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www.ilperiodico.itEur Torrino News Pubblicazione mensileANNO VI n° 2 febbraio 2008

Editrice: Service & Business 2001Direttore Editoriale: Sergio Di MambroDirettore responsabile: Riccardo AlfonsoRedazione: Via degli Eroi di Rodi, 214 Tel. 06.5083731Grafica: Fabio Zaccaria

Eva TarantinoStampa: Ripoli snc

Hanno collaborato:Valeria De Rentiis, Francesca Colaiocco,Marta Cecchini, Fabio Zaccaria, BarbaraFrascà, Giuseppe Mete, Fabrizio Piciarelli.

Per la pubblicità su “Eur Torrino News” telefonare al numero: 06.5083731oppure al 380.3965716 La direzione si riserva il diritto di valutare i testi pervenuti.Il materiale non verrà restituito.

Finito di stampare nel mese di:febbraio 2008

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editoriale - Chi ha svenduto l’Italia ai fondi esteri 4

Romalive incontra Forza Italia 6Cinema: Le anteprime del 2008 10 Musica: Mardi Gras - Suoni e Anima Folk-Rock 14Acqua, farina e… 18Musica: Antonello Venditti 20Cinema: Persepolis… 24Booklet, tre album per approfondire 29Consiglio Regionale informa 30Su e giù per il Lazio: Sutri 32Bau & Miao: la rubrica degli animali 34Il Salvagente 38Attualità: Allarme precariato 44Planet Cinema: le anteprime di febbraio 46Oroscopo 50Arte: uno sguardo alle mostre 54La storia dell’EUR: VI puntata 60IFO e Romalive informano 64La multiterapia di Di Bella 70Municipio XII informa 72La Regione informa 76

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] a cura di Sergio Di Mambro [

Editoriale: chi ha svenduto l’Italia ai fondi esteri?

Crisi di governo, e presto ci saranno le elezio-ni, sentiremo in televisione, sui giornali, ingenerale su tutti i media, proclami vari. Si par-lerà di cambiamento, di tasse, di termovaloriz-zatori, di nucleare, di cambiare la legge elet-torale, ecc. Parole spesso vuote e inutili. Nes-suno parla di come aiutare la ricerca a scon-figgere il cancro, di quali programmi per aiuta-re le persone a non ammalarsi di depressione.Sentiremo parlare di posti di lavoro, di stipen-di più alti. Nessuno parlerà del problema deiproblemi e cioè: tutte le grandi, medie azien-de ormai spostano le loro produzioni all’esteroper pagare meno la manodopera. La politicaitaliana si riempie la bocca di posti di lavoro,stabilità, ecc., mentre in realtà più nessunocrea fabbriche, aziende per produrre, e quindiposti di lavoro. L’Italia è un terminale di cin-quantasei milioni di persone che consumanoprodotti esteri. La politica italiana è vecchia,non ci sono idee e soprattutto ideali. L’unicaricchezza di questo paese è stata la piccolaimpresa, addirittura le microimprese, e sonostate demonizzate e spesso perseguitate contasse, fisco, cartelle, soprattutto dalla sinistra.Oggi i sindacati dovrebbero difendere i posti dilavoro sostenendo la piccola impresa così comei governi. Dopo le elezioni cambierà qualcosa?Forse sì, ma l’Italia è un paese in declino am -

ministrato da politici incompetenti e spessoconniventi con imprese ormai “statalizzate”,con poteri occulti e spesso mafiosi. Un dato?Il declino dell’Italia è iniziato nel 1992: svalu-tazione della lira e svendita delle aziende apartecipazione statale che producevano vera-mente posti di lavoro. Una svendita effettuatada uomini di governo a fondi esteri, pensateche il 20% del PIL è stato “regalato” ai fondiesteri. Chi lo ha perpetrato? Un giorno su unoyacht reale, in acque tirreniche, con a bordoindividui di governo senza scrupoli, i quali per

un pugno di “dollari”, per “presidenze altolo-cate”, hanno distrutto il tessuto produttivo,eco nomico, e reso l’Italia un paese povero e indeclino. L’ultimo debito è stato pagato a unodei “manager italiani” presenti sullo yacht qual chemese fa. I nomi? Presto saranno di dominiopubblico. Ricapitolando: veri traditori della na -zione hanno svenduto questo paese con spie-tato cinismo e criminale determinazione. Que-sti politici sono conniventi e provano a ra schia -re il barile, accusando le imprese, e la poveragente.

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In un clima effervescente, dovuto all’imminen-te periodo elettorale, Romalive ha incontratoalcuni consiglieri di FI che lavorano ogni gior-no a stretto contatto con i cittadini in diversimunicipi di Roma. Le interviste che troverete inquest’articolo sono state realizzate durante unatrasmissione di alcune settimane fa, quando igiochi non erano ancora fatti e nulla si cono-sceva della cronaca politica, oggi sotto gli oc -chi di tutti.

Giuseppe Failla, ex consigliere comunale Cosa succede nel Municipio V?Credo che questo municipio sia costituito da unvasto territorio sia dal punto di vista geografi-co che dal punto di vista politico, per chi logestisce. È ramificato con via Tiburtina al cen-tro e proprio su questa via è stato fatto ungrosso investimento per allargarla senza alcunprogetto. Su via Tiburtina gravano costruzioniedilizie.Pensate per esempio agli edifici costruiti all’in-crocio con via Fiorentini. Sono stati riversatimilioni di metri cubi di cemento senza preve-dere la possibilità di circolazione. Quando queipalazzi saranno funzionanti non si passerà più.In una zona in cui gli abitanti non arrivavano a200 si passerà a circa 5000-6000 persone chegraviteranno lì ogni giorno. Infatti sorgerà ilnuovo edificio del Municipio, un albergo con500 stanze senza la previsione di parcheggi. Piùavanti sono state pulite le rive dell’Aniene but-tando giù poche catapecchie. In molti ricorde-ranno anche il servizio di una nota trasmissio-ne televisiva che ha dimostrato come sia rima-sto tutto nel parco causando inquinamento.Quindi una pulizia di facciata.

Laura Lunari, consigliere Municipio IXUno dei nostri mali è la presidenza del Munici-pio che è in mano a Rifondazione Comunista.Oggi abbiamo presentato un ordine del giorno disolidarietà con Papa Benedetto XVI per espri-mergli tutto il nostro appoggio dopo la vicendadell’”Università La Sapienza”. Anche quest’ordi-

ne del giorno è stato bloccato. Esiste anche unproblema sociale: in passato presentammo pattid’intesa per il problema degli anziani. Io stessapresentai in Commissione un progetto di corsiantiaggressione da svolgere nelle 13 palestreconvenzionate con il Municipio. Fu bocciatosemplicemente perché presentato da un compo-nente dell’opposizione. Vorrei anche mostrarel’utilizzo spropositato dei fondi a disposizionedel Municipio dispone, circa 7 milioni di euro, ecome nel bilancionon venga considerata assolu-tamente via Appia, la vetrina più grande d’Eu-ropa, ma solo i mercati rionali.

Rossella Paniconi, consigliere Municipio XV Il nostro municipio ha punti notevoli di fati-scenza. Risale a poco tempo fa la notizia che ilmunicipio avesse accolto molti abusivi e romnello stabilimento Miralanza: tutti sapevano manessuno diceva nulla. L’incendio scatenato iprimi di gennaio dimostra come ci fosse unasituazione di degrado e pericolosità. Ad oggi gliextracomunitari si sono spostati su Ponte Mar-coni.

Quanti sono i Rom in Italia?Credo circa 130.000 e le zone come Marconi,Magliana, sono sature. Dopo l’episodio dell’ag-gressione a Tor di Quinto sono stati presi prov-vedimenti, ma poi null’altro.

E la pista ciclabile?Ho molti amici che non la frequentano più per-ché hanno paura. I cittadini chiedono vigilan-za, che non viene concessa. Penso anche almercato Macaluso di cui non sappiamo nulla.Siamo anche noi all’opposizione e qualsiasi cosaviene chiesta è bocciata dalla maggioranza.

Fabrizio Sequi, consigliere Municipio I Nel Municipio tutti i provvedimenti stanno pas-sando perché c’è un’opposizione che è forte.Soltanto FI sta garantendo in questi giorni ilnumero legale.

Parliamo di targhe alterne.È un provvedimento lesivo della decenza deicittadini.

È vero che l’Unione Europea stanzia dei fon -di per organizzare questo tipo di giornate?Credo proprio di sì, perché se andiamo a vederela rilevazione delle centraline nelle zone crucia-li ci rendiamo conto che la soglia d’inquina-mento è ben oltre il limite. La ragion d’essere ditutto questo è semplicemente fare soldi. L’ag-gressione all’euro 4 diesel è vergognosa e i cit-tadini romani non se lo meritano.

Romolo Conti, economista d’impresa, com-mercialista, già consigliere Municipio XIICosa accade nella provincia di Roma?

La provincia è un‘area territoriale molto impor-tante dell’hinterland perché è connessa a Roma.Le difficoltà della mobilità ne impediscono irapporti. Milioni di turisti all’anno si riversanonella Capitale, e credo sia una situazione ade-guata alla grandezza e alla mole di persone diquesta città. Roma è la città capitale e per que-sto meritevole di uno statuto speciale. Avrebbebisogno di strutture e risorse speciali perché iproblemi si riversano poi anche sulla provincia,con la risoluzione definitiva dei trasporti, ag gan -ciando il “problema ambiente” e la valorizza-zione culturale.

Gianluca Moscatelli, consigliere Monte Com-patri.I paesi della provincia non devono essere tra-sformati in paesi dormitori. Stiamo cercando divalorizzare questo territorio, ad esempio, conl’organizzazione di feste popolari. In un picco-lo paese di 10.000 abitanti c’è bisogno di faremolte cose, ancora di più, perché per 50 annic’è stato un governo di centrosinistra. Il centrostorico era addormentato: abbiamo cercato divalorizzarlo, creando un parcheggio di 150posti che speriamo d’inaugurare a fine febbraio,collegato al centro attraverso un ascensore pa -

Romalive incontra Forza Italia:I consiglieri di alcuni municipi romaniraccontano la Roma vista dall’opposizione

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] a cura di Fabrizio Piciarelli [

Laura Lunari Romolo Conti

Rossella Paniconi

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noramico. Stiamo cercando di rilanciare il flus-so turistico portando le persone a vivere il pa -ese di giorno. Per quanto riguarda le struttureospedaliere a breve è stato inaugurato l’ospe-dale San Raffaele che è il secondo centro nelLazio per quanto riguarda le lungo degenze mache non è stato ancora accreditato dalla Regio-ne per le convenzioni con il pubblico. Se ciò av -venisse sarebbe un grande indotto per il paesee rilancerebbe la comunità.

Stefano Pandolfi presidente associazione For -za Verde.Parliamo di rifiuti: a Roma è presente ungassificatore. È possibile in altre città d’ Ita-lia si arrivi a ciò che è successo a Napoli?Anche la Federambiente ha lanciato l’allarme etutto questo potrebbe accadere anche nel La -zio. Si spiega facilmente con il tipo di mentali-tà che ha dominato per tanti anni in Italia e cheha sempre negato l’uso di tecnologie. Una deiproblemi nel Lazio è la raccolta differenziata.Se ne parla ma non decolla. I dati la dànno al10,6-12% al massimo. Bisogna perciò trovarerimedi plausibili. Nel resto d’Europa la raccoltadifferenziata è solo il primo passo verso il riuti-

lizzo dei rifiu-ti. I termova-l o r i z z a t o r istanno di ven -tando l’elemen -to principaledi smal -timento inque sti paesi. Eanche noi ner i so l ve remo

grandi problemi. Prodi po chi giorni fa ha rin -novato il mandato a Malagrotta. Bisogna riva-lutare una nuova idea di ecologismo. Ogni annoci sono 2 milioni e mezzo di rifiuti. Sono in pre-visione altri 2 impianti. Il problema esiste epotremmo trovarci in difetto. L’Associazione For -za Verde nasce per andare incontro a tematicheambientali di cui il centro destra non si è occu-pato fino in fondo per tanto tempo.

Failla, perché Veltroni è così popolare?Penso alle sue continue visite oltre Tevere chelo rendono il più fedele visitatore del Vaticano,nonostante la dichiarata laicità. Si presenta inmaniera diversa da come è in realtà. Vorrei fareriferimento alla questione Rom: la mattina nelMunicipio 5 i pullman, che dovrebbero accom-pagnare i bambini a scuola, partono e tornanovuoti. Questo perché queste creature sono perstrada a chiedere l’elemosina.

Conti, qual è la situazione del Municipio XII?Il collante che lega tutte le nostre esperienzeè il passare la parola ai cittadini. Abbiamo par-lato di bilancio e il Comune di Roma ha risorsepubbliche per migliaia di miliardi delle vecchie

lire. Bisogna anche superare il limite che moltospesso viene evidenziato da una parte politicasecondo il quale il lavoratore si contrapponeall’imprenditore. Sono tutte false realtà che nonappartengono agli italiani che pagano le tassee sono persone per bene nella stragrande mag-gioranza. Mi vorrei rivolgere ai lavoratori auto-nomi, che stanno attraversando un periodo mol -to difficile e coloro che pagano i contributi adenti fantomatici. Bisogna dire basta e fare qual-cosa. Le Province stanno diventando dormitoriperché costa meno viverci ma alla fine è Romache poi paga lasciando a queste realtà l’unicoruolo di dormitorio. La vita ci insegna che ognigiorno ci sono infiniti problemi. Si vive male siaa Roma che in provincia. Malgrado ci siano tan -te risorse che non vengono sfruttate. Bisognasol lecitare la gente a non rassegnarsi perché sipuò cambiare, sia a Roma che nella provincia.Nelle prossime elezioni si potrà scegliere in ma -niera diversa e mi auguro che i cittadini roma-ni lo facciano.

Prof. Giuseppe Failla

Ospiti in studio

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Tutti i numeri del sesso:Ognuno ha la sua lista…Voi a che numero siete arrivati?Nelle sale dal 14 marzo

Un film di Daniel Waters. Con Simon Baker, Winona Ryder. Scritto ediretto da Daniel Waters, prodotto da Cary Brokaw, Elisabeth ZoxFriedman, Greg Little, genere Commedia Fantasy, 140 minuti. Distri-buzione Moviemax.

Il titolo vi potrebbe sviare su questa commedia che si preannuncia stuzzi-cante. «Tutti i numeri del sesso», è la storia di Roderick Blank (SimonBaker) che ha tutto quello che un uomo potrebbe desiderare. L’idillio vienesconvolto dalla tecnologia, attraverso un apparecchio che invia mail il cuicontenuto è decisamente originale: un elenco di tutte le donne con cui hafatto sesso e quelle con cui lo farà in futuro. Il numero è da far rabbrividi-re anche un pornostar: 101 avventure (la carica celeberrima non c’entranulla!). Ogni uomo che sta leggendo quest’articolo probabilmente vorreb-be trovarsi nella situazione di Roderick, senza il classico dilemma del rifiu-ta/non rifiuta. Ben presto però, da favola, la vita di Rod si trasformerà inincubo dovuto ai classici doppi sensi e gaffes della vicenda. A questo puntoentra in scena Winona Ryder/Death Nell che già dal nome vi introduce alpersonaggio maudit. La classica femme fatale che stordisce un sicuro esfrontato Rod, convinto della positività dell’approccio. Ovviamente nonandrà tutto per il meglio perché la nostra cleptomane preferita Winona saràdisposta a tutto pur di entrare nella hot list di Rod. Tra le curiosità sugliattori possiamo dirvi che Simon Baker nel 2005 ha fatto parte della pro-duzione Universal LA TERRA DEI MORTI VIVENTI, attesissimo film del regi-sta George Romero, insieme a Dennis Hopper, John Leguizamo e AsiaArgento. Baker interpretava un soldato inviato in battaglia per contrasta-re la minaccia rappresentata dagli zombie, in un autoblindo tanto armatoquanto spaventoso, chiamato Dead Reckoning. Nello stesso anno ha lavo-rato al sequel horror della DreamWorks THE RING 2, insieme a Naomi Wattse Sissy Spacek. Simon è stato inoltre protagonista del film indipendenteBOOK OF LOVE, mostrato in concorso al Sundance Film Festival nel 2004. Ilfilm, scritto e diretto da Alan Brown, vedeva nel cast anche Gregory Smithe Frances O'Connor. Mentre per quanto riguarda la Ryder apparirà tra poconella nuova commedia di David Wain THE TEN, mostrato in anteprima alSundance Film Festival. Il film racconta dieci storie differenti, ognuna ispi-rata ad uno dei 10 comandamenti. La Ryder sarà inoltre la protagonistafemminile nell’originale dramma romantico di Geoffrey Haley THE LASTWORD, insieme a Wes Bentley e Ray Romano.Dal selvaggio Indiana, passando per la McGill University di Montreal,Daniel Waters è approdato a Los Angeles, dove ha ottenuto, da buonaspirante regista, un lavoro presso un negozio di noleggio video, e scrit-

to SCHEGGE DI FOLLIA, un’originale commedia dark che ha caratterizzatoil genere adolescenziale negli anni a seguire. Dopo tale successo, ha ini-ziato a scrivere sceneggiature per i più grandi Studios, che hanno riscos-so alterne fortune – HUDSON HAWK, IL MAGO DEL FURTO, molto amato inEuropa; BATMAN, IL RITORNO, arricchito dalla presenza di CatWoman; eDEMOLITION MAN (che anticipava misteriosamente un Arnold Schwarze-negger futuro e rivoluzionario Presidente).

Generalmente poco considerato, il film debutto di Daniel alla regia, HAPPYCAMPERS, una commedia sui campi estivi vietata ai minori, è stato pre-miato al Sundance Film Festival nel 2000, prima di essere venduto ad epi-sodi alla WB Network. Mr. Waters ha così “posticipato” un suicidio in stileVan Gogh per scrivere e dirigere TUTTI I NUMERI DEL SESSO, da lui stessodefinito come il suo miglior lavoro.

] di Valeria De Rentiis [

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Le anteprime

2008del

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Alla scoperta di CharlieNelle sale dal 1° giugno

Un film di Mike Cahill. Con Michael Douglas, Evan Rachel Wood, Wil-lis Burks II, Laura Kachergus, Paul Lieber, Kathleen Wilhoite. Genere:commedia. Distribuzione Moviemax

“HO FATTO PARECCHIE COSE NELLA MIA VITA, MA

FORSE NON QUELLO DI CUI HO BISOGNO. E FORSE

SE FACCIO QUESTA COSA, ALLORA CI SARÒ RIUSCITO.”CHARLIE

Miranda (Evan Rachel Wood) è un’adolescente. Sulle sue spalle ha perògià situazioni difficili da affrontare. Abbandonata dalla madre è costret-ta a mantenersi lavorando come impiegata da Mc Donald’s lasciando glistudi. Charlie (Michael Douglas) è il padre di Miranda. E fin qui tuttobene. Il problema è che Charlie è in cura in un ospedale psichiatrico. Viricordate lo spiritato protagonista di “Un giorno di ordinaria follia“?Ebbene, Douglas in “Alla scoperta di Charlie” è decisamente perfetto peril ruolo di matto da legare! Ve lo immaginate mentre con piccone e cordecerca di studiare un piano per trovare il tesoro scomparso dell’esplorato-re spagnolo Padre Juan Florismarte Garces risalente al XVIII secolo nasco-sto sotto i pavimenti di un negozio del suo quartiere? La storia è proprioquesta: dopo aver trascorso due anni in un ospedale psichiatrico escenella speranza di trovare questo tesoro. Convince Miranda a farsi assu-mere da Costco, il famigerato negozio. Inizialmente scettica, a bendonde, la ragazza alla fine si convince che aiutare il padre a realizzare ilsuo sogno potrebbe dargli nuova linfa.

HancockNelle sale dal 5 settembre

Un film di Peter Berg. Con Will Smith, Charlize Theron, Jason Bate-man, Martin Klebba, Valerie Azlynn e David Mattey. Prodotto da JohnAugust, Peter Berg, Akiva Goldsman, Vince Gilligan, Vincent Ngo.Genere: azione. Distribuzione Sony.

Ci sono eroi, supereroi e poi c'è Hancock (Will Smith). Da un gran pote-re derivano grosse responsabilità – lo sanno tutti – tutti, tranne Hancock.Spigoloso, conflittuale, sarcastico e incompreso, i suoi poteri potrebberoservire per salvare la vita di molte persone ma sembra quasi invece ognivolta facciano più danni che altro! Il pubblico alla fine ne ha abbastan-za, grato d'avere il proprio eroe personale, i bravi cittadini di Los Angelssono meravigliati dal fatto che alla fine non meriti la loro riconoscenza!Hancock non è il genere di ragazzo a cui interessa cosa pensa la gente finoal giorno in cui salva la vita al suo consulente d’immagine, Ray Embrey(Jason Bateman) e il sarcastico supereroe inizia a pensare d'avere unlato vulnerabile dopo tutto. Certi che prima o poi Hancock cambierà, l’in-namorarsi di Mary (Charlize Theron), la moglie di Ray, confermano cheè una causa persa. Hancock è decisamente l’antieroe per eccellenza, e cerca di sdrammatiz-zare il ruolo del sempre un po’ perfettino Will Smith. A pochi mesi dal-l’uscita di “Io sono Leggenda”, l’infaticabile Will continua a produrre pel-licole. Probabilmente dovrebbe cambiare un po’ il genere, visti i prece-denti (Men in Black – MiB II, Bad Boys, BB II, Independence Day, Nemi-co pubblico) ma siamo certi che anche stavolta farà centro. Se vi statechiedendo se in questo momento Will si sta riposando, dovrete ricreder-vi. Sta già lavorando al prossimo film, Seven Pounds in pre-produzione.

JunoNelle sale dal 4 aprile

Un film di Jason Reitman. Con Ellen Page, Michael Cera, Jennifer Gar-ner, Jason Bateman, Olivia Thirlby, Allison Janney, Rainn Wilson, J. K.Simmons. Genere Commedia, 92 minuti. - Produzione USA, Canada,Un gheria 2007. - Distribuzione 20th Century Fox.

Pluripremiato alla Festa del Cinema di Roma come film rivelazione dell'an-no 2007, Juno si appresta a diventare un fenomeno mediatico ancor primad'uscire nelle sale (evento che avverrà il 4 aprile 2008). Candidato all'Oscarcome miglior film, miglior attrice protagonista Ellen Page, miglior regiaJason Reitman, miglior sceneggiatura originale, Juno (Ellen Page) è la sto-ria di un’adolescente con un problema enorme: è incinta. Tutta la vicendasi svolge con una freschezza e leggerezza che colpiscono anche i più liber-tini e aperti nei confronti della vita. Alla notizia del lieto evento i genito-ri si comportano come tutti i figli probabilmente vorrebbero: non la sgri-dano ma anzi la sostengono. Juno, insieme al neo-papà adolescente e suocoetaneo Michael Cera decide di affidare il figlio ad una coppia borghese(Jennifer Garner, Jason Bateman). Il tutto accompagnato dai temi prin-cipali: amore, amicizia, libertà, trattati in maniera originale dal registaReitman. Di quest'ultimo citiamo la pellicola più conosciuta: Thank you for

smokin' (2005) film ironico incentrato su un argomento sociale fortementerilevante come la dipendenza dal tabacco.Nata dalla penna, anzi dal mouse, della blogger Diablo Cody (all’epocaBrook Busey) la sceneggiatura è senz’altro prima nel suo genere, e azzar-diamo, anche attuale. Per la cronaca: Diablo sta già lavorando alla suaseconda sceneggiatura, di cui vi sveliamo solo il titolo: Jennifer’body(http://diablocody.blogspot.com/).

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Le aspirazioni di un ragazzo, i sogni di una vitae il sapore di una terra lontana come l’Irlanda.Poi un giorno incontri una persona che condivi-de quanto hai sempre sperato potesse prendereprima o poi forma, e soprattutto ascolti con ilcuore una voce che dà calore a tutte questeemozioni, mescolate come in una coppa dibuon vecchio sidro invecchiato. È forse il modopiù adatto per raccontare con le parole quelloche Fabrizio Fontanelli e Silvia Olivares, untempo compagni di viaggio solitari e oggi allaguida di una band che è una piccola famiglia,hanno saputo creare con la loro unione artisti-ca. E Mardi Gras è ancora un modo stupendo perdescrivere il loro vasto mondo di idee, di spe-ranze, essenziale come i loro suoni, come lavoce che regala una forma ai versi a trattistruggenti che caratterizzano le loro composi-zioni. Il nome è ispirato all’ultimo album dellastorica band dei Creedence, e in maniera ine-quivocabile all’ultimo atto che sancisce il tra-monto delle celebrazioni carnevalesche. Comenel giorno in cui bisogna consumare gli ultimiempi pasti prima dell’astinenza, anche nella

loro esperienza c’è un vissuto di emozioni cheannunciano una forma di purificazione interio-re. Una esperienza che si traduce nell’impegnoper il sociale, dalla Campagna per la cancella-zione del debito alle attività promosse daAmnesty International contro la pena di mortenegli Usa. The wait è il singolo che incarna que-sta essenza, suonato dal vivo davanti ai rappre-sentanti del Governo statunitense: «Una sortadi preghiera in musica», come ci ha raccontatoFabrizio nel corso di un’intervista. Il singolo èstato inserito nell’album Drops Made, dal sounddecisamente folk-rock, che sintetizza l’espe-rienza di questi anni in cui i Mardi Gras hannosperimentato anche una tournée in Irlanda,tappa da loro stessi definita fondamentale peril loro processo di maturazione artistica. Unacrescita che ha portato la band a cantare sem-pre più l’amore per la musica, così come nei lorotesti si coglie anche l’amore per l’uomo, comecanta invece l’indimenticabile Neil Young, cheha inserito The wait all’interno della sua sezio-ne Songs of the times, nel suo sito ufficialededicato alle canzoni di pace e di protesta.

Mardi Gras

folk-rockAnimae

Suoni ] di Michele Torella [

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Windows o Mac OS? …Linux, potrebbe essereuna valida risposta. Nato dalla geniale mentedel finlandese Linus Benedict Torvalds, svilup-patore del “cuore” del sistema operativo (il ker-nel), Linux è un sistema operativo libero, ovve-ro chiunque può accedere al codice sorgente delsistema, modificarlo a proprio piacimento, usar-lo per ogni sco po e copiare legalmente tale soft-ware. Anche se è una semplificazione non dapoco, in que sto caso al concetto libero possiamoassociare anche quello di gratuito. Linux, graziealla possibilità di essere modificato e persona-lizzato (purché si rispettino le condizioni dellalicenza GPL) ha visto il proliferare delle cosid-dette distribuzioni, vale a dire diverse incarna-zioni dello stesso sistema operativo che pos sonocondividere lo stesso “nucleo” (il kernel primamenzionato) pur adottando interfacce grafiche esoftware incorporato differente. Tutti possonoliberamente collegarsi al sito delle varie distri-buzioni di riferimento, scarica re il sistema ope-rativo, masterizzarlo ed installarlo sul propriocomputer, disponendo altresì di una vasta gam -ma di software liberamente scaricabile dalla rete,con cui poter navigare in internet, fare montag-gi video, elaborare im magini, vedere film, ascol-tare musica, elaborare grafica per la stampa e peril web, insomma tutto quel complesso di funzio-ni che il più delle volte gli utenti medi di Perso-nal Computer svolgono ricorrendo a software pi -rata, convinti che non ci sia alternativa a que-sto. Il concetto di base a fondamento della filo-sofia aperta di Linux, in contrapposizione aquella chiusa di Microsoft o Apple, ad esempio,

è la libera circolazione del sapere, della cono-scenza informatica, finalizzata alla realizzazionedi un software che ri sponda alle reali esigenzedegli utenti e si arricchisca della collaborazionedi più utenti i quali, fornendo il loro apporto,possono aspirare a risultati migliori rispetto aquelli che un singolo team di programmatoriavrebbe potuto raggiungere. Non è un caso chesi registri tra gli utenti linux un for tissimo sensodi comunità, concretizzato dal l’esistenza di mi -gliaia di forum, blog e quant’altro, autentici luo-ghi di scambio del sapere informatico in gradodi regalare una consapevolezza più approfondi-ta di quell’oggeto che quotidianamente usiamoper lavorare, giocare e comunicare. Superfluo spe -cificare che in tutto questo un ruolo non margi-nale è stato giocato dalla diffusione di Internet.Fino a non molto tempo fa, installare linux suun PC era un’impresa non da tutti, e questo hasempre rappresentato un ostacolo insormontabi-le alla diffusione di massa di questo tipo di si -stemi operativi. Ad un certo punto però, laddo-ve alcune distribuzioni linux hanno puntato suambiti specifici d’impiego (ad esempio per larealizzazioni di reti aziendali) altre hanno foca-lizzato la loro attenzione sulla “usabilità” daparte di un ipotetico utente non in possesso diconoscenze informatiche approfondite. Ecco al -lora affacciarsi sulla scena una delle distribuzio-ni più famose ed apprezzate, per la filosofia chene è alla base, dal grande (speriamo sempre dipiù) pubblico degli utenti linux: Ubuntu, parolaafricana che significa umanità agli altri, oppureio sono ciò che sono per merito di ciò che siamo

tutti. Il principale punto di forza di questa dis-tribuzione (“distro”, in linguaggio slang) è lafacilità di installazione e la massima compatibi-lità con tutti i computer di recente e menorecente diffusione. A differenza dei sistemi ope-rativi moderni, che si basano su un uso dellerisorse hardware sempre più intensivo in mododa spingere al continuo acquisto di componentisempre più aggiornati e costosi, Ubuntu, e mol -te altre distribuzioni linux, si basano sulla otti-mizzazione delle risorse, tale da consentirne unuso adeguato alle esigenze dei più anche in pre-senza di computer ormai considerati “vecchi eob soleti”. Provate a confrontare le esigenze, intermini di hardware, del recente Windows Vistae quelle di una Ubuntu dotata del fantasticosistema di desktop tridimensionale Compiz, nonmancheranno sorprese, possiamo garantirlo. Insostanza, sarebbe bene comprendere che perl’uso di un utente medio (scrittura di documen-ti, navigazione internet, musica, film, elabora-zioni grafiche) c’è la possibilità di un’alternati-va reale, libera, in questo caso gratuita e prati -ca bilissima, esente peraltro dall’annoso proble-ma dei virus informatici croce degli u ten ti e de -lizia delle case di software antivirus. Segnaliamoche è inoltre possibile provare sen za intaccareminimamente il proprio sitema o perativo esi-stente le varie distribuzioni grazie ai “live-cd”:si carica il sistema da cd, lo si prova nelle suevarie componenti e, se soddisfatti, lo si installasul proprio PC. Più facile di così…

Open Space: finestra sul mondo del Software libero

Il Sistema Operativo Linux e le sue varianti

] di Fabio Zaccaria [

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Acqua, farina e...Torta di Pasqua al formaggio

Quest’anno la Pasqua arriverà prima: il 23marzo. A tal proposito vi proponiamo un piat-to tipico della cucina umbra a cui in pochisapranno resistere! E soprattutto la Pasquaquando arriva, arriva… potrete cucinarlaquando ne avrete voglia. Buon appetito!

Mettete la farina in una grossa zuppiera efate una cavità nel centro. Sciogliete la pastadi pane lievitata con una tazza di acqua tie-pida e versatela nella cavità. Impastate illiquido solo con una piccola quantità di fari-na, sbattendo energicamente con una frustao con la mano per qualche minuto. L'impastodeve essere molle. Copritelo con un velo difarina e la zuppiera con un canovaccio. Met-tete la zuppiera in un luogo caldo fino aquando il lievito avrà raddoppiato il suovolume.Nel frattempo mettete le uova intere, i rossi,lo strutto e il burro a pezzetti, l'olio e il par-migiano in una pentola; regolate di sale epepe e sbattete il tutto con una frusta o unaforchetta. Tagliate a dadini molto piccoli il pecorino oil groviera. Quando il lievito avrà raddoppiato il suo volu-me, stiepidite il composto a base di formag-gio e grassi a bagno maria per qualche minu-to. Attenzione a non farlo scaldare troppo!Dovreste poi aspettare per poter fare le ope-razioni successive e il gusto ne risentirebbe.Aggiungete il composto alla farina con il lie-

vito e unite anche il lievito di birra sbricio-lato e il pecorino. Amalgamate velocementeil tutto con le mani e trasferitelo sulla spia-natoia infarinata. Lavorate l'impasto per cir -ca 15 minuti ottenendo una massa elastica.Aggiungete farina, se necessario. Ungete uno o più stampi a bordi alti; ponetela pasta nell'interno facendo attenzione chenon superi la metà. Fate lievitare l'impasto inun luogo caldo e lontano dalle correnti d'ariafino a quando non raggiunge il bordo.Cuocete in forno preriscaldato a 200°C percirca un'ora o fino a quando la superficie nonè ben dorata. Lasciatela raffreddare prima di toglierla dallostampo. È molto buona anche fredda.

Suggerimenti:

La tradizione umbra la vede servita comeantipasto accompagnandola a salame affetta-to e uova sode, oppure con frittate di aspara-gi o erbette o in altri mille modi diversi. Puòaccompagnare anche i secondi di carne alposto del pane. Se volete renderla più legge-ra potete sostituire il burro con un cucchiaiod’olio in più. La maniera migliore per conservarla è avvol-gerla nell'alluminio per alimenti.

ingredienti per 6/8 persone: • 1 kg Farina • 100 g Pasta di pane già lievitata • 25 g Lievito di birra • 200 g Parmigiano grattugiato • 100 g Pecorino di Norcia o groviera • 6 Uova • 2 Tuorli • 100 g Strutto • 50 g Olio extravergine d'oliva • 100 g Burro • Sale/pepe

Vino consigliato: Torgiano Rubesco (vinorosso umbro)

] di Valeria De Rentiis [

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È in partenza il prossimo mese il tour “Dallapelle al cuore”, una serie di concerti che porte-ranno Antonello Venditti nei maggiori palazzet-ti italiani per ripercorrere i successi storici, epresentare le canzoni inedite. “Dalla pelle alcuo re”, infatti, è anche il nome dell’ultimo al -bum di Antonello, preceduto dall’omonimo sin-go lo. Una raccolta di nove brani che parlano diamore, tradimento, religione e attualità, temimolto cari al cantautore romano. Lo stile è quel-lo di sempre, ma non mancano originali speri-mentazioni come nella dissacrante “Comunisti alsole”, con l’amico Carlo Verdone alla batteria, oin “Piove su Roma”, malinconico brano arricchi-to dal sassofono di Gato Barbieri.

Cantautore popolare e profondamente romano,Antonello Venditti si avvicina fin da piccolo almondo musicale, seguendo lezioni di pianofortee interessandosi in particolar modo alla canzoned’autore. Ed è proprio con Francesco De Gregoriche Antonello comincia a suonare in giro per l’I-talia, nonostante l’impegno con gli studi uni-versitari. Il suo carattere popolare appare subi-to evidente, soprattutto nel singolo “Roma Ca -poccia”. Nel 1973, dopo essersi trasferito a Mila-no, incide un album di debutto che affronta congrande attenzione i problemi sociali: “L’orso bru -no”. Nello stesso anno pubblica inoltre il grinto-so “Le cose della vita”, realizzato in due giorni

e due notti. Nei dischi successivi conferma ilsuo talento e il profondo amore per la Capitale,come nel brano “Roma” o nell’album live “CircoMassimo” (1983) dedicato allo scudetto dellaRo ma, che comprende anche l’inno “Grazie Ro -ma”. Molti ricorderanno poi l’enorme successo di“In questo mondo di ladri” (1988), accompa-gnato dal romantico singolo “Ricordati di me”.Nel ’95, dopo tre anni di pausa, è la volta del-l’album “Prendilo tu questo frutto amaro”, men-tre il 2000 è segnato dalla raccolta di successi“Se l’amore è amore” e dal secondo concerto alCirco Massimo in occasione dello scudetto dellaRoma, seguito dal disco live. In quanto a colla-borazioni, l’ultimo album “Dalla pelle al cuore”prosegue la tradizione del precedente, realizza-to insieme ad importanti musicisti come France-sco De Gregori e lo stesso Gato Barbieri al sas-sofono.Segnaliamo le principali date del tour 2008: l’8marzo al PalaNet di Padova, il 13 al Pala SanGiacomo di Conversano (BA), il 15 al Palazzettodello Sport di Palermo, il 20 al Palamalaguti diBologna, il 27 al Datch Forum di Milano, il 29 alMazda Palace di Torino, il 4 e 5 aprile al Pala-lottomatica di Roma, il 10 al Pala Bam di Man-tova, il 12 al Nelson Mandela Forum di Firenze,il 17 al Vaillant Palace di Genova e il 19 al PalaGiovanni Paolo II di Pescara.

] a cura di Francesca Colaiocco [

Dalla pelle al cuore

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PersepolisCinema:

] a cura di Barbara Frascà [

Un film di Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud.Genere: Animazione, colore 95 minuti. - Produ-zione: Francia, USA 2007. - Distribuzione Bim.

Persepolis è il racconto intenso della maturazio-ne di una ragazzina in Iran, durante la rivoluzio-ne islamica, che sogna di essere un profeta chesalverà il mondo. È attraverso gli occhi di unabambina di nove anni, la precoce ed estroversaMarjane, che assistiamo alla caduta dello Scià eal vanificarsi delle speranze di un popolo quan-do i fondamentalisti prendono il potere impo-nendo il velo alle donne e imprigionando mi glia -ia di oppositori. L’intelligente e impavida Marja-ne, crescendo, diventerà una ribelle che attra-verso il punk, la presa di coscienza politica e iconsigli della nonna a cui è molto legata, cer-cherà di trovare la sua strada. Sotto i bombarda-menti della guerra Iraq/Iran, la paura diventauna realtà quotidiana con cui fare i conti. I geni-tori te mono per la sua sicurezza a causa del suotempe ramento piuttosto rivoluzionario. È cosìche decidono di mandarla a studiare in Austria asoli 14 anni. Si trova quindi da sola in un paesestraniero ad affrontare i problemi dell’adolescen-za e anche a combattere i pregiudizi di chi la

identifica con quel fondamentalismo religioso equell’estremismo che l’hanno costretta a fuggire.Col passare del tempo stringe amicizia con alcu-ni suoi coetanei e incontra l’amore, ma dopo illiceo si ritrova da sola e con una grande nostal-gia di casa. Torna così in Iran. Dopo un difficileperiodo di adattamento, entra in un Istitutod’arte e poi si sposa. A 24 anni capisce però dinon poter più vivere in Iran. Lascia quindi il suopaese per la Francia, non rinnegando mai le sueorigini iraniane.Marjane, illustratrice iraniana che vive e lavora aParigi, tra il 2000 e il 2003 ha pubblicato quat-tro libri a fumetti intitolati appunto Persepolische raccontano - in uno stile semplice ma estre-mamente espressivo - la sua storia dall'infanzia aTehran alla rivoluzione islamica, dall'adolescenzatrascorsa a Vienna in una scuola di lingua fran-cese al ritorno in Iran dalla famiglia, in seguitoalla conclusione del conflitto con l'Iraq. Ma non c'è solo la storia di un paese, ma anchee soprattutto i problemi di un'adolescente, e inseguito di una donna, in una società che nonriesce a sentire sua e a cui non riesce a confor-marsi.Il film, nelle sale dal 22 febbraio, disegnato con

uno stile minimalista ed elegante, ha comepunto di forza soprattutto una sceneggiatura di -vertente e di grande intelligenza e originalità.Marjane Satrapi è una brava disegnatrice che èriuscita a trasformare i quattro volumi di fumet-ti in un lungometraggio di animazione di quali-tà. Il film, tratto dalla sua autobiografia a fu -metti, realizzato insieme a Vincent Paronnaud, èun’opera in bianco e nero che usa il colore soloper le poche scene all'aeroporto di Parigi. Perse-polis è un film sarcastico che contiene le gag ele situazioni comiche tipiche del genere. Que-st’opera di animazione di stampo tradizionale,che ha conquistato una standing ovation di circadieci minuti durante la prima ufficiale, è statarealizzata solo con disegni a mano, senza il digi-tale, ed è caratterizzata da dialoghi pieni di poe-sia e sensibilità che ci mostrano la complessitàdi una cultura dove c’è anche chi è disposto amorire per combattere l’integralismo islamico.Marjane nasce da un famiglia progressista me dio-borghese dove centrale risulta essere il ruolodella nonna. Sarà lei infatti a difendere la memo-ria di una famiglia che ha sofferto molto e adinsegnarle l’importanza di rimanere integri esempre coerenti con se stessi.

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Booklettre album per approfondire...

Alela Diane, da Nevada City nella California delNord, è solita esibirsi imbracciando un enormechitarrone acustico che quasi del tutto riesce acoprire il suo esile corpo di ventiquattrenne. Lamagia inizia quando le sue corde vocali mettonoin vibrazione l’aria circostante, e ci si chiede dav-vero da dove possa venire tanta potenza, se non

dal fondo dell’anima. The pirate’s Gospel è unalbum dalla storia travagliata: completamenteautoprodotto (registrato nello studio del padre) euscito una prima volta tre anni fa, è stato poirimaneggiato e ripubblicato di recente anche inEuropa. Undici tracce tendenzialmente monocor-di, scarni folk-blues acustici senza tempo conarrangiamenti incentrati sulla voce che a trattisembra costarle fatica tenere a freno, con l’ag-giunta sporadica di un banjo qua e là, e la chi-tarra arpeggiata in modo netto e preciso. I testihanno un carattere a tratti ossessivo, imperniatisu reiterate ripetizioni in cui la voce sembra voleresplorare tutte le potenzialità musicali insite inuna singola parola. Le canzoni dell’album hannovisto la luce durante un viaggio a Parigi intrapre-so dall’autrice all’età di circa vent’anni, con unintero oceano di distanza tra lei e la sua casa, eun’immancabile senso di solitudine e spaesamen-to che per reazione ha forgiato le sue composi-zioni con quel sapore così “roots”, da anticaAmerica dei cercatori d’oro. Storie semplici, dove

la fantasia non ha spazio preponderante ma è ilvissuto reale a materializzarsi in immagini vivide,cose vissute o accadute il cui ricordo è non sem-pre gioioso. Inserita di recente nella compilationa cura della casa discografica Fargo dedicata allevoci femminili americane di area neo-folk-rock,Alela Diane può a tutti gli effetti essere conside-rata una delle promesse più convincenti di quel-la scena. Animata da una fare del tutto artigia-nale che l’ha portata a realizzare a mano le custo-die delle prime 650 copie del suo album, scriven-do con pazienza certosina i titoli delle canzoni supiccoli packages in cuoio, la Diane non rinnega ilsuo essere donna di campagna, con il respirodella natura nel suo codice genetico che, d’al-tronde, portava già impresso il marchio dellesette note essendo i suoi genitori degli appassio-nati musicisti. Il brano The rifle è senz’altro il piùrappresentativo dell’intera tracklist, ad ennesimadimostrazione del fatto che il “vivaio” di folksin-ger maschili e femminili a stelle e strisce sembradavvero inesauribile.

] di Fabio Zaccaria [

The Golden Age segna la reunion degli AmericanMusic Club, band il cui deus ex machina indi-scusso continua ad essere Mark Eitzel, considera-to da larga parte della critica uno dei più grandiautori contemporanei. San Francisco è il centrodi tutti i pensieri, città natale di Eitzel, luogo diritrovo di tutte le anime perse dell’inferno a stel-

le e strisce. Windows of the world è un brano cheprende il nome dal bar che si trovava in cima alletorri del World Trade Center, finestre che l’autoreconsidera spazzate via per sempre, da un futuroche all’America non appartiene ormai più, spaz-zato via dall’imperante fondamentalismo cristia-no che si cela dietro ogni cosa. L’autore coglie eanalizza, nei brani che compongono l’album, unodei nodi fondamentali della crisi d’identità delpopolo americano nel nuovo millennio: un sognoche è ormai svanito appresso alle regole delbusiness, dello sfruttamento e dell’imperiamli-smo, un originario ideale ormai irrimediabilmen-te tradito, del quale la California poteva in uncerto senso essere l’emblema. Cosa c’entra tuttoquesto con la musica? Si dirà… ma il fatto è chel’arte di trasformare cumuli di note e parole inacute riflessioni sui nostri tempi è un esercizioscomodo e assai poco praticato al giorno d’oggi,tanto da risultare estraneo, in ambito musicale,ai più. Non ad Eitzel, ovviamente, che non haimai mancato l’occasione di scagliarsi contro i

“fascismi” musicali, intendendo con tale terminetutto ciò che è volto ad uniformare i gusti e smi-nuire gli individui, confezionando prodotti difatto nati da tavole rotonde di ghost writersautori di parole con cui riempire le bocche delbello e dannato o della sexy e discinta lolita diturno. The Golden Age è un ritorno all’insegnadella raffinatezza e della “classicità” musicale, diun pop alieno da certe asperità che avevanocaratterizzato la prima produzione musicale dellaband che torna dopo quattro anni dall’ultimoLove songs for patriots. Se i testi di Eitzel riesco-no sempre ad essere il centro di gravità dellecomposizioni, la materia gravitante è senz’altrocostituita dalle sghembe chitarre, acustiche oelettriche che siano, del suo braccio destro Vudi,al secolo Mark Pankler. Ascoltando l’assolo diquest’ultimo in One step Ahead capiamo il moti-vo per cui, tra un disco degli AMC e l’altro, siacostretto a guadagnarsi da vivere guidando auto-bus. A loro modo geniali e assolutamente unicinella loro apparente banalità.

Cosa può collegare la microbiologia con la musicaPop? La storia di questo folksinger dalle originiargentine tradite dal nome, ma nato in Svezia;patria di fredde malinconie di cui si scorge traccianella circolarità ipnotica delle composizioni diquesto In Our Nature, così come nell’album d’esor-dio Veneer. Proprio quest’ultimo lavoro ebbe note-

vole successo commerciale grazie all’adozione diuno dei brani per un famoso spot pubblicitario,quello della San Francisco invasa da milioni di pal-line, tanto per capirci. A volte, grazie al cielo, lafortuna non è cieca, perché tutto il successo gua-dagnato dal pacato ex-microbiologo convertitosial folk è stato più che meritato. A ricordarcelo inmaniera inequivocabile c’è questo album che, scu-sandoci, segnaliamo con un certo ritardo, poichénon meritava di certo di cadere nel dimenticatoiodel 2007. Pensare che agli albori della sua carrieramusicale il Gonzales si muoveva in ambiente hard-core-punk, per approdare poi ad un cantautoratoriflessivo e meditabondo, adamantino e scarno manon privo di un certo calore, in cui sembra comun-que prevalere un certo approccio “scientifico” allacomposizione. Anni passati a studiare le reconditerelazioni energetiche tra atomi e cellule non sem-brano esser stati spesi invano, in fondo il talentoè una dote univesale che consente, a chi ne è vera-mente dotato, di armonizzare una serie variegatadi esperienze della vita in un progetto organico,

informato nella sua totalità da un afflato unitario.Appena 33 i minuti in cui la ricerca della perfezio-ne formale di In Our Nature si dipana alle orecchiedell’ascoltatore, e sarebbe forse lecito pretendereun qualche sforzo in più, se non fosse che alcunipassaggi si caratterizzano per un nitore davveroesemplare, a partire dalla sentita rilettura del bra -no Teardrop dei Massive Attack, che pochi, com-plice l’eccezionale performance di Liz Frazier deiCocteu Twins nel brano originale, avreb bero imma-ginato di ascoltare cantata dalla voce del Nostro.La title-track, col suo incedere sonnolento e circo-lare, è giocata, come la maggior parte dei brani, suaccordi di chitarra classica sospinti da un abilegioco sulle note basse, forse l’elemento più “lati-noamericano” del sound. Da notare il gioco di ado-zione di accordature “aperte” della sei corde, chenon può non riportare alla mente il miglior NickDrake. La scrittura del cantautore, anche se solo alsuo secondo lavoro, sembra ormai aver raggiuntouna maturità ineccepibile. Attendiamo fiduciosiulteriori sviluppi.

José Gonzales - In Our Nature

Alela Diane - Pirate’s Gospel

American Music Club - The Golden Age

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La Commissione Sanità del Consiglio Regionale,presieduta da Luigi Canali (Pd), ha approvato amaggioranza il decreto del Presidente dellaRegione Lazio, Piero Marrazzo, concernente lanomina del nuovo direttore generale dell’Azien-da regionale per l’emergenza sanitaria Ares 118.La scelta è ricaduta su Marinella D’Innocenzo,già direttore generale dell'Oirm Sant'Anna diTorino (ospedale infantile e ginecologico), e inpassato responsabile del servizio infermieristicodell'ospedale Bambino Gesù di Roma.Marinella D’Innocenzo, nata a Lecce nel 1959 elaureata in Scienze dell’educazione, succede aVitaliano De Salazar, nominato nel dicembrescorso alla guida del Policlinico Sant'Andrea diRoma.Trattandosi della prima riunione della Commis-sione, dopo l’insediamento ufficiale di martedì

scorso, il presidente Canali ha fatto un discor-so programmatico sui lavori futuri. “Ci sarà l’in-tensificazione dell’attività, proseguendo nelclima di dialogo tra maggioranza e opposizioneper affrontare i problemi della sanità nel Lazioe risolverli”, ha detto Canali, che così ha pro-seguito: “La Commissione Sanità sarà convoca-ta, di regola, ogni martedì, e prevedrà nelle oreimmediatamente prima e immediatamente dopol’orario di convocazione, uno spazio dedicato adaudizioni con dirigenti sanitari, rappresentantidi Asl e di strutture accreditate, esponenti del-l’associazionismo. Saranno ascoltati anche idirettori generali delle Asl e delle Aziende ospe-daliere, che sono in fase di verifica. Bisognaridare alla commissione Sanità un ruolo propo-sitivo – ha concluso Canali – e non di mera rati-fica delle decisioni della Giunta. Dalla prossima

settimana, riprenderemo con le proposte dilegge sul randagismo, la telemedicina, le nomi-ne dei dirigenti di secondo livello delle Asl, ediscuteremo sui nuovi protocolli d'intesa con ipoliclinici universitari e la nuova delibera suiDrg (costo delle tariffe)”. Presente l’assessore Augusto Battaglia, sonointervenuti diversi consiglieri di maggioranza eopposizione. Contro la nomina della dottoressaD’Innocenzo, hanno parlato Tommaso Luzzi eFranco Fiorito (AN), Romolo Del Balzo (FI) eMassimiliano Maselli (UDC), il quale ha definitoil curriculum della candidata “debole”. A favoresi sono espressi Giuseppe Mariani (Verdi),Wanda Ciaraldi (UDEUR) ed Enzo Foschi (PD).

Il Consiglio Regionale del Lazio, presieduto daGuido Milana, ha approvato a maggioranza laproposta di delibera concernente la “disciplinadella Consulta regionale permanente dei consul-tori familiari”, promossa dalle consigliere LuisaLaurelli (Pd), Anna Maria Massimi (Pd), PaolaBrianti (Pd), Anna Evelina Pizzo (Prc), MariaAntonietta Grosso (Pdci) e Antonietta Brancati(Repubblicani, Liberali e Riformatori).

Come ha spiegato la relatrice Luisa Laurelli(Pd), che è intervenuta a nome del coordina-mento delle elette, la delibera “consente di ren-dere operativa la Consulta, istituita con lafinanziaria 2006, e potenzia le attività di pre-venzione e di assistenza alle donne e ai mino-ri. Nel Lazio abbiamo registrato – ha continua-to Luisa Laurelli – una gravissima sottostima diquesto importante servizio di prevenzione eduna disomogeneità nella rete dei consultori,che nelle Province lascia scoperti ampi spaziterritoriali. Il servizio, pertanto, deve esserepotenziato, innanzitutto aumentando il numerodegli operatori, anche affiancando alle figuretradizionali mediatori culturali, mediatori fami-liari, professionisti che operano per la preven-zione di fenomeni di bullismo, stalking, violen-za, vessazioni contro le donne. In secondoluogo occorre intervenire sulle strutture: allafine del 2007 sono stati stanziati 3 milioni di

euro per la ristrutturazione delle sedi e 4 milio-ni e 200 mila euro per la riformulazione dei pro-grammi dei consultori”.

Della Consulta fanno parte le rappresentanzeregionali delle associazioni femminili, femmini-ste, familiari, studentesche, degli utenti deiconsultori e degli operatori, nonché quelle cheperseguono come finalità statutaria la tuteladel benessere psico-fisico delle donne, deiminori, ed il sostegno alle relazioni di coppia ealla genitorialità.

Alla Consulta vengono attribuite le seguentifunzioni: monitorare il funzionamento dei con-sultori familiari e delle diverse prestazionisocio-sanitarie, proporre programmi di riqualifi-cazione e potenziamento dei consultori, rela-zionare annualmente sia al Consiglio Regionalesia alle commissioni “Sanità”, “Scuola, dirittoallo studio e formazione professionale”, “Lavo-ro, Pari opportunità, politiche giovanili e poli-tiche sociali”, “Sicurezza, contrasto all’usura,integrazione sociale e lotta alla criminalità”.

Alla struttura, inoltre, è riconosciuto il compitodi promuovere interventi finalizzati ad offrirepercorsi di sostegno alla crisi di coppia e allagenitorialità, di proporre alla Giunta programmisocio-culturali che garantiscano ai minori il

diritto alla salute, alla sicurezza e ai correttistili di vita, con particolare riferimento allaprevenzione della pedofilia e delle tossicodi-pendenze, di elaborare proposte di inclusionesociale delle popolazioni immigrate e progettidi adeguamento delle strutture e di formazioneed aggiornamento professionale del personale.La Consulta collaborerà con i SERT, le comunitàterapeutiche e i dipartimenti di salute mentale.

“Aver approvato oggi questa importante delibe-ra per i consultori è un segnale importante cheil Consiglio Regionale dà alla rete dell’assisten-za e della prevenzione, è un atto a favore delledonne”. Questo il commento di Guido Milana,Presidente dell’Assemblea, all’approvazione del -la delibera per i consultori. “Ritengo sia impor-

tante averla approvata all’inizio dell’anno, inquesto 2008 in cui ricorre il centenario del tra-gico incidente nella fabbrica Cotton di NewYork. È l’anno delle donne e il Consiglio Regio-nale si appresta a celebrarlo con una serie diimportanti eventi. Non è casuale che il calen-dario 2008 del Consiglio sia interamente dedi-

cato al ricordo di questo anniversario con frasiemblematiche pronunciate da donne che si sonodistinte, nella politica, nelle professioni, nellacultura e nella scienza. Altre, e di spessore,sono le ulteriori iniziative che abbiamo in can-tiere”.

CONSIGLIO REGIONALE INFORMASanità – D’Innocenzo nuovo Direttore Generale Ares 118Discorso programmatico del presidente Canali sui lavori della Commissione

Lazio: Consultori potenziati con fondi e funzioniOltre 7 milioni di euro per ristrutturazioni e nuovi programmi

Milana: “Una Serie Di Eventi Per Centenario Della Donna”

] a cura di Fabrizio Piciarelli [

On. Guido Milana

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"Più termovalorizzatori uguale meno spese pertasse e bollette: è questo che accade in molteRegioni italiane come nei Paesi più avanzati, edè quello che si può fare anche nel Lazio. Oggiviviamo sulla nostra pelle un autentico para-dosso: a causa di un intreccio di posizioni con-trarie ai termovalorizzatori, le inefficienze, leemergenze, le crisi delle Regioni nella gestionedei rifiuti costano care ai contribuenti per iquali, al contrario, si potrebbero rivelare una

ricchezza. Se la termovalorizzazione fosse pie-namente attuata come normalmente avvienenelle economie avanzate, i ricavi che ne derive-rebbero potrebbero infatti ridurre notevolmentele tasse sui rifiuti ed il costo delle utenzedomestiche per l'energia, e le famiglie spende-rebbero meno per illuminazione e riscaldamen-to. Senza termovalorizzatori, invece, lo smalti-mento dei rifiuti non produce ricchezza ma alcontrario maggiori costi per la collettività, che

si estendono a macchia d'olio quando le ineffi-cienze di una Regione vengono scaricate sullespalle delle altre. Per questo si dovrebberoresponsabilizzare le Regioni attraverso l'obbligodi autonomia nello smaltimento, parola che nonsignifica nascondere la spazzatura sotto al tap-peto costituito dalle discariche ma eliminareattraverso la termovalorizzazione la parte deirifiuti che risulta non riciclabile dopo il passag-gio obbligato della raccolta differenziata."

Rifiuti – De Lillo (Fi): Più termovalorizzatori ugualemeno spese per tasse e bollette

La proroga del commissariamento rifiuti è ilprezzo politico che la Giunta Marrazzo ha scel-to di pagare al governo nazionale in cambiodell'allontanamento dello spettro del commissa-riamento della Sanità, che riguarda il 70 percento del bilancio regionale: infatti invece dipensare a smaltire i rifiuti del Lazio, la Giuntasi è sbilanciata ad accogliere anche una partedei rifiuti della Campania per salvare il governoProdi dalla brutta figura internazionale. Se hascelto di scaricare sul settore dei rifiuti il costopolitico del salvataggio della Sanità dal com-missariamento, è evidente che la Giunta Mar-razzo non considera quello dei rifiuti un proble-

ma né, tantomeno, una risorsa: eppure unarisorsa lo sarebbe, e lo sarebbe anche per i con-tribuenti, che con la realizzazione di un effi-ciente sistema di termovalorizzazione potreb-bero veder ridotto il costo della tassa sui rifiu-ti e delle bollette per riscaldamento ed illumi-nazione, come avviene in quasi tutti i Paesieuropei e in molte regioni del nord Italia.Lavarsi le mani del problema, come l'indecisio-nismo della Giunta sta di fatto facendo, avvicinapericolosamente lo spettro dell'emergenza con

tutte le conseguenze che il caso Campania benrappresenta.

Rifiuti – De Lillo (Fi): Proroga emergenzaper evitare commissariamento sanità

L'aumento della povertà del Lazio è una realtà:oggi il CNR fa sapere che un quinto dei residentinel Lazio sono in stato di povertà, ma baste-rebbe guardare all'aumentata opera di sostegnoai ceti deboli da parte di organizzazioni ormaisocialmente strategiche sul territorio romano elaziale come il Circolo di San Pietro, la Caritas,e la Comunità di Sant'Egidio per renderseneconto. Contro l'aumento della povertà la Regio-ne ha fatto poco o niente, ma deve passare allevie di fatto: aumentare le misure di sostegnoalle famiglie e ampliare la fascia di redditominimo per l'accesso ai sostegni puntandoanche a prevenire l'inevitabile passaggio allo

stato di povertà da parte di molte altre famiglieche sono a rischio a causa dell'aumentato costodella vita. È evidente che se a Roma acquistareo affittare una casa costa alle famiglie fino acinque volte di più che nelle altre province, seil pane, la pasta o il latte continuano ad au -mentare il loro prezzo, se tasse e balzelli localiaumentano di numero e di molti punti percen-tuali, e se a fronte di tutto questo i redditi dalavoro dipendente aumentano del solo 0,96 percento come annunciato da Bankitalia, il proble-ma è particolarmente grave. Come uo mini dicentrodestra sappiamo bene che il so stegno alpotere di acquisto delle famiglie è una garanzia

per la crescita dell'economia, e che la stessanon può crescere se le imprese stesse non cre-scono: la crescita dell'economia e la diffusionedella ricchezza è il metodo migliore per com-battere l’impoverimento e per questo sollevarele famiglie dalla povertà è un in vestimentomacroeconomico essenziale, oltre ché un doveremorale fondamentale. Oggi invece le famigliestanno pagando ad un prezzo troppo alto ildivario crescente fra redditi e costo della vita:con un maggiore indebitamen to medio rispettoal reddito disponibile e il successivo scivola-mento verso lo stato di povertà.

Redditi – De Lillo (Fi): Sostenere famiglie contro aumento povertà

Il Consiglio Regionale, presieduto da Guido Mila-na, ha approvato all’unanimità un ordine delgiorno che impegna la giunta a riaprire i termi-ni per la presentazione delle domande di sana-toria per gli occupanti senza titolo delle caseAter, fatti salvi i requisiti previsti dalla legge. “La procedura informatica – ha spiegato il con-sigliere Bruno Prestagiovanni (An) – necessariaper presentare la domanda ha messo in difficol-tà molti cittadini che non sono riusciti a rien-trare nel termine previsto. Molti altri non eranostati informati. Con questo ordine del giorno ilConsiglio regionale impegna la giunta a trovareuna soluzione che permetta a quei cittadini chesono in possesso dei titoli già previsti dallalegge di presentare la domanda: non quindi unanuova sanatoria, ma una semplice proroga deitermini previsti per la presentazione delledomande”.

Ater, Consiglio Lazio approva ODG per proroga scadenza sanatoria

On. Stefano De Lillo

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Su e giù per il Lazio:

] a cura di Marta Cecchini [

Veduta di Sutri

L’anfiteatro

La cripta del Duomo

Leggende

Seconda la leggenda, l’antichissima città di Sutri fufondata dal dio Saturno, il padre di tutti gli dei,che la battezzò con il nome Sutrinas. Saturno acavallo compare nello stemma cittadino, con unfascio di spighe di grano tra le mani, ad indicarel’abbondanza della terra. Sutri si vanta di essere stata patria natia del pala-dino Orlando, figlio di Berta, sorella di CarloMagno, che fu diseredata ed esiliata per aver avutorapporti con un uomo dalle origini molto umili. Orlando fu, in seguito, nominato “paladino di Fran-cia” dallo stesso imperatore perché fu protagonistadi numerose gesta cavalleresche.

Manifestazioni religiose e popolari

In onore della festa di S. Antonio Abate, il 17 gen-naio, per le strade della città sfilano le due “Caval-lerie” cittadine con il proprio stendardo raffiguran-te il Santo, su magnifici cavalli riccamente e visto-samente imbrigliati. Dopo il saluto cittadino alSanto, con il grido di “Viva S.Antonio!“, i festeg-giamenti proseguono con un buon bicchiere di vinolocale, accompagnato dai tipici dolcetti fatti incasa. Si festeggia Sant’Antonio perché un secolo fasalvò gli animali di Sutri da una grave calamità. Tregiorni a settembre sono, invece, dedicati alla ricor-renza della Santa Patrona, Dolcissima, momento incui si assiste ad una solenne processione lungo lestrette vie del centro storico, con la statua dellaSanta trasportata a braccia. Un’occasione preziosaper vedere scendere in piazza anche le Confraterni-te che hanno origini medioevali. Nella processionedel Corpus Domini si ricorda il solenne trasportodel “Tronco”, una pesantissima croce lignea sorret-ta da una sola persona, trasportata per le stradedella città attraverso una splendida infiorata citta-dina. Il Carnevale è la festa popolare per eccellen-za, come descrive un Cantare del 1400 che nominaSutri “la patria del Carnevale”, raffigurato come unRe. Si usa eleggere una persona che possa inter-pretare il Re Carnevale, che deve poi seguire unaserie di antichi culti pagani contadini. Infine, laSagra del Fagiolo, che si festeggia agli inizi di set-tembre, con musiche tradizionali suonate dallabanda cittadina.

Da visitare:

• L’anfiteatro di Sutri, dalla forma ellittica,i cui assi misurano circa 49 e 40 m, e sca-vato interamente nel tufo. Incerta la pater-nità, attribuibile ai romani oppure agli etru-schi. In passato aveva una capienza di 3000persone. • Il Mitreo, la Chiesa della Madonna delParto, originariamente luogo di culto delDio Mitra, fu scavato nel tufo. Sede di sug-gestivi rituali, si nota tutt’oggi al centro delpavimento la fossa per raccogliere il sanguedel toro sacrificato in onore del Dio Mitra.Nell’epoca cristiana, fu trasformata nell’at-tuale Chiesa della Madonna del Parto, cele-bre per gli affreschi e per le decorazionisulle pareti, come le diverse raffigurazionidi Santi sulle pareti laterali, e alcune for-melle della Via Crucis in maiolica del sette-cento, sulle colonne. Costituita da un vanorettangolare tripartito in navate, la Chiesaaccoglie all’interno alcuni affreschi primiti-vi come la Madonna col Bambino tra dueSanti, San Cristoforo e il Bambino e la Pro-cessione al Monte Gargano.• Il Duomo e la sottostante cripta, edifi-cato sui resti di una basilica romana, ècaratteristico per il pavimento a mosaicocosmatesco, per una tavola del XIII sec. discuola romana, il “Salvatore” e per la statualignea di S. Dolcissima della scuola del Ber-nini. Da non perdere la visita alla sotto-stante cripta longobarda dalle sette nava-te. La Cattedrale fu consacrata da Innocen-zo III nel 1207.• All’interno del parco “Oasi di Sapientia“sono raccolti una serie di minerali grezzi,come rubini o topazi, reperibili in un anticomonastero quattrocentesco e collocati innumerose stanze ricavate nelle nicchie deisotterranei. • La grotta di Orlando, vicino alla via Cas-sia, dove, secondo quanto narra la leggenda,sarebbe nato il paladino di Francia, nipotedi Carlo Magno.• La pittoresca Porta Franceta o Porta Vec-chia, risalente al sec. XIV – XV e costruitacon grossi blocchi di tufo. • La Villa Staderini, edificata dai marchesiromani Muti-Papazzurri (XVIII sec.), con inumerosi reperti archeologici all’interno delgiardino all’italiana. Sul lato della Villa,sono visibili le rovine del castello di CarloMagno, del XIII sec..• La Chiesa della Madonna del Monte del1725, contenente un grazioso affresco diMadonna con Bambino (XIV sec.). • La Necropoli Urbana, che dista circa 1Km dalla città di Sutri, costituita da 64tombe romane scavate nel tufo.

Nata su uno sperone tufaceo fusiforme, Sutri è un borgo caratteristico dalle origini molto antiche che distasolo 32 Km da Viterbo. Storicamente è nota per la sua posizione strategica di carattere commerciale sullavia Cassia, punto di tran sito da e verso Roma, negli anni in cui la città fu al centro degli scontri tra i

romani e la popolazione etrusca. Dal territorio prevalentemente collinare, Sutri si inserisce nel paesaggio domi-nando la conca del Lago di Vico e la piana di Viterbo, tra le alture dei M.ti Sabatini e Cimini. Riconquistata dairomani in diverse occasioni, come testimoniano le eroiche gesta di Furio Camillo, acquisì con il tempo un ruolostrategico militare determinante, sotto il controllo di Roma. Dopo essere divenuta possedimento della Chiesadi Roma, Sutri fu teatro delle ripetute lotte tra Longobardi e Bizantini e dell’espansionismo di potenti famigliearistocratiche romane che impedirono la concreta autonomia sociale e politica della città. Il processo di urba-nizzazione fu graduale e in sintonia con la struttura geomorfologica del territorio che vide l’espandersi delborgo oltre i limiti della città, nella zona del fondovalle, vicino l’arteria stradale extraurbana. Un’organizzazio-ne che rispecchia le due più antiche forze di potere: il clero, insediato nel centro abitativo, e il potere laico,distribuito sui colli Savorelli e Francocci, compresa la zona del fondovalle.

SutriL’antico borgo sulla via Cassia

Prodotti tipici:

La celebre porchetta al finocchio e all’aran-cia, i funghi porcini dal sapore inconfondibi-le e i fagioli, da cucinare in mille modi pos-sibili, come nell’invitante zuppa di fagiolisutrina.

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Bau & Miao:

la Rubrica

degli Animali] a cura di Marta Cecchini [

INVIACI SEGNALAZIONI, SMARRIMENTI O ANNUNCI PER ADOZIONI A [email protected] NOI PROVVEDEREMO AD INSERIRLI NELLA BACHECA ANNUNCI DEL PROSSIMO NUMERO DI ROMALIVE.

I gatti che vivono in casa generalmente sono piùdocili e affettuosi rispetto a quelli abituati a vive-re in giardino liberi, dove trascorrono la maggiorparte del tempo giocando all’aperto, magari assie-me agli altri gatti della zona. Dipende molto daltipo di rapporto che vogliamo instaurare con loro,se un rapporto tipo madre – figlio, oppure se unrapporto molto indipendente e di civile conviven-za. Certamente nella propria casa il compito dieducare il nostro gatto è facilitato perché riuscia-mo ad avere il controllo di tutti gli ambienti e aconoscere fino in fondo le sue abitudini. Parliamodi una vera e propria convivenza con un altroessere vivente che ha esigenze ed abitudini diver-se dalle nostre, che vanno prima di tutto rispet-tate. Va rispettato per esempio il loro UDITO sopraffi-no: i gatti infatti percepiscono suoni lontanissimiche l’uomo non potrebbe mai percepire ed è perquesto che non sopportano i rumori forti come lamusica a volume troppo alto, oppure le gridaeccessive, perché sentono tutti i suoni amplifica-ti. Adorano invece la musica soft, come la musicaclassica o la musica jazz, questo perché riesconoa percepire tutti gli strumenti e le minime sfuma-ture musicali, come anche la sottile differenza chec’è tra due note. Un altro senso molto sviluppato nel gatto è l’OL-FATTO, che gli permette di decifrare gli odori deglialtri animali che vivono nello stesso territorio e diannusare gli alimenti, servendosi anche della lin-gua per poter catturare ogni minimo odore. Quin-di, non stupitevi se il vostro gatto apre la boccae si mette ad ansimare come se non potesse respi-rare con il naso, non è così. Lo fa perché mette inmoto l’Organo di Jacobson, ovvero l’“organovomeronasale”, per identificare tutti gli odori chelo circondano.Il gatto ha anche la sana abitudine di dormire alungo, in un sonno profondo che gli restituisce leenergie spese durante il gioco. Vivere assieme al nostro amico a quattro zampe èveramente impagabile, come lo sono tutti queimomenti preziosi della nostra giornata, che pos-siamo condividere con lui: guardare la Televisioneinsieme sul divano, farlo dormire in braccio duran-te la siesta pomeridiana e giocarci in casa con unfilo o con una pallina di gomma. Sapete che i gattiadorano giocare con le palline fatte con la cartaargentata che si usa per conservare gli alimenti? Ci

vanno matti! Come anche per i topini di gomma edi finto pelo, che amano far volare per tutta casae rincorrerli come se fossero vere prede. Inoltre, igatti adorano giocare e nascondersi all’internodella “casetta” fatta a piramide, utile perché con-tiene anche il tira - graffi per limarsi le unghie eper una serie di cunicoli per farli divertire, assicu-rando l’incolumità del divano e delle tende del pro-prio appartamento. Altro accessorio, non indi-spensabile, ma gradito dai nostri teneri amici, è lacuccia che si appende al termosifone: il gattotende a scegliere la propria dimora vicino a fontidi calore.Attenzione però a non lasciare per terra fili dagioco troppo lunghi, perché potrebbero ingerirli,compromettendo la funzionalità del proprio inte-stino: vi consiglio pertanto di legarci alla fine untappo di sughero. Attenzione anche a non lascia-re aperto l’oblò della lavatrice: i gatti amano ran-nicchiarsi in spazi decisamente angusti, inambienti caldi come l’interno del nostro armadio;amano anche infilarsi tra le lenzuola e la trapun-ta del nostro letto; sono estremamente curiosi, atal punto da scottarsi il muso leccando un fornel-lo del gas in cucina, spento da poco. Un’altra caratteristica del gatto è la sua testar-daggine: tutti i membri della famiglia devonoeducarlo nella stessa maniera. A volte un no deci-so, detto ad alta voce, un rumore forte come ilbattito delle mani, del giornale sbattuto sul tavo-lo, oppure una spruzzatina d’acqua, può esseremolto più efficace della sculacciata, che risultaessere nociva per la sua stabilità emotiva, cau-sandogli solo insicurezza e timore. Ricordatevi sempre di lasciare a disposizione delgatto una ciotola d’acqua fresca tutti i giorni, cheva cambiata anche due volte al giorno, se il vostroamico ha l’abitudine di immergerci le sue zampi-ne! Ricordatevi di chiudere sempre la tavoletta delwater, perché il gatto è sempre alla ricerca diposti nuovi per scovare l’acqua. Come tutti i feli-ni, adorano la pulizia, quindi la lettiera deve esse-re sempre costantemente controllata per evitarepoi che il gatto, per dispetto, possa urinare intutti gli angoli della casa e per prevenire quellemalattie causate dalle scarse condizioni igieniche.Mai disturbare un gatto alle prese con le puliziepersonali quotidiane: oltre che un’esigenza, è perloro anche un momento di vero e proprio relax.Il gatto ha poi l’abitudine di saltare sui tavoli,

perché ha bisogno di un contatto diretto con noi,per poterci guardare negli occhi, strofinando ilmusetto con il nostro viso: un modo per farcicapire che ci ama e che sta bene con noi. Quindi,quando salta sulla credenza della cucina, siateclementi: non fatelo scendere subito, senza averprima stabilito un contatto con lui, per poi spo-starlo con tutta delicatezza sul divano. Ricordateche generalmente i gatti non amano essere solle-vati da terra, e nemmeno le coccole insistenti, ameno che non sia lui a richiederle, come farebbecon la mamma gatta. Accarezzatelo sempre nelverso del pelo, dalla testa al bacino, senza tocca-re il naso e le orecchie che sono punti estrema-mente delicati. Se si lascia accarezzare anchesotto la pancia, significa che ha completa fiduciain voi, perché quella è la zona più delicata delfelino.Come si prende in braccio un gatto adulto? Sem-plicemente sollevandolo, a mano aperta, sotto lazona del torace, tenendo l’altra sotto le zampeposteriori, per sorreggere tutto il peso del corpo,Si può prendere un gatto per la collottola, soloquando è veramente piccolo, altrimenti potrebbe-ro compromettersi i muscoli del collo.Amare il proprio gatto significa dedicargli tempoe attenzione, evitando di spostarlo continuamen-te da una casa all’altra. Il gatto, per sua natura, èun essere abitudinario. Cercate pertanto di abi-tuarlo fin da piccolo a viaggiare, senza provocar-gli stress eccessivi: vi assicuro che ve ne saràgrato!

Educazione e abitudini del vostro gatto

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TORRINO SPORTING CENTER: Paradiso dello sport e del relax

IL PARADISO SPORTIVO DI 20.000 MQ a pochi passi dall'Eur, cen-tro di riferimento per tutti coloro che desiderano dedicare deltempo prezioso alla propria salute fisica e mentale, migliorando la

qualità di vita. Un lungo passato alle spalle di benessere e passione perlo sport, che risale al lontano 1988 con il calcio a 5, guadagnandosi lafama del mitico Torrino Sporting Club vincitore di 2 campionati di serieA, rimasto nella storia per le 5 coppe Italia vinte e per due partecipa-zioni alla Coppa dei Campioni. Da questa esperienza vincente sono ini-ziati i lavori per la costruzione del Centro, gioiello al servizio degli spor-tivi e di tutti i cittadini, inaugurato nel 1992, data d'inizio di una nuovaed entusiasmante avventura sportiva.

Personal trainer all'avanguardia, attrezzature moderne ed efficienti, unarredamento curato nel particolare per rendere il vostro soggiorno con-fortevole e rispondere alle esigenze diversificate dei soci. Il Centro,interamente climatizzato, è attualmente dotato di 5 palestre, di 5 campiin terra rossa con scuola SAT per bambini e adulti seguiti da maestridella Federazione Tennis, un campo di pallavolo e tre di calcio a 5.Durante l'estate la piscina del Centro sportivo diventa il centro estivodi riferimento delle famiglie della zona per i ragazzi dai 4 ai 14 anni.

Non mancano grandi spazi dedicati anche all'intrattenimento, come ilbar, il ristorante e le sale riunioni, dove è possibile organizzare cola-zioni di lavoro, feste ed eventi importanti. L'estensione del Centro, sededi rilevanti manifestazioni sportive come il Roma Challenger di Tennis,offre un carnet variegato di attività al passo con i tempi e con le esi-genze di fitness dell'intera area, tra cui yoga, pilates matwork, aerokombat, total body, step toning e una seria preparazione pugilistica,con l'ausilio di insegnanti qualificati ISEF.

Oltre alle lezioni di danza classica e moderna, si possono praticare learti marziali tra cui la Capoeira, l'arte marziale brasiliana, la kick boxing,e il karate.

Fra le molteplici attività, la prestigiosa scuola di ballo del maestro ToniRegano con i suoi corsi standard, latini (Rumba, Jive, Cha-cha-cha,Paso Doble), tango argentino e balli di gruppo. Si aggiungono inoltre icorsi invernali di Lazaro Martin Diaz, che tra passi di salsa cubana, inse-gna portamento e ritmica a uomini e a donne.

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Il SalvagenteGiornalino a cura dei ragazzi di ogni ordine e grado scolastico

Come Troia, che per millenni era esistita solonelle pagine di Omero, anche un’altra città famo-sa (questa volta greca) sembrava non ricordarepiù nulla del suo glorioso passato: Micene. Unacittà dal destino tragico come quello del suosovrano Agamennone, che alla guida degli eserci-ti greci aveva assediato Troia per dieci lunghianni e alla fine l’aveva conquistata grazie allostratagemma del cavallo di legno. Agamennone,che discendeva dal fondatore stesso di Micene,Atreo, era ambizioso e crudele: prima di partirealla volta di Troia non aveva esitato a sacrificareagli dèi la figlia primogenita Ifigenia pur di otte-nere venti favorevoli per le sue navi. Durante lasua assenza, nella reggia micenea rimasta senzare, la regina Clitennestra, tormentata dall'odioper la perdita della figlia, non seppe resistere allelusinghe di Egisto. Quando Agamennone tornò inpatria, Egisto non esitò a ucciderlo.La cosa scosse enormemente Micene perché Aga-mennone si era distinto in modo egregio nellaguerra. Il terribile delitto non restò però impuni-to: otto anni dopo Oreste, il figlio del re assassi-nato, si vendicò uccidendo a sua volta Egisto el'infedele Clitennestra. Il sanguinoso dramma, cantato dai poeti greci,divenne famoso, ma la città ricca e potente che

ne era stata teatro cadde in rovina, saccheggia-ta da gente guerriera venuta dal nord, i Dori. Alsuo posto, non rimasero che ruderi: i resti dellemura ciclopiche, l'ingresso monumentale allarocca, la famosa "porta dei leoni" e un labirintodi tombe fra cui spiccava il grande edificio, dalsoffitto a volta, noto come il Tesoro di Atreo. Quimolti credevano che fosse stato sepolto Agamen-none, ma dei suoi resti non c'era traccia.A Micene esistono due tipi fondamentali ditomba, quella detta a fossa e quella a cupola (otholos). La tholos, termine greco, nel mondo mi -ceneo (XIII sec. a.C.) è una tomba a pianta cir-colare conclusa da una pseudocupola, vale a direda una copertura realizzata senza l'uso dell'arco.La pseudocupola si ottiene infatti sovrapponendofilari di pietre in cerchi concentrici di diametroprogressivamente più piccolo fino a chiudere conuna sola pietra – la chiave di volta – l'ultimo cer-chio.La tomba a fossa è più antica e consiste in unasemplice fossa nel terreno, rivestita di pietragrezza. La tomba a cupola consiste invece in unedificio formato da una camera circolare copertada una cupola parabolica. La più celebre tholos èil cosiddetto Tesoro di Atreo, posto lungo la viad'accesso alla cittadella. Manufatto imponente, ilcomplesso sepolcrale è interamente sotterraneo,nascosto sotto una collina artificiale. Un corri-doio di accesso (dromos), lungo circa trentacin-que metri e fiancheggiato da alte mura digradan-ti, apre una ampia fenditura nel lato del monte.Il complesso è costituito, oltre che dal dromosstesso, da una vasta camera di ingresso e dallocale di sepoltura vero e proprio, più piccolo, escavato direttamente nel terreno. La camera prin-cipale, il tholos vero e proprio, a cui si accede daun breve corridoio che la collega al portale e poial dromos, è circa 14 metri di diametro, e ha lepareti costituite da una serie di blocchi di pietracalcarea posti in cerchio che si stringono via via

che si sale verso l'alto, sporgenti e trattenutidalla pressione del terriccio sovrastante. Tholos edromos sono posti in asse e non vi sono sensibi-li differenze di elevazione tra i due ambienti.Alla fine del dromos si trova la porta d'accessoalla tomba, porta sormontata da due enormiarchitravi (il secondo pesa 120 tonnellate) e daun triangolo di scarico. I 33 anelli concentrici di massi, accuratamentesquadrati, sono solo attaccati, senza alcun mate-riale che li tiene saldati: la lastra di chiusuradella cupola è posta a circa tredici metri dalsuolo, una altezza all'incirca pari, cioè, al diame-tro del locale alla base. Questa grande cupola èuna notevole opera di ingegneria perché ognunodei massicci blocchi di pietra di cui è compostadeve essere stato preparato con molta cura perpoter resistere alle spinte orizzontali e verticalidel sovrastante terreno e, nel contempo, formareuna superficie interna perfettamente liscia.Lo spazio per la sepoltura è invece accessibile daun ulteriore corridoio, sensibilmente più bassodel primo nella parte est della prima camera.Questa seconda camera, come detto, è stata sca-vata interamente nel terreno ed è uno spaziocubico cieco e buio di circa quattro metri di lato,abbastanza regolare, con una depressione al cen-tro, in cui venivano depositate le offerte rituali. Per le sue dimensioni, il Tesoro di Atreo è statoper molto tempo il più grande spazio coperto,senza sostegni interni, mai costruito al mondo.Originariamente una ricca ornamentazione costi-tuita da rosette di bronzo, lastre di marmo e dialabastro, decorava le pareti del monumento.Tutto il complesso emana una misteriosa sugge-stione e un senso drammatico. La stessa dram-maticità si ritrova anche in alcune mascherefunerarie d'oro, dai tratti forti, decisi ed energicie ben si comprende come la tomba sia stata inti-tolata al nome del capostipite della tragica fami-glia reale micenea.

Roma. Gennaio 2008.Le parole di Voltaire tuonano ancora oggi: ”Nonsono d’accordo con quello che tu dici, ma darei lavita affinché tu lo possa dire”.Quante volte abbiamo disapprovato un pensiero,un’idea, un punto di vista, tanto da essere intolle-ranti, acerrimi nemici; siamo stati male, abbiamogiudicato, ci siamo promessi che prima o poi l’a-vrebbero pagata o ci siamo limitati, molto garbata-mente, a disapprovare smentendo la visione altrui.

Ancora oggi il concetto di “Libertà” viene messoin discussione proprio da coloro che “insegnano,e non sono pivellini, ma uomini fatti, maturi, cheimpediscono a chiunque di fare un intervento, siapure questo uomo sia il vescovo di Roma e Papa.Si può avere paura di un uomo di fede?! Se si ètanto convinti delle proprie idee, perché temereil giudizio altrui?! Noi studenti delle medie,moltevolte ci siamo trovati a discutere con i nostriinsegnanti sul concetto di “Libertà”; e in un Pa -

ese democratico come il nostro, sentire notizieche tendono ad impedire e soffocare le idee di unlibero cittadino, a prescindere dal ruolo che rico-pre, sinceramente, ci spaventa. Se domani doves-simo trovarci alla “Sapienza”, o in un ambienteanalogo, dove ci sono tanti individui che sidanno da fare a mettere in dubbio concetti fon-damentali della nostra Costituzione, allora tuttociò ci dovrebbe fare riflettere…

Lo sapevate che il tesoro di Atreo è una tomba?] di Giorgio Gori [

Libertà, ci sei ancora?] di Angelica Borges Silva [

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Da una ricerca condotta di recente, si è accerta-to che gli errori in medicina pare causino più vit-time degli incidenti stradali, dell'infarto e dimolti tumori. Si stima che siano 90 i morti al giorno in Italiaper sbagli commessi dai medici, scambi di far-maci, dosaggi errati, sviste in sala operatoria.È una realtà sempre più presente e pressantequella della mala sanità, che, spesso, si traducenel disagio del malato, il quale si trova a viveredapprima il malessere per il presentarsi di unadeterminata patologia e, poi, il conseguente di -sagio portatogli dalle cure effettuate con moda-lità approssimative, con scarsi risultati e, a volte,portatrici di conseguenze peggiori della patolo-gia stessa.Morire in sala operatoria capita, purtroppo sem-pre più spesso sia al nord che al sud.Le ultime due vittime di presunti casi di malasa-nità sono Vera Ruscio, 16 anni di Vibo Valentia eAndrea Fausti, 22 anni di Marcheno, vicino Bre-scia. In entrambi i casi, anche se le indagini

sono ancora in corso, si può parlare di una mortesopraggiunta quando tutto sembrava essereandato per il meglio.La giovane calabrese, vera Ruscio, è morta mer-coledì durante la fase d'intubazione all'ospedaledi Vibo Valentia. Soffriva di un ascesso periton-sillare. In mattinata, ha accusato una crisi respi-ratoria. È morta poco dopo, pare per arresto car-diaco, durante la tracheotomia. Andrea invece èdeceduto a Brescia dopo un intervento alla tiroi-de.A tutela dei malati e delle loro famiglie, esiste daqualche anno il Tribunale dei Diritti del Malato,il cui compito principale è quello di garantire aicittadini un costante punto di riferimento diinformazione riguardo i servizi sanitari e socio-assistenziali, come fruirne e come essere tutela-ti dai disservizi dovuti ad abusi, disfunzioni,carenze, distrazioni, ritardi ed altro.Ma è davvero sconcertante che in una societàevoluta come la nostra accadano ancora questecose…

Storie di ordinaria malasanità] di Valentina Forconi [

Non è facile stabilire con precisione l’origine delloSci. Le prime testimonianze di attrezzi simili agli

sci, usati come mezzo di locomozione, si devonoa ritrovamenti fossili risalenti al 2500 a. C. inSiberia, Scandinavia e Lapponia. Nell’isola diRodoy, in Norvegia, è stata trovata un’incisionerupestre databile intorno a 4000 anni fa, che raf-figura un uomo su due pali di legno. Nel IV sec.a.C., Erodoto, nelle Historiae, parla di popoli del-l’Asia Minore con “scarpe di legno” per spostarsisulla neve. Avvicinandosi ai nostri tempi, trovia-mo il Re svedese Gustavo I che riuscì a scapparedai danesi con gli sci: nel 1922 nacque la gara diGranfondo, chiamata Vasaloppet, che si snoda nelpercorso di 90 km da lui percorsi.Francesco Negri pare sia stato il primo italiano ausare gli sci in Lapponia e a raggiungere CapoNord nel XV sec.; egli ne parla nel libro “Viaggio

settentrionale”, pubblicato nel 1700.Nel 1888, il norvegese Fridtjof Nansen attraversòin sci tutta la Groenlandia percorrendo 500 km. Ilmuseo dello sci di Oslo conserva ancora l’attrezza-tura di Nansen.Alla fine del 1800, furono introdotti i bastoncini,che diedero inizio alla tecnica del passo alternatoe, successivamente, del rivoluzionario passo patti-nato, utilizzato per la prima volta alle Olimpiadidel 1976 da Bill Kock. Nella seconda metà del1800, Sondre Norheim, falegname norvegese,inventò la tecnica del Telemark, che fu soppianta-ta poi negli anni ’20 dalla tecnica detta Cristiania,quella che noi oggi chiamiamo Sci Alpino. Nel1901 nacque il primo sci club italiano, chiamatoFederazione Italiana Sci (FIS).

L’origine dello sci] di Gabriele Focardi [

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Il mimo (o pantomima) è una rappresentazione diazioni, caratteri e personaggi che si serve sola-mente della gestualità piuttosto che della parola.La parola mimo indica in italiano anche l'esecu-tore della rappresentazione mimica.

La parola è usata inoltre con una connotazioneneutra, come sinonimo di "imitazione muta", mala connotazione prevalente nell'immaginario deiparlanti italiani prende l'accezione più specificadi azione artistica di rappresentazione teatralesenza parole e relativo attore.Tale forma teatrale affonda le sue radici nell'anti-chità greca e romana.Il termine mimo deriva da mimus, termine lati-no a sua volta derivante dal greco mîmos, imi-tatore, ed indica l'imitazione della vita reale esi riferisce sia al genere artistico sia all'attoreche lo esercita. Nell'antichità tale termine serviva ad indicare siaforme di letteratura piuttosto sofisticata, nonsempre destinata alla recitazione, sia generi dispettacolo più simili al cabaret, con numeri sle-gati fra loro, non sempre basati su veri e propritesti, con componenti di improvvisazione e largo

spazio a musica e danza.Le caratteristiche del mimo latino erano:− gli attori recitavano sempre senza maschera,dunque la loro arte doveva basarsi più sullagestualità facciale e corporea che sulla voce; − sulla scena comparvero per la prima volta nelteatro romano dei ruoli interpretati da donne;− i mimi non portavano calzature rialzate, comegli attori di teatro "serio", li chiamavano perciòplanipedes;− non tutti gli "autori" del mimo furono perso-nalità letterarie.In epoca moderna uno dei mimi più famosi èstato il francese Marcel Marceau, morto nel 2007e nato a Strasburgo nel 1923 da una famigliaebrea. Fu costretto a cambiare il suo nome Man-gel in Marceau e a lasciare la sua città per sfug-gire alle persecuzioni naziste.

Il Mimo. Vuoi saperne di più?] di Andrea Marmocchia [

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Michelangelo aveva un caratteraccio. Introverso,addirittura misantropo. Anche Raffaello nellaScuola di Atene lo dipinge in disparte, da solo. Idue si odiavano, ma l'uno riconosceva la gran-dezza dell'altro.Come saprai, non è solo scultore, ma anche pit-tore e architetto. Non è certo che il non finito siauna vera e propria tecnica.Per esempio, prendi il San Matteo delle Galleriedell'Accademia a Firenze: quello era il primo deidodici apostoli che Michelangelo doveva scolpire

per Santa Maria del Fiore, se non erro. Lasciò l'in-carico perché chiamato a Roma per realizzare latomba di Giulio II. I famosi Prigioni sono semprestatue realizzate per la tomba di Giulio II, evolontariamente abbandonate perché Michelan-gelo era sempre insoddisfatto, soprattutto riguar-do quest'incarico per lui importantissimo. Tutta-via sia per il San Matteo sia per i quattro Prigio-ni. Il non finito ha una forte valenza espressiva.Infatti queste statue dimostrano come Michelan-gelo intenda la scultura, per lui è l'arte del cava-re, sente l'immagine imprigionata nel blocco dimarmo e suo compito è soltanto quello di libe-rarla, l'artista per lui non crea niente che "ilmarmo in sé già non contenga". Secondo alcuni,questo si può ricondurre anche a una visione del-l'anima, che è imprigionata nel corpo e che quin-di viene liberata. Si è certi che il non finito fosseintenzionale nel caso della Cappella Medicea aFirenze, nella statua allegorica del Giorno, se nonsbaglio. Nel volto la parte sottostante gli occhinon è scolpita: qui la funzione pare essere lavolontà di dare un senso di indefinito e di sotto-lineare lo sguardo.Il non finito, ancora nelle Pietà, che sono quat-tro, ed è interessante vedere il percorso cheMichelangelo fa attraverso ognuna di queste.Passa dal finitissimo della Pietà (bellissima) delVaticano al non finito più assoluto della PietàRondanini. C'è una pietà, in cui sono raffiguratiquattro personaggi e, Nicodemo è in realtà un

autoritratto dello stesso Michelangelo! Qui è pre-sente il non finito con gli stessi effetti già cita-ti, ma pare che Michelangelo avesse abbandona-to la scultura per un difetto del marmo.Infine la Pietà Rondanini: Michelangelo ha lavo-rato ripetutamente a questo gruppo marmoreo,accompagnato dalla sua solita insoddisfazione,come testimonia il braccio che rimane staccatodal resto della composizione-segno che il proget-to iniziale era differente, probabilmente con Cri-sto spostato in avanti. Lavorò a quest'opera finoalla fine dei suoi giorni: non si può parlare di unnon finito intenzionale, non possiamo sapere seavrebbe continuato e portato a termine l'opera.Tuttavia il non finito concorre a rendere l'operaeccezionalmente moderna e quasi un testamento,in quanto non esisteva una committenza, erasemplice frutto della sensibilità dell'artista. L'o-pera è straordinaria perché verticalizzata, parequasi sia Cristo a sostenere la Madonna ed il nonfinito sottolinea la sofferenza, che sembra quasiassente nella prima Pietà e nella sua perfezione,che qui invece è scomparsa. Talmente moderna alpunto che quando la scultura era stata poi ritro-vata era stata valutata pochissimo, mentre inve-ce solo in tempi più recenti è stata davveroapprezzata.Comunque le interpretazioni del non finito sonoinnumerevoli (secondo alcuni addirittura c'è unrichiamo alla scultura antica), ma pare che la piùaccreditata sia quella di cui si è parlato.

Il restauro di una statua in bronzo inizia con l’a-nalisi dello stato di degrado e delle cause chehanno prodotto il deterioramento. Questa analisipermette di individuare il metodo di restauro piùefficace, evitando di impiegare sostanze chimi-che incompatibili con il bronzo delle statue,capaci di provocare danni irrecuperabili. Nel caso delle statue di bronzo uno dei maggioriproblemi che il restauratore deve superare è quel-lo del cosiddetto tumore del bronzo. I reperti archeologici, una volta rimossi dall’am-biente nel quale erano rimasti per molti secoli,vengono improvvisamente a contatto con l’umi-dità e l’ossigeno, che reagiscono con il clorodepositato sulle statue ricoprendole di macchieverdi. Si genera un ciclo chimico con produzionedi una sostanza molto pericolosa, l’acido cloridri-co che corrode il bronzo riducendolo in polvereverdastra. Per trattare questa tipologia di reperti, i restau-ratori usano il benzotriazolo, una sostanza moltousata nel campo della fotografia per lo sviluppoe la stampa delle foto. Purtroppo questo tratta-mento genera sostanze tossiche per l’uomo percui sono allo studio nuovi prodotti, meno aggres-sivi per l’uomo e per l’ambiente. A questa ricercapartecipa anche l’Italia con i laboratori del Con-siglio Nazionale delle Ricerche presso i qualihanno già iniziato la sperimentazione di unnuovo agente chimico applicato con una spatola

che pur contenendo concentrazioni piu basse diprodotti pericolosi riesce a raggiungere lo stessorisultato del benzotriazolo.

1.Il Recupero e il restau-ro dei “Bronzi di Riace”

Tra i risultati piu noti alpubblico si ricorda ilrecupero e il restauro dei“Bronzi di Riace”.I Bronzi di Riace sonouna coppia di statuebronzee, di provenienzagreca, che risalgono al Vsecolo a.C. e che ci sonopervenute in eccezionalestato di conservazione. Le due statue - rinvenu-te nel 1972 nei pressi diRiace in provincia diReggio Calabria - sonoconsiderate tra i capola-vori scultorei più signifi-cativi del periodo elleni-co, e tra le poche testi-monianze dei grandi ma -estri scultori del mon dogreco classico.I Bronzi si trovano al

Museo Nazionale della Magna Grecia di ReggioCalabria dove nel corso degli anni sono diventatiuno dei simboli del museo e della città stessa.

Il non finito di Michelangelo Buonarroti] di Andrea D’angeli [

Diagnostica e tecniche di restauro] di Sergio Pappagallo [

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Achille (in greco Achilleus, in latino Ăchillēs, -is,in illirico Akilehti), soprannominato pié veloce opié rapido, è un personaggio della mitologiagreca, nonché uno dei principali eroi leggendaridella guerra di Troia e il protagonista dell'Iliade.Figlio di Peleo e di Teti, alla madre deve l'appel-lativo di Tetide, oltre che a quello di Pelide dalpadre e di Eacide dal nonno Eaco.Infanzia e giovinezzaSecondo quanto descritto nell'incompiuto poemaAchilleide dello scrittore latino Stazio, quandoAchille era ancora bambino, Teti lo rese invulne-rabile immergendolo nelle acque del fiume Stige;tuttavia, durante l'immersione lo tenne per il tal-lone, che quindi rimase vulnerabile.Ella tentò allora di renderlo immortale sottopo-nendolo al rito del fuoco, rito mediante il qualesi sarebbe bruciato tutto ciò che di mortale vi erain lui. Ma la cerimonia non poté essere portata atermine in quanto il padre, non avvertito di ciò,scorgendo il figlio avvolto nel fuoco lanciò spa-ventato un urlo che ruppe l'atto magico. Duranteil rito Achille si era bruciato il labbro e un osso.Teti, allora, irata col marito si recò dal vecchiopadre Nereo nelle profondità del mare.Intanto Pèleo affidò Achille al centauro Chironeche lo curò e sostituì l'osso bruciato con quello di

un gigante morto che fu particolarmente velocein vita, che permise così ad Achille di divenirevelocissimo nella corsa. Gli mutò il nome da Ligi-rone, che significa piangente, a quello attuale,oltre ad insegnargli ad andare a cavallo e a suo-nare la forminx; il mito racconta che l'eroe fossecibato dal suo maestro con il midollo di orso edil cuore di leone. Fenice invece lo istruì non sola-mente nell'arte della guerra. Era spesso accompa-gnato dal suo cocchiere Automedonte che sioccupava dei cavalli immortali di Achille. Il pas-sato di Achille non è molto chiaro dalle fonticlassiche: da Omero la prima comparsa del perso-naggio è fra i capi greci che si riunirono attornoad Agamennone per riportare in patria Elena, lasposa di Menelao, dunque durante i preparativiper la guerra di Troia. Altri autori narrano cheTeti, sapendo che se suo figlio vi avesse parteci-pato avrebbe perso la vita, lo sottrasse allora aChirone, lo vestì di abiti femminili ed infine lonascose alla corte di Licomede, re di Sciro, dove,in ragione del colore dei capelli, visse con il nomePirra - ossia bionda rossiccia - assieme alle figliedel re. Tuttavia l'indovino dell'esercito, Calcante,rivelò che senza l'arco di Ercole e il giovane Achil-le, Troia non sarebbe mai caduta. Ulisse, che inun primo tempo si era finto pazzo per sottrarsialla guerra, si assunse l'incarico della sua ricerca:avendo saputo dove si nascondeva Achille, si recòalla corte di Sciro travestito da mercante e giun-to davanti al re e alle fanciulle della corte espo-se tutte le vesti ed i gioielli che portava con sé.Tra queste mise in bella evidenza uno scudo eduna lancia; quindi, mentre le fanciulle eranointente ad ammirare la merce, fece squillare letrombe di guerra: tutte le ragazze fuggironoimmediatamente, mentre Achille corse ad afferra-re le armi, venendo così riconosciuto. Licomedediede in sposa ad Achille la figlia Deidamia e daquell'unione nacque il futuro guerriero Neottole-mo, il quale, dopo la morte del padre si unì aigreci che ancora combattevano per la conquistadi Troia distinguendosi per forza ed audacia tantoquanto il grande Pelide. Terminati i grandi prepa-rativi la flotta greca partì. Nei primi nove anniAchille, a capo dei Mirmidoni, conquista e sac-cheggia alcune città intorno a Troia. Giunge purenell'isola di Lesbo dove, come preda di guerra,prende alcune donne esperte che regala ad Aga-

mennone. A Lirnesso fa prigioniera Briseide, men-tre ad Agamennone, in quanto comandante deigreci, viene donata Criseide. Sono molte le tradizioni classiche sulla morte diAchille, anche se diverse concordano sul fatto chesarebbe stato lo stesso dio Apollo a compierne ildestino fatale. Riprendendo il racconto di Virgilionell'Eneide, Achille dopo aver ucciso il re (anch'e-gli semidio) degli etiopi Memnone in un feroceduello, si lanciò assieme all'esercito greco allaconquista di Troia. Tuttavia, durante l'insegui-mento di un gruppo di fuggitivi nei pressi delleporte Scee, Paride lo vide e, tirata una freccia, lascagliò contro il tallone di Achille, unica suaparte mortale. La lotta per il suo cadavere duròun giorno, ma Zeus vi pose fine con un tempora-le: Teti accompagnata da tutte le dee del mare neraccolse allora il corpo e lo vegliò per diciassettegiorni, onorato da pianti e lamenti di mortali e diimmortali. Infine il diciottesimo giorno, ornatocome un dio fu posto su una pira e inumato. Unmito descrive Ulisse e Aiace Telamonio intenti arecuperare il suo corpo: per ringraziarla Teti donòal più eroico fra i due la sua armatura.Un'altra leggenda racconta come l'eroe, innamo-rato della figlia di Priamo, Polissena, si sarebberecato al Tempio di Apollo a Timbra per averla insposa; qui avrebbe trovato la morte per mano diParide. Apollonio Rodio narra che una volta mortodivenne giudice infernale e che visse nelle Isoledei Beati, prendendo poi in sposa Medea, o forseIfigenia. Secondo alcuni autori, fra cui anche il greco Stra-bone, ad Achille fu dedicato un tumulo nel campoSigeo, in Ellesponto, contenente anche le ceneridi Patroclo. A Boristene venne edificato un tem-pio ad Achille Pontarches, quale signore del Pon -to. Probabilmente anche Alessandro Magno fecealcune offerte presso l'heraion di Achille.

I primi interventi di pulitura dalle concrezionimarine furono fatti dai restauratori del MuseoNazionale della Magna Grecia di Reggio Calabriama ben presto si decise di trasferirle al più attrez-zato centro di restauro della Soprintendenza dellaToscana, presso l’Opificio delle Pietre Dure diFirenze-Rifredi.Oltre alla pulizia totale delle superfici eseguitacon strumenti progettati appositamente, a Firen-ze le statue furono sottoposte ad analisi radio-grafiche, necessarie per conoscerne la strutturainterna, lo stato di conservazione e lo spessoredel metallo. Le indagini portarono ad un primoesito sorprendente: il braccio destro della statuaB e l’avambraccio sinistro su cui era saldato loscudo risultarono di una fusione diversa dal resto

della statua, furono infatti saldati in epoca suc-cessiva alla realizzazione della statua in sostitu-zione delle braccia originali probabilmente perrimediare a un danneggiamento sopravvenutoquando la statua era già in esposizione. Durantela meticolosa pulizia si scoprirono alcuni partico-lari per i quali era stato usato materiale differen-te dal bronzo: argento per i denti della statua eper le ciglia d’entrambe le statue, avorio e calca-re per le cornee degli occhi, rame per le labbra ele areole dei capezzoli di entrambe le statue.Le operazioni di restauro - che durarono cinqueanni, fino al 1980 - si conclusero con l’esposizio-ne per sei mesi delle due statue a Firenze, segui-ta dalla mostra organizzata a Roma. Con questeprime esposizioni i Bronzi guadagnarono grande

notorietà in tutto il mondo. Pur essendo stato fatto un trattamento conserva-tivo durante il restauro fiorentino, nei primi '90del XX secolo sono comparsi numerosi fenomenidi degrado che hanno consigliato lo svuotamentototale del materiale anticamente servito permodellare le figure e parzialmente lasciato dairestauratori fiorentini all’interno delle due statue,la cosiddetta "terra di fusione".Così nel 1995, terminata la pulizia interna e dopoaver subìto un trattamento anticorrosione, i dueBronzi sono stati nuovamente collocati nellagrande sala del museo reggino, tenuta a climacontrollato con l’umidità al 40-50% e la tempe-ratura compresa tra i 21 e i 23°C.

L’eroe Achille] di Sergio Pappagallo [

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Le tecnologie amiche dell’uomo guidano il

dentista verso nuovi traguardi esaltando la pre-

cisione, la rapidità, la comodità di esecuzione e

l’efficienza. In questo ambito si colloca l’inno-

vativo sistema Cerec che consente la originale

ripresa con telecamera al posto delle impronte

tradizionali generalmente poco gradite al pa -

ziente sia per la sensazione di soffocamento,

nausea e ingombro, sia per i tempi di presa

(fig.1).

Il sistema, dopo aver rilevato l’impronta, è in

grado di costruire in modo digitale il dente: l’o-

peratore può intervenire per modulare il restau-

ro sino ad ottimizzarlo: compiuto il lavoro vir-

tuale (fig. 2) viene scelto un blocco di ceramica

ingegnerizzato secondo il colore del dente ed

inserito in una unità di molaggio (fig.2).

Infine si invia in modalità wireless l’informa-

zione all’unità di molaggio che in pochi minu-

ti è in grado di scolpire il dente e renderlo di -

sponibile per il successivo adattamento, luci-

datura e cementazione nella bocca del

paziente. Il paziente è in grado in un’unica

seduta di a vere il suo dente per il sorriso o per

la mastica zione. Ed è fondamentale in tutti

quei casi di incidente traumatico, o improvvi-

sa rottura di un dente, quando si vorrebbe

una soluzione immediata al problema.

Il paziente apprezza i vantaggi di questa

metodica: il comfort nella presa delle impron-

te, im me diata realizzazione della corona

senza ulteriori appuntamenti, assenza del

metallo al di sotto della ceramica con evidenti

vantaggi sia dal pun to di vista estetico (corone

più naturali ed as senza di fastidiosi orletti neri

al colletto delle cap sule) sia dal punto di vista

della salute (as senza di correnti da plurimetal-

lismo e assenza di interferenze nella esecuzio-

ne di indagini quali la risonanza o TAC) - (fig.

3/4).

Il progetto virtuale del dente rimane nell’ar-

chivio del computer ed è sempre disponibile e

vi sionabile da parte del dentista anche a di -

stan za di anni. Questo fatto rende particolar-

mente agevole garantire le corone per alme-

no 5 anni essendo semplicissima una even-

tuale so sti tu zione.

Infine una particolare attenzione ai costipiù contenuti: risultato dell’efficienza delsistema computerizzato CEREC e di mino-ri spese di gestione per lo studio.

STUDIO DI ODONTOIATRIA ESTETICA E LASER

Dr. Armando Ponzi Medico Chirurgo Specialista in Odontostomatologia

Via A. Meldola, 18 - 00143 Roma (Eur Fonte Meravigliosa) Tel. 06.5192342 - Fax 06.5033789e-mail: [email protected]

fig.1

fig.2

ARTEFATTI

• 2° foto - Gli artefatti sono attenuati macomunque presenti nell’uso di I-TAC (fig.4)

CONVENZIONI DIRETTEF.A.S.IF.A.S.D.A.C.

• 1° foto - Artefatti originatisi da protesicontenenti metalli sono più marcati usandola TAC convenzionale (fig.3)

fig.3

fig.4

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La mancanza di continuità nella partecipazioneal mercato del lavoro e la mancanza di un reddi-to adeguato e sufficiente per pianificare la pro-pria vita presente e futura descrivono il signifi-cato del termine precariato. La mobilità e quin-di la possibilità di spostarsi da un settore all’al-tro sia all’interno di uno stesso ente sia da azien-da ad azienda accrescendo le proprie competen-ze professionali non ha nulla a che vedere colprecariato, che al contrario non cumula vantaggieconomici o professionali. L'Unione Europea con-sidera ATIPICI tutti i lavoratori che non hannoun contratto a tempo pieno e indeterminato. Diconseguenza tra gli atipici vi sono innumerevolifigure: dal LAVORATORE PART TIME A TEMPOINDETERMINATO, che è tutelato e magari è con-tento di non lavorare a tempo pieno, al lavora-tore PARASUBORDINATO CON SCARSA AUTONO-MIA. Teoricamente il lavoratore PARASUBORDI-NATO lavora in autonomia, senza vincolo di sub-ordinazione, così come recita la legge. Nella real-tà spesso il lavoratore dipendente, che lavoracon vincolo di subordinazione, viene MASCHERA-TO da lavoratore parasubordinato, per eludere leleggi in materia di previdenza e di tutela dellavoro. I precari di ieri si potevano trovare nel settoreagricolo e nell’edilizia. I precari di oggi si sonoespansi anche in altri settori in conseguenza delnuovo modo di produrre e dall’esigenza di abbas-sare i costi per competere sui mercati interna-zionali. Gli stessi stage, che potrebbero essereun modo efficace per imparare a lavorare diret-tamente sul campo, sono in realtà diventatifonte di mano d'opera gratuita per le aziende.Sono sempre di più i ragazzi che passano distage in stage senza essere mai riconfermati dal-l'azienda perché la politica di molte di questenon è più formare futuri giovani lavoratori masfruttarne il lavoro quanto più possibile. E quan-do si trova lavoro? I nuovi contratti a progetto oa tempo determinato non permettono di pro-grammare la vita neanche a medio termine, l'ac-quisto di una casa – senza l'aiuto dei proprigenitori – è del tutto impensabile senza unmutuo che non verrà mai erogato da una bancaa chi non ha un posto sicuro. E così, oltre adavere lavoratori precari, abbiamo anche pensio-nati precarissimi. Ci si potrebbe chiedere setutto questo dipende dagli altissimi costi cheun'azienda è costretta a sostenere per un lavora-tore dipendente oppure se dipende semplice-mente dalla loro volontà di avere piena libertà diassunzione e licenziamento senza troppi vincoli.Resta il fatto che se da un lato lo Stato vorreb-

be giovani in grado di spendere maggiormente eche quindi trainino l'economia o famiglie piùprolifiche, dall'altro mancano del tutto le condi-zioni affinchè i giovani, diplomati o laureati chesiano, possano costruire la loro vita così comehanno fatto i loro genitori. È vergognoso che ilministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppaabbia usato l’epiteto “bamboccioni” per descri-vere tutti quei trentenni che rimangono a casadei genitori quando la colpa di questa situazioneè da ricercare esclusivamente nelle politiche digoverno che portano alla precarietà. Il fenomenoè allarmante da troppo tempo e bisogna far qual-cosa di concreto altrimenti tanti ragazzi conti-nueranno a partire per altri paesi alla ricerca diuna vita migliore e continueremo a vedere gio-vani frustrati e insoddisfatti. Lavori saltuari ostagionali: ecco quello che il nostro paese cioffre. Vi è un’impellente necessità di sconfigge-re il precariato metropolitano in cui versano mol-tissimi giovani di tutta Italia.Qui di seguito riporto alcune (a causa delle esi-genze di spazio) delle tante testimonianze di di -sagio che molti giovani sono costretti a vivere.

Mi chiamo Luisa ed ho 27 anni. Ciò che vera-mente preoccupa il Dottorando di Ricerca in Bio-logia è il suo FUTURO. Già, perché noi poverisventurati ci barcameniamo a vivere per 3 annicon 800 € al mese (ovviamente senza 13esima),il minimo sindacale per poter vivere. Tale sti-pendio è inoltre bloccato su questa cifra da anninonostante lo stipendio degli “omologhi” Spe-cializzandi di Medicina nell’ultimo anno sia addi-rittura raddoppiato! Inoltre la discussione delletesi di dottorato avviene generalmente circa 8mesi dopo il percepimento dell’ultimo stipendio,facendo così perdere quasi 1 anno lavorativo! Lacosa che più angoscia noi dottorandi è quelloche succederà dopo questi 3 anni. Possiamo spe-rare di ricevere borse per lo più annuali, che èsempre una scommessa ottenere e che nondànno un minimo di stabilità e continuità al rap-porto lavorativo, nessuna garanzia in caso dimaternità e spesso neanche i dovuti contributipensionistici. Come si fa a programmare l’acqui-sto di una casa (per cui non si può garantire diessere in grado di pagare il mutuo negli annifuturi) o di una macchina, una vita pienamenteindipendente economicamente dai genitori, ilmatrimonio, e qualsiasi piano a lunga scadenza,lunga cioè più di 3 anni? Il posto fisso è ormaiun’utopia nel mondo dell’Università e degli Entidi Ricerca: i concorsi sono bloccati da secoli, ese per caso viene bandito un solo posto per 500concorrenti si sa che questo è già assegnato aqualcuno, o addirittura creato ad hoc (nei bandisi ritrovano prerequisiti talmente specifici eassurdi da essere posseduti da una sola personaal mondo: quella che si vuol far entrare). Quindispesso ci si ritrova già grandi (30-40 anni) adover chiudere sogni ed esperienza accumulatain un cassetto per lasciar tutto e cercare un lavo-ro per campare (vedi informatore farmaceutico).In alternativa si può continuare a inseguire lasperanza di rimanere nel campo della ricerca,lavorando per lunghi periodi non pagati o venen-do spediti all’estero lontano dai propri cari per-

ché lì sì che si fa buona ricerca e ben retribuita.Questa è una battaglia lunga e difficile, condot-ta in nome dell’amore per la scienza. Ma neglialtri Paesi proprio la scienza non è considerata ilfuturo, la speranza, la soluzione a tanti mali del-l’uomo e della natura e una forza su cui investi-re? In Italia sembra più una nostalgica passioneperseguita da pochi reduci temerari”.

Mi chiamo Federica e ho 26 anni. Mi sono lau-reata nel maggio 2006 in Scienze della Comuni-cazione, indirizzo Comunicazione di Massa. Unavolta terminato il progetto del servizio civile hoiniziato ad inviare CV nei settori più legati aimiei studi; risposte ci sono state ma solo perpropormi stage poco o nulla retribuiti. Dopoesperienze che finivano senza la prospettiva diessere inserita nell’organico dell’azienda ho tro-vato 9 mesi fa lavoro presso una piccola casaeditrice che, grazie all’immunità data dai con-tratti a progetto, pensa che sia lecito valutare ilmio tempo, la mia laurea e la mia disponibilitàben 3,30 euro all’ora. La mia intenzione non èmai stata quella di trovare un forte riscontroeconomico ma, quantomeno, di poter far frutta-re le mie competenze e acquisirne di nuove. Lamancata giusta retribuzione potrebbe esserecompensata da un’attività che metta nelle con-dizione di acquisire una professionalità da sfrut-tare in futuro. Non sono contro la gavetta masemplicemente contro uno sfacciato sfruttamen-to che ha anche la presunzione di essere regola-rizzato da pseudo-contratti. Mi ritrovo così a farela segretaria per di più sottopagata e non met-tendo in pratica nulla di quello che ho studiatoin 5 anni di università. Nel frattempo continuo acercare sapendo però che di meglio c’è poco. Èvero che questa è la mia esperienza ma vivo epondero anche sulla base di quelli che sono i vis-suti dei miei coetanei, dei miei compagni di stu-dio e di stage. Ad oggi posso tranquillamente econ non poca amarezza constatare che la laureanon è altro che un pezzo di carta, soprattuttoper quei percorsi di studi che puntano su unsapere umanistico.

Mi chiamo Andrea e mi sono laureato nel Dicem-bre 2005, con il massimo dei voti. Poi è iniziatala speranza per il mio futuro. Email piene di belleparole, frasi ad effetto, ma nulla per diversimesi. Neanche colloqui, parlo di offerte dignito-se. E la speranza scorreva via. A settembre 2006un buono stage retribuito a 250€ al mese ed iticket pasto, buono perché almeno qualcosac’era. Un’agenzia pubblicitaria mondiale, ma percercare di assecondare le mie attitudini, ho scel-to di troncare il rapporto, piuttosto stantio esenza molte speranze, dopo tre mesi. Di nuovonulla, poi il lavorino, da considerarsi anche for-tunato, in una videoteca. Infine, per conoscen-ze, ho sostenuto un colloquio presso una grossaemittente televisiva. Stage gratuito naturalmen-te per tre mesi. Per una congettura molto favo-revole ora ho un contratto a tempo determinatoin un programma di questa rete, e non posso chepensarmi con la fragile angoscia di non avere ilcoraggio di iniziare una vita. A 26 anni, quandola vita è già passata per circa un quarto.

] a cura di Barbara Frascà [

Allarme precariato

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Appuntamento al cinema:le anteprime di marzo

Onora il padre e la madre(dal 7 marzo al cinema)

Andy ed Hank sono due fratelli con grandi problemi economici che, per incassare i soldi dell’assicurazione, decido-no di rapinare la gioielleria di famiglia della quale conoscono ogni minimo segreto… ma le cose non sembrano anda-re come previsto. Con questo thriller, raccontato interamente attraverso flashback, Sidney Lumet non propone sola-mente una storia di rapine e tradimenti ma indaga nell’animo dei personaggi mettendo l’accento sulla drammaticaperdita di valori che la rapina finisce per causare, cambiando in modo determinante gli equilibri della famiglia Han-son. Tra i componenti del cast, Philip Seymour Hoffman, Ethan Hawke e Albert Finney.

Vogliamo anche le rose(dal 7 marzo al cinema)

A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, il movimento femminista e la rivoluzione sessuale determinano in Italiaun’ondata di cambiamento che contribuisce a sradicare quella concezione patriarcale della società che relegava ledonne al ruolo di madri, mogli e figlie integerrime. Il documentario realizzato da Alina Marazzi comprende filmatidell’epoca ed è raccontato dalla voce fuori campo delle tre protagoniste femminili. Anita, Teresa e Valentina appar-tengono a regioni e classi sociali differenti ma sono accomunate dalla stessa voglia di rivendicazione nei confrontidi una società che non le rappresenta.

Grande, grosso e… Verdone(dal 7 marzo al cinema)

Tornano a grande richiesta i bizzarri personaggi interpretati da Carlo Verdone, in una commedia ad episodi che puòessere considerata la prosecuzione ideale di storici successi come “Un Sacco Bello”, “Bianco, rosso e Verdone” e“Viaggi di Nozze”. I primi due capitoli ripropongono il fanciullesco Leo di “Un sacco bello” e il meticoloso Furio di“Bianco, rosso e Verdone”, mentre nel terzo episodio Carlo Verdone e Claudia Gerini interpretano una coppia in stileIvano e Jessica di “Viaggi di nozze”. Il film è prodotto da Aurelio e Luigi De Laurentiis e sceneggiato dallo stessoVerdone.

I cacciatori(dal 14 marzo al cinema)

Richard Gere è un giornalista di successo che ha documentato numerose guerre insieme al suo fidato cameraman (Ter-rence Howard), ma il conflitto jugoslavo cambia completamente la loro esistenza e ognuno prende strade diverse.Quando Gere deciderà di andare alla caccia di un criminale di guerra bosniaco, i due colleghi si incontreranno dinuovo. Film hollywoodiano ispirato a un reale fatto di cronaca e presentato fuori concorso all’ultima Mostra del Cine-ma di Venezia, “I cacciatori” (titolo originale “The hunting party”) presenta in modo spettacolare la complessa psi-cologia di un inviato di guerra.

Questa notte è ancora nostra (dal 19 marzo al cinema)

Massimo è un ragazzo di 25 anni con un lavoro nella società di pompe funebri del padre e un grande sogno: realiz-zare un album con il suo gruppo. La speranza cresce quando un importante discografico sembra interessato a pro-durre il lavoro, purché la band sia accompagnata da una voce femminile. Massimo e il suo amico Andrea faranno ditutto per convincere una ragazza cinese a partecipare al progetto, nonostante l’iniziale rifiuto… Un film sull’amoregiovanile che affronta anche, in modo spensierato e simpatico, il tema del confronto etnico in Italia. Con NicolasVaporidis, Massimiliano Bruno, Maurizio Mattioli e Franco Califano.

] di Francesca Colaiocco [

46 eur:torrino:news

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I Pesci sono attraversati dal Sole tra il 22 Febbraioe il 21 Marzo di ogni anno. Occupano lo spaziodello Zodiaco compreso tra il grado 33° e il grado359. I Pesci sono persone buone d’animo, pazien-ti, premurose verso tutti e soprattutto verso chi èindifeso o bisognoso di aiuto. Sembrano apparte-nere ad un’altra dimensione, perché le qualitàinnate del loro carattere sono proprio le stesseche vediamo ogni giorno diminuire e spegnersinel cuore degli uomini: l’altruismo, lo spirito disacrificio, la generosità, la devozione, il rispettodegli altrui sentimenti. Non soffrono nell’isola-mento e nella solitudine grazie al sostegno di unavita interiore particolarmente intensa e più signi-ficativa della vita di relazione. I nati in Pesci sonoportati a meditare, a riflettere sui veri significatidella vita, amano il raccoglimento e sono i piùattratti verso lo yoga e lo studio delle filosofieorientali come lo Zen. Sono anche attratti dall’oc-culto. Il classico nativo del segno non è sempre

stoico nell’affrontare le difficoltà della vita e noncerca mai di imporsi sugli altri con l’aggressività,ma bisogna riconoscere che pur essendo un tipopiù contemplativo che attivo, vive la sua passivi-tà nel modo più costruttivo. Non è tagliato perfare una vita monotona; l’evadere di tanto intanto dalla realtà, almeno con il pensiero, è perlui un’importante necessità. Il bisogno di evasio-ne, unito alla sua spiccata sensualità, lo può ren-dere poco resistente di fronte ai paradisi artificia-li (alcool, fumo, ecc.) rappresentanti una minac-cia per la salute. Il nato Pesci ama la libertà piùdi ogni altra cosa ma è maestro nel cacciarsi neipasticci. Cosignificante dei Pesci è la dodicesimacasa, l’ultima. È una casa molto complessa, rap-presenta ciò che siamo diventati, ciò che la vita eil destino ci hanno portato ad essere. Indica lafatica, il dolore, quello che è rimasto inattuato,che non abbiamo saputo o potuto raggiungere.Tradizionalmente viene considerata come la casa

che rappresenta gli ospedali, le prigioni, l’esclu-sione, la segregazione, l’isolamento. Si collega ainemici segreti, alle rivalità nascoste, alla rinuncia,all’espiazione, alla resistenza, al coraggio, allecrisi, al recupero. I pianeti che si trovano in que-sta casa ci aiutano a scoprire il recondito, sono isimboli delle difficoltà che nel corso della vitasiamo chiamati ad affrontare.

Previsioni astrologiche per il mese

Buon Compleanno Pesci!

l?O roscopo

TOROLe stelle sono dalla vostra, ora an -che Plutone vi guarda con occhio

benevolo. Agite con sicurezza, ba -sandovi sul buon gusto e su quel vostro intuitoche vi fa cogliere subito le novità. Fate chiarez-za in un rapporto non tanto limpido.

ARIETEPrima parte del mese decisamentepositiva specie per le seconde e

terze decadi. Affermate la vostra vo -lontà senza tener conto delle opinioni altrui.In amore siate sinceri ma evitate polemiche.

GEMELLIMarte vi lascia dal 5 del mese, perfortuna Venere e Nettuno e anche

Mercurio vi guardano benevoli dalsegno dell’Acquario. Prendetevi le soddisfazio-ni che vi spettano ma evitate d’impegnarvi inconfronti senza prospettive.

CANCROMarte, dal 5 nel vostro segno, viin duce ad esagerare: attenti, quin-

di, a non urtare troppo la suscetti-bilità di chi amate. Rischiate di dovervi poiscusare per i vostri eccessi.

VERGINEPer avere successo sarà meglioseguire i saggi consigli di Satur-

no. Il destino vi darà indicazioniche, se tenute nel giusto conto, vi permet-teranno di agire al meglio. Bando alla fret-tolosità.

LEONEMese conflittuale per via dei moltipianeti all’opposizione: rinviate

qualsiasi iniziativa, almeno per iltempo necessario a far charezza. Fatevi valerese avete grattacapi sul lavoro o per questionilegali.

SCORPIONELa Luna Nera è nel vostro segnofino al giorno 21, e dal 5 Marte

stazionerà in vostro favore dal se -gno del Cancro: occhio ai desideri rimossi, ri -mandate qualche sogno di troppo a tempi piùfavorevoli.

SAGITTARIOCercate di non annoiarvi, rischiatedi perdere il vostro congeniale umo -

rismo. Cercate, invece, nuove ami -cizie. Se cercate novità amorose non fate altroche aprirvi a nuovi interessi culturali, re can do -vi in ambienti affini ai vostri interessi.

ACQUARIOMese da cinque stelle grazie all’in-flusso di Mercurio, Venere e Nettu-

no. Sono previste grandi soddisfa-zioni nel settore lavorativo e anche se opera-te in campo artistico. Soprattutto nel lavorosiate aperti a nuove proposte.

CAPRICORNOÈ il momento giusto per prendereun’iniziativa coraggiosa e fare un

gesto che vi farà uscire allo scoper-to. Il lavoro è in fase di espansione e il mo -mento è propizio per fare buoni acquisti.

PESCILa pazienza sarà la vostra cartavincente, tanto più se siete in

attesa di novità importanti. Benela seconda parte del mese ma evitate di con-fidarvi con persone che vi attraggono, ma checonoscete poco. Cautela nelle spese.

] a cura di Shanty [

BILANCIAGrazie al favore degli astri che viguardano benevoli dall’Acquario,

sentitevi liberi di agire senza darespiegazioni, soprattutto se non sono state ri -chieste. Dissolvete le ambiguità in ambito lavo-rativo, ne va del vostro futuro.

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UTENSILI

Gli utensili necessari variano a seconda del tipodi conservazione prescelta e sicuramente moltidi questi già li avrete in casa. In ogni caso viallego quelli ritenuti indispensabili:Un levatorsoli, uno scavino, alcuni coltelligrandi e piccoli ben affilati, un pelapatate, unabilancia, una caraffa graduata, alcune bacinelledi plastica o vetro, un recipiente di cottura dirame non stagnato, di terracotta, di acciaioinossidabile o smaltato, un colapasta per pog-giarvi sopra la verdura nel momento del lavag-gio e per farla poi scolare bene, alcuni cucchiaidi legno per mescolare le verdure durante lacottura (mi raccomando che questi siano asso-lutamente inodori), un mestolo di acciaio inos-sidabile, qualche canovaccio pulito per rifinirel'operazione asciugatura, un passaverdura, unagrattugia di acciaio inossidabile.Vasi a chiusura ermetica, muniti di una guarni-zione di gomma che ne assicuri la tenuta o divetro, più economici e più facilmente reperibili(è bene utilizzare vasi di medie o piccoledimensioni, in modo che il contenuto possaessere consumato in breve tempo, dopo la suaapertura).Bottiglie di vetro per la conserva di pomodoroe tappa-bottiglie a mano per la loro chiusuracon i tappi a corona.È molto importante che i vasi e tutti gli uten-sili siano lavati e asciugati con la massimacura, in quanto la pulizia è un elemento basila-re per la buona riuscita delle conserve.

PREPARAZIONE DELLE CONSERVE DOLCI

COMPOSTA DI PRUGNE ALLA ARANCIAkg. 1,5 di prugne, g. 800 di zucchero, g. 450 di uvetta, g. 150 noci sgusciate, g. 80 di zenzero sciroppato sgocciolato, ml. 300 di acqua, la scorza grattugiata ed il succo di tre arance edue limoni, ml. 30 di brandy

Snocciolate le prugne, aggiungete acqua, succoe scorza degli agrumi, portate ad ebollizione efate cuocere per circa mezz'ora. Tritate lo zenze-ro e aggiungetelo nel tegame insieme all'uvetta.Fate bollire fino a quando non sarà raggiunta lagiusta consistenza. Nel frattempo tritate le noci.Aggiungetele alla fine insieme al brandy e fateintiepidire. Versate nei vasi e chiudete.

CONFETTURA DI BANANE E CIOCCOLATOINGRED. (X 4 vasetti) 950 gr di banane, 80 gr di latte, 400 gr di zucchero, 2 bustine di vanillina, 40 gr di cacao non zuccherato.PREPARAZIONE. Tagliare le banane a tocchettinel boccale. Aggiungere lo zucchero ed il latte efrullate leggermente, 30 sec. Vel da 1 a 5.Aggiungere il cacao e la vanillina, chiudere eporre il cestello sopra al coperchio. Cuocere per40 min. 100 gradi vel 2 ½. Volendo, per adden-sare meglio si può cuocere gli ultimi 5 minuti aVaroma.

PREPARAZIONE DELLE CONSERVE SALATE

CIPOLLINE CON ALLORORiempire una casseruola con un litro e mezzo diaceto e mezzo litro di vino bianco; salare e aro-

matizzare con un cucchiaino di pepe in grani, 3foglie di alloro, 2 rametti di timo fresco; portaread ebollizione e immergervi, in 2-3 riprese, 2 kgdi cipolline.Fare sobbollire per 8-10 minuti e scolarle su uncanovaccio.Metterle nei vasi unendo 2-3 foglie di alloro fre-sco e coprire con l’olio.

PEPERONI E MELANZANE CON LE OLIVE500 g melanzane, 500 g peperoni, 100 g olive verdi e nere, 1 l aceto bianco, qualche chiodo di garofano, origano sale e pepeSnocciolare le olive, tagliare a cubetti le melan-zane e a pezzi i peperoni. Portare ad ebollizionel'aceto con un cucchiaio di sale, i chiodi e pocopepe in grani. Immergervi peperoni e melanzane per 3 minuti,sgocciolare ed asciugare. Condirle con origano e disporle assieme alleolive nei vasi. Coprire con olio.

TREVISANA CON NOCI E UVETTA1 kg insalata trevisana3 spicchi d'aglio50 g gherigli di noce tritati grossolanamente50 g uvettaolio,sale,pepe nero in grani

Lavare i cespi di trevisana, eliminare le foglie piùsciupate, tagliare leggermente il "torsolo" allabase facendo attenzione a non sfogliare i cespi,poi asciugarli con cura e spennellarli esterna-mente e internamente con 4 cucchiai d'olio ecuocerli sulla griglia per 5 minuti rigirandoli daogni lato. Cospargere i cespi di sale e disporli invasi con noci,uvetta, gli spicchi d'aglio tagliati afettine sottili e 2 cucchiaini di pepe in grani.Colmare con l'olio, chiudere ermeticamente esterilizzare per 20 minuti a 100°. Conservare albuio in luogo fresco e asciutto.Lasciare riposareil radicchio per un mese prima di consumarlo.

Tribeca Consiglia

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Palazzo Chigi in Ariccia si avvia a diventare ilpiù importante depositario, a livello internazio-nale, del barocco romano, che già arricchitosiulteriormente con la donazione della raccoltaFagiolo, insigne storico dell’arte scomparso pre-maturamente, oggi acquisisce notorietà indi-scussa per l’ulteriore donazione Lemme. Il 10aprile con grande magnanimità, l’avvocatoFabrizio Lemme ha ceduto al comune di Aricciail nucleo più importante della sua raccolta,costituito da 126 dipinti che diventano 128 conl’aggiunta di un’opera del Baciccio e una del suoallievo Odazzi.La quadreria di nuova formazione senza ombradi dubbio diviene quindi una delle più prestigio-

se collezioni private sul ‘600 e ‘700 romano, for-nendo agli studiosi del settore un importantecampo di studio e ricerca. Con questa nuovaacquisizione Palazzo Chigi si ar ricchisce quin di disceltissime opere di maestri noti e meno noti, iquali possono in questa circostanza emergeredall’oblio ed essere giustamente rivalutati. I dipinti della collezione Lemme sono stati espo-sti nelle sale di Palazzo Chigi dal 10 no vembre2007 al 10 febbraio 2008, in seguito andranno adimpreziosire il “MUSEO del BAROCCO” e sarannocollocati a “quadreria”, seguendo i princìpi delledisposizioni delle case nobili, essendo tuttaviadestinati a una fruizione pubblica.La raccolta della donazione Lemme accoglie in

sé i migliori nomi del barocco romano che si col-locano in precise disposizioni di tendenze e discuole; la rassegna si snoda partendo dai classi-cisti con il Cavalier D’Arpino, ai naturalisti con iltenebroso calabrese Mattia Preti, agli allievi eseguaci del Lanfranco, di Pietro da Cortona, delBernini, con il Baciccio il Borgognone, agli allie-vi e seguaci di Carlo Maratta e avanti ancorafino ad arrivare alle soglie del ‘700, con i segua-ci di Sebastiano Conca, al Rococò internaziona-le e per finire con il Neoclassicismo. Un piccolonucleo di ritrattisti completa un itinerario digrande cultura e interesse artistico.

Uno sguardo alle mostreLa collezione Lemme al Palazzo Chigi in Ariccia

] a cura di Rossana Bartolozzi [

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Lo strettolegame tra cinema emusica è determinatodalla natura stessa dei duelinguaggi, entrambi ritmici eprogressivi, la cui più spiccata capacità è, senzadubbio, quella di ‘toccare’ il pubblico suscitandoemozioni. Il connubio di questi due medium ètan to antico quanto solido poichè le loro caratte-ristiche, insieme, si completano e potenziano allostesso tempo generando quello che Dante Alba-nesi ha efficacemente definito uno “spartito dellavisione”. Secondo quest’accezione il cinemasarebbe, infatti, originato dall’unione di musica epittura in cui il ripetersi di immagini statiche(Pittura) secondo un flusso prestabilito (Musica)determinerebbe, in sostanza, il movimento e conciò quello che percepiamo come effetto realistico. Al di là delle numerose definizioni date da diver-si ed autorevoli esperti, l’apporto musicale alleimmagini è ormai unanimemente consideratoprezioso.Prima ancora dell’introduzione del sonoro nellacinematografia la musica veniva utilizzata comeescamotage per coprire i fastidiosi rumori di sot-tofondo causati dalla rozzezza delle primitiveapparecchiature di proiezione. In quest’ottica lamusica assolveva un duplice compito perché erain grado di favorire, al contempo e con estremanaturalezza, l’immaginazione degli spettatori,ponendo l’accento sulle immagini e sottolinean-done la forza espressiva. Nel cinema muto, infatti, la potenza della mimi-ca di grandi interpreti come Chaplin doveva inte-ramente supplire all’assenza dei dialoghi. La mu -

sica, suonata all’interno della sala stessa, dunque,era utilizzata come antidoto al silenzio, con si -derato uno dei limiti più consistenti del cinemanella riproduzione della realtà. Benché qualcunoabbia individuato proprio in questi elementi cri-tici le specifiche e distintive peculiarità dell’e-stetica cinematografica, il sonoro e la musica nedivennero parte integrante. Si pensi, infatti, al -l’esiguo numero di film muti, o privi di qual siasielemento musicale, prodotti dagli anni Tren ta adoggi. Il rapporto tra musica e cinema è costituito damille sfaccettature che in alcuni casi sfuggono aclassificazioni universali a causa non solo dellasua complessità, ma anche dell’eterogeneità deifilm che lo hanno inglobato. Esistono, infatti,generi specifici che lo contemplano come, adesempio, i musical o più in generale i film musi-cali eppure questi non bastano per esaurirne leespressioni e soprattutto l’essenza. Il musical (da musical comedy) è un genere dirappresentazione nato in teatro ed in seguitodiffusosi tra il grande pubblico grazie alle ver-sioni cinematografiche dei suoi lavori caratteriz-zati dalla commistione di diversi stili espressivi:canto, danza, recitazione. Il nome stesso sugge-risce il ruolo centrale della musica cui spetta l’ar-duo compito di raccontare la storia e di ispirarele coreografie. Tra i film musicali potrebbero, in -vece, rientrare diversi ‘sottogeneri’ considerata lavastità dell’offerta. Basti pensare alle ‘pellicole’che hanno rappresentato le grandi opere liriche,o ancora quelle dedicate a mostri sacri della mu -sica che spaziano dai compositori classici, ai piùrecenti rocker. Anche in questi casi, dunque, iltema della musica s’impone come assolutamenteprioritario benché trattato con differenti modalità. Altrettanto numerosi sono gli esempi di capola-vori della cinematografia che si possono vantaredi tale fregio anche grazie alla loro colonnasonora. Chi non ha mai ballatosulle note della colonnasonora di Pulp Fiction? Che si scelgano musichedall’enorme repertorioesistente o che le si

scrivano appositamente per un film in particola-re, l’importarte è che siano accostate alle imma-gini con giusto equilibrio affinché il messagggioaudiovisivo ne risulti non solo comprensibile, maanche arricchito. Bisogna, infatti, saper sfruttare con maestria lacapacità della musica di agire sulla percezioneinteriore amplificando, o rafforzando, l’impattoemotivo delle immagini, senza dimenticare cheanche il silenzio o un dialogo efficace possonoessere altrettanto incisivi. Ennio Morricone inun’intervista ha spiegato questo aspetto ricor-rendo ad un esempio tratto direttamente dallacinematografia. A proposito di “C’era una volta ilWest” ne definisce, quasi paradossalmente, l’ini-zio privo di musica come “un momento di gran-de musicalità di Leone”.I registi possono, dunque, ricorrere alla musicaper soddisfare con successo molteplici esigenzeutilizzando direttamente i lavori dell’autore dicui si vuole raccontare la vita, come fatto da Oli-ver Stone nel suo “The Doors”, oppure inseren-dola per enfatizzare, smorzare o spiegare il di -scorso. In questo senso si può ricorrere all’esem-pio del tema di Ligeti utilizzato da Kubrick in“Eyes Wide Shut” con una ripetizione quasi os -sessiva, o ancora alla funzione della Nona Sinfo-nia di Beethoven in “Arancia Meccanica”. Le citazioni fin qui usate richiamano una fonda-mentale distinzione che non può essere trala-sciata quando si parla di colonne sonore quellatra Musica adattata e Musica composta. Per quanto concerne il primo caso un exemplumè sicuramente Stanley Kubrick il quale ha sapien-temente dimostrato quanto la ricchezza della let-teratura musicale, in particolare quella predilet-ta per orchestra, offra sempre qualcosa che possaessere riadattato per i propri fini. Altra nota me -rita, invece, il delicato rapporto tra registi delcalibro di Sergio Leone e Steven Spielberg edautori come Ennio Morricone o John Williams chesono riusciti a produrre, grazie alle loro collabo-razioni, splendidi ed indimenticabili lavori. Tuttequeste firme eccellenti hanno dato prova tangi-bile con il loro operato dell’importanza dellamusica nella cinematografia contribuendo ad ab -battere, almeno in parte, il vecchio pregiudizioche ha per lungo tempo posto la prima in un’in-debita condizione di sudditanza rispetto allaseconda.

Il rapportotra cinema e musica

] di Chiara Maurizi [

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Conosciuta oggi col nome di piazza Marconi, lapiazza Imperiale, secondo il bando di concorsodel 1937, doveva "costituire il nucleo centraledell'Esposizione" ed esprimere "un carattere sta-bile, anche in tutti gli edifici che la circondano".Forme moderne e funzionali, ispirate però ad unsentimento classico e monumentale, dovevanocreare uno spazio molto scenografico per la piaz-za principale dell'esposizione. Il concorso vennevinto dal gruppo Fariello, Muratori e Quaroni, chevenne incaricato di redigere la stesura definitivadel progetto con l'architetto Moretti, vincitore exaequo. La prima versione del progetto del grup-po romano prevedeva che gli edifici destinati adospitare i musei fossero su un livello rialzatorispetto alla strada; il collegamento con i duelivelli veniva assicurato da ampie scalinate. Inquello definitivo però, alcune cose vengonocambiate. Anzitutto vengono eliminati i dislivel-li e poi viene introdotto quello che ancora oggirimane l'elemento caratterizzante dell'intera piaz -

] a cura di Elisa D’Alto [

dalle origini ad oggi

VI Puntata:

La Piazza Imperiale

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La storia dell’EUR

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za: l'obelisco centrale. Già nel piano dell'esposi-zione del 1937 si legge: "Piazza Axum, contor-nata da portici, quasi amplissimo vestibolo del-l'esposizione, al centro della quale verrà erettol'obelisco di Axum". Nel successivo progetto del1938, piazza Axum cambia nome con quello piùsuggestivo di piazza Imperiale, mentre il mono-lite etiope trova la sua collocazione a portaCapena. Il bando di concorso non fa riferimentoall'obelisco, che verrà introdotto come una va -riante del progetto nel 1939. A volere un monu-mento a Marconi, era stato il ministero della cul-tura popolare, che aveva affidato i lavori adArturo Dazzi, forse su consiglio dello stesso Pia-centini. In omaggio all'antenna radio marconia-na, il monumento acquisisce ben presto la formadi una stele. Le decorazioni prevedevano novan-tadue altorilievi in marmo raffiguranti danze,can ti e preghiere, come una sorta di ringrazia-mento per la straordinaria invenzione. L'artista,in realtà, ha preferito procedere assecondando leforme del blocco di marmo, dopo aver tracciatoun rapido disegno a carboncino sul marmo stes-so. I lavori vennero interrotti dalla guerra e dopoil '45 si pensò di abbattere l'obelisco incompiu-to. La sua demolizione non ha luogo e qualcheanno più tardi viene portata a compimento daArturo Dazzi. La versione definitiva presenta no -tevoli differenze tra i due momenti della lavora-zione. Alla levigatezza delle forme, l'artista pro-pone ora delle figure primitive ed esotiche. Ma ladifferenza può essere notata solo da un occhioattento, sia per l'altezza dell'obelisco, che impe-disce una visione completa, sia per la sua collo-cazione di "spartitraffico" di arterie a velocescorrimento. Tornando alla struttura della piazza,nel primo progetto erano stati pensati degli edi-fici semplici, costituiti da corpi rettilinei attornoalla corte interna, con la sequenza delle sale diesposizione disposte in parallelo al percorso dis-tributivo. Nella versione successiva, invece, gliedifici assunsero uno spessore assai maggiore, atal punto da dover ritoccare interamente la pian-ta della piazza: attorno ad una corte interna cir-

colare venne sviluppato in ciascun edificio unsistema di ampie sale e gallerie, organizzando glispazi espositivi in modo più articolato e flessibi-le, con la frequente apertura di prese di luce perl'illuminazione. Il progetto prevedeva inoltre lacostruzione del Teatro imperiale. Il nome sugge-stivo si riferisce a un edificio pensato per ospi-tare una sala cinematografica, più un teatro da6000 posti, secondo l'approvazione dello stessoMussolini. La costruzione comincia alla fine del1939 ma, destino comune a tanti edifici dell'Eur,viene interrotta dallo scoppio della guerra, quan-do del teatro c'erano solo le fondamenta. Troppopoco per essere ripreso alla fine del conflitto.

1- Studio architettonico per la piazza Imperiale

2- l’obelisco in piazza G. Marconi

3- Arturo Dazzi, particolare dell’obelisco “Canti

d’amore”

4- Particolare dell’obelisco al centro di piazza

Marconi

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In una puntata speciale di Romalive è intervenutala Prof.ssa Paola Muti, direttore scientifico del -l‘IRE, Istituto Nazionale Tumori Regina Elena diRo ma. La Professoressa ha risposto alle tante do -mande del pubblico presente in studio, tra cui al -cuni studenti del Liceo Scientifico «L. Pasteur» diRoma e le Prof.sse Maria D’Amico, dell’Istituto com -prensivo Orsa Maggiore, e Claudia Patuzzi del LiceoPasteur.

Domanda: Prof.ssa Muti, è possibile recuperarecompletamente una vita normale dopo es serestati curati per un tumore?Muti: È una domanda interessante e potrei dire checiò è possibile per alcune tipologie di tumori comeil cancro al seno per le donne. Se questo tipo ditumore viene preso in tempo la donna ha una per-centuale del 100% di sopravvivenza. Se invece iltumore viene preso all’inizio le probabilità scendo-no all’85%. Resta comunque una statistica moltoalta. I dati sono sorprendentemente soddisfacenti.Questo significa che la linea di tendenza attuale èche con il tumore si convive; è una ma lattia croni-ca come possono esserlo il diabete o le malattiecardiovascolari. L’ideale sarebbe il convivere conquesta malattia tenedola periodicamente sotto con -trollo. Sicuramente non abbiamo più il da to che,rispetto ad una diagnosi di un tumore, au to ma ti -camente si debba avere una sentenza di morte.

Ambra, 17 anni:D. Esistono cure alternative alla chemio e radio-terapia?M. Sì, in America esiste addirittura una branca del-l’NIH (National Institute of Health) che studia lamedicina complementare. Ci sono finanziamentiche sono stabiliti in modo che questo tipo di studicomplementari alla terapia, come la chirurgia, lachemio o radioterapia, definite più classiche, pos-sano essere verificati nella loro efficacia. Finora irisultati non sono esaustivi nel senso che l’effettodi queste terapie è blando. Devo dire però chemol ti studi hanno dimostrato che la qualità dellavita, e in particolare la vita di relazione, è impor-tante per la sopravvivenza. Ci sono studi che adesempio dimostrano come persone che abbianouna vita di relazione intensa o che vivano con unanimale domestico, sopravvivono più a lungo ri -spetto a chi vive solo e non ha vita di relazione.Que ste possono essere definite terapie comple-men tari in quanto danno un’indicazione di come lapsiche possa aiutare di riflesso.

Marta, 17 anni:D. È possibile prevenire i tumori attraversoun’alimentazione sana?M. Questa è una domanda molto importante ebasta dire che ho dedicato quasi la mia intera esi-stenza per rispondere. I dati del rapporto tra dietae tumori si riferiscono al tipo di neoplasia: parlia-mo quindi di tumori allo stomaco, all’intestino, altratto gastrointestinale. Parliamo anche del tumo-re al seno. Ci sono rapporti diretti tra quello che simangia e le superfici epiteliali. Pensiamo all’al-

cool: è un fattore tumorigeno importante e causatumori nelle parti con cui viene a contatto: lo sto-maco, la laringe e l’esofago. Normalmente unadose minima di alcool non è dannosa. Ci sonosituazioni in cui invece la dieta influisce in manie-ra più determinante, come per i tumori al seno.Questo rapporto non è di contatto ma avviene pervia metabolica. Modificando la dieta e consuman-do molta frutta e verdura, cibi poveri di zuccheriraffinati, si possono avere grandi benefici per l’in-sorgere di queste tipologia di tumori.

Massimiliano, 17 anni:D. Esistono consigli pratici da seguire nel quo-tidiano per prevenire la malattia?M. Intanto vorrei fare i complimenti a questiragazzi perché è la prima volta che mi capita diascoltare e rispondere a domande con un focuscosì forte sull’eziologia dei tumori! Quello che sipuò fare è mangiare poco, una dieta ipocaloricapuò aiutare. Ci sono studi su vegetariani, crudisti,che mangiano verdure e cibi crudi che dimostranocome nutrirsi in questo modo possa aiutare a pre-venire i tumori. Una dieta ricca di verdure e frut-ta, che evita quasi completamente la carne rossa,può aiutare. Questo non vuol dire che bisognaessere per forza vegetariani. Altro elemento impor-tante è l’attività fisica: per i ragazzi, ma anche pergli adulti, fare sport ma anche solo camminare puòdare grossi benefici. Bisogna vivere serenamente ecercare di stare attenti a cosa mangiamo.

Emanuele, 17 anni:D. Quali sono i sintomi che ci possono portarea pensare d’avere un tumore?M. I sintomi possono essere i più vari, dipendeovviamente dal tipo di tumore. Quello che è impor-tante è fare una diagnosi precoce della malattiaanche quando non sono presenti sintomi evidenti.Quindi è essenziale saper cogliere la malattiaquando è ancora sintomatica. Per fare questo esi-stono screening su popolazione che riguardanol’individuazione in una fase precoce. Questo si puòfare solo per alcuni tipi di tumore. Siamo in gradodi diagnosticare solo i sintomi di alcune tipologiecome ad esempio il tumore al seno, con la mam-mografia, al colon e alla cervice uterina. Per que-st’ultimo la diagnosi precoce salva al 100% la vitadelle donne e ne aumenta la sopravvivenza. Perquanto ri guarda gli altri tipi di tumore stiamolavorando nel nostro istituto per identificare degliindicatori che possano essere utilizzati nella popo-lazione e che ci permettano di capire se esistonopersone in cui albergano segni di una possibilepatologia tumorale. Questo ci permette di estirpa-re la malattia

Alessandra:D. È possibile che un individuo già ammalato inprecedenza di cancro, si riammali nuovamente?M. Purtroppo sì. Anche se esistono cluster di tu -mori, delle sindromi, che sono in qualche modo fa -miliari. Esistono cioè soggetti che sono predispo-sti ad ammalarsi di tumore. L’esempio sono i sog-getti che provengono da una famiglia in cui altricomponenti si sono ammalati in precedenza. Esi-stono famiglie con alterazioni genetiche definiteBRCA1 e BRCA2 e le portatrici che hanno questotumore hanno tra le 40-50 volte in più il rischio dicontrarre un cancro al seno in età giovane rispet-to alla popolazione generale, e anche tumori alleovaie. Sono situazioni in cui questi individui na -sco no con alterazioni genetiche che sono già piùa vanzate: è come se avessero fatto tutti gli step ehanno molte più probabilità che si sviluppi un tu -more. Sono molto vicini alla fase in cui un tumoresi sviluppa. Ci sono anche situazioni in cui tu mori

sporadici, quindi non legati alla genetica, fanno daprecursori l’uno all’altro. Si è osservata un‘as so cia -zione soprattutto con i tumori al seno. Questo di -pende dai fattori ambientali o dalla dieta, che dauna parte può favorire l’insorgenza dei tumori alse no, dall’altra al colon o alla prostata. Si tratta dial terazioni genetiche che vengono dalla familiari-tà ma è anche possibile che si tratti di modifica-zioni genetiche legate a fattori ambientali o del-l’alimentazione.

Patrizio:Nel 2004 sono stato operato alla tiroide. Sape-vo che avrei subìto dei danni al nervo dellecorde vocali. Infatti subito dopo l’intervento lamia voce era cambiata. Nonostante ciò, con laforza di volontà sono riuscito a guarire del tuttocon molta riabilitazione.D. Rispetto ad altri paesi europei come la Fran-cia, sarà possibile anche in Italia utilizzare curepoco invasive per poter vivere successivamenteanche meglio?M. I dati di sopravvivenza che guardano come ipazienti sopravvivono in Italia rispetto ai paesi delnord Europa sono positivi. L’Italia è tra i primi 10paesi che risultano essere efficienti dal punto divista della qualità degli interventi. Ciò che bisognaconsiderare in maniera attenta è se la situazione èequivalente al Nord come al Sud. Le nostre stati-stiche riportano sempre un dato medio, dunquenon riusciamo sempre a stabilire quale sia la per-centuale degli interventi risolutivi del Sud. I pro-grammi di screening dovrebbero essere molto piùfrequenti in queste regioni perché spesso capitache le donne si ammalino in misura maggiore ri -spetto alle donne che vivono al nord. Il nostro I -stituto cerca di dare la possibilità, come polo on -cologico del centro sud, anche a coloro che vivo-no nelle regioni meridionali, attraverso ricerchemi rate e studi sulla prevenzione, di curarsi e averechance in più di guarire.

Emanuela:Quali rischi oncologici corre una ragazza cheinizia a prendere un contraccettivo orale? Non ci sono evidenze che la pillola sia pericolosaper quanto riguarda il tumore al seno. È invecedimostrato che sia altamente protettiva nei con-fronti dei tumori alle ovaie e all’utero. C’è un incre-mento solo per quanto riguarda le ragazze chehanno iniziato fin da giovanissime a prendere lapillola e ne hanno fatto uso per oltre 10 anni. Que-sto eccesso di rischio è un pochino più elevatorispetto alla popolazione generale. Facendo co -munque un bilancio possiamo dire che la pillolacontraccettiva è un buon metodo di prevenzionedalle gravidanze indesiderate associato alla lottadei tumori all’utero e alle ovaie come ampiamentedimostrato in questi anni.

Marta:D. Esiste in commercio un farmaco per preveni-re il Papilloma Virus. Questo farmaco viene rila-sciato gratuitamente alle ragazze fino a 12anni. Le altre donne sono costrette a pagare ci -fre esose per poterlo acquistare. Cosa ne pensa?M. Questo farmaco è un vaccino e deve essere as -sunto prima dell’esposizione all’agente causante.Sappiamo che l’HPV (Human Papilloma Virus) èuna causa necessaria ma non sufficiente perché lamalattia, il tumore alla cervice uterina, si determi-ni. L’idea di utilizzare un vaccino è quindi quella dicontrastare l’attività oncogenetica di un virusprima che le donne, e forse anche gli uomini adesempio nella sfera ano-genitale, abbiano il primorapporto sessuale. La vaccinazione viene fatta quin -di su bambine molto giovani e il range è diverso

Romalive e IFO informano:La ricerca al servizio dei pazienti ] a cura di Sergio Di Mambro [

La Prof.ssa Paola Muti

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da paese a paese: in Australia, in Francia e negliUsa si pratica tra i 10 e i 12 anni. L’Italia ha cer-cato di adeguarsi proprio perché nelle fasi succes-sive della vita di una donna iniziano i rapporti ses-suali. Sicuramente è stata una decisione difficilema era legata al budget del nostro sistema sanita-rio nazionale. Per cui abbiamo dovuto investiremolti soldi in questo range d’età perché è l’unicasicurezza che possiamo avere di proteggere le don -ne da questo tipo di patologie. La vaccinazionenon basta e bisogna continuare a fare il pap testcon periodicità perché solo così saremmo in gradodi prevenire il tumore alla cervice uterina.

Roberto Parrilla:D. Sto notando una maggiore apertura dei medi-ci al confronto. Si tratta solo di comunicazioneo di un ruolo strategico del paziente nella defi-nizione della terapia oncologica? A che età pergli uomini bisogna iniziare a fare prevenzione,che tipo di analisi bisognerebbe fare? Quali so -no i campanelli d’allarme a cui bisogna stareattenti?M. Rispetto alla prima domanda, al campo dellaterapia e dell’oncologia, presenta molto spessodelle ambiguità sugli effetti. Vale a dire, ad esem-pio, che per vedere trattati in maniera efficace,quindi guariti, bisogna fare la terapia su 100pazienti e di media uno si salverà: 1 su 100 ha lapossibilità di guarire. Nel caso del diabete cono-sciamo il farmaco da somministrare: l’insulina. Perle malattie oncologiche ci sono difficoltà perchénon sappiamo precisamente gli effetti collateralidei farmaci. Informiamo sempre il paziente in ma -niera tale che possa decidere autonomamente sefare la cura o evitarla. Questo capita con personeanziane che decidono autonomamente di non fareterapia e di morire quando sarà arrivato il mo -mento. Bisogna sempre comunque informare il pa -ziente sugli effetti collaterali e sulle possibilità disopravvivenza con e senza cura. Per questo proba-bilmente si sta cercando di aprirsi di più nel rap-porto con il paziente. Per quanto riguarda gli uo -mini, il tumore alla prostata ne colpisce il 70%.Quando la patologia è così diffusa nella popola-zione non possiamo parlare di malattia perché so -no quasi tutti ammalati e non c’è popolazione sa -na. I sintomi sono diversi e normalmente si fa ilPSE. Ci stiamo orientando verso nuovi marcatoriche sono in grado di dirci meglio di cosa soffre ilpaziente. C’è infatti una frazione che è interessan-te, una parte del peptide che potrebbe essere piùpredittivo rispetto al Pse. È uno studio che stiamoconducendo con la Johns Hopkins University diBaltimora il cui esito darà sicuramente un contri-buto importante nella prevenzione dei tumori allaprostata.

D. Cosa possono fare le donne oltre alla mam-mografia e al pap test per prevenire i tumori?M. Sappiamo bene che alcune cose vanno evitate:l’esposizione alle radiografie quando si è nel perio-do dell’adolescenza, quindi di massima crescita,del tessuto mammario. Ci sono studi che dimostra-no infatti che proprio in questa fascia d’età anchepiccole particelle potrebbero dar luogo nel corsodegli anni a patologie tumorali. L’idea è quella dievitare i fattori di rischio in queste fasi delicatis-sime. Bisognerebbe evitare anche alcuni cibi. Unacosa importantissima è la terapia ormonale sosti-tutiva nel periodo della menopausa a cui si asso-cia in genere un farmaco che secondo studi ameri-cani potrebbe sviluppare tumori al seno. In ultimaistanza bisognerebbe evitare il continuo aumentodi peso: dovremmo essere in grado di tenerlocostante dai 18 ai 70 anni. Ma credo sia un’impre-sa ciclopica!

Prof. Maria D’Amico:D. Cosa sta facendo la ricerca per i tumori piùaggressivi?M. Il tumore al pancreas è sicuramente il più ag -gressivo. Nel campo della ricerca stiamo facendomolto. Stiamo valutando in campo epidemiologicoquali sono i fattori di rischio attraverso i quali sca-turisce la malattia. La sopravvivenza è minima: siva da pochissimi mesi ad un anno. Fortunatamen-te sono molto rari ma rappresentano un’emergen-

za. Ultimamente abbiamo scoperto che i tumori alpancreas sono associati al metabolismo del gluco-sio e in particolare sembra che alcuni fattori sianoalla base di questi tumori. Se ciò verrà conferma-to su diverse popolazioni in studi successivi saràpiù facile per chi fa prevenzione garantire unmetabolismo del glucosio più normale e che nonfaccia scaturire un tumore.

D. Sarà possibile in un futuro potersi vaccinareanche per questi tumori?M. Sì.

Prof. Claudia PatuzziD. Quando ha capito di volersi dedicare alla pre-venzione e alla ricerca ?M. Ero nella fase post laurea, stavo svolgendo iltirocinio e mi hanno affidato la chemioterapia perle donne affette da tumore alle ovaie. C’era unapersona anziana, di 80 anni che era già al quartociclo di terapia. Mi disse: «Paola, io non la vogliopiù fare la chemio, mi fa stare così male. Ho vis-suto la mia vita e l’ultimo ciclo non voglio farlo».Io le risposi che dovevo farlo e che se non l’aves-si fatto avrei dovuto informare il primario. Andai aparlarci e lui mi rispose che avrei dovuto farla perforza. La signora accettò. Purtroppo morì proprio du-rante quell’ultimo ciclo di chemio. Da quel mo men -to decisi che non avrei voluto più fare la terapia eche avrei cercato la via della ricerca. In fondo c’èanche un detto cinese che dice che il miglior medi-co è colui che non fa ammalare i propri pazienti.

Vera Casciaro, paziente IRE e scrittrice:Io sono una malata oncologica da 9 anni. Domaniandrò a fare un ciclo di chemio presso l’IRE ma stoconducendo la mia vita normalmente. Riesco aconvivere con questa patologia pur con tutte ledifficoltà del caso visto che provengo dal sud.Spesso infatti si dà per scontato l’accesso alla dia-gnosi e alle terapie mentre non è così facile. Pernoi meridionali tutt’ora la radioterapia è quasiinaccessibile perché i centri sono pochissimi.Vorrei dare un incitamento a tutti coloro che sof-frono. La professoressa Muti ha detto: «La psicheha una grande importanza per la sopravvivenza».Ed è vero! Il malato deve attivarsi con i medici chelo curano, sia psicologicamente che fisicamente, edeve collaborare. A questo proposito vorrei richia-mare l’attenzione sul ruolo dell’informazione cheper me è importantissima, sia per la cura del tumo-re, che in questo caso è forse più la comunicazio-ne tra medico e paziente. Mentre da alcuni datirecenti ho scoperto che il 39% dei malati e il 20%dei loro familari si collegano a internet per cono-scere la propria malattia. L’informazione è impor-tantissima ai fini della prevenzione e fare dellecampagne di sensibilizzazione serve per capirequali sono gli stili di vita da adottare e quelli daevitare. Per quanto riguarda i fattori genetici equelli ambientali conoscerli e sapere che ho unapredisposizione al cancro alla mammella, per esem-pio, mi spingerà a fare una mammografia in più.La comunicazione tra medico e paziente spessorisulta inficiata dall’incapacità di capire quello cheil medico ci dice.

D. Sono previsti corsi di aggiornamento e for-mazione per facilitare la comunicazione tramedico e paziente?M. Stiamo lavorando molto sul rapporto medico -paziente e sull’informazione organizzando semina-ri. Ci siamo molte volte chiesti come informarli:esistono diverse persone che sanno già tutto sullapropria malattia e altri invece ignari di cosa signi-fichi doversi curare. In questo senso ci siamo av -valsi dell’idea del Mayo Clinic di Rochester nel Min-nesota, in collaborazione con gli studi sullo stes-so argomento prodotti dalla McMaster University diToronto. L’indicazione sostanzialmente è che per farpartecipare i pazienti all’informazione standard, bi -sogna usare i decision aids, ovvero aiuti decisiona-li: figurine, cartoncini che vengono dati ai pa zientiin cui sono indicati in maniera molto semplice concolori, faccine sorridenti, le percentuali di coloroche beneficiano degli effetti positivi dei farmaci edelle terapie. Il consenso informato si gnifica met-tere di fronte a una scelta consapevole il paziente

e informarlo sulle terapie che dovrà affrontare.All’IRE stiamo sperimentando questo nuovo ap proc -cio proprio per semplificare il consenso informatofacendo in modo che i pazienti possamo sceglireconsapevolmente il da farsi.

Come mai l’IRE non si è attivato ancora per ilprelievo delle cellule staminali?Per quanto riguarda le cellule staminali stiamoprovvedendo, e proprio nei nuovi laboratori ci saràuna sezione dedicata al loro utilizzo non solo ascopo terapeutico ma anche a scopo di ricerca

Quanto tempo passa tra la ricerca e l’applica-zione sul malato? Si sono accorciati i tempi?Presso il nostro istituto si sono accorciati moltoperché con i nuovi laboratori saremo in grado dipoter testare caratteristiche molecolari e la possi-bilità di applicare le terapie direttamente sui pa -zienti.

Esiste un rapporto tra sistema immunitario,stress, depressione e insorgenza dei tumori?No.

Ci sono abbastanza finanziamenti per la ricerca?No.

C’è la probabilità che un tumore si ripresenti?Sì, soprattutto nella stessa forma.

Tra dieci anni avremo tecniche curative miglio-ri e più efficaci?Sì, sicuramente.

Quali sono i cibi da evitare per prevenire l’in-sorgenza di tumori?Odio dire no alle cose, e anche gli atteggiamentiintegralisti non sono positivi. Bisogna mangiarecon moderazione tutto.

Avrebbe qualcosa da chiedere alle istituzioni?Sì!

Cosa ne pensa delle cure alternative?Sicuramente è un campo totalmente da esplorareattraverso clinical trials, ovvero studi clicnici.

Il latte e i latticini sono nocivi?Il latte è un alimento completo. In questo momen-to è pieno di addittivi per via degli ormoni chevengono dati alle mucche per continuare ad allat-tare.

L’emergenza rifiuti in Campania può essere unfattore di rischio per i tumori, a causa delladiossina? I nuovi inceneritori non costituiscono un proble-ma per la popolazione. I vecchi invece sì, e an -drebbero sostituiti.

Un consiglio per i ragazzi?Vivere la vostra vita ma avere anche cura del vo -stro corpo e non fumare. Bisogna vivere stando at -tenti a proteggerci da esposizioni croniche chepos sono essere dannose.

La ricerca sta andando verso una convergenzatra le varie branche. Come si sta attrezzandol’IRE a tal proposito?Questa è una bella domanda perché è vero che laricerca per molti anni è stata chiusa in una solabranca. Con i nuovi laboratori di cui presto dispor-remo, 2000 mq, tutto ciò sarà possibile.

La scrittrice Vera Casciaro

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Questa storia dei ‘film di Natale che piacciono alpubblico’ non mi convince fino in fondo. Mi sem-bra un po’ come l’offerta televisiva nostrana chetende a dare risposte unidirezionali alla richie-sta, sollecitata da più parti, di maggiore ricchez-za e varietà di contenuti. Tra le motivazioniricorrenti sentiamo spesso ripetere: “Quell’argo-mento no, non lo capirebbero… ci sono anche lecasalinghe di fronte alla tv!”.Risposte banali e riduttive che riecheggiano nei

mille talk show televisivi di cui, al con-trario, sono ricchi i nostri palin-

sesti. Ed è proprio latelevisione, con

la sua dif-f u s i o ne

capi l la reed omoge-

nea, ad asse-c o n d a r e ,

“ s i l enz io sa -mente”, quelle

che vengono rite-nute le idee domi-

nanti, influenzandoi pareri in disaccor-

do, creando un vorti-ce che li investe e li

emargina. Bene ci insegnava Noel-

le-Neumann: un mezzo dicomunicazione “rafforza

quando supporta gli atteg-giamenti preesistenti; modifi-

ca quando li contraddice (...)”.Ma cosa direbbe riguardo alle

commedie leggere italiane cheescono sotto le feste? La sua “spi-

rale del silenzio” può essere appli-cata anche ad un mercato così ete-

rogeneo come quello cinematografi-co, che apparentemente sembra

accontentare i gusti di tutti? Decisa aspezzare anche solo momentaneamente

questa spirale, sono andata a chiedere ingiro, tra i giovani dell’Università “La Sapienza”di Roma, quali sono le loro impressioni e le loropreferenze in proposito. Varie sono state le sor-prese e, devo dire, piacevolmente inattese.La televisione entra nelle nostre case, le primecinematografiche no. Pagare dai 7 ai 7 euro e 50scegliendo un film piuttosto che un altro, in par-ticolare per i nostri giovani, ha sicuramente unsignificato più pregnante di una veloce scorsa dizapping, soprattutto se la preferenza è inseritaall’interno di un contesto festivo in cui prevale ildisimpegno e la voglia di staccare dalla routinequotidiana. Molti infatti la definiscono una “tra-dizione”. Comitive di familiari con bambini alseguito si accalcano alle file dei botte-ghini. Ci vanno perché hanno piùtempo e perché magarisono in compagnia dipersone che vedono rara-

mente durante il resto dell’anno. Forse non è ilpubblico abituale, quello che s’incontra in qual-siasi periodo e che del cinema fa la sua passione. L’evasione che spesso si cita per commentare ogiustificare, a seconda dell’opinionista di turno,la scalata alle classifiche dei cosiddetti “cinepa-nettoni” può, quindi, non bastare a spiegare ilfenomeno. Per Federica, Cristian, Fabio, la paro-la “evasione” non è collegata necessariamentealla risata facile, alla battuta volgare, ma piutto-sto al bisogno di staccare la spina dalla realtàche li circonda per entrare in un mondo paralle-lo, immaginario, ma non per questo privo di con-tenuto.Molti dei ragazzi, inoltre, contestano l’accosta-mento “cinepanettone” = pubblico giovanile, onegando, come Valeria e Federica, che ci sia unparticolare interesse da parte dei propri coetaneiper questa categoria di film o associando al suc-cesso che ottengono la voglia di disimpegnotipica del periodo natalizio. Collegandosi a que-sto, Antonella ha paragonato i “film di Natale”alle commedie erotiche che spopolavano neglianni Ottanta, stile “Cornetti alla crema” con LinoBanfi ed Edwige Fenech. Nonostante abbianofatto storia e, come lei afferma, “siano state pro-mosse a film cult, rimangono cinema di serie B”.Accostamento spontaneo ai più per la somiglian-za delle tematiche, incentrate sul sesso e messein scena da belle signorine nude o seminude.Lontana da queste preferenze, la scelta di Anto-nella in ambito cinematografico, e di molti altriintervistati, ricade sì sulle commedie, ma piutto-sto di genere romantico e di impostazione ame-ricana. Questo è il loro, personale “cinema d’e-vasione”. Eppure, come ci dicono i risultati delle vendite dibiglietti nel periodo festivo, vengono incoronatidalle classifiche del box office film come “Unamoglie bellissima” di Leonardo Pieraccioni, chenell’ultimo periodo ha addirittura scavalcato l’ul-tima fatica di Neri Parenti, “Natale in crociera“,nonché, dagli Stati Uniti, i fantasy “Il misterodelle pagine perdute” e “La bussola d’oro”. Pochi dei ragazzi intervistati “rispettano” questaclassifica. In particolare Francesco, Massimo,Edoardo, Ursula, Michele, sono infastiditi, se noninorriditi, dall’ostinazione, dalla pervicacia concui si rincorre un pubblico che si pensa apprezzicerte volgarità (o al quale le si vorrebbe farapprezzare) e gli si affibbia il gusto per lasolita, inflazionata battuta scurrile,invecchiata solo di un anno, perl’immagine svilente delladonna, spessoe s c l u s i v a -mente

invo-lucro alquale fardire battu-te stupide escontate.È come se ognianno e nello stes-so periodo il pubbli-co medio italiano si“meritasse” sempre esolo quel genere di comi-cità. È come se il nostromercato cinematografico sifosse accomodato: fermo aduna quindicina d’anni fa di fron-te a un unico plot di successo cheviene annualmente riproposto senzala benché minima intenzione di diver-sificare, di produrre qualcosa di nuovo.La sfida non interessa loro… ma siamosicuri che gli spettatori italiani continueranno adassecondare questa deprimente concezione dicinema? Le nuove generazioni non mi sembranocosì tanto d’accordo.La categoria “giovani” nella quale ci vediamorelegati mi sta un po’ stretta per il significatoche le viene associato, per come viene spessosottovalutata e ridicolizzata. Una lezione sucome dovremmo imparare a rispettare le indivi-dualità e a non creare inutili stereotipi ce ladanno ad esempio Valentino e Alice, due studen-ti di cinema, appassionati soprattutto di film“orientali”, che vedono nel “cinema una formad’arte, come può essere il teatro” e non solo unmomento di svago, come per la maggior partedegli spettatori. Infine quasi tutti pongono l’ac-cento sull’influenza che hanno la pubblicità e lavisibilità mass-mediatica di determinati perso-naggi, in particolare televisivi, sui gusti del pub-blico: i protagonisti del piccolo schermo vengo-no riproposti anche come interpreti di questecommedie.I giovani universitari intervistati spaziano moltoda un genere all’altro. Amano il thriller, le com-medie romantiche, la fantascienza come i filmhorror e le rivisitazioni storiche. Raramente silasciano influenzare dalla pubblicità che limartella, più spesso da un passaparola diamici o dal proprio gruppo che li trascinaa vedere un film di cui non sono deltutto convinti. Non si focalizzano suun genere preciso per escludernecategoricamente degli altri, ma anzisi muovono liberamente e a loroagio nel mondo cinematografico,sono curiosi, attenti, perspica-ci. Degli arguti critici a cuidovremmo imparare a darevoce.

Universo giovani: tra cinema, viaggi, arte e teatro

Cinema sotto le feste

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] a cura di Elisa Rosati [

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Un sorriso espressivo può rendere una personapiù bella. Diventa uno strumento per comunica-re sensazioni e personalità. Non sorprende, quindi,che i pazienti chiedano sempre più spesso nonsolo denti sani, ma anche belli e bianchi,tuttoin un sorriso.

Che cos’è lo sbiancamento dentale?Lo sbiancamento dentale è una proceduta ope-rativa che molti pazienti richiedono all'internodello studio dentistico.Si effettua attraverso l'utilizzo di un gel a basedi perossido di idrogeno, ossia acqua ossigena-ta al 30%, che viene applicato sui denti, previalucidatura della superfici da sbiancare, una luceblu, poi, attiva l'azione del prodotto e in soli 30min. si ha l'effetto sbiancante.Gli elementi in genere sono circa 8 per arcata,quella zona che si evidenzia durante il sorriso.

Tutti i denti si possono sbiancare?Si, tutti i denti naturali.

Intendo dire che i denti con otturazioni o coro-ne non si possono sbiancare. In questo caso si può comunque effettuare losbiancamento, ma si devono aspettare poi cir-ca 15 giorni prima di rifare l'otturazione nellazona estetica.

Lo sbiancamento è per tutti?I soggetti possono essere persone con denti se-gnati dal fumo o da sostanze come caffè o tè,con macchie da antibiotico, tetraciclina, o dafluoruro.Il trattamento è sconsigliato solo alle donne ingravidanza e pazienti sotto i 16 anni o con ma-lattie del parodonto.

Quanto possono diventare bianchi i denti?Anche se il sistema di sbiancamento è molto ef-ficace, non esistono magie e nessun trattamentodi sbiancamento può dare a denti macchiati ilcolore bianco neve della porcellana.I test dimostrano che dopo lo sbiancamento conil nostro sistema, i denti acquistano da 5 a 14punti in più sulla scala Vita.I risultati dipendono da quanto in precedenzaerano pigmentati i denti, ma il risulatato saràsempre denti più bianchi e luminosi.

Quanto dura lo sbiancamento?Questo varia da persona a persona e dipendedalle abitudini e dalla dieta personale.Al paziente che si vuole sottoporre alla sedu-ta di sbiancamento nel nostro studio verrannodate tutte le indicazioni per allungare il piùpossibile i tempi di mantenimento del biancoottenuto, comunque l'effetto dura di solito dueanni.

È un’operazione sicura? Ci sono effetti col-laterali?Articoli scientifici dimostrano che l'uso del pe-rossido d'idrogeno per sbiancare i denti è efficacee sicuro. Non cambia o danneggia la strutturadei denti, li fa solo apparire più bianchi.Per ciò che concerne gli effetti collaterali, cené uno molto comune che è l'ipersensibilitàdentinale, ossia più sensibilità all'aria e acquafredda, ma questo inconveniente viene tam-ponato dalla saliva che in circa 12 ore ristabilizzagli equilibri, anche se il nostro studio si vuoleassicurare una riduzione dei tempi con una ap-plicazione di fluoro dopo la seduta di sbiancamento.Quali sono le precauzioni da attuare prima edopo lo sbiancamento?

Prima dello sbiancamento è essenziale fare unaseduta di igiene orale e aspettare almeno 7 gior-ni, nei quali bisogna eliminare dalla dieta alimentareanche alcuni cibi acidi che possono predisporreall'ipersensibilità dentinale, come per esempio:yogurt, limone, arancia, aceto, pomodoro ecc…Bisogna avere degli accorgimenti anche per 24ore dopo lo sbiancamento:

• Non mangiare alimenti scuri come le verdureverdi e la carne rossa, né bere sostanze scure co-me il caffè, il tè, il vino rosso, i succhi di fruttae la coca-cola.• Non fumare sigarette o prodotti con tabacco. • Non usare dentifrici colorati.

Tutto questo perché dopo lo sbiancamento losmalto diventa una "spugna" e recepisce anco-ra meglio le sostanze colorate.Per mantenere il sorriso bianco, che si è ottenu-to, per un lungo tempo, si devono seguire dellespecifiche indicazioni:

• Lavare i denti regolarmente almeno tre volteal giorno.• Visitare lo studio odontoiatrico regolarmente.• Minimizzare il consumo di caffè, tè o altre so-stanze colorate e minimizzare anche il consumodi sigarette.

Il Sorriso che ti illumina

Per informazioni: Dott. Giuseppe BiancoTel. 06.5910802

] a cura del Dott. Giuseppe Bianco [

(Spec.implantologia ed estetica dentale - New York University,docente implantologia presso Univ. ”G. D’Annunzio” CH-PE)

- Paziente affetta da fluorosi

- Paziente dopo lo sbiancamento

Sostanze che causano macchie escurimento dentale:• Cibi, bevande e coloranti: cola, caffé, té, liquiri-zia, spezie, carciofi, salsa di soia...• Batteri• Placca e tartaro• Fumo: sigari, tabacco da masticare, sigarette, pi-pa, nicotina• Abuso di colluttori: clorexidina• Medicinali: tra cui antibiotici e chemioterapici te-tracicline...• Sostanze metalliche: ferro, rame, ottone, nichel...• Traumi ai denti: incidenti, fratture...

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Romalive torna in prima fila a parlare di scienza,questa volta in veste non ufficiale rispolverandoalcune terapie non convenzionali, come la Multi-terapia Di Bella che è stata ampiamente confer-mata in campo scientifico. Abbiamo voluto dedi-care interamente una puntata al Prof. Luigi DiBella, scomparso nel Luglio 2003, per rendere o -maggio al suo grande contributo nella ricerca perfermare il cancro, attraverso le testimonianze dialcuni pazienti che hanno sperimentato in primapersona la terapia Di Bella, e dei figli Adolfo eGiuseppe che abbiamo intervistato di persona.

Assieme al Dott. Adolfo Di Bella abbiamo visi-tato lo studio medico dove il professore LuigiDi Bella incontrava i suoi pazienti per conosce -re meglio la sua terapia.Alla fine del ’73, mio padre fu invitato a tenereuna conferenza alla società medico-chirurgica diBologna dal prof. Domenico Campanacci, il piùillustre clinico del tempo, per esporre le ricercheche aveva iniziato nel ‘40 e per rendere pubblici iprimi esiti. Nello studio di mio padre abbiamo rac-colto una serie di articoli della stampa nazionalee internazionale per dimostrare a tutti le rilevan-ze scientifiche della sua terapia. L’articolo con lascritta “Ha guarito 7 casi su 7 di leucemia” è statoscelto per sottolineare il fatto che non si è trat-tato di una terapia improvvisata, ma del frutto diuna vita dedicata alla ricerca. Lo studio di miopadre è esattamente come lui lo ha lasciato conuna grande varietà di libri, che sono le fonti medi-co-scientifiche della formulazione della sua tera-pia. Quest’ultima venne definita dalla Commissio-ne Oncologica Multiterapia, ma che mio padre hasempre preferito chiamare Metodo Di Bella perindicare che nasceva da una mentalità.

L’intervista al Dott. Giuseppe Di Bella.Dalla morte di suo padre sono trascorsi 5 anni.LaMultiterapia Di Bella è attualmente conside-rata dal mondo scientifico?Con la morte di mio padre diversi allievi e ricer-catori hanno continuato la sua attività, racco-gliendo i dati scientifici presenti nel suo labora-torio e inviandoli a riviste internazionali. Questicollaboratori hanno raccolto e sintetizzato lasumma delle ricerche sulla Melatonina e le hannoinviate ad una delle più importanti riviste scien-

tifiche internazionali, la Neuroendocrinology Let-ters che le ha pubblicate in blocco, destando ungrande interesse nel campo scientifico mondiale.Queste ricerche non stanno cambiando la cura deitumori ma la medicina, la fisiologia del sistemanervoso, del sistema neuro-endocrino, della clas-se ematica della dinamica midollare, con conse-guenti riflessi sull’immunità. Grazie a questericerche, sta venendo fuori una nuova visione daun punto di vista sperimentale. Da un punto divista clinico, gli allievi del Prof. Luigi Di Bellahanno pubblicato studi sulla cura dei tumori pol-monari al terzo e quarto stadio e sui linfomi non-Hodgkin, a basso grado, sulla rivista internazio-nale Cancer Biotherapy. I dati ufficiali dimostranoche con la terapia Di Bella, diversamente dallachemioterapia, si ottiene un incremento fino al300%, nei tumori polmonari al terzo e quarto sta-dio, con un miglioramento evidentissimo dellaqualità di vita. Per i linfomi non-Hodgkin a bassogrado, anche se l’oncologia vanta un risultatopositivo del 30%, recenti studi hanno dimostratoche, dopo 5 anni, i pazienti ricadono per l’effet-to mutageno della chemioterapia, cosa che nonsuccede con la terapia Di Bella. Si ottengonoinfatti l’80% di risposte positive, di cui il 70% diguarigione e il 10% di stabilità, mentre il 20%che non risponde alla terapia Di Bella è stato pre-trattato con dosi elevate e prolungate di chemio-terapia. I pazienti che hanno adottato il MetodoDi Bella come terapia di prima linea, hanno avutotutti costantemente risultati positivi.

Per le altre forme tumorali, come risponde lacura Di Bella?Tutti i tipi di tumori hanno due caratteristichefondamentali: l’incremento della proliferazionedel tumore, che tende a crescere, e la perditadella differenziazione, ovvero, quando la cellulanormale diventa tumorale perde le sue caratteri-stiche originali e degenera in una serie di muta-zioni che la rendono più aggressiva e, quindi, piùpericolosa. Dopo ogni mutazione la cellula sidistanzia sempre di più da quella che era la forma,la struttura e la sua funzione originaria. Una curacausale e razionale del tumore deve opporsi aquesto continuo atteggiamento mutageno dellacellula tumorale. La terapia Di Bella si rivolge aquesti due denominatori comuni: proliferazione emutazione. Sulla mutazione agiscono una serie disostanze che la ostacolano, le cosiddette sostan-ze differenzianti, come i Retinoidi, la Vitamina E,D3 e i componenti della matrice extracellulare. Ilblocco della proliferazione viene attuato invecedagli inibitori specifici della crescita che sono gliinibitori del GH, l’ormone della crescita, la Soma-tostatina, che è l’antidoto, e gli inibitori della Pro -lattina. L’effetto antitumorale di ogni singolo com -ponente è confermato a livello mondiale ed è con -sultabile sul sito della massima banca dati mon-diale, pubmed.gov, nello stesso momento in cuistanno venendo meno le basi scientifiche dellachemioterapia.

Ci troviamo di fronte ad un dato drammatico:mentre la chemioterapia sta perdendo di signi-ficato in campo scientifico, si rivalutano le te -

rapie del prof. Di Bella. Quante persone po te -vano essere salvate in tutti questi anni?Sicuramente molte. Il dato drammatico è che lapratica clinica non recepisce ancora completa-mente le evidenze scientifiche, per cui esiste unafrattura tra il dato scientifico e la sua applicazio-ne clinica. Nonostante le oltre 24.000 pubblica-zioni sulla Somatostatina e sul suo effetto anti-tumorale documentato, non viene ancora impie-gata nei reparti di oncologia se non in rare ecce-zioni. Il Prof. Luigi Di Bella ha ricevuto il ricono-scimento ufficiale per aver intuito per primo, spe-rimentato e clinicamente applicato questi ele-menti base che rappresentano il futuro della tera-pia antitumorale con un anticipo di un periodotra i 30 - 40 anni.

Quanti pazienti si sottopongono tutt’ora alMetodo Di Bella, e perché San Marino?“Perché è ancora un territorio libero. In Italia ilmedico non è libero di prescrivere al pazientequello che ritiene essere la terapia più adatta intermini di vita e di sopravvivenza del paziente,perché è vincolato al prontuario. La politica si èsovrapposta alla scienza, alla pratica medica.Nella Finanziaria del 2007 hanno eliminato lacosiddetta “Legge Di Bella” che consentiva almedico di prescrivere, secondo scienza e coscien-za, la terapia più idonea basandosi sulle eviden-ze scientifiche internazionali. Il medico è invecevincolato da commissioni ministeriali di nominapolitica, per cui non è libero di prescrivere la curaper la salute del paziente: questa è dittatura tera-peutica!

In collegamento telefonico da Milano, Mauri-zio Santelli, il presidente del CLAMO (Comita-to Lombardo Aiuto Malati Oncologici).

Sig. Santelli, di cosa si occupa il CLAMO?La tragedia del cancro l’ho vissuta in prima perso-na perché mia moglie è scomparsa circa un anno emezzo fa e, quindi, so di cosa stiamo parlando. Inseguito alla sua scomparsa ho sentito il dovere,soprattutto morale, di fondare un’associazione peraiutare tutti quei pazienti, per ora del nord Italia,che decidono di intraprendere la cura del Prof. DiBella. Molte persone che conosco, tra amici e fami-liari, malati di cancro, curate con le terapie con-venzionali, non sono riuscite a salvarsi.

Parliamo dell’esperienza drammatica che havissuto. Sua moglie ha iniziato a curarsi attra-verso le terapie convenzionali?Sì, mia moglie è morta per un banalissimo tumoreal seno di oltre un centimetro e mezzo. E dicobanalissimo perché la medicina ufficiale parla diguarigione nell’80% dei casi. L’hanno sottoposta atre cicli di chemio in tre anni, a tre interventi chi-rurgici e alla radioterapia per mandarci infine acasa con la morfina e il cortisone, dandole solodue mesi di vita. Disperati, abbiamo iniziato laterapia Di Bella. Dopo un mese mia moglie erariuscita finalmente ad alzarsi dal letto, senza pren-dere antidolorifici. È vissuta un anno.

Quindi, ad un certo punto si è rivolto alle tera-Dott. Giuseppe Di Bella

La multiterapia Di Bella: Convivere con il cancro è possibile

] a cura di Marta Cecchini [

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pie non convenzionali, nello specifico alla Mul -titerapia Di Bella, e sua moglie dopo un meseè tornata ad una vita normale?Sì. Pensi che per la prima volta il tumore aveva ini-ziato a rimpicciolirsi. In seguito però mia moglieha avuto la ricaduta finale, a causa dell’eccessivachemioterapia a cui l’hanno sottoposta. Eravamostati avvisati del rischio che correvamo perché nelmomento in cui si iniziano i cicli di chemioterapia,non se ne viene più fuori.

Dopo questa esperienza Lei ha deciso di aiuta-re altra gente?Sì, soprattutto per il modo in cui venivamo tratta-ti nelle strutture sanitarie nel momento in cui imedici venivano a sapere che facevamo la cura DiBella. Ci consegnavano i referti degli esami in ritar-do, omettevano di trascrivere la riduzione effetti-va del tumore, nel caso di mia moglie del 60%.

Quindi si è parlato di un vero e proprio razzi-smo terapeutico?Siamo stati quasi insultati solo perché avevamodeciso di intraprendere la terapia Di Bella.

Quante sono le persone che si curano con laMultiterapia Di Bella e quante di loro stannovivendo una vita normale?Bisogna distinguere tra chi intraprende la Multite-rapia Di Bella immediatamente dopo la diagnosi echi la intraprende dopo aver fatto già tutto l’iterdella medicina ufficiale. Il risultato è decisamentediverso. Conosco persone con tumori maligni che sicurano con la terapia Di Bella ormai da anni, addi-rittura da decenni, e ci convivono perfettamente.

Possiamo dire allora che con la morte del Prof.Di Bella non è morta anche la Multiterapia, eche molta gente convive con il tumore e inalcuni casi ne esce vittoriosa?Il Prof. Di Bella non ha mai detto che avrebbe gua-rito il tumore, il suo intento era quello di croniciz-zare la malattia, come per il diabetico.

Uno dei doveri dell’essere umano è quello diaiutare il prossimo a non soffrire e a non esse-re schiavo di alcuni sistemi, come il Prof. DiBella e le associazioni che si adoperano persostenere i pazienti che scelgono liberamentela cura più opportuna.

In collegamento telefonico Pino Maccaroni,vicepresidente dell’AIAN (Associazione Italia-na Assistenza Malati Neoplastici) di Roma.Con la morte del Prof. Di Bella è calato un velodi silenzio sulla Multiterapia, ma noi sappiamoche non è così. Vorremmo sapere da Lei se cisono pazienti che continuano a curarsi con

questa terapia, che convivono con il tumoresenza subirne le conseguenze.Certamente dalla sua morte il grande rimpianto èquello di non aver utilizzato un grande scienziatocome lui per dare un impulso nuovo alla terapiaanticancro e aver perso troppi anni in polemichesterili trattando da cialtrone uno scienziato del suolivello. Dopo la morte del Professore, anche lanostra associazione ne ha risentito, ma abbiamoancora persone che continuano la cura da più didieci anni. Oltre che sostenere alcuni di loro, oggici limitiamo ad un’assistenza informativa e legaleper i ricorsi. Rispetto a 10 anni fa, per fortuna laterapia Di Bella oggi costa molto meno.

Quanta gente ha utilizzato la Multiterapia DiBella e continua a vivere bene?Abbiamo conosciuto decine di migliaia di pazienti,anche se non abbiamo una struttura che ci per-mette di seguire il percorso del paziente, dall’iniziodella malattia. Attualmente siamo aperti tre voltealla settimana e continuano ad arrivare centinaiadi persone. Il problema è che a volte si inizia laterapia troppo tardi, quando non si ha più la spe-ranza di guarigione. Vi comunico che il nuovo nu -mero di telefono dell’associazione è:06.81909031.

In collegamento telefonico Paola Bertani,vicepresidente AIAN di Modena. Sig.ra Paola, ci vuole parlare della sua espe-rienza in veste di paziente?Sono in terapia da dieci anni e mezzo e per fortu-na ho iniziato a curarmi con il Prof. Di Bella. Houn tumore al seno e non mi sono mai operata. Hoscelto dall’inizio questa terapia con ottimi risulta-ti, come afferma anche la medicina ufficiale. Conla terapia Di Bella non ho mai perso un giorno dilavoro e la qualità della mia vita è eccezionale.

Lei, quindi, attraverso la terapia Di Bella èriuscita a convivere con questo mostro, il can-cro?Sì, benissimo, senza avere nessun tipo di proble-ma.

La terapia le comporta disagi o dolori?Assolutamente no, nessun tipo di disturbo.

Che tipo di attività svolgete? I pazienti che sirivolgono a voi, riescono a convivere e a supe-rare il cancro?A Modena abbiamo tre - quattro pazienti in tera-pia da più di dieci anni e altri due - tre li abbiamoconosciuti dopo diverso tempo. Attualmente sonooltre vent’anni che continuano a curarsi con ilmetodo Di Bella. Dipende sempre dalle condizioniin cui il paziente si avvicina alla terapia, se la sce-glie come prima cura oppure quando la medicinaufficiale non serve più. La risposta del pazientealla cura si basa su questo.

Quindi avvicinarsi alla terapia Di Bella senzasottoporsi ad altre terapie invasive, significapoter convivere con il cancro, senza subiregrosse conseguenze?Sì, parliamo anche di un’ottima qualità di vita checredo non sia lo stesso per tutte le persone che sisottopongono alle terapie convenzionali come lachemio.

In collegamento telefonico la Sig.ra Gianna,affetta da melanoma.In due anni ho dovuto togliere otto nei che sonodegenerati in neoplasie. Da quando ho iniziato laterapia Di Bella, 10 anni fa, questo processo invo-

lutivo si è arrestato e non ho avuto più alcun tipodi problema.

Come responsabile dell’AIAN del Friuli ci sonopazienti in cura con la terapia Di Bella?Sì, ci sono diverse persone in cura che riescono avivere una vita abbastanza normale.

Lei esercita anche una professione all’internodell’ospedale?Sono infermiera professionale.

A chi è malato di cancro, consiglierebbe diaffidarsi alla medicina ufficiale oppure allaterapia Di Bella?È estremamente difficile dare consigli in questocampo. Ognuno deve fare una scelta. Io mi sonofidata in maniera incondizionata del Prof. Di Bella,anche perché, per il melanoma, non esiste alcuntipo di terapia.

In collegamento telefonico la Sig.ra Laura diVenezia, paziente del Metodo Di Bella e re -spon sabile della sezione CLAMO del Veneto. Sono in cura da quasi tre anni. Il mio è un tumo-re misto adenoma pleomorfo alla parotide. Lo stocurando con la Multiterapia Di Bella ed ho rag-giunto una stabilizzazione della malattia comerivela la risonanza magnetica a cui mi sottopongoperiodicamente.

Come è arrivata a curarsi con il Metodo DiBella?Perché per la mia patologia, la medicina ufficialemi proponeva solo l’intervento chirurgico cheavrebbe lesionato il nervo facciale, comprometten-do la mimica del viso. E visto che ho già subìtouna lesione a causa di un intervento precedente,ho evitato di operarmi di nuovo per non peggiora-re la situazione. Pertanto, nel momento in cui hoavuto una ricaduta, mi sono messa alla ricerca diterapie alternative e ho scoperto il Metodo DiBella.

Parliamo della sua qualità di vita.È ottima. Non ho nessun effetto collaterale e nonho mai perso un giorno di lavoro.

Come responsabile dell’associazione in cuiopera, quali sono le esperienze degli altripazienti?In tre anni ho conosciuto diverse persone in curacon la Multiterapia Di Bella e tutti hanno riscon-trato buoni risultati. Non ho mai sentito parlare dipersone che hanno dovuto interrompere la terapia.Gli effetti collaterali sono minimi e nel mio casosono stati addirittura inesistenti.

La vostra esperienza è molto importante peraiutare tutte quelle persone circondate dall’a-lone dell’ufficialità e che non hanno il corag-gio di andare oltre.Purtroppo c’è tanta informazione scorretta, io nesono la prova.

A Romalive abbiamo parlato di cancro, di cureconvenzionali e non, come la Radionica e ilMetodo Di Bella. Credo che il Prof. Luigi DiBella sia stato un grande scienziato con la Smaiuscola che ha salvato moltissime vite e nonun cialtrone come lo hanno definito in altrasede. La mia posizione non è contro la medici-na ufficiale, né contro le terapie convenziona-li. Io sono per la libertà di cura affinché ognu-no abbia la possibilità di scegliere, in totalelibertà, la terapia che ritiene opportuna.

Dott. Adolfo Di Bella

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Municipio XII informa

Il Municipio è un sistema urbano caratterizzato daforti identità locali.Ogni quartiere o toponimo racchiude dei segretiche, se svelati attraverso la riscoperta dei luoghidella storia e della memoria, e dei personaggiche li vissero, darebbero un contributo im por -tante per far crescere quel senso di appartenen-za che è la “materia prima” del vivere civile diogni comunità.Spesso si vive in un quartiere per tutta una vitaincrociando segni e simboli della storia del passa-to senza rendersene conto. Spesso ci si dimenticadei bisogni delle persone che ci sono accanto eda volte anche di noi stessi.Molti nomi di strade o di piazze prendono il nomeda eventi o personaggi che non conosciamo. An -che se li utilizziamo spesso per indicare la via o ilnome del quartiere che abitiamo, non li conoscia-mo. Succede come quando diciamo “grazie” o“pre go”, automaticamente senza mai soffermarcia pensare che queste parole sono sostanzialmen-te la trasformazione nel tempo delle locuzioni“potessi ricevere tante grazie” e “prego per rice-verle”. Quanti miscredenti o atei avranno pregatosenza saperlo.Iniziamo dal Castellaccio, il cammino della storiae della memoria di un quartiere che dietro i palaz-zi delle cooperative della 167, nasconde i segretidi un passato che ci porta agli albori della storia.L’insediamento protostorico individuato sullacol lina tufacea nacque probabilmente per la pre-senza di una sorgente di acqua minerale e la posi-zione strategica dominante la valle del fosso del-l’Acqua Acetosa e di Vallerano, a poca distanza dalTevere (circa 800 metri).Prima degli sbancamenti necessari alla realizza-zione della attuale via Cristoforo Colombo, l’altu-ra del Castellaccio proseguiva fino alla Laurentinacostituendo un’unico fondo agricolo messo incomunicazione da un sottopasso ricavato sottoalla nuova strada.Dai dati raccolti, si può ipotizzare una decadenzadel sito verso la fine del VII secolo a.C. e forse ilcentro a sud di Roma non lontano dagli insedia-menti di Ficana (l’odierna Acilia) e di Politorium(l’odierna Castel di Decima), è l’antica città di Tel-lene ricordataci da Tito Livio, distrutta da AncoMarzio nel VII Secolo A.C. per realizzare l’espan-sione di Roma verso il mare.La posizione della valle, vicina alle strade checonducevano da Roma ad Ostia (Ostiense), Lau-

rentum (Laurentina) e Ardea (Ardeatina) nonchéal Tevere, arteria di traffici commerciali con l’areaEtrusca di Veio e di Faleri, ove dal Porto di Clau-dio e poi dal Porto di Traiano si assicuravano gliapprovvigionamenti di beni e mercanzie prove-nienti dalle provincie più lontane dell’Impero,deve aver avuto la sua influenza.Molte furono le ville rustiche di età repubblicanale cui tracce si sono riscontrate insieme a resti difattorie ed alcune trincee e fosse, riferibili a pian-tagioni di epoca tardo repubblicana con cisternee cunicoli per la raccolta di acque meteoriche.Scomparse anche le Domuscultae ideate dai PapiZaccaria e Adriano I (ne abbiamo due nel XIIMunicipio), il territorio dell’Agro Romano fuoriPorta san Paolo, subì il grave decadimento dovu-to all’invasione di eserciti, ma soprattutto allamalaria che portò a poco a poco all’abbandono deivillaggi e dei centri abitati ed al consolidarsi dellatifondo e con esso di quel triste sistema disfruttamento agricolo che si è protratto fin quasial periodo tra le due guerre.Il Toponimo Castellaccio deriva dall’uso comune dichiamare con un “dispregiativo“ un castello ormaiin rovina del IX - X secolo d.C. (periodo dell’inca-stellamento) che venne edificato a scopo difensi-vo, incorporando una torre di avvistamento diepoca romana che subì vari riadattamenti fino alsuo decadimento ed abbandono.Attualmente dell’antico castello non vi è più trac-cia se non nel sottosuolo, mentre esistono unaserie di edifici rurali e casali fino a poco tempo fautilizzati da famiglie dedite all’agricoltura. Oggi vivive soltanto la famiglia di Sergio Silvi, mio amico.Situato tra la tenuta di Mostacciano il cui nomederiva dalla produzione di mosto che già verso ilXII secolo si ricavava dalle vigne di proprietàecclesiastica, L’EUR ed il Torrino, toponimo riferi-to ad una Torraccia posta lungo la via Ostiense alDecimo Miglio da Roma che doveva essere un anti-co sepolcreto, il Castellaccio di Casa Ferrata fa -cente parte della Tenuta dell’Acqua Acetosa lo tro-viamo menzionato per la prima volta, grazie alleliste riferite alle “taxae viarum“ datate 1546-1568,pagate dai proprietari delle tenute alla Chiesa, perla necessaria manutenzione della strade.Questo il nome della tenuta fino al 1500. Fin dadue secoli prima il fondo era appartenuto allemonache di San Sisto che la affittavano. Tra gliaffittuari dalla metà del ’600 a tutto il secolo suc-cessivo vi furono i Colonna che la impiegavano

per il “pascipascolo“ e il mantenimento dell’eccel-lente razza delle cavalle di loro proprietà (Nico-lai). Nel 1903 era del Francesco Cerbilli per ha503,86 per poi ritrovarcela di proprietà della IMEFe RIMINI IMMOBILIARE andate in fallimento liqui-dato dalla SICILCASSA alla EUROPARCO di cui faparte la società PARSITALIA.Oggi quest’area è interessata alla realizzazione diun importante Centro Direzionale inserito nellaCentralità Congressuale dell’EUR denominatoEUROPARCO. Tale intervento vedrà la realizzazionedi due Torri alte trenta piani (120 metri), poste inun’area di 60 ettari progettate dal famoso archi-tetto Purini in un contesto moderno ed innovati-vo, dove troveranno la sede il Ministero dellaSalute e probabilmente la Provincia di Roma non-ché residenze di lusso ed un grande Centro Com-merciale.La storia del Castellaccio è stata caratterizzataanche da tante sofferenze, fatiche e malattie.Dallo sfruttamento dei latifondisti che imponeva-no ritmi di lavoro disumano ai loro dipendenti,alla malaria che in questi terreni acquitrinosiseminava febbri e morte. Molte furono le lotte perle conquiste sociali dei braccianti: dalla distribu-zione statale del chinino, alla conquista dellecondotte mediche, dalle scuole rurali per i conta-dini a tutte quelle Istituzioni Pubbliche che sindalla unificazione d’Italia si adoperarono per l’e-mancipazione di quei poveri che vissero di mise-ria in queste terre.

Proseguiamo con Tor de’ Cenci il cammino dellastoria e della memoria di un quartiere che dietroai palazzoni dell’edilizia economica e popolareedificati sin dagli anni ‘70, nasconde oltre ad unaborgata che nel dopoguerra venne lottizzata concase abusive fatte da immigrati abbruzzesi, mar-chigiani e ciociari, i segreti di un passato che ciporta ai Cenci: una delle più potenti famiglie Ro -mane del XVI secolo.Infatti la Torre dei Cenci ancora visibile ed incor-porata in un Casale, era utilizzata come le tantedisseminate nell’ Agro Romano per l’avvistamen-to e la difesa delle immense tenute agricole dacui si ricavavano i generi alimentari, necessari also sten tamento delle nobili famiglie Romane.La storia di questa famiglia è la storia tragica diuna giovane e bella fanciulla, Beatrice Cenci, chedopo aver confessato sotto tortura la propria par-

Un omaggio ai cittadini del castellaccio

Tor de’ Cenci

] a cura del Presidente del Consiglio del Municipio Roma XII Augusto Culasso [

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tecipazione alla morte del padre, venne condan-nata insieme alla matrigna e al fratello al patibo-lo in nome di Papa Clemente VIII Aldobrandini.Il processo che appassionò i Romani vicini a que-sta ragazza stanca di subire le violenze, i soprusie le prepotenze di Francesco Cenci, uomo rozzo ecrudele, durò un anno, e si concluse davanti ai Ba -stioni di Castel Sant’Angelo l’11 settembre del 1599.Tra storia e pettegolezzo in un giallo che intrigò i

Romani, sembra che il signorotto avesse anche a -busato sessualmente della figlia…Beatrice Cenci, ribelle alla sua condizione di sot-tomissione femminile e in rivolta contro il padrepadrone, è diventata il mito del femminismo. Alsupplizio partecipò una folla tale da provocare nu -merosi morti tra gli spettatori. Furono i popolaniRomani a ricomporre il corpo di Beatrice straziatodall’esecuzione, e a trasportarlo fino a San Pietro

in Montorio. Essi le reclinarono il capo su un vas-soio d’argento e le incorniciarono il corpo contante rose bianche. Ben presto la tomba di vennemeta di continui pellegrinaggi da parte di tantivisitatori. Spero di aver aperto, da questo pic coloindizio toponomastico, uno squarcio nella storia enella memoria di Tor de’ Cenci, centro urbano nellaperiferia Sud di Roma.

Per un terzo un sistema consolidato di buona qua-lità urbana, con strade parcheggi e palazzi di varietipologie e di vari colori, dove spicca il rosso bru-nato della cortina stile Decima, il grigio delcemento a faccia vista stile “167 modello Lauren-tino” ed il bianco marmoreo dei distinti, metafisi-ci edifici dell’Eur, per il resto una grande distesadi verde: l’Agro Romano. Un ampio polmone diossigeno compreso tra il Tevere, il Mare, il Parcodell’Appia Antica e i Castelli Romani con il suopatrimonio storico-archeologico di inestimabilebellezza. Castelli, borghi, domuscultae, torri,casali, ville romane, città latine ma anche osterie,antiche poste, fonti minerali, santuari, fraschetteed agriturismi immersi nel verde, con acqua,ombra e sole a volontà dove è possibile passeg-giare, mangiare, dormire, tra la natura ancora nonaggredita dal cemento. Qui, un tempo, vivevanouomini leggendari come Enea, La tino, divinitàcome il Fauno e Pico ma anche Briganti e Malan-drini, e tanti, tanti poveri “ascari“ che quandonon morivano di malaria, spezzandosi la schiena,facevano la fortuna dei signorotti di campagnache si trasformarono durante l’inurbamento inspregiudicati palazzinari. È da questa consapevole visione e dall’amore perla bicicletta, che mi è nata l’idea di fare qualcosadi utile per i cittadini: contribuire a mettere in

rete il Municipio, con i suoi Quartieri, facendoconoscere i cittadini dell’Eur con quelli di Vitinia,quelli del Torrino con quelli delle Cecchignole,quelli del Laurentino con quelli del Divino Amore,ecc… Potremmo così uscire dall’isolamento fisicoe dall’autoreferenzialità culturale, dalle paure edalle fobie che alimentano le barriere, le insicu-rezze i confini e “le privatizzazioni “, ricorrendo allinguaggio semplice e sano della bicicletta, dellepiste ciclabili e dei sentieri naturali che oltre aconsentirci di circolare più liberamente evitandotraffico e smog, contribuirebbero a farci conosce-re e così accrescere quel senso di appartenenzache è la materia prima della qualità urbana.Mi viene in mente una frase di Jaques Goddet,giornalista sportivo francese, patron del Tour deFrance, scomparso recentemente a quasi 100 anniche disse “se i pedoni si ignorano, se gli automo-bilisti si insultano, i ciclisti si sorridono, si salu-tano e si uniscono“. Allora che aspettiamo adunirci pure Noi! La bicicletta è un veicolo che pos-siamo utilizzare per esplorare il Municipio. Un mo -do rilassante e divertente per migliorare il nostrobe nessere, per attraversare i nostri quartieri, masoprattutto per aderire ad uno stile di comporta-mento socialmente corretto e rispettoso del pros-simo e della natura.Ho sostenuto con entusiasmo, sia nel dibattito sul

futuro del Velodromo dell’EUR, sia sul progetto perla Casa del Ciclista al Laurentino, che nel proget-to di interconnessione dei Parchi e delle RiserveNaturali del Municipio, questo programma. Abbia-mo cercato così di fare del nostro meglio, utiliz-zando, potenziando ed integrando come una verae propria cabina di regia il lavoro, in un mix pre-zioso, avviato dal Comune di Roma, dal Municipio,dall’Ente Roma Natura e dal EUR Spa nonché lesingole proposte presentate negli anni dalle nu -merose Associazioni e Comitati di Quartiere, al lequali abbiamo cercato di dare un senso più com -plessivo attraverso un’idea. Così è nato il proget-to Municipio ciclabile.

La proposta progettuale nasce dall’esigenza di col-legare alcuni quartieri del XII Municipio tra di loro,interconnettendoli al sistema infrastrutturale dellamobilità su ferro, alla viabilità ed ai servizi. Spes-so esistono soluzioni economiche e semplici chenon trovando attuazione per una serie di motiva-zioni che sarebbe lungo spiegare ed arduo giusti-ficare, rimangono dimenticate nella testa di chi leha pensate. Ho pensato di “socializzarle“ per veri-ficarne insieme a Voi la possibile attuazione.

Soprattutto la mattina dalle 7.00 alle 9.00 ed ilpomeriggio dalle 17.00 alle 19.00, nel quadranteche va dalla Ostiense alla Pontina e lungo il GRAper chi usa il mezzo su strada è un vero calvario:automobili, camion e pulmann incolonnati co -strin gono i cittadini a stress, perdita di tempo edincidenti.Quaranta minuti da Spinaceto all’EUR; un’ora perraggiungere il Centro. Mezz’ora se basta per anda-re da Vitinia a Spinaceto utilizzando il mezzo pri-vato mentre se si utilizza il mezzo pubblico, lostudente che si deve recare al Liceo Plauto o alMaiorana deve recarsi all’EUR per poi ritornare aSpinaceto.Esiste una soluzione per evitare tutto questo?Io ritengo di Sì! E la soluzione si chiama Treno RO -MA–LIDO fermata Vitinia, una navetta esistentetra lo 09 e via del Risaro.Il primo parte dalla stazione di Vitinia con unafrequenza di circa 10 minuti; arriva all’EUR incirca 8 minuti e con altri 4 minuti si giunge aPiramide.Il secondo parte dalla stazione di Vitinia ed incirca 5 minuti porta i “ Vitiniesi “ vicino alle loro

abitazioni per poi ritornare a rimanere in stand-bay alla stazione.Il terzo è via del Risaro, una via comunale che seresa interamente carrabile con un intervento dicarattere tecnico-idraulico di non rilevante entità,nel tratto del “ponticello“ sottostante la via Cri-stoforo Colombo, potrebbe consentire il collega-mento della via Ostiense alla via Pontina.

ProgettoIl progetto prevede l’utilizzo della suddetta navet-ta in versione ecologica (es. a trazione elettrica),che partendo in concomitanza con l’arrivo deltreno, percorrendo l’asse stradale via del Risaro,colleghi VITINIA, TOR DE’ CENCI, SPINACETO eVILLAGGIO AZZURRO per poi far ritorno come unavera e propria “circolare“ alla stazione stessa.Il vantaggio di una tale proposta è quello di inter-connettere un Quadrante urbano con una popola-zione di circa 40.000 residenti, collegandolo aiservizi ed alla “rotaia“.

Gli Aspetti NaturalisticiLa proposta progettuale prende spunto dall’osser-vazione dell’area, sia a livello territoriale, sia alivello di quartiere, e da valutazioni effettuate inordine alla tutela del verde e dell’ecosistema esi-stente a ridosso del Fosso di Malafede in un’areadi grandissimo pregio ambientale compresa tra laRiserva Statale del Litorale Romano, la riserva diDecima-Malafede e la Tenuta Presidenziale.Si propone in sub-ordine l’utilizzo della biciclettacome mezzo di locomozione alternativa, utilizzan-do la pista ciclabile in parte realizzata ed i sug-gestivi sentieri naturali esistenti lungo la straor-

dinaria Valle di Malafede e del Risaro.In tal caso è possibile sia raccordarsi con il per-corso ciclabile – naturalistico esistente a ridossodel Tevere che consente di arrivare nel cuore dellacittà, oppure di salire con la bici sul treno neigiorni consentiti (per adesso i festivi).In alcune aree lungo il Fosso di Malafede vi sonocampi coltivati con colture autoctone, che è raroriuscire a vedere ancora nelle nostre città.Per meglio tutelare il patrimonio naturalisticodella Valle, ritengo sia necessario renderlo parte-cipe alla vita degli abitanti per non perdere ilsignificato ecologico e rurale, di una parte del me -raviglioso sistema dell’AGRO ROMANO che oc corretutelare, salvaguardare e valorizzare per restituir-lo integro alle future generazioni.Si propone inoltre di utilizzare per questo trattouna apposita navetta ecologica-didattica finaliz-zata all’educazione ambientale e civica.

Percorsi PedonaliAttualmente vi sono in questi quartieri molteplicipercorsi pedonali nel ver -de ed altri di progettonon ancora realizzati chese razionalizzati e con-nessi a questo percor-so, potrebbero for mareuna trama di viabilitàpedonale utilissima allamobilità mista.

Nella foto: Il Presidente del Mu -nicipio XII Augusto Culasso

Un’idea: il Municipio ciclabile

Relazione illustrativa: navetta Risaro

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Quel triangolo attraversato da Alex, dal suoocchio truccato e dal pugnale nella manodestra, è forse uno dei simboli di maggior forza,e di maggiore riconoscibilità, della storia delcinema. Una locandina che ha tracciato un’epo-ca, una soglia tra il cinema dei Ribelli SenzaCausa, del conflitto edipico con un’autorità ingrembiule – addormentata davanti allo schermomorto della tv – e quello dell’ultraviolenzasenza scopo, liberatasi dello scontro con il“padre potente”. Liberatasi per modo di dire,sarebbe meglio “abbandonata”, dato che l’ar-chetipo di riferimento svela tutta la sua naturameschina, incastrata in dinamiche di potere e

sporcizie politiche.E oggi non è così strano, pas-

seggiando nel centrodella città come neiquartieri periferici,imbattersi in ra -gazzi anche a -

do lescenti chei ndo s s a no

magliettebianche o

gialle su

cui svetta in nero proprio l’immagine di Alex,incastonata in quella “A” di A Clockwork Orange,dimostrando quanto forte sia ancora l’impattosimbolico, nell’immaginario collettivo, di unodei più grandi capolavori di Stanley Ku brick. A Clockwork Orange, tradotto alla bene e meglioin “Arancia Meccanica” – più appropriato sareb-be stato “Arancia a Orologeria” -, è una con-centrazione di follia e ribellione tout court allospazio e al tempo in cui è stato prodotto. Eppu-re qualcosa di questo film è sopravvissuto allasua generazione, qualcosa di Alex resiste comefosse un personaggio ancora attuale e attualiz-zante. Dopo quasi quarant’anni Arancia Mecca-nica non è solo un cult, è il simbolo di una sot-tocultura giovanile che ritrova nel film forse unmonito, forse un idea di base di rottura dei cli-ché narrativi che rimbalzano oltre il cinema.Prima di tutto, come sempre nei film di Kubrick,viene lo sguardo: l’elogio alla settima arte, alcinema che racconta più di quanto vengamostrato, nel “non detto” – se proprio voglia-mo dare un’enfasi di intellettualismo. AranciaMeccanica gioca con le carrellate, con le inqua-drature fuori campo, ma soprattutto con il so -dalizio tra immagine e musica portata più volte

all’estremo del non sense. Quello cheresta allo spettatore è uno shock

impossibile da ri muovere: nellasua mente lo stu pro da partedella banda di Billy Boy sullenote della Gazza Ladra di Ros-sini rimarrà indelebile; come

Singin’ in the Rain, fi schiet tata daAlex durante la violenza in casa

dello scrittore, sovrasterà nel suo ricor-do i colori pastello del musical anni Cin-quanta e quel Gene Kelly euforico, dan-zante, abbracciato al lampione nell’o-monimo film. Poi c’è l’ironia, un cinismo feroce che Ku -brick riversa sul potere, sul sesso, sul bonton, sull’America dei film dall’happy endconsumato quando tutt’intorno, nei primianni Settanta, incendiava la rabbia stu-den tesca contro altre violenze gratuite,

quel le della Grande Potenza guidata da Nixonche alimentava i necrologi sul fronte cambogia-

no.Ogni gesto, ogni sensualità di ammiccamento,si riduce alla pantomima di un’orgia mandata invelocità sulle note del Guglielmo Tell: meccani-ca di una sessualità scivolata nell’assurdo, l’at-tacco all’universo hippy gridante peace andlove, svuotato e strumentalizzato – che non ciabbia visto lungo, il vecchio Stanley, sulle con-

seguenze sociali di quel ’68 di liberalizzazione?Il film, nato dalle pagine di Anthony Burgess, èuna messa in scena onirica, la trasposizione diun incubo collettivo portato sullo schermoattraverso il linguaggio stesso del sogno: fram-mentazione e narratività, velocità e fissità,ossessione e senso di incapacità di compren-derne il significato al risveglio. Questo sogno appartiene ancora oggi all’univer-so giovanile, e accora oggi – forse con maggio-re consapevolezza di allora, quando tutto stavaancora evolvendosi – ne è simbolo: il senso dirottura di una messa in scena abituale, standar-dizzata, istituzionalizzata da un’industria del lacultura che propina stereotipi attraverso fiabelobotomizzanti; ma anche una rottura dalle lottegratuite di altre masse verso il potere dei con-sumi, quello stesso potere da cui poi si lascianostrumentalizzare finendo per lanciare la modadei jeans a “zampa”. Alex non sta con nessunose non con se stesso; Kubrick non è mai statocon nessuno, ma ha piegato le grandi case cine-matografiche ai suoi tempi e ai suoi costi di pro-duzione. Ai suoi capricci d’autore che si rivolta-vano contro quello stesso sistema. Di cui peròera dipendente. Morale della favola? Forse sono tante e più pro-babilmente non ce n’è nessuna.Di violenza siamo malati tutti, con o senzabastoni; di follia siamo contagiati tutti, fuori odentro un ospedale psichiatrico; di potere siamoassetati tutti, dentro o fuori le meccaniche del-l’industria. La solitudine, soprattutto, è una condanna chenon risparmia nessuno, si scenda o meno a com-promessi con il mondo al di fuori di noi.

L’uomo non è un nobileselvaggio, è piuttosto un

ignobile selvaggio. È irrazionale,brutale, debole, sciocco, incapa-ce di essere obiettivo verso qua-lunque cosa che coinvolga i pro-pri interessi... E ogni tentativo dicreare istituzioni sociali su unavisione falsa della natura dell'uo-mo è probabilmente con-dannato al fallimento

STANLEY KUBRICK

Arancia meccanica (A Clockwork Orange) - Un filmdi Stanley Kubrick. Con Malcolm McDowell, PatrickMagee, Adrienne Corri, Michael Bates, Warren Clark,John Clive, Carl Duering, Paul Farrell, Clive Francis,Michael Gover, Miriam Karlin, James Marcus, SheilaRaynor, Philip Stone, Anthony Sharp, Godfrey Qui-gley, David Prowse. Genere Drammatico, colore 137minuti. - Produzione Gran Bretagna 1971.

] a cura di Emanuela Gatto [

Racconto di follia tra incubi e generazioni

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«La crescita del numero di imprese nella nostraregione, in controtendenza rispetto alla medianazionale – e con un dato che pone il Lazio alprimo posto in assoluto tra le regioni italiane –costituisce un importante riconoscimento allacapacità di “fare impresa” dei nostri imprendi-tori. E significa anche che il territorio regiona-le è considerato un buon investimento per chirischia in proprio. Significa che, nonostante ilmomento di difficoltà e la crisi dei consumi, c’èfiducia nel futuro».

È il commento dell’Assessore alla piccola e me -dia impresa, commercio e artigianato FrancescoDe Angelis, ai dati di Unioncamere riguardanti ilmovimento demografico delle imprese italiane.

«Ma in economia la fiducia, prosegue l’Assessore,non ha luogo se chi investe non intravvede mar-gini di crescita e possibilità di sviluppo. Per cui

il rapporto di Unioncamere promuove anche lepolitiche messe in atto dal Sistema Lazio, da unapubblica amministrazione che sta cercando dirispondere concretamente alle reali esigenzedelle imprese, con interventi e progetti tesi afavorire la competitività del sistema produttivo».

«Nei prossimi giorni daremo il via al bando peri distretti industriali della nautica e del carta-rio; stanno partendo importanti progetti a so -stegno dello sviluppo industriale del Lazio meri-dionale e per rafforzare la dimensione in ter na -zionale delle PMI. L’auspicio, ha concluso DeAn gelis, è che il sistema imprenditoriale sappiasfruttare queste ed altre opportunità messe incampo dalla Regione e dagli altri attori istitu-zionali».

L’Assessore alla piccola e media impresa, com-mercio e artigianato Francesco De Angelis hapresenziato l’iniziativa “Di tutto… cuore”.“Di tutto… cuore” è un evento promosso dallaRegione Lazio, con il contributo medico scien-tifico di Takeda Italia Farmaceutici s.p.a., perconsentire a dipendenti, funzionari e collabora-

tori della Regione Lazio di ricevere un control-lo gratuito sul loro stato di salute (rischio car-diovascolare, valore di glicemia, colesterolo eindice di massa corporea).Lo stesso Assessore Francesco De Angelis si èsottoposto ad uno screeneng immediato ed hacommentato: "è molto importante conoscere il

proprio stato di salute e tale iniziativa lo per-mette e sicuramente la prevenzione può esserel'arma in più contro le malattie cardiovascolari.Vorrei aggiungere anche che il mio assessoratoha cercato di dare un contributo importantecon il distretto farmaceutico".

«Sono soddisfatto del risultato che abbiamoraggiunto. Appena un mese fa il Consiglio regio-nale ha stanziato i fondi. Oggi li abbiamo giàimpegnati. Nel 2005 la legge 46 non aveva nem-meno il capitolo di spesa; a distanza di nemme-no tre anni la stessa legge è diventata uno stru-mento formidabile per rilanciare lo sviluppo delsettore automobilistico e quindi dell’economiadell’intera provincia di Frosinone».Francesco De Angelis - assessore alla piccola emedia impresa, commercio e artigianato - com-menta positivamente la conclusione del tavolodi concertazione relativo alla legge regionale 46del 2002, che prevede un investimento di diecimilioni di euro per il triennio 2008/2010.Sei milioni, a valere sul bilancio 2008, verrannoutlizzati per una serie di progetti tesi a dotare ilterritorio di infrastrutture e servizi utili alleaziende:1 milione e 900 mila € al Cosilam per l’approv-vigionamento idrico dell’area industriale 500 mila € al Cosilam per la rete fognaria dell’a-

rea industriale 2 milioni di € per il polo logistico dell’indottoauto 300 mila € al consorzio Asi di Frosinone per larete fognaria dell’Area 3 500 mila euro all’Apef per l’ottimizzazione dellerisorse energetico ambientali delle PMI nell’am-bito dell’indotto Fiat 100 mila euro a Ciociaria Sviluppo per il proget-to “Allert” teso al monitoraggio e osservatoriosui sistemi competitivi delle aziende e dei terri-tori della provincia di Frosinone 200 mila € per la costituzione di un Fondo diVenture Capital nel campo dell’applicazione in -dustriale delle nanotecnologie 300 mila € a Bic Lazio per il fondo imprese perl’innovazione tecnologica 200 mila € a Unionfidi come garanzia su fondoimprese per l’innovazione tecnologica. «Altri due milioni di euro, a valere sul bilancio2009 – prosegue De Angelis – sono destinati alrifinanziamento del Patto Territoriale di Frosino-

ne. I fondi andranno a coprire le richieste pre-sentate dalle aziende lo scorso anno. Si tratta dirisorse finalizzate a sostenere investimenti delleimprese su innovazione, ricerca e sviluppo. Suc-cessivamente, infine, individueremo la destina-zione dei restanti due milioni di euro».Il Tavolo ha inoltre deciso di sottoscrivere unprotocollo di intesa tra la Regione Lazio, sinda-cati e forze produttive finalizzato alla realizza-zione del Polo Logistico di Cassino a servizio del-l’indotto Fiat. Si tratta, infatti, di un progettocomplessivo di circa 21 milioni di euro che saràfinanziato in parte dall’assessorato alle PMI, inparte dall’assessorato alla Innovazione, ricerca esviluppo economico, come da protocollo di inte-sa recentemente siglato con Palmer ed Universi-tà di Cassino. L’obiettivo è, attraverso l’indivi-duazione delle fonti di finanziamento e la defi-nizione del percorso, di garantirne la realizzazio-ne e l’operatività in tutti i suoi aspetti, dall’in-frastruttura alle reti materiali e immateriali diservizio, dalla ricerca alla formazione del perso-

La Regione informaUnioncamere – De Angelis, conferma crescita del sistema Lazio

Di tutto… cuoreL’Assessore alla piccola e media impresa, commercio e artigianatoFrancesco De Angelis ha presenziato l’iniziativa “Di tutto…cuore”.

Indotto Fiat – Al via i progetti grazie all’assessorato alla Piccola e Media ImpresaDe Angelis: «Ottimo Strumento Per Rilanciare Lo Sviluppo»

] a cura della Redazione [

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nale, alla creazione di occupazione aggiuntiva.«Anche questo progetto – spiega l’Assessore –rientra nel vasto programma teso a elevare laqualità del territorio. Un territorio capace, così,di essere più produttivo e più attrattivo di nuoviinvestimenti e nuovi insediamenti industriali edunque colgo l’occasione per ringraziare i com-ponenti del Tavolo di concertazione, che hannocontribuito ad individuare e chiarire tutti gli

aspetti relativi ai singoli progetti e all’interoprogramma discusso».«Proprio oggi – ha concluso De Angelis – Union-camere ha reso noti i dati relativi alla natimor-talità delle imprese: è emerso che il Lazio è laprima regione in Italia per crescita del numerodi imprese e la provincia di Frosinone è primanella nostra regione. Ebbene: senza volerci attri-buire tutti i meriti, credo che interventi puntua-

li come quello sulla legge 46 costituiscanoaltrettante iniezioni di fiducia per l’imprendito-ria locale ed il territorio. Con questo ed altriinterventi, la Regione sta assecondando la rina-scita del tessuto produttivo per cui intendiamoproseguire su questa strada con decisione e con-vinzione».

“Quindici milioni di euro, è questo l’importoche i pastori potranno ottenere come credito diconduzione per l’anno 2007. I pastori potrannobeneficiare fino a 30 euro a capo di contributiper l’acquisto del foraggio. Il finanziamentorientra infine nell’ambito dell’accordo di filieraper il rafforzamento del comparto lattiero-caseario ovino firmato lo scorso 28 dicembrecon le organizzazioni professionali e di catego-ria, il mondo della cooperazione, i rappresen-tanti dei caseifici, la Federlazio e l’Assolatte”.Lo dichiara Daniela Valentini, assessore regio-nale all’agricoltura.

Il credito di conduzione è una soluzione creataper consentire all’allevatore di affrontare lespese per la normale gestione dell'azienda.

“In questo modo – prosegue la Valentini – ipastori avranno la liquidità necessaria peracquistare i mezzi utili alla produzione e, insie-me agli altri strumenti di sviluppo economicoprevisti dall’accordo, di rilanciare e rendere piùcompetitivo un comparto di grande tradizionedel territorio che da solo conta un patrimonioovino di 800.000 esemplari”.

Per poter accedere al prestito di conduzione leaziende dovranno presentare domanda pressol’Area Decentrata Agricoltura (ADA) della pro-pria provincia.

Agricoltura –Valentini, incontro con delegazione Katanga

Pastorizia –Valentini: 15 milioni di euro per credito conduzione

Sviluppo e solidarietà, insieme per garantireuna crescita economica coerente con i bisogni,i diritti e la dignità di ogni essere umano. Gliassessori regionali all’agricoltura, DanielaValentini, e al commercio, Francesco De Ange-lis, hanno incontrato ieri mattina una delega-zione del Katanga (Repubblica Democratica delCongo) per discutere la possibilità di avviare unprogetto di sviluppo a sostegno dell’economiadi una provincia congolese che conta 8 milionidi abitanti e ha una superficie superiore a quel-la della Francia. All’incontro erano presenti ilGovernatore della Provincia del Katanga,Katumbi Chapwe, il Primo Ministro Provinciale,Edmond Mbaz-A-Mbang, assieme ai ministridelle infrastrutture, Fridolin Kasweshi, e dell’e-ducazione, Prosper Kabila Wankulu, e al Conso-le italiano, Giovanni Battista Zunino. Con loroanche una delegazione di imprese statali con-golesi.

“Siamo disponibili – ha dichiarato la Valentini– ad instaurare un rapporto di collaborazionecon la provincia del Katanga e ad avviare unprogetto di sviluppo agricolo sul territorio coin-

volgendo anche le imprese della nostra regionee proseguendo un percorso di sostegno all’eco-nomia agricola congolese”.

L’Assessorato regionale all’Agricoltura è infattiprotagonista di un progetto di solidarietà chesta coinvolgendo un’altra provincia congolese,quella di Kinshasa, dove la Regione Lazio stacostruendo un’azienda agricola per insegnareagli agricoltori a seminare, coltivare e trasfor-mare i prodotti agricoli. Cinquanta ettari di ter-reno che consentiranno a 300 donne di impara-re a conservare gli alimenti per le proprie fami-glie e a contrastare i problemi legati alla mal-nutrizione. “Un intervento strutturale – ha sot-tolineato la Valentini – per combattere lapovertà e rendere economicamente autonomal’economia locale con progetti di filiera corta ela nascita di un vero e proprio mercato di pro-dotti; una realtà che assicura già un pasto asettimana a più di 1.200 bambini con l’obietti-vo di arrivare a farlo tutti i giorni; un progettoche permetterà di realizzare nuovi pozzi d’ac-qua”.

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