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1 Materiali da Costruzione – Progettazione Costruzioni ed Impianti
TRIENNIO C.A.T. ITET G. MAGGIOLINI di PARABIAGO Prof. Gianluigi Ferrario
Esercizi Mix Design del Calcestruzzo
Problema 1: Quale tipo di cemento scegliere
Scegliere il tipo di cemento da impiegare per confezionare un calcestruzzo destinato alla
realizzazione di:
- Strutture in c.a. ordinario per un edificio di civile abitazione;
- Strutture in c.a. post teso;
- Strutture in c.a. operante in ambiente marino;
- Struttura di una diga completamente a contatto con l’acqua.
Svolgimento:
La presenza sul mercato di svariati tipi di cemento significa che non esiste un tipo di cemento
migliore degli altri in tutte le casistiche. Nel passato il cemento più diffuso era sicuramente il CEM I
portland ad alta purezza; oggi si riconoscono i vantaggi legati all’uso dei cementi di miscela che
hanno portato a migliorare le prestazioni di durabilità dei calcestruzzi.
La scelta del cemento dipende dalle proprietà richieste dal calcestruzzo, dal costo, dalla
disponibilità nelle centrali di betonaggio della zona, dalla qualità e delle attitudini della
manodopera, nonché dalla velocità di costruzione della struttura. Da questo ragionamento
capiamo che si possono usare, anche per lo stesso caso in esame, diversi tipi di cementi.
Per le strutture in c.a. ordinarie, come per esempio una costruzione a Busto Arsizio, in genere sono
richieste le seguenti prescrizioni: una classe di resistenza C20/25 oppure C25/30, una classe di
esposizione XC4 dove il rischio da corrosione per carbonatazione è quello più pericoloso per le
nostre strutture. Discorso diverso se la struttura, anziché essere costruita a Busto Arsizio, venga
costruita a Como, lungo le rive del lago, a Siracusa, in ambiente marino, dove i cloruri possono
creare gravi danni alla struttura, oppure a Bormio dove la struttura sarà facilmente soggetta ad
attacchi di gelo-disgelo.
Ma torniamo a Busto Arsizio. I requisiti per questo tipo di applicazione possono essere garantiti da
qualsiasi tipo di cemento. La scelta viene in genere effettuata in base al costo e alla produzione
nelle centrali di betonaggio nelle vicinanze. In generale si utilizzeranno cementi portland CEM I,
oppure del tipo CEM II/A-L a base calcarea, meno costosi del portland in purezza. Per quel che
concerne la classe di resistenza del cemento possiamo utilizzare indistintamente il 32.5R o il 42.5R.
In linea teorica possiamo preferire la prima classe nei periodi estivi, in quanto la velocità di
idratazione del cemento è più lenta e quindi più lenta sarà anche l’acquisizione della resistenza
meccanica, mentre in inverno, a causa delle temperature basse, preferiamo che la presa avvenga
nel minor tempo possibile pertanto opteremo per un cemento 42.5R che ha una velocità di
idratazione e di presa più elevata.
Nel caso di strutture in c.a.p. per le quali è necessario in tempi brevi procedere al tensionamento
dei cavi di precompressione, al calcestruzzo sarà richiesto non solo di avere una classe di
resistenza elevata (per esempio C35/45, cioè con una resistenza caratteristica su provino cubo a
28 giorni di stagionatura di 45 MPa), ma anche di sviluppare rapidamente tale resistenza. In
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questo caso si possono privilegiare i cementi tipo portland con classe di resistenza più elevata
(52.5R). I cementi con aggiunte di pozzolane o di loppa di altoforno si idratano più lentamente e
quindi hanno uno sviluppo tardivo della resistenza meccanica; per cls ad alte prestazioni (Rck>60
MPa), però in genere si aggiunge del fumo di silice che grazie alle piccolissime dimensioni delle sue
particelle, contribuisce allo sviluppo della resistenza fin dalle fasi iniziali della presa per effetto del
riempimento dei vuoti interstiziali.
Per una struttura in c.a. in ambiente marino (o lacustre se vi è presenza di cloruri), l’aspetto più
critico è in genere quello legato alla durabilità. Si dovrà rallentare l’attacco da cloruri alla struttura
e rallentare l’innesco della corrosione sulle armature. La scelta migliore è un cemento di miscela,
in particolare un cemento d’altoforno del tipo CEM III/B (con contenuto di loppa attorno al 70%)
creando così calcestruzzi a bassa permeabilità e alta resistenza all’attacco solfatico.
Una diga rappresenta il caso estremo di getto massivo. In questo caso l’aspetto più critico è legato
al gradiente di temperatura che si può formare all’interno del getto. Per quanto riguarda la scelta
del cemento, si dovranno privilegiare i cementi che hanno un basso calore di idratazione e
soprattutto una bassa velocità di sviluppo del calore. In linea di massima possiamo impiegare
cementi portland con basso contenuto di alluminato tricalcico C3A e un maggiore contenuto di
silicato bicalcico (belite C2S) e di minore finezza. Possono anche essere impiegati cementi di
miscela con alte percentuali di pozzolana, ma sarà necessario limitare il dosaggio del cemento che,
come noto, all’aumentare di esso aumenta il calore nel getto.
Problema 2: Edificio a Busto Arsizio
Un progettista ha completato i calcoli strutturali per le opere di fondazione in calcestruzzo
armato di un edificio situato a Busto Arsizio. Per i calcoli strutturali ha considerato una
resistenza cilindrica caratteristica di 25 MPa. Dai disegni di progetto si ricavano le seguenti
informazioni: copriferro 25 mm, spessore minimo dell’elemento strutturale: 50 cm, distanza
minima tra le armature (interferro): 5 cm. Partendo dai dati di progetto formulare la ricetta
dell’impasto (Mix design).
Svolgimento:
Sulla base della resistenza considerata in sede di progetto (fck=25 MPa), la classe di resistenza del
CLS è C25/30. Il rapporto a/c è legato direttamente non con la resistenza caratteristica del CLS, ma
bensì con quella media Rcm, che per controlli di Tipo A si ha che Rcm = Rck + 3.5 MPa.
Rcm= 30+3.5= 33.5 MPa
La classe di resistenza del CLS non è da confondersi con la classe di resistenza del cemento. La
prima indica l’effettiva resistenza di un calcestruzzo con una resistenza caratteristica a 28 gg
misurata sul provino cubo, la seconda invece è solo una misura indiretta della velocità di
idratazione del cemento e quindi sulla rapidità con cui acquistano la resistenza meccanica i
calcestruzzi confezionati con tale cemento (l’effettiva resistenza a compressione del calcestruzzo
dipenderà anche da altri fattori, soprattutto il rapporto a/c e la stagionatura).
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Visto che agiamo in ambiente ordinario, i requisiti per questo tipo di applicazione possono essere
garantiti da qualsiasi tipo di cemento. La scelta viene in
genere effettuata in base al costo e alla produzione nelle
centrali di betonaggio nelle vicinanze. In generale si
utilizzeranno cementi portland CEM I, oppure del tipo
CEM II/A-L a base calcarea, meno costosi del portland in
purezza.
Vista la vicinanza con il centro di betonaggio Tornavento,
solito utilizzare cemento portland CEM I, optiamo per
scegliere quella tipologia di legante. Per quel che concerne
la classe di resistenza del cemento possiamo utilizzare
tranquillamente il 32.5R. Optiamo dunque per il CEM I
32.5R (grafico G1).
Dal grafico G1 ricaviamo il rapporto a/c dalla curva di correlazione del CEM I 32.5R entrando in
ordinata con la nostra resistenza media di 33,5 MPa.
Il rapporto a/c risulta essere di 0.61.
Per quanto riguarda la classe di esposizione, vista la localizzazione dove non si prevede la presenza
di cloruri da acqua di mare, ne di attacchi di gelo-disgelo, ne da cloruri non da acqua di mare, il
vero nemico sarà la carbonatazione.
Nel calcestruzzo armato la carbonatazione ha un effetto negativo e rappresenta una delle
principali cause di degrado del materiale. La carbonatazione è un processo chimico, naturale o
artificiale, per cui una sostanza, in presenza di anidride carbonica, dà luogo alla formazione di
carbonati. Tale fenomeno è frequente nei materiali edili come i leganti (cemento, calce, ecc.) dove
l'idrossido di calcio, naturalmente presente in essi, reagisce con l'anidride carbonica con
conseguente formazione di carbonato di calcio secondo la seguente reazione:
Ca(OH)2 +CO2 → CaCO3 +H2O
In realtà questo fenomeno non è pericoloso per il calcestruzzo non armato, poiché non provoca
danni di tipo meccanico e chimico (anzi riduce la porosità del conglomerato e può portare ad un
aumento della resistenza meccanica specialmente nel caso di calcestruzzi ottenuti con cemento
portland), né danneggia direttamente i ferri di armatura del calcestruzzo armato; tuttavia, in
questo caso, la carbonatazione crea le condizioni favorevoli all'innesco della corrosione dei
tondini.
L’elemento strutturale in progetto (fondazione) sarà sempre a contatto con il terreno, umido per
la gran parte dell’anno. Si opterà per una classe di esposizione XC2. Le armature non sono poi così
fitte (5 cm di interferro) pertanto si potrà prevedere una classe di lavorabilità media o elevata, per
esempio la classe S3 o S4. Si preferisce però privilegiare la facilità di getto con uno slump S4.
Ma cosa dice la norma UNI EN 206 come prescrizione per la classe di esposizione XC2?
La classe XC2 prevede un massimo rapporto acqua/cemento di 0.60, una minima classe di
resistenza di C25/30 e un quantitativo minimo di cemento pari a 280 Kg/m3 di miscela.
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Pertanto il rapporto a/c più restrittivo risulta essere:
{
𝑎
𝑐= 0.61
𝑎
𝑐= 0.60
a/c =0.60
Ma, variando il rapporto a/c a 0.60 utilizzando il CEM
I 32.5R, che Rcm dovrei attendermi? Certamente non
più 33,5 MPa. Sempre dal grafico G1, entrando in
ascissa col nuovo rapporto a/c, ricavo come nuovo
Rcm 34 MPa che ci restituisce un Rck di 34-3.5= 30.5
MPa, ovvero una classe di resistenza C25/30,
maggiore o uguale della C25/30 richiesta dalla classe
XC2.
Ultimo dato necessario è il diametro massimo dell’aggregato. Cosa dice la normativa?
Dmax < 1/4 della dimensione minima dell'elemento strutturale per evitare di aumentare la eterogeneità del
materiale;
Dmax < dell'interferro (in mm) - 5 mm per evitare che l'aggregato più grosso ostruisca il flusso del calcestruzzo
attraverso i ferri di armatura;
Dmax < 1,3 volte lo spessore del copriferro per evitare che tra i casseri e l'armatura sia ostruito il passaggio del
calcestruzzo.
Pertanto:
{𝑫𝒎𝒂𝒙 =
𝟏
𝟒∗ 𝟓𝟎 𝒄𝒎 = 𝟏𝟐. 𝟓𝟎 𝒄𝒎
𝑫𝒎𝒂𝒙 = 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒇𝒆𝒓𝒓𝒐 − 𝟓 𝒎𝒎 = 𝟓𝟎 − 𝟓 = 𝟒𝟓 𝒎𝒎𝑫𝒎𝒂𝒙 = 𝟏, 𝟑 ∗ 𝒄𝒐𝒑𝒓𝒊𝒇𝒆𝒓𝒓𝒐 = 𝟑𝟐. 𝟓 𝒎𝒎
pertanto la condizione più restrittiva è l’utilizzo
di aggregato di diametro massimo da 30 mm.
Scegliamo di utilizzare un aggregato frantumato
avente densità apparente ρAGG= 2.75 Kg/l.
Per ricavare il quantitativo di acqua della miscela
occorre utilizzare il grafico Figura 2 che mette in
relazione l’acqua per l’impasto, la consistenza
desiderata e il diametro massimo dell’aggregato
tondeggiante.
Otteniamo che per uno slump S4, con una
dimensione massima dell’aggregato di 30 mm
servono 230 l/m3.
Essendo 1 l di acqua pesante circa 1 Kg possiamo
dire con buona precisione che servono 230 Kg di
acqua per impastare 1 metro cubo di
calcestruzzo.
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Dal rapporto acqua cemento ricavo, avendo noto il quantitativo di acqua e il rapporto, il
quantitativo di cemento per la miscela che dovrà essere maggiore del quantitativo minimo
prescritto dalla classe XC2 ovvero 280 Kg/m3.
𝑎
𝑐= 0.60 𝑐 =
𝑎
0.60=
230 𝑘𝑔
0.60= 383.33
𝑘𝑔
𝑚𝑐 maggiore di 280 Kg/m3
Abbiamo determinato il quantitativo di acqua, il quantitativo di cemento, ma quanti Kg di
aggregato devo aggiungere per creare 1 m3 di calcestruzzo?
Il calcolo è abbastanza intuitivo. Occorre trasformare tutto in volumi equivalenti in litri ricordando
che 1 m3 contiene 1000 litri di H2O.
V cemento = 𝐶
ρ cem=
383.33 Kg/mc
3,15 Kg/l= 121.69 l/mc
Nella miscela come ben sappiamo si forma anche una
piccola percentuale di vuoti d’aria. Questa percentuale,
attorno all’1-2 % è valutabile con il grafico G8.
Entrando nel grafico con l’ascissa 30 mm ottengo una
percentuale di aria inglobata in ordinata dell’1.35%.
V aria = 1000 x 1.35% = 13.5 l/mc
Per differenza ottengo infine il volume dell’aggregato:
V aggregato = 1000 – 13.5 – 121.69 – 230 = 634.81 l/mc
Conoscendo la densità apparente (ρAGG= 2.75 Kg/l) ottengo
che serviranno 634.81 x 2.75 = 1745.72 Kg/mc di aggregato tondeggiante Dmax 30 mm.
Ricapitolando la centrale di betonaggio dovrà miscelare la seguente ricetta al fine di ottenere
quanto richiesto dal progettista:
- 383.33 Kg di CEM I 32.5R
- 230 l di acqua
- 1745.72 Kg di aggregato frantumato avente diametro massimo di 30 mm
Il tutto per 1 metro cubo di calcestruzzo S4.
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Problema 3: Edificio al lago di Como
Un progettista ha completato i calcoli strutturali per le opere di elevazione in calcestruzzo
armato di un edificio in riva al Lago di Como. Per i calcoli strutturali ha considerato una
resistenza caratteristica (su cubo) di 30 MPa. Dai disegni di progetto si ricavano le seguenti
informazioni: copriferro 4.5 cm, spessore minimo dell’elemento strutturale: 25 cm, distanza
minima tra le armature (interferro): 3 cm. Partendo dai dati di progetto formulare la ricetta
dell’impasto (Mix design).
Svolgimento:
Sulla base della resistenza considerata in sede di progetto (Rck=30 MPa), la classe di resistenza del
CLS è C25/30. Il rapporto a/c è legato direttamente non con la resistenza caratteristica del CLS, ma
bensì con quella media Rcm, che per controlli di Tipo A si ha che Rcm = Rck + 3.5 MPa.
Rcm= 30+3.5= 33.5 MPa
La classe di resistenza del CLS non è da confondersi con la classe di resistenza del cemento. La
prima indica l’effettiva resistenza di un calcestruzzo con una resistenza caratteristica a 28 gg
misurata sul provino cubo, la seconda invece è solo una misura indiretta della velocità di
idratazione del cemento e quindi sulla rapidità con cui acquistano la resistenza meccanica i
calcestruzzi confezionati con tale cemento (l’effettiva resistenza a compressione del calcestruzzo
dipenderà anche da altri fattori, soprattutto il rapporto a/c e la stagionatura).
Visto che agiamo in ambiente lacustre, l’aspetto più critico è in genere quello legato alla durabilità.
Si dovrà rallentare l’attacco da cloruri alla struttura e
rallentare l’innesco della corrosione sulle armature. La
scelta migliore è un cemento di miscela, in particolare
un cemento d’altoforno del tipo CEM III/B (con
contenuto di loppa attorno al 70%) creando così
calcestruzzi a bassa permeabilità e alta resistenza
all’attacco solfatico. Optiamo dunque per il CEM III/B
42,5R (grafico G4).
Dal grafico G4 ricaviamo il rapporto a/c dalla curva di
correlazione del CEM III/B 42,5R entrando in ordinata
con la nostra resistenza media di 33,5 MPa.
Il rapporto a/c risulta essere di 0.63.
Per quanto riguarda la classe di esposizione, visto che l’edificio sarà costruito sul lago di Como,
dove non si prevede la presenza di cloruri da acqua di mare, ne di attacchi di gelo-disgelo, il
nemico saranno i cloruri non da acqua di mare. Visto che ci saranno elementi strutturali esposti
all’esterno si dovrà prevedere la possibilità che siano soggetti a cicli di asciutto-bagnato e quindi si
opterà per una classe di esposizione XD3. Le armature sono fitte (3 cm di interferro) pertanto si
dovrà prevedere una classe di lavorabilità elevata, per esempio la classe S4.
Ma cosa dice la norma UNI EN 206 come prescrizione per la classe di esposizione XD3?
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La classe XD3 prevede un massimo rapporto acqua/cemento di 0.45, una minima classe di
resistenza di C35/45 e un quantitativo minimo di cemento pari a 320 Kg/m3 di miscela.
Pertanto il rapporto a/c più restrittivo risulta
essere:
{
𝑎
𝑐= 0.63
𝑎
𝑐= 0.45
a/c =0.45
Ma, variando il rapporto a/c a 0.45 utilizzando il
CEM III/B 42.5R, che Rcm dovrei attendermi?
Certamente non più 33,5 MPa. Sempre dal grafico
G4, entrando in ascissa col nuovo rapporto a/c,
ricavo come nuovo Rcm 58 MPa che ci restituisce
un Rck di 58-3.5= 54.5 MPa, ovvero una classe di
resistenza C40/50, maggiore della C35/45 richiesta
dalla classe XD3.
Ultimo dato necessario è il diametro massimo dell’aggregato. Cosa dice la normativa?
Dmax < 1/4 della dimensione minima dell'elemento strutturale per evitare di aumentare la eterogeneità del
materiale;
Dmax < dell'interferro (in mm) - 5 mm per evitare che l'aggregato più grosso ostruisca il flusso del calcestruzzo
attraverso i ferri di armatura;
Dmax < 1,3 volte lo spessore del copriferro per evitare che tra i casseri e l'armatura sia ostruito il passaggio del
calcestruzzo.
Pertanto:
{𝑫𝒎𝒂𝒙 =
𝟏
𝟒∗ 𝟐𝟓 𝒄𝒎 = 𝟔. 𝟐𝟓 𝒄𝒎
𝑫𝒎𝒂𝒙 = 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒇𝒆𝒓𝒓𝒐 − 𝟓 𝒎𝒎 = 𝟑𝟎 − 𝟓 = 𝟐𝟓 𝒎𝒎𝑫𝒎𝒂𝒙 = 𝟏, 𝟑 ∗ 𝒄𝒐𝒑𝒓𝒊𝒇𝒆𝒓𝒓𝒐 = 𝟓𝟖. 𝟓 𝒎𝒎
pertanto la condizione più restrittiva è l’utilizzo
di aggregato di diametro massimo da 25 mm.
Scegliamo di utilizzare un aggregato
tondeggiante avente densità apparente ρAGG=
2.65 Kg/l.
Per ricavare il quantitativo di acqua della miscela
occorre utilizzare il grafico Figura 1 che mette in
relazione l’acqua per l’impasto, la consistenza
desiderata e il diametro massimo dell’aggregato
tondeggiante.
Otteniamo che per uno slump S4, con una
dimensione massima dell’aggregato di 25 mm
servono 217,5 l/m3.
Essendo 1 l di acqua pesante circa 1 Kg possiamo
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dire con buona precisione che servono 217,5 Kg di acqua per impastare 1 metro cubo di
calcestruzzo.
Dal rapporto acqua cemento ricavo, avendo noto il quantitativo di acqua e il rapporto, il
quantitativo di cemento per la miscela che dovrà essere maggiore del quantitativo minimo
prescritto dalla classe XD3 ovvero 320 Kg/m3.
𝑎
𝑐= 0.45 𝑐 =
𝑎
0.45=
217.5 𝑘𝑔
0.45= 483.33
𝑘𝑔
𝑚𝑐 maggiore di 320 Kg/m3
Abbiamo determinato il quantitativo di acqua, il quantitativo di cemento, ma quanti Kg di
aggregato devo aggiungere per creare 1 m3 di calcestruzzo?
Il calcolo è abbastanza intuitivo. Occorre trasformare tutto in volumi equivalenti in litri ricordando
che 1 m3 contiene 1000 litri di H2O.
V cemento = 𝐶
ρ cem=
483.33 Kg/mc
3,0 Kg/l= 161.11 l/mc
Nella miscela come ben sappiamo si forma anche una
piccola percentuale di vuoti d’aria. Questa percentuale,
attorno all’1% è valutabile con il grafico G8.
Entrando nel grafico con l’ascissa 25 mm ottengo una
percentuale di aria inglobata in ordinata dell’1.65%.
V aria = 1000 x 1.65% = 16.5 l/mc
Per differenza ottengo infine il volume dell’aggregato:
V aggregato = 1000 – 16.5 – 161.11 – 217.5 = 604.89 l/mc
Conoscendo la densità apparente (ρAGG= 2.65 Kg/l) ottengo che serviranno 604.89 x 2.65 = 1602.96
Kg/mc di aggregato tondeggiante Dmax 25 mm.
Ricapitolando la centrale di betonaggio dovrà miscelare la seguente ricetta al fine di ottenere
quanto richiesto dal progettista:
- 483.33 Kg di CEM III/B 42.5R
- 217.5 l di acqua
- 1602.96 Kg di aggregato tondeggiante avente diametro massimo di 25 mm
Il tutto per 1 metro cubo di calcestruzzo S4.
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Problema 4: Edificio in zona marina esposto a spruzzi.
Si devono progettare le strutture in c.a. di un belvedere a ridosso del mare dove
presumibilmente la struttura verrà colpita da soventi spruzzi di acqua marina. Per i calcoli
strutturali l’ingegnere ha considerato una resistenza C30/37. Dai disegni di progetto si ricavano
le seguenti informazioni: copriferro 4.5 cm, spessore minimo dell’elemento strutturale: 25 cm,
distanza minima tra le armature delle travi (interferro): 2.7 cm. Partendo dai dati di progetto
formulare la ricetta dell’impasto (Mix design).
Svolgimento:
Sulla base della resistenza considerata in sede di progetto (Rck=37 MPa), la classe di resistenza del
CLS è C30/37. Il rapporto a/c è legato direttamente non con la resistenza caratteristica del CLS, ma
bensì con quella media Rcm, che per controlli di Tipo A si ha che Rcm = Rck + 3.5 MPa.
Rcm= 37+3.5= 40.5 MPa
La classe di resistenza del CLS non è da confondersi con la classe di resistenza del cemento. La
prima indica l’effettiva resistenza di un calcestruzzo con una resistenza caratteristica a 28 gg
misurata sul provino cubo, la seconda invece è solo una misura indiretta della velocità di
idratazione del cemento e quindi sulla rapidità con cui acquistano la resistenza meccanica i
calcestruzzi confezionati con tale cemento (l’effettiva resistenza a compressione del calcestruzzo
dipenderà anche da altri fattori, soprattutto il rapporto a/c e la stagionatura).
Visto che agiamo in ambiente marino, l’aspetto più critico è in genere quello legato alla durabilità.
Si dovrà rallentare l’attacco da cloruri alla
struttura e rallentare l’innesco della corrosione
sulle armature. La scelta migliore è un cemento
di miscela, in particolare un cemento
d’altoforno del tipo CEM III/B (con contenuto
di loppa attorno al 70%) creando così
calcestruzzi a bassa permeabilità e alta
resistenza all’attacco solfatico. Optiamo
dunque per il CEM III/B 42,5R (grafico G4).
Dal grafico G4 ricaviamo il rapporto a/c dalla
curva di correlazione del CEM III/B 42,5R
entrando in ordinata con la nostra resistenza
media di 40,5 MPa.
Il rapporto a/c risulta essere di 0.57.
Per quanto riguarda la classe di esposizione, visto che l’edificio sarà costruito sul mare, dove non si
prevede la presenza di attacchi di gelo-disgelo, il nemico saranno i cloruri da acqua di mare. Visto
che ci saranno elementi strutturali esposti all’esterno si dovrà prevedere la possibilità che siano
soggetti a spruzzi e quindi si opterà per una classe di esposizione XS3. Le armature sono fitte (2.7
cm di interferro) pertanto si dovrà prevedere una classe di lavorabilità molto elevata, per esempio
la classe S5.
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Ma cosa dice la norma UNI EN 206 come prescrizione per la classe di esposizione XS3?
La classe XS3 prevede un massimo rapporto acqua/cemento di 0.45, una minima classe di
resistenza di C35/45 e un quantitativo minimo di cemento pari a 340 Kg/m3 di miscela.
Pertanto il rapporto a/c più restrittivo risulta
essere:
{
𝑎
𝑐= 0.57
𝑎
𝑐= 0.45
a/c =0.45
Ma, variando il rapporto a/c a 0.45 utilizzando il
CEM III/B 42.5R, che Rcm dovrei attendermi?
Certamente non più 33,5 MPa. Sempre dal grafico
G4, entrando in ascissa col nuovo rapporto a/c,
ricavo come nuovo Rcm 58 MPa che ci restituisce
un Rck di 58-3.5= 54.5 MPa, ovvero una classe di
resistenza C40/50, maggiore della C35/45 richiesta
dalla classe XS3.
Ultimo dato necessario è il diametro massimo dell’aggregato. Cosa dice la normativa?
Dmax < 1/4 della dimensione minima dell'elemento strutturale per evitare di aumentare la eterogeneità del
materiale;
Dmax < dell'interferro (in mm) - 5 mm per evitare che l'aggregato più grosso ostruisca il flusso del calcestruzzo
attraverso i ferri di armatura;
Dmax < 1,3 volte lo spessore del copriferro per evitare che tra i casseri e l'armatura sia ostruito il passaggio del
calcestruzzo.
Pertanto:
{𝑫𝒎𝒂𝒙 =
𝟏
𝟒∗ 𝟐𝟓 𝒄𝒎 = 𝟔. 𝟐𝟓 𝒄𝒎
𝑫𝒎𝒂𝒙 = 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒇𝒆𝒓𝒓𝒐 − 𝟓 𝒎𝒎 = 𝟐𝟕 − 𝟓 = 𝟐𝟐 𝒎𝒎𝑫𝒎𝒂𝒙 = 𝟏, 𝟑 ∗ 𝒄𝒐𝒑𝒓𝒊𝒇𝒆𝒓𝒓𝒐 = 𝟓𝟖. 𝟓 𝒎𝒎
pertanto la condizione più restrittiva è l’utilizzo di
aggregato di diametro massimo da 20 mm.
Scegliamo di utilizzare un aggregato tondeggiante
avente densità apparente ρAGG= 2.65 Kg/l.
Per ricavare il quantitativo di acqua della miscela
occorre utilizzare il grafico Figura 1 che mette in
relazione l’acqua per l’impasto, la consistenza
desiderata e il diametro massimo dell’aggregato
tondeggiante.
Otteniamo che per uno slump S5, con una
dimensione massima dell’aggregato di 20 mm
servono 240 l/m3.
Essendo 1 l di acqua pesante circa 1 Kg possiamo
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dire con buona precisione che servono 240 Kg di acqua per impastare 1 metro cubo di
calcestruzzo.
Dal rapporto acqua cemento ricavo, avendo noto il quantitativo di acqua e il rapporto, il
quantitativo di cemento per la miscela che dovrà essere maggiore del quantitativo minimo
prescritto dalla classe XS3 ovvero 340 Kg/m3.
𝑎
𝑐= 0.45 𝑐 =
𝑎
0.45=
240 𝑘𝑔
0.45= 533.33
𝑘𝑔
𝑚𝑐 maggiore di 340 Kg/m3
Abbiamo determinato il quantitativo di acqua, il quantitativo di cemento, ma quanti Kg di
aggregato devo aggiungere per creare 1 m3 di calcestruzzo?
Il calcolo è abbastanza intuitivo. Occorre trasformare tutto in volumi equivalenti in litri ricordando
che 1 m3 contiene 1000 litri di H2O.
V cemento = 𝐶
ρ cem=
533.33 Kg/mc
3,0 Kg/l= 177.78 l/mc
Nella miscela come ben sappiamo si forma anche una
piccola percentuale di vuoti d’aria. Questa percentuale,
attorno all’1-2% è valutabile con il grafico G8.
Entrando nel grafico con l’ascissa 20 mm ottengo una
percentuale di aria inglobata in ordinata dell’2%.
V aria = 1000 x 2% = 20 l/mc
Per differenza ottengo infine il volume dell’aggregato:
V aggregato = 1000 – 20 – 177.78 – 240 = 562.22 l/mc
Conoscendo la densità apparente (ρAGG= 2.65 Kg/l) ottengo che serviranno 562.22 x 2.65 = 1489.89
Kg/mc di aggregato tondeggiante Dmax 20 mm.
Ricapitolando la centrale di betonaggio dovrà miscelare la seguente ricetta al fine di ottenere
quanto richiesto dal progettista:
- 533.33 Kg di CEM III/B 42.5R
- 240 l di acqua
- 1489.89 Kg di aggregato tondeggiante avente diametro massimo di 20 mm
Il tutto per 1 metro cubo di calcestruzzo S5.
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Gli additivi per il calcestruzzo
Gli additivi veri e propri sono prodotti generalmente di origine organica, naturali o sintetici, sia
liquidi che in polvere, che, introdotti in piccole quantità nell'impasto del calcestruzzo, tramite
un'azione chimica o fisica, inducono particolari modifiche nelle proprietà del calcestruzzo fresco e
indurito. Secondo la UNI EN 197/1 la quantità totale di additivi da aggiungere all'impasto non deve
superare l'1,0% rispetto al cemento (espresso in kg/m3).
Gli additivi non devono favorire la corrosione delle armature o influenzare negativamente le
proprietà del cemento o dei conglomerati con essi confezionati. Gli additivi vengono classificati a
seconda della funzione coinvolta nel miglioramento.
Gli additivi più comunemente utilizzati sono:
I Fluidificanti e plasticizzanti (Plasticizers) o riduttori di acqua come tali, sono scomparsi di fatto
dal mercato da quando, a metà degli anni 70 quando furono sovrastati dai superfluidificanti, molto
più efficaci. I fluidificanti migliorano la lavorabilità del calcestruzzo a pari valore del rapporto
acqua/cemento (a/c). Tali additivi inoltre, poiché determinano una diminuzione della tensione
superficiale dell'acqua di impasto, consentono di ridurre il fabbisogno d'acqua per la data
consistenza desiderata. Pertanto senza modificare il dosaggio di cemento (riduzione del rapporto
a/c) ne risulta un aumento della resistenza caratteristica a compressione (Rck) e una miglioria la
durabilità. Riducono anche il ritiro igrometrico. Erano di norma a base di ligninsolfonato ottenuto
come residuo dell'estrazione della cellulosa dal legno. Sono stati impiegati anche altri prodotti
quali il gluconato sodico e il glucosio, più costosi ma anche più efficaci del ligninsolfato.
I Superfluidificanti (Superplasticizers - SF) o super riduttori di acqua (HRWR - High-range water
reducer) hanno le stesse caratteristiche dei fluidificanti ma sono circa quattro volte più efficaci.
Sono tutti a base di polimeri idrosolubili. I primi superfluidificanti (anni '70) erano a base di
polinaftalensolfonati (PNS) o polimelanninsolfonati (PMS) inventati rispettivamente dal
giapponese Hattori e dal tedesco Anigesberger. Di recente (fine anni '80) sono stati introdotti
additivi a base di poliacrilati (PA) o policarbossilati (PC) privi di gruppi solfonici. In linea di massima
con un dosaggio dell'1% di additivo, rispetto alla massa del cemento, si può ridurre il tenore di
acqua di impasto del 20-30%.
Gli Acceleranti di presa e di indurimento (BE - accelerators) hanno la funzione di modificare il
grado di idratazione del cemento alle brevi stagionature in modo da ridurre i tempi di presa
(acceleranti di presa) o di incrementare la resistenza meccanica nei primi giorni (acceleranti di
indurimento) soprattutto nei climi invernali quando la bassa temperatura rallenta la reazione tra
l'acqua e il cemento. La UNI EN 934-2 distingue gli additivi acceleranti di presa da quelli acceleranti
di indurimento nel seguente modo:
- i primi devono garantire un tempo di presa iniziale di 30 minuti a 20 °C e al massimo il 60%
del tempo di presa iniziale a 5 °C,
- i secondi devono permettere di raggiungere come minimo il 120% della resistenza alla
compressione dopo 1 giorno a 20 °C e minimo il 130% dopo 2 giorni a 5 °C.
I suddetti valori sono misurati su un impasto di calcestruzzo con caratteristiche simili a quello da
utilizzare.
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I Ritardanti di presa e di indurimento (VZ - Retarders) hanno la funzione di ridurre il grado di
idratazione del cemento nelle prime ore, soprattutto in climi caldi quando le alte temperature
accelerano l'idratazione del cemento con perdita di lavorabilità la quale può ostacolare il trasporto
del calcestruzzo in cantiere, le operazioni di getto e di finitura. Sono costituiti prevalentemente da
prodotti organici quali gluconato, glucosio, zuccheri. Tali prodotti non modificano sostanzialmente
le prestazioni del calcestruzzo in servizio.
Gli Aeranti (AEA - Air Entraining Agents) modificano la tensione superficiale dell'acqua e
favoriscono la formazione artificialmente nel getto di calcestruzzo di bolle d'aria a seguito
dell'agitazione dell'impasto in betoniera. La presenza di macropori nella matrice cementizia
migliora la resistenza ai cicli di gelo e disgelo. In genere però determinano una leggere caduta della
resistenza a compressione e un aumento delle deformazioni viscose. Trovano applicazione in
calcestruzzi per classi di esposizione XF.
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Problema 5: Passerella pedonale in c.a. a Bormio. Uso dell’additivo aerante.
Scegliere le proporzioni per la miscela del calcestruzzo con cui realizzare una soletta in c.a. per
l’attraversamento di un piccolo torrente con una strada di montagna a Bormio in Valtellina. Il
progetto strutturale è stato sviluppato dall’ingegnere con un calcestruzzo di classe C35/45. Dai
disegni di progetto si ricavano le seguenti informazioni: copriferro 45 mm, spessore minimo
dell’elemento strutturale: 20 cm, distanza minima tra le armature (interferro): 7 cm. Partendo
dai dati di progetto formulare la ricetta dell’impasto (Mix design).
Svolgimento:
Sulla base della resistenza considerata in sede di progetto (Rck=45 MPa), la classe di resistenza del
CLS è C35/45. Il rapporto a/c è legato direttamente non con la resistenza caratteristica del CLS, ma
bensì con quella media Rcm, che per controlli di Tipo A si ha che Rcm = Rck + 3.5 MPa.
Rcm= 45+3.5= 48.5 MPa
La classe di resistenza del CLS non è da confondersi con la classe di resistenza del cemento. La
prima indica l’effettiva resistenza di un calcestruzzo con una resistenza caratteristica a 28 gg
misurata sul provino cubo, la seconda invece è solo una misura indiretta della velocità di
idratazione del cemento e quindi sulla rapidità con cui acquistano la resistenza meccanica i
calcestruzzi confezionati con tale cemento (l’effettiva resistenza a compressione del calcestruzzo
dipenderà anche da altri fattori, soprattutto il rapporto a/c e la stagionatura).
Visto che agiamo in ambiente montano, l’aspetto più critico è in genere quello legato alla
durabilità. Si dovrà rallentare l’attacco da gelo-
disgelo e a quella dei sali disgelanti a base di
cloruri e quindi essere soggetto sia a
danneggiamento del calcestruzzo, sia a
corrosione delle armature. La scelta migliore è
un cemento di miscela, in particolare un
cemento d’altoforno del tipo CEM III/B (con
contenuto di loppa attorno al 70%) creando così
calcestruzzi a bassa permeabilità (evitando
quindi i problemi generati dagli spruzzi del
torrente) e alta resistenza all’attacco solfatico.
Optiamo dunque per il CEM III/B 42,5R (grafico
G4).
Dal grafico G4 ricaviamo il rapporto a/c dalla curva di correlazione del CEM III/B 42,5R entrando in
ordinata con la nostra resistenza media di 48,5 MPa.
Il rapporto a/c risulta essere di 0.51.
Per quanto riguarda la classe di esposizione, visto che la struttura sarà costruita sopra un torrente
in zona di alta montagna, dove si prevede la presenza di attacchi di gelo-disgelo, si dovrà
prevedere la possibilità che siano soggetti a spruzzi e a gelo-disgelo. Si opterà per una classe di
esposizione XF4 in ambiente umido con la presenza di sali.
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Le armature non sono molto fitte (7 cm di interferro) pertanto si potrà prevedere una classe di
lavorabilità media, per esempio la classe S3.
Ma cosa dice la norma UNI EN 206 come prescrizione per la classe di esposizione XS3?
La classe XF4 prevede un massimo rapporto acqua/cemento di 0.45, una minima classe di
resistenza di C30/37 e un quantitativo minimo di cemento pari a 340 Kg/m3 di miscela. Inoltre la
norma UNI EN 206 prevede una percentuale di aria inglobata del 4%, ma per ottenerla servirà
l’utilizzo di additivi aeranti come visto nel precedente
capitolo. Gli additivi aeranti però creando bolle d’aria
determinano una riduzione della resistenza
meccanica. Da test in laboratorio si è stimato che la
resistenza del calcestruzzo scende di circa il 20%.
Pertanto la nostra base di partenza non sarà più il
valore Rcm di 48.5 MPa, ma dovremmo ricalcolare il
rapporto a/c tenendo presente questo fattore!
Rcm*= Rcm-20% = 48.5 (1-0.2) = 38.80 MPa
Dal grafico G4 ricaviamo il rapporto a/c dalla curva di
correlazione del CEM III/B 42,5R entrando in ordinata
con la nostra resistenza media di 38.80 MPa.
Il rapporto a/c risulta essere di 0.59.
Pertanto il rapporto a/c più restrittivo risulta essere:
{
𝑎
𝑐= 0.59
𝑎
𝑐= 0.45
a/c =0.45
Ma, variando il rapporto a/c a 0.45 utilizzando il CEM
III/B 42.5R, che Rcm dovrei attendermi? Certamente
non più 38.8 MPa. Sempre dal grafico G4, entrando
in ascissa col nuovo rapporto a/c, ricavo come nuovo
Rcm 58 MPa che ci restituisce un Rck di 58-3.5= 54.5
MPa, ovvero una classe di resistenza C40/50,
maggiore della C30/37 richiesta dalla classe XF4.
Ultimo dato necessario è il diametro massimo
dell’aggregato. Cosa dice la normativa?
Dmax < 1/4 della dimensione minima dell'elemento strutturale per evitare di aumentare la eterogeneità del
materiale;
Dmax < dell'interferro (in mm) - 5 mm per evitare che l'aggregato più grosso ostruisca il flusso del calcestruzzo
attraverso i ferri di armatura;
Dmax < 1,3 volte lo spessore del copriferro per evitare che tra i casseri e l'armatura sia ostruito il passaggio del
calcestruzzo.
Pertanto:
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{𝑫𝒎𝒂𝒙 =
𝟏
𝟒∗ 𝟐𝟎 𝒄𝒎 = 𝟓 𝒄𝒎
𝑫𝒎𝒂𝒙 = 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒇𝒆𝒓𝒓𝒐 − 𝟓 𝒎𝒎 = 𝟒𝟓 − 𝟓 = 𝟒𝟎 𝒎𝒎𝑫𝒎𝒂𝒙 = 𝟏, 𝟑 ∗ 𝒄𝒐𝒑𝒓𝒊𝒇𝒆𝒓𝒓𝒐 = 𝟗𝟏 𝒎𝒎
pertanto la condizione più restrittiva è l’utilizzo di
aggregato di diametro massimo da 40 mm.
Raramente per miscele ordinarie si tende a
superare i 35 mm, pertanto per consuetudine
optiamo per un aggregato massimo da 35 mm.
Scegliamo di utilizzare un aggregato frantumato
avente densità apparente ρAGG= 2.80 Kg/l.
Per ricavare il quantitativo di acqua della miscela
occorre utilizzare il grafico Figura 2 che mette in
relazione l’acqua per l’impasto, la consistenza
desiderata e il diametro massimo dell’aggregato
frantumato.
Otteniamo che per uno slump S3, con una
dimensione massima dell’aggregato di 35 mm
servono 205 l/m3. Però, a causa dell’uso dell’additivo aerante, che ci consente di risparmiare circa
10 l/m3 serviranno solamente 195 l/m3 di acqua.
Essendo 1 l di acqua pesante circa 1 Kg possiamo dire con buona precisione che servono 195 Kg di
acqua per impastare 1 metro cubo di calcestruzzo.
Dal rapporto acqua cemento ricavo, avendo noto il quantitativo di acqua e il rapporto, il
quantitativo di cemento per la miscela che dovrà essere maggiore del quantitativo minimo
prescritto dalla classe XF4 ovvero 340 Kg/m3.
𝑎
𝑐= 0.45 𝑐 =
𝑎
0.45=
195 𝑘𝑔
0.45= 433.33
𝑘𝑔
𝑚𝑐 maggiore di 340 Kg/m3
Abbiamo determinato il quantitativo di acqua, il quantitativo di cemento, ma quanti Kg di
aggregato devo aggiungere per creare 1 m3 di calcestruzzo?
Il calcolo è abbastanza intuitivo. Occorre trasformare tutto in volumi equivalenti in litri ricordando
che 1 m3 contiene 1000 litri di H2O.
V cemento = 𝐶
ρ cem=
433.33 Kg/mc
3,0 Kg/l= 144.44 l/mc
Nella miscela come ben sappiamo si forma anche una piccola percentuale di vuoti d’aria. Questa
percentuale, attorno è del 4% grazie all’additivo aerante.
V aria = 1000 x 4% = 40 l/mc
Per differenza ottengo infine il volume dell’aggregato:
V aggregato = 1000 – 40 – 144.44 – 195 = 620.56 l/mc
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Conoscendo la densità apparente (ρAGG= 2.80 Kg/l) ottengo che serviranno 620.56 x 2.80 = 1737.56
Kg/mc di aggregato tondeggiante Dmax 35 mm.
Ricapitolando la centrale di betonaggio dovrà miscelare la seguente ricetta al fine di ottenere
quanto richiesto dal progettista:
- 433.33 Kg di CEM III/B 42.5R
- 195 l di acqua
- 1737.56 Kg di aggregato frantumato avente diametro massimo di 35 mm
- Additivo aerante secondo dosaggio richiesto per inglobare 4% di aria nel composto (-20%
resistenza, - 10 l di acqua)
Il tutto per 1 metro cubo di calcestruzzo S3.
Problema 6: Uso di additivo superfluidificante.
Come varia la ricetta dell’impasto del problema 4 se si utilizzasse additivo superfluidificante che
comporta un risparmio di acqua nell’impasto del 20%?
Svolgimento:
Sulla base della resistenza considerata in sede di progetto (Rck=37 MPa), la classe di resistenza del
CLS è C30/37. Il rapporto a/c è legato direttamente non con la resistenza caratteristica del CLS, ma
bensì con quella media Rcm, che per controlli di Tipo A si ha che Rcm = Rck + 3.5 MPa.
Rcm= 37+3.5= 40.5 MPa
La classe di resistenza del CLS non è da confondersi con la classe di resistenza del cemento. La
prima indica l’effettiva resistenza di un calcestruzzo con una resistenza caratteristica a 28 gg
misurata sul provino cubo, la seconda invece è solo una misura indiretta della velocità di
idratazione del cemento e quindi sulla rapidità con cui acquistano la resistenza meccanica i
calcestruzzi confezionati con tale cemento (l’effettiva resistenza a compressione del calcestruzzo
dipenderà anche da altri fattori, soprattutto il rapporto a/c e la stagionatura).
Visto che agiamo in ambiente marino, l’aspetto più critico è in genere quello legato alla durabilità.
Si dovrà rallentare l’attacco da cloruri alla
struttura e rallentare l’innesco della corrosione
sulle armature. La scelta migliore è un cemento
di miscela, in particolare un cemento
d’altoforno del tipo CEM III/B (con contenuto
di loppa attorno al 70%) creando così
calcestruzzi a bassa permeabilità e alta
resistenza all’attacco solfatico. Optiamo
dunque per il CEM III/B 42,5R (grafico G4).
Dal grafico G4 ricaviamo il rapporto a/c dalla
curva di correlazione del CEM III/B 42,5R
entrando in ordinata con la nostra resistenza
media di 40,5 MPa.
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Il rapporto a/c risulta essere di 0.57.
Per quanto riguarda la classe di esposizione, visto che l’edificio sarà costruito sul mare, dove non si
prevede la presenza di attacchi di gelo-disgelo, il nemico saranno i cloruri da acqua di mare. Visto
che ci saranno elementi strutturali esposti all’esterno si dovrà prevedere la possibilità che siano
soggetti a spruzzi e quindi si opterà per una classe di esposizione XS3. Le armature sono fitte (2.7
cm di interferro) pertanto si dovrà prevedere una classe di lavorabilità molto elevata, per esempio
la classe S5.
Ma cosa dice la norma UNI EN 206 come prescrizione per la classe di esposizione XS3?
La classe XS3 prevede un massimo rapporto acqua/cemento di 0.45, una minima classe di
resistenza di C35/45 e un quantitativo minimo di cemento pari a 340 Kg/m3 di miscela.
Pertanto il rapporto a/c più restrittivo risulta
essere:
{
𝑎
𝑐= 0.57
𝑎
𝑐= 0.45
a/c =0.45
Ma, variando il rapporto a/c a 0.45 utilizzando il
CEM III/B 42.5R, che Rcm dovrei attendermi?
Certamente non più 33,5 MPa. Sempre dal grafico
G4, entrando in ascissa col nuovo rapporto a/c,
ricavo come nuovo Rcm 58 MPa che ci restituisce
un Rck di 58-3.5= 54.5 MPa, ovvero una classe di
resistenza C40/50, maggiore della C35/45 richiesta
dalla classe XS3.
Ultimo dato necessario è il diametro massimo dell’aggregato. Cosa dice la normativa?
Dmax < 1/4 della dimensione minima dell'elemento strutturale per evitare di aumentare la eterogeneità del
materiale;
Dmax < dell'interferro (in mm) - 5 mm per evitare che l'aggregato più grosso ostruisca il flusso del calcestruzzo
attraverso i ferri di armatura;
Dmax < 1,3 volte lo spessore del copriferro per evitare che tra i casseri e l'armatura sia ostruito il passaggio del
calcestruzzo.
Pertanto:
{𝑫𝒎𝒂𝒙 =
𝟏
𝟒∗ 𝟐𝟓 𝒄𝒎 = 𝟔. 𝟐𝟓 𝒄𝒎
𝑫𝒎𝒂𝒙 = 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒇𝒆𝒓𝒓𝒐 − 𝟓 𝒎𝒎 = 𝟐𝟕 − 𝟓 = 𝟐𝟐 𝒎𝒎𝑫𝒎𝒂𝒙 = 𝟏, 𝟑 ∗ 𝒄𝒐𝒑𝒓𝒊𝒇𝒆𝒓𝒓𝒐 = 𝟓𝟖. 𝟓 𝒎𝒎
pertanto la condizione più restrittiva è l’utilizzo di
aggregato di diametro massimo da 20 mm. Scegliamo
di utilizzare un aggregato tondeggiante avente densità
apparente ρAGG= 2.65 Kg/l.
Per ricavare il quantitativo di acqua della miscela
occorre utilizzare il grafico Figura 1 che mette in
19 Materiali da Costruzione – Progettazione Costruzioni ed Impianti
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relazione l’acqua per l’impasto, la consistenza desiderata e il diametro massimo dell’aggregato
tondeggiante.
Otteniamo che per uno slump S5, con una dimensione massima dell’aggregato di 20 mm servono
240 l/m3.
Utilizzando l’additivo superfluidificante otteniamo un risparmio del 20% di acqua, pertanto il
quantitativo da inserire nell’impasto scende a: 240 (1-0.2) = 192 l/m3.
Essendo 1 l di acqua pesante circa 1 Kg possiamo dire con buona precisione che servono 192 Kg di
acqua per impastare 1 metro cubo di calcestruzzo.
Dal rapporto acqua cemento ricavo, avendo noto il quantitativo di acqua e il rapporto, il
quantitativo di cemento per la miscela che dovrà essere maggiore del quantitativo minimo
prescritto dalla classe XS3 ovvero 340 Kg/m3.
𝑎
𝑐= 0.45 𝑐 =
𝑎
0.45=
192 𝑘𝑔
0.45= 426.67
𝑘𝑔
𝑚𝑐 maggiore di 340 Kg/m3
Abbiamo determinato il quantitativo di acqua, il quantitativo di cemento, ma quanti Kg di
aggregato devo aggiungere per creare 1 m3 di calcestruzzo?
Il calcolo è abbastanza intuitivo. Occorre trasformare tutto in volumi equivalenti in litri ricordando
che 1 m3 contiene 1000 litri di H2O.
V cemento = 𝐶
ρ cem=
426.67 Kg/mc
3,0 Kg/l= 142.22 l/mc
Nella miscela come ben sappiamo si forma anche una
piccola percentuale di vuoti d’aria. Questa percentuale,
attorno all’1-2% è valutabile con il grafico G8.
Entrando nel grafico con l’ascissa 20 mm ottengo una
percentuale di aria inglobata in ordinata dell’2%.
V aria = 1000 x 2% = 20 l/mc
Per differenza ottengo infine il volume dell’aggregato:
V aggregato = 1000 – 20 – 142.22 – 192 = 645.78 l/mc
Conoscendo la densità apparente (ρAGG= 2.65 Kg/l) ottengo che serviranno 645.78 x 2.65 = 1711.31
Kg/mc di aggregato tondeggiante Dmax 20 mm.
Ricapitolando la centrale di betonaggio dovrà miscelare la seguente ricetta al fine di ottenere
quanto richiesto dal progettista:
- 426.67 Kg di CEM III/B 42.5R
- 192 l di acqua
- 1711.31 Kg di aggregato tondeggiante avente diametro massimo di 20 mm
- Additivo superfluidificante secondo dosaggio indicato dal produttore (-20% di acqua
nell’impasto)
Il tutto per 1 metro cubo di calcestruzzo S5.