Esercizio 2012 – Consuntivo Esercizio 2013 - Preventivo ... · 2.1 Dinamica economica e ......

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Associazione Azionisti della Relazione del Consiglio Direttivo Banca Carige S.p.A. _______________________________________________________________________________________ ___________________________________________________________________________________________________________ Auditorium Carige Genova, 29 marzo 2013 Via Cassa di Risparmio, 3 Genova Esercizio 2012 – Consuntivo Esercizio 2013 - Preventivo - o - Relazione del Consiglio Direttivo

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Esercizio 2012 – Consuntivo

Esercizio 2013 - Preventivo

- o -

Relazione del Consiglio Direttivo

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SOMMARIO

1. Scenari di cambiamento pag. 4 1.1 Il ciclo lungo della crisi pag. 4 1.2 Obiettivi e risultati coerenti, sostenibili e duraturi pag. 5 1.3 I riflessi sugli intermediari creditizi pag. 6

2. Azione Banca Carige pag. 7 2.1 Dinamica economica e dinamica finanziaria del sistema Italia pag. 9 2.2 Gruppo Carige: risultati e prospettive pag. 11 2.3 L’azione Banca Carige pag. 14

3. L’Associazione Azionisti Banca Carige pag. 19 3.1 Consuntivo 2012 e Preventivo 2013: risultati operativi e

contabili pag. 19 3.2 L’attività nel triennio 2010-2012 pag. 21 3.3 Rinnovo degli organi associativi pag.23

4. La frontiera degli anni 2020 pag. 23 4.1 Globalizzazione, mobilità e integrazione pag. 24 4.2 Il ruolo delle strutture intermedie pag. 25 4.3 Il posizionamento dell’Associazione Azionisti Banca Carige SpA pag. 26

5. Conclusioni pag. 27

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Signori Soci,

nella relazione dell’esercizio 2011 e con le indicazioni delle possibili prospettive, parlavamo di un annus horribilis, con segnali però anche di annus mirabilis: questi segnali venivano individuati in aspetti di cambiamento che si incominciavano ad intravvedere nei comportamenti delle persone, delle imprese, dei corpi intermedi, delle istituzioni, con l’auspicio che il loro consolidamento avrebbe determinato risultati positivi sull’economia, sui mercati e sul contesto sociale.

A consuntivo il 2012 ha mantenuto queste premesse?

Se analizziamo i molteplici indicatori economici e finanziari, il giudizio è negativo. Se invece consideriamo anche indicatori di comportamento e di sensibilità, il giudizio si presenta molto più variegato e fa emergere non marginali elementi di positività via via rafforzatisi e che stanno interessando l’anno 2013.

Questi elementi di positività sono rintracciabili a vari livelli: internazionale, europeo e nazionale. Essi sono rappresentati dalle crescenti manifestazioni concrete di volontà da un lato di rimuovere ostacoli consolidati e nuovi che impediscono l’affermarsi di tendenze tipiche dei grandi cambiamenti, dall’altro di accelerare i vari processi di innovazione - istituzionale, culturale e tecnologica -che ampliano gli orizzonti operativi, produttivi e distributivi: ciò si coglie, pur tra divergenze di giudizio, nell’ambito europeo con le innegabili ripercussioni nell’ambito nazionale. Si diffondono e si consolidano gli atteggiamenti a “voler fare” in un rinnovato clima di solidale fiducia.

L’effetto finale di tutto ciò, come si è sempre osservato nei grandi processi storici, sono le positive ricadute in termini di sviluppo e crescita sulle comunità coinvolte ancorché non disgiunte da ampi e dolorosi ridimensionamenti e smantellamenti di equilibri preesistenti.

Di seguito si cerca di dare conto di queste considerazioni iniziali avendo sempre presente il mondo degli intermediari, la nostra banca e, soprattutto, il nostro investimento azionario.

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1. Scenari di cambiamento

1.1 Il ciclo lungo della crisi Il 2012 è il sesto anno - pur con discontinuità - di una crisi, iniziata nella seconda metà del 2007 con le difficoltà del mercato dei mutui subprime, proseguita successivamente e tuttora in corso: le prospettive sono per la sua prosecuzione più attenuata ancorché in termini non facilmente definibili quanto a peso e durata. E’ una crisi che, partita dal mondo finanziario statunitense ha coinvolto pesantemente i Paesi dell’Unione Europea; ha interessato via via il mondo economico, aspetti del mondo sociale e, in certi ambiti territoriali ha investito il mondo istituzionale. L’intensità e la dimensione di questa crisi sono alquanto differenziate tra macro aree continentali, stati, comunità, settori economici e segmenti di popolazione: tratto comune è la crescente diffusione ed estensione delle difficoltà. Questa differenziazione è il riflesso di un mondo profondamente mutato anche per effetto delle nuove “moderne invasioni”. Infatti si è in presenza della irruzione sullo scenario internazionale di nuove forze statali, demografiche, economiche e culturali favorita dalla diffusione della conoscenza e dei saperi grazie alle nuove tecnologie di comunicazione. Si è generato un processo di mobilità che ha posto le basi affinché questo cambiamento assuma connotati di innovazione, irreversibilità e di coinvolgimento di strati sempre maggiori di popolazione, dando luogo ad ampi fenomeni di dualismo: territoriale, dimensionale, economico, culturale, sociale. Poche cifre attestano questo giudizio: • la popolazione mondiale ha superato i 7 miliardi, di cui oltre la metà nell’Asia

continentale e insulare; • ad esclusione del tradizionale mondo occidentale, la componente giovanile

rappresenta la maggioranza della popolazione; • la progressiva attenuazione delle barriere fisiche e culturali ha dato luogo a

processi migratori di portata non riscontrabile nel passato. Tutti i continenti ne sono investiti;

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• le diverse “aperture” – governate o meno - indotte dalla globalizzazione, hanno generato processi di crescita economica che hanno a loro volta privilegiato i Paesi non occidentali preceduti e seguiti da ampi fenomeni di trasferimento di know how, di imprese e, quindi, di lavoro e di persone qualificate;

• conseguentemente a livello mondiale si è assistito e si assiste ad evoluzioni economiche che per molte aree costituiscono fasi di sviluppo, per altre aree costituiscono fasi di stazionarietà e per altre ancora fasi di arretramento e di declino, che al momento presentano modesti gradi di reversibilità.

1.2 Obiettivi e risultati coerenti, sostenibili e duraturi

Sono molteplici i segnali e le lezioni trasmessi dalla crisi. Tali segnali discendono tutti dai principi di scarsità economica e di riproducibilità delle risorse: il primo principio attiene ai vincoli fisici insiti nel globo in cui viviamo; il secondo principio attiene l’aspetto tecnologico, cioè la capacità dell’uomo, attraverso l’attività scientifica (ricerca) e le relative applicazioni nella vita quotidiana (sviluppo), di creare conoscenze e strumenti capaci di allentare e rimuovere, per certi aspetti, il vincolo della scarsità. I destinatari di tali segnali non sono solo i policy makers, ma tutti i cittadini quali agenti dell’attività socio economica comunque organizzata. I segnali e le lezioni, di cui responsabilmente dobbiamo tener conto, riguardano le modalità di promuovere sviluppo economico. Queste modalità si rifanno ad una programmazione dell’attività socio economica ai vari livelli di formulazione/disaggregazione che punti ad obiettivi rispettosi, pur con gli inevitabili scostamenti di breve periodo, di tre vincoli essenziali: la coerenza, la sostenibilità e la durata, in sintesi il vincolo della “visione lunga”1 ed il vincolo della “custodia del creato” 2. Tali vincoli confliggono con la cultura e la prassi dello shortismo. Lo shortismo è stata ed è tuttora la connotazione più negativa che ha impregnato e impregna i vari aspetti della vita sociale. Sorto nel mondo della finanza, si è

1 Tommaso Padoa-Schioppa – “La veduta corta” – ed. Il Mulino 2 Papa Francesco, omelia della Messa per l’investitura a Vescovo di Roma del 19/3/2013

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trasferito nell’economia reale, nell’attività sociale, nell’azione politica e nelle istituzioni. Senza passare in rassegna l’ampia casistica con i relativi effetti negativi, lo shortismo ha investito anche l’atteggiamento verso la costruzione europea, oscurando da un lato la forte eredità dei padri fondatori e delle relative realizzazioni, dall’altro creando una cultura che paragona le costruzioni politiche, destinate a governare le presenti e le future generazioni, ad una sorta di tecnologia di portafoglio. Recuperare il lungo periodo, la cultura della custodia del creato e farli incorporare nella mente dei giovani e trasmetterli alle nuove generazioni, è la lezione principale di questa crisi.

1.3 I riflessi sugli intermediari creditizi

In modo immediato e mediato gli aspetti della crisi e gli scenari di cambiamento delineati hanno avuto e avranno impatti sugli intermediari creditizi, che sono componente essenziale del sistema finanziario. Senza pretese di esaustività, di seguito si sintetizzano questi impatti i quali, a loro volta, hanno implicazioni sul valore dell’azienda di credito e, quindi, sull’investimento azionario effettuato dai risparmiatori. Sotto il profilo dell’immediatezza, il connotato che si è consolidato negli anni della crisi, è rappresentato da tre aspetti tutti condizionanti lo sviluppo degli intermediari: l’operatività è risultata via via frenata; la redditività si è via via ridimensionata; la patrimonializzazione in rapporto alla rischiosità e all’attività svolta si è indebolita. Di conseguenza si è assistito all’erosione del grado di propulsione fornito via credito alle imprese, alle famiglie, all’operatore pubblico e, quindi, all’economia reale. In sintesi si è pericolosamente indebolito il ruolo delle banche quali canali di finanziamento a breve e medio/lungo termine dell’economia nonostante gli impegnativi programmi aziendali di potenziamento organizzativo, tecnologico tramite intensi processi di innovazione e di razionalizzazione portati avanti anche negli anni della crisi economica. Poiché la solidità del sistema finanziario è vitale per l’economia, ne discende la necessità di irrobustire il ruolo degli intermediari in una prospettiva che investa orizzonti territoriali, operativi e temporali più ampi.

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Questa prospettiva più ampia, riguardo al nostro Paese, si chiama Europa, la quale, a sua volta, non può che rifarsi alle interrelazioni della vera globalizzazione e, quindi, alla più ampia comunità internazionale. Due sono le leve per rimuovere i freni al ruolo propulsivo delle banche e al tempo stesso introdurre innovazioni strategiche e operative. A livello europeo si tratta di procedere rapidamente alla realizzazione dell’Unione Bancaria quale componente intrinseca del più ampio consolidamento dell’unione sotto i profili politico ed economico. Va sottolineato che l’architettura che si va delineando poggiante su tre pilastri (la vigilanza unica, la tutela del depositante a livello europeo e la gestione delle crisi, già all’ordine del giorno delle strutture comunitarie e nazionali) nella sua concretizzazione deve rifarsi al pragmatismo della iniziale costruzione europea: la CECA, l’EURATOM e il MEC. A livello globale/internazionale si tratta di promuovere una regolamentazione innovativa, sobria, concreta e finalizzata a tre obiettivi: • eliminazione delle molteplici asimmetrie regolamentari e operative che

ostacolano lo sviluppo efficiente del sistema e alimentano i fenomeni speculativi consentendo i processi di contagio;

• riduzione della rischiosità attraverso discipline e organizzazioni volte a contenere gli immanenti conflitti di interesse specie tra commercial banking e investment banking via attività di trading in senso lato;

• ridimensionamento e controllo in modo efficace della componente d’azzardo nell’operatività degli intermediari, rafforzando al tempo stesso poteri sanzionatori da parte degli Organi investiti di tale responsabilità.

2. Azione Banca Carige

In linea generale l’investimento dei piccoli azionisti nella Banca Carige, iniziato con il processo di privatizzazione del 1994 e la quotazione in Borsa nel gennaio del 1995, ha riflesso, in un arco temporale sostanzialmente breve ma denso di accadimenti innovativi, i profondi processi di cambiamento che hanno investito contesto e azienda.

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Difatti in questo arco di tempo possiamo individuare tre fasi che idealmente collegano il processo di integrazione europea, il processo di sviluppo della Carige e la dinamica del titolo: • la fase dell’avvio dell’integrazione economica e monetaria degli anni ’90 nella

quale la banca e il Gruppo strategicamente escono dal ristretto ambito ligure e pongono le basi per il futuro conglomerato creditizio, finanziario e assicurativo a dimensione nazionale;

• la fase dell’avvio e del consolidamento della moneta unica di fine anni ’90 e dei primi anni duemila, durante la quale il Gruppo Carige avvia un percorso di crescita dimensionale per via esterna e per via interna che lo portano all’attuale dimensione territoriale nazionale;

• la fase della crisi finanziaria ed economica iniziata nel 2007 che dal 2010 è diventata anche crisi dell’euro e della UE. In questa fase il Gruppo ha proseguito nella sua progettazione strategica di iniziative e attività innovative, ha sfruttato il “potenziale” accumulato nel passato per fronteggiare dinamiche non favorevoli di mercato, economiche e patrimoniali; nell’ultimo periodo però ha risentito dell’avversa congiuntura e delle nuove regolamentazioni sul capitale e sui presidi di rischio in modo tale da dover ricorrere, al pari di altre banche, ad un piano di rafforzamento patrimoniale da realizzarsi nell’esercizio 2013. Tale piano poggia sul contributo prima di dismissioni di attività, in primo luogo le compagnie assicurative, e poi degli azionisti. Come da piano strategico 2011-2014 e del recentissimo piano di riorganizzazione, il Gruppo ha intensificato le riflessioni strategiche sul fare banking in un contesto normativo, tecnologico e comportamentale del tutto nuovo rispetto a quello di fine secolo. In questa riflessione il Gruppo può contare sulla significativa esperienza accumulata nel fare progetti di cambiamento in fasi di rottura, come avvenuto a partire dai primi anni ’90.

Ciascuna fase si è riflessa sulla quotazione della nostra azione: alla costante crescita registrata nelle prime due fasi, è subentrato negli ultimi anni (terza fase) un ridimensionamento via via sempre più marcato dei valori quale conseguenza in generale del ridimensionamento assoluto e relativo del sistema Italia e, nello specifico bancario, delle più stringenti regolamentazioni del capitale e del controllo dei rischi, in primo luogo quello creditizio.

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L’effetto congiunto delle regolamentazioni sul capitale e del presidio dei rischi ha indotto, tra l’altro, la Banca d’Italia a prospettare ai vigilati disallineati sui due fronti a non distribuire dividendi e a tagliare i bonus al Top Management relativamente all’esercizio 2012. Infatti il bilancio della Banca Carige, dopo consistenti accantonamenti ai presidi di rischio resi possibili con l’utilizzo dell’utile straordinario derivante dal progetto di ristrutturazione, approvato dal Consiglio di Amministrazione nel maggio del 2012, ha chiuso in utile per 185,7 milioni di euro e il bilancio consolidato del Gruppo ha chiuso in perdita per 63,2 milioni di euro, per effetto dei risultati negativi della componente assicurativa, che ha risentito delle esigenze di forti accantonamenti a riserve rischi ramo danni e al margine di solvibilità. Va sottolineato che la regolamentazione sul capitale e l’inserimento della Carige, quale banca di dimensione significativa, tra le banche sottoposte alla vigilanza della BCE a partire dalla primavera del 2014, ha fatto emergere l’esigenza di disporre di nuovi mezzi patrimoniali per rispettare i ratio di Basilea 3 a partire dall’1/1/2014, di qui il piano di rafforzamento patrimoniale. Sicché nell’esercizio 2012 si è interrotta la politica di distribuzione di dividendi, come emerge dal progetto di bilancio. Questo inquadramento è funzionale ad introdurre i vari aspetti con cui intendiamo soffermarci sul nostro investimento azionario.

2.1 Dinamica economica e dinamica finanziaria del sistema Italia Il 2012 è stato contrassegnato per il nostro Paese, in analogia al contesto europeo, dall’intreccio in chiave negativa della dinamica economica e di quella finanziaria. La risultante di questo intreccio, aldilà di segmenti economici e/o di impresa o porzioni di territorio relativamente meno incise, è stata un netto indebolimento della struttura economica nelle diverse dimensioni operative: ne hanno sofferto il settore primario, quello secondario e, nel terziario, il comparto dell’intermediazione creditizia ha registrato crescenti e complesse difficoltà. A nostro avviso, misure significative di questo indebolimento sono rappresentate da:

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• dinamica e volume del PIL reale; • dinamica, volume e composizione dell’occupazione; • capitalizzazione di Borsa quale proxy per valorizzare in altro modo l’economia. La terza misura, sintesi delle prime due, riflette, nel suo forte ridimensionamento, una sorta di effetto tassazione occulta o implicita: essa può assimilarsi alla tassazione occulta o implicita di stampo medioevale con cui il feudatario o il Re procedevano, attraverso la “tosatura” delle monete, a sottrarre ricchezza ai sudditi per il fabbisogno dell’erario. Come negli anni ’70 e ’80 con le crisi petrolifere il nostro Paese pagò il maggior costo dell’energia attraverso un’imposizione esterna rappresentata da trasferimenti “via prezzo del petrolio” di quote di PIL verso i Paesi esportatori di petrolio, così nella seconda metà degli anni duemila il ridimensionamento del valore di Borsa indica (aldilà di ciò che è già avvenuto sotto altra forma) il rischio potenziale di trasferimento all’estero di ricchezza nazionale attraverso l’acquisizione a prezzi non realistici di importanti porzioni del settore produttivo nazionale (trasferimento di capitale accumulato nel tempo dalla comunità). Nella stessa direzione opera l’aumento dello spread sui titoli del debito sovrano per effetto del forte indebitamento estero del sistema economico italiano connesso anche alla ritenuta “minor affidabilità del sistema Italia”. E’ in questo quadro che va, innanzitutto, collocata ogni valutazione sulla dinamica dei corsi azionari e nel caso specifico di quello della Carige. E’ evidente l’effetto “domino” che, attraverso le varie concatenazioni, determina la depressione dei titoli azionari e a ritroso dai corsi azionari risale in negativo attraverso l’effetto aspettative al mondo finanziario ed al mondo reale. L’indicato circolo vizioso presuppone per il suo arresto e cambio di direzione innanzitutto un forte impegno da parte delle singole comunità nazionali: tuttavia senza un’azione integrata e robusta a livello UE, difficilmente si riesce a riprodurre il necessario circolo virtuoso, naturalmente su basi differenti rispetto a quelle di partenza, per riportare in equilibrio economia reale, economia finanziaria, valorizzazione di un sistema economico. I destini dei Paesi cosiddetti “virtuosi” e di quelli cosiddetti “viziosi” dell’Unione Europa sono strettamente legati, così come il valore di Borsa di un’azienda è legato al valore di tutte le altre (rischio sistemico).

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Questa prima parte degli anni duemila ha messo in chiara evidenza l’aumento del rischio sistemico e, soprattutto, la sua portata economica, finanziaria, sociale e politico-istituzionale. A sua volta il rischio sistemico si è intensificato diventando fattore di accrescimento del rischio individuale, creando così le premesse per avviare perniciosi processi di contagio che stanno caratterizzando i mercati finanziari della prima parte degli anni duemila. Di qui l’imperativo che nei momenti di crisi l’impegno e l’iniziativa dei singoli – persone, aziende, Paesi – diventa irrinunciabile. A questo riguardo, parafrasando Ernest Hemingway, in chiave economico-finanziaria riferita ai Paesi della UE, si può affermare:“per chi suona la campana? La campana suona anche per te.”

2.2 Gruppo Carige: risultati e prospettive Nel contrastato e difficile contesto economico-finanziario i risultati del Gruppo Carige, approvati nel Consiglio di Amministrazione del 19/3/2013 e comunicati ai mercati, presentano aspetti di solidità e di continuità nei fondamentali rapporti di mercato (volumi di intermediazione, numero clienti, operatività, rete, ecc. ecc.) ed aspetti di attenta riflessione riguardo alla triade che rappresenta l’intera operatività di un’azienda di credito: rischiosità, redditività e patrimonializzazione. Le riflessioni già attinenti il presente riguardano soprattutto il futuro, atteso che i restanti anni di questo decennio saranno caratterizzati da profondi cambiamenti nell’economia, nella clientela e nel modo di fare banca. Come per i primi anni ’90, per il Gruppo si pone l’impegno di una forte risposta strategica alle tre sfide sopra indicate, facendo leva, tra le altre, sulle risorse interne, in particolare sul ruolo e sostegno degli azionisti specie quelli di riferimento strategico, sulle competenze del personale e sulla fidelizzazione della clientela. Il tutto avendo presente che il cambiamento richiamato richiede forti impegni strategici, organizzativi e gestionali: impegni che il Gruppo sinora ha sempre evidenziato. In questa sede e nella prospettiva degli azionisti minori, preme tuttavia sottolineare alcuni aspetti inerenti sia la Banca che il Gruppo, come suggerisce la

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lettura attenta dei prospetti di bilancio, del comunicato stampa e delle diverse comunicazioni ai mercati avutesi nel 2012 e nel 2013. Considerate le strette concatenazioni tra i vari esercizi oggetto di pianificazione strategica, tali aspetti attengono sia l’esercizio appena chiuso sia quello in corso: • la Banca Carige S.p.A. ha chiuso l’esercizio 2012 in utile, pari a 185,7 milioni

di euro; il perimetro bancario ha chiuso anch’esso in utile per 87,8 milioni di euro; il Gruppo, per l’effetto della componente assicurativa, come già indicato in precedenza, chiude in perdita per 63,2 milioni di euro. Questi risultati economici, che risentono dell’effetto congiunto delle perdite del settore assicurativo e della necessità di procedere al rafforzamento dei presidi di rischio (credito, mercato, fisco), hanno peraltro alla base un’attività di mercato (raccolta diretta ed indiretta, impieghi, numero dei rapporti, ecc.) che, pur nelle difficoltà congiunturali e strutturali dell’economia delle aree in cui il Gruppo opera, ha manifestato una buona tenuta, in comparazione con la media del sistema e dei gruppi più simili al nostro. La necessità di rafforzare i presidi patrimoniali e la chiusura in perdita del Gruppo, hanno comportato la non distribuzione di dividendi e il taglio dei bonus del Top Management. L’utile d’esercizio della Banca Carige verrà interamente destinato a riserva. E’ la prima volta che la Banca Carige non distribuisce il dividendo: ciò è una forte penalizzazione per gli azionisti minori, per i quali la cedola annuale costituisce un’integrazione del reddito;

• già nell’esercizio 2012, si è proceduto al rafforzamento dei presidi patrimoniali e del rischio, con l’innovativo progetto di riorganizzazione del Gruppo che ha comportato a livello di Banca Carige un importante utile straordinario, che ha consentito rafforzamenti dei presidi di rischio e il rafforzamento del patrimonio di vigilanza consolidato. Ma le attese da questo importante progetto non si fermano ai contributi patrimoniali. Come più volte sottolineato dagli Organi amministrativi e dal Management di Banca Carige, tale progetto è funzionale all’avvio di consistenti flussi di attività e di reddito agendo su tutte le componenti che determinano la sintesi economica dell’attività, per rafforzare ulteriormente ed in modo continuativo la struttura patrimoniale della Banca e del Gruppo.

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Anche in ottica delle nuove regole sul capitale, degli sviluppi dell’unione bancaria e delle prospettive dell’economia reale, il nostro Gruppo è chiamato ad effettuare un ulteriore rafforzamento complessivo di 800 milioni di euro da realizzarsi entro l’esercizio 2013. Per fronteggiare tale rafforzamento, come da comunicato della Banca, si prevede il ricorso a dismissioni di attività, in primo luogo le compagnie di assicurazione e, per la parte residua, un aumento di capitale sociale, che verrà proposto in sede straordinaria alla prossima Assemblea degli azionisti del 29 aprile 2013;

• la Banca, anche nel difficile contesto di mercato del 2012, ha accelerato il processo di cambiamento e di potenziamento. Infatti, dopo i progetti che hanno caratterizzato gli anni ’90 (società per azioni, privatizzazione, quotazione, aumenti di capitale sociale) e quelli del primo decennio del duemila (crescita per via esterna, assunzione della veste di conglomerato finanziario, creditizio, assicurativo a dimensione nazionale), la nostra Banca ha posto nel 2012 e nei primi mesi del 2013 le basi per affrontare in modo ulteriormente potenziato i restanti anni del decennio in corso. Il tutto ha però determinato innegabili sacrifici per gli azionisti. Infatti, facendo proprie le logiche sottese alle indicazioni dell’EBA, di Basilea 3, dei nuovi orientamenti di regolamentazione bancaria, creditizia e finanziaria, il Gruppo Carige intende affrontare irrobustito nei fondamentali presidi patrimoniali e di rischio le sfide dell’Unione Bancaria che caratterizzeranno i restanti anni del decennio in corso, avendo come irrinunciabili punti di riferimento: l’efficientamento del processo produttivo, della rete distributiva, della

struttura organizzativa interna e della governance; l’adeguatezza della patrimonializzazione; il dimensionamento del rischio alle potenzialità del Gruppo; la focalizzazione sempre sul core business tipico di una banca commerciale

a forte radicamento territoriale, ma attenta all’evoluzione che la tecnologia pone nello sviluppo dell’attività bancaria e creditizia;

la redditività quale fonte di autofinanziamento e di ritorno agli azionisti; il rapporto fiduciario con la propria clientela e in generale con il contesto

socio-economico quale fondamentale capitale immateriale.

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2.3 L’azione Banca Carige

L’azione Carige nel 2012 ha subìto una significativa diminuzione che è proseguita anche nei primi mesi del 2013, caratterizzati dall’accumulo di incertezze di vario ordine a livello nazionale. In questo contesto la nostra Banca ha annunciato il piano di potenziamento patrimoniale di 800 milioni di euro. Al 26 marzo 2013 l’azione ordinaria quotava 0,54. L’attivazione della facoltà consentita dalla delibera dell’Assemblea ordinaria dell’aprile 2012 all’acquisto di azioni proprie, iniziata come previsto nell’agosto scorso, non poteva contrastare le forze scatenate dalla tendenza di mercato, indotte anche da fattori esterni (cfr. tabella 1 “Dinamica acquisti azioni proprie”). Infatti, si è in presenza di una tendenza depressiva che- con alti e bassi, ma sempre in linea cedente - è partita con l’inizio della crisi finanziaria del 2007 ed è tuttora in corso. Per il comparto bancario agisce poi in senso depressivo il fatto che le diverse iniziative di riforma a livello europeo ed internazionale richiedono rafforzamenti del presidio del rischio e rafforzamenti patrimoniali, in presenza di una dinamica economica che non favorisce il processo di autofinanziamento e acuisce le difficoltà di reperire capitali sul mercato. Nella tabella 2 “Andamento del titolo Carige 2007-2012” è rappresentata la dinamica degli ultimi 6 anni, dalla quale si evince che il valore dell’azione a metà marzo 2013 era poco più di 1/7 del valore di fine 2006. In cifre si passa da 3,48 a 0,54. Relativamente agli ultimi quindici mesi, il nostro titolo quotava 1,51 al 2/1/2012, al 28/12/2012 quotava 0,77, al 26 marzo 2013 quotava 0,54. Le penalizzazioni per gli azionisti minori sono rimarchevoli. La corretta valutazione di questa flessione deve prendere in considerazione fattori di contesto e fattori aziendali: • i fattori di contesto sono rappresentati dalla dinamica del PIL e delle altre

variabili di economia reale, dall’andamento delle quotazioni di Borsa: generale, del settore bancario e delle principali aziende di credito italiane quotate;

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• i fattori aziendali sono rappresentati dalle variabili della dimensione organizzativa e operativa, dal posizionamento di mercato, dalla redditività, dalla rischiosità e dalla patrimonializzazione.

Come evidenziato nel punto 2.1, le sfavorevoli condizioni di contesto si sono riflesse alla fine in modo generalizzato sui singoli intermediari indipendentemente dagli specifici e consolidati punti di forza che ciascuno può esprimere. In riferimento alla nostra Banca, la correlazione tra dinamica economica, dinamica finanziaria e dinamica del titolo Carige è così sintetizzabile per il periodo 2007 – 2012: • il PIL reale è diminuito del 0,9% in media annua; • l’indice generale di Borsa FTSEMIB INDEX è passato da 42.017,00 (del

2/1/2007) a 16.273,30 (del 28/12/2012); • l’indice generale delle azioni bancarie FTSEI ALL SHARES BANK INDEX è

diminuito da 20.000,00 (del 19/12/2008) a 9.429,06 (del 28/12/2012); • il titolo Carige è diminuito dal 3,48 (del 2/1/2007) a 1,70 (fine 2008) e a 0,77

(del 28/12/2012); Nello stesso periodo il Gruppo Banca Carige in ordine ai fondamentali con cui si misura l’efficacia e l’efficienza di un intermediario, ha espresso un concreto potenziamento così rappresentabile: • il numero di sportelli è salito da 522 a 677 coprendo aree di mercato nuove; • le attività finanziarie intermediate e gli impieghi sono cresciuti

rispettivamente da 37.622 a 51.142 milioni di euro e da 17.478 a 31.272 milioni di euro;

• l’utile netto, pur risentendo della congiuntura avversa, comunque sino al 2011 era significativamente positivo. Solo nel 2012, per le note ragioni, è diventato negativo;

• il capitale e le riserve sono saliti da 2.623 a 3.689 milioni di euro; • l’erogazione di dividendi non ha subìto soluzioni di continuità sino al 2011. Tale

positiva politica si è interrotta con il 2012 per i motivi più sopra richiamati. E’ evidente la significativa dissociazione tra fondamentali reali e dinamica della quotazione e, come più volte richiamato in questa relazione, questa dissociazione è tutta a favore delle variabili finanziarie di mercato rispetto a quelle reali aziendali.

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Quanto sopra induce a una riflessione, già avanzata nelle precedenti relazioni che si ritiene riproporre. L’attuale dinamica del titolo non è in linea con le attese degli azionisti. Per il potenziale investitore di breve periodo è un fattore di allontanamento; per l’investitore già presente e bisognoso di monetizzare l’investimento in archi temporali non troppi differiti, di fatto è un fattore di ostacolo alla monetizzazione, il che genera preoccupazioni ed ansietà. Sulla base del track records aziendale il titolo azionario Carige è un’azione dai solidi fondamentali: le variabili che esprimono la capacità di crescita e di sviluppo dell’azienda più sopra richiamate e connesse ai programmi e ai progetti che la Direzione e l’Amministrazione hanno anche recentemente comunicato, portano a valutare anche in questo difficile contesto economico con fiducia le prospettive del titolo Carige. Quali ragioni supportano questa valutazione prospettica? A livello di contesto operano le prospettive sulla costituzione dell’Europa. Infatti, a nostro giudizio, i progetti in corso e, soprattutto, orientamenti politici ancorché spesso incerti e non tempestivi, depongono per un superamento dell’attuale crisi. I relativi riflessi sui cicli economici delle singole economie per gli aspetti di concatenazione più volte richiamati, porteranno via finanziaria e via economica a condizioni favorevoli e ad una migliore evoluzione dei titoli azionari. A livello aziendale operano i fondamentali di Carige e i programmi già avviati e quelli annunciati in ordine ai quali elemento fondamentale di giudizio è rappresentato dalla capacità del Gruppo a portare a termine nei tempi previsti e con i risultati attesi i programmi deliberati, in particolare quelli attinenti ai presidi di rischio e patrimoniali nell’ottica europea più volte richiamata.

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Dinamica acquisti azioni proprie Tabella 1 Numero Prezzo medio Importo 2012 Agosto (*) 4.794.500 0,6237 2.990 Settembre 7.235.500 0,7643 5.530 Ottobre 4.966.000 0,7577 3.763 Novembre 5.398.000 0,6782 3.661 Dicembre 3.565.000 0,7256 2.587 2013 Gennaio 1.793.000 0,8281 1.485 Febbraio 527.000 0,7468 394 (importi in milioni di euro) *(dal 3 agosto) fonte: sito Carige

Andamento del titolo Carige 2007 – 2012 Tabella 2

Carige FTSEMIB FTSEI ALL SHARE BANK 2006 3,48 46.016,40 n.r. 2007 3,30 38.554,00 n.r. 2008 1,70 19.460,00 19.629,70 2009 1,87 23.248,39 24.940,73 2010 1,57 20.173,29 17.189,97 2011 1,48 15.089,74 9.435,33 2012 0,77 16.273,38 9.422,06 n.r. = non rilevato (quotazioni dell’ultimo giorno operativo del mese di dicembre) fonte: Bloomberg

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Fondamentali Gruppo Banca Carige Tabella 3

Sportelli AFI Impieghi Utile netto Capitale e riserve 2007 522 37.622 17.478 205 2.623 2008 643 43.124 21.120 206 3.336 2009 643 46.921 23.117 205 3.606 2010 667 50.674 25.373 177 3.517 2011 677 52.011 27.535 169 3.574 2012 677 51.142 31.272 -63 3.689 (dati a fine periodo, importi in milioni euro) fonte: Bilanci e Rendiconti intermedi Banca Carige S.p.A.

Monte dividendi Tabella 4

1995 25 2001 74 2007 147 1996 34 2002 75 2008 147 1997 40 2003 84 2009 147 1998 61 2004 84 2010 129 1999 71 2005 88 2011 152 2000 74 2006 108 2012 0

(importi in milioni di euro) fonte: Bilanci Banca Carige S.p.A.

Dividendo unitario (*) Tabella 5

1995 0,035 2001 0,072 2007 0,080 1996 0,047 2002 0,072 2008 0,080 1997 0,050 2003 0,072 2009 0,080 1998 0,070 2004 0,072 2010 0,070 1999 0,070 2005 0,075 2011 0,070 2000 0,072 2006 0,075 2012 0 (*) per azione ordinaria fonte: Bilanci Banca Carige

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3. L’Associazione Azionisti Banca Carige Nel 2012 gli Organi associativi, nell’ambito del perimetro statutario, hanno svolto adeguatamente le attività connesse al mandato. L’obiettivo finale, punto di riferimento essenziale degli Organi associativi, è stato di portare su equilibri più avanzati il complesso delle iniziative per far sì che la nostra Associazione pervenga agli appuntamenti indotti dal mercato e dal legislatore in condizioni di forza. Tale mandato è stato svolto operando in un’ottica pluriennale, attenendoci alle linee della progettazione strategica stabilite al momento della nomina da parte dell’Assemblea del 1° luglio 2010. Di seguito, nel dar conto del mandato ricevuto, si rappresentano i risultati in una duplice ottica pluriennale: • in chiave retrospettica facendo riferimenti ai lineamenti programmatici fissati

nel 2010; • in chiave prospettica facendo emergere i punti da cui partire o da consolidare

per affrontare i prossimi cruciali anni dell’attività bancaria e, quindi, impegnativi per le attività degli Organi e delle strutture che a tale attività fanno riferimento.

3.1 Consuntivo 2012 e Preventivo 2013: risultati operativi e contabili

a) Consuntivo 2012 Sotto il profilo contabile, l’esercizio chiuso al 31/12/2012 evidenzia un totale attivo di 15.614,04 euro che si confronta con 12.855,65 euro del 2011: volumi molto contenuti, stante le caratteristiche di snellezza e flessibilità della struttura associativa. Le quote associative da incassare rappresentano la voce principale assommando a circa il 78% del totale. Stante gli sfasamenti temporali in termini di incasso, questa voce è assimilabile ad una sorta di residuo attivo cui il Consiglio Direttivo dedica particolare attenzione per la sua riduzione. Le disponibilità liquide rappresentate dalla cassa e dal conto corrente bancario ammontano a 3.369,04 euro contro i 3.565,65 euro dell’esercizio precedente.

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Nel complesso, l’esercizio evidenzia un avanzo contabile di 2.758,29 euro contro i 3.363,48 euro e 3.267,03 euro rispettivamente del 2011 e del 2010. L’impegno e l’attività in chiave di volontariato svolta dai membri degli Organi associativi consentono di gestire con minimi costi operativi l’intera attività: l’unica voce di costo è rappresentata dalle spese postali, che ammontano a 1.204,95 euro in diminuzione rispetto al 2011 (1.249,26) Relativamente all’attività degli Organi associativi va segnalato quanto segue: • il Consiglio Direttivo si è regolarmente riunito quattro volte all’anno, ad

intervalli praticamente trimestrali e precisamente il giorno 2 marzo, il 20 giugno, il 16 ottobre e infine il giorno 11 dicembre 2012;

• l’Associazione ha rappresentato i soci nelle assemblee straordinarie ed ordinarie del 13 febbraio 2012, relativa alla conversione del prestito obbligazionario convertibile, e a quella ordinaria di approvazione del bilancio del 29 aprile 2012; in entrambe le assemblee il rappresentante dell’Associazione è intervenuto per illustrare il punto di vista dell’Associazione sull’ordine del giorno, fornendo elementi di giudizio a supporto del voto favorevole a quanto proposto Tali interventi sono stati messi a disposizione dei soci sul sito web dell’Associazione;

• in previsione della chiusura dell’esercizio 2012 della Banca Carige S.p.A., l’Associazione ha manifestato con lettera scritta al Presidente del Consiglio della Banca, le ragioni a supporto di una politica aziendale volta a mantenere la distribuzione di un dividendo che dal punto di vista dell’Associazione costituisce oltre che riconoscimento economico di un investimento che comporta sacrifici, segno tangibile di un rapporto fiduciario tra azionista minore privato e Banca. Valore meritevole di riconoscimento, tenuto conto delle dinamiche in atto del sistema economico e della necessità in ogni caso di rafforzare le basi di un’economia sociale di mercato il cui l’azionariato diffuso è significativa componente. Stante le indicazioni della Banca d’Italia, come evidenziato in precedenza, il Consiglio di Amministrazione del 19 marzo u.s. ha approvato il bilancio proponendo la devoluzione dell’utile netto a rafforzamento delle riserve, escludendo per la prima volta da quando la Banca è quotata, l’erogazione di un dividendo;

• l’Associazione, quale struttura no profit riconosciuta, è stata destinataria di questionario ISTAT, che rispetto all’edizione precedente ha presentato

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notevoli innovazioni consentendo all’Associazione di rappresentare in modo organico i vari aspetti di governance, funzionalità e operatività. Il documento costituisce una sorta di carta d’identità ed è utile quale strumento di marketing istituzionale;

• è stato innovato e reso ulteriormente accessibile il sito web, predisponendo al riguardo una struttura dedicata di governo.

b) Preventivo 2013

Il preventivo 2013 è stato impostato in continuità con l’esercizio 2012 e sotto il profilo contabile presenta limitate variazioni. L’avanzo contabile è previsto in 2.686,00 euro a fronte di un consuntivo di 2.758,39 euro del 2012. Tale preventivo rappresenta il primo anno del budget triennale di cui si tratterà al punto successivo, budget che costituisce la traduzione finanziaria ed economica del piano triennale 2013-2015 che verrà predisposto dal nuovo Consiglio Direttivo nominato nella prossima Assemblea dei soci, convocata per il 29 marzo p.v. Considerato quanto esposto nei capitoli 1 e 2 della presente relazione, l’esercizio 2013 vedrà fortemente impegnati gli Organi associativi in quanto i cambiamenti in corso e quelli prevedibili nel campo dell’attività degli intermediari, della regolamentazione degli stessi e della legislazione economica con riferimento alla tassazione fiscale e a quella della tutela del risparmio, investiranno in modo intenso le strutture associative dedicate alla tutela degli specifici interessi.

3.2 L’attività nel triennio 2010-2012

Quanto realizzato nel corso del 2012 costituisce la chiusura del mandato triennale degli Organi associativi eletti nel 2010. Si fa presente che al momento dell’insediamento del Consiglio Direttivo nel 2010, vennero definite le linee guida per l’attività dell’intero triennio. Esse riguardavano: • il rafforzamento della mission associativa, costituita da “la tutela e la

rappresentanza degli interessi dei risparmiatori azionisti di Carige S.p.A. e la difesa dell’autonomia della Banca”;

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• la definizione e il concretamento di un percorso innovativo (modus operandi) per realizzare la mission. Questo modus operandi venne individuato nella segmentazione dell’attività associativa in quattro aree omogenee, ciascuna affidata alla diretta responsabilità di un membro del Consiglio stesso. Queste aree sono: attività segretariali, contabile e bilancio; rapporti con i soci; comunicazione; sito web.

Da questa impostazione scaturirono tre linee guida così definite e di cui si dà conto delle conseguenti concretizzazioni: • rafforzamento e ampliamento della struttura associativa.

L’Associazione in un periodo non facile per l’azionista risparmiatore, stante la crisi finanziaria che nel triennio ha raggiunto la maggiore intensità ed è tuttora in atto, ha mantenuto il significativo consenso delle adesioni;

• la rappresentazione delle istanze e la tutela degli associati ha visto una serie di iniziative quali: l’incorporazione nel modus operandi delle novità introdotte dalla direttiva

comunitaria sulla tutela dei diritti degli azionisti minori; la partecipazione attiva a tutte le assemblee ordinarie e straordinarie

della Banca manifestando con specifici interventi svolti dal rappresentante dell’Associazione il punto di vista della stessa in Assemblea, riguardo agli argomenti posti all’ordine del giorno;

lo svolgimento regolare delle attività degli Organi associativi. Le riunioni del Consiglio Direttivo hanno rappresentato un momento fondamentale di analisi e di proposta nonché valutazione di elementi qualificanti l’attività dell’Associazione;

la comunicazione dell’Associazione si è avvalsa di due canali fondamentali: gli interventi nelle assemblee e il sito web. I primi rappresentano un momento ufficiale ed esterno in cui l’Associazione manifesta le proprie valutazioni in ordine a risultati, politiche e prospettive della nostra Banca. Il sito web rappresenta il canale innovativo ed in via di implementazione per far sì che gli associati diventino una comunità e dialoghino anche tra di loro. In questa direzione le innovazioni introdotte e quelle che auspicabilmente verranno sviluppate dal prossimo Consiglio Direttivo sono funzionali a fare del sito web l’interfaccia tra l’Associazione e i soci e, più

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in generale, la comunità esterna interessata alle attività di organismi, quali le associazioni degli azionisti. Il sito web rappresenta altresì una modalità per comunicare agli associati e a tutti gli stakeholders, le principali novità anche in materia finanziaria che vedono coinvolti gli azionisti, ultima in ordine di tempo, ad esempio, la parte inserita sul sito internet relativa alla nuova imposta sulle transazioni finanziarie, meglio conosciuta con il nome di Tobin tax.

3.3 Rinnovo degli organi associativi

Con l’Assemblea del 29 marzo 2013 vengono a scadenza, per compiuto mandato, gli Organi Associativi dell’Associazione eletti dall’Assemblea dei soci del 1° luglio 2010. Pertanto si tratterà di eleggere i membri del Consiglio Direttivo, del Collegio dei Revisori e del Collegio dei Probiviri che dureranno in carica per il triennio 2013 - 2015. Il Consiglio Direttivo del 5 marzo u.s. ha convocato l’Assemblea dei soci per il 29 marzo 2013, avente all’ordine del giorno la nomina dei membri dei nuovi Organi Associativi e la definizione dell’importo della quota associativa. Tali Organi avranno l’impegnativo compito di guidare l’Associazione per un periodo che, come più volte richiamato, si prevede particolarmente complesso stante che nell’arco di tempo in questione il mondo del credito e della finanza, nel più ampio contesto dell’attività economica, verrà investito dai mutamenti indotti dalla creazione dell’Unione Bancaria, dell’unione fiscale, dell’unione politica a livello europeo e delle relative connessioni con gli sviluppi delle attività economiche, finanziarie e di regolamentazione a livello globale. La tutela del risparmio nel caso specifico dei risparmiatori/investitori in società, costituirà un impegno ancora più assorbente e innovativo rispetto a quello svolto sinora.

4. La frontiera degli anni 2020 Nella parte iniziale della presente relazione sono stati delineati scenari di cambiamento che sotto profili diversi coinvolgono la nostra Associazione.

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In questa parte finale desideriamo ritornare su questi scenari, avendo come punto di riferimento le strutture associative come la nostra che appartengono all’insieme di aggregati sociali i quali in territori e ambiti operativi sempre più ampi, occupano il ruolo di soggetti interstiziali. Infatti essi, operando quale sorta di comunità corallifera, contribuiscono, attraverso un lento e continuo lavorio, a predisporre il tessuto da cui scaturiscono le configurazioni di nuove istituzioni, di mercati e di attività.

4.1 Globalizzazione, mobilità e integrazione

I primi anni del nuovo secolo hanno reso evidente in modo marcato alle varie comunità le interdipendenze discendenti dai fenomeni della globalizzazione dei mercati, della mobilità dei fattori produttivi, della integrazione tra le varie componenti il tessuto socio-economico di un Paese. A sua volta questa evidenza richiama tre fenomeni che stanno plasmando e plasmeranno maggiormente nei prossimi anni culture e comportamenti e, quindi, competenze professionali. Essi riguardano: • il linguaggio della comunicazione scritta e orale (inglese); • il linguaggio della comunicazione connettiva (internet); • l’accelerazione dei cambiamenti di processo, di prodotto e di organizzazione

derivanti dalla diffusione delle capacità di progettare, realizzare e cambiare (innovazione).

Quali relazioni tra questi fenomeni e l’attività di un’associazione che tutela interessi ben definiti? Possiamo individuarne almeno due: • il risparmio e il suo investimento; • la capacità di interpretare e tutelare gli interessi degli associati in un mondo

in cui la conoscenza e l’informazione sono sempre più diffuse, tempestive e non monopolizzabili.

Entrambe le relazioni spostano la frontiera dell’attività dell’Associazione da quella prettamente fisica a quella maggiormente virtuale; da quella con tempi di risposta dipendenti dai tradizionali strumenti di elaborazione e comunicazione a

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quella in cui la tempestività fa premio su tanti altri aspetti, ivi compresa quella del grado di completezza. L’attività delle associazioni come la nostra, in cui il “bene” da tutelare è il risparmio investito in titoli di impresa, presuppone: • capacità di aggiornamento e di concentrazione su temi ben specifici; • trasmissione delle proprie valutazioni agli associati; • richiesta di feed back per ulteriore elaborazione. In sintesi si è in presenza di un continuum tipico della comunicazione in rete. L’enfasi che nel capitolo dedicato all’attività associativa è stata data al sito web, va in questa direzione di futuro.

4.2 Il ruolo delle strutture intermedie

Riassumendo e, per certi aspetti, ampliando considerazioni già svolte, va ricordato che la società e l’economia del futuro avranno bisogno di strutture intermedie che coprano gli interstizi di tipo spaziale, culturale, produttivo e relazionale. La democrazia economica diffusa e partecipativa richiede lo sviluppo di queste strutture e, conseguentemente, necessita di regole, presidi e istituzioni tagliate per i vari livelli di responsabilità. La nostra Associazione appartiene a questo tipo di strutture. Essa si costituì nella seconda metà degli anni ’90 quando tali problematiche e connessioni si intravvedevano in modo discontinuo o non si intravvedevano affatto. Gli eventi successivi hanno via via chiarito i possibili ruoli e i relativi impegni e, quindi, la concretizzazione dinamica della loro mission. Nell’arco temporale dello scenario più sopra descritto, la nostra Associazione avrà raggiunto i 20 anni di esistenza. Gli interessi da tutelare ci saranno sempre; tuttavia cambieranno le modalità di tutela e la capacità di concretarle. Abbiamo posto alcune fondamenta; forse ne dovremo impiantare delle altre, avendo presente che l’intera struttura operativa delle associazioni come la nostra si basa sempre e comunque su due cardini:

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• solidità e permanenza di pochi aspetti fondamentali; • flessibilità del modus operandi.

4.3 Il posizionamento dell’Associazione Azionisti Banca Carige S.p.A. L’Associazione è sorta nel 1998. E’ tra le prime associazioni nel settore bancario e l’attività svolta nell’ambito della mission ha confermato la validità dell’impianto iniziale. In questa ottica i risultati conseguiti in questi 15 anni di attività, evidenziano che essa, per finalità perseguite, modus operandi e risultati ottenuti, ha interpretato in modo efficace e moderno un ruolo cooperativo e al tempo stesso un ruolo di distinzione di interessi tra associati e Banca. Questo ruolo riteniamo sia ancora valido nel mondo multipolare e variamente articolato che le frontiere degli anni 2020 ci propongono. Infatti, c’è sì necessità di differenziazione, di distinzione di ruoli, di articolazione dialettica, ma altrettanto c’è necessità di cooperazione e di convergenze di interessi e di obiettivi. I rischi delle contrapposizioni insite nei tre fenomeni richiamati in precedenza (inglese, internet, innovazione) tendono ad autoalimentarsi se non si colgono per tempo le loro connessioni viziose. L’Associazione intende sfruttare i tre fenomeni quali componenti di un processo virtuoso a favore degli associati ma anche della Banca di cui gli associati sono azionisti/clienti. Così facendo, l’Associazione intende consolidare e migliorare il proprio ruolo nell’ambito del Gruppo Carige e, più in generale, nell’ambito degli interessi organizzati dei risparmiatori e investitori.

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5. Conclusioni Il 2012 è stato un anno impegnativo e difficile a livello di contesto, con le inevitabili ripercussioni sull’attività e redditività degli intermediari e sulla dinamica delle borse valori: difficoltà che tuttora permangono. Tuttavia, come è stato messo in evidenza, nel corso dell’anno rinvigorendo iniziative già in essere e introducendone ex novo delle altre, a livello di scenario si stanno consolidando le basi per future evoluzioni meglio intonate alle aspettative dell’Europa, delle comunità nazionali e dei singoli cittadini. Non è un giudizio di maniera, ma è un’oggettiva valutazione delle nuove realtà che stanno emergendo. In questo contesto, l’attività della nostra Associazione è stata attenta ed è stata impostata per affrontare i notevoli cambiamenti legislativi, sociali, normativi, economici e concorrenziali. I risultati ottenuti descritti nella presente relazione non colgono tutte le implicazioni qualitative sottostanti all’attività svolta. Ci affidiamo alle valutazioni critiche e al sostengo degli associati per accrescere energie e stimoli atti ad affrontare i compiti futuri. Questi compiti saranno portati avanti dai nuovi Organi Associativi che verranno eletti dall’Assemblea convocata il 29 marzo p.v. E’ doveroso in questa sede ringraziare i componenti dei vari Organi Associativi per l’attività svolta, per l’impegno profuso in termini di idee e di suggerimenti, molte delle quali saranno prezioso bagaglio lasciato in eredità ai nuovi Organi. Non è retorico, tuttavia, sottolineare che tutto ciò ha potuto realizzarsi grazie al sostegno diretto e indiretto degli associati: sostegno del quale avvertiamo vicinanza e supporto che, in dosi ancora maggiori, desideriamo vengano mantenuti per gli impegnativi compiti del restante decennio. Infatti, quanto verrà impostato in ottica triennale dal prossimo Consiglio Direttivo dovrà avere in misura maggiore del passato un respiro più ampio dell’arco temporale assegnato statutariamente.

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Il traguardo degli anni 2020 non è un miraggio, ma una realtà concreta. E’ la velocità di cambiamento e l’innovazione permanente che inducono a considerare il decennio l’arco minimo di tempo per un’efficace programmazione di attività. IL CONSIGLIO DIRETTIVO Il Presidente (Mario Venturino) Genova, 5 marzo 2013