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Eros con il suo arco Scultura romana dei

Musei Capitolini di Roma

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EROSnella mitologia greca

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Eros nella mitologia greca era il dio dell'amore.

Nelle origini non era considerato divinità, ma pura forza ed

attrazione: per Omero infatti rappresentava

quell'attrazione irresistibile che due persone sentono uno per l'altro e

che può portarli a perdere la ragione o alla distruzione.

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Ritratto immaginario di

Omero copia romana del II secolo d.C.

di un'opera greca del II secolo a.C. - Conservato al Museo del Louvre

di Parigi.

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Omero e la Sua Guida, di

William-Adolphe Bouguereau

(1825–1905)

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È per Esiodo che Eros diventa un dio, ma non

ancora la classica rappresentazione del fanciullo paffuto, che

vola scoccando frecce d'amore, ma una

divinità primordiale, antica come Gea (la

Terra) stessa.

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Non è il figlio di Afrodite, ma il suo compagno di ogni momento.

L'Eros di Esiodo aveva una potenza enorme,

poteva causare danni a cui nessuno poteva porre rimedio,

né uomini né dei.

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"Venere e Amore spiati da un satiro"

E’ un dipinto ad olio su tela di cm 188 x 125 realizzato nel 1528 circa dal pittore

italiano Correggio.

È conservato al Musée du Louvre di Parigi.

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Gruppo statuario

raffigurante Afrodite

accovacciata ed Eros

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Da questa concezione, successivamente la figura del dio temibile si trasformò

in una divinità dell'amore, ma ancora Euripide gli

riconosceva un grande e pericoloso potere,

da citarlo in un coro di Ifigenia in Aulide

rievocando le sue frecce in senso figurato.

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Il potere di Eros era illimitato, egli era

l'elemento attivo dei tempi primordiali.

-DEMONE-

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Vi sono diverse versioni della sua genealogia.

A volte viene considerato figlio di Afrodite generato con Ermes,

o un figlio di ZEUS, concepito con la figlia Afrodite:

Zeus fu al contempo padre e nonno del piccolo.

O figlio della dea e di Ares.

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La Venere di Milo - Museo del Louvre -

PARIGI

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Afrodite amò anche Ermes,

dal quale ebbe un figlio, ERMAFRODITO,

la cui natura era nel contempo

maschile e femminile.

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La nascita di Venere di Sandro Botticelli,

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Botticelli, La primavera  

Tempera su tavola, cm 203x314, datazione incerta

(fra il 1477 ed il 1490

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Venere e Vulcano

Giovanni Battista Tiepolo 1758-60 –

Collezione John G. Johnson - Filadelfia

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Efesto (Vulcano) - Marmo di

Guillaume Coustou -Museo del Louvre

Parigi

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Quello tra Efesto ed Afrodite fu un matrimonio combinato ed Afrodite, alla quale l'idea di

essere sposata con il bruttissimo Efesto non

piaceva affatto, iniziò una tresca con Ares,

il dio della guerra.

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Marte spogliato da Venere

e dalle Grazie

Jacques Louis David, 1824, Bruxelles,

Musée des Beaux-Arts.

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Alla fine Efesto venne a sapere del tradimento della

moglie da Helios, il dio del sole che tutto vede, ed organizzò una trappola per sorprenderli in uno dei

loro incontri.

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Mentre Afrodite ed Ares stavano insieme a letto, Efesto li bloccò con una catena e per punizione li trascinò così sull'Olimpo

per svergognarli davanti agli altri dei.

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Gli dei, però, alla vista dei due amanti nudi e legati

scoppiarono a ridere e Poseidone convinse Efesto

a liberarli garantendogli che in cambio Ares

avrebbe pagato la multa che toccava agli adulteri.

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Marte e Venere sorpresi dagli dei

Joachim Wtewael -

XVII secolo olio su rame

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Scultura raffigurante Ares

conservata nella Villa Adriana,

a Tivoli.

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Per gli antichi greci l'amore (Eros) aveva

3 volti.Anteros – Himeros –

Pothos -

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Anteros è l'amore corrisposto.

Racconta la leggenda che un giorno Afrodite

si lamentò con la Dea Temi

del fatto che il piccolo Eros non crescesse.

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Temi (o Themis). Secondo Esiodo

Temi era una titanide, figlia di Urano e Gea, e fu una delle spose di Zeus.

Il significato del nome Temi è "irremovibile", e forse per questo fu considerata non tanto una dea, quanto la

personificazione dell'ordine, della giustizia e del diritto.

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THEMISDea della Giustizia

Con gli occhi bendati (l'imparzialità della

legge), reggeva la spada

e i piatti di una bilancia.

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Così la saggia Themis (dea della giustizia)

le rispose che Eros non sarebbe mai cresciuto

finché non avesse avuto l'amore di un fratello.

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Afrodite si unì ad Ares e generò Anteros

e da quel momento i due fratelli crebbero

insieme.

Anteros ed Eros erano inseparabili.

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Venere e Mercurio presentano a Giove

Eros e Anteros - 1560-1565Paolo Caliari detto il Veronese

(1528 -1588)olio su tela, 150 x 243 cm

Firenze, Galleria degli Uffizi17/04/2009carmelo anastasio 32

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Ma ogni qualvolta Anteros si

allontanava da Eros,

quest'ultimo ritornava fanciullo.

Questo grazioso mito insegna che

l'amore (Eros) per crescere ha

bisogno di esserecorrisposto

(ANTEROS)

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Himeros è la passione del momento,

il desiderio fisico presente ed immediato che chiede di essere

soddisfatto.

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Pothos è il desiderio verso cui tendiamo, ciò che sogniamo.

Pothos, come volto di una dimensione amorosa,

nostalgica, irrangiungibile; è quell'amore idealizzato che si esplica nel soffrire e

nel cercare l'anima gemella.

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Skopas' Pothos

(Centrale Montemartini, Roma)

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Riunificando i tre volti dell'amore,

si può dire che Anteros e Himeros , vivono nel presente,

mentre Pothos, vive nel passato o nel futuro.

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Se volessimo trasporre il tutto nel campo

delle problematiche e delle dipendenze affettive,

potremmo dire che queste ultime (cioè le problematiche

e le dipendenze affettive)si nutrono della presenza di

Pothos.  

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Eros, Aphrodite and Peitho

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Il primo a parlare di eros fu Platone, che nel Simposio lo

descrisse, per bocca di Diotima, come un dèmone sempre inquieto e scontento, e lo

identificò con la filosofia intesa letteralmente come "amore del sapere”.

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Per Platone chi ama in modo puro arriva

addirittura a vedere nella persona amata

un barlume di divino , perchè infatti coglie in essa

(persona amata) l' idea del bello , una realtà sovrasensibile e divina

ed é preso dal desiderio di trattare l' amato come un essere divino :

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" chi é stato iniziato recentemente e chi ha a lungo contemplato

le visioni passate , quando vede un bel volto

di aspetto divino , che imita bene la bellezza ,

o un bel corpo, per prima cosa ha un fremito e

qualcuno dei timori passati si insinua in lui .

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Quindi lo guarda e lo onora come un dio e ,

se non temesse di apparire completamente folle ,

offrirebbe sacrifici all' amato come a una statua sacra o a un dio " .

Poi , come é naturale che avvenga dopo il fremito ,

alla vista di quello , un cambiamento, un sudore e un calore insolito

si impadroniscono di lui .17/04/2009carmelo anastasio 43

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Il concetto di amore platonico che abbiamo oggi deriva

dal MEDIOEVO e non è completamente

corretto in quanto i Medioevali credevano che per un innalzamento

spirituale non ci dovesse essere

amore fisico.

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Per Platone c'è una scala gerarchica

dell'amore : nei gradini più bassi si trova

l'amore fisico,ma per arrivare in cima ad

una scala bisogna percorrere tutti i gradini .

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Per Platone l'anima ed il corpo hanno caratteristiche

opposte : l'una è spirituale e legata all'Iperuranio ( ed é immortale ) ,

alla dimensione delle idee , mentre l'altro (il corpo) è puramente materiale

(affine al mondo sensibile e terreno)e soprattutto è mortale .

Mentre il corpo spinge l'uomo a cercare piaceri sensibili e di livello basso,

l'anima lo induce a cercare piaceri sublimi e spirituali .

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L’Amor sacro e l’amor profano, TizianoDue figure femminili.

La nudità di una delle due donne allude alla purezza spoglia e innocente dell'amore spirituale, mentre le vesti della figura

riccamente abbigliata simboleggiano gli orpelli terreni che occultano l'essenza delle creature,

suscitando la vanità e la passione voluttuosa. Le due donne assumono dunque le sembianze di due figure opposte e complementari della filosofia neoplatonica: la Venere mondana e la

Venere celeste. Il titolo, L'Amor sacro e l'Amor profano, che sintetizza questa

interpretazione, fu attribuito al dipinto verso la fine del Settecento. In precedenza l'opera era nota come Donna ornata e disornata.

Amor sacro e amor profano

Tiziano, 1513

olio su tela, 118 × 279 cm

Roma, Galleria Borghese

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In Platone e, precisamente nel Simposio, EROS è figlio di Penia (mancanza) e Poros

(ingegno). Eros rappresenta così la

ricerca di completezza che causa l'amore

e le mille astuzie a cui sono pronti gli amanti per raggiungere

i loro scopi amorosi. 17/04/2009carmelo anastasio 48

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49IL SIMPOSIO di

P L A T O N E

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Il S I M P O S I O

“SETTE COMMENSALI” SETTE DISCORSI

SULL’ AMORE

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DISCORSO DI FEDROIl suo elogio ha carattere

mitico-eroico; Eros è il più antico degli dei

e suscita negli uomini senso di vergogna per le azioni

turpi e allo stesso tempo li incita alla gloria.

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Ne è testimonianza la vicenda di Alcesti,

che eroicamente decide di morire al posto del marito Admeto, ricevendo così,

come grazia divina, la possibilità di ritornare nel

mondo vivente.

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E' sempre Amore che spinge Achille a sacrificarsi per

l'amico Patroclo, e questo gli vale il soggiorno perpetuo nell'isola dei beati.

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DISCORSO DI PAUSANIAImposta il suo discorso partendo

dalla relazione esistente tra Afrodite ed Eros:

infatti non c'è Afrodite senza Eros. Quindi come non esiste una sola Afrodite, non esiste un solo Eros,

ma due: uno Pandemio, l'altro Uranio.

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Peculiarità del primo è l'essere volgare e senza ritegno,

e agire alla cieca: è questo l'Eros che amano le

persone di poco valore, quelle che si rivolgono tanto alle

donne quanto ai ragazzi, indirizzandosi più al corpo

che all'anima;

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il secondo, poichè non partecipa della natura femminile ma solo di

quella maschile è sublime e celeste, e ha come fine ultimo la virtù.

Proprio di questo Amore è il rapporto onesto e consapevole che si instaura tra fanciullo e adulto

ai fini di un percorso educativo.

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DISCORSO DI ERISSIMACOPronuncia un elogio a Eros basandosi sulla teoria

precedentemente citata da Pausania, secondo cui Amore è scindibile in due parti;

Eros non esiste solo nelle anime degli uomini,

ma anche nei corpi di tutti gli animali e dei vegetali.

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E' rivolto verso quelli che sono belli, e pure verso altre cose e altre sedi.Ciò esplica come questo grande dio estenda il suo potere su ogni cosa sia umana che divina E' dall'Eros

Uranio che deriva la felicità e l'armonia tra le varie parti del corpo e l'anima; invece dall‘

Eros Pandemio scaturiscono il disordine e la sofferenza.

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DISCORSO DI ARISTOFANE

Propone una storia paradossale: un tempo gli uomini erano di tre sessi:

maschile, femminile e androgino; avevano due volti, quattro braccia,

quattro gambe e due apparati riproduttori ed erano dotati

di una forza straordinaria assimilabile a quella dei Giganti.

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Zeus temendo la loro potenza decise di dividerli in due parti

cosicché dall'androgino derivarono maschi e femmine

che tendono alla ricerca della loro anima gemella

attraverso l'amore eterosessuale.

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ANDROGINOAlla ricerca della nostra

metà17/04/2009carmelo anastasio

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Al contrario i maschi e le femmine

derivati dagli antichi maschi e dalle antiche femmine ricercano la loro metà

nell'amore omosessuale.

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DISCORSO DI AGATONEDopo la conclusione del discorso di Aristofane e dopo un breve

scambio di complimenti, comincia il suo discorso Agatone. Il suo elogio è di tipo estetico, proprio perchè dichiara necessario

definire prima di tutto le qualità del

dio Eros:

egli è il più felice tra gli dei poichè è il più bello e il più buono;

è giovanissimo, delicatissimo, leggiadro ed è portatore di valori come la temperanza, la giustizia e la sapienza e rende partecipi

gli uomini di tutte queste virtù. L’elogio di Agatone contiene accenti particolarmente lirici che rivelano l’influsso della nuova

poesia ditirambica.

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Amore, bellissimo e buonissimo com'è, reca anche agli altri

bellezza e bontà. Quasi quasi mi vien da dire

in versi:“pace agli uomini reca,

calma sul maretregua ai venti e,

nel dolore, il sonno.”

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Egli ci libera dal timore di essere estranei a noi stessi,

ci dà un senso di calda intimità, ci invita a partecipare a riunioni

come questa, a feste, a danze, a sacrifici di cui diventa un po' l'auspice,

assicura la benevolenza, allontana ogni rancore,

largo in favori, incapace di malvagità, benigno, buono, esempio ai saggi,

ammirato dagli dei, invidiato dagli infelici,

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posseduto dai fortunati, padre della Delizia, dell'Eleganza, del Fasto, della Grazia, del Desiderio, della Bramosia, sollecito verso i buoni, incurante dei malvagi, nelle fatiche, nelle paure, nelle passioni, nelle conversazioni, è guida, guerriero, compagno di lotta, salvezza provvidenziale, ornamento di tutti gli dei e di tutti gli uomini, duce meraviglioso e perfetto che ognuno deve seguire e celebrare con inni degni di lui, partecipando al suo canto col quale egli ammalia il cuore degli uomini e degli dei.

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DISCORSO DI SOCRATEIl discorso di Socrate segna una netta cesura nello

svolgimento del dialogo, sottolineata dallo stesso filosofo che si preoccupa di prendere le distanze dai contenuti dei

precedenti discorsi e dai modelli encomiastici considerati dagli altri oratori.

Socrate infatti riformula l’intera questione su un piano ontologico: è necessario chiedersi cosa sia Eros in verità,

e quale sia la sua essenza; solo così è possibile determinare qual è il vero oggetto a cui l’amore deve volgersi.

Le parole che egli dice però non gli appartengono, ma espongono la dottrina di una sapiente straniera,

Diotima di Mantinea.

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(nome d'arte Diotima), dipinto di Józef Simmler, 1855

Diotima di Mantinea (Mantinea, V secolo a.C.)

è una filosofa greca, è conosciuta come una

figura magistrale e sapienziale di donna, con un ruolo rilevante

nel Simposio platonico.

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Socrate riferisce il discorso della

Sacerdotessa Diotima:“Amore non è un dio”

 

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Anzitutto Eros non ha il volto ed i tratti dell’amato,

ma va cercato dalla parte dell’amante:

chi ama, ama ciò di cui è privo, ciò che ancora non possiede.

L’amore è per sua natura segnato dalla povertà e dalla mancanza

e costituisce per ogni uomo lo slancio verso qualcosa

estraneo da sè; 17/04/2009carmelo anastasio 70

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Per questo Eros ha la figura di un povero lacero e scalzo.

Eros non ha bellezza se dunque è vero che

si desidera ciò che non si possiede:

Eros è sempre amore e desiderio di eterno possesso del Bene,

coincidente con l'idea del bello.

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Se l’amore è brama di possedere il bene per sempre,

è necessario che assieme al bene si desideri anche l’immortalità e che

l’amore sia anche amore di immortalità.

Ma per tutto ciò che è mortale l’unico mezzo per ottenerla è la

procreazione e la generazione nel bello, sia nel corpo che nell’anima.

La bellezza ha il potere di rasserenare la creatura gravida

che le si accosta. 17/04/2009carmelo anastasio 72

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Ogni essere gravido dunque cerca il bello; Diotima in seguito prende a delineare un itinerario iniziatico attraverso vari  gradi che corrispondono

ai vari modi di intendere

l'Eros, che porta dall’apprezzamento delle

bellezze terrene alla visione del Bello in sè.

La prima fase dell'ascesa al bello è l'amore rivolto a un solo bel corpo e nella persona bella prescelta

si generano bei discorsi.

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Il passo ulteriore viene dalla riflessione che la bellezza di un corpo amato è sorella di

quella di molti altri corpi attraverso un procedimento di astrazione che porta dal

particolare verso l'universale. Quindi

l'iniziato riconosce che la bellezza ravvisata in un singolo corpo è identica a quella che è

in tutti i corpi: in questo secondo stadio le realtà sensibili partecipano dell'unica ed assoluta idea di

bellezza.

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Si procede poi nella direzione dell'intellegibile,

considerando la bellezza delle anime

superiore a quella dei corpi.

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Al terzo stadio, dove l'esperienza pedagogica si distacca dal modello educativo pederastico del tempo,

si arriva a

contemplare la bellezza nelle istituzioni e nelle leggi,

implicando anche un'azione educativa

a livello morale e politico. Il quarto gradino prevede il passaggio alla

scienza e segna il definitivo distacco dalle realtà

terrene e sensibili..

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Chi ha seguito questo percorso è in grado di volgere lo sguardo su quello che Platone chiama

"il grande mare del bello": siamo giunti alla tappa finale dell'ascesa

con la contemplazione della verità che consiste nell'idea del Bello in sè,

il quale non nasce e non muore, è sempre se stesso in un'unica forma

e di cui tutte le altre cose belle partecipano. L'ascesa intellettuale è presentata con la

terminologia propria dell'iniziazione misterica.

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Socrateche tira qui le fila con un'analisi filosofica

della natura dell'amore (un intermediario fra gli uomini e gli dèi):

il suo scopo è procreare nel bello, sia corporalmente, sia spiritualmente.

Il raggiungimento del Bello è insomma

il fine ultimo dell'amore.

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Il dualismo e la contrapposizione tra verità e ignoranza era così

vissuta da Platone, ma anche già dal suo maestro Socrate,

come una profonda lacerazione, fonte di continua irrequietezza e

insoddisfazione. Questo dualismo sarà, a ben

vedere, il tema ricorrente di tutta la filosofia occidentale,

di cui eros è in un certo senso il simbolo.

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Forse, è proprio questo il vero messaggio che ci vuole trasmettere

Platone: finalizzare tutta la nostra esistenza,

consapevoli dei nostri limiti, alla conoscenza e al vero sapere,

che consistono nel Bello e nel Bene.

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"... Non vogliate negar l’esperienzadi retro al sol, del mondo sanza gente.

Considerate la vostra semenzafatti non foste a viver come bruti

ma per seguir virtute et canoscenza"

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno canto XXVI, 116-120)

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COMPARSA FINALE DI ALCIBIADEDopo che Socrate ha finito il suo discorso e

Aristofane sta per replicare, fa la sua comparsa Alcibiade ubriaco;

appena entrato comincia ad incoronare Agatone con nastri e corone di fiori.

Vedendo Socrate, e dopo aver ornato anche lui, invita tutti a bere da una tazza enorme;

allora Erissimaco afferma che nel loro simposio si era convenuto di limitare le bevute

e di fare, invece, a turno l'elogio di Eros. Alcibiade rifiuta di mettersi in gara e propone di fare un

elogio a Socrate: egli dichiara che il filosofo è simile nell'aspetto al satiro Marsia,

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un essere di natura ibrida con testa e tronco umano, zampe e coda animalesche,

che faceva parte del corteo di Dioniso. Inoltre riconduce la sua figura a quelle dei Sileni, statuette vuote all'interno e apribili in modo da

riporvi immagini di divinità; egli è simile a loro sia nel comportamento che nel

resto. In primo luogo Socrate è un arrogante perchè non si è lasciato

sedurre dalla bellezza di Alcibiade, e nei confronti di Agatone perchè ha ironizzato sulla sua sapienza; in secondo luogo è un abile auleta nel senso che

incanta gli uomini con la forza del suo ragionamento come le melodie di Marsia.

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Alcibiade asserisce di fuggire via da Socrate tappandosi le orecchie

per non essere incantato dai suoi discorsi, ma per riuscirci deve farsi violenza; prova vergogna davanti al filosofo, fatto unico per la sua proverbiale

spregiudicatezza sia nella vita privata che in quella pubblica;

si sente soggiogato da Socrate come uno schiavo dal padrone e desidera

fuggire per recuperare la sua libertà.

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A questo punto Alcibiade racconta come ha sempre desiderato conoscere a fondo la sapienza del filosofo e confida che avrebbe

avuto piacere di essere sedotto da lui per poter avere in cambio il dono di quella

sapienza; quindi inizia a lodare le sue qualità in battaglia, la sua resistenza alla fame e al freddo.

Asserisce poi che anche i suoi discorsi sono simili ai Satiri per la ripetitività e il riferimento continuo al

lavoro degli artigiani e alle tecniche: per questo potrebbero apparire ridicoli;

ma Alcibiade passa dall'esteriorità all'interiorità dicendo che per capire i discorsi di

Socrate occorre penetrarvi dentro. 17/04/2009carmelo anastasio 85

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Infine lancia un monito ad Agatone:

egli non deve lasciarsi ingannare dal filosofo ma imparare dalla

sua esperienza. Questo elogio di Socrate si

allinea con quelli precedenti rivolti a Eros.

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Mentre i convitati ridono e discutono su ciò che è

accaduto, un gruppo di ubriachi fa

irruzione nella sala travolgendo tutti nella confusione come in un

finale da commedia.

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Mentre i convitati ridono e discutono su ciò che è

accaduto, un gruppo di ubriachi fa

irruzione nella sala travolgendo tutti nella confusione come in un

finale da commedia.

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SAFFO poetessa greca

VII sec. a. C

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“Mi sembra sia simile agli dei quell'uomo che

di fronte a te siede e da vicino ti ascolta parlare dolcemente

e ridere così da eccitare il desiderio,

e ciò a me turba il cuore nel petto:

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infatti, quando appena ti vedo, allora non mi è più possibile parlare,

ma la lingua si spezza, e sottile un fuoco

scorre subito sotto la pelle, e nulla cogli occhi vedo, e rombano le orecchie,

e freddo sudore si effonde, e un tremito mi prende tutta, e sono più verde dell'erba,

e mi sembro poco lontana dall'esser morta…”

(fr. 31 V. Saffo) 17/04/2009carmelo anastasio 91

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"Il convito“

E’ uno dei dialoghi dedicati al tema dell'amore. I numerosi (7) protagonisti del dialogo danno voce ai diversi aspetti dell'amore:

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amore come forza universale, che guida il

mondo vegetale e animale; amore

come desiderio di bellezza (e dunque come origine della poesia e delle arti)

e della conoscenza (origine delle scienze); amore

come essere intermedio tra il divino e il mortale, come interprete e

messaggero tra gli uomini e gli dei.

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Particolare dal celebre dipinto

La scuola di Atene

di Raffaello

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Una riproduzione del celebre dipinto

di Raffaello “La

scuola di Atene”,mirabile esempio di interpretazionerinascimentale dei

due massimi pensatori greci.

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Amore platonico è il modo in cui comunemente si definisce una forma di amore sublimata, che esclude la dimensione sessuale e passionale.Questa formula in realtà scaturisce da un contesto filosofico in cui l'amore, inteso come moto dell'animo e non come forma di relazione, viene interpretato come impulso al trascendimento della realtà sensibile, del mondo delle apparenze, capace di muovere la conoscenza verso l'assoluto, permettendo così all'uomo di ricongiungersi con il divino, attuando cioè un processo di indiamento, come illustrato ad es. nel pensiero di Giordano Bruno.Questa locuzione prende il nome da una teoria di Platone: nel Σύμποσιον (Simposio) Socrate, ispirato da Diotima, parla di Eros (Ἔρος) come di un demone figlio di Pòros e Pènia. Pòros (la ricchezza, l’abbondanza, l’astuzia, la furbizia) aveva fatto innamorare Pènia, ossia la povertà che genera bisogno. Approfittando di un momento di ubriachezza di Pòros, Pènia giace con lui e dalla loro unione nasce Eros, l'amore.

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Questo mito mette in luce come Eros, la forza che fa andare avanti il mondo, abbia una natura contraddittoria, che partendo dall'amore delle forme, che porta alla procreazione e alla continuazione della razza umana, lo fa arrivare all'amore della conoscenza, ossia alla stessa filosofia.Sembra che il termine amor platonicus sia stato coniato nel XV secolo da Marsilio Ficino come sinonimo di amor socraticus. Entrambe le espressioni indicano l'amore diretto alle qualità morali ed intellettuali di una persona piuttosto che a quelle fisiche. I termini si riferiscono al legame affettivo molto speciale che intercorre tra due uomini, maestro e allievo, che Platone aveva descritto nei suoi Dialoghi ed esemplificato dal rapporto tra Socrate e i suoi giovani studenti, in particolare Alcibiade.

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L'Indiamento è un termine di natura filosofico-religiosa e indica un tipo di unione di genere estatico dell'uomo con Dio. È un ingresso "in Dio", che consente all'uomo di far parte della natura divina, in un ambiente trascendente. L'essere umano può raggiungere questo stato tramite l'amore, inteso in senso platonico, risalendo i gradi delle cose amate, fino ad arrivare all'assoluto. Il termine si ritrova nella dottrina di Marsilio Ficino e in quella di Giordano Bruno. In quest'ultima l'amore è visto come eroico furore e brama di volersi unire alla cosa bramata. La ricerca della divinità non deve però avvenire all'esterno, ma dentro l'essere umano, che contiene già al suo interno la verità divina.

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Atteone sbranato dai suoi cani, del

pittore di Dolone, particolare da un cratere lucano a figure rosse, ca. 390-380 a.C., dalla Basilicata,

ora a Londra, British Museum.

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TIZIANO Diana e Atteone,

1516-18, olio su tela

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Bagno di Diana e storie di Atteone e

Callisto Rembrandt Harmenszoon Van Rijn, 1634 olio su tela, 73,5 × 93,5 cm

Anholt, Museum Wasserburg17/04/2009carmelo anastasio

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Rembrandt unisce due episodi tratti

da Le metamorfosi di Ovidio: nel primo, che occupa

gran parte della scena, Atteone sorprende la dea Diana, che lo punisce per aver visto la sua nudità trasformandolo in cervo.

Nel secondo, le ninfe scoprono che Callisto ha infranto il voto di castità,

concependo un figlio da Zeus: Diana trasforma la fanciulla

in orso.

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TIZIANO Diana

scopre la gravidanza di Callisto.

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". Nella mitologia greca infatti, Eros era il dio dell'amore, immaginato originariamente come simbolo della coesione interna dell'universo e della forza attrattiva che spinge gli elementi della natura ad unirsi tra loro.

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Per la sua caratteristica di essere principio unificante del molteplice, Platone ne fece un'allegoria della dialettica, ossia di quel percorso mentale che risale i diversi gradi della conoscenza, partendo dal sensibile fino ad arrivare all'Idea.

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La peculiarità di eros è essenzialmente la sua ambiguità, ovvero l'impossibilità di approdare a un sapere certo e definitivo, e tuttavia l'incapacità di rassegnarsi all'ignoranza.

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Secondo Platone infatti Eros era figlio di Pòros (Abbondanza) e Penìa (Povertà): la filosofia intesa come eros è dunque essenzialmente amore ascensivo, che aspira alla verità assoluta e disinteressata (ecco la sua abbondanza); ma al contempo è costretta a vagare nelle tenebre dell'ignoranza (la sua povertà).

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Concetti già presenti nel socratico «sapere di non sapere», come pure in altri miti di Platone, ad esempio quello della caverna dove gli uomini sono condannati a vedere solamente le ombre del vero.

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Il dualismo e la contrapposizione tra verità e ignoranza era così vissuta da Platone, ma anche già dal suo maestro Socrate, come una profonda lacerazione, fonte di continua irrequietezza e insoddisfazione. Questo dualismo sarà, a ben vedere, il tema ricorrente di tutta la filosofia occidentale, di cui eros è in un certo senso il simbolo.

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Il neoplatonismo cristiano affiancò poi al termine filosofico di eros quello religioso di àgape: il primo indica un amore ascensivo, proprio dell'essere umano verso l'Assoluto e verso l'astrattezza dell'unità; il secondo indica un amore discensivo, proprio di Dio, che muove verso il mondo e l'umanità in esso dispersa per ricongiungerla a sé.

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In Giordano Bruno, altro filosofo rinascimentale, l’eros diventa quindi eroico furore, esaltazione dei sensi e della memoria, elevazione della ragione percorribile solo col coraggio e l'eroismo che la ricerca della verità comporta.

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Una tarda leggenda di origine poetica lo definiva

figlio di Iride, l'arcobaleno, e del vento dell'Ovest.

Più spesso è detto figlio di Afrodite e Ares

o divinità primordiale.

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Un tardo racconto lo

indica come lo sposo che Psiche non avrebbe mai

dovuto vedere in volto.

Amore e Psiche

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"Venere e Amore spiati da un satiro"

E’ un dipinto ad olio su tela di cm 188 x 125 realizzato nel 1528 circa dal pittore

italiano Correggio.

È conservato al Musée du Louvre di Parigi.

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A. Perché mai, Eros, mettesti fuori combattimento tutti gli altri dei, Zeus, Poseidone, Apollo, Rea, io che sono tua madre, ma solo da Atena stai alla larga e la tua fiaccola è spenta quando si tratta di lei, sei senza dardi e manchi il bersaglio E. Ne ho paura, madre: infatti è spaventosa, dallo sguardo torvo e terribilmente virile; ogni volta, dunque, che mi avvicino a lei avendo teso l’arco, mi scaccia agitando il pennacchio e divento tutto tremolante e le frecce mi cadono di mano. A. Ma Ares non era più temibile? Tuttavia lo disarmasti e l’hai vinto. E. Ma lui mi lascia volentieri avvicinare e mi invita, mentre Atena mi guarda sempre di traverso; talora io casualmente le volai vicino con la fiaccola , e lei mi dice: “se provi ad avvicinarti, per il Padre, trapassandoti con una lancia o afferrandoti per un piede e gettandoti nel Tartaro o facendoti a pezzi io stessa ti annienterò”. Fece infatti molte minacce di tal genere; e mi guarda biecamente ed ha una faccia spaventosa anguicrinita sulla corazza, che io temo tantissimo: infatti mi spaventa ed io fuggo quando la vedo. A. Ma temi Atena, come dici, la Gorgone e queste cose, pur non temendo la saetta di Zeus. Allora le Muse, perché sono per te invulnerabili e fuori tiro. O forse anche loro agitano pennacchi e mostrano gorgoni? E. le rispetto, madre, infatti sono venerabili e pensano sempre qualcosa, e sono impegnate nel canto ed io mi accosto spesso a loro attratto dal canto.

  

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A. Lasciamo perdere anche loro, perché sono venerabili, ma Artemide, perché mai non la colpisci? E. In generale non è possibile prenderla anche perché fugge sempre per i monti; poi ha già un suo amore A. Per chi, figlio? E. Per la caccia dei cervi o dei cerbiatti, e desiderando catturarli e abbatterli a frecciate vi è devota totalmente; e poi proprio suo fratello, benchè sia anche lui cacciatore e lungisaettante … A. Lo so, figlio, molte volte lo raggiungesti con le tue frecce  (Luciano di Samosata, Dialoghi degli dei)

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L’Amor sacro e l’amor profano, TizianoDue figure femminili.

La nudità di una delle due donne allude alla purezza spoglia e innocente dell'amore spirituale, mentre le vesti della figura

riccamente abbigliata simboleggiano gli orpelli terreni che occultano l'essenza delle creature,

suscitando la vanità e la passione voluttuosa. Le due donne assumono dunque le sembianze di due figure opposte e complementari della filosofia neoplatonica: la Venere mondana e la

Venere celeste. Il titolo, L'Amor sacro e l'Amor profano, che sintetizza questa

interpretazione, fu attribuito al dipinto verso la fine del Settecento. In precedenza l'opera era nota come Donna ornata e disornata.

Amor sacro e amor profano

Tiziano, 1513

olio su tela, 118 × 279 cm

Roma, Galleria Borghese

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Eros, Aphrodite and Peitho

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Socrate dice :

" La giusta maniera di procedere dasé, o di essere condotti da un altro,

nelle cose d' amore é questa : prendendo le mosse dalle

cose belle di quaggiù , al fine di raggiungere il Bello ,

salire sempre di più , come procedendo per gradini ,

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da un solo corpo bello a due , e da due

a tutti i corpi belli , e da tutti i corpi belli

alle belle attività umane , e da queste alle belle

conoscenze ,

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e dalle conoscenze procedere fino a che non si pervenga a

quella conoscenza di null' altro se non del Bello stesso ,

e così , giungendo al termine , conoscere ciò che é

il bello in sè " .

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SAFFO poetessa greca

VII sec. a. C

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“Mi sembra sia simile agli dei quell'uomo che

di fronte a te siede e da vicino ti ascolta parlare dolcemente

e ridere così da eccitare il desiderio,

e ciò a me turba il cuore nel petto:

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infatti, quando appena ti vedo, allora non mi è più possibile parlare,

ma la lingua si spezza, e sottile un fuoco

scorre subito sotto la pelle, e nulla cogli occhi vedo, e rombano le orecchie,

e freddo sudore si effonde, e un tremito mi prende tutta, e sono più verde dell'erba,

e mi sembro poco lontana dall'esser morta…”

(fr. 31 V. Saffo) 17/04/2009carmelo anastasio 126

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