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Le Espansioni in Ares che presentiamo permettono di am-pliare il manuale con unità didattiche costruite sui docu-menti e sui brani storiografici presenti nel database Ares (www.laterza.it/scuola/ares/). Tutti i testi presenti in Ares sono consultabili on line e disponibili in formato Word.

Volume 1 • Parte 1Mentalità e vita sociale nel basso MedioevoLo storico Jacques Le Goff ci descrive alcuni dei valori fondamentali che caratterizzano la mentalità del basso Medioevo. La figura del mercante occupa un posto im-portante e al tempo stesso contraddittorio nella società dell’epoca: guardato con sospetto, va progressivamen-te guadagnando prestigio sociale. Il testo dello storico Aron J. Gurevic e la divertente novella di Giovanni Boccaccio, che descrive la fortuna di Landolfo Rufolo, ci fanno comprendere alcuni aspetti di questa figura so-ciale. Il testo di Silvana Vecchio, invece, ci descrive la condizione femminile e soprattutto i modelli di com-portamento e le virtù che la società medievale imponeva alla donna, mentre il testo del domenicano Umberto da Romans insiste sulla condanna senza appello del corpo delle donne quale strumento di profonda corruzione della società e assegna alle prostitute un posto nella ge-rarchia dei gruppi femminili, una gerarchia stabilita non più secondo valori morali ma in base a criteri sociologici e di potere. Altro mestiere illecito era quello dell’usura, come si evince dalle decisioni ribadite dal II Concilio di Lione del 1274. Nella società tardomedievale diven-ne sempre più complessa e difficile la condizione delle minoranze religiose, come gli ebrei, e dei soggetti mar-ginali, come ci illustrano la storica Anna Foa e lo storico Bronislaw Geremek.

Jacques Le Goff L’uomo medievale: gerarchia, autori-tà, libertà

Aron J. Gurevic Il mercanteGiovanni Boccaccio La fortuna di Landolfo RufoloSilvana Vecchio La buona moglieUmberto da Romans «Alle donne dal corpo peccami-

noso, cioè alle meretrici»II Concilio di Lione Dell’usuraAnna Foa La costruzione dello stereotipo antisemitaBronislaw Geremek L’emarginato

L’Occidente medievale e il mondo da scoprireIl mondo lontano esercitava sull’immaginario medie-vale un grande fascino: in Occidente circolavano da molti secoli racconti leggendari sulle favolose ricchezze dell’India e dell’Estremo Oriente, sui mostruosi animali che popolavano queste terre e soprattutto sui loro abi-tanti. Furono mercanti, pellegrini, predicatori, soldati e navigatori i primi a percorrere le strade verso est, attratti dalla possibilità di avviare fiorenti commerci o dalla vo-lontà di convertire al cristianesimo queste popolazioni. In questo quadro l’incontro del 1219 tra san Francesco e il sultano d’Egitto, raccontato nella Cronaca di Er-noul, è visto come un primo atto del difficile confronto tra l’Europa cristiana e l’Oriente musulmano. Un con-fronto destinato ad arricchirsi alla fine del XIII secolo con il resoconto del lunghissimo soggiorno in Cina del veneziano Marco Polo, di cui Vito Bianchi ricorda lo stupore e l’ammirazione di fronte alle bellezze di questa millenaria civiltà. Anche l’Africa è terra di meraviglie e stranezze, come traspare dal racconto di un altro mer-cante veneziano, Alvise da Ca’ da Mosto. Infine l’ana-lisi sui pellegrinaggi tardomedievali di Franco Cardini ci fornisce preziose informazioni sulla precarietà dei viaggi dell’epoca, sulle cui difficoltà insiste anche Santo Brasca, un funzionario sforzesco che compì un viaggio in Terrasanta nel 1480.

Anonimo di «Cronaca detta “di Ernoul”» • John Tolan San Francesco incontra il sultano

Vito Bianchi La Cina di Marco PoloAlvise da Ca’ da Mosto Quando mangiai carne d’ele-

fanteFranco Cardini Le strutture del viaggioSanto Brasca Istruzioni per un viaggio in Terrasanta

Volume 1 • Parte 2

L’educazione nell’Umanesimo e nel RinascimentoDalle parole di una delle figura chiave dell’epoca, Gio-vanni Pico della Mirandola, emerge quanto la cultura umanistico-rinascimentale sia incentrata sull’uomo, vi-

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sto come una creazione di Dio dotata di infinite possi-bilità. Il percorso educativo acquisisce necessariamente in questo contesto una particolare importanza. Lo sto-rico della filosofia Eugenio Garin affronta il tema del rapporto con il mondo classico, mettendo in risalto il particolare approccio critico degli umanisti ai testi an-tichi: non si trattò di una scoperta, ma piuttosto di una riscoperta. Tra gli intellettuali impegnati nella ricerca di testi antichi vi fu Poggio Bracciolini, che manifesta in una lettera a Guarino Veronese il suo entusiasmo per il ritrovamento di alcuni manoscritti nel monastero di S. Gallo. Lo storico Peter Burke ci introduce invece ad alcuni dei principali luoghi di formazione dell’Italia rinascimentale, come quello delle botteghe, dove cre-scevano pittori e scultori, e quello delle università, nelle quali studiavano scienziati, giuristi e medici. La neces-sità di rinnovare i sistemi educativi era fortemente sen-tita come testimonia Leon Battista Alberti, che insiste sull’importanza di una educazione armoniosa capace di coniugare l’attività intellettuale e quella fisica.

Giovanni Pico della Mirandola La centralità dell’UomoEugenio Garin La cultura del RinascimentoPoggio Bracciolini La «riscoperta» dei testi classiciPeter Burke Cultura e società nell’Italia del Rinasci-

mentoLeon Battista Alberti L’educazione letteraria e fisica

L’Europa e gli altriIl percorso inizia con due brani, quello dello storico francese Fernand Braudel e quello dello storico burki-nabé Joseph Ki-Zerbo, che illustrano la brutale razzia di ricchezze umane e materiali compiuta dagli europei nella loro opera di conquista del mondo. La scoperta dell’America mise per la prima volta gli europei di fronte a popolazioni dai costumi e dalle abitudini radicalmente diverse, aprendo la strada a un complesso percorso che va dalla meraviglia al confronto al rifiuto. Molti mo-strarono verso gli indigeni americani un forte pregiudi-zio morale e un violento disprezzo: fu questo il caso di Gonzalo Fernández de Oviedo y Valdés, che viaggiò a lungo nel continente americano ricoprendo incarichi civili e militari per la Corona spagnola. Un atteggiamen-to per molti verso opposto è quello del gesuita Matteo Ricci, in Cina, che esprime la necessità di essere accet-tati dal contesto culturale in cui si intende inserirsi. Un esperimento affascinante e controverso del rapporto

tra gli europei e il mondo è rappresentato dagli «Stati missionari» fondati dai gesuiti in Paraguay e contestati dal ministro portoghese Pombal. Riportiamo un passo della relazione fatta preparare dallo stesso Pombal nel 1757 che, diffusa in numerose edizioni in tutta Europa, segnò l’inizio del conflitto tra gli Stati cattolici e i gesuiti.

Fernand Braudel Gli europei nel mondoJoseph Ki-Zerbo Il commercio degli schiavi neriGonzalo Fernández de Oviedo y Valdés Depravazioni

sessuali degli indiosGonzalo Fernández de Oviedo y Valdés Caratteristiche

somatiche e antropologicheMatteo Ricci I gesuiti in CinaSebastião di Pombal Pombal contro gli «Stati missio-

nari» dei gesuiti nel Paraguay

Volume 1 • Parte 3L’economia europea del CinquecentoL’economia europea del XVI secolo è caratterizzata da ele-menti contraddittori. Lo storico tedesco Wilhelm Abel descrive la crescita dell’agricoltura, che si tradusse in un aumento delle superfici coltivate e delle rese, mentre Car-lo Maria Cipolla sottolinea l’importanza delle scoperte transoceaniche e le profonde trasformazioni economiche che comportarono. Lo storico francese Fernand Braudel analizza, all’interno di questo cambiamento, le caratteri-stiche della vita materiale, i mercanti, le fiere di villaggio, la fitta rete delle relazioni economiche. Gli ultimi brani prendono in esame due aspetti particolari. Ancora Fer-nand Braudel si sofferma sull’importanza e sulle con-traddizioni di quel grande impero mediterraneo che fu la Spagna, mentre da un documento pubblicato a Londra nel 1581 e probabilmente redatto nel 1549, emerge il peg-gioramento delle condizioni di vita dei contadini deter-minate dall’incalzante processo delle recinzioni.

Wilhelm Abel L’espansione agricola del XVI secoloCarlo Maria Cipolla Conseguenze delle esplorazioni

transoceanicheFernand Braudel Vita materiale, economia di mercato

e capitalismoFernand Braudel Gli imperi del ’500 e lo spazioAnonimo di «Il peggioramento delle condizioni di vita

in Inghilterra» Il peggioramento delle condizioni di vita in Inghilterra

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La concezione dello Stato nell’età modernaL’età moderna è caratterizzata dall’emergere e dal gra-duale consolidarsi dell’istituzione-Stato come forma suprema della vita associata. Lo storico Pierangelo Schiera delinea le caratteristiche istituzionali e politiche dello sviluppo dello Stato moderno. Originariamente il potere dello Stato venne imponendosi come potere as-soluto e così ce lo descrivono i due principali esponenti del pensiero politico del Cinquecento, l’italiano Nicco-lò Machiavelli e il francese Jean Bodin. Già nel corso del Seicento, però, emerge il tentativo di porre dei limiti all’assolutismo in nome di un diritto di natura preesi-stente alla costituzione politica, e quindi di per sé inalie-nabile, e di legittimare così gli ordinamenti statuali sulla base di argomentazioni puramente razionali. Pur nella forte diversità di orientamento e di analisi i due filosofi inglesi Thomas Hobbes e John Locke hanno un comu-ne obiettivo polemico, la sovranità assoluta per diritto divino. Dai «Dibattiti di Putney», svoltisi fra i soldati e gli ufficiali inglesi nel 1647, emergono con chiarezza i temi del contrattualismo e dei limiti del potere.

Pierangelo Schiera Lo Stato modernoNiccolò Machiavelli «De principatibus novis qui ar-

mis propriis et virtute acquiruntur» Jean Bodin Delle vere prerogative della sovranitàThomas Hobbes L’origine dello StatoJohn Locke Il diritto di resistenzaPetty • Rainborough • Sexby I «Dibattiti di Putney»

Volume 1 • Parte 4Crisi politica e rivolte sociali nel SeicentoNel Seicento tutta l’Europa fu percorsa da rivolte e ri-voluzioni. Nella ricerca delle cause alcuni storici met-tono l’accento sui grandi mutamenti economici, altri invece sul crescente processo di accentramento fiscale e amministrativo. Al primo filone appartengono i sag-gi di due storici inglesi, Eric J. Hobsbawm e Hugh R. Trevor-Roper, mentre il secondo approccio è presente nel brano dello storico danese Niels Steensgaard. Negli altri brani che proponiamo leggiamo il racconto di due

sollevazioni contadine avvenute in Francia, analizzate da Roland Mousnier, e della rivolta, dai caratteri più eminentemente politici, del movimento radicale ingle-se dei livellatori, di cui lo storico Henry N. Brailsford descrive le radici culturali e religiose.

Eric J. Hobsbawm La Rivoluzione inglese: un prodot-to della «crisi del ’600»

Hugh R. Trevor-Roper La rottura dei rapporti tra Sta-to e società

Niels Steensgaard La crisi politicaRoland Mousnier Le rivolte contadine: i «Nu-Pieds» e

i «Croquants»Henry N. Brailsford I «levellers»

Strutture gerarchiche nella società di ancien régimeStrutture tradizionali ed elementi di trasformazione accompagnano la società di ancien régime. Lo storico francese Pierre Goubert offre un quadro delle consue-tudini, delle regole e delle relazioni tra il contadino e le istituzioni della Francia tra Seicento e Settecento, men-tre la persistenza del carattere ancora feudale del posses-so delle terre emerge dal documento sui diritti signorili di Essigey, risalente addirittura alla Francia del 1780. Lo storico inglese William Doyle illustra invece come, all’interno delle strutture tradizionali, vengano emer-gendo degli elementi di cambiamento e di rottura che lentamente trasformano il vecchio ordine. L’insistenza sull’evoluzione dei rapporti economici e sociali viene sottolineata anche dal contributo di Barrington Moore jr. e da quello di Edward P. Thompson, che analizza le rivolte popolari nel passaggio da un’economia nobiliare a un’economia di mercato. Il percorso si chiude con il brano di Norbert Elias, che ci riporta all’interno della vita di una delle più importanti corti d’Europa, quella di Luigi XIV.

Pierre Goubert L’universo fiscale del contadino fran-cese

Anonimo di «Diritti signorili di Essigey» Diritti del si-gnore feudale

William Doyle I ricchi delle città: la borghesiaBarrington Moore jr. Le recinzioniEdward P. Thompson Società patrizia, cultura plebeaNorbert Elias La società di corte

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Donne e uomini nella società di ancien régime La società di ancien régime è caratterizzata da deci-si mutamenti nei comportamenti demografici e nella struttura della famiglia. Lawrence Stone, nel tracciare il percorso tutt’altro che univoco che ha portato all’af-fermazione della famiglia nucleare nell’Inghilterra del XVII secolo, si sofferma nel brano presentato sulle cau-se dell’alta mortalità caratteristica dell’ancien régime. Lo storico tedesco Ernst Hinrichs, invece, analizza un fenomeno peculiare dell’Europa del periodo, il matri-monio tardivo, e ne individua le cause all’interno del più vasto quadro delle condizioni economiche. Le possibili-tà di lavoro determinavano infatti l’età del matrimonio. Se il matrimonio tardivo di per sé rappresentava una forma di controllo demografico, lo storico francese Jean Louis Flandrin analizza la diffusione dei metodi con-traccettivi, legandola al mutato rapporto tra i coniugi, alla maggiore considerazione per la salute della donna e a una cresciuta sensibilità nei confronti dell’educazione dei figli. La società tra Sei e Settecento vede accentuarsi le esigenze di stabilità sociale e di ordine, che si traduco-no in una spinta alla separazione e all’internamento di una vasta serie di categorie e di individui: poveri, vaga-bondi e folli che subiscono un vero e proprio processo di criminalizzazione e segregazione. Presentiamo così un brano del filosofo francese Michel Foucault, che si sof-ferma sui caratteri della “grande reclusione’’, e il docu-mento relativo al regolamento delle attività giornaliere della Salpêtrière, il principale ospizio dell’Ospedale ge-nerale di Parigi, che alla fine del Seicento ospitava circa 10.000 individui.

Lawrence Stone Mortalità e igieneErnst Hinrichs Matrimonio tardivo e crisi demogra-

ficheJean L. Flandrin Gli inizi della contraccezioneMichel Foucault La grande reclusioneAnonimo dell’«Ospizio della Salpêtrière» La giornata

dei reclusi

L’Italia tra Cinque e Seicento L’Italia tra Cinque e Seicento attraversa un periodo complesso, che ha dato luogo a diverse interpretazioni tra chi vi ha visto una fase di assoluta decadenza e chi

invece ha dato un giudizio decisamente meno drasti-co. Lo storico Giuseppe Galasso sostiene la prima tesi, mettendo l’accento sul divario che si va creando tra l’Ita-lia e gli altri paesi europei soprattutto dal punto di vista dello sviluppo economico. Rosario Villari, in un testo in cui analizza le vicende politiche e sociali del Regno di Napoli, sottolinea la ripresa di pratiche e di istituzioni di tipo feudale, che furono per altro alla base delle nume-rose rivolte che scossero l’Italia meridionale. Lo storico francese Fernand Braudel, invece, insiste sulla disomo-geneità della situazione italiana e sul permanere di un suo vivace protagonismo culturale. Un aspetto parti-colare della complessa realtà dell’Italia è rappresentato dalla Chiesa cattolica: Alberto Asor Rosa, storico della letteratura, analizza il ruolo che essa ha svolto attraverso i suoi strumenti repressivi, dall’Indice dei libri proibiti al Tribunale dell’Inquisizione, nello sviluppo culturale dell’Italia. Carlo Ginzburg si sofferma sull’abilità del-la Chiesa nel reprimere e al tempo stesso inglobare le forme magiche ed eterodosse della religiosità popolare e, infine, Anna Foa descrive l’inizio della segregazione istituzionale degli ebrei, sancita dalla bolla papale del 1555 che stabiliva la costituzione dei ghetti.

Giuseppe Galasso Il «tramonto» italiano nell’età ba-rocca

Rosario Villari La ripresa della nobiltà tradizionaleFernand Braudel L’Italia del ‘500-600, ancora al centro

della cultura europeaAlberto Asor Rosa Il ruolo della Chiesa cattolicaCarlo Ginzburg Folklore, magia, religioneAnna Foa La creazione dei ghetti

Volume 2 • Parte 1Convivere e confrontarsi con l’altro: un tema centrale della modernitàNell’Europa attraversata dai conflitti religiosi emerse una sensibilità diversa nei confronti della libertà di co-scienza e della necessità di trovare forme di convivenza tra le pluralità delle concezioni. Nel corso del Seicento questa sensibilità si trasformò in una riflessione teorica sul concetto di tolleranza, che venne progressivamente identificata come una parola chiave della modernità. Tra i primi pensatori che nel XVII secolo affrontaro-no questo tema troviamo due filosofi, l’ebreo olandese

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Baruch Spinoza e l’inglese John Locke. Nel corso del XVIII secolo, lo spirito ironico e la chiarezza argomen-tativa di Voltaire, il più importante pensatore dell’Eu-ropa illuminista, ci introducono a una ragione laica e tollerante. Lo stesso atteggiamento non dogmatico, al li-mite del paradosso, lo troviamo nelle pagine del filosofo scozzese David Hume. Per portare avanti le loro idee gli illuministi, nei loro romanzi filosofici, misero in risalto la relatività del punto di vista, dimostrando un’attenzio-ne nuova nei confronti della diversità. In quest’ottica si inseriscono i brani di Voltaire e di Montesquieu, che propongono i temi del rovesciamento e del relativismo culturale. Il comune terreno della ragione e l’apertura rispetto alla diversità aprono la strada all’affermarsi di una prospettiva antropologica ed etnologica che ritro-viamo nelle pagine di Guillaume-Thomas Raynal. L’af-fermazione della libertà di pensiero e quindi dei diritti individuali porta anche a una riconsiderazione del ruo-lo sociale delle pene e delle punizioni come emerge dalle pagine di Cesare Beccaria.

Baruch Spinoza La tolleranzaJohn Locke La tolleranza è essenziale alla religione

cristianaVoltaire «Dio»David Hume La superiorità del politeismoVoltaire Un gigante visita la TerraMontesquieu Luigi XIV visto dal persiano RicaGuillaume-Thomas Raynal Il «selvaggio»Cesare Beccaria Come si prevengano i delittiCesare Beccaria Della pena di morte Cesare Beccaria Dolcezza delle pene

Le rivoluzioni attraverso i documentiLa storia di diversi eventi rivoluzionari è qui ripercorsa attraverso i documenti. Si inizia con quelli relativi alle due rivoluzioni che hanno aperto l’età contemporanea: la Rivoluzione americana e la Rivoluzione francese. Alla prima fa riferimento il testo tratto dalla Dichiarazione di indipendenza. I passi tratti dai Cahiers de doléances ci aiutano a comprendere le cause sociali della Rivolu-zione francese. Seguono le Dichiarazioni dei diritti del 1789 e del 1793, che ci possono far valutare le significa-tive differenze tra il momento liberale iniziale e quello radicale successivo. Un documento è riferito al giaco-binismo italiano, in particolare alla legge sull’eversio-

ne della feudalità varata nel 1799. Il secolo XIX, che è punteggiato nella sua prima metà da moti rivoluzionari, è introdotto dal testo di Filippo Buonarroti sulle finali-tà e sulla struttura di un’organizzazione cospirativa. Un letterato, invece, Gustave Flaubert, ci racconta la Parigi rivoluzionaria del 1848. L’ultimo documento è quello relativo alla Repubblica romana del 1849.

Thomas Jefferson La «Dichiarazione di indipendenza»Anonimo di Cahier degli abitanti di La Chaleur, Viel-

Moulin e Geligny Cahier degli abitanti di La Cha-leur, Viel-Moulin e Geligny

Anonimo di Cahier della siniscalchia di Nîmes Cahier della siniscalchia di Nîmes

Assemblea nazionale francese Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (1789)

Convenzione nazionale francese Dichiarazione dei di-ritti (1793)

Governo provvisorio della Repubblica napoletana La legge feudale napoletana del 1799. Redazione de-finitiva

Filippo Buonarroti Babeuf e la «Cospirazione per l’eguaglianza»

Gustave Flaubert Parigi rivoluzionariaAnonimo di Costituzione della Repubblica romana La

«Costituzione della Repubblica romana»

La civiltà delle macchine La rivoluzione industriale generò nei contemporanei re-azioni molto diverse. Il fondatore dell’economia politica, Adam Smith, coglie, pur senza accenti encomiastici, gli aspetti positivi dell’uso delle macchine, mentre il saggista scozzese Thomas Carlyle fu acceso avversario del nuo-vo sistema produttivo perché, secondo il suo pensiero, la scienza e la macchina negano il senso profondo della storia, tempio dello spirito e campo d’azione degli eroi. Nella sua opera principale, La grande trasformazione, lo storico Karl Polanyi mette in discussione l’assunto fon-dativo della prima rivoluzione industriale, ovvero l’idea che il mercato sia una condizione naturale dell’uomo, e dimostra come il liberismo integrale si sia rivelato fin dall’inizio incompatibile con la vita sociale. La storica americana Margaret C. Jacob, infine, si sofferma sul ruo-lo che la diffusione della cultura tecnico-scientifica in In-ghilterra ha svolto nella nascita dell’industrializzazione.

Adam Smith La divisione del lavoro

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Thomas Carlyle Critica della civiltà delle macchineKarl Polanyi L’economia innaturaleMargaret C. Jacob Rivoluzione scientifica e nascita

dell’industria

La formazione della classe operaiaLa rivoluzione industriale promosse anche la nasci-ta della classe operaia. Lo storico inglese Edward P. Thompson analizza il processo di formazione del pro-letariato e il suo complesso riconoscersi come classe contrapposta ai capitalisti. Nel brano tratto dal Capi-tale, Karl Marx definisce il concetto di forza-lavoro e spiega per quali condizioni storiche si trasformi in una merce nella società capitalista, ossia in un bene che può essere comprato e venduto sul mercato. Le condizioni di vita del proletariato inglese sono illustrate da un ap-pello scritto da un anonimo filatore a giornata e dalle pagine di Friedrich Engels, tratte da uno dei testi più noti sull’argomento, La situazione della classe operaia in Inghilterra. La novella di Giulio Carcano descrive la vita quotidiana in una fabbrica tessile di Intra (Piemonte), mentre il brano del sociologo e urbanista statunitense Lewis Mumford racconta le drammatiche condizioni abitative nelle prime città industriali.

Edward P. Thompson La formazione della classe ope-raia

Karl Marx La forza-lavoro come merceAnonimo di «Imprenditori tessili e sfruttamento opera-

io» Imprenditori tessili e sfruttamento operaioFriedrich Engels La condizione operaiaGiulio Carcano La fabbricaLewis Mumford Casa e condizioni di vita nei centri

industriali

Volume 2 • Parte 2Alle origini della politica contemporaneaL’Ottocento si caratterizza per l’emergere di quattro fi-loni di pensiero politico: il principio di nazionalità, il liberalismo, la democrazia, il socialismo. Al primo fi-lone sono dedicati i testi del filosofo tedesco Johann G. Fichte, tratti dai Discorsi alla nazione tedesca, un capo-

saldo di tutto il pensiero nazionalista europeo, e quello di Giuseppe Mazzini, espressione di una visione più de-mocratica del concetto di nazione. Il pensiero liberale è presentato attraverso i brani di Benjamin Constant, che espone una rigorosa concezione del liberalismo basata sulla proprietà privata come fondamento anche delle istituzioni politiche, dell’intellettuale francese Alexis de Tocqueville e del filosofo inglese John Stuart Mill. Que-sti ultimi mettono entrambi l’accento sui rischi di quella che definiscono “tirannia della maggioranza” e insisto-no su un altro fondamento del liberalismo, ossia la dife-sa della sfera privata dall’ingerenza dello Stato. Il pensie-ro democratico viene esposto dalla Petizione presentata al Parlamento britannico nel 1837, da cui emerge quella che sarà la principale rivendicazione dei democratici dell’Ottocento: il suffragio universale, mentre il testo del filosofo della politica Norberto Bobbio ci illustra la distinzione concettuale tra liberalismo e democrazia. Gli ultimi testi affrontano le correnti socialiste, illustrate da un brano di Robert Owen, industriale riformatore ed esponente di quello che verrà chiamato socialismo utopista, e da un passo tratto dal Manifesto del Parti-to comunista di Karl Marx e di Friedrich Engels, te-sto di riferimento del cosiddetto socialismo scientifico.

Johann G. Fichte «Quarto discorso alla nazione tedesca»Johann G. Fichte «Ottavo discorso alla nazione tede-

sca»Giuseppe Mazzini Sulla nazionalitàBenjamin Constant La libertà degli antichi e la libertà

dei moderniAlexis de Tocqueville Introduzione a «La democrazia

in America»John Stuart Mill Elogio della libertàAnonimo di «Petizione presentata al raduno di Crown

e Anchor» Petizione presentata al raduno di Crown e Anchor

Norberto Bobbio La democrazia modernaRobert Owen L’abolizione del commercioKarl Marx • Friedrich Engels Lotta di classe e proleta-

riato industriale

La cultura borghesePer molti decenni la cultura positivista fornì il prin-cipale fondamento alla mentalità e all’ideologia della borghesia europea. Le teorie filosofiche di Auguste Comte e più ancora la teoria evoluzionistica di Char-

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les Darwin travalicarono i rispettivi ambiti disciplina-ri, influenzando ogni campo del sapere e finendo col diventare senso comune di un’intera epoca oltre che di una classe sociale. Un tratto significativo della cultura borghese fu la sua fiducia nelle capacità dell’individuo di costruirsi il proprio destino indipendentemente dai privilegi di nascita. Questa ideologia del self-help fu resa popolare dal giornalista scozzese Samuel Smiles che, nell’esaltazione dell’individualismo, finiva per mettere in luce una realtà meno rosea, in cui la mobilità sociale era più supposta che effettiva. La spasmodica ricerca del successo emerge bene dalle pagine del romanziere fran-cese Honoré de Balzac. Il brano di Thomas Nipperdey è dedicato all’analisi delle trasformazioni che l’ascesa della borghesia ha indotto nella fruizione del prodotto artistico, facendo di quest’ultimo un elemento del suo vissuto quotidiano; quello di Ute Frevert, infine, trat-ta uno dei luoghi fondamentali della formazione della nuova cultura borghese e della definizione delle nuove convenzioni sociali: il salotto.

Auguste Comte Lo spirito positivoCharles Darwin L’uomo come specieSamuel Smiles Una ideologia borghese: il «self help»Honoré de Balzac Le ambizioni di Eugène Thomas Nipperdey Arte e vitaUte Frevert Il salotto

Le donne nell’etica borgheseIl brano di Eric J. Hobsbawm ci offre una panoramica della condizione femminile nella società borghese, sotto-lineando l’angustia del ruolo che in essa veniva attribuito alla donna. Nel brano del filosofo positivista Andrea An-giulli si sottolinea l’importanza di adeguare l’istruzione femminile al ruolo che la donna svolge nella società, in quanto centro educativo della struttura familiare. Infine due romanzi, Un martirio, della scrittrice italiana Anna Roti nota come Regina di Luanto, e I Buddenbrook, di Thomas Mann, mettono in evidenza il disagio di due donne borghesi per la loro condizione di mogli.

Eric J. Hobsbawm Il “posto” della donna nella società borghese

Andrea Angiulli L’educazione della donnaRegina di Luanto La vita coniugale di una giovane

borgheseThomas Mann Il matrimonio di Tony Buddenbrook

Il pensiero politico del RisorgimentoRipercorriamo attraverso i documenti le principali cor-renti del pensiero politico del Risorgimento italiano. Il percorso si apre con i testi di Cavour e di Massimo D’Aze-glio, che rappresentano l’area liberale del movimento ri-sorgimentale. Segue il testo di Vincenzo Gioberti, in cui si afferma la necessità di fare leva sulle strutture politiche tradizionali, la monarchia e il papato, per raggiungere l’indipendenza. All’opposto Giuseppe Mazzini propo-ne la via dell’insurrezione come l’unica valida per con-quistare l’unità ed educare le masse mentre nel brano di Carlo Pisacane troviamo esposte le idee dell’ala radicale del movimento democratico, che legava insieme questio-ne nazionale e questione sociale. Nelle pagine di Carlo Cattaneo, infine, è esposto il progetto di una federazione democratica tra gli Stati italiani, come tappa intermedia per la futura realizzazione degli Stati Uniti d’Europa.

Camillo Benso di Cavour Contro il protezionismo e il socialismo

Massimo D’Azeglio Il programma dei moderatiVincenzo Gioberti Monarchia e papato nel Risorgi-

mento italianoGiuseppe Mazzini La necessità dell’insurrezioneCarlo Pisacane Nazionalità e libertàCarlo Cattaneo La soluzione federale

Il Risorgimento: interpretazioni storiograficheIl dibattito storiografico sul Risorgimento qui proposto prende le mosse da un brano dello scrittore Alfredo Oriani, tratto da un libro del 1908, che rappresenta una delle prime critiche al processo di unificazione, consi-derato dall’autore una «rivoluzione mancata» poiché privo di una vera partecipazione popolare. Le carenze del processo risorgimentale sono sottolineate anche, in un’opera pubblicata nel 1926, da Piero Gobetti, che in-siste sul mancato incontro tra liberalismo e democrazia e sulle conseguenze negative che ciò ha prodotto nella storia successiva del paese. Uno dei nodi del dibattito sviluppatosi intorno al tema dell’unificazione è quello che ha preso avvio dalle tesi di Antonio Gramsci sulla mancata rivoluzione agraria, cioè sul mancato coinvol-gimento delle masse contadine da parte dei democra-tici, che avrebbero dovuto farsi promotori di una pro-

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fonda trasformazione della struttura proprietaria delle campagne. Nel secondo dopoguerra lo storico Rosario Romeo contesterà questa tesi, nella convinzione che la rivoluzione delle campagne era inattuabile e, nell’even-tualità che si fosse realizzata, anche dannosa, perché avrebbe ritardato il processo di industrializzazione del paese. L’ultimo brano è dello storico dell’economia Lu-ciano Cafagna che, partendo dall’analisi delle condizio-ni economiche dell’Italia prerisorgimentale, sottolinea i mancati effetti dell’unificazione come rilevante agente propulsivo per lo sviluppo industriale.

Alfredo Oriani La rivoluzione senza popoloPiero Gobetti Risorgimento senza eroiAntonio Gramsci La rivoluzione agraria mancataRosario Romeo Critica alla tesi di GramsciLuciano Cafagna Un lento sviluppo industriale

I problemi dello Stato unitario Il percorso illustra i problemi che la classe dirigente li-berale si trova ad affrontare, all’indomani dell’Unità, per dare legittimità alle nuove istituzioni. I brani di Alberto Caracciolo e Raffaele Romanelli analizzano le ragioni che spinsero gli uomini della Destra storica a dare allo Stato una struttura amministrativa accentrata. Il testo di Giorgio Candeloro, invece, ferma l’attenzione sul pro-blema del brigantaggio, uno dei più gravi affrontati dal neocostituito Regno d’Italia. Un altro problema dell’Ita-lia postunitaria era costituito dall’elevatissimo tasso di analfabetismo, che rappresentava un limite alla parteci-pazione politica delle masse popolari. Il linguista Tullio De Mauro analizza questo problema e descrive gli sforzi messi in campo dalla classe dirigente per provare a ri-solverlo. Il percorso si chiude con due documenti sulla “questione meridionale”, il primo del politico toscano Leopoldo Franchetti sulla Sicilia, il secondo, più tardo, dello studioso lucano Giustino Fortunato, uno dei pa-dri del pensiero meridionalista, sulle cause della povertà del Sud d’Italia.

Alberto Caracciolo La scelta accentratriceRaffaele Romanelli Il progetto liberaleGiorgio Candeloro Le cause del brigantaggioTullio De Mauro Analfabetismo e istruzione elemen-

tareLeopoldo Franchetti La Sicilia nel 1876: clientele e mafiaGiustino Fortunato Le due Italie

Volume 2 • Parte 3

La seconda rivoluzione industriale: scienza e tecnica Nell’ultimo trentennio dell’Ottocento il capitalismo co-nosce una nuova fase di sviluppo. Il brano dello storico inglese Brian R. Mitchell ci fornisce un quadro genera-le dei parametri più importanti per valutare la crescita industriale. Questo processo fu anche il frutto di pro-fonde e complesse trasformazioni delle strutture pro-duttive, in cui svolse un ruolo fondamentale lo sviluppo dell’industria dell’acciaio, di cui ci parla lo storico ameri-cano David S. Landes, e di alcune tecnologie, illustrate da Vittorio Marchis. L’ultimo brano del percorso è il Regolamento di un ospedale milanese, che ci fa com-prendere come la diffusione del metodo scientifico e la sua diffusione abbiano comportato una completa tra-sformazione degli ospedali che, da indifferenziati luoghi di ricovero, si sono trasformati in strutture di cura e di studio dei malati, organizzate razionalmente secondo i criteri della nuova medicina.

Brian R. Mitchell La seconda rivoluzione industriale: alcuni parametri di riferimento

David S. Landes L’età dell’acciaioVittorio Marchis Treno, telegrafo, aeroplanoOspedale Maggiore di Milano I nuovi luoghi di cura

Movimento operaio e partiti socialisti Lo storico inglese Eric J. Hobsbawm ci offre uno sguar-do panoramico sulle forme di organizzazione che i lavo-ratori hanno progressivamente costruito, soffermando-si in particolare sulla seconda metà dell’Ottocento. Una testimonianza della crescente consapevolezza politica e sindacale degli operai ci è offerta dal Programma della Lega di resistenza fra i lavoratori muratori di Milano, redatto nel 1893, e dal Programma presentato da Filip-po Turati sulla pagine della rivista «Critica Sociale», nel 1892, in coincidenza con il congresso di formazione del Partito socialista a Genova. La classe operaia assunse da subito una dimensione programmatica, non ristretta all’ambito nazionale, costruendo forme di aggregazione a livello internazionale, come testimonia il Programma dell’Internazionale socialista, o Seconda Internazionale.

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La questione sociale è al centro anche del dibattito del mondo cattolico e pone la Chiesa di fronte alle nuove sfide della modernità. L’enciclica Rerum Novarum testi-monia la presa d’atto, per quanto cauta, dei cambiamenti della società, superando la precedente totale chiusura. Lo storico Pietro Scoppola dedica infine alcune pagine al cattolicesimo sociale dopo l’enciclica di Leone XIII.

Eric J. Hobsbawm Movimento operaio e partiti socia-listi

Anonimo del «Programma della Lega di resistenza fra i lavoratori muratori di Milano» Programma della Lega di resistenza fra i lavoratori muratori di Milano

Filippo Turati La fondazione del Partito socialistaSeconda Internazionale Azione politica e questione

economica nei programmi della II InternazionaleLeone XIII L’enciclica «Rerum novarum»Pietro Scoppola Il cattolicesimo sociale

Il mondo fuori dell’Europa: Stati Uniti, Giappone, Cina e IndiaIl percorso è introdotto dalle pagine del sociologo ame-ricano Barrington Moore jr., in cui lo studioso traccia un quadro del rapporto fra guerra civile americana e svi-luppo del capitalismo e vede nella vittoria del Nord un episodio decisivo del processo di modernizzazione. Il secondo brano, ancora dedicato agli Stati Uniti, è tratto dalla parte introduttiva della celebre opera dello storico statunitense Frederick J. Turner intitolata La frontiera americana: proprio il concetto di frontiera rappresen-ta la chiave di lettura di un secolo di storia degli Stati Uniti. Lo studioso e diplomatico canadese E. Herbert Norman analizza l’eccezionale processo di moderniz-zazione e occidentalizzazione del Giappone, passato nel giro di un ventennio dal feudalesimo al capitalismo. Mario Sabattini e Paolo Santangelo ci introducono nel difficile tentativo operato dalla Cina per uscire dal-la subalternità rispetto alle potenze occidentali. Infine Michelguglielmo Torri racconta la modernizzazione di uno Stato coloniale, l’India britannica.

Barrington Moore jr. La guerra civile americana e lo sviluppo del capitalismo

Frederick J. Turner Il significato della frontiera nella storia americana

E. Herbert Norman L’espansione del Giappone

Mario Sabattini • Paolo Santangelo La Cina tenta la modernizzazione

Michelguglielmo Torri La modernizzazione di uno Stato coloniale: gli inglesi in India

Scrittori e colonialismoIl percorso propone quattro brani di scrittori che si con-frontano con il colonialismo di fine Ottocento - inizi Novecento, evidenziando approcci radicalmente diver-si: di sostegno, di disagio o di critica decisa. All’approc-cio favorevole all’impresa coloniale appartengono la celebre poesia di Rudyard Kipling, Il fardello dell’uomo bianco, che esprime bene l’orgoglio del colonizzatore di fronte a quella che egli considera una missione civiliz-zatrice, e il discorso pronunciato da Giovanni Pascoli, nel 1911, in cui appoggiava incondizionatamente l’im-presa italiana in Libia. Joseph Conrad nel suo Cuore di tenebra, ambientato al centro dell’Africa nera, esprime le inquietudini e le paure dell’uomo bianco di fronte a una realtà che gli appare lontana e primitiva. Una condanna invece senza appello alla colonizzazione del Congo, a opera del re Leopoldo del Belgio, è espressa dallo scrit-tore americano Mark Twain.

Rudyard Kipling Il fardello dell’uomo bianco (testo in traduzione)

Giovanni Pascoli La grande Proletaria si è mossaJoseph Conrad L’«uomo preistorico»Mark Twain La colonizzazione del Congo

Volume 3 • Parte 1

Il mondo del lavoroLo straordinario incremento della produzione indu-striale e la grande disponibilità di manodopera furono le premesse delle radicali trasformazioni che intervennero nell’organizzazione del lavoro in fabbrica nei primi de-cenni del XX secolo. Si trattò di una vera e propria rivo-luzione fondata sulla razionalizzazione dei sistemi pro-duttivi. Grandi protagonisti della nuova organizzazione del lavoro furono l’ingegnere statunitense Frederick W. Taylor e l’imprenditore di Detroit Henry Ford, che nel 1913 introdusse la catena di montaggio nella sua azien-

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da automobilistica. Di contro alla figura sociale dell’ope-raio-massa, dequalificato e intercambiabile, si assisteva in quei decenni all’ascesa di una nuova classe media che aveva il suo fulcro negli impiegati. Anche gli uffici, come scrive il sociologo statunitense Charles Wright Mills, furono investiti da un processo di burocratizzazione e razionalizzazione che insisteva sull’organizzazione degli spazi, la distribuzione dei compiti e delle mansioni. Lo storico tedesco Jürgen Kocka, invece, con un occhio agli avvenimenti che porteranno all’avvento del nazi-smo in Germania, analizza il rapporto tra l’ascesa della classe media – le sue inquietudini e le sue scelte politiche – e l’evoluzione in senso democratico o totalitario delle forme politiche, mettendo in luce interessanti differenze tra la società americana e quella europea.

Frederick Winslow Taylor L’organizzazione scientifica del lavoro

Henry Ford Catena di montaggio e disciplina socialeCharles Wright Mills Il nuovo ufficioJürgen Kocka Impiegati e operai

L’individuo e la massaLe masse irrompono sulla scena tra la fine dell’Otto-cento e l’inizio del Novecento. Furono la maggiore partecipazione politica, l’alfabetizzazione, l’urbanizza-zione e l’aggregazione sindacale a trasformare la vita sociale negli Stati: se a comandare rimanevano sempre ristrette élite, ora anche le identità collettive facevano sentire coralmente la loro voce, provocando nei con-temporanei sentimenti di paura determinati anche dal carattere sempre più impersonale e anonimo dei rap-porti tra gli individui. Gli studi dell’epoca tendevano a enfatizzare il processo di omologazione verso il basso tipico della folla, nella quale la dimensione collettiva finisce per esaltare le pulsioni più irrazionali e più mu-tevoli. Già nel 1895 lo psicologo e antropologo france-se Gustave Le Bon rifletteva su questi aspetti, indivi-duando nella folla un elemento distruttivo che faceva dell’individuo un automa incosciente. Diversi decenni più tardi lo spagnolo José Ortega y Gasset scriveva che la massa «travolge tutto ciò che è differente, singo-lare, individuale, qualificato e selezionato». La rifles-sione sull’irrazionalità accompagnò il pieno dispiegar-si della società di massa ma trovò solo nello psichiatra viennese Sigmund Freud una lettura scientifica, de-

stinata a produrre una vera e propria rivoluzione nelle mentalità attraverso la scoperta dell’inconscio. Chiu-dono questo percorso le pagine di due grandi scrittori italiani, Italo Svevo e Luigi Pirandello, entrambi voci originali del panorama culturale e letterario europeo. Fortemente influenzate da temi cari a Freud le opere di Svevo, dove ritorna il tema del disagio di vivere e delle piccole e grandi nevrosi; più attento ai temi dell’inco-municabilità, della finzione e della convenzionalità dei rapporti sociali Pirandello.

Gustave Le Bon La psicologia delle folleJosé Ortega y Gasset La ribellione delle masseSigmund Freud L’interpretazione dei sogni come ac-

cesso all’inconscioItalo Svevo «La malattia è una convinzione»Luigi Pirandello «L’ombra d’un morto: ecco la mia

vita...»

Le conseguenze della Grande guerra e la crisi del sistema internazionaleL’impatto della Grande guerra sulla storia mondiale fu enorme. Dal punto di vista politico e delle dinamiche internazionali tutto cambiò. La guerra non era ancora finita e già si presentava sulla scena, in Europa, un nuo-vo minaccioso protagonista: la Russia comunista, poi Unione Sovietica. Nelle «tesi di aprile» del 1917, di Ni-colaj Lenin, si intravedevano, infatti, i successivi svilup-pi della rivoluzione bolscevica e l’inevitabile contrappo-sizione ideologica che questo avvenimento introduceva sulla scena mondiale. All’inarrestabile declino dell’ege-monia politica ed economica dell’Europa, uscita dalla guerra profondamente impoverita, si contrapponevano il primato economico degli Stati Uniti e il loro crescen-te peso negli equilibri internazionali: così alla fine della guerra il presidente americano Woodrow Wilson pote-va enunciare nei suoi «14 punti» le linee guida del nuovo ordine mondiale, linee che avrebbero dovuto regolare le relazioni tra gli Stati. La scena politica europea è al centro delle pagine dello storico inglese Christopher Seton Watson, attento alle conseguenze della dissolu-zione dei vecchi imperi, mentre le riflessioni dell’eco-nomista inglese John Maynard Keynes, membro della delegazione inglese a Versailles, risuonano fortemente critiche verso la decisione presa dalle potenze vincitrici

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di imporre alla Germania un pagamento di esorbitanti risarcimenti di guerra. Sulla Germania di Weimar e sul-le debolezze strutturali di questa giovane democrazia, nata dalla sconfitta e dalla profonda crisi dell’Impero tedesco, insistono i brani dello storico Hagen Schulze e dello scrittore tedesco Ernst von Salomon, che fu uno dei protagonisti del violento clima politico e culturale del periodo.

Nicolaj Lenin Le «tesi di aprile»Woodrow Wilson I «14 punti» di WilsonChristopher Seton Watson L’Europa dopo VersaillesJohn Maynard Keynes Le conseguenze economiche

della paceHagen Schulze La sconfitta della democraziaErnst von Salomon Una nazione divisa

Alle origini del fascismo L’affermazione del fascismo negli anni Venti rappre-sentò una delle principali novità politiche dell’Europa. Il testo di Gaetano Salvemini, storico e meridionali-sta, ricostruisce il clima che si creò in Italia nel primo dopoguerra e in particolare la diffusa sensazione che i rappresentanti del paese avessero avuto nella Confe-renza di pace un atteggiamento rinunciatario. Il mito della «vittoria mutilata», che ebbe una parte rilevante nella propaganda fascista, viene smontato sempre da Salvemini, che dimostra quanto i vantaggi delle forzate rinunce fossero, in realtà, maggiori dei danni. Ancora sulla crisi politica e sociale del dopoguerra insistono le pagine di Renzo De Felice, uno dei maggiori studiosi del fenomeno fascista. Angelo Tasca, invece, racconta l’entrata in azione delle squadre fasciste nelle campagne della Pianura Padana e l’impreparazione delle organiz-zazioni dei lavoratori a difendersi da questa ondata di violenza. Lo storico Emilio Gentile, infine, evidenzia la forma organizzativa militarizzata assunta dai fasci di combattimento e l’uso della violenza che divenne con il fascismo, per la prima volta, uno strumento della lotta politica.

Gaetano Salvemini Il mito della «vittoria mutilata»Renzo De Felice Le origini del fascismoAngelo Tasca Lo squadrismo fascista e la sconfitta so-

cialistaEmilio Gentile Il partito-milizia

Volume 3 • Parte 2

Il capitalismo tra crisi e trasformazioniQuesto percorso attraversa tutto il XX secolo e i primi anni del XXI per ripercorrere, problematicamente, i momenti di sviluppo e di crisi del sistema capitalistico. Primo momento di snodo fu l’abbandono del liberismo classico all’inizio degli anni Trenta: un cambio di rotta di cui l’economista britannico John Maynard Keynes teorizzò la necessità già prima del crollo di Wall Street nel 1929. Le pagine di Furore, romanzo dello scrittore americano John Steinbeck, risuonano degli echi della grande crisi che colpì contadini e braccianti americani, protagonisti di un vero e proprio esodo sulle strade della California in cerca di un po’ di fortuna. La trasformazio-ne della società industriale conosciuta negli anni Cin-quanta e Sessanta, la cosiddetta “età del benessere”, vedrà assumere un carattere sempre più tecnologico da parte delle grandi imprese, come scrive l’economista america-no John K. Galbraith, in un progressivo processo di al-lontanamento dal modello industriale ottocentesco, che vide il sistema capitalista conoscere una nuova brusca flessione, dopo la crescita dei decenni precedenti, negli anni Ottanta e Novanta. L’analisi dell’economista Lester C. Thurow sul futuro del capitalismo è seguita dal con-tributo dell’economista americano Jeremy Rifkin, una delle voci più interessanti nel dibattito attuale sui limiti del nuovo modello economico mondiale fondato sul mercato e la finanza.

John Maynard Keynes La fine del «laissez-faire»John Steinbeck L’itinerario dei popoli nomadiJohn K. Galbraith La tecnostrutturaLester C. Thurow Il futuro del capitalismoJeremy Rifkin Superando le frontiere dell’alta tecno-

logia

Fascisti/antifascistiQuesto percorso è dedicato all’Italia divisa tra fascismo e antifascismo. I primi brani ci presentano i due schie-ramenti tra gli anni Venti e l’inizio della seconda guerra mondiale, gli anni della costruzione del regime e del consolidamento del consenso. Si inizia con il Manife-

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sto degli intellettuali del fascismo, documento redatto a conclusione di un convegno sulla cultura fascista presie-duto da Giovanni Gentile. Le ragioni dell’antifascismo liberale sono illustrate, invece, da un articolo di Piero Gobetti, uno dei primi e più tenaci oppositori di Mus-solini, pubblicato nel novembre 1922 con il titolo Elogio della ghigliottina sulla rivista «La rivoluzione liberale», e dal Manifesto antifascista redatto da Benedetto Croce e firmato da molti intellettuali, apparso nel maggio 1925 in risposta al Manifesto degli intellettuali fascisti. Le po-sizioni dell’antifascismo comunista le troviamo nelle pagine di Palmiro Togliatti che, nel 1935, nel ridefinire la strategia di lotta al regime, analizza le forme organiz-zative che fanno del fascismo un movimento di massa. I testi successivi sono invece dedicati a un momento par-ticolare della storia del nostro paese: quello seguito all’8 settembre del 1943, che segnò l’inizio della Resistenza e della guerra civile e che mise tanti italiani, soprattutto giovani, di fronte a una scelta non rinviabile tra lotta partigiana e fedeltà al nazifascismo. Lo storico Giovan-ni De Luna ci offre una panoramica delle due differenti parti in lotta e delle ragioni che spinsero tanti a collo-carsi nell’uno o nell’altro schiramento. Gli ultimi testi sono due testimonianze: la prima di Giorgio Bocca, che entrò nelle formazioni di Giustizia e Libertà in Piemon-te; la seconda di Carlo Mazzantini, che fuggì da casa per aderire alle camicie nere della Repubblica di Salò.

Giovanni Gentile Manifesto degli intellettuali del fa-scismo

Piero Gobetti Il fascismo, autobiografia della nazioneBenedetto Croce Il «contromanifesto» antifascistaPalmiro Togliatti Il fascismo come dittatura di classeGiovanni De Luna Le ragioni dei combattenti: fascisti

e antifascisti Giovanni Bocca Alle origini della Resistenza italianaCarlo Mazzantini Canzoni di giovinezza e di morte

I totalitarismiLa volontà di plasmare e dominare “totalmente” la so-cietà costituisce il tratto distintivo dei regimi totalitari europei del Novecento: la Germania nazista e il regime comunista in Unione Sovietica. Di totalitarismo “imper-fetto”, invece, si è parlato a proposito dell’Italia fascista, dove il controllo esercitato dalla macchina organizzativa e poliziesca del regime non raggiunse mai le forme pa-

rossistiche dell’Urss e della Germania di Hitler. Il con-cetto e la categoria di totalitarismo sono al centro della riflessione della studiosa tedesca Hannah Arendt e del brano dei due politologi statunitensi Carl J. Friedrich e Zbigniew K. Brzezinskj. La capillare organizzazione delle SS, l’organismo di punta dell’apparato repressivo e del terrore hitleriano, è argomento del saggio dello stori-co tedesco Norbert Frei. Dedicate all’Unione Sovietica sono le pagine dello scrittore russo Aleksander I. Sol-zenitsyn, perseguitato dal regime e a lungo detenuto in un campo di concentramento, e il ritratto di Stalin dello storico Andrea Graziosi. Chiude il percorso la riflessio-ne di Emilio Gentile sulla costruzione dello Stato fasci-sta e sulla sua aspirazione, non soddisfatta, a un modello totalitario.

Hannah Arendt Le origini del totalitarismoCarl J. Friedrich • Zbigniew K. Brzezinskj I caratteri del

totalitarismoNorbert Frei Lo Stato delle SSAleksander I. Solzenitsyn L’articolo 58Andrea Graziosi Stalin, un despotaEmilio Gentile Mito e organizzazione nell’esperienza

fascista

Volume 3 • Parte 3

La società dei consumiTra gli anni Cinquanta e Sessanta nelle società indu-striali si manifestò un diffuso miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. L’effetto più appa-riscente di questa trasformazione fu l’aumento dei con-sumi: cibo in scatola, Coca Cola, piccoli e grandi elettro-domestici, pannolini “usa e getta”, calze di nylon riem-pirono gli scaffali di supermercati e grandi magazzini, condizionando gusti e bisogni dei compratori sempre più bombardati dalla pubblicità. L’Europa, superata la grande povertà del dopoguerra, si uniformò al modello nordamericano del consumismo. Se lo storico Sergio Ricossa enfatizza gli aspetti progressivi di questo mo-dello di società, dove i viaggi, il tempo libero e la stessa rivoluzione tecnologica appaiono elementi liberatori e di crescita culturale, altri studiosi hanno sottolineato le caratteristiche negative della rivoluzione consumistica. Il semiologo francese Roland Barthes e il sociologo statunitense Vance Packard insistono sui condiziona-

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menti profondi che una pubblicità martellante e occulta esercita sulle nostre scelte, facendo leva, scrive Packard, sul nostro bisogno di sicurezza o sulla volontà di po-tenza, per esempio attirando l’attenzione dei compratori su automobili sempre più veloci e rombanti. Le società industriali avanzate, scrive il filosofo tedesco Herbert Marcuse, solo in apparenza sono realtà libere e demo-cratiche, in realtà l’individuo rimane stritolato in forme sempre più subdole e sofisticate di controllo che ne con-dizionano e indirizzano le pulsioni.

Sergio Ricossa La rivoluzione dei consumiRoland Barthes Saponificanti e detersiviVance Packard I persuasori occultiHerbert Marcuse L’uomo a una dimensione

L’Italia del miracolo economico Questo percorso è dedicato alla straordinario sviluppo economico che ha caratterizzato l’Italia tra il 1958 e il 1963 e che ha portato non solo a una crescita del prodot-to interno lordo e della produzione industriale, ma an-che a profonde trasformazioni sociali e culturali. Il pri-mo brano è della storica dell’economia Vera Zamagni, che ci offre un panorama generale del cosiddetto “mi-racolo economico italiano”. Il brano del giurista Manin Carabba è dedicato, invece, a uno dei punti qualificanti dei primi esecutivi di centrosinistra: il tentativo di go-vernare l’economia attraverso una programmazione ca-pace di intervenire sulla distribuzione delle risorse e di correggere i più vistosi squilibri territoriali e sociali. Alle trasformazioni sociali e culturali sono dedicati gli ultimi tre brani. Il primo, dello storico Paul Ginsborg, racconta l’imponente fenomeno delle migrazioni interne, indotto dalla crescita industriale del Nord del paese, che deter-minò un inedito rimescolamento della popolazione con effetti sia sulla mentalità sia sugli stili di vita. Ai nuovi comportamenti sociali e ai nuovi modelli di consumo, inaugurati dal “miracolo economico”, sono dedicate le pagine dello storico Silvio Lanaro, mentre il demografo Antonio Golini ci parla della progressiva emancipazio-ne delle donne e dei mutamenti della struttura familiare.

Vera Zamagni Il miracolo economicoManin Carabba La programmazionePaul Ginsborg Le migrazioni interneSilvio Lanaro I nuovi consumiAntonio Golini Le trasformazioni della famiglia

La contestazione e le battaglie per i diritti civiliLa contestazione degli anni Sessanta fu un fenomeno gio-vanile e studentesco, una protesta generazionale contro le regole borghesi, l’ordine costituito e gerarchico e la cultura dominante veicolata dalla scuola e dall’università. Il carat-tere generazionale della rivolta studentesca, che in Euro-pa esplose nelle piazze e nelle università nel 1968, viene ricordato dallo storico Peppino Ortoleva. Nelle universi-tà occupate gli studenti discutevano di diritto allo studio e reclamavano maggiori spazi di autonomia, contestando il sistema scolastico classista e autoritario: questo emerge dalla lettura del documento redatto dal Movimento stu-dentesco di Lettere dell’Università di Roma. Negli Stati Uniti, dove la protesta fu meno politicizzata e scoppiò con qualche anno di anticipo rispetto all’Europa, le battaglie degli studenti universitari si rivolsero contro l’interven-to militare americano in Vietnam e si affiancarono alle battaglie della comunità afroamericana per i diritti civili. Dopo Martin Luther King, leader incontrastato del mo-vimento pacifista e antisegregazionista, ucciso nel 1968, la sua eredità tra i giovani dei ghetti americani fu raccolta da Malcolm X, che da posizioni molto più radicali so-steneva la necessità di ricorrere alla rivolta e alla violenza per difendersi dagli arbitri e dalle ingiustizie della società dei bianchi. In coincidenza con la contestazione giovanile si manifestarono negli Stati Uniti e in Europa le prime lotte per la parità dei sessi: nell’Italia degli anni Settanta la battaglia per il diritto all’aborto rappresentò una tappa fondamentale nella crescita del movimento femminista, come emerge dal documento del Movimento di Libera-zione della Donna. Anche nella Chiesa, in ogni angolo del pianeta, si moltiplicarono gli appelli al rinnovamento interno e a un maggiore impegno nel sociale, a favore dei poveri e degli emarginati. Fortemente ostacolata dalle ge-rarchie, per la portata rivoluzionaria della sua lettura in chiave politico-sociale del Vangelo, fu la “teologia della liberazione”, qui ricordata attraverso le parole di uno dei suoi principali esponenti, il teologo francescano brasilia-no Leonardo Boff.

Peppino Ortoleva Una protesta generazionale Movimento studentesco Da una facoltà occupata Malcolm X La rivolta dei neri americaniMovimento di Liberazione della Donna La battaglia

per l’abortoLeonardo Boff La teologia della liberazione

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Volume 3 • Parte 4

La Cina tra comunismo e capitalismoAi nostri giorni, nel XXI secolo, la Cina è una realtà economica in rapidissima espansione, protagonista in-discussa del mercato mondiale: un paese che ha sapu-to bruciare tutte le tappe dello sviluppo creando quasi dal nulla la sua potenza commerciale. Il cammino della Cina, dalla nascita della Repubblica popolare nel 1949 all’inserimento attuale nel sistema capitalistico, è stato sbalorditivo e la sua rapidità ha colto tutti di sorpresa. In questo percorso ripercorriamo le tappe fondamentali che hanno portato nel XX secolo alla nascita della Cina moderna. In primo luogo il crollo dell’Impero millena-rio cinese, premessa dell’affermazione al potere dei co-munisti, è argomento delle pagine dei due studiosi Ma-rio Sabattini e Paolo Santangelo. Ispiratore, fondatore e guida dello Stato comunista cinese, nato alla fine degli anni Quaranta del Novecento, è stato per diversi decenni Mao Tse-tung, di cui presentiamo alcune citazioni trat-te dal Libretto rosso, una raccolta dei suoi discorsi e dei suoi scritti. Infine Federico Rampini, giornalista, a lun-go corrispondente da Pechino, ci illustra le caratteristi-che delle grandi trasformazioni intervenute in Cina ne-gli ultimi anni, tanto da far parlare di un «secolo cinese».

Mario Sabattini • Paolo Santangelo La nascita della Re-pubblica in Cina

Mao Tse-tung Il libretto rossoFederico Rampini Il secolo cinese

Il Sudafrica: dall’apartheid alla “nazione arcobaleno”Lo storico Giampaolo Calchi Novati ci illustra alcuni capisaldi del regime di apartheid, instaurato in Sudafri-ca nel secondo dopoguerra, e ci fa comprendere come questo complesso di leggi, lungi dal rappresentare il residuo di un lontano passato coloniale, fosse invece espressione di un lucido quanto brutale progetto poli-tico e ideologico. La fine del regime della supremazia bianca (1990) lasciò un paese lacerato, diviso e soggetto a scoppi incontrollati di violenza, dove la riconciliazione era tanto necessaria quanto difficile. Nella transizione del Sudafrica da un regime razzista a una democrazia

multietnica, un ruolo estremamente importante ha avuto la Commissione per la Verità e la Riconciliazione (1995-98), voluta da Nelson Mandela e presieduta dal vescovo anglicano Desmond Tutu. Dalle pagine della scrittrice Antjie Krog, incaricata di seguire le udienze della Commissione per conto della radio, emerge con chiarezza la complessità di questo percorso che, metten-do in primo piano le vicende individuali, ha permesso ai singoli di non sentirsi dimenticati nelle proprie sof-ferenze e di trovare un riconoscimento e una risposta.

Giampaolo Calchi Novati Un bilancio della decoloniz-zazione

Antjie Krog «Terra del mio sangue»

L’Islam contemporaneoNegli ultimi decenni del XX secolo il rilancio del fon-damentalismo islamico ha spinto il mondo dell’Islam al centro dell’attenzione mondiale. Per noi occidentali, però, la violenza del terrorismo di matrice islamica ha finito spesso per oscurare ogni altro aspetto, quasi che tutto l’Islam, con le sue enormi differenze tra paese e paese, si riducesse agli attentati che si sono verificati in tutto il mondo. Lo studioso francese Gilles Kepel, auto-re di importantissimi studi sul mondo arabo, individua nelle sue pagine la grande complessità dei nodi irrisolti all’interno dell’Islam: obiettivo prioritario delle forze del jihad, scrive Kepel, è quello di prendere il potere nei loro paesi mentre gli attentati che hanno colpito l’Oc-cidente sono solo uno degli strumenti di questa stra-tegia di conquista. La violenza e il fanatismo di questa battaglia risuonano nelle parole del proclama di Osama bin Laden contro i nemici dell’Islam, un appello scrit-to nel 1998 per invitare tutti i musulmani a prendere le armi contro Israele, gli Stati Uniti e i loro alleati. La mancanza di democrazia nei paesi islamici, governati da regimi autocratici e illiberali, è al centro della riflessione del sociologo Renzo Guolo, che auspica una profonda modernizzazione di queste società al fine di favorire l’ac-cesso all’istruzione e l’emancipazione della donna.

Gilles Kepel In guerra per il controllo dell’IslamOsama bin Laden Dichiarazione per la guerra santa

contro ebrei e crociatiRenzo Guolo L’Islam è compatibile con la democra-

zia?

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Globalizzazione e limiti dello sviluppoDa diversi decenni la difesa dell’ambiente è diventato un tema ampiamente dibattuto, che coinvolge e impe-gna i cittadini e gli Stati a immaginare nuovi modelli di sviluppo. Spesso però gli Stati più potenti e le grandi imprese multinazionali ostacolano gli accordi interna-zionali finalizzati a limitare i danni dell’inquinamento, per agire indisturbati senza alcun vincolo. Ma degrado ambientale e sviluppo, povertà e risorse sono nodi for-temente connessi, come denunciano nel loro intervento scritto all’inizio degli anni Novanta i tre studiosi norda-mericani Lester R. Brown, Cristopher Flavin e Sandra Postel. Sulla stessa linea insiste Emilio Gerelli: nel nuo-vo scenario politico ed economico mondiale il progres-so delle nuove tecnologie deve essere posto al servizio del pianeta, per garantirne la salvaguardia. Negli ultimi anni la riflessione sull’ambiente si è spesso sovrapposta a quella sulla globalizzazione, poiché le nuove dinamiche dell’economia mondiale hanno spinto per uno sfrutta-mento intensivo di uomini e risorse nelle regioni più povere del pianeta. Insistono sul tema della globalizza-zione e delle sue conseguenze i tre brani successivi. Mol-to critico il sociologo polacco Zygmunt Bauman, che sottolinea l’impotenza degli Stati nazionali di fronte al carattere mondiale – senza confini, ma anche senza re-gole – dell’economia e della finanza attuali, responsabili dell’impoverimento crescente del Sud del mondo. Se è vero che nel mondo contemporaneo il divario tra ricchez-za e povertà è aumentato, scrivono gli autori degli ultimi due brani, Joseph Stiglitz e Luciano Gallino, bisogna cercare di impegnare gli organismi economici e politici internazionali in una politica di controllo del mercato, per attenuare gli squilibri drammatici dello sviluppo.

Lester R. Brown • Cristopher Flavin • Sandra Postel Un pianeta da salvare

Emilio Gerelli Una politica ambientale post-industrialeZygmunt Bauman Globalizzazione e localizzazioneJoseph Stiglitz La globalizzazioneLuciano Gallino Globalizzazione e disuguaglianze

Le trasformazioni del sistema politico italianoNel corso degli anni Novanta il sistema politico italia-no ha subìto una profonda trasformazione, riflessa in parte del riassetto degli equilibri internazionali seguiti al crollo dell’Unione Sovietica, ma soprattutto come con-seguenza di un’inchiesta della magistratura che, iniziata con un caso di corruzione, ha finito per mettere in crisi l’intero sistema dei partiti. Il percorso è aperto dal brano dello storico Agostino Giovagnoli, che concentra la sua attenzione da un lato sulla cosiddetta inchiesta “Mani pulite” e dall’altro sul referendum elettorale che ha se-gnato il passaggio del sistema politico italiano dal multi-partitismo a un tendenziale bipolarismo. A quest’ultimo aspetto sono dedicate, per un ulteriormente approfondi-mento, le pagine di Giovanni Sabbatucci. Le novità più importanti del sistema politico italiano degli anni No-vanta sono rappresentate dall’affermazione della Lega, a cui è dedicata l’analisi del sociologo Ilvo Diamanti, e dalla “scesa in campo” di Silvio Berlusconi, analizzata da Lucio Caracciolo. Gianenrico Rusconi, da ultimo, pone l’accento su un aspetto particolare della crisi del sistema politico italiano: il venir meno dell’identità na-zionale e del sentimento patriottico.

Agostino Giovagnoli Da Tangentopoli al referendum elettorale

Giovanni Sabbatucci Il «bipolarismo polarizzato»Ilvo Diamanti Le radici della LegaLucio Caracciolo La discesa in campo di BerlusconiGianenrico Rusconi La nazione ammalata

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