Ed. C.u.e.c.m, Catania, 1995

* Dottore Magistrale in Scienze delle Professioni Sanitarie dellaRiabilitazione, Danzamovimentoterapeuta (Dmt-Apid), Supervisore,Counselor Funzionale, Ass. Ardeidae – Palermo, dipendente ASL 6.** Dottore in Fisioterapia, Danzamovimentoterapeuta (Dmt-Apid), Ass.Ardeidae – Palermo, dipendente ASL 6*** Psicologa, Psicoterapeuta Gruppoanalista, Danzamovimentoterapeuta(Dmt-Apid), Ass. Ardeidae – Palermo

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AIFI SICILIACORSO DI AGGIORNAMENTO

LA RIABILITAZIONE DEL GINOCCHIO TRAUMATIZZATO CON L’APPROCCIO CONOSCITIVO:I PROBLEMI DEL SISTEMA UOMO E POSSIBILI SOLUZIONI

Hotel Cala Regina – SciaccamareContrada Sovareto

Sciacca (AG)2 – 3 Ottobre 2009

Il Corso di aggiornamento si propone di accompagnare i partecipanti in un percorso di apprendimento dove la riabilitazione del ginocchio trau-matizzato viene vista non solo come il recupero articolare o della forza muscolare, ma soprattutto come il ritorno della persona ad una vita il piùnormale possibile con tutto il suo essere.Verrà studiata la dimensione olistica della riabilitazione, sottolineando gli aspetti chinesiologici e funzionali, ma anche le problematiche compor-tamentali e cognitive del paziente traumatizzatoVENERDÌ 2 0TTOBRE 2009I SESSIONE: Il SISTEMA FUNZIONALE DEL CAMMINOOre 09,00 – 10,00 Sistema Uomo Funzione: l’approccio metodologico nella riabilitazioneRosario Fiolo / Ligazzolo Maria - Serie di relazioni su tema preordinatoOre 10,00 – 11,00 Il paziente e il suo ginocchio: commedia futurista in due atti. 1° attoCavallaro Filippo / Dal Molin Gian Paolo - Serie di relazioni su tema preordinatoOre 11,00 – 12,00 Il cammino normale; interazione di sistemi funzionali per la progressione umana: il ruolo del ginocchioDal Molin Gian Paolo / Ligazzolo Maria - Serie di relazioni su tema preordinatoOre 12,00 – 13,00 Il cammino normale; interazione di sistemi funzionali per la progressione umana: il ruolo del ginocchioDal Molin Gian Paolo / Ligazzolo Maria - Dimostrazioni tecniche senza esecuzione da parte dei partecipantiII SESSIONE: DALLA VALUTAZIONE ALLA PIANIFICAZIONE DEL TRATTAMENTO RIABILITATIVOOre 14,00 – 15,00 Individuazione dello “specifico patologico” nelle disfunzioni motorie del ginocchioLigazzolo Maria / Dal Molin Gian Paolo - Serie di relazioni su tema preordinatoOre 15,00 – 16,00 Pianificazione del trattamento riabilitativo del ginocchio traumatizzato: dal problema alla ipotesi di soluzioneLigazzolo Maria / Dal Molin Gian Paolo - Dimostrazioni tecniche senza esecuzione da parte dei partecipantiOre 16,00 – 17,00 Il lavoro riabilitativo nella prima fase di trattamentoLigazzolo Maria / Dal Molin Gian Paolo - Presentazione di problemi / casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli gruppi)Ore 17,00 – 18,00 Il lavoro riabilitativo nella seconda fase di trattamentoLigazzolo Maria / Dal Molin Gian Paolo - Presentazione di problemi / casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli gruppi)SABATO 3 OTTOBRE 2009I SESSIONE: IL GINOCCHIO TRAUMATIZZATO E IL VISSUTO DEL PAZIENTEOre 09,00 – 10,00 Sento e non sento...scoperta condivisa di un ginocchio traumatizzato: la storia di GraziaDal Molin Gian Paolo / Ligazzolo Maria - Serie di relazioni su tema preordinatoOre 10,00 -11,00 Il corpo che interpreta il ginocchio:riflessione sulle problematiche riabilitative del tronco e delle spalle nel ginocchio traumatizzatoLigazzolo Maria / Dal Molin Gian Paolo - Serie di relazioni su tema preordinatoOre 11,00 -12,00 Il corpo che interpreta il ginocchio:riflessione sulle problematiche riabilitative del tronco e delle spalle nel ginocchio traumatizzatoLigazzolo Maria / Dal Molin Gian Paolo - Dimostrazioni tecniche senza esecuzione da parte dei partecipantiOre12,00 – 13,00 Il Lavoro riabilitativo nella terza fase di trattamentoLigazzolo Maria / Dal Molin Gian Paolo - Presentazione di problemi / casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli gruppi)II SESSIONE: IL RUOLO DELL’ESPERIENZA NEL RECUPERO DEL GINOCCHIO TRAUMATIZZATOOre 14,00 – 15,00 Preparazione alla ripresa sportiva di un ginocchio traumatizzato: opzione riabilitativa possibile?Dal Molin Gian Paolo / Ligazzolo Maria - Serie di relazioni su tema preordinatoOre 15,00 – 16,00 Il paziente e il suo ginocchio: commedia futurista in due atti. 2° attoCavallaro Filippo/ Ligazzolo Maria - Serie di relazioni su tema preordinatoOre 16,00 – 17,00 Discussione e conclusioneDal Molin Gian Paolo / Ligazzolo Maria - Dibattito condotto da un espertoOre 17,00 – 17,30 - Verifica dell’apprendimentoINFORMAZIONI GENERALISEDE Hotel Cala Regina – Sciaccamare Contrada SovaretoSciacca (AG)DATA: 2 e 3 ottobre 2009DESTINATARI: Fisioterapisti e studenti universitari iscritti al Corso di Laurea in FisioterapiaNUMERO MASSIMO PARTECIPANTI: 40 fisioterapisti , 20 studentiECM: SìCOSTO: € 200,00 fisioterapisti iscritti A.I.FI. anno 2009 - € 350,00 + IVA fisioterapisti non iscritti A.I.FI.- studenti € 50,00 fisioterapistiiscritti A.I.FI. anno 2009 - € 120,00 + IVA fisioterapisti non iscritti A.I.FI.MODALITÀ D’ISCRIZIONE: Esclusivamente via fax alla Segreteria Organizzativa al n° 0913809846.Fisioterapisti Soci A.I.FI.: Inviare la scheda d’iscrizione + copia di ricevuta di versamento di € 200,00 sul c/c postale n. 39785092 intestatoad A.I.FI. Regione Sicilia Via Marchese di Villabianca n. 120 – 90143 Palermo, specificando la causale del versamento: “Contributo per le spesedi organizzazione del Corso di Aggiornamento La Riabilitazione del Ginocchio traumatizzato” + Copia della tessera, o della ricevuta di paga-mento della quota associativa 2009 all’Associazione Italiana Fisioterapisti. Fisioterapisti non Soci A.I.FI.: Inviare la scheda d’iscrizione +copia di ricevuta di versamento di € 350,00 + IVA sul c/c postale n. 39785092 intestato ad A.I.FI. Regione Sicilia Via Marchese diVillabianca n. 120 – 90143 Palermo, specificando la causale del versamento: “Contributo per le spese di organizzazione del Corso diAggiornamento La Riabilitazione del Ginocchio traumatizzato”.SEGRETERIA SCIENTIFICA:Dott. Rosario Fiolo [email protected] ORGANIZZATIVA:Dott.ssa Giuseppina Geremia [email protected]. 340 8693813 - 329 2038795ACCREDITAMENTO ECMCAPP Cooperativa sociale Via Marchese di Villabianca n. 120 90143 – PalermoTel. Fax 091 347166

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AIFI Regione Sicilia AIRPGSeminario su

La gestione del paziente con disturbi lombari di origine muscoloscheletrica con la Rieducazione Posturale Globale

9 Ottobre 2009Sala Convegni Casa di Cura Riabilitativa Villa Sofia

Via delle terme, 80 - Acirealeprogramma provvisorio

I SESSIONE Dalla diagnosi alla gestione riabilitativa del paziente con lombalgia aspecificaOre 08.45 – 09.00 Saluti di benvenuto e presentazione dei lavori

Docente: Prof. G. BonfiglioOre 09.00 – 09.30 Il ruolo del MMG nella gestione del paziente con lombalgia aspecifica

Docente: Dott. D. GrimaldiOre 09.30– 10.00 Inquadramento diagnostico del paziente con lombalgia aspecifica:

quale trattamento secondo le evidenze scientifiche?Docente: Prof. G. Sessa

Ore 10.00 – 10.30 Quale diagnostica per immagini nella lombalgia aspecificaDocente: Dott. G. Sortino

Ore 10.30 – 11.00 La metodologia EBPh nella gestione riabilitativa della lombalgia aspecificaDocente: Dott. G. Gaudioso

Ore 11.00 – 11.15 Coffe breakOre 11.15 – 11.45 Metodologia riabilitativa nel paziente lombalgico

Docente: Dott. R. FioloOre 11.45 – 12.15 Lombalgia e medicina narrativa: mito o tealtà?

Docente: Dott. F. CavallaroOre 12.15 – 12.45 Dalla osservazione alla stesura del programma riabilitativo con R.P.G.

del paziente con disturbi lombari di origine muscolo scheletricaDocente: Dott. A. Ginestra

Ore 12.45 - 13.15 Proposte di trattamento riabilitativo con la R.P.G. del paziente con disturbilombari di origine muscolo scheletricaDocente: Dott. D. Sgamma

II SESSIONE Individuazione e stesura del programma riabilitativoOre 14.00 – 15.00 La scheda di valutazione secondo la R.P.G. del paziente con disturbi lombari di ori-

gine muscolo scheletricaDocente: Dott.ssa E. Mulé

Ore 15.00 – 16.00 Analisi dei dati e Individuazione dei problemi riabilitativi del paziente condisturbi lombari di origine muscolo scheletrica secondo la R.P.G.Docente: Dott. O. Meli

Ore 16.00 – 17.00 Definizione del programma riabilitativo del paziente con disturbi lombari diorigine muscolo scheletrica in R.P.G.: individuazione degli obiettivi e strumentidi verifica utilizzati.Docente: Dott. O. Meli

Ore 17.00 – 18.00 Dimostrazioni di trattamento del paziente con disturbi lombari di origine muscoloscheletrica con la R.P.G.Docente: Dott. D. Sgamma

Ore 18.00 – 18.30 Discussione.Ore 18.30 – 19.00 Test di valutazione

destinatari: 50 medici (discipline: ortopedia, medicina fisica e riabilitazione,reumatoligia, medicina generale, geriatria, medicina dello sport),100 fisioterapisti

numero massimo partecipanti: 150ecm: accreditamento richiestocosto: iscrizione gratuitàmodalita’ d’iscrizione: esclusivamente via e-mail alla segreteria organizzativa [email protected] inviandonome, cognome, professione (se medici anche la disciplina), c.f., tel/cell, via, n. civico, città, cap di residenza.Ai fini dell’ottenimento dei crediti formativi ecm, le richieste d’iscrizione saranno accettate in ordine di arrivo.La segreteria organizzativa confermerà l’avvenuta iscrizione tramite invio di mail.segreteria scientifica: dott. Orazio Meli, dott. Diego Sgammasegreteria organizzativa:av eventi e formazione s.a.s - sede legale: via V. Giuffrida 92, Catania 95127 - tel. 338 3941650 - fax 095 7461360 -p.iva 04660420870 - n° provider 12828 – n° ref. [email protected] - [email protected] - www.av-eventieformazione.it

maggiori informazioni sul sito www.aifisicilia.it