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1 Evoluzione della Tecnologia Spaziale e delle Relative Politiche 1 Richiami storici Pochi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, alcuni giornali per ragazzi cominciarono a pubblicare articoli sulle stazioni spaziali del futuro. In effetti, i ragazzi non lo sapevano, ma era cominciata la Guerra Fredda tra i due blocchi che si fronteggiavano per ottenere il predominio mondiale. Questo aveva comportato, infatti, l’inizio dello sviluppo e dispiegamento di potenti armamenti nucleari e di mezzi missilistici intercontinentali. Peraltro la capacità di sferrare il primo colpo sarebbe stata enormemente migliorata, appunto, per quel blocco che fosse stato in grado di mettere in orbita una stazione spaziale equipaggiata di armamenti nucleari e capace di portare uomini a bordo. Così, dopo solo 12 anni dalla fine della guerra, l’ex Unione Sovietica riusciva a mettere in orbita un primo satellite dimostrativo della capacità tecnologica sviluppata. Anche gli Stati Uniti l’anno successivo misero in orbita il loro primo satellite, pur sempre dimostrativo di non essere da meno. In ogni caso l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti, partendo dalle conoscenze ed esperienze sviluppate dagli ingegneri militari tedeschi, hanno realizzato tecnologie spaziali di caratteristiche profondamente diverse. Da parte sovietica, infatti, è stata data la priorità ai voli umani ed allo sviluppo di stazioni spaziali, oltre che di moduli per il relativo rifornimento di uomini e materiali. La tecnologia missilistica sovietica teneva conto, peraltro, della latitudine delle proprie stazioni di lancio, poco adatte per raggiungere orbite geostazionarie, e si basava su propulsori ad idrocarburi, più economici di quelli statunitensi. Inoltre la tecnologia dei satelliti e della relativa avionica non differiva molto da quella aeronautica. Gli Stati Uniti realizzarono, invece, tecnologie spaziali di altissima sofisticazione tecnologica, sia per quanto riguarda i missili che i satelliti. Il risultato fu che l’Unione Sovietica arrivò per prima a realizzare le stazioni spaziali ed i mezzi di relativo rifornimento, anche se, contemporaneamente, gli Stati Uniti riuscirono a mandare i propri uomini sulla Luna, tanto che, dopo la messa fuori servizio dello Space Shuttle, attualmente l’unico mezzo per trasportare astronauti da e per la Stazione Spaziale Internazionale è costituito solo dai vecchi mezzi russi. L’Italia, per iniziativa del prof. Luigi Broglio fu la terza nazione ad entrare nel settore spaziale, lanciando il proprio primo satellite San Marco nel 1964 e realizzando una sua base di lancio equatoriale, cosicché avrebbe potuto diventare la nazione europea leader del settore cooperando strettamente con gli Stati Uniti. La tecnologia spaziale permise comunque ai due blocchi di realizzare satelliti spia, satelliti di comunicazione civile e militare, satelliti per la guida di armi (GPS e GLONASS). In proposito va anche notato che l’Unione Sovietica aveva fortemente ottimizzato la massa dei satelliti mediante l’uso di propulsori ad elevatissimo impulso specifico (propulsori elettrici ad effetto Hall). Peraltro il successo sovietico costrinse gli Stati Uniti a riprendere lo sviluppo del citato Space Shuttle (costosissimo a livello di ciclo di vita), capace di portare in orbita 10 tonnellate di armamenti nucleari, per poi utilizzarlo allo scopo di realizzare e rifornire la Stazione Spaziale Internazionale, la cui messa in orbita è iniziata circa dieci anni dopo la caduta del muro di Berlino. Pochi anni dopo, la Russia decise di far precipitare il suo ultimo modello di stazione spaziale MIR. La ragione maggiore della crisi dell’Unione Sovietica è stata di natura economica, in quanto il regime comunista, non potendo contare sull’iniziativa privata, raggiungeva livelli di efficienza

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Evoluzione  della  Tecnologia  Spaziale  e  delle  Relative  Politiche  

1 Richiami  storici  Pochi   anni   dopo   la   fine   della   seconda   guerra   mondiale,   alcuni   giornali   per   ragazzi  cominciarono  a  pubblicare  articoli  sulle  stazioni  spaziali  del  futuro.  In  effetti,  i  ragazzi  non  lo  sapevano,   ma   era   cominciata   la   Guerra   Fredda   tra   i   due   blocchi   che   si   fronteggiavano   per  ottenere   il   predominio  mondiale.   Questo   aveva   comportato,   infatti,   l’inizio   dello   sviluppo   e  dispiegamento  di  potenti  armamenti  nucleari  e  di  mezzi  missilistici  intercontinentali.  Peraltro  la  capacità  di  sferrare  il  primo  colpo  sarebbe  stata  enormemente  migliorata,  appunto,  per  quel  blocco   che   fosse   stato   in   grado   di   mettere   in   orbita   una   stazione   spaziale   equipaggiata   di  armamenti  nucleari  e  capace  di  portare  uomini  a  bordo.  Così,   dopo   solo   12   anni   dalla   fine   della   guerra,   l’ex   Unione   Sovietica   riusciva   a   mettere   in  orbita   un   primo   satellite   dimostrativo   della   capacità   tecnologica   sviluppata.   Anche   gli   Stati  Uniti  l’anno  successivo  misero  in  orbita  il  loro  primo  satellite,  pur  sempre  dimostrativo  di  non  essere  da  meno.  In  ogni  caso  l’Unione  Sovietica  e  gli  Stati  Uniti,  partendo  dalle  conoscenze  ed  esperienze  sviluppate  dagli  ingegneri  militari  tedeschi,  hanno  realizzato  tecnologie  spaziali  di  caratteristiche  profondamente  diverse.  Da  parte  sovietica,  infatti,  è  stata  data  la  priorità  ai  voli  umani  ed  allo  sviluppo  di  stazioni  spaziali,  oltre  che  di  moduli  per  il  relativo  rifornimento  di  uomini  e  materiali.  La  tecnologia  missilistica  sovietica  teneva  conto,  peraltro,  della  latitudine  delle  proprie  stazioni  di  lancio,  poco  adatte  per  raggiungere  orbite  geostazionarie,  e  si  basava  su   propulsori   ad   idrocarburi,   più   economici   di   quelli   statunitensi.   Inoltre   la   tecnologia   dei  satelliti   e   della   relativa   avionica   non   differiva   molto   da   quella   aeronautica.   Gli   Stati   Uniti  realizzarono,  invece,  tecnologie  spaziali  di  altissima  sofisticazione  tecnologica,  sia  per  quanto  riguarda   i   missili   che   i   satelliti.   Il   risultato   fu   che   l’Unione   Sovietica   arrivò   per   prima   a  realizzare   le   stazioni   spaziali   ed   i   mezzi   di   relativo   rifornimento,   anche   se,  contemporaneamente,   gli   Stati  Uniti   riuscirono  a  mandare   i  propri  uomini   sulla  Luna,   tanto  che,   dopo   la   messa   fuori   servizio   dello   Space   Shuttle,   attualmente   l’unico   mezzo   per  trasportare  astronauti  da  e  per  la  Stazione  Spaziale  Internazionale  è  costituito  solo  dai  vecchi  mezzi   russi.     L’Italia,   per   iniziativa  del  prof.   Luigi  Broglio   fu   la   terza  nazione  ad  entrare  nel  settore  spaziale,  lanciando  il  proprio  primo  satellite  San  Marco  nel  1964  e  realizzando  una  sua  base  di   lancio  equatoriale,   cosicché  avrebbe  potuto  diventare   la  nazione  europea   leader  del  settore  cooperando  strettamente  con  gli  Stati  Uniti.  La  tecnologia  spaziale  permise  comunque  ai  due  blocchi  di  realizzare  satelliti  spia,  satelliti  di  comunicazione  civile  e  militare,  satelliti  per  la  guida  di  armi  (GPS  e  GLONASS).  In  proposito  va  anche   notato   che   l’Unione   Sovietica   aveva   fortemente   ottimizzato   la   massa   dei   satelliti  mediante  l’uso  di  propulsori  ad  elevatissimo  impulso  specifico  (propulsori  elettrici  ad  effetto  Hall).  Peraltro  il  successo  sovietico  costrinse  gli  Stati  Uniti  a  riprendere  lo  sviluppo  del  citato  Space  Shuttle   (costosissimo   a   livello   di   ciclo   di   vita),   capace   di   portare   in   orbita   10   tonnellate   di  armamenti  nucleari,  per  poi  utilizzarlo  allo  scopo  di  realizzare  e  rifornire  la  Stazione  Spaziale  Internazionale,   la   cui  messa   in   orbita   è   iniziata   circa   dieci   anni   dopo   la   caduta  del  muro  di  Berlino.  Pochi  anni  dopo,  la  Russia  decise  di  far  precipitare  il  suo  ultimo  modello  di  stazione  spaziale  MIR.  La  ragione  maggiore  della  crisi  dell’Unione  Sovietica  è  stata  di  natura  economica,  in  quanto  il  regime  comunista,  non  potendo  contare  sull’iniziativa  privata,  raggiungeva  livelli  di  efficienza  

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produttiva  bassissimi  e  doveva  subire  sprechi  enormi,  risultando  fortemente  indebitata  verso  paesi   esteri   per   necessarie   importazioni   vitali.   Così,   quando   Ronald   Reagan   annunciò   la  “Strategic   Defense   Initiative”,   cioè   un   programma   di   difesa   spaziale   antimissile   di   costo  valutabile   in   almeno   mille   miliardi   di   dollari,   il   Cremlino   ritenne   che   non   avrebbe   potuto  rispondere   adeguatamente   a   tale   progetto,   che,   in   ogni   caso,   avrebbe   tolto   all’URSS   il  vantaggio   di   poter   sferrare   il   primo   colpo   nucleare   (anche   se   la   fattibilità   del   progetto   SDI  appariva  dubbia,  almeno  nel  medio  termine).  In   altri   termini,   la   storia   dello   Spazio,   come   riportato   nel   relativo   museo   di  Washington   a  commento  dell’esposta  unità  di  V2,  comincia  appunto  da  tale  armamento  tedesco  usato  contro  l’Inghilterra   e   si   sviluppa   per   tutto   il   periodo   della   Guerra   Fredda   come   una   tecnologia  militare  fondamentale.  

 Subito  dopo  URSS  ed  USA  l’Italia  entra  nella  tecnologia  spaziale  con  il  satellite  San  Marco  e,  successivamente,    con  la  propria  piattaforma  di  lancio  dal  mare  nei  pressi  di  Mombasa  

 Nel  1964  il  prof.  Broglio  presenta  il  progetto  di  piattaforma  di  lancio  dal  mare  allo  Stato  Maggiore  dell’Aeronautica  –  accanto  il  Sea  Launcher  realizzato  dalla  Boeing  nel  1999  (per  il  lanciatore  russo  

Zenith)  

 

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2 Le  applicazioni  Militari  successive  alla  Guerra  Fredda  Il  1991  vide  un  primo  evento  bellico,  che  presumibilmente  non  si  sarebbe  potuto  verificare  se  l’Unione  Sovietica  non   fosse  stata   in   fase  di  disgregazione.     Infatti,   l’Irak  di  Saddam  Hussein  era  sempre  stato  considerato  dal  mondo  occidentale  come  un  presidio  contro   l’Iran  (che  da  nazione  amica  era  diventata  una  nazione  ostile  al  mondo  occidentale).    Pertanto  l’Irak  decise  di   invadere   il  Kuwait,   ritenendo  di   avere,  da  una  parte,  una  posizione  di  partner  degli   Stati  Uniti  nel  Medio  Oriente  e  dall’altra  di  godere   l’amicizia  Sovietica  da  cui  riceveva   importante  supporto   militare,   inclusa   la   fornitura   di   informazioni   riservate   e   l’assistenza   da   parte   di  esperti  militari.  La   disgregazione   dell’Unione   Sovietica   non   permise,   però,   all’Irak   di   averne   la   protezione.  Quindi   gli   Stati  Uniti   si   accordarono   con   l’Arabia   Saudita  di   intervenire   contro   l’Irak   stesso,  purché  l’Arabia  Saudita  stessa  pagasse  le  spese  di  guerra.  Gli   Stati   Uniti   quindi   dispiegarono   le   proprie   forze   in   Arabia   Saudita   ed   ottennero   anche  l’intervento  delle  Nazioni  Alleate.  Tuttavia  la  Guerra  fu  utile  per  dimostrare  la  inapplicabilità  degli  armamenti  e  delle  infrastrutture  sviluppate  per  una  guerra  nucleare,  ai  fini  di  una  guerra  convenzionale.  Infatti,  una  vasta  operazione  distruttiva  iniziale,  basata  sui  dati  di  intelligence  spaziale  ottica,  infrarossa,  radar    ed  elettromagnetica  statunitense,  colpì  simulacri  di  armamenti  costruiti   in  base  ad  istruzioni  dei  consiglieri  sovietici,  anziché  armamenti  reali.  I   satelliti   americani,   che   avrebbero   dovuto   rilevare   il   lancio   di   missili   intercontinentali  sovietici,  si  rivelarono  incapaci  di  rilevare  il  lancio  di  missili  sovietici  di  medio  raggio  SCUD  e  SCUD  potenziati.  Il  punto  di  lancio  degli  SCUD  risultò  inoltre  indefinibile,  perché  mobile:  l’unico  elemento  che  faceva   ritenere   prossimo   il   lancio   di   un   missile   era   costituito   dalla   ricezione   dei   dati   del  pallone   sonda,   per   la   determinazione   della   velocità   del   vento   in   quota,   usato   per  programmare  le  correzioni  della  traiettoria  del  missile  prima  di  lanciarlo.  I  sistemi  di  comunicazione  delle  varie  armi  si  rivelarono  non  interoperabili,  per  modo  che  le  comunicazioni   subivano   ritardi   enormi,   passando   più   volte   via   satellite,   per   stabilire   un  coordinamento  adeguato  tra  i  vari  corpi  operanti  sul  Teatro.  La   capacità  di   traffico  dei   satelliti  militari,  dimensionati  per   trasmettere  brevi  messaggi   (ad  esempio   l’allarme   di   “retaliation”   nucleare   ai   i   bombardieri   B   52   sempre   in   volo),   risultò  insufficiente  per  supportare  il  traffico  richiesto  dall’operazione  di  sistemi  militari  complessi,  tanto  che  per  l’invio  di  informazioni  di  grandi  dimensioni  (es.  manuali  tecnici)  venivano  usati  satelliti  postini  in  bassa  orbita  che  ricevevano  i  files  dal  mittente  e,  dopo  qualche  orbita,  (cioè  varie  ore),  passando  sulla  zona  di  operazioni,  li  scaricavano  verso  il  destinatario.  I  concetti  di  distribuzione  delle   informazioni  risultarono  inefficaci,   tanto  che  le   informazioni  stesse   spesso   non   raggiungevano   in   tempo   le   piattaforme   militari   alleate   minacciate,   cioè  prima  che  queste  ultime  fossero  colpite.    Il   responsabile  del  C4I  del  Pentagono,  dopo   la   fine  del   conflitto,  mi   confidò   che,  nel   caso  di  jamming  iracheno,  le  FFAA  USA  avrebbero  subito  pesanti  effetti  di  fuoco  amico.  Peraltro   la   misura   anti-­‐jamming   di   guida   dei   missili   cruise,   basata   sulla   correlazione   delle  mappe  del  tracciato,  con  l’immagine  del  terreno  sorvolato,  portava  (per  la  elevata  complessità  e  quindi  probabilità  di  errore  del  sistema)  alla  necessità  costosa  di  impegnare  una  pluralità  di  missili   contro  un   singolo  bersaglio   (usando   invece   il  GPS,  più  affidabile,   sarebbe  bastato  un  solo  missile   collegato   via   satellite   con   il   comando,   per   trasmettere   il   feedback   di   conferma  della  traiettoria  e  di  obiettivo  colpito).  Così   la   guerra   Irachena   del   ’91   segnò   una   profonda   trasformazione   dei   concetti   militari  portando   al   livello   di   massima   priorità   le   comunicazioni   ubique   per   “fornire   la   corretta  informazione,  nel   corretto  momento,   al   corretto  utente”.   Ciò  ha  portato   alla   applicazione  di  tecnologie   internet   all’uso   militare.   In   questo   modo,   in   un   ambiente   network   centrico,   le  

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informazioni   risultano   disponibili,   fin   dalla   fase   di   dati   rozzi,   a   tutti   gli   utenti   che   ne   siano  operativamente  interessati  (concetto  di  “post  before  processing”).    Ciò  ha  comportato  la  realizzazione  di  nuovi  satelliti  per  comunicazioni  militari  a  larga  banda  (WGS)  ed  alla  realizzazione  di  comunicazioni  cellulari  via  satellite  in  banda  UHF  (MUOS).      La  Difesa  antimissile  fu  completamente  rivista  mediante  i  satelliti  a  raggi  infrarossi  in  orbita  media  ed  alta,  insieme  al  dispiegamento  di  sistemi  di  difesa  antimissile  regionali.  I  missili  cruise  sono  oggi  equipaggiati  di  ricevitore  GPS  e  comunicazioni  via  satellite  in  banda  UHF   (però   vulnerabili   da   jammers,   disponibili   anche   per   l’esportazione   da   parte   russa;   rif.  proteste  di  Washigton  contro  Mosca  nel  corso  dell’ultima  guerra  del  Golfo).  Gli  UAV  sono  equipaggiati  di  armamento  missilistico,  oltre  che  di   sensori,  e   sono  pilotati  da  grande  distanza  mediante  comunicazioni  via  satellite.  Un   particolare   aspetto   del   concetto   di   guerra   network   centrica   prevede   il   collegamento  diretto  tra  sensore  ed  armi,  per  modo  che   i  satelliti  militari  a   larga  banda  sono  equipaggiati  con  multiplexer  che  ricevono  dati  dai  vari  sensori  e  li  rendono  disponibili  alle  armi.  In  questo  modo   una   piattaforma   non   deve   contare   solo   sui   propri   sensori,   ma   dispone   anche   delle  informazioni  di  sensori  fissi  e  mobili  di  altre  piattaforme,  in  modo  da  rendere  maggiormente  precise  le  operazioni.  Peraltro  tale  approccio  riduce  fortemente  anche  le  probabilità  di  eventi  di  fuoco  amico.                                                      

Concetto  di  operazioni  basate  sulla  rete  di  comunicazioni  mondiali  (Global  Grid)  

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3 Il  mercato  commerciale    Subito   dopo   i   primi   tentativi   spaziali,   furono   sviluppate   varie   tecnologie,   quali   satelliti   di  grandissime   dimensioni   recuperabili,   capaci   di   riprendere   foto   da   orbite   molto   basse   e   di  cambiare   orbita   per   evitare   la   determinazione   del   momento   di   passaggio   sugli   obiettivi;  tecniche  per  il  recupero  dei  contenitori  delle  foto  lanciate  a  terra  dal  satellite,  mediante  aerei  opportunamente  equipaggiati;  tecnologie  dei  ripetitori  per  comunicazioni  via  satellite,  ecc.  In  seguito,   fu   anche   possibile   realizzare   sistemi   di   trasmissione   elettronica   delle   immagini   a  terra.  Tali   sviluppi,   realizzati   per   scopi   militari   e   di   intelligence,   risultarono   utilizzabili   per   usi  commerciali.   Infatti,   all’inizio   dell’era   spaziale,   le   comunicazioni   intercontinentali   erano  realizzate  mediante  cavi  sottomarini,  capaci  di  poche  migliaia  di  canali  contemporanei,  tanto  che   furono  addirittura   sviluppate  varie   complesse   tecniche  per   riuscire   ad  aumentarne   tale  capacità   (ad  esempio  gli   interpolatori  vocali   che  riutilizzavano   il   canale  per  un  altro  utente,  appena   l’utente   stesso   restasse   muto).   I   primi   satelliti   erano   anch’essi   di   piccola   capacità,  tuttavia   si   rivelarono,   subito,   economicamente   più   convenienti   del   cavo   sottomarino   trans-­‐oceanico.  Per  i  collegamenti  internazionali  via  satellite  fu  creato  un  consorzio  tra  i  governi  di  tutto  il  mondo:  l’INTELSAT.  I  satelliti  di  comunicazione  subirono  quindi  una  veloce  crescita  in  termini  di  capacità  e  quindi  di  massa,  fino  al  momento  in  cui  furono  posati  i  cavi  sottomarini  in   fibra  ottica.  Tuttavia  contemporaneamente  si  erano  affermati   i   satelliti   regionali.   Inoltre   i  satelliti  per  traffico  intercontinentale  dovettero  essere  mantenuti,  per  fare  da  scorta  ai  sistemi  in  fibra  ottica.  I  satelliti  divennero  pertanto  sempre  di  più  utilizzati  per  diffusione  televisiva  e  per   servire   le   aree   di   minore   densità   di   popolazione.   Oggi   l’INTELSAT   è   una   società  privatizzata.   Inoltre   all’inizio   degli   anni   ’80,   fu   lanciata   l’applicazione   dei   satelliti   per  comunicazione  per  affari  mediante  terminali  di  basso  costo.  L’altra   applicazione   molto   importante   riguarda   le   comunicazioni   mobili   per   navi,   aerei   e  mezzi  terrestri,  in  aree  non  servite  e/o  non  servibili  da  altri  sistemi  di  comunicazione  mobile  terrestre,  con  la  costituzione  dell’INMARSAT,  oggi  anch’essa  privata.    I  sistemi  di  intelligence  dettero  vita,  a  livello  civile,  a  sistemi  di  telerilevamento  tematico  e  di  alta   definizione,   in   modo   da   monitorare   vari   aspetti   ambientali   quali   inquinamento,  caratteristiche   delle   culture,   mappe   geografiche   aggiornate,   situazione   degli   edifici   e   delle  costruzioni   abusive,   condizioni   del   mare   ecc.   Tuttavia   il   mercato   dei   satelliti   di  telerilevamento   è   stato   sempre   soggetto   a   notevoli   limitazioni   ai   fini   della   relativa  esportazione,   data   la   capacità   di   rilevare   informazioni   sensibili   ed   applicabili   ad   azioni  belliche  o  terroristiche.  In  ogni  caso  il  mercato  dei  satelliti  di  comunicazione  è  sempre  stato,  di  gran  lunga,  la  maggior  parte  del  mercato  spaziale  civile.    Oggi   il  mercato   spaziale   civile   è   fondamentalmente   costituito   da   sistemi   per   servizi   a   larga  banda,   inclusa   la   televisione   ed   i   servizi   internet,   per   aree   di   bassa   densità   di   popolazione,  dove  altri   sistemi  sarebbero  antieconomici,  ovvero  per  aree  dove   le  comunicazioni   terrestri  non  sono  in  grado  di  fornire  tali  servizi.  Ad  esempio,  negli  Stati  Uniti  a  metà  degli  anni  2000,  il  19%  della   popolazione  non   aveva   servizi   a   larga  banda.  Tale  problema  è   stato   risolto  negli  anni   successivi,   mediante   sistemi   di   comunicazione   a   larga   banda   via   satellite,   di   altissima  capacità   di   traffico   (un   satellite     VIASAT,  messo   in   orbita   allo   scopo,   ha   capacità   di   traffico  maggiore  della  somma  di  tutti  i  satelliti  a  quel  momento  in  servizio  sugli  Stati  Uniti).    L’INMARSAT   peraltro   ha   dovuto,   recentemente,   aggiungere   ai   satelliti   per   comunicazioni  mobili   in   banda   L,   anche   satelliti   (Global   Express)   per   servizio  mobile   in   banda  Ka   (20/30  GHz)  per  far  fronte  alla  crescente  richiesta  mondiale  di  servizi  mobili  a  larga  banda.  

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4 Le  tendenze  della  tecnologia  spaziale  Come   sopra   riportato,   anche   se   il   mercato   spaziale   civile   ha   una   consistenza   importante,  quello   militare   è   il   settore   fondamentale.   Infatti,   secondo   la   dottrina   statunitense,   la  tecnologia  spaziale  fornisce  una  capacità  dissuasiva  del  tutto  equivalente  a  quella  nucleare.  Infatti,  ricordo  un  breve  scambio  di  battute  tra  il  responsabile  del  reparto  Telecomunicazioni  ed   Informatica   dello   Stato   Maggiore   Difesa   Italiano   ed   una   commissione,   costituita   da   un  ammiraglio  inglese  ed  uno  francese,  in  merito  alla  proposta  di  Francia  ed  Inghilterra  per  cui  l’Italia   contribuisse   al   finanziamento   per   un   progetto   militare   franco-­‐tedesco-­‐inglese,   in  sostituzione   dello   sviluppo   di   un   satellite   militare   italiano.   L’argomento   principe   è   stato,  appunto,   che   non   fosse   ragionevole   per   una   nazione   come   l’Italia,   (cioè   senza   capacità  nucleare),   realizzare   un   proprio   satellite   milsatcom   di   elevate   capacità   operative,   come   il  SICRAL.    Chiaramente   queste   affermazioni   sono   state   una   facilitazione   per   la   realizzazione   del  programma  SICRAL,  poi  adottato  anche  dalla  NATO  ed  arrivato  oggi  alla  terza  generazione.  A  questo  proposito   si  deve  considerare   lo   scenario  mondiale  del  mercato  e  della   tecnologia  spaziale.   (Da   notare   che   da   parte   statunitense   mi   era   stata   sempre   mostrato   un   certo  scetticismo   sull’effettivo   finanziamento   nazionale   del   progetto   in   quanto   non   sembrava   in  linea  con  i  correnti  piani  di  investimento  del  Ministero  della  Difesa:  “are  you  sure?  It  would  be  a  big  step”;  tuttavia  il  progetto  è  stato  sempre  appoggiato  dal  DoD  che  si  è  preoccupato  molto  dell’aspetto  di  interoperabilità  con  i  propri  sistemi  milsatcom).    In  primo  luogo  si  deve  riflettere  sul   fatto  che  la  fine  della  Guerra  Fredda  ha  portato  gli  Stati  Uniti  ad  impossessarsi  dei  maggiori   lanciatori  russi  Proton  e  Zenith.   Il  Proton  viene  lanciato  da   Baikonur   da   una   società   russo-­‐americana   di   cui   è   leader   la   Lockheed  Martin,   mentre   il  missile   Zenith   viene   usato   dalla   Boeing   per   lanci   da   una   piattaforma   navale   mobile   (Sea  Launcher).   Peraltro   non   va   dimenticato,   come   già   detto,   che   il   solo   modo   per   inviare  astronauti   sulla   Stazione   Spaziale   Internazionale,   dopo   la   fine   del   servizio   Space   Shuttle,   è  quello   di   usare   il   lanciatore   russo,   a   suo   tempo   sviluppato   per   rifornire   le   stazioni   spaziali  sovietiche.    

 Satellite  Militare  Italiano  SICRAL  (1ma  unità)  lanciato  nel  2001  (quando  era  Ministro  della  Difesa  

l’attuale  Presidente  della  Repubblica)      L’Europa,  in  base  alla  definizione  del  piano  di  politica  spaziale  francese,  è  riuscita  a  realizzare  a  Kourou,  in  aggiunta  alla  base  di  lancio  di  Ariane,  quella  destinata  al  lanciatore  russo  Soyuz,  che  copre  le  capacità  di  lancio  del  dismesso  Ariane  4.      

Intervista  subito  dopo  il  lancio   Satellite  SICRAL  1A  

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L’Italia   è   riuscità   a   realizzare   un   piccolo   lanciatore   (VEGA)   solo   con   il   patto   di   fornirlo   ad  Arianespace   per   essere   lanciato   dalla   base   di   Kourou   e   di   svilupparlo   nell’ambito   di   un  programma  europeo  (terza  base  di  lancio).    Ciò   detto,   si   deve   considerare   che,   ovviamente,   il   costo   delle   tecnologie   spaziali   andrebbe  commisurato  con  gli  obiettivi  delle  varie  nazioni  che  sviluppano  tali  tecnologie.      Infatti,  persino  gli  Stati  Uniti  nella  Guida  della  Tecnologia  Spaziale  nella  visione  2010  –  2020,  scritta  su  richiesta  del  Congresso,  hanno  posto  l’accento  sulla  necessità,  appunto,  di  ridurre  la  spesa   per   gli   investimenti   spaziali.   Tale   guida   prevedeva   varie   direttrici   tra   cui:   la  privatizzazione   dei   sistemi   di   lancio,   la   manutenzione   dei   satelliti   in   orbita,   lo   sviluppo   di  sciami   e   costellazioni   di   satelliti,   i   microsatelliti,   i   sistemi   di   controllo   degli   sciami   e   delle  costellazioni.   Inoltre   lo   spazio   è   ivi   definito   come   una   dimensione   delle   attività  militari,   da  usare  anche  per  azioni  offensive  e  di  negazione  del  relativo  accesso.    Altre  considerazioni  tecnologiche  hanno  portato  alla  direttiva  del  DoD  che  presceglie  l’uso  di  standard  commerciali  agli  standard  militari,  fino  a  quel  momento  obbligatori.  Infatti,  un  primo  esempio  di  tale  tendenza  può  essere  proprio  quella  citata  dell’uso  di  tecnologie  Internet  per  la  realizzazione  di  operazioni  militari  basate  sulla  rete.  In   altri   termini   le   tecnologie   spaziale   e   militare   da   fonte   di   spin-­‐off   sulle   tecnologie   civili  stanno  diventando,  per  quanto  possibile,  uno  spin-­‐in  dalle  stesse  tecnologie  civili.  Negli  ultimi  anni  si  possono  citare  i  seguenti  fatti:  

-­‐ Realizzazione  di  sistemi  di  lancio  privati  (Space  X,  Virgin  Galactic,  Orbital  Science  )  -­‐ Realizzazione  di  vari  satelliti  dimostrativi  per  successivo  uso  tattico    -­‐ Realizzazione  di  dispenser  per  cubesat  -­‐ Sviluppo   del   mercato   dei   cubesat,   usati   per   fini   didattici   e   di   ricerca   scientifica   o  

tecnologica,  (anche  da  parte  di  accademie  e  centri  di  ricerca  militari)  -­‐ Uso  della   stazione   spaziale   e  dei   lanci  di   relativo   rifornimento,  per  mettere   in  orbita  

cubesats  -­‐ Successo  dello  spin  off  dell’Università  del  Surrey  (SSTL)  nella  esportazione  di  satelliti  

usanti   componenti   commerciali   e/o  dei   relativi   servizi   su   scala  mondiale   (anche   alla  Cina).  Si  deve  anche  citare  addirittura  l’acquisizione  di  contratti  dall’Agenzia  Spaziale  Europea  in  competizione  con  le  due  maggiori  aziende  spaziali  europee.  

-­‐ Introduzione   di   satelliti   a   propulsione   completamente   elettrica   (Boeing   Full   electric  satellite):  in  questo  modo  si  riduce  del  50%  la  massa  del  satellite  al  prezzo  di  un  tempo  lungo  (molti  mesi)  per  raggiungere  la  posizione  orbitale  voluta.    

-­‐ Sviluppo  della  tecnologia  di  manutenzione  robotica  in  orbita  (usando  anche  la  stazione  spaziale  internazionale)  

-­‐ Uso  di  stadi  russi  da  parte  di  costruttori  privati  americani.  -­‐ Interesse  delle  grandi  e  delle  piccole  aziende  per  il  mercato  dei  micro  e  nano-­‐satelliti.  

In   particolare   va   citato   l’interesse   di   grandi   aziende   operanti   in   Internet   (Google,   Apple,  Facebook)  per  la  creazione  di  costellazioni  di  centinaia  di  satelliti  in  bassa  orbita,  allo  scopo  di  rendere   diffuso   su   tutto   il   mondo   l’accesso   ai   servizi   internet,   indipendentemente   dalla  disponibilità  o  meno  di  sistemi  terrestri  idonei.  D’altronde  la  O3B  ha  già  messo  in  orbita,  con  il  contributo   di   1,3  miliardi   di   dollari   da   parte   di   Google,   una   costellazione   di   12   satelliti   su  orbita  equatoriale    ad  8000  Km  di  altezza,  proprio  a  tale  scopo  (restano  comunque  scoperte  le  zone  di  elevata  latitudine).  Va  anche  citato  il  progetto  dell’Esercito  USA,  relativo  alla  realizzazione  di  un  satellite  avente  massa  secca  di  20  Kg  e  con  serbatoi  capaci  di  contenere  almeno  80  Kg  di  propellente,  in  grado  di  riprendere  immagini  per  uso  tattico  con  risoluzione  di  75  cm,  scendendo  fino  a  160  Km  di  altezza.   Tale   satellite   usa   avionica   cubesat   ed   è   progettato   per   essere   equipaggiato   con   un  

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piccolo   telescopio   Kodak.   Lo   scopo   di   tale   satellite,   secondo   il   concetto   di   “Operationally  Responsive   Space”,   è   quello   di   essere   al   servizio   di   singoli   reparti   dispiegati   in   operazione,  tanto  da  essere  direttamente  controllato  da  essi.  Pertanto  una  tale  tipologia  di  satelliti,  messi  su  orbite  scelte  in  funzione  dei  requisiti  operativi  del  momento,  prevede  la  costruzione  di  un  grande  numero  di  unità  a  basso  costo  per  missioni  di  breve  durata.  (Infatti  la  citata  guida  della  tecnologia   spaziale   prevedeva   una   generazione   di   microsatelliti   molto   numerosa,   in   un  processo   analogo   a   quello   che   aveva   portato   l’umanità   dall’era   degli   Host   Computers  centralizzati  ai  PC).  La   disponibilità   di   componenti   capaci   di   altissime   velocità   elaborative   in   volumi  estremamente  ristretti,  la  possibilità  di  uso  di  COTS,  anziché  di  componenti  spaziali  Hi  Rel,  la  riduzione  dei   costi  di  produzione,  ecc.   si   infrangono,   tuttavia,   con   la  mancanza  di   sistemi  di  lancio  a  basso  costo  e  di  breve  tempo  di  prenotazione,  ai  fini  di  una  rivoluzione  copernicana  della  tecnologia  spaziale.    Pertanto  la  priorità  della  tecnologia  spaziale  è  oggi  proprio  quella  dei  sistemi  di  lancio  a  basso  costo.    Una  soluzione  molto  interessante,  ad  esempio,  è  quello  della  Virgin  Galactic,  che  usa  un  aereo,  a  due  cellule  separate  (come  le  superfortezze  volanti  americane  usate  nel  corso  della  seconda  guerra   mondiale).   Così   al   centro,   tra   le   due   cellule,   può   essere   montato   il   lanciatore   da  sganciare   ad   alta   quota.   Questa   soluzione   era   stata   studiata   ai   fini   di   turismo   spaziale,   ma  potrebbe   essere   anche   adatta,   appunto,   per  mettere   in   orbita   piccoli   satelliti.   Purtroppo  un  primo  lancio  di  prova  è  fallito  con  perdite  umane.  Non   va   dimenticato   che   l’Unione   sovietica,   a   suo   tempo,   aveva   una   cadenza   di   lanci   quasi  giornaliera  e  che  un  sintomo  della  relativa  crisi  è  stata  proprio   la  riduzione  della   frequenza  dei  lanci.  In  definitiva  si  può  dire  che  oggi  la  tecnologia  spaziale  si  trova  davanti  ad  un  punto  di  svolta  che   potrà   essere   realizzato   solo   quando   il   costo   del   lancio   diminuirà   per   un   ordine   di  grandezza,  come  è  l’obiettivo  dichiarato  di  Space  X.  Se  questo  avvenisse,  non  si  potrà  pensare,  tuttavia,  ad  una  generalizzata  diffusione  di  capacità  di  accesso  allo  Spazio,   in  quanto   la   tecnologia  missilistica  e  spaziale,  come  già  detto,  ha  una  valenza  militare  equivalente  e  complementare  a  quella  degli  armamenti  nucleari.  Quello  che  potrà  avvenire  è  la  disponibilità  di  nuove  tecnologie  di  accesso  allo  Spazio  da  parte  di  nazioni  capaci   di   sviluppare   altissime   tecnologie   avanzate,   fra   cui   si   debbono   annoverare   anche   la  Cina  e  l’India.    

5 La  politica  spaziale  nel  mondo    Come   si   può   notare   da   quanto   sopra,   la   politica   spaziale   è   basata   su   concetti   strategici   e  finalità  militari  delle  varie  nazioni.  Ad  esempio,  il  GPS  è  un  sistema  militare  per  ottenere  una  supremazia  nella  capacità  di  controllo  di  armi  di  precisione,  ma  ha  anche  un  volume  di  affari  civile,  molte  volte  maggiore  di  quello  militare.  Così   il  sistema  è  gestito  da  un  comitato  in  cui  sono  rappresentate  agenzie  militari  e  civili,   il   cui  mandato  è  di   coordinare   l’uso  del   sistema  comunque  preservandone  lo  scopo  strategico  per  cui  è  stato  progettato.  Al  GPS  fa  riscontro  il  sistema  Galileo  che  la  Francia  ha  fortemente  voluto  come  sistema  civile  usabile  anche  da  parte  di  enti  governativi  ed  anche  da  parte  militare.  In   ogni   caso   è   stato   evidente   il   tentativo   francese   di   essere   il   leader   del   progetto,   ed   in  particolare  di  gestire  la  parte  governativa  del  servizio.    Così   la  politica  dei   lanciatori   europei  ha  visto   la   volontà   francese  di   realizzare   tale   capacità  come  leader,  con  il  contributo  europeo,  così  come  di  realizzare  la  base  di   lancio  europea  nel  territorio  equatoriale  della  Guaiana  francese.  Anche  le  due  grandi  aziende  spaziali  europee  sono  oggi  a  leadership  francese.  

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Tuttavia   l’approccio   burocratico   creato   in   ambito   spaziale   europeo   non   incoraggia,   ma  soffoca,   di   fatto,   lo   sviluppo   di   iniziative   spaziali   private.   Inoltre   lo   sviluppo   di   tecnologie  spaziali   è   attuato   con   metodologie   assistenziali   di   distribuzione   di   fondi   a   pioggia,   che  difficilmente  potrà  portare  ad  una  supremazia  tecnologica  europea.    E’   facile   capire,   quindi,   la   decisione   della   Thatcher,   nel   momento   in   cui   doveva   risanare   il  bilancio   inglese,   di   chiudere   tutte   le   collaborazioni   spaziali   con   enti   europei.     D’altra   parte  l’Inghilterra  aveva  partecipato  al  primo  sviluppo  di  un  lanciatore  europeo,  fornendo  il  primo  stadio  (sviluppato  come  missile  balistico  di  alta  capacità,  dopo  la  seconda  guerra  mondiale  e  perfettamente  messo  a  punto),  per  poi  uscire  dall’organizzazione  appena  recuperato  il  costo  di  sviluppo  di  tale  missile.                              Il  satellite  di  prova  Italiano,  integrato  dal  Team  San  Marco  del  prof.  Broglio  e  prodotto  dalle  industrie  

italiane,  per  l’European  Launcher  Development  Organization    con  primo  stadio  inglese  (missile  intercontinentale  Blue  Streak)  

Non  è  invece  facile  capire  la  politica  italiana,  che,  di  fatto,  in  retrospettiva,  ha  visto  lo  spazio  come  un  investimento  per  creare  posti  di  lavoro.  Inoltre  è  misterioso  il  ragionamento  politico  che   ha   portato   alla   vendita   di   Alenia   Spazio   all’Alcatel   (società   che   aveva   già   acquistato   e  distrutto  la  Telettra).  Infatti  l’Alenia  Spazio  sopravvive  oggi,  come  Thales  Alenia  Space  Italia,  solo  in  base  ai  finanziamenti  del  Governo  Italiano  ed  è  stata  privata  della  capacità  di  proprie  attività   esportative   autonome.     Peraltro,   a   parte   la   spesa   sostenuta,   l’Alenia   Spazio   aveva  dimostrato  di  aver  sviluppato  tecnologie  avanzate  interessanti  anche  gli  Stati  Uniti,  oltre  che  la  Corea  del  Sud.    La   Germania   ha   peraltro   messo   a   punto   e   continuamente   aggiornato,   come   altre   nazioni  europee,  tecnologie  spaziali  di  alto  livello,  per  poter  avere  una  propria  capacità  tecnologica  e  di  poter  esportare  prodotti  spaziali.    Le   altre   nazioni   europee   realizzano   programmi   spaziali   fondamentalmente   in   base   alla  partecipazione  a  programmi  spaziali  dell’Agenzia  Spaziale  Europea.    L’India   e   la   Cina   hanno   intrapreso   un   notevole   sviluppo   di   programmi   spaziali   ed   hanno  affermato  la  loro  capacità  con  la  creazione  di  programmi  di  esplorazione  spaziale.  Si  deve  però  notare  che  l’India  è  tributaria  di  tecnologie  russe,  mentre  la  Cina  sta  tentando  sia  sviluppi   tecnologici   nei   vari   campi   applicativi   di   telecomunicazioni,   telerilevamento   e   di  navigazione,  tanto  da  aver  iniziato  la  fase  di  esportazione  di  satelliti  per  telecomunicazione  e  lo  sviluppo  di  un  proprio  sistema  di  navigazione  analogo  al  GPS.    

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Tra   le  nazioni  che  hanno   iniziato  a  sviluppare   tecnologie  spaziali,   è   interessante   l’approccio  seguito  dalla  Corea  del  Sud  che  ha  iniziato  tale  sviluppo  negli  anni  ’90  ed  è  riuscita  a  realizzare  un  primo  prototipo  di  lanciatore  mettendo  in  orbita  un  piccolo  satellite  nel  2013  (  utilizzando,  però,   un   primo   stadio   russo).   Nel   campo   dei   satelliti   ha   realizzato   il   primo   microsatellite  (KITSAT)  in  base  ad  un  contratto  con  la  SSTL.  Successivamente  ha  iniziato  lo  sviluppo  di  un  satellite  di   osservazione   collaborando   con   la  TRW  (oggi  Northrop  Grumman).   In   seguito  ha  realizzato   un   satellite   di   osservazione   ottica   ad   alta   risoluzione,   ampliando   la   piattaforma  citata,   con   il   concorso   di   Astrium,   per   alloggiarvi   un   sensore   israeliano.   In   seguito   ha  collaborato  con  l’italiana  Alenia  Spazio  per  sviluppare  il  payload  militare  montato  su  Koreasat  5  e  per  integrare  sulla  propria  piattaforma  un  payload  radar  ad  apertura  sintetica.    Si   nota   in   proposito   la   necessità,   per   quanti   intendano   entrare   nella   tecnologia   spaziale,   di  trovare  partner  tecnologici  disposti  a  collaborare  in  tale  impresa.    Peraltro   si  deve  anche   riconoscere  alla  Corea  del   Sud   il  merito  di   aver   saputo   realizzare  gli  sviluppi  spaziali  predisponendo  un  piano  di  lungo  periodo,  basato  su  scelte  pragmatiche  che  hanno  anche  portato  ad  una  spesa  molto  contenuta  e  ben  controllata.    Va  tenuto  presente,  poi,  che  alcune  tecnologie  spaziali  sono  possedute  da  poche  nazioni  e  da  poche  aziende.  Ad  esempio  i  piani  focali  per  telescopi  spaziali  sono  prodotti  in  Francia  ed  in  Canada,  oltre  che  in  Israele.  Pertanto  oggi  è  piuttosto  semplice  il  controllo  delle  esportazioni  ed  il  controllo  della  capacità  di  realizzazione  di  sistemi  di  informazione  ottica  ed  infrarossa  da  parte   delle   altre   nazioni   (rif   contratto   SSTL   per   la   fornitura   di   servizi   di   telerilevamento  spaziale  alla  Cina  e  conseguente  trattativa  con  gli  Stati  Uniti).    

6 L’aspetto  scientifico  Una   ricaduta   importante   dello   sviluppo   di   tecnologie   spaziali   è   quello   di   permettere   la  realizzazione   di   importanti   studi   scientifici   come   l’esplorazione   di   pianeti,   di   comete   ed  asteroidi,   l’esplorazione   robotica   del   suolo   di   tali   pianeti,   la   messa   in   orbita   di   importanti  telescopi  astronomici,   la   rilevazione  di  emissioni  provenienti  dallo   spazio,   la  mappatura  del  rumore  di  fondo  dell’universo  come  residuo  fossile  del  big  bang  (2,73  °K  circa  ma  variabile  in  funzione  della   direzione  di   provenienza)  mediante  un   satellite   posto  nel   punto  di   Lagrange  dietro   la  Luna  ecc.  Tale   capacità  derivata  è  molto   importante  da  punto  di  vista   scientifico  e  comporta   una   spesa   che   inevitabilmente   va   fatta,   appunto,   per   riuscire   a   comprendere   la  costituzione   del   sistema   solare   e   dell’universo   intero.   Non   per   caso   una   attività   molto  importante   rimane   in   piedi   in   Italia,   presso   lo   stabilimento   di   Thales   Alenia   Space   Italia   di  Torino,   che   si   è   sempre   dedicato   alle   attività   spaziali   di   natura   scientifica,   oltre   che   al  ricchissimo  impegno  nei  nodi  e  moduli  della  Stazione  Spaziale  Internazionale.                        

Osservazione  dell’energia  emessa  dai  materiali  che  entrano  in  un  buco  nero,  da  parte  del  satellite  INTEGRAL  (realizzato  da  Alenia  Spazio  come  primo  contraente  dell’ESA)    

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 La  Sonda  Cassini  della  NASA,  per  l’esplorazione  di  Saturno,  dotata  di  antenna  multibanda  dell’Alenia  

Spazio  e  lander  Huygens  disceso  su  Titano  

7 Conclusione  La   tecnologia   spaziale   ha   una   fondamentale   dimensione   di   natura   militare,   fornendo   una  capacità   di   supremazia   sulle   altre   nazioni.   Tuttavia   tale   aspetto   comporta   un   impegno  notevole  di  investimenti  tecnologici.    La   tecnologia   spaziale  occidentale   è  basata   su   standard  molto   costosi,   in   funzione  del   costo  attuale   di   accesso   allo   spazio.   Il   futuro   delle   capacità   spaziali   dovrà   basarsi   quindi   sulla  riduzione  del  costo  complessivo  dei  sistemi  spaziali.    Tuttavia   non   si   può   ritenere   ragionevolmente   possibile   una   vasta   proliferazione   della  tecnologia  spaziale  per  gli  aspetti  di  sicurezza  che  ne  conseguirebbero.    Le  nazioni  che  non  hanno  attuato  e  non  attuano  una  adeguata  politica  spaziale  corrono  oggi  il  rischio   di   dover   restare   a   rimorchio   di   altre   nazioni   capaci   di  maggiori   visioni   strategiche.  Infatti,   per   lo   Spazio   si   crea  una   situazione  politica   analoga   a  quella   relativa   alla   tecnologia  nucleare.  Così   anche   la   ricerca   scientifica   sarà   appannaggio   di   nazioni   con   la   migliore   capacità   di  accesso  allo  spazio,  con  ruoli  gregari  di  altre  nazioni  chiamate  a  contribuirvi.  Per  quanto  riguarda  il  mercato  dei  satelliti,  tuttavia,  in  caso  di  riduzione  dei  costi  di  lancio,  il  mercato  dei  satelliti  commerciali  potrebbe  subire  una  trasformazione  importante,  cambiando  anche   la   tipologia   produttiva   che,   da   un   approccio   di   tipo   “artigianale   di   altissimo   livello”,  potrebbe  divenire  una  produzione  professionale  di  piccola  serie.  Di   qui   nasce   anche   la   necessità   di   una   riflessione   sulla   politica   spaziale   europea   dominata  dalla   Francia   e   di   una   corrispondente   di   eventuale   politica   spaziale   nazionale   autonoma,   a  valle   della   dismissione   incondizionata   e   incomprensibile   di   un   patrimonio   di   conoscenze  costato   diecine   di   miliardi   di   euro   a   partire   dagli   anni   ’60   (in   cui   l’Italia   aveva   avuto   la  possibilità  di  essere  un  leader  nella  capacità  missilistica  e  spaziale).    Un  corretto  utilizzo  degli  stanziamenti  annuali  per  le  attività  spaziali  dovrebbe,  infatti,  essere  basato   su   tale   riflessione,   in  modo   da   produrre   un   piano   spaziale   basato   su   di   una   visione  politico/strategica  di   lungo  termine,  anche  se   tale  riflessione  potrebbe  addirittura  portare  a  decisioni  simili  a  quelle  prese  dal  Regno  Unito.    

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 Architettura  integrata  dei  sistemi  spaziali  nella  visione  degli  Stati  Uniti  (da  Space  Technology  Guide  del  

DoD)