Essere e Spirito Biblio Antologia

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1 Questo documento, ideato quale strumento di lavoro, è la versione informatica, leggermente corretta e aggiornata, delle dispense Essere e spirito. antologia. bibliografia, pubblicata dall’Editrice Pontificia Università Gregoriana, Roma, nel 1987. Accompagnava il corso di metafisica dato all'epoca da Paul GILBERT sj, in facoltà di filosofia della Gregoriana. L’uso di questo documento è riservato agli studenti di codesta Università. I N D E X Introduzione generale. 00. Bibliografia generale. 01 Essere e spirito. 02 Metodo. 03 Prima- o meta-fisica. Prima parte. Principio di ragione. 04 Sensibilità e intendimento. 05 Universalità e necessità. 06 Spiegazione e ragione. 07 Percezione. 08 Apprensione e comprensione. 09 Intelligibilità e causalità. 10 Empirismo. 11 Idealismo. 12 Principio di ragione. Gerarchia delle scienze. 13 Astrazione qualitativa. 14 Scienze fisiche. 15 Qualità e quantità. 16 Unità e legge matematiche. 17 Fisica matematica. 18 Oltre la matematica. Scienza prima. 19 Possibilità delle scienze. 20 Metafisica. 21 Specificità della metafisica. 22 Astrazione precisiva.

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    Questo documento, ideato quale strumento di lavoro, la versione informatica,

    leggermente corretta e aggiornata, delle dispense Essere e spirito. antologia.

    bibliografia, pubblicata dallEditrice Pontificia Universit Gregoriana, Roma, nel

    1987. Accompagnava il corso di metafisica dato all'epoca da Paul GILBERT sj, in

    facolt di filosofia della Gregoriana. Luso di questo documento riservato agli

    studenti di codesta Universit. I N D E X Introduzione generale. 00. Bibliografia generale. 01 Essere e spirito. 02 Metodo. 03 Prima- o meta-fisica. Prima parte. Principio di ragione. 04 Sensibilit e intendimento. 05 Universalit e necessit. 06 Spiegazione e ragione. 07 Percezione. 08 Apprensione e comprensione. 09 Intelligibilit e causalit. 10 Empirismo. 11 Idealismo. 12 Principio di ragione. Gerarchia delle scienze. 13 Astrazione qualitativa. 14 Scienze fisiche. 15 Qualit e quantit. 16 Unit e legge matematiche. 17 Fisica matematica. 18 Oltre la matematica. Scienza prima. 19 Possibilit delle scienze. 20 Metafisica. 21 Specificit della metafisica. 22 Astrazione precisiva.

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    23 Astrazione formale, totale. 24 Trascendentalizzazione. 25 Dialettiche ascendenti. 26 Spirito e ente in quanto . 27 Sintesi predicativa. 28 Sintesi oggettiva. 29 Causalit metafisica. 30 Idea dessere. Seconda parte. Disposizione fondamentale. 31 Disposizione dellintelligenza. 32 Reciprocit volont - intelligenza. 33 Volont e intelligenza nellessere. Struttura dellente. 34 Unit di fatto. 35 Stupore e mistero. 36 Stupore e ontologia. 37 Lente e i suoi fenomeni. 38 Sostanza. 39 Essenza. 40 Quiddit. 41 Sostanza e intelligibilit. 42 Sostanza e accidente. 43 Accidente e quiddit. 44 Forma e materia. 45 Individuo. Accesso alla metafisica. 46 Superamento dello stupore. 47 Infinito del volto. 48 Latto mio. 49 Latto ed il reale. 50 Atto, sostanza, essenza. 51 Atto e potenza. 52 Essenza ed esistere. Terza parte. Analogia dellessere. 53 Univocit. 54 Equivocit. 55 Analogia. 56 Attribuzione intrinseca. 57 Proporzionalit. 58 Latto spirituale. 59 Causalit. 60 Contingenza e atto. 61 Partecipazione. 62 Gerarchia degli enti.

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    63 Minerale. 64 Vegetale. 65 Animale. 66 Luomo. Trascendentali. 67 Unit logica e ontologica. 68 Unit trascendentale. 69 Intelligibilit dellente. 70 Adeguazione. 71 Manifestazione. 72 Trascendentalit della verit. 73 Presenza dellessere. 74 Bene e perfezione. 75 Analogia del bene. 76 Trascendentalit del bene. Conclusione generale. 77 Bellezza. 78 Creazione. I N D I C E D E I T E S T I C I T A T I AGAZZI E., Introduzione ai problemi dellassiomatica ( 16) AGOSTINO, Le confessioni ( 26) AGOSTINO, Del libero arbitrio ( 65) AGOSTINO, La Trinit ( 34, 58) ANSELMO dA., La verit ( 69) ARISTOTELE, Etica nicomachea ( 74) ARISTOTELE, Metafisica ( 35, 55, 67) ARISTOTELE, Secondi analitici ( 02) BERGSON H., Introduzione alla metafisica ( 20) BLONDEL M., Lazione 1893 ( 04, 33) CHENU M.D., Introduzione allo studio di s. Tommaso ( 32) DE FINANCE J., Connaissance de ltre ( 66) DESCARTES R., Il discorso del metodo ( 61) DESCARTES R., Seconda meditazione ( 48) FABRO C., La difesa critica del principio di causalit ( 09) FICHTE G.A., Dottrina della scienza ( 49) FOREST A., Lavvento dellanima ( 22) FOREST A., Orientazioni metafisiche ( 11) GIACON C., Motivi plotiniani (62) GILSON Et., Le thomisme ( 38-45, 50-52) HEGEL G.W.F., Fenomenologia dello spirito ( 36) HEIDEGGER M., Essere e tempo ( 19, 31) HEIDEGGER M., Introduzione alla metafisica ( 00) HEIDEGGER M., Sullessenza della verit ( 71, 73)

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    HEISENBERG W., Mutamenti nelle basi della scienza ( 14) HENRICI P., Per una rilettura del discorso metafisico ( 46) HUME D., Ricerche sullintelletto umano ( 10) JACOB Fr., La logica del vivente ( 64) JASPERS K., Ragion ed esistenza ( 12) KANT Im., Critica della ragion pura ( 27, 37) KANT Im., Prolegomeni ad ogni futura metafisica ( 05) KOYRE Al., Studi newtoniani ( 15) LADRIERE J., Larticolazione del senso ( 17) LEVINAS Em., Totalit e infinito ( 47) LONERGAN B., Lintelligenza ( 06) LOTZ J.B., Essere e concetto ( 30) LOTZ J.-B., Das Urteil und das Sein ( 08) MARCEL G., Giornale metafisico ( 01) MARECHAL J., Le point de dpart de la mtaphysique ( 28) MARITAIN J., Breve trattato ( 24) MARITAIN J., I gradi del sapere ( 13, 23) MERLEAU-PONTY M., Fenomenologia della percezione ( 07, 60) MOLINARO A., Linguaggio, logica, metafisica ( 57) NAGEL E. e NEWMAN J.R., La prova di Gdel ( 18) PLATONE, Repubblica ( 29) PLATONE, Simposio ( 25) PLOTINO, Il bene e luno ( 68) PLOTINO, Il primo bene e gli altri bene ( 75) RICOEUR P., La metafora viva ( 54) SCAPIN P., DUNS SCOTO, Il primo principio ( 53) SCIACCA M.F., E possibile una metafisica ? ( 21) SELVAGGI F., Il problema filosofico ( 59) TOMMASO dA., La verit ( 70, 72) TOMMASO dA., Somma contro i gentili ( 03, 56, 76) TREANOR P.J., Origine ed evoluzione del mondo fisico ( 63) VON BALTHASAR H.U., Nello spazio della metafisica ( 78) VON BALTHASAR H.U., La percezione della forma ( 77)

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    I N T R O D U Z I O N E G E N E R A L E . -------------------------------------------- 00 Bibliografia generale. AA.VV., Las razones del tomismo, Pamplona, 1980. BERGSON H., Introduction la mtaphysique in La pense et le mouvant, Paris, 41934. BERTI E., Introduzione alla metafisica, Torino, 1993. BLANCHETTE O., Philosophy of Being. A reconstructive essay in metaphysics, Washington

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    [La domanda : Perch vi , in generale, lessente e non il nulla] tuttavia sempre la prima [] per il suo rango. Ci risulta evidente da un triplice punto di vista. La domanda : Perch vi , in generale, lessente e non il nulla? reclama il primo posto anzitutto perch la pi vasta, in secondo luogo perch la pi profonda, infine perch la pi originaria. Si tratta della domanda di pi vasta portata. Essa non si ferma ad un ente qualsiasi, ma investe tutto lessente nel suo senso pi lato, n si limita al dato attuale, ma riguarda anche quanto stato per laddietro e sar in futuro. Lestensione di questa domanda non incontra nessun limite se non in ci che non n sar in alcun modo, ossia nel nulla. Tutto ci che non un nulla ricade sotto questa domanda, ed infine lo stesso nulla: non gi perch esso divenga qualcosa dal momento che n parliamo, ma perch il nulla. La nostra domanda di cosi vasta portata che non sapremmo oltrepassarla. Essa non verte su questo o su quello ente in particolare, n sullintera serie degli enti, ma sullessente in toto, o, come vedremo meglio pi avanti, sullessente nella sua totalit come tale. Per il fatto che questa domanda la pi vasta, anche la pi profonda. Perch vi , in generale, lessente...? Chiedere perch come chiedere: quale ne la ragione, il fondamento (Grund)? Da quale fondamento lessente proviene? Su quale fondamento si basa? A quale fondamento risale? La domanda non concerne questo o quello aspetto dellessente, n il suo essere qua o l, n come fatto o come pu risultare modificato o venire utilizzato, e via dicendo. Il domandare mira al fondamento dellessente in quanto essente. Cercare il fondamento significa indagare la ragione, investigare. Tutto ci che viene investigato si rapporta al fondamento. Solo che, per il fatto dello stesso domandare, rimane incerto se questo fondamento sia veramente fondante, se realizzi la fondazione, se sia un fondamento originario (Urgrund); ovvero se questo fondamento rifiuti la fondazione, se sia assenza di fondamento (Abgrund); o se, infine, non sia n una cosa n laltra, ma presenti solo unapparenza, forse necessaria, di fondazione, costituendo cos solo un non-fondamento (Un-grund). Comunque sia, la domanda va in cerca di una risposta decisiva perseguendola in un fondamento che fondi, giustifichi lessente come tale in ci che esso . Tale domanda sul perch non ricerca, per lessente, cause della stessa natura o poste sul medesimo piano di esso. Essa non si muove su di un piano indifferente o solo in superficie, ma penetra nella zona pi profonda, proprio fino allultimo, fino al limite: rifuggendo da qualunque superficialit e appiattimento tende al profondo, cosicch, oltre che come la pi ampia, si presenta nel contempo, fra tutte le domande pi profonde, come la pi profonda. Infine, in quanto la domanda pi ampia e profonda, si presenta anche come la pi originaria. Che cosa si deve intendere con questo? Se ci si rende conto di tutta lampiezza di questa domanda, che problematizza lessente come tale nella sua totalit, apparir chiaro che essa non concerne in alcun modo questo o quello ente singolo in particolare. Ci che noi intendiamo considerare propria lessente nella sua totalit, senza alcuna preferenza particolare. Tuttavia, c un essente che si fa avanti sempre di nuovo con insistenza in questo domandare: quello degli uomini stessi che pongono la domanda. Pure, in questa domanda, non deve trattarsi di un qualche ente particolare. In ragione della sua portata illimitata tutti gli enti per essa si equivalgono. Un qualunque elefante in una qualsiasi foresta vergine dellIndia altrettanto essente che un qualsiasi processo chimico di combustione sul pianeta Marte, o quel che si

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    voglia.

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    Quando si osserva levoluzione delle dottrine metafisiche da circa un secolo, si colpiti nel constatare come i filosofi idealisti siano daccordo in generale nel ridurre al minimo la funzione dellesistenza, dellindice esistenziale nelleconomia generale della conoscenza, e ci a vantaggio delle determinazioni razionali su tutti i piani alcuni diranno dei valori che conferiscono al pensiero un contenuto intelligibile. Lesistenza appare quindi come un qualcosa a cui il pensiero forse si appoggia, ma che esso tende a perdere sempre pi completamente di vista. Senza dubbio si potr discutere se un simile atteggiamento sia effettivamente quello di questo o di quel filosofo in particolare: non si pu negare, crediamo, che esso si sia sempre pi chiaramente definito nel corso dellultimo secolo; neanche si pu negare che questa posizione sia racchiusa nella definizione stessa di un certo idealismo. importante notare che quanto pi si metter laccento sulloggetto come tale, sui caratteri che lo costituiscono in quanto oggetto, e sulla intelligibilit di cui bisogna che sia dotato per dare presa al soggetto che gli sta di fronte, tanto pi si sar portati a lasciare invece nellombra il suo aspetto non diremo il suo carattere esistenziale. Anche qui una semplice metafora sembra rendere conto della situazione logica che lo spirito tende a creare a se stesso: noi diremo che il pensiero conferisce agli oggetti, in rapporto a se stesso, una specie di insularit: loggetto si immerge in essa, come loggetto si immerge nello spazio e forse proprio perch si immerge nello spazio. Per il fatto stesso che le sue aderenze pi strette al fondo, al Grund ipotetico delle cose, sono rotte secondo ogni apparenza, loggetto appare accessibile da tutte le parti. Con ci tende a istituirsi un legame, una intesa rigorosamente stabile e soddisfacente, tra il pensiero e loggetto, sulla cui base la scienza si potr facilmente edificare, senza che per questo ci sia bisogno di accogliere necessariamente nei loro particolari le tesi criticiste. Ci che invece non sar preso deliberatamente in considerazione il modo in cui loggetto presenza a colui che lo considera; oppure, ed la stessa cosa, il misterioso potere di affermazione di s, grazie al quale loggetto si rivela davanti ad uno spettatore. Sar anche lasciato da parte e in un modo pi radicale il problema di sapere come possa accadere che questo oggetto non sia soltanto uno spettacolo razionalmente articolato, ma possegga anche il potere di colpire in mille modi lessere stesso di colui che lo contempla e lo subisce. Questa presenza sensibile della cosa, se non si identifica con la sua esistenza, appare almeno a una rivelazione non prevenuta come la sua

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    manifestazione, la sua rivelazione pi immediata: ecco ci che una filosofia, rivolta ad un tempo alle idee e agli oggetti, tender necessariamente a far sparire. Ci si pu allora rendere conto facilmente che al di l di tale idealismo, che, senza negare lesistenza, la scarta, la respinge allinfinito possa nascere una tesi pi radicale, secondo la quale lesistenza dovr essere considerata revocabile in dubbio, e forse contraddittoria.

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    Ordunque, che senza conoscere i primi principi immediati non sia possibile sapere mediante dimostrazione, gi si detto in precedenza. Daltro canto, ci si pu domandare se la conoscenza dei principi immediati sia o meno identica alla conoscenza dimostrativa, se i principi immediati e le proposizioni dimostrabili siano o

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    meno oggetto di scienza, oppure se le seconde lo siano, mentre i primi sarebbero oggetto di un qualche genere diverso di conoscenza, e infine, se le facolt dei principi si sviluppino senza sussistere in noi sin dallinizio, oppure se esse siano innate, senza che ce ne avvediamo. In verit, se le possedessimo sin dallinizio, si andrebbe incontro a delle conseguenze assurde, poich si dovrebbe concludere che, pur possedendo conoscenze superiori alla dimostrazione, noi non ci accorgiamo di ci. Daltra parte, se noi acquistiamo queste facolt, senza averle possedute in precedenza, come potremo render noto un qualcosa e come potremo imparare, quando non si parta da una conoscenza preesistente? Tutto ci infatti impossibile, come dicevamo gi a proposito della dimostrazione. dunque evidente che non possibile possedere tali facolt sin dallinizio, e che non neppure possibile che esse si sviluppino in coloro che sono del tutto ignoranti e non posseggono alcuna facolt. Di conseguenza, necessario che noi siamo in possesso di una qualche capacit, non per di una capacit tale da essere pi pregevole delle suddette facolt, quanto ad acutezza. [...] dunque evidentemente necessario che noi giungiamo a conoscere gli elementi primi con linduzione. In effetti, gi la sensazione produce a questo modo luniversale. Ora, tra i possessi che riguardano il pensiero e con i quali cogliamo la verit, alcuni risultano sempre veraci, altri invece possono accogliere lerrore; tra questi ultimi sono, ad esempio, lopinione e il ragionamento, mentre i possessi sempre veraci sono la scienza e lintuizione, e non sussiste alcun altro genere di conoscenza superiore alla scienza, allinfuori dellintuizione. Ci posto, e dato che i principi risultano pi evidenti delle dimostrazioni, e che, daltro canto, ogni scienza si presenta congiunta alla ragione discorsiva, in tal caso i principi non saranno oggetto di scienza; e poich non pu sussistere nulla di pi verace della scienza, se non lintuizione, sar invece lintuizione ad avere come oggetto i principi. Tutto ci risulta provato, tanto se si considerano gli argomenti che precedono, quanto dal fatto che il principio della dimostrazione non una dimostrazione; di conseguenza, neppure il principio della scienza risulter una scienza. E allora, se oltre alla scienza non possediamo alcun altro genere di conoscenza verace, lintuizione dovr essere il principio della scienza. Cos, da un lato lintuizione risulter il principio del principio, e daltro lato la scienza nel suo complesso sar in questo stesso rapporto rispetto alla totalit degli oggetti.

    03 Prima- o meta-fisica. AA.VV., Metafisica e ontologia, Atti del 22o convegno degli assistenti universitari di filosofia,

    Padova, 1978. AA.VV., Matre Eckhart Paris. Une critique mdivale de lontothologie. tudes, textes et

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    Si deve notare che le cose sensibili, dalle quali la ragione umana desume la conoscenza, conservano in s un certo vestigio della causalit divina, per cos imperfetto da essere del tutto insufficiente a manifestare la natura stessa di Dio. Poich gli effetti conservano in una certa misura la somiglianza con la loro causa, perch ogni agente produce una cosa a se somigliante; ma leffetto non sempre raggiunge una perfetta somiglianza. Perci la ragione umana nel conoscere le verit di fede, che possono essere evidenti solo a coloro che contemplano lessenza di Dio, in grado di raccoglierne certe analogie, che per non sono sufficienti a dimostrare codeste verit o a comprenderle per intuizione intellettiva. Tuttavia proficuo per la

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    mente umana esercitarsi in tali ragionamenti per quanto inadeguati, purch non si abbia la presunzione di comprendere o di dimostrare : poich poter intendere anche poco e debolmente le cose e le realt pi sublimi procura la pi grande gioia, come abbiamo gi notato sopra (c. 5). Tale considerazione confermata dallautorit di S. Ilario, il quale afferma nel secondo libro del De trinitate (cc. 10, 11), a proposito delle verit di fede : Nella tua fede inizia, progredisci, insisti: sebbene io sappia che non arriverai alla fine, mi rallegrer del tuo progresso. Chi infatti si muove con fervore verso linfinito, anche se non arriva mai, tuttavia va sempre avanti. Per, non presumere di penetrare il mistero, e non ti immergere nellarcano di una natura infinita, immaginando di comprendere il tutto dellintelligibile: ma cerca di capire che si tratta di realt incomprensibili.

    P R I M A P A R T E DINAMICA DELLA SPIEGAZIONE

    -----------------------------------------

    04 Sensibilit e intendimento AUSTIN J.L., Sense and sensibilia, reconstructed from the manuscript, Oxford, 1963. MERLEAU-PONTY M., Phnomnologie de la perception, Paris, 1945 (tr. it.: Fenomenologia

    della percezione, Milano, 1980). RYLE G., The concept of mind, London, 1951. M. BLONDEL, L'action (1893), Paris, 1950 (tr. it.: Lazione, Firenze, 1930, 85-87):

    A primo aspetto, limpressione sensibile , per ognuno, tutto che pu essere, unico punto su cui non si possa mai discutere, poich non si comunica mai la realt medesima di ci che si sente. La qualit della sensazione che io provo unica nel suo genere, di specie incomparabile, senza analogia; e ci che peculiare a questa intuizione non potrebbe essere n analizzato, n misurato, n descritto; degli stessi gusti e colori non si discute. In questo ordine della qualit pura, non c se non eterogeneit. Sono ci che sento, nellatto in cui sento. Ma perch io la senta, non occorre forse che nella sensazione medesima ci sia altro? La qualit sensibile non il solo dato immediato dellintuizione: se lo fosse, svanirebbe, perch discontinua, sufficiente, incomparabile, sempre perfetta e sempre scomparsa, essa sarebbe sempre un puro sogno senza ricordo, senza passato, n presente, n futuro. Perch non cos? perch dal momento in cui la sensazione appare, cela una incoerenza e come unantinomia interna: poich essa soltanto in quanto sentita; ed sentita soltanto in quanto rappresentata nello stesso tempo che presente, immaginata nel tempo stesso che provata; di modo che in essa sono necessariamente racchiuse queste due affermazioni allapparenza inconciliabili: Sono ci che sento, sento ci che . Dualit anteriore persino alle leggi che governano la successione e i contrasti degli stati di coscienza e in cui pure si preteso scoprire la forma primitiva di qualsiasi intuizione; poich, anche a supporre che le sensazioni non siano percepite se non per discriminazione, occorre pur sempre che in ognuno degli stati contrastanti ci sia di che renderlo possibile. Si tratta qui dunque di ci che nel fenomeno sensibile, fa chesso sia un fenomeno, nello stesso tempo che sensibile: ora fra questi due termini c unopposizione radicale che non si abbastanza osservata, bench sia il punto di partenza di qualsiasi investigazione scientifica o filosofica. Si rifletta in fatti a questa strana e universale curiosit: in ci che si vede e che si ode, nellistante medesimo in cui ci si persuade che limpressione sentita lassoluta e

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    completa realt, si cerca altro da ci che si ode e si vede. Pascal da ragazzo vuol cogliere il suono che ha percepito come se il suono fosse ad un tempo altro e tale e quale lo percepisce. A nostra insaputa tutti invincibilmente facciamo altrettanto. Non ho sensazione se non a questa doppia condizione: da un lato ci che provo ha da essere tutto mio, dallaltro ci che provo deve parermi del tutto esterno a me ed estraneo alla mia propria azione. Non forse la credenza e laspirazione del popolo? ci si immagina che il visibile non nulla pi di ci che veduto, come se la sensazione fosse difatti la misura di ogni cosa, e si rimane convinti che ci che veduto la cosa medesima, come se la sensazione non fosse nulla e loggetto tutto. Incoerenza costante che si manifesta nei minimi particolari della vita.

    05 Universalit e necessit BLANCHE R., Structures intellectuelles. Essai sur lorganisation systmatique des concepts,

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    Anzi tutto, per ci che concerne le fonti duna conoscenza metafisica, gi cade nel concetto di questa, chesse non possano essere empiriche. I suoi principi (non solo le pure proposizioni prime, ma i concetti fondamentali) non devono dunque esser presi mai dallesperienza; poich esse deve essere conoscenza non gi fisica, bens metafisica, cio che sta di l dallesperienza. Dunque non le potr servir di fondamento n lesperienza esterna, fonte della fisica in senso proprio, n quella interna, la quale offre le base della psicologia empirica. Quella metafisica dunque una conoscenza a priori, cio che scaturisce dal puro intelletto e dalla pura ragione. [] La conoscenza metafisica deve constare di puri giudizi a priori; come esige la caratteristica propria delle sue fonti. Ora, i giudizi possono aver unorigine qualsivoglia, od anche esser costruiti come si voglia nella loro forma logica: non di meno c sempre una distinzione fra di essi, quanto al contenuto, per cui essi possono essere o puramente esplicativi, e nulla aggiungono al contenuto della conoscenza, ovvero estensivi, ed ampliano la conoscenza gi data; i primi potranno denominarsi giudizi analitici, i secondi sintetici. I giudizi analitici non dicono nel predicato se non ci che era gi pensato, bench non cos chiaramente n con pari coscienza, nel soggetto. Quanto io dico: tutti i corpi sono estesi, non ho minimamente ampliato il mio concetto del corpo, ma lho soltanto risoluto, in quanto lestensione, sebbene non espressamente detta, era per realmente gi pensata, di quel concetto, prima del giudizio; il giudizio , dunque analitico. Al contrario, la proposizione: alcuni corpi sono pesanti, contiene nel predicato un qualche cosa, che nel concetto generale di corpo non viene realmente pensato; essa, perci, aumenta la mia conoscenza, in quanto al mio concetto aggiunge qualche cosa; e perci deve dirsi giudizio sintetico.

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    06 Spiegazione e ragione

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    390. Lessere, dunque, lobiettivo del puro desiderio di conoscere. Per desiderio di conoscere si intende lorientamento dinamico manifestato in domande per lintelligenza e per la riflessione. Non lespressione verbale delle domande. N la loro formulazione concettuale. Non unintelligenza o un pensiero. Non unapprensione riflessiva o un giudizio. limpulso primo e avvolgente che porta il processo conoscitivo dal senso e dallimmaginazione allintendimento, da questo al giudizio, da questo al contesto completo di giudizi corretti che si chiama conoscenza. Il desiderio di conoscere allora, semplicemente, lo spirito indagatore e critico delluomo. Spingendolo a cercar di intendere, gli impedisce di accontentarsi del mero flusso dellesperienza esterna e interna. Richiedendo un adeguato intendere, immette luomo nel processo di auto-correzione del sapere in cui ulteriori domande forniscono intelligenze complementari. Spingendo luomo a riflettere, a cercare lincondizionato, a concedere un assenso senza restrizioni solo allincondizionato, gli impedisce di accontentarsi delle dicerie e delle leggende, delle ipotesi non verificate e delle teorie non provate. Infine, ponendo allintelligenza e alla riflessione ulteriori domande, esclude uninerzia compiacente; se infatti le domande restano senza riposta, luomo non pu compiacersi; e se la risposte sono cercate, luomo non inerte. Poich questo differisce radicalmente da tutti gli altri desideri, stato chiamato puro. Esso si conoscer per erronea analogia con gli altri desideri, ma dando libero corso alla coscienza intelligente e razionale. Esso , invero, impalpabile, ma nondimeno potente. Spinge luomo fuori della solida routine di percezioni e conati, istinti e abitudini, attivit e conquiste. Lo tiene col fascino dei problemi. Lo impegna nella ricerca delle soluzioni. Lo tiene lontano da quel che non stabilito. Impone lassenso allincondizionato. la calma scaltrezza del buon senso, il disinteresse della scienza, il distacco della filosofia. linteresse assorbente della ricerca, la gioia della scoperta, la sicurezza del giudizio, la modestia della conoscenza limitata. la pacata serenit, la calma determinazione, limperturbabile incalzare della domanda che segue appropriatamente unaltra domanda nella genesi della verit. Questo puro desiderio ha un obiettivo. un desiderio di conoscere. Come mero desiderio, quello di soddisfare gli atti conoscitivi, di soddisfare lintelletto, di intendere pienamente, di intendere correttamente. Ma come puro, calmo, disinteressato, distaccato desiderio non riguarda gli atti conoscitivi e la soddisfazione che danno al

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    soggetto, ma i contenuti conoscitivi, quel che devessere conosciuto. La soddisfazione di unerrata comprensione, purch non si conosca come errore, pu eguagliare la soddisfazione di una comprensione corretta. Il puro desiderio, tuttavia, disprezza la prima e apprezza la seconda; lapprezza in quanto differisce della prima; e lapprezza non per la soddisfazione che offre, ma perch il suon contenuto corretto. Lobiettivo del puro desiderio, per, non esso stesso un conoscere e quindi la sua sfera non coincide con quella del conoscere. Inizialmente in ogni individuo, il puro desiderio un orientamento dinamico verso un totalmente sconosciuto. A misura che la conoscenza si sviluppa, lobiettivo diventa sempre meno sconosciuto, sempre pi noto. In qualunque momento, lobiettivo include sia tutto ci che noto sia tutto ci che resta ignoto, poich la meta del dinamismo immanente del processo conoscitivo, e questo dinamismo soggiace al raggiungimento attuale e insieme lo oltrepassa con sempre nuovi interrogativi.

    07 Percezione AA.VV., Logique et perception, Paris, 1958. BAERTSCHI B., Sensus est quodammodo ipsa sensibilia. Le ralisme aristotlicien et le

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    Vedere un oggetto significa o averlo al margine del campo visivo e poterlo fissare, o rispondere effettivamente a questa sollecitazione fissandolo. Quando lo fisso, io mi ancoro in esso, ma questo arresto dello sguardo non se non una modalit del suo movimento: io continuo allinterno di un oggetto lesplorazione che poco prima li sorvolava tutti, con un solo movimento richiudo il paesaggio e apro loggetto. Non a caso le due operazioni coincidono: non sono le contingenze della mia organizzazione corporea, per esempio la struttura della mia retina, che, se voglio vedere nitidamente loggetto, mi costringono a vedere sfocato ci che lo circonda. Anche se non sapessi nulla di coni e bastoncelli, penserei che, per meglio vedere loggetto, necessario porre in letargo ci che lo circonda e perdere in sfondo ci che si guadagna in figura: infatti, guardare loggetto significa immergersi in esso, e gli oggetti formano un sistema in cui uno di essi non pu mostrarsi senza nascondere altri. Per essere pi precisi, lorizzonte interno di un oggetto non pu divenire oggetto senza che gli oggetti circostanti divengano orizzonte, e la visione un atto a due facce. Io non identifico infatti loggetto dettagliato che ho ora con quello sul quale il mio sguardo scorreva poco fa confrontando espressamente questi dettagli con un ricordo della prima veduta di insieme. Quando in un film la macchina da presa si dirige su un oggetto e gli si avvicina per darcelo in primo piano, noi possiamo s ricordare che si tratta del portacenere o della mano di un personaggio, ma non lidentifichiamo effettivamente. Il fatto che lo schermo non ha orizzonti. Per contro, nella visione io appoggio il mio sguardo su un frammento del paesaggio: esso si anima e si dispiega, gli altri oggetti si ritirano in margine ed entrano in letargo, ma non cessano di essere l. Orbene, con essi io ho a mia disposizione i loro orizzonti, nei quali implicato, ma visto in visione

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    marginale, loggetto che fisso attualmente. Lorizzonte quindi ci che assicura lidentit delloggetto nel corso dellesplorazione, il correlato del potere diretto che il mio sguardo conserva sugli oggetti che ha appena percorso e che ha gi sui nuovi dettagli che sta per scoprire. Nessun ricordo espresso, nessuna congettura esplicita potrebbero svolgere questa funzione: essi darebbero solo una sintesi probabile, mentre la mia percezione si d come effettiva. Pertanto, la struttura oggetto-orizzonte, cio la prospettiva, non mi intralcia quando voglio vedere loggetto: se il mezzo che gli oggetti hanno per dissimularsi, anche il mezzo che essi hanno per svelarsi. Vedere significa entrare in un universo di esseri che si mostrano, ed essi non si mostrerebbero se non potessero essere nascosti gli uni dietro agli altri, o dietro a me. In altri termini: guardare un oggetto significa venire ad abitarlo, e da qui cogliere tutte le cose secondo la faccia che gli rivolgono.

    08 Apprensione e comprensione DE SAINTE MARIE J., Intentionnalit et rflexivit, base psychologique dun fondement

    critique du ralisme de la connaissance in Congresso internazionale st. Tommaso dAquino nel suo 7o centenario, vol. 6, Lessere, Napoli, 1977, 501-510.

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    1958. J.B. LOTZ, Das Urteil und das Sein, 15 (trad. V. Marcozzi).

    La comprensione giornaliera non cade in nessun modo fuori della sfera dellessere, come se ci venisse escluso dalla scienza. Al contrario, la nostra conoscenza si trova fin dallinizio nellessere; se noi cerchiamo di raggiungere questo soltanto dopo ogni sorta di artifizi filosofici, si burlerebbe di questo se non fosse in s e per s presso di noi e non volesse essere (Hegel). Parlando pi esattamente, il nostro sapere sempre una iniziale comprensione dellente in quanto tale. Ma con ci, noi afferriamo e comprendiamo anche il fondo ultimo o lestremo orizzonte di tale comprensione, cio lessere come immediata comprensione di se, senza la quale ogni comprensione di questo genere sarebbe impossibile. Lapprensione dellente, che cos sempre gi presente, penetrando e rendendo possibile la comprensione dellessere, fa cos dellessere lintelligibile per s, nel senso della conoscenza volgare o limmediatamente accessibile a ciascuno. Quod primo intellectus concipit quasi notissimum et in quod omnes conceptiones resolvit, est ens (De Ver., I, 1).

    09 Intelligibilit e causalit BRETON St., Rel et rationnel dans la philosophie hglienne in AA.VV., La crise de la

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    La riflessione trova pure un ordine ben definito nel mondo psicologico allinterno di noi stessi fra le azioni esterne e gli atti interni, e negli atti interni fra le azioni volitive ed intellettuali ove la volont precede lazione, e la volont stessa a sua volta stata preceduta dalla deliberazione e dal pensiero. Nei pensieri stessi e nelle deliberazione, anche allinfuori della loro connessione pratica, appare un ordine ben definito e che siamo obbligati di rispettare; poich quelli particolari e pi determinati sono subordinati e derivati, cio non si comprendono, se non in relazione ad altri pi generali e indeterminati. Se organizziamo un po queste persuasioni del pensiero spontaneo, troviamo che la relazione, ora accennata, consiste in un riferimento di priorit che una cosa ha verso unaltra, e chiamiamo la cosa che precede principio e quella che segue principiato, intendendo per principio soltanto id a quo aliquid procedit quocumque modo. E se con Aristotele vogliamo organizzare e mettere un po di ordine fra questi vari modi di precedere e procedere, possiamo radunarli attorno a tre modi generalissimi, che rispondono ai tre modi di essere in generale: una cosa pu aver ordine (seguire a... dipendere da...) ad unaltra o nellessere come tale (essere, quantit, qualit assolute), o nel divenire (moto fisico) o nella conoscenza (moto intellettuale). Finora questa nozione di principio presenta un contenuto assai vago: implica soltanto un certo ordine di priorit in relazione ad un processo di origine qualsiasi, e per s prescinde da modalit particolari di questo procedere. Ma non tardiamo con losservazione, e spesso per urgenti necessit pratiche, a scoprire delle differenze notevoli fra quei vari modi di precedere e procedere. Alle volte notiamo che fra ci che succede e ci che segue media soltanto una relazione estrinseca, che diciamo di pura contiguit temporale o spaziale: la notte precede il giorno ed un carro nella via precede quello che gli viene appresso, senza che nulla di intimo li leghi in questa successione. Altre volte siamo persuasi che la precedenza di una cosa ad unaltra si trova in connessione necessaria per lessere di questa; cos il padre precede il figlio nelle vita, lilluminazione solare il riscaldamento della pietra, ed i princip le conclusioni. Tali cose e princip, che precedono altre in questa maniera, noi (latini) li chiamiamo con il nome speciale de causa, il quale plus dicit quam principium, poich esprime un modo di precedere ben definito in relazione ad una dipendenza reale nellessere: la cosa che dipende chiamata effetto. La coscienza di questa profonda diversit tra causa e principio, e la persuasione che la causa sia ci da cui dipende lessere od il divenire di altre cose sono vivissime in ogni uomo e su di esse poggia e si fonda lesplicarsi delle sue attivit sia nella vita privata come in quella sociale, lattenzione sua vigila di continuo ed indirizza le energie alla ricerca delle cause per conoscerle e dominarle, con sete inestinguibile, per cui luomo stato appunto chiamato animale delle cause, che mai non posa (J. Hessen), quasi che fosse agitato continuamente da un istinto causale.

    10 Empirismo ARMSTRONG D. & MALCOLM N., Consciousness and causality, Oxford, 1984. AYER J.A., The foundation of empirical knowledge, New-York, 1969. AYER J.A., Linguaggio, verit e logica, Milano, 1987. BLOCH G.B., Il principio empirico di causalit in Antonianum, 1985, 478-504. BONTADINI G., Osservazione sulla critica empiristica del concetto di sostanza in Rivista di

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    Pu essere, dunque, materia degna di attenzione il ricercare quale sia la natura dellevidenza che ci assicura di una qualsiasi reale esistenza e dun qualsiasi fatto, al di fuori della presente testimonianza dei sensi a dei ricordi della memoria. Questa parte della filosofia, facile osservarlo, stata poco coltivata sia dagli antichi che dai moderni; perci i nostri dubbi ed errori, nella prosecuzione duna ricerca cos importante, possono essere fra i pi scusabili, poich camminiamo attraverso sentieri cos difficili senza guida o direzione alcuna; essi possono perfino mostrarsi utili, col sollecitare lattenzione e col distruggere quella fede implicita e quella sicurezza che sono il veleno di ogni ragionamento e di ogni libera ricerca. La scoperta di difetti nella filosofia comune, se ve ne sono, non sar, penso, di scoraggiamento, ma piuttosto di incitamento, come suol avvenire, a tentare qualche cosa che sia pi completo e soddisfacente di quanto finora stato proposto al pubblico. Tutti i ragionamenti relativi a materie di fatto sembrano fondati sulla relazione di causa ed effetto. Soltanto per mezzo di questa relazione possiamo andare al di l dellevidenza della memoria e dei sensi. [...] Ludire una voce articolata e un discorso razionale al buio, ci assicura della presenza di qualche persona: perch? perch questi sono gli effetti della struttura della fabbrica umana, strettamente connessi con essa. Se anatomizziamo tutti gli altri ragionamenti di tale natura, troveremo che sono fondati sulla relazione di causa ed effetto e che questa relazione vicina o remota, diretta o collaterale. Il calore e la luce sono effetti collaterali del fuoco, ed uno di questi effetti pu, appunto per questo, essere inferito dallaltro. Se, dunque, vogliamo metter capo a una spiegazione soddisfacente intorno alla natura dellevidenza che si assicura dei fatti, dobbiamo ricercare come arriviamo alla conoscenza di causa ed effetto.

    11 Idealismo EWING A.C., Idealism. A critical study, New-York, 1974. FOREST A., Thomisme et idalisme in Revue no-scolastique de philosophie, 1934, 317-

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    Il pensiero, in quanto ha lirriducibile, ha per carattere la perfetta immanenza. Lidea dun aldil contraddittoria in quanto quello sarebbe ancora raggiunto dal pensiero e dovrebbe, cos, diventargli interiore. Ora, elemento peculiare del pensiero ancora la sua indipendenza e spontaneit. Non pu, senza cessar desser se stesso, subire un influsso esterno e esser determinato da qualche oggetto o da unazione che le cose eserciterebbero dal di fuori. In nessun modo pu esser pittura di un di fuori su un di dentro. La rappresentazione non un affezione. Il pensiero si coglie ancora come legislatore; la verit non conformit a un oggetto, ma carattere intrinseco della rappresentazione, in modo che la norma del vero il pensiero agente. Lo riconosciamo inoltre come fonte di valore, in quanto esso capacit dandare al di l del dato e permette cos dinnalzare, al di l del reale, laffermazione di ci che non e che pur merita dessere. Cos, sotto qualsiasi aspetto la consideriamo, torniamo sempre a riconoscere che il pensiero non dipende che da se stesso. Lesperienza spirituale tradotta dallidealismo , prima di tutto, quella

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    dellindipendenza, che , per lui, manifesta nellanalisi riflessiva del pensiero. Si comprende che possa assumere altre forme e che questa stessa ispirazione la si ritrovi nello studio della libert. In verit, non possiamo distinguere i valori della libert da quelli della ragione, che traducono, insieme, ci che , in noi, lo spirito stesso, colto nel suo carattere primitivo. Cos lidealismo appare sempre accordato, in certo senso, con il volontarismo. Esso traduce lesperienza duna volont pura, del tutto indipendente tanto dalla sensibilit quanto dalle ragioni obbiettive dellamore, dando il valore alloggetto verso cui si porta. La libert, nel suo puro slancio, sempre causa dellattrazione che apparentemente subisce, mentre, in realt, non procede che da se stessa. Questa indipendenza la stessa per cui si scarta dalle proprie realizzazioni, come da un dato che diventa in un certo modo obbiettivo, in rapporto ad essa. N si esaurisce in un istante, ch non deve riconoscer nulla che verrebbe a determinarla o a fissarla. Si afferma nella creazione di motivi nuovi che paiono spiegarla e di cui autrice. Essa al principio di tutte le ragioni di affermarsi e di volersi. Lindipendenza sempre il carattere che permette allo spirito di riconoscersi e di stabilirsi in se stesso.

    12 Principio di ragione CRESCINI A., Considerazioni sullessenza del realismo in Divus Thomas, 1984, 347-359. CRUZ C.J., Intelecto y razn. Las coordenadas del pensamiento clsico, Pamplona, 1983. DA ARENZANO I., Necessit e contingenza nellagire della natura secondo s. Tommaso in

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    Lesistenza diviene luminosa solo mediante la ragione; la ragione ha consistenza solo mediante lesistenza. Nella ragione vi limpulso a passare dalla stagnazione e dalla giustezza puramente arbitraria alla viva connessione di tutte le idee dello spirito e da questo allesistenza, in quanto essa sola d allo spirito il suo vero e proprio essere. La ragione deve allora necessariamente fare riferimento a ci che altro: al contenuto dellesistenza che la produce, che nella ragione si rischiara mentre procura ad essa stimolazioni determinanti. Senza questa consistenza la ragione non sarebbe che intelletto e, come tale, priva di corpo. Come i concetti dellintelletto senza intuizione sono vuoti, allo stesso modo la ragione vuota senza esistenza. La ragione non esiste come pura ragione, ma il farsi dellesistenza possibile. Anche lesistenza nondimeno deve necessariamente fare riferimento a ci che altro: alla trascendenza, in virt della quale solo essa, che non si creata da s, ha nel mondo una origine propria. Lesistenza, ordinata dalla ragione, nella cui luce soltanto sperimenta linquietudine e il richiamo della trascendenza, entra cos per lo stimolo della ragione indagante nella propria dinamica. Senza la ragione, lesistenza rimane

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    inattiva, sonnecchiante, come non esistente. Ragione ed esistenza pertanto non sono due forze in lotta tra loro, ciascuna delle quali cerchi di sopraffare laltra. Ognuna invece in virt dellaltra. E mentre si compenetrano, trovano reciprocamente realt e chiarezza. Sebbene esse non realizzino mai una piena totalit, ogni vera realizzazione tuttavia per esse un tutto. La ragione, non sorretta dallesistenza, incorre in una attivit di pensiero, che, nonostante tutta la ricchezza possibile, arbitraria, puro intellettualismo della coscienza universale, o della dialettica dello spirito. E nel momento in cui, tagliata la radice che la lega alla sua storicit, cade nella universalit astratta dellintelletto, la ragione cessa di essere ragione. A sua volta, lesistenza, non illuminata dalla ragione, e che si fonda sul sentimento, sullesperienza vissuta, sullimpulsivit acritica, sullistinto e sullarbitrio, incorre nella cieca violenza e quindi nellempirica universalit che tipica di quelle forze individuali. Senza storicit, nella pura particolarit della sua realt contingente, nellaffermazione di s senza trascendenza, lesistenza cessa di essere esistenza. Ragione ed esistenza, dunque, separate luna dallaltra, perdono quella autentica continuit dellessere e la fidatezza che sono proprie, allo stesso modo, dellautentica ragione e della autentica esistenza. Infine esse non si distinguono per altro che per il limite della comunicabilit della forma. Isolate, ragione ed esistenza non sono pi quello che si ritiene che siano: alla loro formulazione rimane soltanto lutilit dei mezzi che esprimono lessere reale, che si combatte e si annulla in se stesso, senza principio e senza fine, nella sua limitatezza, nel velo di false giustificazioni, a cui, del resto, nessuno presta fede.

    13 Astrazione qualitativa ARON R., Les tapes de la pense sociologique, Paris, 1967. DE ANDREA A., Astrazione e conoscenza razionale della realt concreta nella noetica

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    Il filo conduttore ci fornito dalla dottrina dei tre gradi di astrazione, o dei tre gradi secondo cui le cose offrono allo spirito la possibilit di cogliere in esse un oggetto pi o meno astratto e immateriale, quanto allintelligibilit stessa che discende dalle premesse alle conclusioni e, in ultima analisi, quanto al modo di definire. Lo spirito pu considerare oggetti astratti e purificati solamente dalla materia, in quanto fondamento della diversit degli individui in seno alla specie, in quanto, cio, principio di individuazione; loggetto resta, cos, e anche in quanto presentato allintelligenza, impregnato di tutte le note derivanti dalla materia, eccettuate solamente le particolarit contingenti e strettamente individuali che la scienza trascura. Lo spirito, allora, considera i corpi nella loro realt mobile e sensibile, i corpi rivestiti dalle loro qualit e propriet sperimentalmente constatabili: un tale oggetto non pu n

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    esistere senza materia e senza le qualit che le sono connesse, n essere concepito senza essa. il grande ambito di quella che gli antichi chiamavano Physica: conoscenza della Natura sensibile, primo grado di astrazione. Oppure lo spirito pu considerare degli oggetti astratti e purificati dalla materia in quanto essa, in generale, fonda le propriet sensibili, attive e passive, dei corpi. Allora lo spirito considera soltanto una propriet che isola dai corpi quella che resta quando tutto il sensibile caduto la quantit, numeri di estensione considerati in s: oggetto di pensiero che non pu esistere senza la materia sensibile, ma che pu essere concepito senza di essa: nulla infatti di sensibile o di sperimentale entra nella definizione di ellisse o di radice quadrata. il grande campo della Mathematica: conoscenza della quantit in quanto tale, secondo le relazioni dordine e di misura che le sono proprie; secondo grado di astrazione. Infine lo spirito pu considerare oggetti astratti e purificati da ogni materia, non conservando nelle cose altro che lessere stesso di cui sono penetrate, lessere in quanto tale e le sue leggi: oggetti di pensiero che non soltanto possono essere concepiti senza materia, ma che anche possono esistere senza di essa, sia che non abbiano mai lesistenza nella materia, come [...] i puri spiriti, sia che la loro esistenza si dia nelle cose tanto materiali quanto immateriali, come la sostanza, la qualit, latto e la potenza, la bellezza, la bont, ecc. il grande ambito della Metaphysica: conoscenza di ci che sta oltre la natura sensibile, o dellessere in quanto essere; terzo grado di astrazione.

    14 Scienza fisiche AA.VV., Colloque Philosophie de la physique, Paris, 16-18/10/1961 in Revue de

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    Nondimeno, da un altro punto di vista, il compito della fisica atomica doveva sembrare

  • 21

    insolubile. La chimica tratta infatti di qualit specifiche, che in una determinata materia si presentano sempre nella stessa maniera: cio di qualit che presentano una particolare stabilit di fronte a tutte le possibili perturbazioni. Un pezzo doro ha sempre lo stesso colore rossiccio, in qualunque modo sia stato prodotto e abbia ottenuto la sua forma. Una simile stabilit dellaspetto esteriore estranea ai sistemi meccanici; il corso dei pianeti attorno al Sole, per esempio, sarebbe modificato per sempre da una perturbazione esteriore, quale il passaggio di una cometa di grande massa; il sistema planetario, una volta cessata la perturbazione, non riprenderebbe la configurazione di prima. Bisognerebbe escogitare qualit ben singolari da attribuire agli atomi, se si volesse spiegare meccanicamente una simile stabilit. Questa difficolt si rivel nel corso dei decenni come il vero problema centrale della fisica atomica, e la sua soluzione riusc soltanto in base allipotesi dei quanti, enunciata nel 1900 da Planck. Allo sviluppo storico della teoria dei quanti e della rappresentazione che della struttura dellatomo ha dato Bohr possiamo qui soltanto accennare. Planck aveva scoperto, nelle sue ricerche sulla radiazione dei corpi caldi, una singolare discontinuit nel contenuto energetico degli atomi. Sembrava che un piccolo sistema radiante fosse capace solo di valori di energia discreti, ben determinati. Poi Rutherford, in base ai suoi esperimenti, aveva esposto lidea che latomo fosse paragonabile a un piccolo sistema planetario, nel cui centro sta il nucleo atomico carico di elettricit positiva, che costituisce quasi lintera massa dellatomo, e attorno al quale ruotano gli elettroni negativi. Alcuni anni dopo Bohr pot rendere comprensibile la stabilit di questo sistema ricorrendo allipotesi dei quanti di Planck, e infine, un quarto di secolo dopo la scoperta di Planck, fu trovata la precisa forma matematica delle leggi che governano la struttura dellatomo. Effettivamente, secondo le nostre attuali conoscenze, questa teoria quantistica della struttura dellatomo soddisfa in certo qual modo tutti i desideri coi quali ci si era accinti allo studio della fisica atomica. Almeno in linea di principio, la teoria permette il calcolo e in ugual misura la spiegazione delle propriet della materia in grande. Di molte sostanze particolarmente semplici, ad esempio del gas idrogeno, siamo riusciti a calcolare con grande esattezza le pi importanti propriet chimiche, il colore nei tubi di scarica, il comportamento a bassa temperatura e simili; questi calcoli hanno messo in luce parecchi fenomeni che prima erano sfuggiti allaccuratezza del fisico sperimentatore. Per molte altre sostanze la teoria dei quanti d una spiegazione almeno qualitativa del loro comportamento [...] cosicch si pu forse ammettere a buon diritto di aver raggiunto qui uno stadio della ricerca che corrisponde a quello della meccanica celeste dopo Newton; che sia cio possibile calcolare quantitativamente le propriet della materia dovunque la complicazione matematica non impedisce la pratica esecuzione del compito.

    15 Qualit e quantit DESPAGNAT B., Conceptions de la physique contemporaine. Les interprtations de la

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    La scomparsa o distruzione del cosmos indica che il mondo della scienza, il mondo reale, non pi visto o concepito come un tutto finito e ordinato gerarchicamente, cio qualitativamente e ontologicamente differenziato, bens come un universo aperto, indefinito e anche infinito, tenuto insieme non dalla sua struttura immanente, ma soltanto dallidentit dei suoi contenuti e leggi fondamentali. Un universo nel quale, in contrasto alla tradizionale concezione di una separazione o opposizione tra mondo dellessere e mondo del divenire, vale a dire tra cielo e terra, tutti i componenti sembrano sistemati al medesimo livello ontologico. Un universo nel quale la physica coelestis e la physica terrestris vengono identificate e unificate, nel quale astronomia e fisica diventano interdipendenti e strettamente connesse a motivo della loro comune subordinazione alla geometria. Questo, a sua volta, implica la scomparsa o la violenta espulsione dal pensiero scientifico di tutti i ragionamenti fondati sul valore, sulla perfezione, sullarmonia, sul significato, e sul fine, poich questi concetti, da adesso in poi semplicemente soggettivi, non trovano posto nella nuova ontologia. In altre parole, le cause finali o formali come criteri di spiegazione spariscono o vengono respinte dalla nuova scienza mentre subentrano al loro posto le cause efficienti e materiali. Soltanto queste ultime sono ammesse nel nuovo universo della geometria ipostatizzata ed solo in questo mondo astratto-reale (archemideo), dove i corpo astratti si muovono in uno spazio astratto, che le leggi dellessere e del movimento della nuova scienza la scienza classica appaiono valide e vere. facile adesso comprendere perch la scienza classica come spesso stato detto ha sostituito a un mondo di qualit un mondo di quantit: come gi Aristotele sapeva perfettamente, non vi sono infatti qualit nel mondo dei numeri, n in quello delle figure geometriche. Le qualit non trovano posto nel regno dellontologia matematica. adesso facile anche comprendere perch la scienza classica come raramente stato notato ha sostituito al mondo del divenire e del mutamento quello dellessere: come gi Aristotele aveva affermato, non c mutamento o divenire nei numeri e nelle figure. Ma nel fare ci, si vide costretta a ricomporre e riformulare o riscoprire i suoi concetti fondamentali, come quelli di materia, movimento, ecc.

    16 Unit e leggi matematiche AGAZZI E., Introduzione ai problemi dellassiomatica, Milano, 1961. ALVAREZ L.J., La filosofa de las matemticas en san Tomas, Messico, 1952. BETH E.W., Les fondements logiques des mathmatiques, Louvain, 1950. BETH E.W., Mathematical thought. An introduction to the philosophy of mathematics,

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    Gli antichi, e anche i logici successivi fino al secolo scorso, erano portati a concepire gli assiomi come un gruppo di asserti particolarmente semplici ed evidenti, dei quali non si chiedeva dimostrazione proprio perch non ne abbisognavano; i logici moderni, invece, almeno nella maggior parte, ritengono di dover prescindere dal punto di vista dellevidenza. Alcune ragioni storiche che condussero al prevalere di questo atteggiamento esistono, ed almeno due sono anche ben note: lo sviluppo di geometrie non euclidee verso la met del secolo scorso mostr che possibile costruire delle geometrie coerenti (nel senso che non si riusciti a dedurre in esse delle contraddizioni) anche movendo da sistemi di assiomi ai quali il senso comune parrebbe negare ogni evidenza (ad esempio contenuti assiomi che contraddicono il postulato euclideo dellunicit della parallela); in secondo luogo i lavori di sistemazione concettuale operati nellambito delle matematiche mostrarono che certi paradossi e certe difficolt nelle quali ci si era imbattuti derivavano dallaver troppo fidato su nozioni intuitive, ed erano stati eliminati proprio sistemando secondo ben precise definizioni di tipo sostanzialmente assiomatico certi concetti ritenuti anteriormente di prima evidenza e tali quindi da non necessitare neppure di definizione. Laver rinunciato al criterio dellevidenza, tuttavia, insieme a tutti i suoi vantaggi conduceva con s anche un numero non piccolo di problemi, dei quali ce si limita ad enunciare alcuni fra i pi immediati. Una prima conseguenza del fatto che gli assiomi non sono pi ritenuti proposizioni di per s evidenti questo: che essi non godono di nessun privilegio rispetto alle altre proposizioni di un certo ambito di sapere. Secondo il punto di vista classico essi erano ritenuti i principi fondamentali di una data scienza, in quanto pi noti di quanto non fossero le altre proposizioni di essa, ma dal punto di vista moderno essi sono semplicemente un certo gruppo di proposizioni dalle quali le altre possono venir dedotte, il che conferisce loro puramente il carattere di una semplice anteriorit logica rispetto a queste ultime. In altre parole, mentre secondo il punto di vista classico non ci sarebbe mai stato il rischio di scambiare lenunciato di un teorema per quello di un postulato, in quanto il primo non evidente, mentre il secondo lo , dal punto di vista odierno non esiste nessuna prerogativa interna agli enunciati che ci possa far asserire nulla di simile. In linea di principio non esiste nessuna difficolt che impedisca di assumere i postulati di una geometria piana, ad esempio, lenunciato del teorema di Pitagora.

    17 Fisica matematica AA.SS. Discussione sulla fisica moderna, Torino, 1959. AGASSI J., The consolations of science in American philosophical quartely,1986, 129-141. ARCIDIACONO G., La relativit dopo Einstein in Responsabilit del sapere, 1985 (155-156),

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    172. Il dominio del formale il dominio del pensiero puro. E il dominio del pensiero puro il dominio delle operazioni: il pensiero puro pensiero di se stesso, non nel senso della filosofia riflessiva, non nel senso duna presa di possesso dellattivit affermante come tale per se stessa, ma nel senso dellattivit operante, cio della messa in opera degli schemi puri della connessione. Il pensiero puro pensiero di se stesso, perch non altro che la comprensione dei modi diversi della concatenazione e della trasformazione, nelle quali si risolve la pratica operativa, e perch questa comprensione ha luogo precisamente sotto la forma duna attivit operativa, che si impadronisce effettuando. In quanto il pensiero puro svincolato da ogni oggetto e in quanto non mette in opera altra intuizione che quella delle attivit algoritmiche, esso pu esser detto a priori. E in quanto a priori, ha un carattere demiurgico, poich, per cos dire, abbraccia, nella totalit che esso , linsieme di tutte le possibilit di costruzione. Mirando alla propria totalizzazione, esso non apprende le forme particolari di connessione che come momenti dun organismo universale di tutti i legami possibili, cio come elementi dun sistema totale virtuale. Ora il cammino che lo conduce nella direzione dellattualizzazione progressiva di questo orizzonte virtuale un cammino che lo porta verso il concreto. E questo in un doppio senso. In primo luogo, si pu dire che il sistema formale totale, se potesse essere costruito, sarebbe, in rapporto ai sistemi parziali, nella relazione del concreto allastratto: sarebbe concreto in quanto renderebbe manifesta la totalit delle costruzioni possibili (di cui ciascuna, presa in se stessa, resta parziale e, in quanto isolata, astratta) e renderebbe per cos dire effettive simultaneamente tutte le correlazioni concepibili. Il passaggio alla totalit sarebbe allo stesso tempo, e necessariamente, chiusura, e questa sarebbe passaggio allesistenza: nel sistema totale, il campo formale assoluto, che per noi non che lindicazione dun sistema di virtualit, diventerebbe reale, entrerebbe per cos dire in un corpo visibile deffettuazione. E daltra parte, si pu dire che il sistema totale, in quanto fornirebbe precisamente la rappresentazione di tutti i modi di costruzione possibile nei loro legami necessari e nella loro unit, in quanto con questo riceverebbe la pienezza dellesistenza logica, apparirebbe, per il fatto stesso, come possibilit immediata di realizzazione e quindi come imminenza dellesistenza fisica. Nella stessa misura con cui accederebbe alla pienezza della rappresentazione formale, e in questo senso diventerebbe come organismo formale compiuto, organismo logico concreto, esso apparirebbe come richiesta della sua messa in opera al livello delleffettivit reale, cio in un dominio di oggetti sostanziali, o ancora come richiesta della sua immersione nel campo fenomenale della physis. In quanto dominio dapparizione del formale puro, cio delloperativo in quanto tale, la logica rivela il legame ontologico che la lega alla fisica; essa mostra ci che, in essa, oltrepassa il logico puro, appare come la messa in evidenza della struttura a priori del mondo, come sapere del mondo delle forme di cui il mondo reale insieme il supporto, la trasposizione visibile e la verit.

    18 Oltre la matematica BACHELARD G., Le nouvel esprit scientifique, Paris, 51949. DUBARLE D., Remarques sur la philosophie de la formalisation logico-mathmatique in

    Revue de mtaphysique et morale, 1955, 352-390. DUBARLE D., Le mathmaticien et lontologie in Les tudes philosophiques, 1960, 197-203. DUBARLE D., Les machines calculatrices, le langage et la pense in AA.VV., Lre des

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    E. NAGET e J.R. NEWMANN, La prova di Gdel, 13-14.

    Ma negli ultimi due secoli il metodo assiomatico ha incominciato ad essere usato a fondo con una potenza e un vigore sempre crescenti. Rami nuovi e vecchi della matematica, come la familiare aritmetica dei numeri cardinali (o interi), sono stati corredati con insiemi, apparentemente adeguati, di assiomi. Si cos creato un diffuso convincimento che tacitamente suppone che ogni settore del sapere matematico possa essere corredato con un insieme di assiomi sufficienti per sviluppare sistematicamente linfinita totalit delle proposizioni vere nellambito di una data area di ricerca. Il lavoro di Gdel ha dimostrato che questa ipotesi insostenibile. Egli offr ai matematici la stupefacente e melanconica conclusione che il metodo assiomatico possiede certe limitazioni intrinseche, che escludono la possibilit di una piena assiomatizzazione anche per lordinaria aritmetica degli interi. Vi di pi: egli ha dimostrato che impossibile provare la coerenza logica di una classe molto ampia di sistemi deduttivi (per esempio, laritmetica elementare), a meno che non si adottino principi di ragionamento cos complessi che la loro coerenza interna dubbia come quella dei sistema stessi. Alla luce di tali conclusioni, si pu vedere come non sia raggiungibile alcuna sistemazione finale di molte aree importanti delle matematiche, e come non si possa fornire alcuna garanzia infallibile che molti rami significativi del sapere matematico siano completamente esenti da contraddizioni interne. Le scoperte di Gdel, perci, hanno distrutto preconcetti profondamente radicati e hanno deluso antiche speranze nel momento in cui sembravano prendere consistenza in seguito alle ricerche sui fondamenti della matematica. Ma questo lavoro non stato del tutto negativo. Esso ha introdotto, nello studio dei problemi fondamentali, una nuova tecnica di analisi paragonabile, nella sua natura e nella sua fecondit, al metodo algebrico che Ren Descartes introdusse nella geometria. Questa tecnica ha suggerito e creato nuovi problemi nellindagine logica e matematica. Esso ha provocato una rivalutazione, che tuttora in corso, di filosofie della matematica molto diffuse, e di filosofie della conoscenza in generale.

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    I concetti fondamentali sono le determinazioni in cui lambito di cose che sta alla base di tutti gli oggetti tematici di una scienza perviene alla comprensione preliminare che guida ogni ricerca positiva. Questi concetti ottengono pertanto la loro determinazione e la loro fondazione soltanto mediante una corrispondente esplorazione preliminare del relativo ambito di cose stesse. Ma poich ognuno di questi ambiti pu esser tratto esclusivamente da un dominio dellente, questa indagine preliminare che istituisce i concetti fondamentali nullaltro che linterpretazione di questo ente rispetto alla costituzione fondamentale del suo essere. Unindagine del genere deve precedere le scienze positive e lo pu. Lopera di Platone e di Aristotele lo sta a dimostrare. Una fondazione delle scienze di questo genere diversa in linea di principio dalla logica, che va dietro alle scienze per fare oggetto di indagine il metodo di una di esse in uno stadio momentaneo del suo sviluppo. Si tratta invece di una logica produttiva, nel senso che essa, per cos dire, si installa anticipatamente in un determinato ambito dellessere, incomincia con laprirlo nella sua costituzione dessere e mette a disposizione delle scienze positive, quali regole sicure dellindagine, le strutture cos ottenute. Cos, ad esempio, ci che filosoficamente primario non la teoria della formazione del concetto di storiografia e neppure la teoria della conoscenza storica o la teoria della storia come oggetto della storiografia, ma linterpretazione dellente autenticamente storico nella sua storicit. Perci lapporto positivo della Critica della ragion pura di Kant non consiste in una teoria della conoscenza, ma nel suo contributo allelaborazione di una ricerca intorno a ci che appartiene a una natura in generale. La sua logica tr