Fa Vol an Do

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Un giorno un cane stava dormendo accanto alla sua cuccia, quando gli cascò in testa una marmotta, che era scivolata dal ramo di un albero. Il cane si svegliò di sopras- salto esclamando: <Ahi! Cosa succede?> La marmotta rispose: <Sono stata io, scusa> Il cane si infuriò per esse- re stato interrotto e si mi- se ad abbaiare furiosa- mente, inseguendola. L’altra si rifugiò dentro la cavità del tronco dell’ albe- ro. <Non riuscirai a prender- mi!!> lo provocò la mar- motta, che lì dentro si sen- tiva al sicuro. Mentre il cane abbaiava a più non posso, qualche mosca entrò nella sua boc- ca aperta dalla rabbia ed egli la inghiottì per sba- glio. Continuò ad abbaiare inutilmente per molto tempo e ad inghiottire mo- sche, finché la marmotta se ne andò risalendo il tronco e fuggendo tra i rami. Esso quindi non riuscì a catturare la sua nemica, ma solo quelle povere mosche che ebbero la sfortuna di capitare davanti alla sua bocca mentre abbaiava. La morale della favola è perciò : can che abbaia piglia mosche. MORALI PAZZE “Ma è sempre vero che è meglio andare piano? E che fra due litiganti è il terzo ad avere la meglio? Perché non provare a stravolgere i soliti proverbi?” Si sono chiesti gli alunni della 1^D. Ed ecco che, tra il serio ed il faceto, sono nate le morali pazze, con le quali hanno inventato favole assolutamente originali! Scuola secondaria di I grado “C. Agostini” - San Martino di Lupari FAVOLANDO “Can che abbaia piglia mosche” Chiaramaria Cecchetto Matteo Lago INDICE Can che abbaia piglia mosche 1 Chi dorme si riposa 1 Chi va piano arriva in ritardo Can che abbaia piglia mosche 2 Fra i due litiganti il terzo muore1 Chi trova un amico lo sfrutta 1 Chi la fa scappi, che è meglio Fra i due litiganti il terzo muore2 Chi dorme si riposa 2 Chi trova un amico lo sfrutta 2 Can che abbaia piglia mosche 3 FAVOLE IN RIMA Il corvo e la volpe La volpe e l’uva Il nibbio invidioso Il lupo e l’agnello La volpe e il caprone Il lupo e il cane P. 1 2 2 3 3 4 4 5 5 6 6 7 8 8 9 9 10 Il cervo alla fonte 10 Il leone e il topolino 11 Il cavallo e l’asino 11 La lepre e la tartaruga 12 MORALI PAZZE Il tordo goloso 12 LA 1^ D: UNA CLASSE … FAVOLOSA! MORALI PAZZE E FAVOLE IN RIMA!

Transcript of Fa Vol an Do

Un giorno un cane stava dormendo accanto alla sua cuccia, quando gli cascò in testa una marmotta, che era scivolata dal ramo di un albero.

Il cane si svegliò di sopras-salto esclamando: <Ahi! Cosa succede?>

La marmotta rispose: <Sono stata io, scusa>

Il cane si infuriò per esse-re stato interrotto e si mi-se ad abbaiare furiosa-mente, inseguendola. L’altra si rifugiò dentro la cavità del tronco dell’ albe-ro.

<Non riuscirai a prender-mi!!> lo provocò la mar-motta, che lì dentro si sen-tiva al sicuro.

Mentre il cane abbaiava a più non posso, qualche

mosca entrò nella sua boc-ca aperta dalla rabbia ed egli la inghiottì per sba-glio. Continuò ad abbaiare inutilmente per molto tempo e ad inghiottire mo-sche, finché la marmotta se ne andò risalendo il tronco e fuggendo tra i rami. Esso quindi non riuscì a catturare la sua

nemica, ma solo quelle povere mosche che ebbero la sfortuna di capitare davanti alla sua bocca mentre abbaiava.

La morale della favola è

perciò : can che abbaia piglia mosche.

MORALI PAZZE “Ma è sempre vero che è meglio andare piano? E che fra due litiganti è il terzo ad avere la meglio? Perché non provare a stravolgere i soliti proverbi?” Si sono chiesti gli alunni della 1^D. Ed ecco che, tra il serio ed il faceto, sono nate le morali pazze, con le quali hanno inventato favole assolutamente originali!

Scuola secondaria di I grado “C. Agostini” - San Martino di Lupari

FAVOLANDO

“Can che abbaia piglia mosche” Chiaramaria Cecchetto Matteo Lago

INDICE

Can che abbaia piglia mosche 1

Chi dorme si riposa 1

Chi va piano arriva in ritardo

Can che abbaia piglia mosche 2

Fra i due litiganti il terzo muore1

Chi trova un amico lo sfrutta 1

Chi la fa scappi, che è meglio

Fra i due litiganti il terzo muore2

Chi dorme si riposa 2

Chi trova un amico lo sfrutta 2

Can che abbaia piglia mosche 3

FAVOLE IN RIMA

Il corvo e la volpe

La volpe e l’uva

Il nibbio invidioso

Il lupo e l’agnello

La volpe e il caprone

Il lupo e il cane

P.

1

2

2

3

3

4

4

5

5

6

6

7

8

8

9

9

10

Il cervo alla fonte 10

Il leone e il topolino 11

Il cavallo e l’asino 11

La lepre e la tartaruga 12

MORALI PAZZE

Il tordo goloso 12

LA 1^ D:

UNA CLASSE …

FAVOLOSA!

MORALI PAZZE E FAVOLE IN RIMA!

C’ era una volta un co-niglio che sfidò una le-pre a una gara di corsa. Essa accettò, visto che non aveva altri impe-gni . Il coniglio si allenava giorno dopo giorno, perché voleva vincere a qualunque costo. L’ al-tra invece, visto che non le importava niente, non si allenava, anzi si ripo-sava. Il giorno prima della gara il coniglio incontrò la lepre e le disse:”Non vincerai mai! Sono gior-

ni che mi alleno!” La lepre, con la sua sfaccia-taggine, fece una smor-fia e se ne andò. Il giorno della gara quest’ ultima era riposa-ta e pronta; invece l’altro era stanco per il duro lavoro. Esso, arri-vato a metà gara, in-ciampò in un sasso e, avendo sbattuto la testa, cadde in un sonno pro-fondo. La lepre, vedendo que-sto, anziché soccorrerlo, accelerò e vinse la gara. Il perdente capì che ave-

“Chi dorme si riposa” Giulia Moro Elena Tonellato

Didascalia dell'immagine o della fotografia

Preoccupata per il ritardo dell’amica, andò a cercarla, ma prese una strada che non era

quella da cui sarebbe arrivata la tartaruga, bensì un’altra, quindi non si incontrarono. La tartaruga, quando giunse f i n a l m e n t e n e l l u o g o dell’incontro, non trovò più la lepre. Allora anch’essa si mise in cammino per tentare di trovare l’altra, ma invano. Alla fine, a forza di cercarsi, si incontrarono. Chiarirono il motivo del ritar-do della tartaruga e ripresero a frequentarsi, però da allora la tartaruga, visto com’era andata al primo incontro, partì sempre con molto anticipo. La favola ci insegna che “chi va piano arriva in ritardo”.

Un giorno una lepre e una tar-taruga avevano un appunta-mento in un bosco di monta-gna. Entrambe si misero in cammi-no; la prima era veloce, invece l’altra era lenta. Arrivata all’appuntamento, la lepre aspettò molte ore, ma la tartaruga non si vedeva.

“Chi va piano arriva in ritardo” Annaclara Gasparin Rebecca Stoppa

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va sbagliato ad allenarsi troppo e comprese che “chi dorme si riposa e vince”.

Un cane stava dormendo tranquillamente nella sua cuccia, quando all'improv-viso sentì un ronzio fasti-dioso.

Disturbato da quel rumore, si svegliò e vide una mo-sca appoggiata sul suo na-so; allora cominciò a rin-ghiare, poi disse: «Brutta mosca, potresti andare via e lasciarmi dormire in pa-ce?».

La mosca, sentendo questa grossa voce, si spaventò e disse: «Chi ti credi di esse-re per farmi prendere que-sto spavento?». Sentendo queste parole il cane co-minciò ad abbaiare; la mo-sca, stordita, capitò dentro alla sua bocca ed esso, senza accorgersene, se la mangiò.

Can che abbaia piglia mosche.

ni, finché all’ennesima lite, an-che a causa delle sue piccole dimensioni, il topolino finì schiacciato. Questa favola ci insegna che quando inizia una lite non bi-sogna immischiarsi, quindi: fra i due litiganti il terzo muore.

C’era una volta una famiglia di gatti composta dal papà, la mamma e due figli. Un giorno andarono al topile per prendersi un topolino che facesse compagnia ai due mici-ni. Un pomeriggio la mamma pre-parò la merenda per i tre; ave-va preparato un panino più grande degli altri e lo volevano entrambi i gattini. Il topolino, dopo aver finito il suo panino, provò a dividerli, ma si prese una graffiata. Il giorno dopo successe la stes-sa cosa e il topino si prese un morso. Andò avanti così per tanti gior-

“Can che abbaia piglia mosche” Shkedjana Beqiri Asia Dinale

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“Fra i due litiganti il terzo muore” Ghizlan Kerdoud Annalisa Mognon

FAVOLANDO

bo, allora la tartaruga chiese al ghepardo se la poteva portare fino alla propria ciotola; l’altro gentilmente la portò.

Questo si ripeté alle due per il son-nellino. Alle quat-tro, dopo che si fu svegliata, la portò a rinfrescarsi e alle sette a cena e que-sto si ripeté tutti i giorni, finché il gentile, ma inge-nuo ghepardo non

In uno zoo c’erano una tartaru-ga e un ghepardo in una grande gabbia .

I due ben presto fecero amici-zia.

Un giorno la tartaruga chiese al ghepardo il modo per correre veloci, allora lui le rispose: ”Salta sulla mia schiena, che ti faccio vedere”.

La tartaruga accettò con piace-re.

Dopo un po’ arrivò un guardia-no dello zoo e diede loro il ci-

si rese conto di essere sfruttato.

Questa favola ci fa capire che spesso “chi trova un amico…lo sfrutta”.

Alcuni gabbiani stavano volando sopra il mare , quando ad uno di essi venne fame e decise di andare a terra per trovare qualcosa da mangiare. Vide una lucertola e fece per mangiarla, ma lei lo supplicò di risparmiarla, promettendo che un giorno lo avrebbe ricompensato. Il gabbiano, un po’dubbioso, le disse: “Ti risparmio, ma tu in cambio mi devi procurare del cibo”. Ella rispose: “Sarà fatto! Domani ti porterò qualcosa di squisito!” La lucertola sapeva che il gabbiano si nutriva di pesci, ma sarebbe stato per lei impossibile catturarne uno, quindi il giorno successivo gli portò degli insetti; il gabbiano, deluso e sdegnato, li rifiutò e in cambio voleva mangiarsi la lucertola. Ella, impaurita, scappò e in tal modo ebbe salva la vita. L’uccello, a becco asciutto, ritornò fra i suoi simili. Da questa favola si impara che “chi la fa scappi, che è meglio!”

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“Chi trova un amico lo sfrutta” Elia Lago Aurora Miotto

“Chi la fa scappi, che è meglio!” Giulia Bordignon Nicola Geron

FAVOLANDO

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plancton!" Allora i due co-minciarono a mangiare la car-cassa, ma entrambi volevano cominciare a mangiare la te-sta, quindi iniziarono a litiga-re. L'altro, mentre mangiava il plancton, vide i due amici che litigavano e provò a dividerli, ma inutilmente, infatti si prese un morso e ci restò secco.

Gli altri, quando si accorsero che era morto, lo guardarono e si misero a ridere: "Ah Ah, potevi fare a meno di provare

Un giorno tre squali ,tra loro molto amici, si incontrarono e decisero di fare una festa per il loro primo anno di a-micizia. Il più gentile dei tre preparò un banchetto da lec-carsi i baffi, magli altri due videro una grande carcassa di balena da condividere."Vieni a mangiare con noi anche tu, questa carne è squisita!" Ma quello rispose:"Grazie mille dell'invito, ma sapete, io non sono carnivoro, io mangio

a fermarci:siamo troppo forti!” La favola dimostra che, a vol-te, tra i due litiganti il terzo muore.

“Tra i due litiganti il terzo muore” Manuel Sartor Nicola Strazza

“Chi dorme si riposa” Giada Andretta Valentina Bolzon

FAVOLANDO

Un giorno una volpe decise di sfidare un lu-po in una gara: vinceva chi catturava più farfalle.

La volpe gli disse:” Domani, alle sei del mattino, nel campo di girasoli: là si svolgerà la sfida”.

Il lupo, che adorava andare alle feste, quella sera era stato invitato da un suo amico. Ma la volpe, che era più furba, andò a letto pre-sto, così al mattino, alla sei in punto, stava già catturando farfalle. Nel frattempo il lu-po stava dormendo; e quando si svegliò si accorse che era in ritardo per la competizio-ne. Purtroppo perse la gara perché, quando lui arrivò, l’avversaria aveva già raccolto cento farfalle. La volpe però era stanca morta, mentre il lupo era riposato.

Morale pazza: chi dorme si riposa!

sue amiche . Egli decise di ospitarle nel suo nido nell’acqua, con tutte le co-modità. Le pescioline, già che c’erano, gli chiesero anche di procurar loro del cibo. Esse rimasero a lungo con il pinguino imperatore, perché ne ricavavano molti vantaggi .

Chi trova un amico lo sfrutta!

C’era una volta il grande pinguino imperatore dell’ Antartide; un giorno dai mari del Pacifico giunsero tre pescioline. Esse, appe-na arrivate, non avevano un posto dove dormire, al-lora parlarono con il re e, a forza di sorrisi e compli-menti, (“Ma come nuoti bene!”, “Oh, che splendido becco!”, “Chi più generoso di te?”) diventarono subito

Pagina 6 FAVOLANDO

Titolo brano interno

“Chi trova un amico lo sfrutta” Malak Djobbi Pamela Graziotto

Un giorno d'estate due cani erano in giar-dino a giocare con una pallina di gomma. Ad un certo punto uno dei due, che si era stancato, andò a riposare sotto un albero di mele.

L'altro voleva continuare a giocare e deci-se di disturbarlo:corse verso il melo e sbat-tendoci contro fece cadere una mela sul naso del compagno.

Tuttavia quello non si svegliò, e continuò a dormire.

L'amico allora cominciò ad abbaiare con insistenza, ma senza alcun risultato, finché si accorse che sulla testa del cane che dor-miva era appoggiata una mosca.

Poiché non poteva giocare da solo, decise di afferrarla, saltando sopra l'altro,

che a quel punto si svegliò.

Questa favola insegna che "can che ab-baia piglia mosche”.

“Can che abbaia piglia mosche” Cristian Casonato Andrei Cora

Il corvo e la volpe Andrei Cora, Ghizlan Kerdoud Rebecca Stoppa

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FAVOLE IN RIMA BACIATA

“Non contenti della lettura degli

antichi favolisti,

tenendo sempre gli animali come protagonisti,

abbiamo deciso di sperimentare

e tutti insieme inventare

tante simpatiche versioni nuove

delle favole antiche, in rima baciata;

abbiamo fatto diverse prove

e ci siamo accorti che la faccenda non

era poi complicata!”

FAVOLANDO

Un uccello senza cervello del formaggio aveva rubato a un poverello, ma una volpe lo vide e di rubarglielo decise. Ai suoi piedi si fermò e a lodarlo cominciò: “Che penne lucenti, quanto sei bello! Lo è anche la tua voce, mio caro uccello?” Il corvo, sentendosi lodare, iniziò subito a cantare e fu così che perse il formaggio, procurando alla furba volpe un vantaggio. Questa storia insegna a stare attenti a chi ci loda con falsi complimenti.

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La volpe e l’uva Giulia Bordignon Asia Dinale

Il nibbio invidioso Chiaramaria Cecchetto Aurora Miotto

FAVOLANDO

“Che fame!” la volpe esclamò; era a digiuno e per caso in una vigna capitò. Si trovò davanti dei grappoli dorati che sembravano caramellati. “Bella quell’uva!” disse la volpe facendo un primo balzo “Ma com’è alta!” affermò, vedendo che non ce la faceva e che la sua fame rimaneva. Più saltava e più le veniva fame, ma proprio non riusciva a soddisfare le sue brame. “Che brutta uva” allora esclamò “E’ ancora acerba. A me non piace per niente e sa di erba!” Così si allontanò tutta sdegnata e in cuor suo anche arrabbiata.

Spesso a parole anche gli umani disprezzano ciò che non possono avere tra le mani.

Il nibbio, uccello rapace, un tempo non possedeva una brutta voce, ma di averne una imponente era desideroso e dell’aquila era assai invidioso. Un giorno che su un albero se ne stava appollaiato sotto di lui cercò riparo un cavallo accaldato, ma - ahimè - il destino ebbe avverso: si punse con un cardo ed emise il suo verso. Era solo un grido di dolore, ma il nibbio entusiasta pensò: “Che splendore!” E cominciò da quel mattino nebbioso ad imitare quel verso, per lui meraviglioso, ma non ebbe alcun successo e di mutare voce non gli fu concesso. Decise allora di ritornare alla sua voce originale, ma essa era sparita e rimase rauco per tutta la vita. Chi per invidia cerca di cambiare la propria natura va incontro a una sconfitta sicura.

Caduta nel pozzo era la volpe, a causa dei suoi guai e delle sue colpe. Poco dopo col fiatone al pozzo arrivò il caprone. Domandò se l'acqua era dolce e abbondante

e intanto la volpe escogitò un piano strabiliante. "L'acqua è molto buona, scendi amico:

sono io che te lo dico". Lo sciocco ci cascò

e nel pozzo si calò. La volpe sulle sue corna salì,

e, lasciandolo lì dentro, con un balzo uscì.

L'uomo astuto in difficoltà a danno degli altri se la caverà.

Mentre un agnello beveva alla corrente, arrivò anche un lupo diretto al torrente. Non era dei migliori il muso di quel lupo, perché aveva uno sguardo molto cupo. Forse era lì per andare a caccia e dell’ agnello aveva seguito la traccia. Tra l’ altro da un po’ era a digiuno, quindi il momento gli sembrava opportuno. Per la fame era furioso e pensò ad un piano ingegnoso. -Visto che l’ acqua mi vuoi intorbidare,- disse all’ agnello –Tu qui non puoi stare! - Io non sono qui per sporcare, quindi non puoi farmela pagare. Il lupo disse all’ agnello: -Allora sarà stato tuo fratello! -Non ho un fratello, signor lupo, e ora torno al mio dirupo. -Forse tuo padre , e se non lui tua madre! Così, afferratolo, nella foresta lo portò e in un boccone se lo mangiò! I prepotenti se la prendono con i più deboli Perché i loro animi sono malevoli.

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“La volpe e il caprone” Shkedjana Beqiri Manuel Sartor

FAVOLANDO

Il lupo e l’agnello Nicola Geron Pamela Graziotto

Un lupo sfinito dalla magrezza si imbatté in un cane di notevole robustezza. Disse il lupo al cane: “Sei lustro e grosso e io muoio di fame”. L’altro rispose con convinzione: “Custodisci la casa e servi tu il mio padrone!” “Mi piace la tua idea,” il lupo replicò “In cambio del mio lavoro cibo riceverò” Poi, vedendo il collo del cane spelacchiato, gli chiese: “Ma ti tengono legato?” Rispose triste il cane: “Di giorno sto alla catena, ma ho assicurati il pranzo e la cena; faccio la guardia di notte e in cambio mi danno ossi e pagnotte”. Disse il lupo: “Quello che ti manca è la libertà, io invece vivo in povertà. La fame preferisco però sopportare, ma essere libero di far ciò che mi pare” La libertà è il bene più prezioso e il saggio ne sarà sempre geloso.

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Titolo brano interno

“Il lupo e il cane” Cristian Casonato Annaclara Gasparin

Il cervo alla fonte Giulia Moro

FAVOLANDO

Un cervo al ruscello si specchiava bel bello; “Che corna meravigliose, sono proprio belle e ariose! Peccato per le zampette fine fine e nodosette…” Dal bosco uno sparo all’ improvviso si sentì e il cervo lesto se ne andò via di lì. Correan correan le gambette in tutta fretta, ma le corna furono la sua disdetta. Nei rami del bosco si impigliarono e tutti i cacciatori gli spararono. “Ahimè, ciò che amavo mi ha tradito; ciò che disprezzavo mi sarebbe solo servito.” Questa narrazione insegna che le cose disprezzate sono spesso più utili di quelle lodate.

Mentre un leone faceva la siesta, i topi di campagna facevano festa. Uno di loro, nel correre, capitò sul re della foresta e lo svegliò. Povero disgraziato! Il leone con un rapido balzo lo afferrò e, deciso a sbranarlo, ruggì: “Ti mangerò!”. Il topo lo supplicò: “Lasciami andare, vedrai che un giorno ti potrò ricompensare!”. Il leone ci pensò un po’, poi rise e infine di liberarlo decise. Qualche giorno dopo, il topo che aveva avuto salva l’esistenza ebbe l’occasione di mostrare la sua riconoscenza. Il re della foresta fu dai cacciatori catturato e al tronco di un albero con una fune legato. Il topo udì il lamento del leone e andò a soccorrerlo rosicchiando il cordone. Poi gli disse: “Tempo fa hai riso come un matto credendo di non ricevere la ricompensa del bene che mi hai fatto. Sappi che anche noi piccoli roditori dai guai possiamo tirarti fuori.” La morale della favola è: anche un debole può aiutare un re.

Il leone e il topolino Annalisa Mognon Nicola Strazza

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FAVOLANDO

Un asino e un cavallo viaggiavano affaticati dal peso che trasportavano. L’asino al compagno così parlò: - Prendi un po’ del mio carico, altrimenti morirò. Il cavallo incosciente non volle saperne niente . L’asino stanco stramazzò e morì, così il padrone tutto il carico sul cavallo trasferì. Il cavallo piangeva: - Ahimè disgraziato, come sono stato sfortunato! Il mio compagno ho rifiutato di aiutare ed ora tutto il suo carico devo portare! La favola dimostra che senza collaborazione può peggiorare anche la nostra situazione.

Il cavallo e l’asino Valentina Bolzon Alessia Bragagnolo

C'è una famiglia che sta facendo un pic-nic; mentre stanno mangiando il primo, arriva un'ape, che dice: "Sono Tito, sono Tito, sono Tito!". Mentre stanno mangiando il secondo, arriva nuovamente l'ape che dice: "Sono Tito, sono Tito, sono Tito!". Mentre stanno mangiando la frutta arriva la solita ape che dice: "Sono Tito, sono Tito, sono Tito!". Morale della favola: L'ape Tito vien mangiando.

In un caldo nido c' erano quattro tordi appena nati, che aspettavano la mamma molto affamati, però essa solo di tre saziava i palati. L' insoddisfatto era il più grandicello; egli pretendeva più di suo fratello. Quel cibo che la mamma gli portava, un palato fino come il suo non saziava. Quando l'età per volar via arrivò, il tordo felice dal nido se ne andò; per trovare qualcosa di prelibato da mangiare da un albero all'altro cominciò a svolazzare. In un bosco una pianta di mirto trovò e fra le sue bacche si tuffò. Soddisfatto per l'ottimo cibo, l'uccellino decise che sarebbe tornato anche il seguente mattino. Il tordo però non si accorse che, mentre le bacche mangiava, un cacciatore da lontano lo spiava. Quando tornò, restò imprigionato nel vischio che il cacciatore aveva spalmato. Terrorizzato cominciò a piangere e gridare così forte che la mamma lo venne a salvare. Per saziare il suo fine palato, la vita aveva rischiato. Questa favola ci fa capire che chi è ingordo rischia di fare la fine del tordo.

Il tordo goloso Matteo Lago Elena Tonellato

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FAVOLANDO

La lepre e la tartaruga Giada Andretta Malak Djobbi

La lepre un giorno della sua velocità si vantava e in una gara di corsa gli altri sfidava. La tartaruga con la sua solita calma accettò e sul luogo della sfida si recò. La lepre partì come un fulmine; il traguardo era vicino, così si fermò a fare un sonnellino. La tartaruga arrivò alla meta con la sua tranquillità, seppur lentamente e con difficoltà. Allora la lepre si svegliò e con tutte le sue forze a correre cominciò. La lepre perse, la tartaruga vinse e sorridendo disse: “Chi va piano, va sano e va lontano”. Questa favola insegna che ottiene di più chi si impegna

Per ridere...