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  • 7/30/2019 Etica, responsabilit, educazione.

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    Etica, responsabilited educazioneUna riessione sullessere imprenditore oggi in Italiaa cura di Sara Baroni

    Assistiamo ormai da qualche anno al declinoirreversibile del enomeno tutto italiano di une-conomia basata sulle piccole e medie imprese.Entra in crisi il modello in un mercato che nonpermette pi dispersioni e inecienze e chevede le nostre aziende in concorrenza con real-t pi grandi, pi strutturate, pi motivate.Falliscono i piccoli, giunti al limite naturaledellessere umano che non pu sostituire unor-

    ganizzazione.Falliscono le gerarchie unzionali, per eccessodi ostacolo al usso di attivit verso un merca-to abituato ad avere tutto subito, e al migliorprezzo.Si aprono le porte, per schianto o per visione,a modelli orizzontali sistemici, che sacricanoorme note di controllo e autorit a avore diideali di collaborazione e condivisione a tutti ilivelli, in nome della valorizzazione delle singole

    proessionalit.Allimmagine di azienda che cresce in propor-

    zione ai mq occupati si sostituisce quella diuna rete sempre pi interconnessa e globaledi proessionisti che condividono un obiettivoe diventano colleghi per un giorno, un mese,orse un anno.I presupposti per il cambiamento auspicato daiguru del management cinquantanni a ci sonotutti, gli strumenti pure.Il punto che le aziende non sono ancora

    pronte: le persone non sono pronte ad assu-mersi la responsabilit necessaria a ar unzio-nare lintero meccanismo.Si parla di azienda come di unentit astratta acui lecito chiedere garanzie, sicurezza, essi-bilit, stimoli, libert, benessere e strumenti.Ma chi lazienda se non le persone che neanno parte?Nella piccola e media impresa lazienda prendeil volto di chi lha ondata, limprenditore che ne

    al centro. Lazienda, per non pu essere unasola persona, per quanto i nostri imprenditori

    CHE LIMPRESA ITALIANA SIA IN CRISI ORMAI ASSO-DATO, CHE LA COLPA SIA TUTTA DELLE ISTITUZIONIALTRETTANTO, MA HO LIMPRESSIONE CHE SIA ANCHEUN MODO, PER MOLTI, DI SPOSTARE ALTROVE LATTEN-ZIONE E DECLINARE UNA RESPONSABILIT.

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    siano o si sentano supereoi. Non unziona pi.Secondo me unzionava poco anche in passato,ma gli spazi di mercato giusticavano e copriva-no le inecienze di un modello poco solido.Le aziende allora potevano vivere dellentusiasmo

    e della dedizione di una sola persona, se ognunoaceva bene il proprio dovere in uno schema pi omeno organizzato di ruoli e mansioni.Oggi il mercato non lo accetta pi, e dobbiamotutti capire come poter rilanciare verso il uturocapitalizzando su ci che di buono si costruitoin passato.Una cosa certa: senza lentusiasmo e la or-za di quegli imprenditori non si va da nessunaparte, se solo si trovasse la ormula perch

    tutti ossero un po imprenditori dellazienda acui appartengono... Questione di soldi? Formecooperative? Direi di no.

    Quale aspetto hanno gli imprenditori nel 2013?Alcuni hanno le sembianze di una persona conlambizione di poter investire tutto per dimo-strare di saper are impresa, creando un eco-sistema sico e virtuale di persone che condi-

    vidono un approccio al lavoro come ragione divita e alla vita come ragione per lavorare.Altri hanno lespressione rustrata di chi cor-re con il reno a mano tirato, in lotta continuatra ci che vorrebbero are distinto e ci cheandrebbe atto per come denito da chi li hapreceduti; navigano pi o meno a vista senzagaranzia di controllo n di uturo per la propriaorganizzazione.Poi ci sono gli inarrestabili, uori da ogni sche-ma e controllo, i visionari che hanno vissuto il

    boom economico e sono stati sucientementebravi da costruire qualcosa a cui non voglionorinunciare per nessun motivo al mondo, perchsarebbe come rinunciare a se stessi e allorarilanciano, rilanciano e continuano a crederci,

    magari con qualche sbalzo dumore che tipica-mente si riette sulla motivazione degli altri.In comune hanno tutti lenergia di chi non mollae che crede di potersi realizzare nel crearequalcosa che abbia il proprio aspetto.Oggi imprenditore solo chi crede in un pro-getto e accetta di condividerlo con altri, chediano un contributo proessionale e personalein un percorso che ha senso nel momento incui restituisce valore a tutti coloro che ne sono

    coinvolti. In ondo lidea dellazienda-progettopiace a tutti, qualcuno addirittura la pretende,giustamente.

    I giovani lo chiedono a gran voce: uno stipendioper sentirsi parte di un progetto stimolante cheli accia crescere proessionalmente.E unazienda-progetto unzionerebbe davvero.Ma chi si occupa di progetti sa bene quanto conti

    il contributo del gruppo di lavoro in un progetto.Ormai da anni ai convegni di project managementsi smesso di parlare di algoritmi di pianicazionedelle attivit di progetto e si approondiscono lesot skills - abilit di gestione del gruppo - neces-sarie a portarlo a termine. Se lesperienza azienda-le osse vissuta come un progetto avremmo tuttiun obiettivo unico al quale lavorare, che alline-erebbe le decisioni e denirebbe le priorit....apatto che qualcuno lo sappia gestire e che tuttisiano consapevoli di ar parte del progetto.

    UNA COSA CERTA: SENZA LENTUSIASMO E LA FOR-ZA DI QUEGLI IMPRENDITORI NON SI VA DA NESSUNAPARTE, SE SOLO SI TROVASSE LA FORMULA PERCHTUTTI FOSSERO UN PO IMPRENDITORI DELLAZIENDAA CUI APPARTENGONO... QUESTIONE DI SOLDI? FOR-ME COOPERATIVE? DIREI DI NO.

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    Quello che vedo in questo periodo e che mirende poco duciosa sul uturo dellimpresa in

    Italia il atto che le persone, invece che attac-carsi al progetto come albero maestro di unanave in balia delle onde, si lasciano scaraventa-re da un estremo allaltro della nave no a ca-dere. I pi coraggiosi saltano: un gesto eroico?E allora mi chiedo: quanti imprenditori in que-sta situazione sono disposti ad intraprendereil viaggio? Perch dovrebbero arlo? Quantipossono permettersi di arlo? Quanti, sapendodi dover attraversare un mare in tempesta con

    larmata Brancaleone?Molti, perch questa lunica strada.Senza alcuna certezza, con una sola scialuppa disalvataggio che viene dal passato solo per alcuni,i vecchi imprenditori oggi devono accettare cheil passato non torner e che gestire il cambia-mento lunico modo per non subirlo. E i giovanidevono accettare che per are limprenditoreserve un progetto serio e lo si deve gestire.

    Potrebbe anche essere pi divertente di quan-to non sia stato are impresa negli anni 80, a

    patto che si riescano a ritrovare i due ingre-dienti ondamentali di un modello cos trasver-sale e condiviso: etica e proessionalit.In Italia abbiamo qualche carenza proessiona-lit, ma soprattutto viviamo una crisi di dimen-sioni enormi sul ronte delletica.Etica degli imprenditori, che ofuscati da unavisione di breve periodo rinunciano a costruirerelazioni con i propri partner e con il propriostaf, etica di un gruppo di lavoro che preten-de di sentirsi parte di un progetto per il qualenon disposto ad investire in prima persona...e

    abbandona la nave alla prima onda. giusto che il progetto dia a tutti la possibilitdi crescere, ma dove porre il limite se poi lostesso progetto viene messo in discussione dal-la crescita delle persone che ne anno parte?La domanda tuttaltro che banale e nellarisposta sta la chiave per abbandonare deniti-vamente modelli obsoleti e inadeguati ai nostrimercati.C diferenza di comportamento etico tra gli

    imprenditori che sruttavano le persone per ilproprio lucro qualche anno a e i proessionistiche sruttano un progetto oggi per aumentarela propria visibilit, pronti a mettere in dicol-t il progetto stesso alla prima opportunit disviluppo personale altrove?In unazienda ben organizzata tutti sono im-portanti, nessuno ondamentale. Lo dicono imiei colleghi consulenti, io no. Non cos: tutti

    sono ondamentali ed ondamentale che tuttiabbiano il giusto approccio al progetto.

    IN UNAZIENDA BEN ORGA-NIZZATA TUTTI SONO IM-PORTANTI, NESSUNO FON-DAMENTALE. LO DICONO IMIEI COLLEGHI CONSULEN-TI, IO NO.

    Ingegnere meccanico creativo con una passioneinnata per la strategia e linnovazione, si messa intesta di dimostrare al mondo che si pu lavorare

    divertendosi e divertirsi lavorando.dna:strategia, focus, divertimento

    Sara Baroni..............................

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    Vedo mancanza di etica, di rispetto e di educa-

    zione nei nostri progetti di impresa.E quando leggo che i migliori talenti italianisono costretti a cercare stimoli e stipendi alle-stero perch le aziende locali non sono in gra-do di stare al passo con i cambiamenti, pensoche stimoli e stipendi non sono tutto quello chei giovani dovrebbero cercare. La costruzione diuna proessionalit segue un altro percorso, edovrebbe essere lobiettivo per la garanzia di

    un uturo migliore. giusto che i talenti italiani si afaccino al mon-do, non condivido lapproccio.Io amo girare il mondo, se avr loccasione diare esperienze allestero le coglier senzaltro,con lobiettivo di aumentare la mia proessiona-lit in modo etico e responsabile.Le aziende locali oggi siamo noi: proessionistiin cerca delle opportunit che solo un progettoambizioso pu dare; impegnati ad aumentare

    la nostra proessionalit e la nostra visibilit inesso, non sempre consapevoli del valore delprogetto stesso e della responsabilit che ilarne parte comporta e per questo supercialinellafrontarlo.Io sono unazienda locale, mi occupo di cambia-mento e onestamente accio sempre pi aticaad afrontarlo. Mi sento spesso sola, a voltetradita, ma solo una percezione, resto edele

    al mio progetto e vado avanti.Da parte mia continuer a dar ducia ai miei

    imprenditori perch investano sulle persone e

    sulla loro proessionalit, abbandonando mo-delli di business obsoleti e inecaci.Garantir al mio team di trasormare le oppor-tunit che mi si ofriranno come proessionistain opportunit per il progetto che abbiamo incomune, perch in quel progetto che so dipoter trarre stimoli e valore nel lungo periodo.Far di tutto perch i miei gli possano girareil mondo, ma cercher di insegnare loro che la

    libert dazione di un individuo nisce dove lasua azione impedisce lazione di altri individui,come mi ha insegnato lultimo imprenditoreitaliano del web che resiste alla bolla della neweconomy.

    Se volete contattarmi o saperne di pi: [email protected] @baronisara

    www.oxigenio.itwww.ofcinastrategia.it

    VEDO MANCANZA DI ETICA, DI RISPETTO E DI EDUCAZIO-NE NEI NOSTRI PROGETTI DI IMPRESA.E QUANDO LEGGO CHE I MIGLIORI TALENTI ITALIANI

    SONO COSTRETTI A CERCARE STIMOLI E STIPENDI ALLE-STERO PERCH LE AZIENDE LOCALI NON SONO IN GRA-DO DI STARE AL PASSO CON I CAMBIAMENTI, PENSO CHESTIMOLI E STIPENDI NON SONO TUTTO QUELLO CHE IGIOVANI DOVREBBERO CERCARE.

    http://localhost/var/www/apps/conversion/tmp/scratch_3/[email protected]://twitter.com/baronisarahttp://www.oxigenio.it/http://officinastrategia.it/http://officinastrategia.it/http://www.oxigenio.it/https://twitter.com/baronisarahttp://localhost/var/www/apps/conversion/tmp/scratch_3/[email protected]