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Definizione di Ecosistema

L’ecosistema può essere definito come un sistema ecologico costituito da relazioni di varia natura, relativamente stabili, che riflettono l’adattamento di un gruppo di popolazioni vegetali ed animali (biocenosi) tra loro ed in rapporto alla porzione non vivente del relativo ambiente (biotopo).

Biocenosi: E’ un gruppo di esseri viventi che corrisponde per la sua composizione, per il numero di specie ed di individui a certe condizioni medie dell’ambiente

Biotopo: E’ caratterizzato da un complesso di fattori ecologici, fisici e chimici come per esempio la localizzazione geografica, intensità del flusso solare, venti, temperatura, correnti, concentrazione di sostanze chimiche fondamentali, etc…

IL Biotopo costituisce il supporto della biocenosi

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Catena Alimentare

Il trasferimento di materiale organico sotto forma di alimento che, prendendo l’avvio dalle piante, passa attraverso una serie di organismi che mangiano e vengono mangiati, prende il nome di CATENA ALIMENTARE. Ad ogni passaggio si ha una perdita di energia pari al 80-90%. I diversi livelli di utilizzazione dell’alimento prendono il nome di livelli trofici.

I principio della Termodinamica: L’energia non può essere né creata né distrutta ma solamente trasformata da una forma ad un’altra.

La perdita di energia nella trasformazione dell’energia viene spiegata con il II principio della Termodinamica. Infatti secondo tale principio l’energia passa da un livello più alto ad uno più basso e mai viceversa.

Le interazioni di tipo biotico si possono ricondurre a tre tipi fondamentali:

•  Competizione per le risorse alimentari disponibili;

•  Predazione;

•  Parassitismo.

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Competizione

Per competizione si intende l’interazione fra due organismi che lottano per utilizzare la stessa risorsa necessaria alla loro sopravvivenza. E’ considerato uno dei più importanti meccanismi di interazione tra gli organismi, ed anzi risulta essere causa fondamentale nel determinare la selezione naturale e quindi l’evoluzione. Due popolazioni di organismi, appartenenti a specie diverse, che hanno le stesse esigenze nei confronti di tutte le risorse necessarie alla loro vita non possono coesistere; l’una esclude l’altra.

Nel Lago maggiore è stata introdotta nel 1950 una nuova specie di Coregone: il coregone bondella. Nel lago era già presente una specie di coregone, il coregone lavarello. Tra le due specie comincio la competizione. La bondella era avvantaggiata dal punto di vista dell’accrescimento e della riproduzione per cui nel giro di pochi anni la densità del lavarello diminuì notevolmente.

Questo spiega come sia difficile capire gli effetti di una specie sulle altre e spesso una introduzione non naturale in un lago porta a notevoli sconvolgimenti dell’ecosistema.

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Predazione

La predazione nell’ambiente naturale non va vista come un fenomeno negativo. Tale meccanismo è alla base dell’equilibrio di un ecosistema. La scomparsa dei predatori in alcuni casi determina anche l’estinzione della popolazione preda. Mentre la competizione può portare spesso alla scomparsa di una popolazione, la predazione generalmente non lo determina. Ciò si verifica in quanto il predatore si comporta con molta prudenza cercando di arrecare il minor danno possibile alle popolazioni predate.

Predatore Preda

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Parassitismo

Ogni animale o vegetale il cui metabolismo dipende, per tutto o parte del ciclo vitale, da un altro organismo, detto ospite, con il quale è associato più o meno intimamente e sul quale ha effetti dannosi.

Zecca Pulce

Zanzara

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Analisi di un ecosistema

Quando si parla di componente abiotica di un ecosistema ci si riferisce, in primo luogo, a quegli elementi inorganici, quali Carbonio, azoto, Fosforo, ecc. che entrano in gioco come fattori indispensabili allo sviluppo ed al mantenimento degli organismi viventi.

La componente biotica di un ecosistema comprende principalmente due gruppi di organismi: autotrofi ed eterotrofi.

Gli autotrofi (letteralmente: che si nutrono da sé, e non a spese di altri organismi) sono in grado di mantenersi in vita sfruttando direttamente le disponibilità di materiale inorganico dell’ambiente. Essi sono in grado di elaborare sostanze organiche complesse quali

• Proteine

• Zuccheri

• Grassi

partendo da sostanze inorganiche semplici.

Gli autotrofi vengono comunemente chiamati produttori.

Gli eterotrofi (che si nutrono a spese degli altri) sono comunemente chiamati consumatori.

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Principio delle proprietà emergenti

Una importante conseguenza dell’organizzazione gerarchica è che quando componenti abiotici si combinano con componenti biotici per formare dei biosistemi, emergono nuove proprietà che non erano presenti al livello immediatamente precedente.

Le nuove proprietà emergono perché le componenti interagiscono e non perché cambi la loro natura.

I sistemi gerarchicamente organizzati evolvono più rapidamente di quanto non facciano i sistemi non gerarchici.

I sistemi gerarchicamente organizzati sono anche più resilienti nella risposta alle pertubazioni.

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Struttura dell’ecosistema

Sole

Produttori

Erbivori

Carnivori

Decompositori Sostanze nutritive

La terra come singolo ecosistema. Flusso di energia e circolazione della materia nell’ecosfera. La linea tratteggiata rossa indica il flusso dell’energia, le frecce nere il ciclo della materia. Per indicare il passaggio diretto da produttori o erbivori ai decompositori è stata utilizzata la freccia blu.

Spazio esterno

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Percorsi di ciclizzazione dei nutrienti

Consideriamo questo schema: i nutrienti disciolti vengono assorbiti dalle piante che come sappiamo sono il primo livello trofico; esse sono autotrofe proprio perché sono in grado di acquisire da sole le sostanze per il loro sostentamento. Gli erbivori si nutrono delle piante, infatti essi sono eterotrofi. Una volta arrivati agli erbivori possiamo ritornare direttamente ai nutrienti con le escrezioni, ma potremmo anche analizzare altre due vie. La prima si ha quando l’erbivoro muore e con la sua morte diviene nutrimento per i decompositori e forma il detrito organico che può ritornare nel ciclo ad opera di animali che si nutrono del detrito. Il ciclo anche questa volta si chiude con nuovi nutrienti disciolti ricavati dalle escrezioni degli animali che si nutrono del detrito. La seconda via alternativa che analizzeremo è quella che avviene per lo più nelle foreste pluviali dove vi è una simbiosi tra pianta e pianta. I batteri attaccati alle sue radici sono in grado di utilizzare, prima che l’acqua con la lisciviazione li elimini, i nutrienti dovuti alla caduta delle foglie. La simbiosi tra pianta e pianta rientra nella ciclizzazione diretta. Quando le foreste tropicali sono abbattute per impiantarvi coltivazioni agricole questi meccanismi sono distrutti e la produzione declina rapidamente.

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Legge di Liebig o del minimo

Liebig scopri che la resa dei raccolti è spesso limitata non dai nutrienti presenti in grande quantità ma da quelle sostanze richieste in quantità piccolissime ma molto difficili da trovare nel terreno. La sua definizione che la crescita delle piante dipende dalle risorse presenti in quantità minima è conosciuta come legge del minimo di Liebig. Affinché tale concetto sia applicabile alla realtà devono essere aggiunti due corollari: 1)tale legge può essere applicata solamente quando siamo in condizioni di equilibrio stazionario; cioè quando il flusso in entrata, che può essere di energia o di materia, bilancia quello in uscita. 2)L’altro concetto essenziale è l’interazione dei fattori, infatti molte volte la velocità di utilizzazione del fattore limitante viene modificata da una elevata concentrazione di altre sostanze. Quest’ultimo concetto è valido perché gli organismi sono in grado di sostituire una sostanza chimica con un'altra affine presente in quantità maggiori. Un fattore limitante può essere non soltanto una sostanza presente in quantità troppo esigua, come proposto da L., ma anche presente in eccesso come nel caso di certi fattori quali calore, luce ed acqua. Gli organismi hanno quindi un minimo e un massimo ecologico e tale intervallo rappresenta i limiti di tolleranza.

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Cicli biogeochimici Gli elementi chimici tendono a circolare nella biosfera secondo percorsi specifici, questi percorsi sono conosciuti come cicli biogeochimici. Ciascun ciclo presenta sempre un pool di riserva e un pool di scambio. Tali cicli vengono suddivisi in aerobici, quando il pool di riserva è nell’atmosfera, e in sedimentari quando il pool di riserva si trova nella crosta terrestre.

Ciclo dell’azoto: esso è un ciclo sia aereo che sedimentario. Il suo pool di riserva è l’atmosfera in cui l’azoto costituisce circa il 78% dei gas presenti. N2 presente nell’atmosfera può entrare nel ciclo in diversi modi cioè o per via fisica con scariche elettriche dovute a dei fulmini oppure per fissazione . Gli organismi in grado di fissare N2 sono le alghe azzurre, che sono dei cianobatteri, e i batteri azotofissatori presenti nelle radici delle leguminose. Il passaggio da NH4 a nitriti (NO2) avviene grazie alla chemiosintesi fatta dai batteri nitrosomonas, mentre il passaggio da nitriti a nitrati avviene grazie ai batteri nitrobacter. Le reazioni che portano dalle proteine sino ai nitrati cedono energia ai batteri che la compiono. In questo modo però ancora il ciclo non è chiuso, per potersi chiudere devono avvenire delle reazioni che richiedono energia che viene ricavata o dalla materia organica oppure dalla luce solare. I batteri in grado di chiudere il ciclo sono i denitrificatori che trasformano NO3 in N2 che ritorna nell’atmosfera.

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Ciclo del silicio: il silicio deriva dal dilavamento di terre o rocce in cui tale composto è presente. Esso viene trasportato dalle acque naturali sino a mare dove può ritrovarsi sul fondo in prossimità delle coste oppure può essere utilizzato dalle diatomee che sono delle alghe unicellulari con scheletro di SiO2. Il silicio presente sul fondo può rimanere inutilizzato per decine o centinaia di anni sino a quando non avviene la risalita dall’ambiente pelagico sino alla zona fotica con un fenomeno di UP-WELLING o semplicemente risalita delle acque profonde. I tempi si allungano sino a diventare ere geologiche quando questo silicio presente sul fondo con fenomeni tettonici viene a formare delle montagne. Con la formazione delle montagne si chiude tale ciclo in quanto esse come ho detto prima con la pioggia verranno dilavate.

Ciclo dello zolfo: Altro elemento molto importante è lo zolfo che ha un ciclo sia aereo che sedimentario. La componente atmosferica è data dall’H2S che deriva principalmente dalle eruzioni vulcaniche ma può anche avere origine antropica. Le seguenti reazioni H2S→S→SO4 avvengono ad opera di microrganismi specializzati dove SO4 è il composto più ossidato e solubile. Nei sedimenti, dove possiamo avere un ambiente anossico, avviene la solfato riduzione dove SO4 viene trasformato in H2S. I batteri ossidanti aerobi sono in grado di farci passare in condizioni aerobiche da H2S a SO4. Infine vi sono dei batteri eterotrofi aerobi e anaerobi che riescono a trasformare S organico in SO4 oppure in H2S.

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Emissione di zolfo naturale: in Sicilia le eruzioni dell’ETNA rappresentano la principale fonte di zolfo emessa in atmosfera in maniera naturale.

Emissione di zolfo di origine antropica: in Sicilia le principali fonti di emissione di ossidi di azoto sono dovute al traffico veicolare e ai poli industriali con industrie del petrolchimico. Si riporta u n a r a p p r e s e n t a z i o n e t r a t t a dall’inventario delle emissioni della regione siciliana.

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Ciclo del fosforo: Il fosforo non ha una componente aerea quindi è un composto sedimentario. Il suo pool di riserva sono le rocce ortofosfatiche. Tale ciclo può essere considerato aperto in quanto la rigenerazione del P non riesce a bilanciare le perdite. Con la lisciviazione tale composto arriva in acqua dove può precipitare se sono presenti metalli trivalenti ( come per esempio Fe3+) oppure riportato in circolo per azione del vento sulle rocce e degli spruzzi salini. Il P presente nei sedimenti può risalire con fenomeni di UP-WELLING lungo la colonna d’acqua. La maggiore quantità di P viene messa in circolo dagli uccelli il cui nutrimento principale sono i pesci. I loro escrementi lasciati nei terreni in cui nidificano costituisce forse la fonte più importante di P. Questo che abbiamo analizzato sino ad ora è il ciclo naturale del P, ma come ben sappiamo molti cicli vengono influenzati da azioni antropiche che causano notevoli squilibri. Infatti vengono immessi ingenti quantità di P sotto forma di Concimi e fertilizzanti e con gli scarichi fognari. Tale aumento di P ha causato e causa nei laghi (dove il tempo di residenza è maggiore) fenomeni di eutrofizzazione. Negli ultimi decenni per limitare tale fenomeno si è limitato al minimo la presenza del P nei detersivi.

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Il ciclo naturale dell'acqua L'acqua è la sostanza più diffusa sulla terra e ricopre i 7/10 dell'intera superficie. Il suo volume totale si aggira sui 1450 milioni di m3 , dei quali 500 mila - 1 milione spettano alle acque dolci superficiali e sotterranee, 25 milioni al vapore acqueo atmosferico, il resto agli oceani ed ai mari. Le riserve idriche presenti sulla Terra si mantengono costanti attraverso una serie di fenomeni fisici e biochimici che nel loro insieme costituiscono un ciclo naturale di fondamentale importanza. Lo scambio continuo di acqua fra terra e atmosfera viene chiamato ciclo idrologico. L'acqua della terra è sottoposta ad un continuo movimento: per effetto della radiazione solare evapora dal mare e dalle acque continentali e si raccoglie nell'atmosfera, da qui condensandosi ricade sulla terra sotto forma di pioggia, neve, grandine.

Il vapor d'acqua diffuso nell'atmosfera dalle correnti d'aria, tende a condensarsi per effetto di un abbassamento di temperatura in minute goccioline o in cristalli di ghiaccio che si formano intorno a minuscole particelle (nuclei di condensazione) sempre presenti nell'atmosfera. Quando le gocce d'acqua o i cristalli di ghiaccio raggiungono un peso tale che le correnti ascendenti non riescono più a sostenere, si ha il fenomeno della precipitazione meteorica che chiude la parte del ciclo dell'acqua che si svolge nell'atmosfera.

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Parte dell'acqua precipitata (meteorica) scorre sulla superficie del suolo, parte filtra nel sottosuolo e parte per evaporazione torna nell'atmosfera completando così il suo ciclo naturale. L'acqua che cade direttamente sul mare e sui laghi o che alimenta i ghiacciai è subito soggetta all'evaporazione così che parte di essa ritorna nell'atmosfera con un ciclo semplice e breve. Una certa quantità scorre in superficie (in parte evaporando durante il percorso), partecipando ai fenomeni di modellamento geomorfologico, fino a raggiungere il mare o i corsi d'acqua continentali; una parte viene assorbita dai vegetali che la restituiscono all'atmosfera mediante la traspirazione; una parte viene utilizzata dal mondo animale e rientra in ciclo attraverso i processi escretori e putrefattivi; una parte penetra nel sottosuolo. Le acque che penetrano nell'interno della crosta terrestre, attraverso porosità della rocce, fessure o voragini, si arrestano allorquando incontrano uno strato impermeabile di terreno; si comprende quindi come gli strati argillosi siano alla base della creazione e del mantenimento della così detta circolazione sotterranea.

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Ecosistemi naturali ed artificiali

Tra i possibili ecosistemi possiamo fare una prima distinzione tra quelli naturali e quelli artificiali.

Ecosistemi Naturali

Stagno

Lago

Fiume

Area umida

Ecosistemi artificiali Sono gli ecosistemi creati dall’uomo

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Ecosistema Stagno

La maggior parte del cibo è fornito dai vegetali (fitoplancton, alghe e piante acquatiche). In questo ambiente le alghe e le piante sono gli organismi produttori perchè forniscono la materia di cui si nutrono prima gli erbivori e poi tutti gli altri consumatori. I consumatori primari sono a loro volta cibo per animali carnivori che sono quindi consumatori secondari. Ci sono inoltre consumatori terziari che sono carnivori dei carnivori, cioè si nutrono anche di animali carnivori. Alla morte di un organismo dell'ambiente entrano in funzione i decompositori, che fanno dell'organismo nutrimento per le piante, cioè trasformano la materia organica in materia inorganica (sali minerali) pronti per essere utilizzati dai vegetali.

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Le zone umide sono tra gli ambienti a più elevata produttività animale e vegetale; svolgono un ruolo importante nella regimazione delle piene in aree di pianura, infatti funzionano come casse di espansione naturale. Hanno un'influenza termoregolatrice sul clima e influiscono sui livelli delle acque sotterrane. Inoltre, accumulano e cedono lentamente i materiali trasportati dai fiumi che le attraversano, regolando le sostanze nutritive. Sono  habitat insostituibili per molte piante e animali, come gli uccelli acquatici, in più sono luoghi di eccezionale interesse per lo studio e l'osservazione dell'avifauna. Infine favoriscono il turismo per la ricchezza di vita in esse presente.

Ecosistema aree umide

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Pericoli per le zone umide L'inquinamento di origine agricola è legato all' uso eccessivo e scorretto di fertilizzanti e pesticidi che, essendo in genere idrosolubili, penetrano in profondità nel terreno, raggiungendo le acque sotterranee. Questi prodotti per concimare i terreni o allontanare i parassiti sono tossici, non solo per gli insetti e per la vegetazione, ma anche per i componenti della catena alimentare, soprattutto per l'uomo; ogni anno arrivano nello stagno forti quantità di concimi e pesticidi dai campi circostanti, provocando danni irreversibili sia alla flora che alla fauna. Gli scarichi agricoli contengono sostanze come fosforo e azoto, che sono una delle cause dell'eutrofizzazione. Inquinamento di origine domestica deriva dagli scarichi delle abitazioni,che contengono saponi e detersivi, questi ultimi contengono tensioattivi e provocano danni all' ambiente . Questo tipo di inquinamento provoca una diminuzione dell'ossigeno e quindi dei batteri aerobi (che eliminano le sostanze organiche nocive), i quali vengono sostituiti dai batteri anaerobi, che producono il metano, l' ammoniaca e l' idrogeno solforato (gas tossico). L' eutrofizzazione è un processo naturale che avviene nel ciclo della vita di uno stagno o di un corso d' acqua. Questo consiste nella graduale accumulazione di azoto, fosforo e altre sostanze nutritive; ciò determina la crescita della flora e della fauna acquatica. Questi organismi poi muoiono e si depositano sul fondo, dove vengono decomposti dai batteri anaerobi, si forma così uno strato di limo sul fondo che col tempo trasformerà lo stagno in palude. L'eutrofizzazione è favorita e accelerata dagli scarichi domestici e agricoli.

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Origine e classificazione dei bacini lacustri

L’origine dei laghi può essere ricondotta alle seguenti cause principali:

•  Laghi di origine tettonica o vulcanica. Tali laghi sono legati ad alcune linee strutturali della costa terrestre.

• Laghi di escavazione e di sbarramento da ghiacciaio

• Laghi in rocce solubili

• Laghi dovuti all’azione del vento. Sono in genere legati ai climi desertici nei quali l’azione del vento può determinare conche di notevole dimensione

• Laghi dovuti all’azione dei fiumi

• Laghi artificiali

Ecosistema Lacustre

L’ecosistema lacustre viene distinto in funzione dell’origine e della temperatura

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Temperatura

Un secondo tipo di classificazione di un lago è quella basata sul regime termico della massa d’acqua lacustre. La temperatura di un lago dipende dal suo bilancio termico, cioè dalla differenza tra gli apporti e le perdite di calore. Se si misura la temperatura di un lago dalla superficie al fondo in diversi momenti dell’anno otterremo profili termici molto differenti.

Consideriamo un ipotetico lago della regione temperata e con profondità massima non superiore a 20 metri. Durante la stagione invernale la temperatura a tutte le profondità sarà di circa 4 °C. Con il sopraggiungere della primavera la parte superiore del lago comincerà, a causa del riscaldamento per gli apporti solari, ad innalzare la temperatura. Il vento farà si che si verifichi un mescolamento tra le acque superficiali (a minore densità) e quelle profonde(a maggiore densità). Nonostante ciò alla fine della stagione calda, lungo la verticale del nostro ipotetico lago noteremo uno strato di acque superficiali più o meno calde, uno strato di acque profonde fredde ed uno strato intermedio caratterizzato da una rapidissima diminuzione della temperatura. Il lago risulta quindi termicamente stratificato. In particolare la zona superiore verrà chiamata epilimnio, quella inferiore ipolimnio e quella caratterizzata dalla rapidissima diminuzione della temperatura termoclino.

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La classificazione in base alla temperatura è la seguente:

• Laghi di tipo polare Laghi di tipo sub-polare Laghi di tipo temperato Laghi di tipo sub-tropicale Laghi di tipo tropicale

In un ambiente lacustre possono essere distinte la zona litorale e quella pelagica. La zona Pelagica viene ulteriormente suddivisa in uno strato eufotico (strato nel quale si ha la penetrazione della radiazione solare) ed uno strato afotico. La zona bentonica è quella a contatto con il fondo

Eufotico Pelagico

Zona Afotica

Zona Bentonica

Radiazione solare

Eufotico Litorale

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Risposte dei corpi idrici

Corpo idrico T e m p i d i ricambio

F o r m e d i inquinamento

T e m p i d i recupero

Parametro tipico per l’inquinamento

Mare Brevi Acute Brevi Batteri coliformi

Fiume Brevi Acute Brevi Ossigeno disciolto

Lago Lunghi Per accumulo Lunghi Nutrienti

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Inquinamento dei corpi ricettori

L’inquinamento dei corpi idrici ricettori può essere:

• Di tipo batterico

• Termico

• Per immissione di sostanze organiche o inorganiche

Gli effetti di questi inquinanti dipendono dalle caratteristiche del corpo ricettore.

I fiumi ed i mari sono caratterizzati da brevi tempi di ricambio idrico, per cui possono essere soggetti ad inquinamenti di tipo acuto. Gli inquinamenti di tipo acuto sono caratterizzati da elevate concentrazioni dell’inquinante anche per tempi brevi.

I laghi sono caratterizzati da tempi di ricambio molto lunghi, per cui sono più soggetti a forme di inquinamento di tipo cronico dovute essenzialmente ad un fenomeno di accumulo.

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Eutrofizzazione dei laghi

Il livello trofico di un lago rappresenta la sua capacità produttiva e costituisce l’espressione di un complesso di fattori interagenti, di ordine chimico, fisico e biologico, relativi sia al corpo d’acqua che al suo bacino di alimentazione.

Il livello trofico naturale di un ecosistema acquatico può essere definito come uno stato stazionario attorno al quale si stabilisce una caratteristica situazione dinamica.

Fra i possibili mutamenti che intervengono sullo stato stazionario vi è il progressivo arricchimento di nutrienti (azoto e fosforo) che fertilizzano le acque che viene definito con il termine di eutrofizzazione naturale.

Quando tale fenomeno subisce una repentina accelerazione si parlerà di eutrofizzazione culturale o antropogenica ed è fondamentalmente introdotta da attività di ordine domestico, agricolo ed industriale.

La più immediata manifestazione di un processo eutrofico in atto è rappresentato dal notevole sviluppo di organismi produttori (fotoplancton e/o macrofite).

L’aumento di biomassa negli strati superiori del lago si risolve, quando le cellule vive muoiono e sedimentano, in un consistente flusso discendente di materia organica che richiede per la sua decomposizione un consumo di ossigeno.

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In periodi di stratificazione termica possono instaurarsi, nell’ipolimnio condizione anossiche cui fanno riscontro per la comparsa di un ambiente riducente:

• L’abbassamento del PH

• L’emissione di gas come H2S (idrogeno solforato) e CH4 (metano)

• Accumulo di un segmento organico dal colore tipicamente nerastro

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Diverso è anche il comportamento nei confronti dei tempi di recupero a seguito di interventi di risanamento. Il breve tempo di ricambio dei mari e dei fiumi fa si che l’eliminazione della fonte di inquinamento consenta un rapido recupero, mentre nei laghi caratterizzati da lenti periodi di ricambio noteremo anche un ritardo negli effetti positivi di un qualsiasi intervento di risanamento.

Nel caso di corpi idrici utilizzati a scopo balneare la causa principale di degrado è costituita dall’inquinamento di tipo batterico generato da scarichi fognari di origine domestica e/o produttiva. Il fenomeno è tuttavia circoscritto al tratto prossimo all’immissione.

Tale tipo di inquinamento può essere tolto con interventi mirati a ridurre la carica batterica basati su trattamenti di disinfezione o sulla dispersione a mare con condotte sottomarine.

I corpi idrici a debole ricambio sono sensibili all’immissione di natura organica (BOD) e/o inorganica (azoto e fosforo) dovuta a fonti concentrate, derivanti da scarichi reflui urbani o industriali, e a fonti diffuse, dovute al dilavamento dei suoli.

Tali immissioni provocano un inquinamento di tipo primario dovuto al consumo di ossigeno causato dalla decomposizione della sostanza organica ed uno secondario dovuto al fatto che la sostanza organica aumenta la crescita delle alghe con un conseguente consumo di ossigeno per la decomposizione delle stessa sul fondo.