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ISSN 1825-5515 ´ , EUBIOS bene et commode vivens 54 Trimestrale N°54 - Anno XVI - Dicembre 2015 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano neo

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54Trimestrale N°54 - Anno XVI - Dicembre 2015 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano

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Foto di copertina: © Susanna Mammi, Dakshineswar Kali Temple, India 2015.

Nascosto per secoli fi no alla sua riscoperta nel 1953, il Tempio Yogini di Hirapur - anche chiamato il Tempio delle 64 Dee - si trova non lontano dalla capitale dello stato dell’Orissa, Bhubaneshwar, nel nord est dell’India.Risalente al IX sec. a.c., si tratta del più piccolo tempio della tradizione Yogini per dimensioni (misura 9 m di diametro e c.a 2,5 m di altezza). Di pianta circolare e a cielo aperto, custodisce al suo interno - in altrettante nicchie dedicate - le statue delle 64 Dee femminili della tradizione Yogini, ciascuna rappresentata con il proprio simbolo caratterizzante, ognuna diversa dall’altra. Nella tradizione indù e buddhista l’espres-sione Yogini ha molteplici signifi cati e può fare riferimento a una donna che si dedica a perseguire la conoscenza spirituale e l’illuminazione attraverso la pratica dello Yoga, attraverso la quale può acquisire determinati poteri soprannaturali.La parola Yogini può anche riferirsi a personifi cazioni di aspetti della natura, che si manifestano dalla Dea Madre Divina (Devi) e che rappresentano tutta la gamma della divinità femminile, dal bello e delicato, al violento e terrifi cante. In sostanza si può dire che le Yogini incarnano tutta la gamma delle donne - umane e divine - che rappresentano tutte le potenti forze della natura, compresa la vita stessa.

FondatoreSergio Mammi

= letteralmente, buona vita.

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Editoriale.

Sistemi impiantistici e ponti termici:analisi delle normative e proposta di

una metodologia di confronto.

Primi chiarimenti del Ministero dello Sviluppo Economico in materia

di effi cienza energetica in edilizia.

Rumori di calpestio:diagnosi e riqualifi cazione.

Considerazioni per un nuovo decretosui requisiti acustici passivi.

Riduzione della rumorosità di un impiantoVMC con interventi di manutenzione ordinaria.

Il futuro conto termico nella strategiaper la riqualifi cazione energetica del parco

immobiliare nazionale.

La norma UNI 10351: 2015.

L’analisi dei ponti termici.

Una strada in salita per salvare il clima.La conferenza Cop21 di Parigi.

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EDITORIALE

colonna sonora

Thom Yorke, Atoms for peace • Roy Orbison, You’ll never walk aloneKendrick Lamar, Alright • Panda Bear, Sequential circuits

Father John Misty, Bored in the U.S.A. • Blur, Lonesome streetJoanna Newsom, Leaving the city • Holly Herndon, Home

Tame Impala, Let it happen • Alabama Shakes, Gimme all your love

LA MATURAZIONE DELLAPROPOSTA ASSOCIATIVA

Finalmente il progetto energetico dell’edificioCome cambia l’approccio all’e-dificio con il DM 26/06/15.Il recepimento della direttiva pone al centro delle attività legate all’efficienza energetica in edilizia, il progetto di go-verno energetico dell’edificio. Se prima del 1 ottobre 2015 i modellizzatori energetici de-gli edifici dovevano prevalen-temente essere competenti sul tema dell’energia per il servizio di riscaldamento dell’edificio e a macchia di leopardo sul terri-torio nazionale anche sul tema della produzione di acqua cal-da sanitaria, ora l’argomento di competenza è l’energia consu-mata dall’edificio per i servizi di riscaldamento, acqua calda sanitaria, ventilazione, raf-frescamento e illuminazione.

L’argomento “energia” nell’ edificio è un argomento vasto che richiede approfondimen-to, competenze, esperienza e studio. Il progetto energetico dell’edificio ha come risultati la redazione del documento ex-Legge 10 che racchiude i principali risultati di calcolo delle valutazioni realizzate e indica alla direzione lavori ma-teriali, componenti e principa-li nodi dell’edificio. La modifica all’approccio glo-bale oltre che alla progettazio-ne dell’energia nell’edificio si ripercuote anche sui contenuti degli APE e quindi sulla pre-parazione tecnica dei soggetti certificatori.Le competenze del progettista energetico si sviluppano su una solida competenza edile relati-va alle tipologie costruttive in essere sul territorio nazionale e alla loro caratterizzazione igro-termica.

Considerazioni sul tempo. Riteniamo che per il profes-sionista il tempo sia un valore rilevante per il successo della propria attività e per la qualità del prodotto intellettuale e poi fisico che si produce. Il settore edile ha il pregio di essere un settore vivo, dove a seguito di un progetto o di un’i-dea, la forma diventa contenu-to e sostanza. In edilizia le scelte intelligenti che riescono a coniugare tec-nologia, tecnica, materiale ed estetica sono frutto di un’ap-profondita sintesi di compe-tenza, esperienza e confronto. Sulla base di questa valutazio-ne generale l’impegno dell’as-sociazione nei confronti degli associati è di metterli nelle con-dizioni di avere più tempo a di-sposizione. Come? Gli argomenti relativi all’effi-cienza energetica e all’acustica in edilizia vengono presidiati

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53Trimestrale N°53 - Anno XVI - Settembre 2015 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano

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Ing. Clara Peretti, Segretario Generale Consorzio Q-RADe Libera professionista.

Ing. Giovanni Ferrarini, DII Università degli Studi di Padovae ITC-CNR Padova.

Eugenio Fontana, Socio ANITIngegnere Libero Professionista - Aqust srl.

Alberto Oreglia, Tecnica 7 - VMC Group.Matteo Borghi - Responsabile Acustica ANIT.

Ing. Alessandro Panzeri - Ricerca e Sviluppo ANIT. Ing. Stefano Benedetti, staff ANIT.

Arch. Susanna Mammi, Ufficio Stampa ANIT.Arch. Daniela Petrone - Vice Presidente ANIT.

Hanno collaborato:

“Il riscaldamento climatico”, disegno di Sergio Mammi.

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Il presente articolo approfondi-sce e analizza l’attuale panorama normativo e i relativi approcci di calcolo per tenere in considera-zione il fenomeno dei ponti ter-mici legato ai sistemi impiantistici (di emissione e di distribuzione). Il lavoro propone inoltre una meto-dologia di confronto numerico su differenti terminali di emissione.

IntroduzioneIl concetto di ponte termico è legato alle dispersioni di calore dell’involucro edilizio. Le tipo-logie più frequenti sono i ponti termici strutturali e quelli geome-trici. Nel primo caso la presenza di elementi eterogenei di diversa conduttività termica incrementa il fl usso termico, nel secondo la presenza di spigoli provoca un addensamento delle isoterme con un aumento del fl usso termico.Le conseguenze dell’eterogeneità del fl usso sono di tipologia diver-sa, tra queste:- Aumento del fl usso energetico - Riduzione della temperatura superficiale delle parti interne dell’involucro e formazione di condensa superficiale

- Riduzione della temperatura interna di pareti, solai, coperture confi nanti con l’esterno e forma-zione di condensa interstiziale - Variazione della temperatura superfi ciale esterna.

Esempi di ponti termici struttu-rali e geometrici sono riportati in Figura 1:

Oltre alle due tipologie descritte negli edifi ci si possono verifi care dispersioni di calore nell’involu-cro edilizio causate dalla presenza di sistemi impiantistici, quali ad esempio radiatori installati sul-le pareti perimetrali, tubazioni e canalizzazioni. La presenza di tali contributi aumenta la dispersione di calore verso l’esterno e, paral-

SISTEMI IMPIANTISTICI E PONTI TERMICI: ANALISI DELLE NORMATIVE E PROPOSTA DI

UNA METODOLOGIA DI CONFRONTO

di

* Ing. Clara Peretti, Ing. Giovanni Ferrarini

da ANIT con le sintesi delle novità sul piano legislativo e sul piano normativo. Il lavoro di sintesi, semplifi-cazione e chiarificazione che ANIT svolge non può sostituire il tempo da dedicare allo stu-dio che il professionista deve riservarsi in quanto operatore intellettuale, ma può un essere un veicolo di indirizzamento dei contenuti da approfondire. Secondo questa ottica vengono prodotti periodicamente gli ag-giornamenti legislativi veicolati attraverso la mailing list e riser-vate ai soci le guide e gli articoli di approfondimento.

La rivista dell’Associazione, Neo Eubios, affronta i temi dell’isolamento termico e acu-stico con un taglio maggior-mente dettagliato, se le guide spiegano i contenuti di leggi e norme a volo d’uccello, gli arti-coli di Neo Eubios hanno un ta-glio più legato alla pratica, alla ricerca in campo e all’esperien-za. Domande, dubbi, perplessi-tà e necessità di confronto sono un aspetto rilevante del’’attivi-tà professionale poiché la realtà è complessa e non facilmente categorizzabile e modellizzabi-le. Buonsenso, conoscenza dei modelli di calcolo e dei limiti di essi e padronanza dello spirito delle norme, portano il servizio di chiarimenti predisposto via mail e o telefonico ad un eleva-to apprezzamento. ANIT si pone come centro di confronto attivo con i propri associati che comprendono professionisti marginalmente coinvolti nella parte di efficien-za energetica ed acustica degli edifici o che sono veri e propri opinion leader.

Breve storia dei servizi associativiNell’autunno 2014 l’associazio-ne ha deciso di porsi nei con-fronti degli associati come ente di riferimento per avere “le ri-sposte per l’isolamento termico e acustico in edilizia”. Per avere le risposte l’associato deve poter porre domande, da qui l’attiva-zione del servizio di chiarimen-ti, e deve poter avere risposte rapide su contenuti frequenti e consolidati (guide Anit). Tra le risposte alle problematiche di efficienza energetica e acustica in edilizia che abbiamo predi-sposto nel 2015 vi sono la pos-sibilità di produrre i principali documenti di progettazione le-gati ai nostri temi:- La relazione DPCM 5.12.97 per i requisiti acustici passivi- L’isolamento termico delle strutture opache dal punto di

vista invernale, estivo e igrotermico e bidimensionale- La relazione Legge 10- L’attestato di prestazione energeticaGli applicativi che abbiamo sviluppato nel corso del 2015 sono tali da aver reso la propo-sta associativa completa per la parte di risposte professionali. Proseguiremo nel migliorare gli attuali software rendendoli più completi, più coerenti e il più possibili trasparenti. Ritenia-mo che il professionista debba essere messo nelle condizioni di capire quali passaggi sono “sot-to” il motore del calcolo il più possibili riconducibili alla de-scrizione dei modelli contenuti nelle norme di calcolo.Buon 2016 a tutti gli associati.

Alessandro Panzeri,ricerca e sviluppo ANIT.

“ In edilizia le scelte intelligenti che riescono a coniugare tecnologia, tecnica, materiale ed estetica sono frutto di un’approfondita sintesi di competenza, esperienza e confronto.

Figura 1. Esempi di ponti termici in sezioni di muratura perimetrale. 1a ponte termico strutturale (muratura interrotta da pilastro in calcestruzzo) 1b ponte termico geometrico (angolo). Le analisi agli elementi fi niti mediante

software mostrano le distribuzioni di temperatura

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Queste sono descritte di seguito:• Sistemi di emissione: radiatori su parete esterna. In questa con-fi gurazione il rendimento base di emissione viene ridotto di 0.04. Ad esempio si passa da 0.98 a 0.94 per carico termico medio annuo inferiore a 4 W/m3.• Sistemi di emissione: sistemi ra-dianti. Per sistemi radianti a pavi-mento, a parete o a soffi tto, anne-gati nelle strutture disperdenti è prevista una correzione dei rendi-menti di emissione attraverso una la seguente formula:

dove:Uint è la trasmittanza termica del-la parte di struttura dal lato inter-no rispetto all’asse dei tubi;Uest è la trasmittanza termica del-la parte di struttura dal lato ester-no rispetto all’asse dei tubi.• Sistemi di distribuzione: interruzio-ni dell’isolamento della tubazione:- per staffaggi di linea non isolati (con interruzione dell’isolamento, scoperti), maggiorare del 10% la lunghezza totale della tubazione;- per singolarità in centrale termi-

ca: lunghezza equivalente di tuba-zione non isolata dello stesso dia-metro del componente scoperto. Un ulteriore aspetto che concorre nella valutazione dell’entità del ponte termico collegato ai siste-mi impiantistici è la temperatura del fl uido termovettore. Lo stan-dard UNI/TS 11300-2 prevede una riduzione del rendimento in funzione della temperatura nei seguenti casi:• Riduzione del rendimento di emissione per radiatori installati su parete esterna quando la tempera-tura dell’acqua è superiore a 55°C• Variazione del rendimento di di-struzione per t• Temperature di mandata e ri-torno di progetto di differenti da 80/60 °C per radiatori, ventil-convettori e sistemi radianti.Si può notare che per le tipologie di sistemi di emissione (radiatori e sistemi radianti) sopra descritti le metodologie di calcolo si differen-ziano e provocano quindi riduzio-ni diverse. A titolo di esempio si riportano di seguito in Tabella 2 alcuni dati di confronto derivanti dall’applicazione dello standard UNI/TS 11300-2.

smittanza termica lineica espressa in W/(m·K).La norma riporta che i valori di tra-smittanza termica lineare devono essere determinati:• nella valutazione di progetto:- attraverso il calcolo secondo la UNI EN ISO 10211- attraverso l’uso di atlanti di pon-ti termici conformi alla UNI EN ISO 14683• per gli edifi ci esistenti:- in aggiunta ai metodi di cui so-pra, con metodi di calcolo manuale conformi alla UNI EN ISO 14683.La norma specifi ca inoltre che è sempre da escludersi l’utilizzo del valori di progetto della trasmittan-za termica lineare dell’Allegato A della UNI EN ISO 14683.Per quanto riguarda i sistemi im-piantistici lo standard di riferimen-to italiano è la UNI/TS 11300-2, che fornisce le metodologie per la determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edifi cio per la climatizzazione estiva ed invernale.Nello standard sono riportati i metodi per la valutazione delle perdite collegate a sistemi im-piantistici che possono incremen-tare le dispersioni verso l’esterno.

lelamente, diminuisce le presta-zioni dei sistemi impiantistici. Un esempio di tali dispersioni è rap-presentato in Figura 2.

L’attuale panoramanormativoLe metodologie di calcolo dei ponti termici strutturali e geo-metrici sono defi nite da standard internazionali recepiti a livello europeo ed italiano: i principa-li sono la norma UNI EN ISO 14683 e la norma UNI EN ISO 10211. Le principali grandezze coinvolte nei calcolo dei ponti ter-mici sono riportate in Tabella 1:

WG13 dal titolo “Determination of parameters for the effi ciency of heating and cooling emission pro-ducts in relation to prEN 15316-2”. Tali standard e attività dei gruppo di lavoro non sono descritti nel pre-sente articolo perché ancora non defi nitivi: saranno oggetto di ap-profondimenti futuri.A livello italiano, le metodologie di calcolo per la determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edifi cio per la climatizzazione invernale sono riportate nella nor-ma UNI/TS 11300-1. La norma suggerisce quale metodologia adot-tare per la valutazione della tra-

Per quanto riguarda i sistemi im-piantistici gli standard di riferi-mento sui rendimenti sono:• UNI EN 15316-2-1• UNI/TS 11300-2.Lo standard europeo UNI EN 15316-2-1 è attualmente in revisio-ne. La principale novità riguarda la modifi ca della metodologia di calcolo: non vengono più riporta-ti i rendimenti (metodo tedesco), bensì le differenze di temperatura Δ� (metodo francese). A gennaio di quest’anno è stato inoltre creato un nuovo gruppo di lavoro all’inter-no della commissione tecnica TC 130. Si tratta del gruppo di lavoro

Figura 2. Esempio di ponti termici generati da radiatori in nicchia: immagini termografi che.Si nota l’incremento di temperatura superfi ciale esterna in corrispondenza ai radiatori posizionati sotto le fi nestre.

Tabella 1. Ponti termici: grandezze, simboli e unità di misura Tabella 2. Confronto rendimenti di emissione per sistema radiante a parete e radiatore su parete esterna.

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Dal confronto emerge che il rendi-mento di emissione di sistema ra-dianti a bassa differenza di tempe-ratura risulta inferiore, nonostante la presenza di isolante (conforme ad UNI EN 1264), ovvero con stra-to isolante dietro alle tubazioni con resistenza termica superiore a 1.5 m2 K/W. Si evidenzia inoltre che la temperatura del fl uido termovettore nel caso di sistemi radianti non viene mai considerata. Il minimo rendi-mento di emissione che si ottiene per radiatori ad alta temperatura su pa-rete non isolata è 0.92, valore sem-pre superiore ai rendimenti di emis-sione dei sistemi radianti installati su parete a contatto con l’esterno. Alla luce di tali considerazioni emer-ge la necessità di un approfondimen-to della fenomenologia dei diversi sistemi. Una proposta di procedura di analisi viene descritta di seguito.

Analisi e confronto di sistemi di emissione idronici: proposta di una metodologia di studioL’analisi intende sfruttare la model-lazione numerica (con l’utilizzo del software Comsol Multiphysics) per confrontare due sistemi di emissio-ne: radiatore e pavimento radiante. Entrambi i terminali sono posizio-

presenti in letteratura. Lo scambio termico globale tra le superfi ci ester-ne della stanza e gli ambienti adia-centi o esterni è valutato anch’esso con una relazione lineare, utilizzan-do i coeffi cienti liminari secondo normativa o letteratura. Lo scam-bio termico radiante all’interno della cella è calcolato dal software tenendo in considerazione l’emissi-vità delle superfi ci e la loro recipro-ca orientazione. Queste assunzioni permettono di eseguire rapidamen-te i processi di calcolo, con un’ac-curata modellazione dello scambio radiante, a fronte di una limitazione nella valutazione dello scambio con-vettivo. Le caratteristiche principali della stanza e della simulazione sono descritte nella tabella seguente.

nati all’interno di una stanza che ha due pareti disperdenti verso l’am-biente esterno, rappresentando la condizione tipica di un angolo in un edifi cio multipiano. Il confronto viene effettuato in regi-me di riscaldamento, con tempera-tura dell’aria interna pari a 20°C e temperatura dell’ambiente esterno pari a 0°C. Entrambi i sistemi emet-tono in ambiente la stessa potenza termica. Il modello prevede alcune assunzioni, derivate da un’imposta-zione analitica, che permettono di ridurre il carico computazionale. La principale è la valutazione di un singolo nodo aria interno, per cui gli scambi convettivi interni vengono calcolati tramite una relazione linea-re che utilizza i coeffi cienti convettivi

neo-Eubios 54 9 dicembre 2015

I risultati del confronto sulla pare-te disperdente dietro il radiatore mostrano un incremento del fl usso termico del 6.5% nel Caso 1 (ra-diatore) rispetto al Caso 2 (pavi-mento radiante). I principali dati ottenuti dalle si-mulazioni sono riportati nella ta-bella e nella fi gura seguente.

Conclusioni e prospettiveNell’attuale contesto normativo il livello di prestazione energetica richiesta agli edifi ci è sempre cre-scente: l’importanza dei ponti ter-mici assume quindi un’importan-za primaria. Alla luce delle recenti evoluzioni normative risulta fon-damentale approfondire il feno-meno dei ponti termici collegato ai sistemi impiantistici. L’analisi della normativa tecnica vigente presen-ta infatti diversi approcci a secon-da del metodo di riferimento che viene utilizzato. In questo articolo viene proposta una metodologia di analisi numerica per il confron-to tra diversi sistemi di emissione. Il metodo si dimostra in grado di quantifi care le anomalie termiche legate alla presenza e al posiziona-mento dei sistemi. Il lavoro futuro estenderà questa procedura ad al-tri casi studio, che verranno anche supportati da indagini strumentali sul campo.

Bibliografi aComsol Multphysics Version 4.4, 2013.

EN ISO 6946:2007, Building components and building ele-ments - Thermal resistance and thermal transmittance - Calcula-tion method

Khalifa, A.-J.N. Natural convec-tive heat transfer coeffi cient - a review II. Surfaces in two- and th-

ree-dimensional enclosures, Ener-gy Conversion and Management, 42 (4), 2001.

UNI EN 1264:2009. Sistemi ra-dianti alimentati ad acqua per il riscaldamento e il raffrescamento integrati nelle strutture

UNI EN 15316-2-1:2008. Impianti di riscaldamento degli edifi ci - Me-todo per il calcolo dei requisiti ener-getici e dei rendimenti dell’impian-to - Parte 2-1: Sistemi di emissione del calore negli ambienti

UNI EN ISO 10211:2008. Ponti termici in edilizia - Flussi termici e temperature superfi ciali - Calcoli dettagliati

UNI EN ISO 14683:2008. Ponti termici in edilizia - Coeffi ciente di trasmissione termica lineica - Meto-

di semplifi cati e valori di riferimento

UNI/TS 11300-1:2014. Pre-stazioni energetiche degli edifi -ci - Parte 1: Determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edifi cio per la climatizzazione estiva ed invernale

UNI/TS 11300-2: 2014. Presta-zioni energetiche degli edifi ci - Parte 2: Determinazione del fab-bisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale, per la produzione di acqua calda sanitaria, per la ven-tilazione e per l’illuminazione in edifi ci non residenziali

* Ing. Clara Peretti, Segretario Generale Consorzio Q-RAD e Libera professionistaIng. Giovanni Ferrarini, DII Università

degli Studi di Padova e ITC-CNR Padova

Figura 3. Posizionamento dei terminali, evidenziati in colore violetto, all’interno della stanza. Nel Caso 1 la stanza è dotata di un radiatore (immagine a sinistra)

mentre nel Caso 2 è dotata di un pavimento radiante (immagine a destra)

Tabella 3. Caratteristiche e parametri per la simulazione

Figura 4. Distribuzione di temperatura superfi ciale sulla parete esterna nel Caso 1 (radiatore). L’impronta termica del radiatore è chiaramente visibile sulla superfi cie.

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pianti che utilizzino l’energia elettrica tramite effetto Joule.

5. Allegato 1 punto 2.2 La sostituzione di una caldaia tra-dizionale a gas con una caldaia a condensazione a gas deve essere in-tesa come cambio di tipologia di ge-neratore? Non costituisce cambio di tipo-logia poiché utilizza lo stesso vettore energetico e la stessa tecnologia di combustione.

6. Appendice A punto 2.1 e 2.2 Le verifiche di H’T e Asol/Asup,utile sono richieste per unità immobiliare o per intero fabbricato? La verifica dell’H’T e Asol/Asup,utile si effettua per unità immobiliare. DM 26 GIUGNO 2015LINEE GUIDA PER LA CERTIFICAZIONE ENERGETICA7. DM articolo 10 Non esistono norme transitorie, per cui, mentre è chiaro che per compravendite e locazioni i nuo-vi APE seguiranno le nuove linee guida, cosa succede per le pratiche edilizie in corso, cioè le pratiche che hanno la richiesta di permesso a costruire prima dell’entrata in vigore del decreto requisiti e/o del-le linee guida nazionali (e anche il i requisiti minimi)? Posso prospettarsi più casi: - Visto che nella normativa si fa riferimento alla data di richie-sta del permesso a costruire, i requisiti minimi restano quel-li della normativa precedente e nella redazione dell’APE/AQE finale si fa riferimento alle vecchie linee guida, ameno che non intervengano variazio-ni tali da richiedere un nuovo permesso a costruire - Oppure

siderare i servizi di illuminazione e trasporto? Ai fini della compilazione dell’APE e nell’ambito del DM Interministeriale 26 giugno 2015, tra gli edifici di categoria E.1, si considerano “non resi-denziali” le seguenti sotto-cate-gorie: E.1.(1) bis: collegi, con-venti, case di pena, caserme; E.1.(3): edifici adibiti ad alber-go, pensione ed attività similari. Si considerano “residenziali” solamente le seguenti sottoca-tegorie: E.1 (1) abitazioni adi-bite a residenza con carattere continuativo, quali abitazioni civili e rurali; E.1 (2) abitazioni adibite a residenza con occupa-zione saltuaria, quali case per vacanze, fine settimana e simili. I servizi di illuminazione e tra-sporto vanno considerati per tutti gli edifici non residenziali. Per quanto riguarda i servizi energetici da considerare a se-conda della destinazione d’uso, si consideri che gli alberghi, le pensioni e attività similari ri-entrano nel “settore terziario”, per cui i servizi energetici di il-luminazione e trasporto vanno considerati ai fini della presta-zione energetica dell’edificio (cfr. definizione di “prestazio-ne energetica di un edificio” contenuta nella Legge 90/13). 5 Inoltre il testo del decreto 26 giugno 2015, al capitolo 2, specifica che l’obbligo di deter-minazione dell’indice di presta-zione per l’illuminazione degli ambienti è esteso anche per collegi, conventi, case di pena e caserme (appartenenti alla ca-tegoria E.1.(1)). Quindi, anche se non esplici-tamente detto, per analogia, si faccia lo stesso anche per il ser-vizio di trasporto.

i requisiti minimi restano quel-li della normativa precedente, mentre la redazione dell’APE/AQE va fatta secondo le nuo-ve linee guida (ma in questo caso verranno analizzati solo riscaldamento e acs o comun-que tutti i servizi?...) - Oppure sia requisiti minimi che linee guida non seguono “la regola” della data della richiesta del permesso a costruire e quindi si applicano i nuovi decreti anche alle pratiche edilizie in corso.. C’è la possibilità di scegliere tra APE vecchio e metodo nuovo?I requisiti minimi da rispettare dipendono dalla data di richie-sta del titolo abilitativo. La procedura e la normativa da seguire è quella in vigore a tale data. La redazione dell’AQE a cura del direttore dei lavori avverrà secondo le procedure e le me-todologie di calcolo vigenti alla data della richiesta del permes-so a costruire. L’attestato di prestazione ener-getica deve essere redatto se-guendo la legislazione e la nor-mativa in vigore al momento della produzione dell’attestato. Dal 1 ottobre 2015 varrà quin-di solo la nuova procedura (DM interministeriale 26 giugno 2015) di redazione dell’APE. Nel campo “informazioni ag-giuntive” del nuovo APE può essere 4 riportata la vecchia classe energetica e la vecchia prestazione energetica.

8.Appendice B, prima pagina, campo destinazione d’uso Quali, tra gli edifici della catego-ria E.1, sono le destinazioni d’uso “residenziali”? Per quali categorie è necessario con-

Il documento pubblicato il 21 ottobre 2015 dal Ministero dello sviluppo economico il si propone di fornire chiarimen-ti per l’applicazione delle di-sposizioni previste dal decreto ministeriale 26 giugno 2015 recante modalità di applicazio-ne della metodologia di calcolo delle prestazioni energetiche e dell’utilizzo delle fonti rin-novabili negli edifici nonché dell’applicazione di prescrizio-ni e requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche degli edifici, attuativo dell’articolo 4, comma 1, del decreto legislati-vo 19 agosto 2005, n. 192, come modificato dalla Legge 3 agosto 2013, n. 90 e dal decreto mini-steriale 26 giugno 2015 recante adeguamento del decreto del Ministro dello sviluppo econo-mico, 26 giugno 2009 – Linee guida nazionali per la certifica-zione energetica degli edifici. Nel documento è evidenziato, per ogni disposizione ogget-to di analisi, il dubbio riscon-trato con maggior frequenza e fornito il relativo chiarimento. Il documento è stato predispo-

sto con il supporto tecnico di ENEA e CTI e i contenuti sono stati oggetto di confronto con le principali associazioni di cate-goria del settore.

DM 26 GIUGNO 2015REQUISITI MINIMI1. Allegato 1 punto 1.1 e 3.3 Per gli edifici di cui al paragrafo 3.1, di tutte le categorie così come definite al paragrafo 1.2 del Ca-pitolo 1, in sede progettuale si pro-cede alla verifica dell’EPgl,tot o dell’EPgl,nren? Si procede alla verifica che l’indice EPgl,tot sia inferiore all’indice EPgl,tot,limite calco-lato per il corrispondente anno di vigenza. Oltre a ciò, si proce-de alla verifica di tutti gli altri requisiti previsti al punto 3.3. Non è prevista la verifica dell’ EPgl,nren.

2. Allegato 1 punto 3.4 L’obbligo di integ razione delle fonti rinnovabili in un edificio ad energia quasi zero è costituito esclusivamente dalla copertura del 50% della somma dei consumi previsti per ACS, riscaldamento e

raf frescamento (paragrafo 1, let-tera c) dell’Allegato 3 del DLgs 28/2011)? Il riferimento al paragrafo 1, lettera c) dell’Allegato 3 è da intendersi esplicativo della quota da fonti rinnovabili da garantire (50% della somma di ACS, riscaldamento e raffre-scamento) a prescindere dalla decorrenza; l’obbligo di inte-grazione si riferisce comunque a tutte le prescrizioni contenute nell’Allegato 3 (50% di ACS e potenza elettrica installata)

3. Allegato 1 punto 3.4Ai fini dell’identificazione di un edi-ficio ad energia quasi zero, rimane valido quanto previsto ai punti 5, 6, 7 e 8 dell’Allegato 3 del D.Lgs 3 marzo 2011, n. 28? Sì

4. Come vanno interpretati gli obbli-ghi di cui al comma 2 dell’Allegato 3 del D.Lgs 28/11 nel caso di utilizzo di una pompa di calore elettrica e del fotovoltaico? Il comma 2 dell’Allegato 3 del D.Lgs 28/11 si riferisce esclu-sivamente ai dispositivi o im-

PRIMI CHIARIMENTI DEL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO IN MATERIA DI EFFICIENZA ENERGETICA IN EDILIZIA a cura di ANIT

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9. E’ ammessa la possibilità di pro-durre un APE nel quale sia indicata contemporaneamente Residenziale e Non residenziale? No, poiché secondo quanto indicato all’Art. 1, nel caso in cui coesistano porzioni di im-mobile adibite ad usi diversi, laddove non sia possibile tratta-re separatamente diverse zone termiche, l’edificio è valutato e classificato in base alla de-stinazione d’uso prevalente in termini di volume riscaldato. Da tenere presente che, con-siderando la metodologia di calcolo, è praticamente sempre possibile poter suddividere in zone termiche; tuttavia, nei rari casi in cui questo non sia possi-bile, si suggerisce di classificare secondo la destinazione d’uso prevalente.

10. Appendice B, prima pagina, campo oggetto dell’attestato Cosa si intende per intero edificio, unità immobiliare e gruppo di unità immobiliari? Quando si può certificare un intero edificio, una unità immobiliare e un gruppo di unità immobiliari? Per intero edificio si intende un edificio con una sola unità immobiliare (per esempio una villetta monofamiliare, una pa-lazzina uffici, un hotel,). Per unità immobiliare si inten-de una sola unità in un edificio pluri-unità. Per il gruppo di unità immo-biliari si deve far riferimento a quanto previsto dall’art.6 del D.Lgs.192/2005: 4. L’attesta-zione della prestazione ener-getica può riferirsi a una o più unità immobiliari facenti parte di un medesimo edificio. L’attestazione di prestazione

calda sanitaria) essi saranno comunque indicati tra i servizi perché è necessario simularli. Per tenere traccia del fatto che i consumi indicati sono stati calcolati “simulando” la pre-senza di un impianto fittizio/convenzionale, si indichi, nella tabella degli impianti a pagina 3 dell’attestato, “impianto si-mulato in quanto assente”. In questo caso non si compilano i campi delle potenze ecc. ma solo le efficienze medie e i fab-bisogni EP “simulati”.

12. Servizi energetici pre-senti: edifi ci non dotati di impianto di climatizzazione invernale.Nel caso di unità dotate di impianto di climatizzazione estiva, ma nelle quali non è presente l’impianto di riscaldamento, è necessario simulare l’impianto di climatizzazione inver-nale come sempre presente? Sì, visto che nel testo delle Li-nee guida è scritto: Il calcolo della prestazione energetica si basa sui servizi effettivamente presenti nell’edificio in ogget-to, fatti salvi gli impianti di climatizzazione invernale e, nel solo settore residenziale, di produzione di acqua calda sa-nitaria che si considerano sem-pre presenti.

13. Appendice B, prima pagina, prestazione energetica globale Quale è la superficie utile da mettere al denominatore nel calcolo degli in-dici di prestazione energetica?Secondo la defi nizione n.50 dell’al-legato A del D.Lgs.192/2005: La superficie utile è la superficie netta calpestabile dei volumi interessati dalla climatizzazio-

energetica riferita a più unità immobiliari può essere prodot-ta solo qualora esse abbiamo la medesima destinazione d’uso, la medesima situazione al con-torno, il medesimo orientamen-to e la medesima geometria e siano servite, qualora presente, dal medesimo impianto termi-co destinato alla climatizza-zione invernale e, qualora pre-sente, dal medesimo sistema di climatizzazione estiva. L’attestato di prestazione ener-getica, di norma, si riferisce ad una sola unità immobiliare. La certificazione per “intero edificio” è possibile quando si tratta di un edificio composto da una sola unità immobiliare (per esempio una villetta mono-familiare, una palazzina uffici, un hotel). La redazione di un solo atte-stato di prestazione energeti-ca per un 6 “gruppo di unità immobiliari” è raro e deve far riferimento a quanto previsto dall’art.6 del D.Lgs.192/2005. In questo caso l’attestato fa riferimento ad una unità rap-presentativa e i valori riportati nell’ape sono ad essa riferiti.

11. Appendice B, prima pagina, servizi energetici presenti E’ necessario indicare i servizi ener-getici effettivamente presenti nell’e-dificio oppure i servizi energetici valutati nel calcolo della prestazione energetica? E’ necessario indicare i servizi energetici valutati o, eventual-mente, “simulati” nel calcolo della prestazione energetica. Per esempio nel caso in cui un edificio residenziale non sia ri-scaldato e non abbia l’impianto di produzione dell’ACS (acqua

ne ove l’altezza sia non minore di 1,50 m e delle proiezioni sul piano orizzontale delle ram-pe relative ad ogni piano nel caso di scale interne comprese nell’unità immobiliare, tale su-perficie è utilizzata per la de-terminazione degli specifici in-dici di prestazione energetica. Per “volumi interessati dal-la climatizzazione” si intende l’unione dei volumi riscaldati e raffrescati, corrispondenti a superfici riscaldati o raffresca-ti (vedere prUNI/TS 11300-5). Tale superficie, così come defi-nita, è utilizzata al denomina-tore 7 per la determinazione degli indici di prestazione ener-getica di tutti i servizi.

14. Appendice B, seconda pagina, raccomandazioniIn un edificio senza impianto, in cui si simula l’impianto di riscal-damento, ha senso inserire le racco-mandazioni? Le raccomandazioni vanno inserite anche per edifici ad altissima pre-stazione energetica?Le raccomandazioni sono un elemento obbligatorio del cer-tificato, pena la sua invalidità. In assenza di impianto, il cer-tificatore deve inserire almeno le raccomandazioni relative all’involucro, segnando nelle note che l’edificio non è dotato di impianto e dare indicazio-ni circa una possibile soluzio-ne impiantistica riguardante il riscaldamento invernale e la produzione di acqua calda sa-nitaria. Le raccomandazione van-no sempre inserite, anche per quelli ad altissima prestazione energetica. Anche un nZEB potrebbe migliorare la pre-stazione energetica (anche se,

potenza di picco per il fotovol-taico, la potenza nominale elet-trica per il minieolico, la poten-za utile per le pompe di calore. Tutte le potenze si indichino espresse in [kW]. Nel caso di collettori solari termici, invece della potenza in kW si indiche-rà il valore della superficie di apertura installata in m2.

18. Appendice B, terza pagina, dati di dettaglio degli impianti.Cosa indicare come potenza dell’im-pianto nel caso di trasporto di cose e persone? Si indichi la somma delle po-tenze elettriche dei motori degli ascensori e delle scale mobili.

19. Appendice D, prima pagina, caratteristiche costruttive Come si compilano i campi relativi alle caratteristiche costruttive? Si propone di scegliere l’infor-mazione prevalente in termi-ni di superficie per copertura, struttura, telaio, vetro e om-breggiatura. Per quanto riguar-da le superfici, si propone di sommare la totalità delle aree di telaio presenti, anche di ti-pologia diversa. Con la medesima logica saran-no quindi inserite le superfici di vetro e ombreggiatura (inten-dendo esclusi gli aggetti verti-cali, orizzontali e le ostruzioni esterne).

CTI ENEA e tutti gli altri enti coinvolti nella stesura delle FAQ hanno già preparato e proposto al Mise altri quesiti soprattutto sull’applicazione dei requisiti minimi che speria-mo vengano pubblicate a breve.

molto probabilmente, non sarà conveniente dal punto di vista economico). Sarà responsabi-lità del certificatore inserire le raccomandazioni con tempo di ritorno più breve. Sarà di-screzione dell’utente capire che interventi con tempo di ritorno elevato o con miglioramenti di prestazione molto ridotti saran-no poco appetibili.

15. Appendice B, seconda pagina, raccomandazioni Il tempo di ritorno è un tempo di ritorno semplice o un VAN? Per tempo di ritorno nella re-dazione dell’APE si intende il tempo di ritorno semplice.

16. Appendice B, terza pagina, dati di dettaglio degli impianti Cosa si intende per “impianti com-binati”? Per “impianto combinato” si intende un impianto asservente più servizi energetici. Suggeria-mo comunque di non compilare tale riga in quanto i generatori sono già presenti nelle righe re-lative ai vari servizi.

17. Appendice B, terza pagina, dati di dettaglio degli impianti Cosa bisogna scrivere nelle righe “Produzione da fonti rinnovabili”? Per le fonti rinnovabili si elen-chino gli impianti utilizzanti fonti rinnovabili in situ presen-ti nell’edificio, quali, ad esem-pio pompe di calore (anche già presente sopra), solare termico, fotovoltaico, ecc. ; Per questi impianti ci si limiterà ad indi-care la potenza nell’apposita colonna. In particolare si indicheranno:

neo-Eubios 54 12 dicembre 2015 neo-Eubios 54 13 dicembre 2015

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Fortunatamente questa situa-zione può essere agevolmente corretta attraverso la realizza-zione di un controsoffitto ad elevate prestazioni fonoiso-lanti ancorato solo alle pareti laterali così da essere assolu-tamente disaccoppiato dalla soletta da trattare.

La diagnosiLe misure ante operam e lo studio delle strutture dell’edi-ficio, hanno permesso di indi-viduare le prestazioni di par-tenza e l’intervento correttivo migliore.

In particolare le misure fono-metriche in opera restituisco-no informazioni oggettive sul-la prestazione di isolamento prima della riqualificazione, e in molti casi lo studio del-le frequenze aiuta nell’indivi-duazione dei punti deboli.

Le misure devono essere oppor-tunamente supportate dall’ana-lisi delle strutture circostanti, le quali permettono di indivi-duare l’efficacia o meno degli interventi migliorativi.

Nel caso in esame, la presenza di pareti laterali molto mas-sive escludeva le trasmissioni laterali come punto debole.

Le misure però hanno per-messo di accertare l’assenza di ponti acustici, quali passaggi impiantistici o cavedi/inter-capedini non isolati.

La figura 3 mostra la misura di indice di livello di calpestio proveniente dall’appartamento soprastante.

neo-Eubios 54 14 dicembre 2015 neo-Eubios 54 15 dicembre 2015

A quante persone è capitato di acquistare casa, ristruttu-rarla e finalmente andarci ad abitare, per poi scoprire di ri-trovarsi sottoposti a insoppor-tabili rumori che disturbano giorno e notte la propria esi-stenza?Purtroppo questa esperienza è fi n troppo comune negli innu-merevoli edifi ci plurifamiliari che compongono le nostre città. Mentre negli ultimi anni ab-biamo imparato a fare atten-zione a quanto consuma la nostra casa, continuiamo in genere a ignorare quanto ci protegge dai rumori circo-stanti.

Inoltre il numero di edifici con scarsa protezione ai rumori, supera di gran lunga il nume-ro di vicini rumorosamente molesti, quindi un’attenzione maggiore all’aspetto dell’iso-lamento acustico degli edifi-ci, non solo migliorerebbe la qualità della vita all’interno di case e uffici, ma ridurreb-be drasticamente anche molti “problemi di vicinato”.

Il problemaIl caso in esame ricade proprio in questa circostanza, dove i nuovi proprietari, al rientro dalle lunghe ferie dell’inqui-lino di sopra, hanno scoperto di poter riconoscere ogni sin-golo passo del vicino perché accompagnato da un impro-babile scricchiolio del solaio in legno. Oltretutto i responsabili dei rumori non erano un’allegra combriccola di studenti uni-versitari fuori sede, ma una coppia di gentilissimi pensio-nati, che svolgevano una vita molto tranquilla.

Il disturbo quindi era imputa-bile completamente allo scar-so isolamento del solaio che trasmetteva “amplificandole” tutte le sollecitazioni ricevute. Nella recente ristrutturazione, il progettista delle opere, pur avendo eseguito interventi su tutte le superfici, non aveva tenuto in debito conto il tema dell’isolamento acustico so-prattutto nei confronti dell’u-nità abitativa soprastante, se-

parata da un sottile solaio in assito di legno, limitando l’in-tervento ad un tamponamento in cartongesso tra una trave e l’altra avente finalità pretta-mente estetica.

Come premesso l’assenza del vicino di casa per un lungo periodo di tempo, inoltre, non ha reso evidente da subito il deficit di isolamento che è emerso poi in tutta la sua im-portanza.

Si ritiene utile evidenziare che il problema affrontato sia “tipico” degli edifici più da-tati ed è legato proprio alla tipologia costruttiva, caratte-rizzata dalla presenza di solai leggeri in legno (che suggeri-scono in modo inequivocabile la presenza del punto debole acustico), e da una elevata massa delle pareti (nel nostro caso costituite in gran parte da muri in mattone pieno da 50cm), che, al contrario delle solette, assicurano una limita-ta trasmissione di rumore la-terale.

RUMORI DI CALPESTIO:DIAGNOSI E RIQUALIFICAZIONEdi

Eugenio Fontana, Stefano Benedetti

Le fi gure 1 e 2 riportano le piante dell’appartamento.

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- Posa di doppia lastra in car-tongesso da 12mm cadauna, una delle quali accoppiata a 20mm di gomma vulcanizzata (Figura 8)

Da notare come tali interventi debbano necessariamente te-nere in debito conto le normali flessioni delle vecchie travi in legno che dovranno essere in-globate nel controsoffitto; la freccia da esse offerta (di circa 20cm), infatti, rende necessario distanziare opportunamente il nuovo controplaccaggio e crea inevitabilmente una intercape-dine di dimensione variabile che deve essere opportunamen-te assorbita.

Il collaudoNonostante l’intervento mi-gliore per ridurre i rumori di calpestio sia quello di inter-venire direttamente sulla sor-gente, ovvero con un sistema di calpestio “sotto i piedi del disturbante”, nell’impossibili-tà pratica di eseguire tale in-tervento quello che si è crea-to con le opere descritte è un controplaccaggio solidale con le pareti laterali massive com-pletamente disaccoppiato dalla soletta esistente, la cui perfor-mance acustica è confermata sia dalle misure di collaudo se-guenti che dalla soddisfazione espressa dal proprietario.

Si evidenzia che la misura fonometrica di collaudo (fi-gura 9), eseguita al termine dei lavori, è stata condotta da tecnici esterni, consulenti del proprietario, che hanno verifi-cato quindi l’efficacia dell’in-tervento e la bontà della rea-lizzazione.

neo-Eubios 54 16 dicembre 2015 neo-Eubios 54 17 dicembre 2015

Il rivestimento in parquet del solaio era in grado di fonoiso-lare sufficientemente le alte fre-quenze, mentre le componenti di calpestio alle basse frequenze erano molto disturbanti. Inol-tre in questi casi una prova di calpestio “classica” ai sensi del DPCM 5.12.97 non è sufficien-te a descrivere il disturbo che proveniva maggiormente dallo scricchiolio del solaio sotto i passi del vicino, disturbo non riproducibile da una macchina di calpestio. Tuttavia i risultati ottenuti si sono rivelati molto interessanti.

La riqualificazioneCon l’obiettivo di realizzare un sistema fonoisolante comple-tamente distaccato dal solaio, l’intervento è consistito in:

- Realizzazione di opportuno sistema di travi (con sezione ad H) aventi una luce di 5m (tali da attraversare la stanza nel lato più corto) ancorate alle pa-reti laterali tramite opportune mensole. Le mensole sono state disac-coppiate dalle pareti tramite l’interposizione di materiale vi-scoelastico (Figura 4)

- Ancoraggio del sistema di tra-vatura secondaria alla quale fissare il controsoffitto tramite l’impiego di opportuni telaiet-ti ad “omega” appoggiati alla trave principale anch’essi di-saccoppiati dalle travi portanti sempre attraverso l’interposi-zione del medesimo materiale viscoelastico (figure 5 e 6)

- Inserimento di materiale fo-noassorbente in fibra di polie-stere (figura 7)

Figura 3: indice di livello di calpestio disturbante

Figura 4: dettaglio delle travi principali e della mensola di ancoraggio

Figura 5: dettaglio dei telaietti ad “omega” di supporto dei telaietti secondari Figura 8: dettaglio delle lastre di cartongesso impiegate

Figura 6: dettaglio dei telaietti ad “omega” di supporto dei telaietti secondari

Figura 7: dettaglio del telaio del controsoffi tto completo con materiale fonoassorbente

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È utile ricordare che tale ri-sultato è ottenuto grazie alle specifiche condizioni al con-torno, ovvero ridotte trasmis-sioni laterali, assenza di ponti acustici specifici e punto de-bole indivduabile esclusiva-mente nel solaio leggero.

Tali risultati quindi sono ritro-vabili in situazioni confronta-bili a quella presentata e non estensibili a tutti gli altri pro-blemi di calpestio.

ricordino di tendere sempre al miglioramento dell’isola-mento acustico soprattutto in caso di intervento di ristrut-turazione o riqualificazione energetica.

* Eugenio FontanaSocio ANIT

Ingegnere Libero ProfessionistaAqust srl

Stefano Benedettistaff ANIT

Infine è molto importante prestare attenzione all’isola-mento acustico dell’unità im-mobiliare che si sta per abita-re perché questo potrà influire significativamente sulla quali-tà della vita.

Intervenire prima è ovvia-mente sempre più agevole che correre ai ripari dopo.

È inoltre auspicabile che tutti i professionisti del settore si

I risultati ottenuti hanno con-fermato l’efficacia della scelta progettuale e l’ottima realiz-zazione da parte dell’impresa intervenuta.

comparabile con un buon sistema anticalpestio sulla sorgente. La fi -gura 10 mette a confronto le pre-stazioni di isolamento nel domi-nio delle frequenze mostrando un miglioramento su tutto lo spettro.

ConclusioneLa tabella 1 mostra il confron-to tra l’indice di livello di calpe-stio prima e dopo l’intervento. Il miglioramento ottenuto è signi-fi cativo, pari a 24 dB, risultato

neo-Eubios 54 18 dicembre 2015 neo-Eubios 54 19 dicembre 2015

Figura 9: collaudo dell’indice di livello di calpestio

Figura 10: indice di livello di calpestio post operam

Tabella risultati

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neo-Eubios 54 20 dicembre 2015 neo-Eubios 54 21 dicembre 2015

INTRODUZIONENegli ultimi mesi si è ricominciato a parlare della pubblicazione di un nuovo decreto sul tema dei requisiti acustici passivi degli edifi ci.

La Legge Europea 2013 bis (Legge 30-10-2014, n. 161, in vigore dal 25 novembre 2014) infatti, all’articolo 19, delega il Governo ad “adottare, entro 18 mesi […], uno o più decreti legislativi per il riordino dei provvedi-menti normativi vigenti in materia di tu-tela dell’ambiente esterno e dell’ambiente abitativo dall’inquinamento acustico pro-dotto dalle sorgenti sonore fi sse e mobili”. Inoltre al comma 2 lettera g del medesimo articolo si legge che un decreto legislativo dovrà riguardare la “semplifi cazione delle procedure autorizzative in materia di re-quisiti acustici passivi degli edifi ci”Pertanto sembra vi sia, in un cer-to senso, spazio per la scrittura di un nuovo documento sull’acustica edilizia che andrà ad abrogare il D.P.C.M. 5-12-1997 “Determina-zione dei requisiti acustici passivi degli edifi ci”.Ma come dovrà essere impostato il decreto? Quali aspetti dovrà chiari-re rispetto al documento del 1997? Certamente il “nuovo DPCM” do-vrà rispondere a molte domande. In particolare però si ritiene che do-vrà individuare chiaramente il pro-prio campo di applicazione, i valori limite da rispettare e le procedure di verifi ca e controllo. Il Gruppo

di Lavoro di acustica ANIT, com-posto da soci aziende e soci indivi-duali, propone con questo articolo alcune semplici considerazioni su questi argomenti.

CAMPO DI APPLICAZIONEAd avviso del gruppo ANIT un nuovo decreto sull’acustica edilizia dovrà prevedere limiti di legge per:• Isolamento dai rumori aerei pro-venienti da altri ambienti abitativi o da ambienti di uso comune (ad es. vani scala)• Isolamento dai rumori esterni• Isolamento dai rumori da calpe-stio• Isolamento dai rumori da impian-ti a funzionamento continuo e di-scontinuo• Controllo del tempo di riverbero di alcuni ambienti abitativi

Le prescrizioni per queste proble-matiche potranno fare riferimen-to ai parametri e alle grandezze indicate nella norma UNI 11367 “Classifi cazione acustica delle unità immobiliari”. Pertanto i descrittori acustici da utilizzare per individua-re i valori limite potranno essere: R’w – indice di potere fonoisolante apparente, DnTw – indice di iso-lamento acustico normalizzato sul tempo di riverbero, D2mnTw – in-dice di isolamento acustico di fac-ciata, Lic – livello di rumore di im-pianti a funzionamento continuo,

Lid – livello di rumore di impianti a funzionamento discontinuo. Inoltre i nuovi limiti dovranno riguardare: le prestazioni dei singoli elementi tecnici (singole pareti, solai, faccia-te, ecc.), i valori di classe acustica dei singoli requisiti (che in estrema sintesi si ricavano mediando le pre-stazioni dei singoli elementi tecnici) e la classe acustica globale dell’uni-tà immobiliare (che è la media delle classi acustiche dei singoli requisiti). Si evidenzia che, per le prestazioni dei singoli elementi tecnici, la UNI 11367 defi nisce sia un “valore mi-surato”, risultato della misura in opera, sia un “valore utile”, che si ottiene “peggiorando” il valore mi-surato con un coeffi ciente relativo all’incertezza di misura.In generale si propone di differen-ziare i limiti in base alla destinazio-ne d’uso dell’ambiente abitativo ed alla tipologia di intervento (nuova costruzione o ristrutturazione). Il decreto dovrà inoltre specifi care chiaramente quali ambienti/ele-menti tecnici dovranno rispettare tali limiti.Infi ne si ritiene opportuno appli-care le prescrizioni agli ambienti abitativi caratterizzati dalle destina-zioni d’uso già previste nel DPCM 5-12-1997 (residenze, uffi ci, alber-ghi, pensioni, ospedali, cliniche, case di cura, scuole a tutti i livelli, attività ricreative o di culto, attività commerciali)

CONSIDERAZIONI PER UN NUOVO DECRETO SUI REQUISITI ACUSTICI PASSIVIA cura del

Gruppo di Lavoro di acustica ANIT *

VALORI LIMITE DA RISPETTAREPer nuove costruzioni e ristruttura-zioni totali si richiede, per tutte le destinazioni d’uso ad eccezione di ospedali e scuole, l’obbligo di pre-sentare in Comune, prima dell’ini-zio dei lavori, una relazione di pro-getto che attesti che:• I singoli elementi tecnici rispette-ranno i valori numerici corrispon-denti alla classe III della norma UNI 11367 (cfr. Tabella 1)• Le singole facciate degli ambienti abitativi rispetteranno anche pre-scrizioni legate al clima acustico dell’area.• Le singole partizioni dotate di ac-cessi o aperture che separano am-bienti abitativi da ambienti di uso comune rispetteranno i valori di base indicati nella UNI 11367 Ap-pendice B (cfr. Tabella 2)• Per le unità immobiliari aventi destinazione d’uso ricettiva i sin-goli elementi tecnici che separano

nella UNI 11367 Appendice B.• Per le unità immobiliari aventi de-stinazione d’uso ricettiva la classe acustica degli elementi tecnici che separano ambienti abitativi interni alla stessa unità immobiliare dovrà essere migliore o uguale alla classe III indicata nella UNI 11367.• Inoltre i valori misurati (non i va-lori utili) dei singoli elementi tecnici dovranno rispettare i valori nume-rici corrispondenti alla classe III della norma UNI 11367. • I valori rilevati in opera del tempo di riverbero degli ambienti indicati in precedenza dovranno rispettare le prescrizioni dell’Appendice C della UNI 11367.All’atto del rilascio dell’agibilità i Comuni dovranno acquisire la do-cumentazione relativa alla classe acustica globale e alle classi dei sin-goli requisiti.Per nuovi ospedali e scuole invece si propone di presentare in Comune, prima dell’inizio dei lavori, una re-

ambienti abitativi interni alla stes-sa unità immobiliare rispetteranno anche i valori numerici corrispon-denti alla classe III indicati nella UNI 11367 (cfr. Tabella 3)• Gli ambienti abitativi adibiti a aula scolastica, palestra, bar, sala ristorante, mensa o destinazioni d’uso simili rispetteranno i valori di tempo di riverbero ottimale indicati nell’Appendice C della UNI 11367

Inoltre il decreto dovrà specifi care che al termine dei lavori:• La classe acustica globale e le classi dei singoli requisiti dovranno essere migliori o uguali a classe III.• La classe di isolamento acustico di facciata dovrà rispettare anche prescrizioni legate al clima acustico dell’area• I valori utili delle singole parti-zioni dotate di accessi o aperture che separano ambienti abitativi da ambienti di uso comune dovranno rispettare i valori di base indicati

Tabella 3 – Classi acustiche alberghi UNI 11367

Tabella 2 – partizioni verso ambienti di uso comune UNI 11367

Tabella 1 – Classi acustiche UNI 11367

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neo-Eubios 54 22 dicembre 2015 neo-Eubios 54 23 dicembre 2015

lazione di progetto che attesti che:• I singoli elementi tecnici rispette-ranno i valori di base di cui all’ap-pendice A della UNI 11367 (cfr. Tabella 4). • Le singole partizioni dotate di ac-cessi o aperture che separano am-bienti abitativi da ambienti di uso comune rispetteranno i valori di base indicati nella UNI 11367 Ap-pendice B (cfr. Tabella 2)• Le singole facciate degli ambienti abitativi rispetteranno anche pre-scrizioni legate al clima acustico dell’area.Inoltre al termine dei lavori do-vranno risultare rispettati i valori indicati nei calcoli della relazione di progetto. Anche in questi casi all’at-to del rilascio dell’agibilità i Comu-ni dovranno acquisire la documen-tazione relativa ai requisiti acustici dell’edifi cio. In caso di ristruttura-zioni parziali (sostituzione, trasfor-mazione o modifi ca degli elementi tecnici), invece il decreto dovrà evi-denziare che l’intervento in que-stione dovrà tendere a migliorare, o quantomeno a non peggiorare, le prestazioni acustiche preesistenti. L’indicazione si applica solo agli

rispetto delle indicazioni dovrà es-sere dimostrato attraverso relazioni di calcolo o misure in opera. In ge-nerale le rilevazioni fonometriche dovranno essere eseguite seguendo le indicazioni delle più recenti nor-me tecniche di riferimento (UNI EN ISO). Il calcolo dell’indice di valutazione dei requisiti acustici dei singoli elementi tecnici dovrà essere effettuato utilizzando le pro-cedure delle norme UNI EN ISO 717, parte 1 e parte 2, del 2013. Seguendo le indicazioni della UNI 11367 inoltre si ritiene opportu-no considerare “non verifi cabili” gli elementi tecnici per i quali non possano essere attuate le procedure di misura specifi cate nelle norme. Entrando più nel dettaglio si ripor-tano di seguito alcune proposte su come dovranno essere interpretati, e verifi cati in opera, i limiti del futu-ro decreto.

RUMORI DI CALPESTIOPer i rumori di calpestio la pre-scrizione dovrà essere intesa come “livello di rumore percepito nell’ambiente disturbato da non superare”. Ad esempio il limite

elementi tecnici oggetto di ristrut-turazione e il rispetto della pre-scrizione dovrà essere dimostrato attraverso una relazione di calcolo o misure in opera. Considerata la variabilità degli interventi possibili si ritiene opportuno non specifi care valori limite da rispettare.Si specifi ca infi ne che tutti i calcoli previsionali dovranno essere realiz-zati seguendo le indicazioni delle più recenti norme tecniche di ri-ferimento. (Attualmente UNI EN 12354 e UNI TR 11175).

PROCEDURE DI VERIFICA E CONTROLLOPer nuove costruzioni e ristruttura-zioni totali si propone di introdur-re l’obbligo di verifi care i limiti di legge attraverso misure in opera a campione sull’edifi cio realizzato, eseguendo il collaudo almeno sul 10% degli elementi tecnici (pareti, solai, facciate) e sul 5% degli im-pianti installati. Per le partizioni e gli impianti non collaudati il titolare del permesso di costruzione dovrà autocertifi care il rispetto dei limiti di legge. Per le ristrutturazioni par-ziali invece, come già accennato, il

“L’nw ≤ 63 dB” deve interpretarsi che il livello di rumore da calpestio, percepito in un ambiente abitativo dopo aver attivato la sorgente di rumore in un altro ambiente, deve essere inferiore o uguale a 63 dB. L’ambiente emittente non deve ne-cessariamente essere soprastante all’ambiente ricevente e, se l’am-biente disturbato ha destinazione d’uso residenziale, la misura verrà eseguita posizionando la macchina da calpestio in una distinta unità immobiliare. Per altre destinazioni d’uso invece (ad esempio scuole o alberghi) la misura potrà essere rea-lizzata mettendo la sorgente anche all’interno della medesima unità immobiliare. Ovviamente, nel caso la macchina sia nella medesima uni-tà immobiliare, occorrerà verifi care che il rumore aereo della sorgente da calpestio non disturbi la rileva-zione. Si ritiene inoltre che la mac-china da calpestio non dovrà esse-re posizionata su: balconi, bagni, corridoi, ripostigli e, in generale, ambienti non abitativi. Al contrario potrà essere posta su ambienti abi-tativi, terrazzi sovrastanti ambienti abitativi, scale interne a una unità immobiliare, scale comuni e piane-rottoli. Le misure fonometriche di livello di rumore dovranno essere eseguite negli ambienti abitativi. Saranno esclusi dalle rilevazioni: bagni, corridoi, ripostigli e, in gene-rale, ambienti non abitativi.

RUMORI AEREI DA ALTRI AMBIENTI DELL’EDIFICIOPer l’isolamento ai rumori aerei la prescrizione riguarderà la pre-stazione di isolamento ai rumori tra due ambienti (emittente e rice-vente). Per le residenze ambiente emittente e ambiente ricevente dovranno essere in distinte unità immobiliari. Per altre destinazioni d’uso (ad esempio scuole o alber-

Le misure di livello di rumore do-vranno essere eseguite negli am-bienti abitativi. Saranno esclusi dalle rilevazioni: bagni, corridoi, ripostigli e, in generale, ambienti non abitativi.

CONCLUSIONICon questo articolo si è cercato di esporre il punto di vista del Grup-po di Lavoro di acustica ANIT sui contenuti di un nuovo decreto sui requisiti acustici passivi. Non si tratta di opinioni immutabili, ma di spunti per stimolare una discussione costruttiva su questi temi. Speriamo che possano con-tribuire a incentivare la pubblica-zione di un documento condiviso tra più parti.

ghi) potranno trovarsi all’interno della medesima unità immobiliare. Gli ambienti emittenti potranno essere: ambienti abitativi, scale co-muni e pianerottoli, box e garage.Al contrario la sorgente di rumore non potrà essere posizionata in: ba-gni, corridoi, ripostigli e ambienti non abitativi. Le misure di livello di rumore invece dovranno essere ese-guite negli ambienti abitativi. Sono esclusi dalle rilevazioni: bagni, cor-ridoi, ripostigli e, in generale, am-bienti non abitativi.

RUMORI ESTERNILa prescrizione riguarderà la pre-stazione di isolamento ai rumori tra ambiente esterno (emittente) e am-biento abitativo (ricevente). I limiti dovranno essere differenzia-ti in base al clima acustico esterno all’edifi cio. Le rilevazioni dovranno essere eseguite con eventuali siste-mi oscuranti aperti e con eventuali aperture di ingresso aria nella nor-male condizione di utilizzo. Le mi-sure di livello di rumore dovranno essere eseguite negli ambienti abi-tativi. Sono esclusi dalle rilevazioni: bagni, corridoi, ripostigli e, in gene-rale, ambienti non abitativi.

RUMORI DA IMPIANTILa prescrizione riguarderà il livello di rumore da impianti percepito nell’ambiente disturbato. Ad esem-pio “Lid ≤ 37 dBA” deve intendersi che il livello massimo di rumore da impianti a funzionamento discon-tinuo percepito in un ambiente abitativo, deve essere inferiore o uguale a 37 dBA. Si specifi ca che sarebbe opportuno differenziare i limiti di legge in base alla destina-zione d’uso dell’ambiente distur-bato, alla tipologia d’impianto e all’ambiente che serve l’impianto (a servizio della UI, a servizio di altra UI, a servizio dell’edifi cio).Tabella 4 – Valori per ospedali e scuole UNI 11367

Il Gruppo di lavoro di acustica ANIT è un gruppo, interno all’Associazione, avente lo scopo di contribuire attivamente alla diffusione, promozione e sviluppo dell’isolamento acustico nell’edilizia e nell’industria.

Rientrano tra gli scopi del gruppo:

• Stabilire un centro comune di relazione fra gli associati interessati ai temi di acustica edilizia.

• Defi nire le proposte dell’Associazione per la defi nizione della normativa legislativa e tecnica sull’isolamento acustico.

• Raccogliere, verifi care e diffondere le informazioni scientifi che, tecniche e statistiche relative all’isolamento acustico anche mediante collegamenti con organismi nazionali, Comunitari ed Associazioni estere.

• Effettuare e promuovere ricerche e studi di carattere tecnico, normativo, economico e di mercato riguardanti l’isolamento acustico in edilizia.

• Promuovere la realizzazione di incontri divulgativi sull’acustica edilizia.

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neo-Eubios 54 24 dicembre 2015 neo-Eubios 54 25 dicembre 2015

INTRODUZIONEIl presente articolo descrive come sia stato possibile ridurre la rumo-rosità di un impianto di Ventilazio-ne Meccanica Controllata (VMC) a seguito di semplici interventi di manutenzione. Nei paragrafi suc-cessivi vengono descritti l’impian-to, gli interventi eseguiti ed i risul-tati ottenuti.

DESCRIZIONEDELL’IMPIANTOL’impianto di Ventilazione Mecca-nica Controllata in esame è a ser-vizio di un singolo appartamento di circa 110 mq, all’ultimo piano di un edifi cio degli anni ’60, ed è stato posato nel 2010 in occasione di un intervento di ristrutturazio-ne dell’immobile. L’installazione era stata progettata da subito con l’intento di limitare il più possibile il disturbo da rumore nell’unità im-mobiliare. L’impianto è del tipo a fl ussi bilanciati con recupero di ca-lore statico, rete di distribuzione in controsoffi tto e presa aria ed espul-sione in copertura. La motoventi-lante, posizionata nel sottotetto su supporti antivibranti, è dotata di ventilatori centrifughi a pale rove-sce azionati da motori brushless a corrente continua, caratterizzati da

un sistema detto “ad inseguimento di portata”, che adatta automatica-mente il numero di giri alla portata impostata ed alla perdita di carico della rete di distribuzione e dei fi ltri. Lo scambiatore di calore, del tipo in contro corrente a piastre di allu-minio senza bypass, è alloggiato in uno scafo in polipropilene espanso nel controsoffi tto di uno dei bagni dell’appartamento, ed è quindi se-parato rispetto ai ventilatori. Que-sta confi gurazione (motoventilante nel sottotetto e recuperatore nel bagno) ha permesso di ridurre notevolmente l’impatto acustico dovuto alla rumorosità irradiata dai ventilatori e di massimizzare l’effi cienza termica del sistema. In-fatti lo scambiatore all’interno dello spazio riscaldato evita dispersioni di energia termica lungo la rete di distribuzione. Inoltre, al contempo, l’aver posizionato l’unità ventilante su supporti antivibranti in un appo-sito locale lontano dagli ambienti di vita, ha determinato una drastica riduzione del disturbo da rumore nell’unità immobiliare.La rete stessa è stata eseguita con condotti rigidi in acciaio zincato spiralato, il che consente, pur es-sendo di limitate dimensioni, di ridurre al minimo le perdite di ca-

rico e quindi il consumo elettrico dei ventilatori. Brevi tratti di canale fl essibile, a semplice parete o a dop-pia parete del tipo fonoassorbente, sono stati impiegati per comodità di installazione e come silenziatori e raccordi antivibranti. In partico-lare il raccordo della ventilante alla rete di distribuzione è stato eseguito mediante condotto fl essibile fono-assorbente per limitare al massimo la trasmissione di vibrazioni e di ru-more alle condotte.Il sistema è completato da bocchet-te di estrazione autoregolanti in estrazione, posizionate ad un’altez-za di circa m 2,50 rispetto al piano pavimento, e da bocchette orienta-bili per la mandata posizionate alla stessa altezza in soggiorno e nelle camere da letto.

L’INTERVENTO DI MANUTENZIONEL’intervento di manutenzione è consistito nella sostituzione dei fi ltri del recuperatore (Fig. 1 e 2), nella pulizia delle ventole me-diante spazzolatura (Fig. 3), e nel lavaggio dello scambiatore a pia-stre mediante acqua e detergente sgrassante (Fig. 4) per rimuovere eventuali impurità che avessero potuto superare i fi ltri.

RIDUZIONE DELLA RUMOROSITÀ DI UN IMPIANTO VMC CON INTERVENTI DI MANUTENZIONE ORDINARIAdi

Alberto Oreglia, Matteo Borghi *

Fig. 1 – Filtri sostituiti

Fig. 2 – Filtri nuovi

Fig. 3 – Ventola presa aria/immissione pre e post intervento

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neo-Eubios 54 26 dicembre 2015 neo-Eubios 54 27 dicembre 2015

Il pacco lamellare si presentava già piuttosto pulito, dato che l’utente ha sempre sostituito i fi ltri con la frequenza prescritta. Al contra-rio la ventola sul lato presa aria/immissione si presentava piuttosto sporca ricevendo l’aria diretta-mente dall’esterno ed essendo il fi ltro di classe F7 sull’aria immessa a valle della stessa.

I RISUTATI OTTENUTIPrima e dopo l’intervento di ma-nutenzione sono state eseguite

di portata”, determina ad una ri-duzione della perdita di carico e quindi dei giri motore necessari a mantenere la portata impostata.

CONCLUSIONIQuesto breve e semplice artico-lo è stato scritto con l’intento di sottolineare come un ordinario intervento di manutenzione possa contribuire, in alcuni casi, anche a ridurre il disturbo da rumore di un impianto di ventilazione mec-canica controllata. Si evidenzia pertanto ancora una volta l’im-portanza di mantenere in perfetta effi cienza, non solo energetica, gli impianti delle proprie abitazioni eseguendo controlli e manuten-zioni periodiche.

* Alberto OregliaTecnica 7 - VMC Group

Matteo Borghi - Tep S.r.l.

delle rilevazioni fonometriche per verifi care quanto la semplice pu-lizia dell’impianto avrebbe potu-to modifi care la rumorosità della VMC. Le misure sono state rea-lizzate nella camera matrimoniale, in quanto si trattava dell’ambiente “più disturbato” dal sistema di ri-cambio aria. Si specifi ca però da subito che, già prima della pulizia, il livello di rumore dell’impianto risultava di fatto molto contenuto. Le rilevazioni hanno evidenziato i risultati riportati nella Tabella 1 e nella Figura 5. Si è scelto di esporre i dati utilizzando il para-metro LAeq, livello equivalente di pressione sonora ponderato A, in quanto è l’attuale riferimento indi-cato nel D.P.C.M. 5-12-1997 “De-terminazione dei requisiti acustici passivi degli edifi ci”.L’intervento ha quindi comporta-to complessivamente una riduzio-ne di 3 dB della rumorosità nella camera matrimoniale, con evi-denti miglioramenti in particola-re nel range di frequenze compre-so tra 100 e 2500 Hz. La pulizia dell’impianto e la sostituzione dei fi ltri infatti, in presenza di venti-latori del tipo “ad inseguimento

Fig. 4 – Lavaggio dello scambiatore

Tab. 1 – Valori di LAeqpre e post intervento

Fig. 5 – Bande in frequenza tra 50 e 5000 Hz

LAeq [dBA]VMC spenta 21.1VMC accesa - pre pulizia 26.3VMC accesa - post pulizia 23.3

Sono circolate di recente in rete le bozze del decreto di prossima pub-blicazione Gazzetta Uffi ciale sul nuovo Conto Termico 2016. ANIT ha collaborato alla raccolta e invio di alcune osservazioni al testo invian-dole ai Ministeri competenti per-tanto si riportano in questo articolo i passaggi più importanti ed essenziali del decreto focalizzando anche alcu-ne interessanti novità sia per quanto riguarda la platea di interventi age-volabili sia per lo snellimento delle pratiche burocratiche necessarie per presentare la domanda.

Novità e spunti interessanti del decretoLa prima interessante novità riguar-da l’estensione degli incentivi ad al-tre tre tipologie di interventi effettua-te su edifi ci esistenti pubblici :• La trasformazione degli edifi ci esistenti in “edifi ci a energia quasi zero”; • La sostituzione di sistemi per l’illu-minazione d’interni e delle pertinen-ze esterne degli edifi ci esistenti con sistemi effi cienti di illuminazione;• L’installazione di tecnologie di ge-stione e controllo automatico (bu-ilding automation) degli impianti termici ed elettrici degli edifi ci, ivi compresa l’installazione di sistemi di termoregolazione e contabilizzazio-ne del calore.

Concorrono alla determinazione delle spese ammissibili ai fi ni dell’in-centivo quelle di seguito elencate, comprensive di IVA, dove essa costi-tuisca un costo: 1. per gli interventi di trasformazio-ne degli edifi ci a energia quasi zero: i) fornitura e messa in opera di ma-teriali e tecnologie fi nalizzati al con-seguimento della qualifi ca di “edifi ci a energia quasi zero”;ii) demolizione e ricostruzione degli elementi costruttivi dell’involucro e degli impianti per i servizi di riscal-damento, raffrescamento, produzio-ne di acqua calda e illuminazione (ove considerata per il calcolo della prestazione energetica), ove coe-rente con gli strumenti urbanistici vigenti;iii) demolizione e ricostruzione delle strutture dell’edifi cio;iv) eventuali interventi per l’adegua-mento sismico delle strutture dell’e-difi cio, rafforzate o ricostruite, che contribuiscono anche all’isolamento termico;

2. per gli interventi di sostituzione di sistemi per l’illuminazione d’interni e delle pertinenze esterne degli edi-fi ci esistenti con sistemi effi cienti di illuminazione:i) fornitura e messa in opera di siste-mi effi cienti di illuminazione confor-mi ai requisiti minimi defi niti negli

allegati tecnici al presente decreto; ii) adeguamenti dell’impianto elet-trico; iii) eventuale smontaggio e dismis-sione dei sistemi per l’illuminazione preesistenti;

3. per gli interventi di installazione di tecnologie di gestione e controllo automatico (building automation) degli impianti termici ed elettrici de-gli edifi ci: i) fornitura e messa in opera di siste-mi di building automation fi nalizzati al controllo dei servizi considerati nel calcolo delle prestazioni energe-tiche dell’edifi cio e conformi ai re-quisiti minimi defi niti nell’Allegato I al presente decreto; ii) adeguamenti dell’impianto elettri-co e di climatizzazione invernale ed estiva;

Sicuramente di questi interventi il più rilevante e in linea con la STrate-gia per la Riqualifi cazione Energeti-ca del Parco Immobiliare Nazionale (STREPIN, si veda la consultazione pubblica conclusa il 4 dicembre di due documenti messi a disposizione dal Mise per le azioni da intrapren-dere per l’effi cienza energetica degli edifi ci pubblici ) è quello relativo alla trasformazione degli edifi ci esistente in edifi ci a energia quasi zero. C’è la volontà ministeriale di porsi

IL FUTURO CONTO TERMICO NELLA STRATEGIA PER LA RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA

DEL PARCO IMMOBILIARE NAZIONALE

di

* Daniela Petrone

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neo-Eubios 54 28 dicembre 2015 neo-Eubios 54 29 dicembre 2015

obiettivi importanti e si spera rag-giungibili, trasformare infatti un edifi cio esistente in edifi cio a ener-gia quasi zero vuol dire rispettare i requisiti imposti dal recente DM. 26/06/2015 e riportati di seguito:a) tutti i seguenti indici, calcolati secondo i valori dei requisiti mini-mi vigenti dal 1° gennaio 2019 per gli edifi ci pubblici e dal 1° gennaio 2021 per tutti gli altri edifi ci, risulta-no inferiori ai valori dei corrispon-denti indici calcolati per l’edifi cio di riferimento (edifi cio virtuale geome-tricamente equivalente a quello di progetto ma dotato dei parametri energetici e delle caratteristiche ter-miche minime vigenti): - il coeffi ciente medio globale di scambio termico per trasmissione per unità di superfi cie disperdente (H’T); - l’area solare equivalente estiva per unità di superfi cie utile; - l’indice di prestazione energetica per la clima-tizzazione invernale (EPH), l’indice di prestazione termica utile per la climatizzazione estiva, compreso l’eventuale controllo dell’umidità (EPC), l’indice di prestazione ener-getica globale, espresso in energia primaria (EPgl), sia totale che non rinnovabile; - i rendimenti dell’impianto di cli-matizzazione invernale ( H), di cli-matizzazione estiva ( c) e di produ-zione dell’acqua calda sanitaria ( w); b) sono rispettati gli obblighi di inte-grazione delle fonti rinnovabili nel rispetto dei principi minimi di cui all’Allegato 3, paragrafo 1, lettera c), del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28.

Per raggiungere questi obiettivi l’in-centivo previsto arriva fi no al 65% delle spese sostenute fi no ad una cifra massima variabile da 1,7 a 1,5 milioni di euro a seconda della zona climatica.

condensazione conformi ai requisiti tecnici previsti dal presente decreto, la cui potenza termica utile nomi-nale dell’apparecchio è inferiore o uguale a 35 kW. Con riferimento a interventi di installazione di impian-ti solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria e/o ad inte-grazione dell’impianto di climatiz-zazione invernale la superfi cie sola-re lorda del collettore o del sistema solare è inferiore o uguale a 50 mq.Tra le spese agevolabili ci sono an-che tutte quelle, per così dire, di ser-vizio: quindi rimborsabili (al 100% per le pubbliche amministrazioni e per il 50% per imprese e privati) i costi per l’incarico a un tecnico professionista per la redazione della diagnosi energetica e dell’attestato di prestazione energetica, entrambi prodromici per la trasformazione di un fabbrico in un edifi co NZEB.I fondi messi a disposizione per l’av-vio del nuovo Conto Termico 2016 ammontano a 900 milioni di euro suddivisi in 700 milioni per le ammi-nistrazioni pubbliche e 200 milioni per il settore privato (imprese e pri-vati cittadini).

Osservazioni di carattere prettamente tecnico suirequisiti richiesti dal conto termico per gli interventi sull’involucro Allegato I – 1 – tabella 1 : Criteri di ammissibilità degli interventiCriticitàI valori di trasmittanza minimi ri-chiesti sono molto restrittivi se con-siderati comprensivi di ponti termici per cui si chiede di chiarire se tali valori sono medi o se corrispondo-no al valore della struttura corrente. Qualora fossero considerati valori della struttura corrente ma è im-portante richiedere l’adozione di

Confermati, anche nel nuovo Con-to Termico 2016, gli incentivi fi no al 40% della spesa sostenuta per gli interventi di isolamento termico del-le superfi cie opache delimitanti un volume climatizzato, la sostituzione di chiusure trasparenti (compresi gli infi ssi), la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con ge-neratori di calore a condensazione , pompe di calore elettriche e a gas, impianti geotermici e a biomassa, l’installazione di collettori solari ter-mici per la produzione di ACS, la so-stituzione di scaldacqua elettrici con quelli a pompa di calore e l’instal-lazione di sistemi di schermatura e ombreggiamento delle chiusure tra-sparenti. Sono comunque aumenta-ti i valori di incentivo massimo rela-tivi a questi interventi, l’incremento del massimale consente di effettuare interventi su edifi ci di superfi cie e volumi nella media del patrimonio edilizio esistente ma non per edifi ci un po’ più grandi e complessi come ad esempio le scuole provinciali dove le superfi ci disperdenti sono elevate e l’incentivo si riduce ad un 15-20% per via del limite massimo.

Una ulteriore novità per il settore privato stavolta riguarda le procedu-ra di accesso all’incentivo, la bozza del decreto precede che il gestore dei servizi energetici predisponga un Catalogo di prodotti e soluzioni tec-nologiche la cui adozione darà dirit-to a un riconoscimento degli incen-tivi semplifi cato e quasi automatico.Il Catalogo è un elenco, reso pub-blico e aggiornato periodicamente dal GSE, contenente apparecchi, macchine e sistemi, identifi cati con marca e modello, per la produzione di energia termica per interventi di sostituzione di impianti di climatiz-zazione invernale esistenti con im-pianti di climatizzazione invernale utilizzanti generatori di calore a

soluzioni tecnologiche atte a ridurre l’incidenza delle dispersioni dei pon-ti termici e soprattutto la verifi ca ter-mo igrometrica di assenza di muffa e condensa superfi ciale conforme alla UNI EN 13788 con particolare attenzione ai ponti termici.Per i valori di trasmittanza relativi ai pavimenti è precisato che il calcolo sia effettuato secondo le norme UNI EN ISO 6946, si chiede di precisare che nel caso di pavimenti su terre-no il calcolo va effettuato secondo la UNI EN 13370 norme specifi ca per

Perché legare la sostituzione degli infi ssi anche all’installazione di si-stemi di termoregolazione o valvole termostatiche? E’ più logico collega-re quest’obbligo all’installazione del generatore a condensazione poiché è precisato nel testo vale la pena ri-portarlo anche nella tabella.

Proposta di modifi ca Tabella 1 - Valori di trasmittanza massimi consentiti per l’accesso agli incentivi (in grassetto le aggiunte e modifi che proposte)

le dispersioni attraverso il terreno e vespai che tiene conto del contributo positivo del terreno stesso.I valori di trasmittanza delle pareti perimetrali sono da applicare an-che ai valori di trasmittanza delle strutture verso locali non riscaldati? Occorrerebbe aggiungere una nota alla tabella che specifi chi che i valori limite delle trasmittanza verso locali non riscaldati sono ottenuti dividen-do i valori della tabella per i coeffi -cienti btr,U tabellati nella UNI TS 11300-1.

Tabella 1

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neo-Eubios 54 30 dicembre 2015 neo-Eubios 54 31 dicembre 2015

Allegato I – 1 Nel testo è scritto:“Per i soli interventi di cui all’articolo 4, comma 1, lettera a), in alternativa al rispetto delle trasmittanze di cui alla Tabella 1, nel caso in cui per l’edificio oggetto dell’intervento sia stata dichiarata la fine dei lavori e sia stata presentata la richiesta di iscrizione al Catasto edilizio urbano prima del 29 ottobre 1993, data di entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, ai fini dell’accesso all’in-centivo è necessario ottenere un miglioramento dell’indice di prestazione energetica alme-no del 70% rispetto al valore precedente alla realizzazione dell’intervento stesso.

A tal fine il richiedente invia, insieme alla documentazione di cui all’articolo 6 del presen-te decreto, gli attestati di cer-tificazione energetica relativi allo stato dell’immobile prima e dopo la realizzazione dell’in-tervento.”

te decreto, gli attestati di cer-tificazione energetica relativi allo stato dell’immobile prima e dopo la realizzazione dell’in-tervento.”

Allegato I – 2.3 Solare termico e solar cooling

Al punto h) ii. È riportato il riferimento ancora al vecchio DPR 59/09 ora abrogato.

* Daniela Petrone,Vice Presidente ANIT

Precisare di quale indice di pre-stazione energetica è richiesto il miglioramento del 70% : si tratta di EPH,nd ?

Proposta di modifica “Per i soli interventi di cui all’articolo 4, comma 1, lettera a), in alternativa al rispetto delle trasmittanze di cui alla Tabella 1, nel caso in cui per l’edificio oggetto dell’intervento sia stata dichiarata la fine dei lavori e sia stata presentata la richiesta di iscrizione al Catasto edilizio urbano prima del 29 ottobre 1993, data di entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, ai fini dell’accesso all’in-centivo è necessario ottenere un miglioramento dell’indice di prestazione termica utile per riscaldamento, EPH,nd, alme-no del 70% rispetto al valore precedente alla realizzazione dell’intervento stesso.

A tal fine il richiedente invia, insieme alla documentazione di cui all’articolo 6 del presen-

Tabella 2 - Requisiti tecnici di soglia minimi consentiti per l’accesso agli incentivi

IntroduzioneLa prima versione della norma UNI 10351 “Materiali e prodotti per edilizia. Proprietà termoigrometriche. Procedura per la scelta dei valo-ri di progetto” è stata pubblicata nel 1994.

I valori delle caratteristiche termoigrometriche dei mate-riali riportati nella norma era-no frutto di un lavoro appro-fondito, portato avanti dalla metà degli anni ’70 in poi. Per questo motivo alcuni dei dati riportati, pur definiti a suo tempo in modo assolutamente rigoroso, non rispecchiano più i prodotto, anche dello stesso tipo, presenti oggi sul mercato.Parallelamente nel 2008 è sta-ta pubblicata la UNI EN ISO 10456 “Materiali e prodotti per l’edilizia” che si affianca e in parte sostituisce la UNI 10351:1994. L’esistenza di entrambe le nor-me come riferimento per i va-lori di conduttività termica, di colore specifico e resistenza al passaggio del vapore dei ma-

teriali impiegati nell’edilizia ha determinato la necessità di chiarire gli ambiti di applica-zione.La pubblicazione della versio-ne 2015 della UNI 10351 ha lo scopo di fornire la metodolo-gia per il reperimento dei valo-ri di riferimento per la condut-tività termica, la resistenza al passaggio del vapore e il calore specifico dei materiali da co-struzione in base all’epoca di installazione.La norma integra quanto non presente nella UNI EN ISO 10456 con particolare riferi-mento ai materiali isolanti per l’edilizia.

Valori di riferimentoI valori di riferimento da prende-re in considerazione sono distinti a seconda che si tratti di materia-li già in opera o da impiegare in nuove costruzioni o che si tratti di materiali generici o materiali isolanti.A seconda del caso, come descrit-to di seguito, i valori di riferimen-to sono riportati: - nel prospetto A.1 della

UNI 10351:2015;- nel prospetto 2 della UNI 10351:2015;- nei prospetti 3, 4 e 5 della UNI 10456:2008;- nella marcatura CE del prodotto;- in letteratura.

MATERIALI GIÀ IN OPERAMateriali da costruzione genericiPer determinare i valori di con-duttività termica e di resistenza al passaggio del vapore dei ma-teriali da costruzioni generici, come defi niti dalla UNI EN ISO 10456:2008, posti in opera prima dell’entrata in vigore della UNI EN ISO 10456:2008 (ovvero pri-ma del maggio 2008), si fa riferi-mento al prospetto A.1 della UNI 10351:2015.Nel caso di installazione succes-siva al maggio 2008, per tutti i parametri si devono considerare i valori riportati nei prospetti 3 e 4 della UNI 10456:2008.Il prospetto A.1 può essere uti-lizzato per la determinazione delle prostrazioni dei materiali in opera in cui non si abbiano

LA NORMA UNI 10351: 2015.Estratto dalla Terza Edizione del Volume 1 ANIT “I materiali isolanti”

a cura di ANIT

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neo-Eubios 54 32 dicembre 2015 neo-Eubios 54 33 dicembre 2015

dati attendibili sull’epoca di in-stallazione, nel caso in cui il ma-teriale non sia presente nella UNI EN ISO 10456:2008 o non vi si-ano altre possibilità per reperire informazione sulle relative carat-teristiche.

Per determinare il valore del calo-re specifi co si deve far riferimento al prospetto 3 della UNI EN ISO 10456:2008 e per i materiali non presenti a valori di letteratura.

Materiali isolanti termici per l’edilizia

Conduttività termicaPer i materiali isolanti posti in opera prima dell’entrata in vigore dell’obbligo della relativa marca-tura CE (si veda la Tabella A.1 di seguito riportata), di cui non si abbiano dati attendibili o non vi siano altre possibilità di reperire informazioni sulle effettive carat-teristiche, per la determinazione della conduttività termica, si deve far riferimento al prospetto A.1 della UNI 10351:2015 (valori già maggiorati con il fattore m%).Nel caso di installazione successi-va all’entrata in vigore dell’obbli-go della marcatura CE, in assen-za di dati relativi alla marcatura dello specifi co prodotto installato, si devono considerare i valori ri-portati nel prospetto 2 della UNI 10351:2015.

Coeffi ciente di resistenzaal passaggio del vaporePer i materiali isolanti posti in opera prima dell’entrata in vigore dell’obbligo della relativa marca-tura CE (si veda la Tabella A.1 di seguito riportata), di cui non si abbiano dati attendibili o non vi siano altre possibilità di repe-rire informazioni sulle effettive

Materiali isolanti termici per l’edilizia

Conduttività termicaPer i materiali isolanti dotati di marcatura CE, si deve fare rife-rimento alla conduttività termica dichiarata nella marcatura CE dello specifi co prodotto isolante utilizzato.Qualora non si conosca ancora lo specifi co prodotto da porre in opera, si utilizzano i valori for-niti nel prospetto 2 della UNI 10351:2015. Questi valori sono da considerare indicativi della conduttività termica dichiarata di materiali isolanti con marcatura CE obbligatoria o volontaria re-peribili sul mercato nazionale alla data di pubblicazione della nor-ma stessa.

Coeffi ciente di resistenzaal passaggio del vaporePer i materiali isolanti dotati di marcatura CE, si deve fare riferi-mento al coeffi ciente di resistenza al passaggio del vapore presente nella marcatura CE dello specifi -co prodotto utilizzato.Qualora non si conosca ancora lo specifi co prodotto da porre in opera, utilizzare i valori forni-ti nel prospetto 4 della UNI EN ISO 10456:2008.

Calore specifi coPer i materiali isolanti di nuova in-stallazione, per la determinazione del calore specifi co, si utilizzano i valori riportati nel prospetto 4 della UNI EN ISO 10456:2008 o, se disponibili, valori forniti dal produttore supportati da prove di laboratorio. Qualora non sia possibile repe-rire alcun valore, si assume il valore di calore specifi co pari a 1000 J/kgK.

caratteristiche, il coeffi ciente di resistenza al passaggio del vapo-re si ricava a partire dai valori di permeabilità forniti nel prospetto A.1 della UNI 10351:2015.Nel caso di installazione successi-va all’entrata in vigore dell’obbli-go della marcatura CE, in assenza di dati relativi alla marcatura del-lo specifi co prodotto installato, si devono considerare i valori ripor-tati nel prospetto 4 della UNI EN ISO 10456:2008.

Calore specifi coPer i materiali isolanti già in ope-ra, per la determinazione del ca-lore specifi co, in assenza di dati più attendibili, si utilizzano i va-lori riportati nel prospetto 4 della UNI EN ISO 10456:2008. Per i materiali non presenti si assume il valore di calore specifi co pari a 1000 J/kgK.

MATERIALI DI NUOVA INSTALLAZIONEMateriali da costruzione genericiPer i valori di conduttività termi-ca, di resistenza al passaggio del vapore e di calore specifi co, in as-senza di dati riportati nella mar-catura CE dello specifi co prodot-to, si utilizza il prospetto 3 della UNI EN ISO 10456:2008.I valori di resistenza al passaggio del vapore ricavabili dai valo-ri di spessore equivalente d’aria riportati nel prospetto 5 della UNI EN ISO 10456:2008 rap-presentano i valori di riferimento da considerare in caso di nuova installazione per i materiali im-permeabilizzanti.Per materiali da costruzione ge-nerici non compresi nella UNI EN ISO 10456:2008 si fa rife-rimento a al prospetto A.1 della UNI 10351:2015.

Tabella A.1 - Data di entrata in vigore dell’obbligo della marcatura CE per diversi materiali isolantisecondo quanto indicato nel prospetto 2 della norma UNI 10351:2015.

Tabella A.2 - Schema per la determinazione dei valori di riferimento per materiali già in opera generici e isolanti in accordo con UNI 10351:2015.

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Tabella A.3 - Schema per la determinazione dei valori di riferimento per materiali di nuova installazione genericie isolanti in accordo con UNI 10351:2015.

SCHEDE DEI MATERIALIDi seguito sono riportate alcune delle schede dei materiali isolanti riportate nell’ultima Edizione del Vol. 1 de “I materiali isolanti” di ANIT (gennaio 2016). Le schede sono uno strumento di consultazio-ne per tutti i professionisti (proget-tisti, certifi catori energetici, consu-lenti tecnici, operatori termografi ci, tecnici acustici) chiamati a cono-scere le principali caratteristiche e applicazioni dei materiali isolanti. Sono anche un utile strumento di consultazione e catalogazione per il settore industriale e per chi si occu-pa di ricerca: aziende che produco-no e commercializzano i materiali isolanti, rivenditori edili, posatori, imprese di costruzione, Università e laboratori.

Come si leggono le schede dei materiali? Le schede hanno uno schema fi s-so in modo da facilitare la lettura e il confronto dei dati riportati. Le schede dei materiali possono avere una o due pagine in base alla quan-tità di dati disponibili per la tipo-logia del prodotto. Di seguito una guida alla lettura delle schede:

Nome, codice del materiale e gruppo di appartenenza, immagine del prodotto.

Descrizione del processo produttivo e della presentazione del prodotto in commercio.

Norma di prodotto di riferimento o esi-stenza di ETA (benestare tecnico euro-peo). Esempio di codice alfanumerico descrivente i requisiti e le prestazioni del materiale. Il codice esempio non è esau-stivo di tutte le caratteristiche del prodot-to e i valori, le classi e livello sono solo esempi indicati nelle norme di prodotto o negli ETA.

La scheda delle caratteristiche termiche indica i valori da fonti normative o da fonti varie; per fonti varie si intendono le indicazioni dei produttori.

Per alcuni materiali sono disponibili molti dati in letteratura; per altri materiali che si propongono al mercato da minore tempo sono presenti meno dati.

Tutte le prestazioni descritte sono spiegate in modo approfondito nei capitoli prece-denti del volume: prestazioni invernali, estive, igrotermiche, acustiche, fuoco e altra caratteristiche (per lo più di natura meccanica).

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neo-Eubios 54 39 dicembre 2015

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(A05/18)

(B06/32)

(A05/32)

(B07/06)

(A05/28)

(B07/14)

(A05/20)

(B07/02)

(B06/24)

(B06/22)

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(B06/06)

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SCHEDA 1 POLISTIRENE ESPANSO SINTERIZZATO Codice: EPSGruppo: materiale cellulare sinte-tico organicoTraduzione ing/ted/fra: expan-ded polystyrene / expandierter Polystyrolschaum / polystyrène espansé

Processo Produttivo Le perle contenenti il gas espan-dente vengono gonfi ate a vapore e versate in stampi (blocchiere) dove completano la loro espan-sione a vapore saldandosi tra

possono essere utilizzati sia soli che rivestiti con altri materiali quali ad esempio impermeabi-lizzanti.

Scheda marcatura CENorma di prodotto: UNI EN 13163 “Isolanti termici per edilizia – Prodotti di polistire-ne espanso ottenuti in fabbrica – Specifi cazione” 2009

Esempio di codice: EPS – EN 13163 – T(2)- L(3) – W(2) – S(5) – P(30) – BS 100 – CS(10)60 – DS(N)5 – DLT(1)5 – TR50 – WL(T)5 – WD(V) 15

loro ovvero sinterizzandosi.I blocchi vengono successiva-mente stagionati per eliminare l’acqua e segati in pannelli o sa-gomati. Un altro processo pre-vede l’uso di stampi dove viene completata l’espansione a vapo-re nelle forme determinate dallo stampo. I pannelli stampati ven-gono successivamente stagionati per eliminare l’acqua.

Come si trova in commercioIl polistirene espanso sinteriz-zato si trova in commercio sot-to forma di pannelli e prodotti sagomati sottotegola. I pannelli

Pannelli in EPS Pannelli in EPS sagomati

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neo-Eubios 54 40 dicembre 2015 neo-Eubios 54 41 dicembre 2015

SCHEDA 2LANA DI ROCCIACodice: MWGruppo: materiale fi broso sinteti-co inorganicoTraduzione ing/ted/fra: mine-ral wool / Mineralwolle / laine minérale

Processo Produttivo Materie prime: miscugli di rocce (diabase, basalto, dolomite) di ori-gine vulcanica o sedimentaria.Le materie prime vengono me-scolate con carbon coke, laterizi, o scorie d’altoforno e fusa nel forno

li, feltri, rotoli e coppelle.Viene utilizzata sia da sola che ac-coppiata con altri materiali come barriere al vapore, polietilene, al-luminio ecc.

Scheda marcatura CENorma di prodotto: UNI EN 13162 “Isolanti termici per edilizia – Prodotti in lana mi-nerale ottenuti in fabbrica – Speci-fi cazione” 2009

Esempio di codice: MW – EN 13162 – T6 – DS(T,H) – CS(10)70 – TR15 – PL(5)100 – MU1 – CP3 – AP0.35 – AW0.40

cubilotto a T 1500°÷1600°C. Qui si assiste alla fusione della roccia, che si trasforma in roccia fusa (melt), la quale viene trasformata in fi bre e spruzzata di resina ed olio. La lana di roccia viene quin-di distribuita tramite un pendolo su un tappeto che viene in seguito fatto passare in un forno di poli-merizzazione al fi ne di consentire l’indurimento del legante. Il mate-riale viene quindi tagliato a misura ed imballato.

Come si trova in commercioLa lana di roccia si può trovare in commercio sotto forma di pannel-

1 Per i valori di conduttività termica proposti il signifi cato delle fonti è il seguente:- il valore delle “fonti varie” è quello indicato dai produttori nelle schede tecniche;- il valore della “UNI 10351 prospetto 2” è indicativo del λ

D di materiali isolanti con marcatura CE

reperibili sul mercato nazionale alla data di pubblicazione della norma (giugno 2015)- il valore della “UNI 10351 prospetto A.1” è il dato generico delle tabelle di norma (vd. App.A).2 Il valore è impiegabile per contenuti di umidità nel materiale inferiori al 10% del volume.

Feltri e rotoli in lana di roccia Pannelli rigidi o semirigidi in lana di roccia

SCHEDA 1

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3 Per i valori di conduttività termica proposti il signifi cato delle fonti è il seguente:- il valore delle “fonti varie” è quello indicato dai produttori nelle schede tecniche;- il valore della “UNI 10351 prospetto 2” è indicativo del λ

D di materiali isolanti con marcatura CE

reperibili sul mercato nazionale alla data di pubblicazione della norma (giugno 2015)- il valore della “UNI 10351 prospetto A.1” è il dato generico delle tabelle di norma (vd. App.A).4 Il valore è impiegabile per contenuti di umidità nel materiale inferiori al 15% del volume e non può essere impiegato se il lato caldo del materiale isolante è costantemente in contatto con umidità prodotta.5 I dati possono variare sensibilmente in base alla tipologia di prodotto ed alla sua posa in opera. Si raccomanda di analizzare le schede dei produttori.

neo-Eubios 54 43 dicembre 2015neo-Eubios 54 42 dicembre 2015

SCHEDA 3FIBRA DI LEGNOCodice: WFGruppo: materiale fi broso natura-le organicoTraduzione ing/ted/fra: wood fi -bre/ Holzfaser / fi bres de bois

Processo Produttivo La materia prima è il legno di scarti di segheria con aggiunte di colle, resine e bitume.Si frantumano i trucioli in di-mensioni pressoché costanti;

SCHEDA 2 re in commercio sotto forma di pannelli.

Scheda marcatura CENorma di prodotto: UNI EN 13171 “Isolanti termici per edilizia – Prodotti in fi bra di legno ottenuti in fabbrica – Speci-fi cazione” 2009

Esempio di codice: WF – EN 13171 - T4 - DS(70) - CS(10/Y)20 - TR30 – WS - MU5

poi con processi termomecca-nici si raffinano le fibre. Si passa poi all’immersione in bagni ricchi di additivi e so-spensioni.

L’acqua di processo viene aspi-rata e i pannelli passano alla pressatura. Segue infine una fase di essicazione in cui l’u-midità passa dal 40 al 2%.

Come si trova in commercioLa fibra di legno si può trova-

Fibre di legno Pannello in fi bra di legno

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neo-Eubios 54 45 dicembre 2015neo-Eubios 54 44 dicembre 2015

6 Per i valori di conduttività termica proposti il signifi cato delle fonti è il seguente:- il valore delle “fonti varie” è quello indicato dai produttori nelle schede tecniche;- il valore della “UNI 10351 prospetto 2” è indicativo del λ

D di materiali isolanti con marcatura CE

reperibili sul mercato nazionale alla data di pubblicazione della norma (giugno 2015).7 Il valore è impiegabile per contenuti di umidità nel materiale inferiori al 5% del volume.

I MATERIALI ISOLANTIGuida all’approccio prestazione per la scelta dei materiali isolanti

Dalla prima edizione di questo libro (ottobre 2005) ad oggi, il mondo dell’edilizia ha assi-stito a una forte spinta verso l’efficienza energetica legata soprattutto alla volontà euro-pea di ridurre il fabbisogno energetico di uno dei settori più energivori dell’intero con-tinente.

E in questo contesto la riduzio-ni delle dispersioni energetiche e quindi il corretto uso dei ma-teriali isolanti giocano tuttora un ruolo fondamentale.

dei materiali e dei prodotti per l’edilizia.

Tarda invece a prendere il via una nuova e forte evoluzione culturale nel mondo dell’edi-lizia. Esistono ovviamente numerosi esempi d’alto livello (con pro-gettazione curata delle presta-zioni invernali, estive, acusti-che, ecc. dell’involucro), ma ad oggi l’impressione è che siano ancora in minoranza rispetto alla totalità degli interventi soprattutto nel mondo della ri-qualificazione energetica degli edifici.

Con questo libro si vuole dare un piccolo contributo alla dif-fusione delle conoscenze tec-niche dei materiali isolanti. Nell’introduzione dell’edizio-ne del 2013 ci si chiedeva qua-le fosse “il migliore materiale isolante”.

Oggi la domanda è senz’altro d’attualità e la sfida della ri-sposta dipende proprio dall’e-voluzione culturale attesa.

Ed. TEP 201625 euro - 196 pagine

ISBN: 978-88-905300

Negli ultimi 10 anni questa tendenza si è tradotta in una forte evoluzione legislativa e normativa, che potrebbe por-tare oggi a una nuova evolu-zione culturale.

Abbiamo assistito infatti all’intro-duzione di numerosi regolamen-ti (a partire dal DLgs 192/2005 fi no al DM 26/6/2015) per i quali il controllo delle dispersio-ni dell’involucro è stato ed è alla base dell’effi cientamento degli edifi ci sia nuovi che da riqualifi -care.

Abbiamo assistito inoltre allo sviluppo normativo delle mo-dalità di dichiarazione delle prestazioni dei materiali e del-le modalità di scelta delle loro caratteristiche di progetto. Esistono oggi infatti norme se-vere per la corretta commer-cializzazione dei prodotti da costruzione legate alla mar-catura CE, alla dichiarazione di prestazione DoP, alla valu-tazione tecnica europea ETA, ecc; ed è completo il quadro delle norme tecniche per la caratterizzazione dei materiali grazie alla pubblicazione nel maggio 2008 della UNI EN ISO 10456 e nel giugno 2015 della UNI 10351 dedicate alle proprietà termoigrometriche

SCHEDA 3

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neo-Eubios 54 47 dicembre 2015neo-Eubios 54 46 dicembre 2015

per non trovarsi sorprese ad edificio o intervento realizzato (vd. Figura 3.2).

Definizione e calcolo dei ponti termiciLe norme di riferimento per la va-lutazione dei ponti termici sono la UNI EN ISO 14683:2008 “Ponti termici in edilizia. Flussi termici e temperature superfi ciali. Calco-li dettagliati” e la UNI EN ISO 10211:2008 “Ponti termici in edi-lizia. Flussi termici e temperature superfi ciali. Calcoli dettagliati”.Secondo queste norme il ponte termico è defi nito come: “parte dell’involucro edilizio dove la resistenza termica, altrove uni-forme, cambia in modo signifi -cativo per effetto della compe-netrazione totale o parziale di materiale con conduttività ter-

di un ponte termico si traduce, come vedremo nel dettaglio nelle pagine che seguono, attraverso il calcolo del coeffi ciente ψ , detto coeffi ciente di trasmittanza linei-ca o di trasmittanza lineare. Que-sto coeffi ciente può essere utiliz-zato per valutare l’incidenza dei ponti termici nella verifi ca della trasmittanza media e nel calcolo delle dispersioni attraverso l’invo-lucro come mostrato di seguito.

Trasmittanza termica media di una struttura:

Coefficiente dispersivo attra-verso l’involucro:

mica diversa nell’involucro edi-lizio, e/o della variazione dello spessore della costruzione, e/o della differenza tra le aree inter-na ed esterna, come avviene per esempio in corrispondenza delle giunzioni tra parete, pavimento e soffi tto.”In altri termini si può dire che ogni qualvolta si presenti una di-scontinuità che “turba” il fl usso dispersivo lungo il profi lo dell’in-volucro che racchiude gli spazi riscaldati si è in presenza di un ponte termico. Come mostrato nella fi gura sottostante, il nume-ro di ponti termici è quindi con-siderevole anche negli edifi ci più semplici, visto che è suffi ciente un angolo, un cambio di sezione o una giunzione tra due elemen-ti per modifi care l’uniformità del fl usso termico. La valutazione

Figura 3.2 - Esempi di formazione di muffa in prossimità di ponti termici come conseguenza di una temperatura superficiale costantemente inferiore alle soglie di rischio. In particolare nel caso di:

A) spigolo e pilastro non isolato; B) cassonetto non isolato; C) cambio di sezione della parete perimetrale; D) spalla della muratura non isolata all’innesto del serramento.

Illustriamo con un esempio (ri-portato in Figura 3.1) quanto i ponti termici possono influen-zare il risultato finale. Analiz-ziamo il fabbisogno di energia primaria per il riscaldamento per un edificio residenziale con i seguenti 3 approcci:A) progettazione dei ponti ter-mici mirata al rispetto del limi-te di legge; B) elevata cura progettuale nel minimizzare il peso energetico dei ponti termici; C) assenza di progettazione dei ponti termici.I risultati mostrano come la

L’importanza dei ponti termiciI ponti termici rappresentano l’elemento termicamente più debole dell’involucro edilizio. Questo dato ha conseguenze rispetto al contenimento del fabbisogno energetico e al con-trollo delle condizioni igroter-miche per evitare problemi di condensazione e muffa.In merito al problema energe-tico va ricordato che tanto più le strutture dell’involucro sono ben isolate, tanto più il fabbi-sogno energetico dell’edificio dipende dalla dispersione dei ponti termici.

sola “leva progettuale” della cura dei ponti termici porta a una variabilità del risultato finale di circa un ± 20% su un edificio progettato con gli standard di legge. Ne consegue che non è pensa-bile oggi un approccio di tipo C) per un edificio di nuova co-struzione. Per quanto riguarda invece il controllo del rischio di con-densazione e muffa superfi-ciale, come mostrato amplia-mente nei capitoli precedenti, è necessario poter prevedere la distribuzione di temperature,

L’ANALISI DEI PONTI TERMICIEstratto della Terza Edizione del Volume 4 ANIT“Muffa, condensa e ponti termici”

a cura di ANIT

Figura 3.1 - Variabilità del fabbisogno dell’edifi cio rispetto alla cura dei ponti termici: i risultati A, B e C rappresentano le differenze tra i 3 approcci sopra descritti. L’edifi cio di partenza è una villa residenziale (S/V pari a 1.04) situata a Milano con

le seguenti trasmittanze: pareti 0.34 W/m2K, copertura 0.30 W/m2K, solaio di pavimento 0.33 W/m2K, serramenti 2.1 W/m2K; e i seguenti rendimenti impiantistici: emissione 0.96, regolazione 0.97, distribuzione 0.99, generazione 0.94.

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neo-Eubios 54 49 dicembre 2015neo-Eubios 54 48 dicembre 2015

LA VALUTAZIONE ENERGETICA DEL COEFFICIENTE ψ

Il signifi cato di ψ secondo UNI EN ISO 14683La norma UNI EN ISO 14683 propone i metodi per la determi-nazione del fl usso di calore attra-verso i ponti termici lineari che si manifestano alle giunzioni degli elementi dell’edifi cio, i requisiti relativi ai cataloghi dei ponti ter-mici e ai metodi di calcolo ma-nuale.Il coeffi ciente di scambio termico

è valutato secondo l’equazione [3.2].Per il calcolo della prima somma-toria , la norma propone di considerare l’estensione totale dell’elemento corrente compren-dendo anche l’estensione super-fi ciale degli elementi che creano i ponti termici (quali ad esempio travi e pilastri).Ad esempio nel caso di una pare-te perimetrale con un pilastro che corre in facciata, l’area da mol-tiplicare per la trasmittanza del-la muratura corrente U, è quella totale della parete più quella del pilastro (come da Figura 3.4).

Per il calcolo della seconda som-matoria dell’equazione [3.2] , la norma UNI EN ISO 14683 propone l’utilizzo della se-guente formula per valutare il co-effi ciente lineico ψ:

[3.3]

dove:L2D è il coeffi ciente di accoppia-mento termico lineico ottenuto con un calcolo bidimensionale del componente che separa i due ambienti [W/mK]

Quando il coeffi cientelineico ψ è negativoIn alcuni casi il valore del coeffi -ciente ψ è negativo. Questo fatto non è un errore o un’assurdità fi sica (il ponte termico fa “guadagnare” energia), ma una conseguenza del metodo di calcolo proposto con l’equazione [3.2].Come visto in Figura 3.4, quando si tratta di schematizzare un ponte termico, la geometria del nodo si semplifi ca attraverso l’area A del componente di tamponamento e la lunghezza L del ponte termico.Adottando questo metodo su un ponte termico d’angolo, come ad esempio lo spigolo tra due pare-ti o tra una parete e un solaio di copertura, la valutazione dell’a-

l1 è la lunghezza del modello geo-metrico bidimensionale cui si ap-plica il valore di Ui [m]ψ è il coeffi ciente lineico associato al nodo analizzato e caratterizza-to da quel L2D

Il coeffi ciente lineico ψ è il para-metro che meglio descrive il com-portamento energetico del nodo architettonico in cui è presente il ponte termico perché tiene conto dell’andamento bidimensionale dei fl ussi termici (Figura 3.5).È semplice quindi intuire che ag-giungiamo una dispersione, quan-do il coeffi ciente lineico è positivo e che la quantità di dispersione è proporzionale all’estensione line-are del ponte termico.

Figura 3.4 - Schematizzazione di un pilastro in facciata per la valutazione della dispersione energetica attraverso l’involucro in accordo

con la norma UNI EN ISO 14683.

Figura 3.5 - Andamento delle temperature in prossimità del ponte termicogenerato da un pilastro in facciata: ricordando che la direzione del fl usso termico

è sempre determinata dal gradiente di temperatura, lo schema aiuta a capire l’origine della componente orizzontale del fl usso.

Figura 3.3 - Per ottenere l’elenco completo di tutti i ponti termici di un dato edifi cio è necessario individuare lungo il profi lo dell’involucro, ovvero degli elementi che separano l’ambiente riscaldato dagli ambienti non dotati di impianto, ogni tipologia di

disomogeneità geometrica e tecnologica.

di ponti termici conformi alla UNI EN ISO 14683. Per gli edifi ci esistenti è ammesso in ag-giunto l’uso di metodi di calcolo manua-li conformi alla UNI EN ISO 14683. È sempre da escludersi l’utilizzo dei va-lori di progetto della trasmittanza termi-ca lineare riportati nell’allegato A della UNI EN ISO 14683:2008.Nel caso in cui il ponte termico si rife-risca ad un giunto tra due strutture che coinvolgono due zone termiche diverse, il valore della trasmittanza termica linea-re, dedotto dalla UNI EN ISO 14683, deve essere ripartito in parti uguali tra le due zone interessate.”

La seguente tabella riassume le possibilità di calcolo dei ponti termici in base a quanto sopra riprotato.

dove:

è la trasmittanza termica me-dia [W/m2K] è il coefficiente di scambio ter-mico [W/K] è la trasmittanza termica dell’i-esimo componente dell’involu-cro calcolata in accordo con la norma UNI EN 6946 per gli elementi opachi e la norma UNI EN ISO 10077-1 per gli elementi vetrati [W/m2K] è la superficie lorda disperden-te del componente con trasmit-tanza dove per le dimensioni di porte e finestre sono assunte le dimensioni delle aperture nella parete [m2] è la trasmittanza lineica del k-esimo ponte termico lineare valutata in accordo con le in-dicazioni della norma UNI EN ISO 14683 o della norma UNI EN ISO 10211 [W/mK] è la lunghezza alla quale si ap-plica [m]

Secondo le norme non esiste la defi nizione di “ponte termico corretto”, ovvero non si può deci-dere a priori se un ponte termico ha un effetto nullo. Ogni nodo va valutato singolarmente e solo suc-cessivamente è possibile decidere se è trascurabile oppure no.Su questo tema la versione 2014 della norma UNI/TS 11300 par-te 1, specifi ca che:

“Lo scambio termico per trasmissione attraverso i ponti termici deve essere cal-colato secondo il punto 5 della UNI EN ISO 14683:2008. Nella valutazione sul progetto i valori di trasmittanza ter-mica lineare devono essere determinati esclusivamente attraverso il calcolo nu-merico in accordo alla UNI EN ISO 10211 oppure attraverso l’uso di atlanti

Figura 3.1 - Metodi di calcolo adottabili per la valutazione dei ponti termici in accordo con UNI/TS 11300-1: 2014. I metodi sono differenti per la valutazione su progetto (edifi ci nuovi) e su edifi ci esistenti. È escluso per ogni caso il ricorso ai

valori di riferimento dell’allegato A della norma UNI EN ISO 14683.

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neo-Eubios 54 50 dicembre 2015 neo-Eubios 54 51 dicembre 2015

indipendenti dalla temperatura e quindi per esempio il valore di conduttività termica dei ma-teriali non varia;- non ci sono sorgenti di calore all’interno dell’elemento edilizio.

La definizione delmodello geometricoOltre alle ipotesi sopra citate è opportuno scegliere in maniera adeguata il modello geometrico tale per cui il risultato che si ottie-ne sul modello intero o diviso in più parti risulti uguale. Per defi nire correttamente il mo-dello geometrico si impiegano i “piani di taglio”, ovvero sezioni immaginarie posizionate a una distanza minima dal nodo oltre la quale il fl usso è sicuramente orto-gonale alla struttura. Per indivi-duare i piani di taglio la norma suggerisce una lunghezza minima dmin dal nodo pari a 1 metro op-

La validazione dei software secondo UNI EN ISO 10211L’Appendice A della norma descrive come validare un software sulla base di un con-fronto dei risultati rispetto un modello noto (sono proposti diversi casi per la validazione bidimensionale e tridimen-sionale). Segue un esempio di validazione di modello bidi-mensionale relativamente al “Caso1” realizzato per la vali-dazione di IRIS.Secondo il “Caso 1” è neces-sario calcolare analiticamente

pure 3 volte lo spessore dell’ele-mento considerato.

Gli elementi controterraI piani di taglio per la modella-zione delle dispersioni verso il terreno hanno invece delle con-dizioni diverse da quelle sopra descritte poiché è necessario te-nere conto dell’intera influenza del terreno che non si esaurisce in pochi centimetri. In questo caso le dimensioni minime per il posizionamento dei piani di taglio sono riassunte nella se-guente tabella da leggersi in re-lazione all’immagine che segue.

Tabella 3.4 - Descrizione delle dimensioni minime per la posizione del piano di taglio per nodi comprendentiil terreno in funzione dell’obiettivo del calcolo. Fonte: UNI EN ISO 10211, Prospetto 1.

Figura 3.8 - Dimensioni minime dei piani di taglio per le dispersioni

verso il terreno.

Figura 3.9 - Condizioni di calcolo per metàdella colonna quadrata e risultati nei nodi evidenziati.Fonte: esempio in Appendice A, UNI EN ISO 10211.

rea A risulta essere sovrastimata rispetto alla realtà. E quindi per correggere il risultato derivan-te dal prodotto dell’area (A) per la trasmittanza degli elementi di tamponamento (U), il secondo membro dell’equazione [3.2] in cui compare ψ è negativo.In questo modo anche per i ponti termici geometrici l’uso del coef-fi ciente lineico ψ consente di valu-tare correttamente la dispersione energetica dell’involucro.

I contenuti della norma UNI EN ISO 10211La norma UNI EN ISO 10211 defi nisce le procedure per il calco-lo numerico di un ponte termico bidimensionale e tridimensionale per valutare:- i fl ussi termici nel nodo conside-rato per calcolare le dispersioni;- le temperature minime super-fi ciali per analizzare il rischio di muffa e condensazione superfi -ciale.Il calcolo numerico consente di modellare geometricamente e termicamente il nodo oggetto di indagine, di applicare le condi-zioni di temperatura al contorno e di studiare la distribuzione di temperatura per ogni punto del nodo. Se si conosce la distribuzio-ne di temperatura, la geometria e il valore di conduttività termica in ogni punto, è possibile anche va-lutare l’intensità e la direzione del fl usso termico. Un calcolo nume-rico può quindi stimare con buo-na approssimazione quanti watt sono in gioco per effetto delle dif-ferenze di temperatura impostate al contorno.Segnaliamo però che le ipotesi alla base dei calcoli previsti dal-la norma UNI EN ISO 10211 prevedono che:- tutte le proprietà fisiche sono

Esempio d’applicazione della UNI EN ISO 14683

Figura 3.7 - Dimensioni minime dei piani di taglio.

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neo-Eubios 54 52 dicembre 2015 neo-Eubios 54 53 dicembre 2015

lo scambio termico nella metà di una colonna con sezione quadra-ta e temperature superfi ciali note come da Figura 3.9. Nella medesima fi gura è riportata la soluzione analitica nei 28 punti di una griglia equidistante. La differenza tra le temperature calcolate con il metodo da valida-re e le temperature elencate non deve essere maggiore di 0.1°C.Non essendo specifi cato nella norma, si è scelto per il materia-le una conduttività termica λ = 1.15 W/mK e un lato di 500 mm. IRIS implementa un metodo agli elementi fi niti bilineari su griglia rettangolare, con condizioni al contorno di Robin. Per riportarsi alle condizioni al contorno im-poste dalla norma, si sono scelte resistenze superfi ciali tendenti a

zero (Rse = Rsi = 10-9 m²K/W). Con queste impostazioni si otten-gono i seguenti risultati grafi ci di distribuzione di temperatura e di distribuzione di fl usso termico:Per verifi care che il software re-stituisca dei valori in accordo con quelli della norma si confrontano i risultati di temperatura calcolati con quelli di riferimento. Lo scar-to massimo è di 0.056°C in corri-spondenza del punto 21 e quindi inferiore al valore limite pari a 0.1°C. Per il caso 2 il procedimen-to è analogo, ma riguarda una se-zione composta da più materiali.Una volta che si ha a disposizione uno strumento per la valutazione dei fl ussi e delle temperature in una sezione o in pianta come si può ri-cavare il coeffi ciente lineico ψ? Nelle prossime pagine sarà spie-gato come valutare tali coeffi cien-ti ragionando sul loro signifi cato.

La valutazione del coefficiente lineicoMostriamo attraverso l’esempio proposto in Figura 3.11 le mo-dalità di calcolo del coeffi ciente lineico ψ. I risultato sono stati ot-

il flusso uscente dalla stessa pa-rete senza il balcone. In questo caso il coefficiente dispersivo (Ht) si ottiene dal prodotto tra area (2.3 m²) e trasmittanza (0.294 W/m2K) della parete di-sperdente:

A questo punto il peso energe-tico del ponte termico si calcola per sottrazione tra L2D e Ht: la differenza rappresenta l’inci-denza del balcone (ψe) per ogni metro di lunghezza:

Il coeffi ciente lineico del nodo rappresentato in Figura 3.11 vale quindi 0.81 W/mK.

Quando si ricorre all’uso di atlan-ti o di valori tabulati (calcolati da altri) è necessario avere accesso alle informazioni usate per effet-tuare i calcoli, ovvero alle carat-teristiche geometriche e termiche dei materiali che descrivono le di-verse strutture.

tenuti attraverso il software IRIS distribuito da ANIT e scaricabile in versione demo dal sito www.anit.it. Una volta descritte le ca-ratteristiche e le condizioni al contorno, dalla simulazione di calcolo si ricava il fl usso termico uscente dal nodo geometrico per effetto delle caratteristiche termi-che e di contorno, nel nostro caso pari a 29.8 W (per ogni metro di profondità del nodo).

Normalizzando il fl usso uscente rispetto alla differenza di tem-peratura si ottiene il coeffi ciente dispersivo per metro lineare del nodo L2D:

dove:L2D è il coefficiente dispersivo derivante dal calcolo agli ele-menti finitiΦ è il flusso termico uscente dal nodoΔT è il differenza di temperatu-ra tra interno ed esternoIpotizziamo ora di analizzare

Figura 3.10 - Distribuzione di temperatura superficiale e di flusso per software IRIS sulla base del modello del

Caso 1 della norma UNI EN ISO 10211.

Tabella 3.5 - Confronto dei risultati ottenuti rispetto ai valori di riferimento. Figura 3.11 - Schema del ponte termico balcone-solaio-parete e dati in ingresso.

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neo-Eubios 54 55 dicembre 2015neo-Eubios 54 54 dicembre 2015

Seppur fortemente sponso-rizzato dall’allora Vice Pre-sidente USA Al Gore, il Pro-tocollo di Kyoto non fu però ratificato dall’amministrazio-ne americana (Bush) e non entrò quindi in vigore fino al 2004, con la firma della Rus-sia. Era stato infatti previsto, come per il nuovo accordo di Parigi, un numero minimo di Paesi fimatari rappresentanti il 55% delle emissioni di gas serra globali ed essendo gli USA a quel tempo uno dei maggiori “emettitori”, si do-vette aspettare.

Si arrivò quindi a Montre-al nel 2005 con la COP11 e l’entrata in vigore, quasi dieci anni dopo, del Protocollo di Kyoto e la sua estensione di validità oltre il 2012. Seguì per importanza la COP15 di Copenhagen (del 2009) dove si propose l’impe-gno a contenere entro i 2° C l’aumento della temperatura terrestre e si quantificarono

Si è svolta a Parigi, dal 30 no-vembre al 12 dicembre scor-so, la ventunesima sessione annuale della Convenzione quadro delle Nazioni Uni-te sui cambiamenti climatici (UNFCCC), anche chiamata - più semplicemente - COP21.Volendo fare un breve riepilo-go delle Conferenze sul clima fino ad oggi, possiamo riassu-mere la storia come segue.

Un po’ di storia.Si comincia nel 1992 con il “Summit della Terra” di Rio, conclusosi con la stesura dell’UNFCCC (154 Paesi fir-matari) e del primo trattato per la riduzione delle emis-sioni di gas serra nell’atmo-sfera. L’obiettivo era quello di arri-vare, entro l’anno 2000, a una stabilizzazione delle emissio-ni rispetto ai livelli del 1990. Per tenere monitorata la si-tuazione si decise di incon-trarsi ogni anno in una Con-ferenza delle Parti (COP). Si

decise anche che le nazioni in via di sviluppo potevano esse-re esentate da obblighi vinco-lanti, sulla base del principio delle “responsabilità comuni, ma differenziate”.

Dopo Berlino e Ginevra, se-guì la COP3 che fu senz’altro la Conferenza sul clima più importante. Si svolse a Kyoto, nel 1997 e fu sede dello stori-co Protocollo, il primo trat-tato mondiale sulla riduzione delle emissioni di gas serra. In quell’occasione si stipula-rono accordi legalmente vin-colanti per la riduzione delle emissioni (tra il 6% e l’8%, da raggiungere tra il 2008 e il 2012) per buona parte dei pa-esi industrializzati e per molte economie allora in transizio-ne. A diverse grandi econo-mie in via di sviluppo invece, come Cina, Corea del Sud e Messico, venne permesso di continuare a crescere senza nessun impegno a ridurre le proprie emissioni.

UNA STRADA IN SALITA PER SALVARE IL CLIMA.

LA CONFERENZA COP21 DI PARIGI.di

* Susanna Mammi

MUFFA, CONDENSA E PONTI TERMICI

I nuovi obblighi di legge in-trodotti col DM 26/6/15, e in vigore dal 1° ottobre 2015, hanno modificato sostanzial-mente il quadro delle verifiche igrotermiche e del controllo dei ponti termici.

Eravamo infatti abituati a un’analisi delle sole conden-sazioni (superficiali e intersti-ziali) nonostante le procedure normative puntassero l’atten-zione sul rischio di formazio-ne di muffa, e a un controllo dei ponti termici descritto in passaggi di legge non partico-larmente espliciti. Ora le cose sono cambiate.

Per quanto riguarda le verifi-che igrotermiche superficiali si è passati infatti dall’obbligo di dimostrazione dell’assen-za di condensa superficiale, all’obbligo dell’assenza di ri-schio muffa.

pore in regime dinamico).Infine per quanto riguarda i ponti termici, l’intero cor-po dei nuovi requisiti minimi impone al progettista una ca-pacità “avanzata” di gestione e verifica del loro peso ener-getico.

Sono stati infatti introdot-ti nuovi obblighi sul bilancio dell’involucro (EPH,nd), sui coefficienti dispersivi (H’T) e sulle trasmittanze medie dei singoli componenti (Umedia) per i quali è chiaramente ri-chiesto il calcolo dettagliato dei ponti termici. Inoltre va ricordato che dall’ottobre 2014 con l’ag-giornamento della UNI/TS 11300 parte 1, è esclusa la possibilità di ricorrere ad aba-chi semplificati per la valuta-zione dei coefficienti di tra-smittanza lineica.

Viste le recenti novità legisla-tive e normative quindi, con la riedizione di questo volume si è voluto fare il punto sull’ana-lisi igrotermica dell’edificio. Siamo convinti che la cono-scenza di questi temi sia un aspetto fondamentale per la qualità della progettazione. La speranza è di aver fornito uno strumento concretamente utile a tutti gli interessati.

Ed. TEP s.r.l.25 euro176 pagineISBN: 978-88-941536

Questo passaggio ha final-mente risolto l’incongruenza nei confronti delle indicazio-ni della norma UNI EN ISO 13788:2013 (che da tempo sottolinea l’importanze di evi-tare la formazione di muffa) e pone al mondo della progetta-zione la vera sfida per garan-tire il benessere e la qualità degli ambienti interni.

Per quanto riguarda le verifi-che interstiziali invece, il legi-slatore ha voluto spostare la partita dal “controllo” della condensa accumulata alla di-mostrazione che la stessa sia “nulla”.

Da un punto di vista formale questo passaggio rappresenta un forte inasprimento dell’ob-bligo di legge. Dal punto di vista tecnico però non se ne capiscono le ragioni. Esistono infatti soluzioni pro-gettuali per le quali il control-lo della condensa accumulata è la corretta chiave di lettura del problema, senza per forza dover dimostrare l’assenza del fenomeno di condensazione. Su questo aspetto quindi si apre una doppia sfida: la pri-ma legata alle conoscenze e al corretto uso di prodotti e ma-teriali per rispettare il nuovo limite; la seconda legata alle capacità di dimostrazione del-la verifica attraverso non solo modelli di calcolo semplificati (metodo di Glaser), ma anche attraverso nuovi metodi più sofisticati (migrazione del va-

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neo-Eubios 54 56 dicembre 2015 neo-Eubios 54 57 dicembre 2015

gli aiuti finanziari per incre-mentare le tecnologie verdi nei paesi in via di sviluppo: 30 miliardi di dollari all’anno tra il 2010 e il 2012, per arri-vare a 100 miliardi nel 2020.E’ da qui che si riparte con Parigi.

La COP21.La 21ª Conferenza sul Clima si è aperta in una Parigi scos-sa dagli attentati del 13 no-vembre con un’allerta terro-rismo che non ha certamente giovato all’esito mediatico dell’evento.

Gran parte delle manifesta-zioni collaterali e all’aperto previste (cortei, concerti, di-battiti e altro) sono state per cautela cancellate ed è più che evidente che nell’opinio-ne pubblica il Summit non ha più ragione di essere percepi-to - a torto - come la minaccia più terribile per l’umanità.

Tuttavia, forse proprio a cau-sa della tensione di queste settimane e la forte volontà di far trionfare la cooperazio-ne internazionale, per la pri-ma volta in oltre venti anni di mediazione da parte delle Nazioni Unite, un accordo universale sul clima è stato accettato da tutti gli Stati del Mondo.

L’accordo di Parigi è da con-siderarsi un documento glo-bale sulla riduzione dei cam-biamenti climatici, visto che è stato condiviso e approvato da tutti i rappresentanti delle 196 parti chiamate in causa.Il risultato è stato possibile soprattutto grazie ai diversi

Ogni Paese sarà tenuto a fis-sare un obiettivo di riduzione delle emissioni, ma il quanti-tativo sarà volontario. Ci sarà meccanismo per forzare un Paese a impostare un obiet-tivo entro una data specifica, ma nessuna sanzione è stata prevista se l’obiettivo fissato non sarà soddisfatto: ci sarà solo un sistema “name and shame” ovvero una lista di Paesi inadempienti, con l’in-tento di incoraggiarli ad at-tuare il piano sul clima.

Questo è forse l’aspetto più debole e controverso dell’Ac-cordo di Parigi perchè se esso è sicuramente un gran passo avanti nella giusta direzione, non serve da solo a risolvere il cambiamento climatico.Nel documento non c’è infat-ti nessun obbligo per i Paesi firmatari a raggiungere gli obiettivi imposti e nemmeno nessuna prescrizione su come raggiungerli.

La Cina, responsabile da sola del 29% delle emissioni globali, benchè abbia fatto valere con insistenza il tema delle responsabilità storiche differenziate, ha presentato il suo piano di riduzione. Esso prevede il raggiungimento del proprio picco di emissioni entro il 2030 e l’impegno ad aumentare la quota di ener-gia di origine non fossile. Tuttavia, niente è previsto se dovesse fallire, anche se molti dicono che lo farà anche solo perchè l’inquinamento dell’a-ria è diventato il più grave problema di assistenza sani-taria nazionale.Niente è previsto neppure per

incontri “preparativi” che si sono svolti nel corso del 2015, il cui più importante è sta-to senz’altro quello di Bonn del 19-23 ottobre, durante il quale è stato creato un primo progetto di accordo.

Il documento diventerà però giuridicamente vincolante solo se ratificato da almeno 55 Paesi che insieme rappre-sentino almeno il 55% delle emissioni globali di gas serra. Le parti dovranno firmarlo a New York tra il 22 aprile 2016 al 21 aprile 2017 e an-che adottarlo all’interno dei propri sistemi giuridici (attra-verso ratifica, accettazione, approvazione o adesione).

Cosa dice l’accordo.Volendo semplificare il do-cumento di 31 pagine reso pubblico e pubblicato sul sito della Conferenza (v. http://newsroom.unfccc.int/paris) , emerge che il risultato chia-ve raggiunto è stato quello di fissare il limite di riscal-damento globale terrestre a 2 °C rispetto ai livelli pre-in-dustriali, da non oltrepassare e rispettare almeno fino al 2100 (obiettivo già proposto nel 2009 a Copenaghen).

Questo limite è da consi-derarsi cruciale per evitare certe e serie conseguenze sul pianeta, tra cui l’incremento di eventi climatici estremi.L’accordo prevede anche l’impegno di fissare un’emis-sione antropica di gas serra pari a zero in ogni Paese con-cordatario, risultato da rag-giungere durante la seconda metà del XXI secolo.

FIGURA 1: Classifica dei quaranta Paesi del mondo maggiormente emettitori di CO2 nel 1990 e nel 2012, incluse emissioni pro-capite. Fonte: Wikimedia Commons, EU Edgar database. (LINK: http://edgar.jrc.ec.europa.eu/over-

view.php?v=CO2ts1990-2013).

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neo-Eubios 54 58 dicembre 2015 neo-Eubios 54 59 dicembre 2015

1. Ratificare l’accordoPrima di tutto, perchè l’ac-cordo abbia potere legale, esso deve essere ratificato da almeno 55 dei 195 Paesi fir-matari, che devono rappre-sentare almeno il 55% delle emissioni climalteranti. Questo punto è visto da molti osservatori come una forma-lità, visto che l’accordo ha avuto largo consenso media-tico e politico.L’amministrazione Obama sostiene che l’accordo do-vrebbe essere ratificato con un’azione esecutiva, senza passare dal Senato, dove mol-ti membri della maggioran-za repubblicana (GOP) sono scettici e si oppongono ai temi del cambiamento clima-tico. Le Nazioni Unite - come tutta la comunità internazio-nale - auspicano fortemente per una cerimonia di appro-vazione della firma il prossi-mo aprile a New York.

2. Smettere di investire in energie combustibili fossiliPuò sembrare assurdo, ma moltissimi dei 195 Paesi che hanno adottato l’Accordo di Parigi investono massic-ciamente nell’energia fossile detta “sporca”.

Diminuire o addirittura eli-minare questi investimenti è un’azione che questi governi possono e dovrebbero fare immediatamente. Così facen-do sarebbero di grande aiuto alla comunità internazionale per ridurre l’inquinamento da fonti fossili.Citando Sutter, se 20 delle nazioni più industrializzate

gli USA, il secondo maggio-re produttore di CO2 (con il 15% delle emissioni globali), se non dovessero rispettare l’obiettivo previsto di ridurre le emissioni di gas serra del 26%-28% rispetto ai livelli del 2005 ed entro il 2025.

Il terzo Paese in ordine di emissioni, l’India, sembra non intenzionata ad accettare limitazioni all’uso di combu-stibili fossili, essendo consi-derata come economia anco-ra in via di sviluppo e con un consumo energetico pro-capite dei suoi 1,2 miliardi di abitanti tuttora al di sotto della media mondiale.

Tuttavia, in sede al Summit, ha annunciato il piano ambi-zioso di convertire entro 2030 la quota del 40% dell’energia elettrica in fonti rinnovabili.In definitiva tutti i Paesi sono legalmente responsabili l’uno rispetto all’altro e hanno di fatto previsto piani di ridu-zione delle emissioni, ma non essendo stati previsti vincoli legali in caso di mancato ri-spetto, per non rischiare che l’accordo resti un successo solo sulla carta, c’è bisogno di azioni concrete.

Secondo John Sutter, opinio-nista per CNN e creatore del progetto di sensibilizzazione dell’opinione pubblica statu-nitense sul cambiamento cli-matico chiamato “2 Gradi”, si possono identificare cinque azioni che devono seguire alle celebrazioni parigine per far sì che l’accordo si traduca in fatti concreti:

abbandonassero i loro inve-stimenti in energia fossile, le loro emissioni di diossido di carbonio diminuirebbero dell’11% entro il 2020 (Re-port from the International Institute for Sustainable De-velopment and the Nordic Council of Ministers) e se il 30% di questi fondi fossero rinvestiti in energia pulita, le emissioni in questi Paesi scenderebbero al 18%.

E’ ironico pensare che men-tre grandi investimenti con-tinuano in Paesi come USA, Cina, Arabia Saudita, UAE e ovunque nel mondo, i loro rappresentanti politici pro-mettono d’impegnarsi per un accordo sul clima.E con il prezzo del petrolio e del carbone ai minimi storici, è proprio adesso il momento di agire.

3. Tassare l’inquinamen-to atmosfericoSebbene la parola “tassa” possa suonare impopolare, come del resto in ogni settore, una larga coalizione di grup-pi di affari internazionale (v. World Bank, Unilever, Exxon Mobil...) sostiene che qualche forma di tassa o politica dei prezzi dovrebbe essere usata per sostenere i costi dell’in-quinamento atmosferico.La ragione è semplice: qual-cuno deve essere ritenuto responsabile e pagare per i costi dell’inquinamento - che include l’innalzamento dei mari (minacciando miliardi di patrimoni costieri), intense siccità, morti e così via.L’inquinatore dovrebbe paga-re questi costi, non le persone

settore privato, migliorare i sistemi contabili e di repor-ting.

NOTA* WRI: Organizzazione internazionale presente in più di 50 Nazioni che lavora a stretto contatto con i leader politici di tutto il mondo per tradur re idee in azioni e salvaguardare le risorse naturali e il benessere delle perso-ne. http://www.wri.org.

L’accordo EGA.All’ordine del giorno del-la Conferenza sul Clima di Parigi è stato anche portato l’accordo EGA (Environmen-tal Goods Agreement), ovve-ro uno specifico accordo che Stati Uniti, Cina, Unione Eu-ropea e altri 11 stati tra i 160 paesi membri dell’Organiz-zazione Mondiale del Com-mercio (WTO) hanno avviato nel 2014 per eliminare i dazi doganali su una lista di pro-dotti ecologici in grado di contrastare il cambiamento climatico.

Ma cosa s’intende per prodot-ti ecologici? Prodotti il cui scopo è il rispet-to e la tutela dell’ambiente? O si dovrebbe adottare una definizione più ampia fino ad includere quei beni che sono fabbricati in modo ecologico?

L’obiettivo dei negoziatori è quello di riuscire ad ampliare la lista dei 54 beni ambientali già stilato dall’APEC (Asia-Pacific Economic Coopera-tion) e che includono tra gli altri, prodotti tecnologici per la produzione di energia rin-novabile, filtri per il tratta-mento delle acque, strumenti

e i luoghi colpiti da un’inna-turale crescita della superfi-cie e delle temperature degli oceani.In più - come sostiene Sutter - i soldi derivanti da queste tasse potrebbero essere inve-stiti in energia pulita e nuove tecnologie.

4. Lavorare per un consenso politicoUno degli aspetti più signifi-cativi dell’Accordo di Parigi è il suo simbolismo: quasi 200 nazioni hanno convenuto che bisogna attuare cambiamenti radicali per affrontare la cri-si climatica. Questo tipo di consenso ha bisogno che sia supportato anche all’interno delle nazioni stesse, tra tutti i loro esponenti politici - anche in contrapposizione. Purtroppo così non è in molti Paesi industrializzati, tra cui gli USA.

5. Investire in tecnologie puliteL’obiettivo dei 2° C è es-senzialmente impossibile da raggiungere a meno di non sviluppare nuove tecnologie pulite e tagliare su quelle “sporche” in modo drastico.Si stima infatti che con l’at-tuale emissione di gas serra (+2,2% per anno tra il 2000 e il 2010), l’aumento della tem-peratura terrestre dovrebbe arrivare tra i 3,7° C e i 4,8° C entro il 2100 - ben oltre il limite dei 2°C.

L’obiettivo dei 100 miliardi di dollari.Ancora nel 2009 a Copena-ghen e nel 2010 a Cancun, i rappresentanti dei Paesi

industrializzati convenuti, concordarono di raggiunge-re insieme la somma di 100 miliardi di dollari da racco-gliere entro il 2020 per aiu-tare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare il cambiamen-to climatico. Questa som-ma, raggiungibile con fonti pubbliche e private, gioca un’importante ruolo nell’ac-cordo: garantire ai Paesi in via di sviluppo la possibilità di sviluppare tecnologie ver-di e risarcire quelli più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico.

Perchè i 100 miliardi non restino solo una promessa, il Wri (World Resources In-stitute*), delinea tre racco-mandazioni essenziali. Fino al 2020, le nazioni sviluppa-te dovrebbero impegnarsi ad aumentare tutti i f lussi di fi-nanziamento pubblico al di sopra dei livelli attuali.

Per mobilitare finanziamenti per il clima, i Paesi industria-lizzati dovrebbero prendere in considerazione l’utilizzo di nuove e innovative fonti di finanziamento, tra cui il rein-dirizzamento dei sussidi ai combustibili fossili, le entrate del carbon market, la tassa-zione delle operazioni finan-ziarie, i crediti all’esportazio-ne, e la riduzione del debito, molti dei quali sono stati fi-nora sottoutilizzati. Le parti dovrebbero chiarire la definizione e lo sviluppo di metodologie dei finanzia-menti per il clima, compresi quelli per il calcolo e l’attri-buzione di investimenti per far leva sugli investimenti del

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neo-Eubios 54 61 dicembre 2015neo-Eubios 54 60 dicembre 2015

la competitività. Anche una fiscalità in favore dell’ambiente è uno strumen-to fondamentale, ma non an-cora adeguatamente utilizza-to. Ai giusti livelli, aiuterebbe a cambiare il comportamento dei produttori e dei consuma-tori verso attività e prodotti più rispettosi dell’ambiente.

Alcune ricerche (nel Regno Unito e in Germania) dimo-strano che tasse sull’energia hanno migliorato l’efficienza energetica senza effetti nega-tivi rilevabili sui risultati eco-nomici delle imprese.

Nel 2009 i leader del G20 si sono impegnati a “raziona-lizzare ed eliminare a me-dio termine le sovvenzioni ai combustibili fossili inefficien-ti che incoraggiano gli spre-chi”, invitando il resto del mondo a fare lo stesso.

Ma i Paesi Ocse continuano a sostenerne la produzione e il consumo in molti modi. Quello che ne consegue è un indebito ulteriore vantaggio per le tecnologie già presen-ti sul mercato a danno delle nuove tecnologie green (l’Oc-se ha individuato oltre 550 misure di sostegno all’uso e alla produzione di combusti-bili fossili nella sua area).

Quindi?La strada continua in salita quindi, alla prossima Conferen-za sul clima prevista in Maroc-co, nel novembre 2016.

* Susanna Mammi,Ufficio Stampa ANIT

per il controllo dell’inquina-mento dell’aria...e così via. Come si può immaginare la negoziazione è complessa e controversa se si pensa ai suoi lati oscuri, ovvero che l’accordo possa diventare uno strumento per favorire inte-ressi corporativi. Grossi gruppi commerciali potrebbero aver già avviato pressioni sui decisori politici per far inserire nella lista i propri prodotti al solo scopo di poter beneficiare di tariffe più convenienti.

La questione di dare una corretta definizione a bene ambientale è quindi di cru-ciale importanza per evitare di aggiungere alla lista, che ad oggi conta ben 700 beni classificati come green go-ods, una serie di prodotti se-lezionati in modo piuttosto arbitraria, piuttosto che sulla base dei loro effettivi benefici ambientali.

L’italia.L’italia, come il resto dei 28 Paesi aderenti all’UE, ha fir-mato l’accordo che impone la riduzione di CO2 entro il 2030 di almeno il 40% come obiettivo vincolante, con san-zioni.

L’impegno italiano prevede inoltre una riduzione di al-meno il 50% delle emissioni entro il 2050, per arrivare alla neutralità entro la fine del secolo.

Il parere dell’OCSE sul cambiamento climatico.Nel suo ultimo rapporto del luglio 2015 sul consolida-

mento della green economy nei Paesi sviluppati, l’OCSE (Organizzazione per la coo-perazione e lo sviluppo eco-nomico) identifica la lotta al cambiamento climatico come la più importante tra le sfide da affrontare.

Come si legge nel documento “Towards green growth/Ver-so una crescita green” (sca-ricabile all’indirizzo: http://www.oecd - i l i b ra r y.o rg/en-v i ronment/ towards -g reen-growth_9789264234437-en), i governi devono porre le sfide ambientali al centro dell’ela-borazione delle politiche eco-nomiche. Un modo per farlo è innanzitutto quello di in-dicare ai mercati che il costo delle emissioni dei gas serra aumenterà progressivamen-te, in modo da incoraggiare le aziende ad abbandonare i combustibili fossili.

Nel 2014, 40 Paesi e 20 am-ministrazioni territoriali han-no messo un prezzo esplicito sul carbonio pari a circa il 12% delle emissioni annuali globali di gas serra.

Ma i prezzi del carbonio sono a oggi insufficienti per in-centivare le tecnologie low-carbon o per influenzare in modo significativo il compor-tamento dei consumatori.

I governi faticano a garantire che i meccanismi di tariffa-zione siano sufficientemente aggressivi per ridurre le emis-sioni, aumentando i prezzi e limitando la fornitura di per-messi di emissione, per il ti-more dei possibili impatti sul-

Fig. 2-4 - Nazioni a confronto. Dal sito ClimateActionTracker.org sono consultabili le valutazioni di im-patto sul clima di tutte le nazioni al mondo. I Paesi sono inseriti in tre categorie (suffi ciente, medio e inadeguato).

Nelle immagini tre esempi. Fonte: www.climateactiontracker.org.

FONTI

https://en.wikipedia.org/wiki/2015_United_Nations_Climate_Change_Conference

http://www.cop21.gouv.fr/en/presse/

http://www.cop21.gouv.fr/wp-content/uploads/2015/11/Kit-presse-COP21_EN_Feb-2015.pdf

http://edgar.jrc.ec.europa.eu/overview.php?v=CO2ts1990-2013

http://newsroom.unfccc.int/paris/

http://www.earthtoparis.org

http://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2015/11/FINAL-mb-game-changers-paris-climate-deal-251115-en.pdf

https://www.oxfam.org.au/media/2015/11/oxfam-paris-climate-talks-report-reveals-massive-costs-of-warming-for-the-worlds-poorest/

http://edition.cnn.com/2015/12/14/opinions/sutter-cop21-climate-5-things/

http://edition.cnn.com/spe-cials/opinions/two-degrees

http://www.focus.it/comportamento/economia/cop21-parigi-conferenza-sul-clima-dichiarazioni

http://climateactiontracker.org

https://www.iisd.org/publica-tions/tackling-fossil-fuel-subsidies-and-climate-change

http://www.wri.org

http://www.oecd.org/environment/cc/

Oecd, 2015, Towards Green Growth?, Oecd Green Growth Studies, Oecd Publishing, Paris / http://dx.doi.org/10.1787/9789264234437-en

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neo-Eubios 54 62 dicembre 2015 neo-Eubios 54 63 dicembre 2015

emissioni globali sono in linea con gli obiettivi di 1,5 e 2 °C. Molto resta ancora da fare ma è incoraggiante vede-re l’accordo avviare un processo che potrebbe portare agli obiettivi sperati. Ogni azione per il clima è stata enor-memente ritardata negli ultimi decenni e, ancora oggi, le emissioni continuano ad aumentare. Limitare il riscalda-mento a 1,5 °C è un’ aspirazione che non raggiungeremo se non saremo in grado di pianifi care gli interventi per il prossimo decennio. Le tecnologie in grado di assorbire l’a-nidride carbonica dall’atmosfera diventeranno indispensa-bili per il raggiungimento di questo obiettivo. Ha quindi senso incoraggiare sviluppi che abbiano ricadute positive sul clima. Se una tecnologia non si dimostra effi cace nel lungo termine, l’unica soluzione per rimanere sotto i due gradi sarà quella del taglio immediato delle emissioni at-tuali”. - JOERI ROGELJ, IIASA (http://www.iiasa.ac.at)

“Il più grande successo della conferenza di Parigi è che più di 180 paesi hanno presentato i loro obiettivi di politi-ca nazionale per il clima. È comunque un accordo storico, perché per la prima volta invia un segnale chiaro ai re-sponsabili politici, alle imprese e agli investitori chiedendo loro di avviare la transizione verso una società con basse emissioni di carbonio. Tuttavia, le stime suggeriscono che gli impegni attuali si tradurranno in un aumento della temperatura tra 2,7 e 3,7 °C. Per limitare i cambiamenti climatici servono sforzi maggiori. Tutti i Paesi presen-teranno un aggiornamento sulle loro politiche climatiche ogni cinque anni: è importante sottolineare che ogni volta che presenteranno un nuovo obiettivo, questo dovrà essere più ambizioso del precedente. L’accordo di Parigi si pro-pone di limitare l’aumento di temperatura a 2 °C al di sopra dei livelli preindustriali e di “proseguire nello sforzo per limitare l’aumento a 1,5 °C”. Questo rifl ette la cre-scente preoccupazione per l’impatto dei cambiamenti cli-matici. L’IPCC ha concluso che, per avere una possibilità di limitare il riscaldamento a 2 ° C, le emissioni dovreb-bero essere tagliate dal 40-70% rispetto al 2010 entro il 2050. Per raggiungere l’obiettivo di 1,5 gradi i tagli dovrebbero essere più signifi cativi, nell’ordine di 70-95% entro il 2050”. - STEFFEN KALLBEKKEN, CI-CERO (http://www.cicero.uio.no/en)

“Il testo fi nale dell’accordo riconosce gli imperativi della comunità scientifi ca per affrontare il cambiamento clima-tico. I tre elementi chiave per farlo ci sono, in qualche forma: mantenere il riscaldamento ben al di sotto di due gradi, praticamente abbandonando i combustibili fossili e rivedere l’impegno di ogni paese, ogni cinque anni, in modo da essere all’altezza della sfi da. I tagli alle emissioni pro-messi dai paesi ora sono ancora del tutto insuffi cienti, ma l’accordo nel suo complesso invia un messaggio forte a imprese, investitori e cittadini: la nuova energia è pulita e i combustibili fossili appartengono al passato. Abbiamo da-vanti un sacco di lavoro perché accada.” - CORINNE LE QUÉRÉ, University of East Anglia, Tyndall Centre for Climate Change Research (http://www.tyndall.ac.uk).

Sull’obiettivo a lungo termine dell’accordo di Parigi: “Se condiviso e attuato, signifi ca azzerare le emissioni di gas serra nel giro di pochi decenni. È in linea con le prove scientifi che che abbiamo presentato di quello che dovrem-mo fare per limitare rischi quali i fenomeni meteo estremi e l’innalzamento del livello del mare. Per stabilizzare il clima del pianeta, le emissioni di CO2 devono essere ab-battute prima del 2030 e dovrebbero essere azzerate il più presto possibile dopo il 2050. Tecnologie quali la bioener-gia e la cattura e lo stoccaggio del carbonio, così come il rimboschimento, sono importanti per compensare le emis-sioni.” - JOHN SCHELLNHUBER, Potsdam Institute for Climate Impact Research (https://www.pik-potsdam.de).

“Questo accordo è un punto di svolta per una trasfor-mazione del mondo all’interno di un intervallo operati-vo sicuro di 1,5-2 °C. Parigi è un punto di partenza. Ora abbiamo bisogno di un’azione politica coerente con la scienza per mettere in atto uno sviluppo sostenibile e rea-lizzare la decarbonizzazione entro il 2050”. - JOHAN ROCKSTRÖM, Stockholm Resilience Centre (http://www.stockholmresilience.org)

“Il nuovo testo dell’articolo 4 è più chiaro del precedente in termini scientifi ci. È importante sottolineare che i para-metri di riferimento in termini di picchi e riduzione delle

COP21. COSA DICONO GLI SCIENZIATI.da Focus.it

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r e c e n s i o n i

QUESTO CAMBIA TUTTOThis change everything

di Avi LewisUSA/CANADA, 2015

89’

E se combattere il cambiamento climatico fosse la migliore soluzione per costruire un mondo migliore? Girato in oltre 211 giorni, 9 Paesi e 5 continenti

nell’arco di quattro anni, il fi lm è una scommessa per ri-immaginare la sfi da del cambiamento climatico. Diretto da Avi Lewis (regista canadese, coniuge

della Klein) e ispirato dal bestseller di Naomi Klein del 2015 e dallo stesso titolo, il fi lm racconta di sette importanti storie di comunità in prima linea

sull’ambiente, dal bacino di Powder River nel Montana noto per i suoi deposi-ti di carbone, ai depositi di bitume nel nord est di Alberta, in Canada.

Intessuta con queste storie è la narrazione della Klein, che fi nisce per svelarci in tutto il corso del fi lm, la sua idea più controversa ed eccitante: si potrebbe cogliere la crisi esistenziale del

cambiamento climatico come un’opportunità per trasformare il nostro fallimentare sistema economico in qualcosa di radicalmente migliore. Selezione uffi ciale del Festival Internazionale di Cinema di Toronto del 2015, il fi lm è stato distribuito nelle sale del Nord America e presto lo sarà anche in Europa. Nell’attesa di

vederlo al cinema, il fi lm è scaricabile e acquistabile on-line su iTunes e Amazon. Sito web: http://thefi lm.thischangeseverything.org.

NATURE PHYSICSperiodico mensile (in inglese)Abbonamento annuale cartaceo e on-line: 153 euroSolo on-line: 59 euroSito-web: http://www.nature.com/nphys/index.html

Nature Physics, è una delle “sotto” pubblicazioni della grande famiglia di NATURE, una delle più antiche (pubblicata dal 1869) ed importanti riviste scientifi che esistenti, forse in assoluto quella considerata di maggior prestigio nell’ambito della comunità scientifi ca internazionale. Specializzato in tutte le aree della fi sica, pura e applicata, Nature Physics tratta di temi legati alla ricerca tra cui la fi sica quantistica, molecolare e atomica, statistica, termo-dinamica, fl uida, ottica, chimica e così via. Nel maggio 2015 ha pubblicato uno studio che secondo diversi scienziati è da considerarsi tra i dieci più im-

portanti progressi scientifi ci dell’anno: la conferma della stranezza quantistica. “A livello quantistico, la realtà non esiste fi nché non la si misura” spiega Andrew Truscott, uno degli autori della ricerca.L’équipe di Truscott ha intrappolato una serie di atomi di elio in un particolare stato quantistico, il cosiddetto condensato di Bose-Einstein, e poi li hanno estratti fi nché non è rimasto soltanto uno. Successivamente, han-no inserito il singolo atomo in un interferometro - un apparato sperimentale in grado di combinare percorsi diversi di luce per studiare le proprietà delle onde elettromagnetiche - dimostrando che, effettivamente, l’ato-mo si comporta come particella o come onda a seconda della confi gurazione iniziale dello strumento. “Bisogna accettare il fatto che la misura cambia a seconda che lo scienziato creda che l’atomo si comporti in un modo o nell’altro. L’atomo non si muove da un punto all’altro dell’interferometro. È solo dopo la misura fi nale che la sua natura di onda o particella diventa reale”.

Letture e visioni consigliate

neo-Eubios 54 65 dicembre 2015

r e c e n s i o n i

GEOFISICA APPLICATA ALL’ARCHEOLOGIA E AI BENI MONUMENTALI

di Giovanni LeucciDario Flaccovio Editore, 2015

366 pagine, 48 euroISBN: 978-88-579-0506-8

Nell’ambito della ricerca archeologica e del restauro dei beni monumentali le tecniche di indagine geofi sica hanno assunto un’importanza ormai ampia-

mente riconosciuta. La possibilità di comprendere l’estensione del deposito archeologico o lo stato di conservazione dei manufatti senza ricorrere a un

intervento distruttivo risulta di estrema utilità per individuare emergenze sconosciute o presunte, per meglio comprendere un sito e per indirizzare in modo mirato le operazioni di scavo o di restauro. Lo scopo di questo volu-me è quello di fornire una introduzione generale ai più importanti metodi di esplorazione geofi sica. Vengono descritti i principi fi sici, le procedure di

campagna e le tecniche di elaborazione e interpretazione, nonché i metodi più comunemente utilizzati nella ricerca archeologica e nella conservazione dei beni monumentali (gravimetrico, magnetico, elettrico, elettro-

magnetico e sismico). Un’ampia sezione è dedicata all’applicazione di tali tecniche. Il lettore viene guidato alla scelta del metodo geofi sico più appropriato al tipo di problema che gli si pone e al tipo di acquisizione ed elaborazione dei dati più adatto ad ottenere il migliore risultato possibile. Il testo costituisce una valida guida

sia per coloro che si approcciano per la prima volta alla geofi sica sia per gli specialisti che desiderano incre-mentare le proprie conoscenze in questa disciplina.

Letture e visioni consigliate

neo-Eubios 54 64 dicembre 2015

CLIMATE CHANGE AND PUBLIC HEALTHdi Barry Levy e Jonathan PatzEdizioni Paperback, 2015 USA448 pagine, 63 euro (in inglese)ISBN: 9780190202453

Il cambiamento climatico avrà un impatto sempre più profondo sul sistema sanitario pubblico, poiché sta causando (e sempre più causerà), un’ampia gamma di effetti nocivi sulla salute, a partire da malattie cardiovascolari, infettive, respiratorie e allergiche fi no ad arrivare a malnutrizione, problemi mentali e per fi nire violenza. Questo libro affronta il cambiamento climatico dal punto di vista delle sue conseguenze sulla salute umana. Rivolto partico-larmente a studenti e professionisti del settore sanitario, è in realtà un ottimo approfondimento anche per coloro che si occupano di ambiente costruito, comfort indoor e progettazione. Con i contributi di 78 esperti del settore - prevalentemente americani, il libro affronta i seguenti temi:- Implementazione di una strategia vincente per un sistema sanitario virtuoso e le buone pratiche di riferimento- Comunicare con gli operatori assicurativi, i professionisti sanitari e il grande pubblico sui temi del cambiamento climatico e le sue conseguenze sanitarie- Sviluppare strategie sostenibili nel settore energetico, dei trasporti e nell’agricoltura- Sviluppare ambienti costruiti sostenibili- Supportare gli individui, le organizzazioni civili e il settore privato per un’azione mirata a fermare il cambiamento climatico e ridurne le conseguenze sulla salute umana.Al momento disponibile solo in lingua inglese, si puo’ acquistare anche in versione e-book.

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ANIT, in collaborazione con la società di servizi TEP srl organizza corsi di formazione pensati per intercettare la richiesta da parte del mondo professionale riguardo iniziative ad alto contenuto tecnico/pratico specialmente su temi come l’analisi e certifi cazione energetica degli edifi ci, la corretta progettazione dell’involucro (ponti termici, muffa, condensa) l’analisi impiantistica e l’isolamento acustico.

LA FORMAZIONE DEVE ESSERE UTILELa formazione è un’importate strumento di lavoro: il tempo dedicato all’aggiornamento professionale deve essere fi naliz-zato a fornire maggiore consapevolezza e capacità critica nell’affrontare il lavoro quotidiano. Per questo ai corsi forniamo strumenti quali software, libri, linee guida, ecc. e diamo ampio spazio alle esercitazioni riscontrando un alto livello di gradimento dei partecipanti.

ACCREDITAMENTO A livello nazionale i corsi ANIT sono stati riconosciuti dal Consiglio Nazionale degli Architetti (CNAPPC) e dal Consiglio Nazionale dei Periti Industriali, e sono in fase di accreditamento anche presso il Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) e il Consiglio Nazionale dei Geometri (CNG). L’iter di accreditamento può essere intrapreso anche direttamente dall’Or-dine o Collegio interessato a ospitare l’iniziativa.

PERCORSO DIDATTICOImmaginando un ideale percorso didattico, le iniziative affrontano uno o più delle seguenti 3 fasi:

IL PIANO FORMATIVO ANIT 2015Consulta i corsi in programma su www.anit.it

Termica• Muffa, condensa e ponti termici (6 o 8 ore)• Simulazione dei ponti termici: la verifi ca agli elementi fi niti (6 o 12 ore)• Corso di igrotermia avanzato: la migrazione del vapore in regime dinamico (16 ore)• Termografi a in edilizia, corso di 1° e 2° livello secondo EN ISO 9712:2012 (40 ore)• Prestazioni estive degli edifi ci (6 ore)

Acustica• Acustica in edilizia: dalle regole al progetto (6 o 8 ore)• Classifi cazione acustica delle unità immobiliari (6 o 8 ore)• Acustica in cantiere, soluzioni e corretta posa (6 o 8 ore)• Guida alle misure in campo secondo il DPCM 5/12/97 (4 ore)• Requisiti acustici passivi: come predisporre la relazione tecnica (12 ore)• TCAA: Corso per Tecnici Competenti in Acustica Ambientale (128 ore)

neo-Eubios 54 67 dicembre 2015

c o r s ic o r s i

neo-Eubios 54 66 dicembre 2015

Sistema edifi cio• Come preparare la relazione tecnica Legge 10 (24 ore)• Corso per certifi catori energetici degli edifi ci secondo le regole nazionali o regionali (72 o 80 ore)• Guida pratica alla certifi cazione energetici degli edifi ci: esercitazione (16 ore)• Diagnosi energetica del condominio (24 ore)• Simulazione dinamica degli edifi ci con EnergyPlus (72 ore)

impianti• Capire gli impianti: pompe di calore e solare termico (8 ore)• Impianti: guida alla lettura degli schemi progettuali e concetti di funzionamento (8 ore)• Contabilizzazione e termoregolazione di un edifi cio esistente (8 ore)• Impianti e Cened+, come compilare il software senza errori (8 ore)

ISCRIZIONIPer partecipare a un corso è necessario effettuare una pre-registrazione on-line dal sito www.anit.it selezionando dalla sezione CORSI l’evento desiderato.Raggiunto il numero minimo di partecipanti, i prenotati vengono contattati dalla segreteria dell’Associazione per confermare la partecipazione ed effettuare il pagamento.Al termine del corso viene rilasciato un attestato di partecipazione per gli usi consentiti dalla Legge.Per info: [email protected]

L’ESPERIENZA FA LA DIFFERENZA! L’Associazione organizza circa 80 corsi all’anno per una media di 1300 partecipanti all’anno riscontrando un alto livello di gradimento dei partecipanti ai corsi grazie a: • Alto profi lo tecnico/scientifi co dei relatori • Download di tutto il materiale didattico presentato a lezione • Download software e strumenti di calcolo in funzione del tema trattato • Libri, guide e pubblicazioni ANIT fornite in base alla tipologia del corso • Esperienza didattica su come affrontare le esercitazioni

1 - Inquadramento e regoleÈ il primo passo per capire come si relaziona l’argomento rispetto al panorama legislativo e normativo nazionale e regionale. I contenuti sono proposti in riferimento ai regolamenti in vigore al momento dell’erogazione del corso con uno sguardo anche alle possibili novità in arrivo. 2- Progetto e cantiereUna volta individuate le regole da rispettare, la normativa tecnica fornisce tutti gli strumentioperativi per dimostrare il raggiungimento di determinati livelli di prestazione. In base al tipo di argomento si affrontano assieme ai nostri esperti gli aspetti pratici che portano ad osservare quanto previsto dalla legge sia in fase di progettazione che di direzione dei lavori.

3- Controllo delle prestazioniLe prestazioni energetiche e acustiche possono essere misurate una volta realizzato l’edifi cio o l’intervento. Il corretto uso della strumentazione e la corretta interpretazione dei dati acquisiti fanno parte del bagaglio di informazioni che un professionista deve conoscere se vuole cimentarsi in questo tipo di analisi.

LA FORMAZIONE PROFESSIONALE SECONDO ANIT

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neo-Eubios 54 69 dicembre 2015

A N I T

neo-Eubios 54 68 dicembre 2015

c o r s i

L’OBBLIGO ALLA FORMAZIONE CONTINUA!

Col 2014 è entrato in vigore l’obbligo alla formazione continua per tutte le categorie professionali a cui sono rivolti gli eventi ANIT, ovvero Ingegneri, Architetti, Geometri e Periti.L’unità di misura della formazione professionale continua è il Credito Formativo Professionale (detto anche CFP).

Di seguito il punto della situazione. • IngegneriDa gennaio 2014 ogni iscritto all’albo deve essere in possesso di un minimo di 30 CFP.Si parte con l’attribuzione forfettaria di 60 CFP a tutti gli iscritti e ogni anno vengono scalati 30 CFP. Le attività che consentono l’ottenimento di CFP riguardano la partecipazione a corsi e convegni accre-ditati dal CNI, ma anche altre attività come l’aggiornamento legato alla propria professione (se dimo-strabile), le pubblicazioni qualificate, le docenze, i brevetti, ecc.ANIT è stata autorizzata dal CNI a svolgere attività formativa (da luglio 2015), le attività in programma consentono pertanto l’attribuzione di CFP a tutti gli ingegneri partecipanti”.

• ArchitettiI nuovi regolamenti sono entrati a regime a gennaio 2014 dopo un inizio sperimentale avviato nell’au-tunno 2013. Ad oggi ogni architetto deve ottenere 60 CFP nel triennio 2014-2016 con un minimo di 15 CFP in ciascun anno di cui almeno 4 CFP all’anno sul tema della deontologia-compensi-ordinamento professionale. I crediti sono attribuiti dal CNAPPC assegnando circa 1 CFP per ogni ora di formazione.Eventi ANIT: ANIT è stata autorizzata dal CNAPPC a svolgere attività formativa (da luglio 2014), le iniziative in programma pertanto consento l’attribuzione di CFP a tutti gli architetti partecipanti.

• GeometriPer i geometri la formazione continua obbligatoria è entrata in vigore dal gennaio 2010. Ogni iscritto deve maturare un certo numero di CFP nell’arco di un quinquennio (il primo va dal 2010 al 2015), col rispetto di un minimo di crediti annuali in funzione degli anni di anzianità di iscrizione all’Albo. L’at-tribuzione di crediti per le singole iniziative formative è subordinata ad un accreditamento delle stesse presso i Collegi territoriali competenti o presso il CNG.Eventi ANIT: abbiamo inviato domanda al CNG per il riconoscimento quale ente di formazione accre-ditati. In caso di risposta positiva sarà possibile attribuire CFP agli eventi in calendario. Segnaliamo che alcune iniziative risultano già accreditate grazie alla collaborazione territoriale con i Collegi provinciali.

• Periti IndustrialiIl CNPI ha approvato il nuovo regolamento sulla formazione obbligatoria che prevede dal 1° gennaio 2014 per ogni perito industriale l’impegno a ottenere nell’arco temporale di 5 anni 120 CFP con un minimo di 15 CFP all’anno di cui 3 CFP all’anno sui temi dell’etica, sulla deontologia e in materia previdenziale.Eventi ANIT: ANIT è stata autorizzata dal CNPI a svolgere attività formativa (da settembre 2014), le iniziative in programma pertanto consento l’attribuzione di CFP a tutti i periti industriali partecipanti.

Calcolo dei ponti termici agli elementi finiti secondo UNI EN ISO 10211.

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Inoltre con la nuova versione è possibile: • Richiamare le strutture (pareti e solai) già create col software PAN6.1 • Valutare il rischio di condensa interstiziale (e non solo superfi ciale) in corrispondenza dei ponti termici • Ricavare i diagrammi della temperatura sui pilastri per un confronto con le indagini termografi che in caso di diagnosi

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Software PAN 7 (in uscita a gennaio 2016)

Calcolo dei parametri estivi ed invernali delle struttureopache (trasmittanza EN ISO 6946; Attenuazione e sfasamento la UNI EN ISO 13786; Verifi ca termo-igrometrica secondo UNI EN ISO 13788; Il software è incluso nella suite ANIT oppure è acquistabile separatamente al prezzo di 200 € + IVA

� versione DEMO! Completa e gratuita per 30 giorni

Software LETO 3

Sofware per il calcolo del fabbisogno energetico degli edifi ci secondo UNI/TS 11300 parte 1,2,3 e 4 (aggiornato al DM 26/6/15)La versione di Leto è stata protocollata al CTI e quindi impiegabile ai fi ni della certifi cazione energetica e della compilazione delle Legge 10/91. Il software ha il consueto approccio di Anit: in accordo con la normativa, trasparente nei passaggi e di intuitivo e semplice utilizzo.Il software è incluso nella suite ANIT oppure è acquistabile separatamente al prezzo di 200 € + IVA

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ANIT sviluppa e distribuisce strumenti di supporto alla professione legati all’analisi energetica, igrotermica e acustica dell’edifi cio. La novità 2015 è la SUITE ANIT, ovvero la possibilità di ricevere i 4 software completi ECHO, PAN, IRIS e LETO con l’associazione ad ANIT (a soli 95 € + IVA). La SUITE ANIT è attiva per l’anno di Associazione e si riattiva con il rinnovo. In alternativa è possibile acquistare i singoli software senza limiti temporali al prezzo di 200 € + IVA /cad.

LA SUITE ANIT

Software IRIS 3

• Calcolo dei Ponti Termici agli elementi fi niti• Calcolo del rischio di condensa e muffaIl software è incluso nella suite ANIT oppure è acquistabile separatamente al prezzo di 200 € + IVA

� versione DEMO! Completa e gratuita per 30 giorni

A 10 anni dall’emanazione del Dlgs 192/05, il mondo dell’effi cienza energetica applicata all’edilizia cambia nuovamente le regola del gioco.

270 pp., Ed. TEP srl 2015ISBN: 978-88-905300-9-825 euro (IVA incl.)

Calcolo dei ponti termici agli elementi finiti secondo UNI EN ISO 10211.Verifica del coefficiente ψ e del rischio di muffa e condensa.

IRIS 3Software ANIT Sviluppato da TEP s.r.l.

L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente.Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - [email protected]

Requisiti acustici passivi e classificazione acustica delle unità immobiliari.

ECHO 7Software ANIT Sviluppato da TEP s.r.l.

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Analisi termica, igrometrica e dinamica dell’involucro opaco.PAN 7Software ANIT Sviluppato da TEP s.r.l.

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Analisi del fabbisogno energetico degli edificisecondo le UNI/TS 11300 parte 1:2014, 2:2014, 3:2010 e 4:2012

LETO 3Software ANIT Sviluppato da TEP s.r.l.

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Iscriviti ad ANIT!Campagna associativa ANIT!

www.anit.it

ANIT è l’Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e Acustico.Fondata nel 1984, essa fornisce i seguenti servizi:

- stabilisce un centro comune di relazione tra gli associati;- promuove e diffonde la normativa legislativa e tecnica;

- assicura i collegamenti con le personalità e gli organismi italiani ed esteri interessati alle problematiche di energetica e acustica in edilizia;

- effettua e promuove ricerche e studi di carattere tecnico, normativo, economico e di mercato;- fornisce informazioni, consulenze, servizi riguardanti l’isolamento termico ed acustico

ed argomenti affi ni;- organizza gruppi di lavoro all’interno dei quali i soci hanno la possibilità di confrontare

le proprie idee sui temi dell’isolamento termico e acustico;- diffonde la corretta informazione sull’isolamento termico e acustico;

- realizza e sviluppa strumenti di lavoro per il mondo professionale quali software applicativi e manuali.

I SOCISono soci ANIT individuali: professionisti, studi di progettazione e tecnici del settore.

Ogni Socio può, a titolo gratuito, promuovere localmente la presenza e le attività dell’Associazione.Sono Soci Onorari: Enti pubblici e privati, Università, Ordini professionali, ecc.

Sono Soci Azienda: produttori di materiali e sistemi del settore dell’isolamento termico e/o acustico.Tutti i soci ricevono comunicazione delle novità delle normative legislative e tecniche, delle attività dell’Associazione - in tema di risparmio energetico, acustica, e protezione dal fuoco - oltre che gli

strumenti e i servizi forniti quali volumi, software, e sconti. L’Associazione è ad anno solare, con scadenza al 31 dicembre dell’anno di iscrizione. Per info: [email protected].

LE PUBBLICAZIONIANIT mette a disposizione volumi di approfondimento e di supporto alla professione, manuali divulgativi, sintesi di chiarimento della legislazione vigente per i requisiti acustici passivi degli edifi ci e per l’effi cienza energetica degli edifi ci, scaricabili dal sito internet (per i soli Soci) e distribuite gratuitamente in occasione

degli incontri e dei convegni ANIT.

I CONVEGNIANIT organizza convegni e incontri tecnici di aggiornamento GRATUITI per gli addetti del settore.

Gli incontri vengono organizzati in tutta Italia presso gli Ordini professionali, le Provincie e i Comuni sensibili alle tematiche del risparmio energetico e dell’acustica in edilizia.

Ad ogni incontro viene fornita documentazione tecnica e divulgativa fornita dalle Aziende associate ANIT.

Maggiori info su

I Soci ricevono:La SUITE dei Software ANIT che comprende (nelle ultime versioni aggiornate):• PAN: Caratteristiche igrotermiche e dinamiche delle strutture opache e trasparenti• ECHO: Requisiti acustici passivi degli edifi ci e classifi cazione acustica• LETO: Calcolo del fabbisogno energetico secondo UNI/TS 11300• IRIS: Calcolo dei ponti termici agli elementi fi niti secondo UNI EN 10211

I 4 programmi permettono di affrontare tutti gli aspetti della progettazione termica e acustica in edilizia: •Legge 10 e Certifi cazione energetica •Muffe e condense •Requisiti acustici passivi (DPCM 5-12-1997) •Classifi cazione acustica

La SUITE è utilizzabile durante l’anno di associazione e può essere installata su 3 computer. Per maggiori informazioni e scaricare una versione di prova di 30 giorni dei programmi, visitare il sito ANIT.IT alla pagina Software.

Le Guide ANIT I SOCI possono scaricare tutte le GUIDE ANIT dal sito www.anit.it Le GUIDE ANIT spiegano in modo semplice e chiaro la normativa del settore e sono costantemente aggiornate con le ultime novità legislative. Oltre alla GUIDA ANIT «Nazionale» i Soci possono scaricare documenti relativi a leggi regionali e altri argomenti specifi ci (sostenibilità, acustica, ecc.).

Chiarimenti normativiI SOCI possono contattare lo Staff ANIT, via mail o per telefono, per avere chiarimenti sull’applicazione della normativa di settore.

Rivista Neo-EubiosI Soci ANIT ricevono 4 numeri della rivista neo-Eubios in formato cartaceo. Neo-Eubios è «La rivista» per l’isolamento termico e acustico dal 1988. Si rivolge ai professionisti con un taglio scientifi co e approfondito e prevede 4 uscite ogni anno(marzo, giugno, settembre e dicembre).

Servizi scontatiI SOCI hanno diritto a sconti su tutti i corsi ANIT e sull’acquisto dei volumi ANIT.I volumi ANIT sono libri, sintetici e pratici, scritti dai professionisti per i professionisti.

Diventare Soci ANIT signifi ca partecipare a una comunità di esperti intenzionati a diffondere, promuovere e sviluppare l’isolamento termico ed acustico nell’edilizia e nell’industria come mezzo per salvaguardare l’ambiente e il benessere delle persone.I soci sono costantemente aggiornati sull’evoluzione legislativa e normativa e ricevono strumenti quali software di calcolo e manuali tecnici.

Quota associativaLa quota associativa ha un costo di € 95 + IVA e una durata di 12 mesi.

Possono associarsi come SOCI INDIVIDUALI ANIT: professionisti, studi di progettazione, imprese edili e privati cittadini. Per gli studi di progettazione occorre segnalare il nominativo di un unico referente. Il SOCIO INDIVIDUALE non deve rappresentare aziende produttrici di materiali isolanti o aziende affi ni.

Maggiori info su: www.anit.it

neo-Eubios 54 72 dicembre 2015

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Periodico trimestraleanno XVI - n. 54Dicembre 2015

Direttore ResponsabileSusanna Mammi

RedazioneTEP s.r.l.Via Savona 1/B20144 Milanotel 02/89415126

Grafi ca e impaginazioneClaudio Grazioli

Distribuzionein abbonamento postale

AssociatoA.N.E.S. - Associazione Nazionale Editoriale Periodica Specializzata

StampaINGRAPH srl - via Bologna 104/106 - 20038 Seregno (MB)

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